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Donato Verardi Annotazioni sul carattere ‘possibile’ del sapere astrologico tra Medioevo e Rinascimento 3 Graziella Federici Vescovini La storia astrologica universale. L’oroscopo delle religioni tra Medioevo e Rinascimento 8 VII H. Darrel Rutkin NUMBER 1 Understanding the History of Astrology (and Magic) Accurately: SPRING 2015 Methodological Reflections on Terminology and Anachronism 42 Nicolas Weill-Parot L’attraction magnétique entre influence astrale et astrologie au Moyen Âge (XIIIe-XVe siècle) 55

Maria Sorokina Un tournant dans la critique de l’astrologie? La ‘Summa de astris’

de Gérard de Feltre 71 Special Issue on: MEDIEVAL AND RENAISSANCE Ornella Pompeo Faracovi Giovanni Pico della Mirandola e la riforma dell’astrologia 93 ASTROLOGY Cesare Catà Guest Editor: Lumen requirunt lumine. Marsilio Ficino, Nicola Cusano e Donato Verardi l’iconografia dei Magi nel Rinascimento 110 Fabrizio Lelli Astrologia e Cabbalà nell’ebraismo italiano rinascimentale 132 Marco Bertozzi a Schifanoia: un’interpretazione magico-astrologica del Salone dei Mesi 145

REVIEWS 157 Germana Ernst e Guido Giglioni (eds.), I vincoli della natura. Magia e stregoneria nel Rinascimento (Carocci: Roma, 2012) (Ni- colas Weill Parot); Germana Ernst e Guido Giglioni (eds.), Il lin- guaggio dei cieli. Astri e simboli nel Rinascimento (Carocci: Roma, 2012) (Valeria Sorge); David Juste, Manuscripts astrologiques la- tins conservés Bayerische Staatsbibliotek de Munich (CNRS Edi- tions: Paris, 2011) (Maria Sorokina); Andrei Timotin, La démono- logie platonicienne. Histoire de la notion de deimon (Brill: Leiden, ISSN 2036-4989 2011) (Adrian Pirtea); Ornella Pompeo Faracovi, Lo specchio alto. Astrologia e filosofia fra Medioevo e prima età moderna (Fabrizio Serra Editore: Pisa 2012) (Raphael Ebgi); Médicine, astrologie et magie entre Moyen Âge et Renaissance: autor de Pietro d’Abano (E- dizioni del Galluzzo: SISMEL, 2013), (Fabio Seller). Philosophical Readings philosophicalreadings.org ABSTRACTS AND INDEXING 190 Cattolica di Milano; Piergiorgio Grassi, Università di Urbino; Margarita Kranz, Freie Universität Berlin; Sandro Mancini, Università di Palermo; Massimo Ma- rassi, Università Cattolica di Milano; Roberto Mor- dacci, Università Vita e Salute San Raffaele di Milano; Ugo Perone, Università del Piemonte Orientale; Ric-

Philosophical Readings cardo Pozzo, Consiglio Nazionale delle Ricerche; José Online Yearbook of Philosophy Manuel Sevilla Fernández, Universidad de Sevilla.

Editorial Board: Raphael Ebgi, Institut für Judai- Philosophical Readings, ISSN 2036-4989, features ar- stik, Freie Universität Berlin; Luca Gili, Katholieke U- ticles, discussions, translations, reviews, and biblio- niversiteit Leuven; Eugenio Refini, The Johns Ho- graphical information on all philosophical disci- pkins University; Alberto Vanzo, University of War- plines. Philosophical Readings is devoted to the pro- wick; Francesco Verde, Università “La Sapienza” di motion of competent and definitive contributions to Roma; Antonio Vernacotola, Università di Padova. philosophical knowledge. Not associated with any school or group, not the organ of any association or Board of Consultants: This board has as its institution, it is interested in persistent and resolute primary responsibility the evaluation of articles sub- inquiries into root questions, regardless of the mitted for publication in Philosophical Readings. Its writer’s affiliation. The journal welcomes also membership includes a large group of scholars works that fall into various disciplines: religion, his- representing a variety of research areas and philoso- tory, literature, law, political science, computer sci- phical approaches. From time to time, Philosophical ence, economics, and empirical sciences that deal Readings acknowledges their service by publishing with philosophical problems. Philosophical Readings the names of those who have read and evaluated uses a policy of blind review by at least two consult- manuscripts in recent years. ants to evaluate articles accepted for serious consid- eration. Philosophical Readings promotes special is- Submissions: Submissions should be made to the sues on particular topics of special relevance in the Editors. An abstract of not more than seventy words philosophical debates. Philosophical Readings occa- should accompany the submission. Since Philosophi- sionally has opportunities for Guest Editors for spe- cal Readings has adopted a policy of blind review, cial issues of the journal. Anyone who has an idea information identify the author should only appear for a special issue and would like that idea to be on a separate page. Most reviews are invited. How- considered, should contact the Excutive editor. ever, colleagues wishing to write a review should contact the Executive editor. Books to be reviewed, Executive editor: Marco Sgarbi, Università Ca’ should be sent to the Executive editor. Foscari - Venezia.

Associate editor: Eva Del Soldato, University of Pennsylvania.

Assistant editor: Valerio Rocco Lozano, Univer- sidad Autónoma de Madrid.

Review editor: Laura Anna Macor, University of Oxford.

Editorial Advisory Board: Laura Boella, Uni- versità Statale di Milano; Elio Franzini, Università Statale di Milano; Alessandro Ghisalberti, Università Medieval and Renaissance Astrology

Annotazioni sul carattere ‘possibile’ del Nel corso del secolo scorso, momenti ed aspetti della storia dell’astrologia e della sua sapere astrologico tra Medioevo e Rina- presenza nella storia della cultura e delle idee scimento sono stati chiariti da importanti lavori di Bou- ché-Leclercq, di Franz Boll, Aby Warburg,

Fritz Saxl, Erwin Panofsky, Raymund Kli- Donato Verardi bansky, Eugenio Garin. Tuttavia molto resta Université Paris Est ancora da fare circa la restituzione dei testi e Centre de recherche en histoire européenne comparée dell’analisi della «storia interna dell’astro- (CRHEC) logia», che è quella sua propria. (France) La storia dell’astrologia vede svilupparsi accanto a tecniche di base, in tempi e contesti differenti, «procedure in precedenza soltanto a storia dell’astrologia è divenuta og- abbozzate, ma entrate poi a far stabilmente getto di studio rigoroso soltanto a parte del corpus delle conoscenze» dell’arte. È, partire dalla metà dell’Ottocento, quella dell’astrologia, una vicenda dal «ritmo Lgrazie ai primi contributi, strutturati accade- ineguale», che vede definirsi e strutturarsi an- micamente, di orientalistica ed egittologia. che un linguaggio tecnico degli astrologi, an- Condotti in stretta relazione con quelli di anti- cora poco conosciuto2. chistica e di filologia classica, questi studi Nei grandi manuali di introduzione all’as- hanno reso disponibili una serie di testi greci, trologia medievale composti durante il secolo latini, arabi ed ebraici di contenuto astrologi- XIII, (si pensi all’opera di Guido Bonatti e di co: fra di essi i frammenti di Nechepso- Bartolomeo da Parma), vi sono oscillazioni Petosiride; i trattati di Manetone, Doroteo, terminologiche tra i due termini, astronomia Vettio Valente, Tolomeo, Paolo Alessandri- ed astrologia: astrologia è sinomimo di astro- no, Efestione Tebano; scritti di al- Bīrūnī, al- nomia e viceversa. L’astrologia è l’aspetto Kindī, Māšā’ allāh, Abū Ma ‘šar, Abenragel, pratico dell’astronomia che è essenzialemente Abraham bar Hyya, Ibn Ezra1. teorica come matematica. Nell’insegnamento scolastico cristiano una svolta si avrà con l’autore dello Speculum astronomie attribuito ad Alberto Magno. Questo testo espunge Le presenti note hanno valore introduttivo al vastis- simo argomento che si propongono di affrontare e so- dall’astrologia gli aspetti divinatori e magici, no frutto per lo più di alcune conversazioni con Gra- per raccordarla con la fisica astronomica. Una ziella Federici Vescovini, che ringrazio sentitamente. posizione di rilievo si avrà poi tra la fine del 1 Cfr. O. POMPEO FARACOVI, Lo specchio alto. Astrologia e filosofia fra Medioevo e prima età moderna, Bruniana & Campanelliana, Supplementi, XXXII - 2 Cfr. Ivi, p. 17, testo al quale rimando anche per Studi, 11, Fabrizio Serra Editore, Pisa 2012. un’ampia ed aggiornata bibliografia.

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XIII e gli inizi del XIV secolo grazie all’opera no, a seconda che coltivino di preferenza di astronomia e di medicina di Ruggero Ba- l’astrologia de nativitate, oppure quella mon- cone. Bacone infatti, tenterà di riabiliatare diale (l’oroscopo del mondo). l’astrologia anche nel suo aspetto divinatorio Una prima tradizione è rappresentata distinguendo tra astronomia, intesa come dall’opera di Al-kindi (VIII-IX secolo),che scienza dei corpi celesti, astrologia matemati- ha avuto molta fortuna nel mondo latino, per i ca e le scienze mantiche (che appartengono, trattati e compilazioni di astro-meteorologia. invece, al campo della magia). Un ulteriore Questi scritti seguiranno un’impostazione chiarimento in tal senso si avrà in alcune se- dottrinale differente dai Meteorologica di Ari- zioni del Lucidator di Pietro d’Abano, che se- stotele4 e ne avremo testimonianze fino alme- guirà le dottrine già sostenute nello Speculum no al Rinascimento5. astronomiae. La seconda tradizione (secoli VIII-IX) è L’astrologia medievale latina è nella so- costituita dalle opere di astrologia di Messa- stanza derivata dal sapere arabo medievale, halla, di Albumasar e dei suoi seguaci nel cor- che interpreta originalmente l’opera di Tole- so dei secoli: come, per esempio, gli astrologi omeo3. Nel Medioevo, infatti, Claudio Tolo- ebraici Abramo Savosarda e Abramo Ibn E- meo è conosciuto attraverso l’elaborazione dei zra. Costoro hanno una posizione del tutto dotti arabi e persiani. Questi scritti si distin- propria, per via del loro sincretismo astrologi- guono per differente ispirazione religiosa e co che avrebbe dato luogo, nel mondo latino, per le fonti antiche a cui, di volta in volta, si a trattati come quello di Giovanni Eschenden, richiamano. In alcuni di essi sarà più accen- di Pierre d’Ailly o di Biagio Pelacani da Par- tuata l’influenza orientale, secondo la tradi- ma sull’astrologia universale. Questa genera- zione persiana, egiziana, babilonese, ermetica, zione di astrologi è la fonte di una astrologia che insiste sull’importanza delle grandi rivo- luzioni planetarie o cosmiche, sull’influenza 4 Aristotle’s Meteorology and its Reception in The Arab delle divinità ‘decaniche’ o sulle electiones ed World, with an Edition and translation of Ibn Suwar’s interrogationes, comprendendo procedure di treatise on Meteorological Phenomena and Ibn Bajja’s invocazioni di spiriti dei pianeti tramite im- Commentary on the Meteorology, Lettinck P. (Ed), magini e sigilli. In altri, poi, sarà più evidente (Aristoteles semitico—latinus, 10), Leiden, Boston, il richiamo all’astrologia oroscopica delle ‘na- Köln, 1999. 5 tività’ di Tolomeo interpretate da Omar Tibe- G. FEDERICI VESCOVINI, Note à propos de la tradition latine des livres de Météorologie d’Alkindi et riade, Alì Rodoan, Alfargano. Si devono di- Leonardo, in ‘Tutte le opere non son per istancarmi’. Rac- stinguere così diverse ‘scuole’ di astrologi e fi- colta di scritti per i settantanni di Carlo Pedretti. Roma, losofi arabi che influenzeranno il mondo lati- Edizioni associate, Editrice internazionale, 1997, pp. 101-111; D. VERARDI, L’influenza delle stelle in un 3 Cfr. F. CARMODY, Arabic Astronomical and Astro- trattato in volgare del Cinquecento. Dell’Origine de’ logical Sciences in Latin Traslation, Berkeley and Los Monti di Cesare Rao, «Philosophical readings», 2, Angeles, 1596, pp. 23-51. 2012, pp. 15-23.

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universale che si fonda sull’oroscopo delle re- non essere, giustificando la realtà in quanto ligioni e che avrà un seguito anche nei secoli contingente. XV e XVI. D’altro canto, già per Tolomeo l’astrologia Su tutti avrà grande fortuna fino al Rina- non era una scienza dimostrativa, di verità ne- scimento inoltrato l’opera di Albumasar (IX cessarie, ma una disciplina empirica, pratica, secolo)6. Egli contaminerà l’impianto dell’as- in quanto conduce ad una previsione conget- tronomia-astrologia di Tolomeo con proble- turale, ad un prognostico naturale fondato matiche religiose dell’Islam, dottrine aristote- sull’osservazione delle disposizioni naturali liche, neoplatoniche e stoiche. Sul piano tecni- dell’individuo, delle sue abitudini originarie co recupererà alcuni elementi riconducibili al- dipendenti dalla sua ‘complessione’ così come la tradizione babilonese, egiziana e persiana è ‘scritta’ nella sua configurazione del cielo di costruendo in questo modo la cosiddetta sfera nascita. Il ‘giudizio’ sul futuro è, quindi, solo ‘barbarica’ medievale. I latini conosceranno probabile e si fonda su conoscenze astro- Albumasar tramite le due traduzioni latine logiche corrette. La validità della previsione della sua opera, realizzate nel XII secolo da probabile del pronostico astrologico è assicu- Giovanni di Siviglia e da Ermanno di Carin- rato dalla matematica, che garantisce il fon- zia. damento razionale per la determinazione Albumasar, come in un certo senso già To- dell’ora su cui si costruisce l’oroscopo. lomeo nel Quadripartito, cerca di spiegare in- L’Introductorium maius di Albumasar è così direttamente il dualismo tra il divenire imper- una tappa fondamentale nel dibattito concer- fetto della generazione delle forme contingen- nente l’inevitabilità o meno del giudizio ti sublunari e il moto perfetto circolare delle dell’evento futuro e sarà discusso nelle opere entità eterne superiori. Albumasar, ispirandosi maggiori di astrologia medievale come lo a dottrine di matrice stoica e neoplatonica, si Speculum astronomiae attribuito ad Alberto esprime a favore della contingenza degli even- Magno e il Lucidator di Pietro d’Abano. ti: questi, prima che accadano, sono in poten- Nel XIV secolo è proprio l’Abanense a za nella guida delle stelle. Una volta accaduti, giustificare l’astrologia contro i suoi detrattori sono necessari. Pertanto, l’astrologia è la fondandola sulla geometria degli eccentrici e scienza della previsione degli accadimenti degli epicicli, ovvero, sulla matematica, con ‘possibili’ futuri. Questo ‘possibile’ astrologi- cui sono spiegati i movimenti apparentemente co è tra il necessario e l’impossibile: è nel contrari dei pianeti. Come risulta dalla sua mezzo delle due alternative, tra essere così e opera più importante di astronomia (astrolo- 7 gia), il Lucidator dubitabilium astronomiae , 6 Cfr. G. FEDERICI VESCOVINI, La divinazione Pietro applica all’astrologia il concetto di astrologica araba e Abu-Mashar (Albumasar), in Il futu- ro. Previsione, pronostico, profezia (A. Lepschy e Man- 7 PIETRO D’ABANO, Lucidator, in Trattati di astro- lio Pastore Stocchi, Ed.), Venezia, Istituto Veneto di nomia, a cura di G. Federici Vescovini, Padova, Edi- Scienze, 2005, pp. 223-238. toriale Programma, 1991.

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scienza matematico-geometrica di Tolomeo cium, fondato su gradi e aspetti matematici, (che deriva dall’impianto geometrico Ficino propugnerà l’idea di un libero inseri- dell’Almagesto), in contrasto con la dottrina mento dell’uomo entro gli eventi voluti dal delle sfere omocentriche, senza contrari e cielo: un cielo che si muove per la sua forma quindi perfette della cosmologica di Aristotele intrinseca che è la sua anima, invisibile, libera, e dei suoi commentatori. Questo dibattito razionale. Egli polemizzerà contro tutte le coinvolgerà diverse generazioni di filosofi ed tecniche, le astruse dottrine di e dei astrologi fino a Rinascimento inoltrato. suoi seguaci Arabi e Latini. Nel XV secolo, l’astrologia è parte del re- Altrettanto significativa è la posizione di cupero umanistico di testi antichi, soprattutto Pico della Mirandola. Egli, dopo un primo pe- stoici e latini. Accanto ai testi della tradizione riodo in cui aveva proposto una originale ri- araba, che pure continuano ad avere una certa lettura dell’astrologia ispirata ai testi della qa- fortuna ed autorevolezza, si diffondono testi ballah, scrive le Disputationes adversus astrolo- greci fino ad allora poco o per nulla conosciu- giam divinatricem, «spietata macchina da guer- ti. Pertanto, l’arte astrologica entra anche nel- ra, tesa a distruggere sotto ogni aspetto la so- la riflessione di un insigne protagonista della stenibilità e la credibilità dell’astrologia».9 Dal Firenze medicea, Marsilio Ficino, il quale, per punto di vista della scienza necessaria di Ari- distanzarsi dall’astrologia medievale, si ri- stotele così come interpretata da Pico, chiama a Plotino ed è persuaso che il mondo è un’astrologia come quella di Tolomeo10, che ‘tutto vivo’, che tutto ha animule, e che, per- riconosce essa stessa il suo carattere congettu- tanto, è possibile per l’uomo, tramite oppor- rale, non può ritenersi scientifica. Citando tune ‘esche’, attrarre il favore delle anime dei Agostino, Pico afferma che qualsiasi cosa gli cieli. Con Ficino muterà la concezione del cie- astrologi predicano lo fanno «occulta daemo- lo, la cosmologia e, con essa, la stessa idea di num afflatione»11. Questa commistione tra ari- astrologia8. Egli condannerà il determinismo stotelismo e agostinismo la ritroveremo accre- di ‘certa’ astrologia narturale fisica dei medie- sciuta nell’età della Controriforma, dove la vali, recuperando, invece, quella visione co- fortuna del testo pichiano sarà notevole. smologica riconducibile ai neoplatonici che Ma Pico è presto accusato da autori come attribuivano agli astri valore di segni e non di Bellanti e Pontano di non aver compreso a cause. Contro i medievali che pretendevano di ‘controllare’ gli eventi tramite il loro iudi- 9 O. POMPEO FARACOVI, Il linguaggio dei cieli. Astri e simboli nel Rinascimento, a cura di G. Ernst e G. 8 G. FEDERICI VESCOVINI, L’espressività del cielo Giglioni, Carocci, Roma, 2013, p. 91. di Marsilio Ficino, lo Zodiaco medievale e Plotino, «Bo- 10 Cfr. GIOVANNI PICO DELLA MIRANDOLA, chumer philosophisches jahrbuch Für Antike und Disputationes adversus astrologiam divinatricem, a cura Mittelalter», (Herausgegeben von Burkard Mojsisch, di Eugenio Garin, Firenze, Vallecchi, 1946, vol. 1, p. Olaf Pluta, Rudolf Rehe). Band 1, 1996, pp. 111-125. 7. 11 Ivi, p. 172.

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fondo i fondamenti dell’astrologia, essendosi Tuttavia, nonostante le critiche dei suoi ispirato, invece, a posizioni riconducibili alla numerosi e sempre più agguerriti avversari, propaganda di Savonarola. In tale contesto l’astrologia, intesa come arte congetturale, occupa un posto di rilievo il fenomeno del ‘ri- continuerà a godere di grande rispetto tra i torno a Tolomeo’, del quale uno dei fautori suoi cultori, confortati dalle conferme empiri- più illustri è Girolamo Cardano. Nella sua o- che della sua corretta applicazione. pera astrologica più significativa, il Commento al Quadripartito di Tolomeo, Cardano sottrae *** quello che egli considera il più grande classico dell’astrologia alle reinterpretazioni arabe e Al momento di licenziare questo lavoro medievali, sottolineando il ruolo di indagine sull’astrologia medievale e rinascimentale so- naturale di tipo congetturale che l’arte ricopre no lieto di ringraziare i maestri e gli amici che nell’autentica lezione di Tolomeo. hanno voluto prendervi parte: Marco Bertoz- La «svolta tolemaica» porterà, nel corso del zi, Cesare Catà, Raphael Ebgi, Graziella Fe- Cinquecento, a reimpostare il discorso relati- derici Vescovini, Fabrizio Lelli, Adrian Pirte- vo al carattere deterministico dell’astrologia e a, Ornella Pompeo Faracovi, Darrel Rutkin, di replicare alle accuse, diffuse e insidiose, di Fabio Seller, Valeria Sorge, Maria Sorokina, abolire la libertà delle scelte umane. Ma le ri- Nicolas Weill-Parot. Un sentito ringrazia- serve di Sisto V12 nei confronti delle arti divi- mento va a Germana Ernst, per i preziosi con- natorie, esposte nella bolla Coeli et terrae del sigli, la gentilezza e la disponibilità offertami 1586, e poi quelle di Urbano VIII codificate sin dalle primissime fasi di lavorazione della nella Inscrutabilis, contribuiranno, insieme alla rivista. rivoluzione astronomica di Galileo e all’af- fermarsi della meccanica newtoniana, alla crisi di una dottrina che, in precedenza, aveva co- nosciuto, invece, una fioritura straordinaria.

12 Cfr. G. ERNST, Dalla bolla Coeli et terrae all’Inscrutabilis. L’astrologia tra natura, religione e po- litica nell’età della Controriforma, in EADEM, Religio- ne, ragione e natura. Ricerche su Tommaso Campanella e il tardo Rinascimento, Milano, Franco Angeli, 1991, pp. 255-279. Sulle fonti della Coeli et terrae e sul pen- siero di Sisto V mi permetto di rinviare anche a D. VERARDI, ‘Gli astri, gl’angeli e li vescovi’. Le fonti patristiche e medievali del pensiero astrologico di Sisto V, «Rivista di Storia e Letteratura religiosa», 46, 2011, pp. 147-156.

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La storia astrologica universale. l’astrologia era fondata sul Quadripartito di Tolomeo, sul fondamento dell’astronomia L’orscopo delle religioni tra Medioevo e dell’Almagesto. Rinascimento Con Tolomeo la tecnica astrologica è sot- tratta agli indovini e viene strettamente con-

nessa con la riflessione filosofica della fisica Graziella Federici Vescovini celeste e terrestre di Aristotele. Così nella di- Dipartimento di Scienze dell’Educazione scussione sul computo dei tempi indicato dai Università di Firenze profeti nella storia sacra, nel senso spirituale (Italia) delle profezie, si tendeva a dare un valore tutto figurato alla fine del mondo e del tem- po di cui parlano le Scritture, come del mo- 1. Introduzione mento della Redenzione d’Israele per i Giu- dei, dell’Avvento dell’Anticristo per i cri- li astrologi nell’antichità erano stiani, o la distruzione della religione di Ma- comunemente chiamati i “Divini” ometto per i mussulmani. Mancava ai filosofi secondo la definizione delle E- e scienziati delle tre religioni monoteistiche Gtymologiae di Isidoro di Siviglia (560-636) una conferma scientifica delle loro storie sa- che riprendeva un tema del Fedro platonico. cre che essi cercarono nei modelli matemati- Essi erano i divini perché “divinatori” ispira- ci dell’astronomia-astrologia di Tolomeo. ti dagli dei, così come Platone li aveva defi- Essi si posero il problema della niti quando aveva parlato della mania amo- intelligibilità della storia rivelata nel Libro, rosa e della pazzia o furore divino che si im- nella sua proiezione nel futuro delle profezie. possessava dell’ indovino quando vaticinava. E nacque la convinzione che tale Cosi qualunque previsione del futuro come comprensione fosse possibile nella lettura quella letta negli astri si riteneva che fosse dello scorrere del tempo secolare scandito dovuta all’intervento della divinità, che “i- dai transiti dei corpi celesti a cui spirava” il “divinatore” e dunque era pari a corrisponderebbero gli eventi divini. La sto- quella che le religioni chiamavano profezia. ria del mondo nelle sue vicende alterne verrà Da questa tradizione era conseguita l’idea spiegata con le scansioni universali degli dello stretto nesso tra previsione astrologica, eventi maggiori secondo il succedersi dei “divinazione” e profezia. L’astrologia viene transiti dei pianeti lenti e veloci, ossia delle così a riguardare anche la religione o, me- apparizioni delle grandi o piccole con- glio, tutte le religioni rivelate nel Libro, se- giunzioni planetarie e anche delle eclissi. condo le loro vicende storiche narrate nel Così la volta celeste non misura solo lo scor- Vecchio e nel Nuovo Testamento o nel Co- rere del tempo terrestre ma anche i grandi rano. eventi della Storia Sacra passati, presenti e Nel Medioevo latino fino al secolo XVII, futuri. La storia dei popoli e delle religioni, retta dai disegni di Dio che sono imperscru- PHILOSOPHICAL READINGS ISSUE VII – NUMBER 1 – SPRING 2015 MEDIEVAL AND RENAISSANCE ASTROLOGY 9

tabili e invisibili in sé, ma di cui tracce si del De caelo di Aristotele che non trattò mai hanno nelle profezie, possono essere inter- di tecniche astrologiche, dandone solo il ge- pretati nei segni che Dio stesso impresse nei nerico principio per la generazione delle cieli quando creò il firmamento. Fu sensibili- forme), furono astrologi matematici esper- tà comune dei dotti delle tre religioni di leg- tissimi (astrologia e astronomia erano allora gere nei cieli il futuro degli eventi straordi- termini sinonimi). I maestri fondatori di nari delle loro religioni e pertanto nel XIII questa astronomia-astrologia si richiamaro- secolo, al tempo di Bacone, essi temevano no meno ad Aristotele, quanto più l’arrivo dell’Anticristo, gli arabi l’invasione all’Almagesto di Tolomeo che forniva i fon- dei pagani che avrebbero portato la distru- damenti dell’astrologia del Quadripartito, zione del loro popolo e della religione di rielaborando una tecnica più raffinata e Maometto, e gi ebrei attendevano la loro complessa rispetto a questa opera, contami- Redenzione. nandola con le tecniche astrologiche orienta- Questa concezione astrologica dei grandi li indiane e persiane. Essi furono il giudeo di eventi del mondo come le religioni era fon- lingua araba Mesahalla e Albumasar, un po’ data sulla dottrina delle grandi congiunzioni. più giovane di questi. Sembra che essa sia apparsa nel periodo sas- sanide, allorché i fedeli di tutte le religioni praticate nell’Impero vivevano nell’aspet- 2. Le fonti tativa più o meno prossima della fine del mondo. Questa concezione astrologica del ostoro elaborarono una astrologia mondo era anche in sintonia con un passo mondiale con la complessa teoria del Timeo (39, D) dove Platone sviluppava delle grandi congiunzioni planeta- la teoria di un ritorno di tutti i pianeti al me- rieC chiamata anche delle Rivoluzioni degli desimo grado (detta anche teoria del Grande anni del mondo, che aveva al suo centro la Anno o Anno Perfetto), dottrina che dava spiegazione del nascere e perire dei regni e origine all’idea dei cieli pluriennali catastro- soprattutto delle religioni, dei cataclismi e i fici o meno dell’universo. Il problema diluvi universali. La loro teoria congiunzio- dell’ordine cosmico fu connesso con la de- nista produsse commenti e interpretazioni terminazione scientifica del succedersi del numerose, ma alcuni dotti delle tre religioni tempo letto dagli astronomi nei transiti cele- interessati a anticipare il futuro delle profezie sti. (sebbene fortemente contrastati dalle autori- Fino al secolo XVI con il rinnovamento tà dottrinali delle loro religioni) se ne appro- dell’astronomia di Galileo, buona parte degli priarono. astronomi dei secoli anteriori (ma non di quei filosofi peripatetici cristiani esponenti della teologia scolastica del secolo XIII co- me Tommaso di Aquino, fedeli alla lettura

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2.1. Messahalla non scandisce i periodi delle congiunzioni massime, maggiori, medie e piccole come farà essahalla, giudeo di lingua araba, Albumasar, secondo i periodi delle triplicità attivo sotto al-Mansur e al- che per Albumasar sono di 20, 120, 240, 960 Mamun, (770 circa – 815)1, ha ela- anni che è la congiunzione massima che per boratoM una opera, Le grandi congiunzioni, le na- approssimazione misura il millennio. Pertanto zioni e i popoli, la quale i latini conobbero so- la definizione di massima, maggiore, media e prattutto attraverso un altro suo scritto piccola varia a seconda che si tratti di una con- l’Epistola sulle eclissi tradotta nel 1148 da Gio- giunzione di Saturno e Giove all’interno della vanni di Siviglia in latino da una versione e- stessa triplicità, oppure al passaggio in una braica. Questa opera ebbe una straordinaria nuova triplicità, secondo questi periodi stabili- fortuna come risulta anche dalle numerose e- ti. La massima è sempre quella di 960 anni che dizioni che si ebbero nel Rinascimento. indica l’approssimarsi del millennio. Tuttavia, La sua teoria delle Grandi congiunzioni2 sul poiché Albumasar aveva stabilito che i grandi piano tecnico non è la stessa di Albumasar, an- mutamenti nelle religioni e nei popoli avven- che se l’impianto teorico è comune. Egli cerca gono dopo il succedersi di 12 congiunzioni di di integrare la teoria sassanide dei cicli del Giove con Saturno e che ognuna avviene ogni tempo del mondo all’interno dell’astrologia 20 anni, e dunque (20 per 12) ogni 240, l’inizio mondiale di Tolomeo senza contraddirla, ma della successiva congiunzione maggiore al completandola. Diversamente da Albumasar passaggio di una successiva triplicità dopo i egli dà molta importanza non solo alle con- passaggi nei primi 4 elementi (ossia da fuoco a giunzioni dei pianeti superiori, i lenti (Saturno, fuoco) che era la grande, poteva essere chia- Giove e Marte) ma anche a quelli inferiori, i mata massima, la precedente piccola e quelle minori, i veloci (Mercurio, Venere e Luna, il intermedie medie. Le grandi poi potevano es- “luminare” concepito come un pianeta) asso- sere chiamate in generale quelle dei tre pianeti ciati al Sole e quindi alle eclissi dei due “lumi- superiori (di Saturno Giove Marte), le medie nari”. Egli mette in relazione questi transiti al- quelle di Marte, e le piccole quelle dei pianeti le diverse regioni della terra, introducendo veloci, sempre associati al Sole, come sostene- quindi anche una geografia astrologica. Mes- va Messahalla secondo la testimonianza del sahalla non introduce il calcolo delle triplicità suo discepolo Sadan (vedi più avanti). Esiste- pur conoscendole, come farà Albumasar e così va quindi una notevole varietà di significati su questi termini anche se per lo più con grande o 1F. J.,CARMODY, Astronomical and Astrological maggiore si indicava la congiunzione dei tre Science in Latin Translation, Berkeley, University Ca- pianeti superiori (solo in questo caso indicava lifornia of Press, 1956. il millennio), con piccola quella con i pianeti 2 E. S. KENNEDY, D. PINGREE, eds., The Astro- inferiori più veloci, con media quella con pe- logical History of Masha-allah, Cambridge Mass.: riodi di movimenti intermedi tre i pianeti ve- Harvard University Press, 1971). loci e quelli lenti come Marte.

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2.2. Albumasar e la teoria congiun- zione generale la quale in forma riassunta ed zionista esposta semplicemente (Introductorium minus o Ysagoga Alcabitii (Alkabizio, Al-Qabi’si, essahalla e soprattutto Albumasar morto intorno al 967, attivo a Mosul), tra- introdussero l’idea dell’oroscopo dotto nella prima metà del secolo XII da delle religioni e la loro dottrina Giovanni Ispano, costituì un testo di inse- eserciteràM una influenza grandissima fino alla gnamento di base5 dell’astronomia nelle Fa- fine del secolo XVII. coltà di arti, filosofia e medicina delle Uni- Albumasar o Abu Masar b.Muhammad al- versità europee del secolo XIV fino alla me- Balki (Hurasan 786 - Bagdad 886), è stato tà del XV anche per la sua traduzione nelle l’astrologo più famoso nel mondo arabo- lingue volgari. In quel periodo i fondamenti latino fino all’età moderna. Le sue opere dell’astrologia tolemaica, passati attraverso i maggiori conosciute dai latini in traduzione commenti degli astrologi arabi, erano i prin- furono l’Introductorium maius in astronomiam cipi basilari dell’insegnamento della medici- o astrologiam (le due discipline erano sino- na e della filosofia naturale (physis). A com- nime a quel tempo) in otto libri. Essa ebbe plemento della sua prima opera di introdu- ben due traduzioni diverse negli stessi anni zione all’astrologia, nel De magnis coniun- (una di Giovanni Ispano e l’altra di Ermanno ctionibus Albumasar sviluppa un’idea, che di Carinzia). Compose il De magnis coniun- era stata elaborata prima di lui da Messahalla ctionibus in otto libri e l’opera più breve tra- dotta da Adelardo di Bath anche con il titolo Lemay, Napoli, Istituto Universitario Orientale, 1995, De revolutionibus annorum mundi o De mun- 9 vv. do: Isagoga Japharis in astronomiam. Ma nu- 5 G. FEDERICI VESCOVINI, I programmi degli in- merosi estratti di queste opere circolarono segnamenti del Collegio di Medicina, Filosofia e Astro- anche anonimamente. logia dello Statuto dell’Università di del 1405, in J. Jamesse ed., Roma magistra mundi, Mélanges ef- Il De magnis coniunctionibus è opera matu- forts à Père L.E. Boyle, t. I, Louvain la Neuve, FI- 3 ra di Albumasar redatta tra l’861 e l’866 e ri- DEM, 1998, pp. 193-223; sulla traduzione in francese prende e rielabora le idee centrali del trattato dell’Alcabizio cfr. E. POULLE, Horoscopes princiers maggiore l’Introductorium maius in astrono- des XIVe et XVe siècle, in dello stesso Astronomie pla- miam (o astrologiam)4. Questa è una tratta- nétaire au Moyen Âge latin, Variorum Reprints, Alder- shot, Ashgate, 1996, VIII, pp. 63-64; R. LEMAY, The Teaching of Astronomy in Medieval University, Princi- 3 ABU MA’SAR, On Historical Astrology. The Book of pally at Paris, «Manuscripta», 20 (1976), pp. 280-215. Religion and Dynasties (De magnis coniunctionibus), L’opera di Alcabizio fu edita a Bologna nel 1473, a Latin text, ed Ch. Burnett, Arabic-latin, Latin-arabic Venezia nel 1481 e per le successive edizioni fino al Glossaries, ed. K. Yamamoto and CH. Burnett, Lei- 1586 cfr. F. J. CARMODY, Arabic Astronomical and den, Brill, 2000, 2 vv. Astrological Sciences in Latin Translation, Berkeley and 4ALBUMASAR, Introductorium in astronomiam, Au- Los Angeles, University of California Press, 1956, pp. gusta, E. Ratdolt, 1485; testo latino e arabo ed. R. 146 e segg.

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(Masha’allah operante sotto al-Mansur e al cosa si dovesse intendere per congiunzione Mamum tra il 770 e l’815) nel De revolutioni- grande, media e piccola, nonché per triplici- bus annorum mundi, che riguarda non la sto- tà, senza tuttavia articolare l’una nozione con ria della vita di un individuo scandita dai l’altra. E sarà Albumasar che l’arricchirà di transiti dei pianeti, (la cosiddetta astrologia queste combinazioni. Due pianeti si dice che delle natività, De nativitatibus), ma la storia sono in congiunzione quando essi hanno la del mondo nelle sue vicende annuali, ven- medesima longitudine, qualunque sia la lati- tennali, secolari e millenarie con il sorgere tudine. Per triplicità (triplicitas) si intende la dei regni, degli imperi, degli spopolamenti traduzione latina di trigona vel triquetra, ter- delle terre per i diluvi e la nascita delle reli- mini con cui si indicava l’aspetto armonico gioni. Il comparire o anche lo scomparire di tra i segni del medesimo elemento6, essendo i questi grandi eventi universali è ricondotto segni suddivisi secondo i quattro elementi: ai transiti dei pianeti maggiori, i più lenti fuoco, aria, acqua, terra. Triplicità di fuoco: quali Saturno e Giove quando si congiungo- Ariete, Leone, Sagittario. Triplicità d’aria: no a quelli più veloci, Marte, Mercurio e Ve- Gemelli, Bilancia, Acquario. Triplicità di nere e così, approssimativamente, scandi- acqua: Cancro, Scorpione, Pesci. Triplicità scono il passare di un anno, di un ventennio, di terra: Toro, Vergine, Capricorno. I dodici di un secolo e di un millennio. In altri termi- segni erano dunque divisi in quattro triango- ni l’oroscopo degli eventi mondiali che de- li equilateri e a ciascun triangolo presiedeva- scrive la storia del mondo è riferito alle no come Signori (Domini) di questi segni, i ‘congiunzioni’ con le quali essi sono in corri- due pianeti maggiori Giove e Saturno ai spondenza e per tale motivo questa partico- quali si aggiungeva un terzo pianeta più ve- lare dottrina astrologica è stata chiamata loce come compagno (socius) secondo le teo- “congiunzionista”. rie della esaltazione, domicilio e caduta dei pianeti7. Quest’ultime dottrine erano state variamente elaborate dagli astrologi arabi e 3. La teoria congiunzionista latini medievali, non sempre in accordo tra di loro come Messahalla, Alkindi, Albuma- ssa è fondata sull’idea della successio- sar, Alkabizio8. ne delle congiunzioni di Saturno e di Giove che sono ritenute percorrere 6 ALBUMASAR, Introductorium maius, libro V, diff. unaE dopo l’altra, i differenti segni della me- XIII «in dominis triplicitatis», ed. Lemay, vol. V, pp. desima triplicità in ragione di 12 congiun- 200-201. zioni per ciascuna triplicità, il che condur- 7 In part. su questa casistica cfr: C. NALLINO, Albat- rebbe dopo quattro cicli di 12 congiunzioni i tani sive Albategni Opus astronomicum, Milano (Pub- due pianeti al punto di origine di rivoluzione blicazioni del Regio Osservatorio di Brera, XV), fissata al grado 0 dell’Ariete (come ho ac- 1903, Introduzione, vol. I. 8 Cfr. C. NALLINO, op. cit, ibidem. cennato sopra). Messahalla aveva stabilito

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Queste dottrine furono rielaborate anche filosofo Abramo Savosarda nella sua opera dai maggiori astronomi ebrei del secolo XII, di astrologia mondiale, il Liber revelatoris10, Abramo Bar Chijja (Savosarda) e Abramo vissuto nella prima metà del sec. XII. Dando ibn Ezra (Avenazre) nelle loro opere De ma- per supposto che tra due piccole congiunzio- gnis coniunctionibus e conosciute per le tradu- ni successive passano 20 anni, si dà la regola zioni di Enrico Bate di Malines e di Pietro di apparenza astronomica per determinare il d’Abano. Esse contribuirono a stimolare ac- millennio che è l’intervallo preso a unità di cese discussioni nel Rinascimento. misura da parte dei congiunzionisti. Scaturi- Si chiama “piccola” congiunzione quella sce da questa dottrina astrologica universale che si riferisce ad un transito della medesima una concezione della storia del mondo fatta triplicità, con esclusione della prima con- dipendere dalla rivoluzione degli astri la giunzione la quale ha il nome di “media”, quale contraddistinse la visione di una storia perché segna il passaggio in una nuova tri- lineare scandita dai transiti planetari fino al plicità rispetto alla “grande” precedente (es- Rinascimento, allorché viene meno nel seco- sendo suddivise per tre come le triplicità). lo XVII con la rivoluzione astronomica di La teoria è complessa perché unisce la suc- Copernico e Galileo. Questa concezione a- cessione delle triplicità con la successione strologica della storia ha costituito il tentati- delle congiunzioni. Questa è stata una delle vo di costruire una mediazione tra storia sa- principali innovazioni introdotte da Albuma- cra e storia profana, tra una teologia della sar rispetto alla teoria più semplice di Messa- storia e una filosofia naturale della storia11; halla che non aveva fornito i calcoli com- nacque così una concezione teocentrica della plessi dovuti al passare delle triplicità da una storia astrologica. all’altra, con quello più semplice9 delle rivo- luzioni e congiunzioni planetarie. Pertanto quando i transiti delle grandi congiunzioni di

Saturno e Giove in tutte e quattro le triplicità 10 M. J. MILLAS-VILLICROSA, La obra enciclopedi- si sono compiuti e i pianeti tornano al grado ca di R. Abraham bar Hiyya, in Estudios sobre Historia 0 dell’Ariete nella triplicità di fuoco abbiamo de la ciencia española, Barcellona, C.S.I.C., 1949, pp. la congiunzione massima o fortis come l’ha 219-62. Il Millas-Vallicrosa tradusse in spagnolo il te- chiamata il grande astrologo, matematico e sto dall’ebraico. Cfr. ora C. SIRAT, History of Jewish Philosophy in the Middle Ages, Cambridge, Cambri- dge Univ. Press., 1986, pp. 97-112. 9 Sulla testimonianza di Abu-Sa’id Shadhan b.Bar, di- 11 K. POMIAN, Astrology as a Naturalistic Theology of scepolo di Abumasar su una particolare teoria di Mes- History, in “Astrologi allucinati”. Stars and the End of sahalla della piccola congiunzione cfr. SADAN, I se- the World in Luther’s Time, Berlino-New York, De greti astrologici di Albumasar, trad. it. G. Federici Ve- Gruyter, 1986, pp. 38-43; T. GREGORY, Temps a- scovini, Torino, Aragno, 2002, p. 79 (testo latino a cu- strologique et temps chrétien, in J.M. LEROUX, Le ra della stessa in «Archives d’histoire doctrinale et lit- temps chrétien de la fin de l’Antiquité au Moyen Âge, téraire du Moyen Âge», 65 (1988), pp. 297-330. Paris, C.N.R.S., 1984, pp. 557-73.

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4. La concezione teocentrica della mente teocentrica e sacra svincolata dalla con- storia astrologica tingenza delle vicende terrene. Dalla teoria delle grandi congiunzioni di Albumasar deri- lcuni dotti si erano posti il problema vava anche la dottrina che le religioni o sette, della intelligibilità della storia bibli- erano sei. ca nella sua proiezione nel futuro Adelle profezie. Oltre i cristiani anche gli ebrei, i quali sopratutto nei primi secoli, ma anche 5. Le sei religioni successivamente (come ci narra Giambattista Bernardo de Rossi nel suo Trattato della vana lbumasar dedica il primo trattato a aspettazione degli Ebrei del loro Messia), atten- spiegare le nascite dei profeti e delle devano la venuta del loro Messia12. Nacque la religioni secondo il moto universale convinzione che tale comprensione fosse pos- Adelle congiunzioni maggiori che riguardano i sibile nella lettura del passare del tempo misu- tre pianeti superiori già citati: Saturno signifi- rato nella volta celeste secondo i transiti degli ca sfortuna e durezza, Giove leggi e decreti, astri ai quali corrisponderebbero gli eventi di- giustizia; Marte guerre e vittorie, e i tre pianeti vini. Così la volta celeste non misura solo lo inferiori: Venere, Mercurio, Luna, rispettiva- scorrere del tempo terreno, ma anche i grandi mente Venere i matrimoni, Mercurio la scrit- eventi della storia sacra, passati, presenti, e fu- tura e il calcolo; la Luna, pianeta terzo che turi i quali possono essere anticipati con il cal- succede a tutti gli altri (“planetam tertium colo astronomico. Si origina così una conce- succedentem”13), viaggi, spostamenti, accre- zione teocentrica della storia astrologica, per- scimenti e diminuzioni. Tutti sono associati al ché l’evento astrologico è concepito come Sole. Questi sono i sei principi generali delle connesso strettamente a quello sovrannaturale congiunzioni universali. Esse iniziano dalla sul presupposto che i disegni di Dio, la sua rivoluzione dell’anno in cui si ha la congiun- Provvidenza, si leggono nei cieli e così le sorti zione dei tre pianeti superiori (Saturno, Giove terrene risultano indissolubilmente legate al e Marte) che avviene in 960 anni circa. Questa piano divino in un nesso di secolare e spiritua- è la congiunzione massima. Pertanto le cose le. Questa concezione fu tuttavia avversata su (res) o principi dai quali è significata la pre- due fronti: sia dai sostenitori di una storia pu- scienza degli effetti universali e delle loro par- ramente profana a cui poteva essere ricondot- ticolarità nei tempi futuri, sono tratti (acci- to l’oroscopo delle religioni di Albamasar, che piantur) da questi sei inizi o fondamenti (prin- da quanti la concepivano come sant’Agostino cipia).14 Il computo inizia da questa congiun- e i suoi seguaci in una prospettiva rigorosa- zione massima millenaria; poi si incomincia a

12GIAMBERNARDO BATTISTA DE ROSSI, Del- 13 ALBUMASAR, De magnis coniunctionibus, Tract. la vana aspettazione degli Ebrei del loro Messia Trattato, primus, diff. prima, ed. cit., p.8. Parma, 1973, su Abramo p. 129. 14 Op. cit, loco cit., p. 8.

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calcolare il momento delle triplicità dei due nutre un bimbo sfamandolo in un luogo che è soli pianeti superiori (Giove e Saturno, Giove chiamato Abrie. E un popolo chiama quel e Marte) che avviene ogni 240 anni, ottenuti bimbo Gesù che in arabo si dice Eice.”17 Ma la moltiplicando dodici congiunzioni per ciascu- discussione più accesa, oltre che sull’oroscopo na triplicità che muta ogni 20 anni e quindi di Cristo fu anche quella sulla identificazione 240. Siccome Giove significa la fede e i mu- della sesta religione che avrebbe significato la tamenti nelle religioni a seconda che si unisca distruzione della precedente, la sua scomparsa con Saturno o con gli altri pianeti, se Giove si o la sua trasformazione: la congiunzione di unisce con Saturno avremo la religione giu- Giove con la Luna. daica, se con Mercurio la cristiana, se con Ve- nere la saracena. Delle altre tre religioni non indica il nome della popolazione pagana che 6. I primi interpreti del secolo XIII pratica il culto dell’adorazione del fuoco, go- vernata dalla congiunzione di Giove con Mar- oiché i primi sistematizzatori del pen- te; come degli adoratori degli idoli e che pra- siero cristiano quali Isidoro di Sivi- ticano il culto stellare governati da Giove con glia, Domenico Gundissalvi e Ugo di il Sole. E se Giove si unisce alla Luna signifi- SanP Vittore nelle loro elaborazioni della clas- cherà instabilità nella religione precedente, la sificazione delle scienze liberali avevano sepa- sua possibile caduta, ma Albumasar non forni- rato l’astronomia dalla astrologia divinatoria sce alcuna indicazione precisa di questo even- rifiutandola come superstiziosa e, successiva- to.15 Mentre in questa opera parla generica- mente le condanne del 1270 e del 1277 del Ve- mente della nascita della religione cristiana scovo di Parigi Etienne Tempier, tra cui gli per l’unione di Giove e Mercurio16, nell’Intro- articoli 68, 70, 76 e 9418, avevano condannato ductorium maius ci fornisce un oroscopo di come errore il necessitarismo dei motori cele- Cristo con l’ascendente in Vergine che sarà al- sti, pochi furono i sostenitori della teoria delle la base delle discussioni più accese di alcuni grandi congiunzioni di Albumasar così cono- interpreti latini che, seppur con le opportune sciuta nelle mediazioni delle traduzioni arabo- cautele, accetteranno questa dottrina. Scrive giudaico-latine dei due Abramo (duplex Abra- Albumasar: “E sorge nella prima immagine di ham già citati), di Enrico Bate di Malines, di quel segno (la Vergine) una fanciulla [...]. Ed è una vergine bella, piena di dignità e di gra- 17 ALBUMASAR, Introductorium maius, Tract VI, zia, con lunghi capelli, gradevole a vedersi, diff. 1, Facies Virgo, ed. cit., vol. V, p. 224. Riferimen- dal volto splendente, con in mano due spighe; to analogo in PSEUDO ALBERTO MAGNO, Spe- siede su un trono ricoperto [da un drappo] e culum astronomie, ed. Zambelli et alii, Pisa, 1977, pp.36-37. 18 R. HISSETTE, Enquête sur les 219 articles condam- 15 Op. cit., Tract: primus diff. quarta, pp. 29-30 nés à Paris le 27 mars 1277, Louvain-Paris, Peeters, 16 Op. cit, loco cit. p. 28 1977, pp.120, 121, 136, 163.

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Pietro d’Abano con una mediazione france- buito dalla tradizione dei suoi tempi (attribu- se.19 Questa teoria congiunzionista condanna- zione contestata dagli storici contemporanei). ta indirettamente come errore dalle autorità I due Abramo furono sempre confusi fino dottrinali latine del secolo XIII era infatti in al chiarimento portato da Giovanni Pico della circolazione nell’operetta De vetula dello Mirandola.21 Questi autori avevano introdotto pseudo Ovidio (autore adesso identificato nelle loro esposizioni alcuni cambiamenti nel- come Richard de Fournival),20 nel De causis et la dottrina originaria di Albumasar, mante- proprietatibus elementorum di Alberto Magno e nendo tuttavia per l’oroscopo di Cristo nello Speculum astronomie che gli è stato attri- l’ascendente nel segno della Vergine. E le loro teorie rappresentano i riferimenti dottrinali 19 L. THORNDIKE, The Latin Translation of the A- della circolazione delle discussioni soprattutto strological Tracts of Abraham Avenazre, «Isis», 25, 1944, sull’oroscopo di Cristo e dell’Anticristo che si pp. 293-301. Secondo i mss Parigi BnF, francese n. ebbero tra i filosofi e i teologi del Rinascimen- 1351 e n. 24276, citati da G. Wallerand ed., Enri Bate de Malines, Speculum divinorum et quorundam natura- to quali Pierre d’Ailly, Marsili Ficino, Luca lium, Louvain, 1931, la traduzione sarebbe stata fatta Gaurico e Cardano tra i maggiori. dal dettato dall’ebraico di Hagins in francese da Obert La giustificazione dottrinale che fu portata de Montdidier. La stessa indicazione si ricava a sostegno dell’accettazione della teoria delle dall’importante codice di Limoges, Bibl. comunale, n. grandi congiunzioni, anche se con molti di- 9, sec. XIV che contiene anche il De luminaribus di stinguo e che fu accettata fino alla fine del se- Abramo tradotta dall’Avenazre con la data 1272. Su Hagins o Chajjm, cf. P. PARIS, Histoire littéraire de la colo XVII, era stata elaborata nell’operetta France, vol. XXI, Paris, 1912, pp.441-503. Per la tra- sopra citata Speculum astronomie dello Pseudo duzione di Pietro d’Abano di Abramo Avenezra Alberto che separava i libri leciti dagli illeciti anch’essa dal francese, cf. G. FEDERICI VESCO- (De libris licitis et illicitis) 22, ed era fondata VINI ed., PIETRO D’ABANO, Lucidator dubitabi- sulla distinzione, nella dottrina delle immagini lium astronomie e altre opere, ora in Pietro d’Abano, celesti, di quelle astronomiche, lecite e per- Trattati di astronomia, 2 ed., Padova, Editoriale Pro- gramma, 1992, introduzione, p. 95. Anche Il De re- messe di Tolomeo, da quelle negromantiche, demption Israel di Abramo Savosarda fu tradotto dal cerimoniali, abominevoli e detestabili della francese dal domenicano Theodorico di Northen o magia teurgica ermetica ed ebraica23. Northem. 20 Per l’attribuzione a Richard de Fournival come au- tore del De vetula cf. B.ROY, Richard de Fournival, 21 GIOVANNI PICO DELLA MIRANDOLA, Di- auteur du « Speculum astronomie », «Archives d’histoire sputationes contra astrologiam divinatricem, Benedictus doctrinale et littèraire du moyen âge», 67, 2000, pp. Hectoris, Bononie, 1496, II, 5. 166-167 che gli attribuisce anche lo Speculum per la 22 P. ZAMBELLI ed., Ch. BURNETT (english constatazione che l’autore dello Speculum doveva es- trad.), The Speculum astronomie, Enigma, Astrology, sere un chirurgo. A. Paravicini Bagliani l’attribuisce Theology and Science in and its Con- invece a Campano da Novara. P. Zambelli ritiene le- temporaries, Dordrecht-Boston, Kluwer, 1992, cap. X gittima l’attribuzione ad Alberto sulla base della tradi- (prima ed. Pisa, 1977, pp. 28-33) . zione. 23 Op. cit, cap. X, p. 28.

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7. L’identificazione della sesta reli- conferma del carattere razionale26 e divino del gione: la fine delle religione e dei cristianesimo, perché Mercurio nella Vergine popoli o la rinascita. Ruggero Bacone significa la profezia e la fede razionale, indica e l’avvento dell’Anticristo. la scrittura, l’eloquenza, il sapere e per questa ragione la religione sarà sempre salda anche se a sesta setta, che non si è ancora ma- potrà essere sconvolta dal sopraggiungere nifestata, sarebbe stata, (secondo al- dell’ultima lex, la sesta che è significata dalla cuni), quella degli idolatri e dei paga- congiunzione di Giove con la Luna. Essa in- ni.L Essa prefigurerebbe la caduta di Maometto dicherebbe per i cristiani l’arrivo di un terribi- secondo Albumasar; per gli Ebrei la salvezza le nemico che potrebbe distruggere la loro re- di Israele. Per i seguaci latini di questa dottri- ligione, l’Anticristo, e per gli arabi un guerrie- na, come Ruggero Bacone, annuncerebbe in- ro feroce che distruggerebbe la loro. I popoli vece la venuta di un uomo malvagio, delle sei religioni sono indicati nella Moralis l’Anticristo, con lo scopo di abbattere il cri- philosophia come: 1) i Saraceni (religione mus- stianesimo24. Essa si manifesterebbe con il sulmana) ; 2) i Tartari pagani; 3) gli Idolatri; transito della congiunzione di Giove, di Sa- 4) i Giudei; 5) i Cristiani e 6) i distruttori della turno, di Marte con la Luna nella triplicità di religione cristiana per l’arrivo di un guerriero terra del Capricorno, come è dato leggere an- che sarebbe l’Anticristo. Come aveva soste- che in un sermone De Antichristo attribuito al- nuto Albumasar, anche secondo Bacone esse lo scienziato e astrologo Pietro de Limoges dipendono dalla congiunzione dei sei pianeti attivo a Parigi negli anni 1260-126125. Bacone poiché il Sole e la Luna sono associati con riteneva che era molto utile conoscere questa Giove, e così l’avvento dell’Anticristo è prefi- dottrina astrologica poiché la previsione gurato dalla congiunzione di Giove con la dell’avvento dell’Anticristo poteva aiutare i Luna,27 anche se egli ritiene più importante la latini a prepararsi a combatterlo. congiunzione di Giove con gli altri pianeti. L’ascendente Vergine dell’oroscopo di Cri- I pianeti sono infatti per Bacone segni e sto indicato da Albumasar è per Bacone la non cause che indicano che fin dall’eternità Dio dispose che tutto ciò avvenga, sia secon- do la natura, sia secondo la volontà umana, sia attraverso la ragione, per la sua onnipotenza28. 24 J. NORTH, and the Saracen, in G. FEDERICI VESCOVINI ed., Filosofia e scienza clas- sica arabo-latina medievale e l’età moderna, Louvain la 26 Su ciò in particolare J. NORTH, Roger Bacon and Neuve, FIDEM, 1999, pp. 120-160. the Saracen, cit., pp. 149, 151. 25Cfr. N. BERIOU, Pierre de Limoges et la fin des 27 ROGER BACON, Opera hactenus inedita, ed. R. temps, Mélanges de l’École française de , Mélan- Steele, et alii, fascicolo 16, Oxford, 1905-1940, pp. 8-9, ges de l’École française de Rome Moyen Âge – 42-50; Moralis philosophia, ed. Delorme and E. Massa, Temps Modernes, 98 (1986), pp. 65-107 (testo pp. 96- Zurigo, 1953, p. 200. 102). 28R. BACONE, Opus maius, cit., p. 266.

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Pertanto i cristiani sono diventati tali non per del secolo XIII oltre Bacone, come Pierre de virtù dei pianeti, ma per grazia di Dio, anche Limoges, Enrico di Harclay, anche se con in- se essi possono modificare le loro complessio- tenti diversi ad affrontar e il problema delle ni corporee e spingerli ad accettare costumi e eventuali crisi delle religioni e della fine del religioni diverse29. Pertanto la complessione mondo, studiandolo con il calcolo astrologico corporea influenzata dall’astro coopera con la delle grandi congiunzioni, centenarie, oppure grazia di Dio. Questa sua dottrina insieme ad sul calcolo più semplice di una rivoluzione altre come la sua riforma universale del sape- annuale. re, dalla teologia alle scienze naturali e del lin- guaggio, fu immediatamente condannata30 (e la sua persona segregata in convento) a moti- 8. Pierre de Limoges e l’astrologia vo del carattere deterministico che sembrava pastorale (praedicabilis): l’arrivo togliere ai disegni di Dio qualunque libertà e dell’Anticristo e la fine del mondo onnipotenza per sottometterli alle leggi mec- caniche dei movimenti planetari. Non fa me- ertanto alcuni teologi predicatori raviglia dunque che tranne queste rare ecce- (predicatores) che intendevano riferir- zioni pochi furono i latini che si appropriaro- si nei loro sermoni ai corpi celesti no di queste dottrine che avevano anche il Pcome segni anticipatori e non come cause de- demerito di portare i grafici della nascita del gli eventi religiosi, contribuirono al costituirsi Cristianesimo e indirettamente di Cristo o di di una tradizione di astrologia pastorale chia- Maometto. Infatti in questi scritti gli oroscopi, mata da Dominique Chenu praedicabilis. Essi essendo universali, sono stati chiamati impro- si richiamavano alla apparizione della stella priamente31 di Cristo o di Maometto come in- nuova di Betlemme di cui si narra nel Vange- vece lo saranno quelli che circoleranno nel lo, comparsa alla nascita di Cristo, e questo Rinascimento ad esempio lo scandaloso oro- argomento sarà un topos ripreso dai filosofi scopo di Cristo di Cardano (di ciò più avanti). del Rinascimento come Pierre d’Ailly, Marsi- Questo timore per l’arrivo di un terribile lio Ficino e altri. nemico che avrebbe distrutto il cristianesimo Così il timore dell’avanzata dei mussulma- pervase il secolo XIII come il seguente. In ni nella cristianità aveva indotto nel secolo particolare questo timore cresceva al momen- XIII Pierre de Limoges, astronomo peritissi- to del cadere dei secoli e spinse alcuni teologi mo, a redigere un Sermone de Antichristo negli stessi anni di attività di Bacone, descrivendo 29R. BACONE, Un fragment inédit de l’Opus tertium, una rivoluzione del mondo scandita secondo ed. Duhem, Firenze, Quaracchi, 1909, p.169. le quattro età che si iniziano dalla nascita di 30Cfr. J. MOORMAN, A History of the Franciscan Or- Abramo, poi da quella di Mosé, quindi di Cri- der from its Origins to the Year 1517, Oxford, 1968, p. sto fino alla fine del mondo con l’arrivo 145. 31J. NORTH, Horoscopes and History, cit. p. 164.

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dell’Anticristo. Così Pierre de Limoges32 de- Gioacchino da Fiore e Arnaldo di Villanova, e scrive alcuni aspetti della nascita di Cristo e quindi contro la spiegazione della teoria con- quindi dell’Anticristo con toni messianici bi- giunzionista di Albumasar. Arnaldo aveva re- blici, secondo le indicazioni astrologiche delle datto nel 1297 il De tempore adventus Antichri- domificazioni dei pianeti di Messahalla unita sti senza tuttavia che egli avesse introdotto ar- alle esaltazioni di Alkabizio più semplici e gomentazioni astrologiche ma solo bibliche.34 meno articolate rispetto ai complessi calcoli della teoria delle grandi congiunzioni. Così Cristo non nasce con l’ascendente in Vergine 9. Il De Antichristo di Enrico ma con l’ascendente in Bilancia in gloria di di Harcklay Saturno e domicilio di Venere; l’Anticristo con l’ascendente in Capricorno,33 in gloria di nrico di Harcklay non confuta solo le Marte. Ormai il mondo sarebbe arrivato al argomentazioni biblico-religiose di momento della posizione di esaltazione dei Arnaldo di Villanova, ma anche quel- pianeti Marte e Saturno nel segno del Capri- Ele astrologiche che Harcklay riferisce per con- corno, che al momento della congiunzione futarle, del secondo avvento di Cristo, cioè della Luna avrebbe significato l’avvento dell’Anticristo: egli si chiede se questo secon- dell’Anticristo e la fine dei tempi. Così si ri- do avvento possa dimostrarsi sulla base delle propone una teoria apocalittica astrologica autorità bibliche (per Scripturam), con le nar- delle quattro età del mondo, con la sua fine razioni della filosofia o con le affermazioni per l’avvento dell’Anticristo. Essa era dovuta (dicta) degli astrologi.35 La tesi che confuta è alla congiunzione dei malefici Saturno e Marte attribuita da Enrico ad Albumasar secondo con la Luna nel segno del Capricorno. l’esposizione dell’Autore del De Vetula. Questa dottrina, che era simile a quella co- L’Anticristo, che sarebbe il fondatore della se- nosciuta da Bacone poiché risalente alla fonte sta ed ultima setta, arriverebbe per la con- originaria di Albumasar, era criticabile da un giunzione di Giove maestro della fede con la punto di vista astronomico poiché i transiti Luna che significa “adventum legislatoris ne- della Luna era brevissimi e mutevoli. In tal fandum scilicet Antichristi” (la venuta del legi- modo un evento così importante e con conse- slatore scellerato ossia l’Anticristo).36 Ma arri- guenze così prolungate non poteva essere sta- verebbe anche la congiunzione che annunce- bilito in modo certo. Questa critica sarà espo- sta da Enrico di Harclay (1312-1317) nel suo 34 F.PELZER, Die Questio Heinrichs von Harclay ueber scritto De Anticristo redatto in primis contro die zweite Ankunft Christi und die Erwartung des baldi- gen Weltendes zu Anfang des XIV Jahrhundert, «Archi- 32 N. BERIOU, Pierre de Limoges et la fin des temps, vio italiano per la storia della Pietà», 4 (1948), pp. 27- Mélanges de l’Ecole Française de Rome, 98 (1986), pp. 82 (testo 53-83). 65-107. Testo pp.96-102. 35 Op .cit., p. 53. 33 Op.cit., p. 98. 36 Op. cit., p. 79

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rebbe ai mussulmani la nascita di un falso pro- oppure della fine della religione di Maometto feta provocando la distruzione della loro reli- o la religione di Israele ebbero una eco in pie- gione. Enrico di Harcklay sostiene che questa no Rinascimento . argomentazione è di nessuna rilevanza anche Galeotto Marzio da Narni (Narni 1423 - se Albumasar “nel libro I, differenza 4 del De morto tra il 1494 e il 1497) filologo, astrolo- coniunctionibus planetarum trattando della go e medico alla corte di Matteo Corvino e congiunzione di Giove con la Luna, sostiene protetto da Lorenzo de’ Medici, che gli evitò che essa genera dubbio (dubitacionem), cam- probabilmente la prigione per le dottrine so- biamento e spoliazione della fede”.37 Questo stenute nella sua opera condannata e rimasta avverrebbe per la velocità, mutevolezza, vo- inedita39 De incognitis vulgo (Le verità scono- lubilità del suo movimento, nonché per la po- sciute al volgo) (1477-78), ossia dell’igno- chezza o il poco valore di questo astro e dun- ranza del volgo delle verità nascoste di cui si que la sua congiunzione durerà poco (parum rivelerà il segreto (come quello dei cambia- ergo durabit). Questo avvento della sesta reli- menti epocali delle religioni), è un convinto gione della Luna dovrebbe verificarsi dopo la assertore di un ferreo determinismo astrale. caduta (della religione di Maometto, che se- Egli fa sua l’idea della necessità cosmica del- condo il computo degli anni arabi, sarebbe la filosofia stoica, una dottrina che prende a dovuta avvenire nell’anno 660 che corrispon- circolare nella cerchia di quegli astronomi de, dice Enrico di Larckley, proprio con come Galeotto, che sono i sostenitori del fa- l’anno 1313 dell’era cristiana attualmente in talismo astrale del paganesimo rinascente e corso e così proprio nel momento in cui egli che prende a diffondersi nella seconda metà stava scrivendo, senza che nulla fosse accadu- del Quattrocento, tra umanisti come Loren- to. “Fa meraviglia, continua Enrico, che uo- zo Bonincontri, anche sulla lettura mini tanto intelligenti possano accettare que- dell’Astronomica di Manilio. Questa opera sta dottrina”.38 era stata allora ritrovata dal Bracciolini, e su questa edizione lavorò anche Galeotto rive- dendo quella di Iacopo Angelo da Scarpe- 10. Galeotto Marzio da Narni, il De incognitis vulgo e la fine delle reli- gioni rivelate 39 Cf. G. MIGGIANO, Galeotto Marzio, ad vocem, Di- zionario biografico degli italiani con ampia bibliografia. ueste discussioni sulla identificazione Cfr. anche il mio studio Galeotto Marzio da Narni, un della sesta religione e la previsione filosofo umanista eclettico, in A. PIERETTI, ed., Pre- Qdelle date dell’avvento dell’Anticristo senze filosofiche in Umbria, (Atti del Convegno Peru- gia 17-18 novembre 2010), vol. II, Udine, Mimesis, 2012, pp. 97-125, in particolare una edizione 37 Op .cit., loco cit. dell’indice dei capitoli del De incognitis dal ms di To- 38 Op . cit., p.80. rino Bibl. Nazionale, E.IV, 11, ivi a pp. 102-104.

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ria.40 Tuttavia da umanista scettico e seguace 11. La caduta dell’islamismo di Epicuro, deride la spiritualità ascetica del- la filosofia neoplatonica di Marsilio Ficino; he fosse sempre esistita una preoc- convertito all’ideale classico del paganesimo, cupazione anche da parte dei mus- avversa il cristianesimo, simpatizza per la re- sulmani per una probabile caduta ligione mussulmana e la lingua araba, la sua dellaC religione di Maometto, allo stesso modo cultura astrologica di cui condivide tutte dei cristiani, ci è testimoniato da un fedele al- tecniche41 dei suoi più famosi esponenti an- lievo di Albumasar, Sadan (attivo a Bagdad che se corretti dalle nuove tavole moderne, e fine secolo IX), quando descrive il rapido dia- la difende contro le profezie della fine delle logo che egli ha avuto con il suo maestro, su- religioni di cui aveva narrato anche Enrico gli argomenti più interessanti, difficili e segre- di Harcklay. Pertanto egli ricorda nel De in- ti come questo della caduta della sua religione, cognitis vulgo42 questa profezia della caduta nell’operetta Estratti dei segreti astrologici di della religione dei mussulmani e della previ- Albumasar. Sadan è preoccupato per la sorte sione astrologica del momento in cui sarebbe della loro religione e interroga il maestro se sa accaduta e l’attribuisce a Duns Scoto collo- quando la loro religione passerà ad un’altra, se cando l’evento nel 1300. Egli è una testimo- questo sarà possibile: ma la risposta è vaga nianza di queste passate discussioni astrolo- perché Albumasar risponde “che non lo sa an- gico-religiose, ormai lontane nei tempi ma cora con precisione, ma potrebbe essere pos- ancora presenti pur nella loro imprecisione. sibile perché, alla fine del millennio, qualun- que apostata eretico, che avesse proposto la sua eresia in quel periodo, avrebbe ottenuto quel potere (regnum).”43 Questa operetta ebbe una qualche fortuna in pieno Rinascimento per le citazioni del dotto astrologo di Corte 40 MANILIO, Astronomica,(Il poema degli astri), trad it. e testo latino, libri I-II, S. Feraboli, E. Flores, R. dei principi Estensi di , Pellegrino Pri- Scarcia eds., Milano 1996; G. MIGGIANO, Galeotto sciani (1435 circa - 1518) a proposito Marzio da Narni, cit. pp. 479 e sgg. dell’efficacia dell’orazione dei pianeti, sotto la 41 In particolare, De incognitis, cap. 20 e cap. 22, e benefica configurazione della Testa del Drago nell’altra sua opera più nota il De doctrina promiscua con la Luna e Giove nel Mezzo cielo, per ot- (La dottrina delle culture diverse) redatta nel 1490 in cui tenere una grazia44 - di cui parla Sadan nel suo dedica molte parti ad argomenti di teoria e tecnica a- strologica La superiorità delle altre religioni, in primis Dialogo con Albumasar - (racconta Pellegri- di quella della classicità pagana su quella cristiana e la pochezza di quella di Cristo è sostenuta in numerosi 43 G. FEDERICI VESCOVINI ed., La versione latina, capitoli e soprattutto nel capito 31, « De excellentia fi- cit., paragrafo 3, p. 300. dei Christiane et secta Gentilium et Machometi secta 44 Su Pellegrino Prisciani, A. ROTONDÒ, Pellegrino fit mentio ». Prisciani (1435.1518), «Rinascimento», IX, 1960, pp. 42 De incognitis, cap. 5 e cap. 20. 69-110.

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no) ricordando l’antica pratica astrologica giudei come i due Abramo già ricordati nelle dell’orazione dei pianeti che osservavano i re loro opere sulle rivoluzioni del mondo. Greci. Il Prisciani, citando Sadan suggeriva in Quella di Abramo ibn Erzra fu tradotta da una lettera alla principessa Isabella d’Este Enrico Bate di Malines e da Pietro d’Abano, Gonzaga che, la sua preghiera per ottenere mentre il De redemptione Israel del Savosarda una grazia sarebbe stata efficace se rivolta nel fu conosciuto nella traduzione dal francese in momento dell’arrivo della configurazione be- latino del frate Theodorico di Northen46. Il nefica della Testa del Drago nel Mezzo cielo De redemptione Israel ricostruisce i calcoli che si stava verificando proprio in quel mo- delle grandi congiunzioni che dall’exordium mento. Se fosse stata invocata con la dovuta mundi permetterebbero di stabilire il tempo devozione, essa avrebbe esaudito la sua pre- della redenzione di Israele. Vi si afferma che ghiera.45 “se noi vogliamo indagare (inquirere) il re- gno e la redenzione di Israele dobbiamo ini- ziare a calcolare la congiunzione più grande 12. La sesta religione, la rinascita (valde magna) che ci testimonia la redenzio- d’Israele ne di Israel che avviene per il riscatto dall’Egitto e la natività di Mosè, evento che a possibilità di una sesta religione segnò l’inizio del regno di Israele”47. come rovina della precedente e rina- scita di una nuova aveva provocato l’attenzioneL per le nuove grandi congiunzio- 46 Si legge nei due manoscritti contenenti il De redem- ni, che avrebbero potuto annunciare la re- ptione Israel, Wolfenbüttel, lat. 479, (Guelf 444 denzione di Israele, da parte degli astronomi Helmst), f. 177ra-183ra, sec. xv e Leipzig Bibl, Univ. Lat 1767, f. 214ra-227ra, ma con diverso explicit poi- ché l’explicit del ms. di Lipsia dà la data del copista 45 Sulla pratica astrologica dell’orazione ai pianeti dei 1446 e l’attribuzione erronea dello scritto ad Abramo re Greci suggerita da Pellegrino Prisciani, sulla base Avenazre; invece nella copia di Wolffenbuettel è di Sadan, cfr. anche A. Luzio, R. RENIER, La cultura chiamato semplicemente Abramo Princeps. Lipsia, ms e le relazioni culturali di Isabella d’Este Gonzaga, Gior- cit., f. 214ra: Incipit “liber Abrahe principis de redem- nale storico della letteratura italiana, 36 (1900), pp. 335- ptione, Israel, Deus lux est et in eo tenebre non sunt 36. Su questo culto pagano dell’orazione dei pianeti in ulle”, f. 227ra: “Explicit liber Abrae Avennarre de re- generale, A. WARBURG, La rinascita del paganesimo demptione filiorum Israel quem transtulit de gallico in antico, ed. E. CANTIMORI, Firenze, 1966, p.249, e il latinum Theodoricus de Norten Baccalarius sacre mio studio sulla rappresentazione delle divinità deca- theologie ordinis predicatorum, scriptum per fratrem niche alla Corte estense di Ferrara e l’influenza delle Theodoricum Russi (?) ordinis fratrum minorum de conoscenze astrologiche di Pellegrino: Gli affreschi a- convento Gotingensi anno domini millesimo quadrin- strologici del Palazzo Schifanoia e l’astrologia alla corte centisimo XLVI, in Gronenberch pro tunc ibidem dei Duchi d’Este tra Medioevo e Rinascimento, in L’Art lector”. de la Renaissance entre science et magie, ed. Ph. Morel, 47 ABRAMO SAVOSARDA De redemptione Israel, Roma, 2006, pp.52-82.. ms. Wolfenbuetttel, cit., f 177vb.

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13. L’astrologia teocentrica di A- zione dei pianeti).49 Ma nonostante le critiche bramo Savosarda (Bar Chijja): il Li- questo calcolo corretto sui moti medi e veri ber de redemptione Israel. delle congiunzioni era valido. Così Pierre d’Ailly si riferisce al Savosarda quando af- bramo Savosarda voleva dare una ferma nel capitolo 32 del suo Elucidarium conferma scientifica alla fede nella che egli “ha riferito queste dottrine di tale rinascita di Israele ritenendo certo Abramo dalle sue parole, affinché da esse si cheA i destini religiosi hanno il loro fonda- possa ricavare il modello per l’applicazione mento nel cielo, e che i calcoli matematici di queste e simili congiunzione medie, ai dell’astrologia delle congiunzioni potevano numerosi mirabili eventi che egli (Pierre) indicarne la direzione futura. Essi erano cal- aveva notato in questo libro già citato (“hec colati sul moto medio dei pianeti come indi- autem ex Abrahe illius dictis breviter recitavi cato da Albumasar. Abramo Savosarda li ut ex his capiatur exemplum applicandi has calcola di nuovo sul loro moto vero, criti- et similes coniunctiones medias ad magnos et cando questo metodo, secondo la sua conce- mirabiles eventus rerum quales multos nota- zione neoplatonica del creato per cui ritiene vi in preallegato”). che i circoli celesti, eccentrici, epicicli e defe- Così le grandi congiunzioni secondo A- renti, siano circoli reali, sostanziali. Sulle ba- bramo avvengono ogni 238 anni e non ogni si di una metafisica teocentrica della luce, ri- 24050 e il millennio dovuto alla congiunzione tiene che la generazione delle forme sublu- fortis o valde magna in 973 anni anziché 960, nari avvenga per le radiazioni luminose dei come sostenevano i seguaci di Albumasar. corpi celesti, la cui azione è più forte nel cen- Pertanto l’oroscopo di Cristo che è calcolato tro che nelle circonferenze che portano i pia- sui calcoli dell’Exordium mundi e della nasci- neti. Così i pianeti sono sfere sostanziali che ta della religione d’Israele scandita dagli e- hanno più forza delle semplici congiunzioni venti della vita di Abramo e di Mosè, era de- in virtù dei loro centri e influenza maggiore scritto con l’ascendente in Vergine nella tri- rispetto alle circonferenze di tutti i circoli de- plicità di terra come stabilito da Albumasar e scritti dai pianeti e quindi anche del moto medio48 calcolato sul circolo equante (equa- 49 Cfr. la ricostruzione di questa tecnica astrologica per uniformare i movimenti apparenti dei moto dei pianeti più veloci quando accelerano o più lenti quan- 48 De redemptione Israel, ms Wolfenbuettel, lat 479, f do retrogradano nell’insegnamento astronomico fino 177 rb-va e G. FEDERICI VESCOVINI, Une versio- al secolo XVI di O. PEDERSEN, The Theorica Pla- ne latina medievale dell’opera escatologica di Abramo netarum and its Progeny in Filosofia, scienza e astrologia Bar Hijja (Savosarda), « Megillat-ha-Megalleh: il Li- nel Trecento Europeo, con un intervento di R. Kli- ber de redemptione Israel », in Filosofia e cultura per Eu- bansky, G. Federici Vescovini, F. Barocelli ed., Pa- genio Garin, C. Vasoli, M. Ciliberto ed., Roma, Edito- dova, Il Poligrafo, 1992, pp. 53-79. ri Riuniti, vol. 1991, pp. 6-37, in particolare pp. 22-23 50 De redemptione Israel, ms., Wolfenbuettel cit., f. con l’esposizione di questa teoria. 177va.

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su questo calcolo riferito da tale Abramo si arti, filosofia e medicina di Pavia, di Bolo- incentra la discussione testuale di Pierre gna, di Padova, di Firenze (1375-1411). d’Ailly. Pertanto per Abramo la nascita di Questa possibilità generava preoccupazione Cristo sarebbe avvenuta in un segno che in- perché era collegata anche all’eventualità dicava sortilegio e incantazione, come del della distruzione dei popoli che la professa- resto la grande congiunzione che avrebbe vano. Egli si domandava se le religioni erano preannunciato la nascita di Maometto che, solo cinque, oppure sei. Da filosofo aristote- secondo Abramo, era avvenuta nella succes- lico critico, logico sottile, matematico di fa- siva triplicità dello Scorpione che significa ma per la sua opera di perspectiva e astrologo empietà e falsità. Mentre la redenzione di I- stimatissimo da condottieri famosi come Fa- sraele è stabilita con la triplicità nel segno cino Cane e dai Signori di Padova, i Carra- dell’Acquario con l’ascendente in Sagitta- resi53 e i Visconti di Milano, Biagio, già cen- rio,51 con Giove e Venere congiunti, così surato dal Vescovo di Pavia per le sue idee come - aggiunge - è chiaro dal grafico che è che sostenevano un forte determinismo a- disegnato (ut patet in figura).52 strale e negavano l’immortalità dell’anima razionale che può essere generata per gene- razione spontanea dalla potenza della mate- 14. Biagio Pelacani da Parma e la ria sotto un favorevole aspetto astrale, pru- rinascita d’Israele dentemente è cauto nell’ammettere la possi- bilità di questa sesta religione, che sarebbe la na eco della identificazione di que- conseguenza della fine della quinta, ossia del sta sesta religione che porterebbe a cristianesimo: ma citando la teoria delle un ritorno della religione di Israe- grandi congiunzioni di Albumasar ritiene Ule così che il messaggio religioso non termi- che possa essere possibile, e che questa sia nerebbe con la quinta religione, l’ultima una rinascita della religione di Mosè e un ri- quella di Cristo, certa ed eterna, (convinzio- torno della religione ebraica. Afferma per- ne sostenuta fermamente da tutte le autorità tanto in diversi passi dei suoi commenti alle religiose come il teologo Enrico di Har- opere di Aristotele come nei Meteorologica e cklay) e pertanto, dopo questa ne sarebbe ar- nel De anima, che “quando Giove si unisce a rivata una altra, si ritrova nelle domande che Saturno, poi con Marte e così con gli altri si poneva Biagio Pelacani da Parma (Costa- pianeti, fa sei congiunzioni e per questo le mezzana-Parma, 1354 circa-Parma 1416) religioni sono cinque - (è prudente, ma si nelle sue lezioni di filosofia naturale e di a- corregge) - oppure sei, diverse tra loro: così stronomia, che egli teneva nella Facoltà di dalla congiunzione di Giove con Saturno na-

51 Op cit., ms. cit., f. 180vb-181rab. 53 Cfr. Padova Carrarese, a cura di E. Berti, Padova, 52 Op cit., ms. cit., f. 183rb. 2004.

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sce la Giudaica, di Giove con Marte la Cal- stronomia all’Università di Bologna dal 1322 dea i cui fedeli sono gli adoratori del fuoco; al 1324 commentando la Sfera del Sacrobo- di Giove con il Sole, l’Egiziana; di Giove sco che la sfera celeste e terrestre era gover- con Venere i Saraceni; di Giove con Mercu- nata dai demoni degli angoli coluri e risiede- rio quella Cristiana; di Giove con la Luna vano nei quattro punti cardinali. Egli espo- dovrebbe ristabilirsi (reparabitur) la religione neva nelle sue lezioni pubbliche le dottrine degli ebrei e - aggiunge malignamente - se dualistiche dell’“empia” religione di Zoroa- sia più stabile e più grata a Dio, io non posso stro (il testo pervenuto è emendato), soste- dirlo”.54 nendo tra l’altro che la nascita di Cristo e il Queste dottrine furono accettate da poche suo messaggio di salvezza erano dovuti alla personalità date le opposizioni sia delle auto- necessità delle congiunzioni astrali, che la rità rabbiniche che di quelle cristiane. nascita virginale di Maria dipendeva dall’influsso degli spiriti Incubi e Succubi, come la vita di molti santi e che le vicende 15. Cecco d’Ascoli della sua vita erano quindi opera dei demoni signori degli astri (e non di Dio). Egli si ’evento della condanna al rogo di vantava anche non solo di conoscere il futu- Cecco d’Ascoli (Francesco Stabili), ro, ma di compiere prodigi con l’aiuto del medico, astrologo e negromante, demone Floron. Lche fu bruciato vivo a Firenze nel 1327 per Queste dottrine astrologiche magico- diversi motivi, non ancora tutti chiari e mol- negromantiche tuttavia rappresentarono un to complessi, sia politici, sociali e religiosi55, unicum nella storia delle relazioni tra astro- ne fu una conferma. Cecco d’Ascoli sostene- logia e religione di questi secoli, perché in- va nel suo insegnamento istituzionale di a- troducevanono la magia negromantica nell’astrologia. Le pratiche astrologiche teu-

54 BIAGIO PELACANI DA PARMA, Questiones de rgiche negromantiche della magia astrale anima, ed. G. Federici Vescovini, Firenze, Olsckhi, riemergeranno poi nel Rinascimento con la 1974, pp. 80-81. riscoperta del testo di astrologia negroman- 55 Per la ricostruzione di queste eventi con la pubblica- tica ermetica araba Picatrix, probabilmente zione di alcuni documenti cfr il mio Le Moyen âge ma- anche con la mediazione autorevole di Mar- gique, la magie entre religion et science aux XIIIe et XI- silio Ficino. L’intervento dell’Inquisizione di Ve siècle, cap. XI, Paris, Vrin, 2011, pp. 279-298. Cfr anche A RIGON ed., Cecco d’Ascoli, cultura, scienze e Bologna congiuntamente a quella di Firenze politica in Italia nell’Italia del Trecento, Roma, Istituto portò alla condanna irrevocabile di Cecco. E Storico Italiano per il Medioevo, 2007. Per il testo e- la sua fine funesta ebbe sicuramente una va- mendato dall’edizione Bevilacqua 1499, Venezia, Ot- sta risonanza. La teoria dell’influenza degli taviano Scoto, 1518 del De Sphaera cfr. L. THOR- astri per spiegare la storia degli eventi reli- NDIKE ed., The Sphere of Sacrobosco and its Commen- giosi e la nascita delle religioni era argomen- tators, Chicago, University Press, 1949. to proibito, condannato, da non professarsi.

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La eccezione più vistosa che si ebbe tra la Domenico Gundissalvi e di Roberto Kil- fine del Trecento e gli inizi del Rinascimento wardby, distingue una astrologia superstiziosa è rappresentata dall’opera del cardinale Pie- da una valida. La prima è quella che pretende tro d’Ailly che sarà uno dei bersagli delle di predire gli eventi individuali (o genetliaca, critiche più virulente di Giovanni Pico della de nativitate) a cui teneva particolarmente il Mirandola nel suo trattato contro l’astrologia pronostico teorizzato da Tolomeo nel Quadri- divinatrice. partito. Quella accettabile è invece l’astrologia mondiale dei congiunzionisti che sostengono l’oroscopo degli eventi del mondo. La genet- 16. Pietro d’Ailly liaca o delle nascite individuali è superstiziosa e illegittima perché sottopone la volontà uma- ietro d’Ailly (1350-1420) Vescovo di na alle cause meramente naturali. Il caso Cambrai56, fa in parte propri gli ar- dell’astrologia mondiale è diverso perché non gomenti delle condanne parigine di riguarda la volontà individuale degli uomini, PEtienne Tempier del 1270-77 contro il deter- ma vicende universali. Tuttavia nei primi minismo dei corpi celesti, e degli scritti contro scritti che trattano di questo argomento egli le pretese divinatorie dell’astrologia di Nicole non associa la previsione astrologica dei gran- Oresme vescovo di Lisieux e di Enrico di di eventi religiosi alla profezia, posizione che Langenstein illustri dottori dell’Università di invece farà propria nelle opere mature del Parigi. Pietro d’Ailly nelle prime opere in cui 1414. Pietro d’Ailly vive le vicende del grande tratta di astrologia57 cerca di adattare la sua scisma del Concilio di Costanza e si interroga dottrina astrologica alle esigenze della scienza sulle vicende della Chiesa turbata da discordie sacra e della teologia e pertanto seguendo le e dissensi, che potrebbero preludere orme delle distinzioni apportate dagli enciclo- all’avvento dell’Anticristo e alla fine del mon- pedisti cristiani come Isidoro di Siviglia e poi do. Si può infatti sottrarre la storia dall’oriz- della classificazione delle scienze lecite di zonte del giudizio? È possibile pensare una storia senza fine intendendosi con questo una 56 Cf. B. GUENÉE, Entre l’Église et l’État. Quatre vie storia senza giustizia?58 Nella visione teologi- de prélats fraçais à la fin du Moyen Âge, Parigi, Galli- ca della storia umana di quei tempi la fine del- mard, 1987, pp. 125-299; in particolare sull’astrologia la storia era vista come necessaria perché sog- di Pietro d’Ailly cfr. L. ACKERMANN SMOLLER, getta al giudizio di Dio, sia per i ‘nuovissimi’ History, Prophecy and the Stars, The Christian Astrolo- gy of Pierre d’Ailly, Princeton, Princeton University dei Cristiani che per gli Ebrei che attendevano Press, 1994 e G. FEDERICI VESCOVINI, Medioevo ancora l’avvento trionfante di Israele con la magico. La magia tra religione e scienza nei secoli XIII e Resurrezione della nuova Gerusalemme. Una XIV (su Pietro d’Ailly, pp. 253-275), Torino, Utet, 2008, traduzione francese, Paris, Vrin, 2010. 58J. BENOÎT, La fin de l’histoire, in dello stesso e F. 57PIETRO D’AILLY, De falsis prophetis, ed. Dupin, MERLINI, Après la fin de l’histoire, temps, monde, his- Antwerp, vol 1, coll. 511-603. toricité, Paris, Vrin, 1998, p. 17.

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visione escatologica pervadeva il pensiero più d’Ailly, qualunque previsione non ha un ca- consapevole dei dotti sia Cristiani che Ebrei rattere necessario, ma solo congetturale e soprattutto al finire e all’inizio dei secoli come probabile. Infatti il procedere della natura non negli anni di Pietro d’Ailly e la sua posizione è mai necessario in quanto dipende dal decre- risulta per questo assai vicina a quella di Rug- to divino (nutu Dei), per cui Dio ha disposto gero Bacone. di “cooperare con le cause naturali, salvo do- In un sermone del 1385 ricorda la profezia ve sia intervenuta una causa miracolosa”. di Gioacchino da Fiore sull’avvento L’ordine naturale che esprime la potentia ordi- dell’Anticristo e la previsione di Arnaldo di nata, così come si discuteva in quegli anni nel- Villanova nel De tempore adventus Antichristi59 le Università leggendo le Sentenze, non costi- che, tuttavia, non era condotta con argomen- tuisce a suo avviso un limite per la potentia tazioni astrologiche, ma tratte dalla Bibbia se- Dei absoluta60. condo la profezia di Daniele e dalla dottrina di Queste tesi sono ampiamente sviluppate Agostino. Pietro d’Ailly riteneva prossima la nella Trilogia, le cui affermazioni tanto scan- fine del mondo anche se affermava di non po- dalizzarono successivamente Giovanni Pico: il ter stabilire quando sarebbe avvenuta. Vigintiloquium seu concordantia astronomicae Nel De legibus et sectis contra superstitiosos veritatis cum teologia. Concordantia astronomi- astrologos del 1410 sulla base della sua idea cae veritatis cum historica narratione. Elucida- dell’accordo tra rivelazione biblica e congiun- rium, Augusta, Ratdolt, 1490, 1499 per la zioni astrali, egli riprende lo schema di Albu- emendazione di Giovanni Engel. In questo masar e stabilisce che le religioni sono sei, scritto egli ci fa intendere di credere, mag- quella dei Cristiani, degli Ebrei, dei Caldei, giormente rispetto alle sue opere precedenti, degli Egizi, dei Saraceni, e poi la sesta ancora nella validità delle previsioni dell’astrologia da venire, quella dell’Anticristo per i cristiani, greco-arabo-latina di cui si mostra particolar- della caduta della religione di Maometto per i mente competente. In particolare rivela mussulmani e della rinascita di Israele per gli l’influenza non solo dei maggiori astrologi a- Ebrei. La teoria congiunzionista è giustificata rabi come Messahalla e Albumasar, ma soprat- da Pietro d’Ailly rispetto alla genetliaca rite- tutto riconosce l’origine ebraica dell’astrologia nuta invece superstiziosa, con l’argo- che risalirebbe a Noè, il quale illuminato da mentazione di una certa tradizione precedente Dio previde il diluvio universale. Egli quindi secondo la quale essa verte su eventi generali, sostiene di poter mostrare la concordanza tra non riguarda l’azione degli individui e non profezie rese per divina ispirazione perché determinerebbe quindi il libero arbitrio. In proferite per illuminazione divina, e le rivolu- ogni caso, afferma prudentemente Pietro zioni astronomiche. Esse possono accordarsi e

59ARNALDO DE VILLANOVA, De tempore adven- tus antichristi, ed. J. PERANAU, Arxiu de Textos Ca- 60PIETRO D’AILLY, Questions sur les Sentences, ed. talans Antics, 7-8 (1988-1989), pp. 67-133. Petit, Paris, s.d., f. 192 B.

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ancor più confermare coi loro “giudizi” che si del testo che: “le applicazioni degli avveni- ricavano dallo studio dei transiti dei pianeti, i menti più importanti del mondo che si trova- grandi eventi religiosi. In questa opera egli si no consegnate qui [in questo medesimo testo], richiama al testo di escatologia astrologica e- non sono per queste cose dette [le critiche braica, il Liber de remdemptione Israhel che è la mosse prima] da condannarsi, perché si pos- quinta parte del Liber revelatoris (Megillah ah- sono salvare per varie ragioni, primo conside- Megalleh)61 dell’astronomo, matematico e filo- randole congiunzioni vere e non solo le mas- sofo operante nella prima metà del XII secolo sime, ma anche quelle più importanti di cui ho e vissuto a Barcellona, Abramo Savosarda, - trattato di sopra”. (Verumtamen applicationes io ritengo -, quell’Abraham Judeus, spesso ci- notabiliorun rerum gestarum ibidem [cioè nel te- tato puntualmente da Pietro d’Ailly. Questa sto che discute di questo Abramo] consignate, attribuzione ci appare credibile poiché egli cita non sunt propter hoc cotemnende quia multiplici- Abramo come l’autore del quinto libro della ter salvari potueruntnt, primo per consideratio- redenzione di Israele di cui nell’Eucidarium, nem ad coniunctiones veras non solum maximas, specialmente nei capitoli 32 e 33, egli ne discu- sed etiam ad alias de quibus alique valde notabi- te diligentemente i calcoli e che una volta sola les superius recitate sunt) [Elucidarium, cap.29]. chiama Avenezre (cap. 32)62. Lo corregge pro- Pur criticandolo, egli accetta il principio cedendo nei calcoli, ma ne condivide generale della astrologia teocentrica dell’ac- l’impostazione poiché egli osserva che le paro- cordo tra i transiti astrologici e le vicende sto- le di tale Abramo forniscono la radice delle riche della Bibbia. Così tutta la discussione congiunzioni. più accesa con questo Abramo verterà sulla Afferma pertanto attenuando le sue critiche collocazione data da Abramo (che segue Al- bumasar correggendolo) della nascita di Cri- sto nella triplicità di terra anziché in quella 61 Sui mss. latini del Liber de redemptione Israhel e la di- d’aria come doveva essere ed era a suo avvi- scussione di Pietro d’Ailly in part. G. FEDERICI 63 VESCOVINI, Pierre d’Ailly e Abramo Savosarda: una so. Erronea è dunque quella indicata da A- fonte ebraica dell’‘Elucidarium’ di Pierre d’Ailly, in Les bramo e da quanti hanno accettato i suoi cal- philosophies morales et politiques au Moyen Âge (Atti coli. Come accennavo, il fraintendimento di del IX Congresso internazionale di filosofia medieva- Pierre d’Ailly tra i due Abrami è un dato sto- le, Ottawa 17-22 agosto 1992), New York, Ottawa, rico culturale. La falsità dell’attribuzione fu Toronto, 1995, vol. III, pp. 1635-1655 e il mio Medio- indicata chiaramente da Giovanni Pico quan- evo magico, cit., pp. 253-275. 62“Hec autem ex Abrahe illius dictis breviter recitavi do scrisse che “falsamente il cardinale chiamò et ex his capiatur exemplum applicandi has et similes questo Abramo Iudeo, Avenazre sebbene esso coniunctiones medias ad magnos eventus earum qua- fosse quello che chiamano Nasi, ossia il Patri- les multos notavi in preallegato tractatu de concor- dantia astronomie et historice veritatis et poterit sumi radix ad consignandum illas coniunctiones ex illa quam dictus Abraham notavit” (Elucidarium, cap. 32). 63 PIERRE D’AILLY, Elucidarium, cap. 24 e 25.

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arca”.64 La confusione del d’Ailly dei due A- nes, che è spesso citato da lui in questa trilogi- brami in questo caso è tuttavia giustificata da a. Enrico Bate di Malines nel suo prologo alla una delle fonti65 che egli doveva usare, che era traduzione del De magnis coniuctionibus di A- il De rivolutionibus mundi di Abramo ibn E- bramo Avenazre attribuisce all’Avenazre il zra66 nella traduzione di Enrico Bates di Mali- Liber de redemptione Israel come quinto libro, che sappiamo essere la quinta parte del Liber Revelator (Megillah a-Megalleh del Savosar-

64 GIOVANNI PICO DELLA MIRANDOLA, Di- da). Pertanto l’attribuzione erronea del testo sputationes in astrologiam divinatricem, Bologna, 1496, che ha sotto mano dei calcoli delle rivoluzioni II, cap 5: “Abraam iudeus, non qui dicitur Avenazre del mondo può dipendere dalla confusione di ut false credidit Alliacensis (Pierre d’Ailly), sed quem queste sue fonti principali tra cui quella di vocant Nasi, hoc est patriarcham”. Enrico Bate di Malines. Dovremo arrivare alle 65 Jean-Patrice Boudet che ha ricostruito il testo della Disputationes contra astrologiam divinatricem di Trilogia sui manoscritti, osserva che questa redazione è opera di più mani e nell’edizione ha avuto anche la Giovanni Pico della Mirandola perché terza mano della emendazione dello Engel. Non sap- l’equivoco storico fondato sulla indistinzione piamo dunque da chi sia aggiunto il nome Avenazre tra i due Abrami sia messo in luce. L’Abramo (ibn Ezra) o se sia sua l’attribuzione. Pare evidente Princeps detto Nasi o il Patriarca, che è tuttavia che il D’Ailly doveva avere sott’occhio en- l’autore del Liber de redemptione Israel è il Sa- trambe le opere dei due Abrami sulle congiunzioni. Le vosarda. Questo testo che costituisce la quinta due mani sono secondo il Boudet, una del nipote e l’altra di uno sconosciuto, molto più esperto di lui nei parte del Liber revelatoris è l’unica parte di calcoli che intende correggere ai quali bisognerà ag- questa opera che nella sua interezza non fu giungere anche la mano dell’editore che ha emendato conosciuta dai latini e circolò solo nel testo o- le edizioni del 1490 e del 1499. Cf. J.-P. BOUDET, riginario ebraico.67 Un prelat et son équipe de travail à la fin du Moyen âge, Il d’Ailly accetta pienamente l’im- Terrarum orbis, 3 (Actes du Colloque de l’Universitè postazione della teoria congiunzionista di tale de Reims, 18-29 nov- 1999), Turnhout, 2002, pp. 129; sg, su l’oroscopo di Cristo, pp.133-135. Abramo che sostiene l’accordo tra rivelazione 66 ABRAMO IBN EZRA, De revolutionibus annorum religiosa e i calcoli astrologici, ma ne critica mundi, Limoges, Bibl. Munic., ms. n. 9, f.131v: “Inci- aspramente i numeri e le date che falsano a pit prologus translationis libri Hebere Hevenere de suo avviso il periodo della nascita del Cristia- revolutionibus anno rum mundi seu de seculo. In ves- nesimo e quindi di Cristo. Pertanto tibulo quidem sermonis obstupuimus ignorantes quo nell’Elucidarium dal capitolo 24 al capitolo 32 animi principi astrologorum Albumasar deferre ne- glexit quin saltem tanti verba philosophi in parte in- terpretatus fuisset … qui se gloriatur illius discipulus citazione intera del passo cfr il mio studio “Pierre qui significationibus coniunctionum in triplicitatibus d’Ailly e Abramo Savosarda”, cit., p. 1643. iudicia commiscet espresse coniuntionum mediarum 67 Il testo ebraico è stato tradotto interamente in spa- ex dictis “Abrae Principis in quinta particula libri re- gnolo da J. M-Millàs Vallicrosa. Edizione di A. Po- demptionis Israel”, quem quidem Habraam iste co- znanski con introduzione e note di J. Guttmann, Ber- gnominatus Hevenere ». Il passo non è chiaro, per la lino, 1924.

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e poi nel 34 fa una revisione dei valori mate- vano elaborato le nuove Tabulae alphonsinae matici del Liber de redemptione Israhel per cor- che furono tradotte in latino verso il 1320- reggere l’oroscopo del Cristianesimo e di Cri- 1325 da Jean de Murs et da Jean de Lignères. sto, presentato da Abramo che seguiva ancora Esse si diffondono solo alla metà del secolo le date delle rivoluzioni di Albumasar e lo so- XIV con i Canoni di Giovanni di Sassonia68. stituisce con il suo. Pietro d’Ailly confuta la Esse si sostituirono alla uronografia di Tolo- ricostruzione astrologica di quanti accettava- meo nella revisione di al-Battani e di al- no la descrizione dell’oroscopo della religione Souphi (l’Azolfi dei latini) le cui Tavole erano secondo i dati forniti da Albumasar ossia che fino ad allora state alla base dell’insegnamento il Cristianesimo fosse sorto con una Triplicità dell’astronomia . di terra con l’ascendente tra il 5 e il 7 grado Queste discussioni di Pietro d’Ailly posso- della Vergine (“Ascende una Vergine di bian- no essere considerate un punto di riferimento ca veste...”) anche se essa pareva giustificare preciso di moltissime critiche che si ebbero la nascita di Cristo da una Vergine Immacola- per tutto il Quattrocento e nel Cinquecento ta: Ma secondo altri interpreti questa figura come quella di Marsilio Ficino e di Giovanni appariva non adatta perché coinvolgeva anche Pico che lo cita a più riprese anche in capitoli l’opposizione tra Mercurio in Pesci e diversi per avversarlo e demolire nei minimi l’ascendente in Vergine interpretato come un dettagli le sue tesi69. Le loro posizioni, avverse aspetto negativo. Pertanto Pietro d’Ailly criti- a questa disciplina, non paiono tuttavia simi- ca fortemente questo ascendente in Vergine e li70. preferisce sostituire tutta la congiunzione del- la triplicità di terra che presiedette la nascita del Cristianesimo e quindi indirettamente di Cristo, con la triplicità di aria con l’ascendente 68Su ciò in particolare E. POULLE, Les Tables alfon- in Bilancia. Questo aspetto a parere di tutti gli sine avec les Canons de Jean de Saxe, Paris, CNRS, 1984, pp. 6-17-19. astrologi di quegli anni aveva infatti un signi- 69GIOVANNI PICO, Disputationes adversus astrolo- ficato altamente nobile ed elevato essendo la giam divinatricem, Bologna, 1496; ed. E. GARIN, Fi- Bilancia il segno della Giustizia di cui Cristo renze, 1942, 1946, 1952; ristampa Torino, Nino Ara- ne rappresenta il Sole. La correzione introdot- gno, 2004. Contro Pietro d’Ailly non solo il libro II, ta da Pietro d’Ailly era giustificata dalle nuo- cap. 4, cap. 11: “Non esse astrologiam religioni uti- ve conoscenze astronomiche dovute ai rinno- lem”, ma soprattutto il libro IV, cap. 7, 8, 9, 10, 15, 16; contro l’annuncio della stella dei Magi afferma: “cum vati calcoli forniti dagli astronomi di Alfonso falsa sit astrologia, theologicae veritati non posse con- X di Castiglia alla metà del secolo XIII che cordare”. avevano unito i dati della precessione degli 70Cfr. la revisione della interpretazione dei rapporti tra equinozi di Tolomeo (rivisti da Albattani e al- Pico e Ficino di F. YATES Giordano Bruno and the Souphi) con quelli della dottrina dell’oscil- Hermetic Tradition, Chicago, Chicago Press, 1964, p. lazione in avanti e indietro dell’ottava sfera di 84, di D. RUTKIN, Magia, cabala, vera astrologia, in Nello specchio del cielo, cit., pp. 31-45. Azarquel detta trepidaxio fissarum. Essi ave-

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17. Marsilio Ficino depurata da tutti i barbari tecnicismi degli a- strologi arabi. Conduce pertanto una critica ome ho cercato di mettere in luce in pungente alla dottrina dello Zodiaco degli a- un’altra occasione71, Marsilio Ficino stronomi tolemaici, espunge tutta la casistica (1433-1499) ha avuto almeno due at- matematica dei gradi, degli aspetti, delle con- Cteggiamenti diversi rispetto all’astrologia, una giunzioni, delle triplicità, delle domificazioni, destruens e una construens, le quali accompa- delle Parti arabe (la Pars fortunae, infortunae, gnano le fasi della sua speculazione che appare mortis, vitae etc.), dell’ora di nascita, che gli influenzata alla fine della sua attività quando appaiono macchinose elaborazioni degli inter- commenta le Enneadi di Plotino, dalla visione preti tolemaici sia arabi, come Alkindi, Albu- neoplatonica del cosmo di questi. Egli ne re- masar, Alkabizio, Gergis che latini che egli cupera la teoria della corrispondenza tra il cie- conosce molto bene. Lo Zodiaco non deve es- lo e la vita umana e quindi elabora una astro- sere inteso come “quantità”, ma come “quali- logia medica tutta spiritualizzata che si prende tà”; esso è una essenza spirituale, la dimora di cura dell’anima-.pneuma dell’uomo, posto al pure entità, quelle anime semidivine che gli a- centro di un cosmo animato dove tutte le cose stronomi riassumevano nelle virtù delle 48 hanno un’anima, anche le pietre posseggono immagini celesti74. Anzi egli affermerà che il animulae. In questo contesto antropologico i cosmo non è scandito né per otto, né per nove cieli non sono intesi più come cause, ma segni. (cieli), ma per dodici, richiamandosi a un pita- Pertanto mentre nello scritto giovanile del gorismo che sarà proprio da lui resuscitato. 1477, la Disputatio contra iudicium astrologo- Così al moto esteriore del cielo degli astrologi rum72 critica aspramente l’astrologia medieva- medievali Ficino contrapporrà nel De triplici le, da questa condanna sarà salvata un’as- vita, il cui terzo libro si intitolava proprio De trologia medica spiritualizzata quando stende vita caelitus comparanda, una nozione di circui- il De triplici vita (1493)73 secondo una dottrina tus, circolazione celeste-terrestre, naturale li- bera, dove naturale non ha più il significato della physis di Aristotele che è il principio so- 71Cfr. il mio studio Marsilio Ficino e lo spirito celeste, stanziale del movimento dei quattro elementi Annali della Fondazione Ugo Spirito, V, 1993, pp. 71-90 che passono dalla potenza all’atto, secondo la e L’espressività del cielo di Marsilio Ficino. Lo Zodiaco relazione di causa effetto, ma è pneuma, ani- medievale e Plotino, Bochumer Philosophisches Jahrbuch ma. für Antike und Mittelalter, I, 1996, pp. 111-126. Cfr. anche D. RUTKIN, op. cit., passim. Ficino pertanto espunge dallo Zodiaco me- 72La Disputatio è edita da P.O. KRISTELLER, Sup- dievale la teoria della causalità di Aristotele e plementum ficinianum, Firenze, Olschki, 1936, vol. II, pp. 12-76. Basilea, Enricus Petrus, 1576, vol. II (repr. Torino, 73M. FICINO, Three Books of Life, Binghamton, Bottega d’Erasmo, 1962). Center for Medieval and Early Renaissance Study, 74M. FICINO, Theologia platonica, ed. M. SCHIA- 1989; per il commento delle Enneadi cfr. Opera omnia, VONE, Bologna, Zanichelli, 1965, vol. I, p. 254.

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quindi dell’azione fisica dell’astro, per sosti- lis)77 a proposito della Festività del 6 gennaio tuirla con quella di “segno significatore” di cui si era avuto un altro esempio anche in un dell’evento e con quella della pendentia o de- sermone giovanile di Nicola Cusano78 propo- pendentia degli eventi terreni, dai ritmi celesti. sito della stella di Betlemme. In questo sermo- Egli recupera una visione astrologica neopla- ne Cusano aveva citato la teoria delle grandi tonica delle sorti umane individuali, ma rifiuta congiunzioni di Albamasar. Ma egli dichiarerà qualunque teoria congiunzionista di astrologia di essere fortemente scettico nei confronti di mondiale, sulla quale si giustificava un accor- qualunque previsione astrologica poiché essa do tra previsione astrale e narrazione religiosa. gli appare puramente casuale. Così affermerà In una Epistola75 tratta con molta ironia anche nel De staticis experimentis79 a proposito dell’oroscopo delle religioni affermando che, della validità dei pronostici astrologici e lo di- tralasciando la considerazione che le religioni mostrerà nel trattato sulla previsione dei No- cambiano di rado nonostante i pianeti maggio- vissimi. La fine del mondo e il giudizio finale ri si congiungano spesso come accade (poiché con il ritorno di Cristo a giudicare i vivi e i ogni 969 anni tornano sempre nello stesso gra- morti, la fine della storia terrena e l’avvento do e in quell’intervallo si congiungono quattro del regno eterno, promesso da Cristo, lo ave- volte in un segno) è stupefacente che la legge vano sempre interessato ma non in una acce- divina Mosaica o Cristiana non sia esistita zione astrologica. Ne è testimonianza il tratta- prima in tante epoche del mondo, oppure non tello De coniectura de ultimis diebus80 redatto sia stata da tempo distrutta. Ciò non toglie che nel 1446, in cui prevede la resurrezione finale in un sermone76 del 1482 De stella magorum in (i Novissimi) con l’avvento di Cristo trionfan- occasione del Natale riprenda il motivo della te, la fine dell’opera di Dio nel mondo e così la correlazione tra eventi biblici e fenomeni a- fine dei tempi. In questa operetta infatti Cusa- strali, riallacciandosi alla narrazione dei Van- no non si fonda sui calcoli astrologici delle geli del viaggio dei re Magi che seguivano la grandi congiunzioni e della precessione degli stella cometa che li guidò fino a Betlemme. Tuttavia questo appare un topos retorico della 77M.D. CHENU, Astrologia praedicabilis, «Archives predicazione evangelica (astrologia praedicabi- d’histoire doctrinale et littéraire du Moyen Âge», 31(1964), pp. 62-65. 75M. FICINO, Epistolarum Liber VII, in Opera omnia, 78N. CUSANO, Ubi est qui natus est Rex Judaeorum, cit., vol. I. in Cusanus Texte, I, Predigten, 2/5, ed. J. KOCH, 76M. FICINO, De stella magorum, Praedicationes, in Heidelberg, Meiner, 1937, pp. 84-86. Opera, cit., vol. I, pp. 489-491; Apologia quaedam in 79N. CUSANO, Gli esperimenti di statica, in I Dialoghi qua de medicina, astrologia, vita mundi, item de Magis dell’Idiota, trad. it. G. FEDERICI VESCOVINI, Fi- qui Christum statim salutaverunt, ed. KASKE, in De vi- renze, Olschki, 2003, pp. 95-96. ta, cit., pp. 394-404, su ciò cfr. anche S.M. BUHLER, 80N. CUSANO, La congettura sulla fine del mondo, Marsilio Ficino’s ‘De stella magorum’ and Renaissance trad. it. di G. Federici Vescovini, in La pace della fede View of the Magi, Renaissance Quaterly, 43(1990), pp. e altri testi, Firenze, Ed. Cultura della Pace, 1993, pp. 348-371. 69-82.

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equinozi, ma prende come unità di misura gli mentazioni, la posizione delle Disputationes anni della vita di Cristo e i giubilei indetti dal adversus astrologiam divinatricem del 1493-94 papato. Con questo trattatello redatto a scopo di Giovanni Pico (1463-1494). Egli non giu- morale e consolatorio trattandosi di una sem- stifica nessun tipo di influenza astrale come plice congettura81, egli mostra di distaccarsi invece farà Ficino nel De vita caelitus compa- dalla tradizione dei pronostici astrologici, co- randa che trasforma la causalità del cielo in me anche dalle profezie apocalittiche dei gioa- segno intelligibile sotto l’influenza della co- chimiti che non si erano mai avverate82. È no- smologia di Plotino. Esse furono edite affret- tevole tuttavia che Ficino nella sua riforma tatamente dal nipote Gianfrancesco Pico a dell’astrologia medica individuale e spiritualiz- Bologna nel 1496 anche probabilmente a sco- zata secondo la visione plotiniana degli astri, po edificatorio per difenderlo dalle accuse di segni e non cause, parli in questo Sermone del eresia proprio nel momento della predicazione 1482 dell’oroscopo di Cristo già discusso da di Girolamo Savonarola84 che considerava Pietro d’Ailly, parlando secondo la consuetu- l’astrologia una invenzione diabolica contro le dine risalente ad Albumasar dell’Ascendente verità cristiane e dannata nella Sacra Scrittu- nel primo Decano del segno di terra della ra85. Giovanni Pico nelle Disputationes passa Vergine. Ma tutte le discussioni con le discor- in rassegna tutte le dottrine astrologiche dei danze che ne erano derivate evidenziavano, a grandi maestri medievali, arabi, ebrei come parere di Ficino, la totale inaffidabilità di que- Abramo Savosarda, e latini che l’hanno giusti- sti calcoli. ficata, da Alberto Magno e Ruggero Bacone, fino ai teologi come Tommaso d’Aquino86, Pietro d’Ailly e ai medici come Pietro 18. Giovanni Pico della Mirandola 84In part. G. GARFAGNINI, La questione astrologica iversa da questa impostazione filo- tra Savonarola, Giovanni e Gianfrancesco Pico, in Nello specchio del cielo, cit. pp. 117-137. sofica di Ficino appare, nonostante 85G. SAVONAROLA, Contro l’astrologia divinatoria, i temi comuni più evidenti come la Firenze, 1497 (IGI, 8787), libro III, cap. 4 contro criticaD al concetto di causa83 dell’astro, che è l’oroscopo della religione di Albumasar; libro III, cap. tratto ugualmente centrale nello loro argo- 5 sull’Anticristo; in part. G. GARFAGNINI, “Questa è la terra tua”, Savonarola a Firenze, Firenze, Sismel, ed. del Galluzzo, 2000, pp. 251-291. 81N. CUSANO, La congettura, cit. p. 75; sui Nuovis- 86SAN TOMMASO D’AQUINO, Summa theologiae, simi cfr. in particolare R. GUARDINI, I Nuovissimi, Ia q. 115 a.4; IIa IIae q. 95 a 5: “Nullum autem corpus Milano, Vita e Pensiero, 1950. potest imprimere in rem incorpoream, unde impossi- 82Il profetismo gioachimita tra Quattrocento e Cinquecen- bile est quod corpora caelestia directe imprimant in to, ed. Luca Podestà, Genova, Marietti, 1991. intellectum et voluntatem”. Summa contra gentiles, III, 83Cfr. V. PERRONE COMPAGNI, Pico sulla magia: cap. 87; su ciò in part. Th. LITT, Les corps célestes problemi di causalità, in Nello Specchio del cielo, cit., pp. dans l’univers de Saint Thomas d’Aquin, Louvain-Paris, 107 e 113-114. Publ. Universitaires, 1963.

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d’Abano. Tutti sono incompetenti ed igno- dottrine orientali dei Decani provenienti ranti anche e proprio della conoscenza dall’Antico Egitto. “Chi ha mai visto queste dell’astronomia. In particolare è messa in ridi- immagini? Chi nel silenzio dell’esperienza le colo e criticata l’astrologia medica di Pietro ha scoperte per occulte vie di ragione? Dove d’Abano. Quest’ultimo, sui principi dell’as- mai Tolomeo e qualche altro antico ne par- trologia, aveva elaborato una dottrina della lò?”. medicina come scienza astrologico-fisica e ra- zionale nel Conciliator differentiarum medico- rum et astrologorum, opera voluminosa, vera 19. Lucio Bellanti summa medica e filosofica del secolo XIV re- datta probabilmente prima del 1303 e rivista nche per le nuove conoscenze a- negli anni 1303-1310. Essa era destinata ad es- stronomiche della Tavole Alfonsine sere eclissata solo nel secolo XVII in conse- Pico aveva buon gioco nel sottoli- guenza delle scoperte del Vesalio unitamente neareA la loro ignoranza e quindi ribadire la alla dissoluzione dell’astronomia tolemaica. negazione di qualunque possibile accordo tra Ma Pico soprattutto attacca ferocemente religione e astrologia anche se giustificata l’astrologia congiunzionista di Pietro dalla filosofia di san Tommaso e su basi di- d’Ailly87 e la sua pretesa di trovare una con- verse, ma sempre con intenti religiosi da ferma delle verità religiose nelle grandi rivo- Raimondo Lullo nel suo Tractatus novus de luzioni astronomiche mondiali. Giovanni Pi- astronomia89. Pico era mosso dall’esigenza di co mette in ridicolo sia le predizioni di A- costruire una nuova filosofia ispirata dall’er- bramo Savosarda sul tempo venturo della metismo, dal neoplatonismo, da una visione redenzione di Israele, che tutti gli argomenti magica creativa dell’uomo e dalla cabala e- di Pietro d’Ailly per ricondurre l’ascendente braica. Pico l’aveva formulata nelle Theses o dell’oroscopo di Cristo in Bilancia, piuttosto Conclusiones de magia (1486)90. Diversamen- 88 che in Vergine . Non c’è rapporto tra Cristo e il primo o il secondo decano della Vergine 89 G. FEDERICI VESCOVINI, Note di commento, in cui molti, come Ruggero Bacone, avevano cit., p. 120 a proposito delle citazioni di Lullo da parte visto una conferma del parto verginale di di Gabriele Pirovano per la riforma in senso cristiano Cristo e quindi una concordia tra verità reli- dell’astrologia nella De astronomica veritate opus abso- giosa e celeste. Questa dell’ascensione di una lutissimoum, Milano 1507; ristampato a Basilea nel 1554 per Iacobo Parco insieme alle opere del Bellanti. fanciulla di bianco vestita nel primo decano In part. su Gabriele Pirovano cfr. M. PEREIRA, Il della Vergine, prosegue Pico, è una mera fa- ‘Tractatus novus de astronomia’ del Lullo, Medioevo, vola, un’immagine fantasiosa inventata dalle 2(1976), pp. 169-277 (pp. 206-213). 90GIOVANNI PICO, Conclusiones sive Theses 87GIOVANNI PICO, Disputationes, libro IV, 7-10, DCCCC, Romae 1486, (“publice disputatae sed non 15-17; libro V, cap. 19 ss. admissae”), ed. B. KIESZKOWSKI, Genève, Droz, 88Op. cit., ibidem. 1973.

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te da quanto sosterrà successivamente il ni- furono stampate a Firenze quasi immediata- pote Gianfrancesco Pico egli non aveva mente nel 1498 da Gerardo de Haerlem, in condannato l’astrologia per motivi di con- calce al volume più articolato De astrologica formità alla religione cristiana, ma piuttosto veritate. Affiancata all’opera di Giovanni per i suoi diversi orientamenti metafisici, eti- Pontano e un poco più tardi di Gabriele Pi- ci, antropologici. Anche Ficino aveva elabo- rovano92, esse contribuiscono a continuare rato una concezione tutta spirituale e pneu- ad accreditare la visione scientifica dell’as- matica dell’uomo. Ma essa appare diversa da tronomia-astrologia medievale, sia nel suo quella di Pico. Se la dottrina degli otto cieli risvolto medico-astrologico sia in generale di Aristotele fondata sulla teoria del movi- come previsione valida di tutti gli eventi u- mento della causa sostanziale non aveva più niversali e particolari, anche se probabile e nessun senso per Ficino, questo lo sarà anche non necessaria, per tutto il Cinquecento, se- per Pico. Ma nella sua celebre Oratio de ho- condo l’adattamento della trasformazione minis dignitate Pico colloca l’uomo al centro degli astri ritenuti non più cause, ma segni. di una visione magico cabalista dell’universo Sarà infatti questa una delle giustificazioni in cui i cieli non sarebbero più né otto, né più comuni della divinazione astrologica af- nove come riteneva l’astronomia tolemaica fermata all’inizio del Cinquecento, per e- ma sarebbero dieci come le dieci sephirot con sempio, da Caspar Peucer, genero di Melan- cui coinciderebbero. Pico delineò nelle sue tone nel suo trattato De diversis divinationum Theses de magia, come è stato di recente os- generibus93. servato91, una concezione del tutto inedita La difesa del Bellanti fu ben articolata e dell’astrologia. Egli intendeva definire la sostenuta dai più validi argomenti che erano “vera” astrologia associandola alla cabala ed già stati portati dai difensori dei secoli passa- i cieli alle Sefiroth, negando così la “falsa” ti dell’astrologia. Egli rivendicò, come altri astrologia della tradizione. prima di lui (per esempio Pietro d’Abano nel Gli attacchi delle Disputationes, tuttavia, suo Lucidator dubitabilium astronomiae del nell’immediato, (eccezion fatta per l’attività 1303-1310)94 il carattere dotto, scientifico del nipote Gianfrancesco) non ebbero gran- dell’astrologia, insistendo sul suo carattere de seguito, perché in quegli stessi anni si eb- non pratico, ma conoscitivo, poiché tratta bero le risposte dettagliatissime alle sue criti- che, del medico e astrologo senese Lucio 92 O. POMPEO FARACOVI, In difesa Bellanti (lettore nello studio di Siena nel dell’astrologia: risposte a Pico con Bellanti e Pontano, 1487, assassinato a Firenze nel 1499): le Re- cit., pp. 47-66. sponsiones in disputationes Johannis Pici. Esse 93 CASPAR PEUCER, Commentarius de praecipuis di- vinationum generibus, Francoforte, 1646. 91 D. RUTKIN, Magia, cabala, vera astrologia. Le 94 Il Lucidator è edito in PIETRO D’ABANO, Tratta- prime considerazioni sull’astrologia di Giovanni Pico del- ti di astronomia, ed. di G. FEDERICI VESCOVINI, la Mirandola, cit., pp. 37-39. Padova, Esedra, 2008 (3a ed.).

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non solo dell’azione del movimento degli a- re Alfonso X di Castiglia, occultati nel Me- stri, ma ci fa conoscere la volta celeste, ossia dioevo come Picatrix. Esse erano cominciate è astronomia matematica. Il Bellanti espunge a circolare nel Quattrocento e Marsilio Fici- l’immagine magica del cielo animato da spi- no ne era ben a conoscenza. Bellanti ritorna riti o entità divine insieme a tutte le pratiche così alla astrologia medica, metereologica e connesse, magico divinatorie, delle immagi- fisiognomica, del pronostico individuale di ni ermetiche celesti, le inserzioni dell’as- Tolomeo. Ed era stato proprio questo aspet- trolatria pagana ermetica dei Decani dei Sa- to medico dell’astrologia uno degli obiettivi beani di Harran, con tutte le influenze magi- precisi della critica di Pico. Pertanto le Re- che che erano rintracciabili anche nello sponsiones e il De astronomica veritate del Bel- pseudo-tolemaico Centiloquium. Esse erano lanti confermano, nonostante le argomenta- condannate da tutti i theologizantes ma anche zioni del Pico contro l’astrologia medica dai medici razionalisti del tempo come Pie- medievale (che a suo avviso riduceva l’uomo tro d’Abano. L’astrologia ermetica che veni- a mera corporalità), il recupero della lezione va ad essere riscoperta nella secondo metà autentica di Tolomeo, espunto dalle sovrap- del XV secolo anche per le nuove versioni posizioni dei commentatori arabi. Ne conse- del Corpus hermeticum di Ficino, introduceva gue per tutti questi motivi che è impossibile le operazioni magiche nella previsione astro- un accordo con la religione, perché della logica fondata sulle “immagini”95 ed il Bel- dottrina congiunzionista che sostiene gli o- lanti le rifiuta decisamente. Egli fa così una roscopi della religione, scriverà, non vi è radicale ripulitura di questi elementi magico- traccia, tra l’altro, nel testo originario di To- ermetici inseriti nell’astrologia tolemaica, lomeo, perché essa fu una elaborazione anche se le opere a cui si riferisce appaiono dell’astrologia araba che si diffuse per le tra- ancora quelle anonime della tradizione me- duzioni latine del XII secolo della sua opera dievale96. Si trattava delle contaminazioni nel commento di Alì (Ibn-Ridwan). A pare- ermetiche magiche astrolatriche introdotte re del Bellanti pertanto l’utilizzazione della da alcune opere anonime dell’XI secolo, ma teoria delle grandi congiunzioni per spiegare tradotte nel XIII per lo più nella cerchia del il sorgere delle grandi religioni non appar- tiene alla autentica dottrina astrologica di 95 Cfr. N. WEILL-PAROT, Les images astrologiques Tolomeo che l’ha elaborata invece solo per au Moyen Age et à la Renaissance, Spéculations intellec- spiegare le vicende della vita degli individui tuelles et pratiques magiques (XIIe-XVe), Paris, H. Champion, 2002 in part. pp. 647-847 e ss. a proposito e non del mondo e soprattutto fornire ele- della influenza della dottrina astrologica del De triplici menti utili per descrivere i caratteri degli in- vita di Ficino su l’Opus clarissimum di Giacomo Tor- dividui e salvaguardare la loro salute. Così rella. non c’è contrasto tra astrologia e visione cri- 96 P. LUCENTINI, I. PARRI, V. PERRONE stiana perché essa non pretende di penetrare COMPAGNI eds., Hermetism from Late Antiquity to i disegni di Dio e di spiegare le verità rivela- Humanism, Turnhout, Brepols, 2003. te che sono trascendenti. Bensì tende a evita-

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re gli errori che possono essere corretti da 20. Girolamo Cardano una conoscenza naturale97. Essa non prevede la nascita dei Profeti che dipende solo dal e discussioni sulla validità dell’astro- volere divino o può essere conosciuta per la logia nel Quattrocento non riguar- mediazione degli angeli. Per questo le tesi di davano solo il problema se fosse una Albumasar sono inaccettabili anche perché Lscienza o mera superstizione, una pericolosa avrebbe commesso l’errore imperdonabile di visione magica che poteva accostarla a una a- mettere sullo stesso piano astronomico (ossia strolatria pagana: se essa fosse anche una co- le congiunzioni) tutte le religioni e così quel- smologia magica di impronta cabalista la qua- la cristiana, resa in tal modo pari alla ebraica le si delineerà successivamente negli sviluppi e alla musulmana. del neoplatonismo e dell’ermetismo rinasci- La conoscenza del Bellanti di tutta la let- mentale, contaminati con la cabala ebraica dei teratura astrologica anteriore era straordina- secoli XVI e XVII (ad esempio negli scritti ria, tuttavia anche per le sue preoccupazioni astronomici del cabalista cristiano Agostino religiose, fu molto cauto. Trattare dell’oro- Ricci98 autore del trattato De motu octavae scopo di Cristo rasentava la blasfemia. Criti- sphaerae, dove i cieli si identificavano con le cò aspramente una delle opere più diffuse di sefiroth). Essi riguardavano invece l’assurda quel periodo, il manuale di Introduzione pretesa di trovare una conferma di un evento all’astronomia o De iudiciis di Guido Bonatti sovrannaturale, la Redenzione dell’umanità, da Forlì, anche proprio perché trattava delle nella spiegazione naturale dell’astronomia nei grandi congiunzioni che avrebbero presiedu- suoi risvolti astrologici. to alla nascita delle religioni, prendendo le È evidente in tutte le discussioni che si eb- distanze da queste dottrine, a suo avviso, bero tra Quattrocento e Cinquecento, che la chiaramente fallaci ed erronee per le incer- teoria congiunzionista dell’oroscopo delle re- tezze e i dubbi sulla possibilità di stabilire ligioni aveva complicato molto la possibilità con precisione le coordinate celesti per le va- di una conciliazione tra la verità astronomica riabili della precessione degli equinozi. Inol- e quella rivelata nella Bibbia, nonostante tre Bonatti aveva lanciato invettive ferocis- l’ardito tentativo di Pietro d’Ailly. Questo in- sime contro tutti i teologi, i “tunicati” che lo tento non fu tuttavia abbandonato nel Cin- avevano attaccato per le sue dottrine ardite. quecento. Anche se sembrava che Giovanni Pico avesse fortemente demolito il fonda- mento scientifico dell’astrologia con la critica

98 AUGUSTINUS RICIUS, De motu octavae sphaera- e, Parigi, SImon Colinaeus, 1521; su di lui cfr. F. SECRET, Les Kabbalistes chrétiens de la Renaissance, 97 LUCIO BELLANTI, Responsiones contra Picum, Milano-Neuilly-Seine, Arché, 1985 (nuova ed.), pp. Firenze, G. de Haerlem, 1498, libro V, f. 196 e ss. 81 e ss.

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del concetto di causa aristotelica e della di- la sua condanna per eresia e blasfemia. Come stinzioni ontologica di san Tommaso tra cau- si legge nel documento dell’Archivio del san- sa necessaria per sé (Dio) e causa contingente to Uffizio, pubblicato da Ugo Baldini100, per accidens (i cieli e gli eventi terreni), in ge- l’errore di Cardano è stato non solo di essersi nerale la fortuna della concezione astrologica sforzato di attribuire agli astri, ai corpi celesti del mondo non venne meno per tutto il Rina- e al fato, gli eventi sì da negare la provvidenza scimento e non si arrestò nonostante le censu- divina, la libertà umana, la contingenza delle re e le condanne dei teologi per il permanere cose e tutte le religioni, ma anche la nascita di presso molti filosofi e scienziati della impo- Cristo e la sua sapienza. stazione del concetto di natura (physis) di A- Questo oroscopo di Cristo comparve nella ristotele e dei principi matematici dell’astro- prima edizione latina dal greco101 del Quadri- nomia tolemaica. partito di Tolomeo, a Basilea nel 1554, da lui Pertanto tra la fine del Quattrocento e poi apprestata con un commento a cui egli pensa- per tutto il Cinquecento tra i filosofi aristoteli- va già da tempo102, sulla versione dal greco di ci fiorirono numerose raccolte di Geniture o Antonio Gogava la quale era stata stampata a oroscopi individuali99 di principi, papi e re e Lovanio nel 1548. Cardano condivide l’esi- tra tutte ebbe grande risonanza oltre le raccol- genza tutta umanistica di avere un testo atten- te del Gaurico, del Giuntini, quella del medi- dibile dell’opera di Tolomeo, fino ad allora co scienziato e astronomo Girolamo Cardano, circolata nella versione latina dal testo in ara- anche per le sue disavventure. Egli, sebbene si bo con le interpretazioni dei suoi più famosi fosse autocensurato in un primo momento, seguaci come Albumasar, ma soprattutto ac- non mancò poi di pubblicare, dandone una compagnato dalle note del commentatore Alì giustificazione, l’oroscopo di Cristo che fu Ibn-Ridwan. Cardano intende rinnovare la una delle cause principali, ma non la sola, del- dottrina astrologica riportandola al testo ori- ginario greco, restituendo ai lettori la “vera”

99 J.P. BOUDET, Entre science et nigromance, Paris, astrologia di Tolomeo. Egli lo sottrae quindi a Publ. de la Sorbonne, 2006, in part. cap. VI, pp. 303- tutta la precettistica complessa e bizzarra delle 325 e dello stesso Les astrologues et le pouvoir sous le re- procedure arabe difficilmente giustificabili sul gne de Louis XI, in Observer, lire, écrire le ciel au Moyen Âge (Actes du Colloque d’Orleans 22-23 avril 1989), 100 U. BALDINI, Cardano negli Archivi del Santo Uffi- éd. B. Ribémont, Paris, Klincksieck, 1991, pp. 62; E. zio, in Cardano e la tradizione dei saperi, M. Baldi e G. POULLE, Oroscopes princiers des XIVe et XVe siècles, Canziani ed., Milano, Franco Angeli, 2003, p. 495. in Astronomie planétaire au Moyen Âge latin, Variorum 101 Si veda ora C. TOLOMEO, Tetrabiblos, testo gre- Reprints, Aldershot, Ashgate, 1996, pp. VIII, 63-77. co e trad. it. di S. Feraboli, Milano, Fondazione Lo- Sulla famosa genitura di Agostino Chigi affrescata da renzo Valla, Milano, 1983. Baldassarre Peruzzi nella Sala Galatea (1466) cfr. F. 102 G. CARDANO, In Claudii Ptolomaei de astrorum SAXL, La fede astrologica di Agostino Chigi, in F. iudiciis aut ut vulgo appellant Quadripartitae Construc- SAXL, La fede negli astri, trad. it. S. Settis, Torino, tiones, libri IV Commentaria, Basilea, Enrico Petro, Boringhieri, 1985, pp. 305-412. 1554, lib. II, textus 54, pp. 164-166.

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piano astronomico. Così Cardano intende ri- va che la mente divina avesse voluto, per una portare l’iudicium astrologico su un piano qualche ragione, che una genitura cosi impor- scientifico più rigoroso, ossia matematico, an- tante fosse divulgata, sebbene affermi pruden- che se come Tolomeo, afferma che la previ- temente che “io avendola preparata da venti e sione non pretende di avere una validità ne- più anni, non avevo avuto il coraggio di pub- cessaria, ma meramente probabile. In tal senso blicarla”104. anche come medico, si riallaccia più o meno Egli spiega che ha inteso far conoscere direttamente all’insegnamento astronomico l’oroscopo di Cristo perché desidera che tutto della Scuola padovana della fine del XIII se- il mondo venga a conoscenza di come la sua colo-inizi del XIV, ossia dell’altro filosofo- Natività “fosse ammirabile con il concorso medico Pietro d’Abano. Questi nella sua ope- più grandioso di tutti i cieli che significavano ra di astronomia Lucidator dubitabilium astro- pietà, giustizia, fede, semplicità e carità” ma nomiae aveva giustificato con argomenti logici che nessuno doveva pensare che egli volesse e filosofici centrati sulla concezione dell’ars- dire che sia la divinità in Cristo che i miracoli scientia del libro VI, 2-4, 1139-1140 dell’Etica da lui compiuti, la santità della sua vita e la a Nicomaco, la possibilità di una conoscenza promulgazione della sua religione, dipendes- scientifica del pronostico medico e dell’iu- sero dagli astri (ab astris pendeant). Invece egli dicium astrologico come prognosi medica voleva indicare che come “la natura adornò la dell’individuo contingente103. L’astrologia sua nascita di un temperamento ottimo e di pertanto si presenta come una ars, scienza pra- una straordinaria bellezza del corpo, così an- tica, strumento di conoscenza attivo capace di che Dio ottimo e glorioso adornò la sua nasci- guidare l’opera del medico e dell’astrologo e ta di un’ottima e mirabile costituzione degli quindi con la sua capacità predittiva, di far astri”105. Pertanto egli non l’aveva pubblicato emergere almeno in parte la preordinazione nella sua famosa raccolta di Geniture ma pro- nascosta della natura al di sotto degli eventi, prio nel commento al II libro del Tetrabiblios come la malattia e la possibilità di guarigione. che tratta dell’astrologia mondiale, perché La pubblicazione dell’oroscopo di Cristo fu l’oroscopo di Cristo assumeva un significato tolta dall’edizione postuma del 1578 per le vi- universale che è quello della religione cristia- cende della condanna, ma fu ripubblicata na e pertanto rientrava negli argomenti della nell’Opera omnia di Lione nel 1663 a cura di astrologia universale del secondo libro di To- C. Spon. Cardano pubblicò l’oroscopo giusti- lomeo. Ciò che è notevole tuttavia di questa ficandolo con l’affermazione che egli confida- genitura rispetto a quelle precedenti di Albu- masar, del Savosarda o di Pietro d’Ailly che 103 G. FEDERICI VESCOVINI, La medecine synthèse d’art et de science selon Pierre d’Abano, in Les doctrines 104 G. CARDANO, De astrorum iudiciis, cit., lib. II, de la sciences de l’Antiquité à l’Âge Classique, ed. R. textus 54, pp. 164-166. Rasched et J. Biard, Leuven, Peeters, 1999, pp. 211- 105 G. CARDANO, De astrorum iudiciis, cit., lib. II, 236. textus 54, p. 163.

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sono più propriamente oroscopi universali calcolatoria degli arabi delle congiunzioni le- delle religioni e non dei loro fondatori, è che gate con le triplicità e tutto il sistema, invece, egli descrive proprio l’oroscopo di Cristo sul è ricondotto ai quadranti della sfera celeste e giorno e l’ora presunta della sua nascita che al tempo del ritorno del grado 0 dell’Ariete sarebbe quella del calendario ecclesiastico e dell’ottava sfera al grado 0 della nona. Questa cioè il Natale in quanto rappresenterebbe il rappresenterebbe la congiunzione massima modello universale di un oroscopo individua- millenaria. Tutta la riforma del Quadriparti- le. to di Tolomeo, detto altrimenti, è discussa da Questo atteggiamento più cauto non aveva Cardano sulle basi di un calcolo esclusiva- però contraddistinto quanto aveva scritto in mente astronomico del moto apparente degli alcune opere che precedono il suo commento astri, dei pianeti e della precessione degli e- a Tolomeo, ovvero nel De supplemento Alma- quinozi. Ne consegue che la nascita di Cristo nach e negli Aphorismi, dove aveva accettato non è spiegata con i calcoli delle grandi con- l’idea della corrispondenza tra eventi profani giunzioni degli arabi e dei loro seguaci latini, come la nascita dei regni, e delle religioni e i ma con le nuove Tavole astronomiche del transiti delle grandi congiunzioni. L’in- Regiomontano. serimento dell’oroscopo individuale di Cristo Anche se Cardano si autocensurò più volte nel successivo commento del Tetrabiblios ave- nel pubblicare le geniture, la sua opera106 rive- va lo scopo di ridimensionare su fondamenti la la difficoltà di trovare un equilibrio tra cau- astronomici razionali la teoria congiunzionista salità fisico-naturale che veniva considerata degli arabi, poiché, come tutti gli astronomi come determinismo del libero arbitrio, e la più avvertiti prima di lui ritenevano (e non verità di una religione cristiana razionalmente per motivi religiosi o teologici) anch’egli pen- spiegata secondo l’ortodossia della dottrina sava che fosse impossibile stabilire esattamen- del tempo. te i periodi delle grandi congiunzioni ed indi- I suoi scritti di medico e scienziato pareva- viduare gli eventi particolari che ne dipendo- no più inclinare sul piano della natura che su no. quello della religione rivelata e sembravano Di questa riforma dell’astrologia tolomaica confinati nell’ambito della pura fede. Inoltre universale, tentata da Cardano, è dato osser- la sua opera viene a collocarsi in piena lacera- vare rispetto alle esegesi condotte dai com- zione dell’universalismo cristiano per l’af- mentatori precedenti, la semplificazione fermarsi della Riforma luterana con le conse- dell’astrologia mondiale ricondotta ai movi- guenti chiusure dogmatiche delle Chiese, con menti generali e universali dell’ottava sfera sulla nona da cui dipendeva la precessione de- 106 A. GRAFTON, Il signore del tempo. I mondi e le o- gli equinozi e la leggera variazione annuale pere di un astrologo del Rinascimento, trad. it. Bari- degli equinozi e dei solstizi che ne conseguiva. Laterza, 2002 e per altre interpretazioni A. INGE- In altre parole la trattazione di Cardano GNO, Nuovi studi sull’opera di Cardano, in Cardano e la tradizione dei saperi, cit., pp. 9-18. dell’oroscopo di Cristo espunge la casistica

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il costituirsi del Santo Uffizio e dei Tribunali avversata e denigrata, ma anche strenuamente dell’Inquisizione moderna. Pertanto la diffici- difesa dai suoi sostenitori sulla base di queste le conciliazione che i filosofi, e i teologi me- antiche tradizioni scientifiche e religiose, e dievali avevano tentato sulla base della dottri- sulle conferme empiriche dei suoi cultori. na aristotelica delle cause strumentali e secon- de, accidentali e contingenti (come aveva ela- borato anche San Tommaso), di contro alla causa universale per sé, valida per la causalità divina, viene a cadere completamente. Ciò ac- cadrà non solo per l’affermarsi di una conce- zione demiurgico magico della dignità dell’uomo, sottratta alla necessità materiale, dei filosofi neoplatonici ed ermetici del Rina- scimento, ma soprattutto a motivo della disso- luzione della concezione del cosmo chiuso di Aristotele in sintonia con l’astronomia di To- lomeo sulla quale si fondava la sua dottrina a- strologica, dovuta alla rivoluzione astronomi- ca di Galileo e all’affermarsi della meccanica newtoniana. Tuttavia poiché l’astronomia geocentrica dell’Almagesto, su cui era stato costruito l’edificio teorico dell’astrologia del Quadripar- tito, rispondeva esattamente mediante il ge- niale artificio geometrico degli eccentrici e degli epicicli, all’apparenza dei fenomeni, an- che se l’ipotesi geocentrica era sbagliata, la validità delle Tavole celesti di Tolomeo, cor- rette successivamente, non venne mai meno nei secoli moderni. Le previsioni dell’astro- logia, fondate su una millenaria tradizione re- ligiosa e scientifica, proseguirono il loro cammino nel futuro dell’umanità. Esse conti- nuarono a rispondere alla esigenza dell’uomo di conoscere il futuro, nella sempre più gene- rale incertezza degli orizzonti universali del suo agire, di cui egli rimaneva l’attore princi- pale radicato sulla terra: disciplina ancor più

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Understanding the History of Astrology working on this material has inspired these reflections and I sincerely hope that others (and Magic) Accurately: Methodological will find them useful. The entire process has Reflections on Terminology and Ana- unfolded as a series of increasingly refined approximations, tacking back and forth be- chronism tween big picture issues and detailed treat- H. Darrel Rutkin ments of particular people and institutions Unit for History and Philosophy of Science, within their broader socio-political and reli- University of Sydney gious contexts and structures, all of which (Australia) require focused attention. To grasp astrology accurately in its proper historical perspective, I have found 1. Introduction: Grinding that we should first identify and correct for New Conceptual Lenses two broader distorting modern biases drawn from a fundamentally anachronistic, yet still nderstanding the history of astrol- virtually ubiquitous understanding of astrol- ogy accurately as 20th- and 21st- ogy’s complex range of places within the century historians of science, phi- premodern map of knowledge. Since the Ulosophy, religion, politics and culture poses various focuses of conceptual lenses seem a complex range of challenges—conceptual mainly to be ground, as it were, on the basis and contextual—some of which will be ex- of fundamental distinctions and disciplinary plored in what follows. Many more will be configurations, I will endeavor to replace explored in my soon to be forthcoming these outdated historiographical lenses with monograph, Reframing the Scientific Revolu- new more accurate ones, ground in accord- tion: Astrology, Magic and Natural Know- ance with three fundamental premodern ledge, ca. 1250-1800, volume I of which, conceptual structures. Structures: 1250-1500, will soon see the light Before we can see more clearly, however, of day.1 The twenty some-odd years of we must first remove the distorting older spectacles. To know both which lenses dis- tort and how to properly grind new ones, we 1 This essay is very deliberately lightly footnoted. must be keenly aware of when we are using There should be enough information in the text to track down every relevant source. Otherwise, I give actors’ categories and when we are imposing more specific information in the footnotes. Many of modern distinctions on the past. Getting the the references can also be found in my Astrology, in right focus is particularly difficult when past The Cambridge History of Science, Vol. 3: Early Mo- disciplinary configurations resonate strongly dern Science, eds. L. Daston and K. Park, Cambridge, with modern assumptions and/or preju- Cambridge University Press, 2006, pp. 541-61, and in dices, which we then tend—usually uncon- my monograph. sciously—to read back into the past. I hope

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that the analysis adumbrated here and de- within the Hermetic and/or Esoteric tradi- veloped in detail in my monograph will pro- tions as well.2 vide a new more accurate prescription for Whether called the Hermetic, Occult or use in future investigations, allowing us to Esoteric traditions, which are essentially see in sharper focus both the broader pat- progressive variations on a theme, the same terns and the many specific details of past strictures apply. Accurately historicizing conceptual and disciplinary structures re- these terms is required, but very difficult to lated to the history of astrology. Therefore, achieve, especially if we are dealing with a close attention to the range of terminology broader audience or one of non-specialists, and its respective conceptual referents will that is, most readers. At this point, my sug- be a central concern in what follows. gestion is to reject these overarching fram- ing terms altogether, at least for the present, unless they are properly delimited and 2. Deconstruction solidly historicized, as in the introduction to Daniel Stolzenberg’s recent Egyptian Oedi- will first simply—and proscrip- pus: Athanasius Kircher and the Secrets of An- tively—identify two of the more tiquity (Chicago: University of Chicago problematic conceptual structures Press, 2013). pervadingI the historiography that should be In my view, our understanding is funda- removed (or at least set aside) at the very mentally compromised and/or distorted by beginning. First, a fundamentally anachro- predisposing it from the very beginning in a nistic disciplinary configuration. In modern way that deeply influences and orients both scholarship, astrology is almost always a broad range of further assumptions and the closely associated with the other so-called related ‘natural’ questions to ask, especially ‘occult sciences’, especially magic, when some sort of deeper unity (if not and the kaballah, as we find it in numerous fundamental identity) among these disci- influential studies by (among others) Wayne plines is also assumed. This is particularly Shumaker, Brian Vickers and Brian Copen- problematic when modern scholars begin by haver. This presumed configuration with the assuming—as in Keith Thomas’s classic Re- occult sciences is, although not entirely mis- ligion and the Decline of Magic—that astrol- taken, deeply problematic conceptually— ogy is somehow a part or subset of magic. unless skillfully nuanced—when applied to astrology ca. 1250-1800. For similar reasons, the same applies for including astrology 2 Frances Yates coined the term <> which has since been severely criticized. An- toine Faivre, Wouter Hanegraaff and Kocku von Stu- ckrad are three of the most significant writers who have brought the “Esoteric Tradition” to prominence.

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For now, we will simply not make any as- entiarum (III.4).3 We find it in a recog- sumptions along these lines, highlighting as- nizable form, however, in Rule IX of the In- trology’s configuration with other disci- dex of Prohibited Books from 1564 on. plines as a question to ask and historicize ra- In normal premodern usage, all astrologi- ther than an assumption to make a priori, cal predictions—whether relating to a per- based on our modern (or postmodern) map son’s nativity or revolution, the weather, of knowledge with its characteristic concep- medicine or political events—were called tual and disciplinary structures. We should astrological judgments (iudicia), and thus in verify, refine or reject entirely this configu- some real sense may be called ‘judicial as- ration of astrology with the ‘occult sciences’ trology’. We can see this as early as the based on both its accuracy and its related 1260s in the Speculum astronomiae,4 but also utility for characterizing the premodern map in the work of Placido Titi, professor of as- of knowledge. The first steps in reconstruc- trology at the University of Pavia, who tion must be taken carefully, since the basic makes this very point (among others) in the patterns established early on become a foun- mid-17th century.5 Likewise, astrology’s cau- dation for all that follows. To shift the meta- sal ‘naturalness’ vis-à-vis its legitimacy (or phor again: as with conceptual lenses, each otherwise) will also be discussed extensively distortion tends to compound the next. To in my monograph. In the meantime, we will clarify these issues, I will explicitly discuss set this distinction aside along with astrol- astrology’s relationship to magic and divina- ogy’s configuration among the occult sci- tion by focusing on two paradigmatic prac- ences, removing them both (at least for the tices in particular: [1] predicting the future time being) from our interpretive frame- (in relation to divination), and [2] making images or talismans (in relation to magic). 3 The second conceptual structure to be set FRANCIS BACON, De augmentis scientiarum, in The Works of Francis Bacon, ed. J. Spedding et al., 14 aside and brought up for review is the vols., London: Longmans, 1857–74; repr. Stuttgart, equally pervasive historiographic distinction Frommann, 1963, 1: pp. 554–60. between ‘natural’ and ‘judicial’ astrology. 4 Secunda magna sapientia, quae similiter astronomia di- Although this may end up being a useful dis- citur, est scientia iudiciorum astrorum […] III.2-3 in the tinction, we must first clarify what it actually text with translation printed in PAOLA ZAMBELLI, means and trace its existence up to and be- The Speculum astronomiae and its Enigma: Astrology, Theology and Science in Albertus Magnus and his Con- yond its modern use in Ephraim Chamber’s temporaries, Dordrecht, Kluwer, 1992. Cyclopedia article “Astrology” of 1728 (162- 5 PLACIDO TITI, Tocco di paragone, ed. Giuseppe 63). By contrast, Francis Bacon did not use Bezza, , Nuovi Orizzonti, 1992, ch. 6, «Il titolo this distinction in his 1623 proposals for di giudiciaria si conviene ad ogni scienza», pp. 50-54. astrological reform in the De augmentis sci- The Tocco di paragone was originally published in Pa- via in 1666. I discuss Titi in volume III of my mono- graph.

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work in order to assess their value. They properly orient what follows. The first will will not be missed, nor their consequent also require a digression on terminology and built-in confusions. By the end of volume II anachronism. of my monograph, we will have a much bet- The first conceptual structure involves ter sense of their utility or otherwise. the most basic terminology, namely, the term ‘astrology’ itself, and concerns the ut- terly fundamental distinction between what 3. Reconstruction we call ‘astronomy’ and ‘astrology’. This fundamental conceptual distinction is found aving removed the old distorting in what came to be its classic formulation in spectacles and set them aside, the the first chapter of Ptolemy’s foundational first step of reconstruction will text for this entire tradition of ‘scientific as- beginH by identifying and grinding the basic trology’, namely, the Apotelesmatika, Tetra- framing structures for new interpretive biblos or Quadripartitum, which was com- lenses as deeply informed by the three fol- posed in the middle of the 2nd century C.E. lowing fundamental distinctions and con- and has had an extraordinarily influential figurations. Not superimposed on the his- international Nachleben. In brief (and to be torical material by questionable modern refined), ‘astronomy’ (that is, mathematical understandings or misunderstandings, these astronomy, as opposed to physical astron- structures, rather, derive from within the omy) is concerned primarily with analyzing patterns of premodern natural knowledge. and predicting the motions of the luminaries More accurately reflecting our premodern (the sun and moon) and the planets, whereas actors’ conceptual categories, we may thus ‘astrology’ treats their influences or effects on perceive them more accurately. This princi- the earth itself, its atmosphere and inhabit- ple is at the core of my historicizing meth- ants. odology, and will permit, I hope, a more ac- Ptolemy used the same overarching de- curate ‘thick description’ of the material in scriptive phrase to refer to both, namely, question. In my view, accurate descriptions “foreknowledge through the science of the of sufficient ‘thickness’ are utterly essential stars” (“prognostikon tes astronomias”). In for accurate broader historical discussions.6 fact, both of the terms astronomia and For now, I will simply indicate the basic astrologia—in Latin, Greek and numerous conceptual framing structures in order to vernaculars—were normally used inter- changeably throughout the entire premod- 6 As far as I know, Clifford Geertz coined the term ern period to refer to both of the intimately «thick description» and used it to marvelous effect in related but conceptually distinct parts of the many of his numerous writings. For a useful introduc- overarching category «the science of the tion, see his The Interpretation of Cultures: Selected Es- stars», which is how both ‘astronomia’ and says, New York, Basic Books, 1973. ‘astrologia’ should usually be translated. We

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distinguish them today (and have for some tions. Revolutions were concerned with time now) as ‘astrology’ and ‘astronomy’ large-scale changes, including in the employing a distinctive terminology. This weather, the harvest and state affairs. This does not mean, however, that the premodern was a major feature of the annual prognosti- actors confused the disciplines because they cations found in almanacs and elsewhere, used the same term to refer individually and and included the doctrine of great conjunc- collectively to both major parts, as is some- tions. Nativities, on the other hand, involved times claimed in the scholarship. From the astrological configuration at a person’s Ptolemy on, the disciplinary distinction both birth, and is thus related to issues involving conceptually and in practice was well under- fate. Interrogations entertained questions on stood. a broad range of topics, including personal, The two other essential framing struc- medical and business affairs, for which the tures for our new conceptual spectacles de- astrologer would erect a horoscope for the rive from two disciplinary configurations, time the question was asked. Finally, elec- one of which situates astrology within the tions determined the most favorable moment broader realm of natural knowledge; the to begin an enterprise or perform an activity, other differentiates astrology’s practical di- such as crowning a ruler, passing the baton mension. In addition to revealing astrology’s of command to a general, or laying the normal locations within the premodern map cornerstone of an important building, in- of knowledge, the first disciplinary configu- cluding Saint Peter’s in Rome or the ration also serves to situate astrology within Fortezza da Basso in . Elections also one of its most important institutional loca- included the controversial practice of mak- tions, the premodern university, where it ing astrological images or talismans. These was studied, taught and passed down as practices all required the erection and inter- ‘normal science’ in Europe from generation pretation of horoscopes. to generation for roughly 500 years from the Finally, if we begin by importing a typical 13th throughout the 17th century. As I have view of modern-day astrological thought argued elsewhere, astrology was integrally and practice, we will also have started off on configured within three fundamental scien- the wrong foot, introducing at the outset tific disciplines, namely, mathematics, natu- significant conceptual distortions, especially ral philosophy and medicine, in which it was if we have in mind the sorts of low-level studied and taught at the finest European practices found in daily newspaper ‘horo- universities. We can see this clearly in the scopes’, a 20th-century innovation. I also ’s 1405 statutes and in make a fundamental distinction between much other corroborating evidence. practical astrology and astrology’s natural The third and final fundamental structure philosophical foundations that is developed is the four types of astrological praxis: revo- at length in my monograph. Both are lutions, nativities, elections and interroga- fundamental to a complete understanding,

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but to explore this here in its proper depth trology in order to preserve and protect as- would take us too far afield7. tronomy by isolating and rejecting astrol- ogy. Here Pico stamped the traditional con- ceptual distinction with a clear and distinc- 4. Terminology and Anachronism tive terminology, although he was not the (1): Astrology and Astronomy first to do so. I should emphasize that Pico’s construction of the two disciplines and their crisp, clear and accurate grasp of relationship also intended to afflict astrology terminology is essential to the suc- with a profoundly negative evaluation that is cess of my study. A central feature also distinctively modern. ofA what makes astrology in all its ramifica- As already noted, both before and after tions difficult to clearly understand for mod- Pico, the same terms—either astronomia or ern scholars is the complex interplay be- astrologia—were normally used interchan- tween [1] trying to understand the premod- gably to refer to both parts of the science of ern material in its own terms, and [2] trying the stars, what we differentiate terminologi- to understand, discuss and explain it in an cally as “astronomy” and “astrology,” and accurate manner as a 21st-century historian. usually also (following Pico) with a negative Both poles are crucial for a sound under- valence for the latter. This situation raises standing: we need first to accurately under- some interesting issues (and tensions) con- stand the premodern terminology and re- cerning terminology and anachronism, and lated conceptual structures in their own the importance of clarifying what our usage terms, and then we must be able to com- will be and why. municate these structures accurately in a Confusion easily arises because the very modern historically sound and conceptually same terms can be used in both modern and clear idiom. premodern contexts, but often with signifi- To engage with this question more cantly (if not always starkly) different con- deeply, we should examine one of the earli- ceptual referents with their respective se- est and clearest terminological distinctions mantic fields. Thus, both modern and pre- along modern lines, namely, that between modern usage, once identified and clarified, astronomy and astrology. In the proem to can more easily be sharpened and refined. his Disputations against Divinatory Astrology Likewise, such awareness can also help us published in 1496, Giovanni Pico della identify characteristically premodern termi- Mirandola distinguished astronomy from as- nological and conceptual structures, and thus trace how they remain continuous 7 In the meantime, see my Astrology and Magic, in A and/or transform over time in the complex Companion to Albert the Great: Theology, Philosophy long-term transition from premodern to and the Sciences, ed. I. M. Resnick, Leiden, Brill, 2013, modern and now postmodern usage. «Mo- pp. 451-505. tion» and «mathematics» are two further in-

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structive examples that are both particularly numerological interpretation of a person’s subject to inadvertent conceptual slippage name, which is then translated into recog- due to what I like to call ‘interparadigmatic nizable astrological elements, for example, refraction’. The result is somewhat akin to planets, signs and lunar nodes. Thus, nume- walking on conceptual ice, some areas of rology is the basis for the divinatory prac- which are thicker than others, but all of tice, not the location of actual planets in the which are extremely slippery. I will discuss heavens and their influence and effects on mathematics briefly below. earth, which are for me the essential ele- I would now like to introduce what I find ments required for a practice to be called to be a useful distinction regarding ana- ‘astrological’ or ‘astrology’ proper.8 chronism, namely, that between termino- Juste countered my arguments by noting logical and conceptual anachronism, which I [1] that these authors themselves called their will illustrate by exploring the term ‘astrol- practice “astrology,” and [2] that these texts ogy’ itself in relation to both its premodern occur in company with other uncontrover- and modern usages. The main goal is two- sially astrological texts. Thus, my usage is fold: [1] to understand the premodern con- anachronistic, imposing my modern catego- ceptual structures and their proper terminol- ries and definitions on the premodern ma- ogy, and [2] to agree on how we should talk terial. Thinking these issues through in- about astrology in a historically and concep- spired the distinction between conceptual tually sound manner. If we can do this suc- and terminological anachronism, a prime ex- cessfully with such fundamental concepts ample of which arises with the term “astrol- and terminology, we will then be on a much ogy” in itself, relating our normal contem- more solid footing. At the very least, we porary usage to—and distinguishing it should energetically strive to be as conscious clearly from—Ptolemy’s classic formulation and explicit as possible about both termino- in Tetrabiblos I.1. logical and conceptual issues. Nicolas Weill-Parot recently offered a The terminological issue arose for me valuable distinction between addressative pointedly in a recent correspondence with (destinatif) and non-addressative magical David Juste, an increasingly significant his- (and other) practices.9 Although it is com- torian of medieval astrology. In a review of his superb recent book on the Alchandreana, 8 DAVID JUSTE, Les Alchandreana primitifs: Étude I expressed strong reservations about calling sur les plus anciens traités astrologiques latins d’origine the onomantic techniques articulated there arabe (Xe siècle), Leiden, Brill, 2007, reviewed in «E- ‘astrological’, preferring instead a descrip- arly Science and Medicine», XIII, 2008, pp. 507-9. tive circumlocution, such as «a numerologi- 9 Astral Magic and Intellectual Changes (Twelfth- cally-based type of divination with an Fifteenth Centuries): ‘Astrological Images’ and the Con- astrologizing veneer». In the Alchandreana, cept of ‘Addressative’ Magic, in The Metamorphosis of Magic from Late Antiquity to the Early Modern Period, a ‘horoscope’ is constructed based on the

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posed entirely of modern terminology, it is consideration, and for straightening out and still extremely useful because “addressative” clarifying basic structures in the historiogra- refers in a value-neutral manner to practices phy. directed toward any sentient being, whether In studying magic in relation to astrology, angel or demon, daemon or spirit. Non- we must first ask what we as early 21st-century addressative practices, on the other hand, do historians mean by these terms, which will in- not involve sentient beings. Weill-Parot evitably inform our interpretation of what the notes that he coined the term precisely for its premodern actors understood by them. Both analytic value, fully recognizing that it is must be carefully distinguished. In fact, the terminologically anachronistic. Thus he more conceptual space we can open up be- provides a modern terminological distinc- tween our 20th and 21st-century configuration tion to clarify a premodern conceptual dis- of the map of knowledge and their 13th- to 18th- tinction. Likewise, Brian P. Copenhaver’s century concepts and categories, problems and prescriptive distinction between amulets and practices—and respective terminology—the talismans is very useful, despite its self- sharper our ability to understand both astrol- conscious terminological anachronism.10 It is ogy and magic will become. The main goal is valuable precisely because it can clarify for to encourage and facilitate clarity, in large us an important premodern conceptual dis- measure by minimizing conceptual slippage or tinction that did not also possess such a use- muddiness, which, in any case, is not fully ful terminological distinction. preventable. This is particularly tricky when we currently use the same terms that they did, and even moreso when there is significant 5. Terminology and Anachronism conceptual overlap in the respective semantic (2): Astrology, Mathematics and fields, but also revealing and characteristic dif- Magic ferences. In the historiography, we throw around will continue discussing terminology, the terms “magic” and “astrology” as if we all now concerning astrology in relation to know what we mean—and that we all mean mathematics, magic and divination, a no- the same things—by these simple sounding toriouslyI tricky but valuable undertaking. terms that refer to complex, multifold and This issue is significant with respect, both, to richly historically-conditioned semantic fields. fully grasping the historical material under Furthermore, we often blithely call “magical” thought or behavior what our historical actors eds. J.N. Bremmer and J.R. Veenstra, Leuven, Pee- would strenuously object to having so de- ters, 2002, pp. 167-87, esp. p. 169 ff. scribed, as we will see just below in discussing 10 Scholastic Philosophy and Renaissance Magic in the Roger Bacon. Although Marsilio Ficino’s late De vita of Marsilio Ficino, «Renaissance Quarterly», 15th century De vita is often called a seminal XXXVII, 1984, pp. 523-54 at p. 530. text for Renaissance magic and its theoretical

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or philosophical foundations, Ficino himself one person who wrote and acted in the same did not primarily represent it as such, but, ra- historical milieu. The fewer unexamined as- ther, as both part of a medical text for the sumptions we import, the more likely we are health of scholars and as a commentary on to see the historical material more accurately particular texts by Plotinus, the late antique and in sharper focus. In the rest of this essay, I Neoplatonist. Most premodern thinkers—at will illustrate the general point by briefly dis- least in the 13th through 15th centuries—did cussing a few relevant cases where our 20th- not go out of their way to describe what they and 21st-century terminology and conceptual were doing as magic, which was normally referents relate complexly—and sometimes used as a term of accusation and/or abuse, problematically—with premodern usage. given that it was usually closely associated As a first approach, we should clarify the with demons, heretics and illegitimate super- complex semantic fields of what we call astrol- stitious practices of various sorts.11 ogy and magic. Then we can more crisply and Giovanni Pico della Mirandola was a glar- soundly approach the historical material and ing counterexample for the late 15th century thus compare and refine our definitions. Even with his enthusiastic promotion of what he ex- such a basic question as what we mean when plicitly called «natural magic» in his Oratio, we use the terms ‘astrology’ and ‘magic’ is not Conclusiones and Apologia of 1486-87. Al- particularly clear, and it is rarely consistent be- though we would call part of what Ficino dis- tween scholars, as we can amply see in the his- cusses ‘magic’, namely, his treatment of im- toriography. We need to reconstruct these re- ages or talismans, he rarely does; and when he lationships in their own terms, concepts and does, he almost always does so in an evasive practices—and as particularized by individual manner. One of Ficino’s tactics is to always writers—and to stop projecting our contem- retain ‘deniability’, particularly by using the porary distinctions and constructions onto the apotropaic motto, “I describe, I do not ap- past, at least as much as this is possible. prove” (narro non probo), in relation to talis- A useful focus related to both astrology and mans. magic is ‘mathematics’, where both contempo- The upshot is that we need to be acutely rary scholars and our premodern actors often sensitive to both the significant and the subtle use the same (or a closely related) term to re- differences in our historical actors’ thought— fer to what is in many respects an intimately both to the terminology and to the underlying related, but also a significantly different con- conceptual content and structures—even (and ceptual field, albeit with much overlap. In the especially) if we are considering more than premodern period, mathematics (or the quad- rivium) referred to the four main mathematical 11 The classic study is Dieter Harmening, Superstitio: arts: arithmetic, geometry, astronomia and Überlieferungs- und theoriegeschichtliche Untersuchun- music. Although we do not normally think of gen zu kirchlich-theologischen Aberglaubensliteratur des music as a mathematical art, anyone who has Mittelalters, Berlin, E. Schmidt, 1979. studied music theory even superficially knows

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well that there is a significant mathematical calls true and false mathematics (vera et falsa component. mathematica or mathesis).12 For Roger, true But when we think of mathematics, we mathematics embraces astrology as a legiti- would not naturally think of ‘astrology’ in any mate mode of knowledge and practice, for respect as part of its semantic field. Neverthe- which he also provides his famous geometri- less, this was the case in the premodern map of cal-optical analysis of celestial influences as knowledge, and it was institutionalized in its natural philosophical foundations. For medieval and early modern university educa- Roger, true astrological mathematics has tion, where astrology was taught as a normal significant benefits both for individual hu- part of the scientific curriculum in three dis- man beings (including in medicine) and for tinct disciplines: [1] in the mathematic’s the Church overall. Roger is also careful to course, which was called alternately «math- argue that true astrology does not impinge ematica», «astronomia» or «astrologia», as the on human free will or imply necessity in na- sister science of the stars along with math- ture, both of which, by contrast, he explicitly ematical astronomy. It was also taught [2] in characterizes as a part of false magical as- the natural philosophy course, with core texts trology. by Aristotle, and [3] in the medical course, Roger associates this bad astrology— with core texts by . It is also well known explicitly called ‘magic’ or ‘magical’—with that astrologers were often referred to simply false mathematics. In fact, this illegitimate as «mathematici», even in antiquity. Thus, the astrology is one of the five types of what similarity of terminology without a clear his- Roger calls magic (pp. 239, 24-240, 8): [i] torical understanding can easily lead to signifi- «mantike», which is divination; [ii] math- cant conceptual slippage with its resultant con- ematics, which is astrology with predictive fusions. certainty, and thus the undermining of free will; [iii] «maleficium», which deliberately does or intends harm; [iv] «praestigium», 6. Roger Bacon on Mathematics, As- which makes illusions, optical and other- trology and Magic wise; and [v] «sortilegia», the casting of lots, which is often misleadingly translated as ext I would like to briefly describe sorcery. In this configuration, Roger follows the terminological and conceptual Hugh of St Victor. nexus in Roger Bacon’s Opus Furthermore, Roger offers another Nmaius of the mid-1260s and related texts fundamental distinction within this same concerning his use of what we would call as- conceptual nexus, that between what we trology and magic, beginning with his fundamental distinction between what he 12 The main texts are Opus maius, book IV (Bridges ed., vol. 1), and Bacon’s edition of the pseudo- Aristotelian Secret of Secrets.

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might transliterate as judicial vs. operative astronomy («astronomia iudiciaria et opera- 7. Thomas Aquinas on Astrology tiva»), which is very different than our nor- and Divination mal but problematic distinction between natural and judicial astrology (Sec. sec., ed. would also like to briefly introduce the Steele, p. 3, 1-3). It also relates closely to configuration of knowledge and prac- what we call astrology and magic. First tice in Thomas Aquinas, who distin- Roger discusses the four branches of true Iguishes sharply between legitimate astrology mathematics: arithmetic, geometry, «astrolo- and illegitimate divination, even though we gia» and music. Then he explicitly subdi- often call astrology a type of divination, vides what he calls «astrologia» into «astro- since they are both concerned with predict- nomia iudiciaria et operativa». «Astronomia ing the future. Thomas’s distinction con- iudiciaria» (which we should refrain from cerning knowledge and praxis in Summa simply translating as ‘judicial astrology’, at theologiae II.a II.,ae Questions 92 to 96 (com- least in the first instance) refers to know- posed around 1270) relates directly to ledge-based astrological practices deriving Roger’s last distinction between «astronomia from its four canonical types, namely, revo- iudiciaria» and «operativa», although lutions, nativities, interrogations and elec- Thomas does not use this terminology. tions. It is primarily concerned with the The knowledge part discussed in Ques- making of astrological interpretations or tions 92 to 95 concerns astrology and divina- ‘judgments’. tion with respect to legitimate and illegiti- ‘Operative’ astrology («astronomia opera- mate techniques for foreknowing and pre- tiva»), on the other hand, concerns operat- dicting what will certainly or likely happen ing, doing or acting by means of the science in the future. Because they rely on causal of the stars. Elsewhere, Roger further di- knowledge, Thomas considers both of what vides operative astrology into two main we call astronomy and astrology to be le- parts, namely, those dealing with what he gitimate. Astronomy admits certain know- calls the words and works of wisdom («verba ledge and astrology conjectural, or what we et opera sapientiae»), with the latter (i.e. the would call probable knowledge. Although opera) referring specifically to talismans, Thomas refers to each separately as «astro- which Roger (and others) call «imagines». nomia», he clearly distinguishes each con- The former refer to the words and their ceptually and in practice. Neither should be power uttered in various contexts, including called divination, he emphasizes, which does in relation to talismans to increase their po- not make predictions based on causal know- tency. Both are performed in relation to ledge, but instead relies on demons. He astrological timing or elections, of which enumerates several examples, including «imagines» are an explicit sub-part. augury and pyromancy.

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With legitimate and illegitimate practices clearly that a close attention to terminology for foreknowing and predicting the future and its conceptual referents concerning both thus differentiated, and with astrology char- modern scholarly and our premodern actors’ acterized as legitimate, Thomas turns to usage is crucial for attaining an accurate his- talismans («imagines astronomicae») in Ques- torical understanding of astrology, magic tion 96, which he in no way considers le- and divination. gitimate, except insofar as their matter has its own elemental qualities and virtues. Thomas’s rejection of talismans also relates 8. Conclusion: Astrology vis-à-vis to the significantly different but closely re- Magic and Divination. lated contemporary analyses in Albertus Magnus’s authentic works and in the delib- hese issues of terminological and erately anonymous and most likely pseu- conceptual anachronism are thus donymous Speculum astronomiae.13 Never- central to both an accurate under- theless, Thomas’s, Albert’s and the Speculum standingT of the premodern material and to a astronomiae’s analyses—as well as Roger scholarly discussion thereof that is as clear Bacon’s—are all articulated within the same and accurate as possible. To further compli- framework of natural vs. demonic action or cate matters, I have found that individual causation. This is a fundamental distinction thinkers—even in the same place at the same for determining a practice’s legitimacy or time—can have significantly different views otherwise, as is the protection of free will on the very same subjects, as one finds in vis-à-vis the certainty of prediction, and the both the 13th- and 15th-century figures dis- resultant implications for necessity in nature. cussed so far. This is as much the case for In fact, Roger Bacon, Thomas Aquinas, Al- the deeply influential writings of Albertus bertus Magnus and the author of the Specu- Magnus and his most famous student, lum astronomiae all embrace astrology as a Thomas Aquinas, in the 13th century as it is legitimate mode of knowledge if practiced for Marsilio Ficino and Giovanni Pico della within these bounds. We can now see more Mirandola in the 15th. Thus we should al- ways try to ‘localize’ our interpretations, 13 I discuss Albert and the Speculum more fully in my first, in an individual thinker’s writings, and Astrology and Magic, in A Companion to Albert the Gre- then in comparison with others. Only then at: Theology, Philosophy and the Sciences, ed. I.M. Re- snick, Leiden, Brill, 2013, pp. 451-505. For an extra- will we have a properly thick and accurate ordinarily insightful and thorough study on talismans terminological and conceptual basis to accu- in the medieval period, see NICOLAS WEILL- rately trace trends and make comparisons PAROT, Les «images astrologiques» au Moyen Âge et over broader periods of time. à la Renaissance: Spéculations intellectuelles et pratiques Although it is highly unfortunate, I have magiques (XIIe-XVe siècle), Paris, Honoré Champion, repeatedly found in the current state of 2002. scholarship that one should assume—

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especially when treating both astrology and In other words, the texts we possess are magic (either individually or in relation to the best approximations we have to anthro- each other)—that very little of the histori- pological informants, since the past is indeed ography is fully reliable (with a handful of a foreign country. On the basis of their ‘re- notable exceptions). Therefore, all state- ports’, I offer in my monograph a reasonably ments and especially broader conclusions thick description of premodern concepts, need to be checked against the evidence categories and practices relevant to our his- from primary sources, thus allowing us to torical actors’ views on astrology and magic. build interpretations on more solid founda- To this end, I focus in volumes I and II on tions. Towards this end, I encourage the two primary issues: [1] predicting the future practice of thick description with its con- (concerning knowledge and divination), and commitant extensive citation and translation [2] making talismans (concerning operations of primary sources as being much more and magic) at two significant historical valuable than the normal practice of sum- “moments”: [1] 1250 to 1280 (vol. I), and [2] maries, however incisive they may be. Being 1480 to 1500 (vol. II). able to accessably evaluate an interpretation Fortunately, we possess many texts in is essential at this stage of the historiography which the premodern actors tell themselves of both astrology and magic, and thus also of or each other—and thereby tell us—what their relationship. they themselves were thinking. These cir- The upshot of this methodological discus- cumstances strongly encourage the readers sion is that I attempt in all three volumes of of this essay and/or my monograph to set my monograph to accurately grasp how a aside as far as possible his or her ‘know- range of influential thinkers in the 13th ledge’—including assumptions, visceral re- through 18th centuries understood and used, actions, sympathies and antipathies—of developed and reformed, criticized and/or what we think about astrology in the early rejected astrology and its natural philosophi- 21st century within our post-Newtonian and cal foundations in their various contexts: post-Einsteinian mental universes and, in an conceptual, institutional, religious, socio- open-minded leap of historical imagination, political and cultural. I am emphatically not try to understand what smart people in the trying to understand what they thought past (in the West) thought about astrology about what we think astrology is (obvi- and its natural philosophical foundations ously!—but it still needs to be said); rather, within their premodern, fundamentally Aris- to learn from them what they thought it was totelian, Ptolemaic and Galenic mental and how it worked. Thus, we first need to world. reconstruct their views as accurately as pos- sible and as fully as necessary (or possible) in order to attain an adequate understanding.

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L’attraction magnétique entre Jean de Séville, était appelé effectivement à devenir un topos dans les développements influence astrale et astrologie sur l’influence astrale dans le monde latin au Moyen Âge (XIIIe-XVe siècle) comme dans le monde arabe. L’astrologue Albumasar, mort en 886, dans le Liber intro-

ductorii maioris ad scientia iudiciorum astro- Nicolas Weill-Parot rum, développe cette idée lorsqu’il explicite Université Paris-Est Créteil les trois manières dont une chose agit sur Centre de recherche d’histoire européenne une autre à travers un intermédiaire (me- comparée (CRHEC) dium). Dans la version de Jean de Séville ré- (France) visée par Gérard de Crémone, telle que la présente Richard Lemay dans son édition, est ainsi expliqué qu’il y a d’abord l’action 1. L’influence astrale comparée à la humaine par la volonté : un homme peut force magnétique mouvoir une première chose qui, à son tour, en meut une deuxième ou bien il peut jeter ne comparaison très célèbre de un corps au loin qui entre en contact avec l’astrologue juif persan Messahalla d’autres corps. Vient, en deuxième lieu, le (v. 762-815), est répétée par les cas du corps qui agit « par sa nature propre Uauteurs arabes et latins : sur d’autres corps à travers un milieu inter- médiaire (medium) proche », comme le feu L’œuvre des planètes en ce monde est donc sem- qui échauffe l’eau à travers le récipient qui la blable à la pierre d’aimant et le fer, parce que de même que le fer est attiré par contient. Enfin, la troisième manière où la cette pierre à une distance connue [nota], de même comparaison avec l’attraction magnétique toute créature et toutes les choses qui sont sur terre est développée : sont produites [efficiuntur] par le mouvement des planètes […]1. Et le troisième mode est celui qu’effectuent cer- tains corps célestes par leur propre nature sur Ce passage du premier chapitre du De ra- d’autres choses à travers un milieu lointain. Et c’est comme la pierre d’aimant qui meut le fer par sa na- tione circuli, traduit en latin au XIIe siècle par ture propre et l’attire à lui à distance et par

l’intermédiaire de l’air, en raison de ce qu’il y a en 1 « Simile est ergo opus planetarum in hoc mundo la- cette pierre de nature motrice du fer et attractive de pidi magnetis et ferro, quia sicut subtrahitur ab hoc ce dernier, et parce qu’il est dans la nature du fer de lapide ferrum per notam longitudinem, ita omnis recevoir le mouvement de cette pierre et d’être attiré creatura et universa quae sunt super terram efficiuntur a motu planetarum […] » (MESSAHALLAC, De ra- tione circuli, in Iulius Firmicus Maternus, Astrono- mic[o]n libri VIII, éd. Nicolaus Pruckner Basel, Jo- hannes Hervagius, 1551 : c ap. 1, p. 115r).

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à lui à cause de son lien (propter continuationem) par transforment et les dissolvent alternativement. Et il nature avec elle2. en est ainsi en raison de ce qu’il y a dans les corps célestes de vertu qui meut et change et dissout les Albumasar poursuit son développement corps terrestres, et en raison de ce que, dans les sur l’aimant en évoquant l’attraction à tra- corps terrestres, il y a de capacité à recevoir (de re- 3 ceptione) le mouvement le changement et l’altération vers d’autres media comme le bronze . Et il à partir du mouvement des corps supérieurs et de ajoute que de nombreuses substances et mé- leur lien par nature5. decines produisent une semblable attraction sur d’autres corps selon la proximité et Albumasar a donc développé la comparai- l’éloignement4. Il précise alors : son de Messahalla en la précisant. Au XIIe siècle, Guillaume de Conches, dont on sait C’est donc de cette manière que les corps célestes aujourd’hui qu’il est tributaire non seule- meuvent les corps terrestres et les changent et les ment (et de manière massive) de la tradition latine antérieure, mais aussi, comme l’a 2 « Et tercius est quod faciunt quedam corpora per na- montré Barbara Obrist, de sources arabes turam suam in aliis per medium longinquum. Et est sicut lapis magnetis qui per naturam suam movet fer- comme la traduction du Liber de orbe attribué 6 rum et trahit ipsum ad se ex longitudine et per me- à Messahalla , compare dans le Dragmaticon dium aeris, propter illud quod est in illo lapide de na- philosophiae, la vertu attractive du soleil sur tura movendi ferrum et attrahendi ipsum, et propter les planètes à celle de l’aimant sur le fer : illud quod est in natura ferri de receptione motus ex lapide et attractione ad se propter continuationem eius Certains disent donc que le Soleil est d’une natu- ipsi per naturam. » Ab Ma’šar al-Bahl (ALBUMA- re attractive : quand ces planètes devancent le Soleil, SAR), Liber introductorii maioris ad scientiam judicio- si elles sont proches [de lui], il les attire à lui, comme rum astrorum, éd. Richard Lemay, vol. VI, Napoli, I- l’aimant le fer, mais si au contraire elles en sont stituto Universitario Orientale, 1995 : Tr.I, diff. 3 [version de Jean de Séville révisée par Gérard de Crémone], p. 409. 3 « Et movet iterum hic lapis ferrum per reliquas spe- 5 « Secundum hunc ergo modum movent corpora cele- cies quas nuper diximus. Quoniam quando est inter ea stia corpora terrestria, et mutant ea et resolvunt ea ad medium propinquum, sicut aes aut simile ei, tunc ipse invicem. Et illud est propter illud quod est in corpori- movet ipsum et attrahit ipsum ad se, et quando tangit bus celestibus de virtute movente et mutante et resol- ipsum, etiam movet ipsum et adheret ei. Et fortasse vente corpora terrestria, et propter illud quod in est in movet ferrum quod adheret lapidi illud quod vadit ad corporibus terrestribus de receptione motus et muta- ipsum. Movet ego et trahit secum illud quod continua- tionis et alterationis ex motu corporum superiorum et tur cum eo aut appropinquat ipsi ex genere suo per il- continuationem eorum per naturam » (ibid). lud quod sit in ipso in illa hora de virtute nature illius 6 BARBARA OBRIST, Guillaume de Conches : cosmo- lapidis » (ibid., p. 412-413). logie, physique du ciel et astronomie. Textes et images, in 4 « Et inveniuntur res multe ex substantiis et medicinis IRENE CAIAZZO et BARBARA OBRIST (éd.), que per naturam suam faciunt in quibusdam corpo- Guillaume de Conches : philosophie et science au XIIe siè- rum motum et attractionem ad se secundum propin- cle, Firenze, Sismel – edizioni del Galluzzo, 2011, quitatem ab eis et longitudinem » (ibid.). (« Micrologus’Library », 42), pp. 123-196.

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éloignées, il les force à s’arrêter jusqu’à ce qu’il les Or l’œuvre des planètes est très noble et sembla- dépasse7. ble à l’aimant et au fer en cette orbe, parce que de même que le fer est naturellement attiré par un ai- Guillaume de Conches ne se sert donc pas mant féminin à une distance connue et est repoussé de la comparaison avec l’attraction magnéti- par un aimant masculin, par quoi est montrée la tra- que pour évoquer l’influence céleste sur le montane septentrionale et la tramontane australe, de même chaque créature sous celles-ci et toutes les monde inférieur, mais pour établir choses qui sont au-dessus de la terre, sur la terre et l’attraction qu’exerce le soleil sur les autres peut-être certaines qui sont sous la terre sont soumi- planètes, c’est-à-dire le phénomène astro- ses au mouvement des planètes. L’explication de la nomique de la rétrogradation. polarité de l’aimant par la distinction masculin / Avec l’assimilation des sources astrologi- féminin n’est pas fréquente. Une main plus tardive ques arabes, la comparaison entre l’influence ayant annoté en marge ce passage précise qu’il y a des aimants mâles et des aimants femelles, ce qui, astrale et l’attraction magnétique se diffuse dans le contexte, ne renvoie pas au seul fait gram- e chez les auteurs scolastiques du XIII siècle. matical selon lequel effectivement dans les textes Traducteur lui-même de l’arabe, Michel Scot médiévaux « magnes » est parfois féminin8. dans le Liber introductorius reprend (sans nommer sa source) la phrase de Messahalla Au XIIIe siècle, Gérard de Feltre, par en l’altérant toutefois : exemple, dans la Summa de astris, après avoir fait référence à Albumasar, compare l’action de la lune sur les marées à celle de l’aimant sur le fer9. Roger Bacon, dans 7 « Dicunt igitur quidam solem esse attractivae natu- rae : cum isti planetae praecedunt solem, si propinqui sunt, attrahit ad se, ut adamas vel magnetes ferrum, 8 « Opus autem planetarum nobilissimum est et con- sin autem remoti, cogit illos stare, donec transierit » simile in hoc orbe magneti et ferro, quia sicut ferrum a (GUILLELMUS DE CONCHIS, Dragmaticon philo- magnete femino naturaliter subtrahitur per notam lati- sophiae, éd. Italo Ronca, Turnhout, Brepols 1997 tudinem* et per masculinum depellitur, per quod de- (Corpus christianorum, 152) : IV.4, p. 87). L’édition monstratur tramontana septentrionis et austri, sic om- renvoie en notes pour ce passage à plusieurs sources nis creatura infra sese et universa que sunt super ter- dont aucune ne semble envisager cette comparaison : ram et in terra et forte quedam que sub ea sunt effi- MACROBE, Commentum in somnium Scipionis, ciuntur a motu planetarum » (Michael Scotus, Liber I.20.5 ; CALCIDIUS, Commentum in Timaeum Plato- introductorius [version courte] Paris, BnF, nouv. acq. nis, 74 ; Seneca, Naturales quaestiones, VII.25.7. Sénè- lat. 1401, f. 2ra). Dans la marge d’une écriture plus ré- que évoque les voiles des navires : « sic naves, quam- cente : * « longitudinem » s.l. ; ** in marg. « magnes a- vis plenis velis eant, videntur tamen stare » (SENE- lius masculus alius femin[e]a ». Pour les manuscrits CA, Ricerche sulla natura, a cura di Piergiorgio Parro- des versions courte et longue, voir G. M. E- ni, s. l., Fondazione Lorenzo Valla – Arnoldo Mon- DWARDS, The Two Redactions of ’s dadori, 2002, p. 460). Barbara Obrist, à qui j’ai posé la ‘Liber introductorius’, «Traditio», 41 (1985), p. 329- question et que je remercie pour sa réponse, penche 340. pour l’hypothèse d’une source arabe qui reste à dé- 9 « Luna cum elevata fuerit super aliquem circulorum terminer. emisperii movet mare per naturam suam sicut lapis

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l’Opus maius se sert lui aussi de la comparai- Bacon utilise donc la remarque sur la dis- son de Messahalla pour illustrer le degré tance déterminée où l’attraction peut d’incertitude des prévisions astrologiques. s’exercer qu’évoquait effectivement Messa- halla à l’appui d’une démonstration qui C’est la raison pour laquelle Avicenne qui a par- n’était pas celle du grand astrologue. fait les œuvres de Ptolémée comme il l’exprime lui- Le médecin padouan Pietro d’Abano, même dans le prologue du livre Sufficientia, montre dans le dixième livre de la Métaphysique que dans le Conciliator (rédigé en 1303 révisé en l’astrologue ne peut apporter de certitude dans tou- 1310), cite lui aussi la comparaison de Mes- tes les choses ni ne le doit, en raison de l’instabilité sahalla pour justifier les nativités – à cette de la matière générable et corruptible, qui n’obéit occasion il explicite la comparaison en ter- pas toujours en tout à la vertu céleste, comme le dit mes de dépendance (dependet) : Messahalla en avançant l’exemple de l’aimant, parce que la vertu de ce dernier n’a de puissance sur le fer Toute condition de géniture mondaine dépend qu’à une certaine distance et ne sera apte à des planètes et de leurs signes comme le fer de la l’attraction que dans d’autres conditions qui sont re- pierre d’aimant, d’où Mesahalach dit dans sa lettre : quises10. semblable est l’œuvre des planètes en ce monde à la pierre d’aimant et au fer11. qui dicitur magnes movet ferrum » (Milano, Bibliote- ca Ambrosiana, C 245 inf, f. 34ra) ; je dois à la fois la Un dernier exemple parmi tant d’autres référence et la transcription à Maria Sorokina que je de cette comparaison devenue un topos est remercie. fourni par le médecin et astrologue de Milan 10 « Propter quod Avicenna, qui opera Ptolemaei Maino de Maineri12. Dans son Libellus de pre- complevit, ut ipsemet recitat in prologo libri Sufficien- servatione ab epydimia, écrit en 1360, dans un tiae, manifestat in decimo Metaphysicae, quod astrolo- gus non potest certificare in omnibus nec debet, prop- ter instabilitatem materiae generablis et corruptibilis, quae non in omnibus semper obedit virtuti coelesti, ut 11 « Omnis mundanae geniturae conditio ex planetis dicit Messahalac ponens exemplum de magnete, quia eorumque signis tanquam ferrum ex lapide magnete virtus ejus non habet potestatem super ferrum nisi in dependet, unde Mesahalach epistola : simile est opus debita distantia et in aliis conditionibus quae exigun- planetarum in hoc mundo lapidi magnetis et ferro » tur ad attractionem fuerit adaptatum » (ROGERUS (PETRUS DE ABANO, Conciliator controversiarum BACON, Opus maius, éd. Bridges, vol. 1, Oxford, quae inter philosophos et medicos versantur, Venetiis, Clarendon, 1897, p. 245-246, cf. AVICENNA, Liber apud Iuntas, 1565 : diff. 10, Propter 3, f. 16ra). Cette primus naturalium : tractatus primus De causis et princi- référence à Messahalla se trouve mentionnée dans piis naturalium, éd. Simone Van Riet, Louvain- FABIO SELLER, Scientia astrorum. La fondazione Leiden, E. Peeters - E. J. Brill, 19992 (Avicenna lati- epistemologica dell’astrologia in Pietro d’Abano, Napoli, nus) : Prologus, p.1-4 (aucune mention de Ptolémeé Giannini editore, 2009, p. 91. dans le prologue ; ce dernier n’est mentionné qu’au 12 Sur cet auteur, voir notamment : MARILYN NI- chapitre 8, ibid., p. 72) ; AVICENNA, Philosophia COUD, Les Régimes de santé au Moyen Âge, Rome, prima, éd. S. Van Riet, Louvain-Leiden, E. Peeters - École française de Rome, 2007, en particulier, vol. II, E. J. Brill, 1980 (Avicenna latinus) : X.1. pp. 529-530. pp. 710-711.

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contexte où l’on attribue la cause lointaine L’attraction magnétique avait pour les de la peste aux astres13, il écrit : commentateurs de la Physique constitué un problème puisque le mouvement du fer vers L’opération des astres en ce monde sensible est l’aimant paraissait défier la nécessaire conti- semblable à l’opération de l’aimant et du fer. En ef- guïté entre le moteur et le mû énoncée par fet, l’aimant attire le fer et l’altère et le met dans une certaine disposition. Et si le fer n’était pas dans Aristote au début du livre VII. Dans le quelque disposition eu égard à l’aimant, il ne serait mouvement forcé le moteur était extérieur à pas mû vers l’aimant. Et ainsi le mouvement du fer la chose mue ; dans le cas du mouvement na- vers l’aimant est un mouvement d’ attraction (motus turel des êtres animés le moteur était à tractus) et il se fait par l’attirant et ce n’est pas un l’intérieur de ce qui est mû. Quant au cas dif- mouvement à partir de soi (ex se), comme le mou- ficile du mouvement élémentaire, la chute du vement des lourds, ni par soi (a se) comme le mou- vement des animaux, mais c’est un mouvement par lourd et l’ascension du léger, il donna lieu à un autre (ab alio) à savoir par l’aimant. Et de la mê- diverses interprétations qui toutes resti- me manière les planètes et les autres étoiles fixes tuaient une contiguïté entre moteur et meuvent, altèrent et introduisent des dispositions, mû15..Maino fait du mouvement du fer vers par des modalités diverses dans ce monde inférieur. l’aimant un mouvement ab alio – ce n’est ce- En effet, ce monde inférieur est contigu aux sphères (lationibus ?) supérieures de sorte que toute vertu de 14 magnetem. Et sic motus ferri ad magnetem est motus celui-ci est gouvernée de là . tractus, et est ab attrahente, et non est motus ex se, si- cut motus gravium, nec a se sicut motus animalium, 13 Sur l’analyse des causes de la peste, en particulier la sed est motus ab alio scilicet a magnete. Et similiter cause lointaine constituée par la conjonction des trois planete et relique stelle fixe movent, alterant, et di- planètes supérieures en 1345, voir notamment : JON sponunt, modis diversis hunc mundum inferiorem. - ARRIZABALAGA, Facing the Black Death : Percep- Hic enim mundus inferior contiguus est superioribus tions and Reactions of University Medical Practitioners, lationibus ut omnis eius virtus gubernetur exinde. » in L. GARCÍA BALLESTER, R. French, J. Arriza- (MAYNUS DE MAINERIIS, Libellus de preservatione balaga et A. Cunningham (ed.), Practical Medicine ab epydimia, éd. R. Simonini, Maino de Maineri e il suo from Salerno to the Black Death, Cambridge, Cam- Libellus de preservatione ab epydimia, (codice del 1360 bridge University Press, 1994, pp. 237-288 ; DANI- conservato nell’Archivio di Stato di ), Mode- ELLE JACQUART, La Médecine médiévale dans le na, 1923, p. 15 ). cadre parisien, XIVe-XVe siècle, Paris, Fayard, 1998, 15 JAMES A. WEISHEIPL, The Principle ‘Omne quod pp. 230-265 et ead., La perception par les contemporains movetur ab alio movetur’ in Medieval Physics, « Isis », de la peste de 1348, in Jacques Jouanna, Jean Leclant et 56, 1965, pp. 26-25, réimpr. dans ID., Nature and Mo- Michel Zink (éd.), L’Homme face aux calamités natu- tion in the Middle Ages, Washington, 1985, p. 75-97. relles, Paris, Académie des inscriptions et belles- D. J. FURLEY, Self-Movers, in Mary-Louise Gill et lettres, 2006 (Cahiers de la Villa Kérylos, 17), p. 237- James G. Lennox ed., Self-Motion from Aristotle to 248. Newton, Princeton, Princeton University Press, 1994, 14 « Simile est opus stellarum in hoc mundo sensibili pp. 3-14 ; HELEN S. LANG, The Order of Nature in operi magnetis et ferri. Magnes enim attrahit ferrum et Aristotle’s Physics. Place and Elements, Cambridge, ipsum alterat et disponit. - Nisi enim ferrum esset in Cambridge University Press, 1998, notamment aliqua dispositione cum magnete, non moveretur ad pp. 251-254.

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pendant sans doute pas dans son esprit un 2. Une comparaison dans l’action à mouvement forcé, puisque depuis Averroès distance on interprétait ce mouvement comme une al- tération et que les commentateurs anglais du e fait, ce parallèle se retrouve XIIIe siècle en avaient fait un mouvement na- dans certains commentaires mé- turel16. Maino cite ensuite [immdt ?] le célè- diévaux à la Physique. Le début bre neuvième verbum du Centiloquium du duD livre VII consacré au nécessaire contact pseudo-Ptolémée : « Les faces de ce siècle entre le moteur et le mû donna lieu, dès les sont soumises aux faces des cieux », qui don- premiers commentateurs au fait du Grand ne lieu à l’évocation d’un sceau astrologique, commentaire d’Averroès à des développe- d’une « image astrologique »17. ments visant à montrer que l’aimant ne dé- Tous ces exemples témoignent d’un usage rogeait pas à cet impératif de contiguïté18. répandu de la comparaison de Messahalla qui Mais le cas de l’aimant était, en somme, un mettait en parallèle l’attraction magnétique exemple parmi d’autres d’une apparente ac- et l’influence astrale. De fait, l’un et l’autre tion à distance ; et la liste de ces cas contredi- de ces phénomènes pouvaient apparaître sant à première vue la thèse contiguïste comme des exemples d’une action à distance, d’Aristote s’accrut après la traduction latine laquelle pourtant était notoirement exclue de par Guillaume de Moerbeke du commentaire la physique aristotélicienne. d’Alexandre d’Aphrodise aux Météorologi- ques (1260) qui connut une diffusion dans le milieu parisien. Le commentateur antique 16 Sur les débats autour de l’attraction magnétique : avait expliqué que le soleil, bien qu’il ne fût NICOLAS WEILL-PAROT, Points aveugles de la pas naturellement chaud, produisait de la nature : la rationalité scientifique médiévale face à chaleur par son mouvement. Mais alors, de- l’occulte, l’attraction magnétique et l’horreur du vide mandait-il, pourquoi le soleil échauffe-t-il (XIIIe-milieu du XVe siècle), Paris, les Belles lettres, 2013. l’air qui lui est distant sans échauffer la sphè- 17 « Vultus huius seculi subiecti sunt vultibus celorum re de la lune, qui occupe une position inter- in tantum, quod figura scorpionis sculpta, luna in médiaire. Dans son argumentation, il men- scorpione, bene disposita, privata malorum aspectu, tionne notamment l’exemple bien connu du curat morsum scorpionis. Et figura leonis sculpta in poisson stupor (le poisson torpille) qui en- auro, sole in corde leonis, privato malorum coniun- gourdit la main du pêcheur mais non le fi- ctione et aspectu, curat dolorem stomachi et laterum. 19 Et multa talium similium ab auctoribus sunt probata » let . Dans ce passage Alexandre d’Aphro- (MAYNUS DE MAINERIIS, Libellus de preservatione ab epydimia cit., p. 15) ; voir NICOLAS WEILL- 18 Pour cette histoire des débats, dans ce passage et les PAROT, Les « Images astrologiques » au Moyen Âge et suivants, voir note 16. à la Renaissance. Spéculations intellectuelles et pratiques 19 ALEXANDER DE APHRODISIA, In quatuor li- magiques (XIIe-XVe siècle), Paris, Honoré Champion, bros Meteorologicorum Aristotelis commentatio, I.3 2002, pp. 562-564. [341a32] (Alexandre d’Aphrodisias, Commentaire sur

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dise n’évoque pas l’exemple de l’aimant. En Mais au-delà de cette comparaison, revanche, les commentateurs parisiens de la l’attraction magnétique relève bien d’une in- Physique, du tournant du XIIIe au XIVe siècle, fluence céleste dans la philosophie naturelle lorsqu’ils abordent à propos du début du li- médiévale et ce par deux biais. Le premier vre VII la question du contact entre moteur est exprimé non dans les commentaires à la et mû, insèrent les exemples alexandrins Physique, mais dans d’autres œuvres médica- dans des listes où figure l’aimant, de sorte les, philosophiques et théologiques abordant que l’influence céleste se trouve ainsi mise en la question de la vertu occulte ; le second, parallèle avec l’attraction magnétique com- que l’on trouve dans les commentaires de la me cas parmi d’autres d’action apparemment Physique, consiste à expliquer directement à distance. Ainsi, Raoul de Breton dans son l’attraction magnétique par une vertu céles- commentaire (rédigé vers 1300) a remplacé te. l’exemple du soleil donné par Alexandre d’Aphrodise, par celui de Saturne qui altère les corps inférieurs en les refroidissant sans 3. Forme spécifique, aimant et vertu refroidir les sphères intermédiaires, céleste l’altération que Saturne produit en elles est plutôt une illumination20. a vertu attractive du fer par l’aimant a été prise en effet comme exemple les Météores d’Aristote. Traduction de Guillaume de Mo- paradigmatique de la propriété oc- erbeke. éd. A. J. Smet, Louvain, 1968, pp. 31-32). Sur Lculte découl ant de la forme spécifique d’une l’exemple employé depuis l’Antiquité du poisson tor- chose (en l’occurrence, l’aimant). Avicenne pille, voir Brian P. Copenhaver, A Tale of Two Fishes: lui-même cite cet exemple dans le Canon me- Magical Objects in Natural History from Antiquity dicine. À côté des médicaments agissant par through the Scientific Revolution, « Journal of the Hi- leurs qualités premières (chaud, froid, sec, story of Ideas», 52/3, 1991, pp. 573-398. 20 « Dicendum ad hoc, sicut dicit Alexander primo Me- humide) et leur mélange (complexion), cer- teororum, quod cum unum extremum non moveat tains étaient dotés de propriétés particulières [movet ms.] aliud nisi per medium, non oportet quod découlant de leur substance tout entière ou eodem motu moveat medium sicut extremum, sicut toute substance (Galien) ou forme spécifique ponit exemplum de quodam pisce qui vocatur stupor : (Avicenne) ; ainsi la rhubarbe ou la scam- stupor enim captus in rete stupefacit manus piscatoris monée tirait leur pouvoir d’attirer et donc de et tamen non alterat rethem ad stuporem quia non po- test suscipere stuporem sed per alteram speciem alte- racionis alterat rethem sicut enim in edibus supercele- aveugles cit., p. 188. Pour la datation du commentaire, stibus quia spera Saturni alterat illa inferiora ad figidi- voir SILVIA DONATI, Per lo studio dei commenti al- tatem sed non alterat alias speras inferiores ad frigidi- la Fisica del XIII secolo. Commenti di probabile origine tatem sed pocius ad luminationem, ideo verum » (ms. inglese degli anni 1250-1270 ca. Parte I, « Documenti e Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Coventi sop- studi sulla tradizione filosofica medievale », 2/2 presi, E 1 252, q. 184, s. f.) ; WEILL-PAROT, Points (1991), pp. 361-441 (p. 367).

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purger la bile de sa forme spécifique. C’est ou du froid ou de quelque qualité de cette sorte, ainsi également que le pouvoir de l’aimant mais par une certaine participation d’une vertu cé- 23 d’attirer le fer était expliqué. Une analyse leste . des œuvres philosophiques d’Avicenne per- Mais, on le voit, un tel raisonnement ne met de comprendre qu’à ses yeux la forme conduisait pas à faire dépendre la vertu de spécifique désignait bel et bien la forme l’aimant d’une vertu astrologique, tout juste substantielle de la chose21. De ce fait, la vertu d’une influence céleste générale. Dans le magnétique, comme la vertu purgative de la Conciliator, dans la differentia 71, Pietro rhubarbe, ne pouvait se voir attribuer qu’à d’Abano, manifestement au fait de l’Epistola une influence générale des cieux et non à un de magnete de Pierre de Maricourt, situe influx astrologique déterminé par une confi- dans le pôle arctique (de la sphère céleste) guration des planètes à un moment précis. l’origine de la vertu de l’aimant. Il articule Devant la nécessité d’expliquer les proprié- cette dérivation avec l’influence astrale, tés individuelles de certains individus au sein puisqu’il rappelle d’abord que les corps su- d’une espèce donnée, et notamment les périeurs peuvent influencer les corps infé- « images astrologiques », ces talismans cen- rieurs selon deux modalités : une impression sés ne tirer leur pouvoir que de la force natu- « universelle et commune à toutes les choses relle des astres, plusieurs philosophes et mé- à travers le mouvement et la lumière » et une decins furent conduits à poser, à côté des « impression particulière, imprimée » dans propriétés occultes spécifiques ou substan- les corps qui la reçoivent « sans mouvement tielles (propres à tous les individus d’une es- ni lumière » par « quelque vertu astrale par- pèce donnée), des propriétés occultes acci- ticulière » et « causée par le lieu ». Et il ajou- dentelles survenant seulement à certains te : « Et une vertu de cette sorte attractive du moments déterminés chez certains individus fer existe dans les aimants dérivée à partir du d’une espèce (sur le modèle de la génération pôle arctique, comme nous en faisons des monstres)22. Thomas d’Aquin, dans ses l’expérience » Cet influx astral particulier Quaestiones disputatae de anima écrit : rend compte pour Pietro d’Abano à la fois Or au-dessus d’elles [les formes des éléments] il y a les formes des corps mixtes qui, outre les opéra- 23 « Super has autem sunt formae mixtorum corporum, tions susdites, ont quelque opération qui suit que preter predictas operationes habent aliquam ope- l’espèce qu’elles tirent des corps célestes, comme le rationem consequentem speciem quam sortiuntur ex fait que l’aimant attire le fer non en raison du chaud corporibus caelestibus, sicut quod adamas trahit fer- rum, non propter calorem aut frigus aut aliquid huju- 21 Voir note 16. smodi, set ex quadam participatione virtutis caelestis » 22 NICOLAS WEILL-PAROT, Astrology, Astral In- (THOMAS AQUINAS, Quaestiones disputatae de a- fluences and Occult Properties in the Thirteenth and nima, ed. B.-C. Bazán, Roma-Paris, Commisio Leo- Fourteenth Centuries, « Traditio », 65, 2010, pp. 201- nina - Cerf, 1996, pp. 9-10 (SANCTI THOMAE DE 230 AQUINO, Opera Omnia, XXIV, 1).

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des vertus occultes spécifiques (comme celle que. Richard de Clive, par exemple, dans son de l’aimant) et des vertus occultes acciden- commentaire de la Physique, daté de 1270- telles (comme celles des talismans)24. 127226, demande si le mouvement du fer vers C’est bien à une origine céleste et non as- l’aimant procède « d’une vertu élémentaire ou trologique que se réfèrent la plupart des com- d’une vertu supracéleste » (supracéleste devant mentateurs de la Physique amenés à évoquer s’entendre ici comme supralunaire, c’est-à-dire l’attraction magnétique. Ils se contentent synonyme de céleste)27. Deux arguments sont d’attribuer à une vertu céleste indéterminée opposés à la nature céleste de cette vertu : en l’origine de la force magnétique – en cela, ils premier lieu, elle disparaît lorsqu’on frotte se conforment plus ou moins consciemment au l’aimant avec l’ail – une pseudo-expérience principe énoncé plus haut selon lequel une très ancienne répétée de commentaire en propriété qui est présente chez tous les indivi- commentaire depuis celui d’Averroès28– ; en dus d’une même espèce ne dépend pas d’une second lieu, une vertu céleste étant générale, configuration astrale se produisant à un mo- elle devrait concerner toutes les choses les- ment précis. Roger Bacon, dans son second quelles devraient donc, comme le fer, être atti- commentaire à la Physique, ses Questiones su- rées par l’aimant. Mais contre l’origine de pra libros octo Physicorum Aristotelis, évoque au l’attraction dans une vertu élémentaire, le livre VII la « vertu céleste » à laquelle participe commentateur explique que dans l’aimant il complètement l’aimant et incomplètement le n’y a que trois réalités : la matière, la forme et fer25. Ainsi, les commentateurs anglais du XIIIe la « vertu supracéleste », et que le mouvement siècle, fortement influencés par ce second ne pouvant provenir ni de la matière ni de la commentaire de Bacon, renvoient fréquem- forme éleméntaire, force est de conclure qu’il ment à l’origine céleste de la vertu magnéti- provient de la vertu céleste. Richard de Clive apporte alors sa réponse :

24 « […] et altera impressio particularis sine motu et luce proprie absque medii alteratione susceptis im- pressa ab aliqua virtute stellarum particulari et situ causata ; cuiusmodi virtus ferri attractiva magnetis e- 26 Pour la datation de ce commentaire, voir S. DO- xistit ex polo arctico, ut experimur, derivata. Quam NATI, Per lo studio cit., pp. 369-370. quidem virtutem formae specificae cum earum conse- 27 « Queritur utrum iste motus sit a virtute elementari quentibus sunt secutae » (PETRUS DE ABANO, vel supracelesti » (ms. Worcester, Cathedral Library, Conciliator cit., diff. 71, propter 3, f.108rb). Q13, f. 109rb) ; cf. N. WEILL-PAROT, Points aveu- 25 « Ad aliud dicendum est quod non est simile, quia a- gles cit., p. 161-164. liquis tractus est naturalis, sicut tractus ipsius ferri ab 28 Pour une étude épistémologique de cette expérience adamante quoad illam virtutem celestem incomplete sur une longue période : DARYN LEHOUX, Trope, participatam a ferro, ab adamante autem complete » Facts and Empiricism, « Perspectives on Science », (éd. Ferdinand M. Delorme, Robert R. Steele collab., 11/3, 2003, pp. 326-345; pour le Moyen Âge et un Oxford, Clarendon, 1935 [Opera hactenus inedita Ro- autre point de vue : N. WEILL-PAROT, Points a- geri Baconi, vol. 13], p. 338). veugles cit., pp. 262-267.

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[La question] peut en effet consister à demander si La théorie de la vertu occulte surgissant de cette vertu est celle de l’aimant [considéré] en tant que la forme spécifique, laquelle transcende la sujet ou bien celle du corps céleste en tant que sujet. Je complexion ou mélange des éléments dans le dis que la vertu est celle du corps mixte parce qu’en quelque partie que se trouve l’aimant, soit à l’Orient corps mixte est sous-jacente à cette explica- 30 soit à l’Occident, il attire toujours, et ainsi cette vertu tion . À l’argument de l’empêchement dû à est celle du corps mixte et découle de celui-ci. Si la l’ail, il est répondu que certes l’ail « ne peut en- question consiste à demander d’où elle provient, à sa- traver une vertu céleste dans la mesure où elle voir de quel efficient et de quel disposant, on peut dire est dans un corps céleste », mais qu’elle peut que c’est de l’un et l’autre dans la mesure où les élé- bel et bien « entraver le mode de réception de ments ennoblis par la vertu céleste vont dans la com- 31 position du corps mixte ainsi, elle provient en partie de cette vertu dans les corps inférieurs » . la vertu élémentaire comme cela est manifeste en cer- Quant au second argument, il est réfuté en taines plantes : nombre d’entre elles ont en elles des se fondant sur ce qui a été précédemment : « la qui n’étaient pas là auparavant dans les élé- vertu céleste est incorporée diversement dans ments si ce n’est en puissance seulement et selon que un composé et dans un autre ainsi, en raison de ces herbes se trouvent dans des régions différentes, el- les sont différentes en vertu selon qu’elles reçoivent plus ou moins d’influence. Cette vertu peut donc être quam in compositione aliorum lapidum, ideo alius est dite en partie de l’un et en partie de l’autre. Le mode de modus incorporandi et recipiendi virtutem celestem. mélange des éléments dans la composition de l’aimant Hinc est quod diversus effectus consequitur » (ms. est autre que celui dans la compo- Worcester, Q. 13, f. 109va-vb). 30 sition des autres pierres, c’est pourquoi le mode Faut-il aussi voir dans les lignes de Richard de Clive d’incorporation et de réception de la vertu céleste est l’influence très précoce des Canones universales du autre. Da là vient que, s’ensuit un effet différent29. pseudo-Mésué qui distinguent en toute chose une ver- tu élémentaire et une vertu céleste ? Cela semble peu probable. Sur cette œuvre dont la forme finale daterait 29 « Potest enim querere utrum ista virtus fuerit ada- des années 1260-1290 voir : SIEGLINDE LIEBER- mantis tanquam subiecti vel corporis celestis tanquam KNECHT, Die Canones des Pseudo-Mesue. Eine mit- subiecti. Dico quod ista virtus mixti est quia in qua- telalterliche Purgantien-Lehre. Übersetzung und Kom- cumque parte fuerit adamans, sive in oriente sive in mentar, Stuttgart, Wissenschaftliche Verlagesellschaft, occidente, semper attrahit et ita ista virtus mixti est et 1995 . DANIELLE JACQUART (La Médecine mé- ipsum consequitur. Si querat questio a quo sit tan- diévale dans le cadre parisien [XIVe-XVe siècle], Paris, quam ab efficiente et disponente sit, potest dici quod Fayard, 1998, p. 488-489) a montré son influence dans ab utroque secundum quod elementa nobilitata per la pensée médicale. virtutem celestem cedunt in composicionem mixti, sic 31 « Ad primum argumentum dicendum quod virtus partim est a virtute elementari sicut patet de quibu- elementaris non potest impedire virtutem celestem sdam herbis : multe sunt habentes in illis que non fue- prout est in corpore celesti, potest tamen impedire* runt prius in elementis nisi in potentia solum et secun- modum recipiendi ipsam virtutem in hiis inferioribus, dum quod sunt herbe in diversis regionibus diverse et ideo impedire potest virtutem supracelestem prout sunt virtutis secundum quod magis vel mi- est in istis inferioribus ut si ungatur adamans alleis nus recipiunt de influencia. Potest igitur ista virtus di- non est in debita dispositione ad recipiendum virtutem ci partim ab uno et partim ab alio. Alius enim est celestem » (ms. Worcester, Q. 13 f. 109vb) *[impedire modus miscendi elementa in compositione adamantis s.l.].

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cette incorporation différente de la vertu l’ensemble des corps inférieurs, ne permet pas, s’ensuit un effet différent »32. en raison précisément de sa généralité, Richard de Clive renvoie à la différence de d’expliquer que seuls les individus de cette es- prédisposition de la matière pour expliquer la pèce en soient touchés. L’auteur distingue dotation différente en vertu céleste. En cela il alors deux vertus célestes à l’œuvre dans s’oppose à quelques rares prédécesseurs qui en l’attraction magnétique : celle-ci se produirait étaient venus à postuler l’existence d’une in- « principalement par la vertu céleste qui se fluence astrologique ponctuelle pour expliquer diffuse à travers la totalité (per totum) et peut- cette spécificité de l’aimant. être avec la vertu de cette étoile qui est appelée Mars, comme le disent certains ». Cette vertu (l’une et l’autre sans doute ?) serait reçue de 4. L’aimant, le fer et la vertu astrolo- manière complète dans l’aimant et incomplète gique de Mars dans le fer : la vertu du fer tendrait donc à l’actualité en poussant le fer vers l’aimant34. eux commentaires anglais anté- Le second commentaire anglais, peut-être rieurs, écrits entre 1250 et le début postérieur, est conservé à Cambridge (Gonvil- des années 1270 posent, en effet, le and Caius College, ms. 509/386) et en par- tousD deux l’hypothèse de l’influence d’une pla- tie dans un manuscrit conservé à Londres nète précise sur la vertu de l’aimant : celle de (Wellcome Library, ms. 333)35. Son auteur af- Mars. Le premier, qui est aujourd’hui conser- fronte le même type d’objection : vé à Sienne (Biblioteca degli Intronati, ms. L III 2133) formule cette hypothèse en réponse 34 « Ad aliud quesitum dicendum quod a natura celesti à une objection qui est faite à l’origine céleste duplici in quibusdam est talis attractio sive motus. In de la vertu magnétique consistant à dire que quibus autem a virtute celesti non tamen solum, sed dans ce cas, cette vertu magnétique devrait se iuvante virtute complexionali, ut patet in calabre at- trahendo festucam, est tunc principaliter a virtute ce- trouver dans toutes les choses et non unique- lesti que diffunditur per totum, et forte cum virtute ment dans l’aimant. C’est bien ici le caractère eius stelle que Mars dicitur sicut dicunt [dicuntur ms.] général, universel, de l’influence céleste qui est quidam ; et sub esse compleciori recipitur in adamante mis en avant : une telle affirmation, si elle quam in ferro, et, cum fiat excitatio per virtutem cele- permet de penser l’octroi d’une vertu à stem sub esse compleciori in adamante, tendit ad ac- tualitatem. Est tunc a virtute celesti, mediante tamen virtute complexionali. Impediri tamen potest per a- 32 « Ad secundum dicendum quod quia diversimode liam dispositionem, et per hoc patet ad primam ratio- incorporatur virtus celestis in uno composito et in a- nem et secundam » (Siena, biblioteca communale de- lio, ideo ratione illius diverse incorporationis virtutis gli Intronati, L III 21, f. 80rb). diversus sequitur effectus » (ibid.). 35 Ms. Cambridge, Gonville and Caius College, 33 Ms. Siena, biblioteca communale degli Intronati, 509/386, f. 155va-206vb ; ms. London, Wellcome Li- L III 21, f. 1ra-81rb ; sur ce commentaire : S. DO- brary, 333, f. 92rb-98ra (livre VII) ; sur ce commentai- NATI, Per lo studio cit., p. 396-409. re : S. Donati, Per lo studio cit., p. 426.

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Cette nature [céleste] n’est pas seulement trouvée encore que le commentateur du manuscrit de dans l’aimant et dans le fer, mais dans tous les corps Sienne, la nature martiale de cette seconde tant simples que composés ; donc si cette vertu était vertu particulière : ainsi la cause de l’attraction, alors l’aimant n’attirerait pas plus le fer que le bois ou la pierre ou n’importe Il semble que cette vertu est la lumière martiale, de quoi d’autre36. laquelle participent le fer et l’aimant. Mars est le sei- gneur de la guerre et il partage sa vertu avec l’aimant Le maître est donc conduit à postuler deux et le fer, parce que dans ces corps inférieurs est la cause de choses à partir desquelles on fa- régitive de tout l’univers », correspond mani- brique les armes de la guerre. On voit donc ce qui est 39 festement à la « nature universelle » par laquel- le moteur proche dans un tel mouvement . le Avicenne avait expliqué la mort de l’individu et la génération des monstres et Ro- Le commentateur du manuscrit de Sienne ger Bacon l’horreur du vide37. L’attraction attribuait à d’autres la thèse (dicunt quidam), s’expliquerait par la conjonction de cette vertu l’auteur du présent commentaire, tout en pa- commune avec une seconde vertu plus parti- raissant initialement marquer lui aussi une culière38. Et le maître anonyme précise, plus semblable distance en commençant son exposé par un videtur, paraît davantage l’assumer in fine en son nom propre. C’est cette thèse qui lui permet de répondre à l’objection : 36 « Contra hoc sic : Ista natura non solum reperitur in adamante et ferro, sed in omnibus tam simplicibus Je réponds : l’aimant peut attirer le fer et le non le quam compositis ; ergo si hec virtus esset causa attrac- bois ; de même peut être in- tionis sic, tunc non magis attraheret adamans ferrum corporée au fer et non à une autre pierre. Il en est ainsi quam lignum vel lapidem vel quodcumque aliud » parce que par elle les deux s’accordent en un lieu mar- (ms. Cambridge, Gonville and Caius College, tial et quelle est trouvée davantage dans ces choses de 509/386, f. 200vb). Mars que dans les autres. Et c’est peut-être ainsi que 37 N. WEILL-PAROT, Points aveugles cit., p. 269 et cette nature est trouvée plus dans l’aimant que dans suiv. (Rappelons auparavant sur l’horreur du vide les n’importe quel corps mixte, et quelle est incorporée travaux fondamentaux de PIERRE DUHEM, Le Système du monde. Histoire des doctrines cosmologiques de Platon à Copernic, 10 vol., Paris, A. Hermann et fils, 1913-1959 : vol. VIII, p. 161-168 (nouv. éd. : 6 vol., Paris, Hermann, 1979-1988) et d’EDWARD (ms. Cambridge, Gonville and Caius College, GRANT, Much Ado about Nothing. Theories of Space 509/386, f. 200vb). and Vacuum from the Middle Ages to the Scientific 39 « Videtur quod illa virtus est lux marcialis, que ma- Revolution, Cambridge, Cambridge University Press, xime participatur a ferro et adamante. Mars autem 1981). dominus belli est et participat suam virtutem cum a- 38 « Ideo dico quod, preter iam dictam virtutem regiti- damante et ferro, quia in hec inferiora est causa ali- vam universi tocius, est aliqua virtus in ferro et ada- quorum ex quibus fiunt arma belli. Patet igitur quid mante. Que quidem cum illa virtute communi est suf- est motor proximus in tali motu » (ibid., f. 200vb ; ficiens motor ad movendum ferrum ad adamantem » London, Wellcome Library, 333, f. 93vb).

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sous un être plus noble et davantage et plus puissam- bien cette relation entre Mars et le fer qui ex- 40 ment dans l’aimant qu’en quelque autre corps . plique la subordination, sous le calame de ces deux maîtres anglais, de l’aimant à Mars. De La relation entre le fer et Mars est une idée fait, malgré l’allusion de Sedacer ce lien ne avancée depuis l’Antiquité où avait été établie semble guère privilégié de façon indépendante une correspondance entre les sept métaux et pour l’aimant qui est généralement présenté les sept planètes. Cette correspondance est no- comme lié à d’autres astres, et en particulier 41 tamment attestée dans l’alchimie . aux étoiles fixes, ce qui est assez logique pour L’alchimiste catalan Guillaume Sedacer, par une pierre qui se tourne toujours dans une di- e exemple, écrit à la fin du XIV siècle, dans la rection bien précise. Sedacina, au chapitre consacré au fer, que ce 42 métal relève de Mars . Mais l’œuvre de Seda- cer va même plus loin, puisque dans le chapi- 5. Aimant et astre septentrional tre où il traite de l’aimant, il écrit : « L’aimant est une pierre très dure, ferrugineuse par sa ans l’histoire de la boussole, après couleur, quelque peu céleste, attirant le fer, le De natura rerum d’Alexandre s’accordant avec Mars, appartenant au soleil Neckam44, est toujours mentionnée 43 plus qu’à la lune […] » . Il semble que c’est laD Bible de Guiot de Provins (1206). Ses vers ont été trop souvent cités pour être ici rappelés

40 « Respondeo: adamans potest attrahere ferrum et en détail lorsqu’ils évoquent « la vertu de la non lignum ; item potest incorporari ferro et non alio manate » (la vertu de l’aimant) : si une aiguille lapide ; hoc est quia illa duo communicant in loco a touché l’aimant, « […] se torne la pointe tou- marciali et illa magis reperitur in istis Martis quam in te / contre l’estoille, si sen doute / que ja por aliis. Et forte ita est quod illa natura magis reperitur in rien n’i faucerait / ne mareniers ne doute- adamante quam in quocumque aliquo mixto, et suo rait »45. nobiliori esse et magis incorporatur et fortius adaman- ti quam alicui alii » (ms. Cambridge, Gonville and On sait que Pierre de Maricourt, dans son Caius College, 509/386, f. 200vb). Epistola de magnete, rejette l’idée selon laquel- 41 AUGUSTE BOUCHÉ-LECLERCQ, L’Astrologie le l’aimant se tournerait vers « l’étoile nauti- grecque, Paris, E. Leroux, 1899, pp. 312-314. 42 « […] et est de partibus Martis » (GUILLAUME SEDACER, Sedacina, éd. Pascale Barthelemy, La Se- conveniens, plus soli quam lune pertinens […] » (i- dacina ou l’Œuvre au crible. L’alchimie de Guillaume bid., I.24 [1], p. 189). Sedacer, carme catalan de la fin du XIVe siècle, II : Seda- 44 ALEXANDER NECKAM, De naturis rerum : libri cina, édition critique et traduction, Paris - Milan, duo;with the poem of the same author, De laudibus divi- S.É.H.A - Archè, 2002 : I.10 [Capitulum decimum de nae sapientiae, ed. by Thomas Wright, London, Lon- ferro et eius natura et eius multiplici condimento],[4], gman, 1863 : II.97, p. 183. p. 89.) 45 GUIOT DE PROVINS, Bible, in id., Oeuvres, éd. 43 « Magnes lapis est durissimus, colore ferrugineus a- John Orr, Genève, Slatkine Reprints, 1974, p. 29-30, liquantulum celestis, ferrum attrahens, cum Marte v. 632-644.

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que », puisque « tous les méridiens concourent Benenays d’après le même texte désigne « la aux pôles du monde » et que « l’étoile nautique dernière des deux étoiles qui sont dans la se trouve toujours à l’extérieur de l’orbe méri- queue de la Grande Ourse : elle est en effet à la dien de n’importe quelle région, sauf à deux fin de la queue du Bœuf qui tire le char »48. Il reprises, durant une révolution complète du s’agit donc vraisemblablement de l’étoile η de firmament »46. la Grande Ourse. Hermès précise que « cette On trouve un tel lien entre une étoile sep- étoile est de la nature de Vénus et de la Lu- tentrionale et l’aimant dans le célèbre opuscule ne »49. hermétique De quindecim stellis, quindecim la- On retrouve une thèse proche sous la plu- pidibus, quindecim herbis et quindecim imagini- me de Marsile Ficin. Dans le troisième livre du bus, traduction latine de de la recension d’un De vita, De vita coelitus comparanda (III.15), le original grec effectuée par Masha’allah, où grand philosophe florentin attribue, lui aussi, sont établies notamment des correspondances la vertu magnétique à l’Ourse (peut-être, cette entre quinze étoiles fixes et quinze pierres : fois, la Petite Ourse) :

La onzième pierre est appelée aimant ; et sa couleur Mais puissions-nous trouver facilement quelque est comme la couleur du fer clair et bien poli (bene for- part une pierre solaire ou lunaire aussi puissante dans biti ?). Sa vertu est d’attirer le fer vers elle et de mon- son ordre que sous la série du pôle septentrional nous trer la partie de l’orbe et la partie où roule (volvitur) trouvons l’aimant et le fer. […] Mais cette pierre her- Benenays, et elle montre le pôle du monde dans la par- culéenne nous ravit encore plus violemment à la tie septentrionale. Et avec cette pierre les enchanteurs contempler maintenant. Nous voyons dans la boussole font de nombreuses merveilles (miracula). Son étoile (specula) des marins, pour indiquer le pôle, l’aiguille en est Benenays47. équilibre touchée en son extrémité par l’aimant se tourner vers l’Ourse, l’aimant bien sûr l’attirant dans 46 PETRUS PEREGRINUS, Epistola de magnete, I.10 cette direction, puisque dans cette pierre prévaut la (éd. Patricia-de Grave et David Speiser, Le De ma- vertu de l’Ourse et que de là cette dernière est transfé- gnete de Pierre de Maricourt. Traduction et commentai- rée au fer et qu’elle attire l’un et l’autre vers l’Ourse. re, « Revue d’histoire des sciences », 28/3, 1975, Or cette vertu tantôt a été infusée dès le début, tantôt p. 193-234 : p. 219 (voir aussi l’édition de Loris Sturle- est vivifiée continûment par les rayons de l’Ourse. se dans Petrus Peregrinus de Maricourt, Opera Epistu- […] Mais dis-moi maintenant pourquoi l’aimant attire la de Magnete Nova compositio astrolabii particularis, le fer n’importe où. Ce n’est pas parce qu’ils sont sem- éd. Loris Sturlese et Ron. B. Thomson, Pise, Scuola blables, autrement l’aimant attirerait bien davantage normale superiore, 1995). l’aimant et le fer le fer ; ce n’est pas parce qu’il est supé- 47 « Undecimus lapis dicitur magnes ; cuius color est ut rieur dans l’ordre des corps, au contraire un métal est color ferri lucidi et bene forbiti. Virtus eius est attra- here ferrum ad se et ostendere partem orbis et partem 48 « Undecima stella dicitur Benenays et est postrema ubi volvitur Benenays, et ostendit polum mundi in de duabus stellis quae sunt in cauda Ursae maioris : est parte septentrionali. Et cum hoc lapide multa miracula namque in fine caudae Bovis deferentis currum » (i- faciunt incantatores. Stella eius est Benenays » (éd. bid.). dans LOUIS DELATTE, Textes latins et vieux franç- 49 « Est autem stella ex natura Veneris et Lunae » (i- ais relatifs aux , Paris, E. Droz, 1942, p. 263). bid.).

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supérieur à une petite pierre. Pourquoi alors ? Assu- Dans ce long passage, Ficin, qui est en train rément l’un et l’autre sont inclus dans l’ordre dépen- de présenter les chaînes d’êtres hiérarchique- dant de l’ Ourse, mais dans cette propriété de l’Ourse ment ordonnés et remontant à des astres précis l’aimant tient le degré supérieur, le fer cependant le 51 degré inférieur. Or le supérieur dans la même chaîne en s’inspirant des « chaînes » de Proclus , ex- de choses attire assurément ce qui est inférieur et le plicite la raison de l’attraction du fer par tourne vers lui, ou autrement de quelque manière que l’aimant. L’aimant et le fer se trouvent placés ce soit le met en mouvement ou le touche d’une vertu sous la tutelle d’une constellation proche du préalablement infusée. Ce qui est inférieur inverse- pôle nord en raison de la direction pointée par ment se tourne vers ce qui est supérieur par la même l’aiguille magnétisée. infusion ou est mis autrement en mouvement ou est absolument touché50. Jérôme Cardan, dans le De subtilitate (pu- blié pour la première fois en 1550) explique la déclinaison orientale de l’aiguille magnétique par le lieu et renvoie pour l’explication au rôle 50 « Sed utinam Solarem alicubi lapidem facile reperi- mus vel Lunarem adeo in eorum ordine praepoten- joué par l’étoile polaire, à l’extrémité de la Pe- tem, quemadmodum sub serie septentrionalis poli tite Ourse : magnetem habemus et ferrum. […] Sed lapis hic Her- culeus ad se conteplandum vehementius adhuc nos Car la ligne [i.e. la direction de l’aiguille] de la boîte impraesentia rapit. Videmus in specula nautarum, in- [pyxidis], si la boussole [horologium] a été bien fabri- dice poli, libratum acum affectum in extremitate ma- quée, est un peu infléchie vers l’orient par rapport à la gnete moveri ad Ursam, illuc videlicet trahente ma- ligne du midi [i.e. la direction méridienne] ; il n’y a pas gnete, quoniam et in lapide hoc praevalet virtus Ursae d’autre cause que la situation de la pierre [d’aimant]. et hinc transfertur in ferrum et ad Ursam trahit utrun- Or la pierre reçoit les forces de ce côté, puisqu’elle re- que. Virtus autem eiusmodi tum ab initio infusa est, garde le lever de l’étoile dans la queue de la Petite tum continue Ursae radiis vegetatur. […] Sed dic in- Ourse, qui est en cinq parties plus orientale que le pôle terea cur magnes trahat ubique ferrum – non quia si- du monde. Mais par une raison opposée, la partie dans mile, alioquin et magnetem magnes traheret multo l’aimant qui regarde le Sud acquiert des forces non des magis ferrumque ferrum ; non quia superior in ordine étoiles australes, mais de la même queue de la Ourse, mais de son lever ; ainsi il se fait que cette ergo ? Ambo quidem ordine Ursam sequente clau- pierre semble recevoir des forces contraires52. duntur, sed superiorem in ipsa Ursae proprietate gra- dum tenet magnes, inferiorem vero ferrum. Superius 51 Sur l’utilisation du texte traduit par Ficin sous le autem in eodem rerum contextu trahit quidem quod nom De sacrificio de Proclus, voir notamment BRIAN est inferius et ad se convertit, vel aliter quomodolibet P. COPENHAVER, Hermes Trismegistus, Proclus, agitat aut afficit virtute prius infusa. Inferius vicissim and the Question of Philosophy of Magic in the Renais- eadem ad superius infusione convertitur vel aliter agi- sance in I. Merkel et A. Debus (ed.), Hermeticism and tatur vel prorsus afficitur » (MARSILIUS FICINUS, the Renaissance : Intellectual History and the Occult in De vita, éd. Marsilio Ficino Three Books on Life, ed. Early Modern Europe, Washington D. C., Folger Carol V. Kaske and John R. Clark, Binghamton, Shakeseare Library, 1988, pp. 79-110. N. Y. : Medieval & Renaissance Texts & Studies in 52 « […] nam linea pyxidis , si horologium perfectum conjunction with the Renaissance Society of America, sit, paululum ad Orientem inflectitur a linea meridiei. 1989 : III.15, pp. 314-316). causa alia non est, quam situs lapidis. Lapis autem ea

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À la fin du XVIe siècle, Leonardo Garzoni l’aiguille magnétisée vers le pôle du zodiaque. (1543-1592), dans ses Trattati della calamita, Curieusement Gilbert fait dire à Ficin (qu’il cite cette opinion de Marsile Ficin « et de quel- n’hésite pourtant pas à critiquer) que l’aimant ques autres » et la rejette53. William Gilbert, se tourne vers le pôle arctique (alors que Car- dans le De magnete (1600), est, comme on le dan a manifestement repris le passage du De sait, le premier savant à avoir établi que vita coelitus comparanda)54. l’aiguille magnétique pointe vers les pôles ter- En somme, s’il était tentant d’attribuer à la restres et non vers les pôles terrestres comme vertu merveilleuse de l’aimant une origine cé- l’avait écrit Pierre de Maricourt. Lorsqu’il leste, l’astrologie proprement dite posait, en aborde le problème de la propriété directive de revanche, un double problème pour répondre l’aimant (III.1), Gilbert s’en prend notamment aux interrogations sur l’aimant : d’une part, un à Cardan pour avoir attribué à l’étoile qui se pouvoir présent chez tous les individus d’une trouve dans la queue Grande Ourse la rotation même espèce pouvait difficilement être attri- du fer. Un français appelé Bessard fait tourner bué à une configuration astrologique ponc- tuelle, d’autre part sa propriété directive por- parte vires recipit, quoniam ortum stellae in cauda Ur- tait plutôt à mettre l’aimant en relation avec un sae minoris, quae quinque partibus orientalior est Po- point fixe (comme une étoile fixe) qu’avec des lo mundi, respicit. Verum ratione opposita, non a stel- planètes mobiles – à cet égard, selon qu’était lis australibus, sed ab eadem cauda Ursæ, sed ortu suo prise en compte sa propriété directive ou sa pars in magnete, quae Austrum respicit, vires acqui- rit : ita fit, ut lapis hic contrarias habere vires videa- propriété attractive, l’association avec un tur » (HIERONYMUS CARDANUS, De subtilitate corps céleste posait des problèmes différents. libri XXI, Lugduni, apud G. Rouillium, 1559 : Lib. VII, p. 278). 53 « Il secondo parere, che tiene pure che questo moto sij dalle celesti influenze causato, è di Marsilio Ficino, e di alcuni altri, i quali tengono che questa pietra rice- va particolare influenza della stelle dell’Orsa Minore, et che la tirino verso a quella parte, come pare ancora che il sole tiri et volti a sé quell’herba chiamata da tale effetto Elitropia o mira sole » (LEONARDO GAR- ZONI, Trattati della calamita, a.c. di Monica Ugaglia, Milano, Franco Angeli, 2005 : I.5, p. 109). M. Ugaglia signale en note (note 53) d’autres auteurs qui ren- 54 « Cardanus a stella in cauda ursae maioris conver- voient pour l’aimant à la vertu de l’Ourse : Georg A- sionem ferri fieri existimabat. Bessardus Gallus ad po- gricola, Gaudenzio Merula, Jérôme Cardan, Jules Cé- lum zodiaci magneticum converti opinatur. Marsilius sar Scaliger, Cesare Evoli. Réponse de Garzoni : ibid., Ficinus polum suum Arcticum sequi vult magnetem, p. 114-115 (M. Ugaglia, note 60, fait le parallèle avec ferrum vero magnetem, succinum paleas ; hoc vero Pierre de Maricourt, et signale la reprise de polum fortassis Antarcticum, vanissimo insomnio » l’argument de ce dernier par nombre d’auteurs com- (GUILIEMUS GILBERTUS, De magnete, Londini, me Bodin, Severtius etc.) Petrus Short, 1600 : III.1, p. 116).

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Un tournant dans la critique de l’Église, rédigée par le dominicain Gérard de Feltre sur commande du maître général de l’astrologie ? La Summa de astris de Gé- l’ordre.2 Nous connaissons peu de la vie de Gérard rard de Feltre de Feltre. Il serait probablement originaire

de Feltre, une ville italienne située dans la Maria Sorokina province de Belluno de la Vénétie. Il est pos- Université Paris-Est Créteil sible que l’horoscope donné dans la Summa Centre de recherche d’histoire européenne de astris comme exemple3 soit celui de Gé- comparée (CRHEC) rard lui-même. Si tel est le cas, nous connais- (France) sons alors la date de sa naissance : le 11 mars 1218.4 Il n’y a pas d’information sur la for- mation de Gérard, les circonstances de son près la réintroduction d’une astro- adhésion à l’ordre dominicain ou de ses logie savante dans le monde latin voyages potentiels. Le nom de Gérard de e par les grandes traductions du XII Feltre est mentionné pour la première fois siècle,A les théologiens du XIIIe siècle se dans la Summa de astris. En 1271, il écrit un trouvent confrontés à un savoir complexe autre traité, également adressé à Jean de qui les défie. Outre les grands noms comme Verceil. Ce texte, encore moins analysé que Albert le Grand ou Thomas d’Aquin qui la Summa de astris, est une étude des comè- abordent précisément cette question dans tes, surtout de celle qui est apparue en 1264. plusieurs de leurs œuvres, d’autres auteurs Aujourd’hui, ce traité faisant partie d’un moins célebres présentent des développe- compendium astronomique du XIIIe-XIVe ments qui attestent un intérêt partagé pour le siècles se trouve dans la bibliothèque d’État problème de l’astrologie ou, au moins, celui de Bamberg.5 de l’influence astrale dans le milieu des théo- La Summa de astris est une œuvre unique 1 logiens, en particulier, dominicains. Un té- pour le XIIIe siècle. Bien que nous trouvions moignage particulièrement significatif est apporté par la Summa de astris, la première 2 Cet article s’inscrit dans une recherche de doctorat : critique systématique de l’astrologie dans « Astrologie et influence astrale : les débats dans les l’Occident depuis le temps des Pères de universités de Paris et d’Oxford (XIIIe-début XVe siècle). 3 Ms. C 245 Inf., Biblioteca Ambrosiana, fol. 16ra. 1 Sur la question de l’astronomie et de l’astrologie ches 4 Cette hypothèse appartient à l’historien italien Luigi les dominicains voir: P. Duhem, Le système du monde, Canetti. L. Canetti, Gerardo da Feltre, « Dizionario t. III, Paris, Hermann, 1958, pp. 363-383; P. Zambelli, Biografico degli Italiani », t. LIII, Roma, Istituto della The Speculum astronomiae and its enigma, Dordrecht, Enciclopedia italiana, 1999, p. 361. Boston, London, Kluwer Academic Publishers, pp. 5 Bamberg Staatsbibliothek, ms. astron.-mathem. 4., 51-52. ff. 65-68.

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la réprobation du déterminisme astral dans de l’université de Bologne (ms. A. 539, les textes scolastiques de l’époque (les quo- c.13b, Biblioteca comunale dell’Archi- dlibet universitaires, les commentaires des ginnasio ; désormais dénommé ms. B). Un Sentences de Pierre Lombard, les sommes autre manuscrit de la fin du XIIIe siècle est théologiques), la Summa de astris reste le conservé dans la bibliothèque de Milan (ms. seul ouvrage qui est entièrement consacré à C 245 Inf., Biblioteca Ambrosiana ; désor- la réfutation des croyances astrologiques. Le mais dénommé ms. M7). Enfin, le troisième traité se compose de trois parties, dont la manuscrit datant du XVe siècle, appartient à première est consacrée à l’astronomie ; la la bibliothèque historico-médicale de Lon- deuxième, à l’astrologie ; et la troisième, à la dres (ms. 308, London, Wellcome Histori- critique de la doctrine astrologique. Chaque cal-Medical Library). partie se compose de plusieurs distinctions Récemment, David Juste a retrouvé enco- qui sont divisées, à leur tour, en petits chapi- re deux manuscrits du XVe siècle : Craco- tres. Dans la deuxième partie, en paraphra- vie, BJ, 610 et Vatican, BAV, Pal. lat. 13888. sant les textes de Ptolémée, d’Albumasar, La Summa de astris reste peu étudiée. d’Alcabitius, de Zahel et d’autres astrolo- L’ouvrage est mentionné pour la première gues, Gérard parle d’abord des lois et règles fois par Lynn Thorndike en 1934.9 En 1941, principales de l’astrologie et de l’élaboration Martin Grabmann a analysé toutes les men- des horoscopes (De iudiciis astrorum in gene- tions de Gérard de Feltre et de son traité, a rali), puis considère les méthodes pour cha- établi l’orthographe correcte du toponyme que type des pronostics (De iudiciis astrorum « Feltre » (au lieu de « Silteo » comme dans in speciali). Dans la troisième partie il s’agit le catalogue des auteurs dominicains10) et a non seulement de la réprobation des juge- prouvé que Gérard était l’auteur de la Sum- ments astrologiques (De reprobatione iudicio- ma de astris.11 Grabmann a porté un juge- rum), mais aussi de l’astrologie dite naturel- le, c’est-à-dire licite (De astrologia naturali). 7 Nous avons travaillé avec les copies microfilmées 6 La Summa de astris reste encore inédite. des manuscrits de Bologne et de Milan. La description Pendant longtemps, les chercheurs ont cru de ces deux manuscrits est donnée par Martin Grab- qu’elle n’était conservée que dans trois ma- mann. M. Grabmann, Die «Summa de astris» des nuscrits dont aucun ne contenait le texte en- Gerardo da Feltre, « Archivum fratrum prae- tier du traité. Pourtant, la version complète dicatorum », vol. XI, 1941, pp. 51-82. 8 Je remercie David Juste de m’avoir indiqué ces ma- de l’œuvre peut être reconstituée grâce à nuscrits. deux manuscrits moins tardifs. Le manuscrit 9 L. Thorndike,Check-list of Rotographs in the History le plus ancien date de la deuxième moitié du of Natural and Occult Science, « Isis », XXI, 1934, pp. XIIIe siècle et se trouve dans la bibliothèque 145-169. 10 J. Quetif, J. Échard, Scriptores Ordinis Praedicato- rum, t. I, Paris, 1719, p. 725. 6 Notre édition critique de cet ouvrage est en cours. 11 M. Grabmann, , Die « Summa de astris » cit., p. 53.

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ment très favorable sur ce traité en le carac- par Thorndike n’est pas très originale : elle térisant comme « la première représentation consiste pour moitié en des citations de la critique et systématique de l’astronomie et Météorologie de Sénèque, pour moitié en des de l’astrologie ».12 Il a donné une description passages de la Météorologie d’Albert le détaillée des deux manuscrits et, en travail- Grand. Pourtant, selon Thorndike, il n’est lant avec le manuscrit de Milan, a partielle- pas impossible qu’Albert ait emprunté quel- ment publié l’index, la lettre de Gérard de ques passages de la Summa de astris pour son Feltre au grand maître des dominicains Jean traité ; cette hypothèse n’est pas gratuite, car de Verceil, le prologue et la dix-neuvième les deux auteurs ont écrit leurs ouvrages distinction de la troisième partie de la Sum- dans les années 1260. En ce qui concerne la ma – De reprobatione fati et casus. Pour réprobation des croyances astrologiques, Grabmann, spécialiste en thomisme, cette Thorndike a également indiqué que certai- distinction était surtout intéressante, puisque nes idées de Gérard de Feltre avaient été re- Gérard de Feltre y cite quelques passages du produites dans les ouvrages de Nicole De veritate de Thomas d’Aquin (sans men- Oresme, Henri de Langenstein et de Jean tionner le nom de l’auteur). Selon Grab- Pic de la Mirandole. Nous ne savons pas si mann, une telle citation représente un té- tous ces auteurs avaient pu lire la Summa de moignage de la haute autorité acquise par astris : compte tenu du nombre de ses ma- Thomas d’Aquin parmi ses confrères dès le nuscrits assez réduit, on peut penser que le milieu des années 1260. traité ne fut pas très répandu. En 1950 Lynn Thorndike a consacré à la Pour l’instant, la seule étude de Summa de astris l’un des chapitres de son li- l’argumentation anti-astrologique dans la vre Latin treatises on comets between 1238 and Summa de astris est celle de Paola Zambelli.14 1368 A.D.13 Il se concentre surtout sur la Elle essaie d’inscrire la Summa de astris dans première partie du traité, c’est-à-dire sur les le contexte des discussions sur l’astrologie au connaissances astronomiques de Gérard de XIIIe siècle parmi les dominicains. Selon P. Feltre. L’historien a publié la vingt- Zambelli, le Speculum astronomiae (qu’elle troisième distinction de la première partie attribue à Albert le Grand) n’est pas une ré- De cometis en s’appuyant sur le manuscrit de ponse au syllabus d’Étienne Tempier Bologne et a donné une brève analyse de (l’hypothèse de P. Mandonnet), mais celle à tout le traité qu’il trouvait peu intéressant et la Summa de astris de Gérard de Feltre : surestimé par Grabmann. En effet, la distinc- l’auteur du Speculum s’adresse à son adver- tion consacrée aux comètes qui était analysée saire sur un ton très brusque, et il est difficile

12 L. Thorndike, Check-list of Rotographs cit. 14 P. Zambelli, Albert le Grand et l’astrologie, 13 L. Thorndike, Latin treatises on comets between 1238 « Recherches de théologie ancienne et médiévale », and 1368 A.D., Chicago, University of Chicago Press, XLIX, 1982, pp.141-158 ; P. Zambelli, The Speculum 1950, pp. 185-195. astronomiae cit., pp. 51-59.

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d’imaginer qu’il pourrait parler de cette ma- des infidèles et des blasphémateurs ; le lec- nière avec l’évêque de Paris lui-même. Elle teur peut voir l’une des plus fortes expres- trouve quelques traits communs aux deux sions de cette idée dans la distinction De re- ouvrages, à savoir, la structure des textes, la probatione Anni Magni, où Gérard de Feltre bibliographie et la terminologie très ressem- traite les astrologues d’ennemis de Dieu. Par blantes. Pourtant, l’hypothèse de Zambelli conséquent, dans ses arguments Gérard est fondée en grande partie sur l’idée cherche à souligner la différence entre les qu’Albert le Grand était l’auteur du Specu- dogmes chrétiens et les croyances astrologi- lum. Comme Agostino Paravicini Bagliani ques.17 Une autre particularité de la Summa l’a montré, cette supposition est peu fondée de astris est, toujours selon P. Zambelli, codicologiquement : le traité a été attribué à « une grande vivacité » de style de son au- Albert le Grand seulement à partir des an- teur : en condamnant les astrologues, Gérard nées trente du XIVe siècle ; le titre Speculum parle de leur stultitia, insanitas ou insipien- astronomiae, lui, est apparu encore plus tia.18 tard.15 Les caractéristiques données à la Summa En comparant l’attitude d’Albert le Grand de astris par P. Zambelli ne sont pas fausses, et de Gérard de Feltre à l’égard des sciences mais une telle lecture pourrait laisser penser du ciel, P. Zambelli trouve que dans la à tort que l’argumentation de Gérard de Fel- Summa de astris « la problématique de tre consiste seulement à opposer la doctrine l’astrologie est traitée du point de vue théo- des astrologues à la doctrine chrétienne. Or, logique et reçoit des réponses très limitatives dans de nombreux passages, Gérard de Fel- et répressives ».16 Selon elle, la condamna- tre évoque la faiblesse de cette science des tion est donc en réalité surtout d’ordre théo- astres du point de vue tant de la philosophie logique, quoique le lecteur puisse penser, en que de la théologie : ainsi, les actes humains regardant la table de matière qu’il s’agit dépendent du libre arbitre et non du mou- « des critiques limitées au plan strictement vement des corps célestes, « tant selon philosophique ». Pour Gérard de Feltre, les l’opinion des catholiques que selon celle des astrologues sont, avant tout, des hérétiques, philosophes »19 ; les jugements des astrolo- gues « sont contraires à la foi catholique et à la discipline des philosophes ».20 En outre, 15 A. Paravicini Bagliani, Le Speculum astronomiae, dans quelques passages la critique est fondée une énigme? Enquête sur les manuscripts, Firenza- Turnhout, Sismel-Edizioni del Galluzzo, 2001; A. Paravicini Bagliani, Le Speculum astronomiae. Enquête 17 Ibid., p. 153. sur les manuscripts , « Albertus Magnus. Zum 18 Ibid. Gedenken nach 800 Jahren. Neue Zugänge, Aspekte 19 « ...actus humanos qui secundum sententiam catoli- und Perspektiven », Berlin, Akademie Verlag, 2001, corum insuper et philosophorum subjiciuntur libero pp. 401-411. arbitrio ». Ms. B, f. 66va. 16 P. Zambelli, Albert le Grand cit., pp. 151-152. 20 Ms. M, f. 31 ra.

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sur le caractère irrationnel de la doctrine as- rapprochement de toutes les sciences dites trologique : la manque d’unanimité parmi les occultes fait par saint Augustin, Gérard de astrologues, les contradictions dans leurs Feltre les utilise aussi contre ceux qui dres- ouvrages, l’inconsistance de leurs argu- sent des horoscopes. En restant fidèle à cette ments. Sans prétendre à une exhaustivité, approche augustinienne, le dominicain met nous proposerons une analyse des arguments l’astrologie au rang d’autres pratiques divi- présents dans la Summa de astris. natoires, comme la nécromancie (dans le li- La Summa de astris peut être considérée vre du prophète Isaïe : «Lorsqu'on viendra comme une sorte de bilan des débats astro- vous dire : “Allez donc consulter ceux qui logiques : Gérard de Feltre a rassemblé une évoquent les esprits, ceux qui prédisent grande partie des arguments qui ont été for- l'avenir, ceux qui chuchotent et marmottent ! mulés contre l’astrologie en Occident. La Les peuples ne doivent-ils pas consulter troisième partie de la Summa de astris com- leurs dieux et les morts en faveur des vivants mence par la distinction De reprobatione iudi- ? ”, alors vous répondrez : “À la Loi et à ciorum per auctoritates Sacre Scripture, où Gé- l'acte de l'alliance, si l'on ne parle pas ainsi, rard de Feltre cite les vers de l’Ancien et du pas d'aurore pour eux !” »24) ou Nouveau Testaments, souvent avec des l’interprétation des rêves (dans le Lévitique : commentaires tirés de la Glose ordinaire.21 « vous ne pratiquerez pas la divination et Dans certains d’entre eux, l’astrologie trou- n’observerez pas les rêves »25). ve une réprobation explicite. Par exemple, Les arguments proposés par les Pères de dans l’Épître aux Galates, l’apôtre Paul accu- l’Église sont aussi omniprésents, non seule- se ceux qui « observent les jours, les mois et ment dans la distinction qui leur est consa- les années ».22 En suivant l’auteur de la Glo- crée (De reprobatione fatalium syderum ins- se, Gérard de Feltre affirme qu’il s’agit des pecta nativitatis hora per rationes sumptas ex croyances astrologiques : « La glose dit : il dictis sanctorum Augustini, Gregorii et Ambro- accuse ceux qui suivent les constellations en sii), mais aussi dans l’ensemble du texte, dès disant : je ne me mets pas en route, car la que Gérard de Feltre a une possibilité de Lune se porte ainsi, ... je ferai du commerce s’appuyer sur leur autorité. Les auteurs les ce mois, car cette étoile domine ce mois »23. plus cités sont saint Augustin (Cité de Dieu, D’autres citations bibliques concernent plu- tôt la magie que l’astrologie, mais grâce à un 24 « Et cum dixerint ad vos : quaerite a pythonibus et a divinis qui stridunt in incantationibus suis : numquid 21 Ms. B, ff. 61rb – 64vb. non populus a Deo suo requiret pro vivis a mortuis, 22 Gal. 4 :10-11. ad legem magis et ad testimonium, quod si non dixe- 23 « Item igitur dicit Glosa : eos culpat qui constella- rint juxta verbum hoc, non erit eis matutina lux ». tiones sequuntur dicentes : non proficiscor quia Luna Isaïe 8:19-20 ; ms. B, f. 62rb. sic fertur... agam hoc mense comercium quia illa stella 25 « Non augurabimini, nec observabitis somnia ». Lé- agit mensem ». Ms. B, f. 61va. vitique 19 : 26 ; ms. B, f. 62rb.

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Livre des 83 questions et De la Genèse au sens inadmissible.28 En parlant de la volonté hu- littéral), Grégoire le Grand (Homélie sur maine non soumise à l’action des astres, le l’Epiphanie), Ambroise de Milan (Hexamé- dominicain s’appuie également sur ron) et Jean Damascène (De la foi orthodoxe). l’Hexaméron de l’évêque milanais : si la pré- Avec leur aide, Gérard de Feltre traite plu- destination astrale existait, elle priverait les sieurs sujets théologiques, tels que le rôle de gens de l’espoir du salut de l’âme, et la Providence, la toute-puissance et la grâce l’homme depuis le moment de sa naissance divines, enfin, le libre arbitre humain. Ainsi, ne pourrait pas changer son sort. Par consé- en comprenant le fatum comme l’influence quent, les exemples du contraire sont nom- céleste sur les actes humains, Gérard de Fel- breux. Le larron qui avait été crucifié auprès tre rejette son existence en affirmant que seul du Christ a obtenu la vie éternelle dans le « Dieu béni régit et gouverne toute la ma- Paradis par sa foi, et non par la naissance à chine du monde ... par sa sagesse, la plus bel- un moment astrologiquement favorable ; le et ineffable, et par la Providence ; par l’apôtre Pierre a été libéré de la prison par un conséquent, rien n’est fatal ».26 Il tire les ange, et non par « une serie d’étoiles ».29 preuves de cette idée de l’œuvre de Jean L’idée du pacte que les astrologues Damascène qui écrit : « il n’est pas convena- concluent avec les démons est tirée des écrits ble que l’un ait crée des choses, et l’autre les de saint Augustin ; l’argument du destin dif- prévoie ; mais Dieu est la cause de toutes les férent d’Isaac et d’Esau, deux jumeaux bibli- choses, donc, il est celui qui prévoit».27 Pour ques nés au même moment astrologique, prouver que les planètes ne peuvent pas avoir une influence nuisible, Gérard de Fel- 28 « Sydera que noxia esse creduntur hoc habent a na- tre cite Ambroise de Milan : si c’était le cas, tura, aut a voluntate propria. Si a natura, Deus ergo il faudrait avouer que Dieu qui les a créées qui est summe bonus, arguitur, sic fecit quod malum est le Créateur de l’injustice, ce qui est est, et fuit improbitatis operator ». Ms. M, f. 27vb ; Ambrosius Mediolanensis, Haexameron, lib. 4, cap. 4, 17, dans Patrologia latina, vol. 14, p. 209. 29 « Amplius, si hunc habent in terrenis effectum, ne- mo debet vitam suam moresque mutare et eniti, ut 26 « Quod autem Deus benedictus regat ac gubernet melior fiat, sed nec probum potest laudare, nec totam machinam mundialem quoad omnia visibilia et condempnare improbum. Sed econtra videmus quod invisibilia sua preclarissima et ineffabili sapientia et redempti sunt apostoli et congregati ex peccatoribus prudentia et per consequens quod nulla sint fatalia, non utique nativitatis sue hora, sed Christi eos sancti- probatur multipliciter ». Ms. M, f. 26va. ficavit adventus et hora dominice passionis redemit a 27 « Rursum Ioannes Damascenus in secundo libro. morte. Latro dampnatus non beneficio nativitatis sue, Non est conveniens alium esse factorem rerum, alium set fidei confessione ad paradisi eterna transivit, Pe- provisorem, sed Deus est causa omnium rerum, ergo trum de carcere angelus Christi, non stellarum series et eorum provisor ». Ms. M, f. 26va. Voir aussi : Jean liberavit, Paulum cecitas convertit ad graciam ». Ms. Damascène, La foi orthodoxe, trad. P. Ledrux, Paris, M, f. 28ra ; Ambrosius Mediolanensis, Haexameroni Cerf, 2010, livre II, chapitre 29, p. 359. libri sex cit., lib. IV, cap. 4, 13, p. 207.

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provient d’une homélie de Grégoire le bitre proprement dite. Dans les années 1250, Grand, ainsi que les réflexions autour de Bonaventure propose deux arguments en fa- l’apparition de l’étoile des Mages (hom. I. veur de l’indépendance de la volonté humai- 10). ne par rapport à l’influence céleste : « une Pourtant, certaines preuves ont été repen- raison qui mène à l’impossible » et « une rai- sées dans un nouveau cadre, celui de son ostensive ». Selon la première, si la di- l’aristotélisme, de la scolastique, des débats versité des mœurs est provoquée par le universitaires. Si les arguments évoqués plus mouvement des corps célestes, elle est néces- haut se trouvaient plutôt, comme saire et naturelle, puisque tel est ce mouve- P. Zambelli le remarque justement, dans le ment ; donc, il n’existe ni libre arbitre, ni domaine de la théologie, certains d’entre eux mérites ; la louange ou le blâme n’a aucune ont reçu dans la Summa de astris un renou- importance, ce qui est impossible. La raison vellement au plan philosophique. ostensive consiste à rappeler que le ciel et les Nous constatons la même évolution dans étoiles ont été créés par le Seigneur confor- les distinctions des commentaires des Senten- mément au bien ; ainsi, le ciel ne peut être la ces de Pierre Lombard consacrées au pro- cause que de bonnes mœurs qui ne sont pas, blème de l’influence astrale sur le libre arbi- pourtant, propres à tout le genre humain. tre humain. Dans ces commentaires, la criti- Les deux arguments représentent tous deux que des astrologues se déroule le plus sou- une paraphase des passages tirés de La Cité vent dans le cadre de cette question. Comme de Dieu d’Augustin31 et de De la foi orthodoxe l’objectif du commentateur ne consiste pas de Jean Damascène.32 En revanche, Thomas en une quête d’une solution (qui est déjà d’Aquin a réussi à renouveler un peu le dis- prédéterminée), mais en une réponse aux ar- cours autour du libre arbitre et l’influence guments contraires, il n’est pas nécessaire céleste. Les citations des écrits des Pères ne d’inventer de nouvelles preuves. Il suffit jouent pas un rôle primordial dans cet article d’utiliser (parfois en les dévéloppant) des ar- de son commentaire. Ce qui attire l’attention guments bien connus de l’héritage des Pères dans le texte de l’Aquinate est une utilisation de l’Eglise. C’est ce que fait Richard Fisha- fréquente des idées de la philosophie aristo- cre, un commentateur oxonien des années télicienne. Selon ce que dit le Philosophe, 1240, qui, en condamnant les astrologues, ci- écrit Thomas, l’agent doit être supérieur au te en abondance Basile le Grand, Augustin patient, mais le corps céleste est inférieur à ou Grégoire le Grand.30 La même tendance l’âme rationnelle, donc, il ne peut pas agir est caractéristique de la question du libre ar- 31 Saint Augustin, La Cité de Dieu, trad. G. Combès, 30 Richard Fishacre, In secundum librum sententiarum, Paris, Institut d'études augustiniennes, 1993, livre V, éd. C. H. Beck, München, Verlag der Bayerischen chapitre 1, p. 290; livre V, chapitre 9, pp. 305-306. Akademie der Wissenschaften, 2008, lib. II, 32 Jean Damascène, La foi orthodoxe, livre II, chapitre dist. XIV, pp. 293-294. 7, p. 259.

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sur elle.33 Thomas se réfère aussi à Aristote reste, que ce ne soit pas le seul ouvrage de quand il parle du bien et du mal : « comme le l’Aquinate qu’il utilise : il s’est servi aussi de prouve le philosophe, il est dans notre vo- son commentaire des Sentences (ms B. ff. lonté d’être bons ou mauvais ». Nous appe- 67rb-67va). lons un homme bon ou mauvais selon les ac- En adoptant, comme Thomas d’Aquin, tes qu’il fait, donc, tous ces actes dépendent un cadre philosophique renouvelé, Gérard de nous-mêmes, et « une autre vertu ou de Feltre demande si les corps célestes signi- l’impression des corps célestes » ne sont pas fient les actes humains ou les causent.35 En les causes du bien et du mal.34 rejetant l’idée de la causalité astrale dans les L’argumentation de Thomas n’a pas été actes humains, il aborde nécessairement le répandue parmi les autres commentateurs; problème du libre arbitre qu’il préfère ré- seul au début du XIVe siècle Guillaume de soudre dans cette distinction principalement Saint Pourçain a cité quelques-uns de ces ar- par les arguments fondés sur les notions de guments : comme Thomas, il accorde son at- la philosophie aristotélicienne. « Le grand tention aux qualités de l’agent et du patient monde est fait pour le petit monde. Voilà et traite le sujet du bien et du mal qui rési- pourquoi le Philosophe dit dans le deuxième dent dans les hommes eux-mêmes (In 4 libre de la Physique que nous sommes la fin Sent., II, dist. 15). En revanche, nous trou- de tout ; donc, l’homme doit être appelé le vons les deux arguments cités plus haut dans maître des astres pour lequel ils sont faits, et la Summa de astris. Comme le prouve M. non le contraire ».36 Ainsi, les raisonnements Grabmann, Gérard de Feltre connaissait des Pères de l’Eglise sont renforcés par bien De veritate de Thomas d’Aquin et en l’autorité d’Aristote. L’idée que les astres ont avait cité de longs passages. Il semble, du été créés pour les hommes nous rappelle un passage de l’homélie de Grégoire le Grand où il parle de l’étoile des Mages: ce 33 « Sed contra, sicut dicit philosophus, agens oportet esse praestantius patiente. Sed corpus caeleste est n’est pas l’enfant qui est né à cause de multo inferius in ordine entium quam anima ration- l’étoile, mais l’étoile qui est apparue à cause alis. Ergo non potest in ipsa agere, ut causet aliquem de l’enfant, de même que « ce n’est pas effectum ejus ». Thomas Aquinas, S. Thomae de l’homme qui existe pour les étoiles, mais les Aquino Scriptum super libros Sententiarum magistri Petri Lombardi episcopi Parisiensis, vol. 2, éd. P. Mandonnet, Paris, Lethielleux, 1929, lib. 2 d. 15 q. 35 « Utrum stelle actus humana debant significare tan- 1 a. 3 s. c. 1. http://www.corpusthomisticum.org/ tum secundum astrologos an etiam efficere ». Ms. B, 34 « Praeterea, ut probat philosophus in nobis est bo- ff. 65vb-68rb. nos vel malos esse. Sed boni vel mali efficimur per ac- 36 « Adhuc maior mundus propter minorem factus est. tus nostros. Ergo in nobis est quod bonos actus nos- Unde Philosophus in secundo Phisicorum dicit quod tros faciamus. Ergo non causantur ex aliqua virtute nos sumus finis omnium, ergo, potius debet homo dici vel impressione virtutis caelestis ». Ibid., lib. 2 d. 15 q. dominus astrorum propter quem facta sunt astra, 1 a. 3 s. c. 2. quam e contrario ». Ms. B., f. 66vb.

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étoiles qui ont été faites pour l’homme ».37 entre la cause première et les causes se- Dans ce cas, Gérard de Feltre ne se contente condes, d’où la citation tirée du pseudo- pas d’une citation bien connue, mais trouve aristotélicien Livre des causes. l’expression de la même idée chez le Philo- Pour illuster encore une fois ce change- sophe. Plus bas, nous voyons encore un au- ment du discours, citons une autre distinc- tre exemple de la même méthode. « Selon le tion de la Summa de astris, celle où il s’agit Livre des causes, la cause première ne se prive de la réprobation de la doctrine de la Grande pas de son action dans la cause seconde, mais Année.40 L’idée qu’au bout d’une certaine la renforce. Ainsi, si les étoiles font de période l’Univers est détruit soit par le feu, l’homme un tueur et un bandit, la cause soit par l’eau, puis recommence est apparue première, i.e. Dieu, le fait beaucoup plus chez les Chaldéens. Dans le Timée, Platon fort, mais il est impie de le dire ».38 Nous re- dit que les corps célestes « sont soumis à une connaissons les explications données par variation, qui se reproduit à de longs inter- Ambroise de Milan et Augustin : si les étoiles valles ; ce qui se trouve à la surface de la ter- exécutent l’ordre divin en influençant les re est alors détruit par un excès de feu».41 gens, tous les crimes, tels que les vols ou les Aristote dans le traité Du ciel mentionne meurtres, proviennent de la volonté de quelques philosophes, tels qu’Empédocle Dieu ; mais comment est-il possible d’Agrigente ou Héraclide d’Ephèse, qui d’attribuer à la volonté de Dieu ce qui serait croiraient à la destruction périodique de indigne de celle des étoiles ?39 Dans la Sum- l’Univers éternel.42 Dans l’Occident médié- ma de astris, l’argument est placé dans un val, l’idée de la Grande Année est devenue nouveau contexte : il est question non seu- connue surtout grâce à l’Almageste de Pto- lement de la bonté divine, mais des rapports lémée et quelques traités astronomico- astrologiques arabes (dont l’Introductorius maior d’Albumasar). Ptolémée a calculé que 37 « Non puer ad stellam, sed stella ad puerum concur- rit, si dici liceat, non stella fatum pueri, sed fatum stel- l’axe de l’Univers se déplace à un degré tous lae is qui apparuit puer fuit » ; « neque enim propter les cent ans, donc, tout le cycle dure trente stellas homo, sed stellae propter hominem factae six milles années. Ce chiffre a été accepté sunt ». Gregorius I Magnus, Homiliarum in Evangelia dans l’Occident. Libri Duo, lib. I, hom. X, cap. 4, dans Patrologia L’idée selon laquelle les mêmes événe- latina, vol. 76, p. 1112. ments se passent à chaque fois que les corps 38 « Prima causa non aufert operationem suam a secunda causa, sed fortificat eam, ut patet per hoc quod in libro De causis dicitur. Ergo, si stelle faciunt 40 « De reprobatione Anni Magni » Ms. M, ff. 21vb- hominem homicidam et latronem, multo magis prima 22rb. causa, id est Deus quod nephas est dicere ». Ms. B, ff. 41 Platon, Timée, trad. par L. Brisson, Paris, Flamma- 66va-66vb. rion, 1992, p. 108, 22c-d. 39 Saint Augustin, La Cité de Dieu cit., livre V, chapi- 42 Aristote, Du ciel, trad. par C. Damimier et P. Pelle- tre 1, p. 291. grin, Paris, Flammarion, 2004, p. 151, 279b, 10-16.

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célestes reviennent à leurs positions initiales Dans la Summa de astris, la doctrine de la était incompatible avec la doctrine chrétien- Grande Année est exposée d’après les textes ne. Elle a été reconnue comme hérétique et de Ptolémée et d’Albumasar. Gérard de Fel- condamnée dans le syllabus de l’évêque pari- tre continue à développer une argumentation sien Etienne Tempier en 1277.43 Les pre- fondée sur la différence insurmontable de miers arguments contre la doctrine de la cette idée par rapport à la foi chrétienne. Les Grande Année ont été formulés par Origène arguments d’Augustin sont présents. Si cette et Augustin, et Gérard de Feltre s’en sert. assertion des astrologues était juste, explique Dans la Cité de Dieu, Augustin insiste sur le le dominicain, les gens reviendraient aux caractère unique de la mort du Christ ; une mêmes peines de leur vie, le riche et le pau- fois mort, il ne mourra plus, et « la mort vre le resteraient éternellement, le seul but n’aura plus d’empire sur lui » ;44 donc, cet de la vie humaine serait la prospérité dans ce événement ne peut pas se passer toutes les monde et non le salut de l’âme dans le Grandes Années.45 En outre, si la doctrine royaume céleste.47 Aussi, si toutes les Gran- des Grandes Années était vraie, continue des Années étaient identiques, le Christ de- Augustin, les âmes seraient incapables de vrait-il être crucifié de nouveau, mais la parvenir au bonheur, puisque le même destin mort n’a pas de pouvoir sur Lui, donc, les les attendra toujours, d’une Année à l’autre : inventeurs de la Grande Année se trom- quand l’âme immortelle est parvenue à la sa- pent.48 Gérard de Feltre va plus loin, en for- gesse, ils la font toujours passer d’un faux mulant plusieurs incompatibilités entre la ré- bonheur à une misère véritable. « Comment, en effet, serait-il vrai, ce bonheur en l'éterni- 47 « Preterea si magnus annus esset, semper rediret té duquel on n'a jamais foi? »46 homo ad primas miserias, qui miser fuit et pauper et infirmis, et qui dives et potens fuit, semper esset po- tens, in revolutione cuiuslibet magni anni, et dives. Quid enim restat, nisi ut quilibet nitatur hic habere 43 «Quand tous les corps célestes reviendront au même consolationes multas et vitare omnes persecutiones et point, ce qui se produit à tous les 36 000 ans, les mê- afflictiones, ut semper ad similia revertantur? E mes effets, tels qu’ils sont maintenant, reviendront ». contra, Dominus Matthei quinto beatos dicit esse qui Art. 6. La condamnation parisienne de 1277, éd. D. Pi- persecutionem patitur propter iustitiam ». Ms. M, f. ché, Paris, Librairie philosophique J. Vrin, 1999, 22ra. p. 80-81. Sur la Grande Année voir aussi : G. De Cal- 48 « Sed quelibet pars secundi magni anni et tertii et sic lataÿ, Annus Platonicus : a study of world cycles in deinceps debet respondere cuilibet parti primi anni et Greek, Latin and Arabic sources, Louvain-la-Neuve, in tertio anno magno debet fieri quicquid factum est in Université Catholique De Louvain, Institut Orienta- primo anno magno. …in isto magno anno crucifixus liste, 1996. est Dei Filius. Ergo et in quolibet magno anno se- 44 Rom. 6:9. quenti et ita infinities, quod est contra veritatem Sacre 45 Augustin, La Cité de Dieu cit., livre XII, chapitre 13, Pagine, Apostolo dicente ad Romanos 6: “Christus p 93. resurgens ex mortuis iam non moritur, mors illi ultra 46 Ibid., p. 92. non dominabitur” ». Ms. M, ff. 22ra – 22rb.

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surrection au Jugement Dernier et la renais- Malgré cette première impression, la cri- sance du monde à la fin de chaque Grande tique ne se déroule pas seulement dans le ca- Année : l’imprévisibilité de la vraie fin du dre théologique. Dans le deuxième chapitre monde, la résurrection dans des corps incor- Gérard fait des objections aux astrologues en ruptibles et dans une autre vie, par la vertu utilisant les idées du traité d’Aristote De ge- divine et non par une force naturelle, le ca- neratione et corruptione. L’argumentation ractère unique de cet événement etc.49 Ici, avait déjà été renouvelée par Guillaume Gérard donne à l’astrologie une définition d’Auvergne ; le problème de la Grande An- particulièrement sévère du point de vue née avait été traité dans le De universo avec théologique : « c’est une peste hérétique qui une ampleur considérable et un grand nom- détruit plusieurs articles de la foi ; donc, ils bre de nouveaux arguments52. Mais si Guil- [les astrologues] doivent être éliminés de la laume s’appuie sur le traité aristotélicien De communauté des fidèles »,50 et la distinction la génération et la corruption plus souvent finit par une exclamation : « Que les ennemis dans les arguments en faveur de la Grande de la foi chrétienne se taisent ! ».51 Année (qu’il réfute après) que dans les ar- guments contra, chez Gérard de Feltre la doctrine aristotélicienne est représentée comme contradisant les postulats astrologi- 49 « Et differt iste modus reparationis a resurrectione ques. Remarquons que pour Gérard de Fel- gloriosa cui aperte contradicunt in 6. Primo, quia causam reunionis ponunt generationem naturalem, tre Aristote est plutôt un critique des astro- sed fides virtutem divinam. Secundo, quia ponunt logues. Dans la distinction Utrum corpora ce- reparationem futuram in corporibus corruptibilibus, lestia animata sint, il néglige quelques passa- fides ponit incorruptibilibus. Tertio, quia ponunt ges du traité Du ciel d’où le lecteur peut tirer reparationem in statu vite huius et non in alia vita, fi- la conclusion que, selon le Philosophe, les des ponit in statu alterius vite. Quarto, quia ipsi assig- corps célestes sont animés.53 En revanche, nant tempus determinatum scilicet 36000 annorum quo debeat fieri reparatio, fides tempus incertum quia nombreuses sont les citations du De celo ou dies Domini sicut fur in nocte ita veniet ut dicitur du De anima qui permet au dominicain de prima Ad Tessalonicenses quinto capitulo. Quinto, prouver que les planètes et les étoiles sont quia multociens, immo infinicies, fiet reparatio et de- dépourvues d’âme. structio, sed fides ponit quod semel tamen fiet resur- rectio. Sexto, quia omnium animalium fiet reparatio secundum eos, fides autem ponit solummodo resur- rectionem hominum et non aliorum animalium ». Ms. 52 G. De Callataÿ, Annus Platonicus cit., pp. 183-186. M, f. 21vb. 53 « Puisque nous avons déterminé auparavant que ces 50 « Hec pestis heretica quantum est de se multos fidei puissances ce trouvent dans les êtres qui ont un prin- articulos subruit ideoque tales a consortio fidelium cipe de mouvement, et puisque le ciel est animé, c’est-à- sunt eliminandi ». Ms. M, f. 21vb. dire qu’il a un principe de mouvement, il est alors clair 51 « Igitur adversarii christiane fidei obmutescant ». qu’il a à la fois un haut et un bas et une droite et une Ms. M, f. 22rb. gauche ». Aristote, Du ciel cit., p. 197, 285a, 25-35.

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À la fin du De generatione et corruptione, se rétablissent pas en nombre, bien que leur Aristote affirme que les processus de la gé- matière ne change pas. « Un animal qui est nération et de la corruption sont cycliques, corrumpu par la mort, un arbre ou une pier- même s’ils ne se répètent pas toujours avec re et d’autres formes substantielles qui sont une exactitude absolue : « tous les choses re- detruites par la mort, ne seront pas régénérés viennent à leur point de départ, certaines re- en même nombre, donc, ils ne seront pas les venant numériquement et d’autres seulement même animal ou pierre »;56 seule leur espèce spécifiquement ».54 Les choses dont la nature restera la même. est incorruptible, se rétablissent « en nom- Comme nous l’avons vu plus haut, parfois bre » et « en espèce », « numériquement » et notre auteur articule les arguments de natu- « spécifiquement » ; les choses dont la nature res diverses, en s’appuyant à la fois sur n’est pas incorruptible, mais transitoire, l’autorité du philosophe païen et sur les conservent seulement « spécifiquement ». dogmes chrétiens. Ainsi, selon Gérard de Pour illustrer cette idée, Aristote cite quel- Feltre, la croyance aux Grandes Années est ques exemples : le cycle d’eau dans la nature liée à la doctrine de l’éternité du monde. Le ou l’alternance des générations des êtres vi- dominicain continue la comparaison de ces vants : « ...l’eau qui provient de l’air et l’air deux théories. La première Grande Année a qui provient de l’eau, sont spécifiquement commencé soit à partir de la Création du identiques, et non pas numériquement ; et monde, soit avant la Création, mais non dans même si ceux-ci l’étaient numériquement, les l’éternité. Mais selon le Stagirite, la généra- êtres dont la substance est engendrée ne le seraient pas, puisque cette substance est telle 56 « Adhuc dicit Philosophus in De generatione: que- qu’elle pourrait ne pas être ».55 Gérard de cumque habent substantiam corruptibilem motam non Feltre répète souvent cette théorie du Stagi- reiterantur eadem numero. Sed talis est substantia rite. Selon les « inventeurs de la Grande An- animalium, et omnium generabilium et corruptibi- lium. Ergo non reiterantur eadem numero et loquitur née », la renaissance de tous êtres vivants, Philosophus ad litteram de reiteratione per viam gen- corruptibles et régénératifs, se passe toujours erationis naturalis »; « Iterum omnis forma corrupta et dans en même nombre, ce qui n’est pas pro- iterum generata generatione naturali non est eadem pre à leur nature. Pour rendre son idée plus numero, sed specie. Ergo, animalitas per mortem cor- claire, Gérard donne une métaphore : une rupta et ligneitas ac lapideitas et cetere forme substan- statue en métal, après avoir été fondue et tiales per corruptionem destructe generata vero per reprobationem magni anni non erunt eadem numero, puis refaite, ne sera jamais la même. Pareil- ergo nec idem animal, nec idem lapis »; « Preterea lement, une pierre, un animal ou un arbre ne statua resoluta in metallum et postea reformata non est eadem numero. Cum enim ars imitetur naturam, si 54 Aristote, De la génération et la corruption, trad. par natura non potest idem numero reparare, nec ars, ergo M. Rashed, Paris, Belles Lettres, 2005, pp. 84, 338b, sicut stutua non formatur eadem numero, ita nec lapis, 10-15. licet sit ex eadem materia, reformatur ». Ms. M., f. 55 Ibid., p. 84, 338b, 15-20. 22ra.

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tion d’une chose est la corruption de l’autre. les notions astrologiques concrets (les ho- Donc les Grandes Années, qui sont les alter- roscopes de la naissance, des interrogationes, nances des générations et des corruptions, les aspects, les maisons) et non des astrolo- pourraient exister éternellement.57 Pourtant, gues abstraits. Deuxièmement, on peut ré- cette dernière affirmation est en contradic- unir ces arguments sous un titre commun : tion avec la foi chrétienne, donc, l’existence contra rationem. Ce que Gérard de Feltre re- de la Grande Année est impossible. proche aux auteurs des livres astrologiques Jusqu’à présent, nous avons analysé les est la manque de rigueur, de logique, arguments qui reflètent une tendance chez d’explications raisonnables dans leur doctri- les auteurs latins du XIIIe siècle plus qu’ils ne. L’origine de cette approche est, proba- ne parlent de l’originalité de l’œuvre de Gé- blement, toujours dans les écrits des Pères de rard de Feltre. L’utilisation de l’héritage des l’Église. Les mêmes saint Augustin, Grégoi- Pères de l’Eglise ou de la philosophie aristo- re le Grand ou Ambroise de Milan, si am- télicienne, la coexistence des discours théo- plement cités dans la Summa de astris, ont logique et philosophique sont caractéristi- laissé beaucoup de raisonnements critiques à ques tant de la Summa de astris que d’autres l’adresse des astrologues élaborant les ho- sources où il est question de l’astrologie ou roscopes selon le temps de la naissance ou de de l’influence astrale, tels les commentaires la conception d’une personne. Telle est, par des Sentences de Pierre Lombard. Néan- exemple, la critique par saint Augustin des moins, ce qui est particulier chez Gérard de élections, c’est-à-dire du choix d’un bon Feltre est une connaissance de la doctrine de moment astrologique, d’un jour favorable ses adversaires, des règles et des techniques pour toutes les entreprises, du mariage au astrologiques. Sur ce fondement, il a érigé dressage des chevaux. Augustin remarque tout une série d’arguments qui n’ont pas que les positions des corps célestes changent trouvé un développement postérieur et dont plusieurs fois au cours d’une journée, donc, nous pouvons attribuer l’invention à Gérard les pronostics pour les événements de longue de Feltre lui-même. Les arguments de cette durée sont impossibles. En outre, tous les sorte sont nombreux et assez différents, mais grains semés au prétendu « jour favorable » deux traits leur sont propres. Premièrement, ne germent pas, parce que « les uns sont dé- la critique vise les auteurs, les postulats ou truits par la rouille, d’autres dévastés par les oiseaux, d’autres arrachés par les hommes 58 57 « Si longe ante quam dicat Moyses incepit magnus ». Les astrologues oseront-ils dire que cha- 59 annus, nec tamen fuit ab eterno, contra: aut exivit in que grain a sa propre constellation ? Gré- esse per viam creationis ad imperium Dei, et tunc, ut prius objiciendum est, aut per viam generationis, sed 58 Saint Augustin, La Cité de Dieu cit., livre V, chapi- generatio unius est corruptio alterius et econtrario. tre 7, p. 302. …Igitur generatio et corruptio sunt ab eterno et per 59 « Sed contra: “electo ad seminandum agrum die, consequens annus magnus ». Ms. M, f. 22rb. multa grana eiusdem generis in terra simul veniunt,

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goire le Grand vise le dogme astrologique de nouveaux arguments de la même sorte, mais la domination d’une planète sur telle ou telle fondés sur un matériel plus « actuel », c’est- région. Les astrologues, écrit-il, affirment à-dire sur les ouvrages traduits de Ptolémée qu’une personne née sous le signe du Ver- ou des astrologues arabes, est rare. Gérard seau, doit devenir pêcheur ; sous le signe de de Feltre démontre une connaissance de la Balance, commerçant, et ainsi de suite. l’astrologie peu fréquente dans le milieu des Pourtant, dans certains pays les gens ne théologiens. Bien entendu, nous ne pouvons connaissent pas la pêche ou le commerce. pas parler des connaissances astrologiques Est-ce possible que personne parmi les habi- de tel ou tel auteur en nous fondant seule- tants de ces régions ne soit né sous les signes ment sur l’analyse de ses œuvres théologi- correspondant à ces métiers ?60 ques. Albert le Grand, par exemple, Au XIIIe siècle, les passages cités plus s’intéressait à l’astrologie beaucoup plus haut réapparaissent dans la polémique anti- qu’il ne le montre dans ses traités théologi- astrologique ; pourtant, une invention de ques ; ses ouvrages philosophiques et scien- tifiques le confirment. Néanmoins, en com- simul germinant et, exorta segete, simul herbescunt, parant la Summa de astris avec les commen- pubescunt, flavescunt, et tamen inde spicas ceteris taires parisiens des Sentences où se dérou- coevas atque, ut ita dixerim, congerminales alias robi- laient plusieurs débats liés à l’astrologie, go intermit, alias aves depopulantur, alias homines nous constatons que les connaissances du avelunt. Quomodo istis alias constellationes fuisse dicturi sunt, quas tam diversos exitus habere conspi- domaine des sciences du ciel sont rarement ciunt?” Huc usque Augustinus ». Ms. M, f. 30va. Aus- utilisées dans la polémique. Le seul astrolo- si Saint Augustin, La Cité de Dieu cit., livre V, chapi- gue cité (à quelques exceptions près) est Pto- tre 7, p. 302. lémée. Il s’agit plutôt d’un topos, d’un lieu 60 « Ad idem beatus Gregorius. “Dicunt astrologi: commun, et il n’est pas rare que nous trou- quisquis sub Aquario nascitur, in hac vita piscatoris vions une phrase dicit Ptolemaeus, ministerium sortiatur. Quibus respondemus, quia pis- catores, ut fertur, Getulia non habet ; quis igitur dicat, « Ptolémée dit », sans mention de la source quia nemo illic in stella Aquarii nascitur, ubi piscator précise. Le Centiloquium du Pseudo- omnimodo non habetur? Et quisquis sub signo Libre Ptolémée est mentionné plusieurs fois, mais, nascitur esset procul dubio trapezita, ut dicunt. Sed en général, comme source prétendue de la nos respondemus, quia trapezitas multarum gentium maxime célebre sapiens dominatur astris, provintie ignorant” » Ms. M, f. 28rb. Aussi Gregorius « l’homme sage domine les astres ».61 Cer- I Magnus, Homiliarum in Evangelia cit., livre I, homé- lie X, chapitre 5, p. 1112. Cf. ms. B, f. 94va. Le copiste tains auteurs montrent une connaissance de a mal compris ce passage : « Dicunt astrologi: quisquis la terminologie astrologique dont les aspects, sub Aquario nascitur, in hac vita piscatoris ministe- rium sortiatur. Quibus respondemus, quia piscatores, 61 J.-P. Boudet, Entre science et nigromance : astrologie, ut fertur, genitalia (sic !) non habent ; quis igitur dicat, divination et magie dans l’Occident médiéval (XIIe-XVe quia nemo illic in stella Aquarii nascitur, ubi piscator siècle), Paris, Publications de la Sorbonne, 2006, omnimodo non habetur? ». pp. 220-221.

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les domiciles des planètes ou les conjonc- l’explication des opinions des astrologues, tions, mais dans la polémique ces notions ne avec des citations de Ptolémée, d’Albu- sont jamais exploitées. En ce qui concerne la masar, d’Alcabitius et d’autres auteurs.63 rédaction des horoscopes ou quatre types des Ainsi, la critique revêt un caractère plus pronostics, quatre domaines où les connais- concret. sances astrologiques peuvent être utilisées Presque un tiers des distinctions de la (nativitas, electio, interrogatio, revolutio), les troisième partie de la Summa de astris porte polémistes critiquent le plus souvent les sur la critique des textes astrologiques et des « nativités », les horoscopes selon l’heure de postulats de la science des astres. Dans la naissance ; dans le commentaire des Senten- Summa de astris nous voyons les distinctions ces d’Albert le Grand, nous voyons une consacrées aux qualités et significations des mention des « révolutions » : « les astrolo- planètes, des signes zodiacaux, des aspects et gues [...] jugent des événements de toute des maisons, aux tous les types des pronos- l’année par la science de la révolution dès le tics : début de l’année et des événements de vingt ans par la science du cercle dans la conjonc- • Quod auctores magisterii astrorum fuerunt insi- tion de Jupiter et de Saturne, de triplicité en pientes et ydiote ac multa puerilia et irrationabilia triplicité » ;62 les « interrogations » sont briè- risuque digna in scriptis suis relinquentes (ms. M, vement mentionnées dans le commentaire de ff. 23rb-24rb) • De reprobatione proprietatum et significatio- Jean de Paris (éd. Muller, II, dist. 15, p. 99); num 12 domorum (ms. M, ff. 24rb-24vb) les « élections » ne sont pas traitées. En re- • De reprobatione positionis et significationis 12 si- vanche, Gérard de Feltre utilise ces connais- gnorum (ms. M, ff. 24vb-25ra) sances pleinement. Bien que toute la • De reprobatione aspectuum (ms. M, ff. 25ra-25rb) deuxième partie de la Summa de astris soit • De reprobatione significationis planetarum (ms. consacrée à une exposition détaillée de la M, ff. 25rb-25vb) doctrine astrologique, les distinctions de la • De reprobatione potestatis et dignitatis planetarum troisième partie sur la réprobation des in signis (ms. M, ff. 25vb-26ra) • De reprobatione fati et casus (ms. M, ff. 26ra- croyances commencent souvent par 26vb)

• De reprobatione fatalium syderum inspecta nativi- 62 « Quod autem homines possunt scire futura, patet tatis hora per raciones sumptas ex dictis sanctorum per Astronomos judicantes de eventibus in tota vita per constellationem nativitatis et de eventibus in toto anno per scientiam revolutionis a principio anni et de eventibus in viginti annis per scienciam circuli in 63 Par exemple : « Dicunt etiam astrologi blaspheman- conjunctione Jovis et Saturni de triplicitate in triplici- do quod omnes actus humani et mores omnia quoque tatem ». Albertus Magnus, Alberti Ma- bona et mala, immo ipsa electio anime rationalis eve- gni…Commentarii in II Sententiarum dans Opera om- niunt de necessitate secundum dispositionem superio- nia, éd. Borgnet, t. 27, Paris, apud Ludovicum Vives, rum corporum. Ad quod probandum introducamus 1894, lib. II, dist. VII, E, art. 5, p. 148. famosiores auctores ipsorum ». Ms. B, f. 68rb.

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Augustini, Gregorii et Ambrosii (ms. M, ff. 26vb- masar prétendrait qu’il y avait deux Ptolé- 28rb) mée ; le premier, l’un des rois égyptiens et • De reprobatione iudiciorum que dantur considerata astronome, a créé l’Almageste ; le second, as- hora conceptionis (ms. M, ff. 28rb-28va) trologue, a écrit le Quadripartitum. Pour Gé- • De reprobatione regularum in speciali super conceptionibus et nativitatibus hominum (ms. M, rard, de cette façon l’astrologue arabe té- ff. 28va-29ra) moigne contre Ptolémée : il ne le reconnaît • De reprobatione dictorum Ptolomei circa mores di- pas comme un astronome de renom, bien versarum gentium (ms. M, ff. 29ra-29vb) que dans le Quadripartitum Ptolémée se pré- • De reprobatione iudiciorum que procedunt inspecta sente comme l’auteur de l’Almageste.66 Dans interrogationis hora (ms. M, ff. 29vb-30rb) l’Introductorius maior, Albumasar avoue qu’il • De reprobatione iudiciorum que investigantur per hésite sur la question de savoir si Ptolémée modum electionis (ms. M, ff. 30rb-31ra) astrologue et astronome est la même person- ne, mais il ne fait aucune réponse définiti- Après avoir lu et paraphrasé quelques ve.67 Pourtant, la traduction de traités astrologiques, Gérard de Feltre re- l’Introductorius maior faite par Jean de Séville marque nécessairement l’absence d’una- (dont Gérard de Feltre s’est servi68) laisse nimité parmi leurs auteurs. La comparaison des points de vue différents devient dans la Summa de astris une arme importante pour le polémiste. Avant tout, le dominicain oppose deux autorités astrologiques incontestables, nos dicamus nunc quid sit in eius dictis pungendum, [i.e. reprehensione dignum] ». Albumasar, Liber intro- à savoir Ptolémée et Albumasar. Gérard de ductorii majoris ad scientiam judiciorum astrorum, éd. Feltre affirme qu’Albumasar « croyait que critique par R. Lemay, vol. 5, Naples, 1996, p. 138. Ptolémée était un idiot », car il donne « des 66 « In hunc ergo modum loquitur contra Ptolomeum explications stupides et fausses au sujet des Albumasar quarto libro differentia prima : fuerunt, propriétés et des natures planétaires ».64 Il inquid, ipse Ptolomei numero 10 regnantes in Egipto s’agit, probablement, d’un passage de post Alexandrum filium Philippi regem grecorum per annos 275. Et fuerunt sapientes omnes ex quibus fuit l’Introductorius maior, où Albumasar remar- Ptolomeus qui edidit Almagestum librum. Et dicitur, que que certains jugements de Ptolémée quia est ille qui edidit librum iudiciorum astrorum, concernant la nature des planètes doivent nesciuntque veritatem ex mendacio suo, scilicet Pto- être rejetés.65 Aussi, d’après Gérard, Albu- lomeus qui dixit in primo et secundo libro iudiciorum se fecisse librum Almagesti ». Ms. M, f. 22va. 67 Albumasar, Liber introductorii majoris cit., vol. VI, 64 « Item dicit Albumasar Ptolomeum esse ydiotam, eo p. 490, n. 4. quod stultas et falsas rationes assignaverit de proprie- 68 « Albumasar «Introductioni in scienciam iudiciorum tatibus et naturis planetarum, ut habetur primo libro astrorum» et Messehala «De receptione», ut de ceteris Quadripartiti capitulo quarto ». Ms. M, f. 22va. sileam, non in nostra lingua sunt compositi, sed a Io- 65 « Hoc est quod putavit Ptholomeus in naturis plane- hane Hyspalensi translati sunt ex arabico in latinum ». tarum, et hec est ratio qua usus est super hoc. – Sed Ms. M, f. 21vb.

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entendre qu’Albumasar parle de deux au- célestes avec celle des éléments.71 En réfutant teurs différents69. leur point de vue, il cite ensuite quelques ob- L’Introductorius maior était une source im- jections : ainsi, en prouvant quelque chose il portante pour Gérard de Feltre où il pouvait est nécessaire d’utiliser le principe de res- puiser les connaissances des débats entre les semblance, c’est-à-dire, de comparer les astrologues. En paraphrasant le chapitre sur phénomènes du même genre. Les corps dans la nature des planètes et des étoiles, le domi- le monde sublunaire consistent en quatre nicain remarque que les pronostiqueurs ne éléments, mais ce n’est pas le cas des corps sont pas d’accord sur cette question.70 célestes. Ces derniers sont « simples », et non D’abord, Albumasar mentionne ses « con- composés. Par conséquent, ils ne peuvent currents » qui identifient la nature des corps pas être appelés froids, chauds, humides ou secs, à la différence des corps inférieurs du monde d’ici-bas.72 Tandis que pour Albuma-

69 « Quoniam plures ex Grecorum fue- sar, cette discussion ne joue pas une rôle dé- runt sapientes post Alexandrum filium Philippi, voca- cisif ; pour Gérard de Feltre, cette querelle baturque unusquisque eorum Ptholomeus, fuerunt rend impossible la science astrologique. Se- numero X... et una mulier, erantque descendentes in lon lui, les pronostiqueurs ne sont pas capa- Egyptum, et fuerunt anni regni eorum CCLXXV, bles de prévoir quelle influence exerce telle fuerunt universi sapientes. Ex quibus fuit Ptholomeus ou telle planète sans connaissance de la natu- qui edidit Librum Almagesti super motus circuli et quicquid in eo ex planetis. Et quia quidam re des corps célestes : il est impossible de eorum edidit Librum in iudiciis astrorum referens connaître un effet sans connaître sa cause (sa eum ad Ptholomeum actorem Libri Almagesti, dicitur nature).73 Une autre discussion dont témoi- quoque quod ille qui edidit Librum iudiciorum ipse edidit Lubrum Almagesti nesciuntque veritatem huius rei ex suo < mendacio> ». Albumasar, Liber introduc- 71 « Postea differentia secunda eiusdem libri dicit Al- torii majoris cit., vol. V, p. 137. En revanche, l’autre bumasar: falsa est probatio universitatis astrologorum traducteur d’Albumasar, Hermann de Carinthie a qui erraverunt a tramite veritatis, dum comparaverunt mieux compris le texte. Cf. « Post Alexandrum Mace- naturas planetarum ad naturas 4 elementorum et ex eis donem Grecie Reges Egypto cclxxv annis imperasse compositorum. Dixerunt enim quod 4 sunt elementa narrantur, quorum X, continuo succendentes omnes et ex eis componuntur 4 humores et quod elementa uno Ptholomei cognomine vocati sunt. Ex quibus non habent colores nec sapores». Ms. M, f. 22vb. unus ex Philadelphia ortus in Egypto regnans Astro- 72 « Secunda ratio est, quia oportet rem probari per nomie Tractatum Quatuor Partium, plerique uni cui- genus suum, id est per consimilem sibi. Et non proba- libet ex aliis, quod vel ita confirmari vel aliter esse tur per contrarium generis sui, quia corpora terrena nostra nichil interest ». Albumasar, Liber introductorii sunt composita ex 4 elementis, planete sunt corpora majoris cit.,vol. VIII, p. 137. simplicia et non operantur corpora superiora per calo- 70 « Differentia secunda, in naturis planetarum et in rem vel frigus, humiditatem vel siccitatem similem na- fortunis atque infortunis eorum secundum quod nar- ture corporum terrestrium ». Ms. M, f. 23 vb. raverunt universi astrologi ». Albumasar, Liber intro- 73 « Sed, ignorata natura planetarum, non cognoscitur ductorii majoris cit., vol. V, pp. 141-146. effectus eorum; non possunt ergo secundum predictas

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gnent Albumasar et, en le suivant, l’auteur Gérard de Feltre ne doit pas à Albumasar de la Summa de astris porte sur les domaines toutes ses connaissances des discussions de l’influence. Albumasar avoue l’existence parmi les astrologues ; il trouve lui-même de plusieurs points de vue sur ce sujet. Les quelques divergences dont le caractère est premiers disent que l’influence ne concerne plus étroit. Par exemple, Alcabitius écrit que que les processus universels, les quatre élé- l’exaltation du Soleil a lieu au dix-neuvième ments et leurs transfomations, toute degré du signe du Bélier, celle de Lune : au l’humanité et non des individus concrets. Les troisième degré du signe du Taureau etc. En deuxièmes croient que les astres peuvent in- revanche, Ptolémée dans le Quadripartitum fluencer les événements qui sont soit inévi- ne divise pas les signes zodiacaux en degrés tables, soit absolument impossibles. En re- dans ce cas ; il dit que les exaltations du So- vanche, les événements probables n’ont rien à leil et de la Lune se passent dans les signes voir avec l’action des astres. Les troisièmes du Bélier tout entier et du Taureau tout en- affirment que le mouvement des corps céles- tier.75 Dans une autre distinction, Gérard tes change l’état des corps inférieurs et pro- remarque : Albumasar écrit que Saturne do- voque un bon ou un mauvais temps.74 mine les eaux et les fleuves, Mercure, les sources et les puits ; pourtant, Zahel « dit que la Lune signifie les endroits proches des regulas, in quibus est tanta opinionum dissonantia, iu- puits etc.».76 dicare ». Ms. M, f. 23ra. 74 « Deinde in quinta differentia eiusdem libri narrat Quelles que soient les opinions pronon- opiniones diversorum circa iudicia, dicens quod una cées dans les discussions entre les astrolo- secta est dicentium quod planetis est significatio super gues, aucune d’elles n’est vraie : selon Gé- res universales, ut sunt 4 elementa, et super conver- rard, toute la doctrine est initialement fausse. siones eorum in invicem et super genera et species Le dominicain semble être étonné par universales, ut super animal universale et super spe- l’irrationalité des postulats astrologiques ciem hominis et huiusmodi et non super individua [...] Alia secta est dicentium quod stelle non significent quod possibile est, set tantum quod necessarium est et mundo ». Albumasar, Liber introductorii majoris, impossibile. Est enim necessarium, ut quod ignis sit vol. V, p. 33-55. calidus; impossibile, ut homo volans; possibile ut ho- 75 « Alchabicius : Sol exaltatur in 19 gradu Arietis, Lu- mo scribens; unde si unus dixit: «cras esset pluvia» et na in 3 gradu Tauri et cetera, scilicet De iudiciis dis- alter dixerit «non esset», necesse est, ut unus eorum sit tinctione septima capitulo primo. Ptolomeus autem verax, quod est necessarium, et alter mentiatur, quod ponit totum Arietem exaltationem Solis et totum Tau- est impossibile. Alia secta est dicentium quod signifi- rum exaltationem Lune, et in ceteris similiter ». Ms. catio planetarum est super corpora et super mutatio- M, f. 23ra. nem vel corruptionem temporum tantum ». Ms. M, 76 « Contra hoc obicitur. Albumasar differentia 6 libri f. 23rb. « Differentia quinta, in disputatione super 7 dicit quod Saturnus significat aquas et flumina, Mer- confirmationem iudiciorum, et contradictionem eo- curius vero fontes aquarum et puteos. Zahel autem di- rum qui putant quod non sit fortitudo motibus plane- cit quod Luna significat locum iuxta puteum et cete- tarum, nec sit eis significatio super res que fiunt in hoc ra ». Ms. M, f. 30rb.

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principaux. Les « mathématiciens » ont créé l’horoscope qui est responsable du sort des les règles pour l’élaboration des horoscopes. prisonniers, et non l’ascendant.78 Pourtant, ils ne sont pas capables d’expliquer De cette façon, Gérard de Feltre analyse par quels principes ils se sont laissés guider successivement toutes les lois astrologiques en attribuant aux signes zodiacaux, aux pla- en essayant de prouver qu’elles ressemblent nètes et aux étoiles telle ou telle significa- à de pures inventions. Même le nombre des tion.77 D’après Gérard de Feltre, les astrolo- signes zodiacaux accepté unanimement, est gues ne connaissent pas les causes de mis en question. D’après le dominicain, Al- l’influence des astres ; même s’ils les convo- bumasar explique ce nombre par des calculs quent, ces causes sont absurdes. Ils confon- primitifs : il multiplie quatre éléments sur dent deux notions : celle de cause ou de rai- trois états de chaque corps composé (le dé- son (ratio) et celle de similitude (similitudo). but, le milieu, la fin). Cet exercice laisse Gé- Par exemple, Zahel dit que l’ascendant signi- rard de Feltre perplexe : pourquoi ne pou- fie la vie du nouveau-né, car la constellation vons-nous pas multiplier quatre éléments par monte des ténèbres à la lumière comme un leurs quatre qualités (le chaud, le froid, le enfant qui quitte le ventre de la mère pour la sec, l’humide), par les trois parties de l’âme lumière de ce monde. Pourtant, selon Gé- selon Aristote (végétative, sensible, raison- rard, l’astrologue arabe n’explique pas les nable) et par les cinq sens, si l’influence des causes d’une telle signification de l’ascen- astres s’exerce dans tous ces domaines ?79 Et dant ; il remarque seulement une similitude. Le polémiste relève qu’en suivant ce princi- 78 « Dicit autem Zahel quod ascendens significat vitam pe, il est possible de comparer un homme et nascentis et principium interrogationis ipsius interro- une oie : tous les deux ont deux pieds, mais gantis, hanc adiugens racionem: sicut hoc signum ab est-ce que l’oie « signifie » l’homme et inferiori parte terre ascendit ad superiora illius et a te- l’influence d’une certaine manière ? Ensuite, nebris ad lumen, similiter natus de tenebris ventris ad lucem huius seculi et cetera. Preterea aliud est simili- selon cette logique de la similitude, tudinem, aliud rationem assignare, non enim quilibet l’ascendant ou la première maison de similitudo est causa rei. Ubi anser habet duos pedes et l’horoscope doit signifier une libération de homo similiter duos, ergo anser significat hominem, prison (une autre sortie des ténébres à la lu- aliquid inprimendo ei? Item eadem ratione ascendens mière), mais les astrologues ne sont pas significaret egressum hominis de tenebris carceris, in d’accord : c’est la quatrième maison de quo prius fuit clausus et alligatus, quod non conce- dunt, immo quarta domus significat carceres secun- dum eos ». Ms. M, ff. 24rb – 24va. 79 « Albumasar tractatu secundo, distinctione quinde- 77 « Multas insuper regulas confinxere de naturis si- cima differentia tertia dicit: Causa, quare signa sunt gnorum, planetarum et aliarum stellarum, de terminis, 12, quia signa sunt significantia 4 elementa et esse eo- de faciebus, de impedimentis ac dignitatibus et amici- rum trinum, id est principium, medium et finem. Et si tia planetarum ac de ceteris similibus nescientes neque multiplicetur 3 per 4, surgit numerus 12. Contra: eo- valentes reddere rationem ». Ms. M, f. 23vb. dem modo possum dicere, quia sunt 4 elementa et 3

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puis, pourquoi faut-il multiplier et non ajou- ches, et que le Verseau est celui des pauvres. ter ?80 Cela n’a aucun sens : les étoiles qui se meu- Aussi dépourvue du sens est l’attribution vent tant au-dessus des uns qu’au-dessus des aux signes et aux planètes d’un domaine autres sont les mêmes. Ensuite, les astrolo- d’influence. Prenons un exemple. En s’in- gues classifient les Gémeaux et le Verseau spirant, probablement, du passage cité plus comme des signes d’air, mais selon Gérard, haut de l’homélie de Grégoire le Grand, Gé- les signes de même nature ne doivent pas in- rard de Feltre se pose la question de savoir fluencer deux groupes de gens opposés.82 pourquoi les astrologues attribuent aux si- Il n’est pas rare qu’en critiquant les règles gnes zodiacaux la domination sur tel ou tel de la science du ciel Gérard de Feltre se met- pays. Si un signe avait été au zénith sur un te à réfléchir lui-même en astrologue. En pays, cette assertion aurait été admissible. admettant que les planètes et les signes sont Pourtant, le signe des Gémeaux, qui domi- dotés de certaines qualités (probablement, nerait l’Égypte, est un signe du Nord, et virtualiter, c’est-à-dire qu’ ils ont une vertu l’Égypte est situé au Sud. En revanche, le si- de commmuniquer ces qualités aux corps gne du Capricorne, qui dirigerait les terres qu’ils influencent), il en tire la conclusion romaines, est un signe du Sud, mais les pro- que la théorie des domiciles planétaires, vinces romaines se trouvent plutôt au c’est-à-dire des signes zodiacaux où les qua- Nord.81 Une autre loi critiquée est la dépen- lités de la planète se trouvent particulière- dance d’une catégorie précise des gens par ment mises en valeur, n’est pas cohérente. rapport à un signe zodiacal. Ainsi, Albuma- Le domicile de Mars est le signe du Scor- sar écrit que les Gémeaux est le signe des ri- pion, mais Mars est chaud et sec, tandis que le Scorpion est froid et humide ; donc, com- anime vires, scilicet vegetalis, sensibilis et rationalis, et me les qualités sont opposées, il est plus lo- 4 qualitates elementares et 5 sensus animalium. Super gique d’attendre une discorde entre eux omnia asserunt stellas habere significationem ». Ms. M, f. 24vb. 80 « Si autem agregaveris simul 3 et 4, habebis 7, si 4 et 5, habebis 9, si vero multiplicaveris 3 per 5 – 15, si 4 per 5, habebis 20; igitur frivola est ratio quam assi- 82 « Deinde subiungit Albumasar quod Gemini est si- gnat ». Ms. M, f. 24vb gnum magnatorum, Virgo, Libra et Sagittarius me- 81 « Queratur ab eis quare primo unum signum efficit diocrium, Aquarius vero ignobilium hominum. aliquod in una provintia quam in alia: aut hoc est quia Contra hoc est quod stelle per motum suum habent transit super cenit capitum habitatorum illius provin- quosdam effectus producere in inferioribus, sed stelle tie, aut propter aliquam consimilem proprietatem. et moventur super nobiles sicut super ignobiles, et ee- Non propter hoc quod primum dictum est […] Ge- dem stelle. Igitur idem efficiunt in nobilibus et in mini est signum septentrionale, Egiptus est in meridie ignobilibus. Preterea Gemini et Aquarius eiusdem comparatione nostre habitationis. Et Capricornus est sunt triplicitatis et aeree nature, quare igitur unum est meridianum, regiones Romanorum sunt versus sep- signum nobilium et aliud ignobilium? » Ms. M., f. tentrionem ». Ms. M, f. 23va. 23va.

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qu’une union favorable pour la planète.83 tée que du point de vue théologique. Certes, Dans un autre passage, Gérard de Feltre uti- les astrologues sont traités d’hérétiques et de lise la notion astrologique de la « noblesse » blasphémateurs, d’« infidèles » et d’« en- des planètes. Pourquoi, s’interroge-il, si le nemis de Dieu », mais cela n’est pas la seule Soleil est appelé la planète la plus noble, in- raison pour laquelle leur doctrine n’est pas fluence-t-il les membres « les plus vils » du pertinente d’après Gérard de Feltre. Certes, corps humain ?84 La dépendance entre la po- dans la Summa de astris, « la problématique sition de la planète et sa force est aussi mise de l’astrologie ...reçoit les réponses très limi- en doute. Zahel affirme que la planète de- tatives par rapport au Speculum astrono- vient la plus forte à l’ascendant, mais plus la miae »86 (ou même par rapport à certains ou- planète est éloignée du « milieu du ciel » (du vrages d’Albert le Grand, confrère de Gé- medio celi, c’est-à-dire de son zénith), plus rard de Feltre), mais la polémique ne consis- elle s’affaiblit. L’ascendant se trouve à te pas seulement à souligner l’imcompa- l’horizon, donc, quand la planète est à tibilité du déterminisme astrologique avec l’ascendant, la distance entre elle et le zénith les dogmes du christianisme. L’arsenal des est maximale, et la plus forte influence n’est arguments proposé dans la Summa de astris pas possible.85 est plus riche et varié que dans d’autres tex- Ainsi, dans les discussions sur l’astrologie tes du XIIIe siècle abordant la question de la au XIIIe siècle, la Summa de astris de Gérard pertinence de l’astrologie. D’un côté, ce trai- de Feltre occupe une place particulière. Il se- té a absorbé de nombreux arguments contre rait incorrect d’y voir une œuvre où la ques- l’astrologie élaborés dans l’Antiquité chré- tion de la légitimité de l’astrologie n’est trai- tienne et répétés maintes fois au Moyen Âge. D’un autre côté, nous y voyons de nouvelles 83 « Et dicitur ibi quia domus Martis sunt Aries et tendances dans la polémique contre les as- Scorpio et cetera. Contra hoc obicitur: Mars est cali- trologues : l’appel non seulement à la doctri- dus et siccus, Scorpio est frigidus et humidus, ergo discordat ab eo in suis proprietatibus ». Ms. M, f. ne chrétienne, mais aussi à la philosophie 25vb. aristotélicienne, ou la critique de l’aspect 84 « Quomodo Sol qui est nobilissimus et secundum « technique » de l’astrologie, i.e., la mise en eos fortunatissimus planetarum, habet significationem évidence des contradictions dans plusieurs et effectum suum super vilissima membra, hoc est su- règles astrologiques (l’élaboration de diffé- per femora, genua et verenda? » Ms. M, f. 23vb. rents types d’horoscopes, l’interprétation des 85 « Ex hac auctoritate sic arguo: quanto magis planeta distat a medio celi, tanto debilior est, nullum signum domiciles planétaires, des maisons, des as- existens super terram est magis remotum a medio celi, pects...). Si la première approche est propre quam ascendens, ergo nullum signum est debilius as- à d’autres ouvrages où il est question des cendente, cuius oppositum dicit Zahel, scilicet quod ascendens est fortior et dignior omnibus signis, et pla- neta qui est in eo fortior omnibus planetis ». Ms. M, f. 86 P. Zambelli, Albert le Grand et l'astrologie cit., 24va. pp. 151-152.

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pronostics ou de l’influence astrale (tels les commentaires des Sentences de Pierre Lom- bard ou les questions quolibétiques), la deuxième semble être une innovation de Gé- rard de Feltre. Une bonne (et rare) connais- sance de la doctrine astrologique lui permet d’élaborer toute une série d’arguments qui n’ont pas reçu un développement considéra- ble, au moins au XIIIe siècle. En revanche, comme nous l’avons montré ailleurs, la Summa de astris a eu un destin intéressant au XVe siècle, notamment, dans les œuvres de Marsile Ficin87.

87 M. Sorokina, Une source inconnue de la Disputatio contra iudicium astrologorum de Marsile Ficin: la Sum- ma de astris de Gérard de Feltre, « Bruniana & Campa- nelliana », XXI, 1, 2015, pp. 169-189.

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Giovanni Pico della Mirandola e la riforma dottrine astrologiche negli ambienti colti, e di aver resa ingrata ai suoi cultori la pubbli- dell’astrologia cazione dei loro scritti.1 Le cose in verità non stavano propria- Ornella Pompeo Faracovi mente così. Certo le Disputationes costitui- Centro Studi Enriques rono un punto di riferimento per la polemica (Italia) antiastrologica, specie quella di matrice teo- logica, fino a tutto il Seicento, dal trattato contro gli astrologi di Girolamo Savonarola, che ne seguì a brevissima distanza la pubbli- e Disputationes adversus astrologiam cazione, alle bolle di condanna, emesse da divinatricem di Giovanni Pico della Sisto V e da Urbano VIII; ma teoria e pratica Mirandola sono una delle più note astrologiche continuarono ad essere coltiva- Lopere antiastrologiche di tutti i tempi. te ben oltre la loro stampa. Con buona pace L’ampio lavoro, che avrebbe dovuto com- di Giovio e Burckhardt, gli astrologi non ne prendere un ulteriore tredicesimo libro, fu furono indotti alla vergogna; anzi il senese redatto fra il 1493 e il 1494; il conte della Mi- Lucio Bellanti, autore della prima replica, randola vi attese fino ai suoi ultimi giorni, stampata nel 1498, sostenne che avrebbero senza poterlo rivedere e rifinire, colto da dovuto vergognarsi i suoi editori, i quali morte improvvisa, e misteriosa, a soli tren- l’avevano con ogni evidenza manipolata, tuno anni. Nelle intenzioni, avrebbe dovuto stampandone una redazione indegna della inserirsi in una più vasta opera in sette parti, grande cultura e straordinaria intelligenza volta a difendere la fede cristiana da altret- del conte. Nel testo da loro ricavato, né il li- tante categorie di nemici; rimase però l’unico vello di conoscenza né l’approccio critico e- tassello, per di più incompleto, del testo in rano all’altezza della indiscussa genialità e tal modo vagheggiato. Fu stampato nel 1496 della vasta dottrina del Mirandolano; in esso a Bologna per iniziativa del nipote Giovan erano inoltre facilmente individuabili le trac- Francesco, che si era accollato, con l’aiuto di ce della predicazione fanatica del Savonaro- Giovanni Mainardi, il compito arduo, o forse la, definito senza mezzi termini uomo «non ineseguibile, di ricostruirlo sulla base di pa- bene consultus».2 gine in molti casi frammentarie, rese diffi- cilmente decifrabili dalla grafia del conte, considerata quasi illeggibile dai suoi smarriti 1 J.Burckhardt, La civiltà del Rinascimento in Italia, Fi- corrispondenti. Ancora quattro secoli dopo renze, Sansoni, 1961, p. 380. la sua edizione, condensando un luogo co- 2 Lucii Bellantii senensis artium et medicine doctoris re- mune di lungo periodo, presente già in Pao- sponsiones in disputationes Johannis Pici Mirandulani lo Giovio, Jacob Burckhardt gli attribuiva il comitis adversus astrologos, Florientiae, G. de Haerlem, merito di aver provocato il discredito delle 1498, n.n.

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Il riferimento al Savonarola inserisce a autenticità.4 Reciso nel far carico a Pico di pieno titolo le Disputationes nella temperie incomprensioni ed errori nei confronti che caratterizza l’ultima fase della produzio- dell’arte, oltre che di un’esposizione ridon- ne di Pico, dopo la svolta religiosa che lo dante e retorica, fu il commento di Pietro spinge a marcare le distanze dalle rischiose Pomponazzi, che pure non si riconosceva istanze di rinnovamento, che ne avevano particolare competenza in materia di tecnica improntato l’entusiastica attività giovanile. astrologica: «...et quidam recentes multis Aver colto questo nesso non è l’unico moti- verbis ornatis insectantes astrologos eodem vo di rilevanza dello scritto di Bellanti, ar- peccato laborant quo et Averrois; aut enim chetipo di una lunga serie di repliche da par- Astrologos non intelligunt, aut si intelligunt, te di astrologi e studiosi di astrologia, per i graviter errant». 5 Netto anche il giudizio di quali la messa in questione delle affermazio- Filippo Melantone, che negò forza persuasi- ni di Pico costituì un passaggio quasi obbli- va alle Disputationes, e fu pronto a far risal- gato, fino a Seicento inoltrato. Ricordiamo tare il carattere farraginoso dell’assem- qualcuno di questi giudizi. Dolorosamente blaggio pichiano: «Est in manibus hominum colpito dalla morte prematura ed improvvisa farrago criminationum a Pico non scripta, dell’autore, che aveva molto stimato, Gio- sed excerpta».6 Quanto a Pedro Ciruelo, alla vanni Pontano evitò di manifestare pubbli- confutazione di Pico, «rhetor insignis», sceso camente le proprie riserve sull’eccessiva am- in battaglia «contra astrologicas veritates», bizione intellettuale del giovane Pico; ma dedicò l’intero secondo prologo alle sue non mancò di sottolineare l’inconsistenza di Apotelesmata Astrologiae Christianae (1521), molti degli argomenti delle Disputationes, rimproverandogli di aver voluto confondere più consoni ad un antiastrologismo diffuso astrologia naturale e astrologia superstiziosa ed incolto, che non al maximum ingenium, e con considerazioni dalle quali non esitò a allo smisurato sapere del conte.3 Salutò poi dirsi mosso al riso.7 Ma le critiche a Pico sa- entusiasticamente lo scritto di Bellanti, di- chiarando di condividerne pienamente le ri- 4 G. Pontano, De fortuna, III, in Opera omnia, Vene- flessioni e gli argomenti critici, e attribuen- tiis, in aedibus Aldi ed Andreae soceri, 1519, f. 271r. dogli il merito di aver tempestivamente evi- Nelle recente edizione critica a cura di F. Tateo, La tato che la «così grande indegnità» di una fortuna. Testo latino a fronte, La scuola di Pitagora, polemica antiastrologica tanto grossolana Napoli 2012, p. 290, l’espressione «haec indignitas» è emendata con «maledicentia perinvidentis hominis». giungesse fino ai posteri sotto la copertura 5 P. Pomponazzi, De incantationibus, in Opera, Basile- del grande nome del conte, senza che ne ve- ae, ex officina Henricpetrina, 1576, p. 267. nissero fatte rimarcare la fragilità e la dubbia 6 Ph. Melanchthon, Praefatio in libros de iudiciis nativi- tatum J. Schoneri, in Supplementa Melanchtoniana, V, Frankfurt, Minerva, 1968, p. 819. 3 G. Pontano, De rebus coelestibus, XII, Neapoli, S. 7 P. Ciruelo, Secundus prologus responsivus ad argutias Mayr, 1512, p. 316. Mirandulae, in Apotelesmata Astrologiae Christianae,

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rebbero continuate ancora a lungo, ripresen- spunti antiastrologici erano elencati con ra- tandosi in molte pagine di Cardano, Keple- pidità, quasi in forma di appunti sui quali ri- ro, Campanella. tornare.8 Nella forma che i suoi editori vollero È impossibile sapere se la revisione cui il conferirle, l’opera del Mirandolano costitui- conte non poté sottoporre le proprie pagine sce una sorta di vasto repertorio, che ripren- avrebbe impresso maggiore sistematicità de le più disparate osservazioni critiche a- all’opera, ridimensionando il sapore retorico vanzate lungo tutto il corso della cultura tar- di molti passi. Così come la leggiamo, do-antica e medievale dagli avversari l’opera si presenta come un centone dei più dell’arte di Urania. In uno scritto del 1937, vari spunti antiastrologici, con indicazioni su rimasto lungamente inedito, Eric Weil, che opere e autori, cui gli avversari dell’arte, i fu tra i primi studiosi del Novecento ad esa- polemisti e i predicatori potessero variamen- minarne il testo in chiave storico-critica, te attingere motivi di cui sostanziare i loro tornò a sottolineare come l’opera non se- attacchi. Ciò che è urgente, dichiara Pico, è guisse un filo rigoroso, non proponesse di- confutare non gli astrologi, ma l’astrologia, scussioni conseguenziali ed unitarie, né for- poiché l’astrologia è in se stessa un errore. mulasse argomentazioni antiastrologiche o- Essa corrompe la filosofia, inquina la medi- riginali. Le sue caratteristiche apparivano cina, indebolisce la religione, genera e raf- quelle del discorso retorico, più che della forza la superstizione, tiene viva l’idolatria, dimostrazione stringente. Il suo schema di distrugge la prudenza, insozza i costumi, in- costruzione poteva essere così sintetizzato: i fama il cielo, rende gli uomini meschini, cieli non causano, né significano gli eventi tormentati, inquieti, da liberi li rende servi, particolari; se tutto viene di là, è in modo di- conferisce esito sfortunato a tutte le loro a- verso da quanto pensano gli astrologi; si zioni. È nemica della fede: seguendola si ca- tratta di questioni che l’uomo non riesce a de nell’empietà, nell’irreligione, nella vana comprendere, e che comunque non sono sta- superstizione, nella vita malvagia, nella de- te finora comprese. In questo contesto, la pravazione senza ritorno. Il male radicale quasi totalità delle affermazioni degli astro- dell’astrologia non è il fatalismo, contro il logi ellenistici, arabi e medievali, che la leg- quale, come l’autore non manca di ricono- gendaria erudizione dell’autore traeva da te- scere, si sono pronunciati molti astrologi e sti noti e meno noti, veniva presentata e fatta molti studiosi di astrologia. È la pretesa di seguire dalla ripresa di consolidate obiezioni. predire il futuro, di leggere anticipatamente Ma l’incompiutezza del lavoro emergeva da il disegno provvidenziale; di essere, dunque, molti capitoli, nei quali tesi astrologiche e 8 H.Weyl, Pic de la Mirandole et la critique de l’astrologie, in La philosophie de Pietro Pomponazzi. Pic In alma Complutensi achademia , opera et impensis de la Mirandole et la critique de l’astrologie, Paris, Vrin, Arnaldi Guillelmi Brocarij 1521, n.n. 1985, p. 71.

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in senso proprio, divinatrice. In virtù di essa, provvisa. Peraltro, va detto che la conoscen- gli astrologi sedicenti indovini diventano za che le Disputationes sottendono della let- manipolatori delle coscienze, guide spirituali teratura astrologica antica, araba e medieva- che fomentano la passività e l’irrespon- le, e delle dispute che al suo interno si erano sabilità morale; senza aggiungere che accese, fra astrologi di diverso orientamento, l’elenco di quanti sono andati incontro alla su alcune essenziali questioni tecniche, ha cattiva sorte, dopo essersi affidati agli astro- un’ampiezza inusitata. Come ha messo in lu- logi, è interminabile. La presunzione di po- ce la fondamentale edizione Garin, uscita fra ter prevedere il futuro con tecniche umane è il 1946 e il 1951 con un imponente corredo di il peccato mortale dell’astrologia, dimentica note, e come aveva già notato a suo tempo che la prescienza spetta soltanto a Dio:9 e- Weil, Pico cita tutto, ha letto tutto, conosce merge qui quel nesso fra le Disputationes e la tutto. Il suo atteggiamento nei confronti predicazione savonaroliana, sul quale insi- dell’astrologia è diverso da quello di un steva Bellanti. semplice erudito, e anche da quello di un av- Se le Disputationes occupano un posto di versario che guarda al proprio oggetto singolare rilievo nella storia plurisecolare dall’esterno, con severità e distacco. E’ piut- della polemica antiastrologica, non è in pri- tosto quello di chi è passato attraverso una mo luogo perché a quel filone, antico e con- conoscenza diretta e circostanziata, e una solidato, esse aggiungano molto di nuovo approfondita ricognizione dei problemi di sul piano degli argomenti. Le obiezioni eti- quel campo di studi, per decidere infine di co-religiose, fatte valere da Pico nei con- accentuare, sulla scia di fondamentali preoc- fronti dell’astrologia, sono riprese ad una cupazioni etico-religiose, l’incertezza dei ri- letteratura nella quale sono spesso già lar- sultati e l’inanità degli sforzi degli adepti. gamente presenti; né sono sempre originali Una comprensione più approfondita del le considerazioni critiche, sollevate nei con- rapporto fra Pico e l’astrologia è stata resa fronti di specifiche tecniche astrologiche. La possibile dallo sviluppo di indagini diacroni- grande e immediata notorietà dell’opera non che, capaci di far luce sul rapporto fra scaturisce tanto dalla novità delle tesi e dal l’opera postuma e gli scritti precedenti. La nerbo delle argomentazioni, quanto dalla finale scelta antiastrologica conferma oppure fama del suo autore, stimato ed ammirato contrasta l’iniziale orientamento di Pico? Ri- per la grande intelligenza e la prodigiosa cul- spetto a tale problema, il prosieguo degli tura; dal rumore delle sue battaglie e delle studi ha confermato la lettura in chiave di di- sue sconfitte, dalla svolta religiosa che segna scontinuità, avanzata a suo tempo da Weyl, i suoi ultimi anni, dalla sua stessa morte im- che mise finemente in luce la distanza fra l’opera postuma e alcune delle conclusioni 9 G. Pico della Mirandola, Disputationes adversus astro- cabalistiche secundum opinionem propriam. logiam divinatricem, a cura di E. Garin, 2 voll. I, Fi- Proprio alla lettura pichiana della qabbalah, renze, Vallecchi, 1946-52. la cui centralità nel percorso del mirandola-

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no può considerarsi definitivamente acquisi- mente i pianeti ed i loro influssi nel mondo ta dopo il fondamentale lavoro di Wirzbu- sublunare. Sullo sfondo di tali Conclusiones, ski, 10 si sono richiamati gli studi sul rappor- si delineano fasci di corrispondenze, al cui to fra il primo Pico e l’astrologia. La lettera- interno la connessione fra sefirot e pianeti si tura cabalistica medievale, a partire almeno articola nel senso che i secondi possono esse- dal Sefer ha-bahir, già noto nella Francia me- re considerati i simboli dei primi nel mondo ridionale nel sec.XII, mette in corrisponden- esteriore. La vera astrologia, quella che in- za le sefirot, i dieci attributi divini, e le dieci segna a leggere nel libro di Dio, evocata nel- sfere celesti. Come scrive il mistico trecente- la 72a conclusione cabalistica secundum opi- sco Menahem Recanati, nel suo Commento nionem propriam, citata anche da Weyl, - alle dieci sefirot, «tutto quanto si trova nelle «come la vera astrologia ci insegna a leggere creature, tanto nel mondo degli angeli quan- nel libro di Dio, così la qabbalah ci insegna a to in quello delle sfere e nel mondo inferiore, leggere nel libro della legge» - è quella che è è esemplato sulle sefirot e deriva dalla loro capace di disvelare «la diretta dipendenza forza».11 Per potersi concretizzare nel mondo della successione dei pianeti dalle successio- inferiore, la misericordia divina deve svilup- ne delle manifestazioni divine».12 parsi attraverso i corpi celesti. Dal canto suo Resta aperta l’indagine sulle fonti astrolo- l’uomo, vivendo nella materia, non potrebbe gico-cabalistiche di Pico, al quale sappiamo accedere al piano spirituale delle sefirot senza essere stati direttamente noti alcuni dei testi incarnarsi nelle sue inclinazioni naturali, alla fondamentali della mistica ebraica: il Sefer cui indagine punta l’astrologia oroscopica. yeşirah, tradotto in latino sul finire del Quat- Esaminando non solo le Conclusiones cabali- trocento e conosciuto anche da Egidio da sticae secundum opinionem propriam, ma an- Viterbo; e poi il Sefer-ha-Bahir, noto anche a che quelle ad mentem Porphyrii, è stato pos- Ficino, il Commento alle dieci sefirot di Me- sibile avanzare l’ipotesi che in esse il Miran- nahem Recanati, la Corona del buon nome di dolano abbia inteso ricomporre le dottrine Abraham da Colonia, i trattati di Abraham qabbalistiche delle sefirot, delle middot, dei Abulafia; un complesso di testi volti tutti in nomi ebraici di Dio e dell’adam qadmon con i precetti del Decalogo, le qualità platoniche 12 P. E. Fornaciari, Elementi di astrologia nelle “Con- dell’anima, le intelligenze angeliche, e final- clusiones” di Giovanni Pico della Mirandola, in Nella luce degli astri, a cura di O. Pompeo Faracovi, presen- tazione di M. Ciliberto, Sarzana, Agorà, 2004, p.34. 10 C.Wirszbuski, Pico della Mirandola’s Encounter with Per il testo cfr. G.Pico della Mirandola, Conclusioni Jewish Mysticism, Jerusalem, The Israel Academy of cabalistiche, a cura di P. E. Fornaciari, 20032, p. 58. Sul Sciences and Humanities,1989. nesso fra astrologia e cabala nei primi scritti di Pico 11 M. Recanati, Commento alle dieci Sephirot, in Mistica sia consentito rimandare anche a O. Pompeo Faraco- ebraica. Testi della tradizione segreta del giudaismo dal vi, La polemica antiastrologica di Giovanni Pico della III al XVIII secolo, a cura di G. Busi e E. Loewenthal, Mirandola, in Il linguaggio dei cieli, a cura di G. Ernst Torino, Einaudi,1996, p. 532. e G. Giglioni, Roma, Carocci, 2012, pp. 91-107.

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latino, per incarico dello stesso Pico, che più tardi verrà da lui integralmente scon- dall’ambiguo converso, noto sotto il nome di fessato.13 Flavio Mitridate. Di altri scritti, allo stato at- Come sappiamo le Disputationes rientrano tuale degli studi, possiamo soltanto ipotizza- in una fase del pensiero di Pico, caratterizza- re che il conte sia venuto a conoscenza, forse ta dalla volontà di sconfessare, per ragioni attraverso intellettuali ebrei, come Yohanan etico-religiose, l’antico se stesso. Ma la com- Alemanno, attivo a Firenze sul finire del sec. petenza tecnica acquisita in precedenza con- XV, o per il tramite di corrispondenti, come sente all’autore di conferire particolare rilie- Egidio da Viterbo. Potrebbero essere stati vo alle discussioni interne al campo astrolo- fra questi alcuni testi particolarmente attenti gico, alle differenti versioni delle procedure al rapporto qabbalah-astrologia, come quelli elaborate nei diversi momenti e contesti, alle di Ibn Waqar e di altri cabalisti della scuola motivazioni critiche delle diverse scelte, ora di Gerona. Alla questione delle fonti si col- utilizzate come altrettanti indizi delle incer- lega l’interrogativo circa la dipendenza della tezze e delle contraddizioni di quel sapere. In connessione astrologia-cabala sottesa ai pri- questo senso, Pico coglie e sottolinea alcune mi scritti di Pico da quella emergente dalla delle più importanti fra le questioni che ven- mistica ebraica, ovvero circa i limiti della sua gono ad aprirsi nella fase di rinnovamento originalità. Ciò che è certo è che, in ambe- degli studi astrologici, che si disegna a parti- due i casi, la tradizionale strumentazione a- re dal secondo Quattrocento, dopo la risco- strologica viene utilizzata come complesso di perta umanistica dei testi astrologici in lin- simboli che consentono di penetrare il senso gua greca. Alla ripresa ripetitiva dei più clas- spirituale e provvidenziale degli eventi, na- sici motivi della polemica antiastrologica del scosto dietro lo schermo della realtà fisica. passato affianca dunque la viva percezione di Non importa qui tanto per noi riproporre problemi, che sono gli stessi con i quali verrà l’interrogativo se l’astrologia cabalistica, a confrontarsi il movimento cinquecentesco spostando l’attenzione dai pianeti alle sefirot, di riforma dell’astrologia.14 Possiamo perciò implichi una negazione dell’astrologia, ov- leggere in controluce nelle Disputationes una vero, col fare dei pianeti una sorta di proie- cartina di tornasole di alcune delle tendenze zione esterna delle sefirot nel mondo inferio- re, operi di essa il sostanziale recupero. Ciò 13 che ci interessa sottolineare è l’utilizzo di Notevole il passo di in cui Pico afferma la necessità di non lasciarsi abbagliare dalla gloria dell’antica e ce- motivi astrologici in chiave cabalistica nel lebrata saggezza degli Egiziani e dei Caldei che, nella giovane Pico; e dunque l’adesione, seppur in sua giovinezza aveva ingannato anche lui (Disputatio- una particolarissima angolatura, al sapere nes, XII, 2, vol. II, cit. pp.492-494) 14 Su questo tema rimando al mio La riforma dell’astrologia, in Il Rinascimento italiano e l’Europa, vol. V. Le scienze, a cura di A. Clericuzio e G. Ernst, Treviso, Colla, 2008, pp. 59-71.

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in atto nel loro tempo, e persino chiederci se, tanano dal Sole in longitudine, i primi tre al di là della volontà dell’autore, il trattato come quelli che lo seguono sempre.15 non possa in molte parti essere considerato Una specifica discordanza di opinioni si come un rilevante contributo al rinnovamen- era verificata a proposito di Mercurio e Ve- to degli studi cinquecenteschi di astrologia. nere. Se le loro orbite erano al disotto di Un’ipotesi che converge con questa è sta- quella del Sole, come mai la loro interposi- ta recentemente avanzata da Robert We- zione non oscurava la luce solare? La spiega- stman in riferimento al cap. IV del libro X zione correntemente fornita era che Mercu- delle Disputationes, nel quale Pico mette in rio era molto piccolo, e Venere così vicina al discussione l’ordinamento planetario assunto Sole, da trovarsi sotto i suoi raggi, tanto che da Tolomeo a presupposto delle tecniche a- la sua luce ne era cancellata. Pico ritenne i- strologiche. In quelle pagine, il Mirandolano nadeguata questa tesi e, citando la parafrasi aveva inteso porre in dubbio la determina- di Averroè all’Almagesto, mise in rilievo co- zione degli effetti planetari, condotta dagli me il pensatore arabo desse conto di aver os- astrologi in riferimento all’ordine dei piane- servato due macchie sul disco solare, in pre- ti: Saturno, ad esempio, era ritenuto genera- senza di una congiunzione fra Mercurio e il re freddo in quanto pianeta più alto e lonta- Sole, in tal modo smentendo l’estrema vici- no. Un punto sul quale Pico si sofferma in nanza fra i due corpi celesti. Richiamandosi a particolare è la questione dell’ordine dei pia- Mosé Maimonide e ad altri non specificati neti rispetto al Sole. Su si essa nell’antichità autori, il Mirandolano aveva tratto la conclu- non vi era stato accordo, come ricordò anche sione che l’ordine di successione Sole- l’Epitome dell’Almagesto, iniziata da Peuer- Mercurio-Venere rimane incerto.16 bach e terminata da Giovanni Regiomonta- L’ipotesi di Westman è che questa pagina no, per essere successivamente pubblicata a di Pico abbia contribuito ad orientare Co- Venezia nel 1496. Gli Egizi avevano posto il pernico in direzione di una riforma dell’ordi- Sole immediatamente al disopra della Luna; namento planetario, che era anche una ri- lo stesso era accaduto in Platone, in Teone di Alessandria, commentatore di Tolomeo, e 15 R. Westman, The Copernican Question. Prognostica- nell’arabo Geber, vissuto in Spagna nel sec. tions, Skepticism, and Celestial Order, Berkeley-Los XII, autore di un’epitome dell’Almagesto. Angeles-London, University of California Press, Per i Caldei, il Sole si trovava al centro dei 2011. 16 «Nam Lunam quidem scimus omnibus inferiorem pianeti; era questa anche la tesi di Tolomeo, caelique vestibulum […] Quomodo vero tres aliae se che poneva il Sole medio e proponeva la habeant, Sol, Venus, Mercurius, incertum. Similiter successione Luna Mercurio Venere Sole notum quattuor has stellas nobis proximiores aliis tri- Marte Giove, Saturno, caratterizzando gli ul- bus, sed illarum inter se trium situm et ordinem ratio timi tre corpi celesti come quelli che si allon- non demonstrat» (Disputationes, X, iv, vol. II, p. 374). Del rapporto fra Mercurio, Venere e Sole, Tolomeo aveva discusso in Almagesto, 9, 1.

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forma dei presupposti astronomici dell’astro- raggiato Copernico sul cammino della co- logia. Se infatti il tradizionale ordine dei pia- struzione di un sistema del mondo, che a- neti era malsicuro, erano a maggior ragione vrebbe modificato anche alcuni presupposti opinabili gli effetti attribuiti ai pianeti in base dell’astrologia. ad esso. Il ragionamento poteva però anche La tesi di fondo dell’innovativo lavoro di essere rovesciato: se i giudizi astrologici era- Westman, assai ampio e documentato, è che no talvolta inadeguati, ciò poteva derivare Copernico non fu estraneo allo stretto lega- dall’assunzione di una successione planetaria me fra astronomia e astrologia, i due lati del- erronea; correggere l’ordinamento planeta- la scientia stellarum, che caratterizzò la tem- rio poteva concorrere a rendere quei giudizi perie culturale nelle quale ebbe a formarsi ed più affidabili. Come ricorda Westman, Co- operare. Due nomi hanno in questo contesto pernico visse a Bologna, presso il suo mae- particolare rilevanza: quello di Domenico stro Domenico Maria Novara, proprio Maria Novara, autore di una serie di impor- quando nella città felsinea furono stampate tanti pronostici astrologici,18 del quale Co- le Disputationes. Che avesse letto il trattato pernico fu allievo e stretto collaboratore, e pichiano, e conoscesse in particolare il quar- quello di Joachim Rheticus, che a sua volta to capitolo del decimo libro, è dimostrato dal gli fu allievo ed amico, curatore della memo- passo del De revolutionibus, segnalato già nel rabile prima edizione del De revolutionibus. 1900 da Ludwig Birkenmaijer, nel quale lo Pur non avendo personalmente mai scritto di scienziato polacco citava la riflessione di A- astrologia, Copernico non solo non prese verroé, sopra ricordata. Di essa, Copernico posizione contro l’arte, ma nulla ebbe da ob- poteva essere venuto a conoscenza soltanto biettare quando nella Narratio prima (1540), dalla pagine di Pico sull’ordinamento plane- il primo scritto che desse notizia del nuovo tario, le prime a dar notizia della parafrasi sistema del mondo, Rheticus inserì il tema averroistica dell’Almagesto, fino ad allora astrologico del nascere e decadere dei regni sconosciuta in Occidente, e accessibile uni- in rapporto al lento modificarsi dell’ec- camente attraverso una versione ebraica, centricità della Terra.19 Non è questo il luo- presente nella biblioteca del Mirandolano, go per discutere nella sua portata generale che ne era giunto a conoscenza probabilmen- l’interessante proposta interpretativa dello te attraverso Elia del Medigo, studioso di studioso americano. Ma è da tener ferma Averroé.17 Non è dunque impossibile che la l’ipotesi che le Disputationes abbiano contri- lettura delle Disputationes possa aver inco- buito al rimettersi in moto di ricerche volte

17 Westman, The Copernican Question, cit., pp. 83-85. Cfr. P. Kibre, The Library of Giovanni Pico della Mi- 18 I pronostici di Domenico Maria da Novara, a cura di randola, New York, Columbia University Press, 1966, F. Bonoli, S. De Meis, G. Bezza, C. Colavita, Firenze, pp. 203-204 (manoscritto n. 626, col titolo Almagestus Olschki, 2012. Averois) 19 The Copernican Question, p. 29.

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al rinnovamento, non soltanto dell’astro- siero.21 Di per sé il tema dell’azione celeste nomia, ma della stessa astrologia. non era necessariamente connesso alle tecni- Non mancano in effetti i terreni sui quali che astrologiche, che tuttavia a esso vennero le riflessioni dell’ultimo Pico convergono facilmente a collegarsi, poiché sembrava con le linee di rinnovamento della cultura a- fornire una adatta giustificazione, nei termini strologica, attraversata da profonde istanze del pensiero filosofico e scientifico antico, al di riforma, dopo la riscoperta dei classici an- rapporto posto dall’astrologia fra moti e po- tichi. Indichiamone alcuni. Uno dei princi- sizioni celesti da un lato, effetti terreni pali e più noti fra gli argomenti del Mirando- dall’altro. La tesi proposta dal Mirandolano è lano sul piano della filosofia naturale è il se- che il cielo esercita un’azione per la quale è guente: movimento e luce sono le uniche causa universale dei viventi, e tale azione si modalità di azione celeste, mentre è necessa- realizza attraverso il moto e la luce: «praeter rio escludere il riferimento alle influenze oc- communem motus et luminis influentiam culte. Il tema è sviluppato nel terzo libro del- nulla vim caelestibus peculiarem inesse».22 le Disputationes, che nel cap. IV reca il titolo Non si tratta di una tesi originale. In gran Coelum qualiter motu agat, et lumine et ele- parte della tradizione filosofica, infatti, e di mentorum metheorologicorum universalium, quella astrologica, il principale strumento viventium universalis causa sit. Il cielo, qui in- dell’azione celeste era indicato proprio nella teso come insieme dei corpi celesti, esercita luce, in latino lumen. È la luce che genera un’azione attiva, che produce effetti sulla nelle materie terrestri le prime quattro quali- Terra, come l’esperienza quotidiana sembra tà – caldo freddo secco umido – e le qualità testimoniare, visto che, come aveva scritto seconde – pesantezza, leggerezza, ruvidità, Tolomeo, la maggior parte degli eventi più levigatezza ecc. Nella sua parafrasi di Tolo- rilevanti mostra chiaramente che le loro cau- meo, Averroé aveva affermato che gli astri se procedono dal cielo che tutto circonda.20 agiscono sul mondo inferiore esclusivamente L’idea dell’azione celeste nasce da fenomeni per il tramite della luce. Altri pensatori, co- dell’esperienza comune (l’alternarsi delle me Tommaso d’Aquino, pur individuando stagioni in rapporto alle variazioni dell’ir- nella luce la qualità attiva dei corpi celesti, raggiamento solare; il flusso e riflusso delle ed anzi riconoscendo, a differenza di Aver- maree al mutare delle posizioni lunari), ed è roé, che gli effetti della luce di ciascun piane- ripresa e argomentata da molti filosofi. A ta divergono da quelli degli altri, ritengono partire dall’età antica, e almeno fino alla fine del sec.XVII, essa era stata unanimemente 21 Sul suo ruolo nel pensiero medievale cfr. T. Gre- accettata, con specificazioni diverse gory, Speculum naturale. Percorsi del pensiero medieva- all’interno delle diverse prospettive di pen- le, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2007, pp. 47-68. 22 Pico della Mirandola, Disputationes, cit., III, v, vol. 20 Tolomeo, Tetrabiblos, I, 2 . I, p. 210.

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che alcuni degli effetti suscitati dagli astri nel produrre le prime qualità (caldo, freddo, u- mondo inferiore dipendano dal loro moto: mido e secco), attribuendo così malgré lui un un esempio è quello delle maree, che sono potere grandissimo agli astri nell’operare il sospinte non dalla luce o virtù della Luna, cambiamento dei corpi, insisté sul fatto che bensì soltanto dal suo movimento.23 Infine le influenze celesti sono esercitate da forze diversi filosofi e astrologi, come Duns Scoto naturali visibili e constatabili all’os- e Giovanni Buridano, e lo stesso Lucio Bel- servazione fisica. Accanto alle quattro quali- lanti, ammettono accanto a quella della luce tà primarie e a quelle secondarie (come pe- e del moto l’esistenza dell’influenza (influ- santezza e leggerezza), ritenne tuttavia che si xus), forza o influenza occulta, impercettibile dovessero ammettere le qualità virtuali, co- ai sensi. Proprio dall’ influxus dipenderebbe- me quelle delle piante (o del magnete), che ro qualità di tipo diverso dalle prime e dalle hanno efficacia terapeutica, ma sostenne che seconde, sopra indicate: quelle del magnete anch’esse avevano origine fisica.25 La diffi- che attrae il ferro; quelle delle sostanze chi- coltà segnalata da Pico può dunque parados- miche dotate di azione terapeutica; la produ- salmente esser valsa a rafforzare una linea di zione dei metalli nelle viscere della terra, separazione fra astrologia ‘fisica’ e astrologia dove la luce non riesce a penetrare. commista a magia, che nel Cinquecento pas- Intorno a luce, moto ed influenza, come serà in larga parte attraverso il recupero del- forme dell’azione celeste, non erano dunque la autentica lezione di Tolomeo, depurato mancati i dibattiti. Pico, non diversamente dalle riletture e incrostazioni arabizzanti e dall’Aquinate, ammise i primi due, ma rifiu- superstiziose. Ricordiamo che l’influenza oc- tò la terza, respingendo conseguentemente culta sarà negata anche da Keplero e da Pla- anche l’esistenza delle qualità occulte, sulle cido Titi, sostenitori dell’idea che la luce pe- quali avevano in particolare insistito le cor- netra, sebbene in minor misura, anche i corpi renti magiche; e ciò, nonostante avesse ac- opachi, e non è dunque necessario ammette- colto egli stesso in passato la possibilità di ri- re virtù occulte nemmeno per spiegare la chiamarsi a virtù celesti diverse dalla luce, formazione dei metalli. Anche il Lessico di scrivendo che dai corpi celesti giungono al- Gerolamo Vitali riprenderà, nella seconda tre forze oltre alla luce e al calore.24 Non metà del Seicento, questa opinione, relegan- mancarono peraltro nel suo tempo gli astro- logi che si schierarono contro l’influxus e le qualità occulte. Filippo Melantone, ad esem- pio, dopo aver notato con compiacimento che nemmeno Pico negava che fosse la luce a 25 Per una documentata ricostruzione delle posizioni di Melantone in materia di astrologia si veda D. Bel- 23 Tommaso d’Aquino, Scriptum super libros Sententia- lucci, Science de la Nature et Réformation. La physique rum, II, 13, I, 4, c au service de la Réforme dans l’enseignement de Philippe 24 Pico della Mirandola, Heptaplus, II, 4. Mélanchton, Roma, Edizioni Vivere In, 1998.

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do l’influenza occulta fra i ricordi del passa- ostacola la possibilità di recepire i doni che to, o fra i residui della mentalità magica.26 l’anima trasmette attraverso le stelle, non è, Un altro punto rispetto al quale la discus- in fondo, veramente nostra.27 Attraverso gli sione di Pico apre la via a soluzioni non lon- astri passava una azione destinata ad impri- tane da quelle degli astrologi tolemaici del mersi nel mondo naturale; non si trattava pe- Cinquecento è la questione della significa- rò di una azione fisica, veicolata dalle qualità zione astrale. La tesi secondo cui i moti degli primarie, caldo e freddo; ne era invece scatu- astri non causano gli effetti terreni, ma sono rigine l’Anima universale, che penetrava il segni di un ordinamento provvidenziale de- mondo in ogni sua parte. Ciò che agiva dun- gli eventi, era stata diffusa in varie forme in que era soltanto l’Anima, «che dà quella ambiente neoplatonico, ebraico e cristiano. forma ai corpi celesti».28 La versione della teoria della significazione, Plotino tuttavia non nega allo studio delle che aveva riscosso maggior fortuna in am- stelle ogni significato in rapporto al mondo biente arabo e cristiano-medievale, traeva dell’uomo. Gli astri non sono cause, ma se- origine da alcune riflessioni delle plotiniane gni del futuro, nel senso che, tutto essendo Enneadi. Nel respingere l’dea che l’azione interconnesso, tutte le cose si segnalano re- celeste possa essere intesa come rapporto fra ciprocamente. A loro volta, gli eventi sono gli astri, cause materiali, e gli effetti interni annunciati in quanto sono in un certo ordine, alla sfera sublunare, Plotino aveva riferito la operato dall’Anima universale, che organiz- capacità causativa esclusivamente all’Anima za il mondo sensibile proiettandovi l’idea di del mondo, ordinatrice della materia, riven- armonia, presente nell’Intelligenza, luogo dicando parallelamente l’autonomia dell’uo- delle forme archetipiche. Mentre la fatalità mo nei confronti del mondo naturale. Aveva incombe sull’universo materiale, la provvi- poi negato la legittimità dell’astrologia indi- denza riguarda il mondo delle anime supe- viduale, sostenendo che questa teoria «attri- riori, e si esprime nella forma dell’ordine, la buisce agli astri ciò che è nostro, volontà e cui presenza rimanda all’esistenza di un prin- passioni, vizi e impulsi, e non riconoscendoci cipio che regge, trascendendolo, il mondo; nulla ci lascia come pietre soggette al movi- in virtù di tale principio, si può da una parte mento e non come uomini che agiscono di conoscerne un’altra, e diventa possibile an- per sé e secondo la loro propria natura». In- nunciare il futuro. Essere dell’anima, l’uomo fatti «quella parte di noi» che appartiene al è inserito nell’ordine che governa il mondo, corpo dell’universo, e con la sua limitatezza proiezione impoverita dell’ordine puramente intelligibile. Il principio dell’ordine fonda 26 «Neque enim admittenda est ulla quaecumque tan- un’analogia fra mondo intelligibile e mondo dem ea sit occulta coelorum influentia», G. Vitali, Le- xicon Mathematicum astronomicum geometricum, a cura 27 Plotino, Enneadi, III, 1, 5, a c. di G.Faggin, trad. it. di G. Bezza, prefazione di O. Pompeo Faracovi, La di G.Faggin, Milano, Rusconi, 1992, p.341. Spezia, Agorà, 2003, p. 265. 28 Ivi, IV, 4, 33, p.675

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materiale, che sostiene la possibilità della così possibile sotto il profilo degli avveni- predizione: essa non richiede l’universale menti generali. concatenazione delle cause, ma solo la possi- La teoria degli astri segni, e non cause, bilità di «leggere i caratteri naturali che rive- nasce in Plotino in contrapposizione lano un ordine e non precipitano mai nel di- all’astrologia stoicizzante, per la quale gli a- sordine».29 E’ la presenza dell’ordine a fare stri sono i veicoli della necessità cosmica, in- degli astri i segni del futuro: segni, non cau- scritta nell’universo fisico. Essa consente di se. Infatti, scrive Plotino, se «guardando alle rendere la previsione astrologica compatibile posizioni degli astri si predicono gli avveni- con la filosofia neoplatonica e la sua svaluta- menti considerandoli prodotti da essi, simil- zione dell’autonomia della materia corporea, mente bisognerebbe dire che anche gli uccel- e la legittima in quanto si applichi agli eventi li e tutti gli altri esseri, cui guardano gli in- generali, che non coinvolgono la libertà e la dovini, siano autori delle cose che annuncia- responsabilità individuali. Sotto questo a- no»30. Assegnare agli astri la capacità di pro- spetto, la teoria neoplatonica della significa- durre altri effetti, oltre quelli meteorologici e zione astrale concorrerà alla fortuna climatici che manifestamente producono; dell’astrologia mondiale, concentrata sui pensare che essi, quali dèi mobili nel cielo, grandi eventi. Con Porfirio, allievo di Ploti- diano agli uomini le passioni, i desideri, gli no, editore delle Enneadi e insieme autore impulsi, significherebbe legare gli uomini del più antico commento alla Tetrabiblos, si agli astri e sottometterli alla necessità. Uti- avvierà d’altro canto un avvicinamento fra lizzare le posizioni celesti ai fini della predi- neoplatonismo e astrologia oroscopica, che zione del futuro, come segni che indicano, recupererà le tecniche tolemaiche e la sotto- senza produrli, gli eventi futuri, così come il lineatura della dimensione congetturale volo degli uccelli o le viscere degli animali, è dell’arte, accettando l’idea che il movimento invece possibile e legittimo: «Guardando a- dell’universo possa essere inteso come causa gli astri come fossero lettere, coloro che co- non unica, ma concomitante, degli eventi.32 noscono tale grammatica riconoscono Questa linea di conciliazione fra idealismo l’avvenire dalle figure che essi formano, e ne neoplatonico e astrologia tolemaica aveva ricavano metodicamente il significato secon- avuto nel Quattrocento fiorentino un grande do l’analogia; come se si dicesse che un uc- interprete in quel Marsilio Ficino, al quale cello che vola alto annuncia alte azioni».31 La Giovanni Pico era stato lungamente legato. predizione degli eventi futuri, impossibile ri- In una prima fase del suo pensiero, lo stesso spetto al corso di ogni singola vita, diventa Pico, come abbiamo visto, aveva accolto un’elaborazione dell’idea della significazione in senso cabalistico, vedendo negli astri al- 29 Ivi, II, 3 , 7, p.215 30 Ivi, IV, 4, 39, p.685 31 Ivi, III, 3, 6, p.397 32 Ivi, III, 1, p.345

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trettanti significatori delle Sephirot. Ma con tato condividendone la identificazione tale prospettiva le Disputationes tagliano cor- dell’azione celeste come azione fisica, veico- to: gli astri, scrive Pico, non possono signifi- lata dalla luce e dal moto; ma sostiene che gli care se non ciò che causano. Ciò che è segno astri possono significare anche ciò che diret- di una cosa, infatti, o è la causa della cosa si- tamente non causano, purché anch’esso sia gnificata, o ne è l’effetto, o ciò che è segno e interpretabile all’interno di una causalità di la cosa designata derivano dalla stessa causa. tipo fisico. Come è stato scritto, Melantone Il terzo caso è quello dell’arcobaleno, che «s’est peut-etre piqué, après avoir partagé sa indica talora il sereno, non perché lo produ- conception générale du pouvoir des astres, à ca, ma perché la causa di quello è anche la exploiter ces bases communes dans le sens sua. Ma non c’è causa corporea superiore al contraire à celui du Mirandulain».34 Qualco- cielo, che possa determinare simultaneamen- sa di simile accade a molti degli astrologi ‘to- te la disposizione del cielo e quella delle cose lemaici’ del Cinquecento e del Seicento, e- inferiori. La causa comune potrebbe essere gualmente propensi a ridimensionare la tesi soltanto incorporea, quindi divina; ma ciò della autonoma significazione astrale. Nel implicherebbe attribuirle anche le azioni de- suo Tocco di paragone, stampato postumo a littuose degli uomini, e ricondurrebbe al fa- Pavia nel 1665, Placido Titi riprodurrà così talismo. La conclusione può essere una sol- telle quelle la tesi pichiana: gli astri non pos- tanto: «non potest igitur caelum significare sono essere segni degli eventi, se non ne so- inferiora, nisi quatenus causa effectum indi- no anche la causa.35 cat suum».33 Un’altra questione sollevata da Pico in Questa presa di posizione segna la netta polemica con l’astrologia del suo tempo, in sconfessione, da parte dell’ultimo Pico, di una direzione sulla quale convergeranno ogni rilettura in chiave idealistica o spiritua- molti astrologi ‘riformatori’, è quella listica del tema dell’azione celeste e delle dell’attendibilità della celebrata teoria delle tecniche astrologiche. Veicolata dalla luce e grandi congiunzioni. Quest’ultima era emer- dal moto, l’azione celeste è interna sa nella cultura astrologica di lingua araba, all’universo fisico; l’astrologia però non rie- con lo scopo di integrare le scarne indicazio- sce a prevederla in modo attendibile, data ni fornite da Tolomeo a proposito dell’astro- l’insufficienza dei propri strumenti. Sono logia mondiale, ed era stata assai diffusa in conclusioni che pur non convincendo, come Occidente a partire dal tardo Medioevo. si è visto, gli astrologi del tempo, non impe- All’astrologia mondiale, volta all’analisi de- discono loro di far propri alcuni spunti di Pi- gli eventi riguardanti «popoli interi e regioni co. Melantone ad esempio discute il suo trat- 34 Bellucci, Science de la nature et Réformation, cit., p. 265. 33 Pico della Mirandola , Disputationes, cit., IV, XII, 35 P. Titi, Tocco di paragone (1665), a cura di G. Bezza, vol, I, p. 497. Milano, Nuovi Orizzonti, 1992, p.42.

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o città», e da lui indicata con il termine ka- con l’ambizione di affiancare alla previsione tholiké, Tolomeo aveva infatti riservato sol- dei grandi eventi naturali quella dei muta- tanto il secondo libro, il più breve, della Te- menti storici. Nella versione del De magnis trabiblos, per farne confluire gli strumenti coniunctionibus di Albumasar, questa teoria, nella formulazione dei pronostici particolari, che attingeva i propri elementi alla tradizio- cui erano dedicati gli ultimi impegnativi due ne persiano-sassanide, ebbe in Occidente libri. Se nella sua esposizione l’astrologia molta fortuna, sembrando fornire un gran- mondiale precedeva quella individuale, era dioso strumento per la scansione delle fasi perché gli eventi che essa contemplava erano storiche, ed il succedersi delle religioni. In governati da cause naturali più potenti e di ambiente ebraico, presso autori medievali portata più vasta di quelle degli effetti parti- come Abraham bar Hyya (morto nel 1136) e colari. Ciò non implicava alcuna attribuzione rinascimentali come Isaac Abrabanel (1437- di supremazia concettuale; veicolava soltan- 1508), fu ripresa in chiave messianica, in una to la consapevolezza che l’astrologia indivi- integrazione fra congiunzionismo, richiami a duale può essere arricchita dalla utilizzazione passi biblici e scritturali, calcoli numerologi- di elementi forniti da quella mondiale. Del ci di sapore cabalistico, che generò ripetuti resto la trattazione tolemaica di quella mate- annunci di una imminente venuta del Messia. ria era assai stringata. Le situazioni di carat- La teoria conobbe una certa risonanza anche tere generale, ossia i grandi eventi naturali, in ambiente cristiano, in particolare attraver- erano ricondotte a cause dipendenti dalle so l’elaborata rivisitazione di Pierre d’Ailly, congiunzioni ed opposizioni solilunari pro- cardinale di Cambrai, che Pico fece oggetto ducenti le eclissi, e dai transiti planetari nelle di critiche particolarmente severe, soprattut- zone delle eclissi stesse. Per quanto riguarda to per la sua programmatica convergenza fra le previsioni annuali, volte ad individuare teologia e astrologia.37 l’andamento delle stagioni e le vicende del Il ricorso alle grandi congiunzioni non tempo meteorologico, veniva utilizzato e- aveva mancato di suscitare rilievi critici da sclusivamente il tema del «novilunio parte degli astrologi. Come ricordò Lucio dell’anno», da determinarsi osservando no- Bellanti, erano stati studiosi come Ibn Ezra viluni e pleniluni nei paraggi di punti solsti- (1092-1167) e ‘Ali ibn Ridwān, il medico e- ziali ed equinoziali.36 gizio autore di un famoso commento a To- La teoria delle grandi congiunzioni aveva lomeo, i primi ad esprimere perplessità sulla introdotto all’interno dell’astrologia mon- affidabilità di quella tecnica, che nella ver- diale, accanto alle congiunzioni solilunari ed sione albumasariana utilizzava le congiun- alle eclissi, le periodiche congiunzioni dei zioni medie, non quelle effettive, dei pianeti pianeti superiori, Saturno, Giove e Marte,

37 Pico della Mirandola, Disputationes, II, iv, vol. I, 36 C. Tolomeo, Tetrabiblos, II, 11. pp. 116-126.

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superiori. E’ questo anche uno dei principali aforismi, che si riferisce a congiunzioni mi- argomenti di Pico, che sottolinea con forza il nori, medie e maggiori, sembrando anticipa- carattere astronomicamente approssimativo re Albumasar, li aveva però messo in specia- della trattazione di Albumasar, oltre a far ri- le difficoltà. Avevano confessato allora di levare con grande acume filologico tutti i non riuscire a sormontare lo scoglio; limi- suoi punti di contrasto con le indicazioni di tandosi a segnalare l’oscurità dell’aforisma. Tolomeo. La riscoperta umanistica del testo Anche Pico si soffermò sul termine sinodos, greco della Tetrabiblos, che tanto stimolerà scrivendo che in senso assoluto esso si riferi- la ricerca degli astrologi del Cinquecento, sce sempre alla congiunzione soli-lunare, e desiderosi di depurare l’insegnamento di sostenne che nessun conoscitore della lingua Tolomeo dalle rielaborazioni e deformazioni greca avrebbe potuto evitare di concludere arabe, dà qui alcuni dei suoi primi importanti che Tolomeo intendeva riferirsi alla con- frutti. Pico la utilizza anche in rapporto al giunzione dei luminari, e non alle grandi Centiloquium, la raccolta anonima tradizio- congiunzioni di Albumasar. Per quanto ri- nalmente attribuita allo stesso Tolomeo, che guardava l’accenno alle congiunzioni mino- si proponeva di condensarne in cento afori- ri, medie e maggiori, sostenne che le prime smi l’astrologia. ‘Ali ibn Ridwān lo aveva erano gli incontri mensili fra Sole e Luna; le considerato uno scritto ermetico. Nei loro seconde quelle che precedono l’inizio di cia- commenti, Giorgio di Trebisonda e Gio- scuna stagione, le ultime le eclissi.38 vanni Pontano non ne avevano revocato in E’ innegabile che queste indicazioni, vol- dubbio l’autenticità tolemaica; ma non ave- te a negare affidabilità alla teoria, si inseri- vano povuto evitare di confrontarsi con al- scano nella ripresa del dibattito astrologico cune sue divergenze dalla Tebrabiblos. La lo- 38 ro attenzione era stata attratta in particolare Pico della Mirandola, Disputationes, V, 5, vol. I, pp. 548-550. Il commento di Giorgio di Trebisonda, risa- dagli aforismi 58, 63, 65, tradizionalmente lente al 1453-54, fu pubblicato in C. Ptolemaei, intesi come riferentisi agli effetti delle grandi Omnia, quae extant, opera, Geographia excepta, quam congiunzioni Saturno-Giove, sulla base del seorsum quoque hac forma impressimus, a cura di H. lemma alkirem (translitterazione dell’arabo Gemusaeus e A. Trapezuntius, Basileae, apud Henri- al-qirā), congiunzione, usato nella versione cum Petrum, 1541; quello di Pontano, scritto fra il latina medievale. Leggendo il testo nella sua 1474 1 il 1477, fu stampato nel 1512 ( Pontani Com- mentationes super centum sententiis Ptolemaei, Neapoli, versione greca, i due commentatori rinasci- S. Mayr, 1512). Di quest’ultimo Pico possedeva la mentali avevano però trovato il termine si- versione manoscritta: v. P. Kibre, The Library of Pico nodos, ed avevano correttamente interpreta- della Mirandola, cit., p. 262 n. 1084. Su ciò è ora da to la congiunzione come riferita a Sole e Lu- vedere M. Rinaldi, La lettera di dedica a Federico da na, riportando in tal modo l’indicazione del Montefeltro del primo libro delle Commentationes in cen- Centiloquium sul terreno della Tetrabiblos, tum sententiis Ptolemaei di Giovanni Gioviano Pontano, in «Cahiers de recherches medièvales et humanistes», che di grandi congiunzioni, come sappiamo, XXV, 2013, pp. 341-356. non aveva affatto parlato. L’ultimo dei tre

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sulle grandi congiunzioni, stimolato dalla nari, e le contengono; perciò gli eventi più conoscenza umanistica dei testi astrologici in duraturi sono causati dai pianeti superiori.39 greco, in un movimento di reazione nei con- L’idea della rilevanza astrologica della gran- fronti delle esagerazioni del congiunzioni- de congiunzione perdurerà ancora in Johan- smo, e delle sensazionali previsioni, sempre nes Kepler (1571-1630): la congiunzione, regolarmente smentite dai fatti, di eventi e- quanto più è rara, tanto maggiore commo- pocali, come la venuta del Messia, o zione suscita nella natura.40 Critico delle l’eversione dell’Europa, o un nuovo diluvio grandi idee albumasariane sul ritmo «mate- universale, da molte parti profetizzato per il matico» della storia, e partecipe del ritorno a 1524, in occasione di una congiunzione Sa- Tolomeo, fu invece Francesco Cigalini turno-Giove nel segno dei Pesci. Fra quanti (1489-1551), il cui trattato fu stampato a nel Cinquecento prenderanno infine le di- Como soltanto nel 1655: la sua tesi era che stanze dalla teoria delle grandi congiunzioni, «le operazioni delle stelle avvengono secon- insistendo sulla sua dissonanza dalle indica- do natura, non secondo matematica».41 zioni di Tolomeo, ci saranno Agostino Nifo, Quanto al Centiloquium e i suoi aforismi, Ci- che leggerà e commenterà la Tetrabiblos nel- galini si pose sullo stesso terreno di Pico nel- lo Studio di Napoli, dedicando alla questione lo sforzo di dare loro un senso tolemaico, ri- due scritti specifici, il De nostri temporis ca- proponendone la versione del Mirandolano e lamitatum causis (1505) e il De falsa diluvii interpretando le congiunzioni cui si allude pronosticatione (1519); Pedro Ciruelo con gli come lunisolari, mensile la minore, media Apotelesmata christianae astrologiae (1521), e quella che precede l’inizio delle stagioni, Valentin Nabod con la sua Enarratio Elemen- maggiore l’eclissi.42 torum astrologiae (1560). Di parere opposto furono Giovanni Abioso da Bagnoli, autore 39 Per una analisi dell’intera questione rimando a G. di un Dialogus in astrologiae defensionem, Bezza, Tolemeo e Abû Ma’shar: la dottrina delle con- giunzioni Saturno-Giove presso i commentatori tolemaici, scritto nel 1494, e Tommaso Giannotti, che in From Masha’allah to Kepler. The Theorie and Practi- contrappose all’opera di Nifo il De vera dilu- ce of Astrology in the Middles Ages abd the Renaissance, vii prognosticatione (1522). Dal canto suo London, The Warburg Institute, 13-15 Nov. 2008, in Giuliano Ristori, in un gruppo di lezioni te- corso di pubblicazione nute presso lo Studio di Pisa nel 1548, tenne 40 J. Kepler, De stella nova, Pragae, 1606, p. 35. Su fermo alla conciliazione fra Tolomeo e il Kepler e Pico cfr. S. Rabin, Kepler’s Attitude Toward Pico and the Anti-astrology Polemic, «Renaissance congiunzionismo, sostenendo con ragioni fi- Quarterly», 50, 1997, pp.750-770. losofiche l’importanza delle grandi congiun- 41 F. Cigalini, Coelum sidereum, Como, N. Caprani, zioni. Alla domanda: contano di più i lumi- 1655, p. 176. nari o i pianeti superiori?, rispose, come già 42 Ivi, pp. 407-410. Sul dibattito cinque-secentesco sul- molti medievali, con un riferimento all’or- le grandi congiunzioni cfr. O. Pompeo Faracovi, A- dinamento del cosmo. Le sfere dei pianeti strologia, in L’astrologia nei sec. XV-XVII, in Il contri- buto italiano alla storia del pensiero. Scienze, a cura di superiori sono più ampie di quelle dei lumi-

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Che Pico abbia contribuito a sottolineare congiunzione in Ariete che aveva preceduto agli occhi degli astrologi l’estraneità della di sei anni la nascita di Cristo; e ciò dopo che teoria delle grandi congiunzioni al dettato per duecento anni l’evento si era verificato tolemaico, e la fragilità dei suoi fondamenti nel trigono d’acqua, favorendo la religione astronomico-astrologici, appare dunque in- maomettana e le figure femminili. A Seicen- dubbio. Le sue critiche non impedirono tut- to inoltrato, Campanella continuò dunque a tavia alla dottrina congiunzionistica di con- riproporre quel profetismo congiunzionisti- tinuare ad esercitare un suo fascino lungo co, che le testimonianze degli adepti della tutto il Cinquecento. Coltivata in Germania congiura calabrese del 1599, e le sue stesse dagli astronomi-astrologi della scuola di parziali ammissioni dopo il tormento del Wittenberg, stimolata da Melantone, prima polledro, avevano posto sullo sfondo della che da Keplero essa fu ripresa da Tycho congiura che tanto pesantemente aveva inci- Brahe (1546-1601) negli Astronomiae restau- so sulla sua vita. Ma nella tarda Disputatio ratae progymnasmata, ai quali attinse anche pro bullis, scritta nel 1632 con l’intento di Campanella. Quasi in chiusura della Città del chiarire il significato della condanna Sole, lo Stilese utilizzò la teoria in rapporto dell’astrologia contenuta nelle due bolle pa- all’annuncio del prossimo avvento di una pali Coeli et terrae di Sisto V (1584) e Inscru- «grande monarchia nova», legata al prossi- tabilis di Urbano VIII (1630), lo Stilese non mo ritorno delle «congiunzioni magne» nella comprese più il tema fra gli aspetti dell’arte, triplicità di fuoco.43 Riprese il tema nel di- dei quali tentava ancora di dimostare la con- ciassettesimo degli Articuli prophetales, ter- ciliabilità con la teologia cattolica. Parlò in- minati nel 1617, dove, con dovizia di riferi- fatti ormai soltanto di false profezie, di falla- menti alle Scritture e ai padri, a Gioachino ci pronostici astrologici che si sono dimo- da Fiore, Tycho Brahe e al De novissimis strati vani, di predizioni pericolose di catacli- temporibus di Cusano, interpretò la congiun- smi e imminenti fini del mondo, capaci solo zione Saturno-Giove, il cui inizio era previ- di agitare i re e i popoli,44 ritrovando così al- sto per il 24 dicembre 1603 nel segno del Sa- cuni accenti delle pichiane Disputationes, che gittario, come annunciatrice di nuovi grandi aveva studiate in gioventù. eventi per la Cristianità. Si sarebbe trattato infatti della prima grande congiunzione nel trigono di fuoco, quello sotto il quale era na- to il Cristianesimo, annunciato dalla grande

A. Clericuzio e S. Ricci, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2013, pp. 63-69. 43 T. Campanella, La Città del Sole. Questione quarta 44 Campanella, Opuscoli astrologici. Come evitare il fato sulla Repubblica, a cura di G. Ernst, Milano, Rizzoli, astrale, Apologetico, Disputa sulle Bolle, a cura di G. 1996, p. 61. Ernst, Milano, Rizzoli, 2003, p. 221.

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Lumen requirunt lumine. Marsilio Ficino, vassero su questo punto una sostanziale linea di contatto e di comunicazione. Possiamo tut- Nicola Cusano e l’iconologia dei Magi nel tavia osservare alcuni significativi scritti pro- Rinascimento dotti sull’argomento dai due maggiori pensa- tori platonici del Quattrocento, ossia l’Italiano Cesare Catà Marsilio Ficino e il Tedesco Nicola Cusano. Dipartimento di Scienze della Formazione Ficino, in particolare, affronta l’argomento Università di Macerata nello scritto De stella Magorum1, mentre Nico- (Italia) la Cusano dedica al tema dei Magi numerosi dei suoi Sermones, tra cui il sermone CCXVI, , Ubi est qui natus est Rex Iudaeorum2, predicato 1. Introduzione nel giorno dell’Epifania del 1456. Tali scritti di Ficino e Cusano permettono di leggere in mo- ella cultura del Rinascimento euro- do comparativo con la filosofia a esse coeve peo, il tema teologico dei “Re Ma- alcune delle più celebri rappresentazioni pitto- gi” assume un’importanza significa- riche dei Magi nel periodo rinascimentale, e Ntiva, come comprendiamo in modo evidente offrono un’intrigante prospettiva ermeneutica dalla vasta e variegata quantità di testimonian- sul valore iconologico di questa tematica, nel ze artistiche che, nel XV secolo, hanno fatto di più ampio contesto della riflessione astrologica tale topica la materia narrativa di numerosi ca- quattrocentesca. polavori in tutta Europa. Da Andrea Mante- gna a Benozzo Gozzoli, da Gentile da Fabria- no a Hyeronimus Bosch, da Paolo Uccello a 2. Sulle orme della luce: Marsilio Dürer, quello dei Magi parrebbe essere un Ficino e il tema dei Magi nell’arte soggetto fondamentale nella pittura di questi italiana del Quattrocento secoli, con il quale i maggiori artisti rinasci- mentali non hanno cessato di confrontarsi. A anto il libello ficiniano quanto la questa grande produzione artistica, avente predica cusaniana prendono in e- come soggetto principe quello dei misteriosi same, da prospettive differenti ma tre Saggi venuti dall’Oriente seguendo la ma- T gica Stella, non sembra però corrispondere, nel Rinascimento, un’altrettanto vasta produ- zione sul piano speculativo. Come se la rifles- 1 M. FICINO, De stella magorum, cuius ductu pervene- sione filosofica e l’arte visiva, così intimamen- runt ad regem Israelis iam natum, per un’edizione ita- te connesse in questo periodo della civiltà oc- liana, cfr. L. Scarlini (a cura di), Il Natale dei Magi, cidentale (tanto che i motivi iconologici Torino 2011, pp. 95-104, traduzione di M. Scorsone. dell’arte sono non di rado i medesimi che ri- 2 Per un’edizione italiana, cfr. N. CUSANO, Sermoni corrono nelle riflessioni dei filosofi), non tro- su Dio inconcepibile, Genova 2012.

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collegate nel comune retroterra platonico- La citazione che apre l’imprescindibile la- paolino3, il tema dei Magi. Questa topica, nel voro di Raymond Oursel sul tema della pe- Rinascimento – complici la caduta di Bisan- regrinatio, il saggio Pèlerins du Moyen Age5, è zio, l’arrivo di sapienti orientali alle coste tratta dallo storico Laband6, il quale descrive italiche, il Concilio di Ferrara-Firenze che i pellegrini come dei “Cristiani che, in un toccò da vicino entrambi i pensatori –, giun- dato momento della loro vita, hanno deciso ge a suscitare un rinnovato interesse. Un in- di recarsi in un preciso luogo, e che a questo teresse che si propaga non solo tra gli artisti, viaggio hanno totalmente subordinato ma altresì tra gli intellettuali, connettendosi l’organizzazione della loro esistenza”5. Ciò con le riflessioni antropologico-astrologiche che caratterizza un pellegrino cristiano, nella dei loro sistemi di pensiero. descrizione di Laband, è la decisione di su- In effetti, la cifra comune della riflessione bordinare la sua intera esistenza a un viaggio ficiniana e di quella cusaniana sul tema dei verso un determinato luogo. Tale descrizio- Magi concerne, da un lato, l’idea metaforica ne rileva giustamente come all’origine di del cammino, facente cenno all’essenza pel- ogni pellegrinaggio vi sia la decisione di un legrina dell’essere umano, ovvero ciò che singolo uomo di mettere tra parentesi, per potremmo definire, junghianamente, come così dire, la sua esistenza consueta, avendo l’archetipo dell’homo viator, la visione dell’e- scorto un valore e una necessità trascendenti sistere come di un percorso verso la trascen- in un viaggio da compiersi verso un luogo denza divina4. Dall’altro lato, al centro dei deputato. Occorre tuttavia, come nota ap- loro discorsi vi è ciò che determina e guida punto Oursel, completare questa non errata tale cammino, ossia la Stella Magorum; la descrizione con alcune ulteriori notazioni: in quale, letta nel suo valore simbolico e sa- primo luogo, il luogo eletto come meta da pienziale, diviene emblema della strutturale colui che si mette in pellegrinaggio non è un relazione ontologica che intercorre tra luogo qualsiasi, bensì un luogo sacro, una l’essere umano e gli astri, tra microcosmo e meta santa – il cui carattere ieratico, possia- macrocosmo. mo aggiungere, è definito tale in base a pre- cisi parametri di riferimento collegati alla fi- gura di Cristo. Ciò che muove il pellegrino alla decisione fondamentale di subordinare la 3 Per il rapporto tra Ficino e Cusano e il loro legame sua esistenza consueta al viaggio è una moti- relativo alla teologia paolina, mi permetto di rimanda- re, con relativa bibliografia, al mio intervento Il Rina- scimento sulla via di Damasco. Il ruolo della teologia di 5 R. OURSEL, Pèlerins du Moyen Age, Paris 1978; ed. San Paolo in Marsilio Ficino e Nicola Cusano, in “Bru- it. Pellegrini del Medioevo. Gli uomini, le strade, i san- niana & Campanelliana”, XIV (2008), n.2, pp. 523– tuari, Milano 1978. 534. 6 Cfr. E. LABANDE, Recherches sur les pélerins dans 4 Cfr. C. G. JUNG, Psicologia e Religione, in Opere, l’Europe des XI et XII siècles, in “Cahiers de civilisa- Torino, 1983, vol. XI. tions médievale”, II, 1958.

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vazione fondata sul riconoscimento del valo- centrava sul valore sapienziale, mistico e re trascendente acquisito dalla vicenda uma- speculativo dell’astrologia, trovasse un pun- na terrestre in virtù della Incarnazione di to di riferimento di primaria importanza per Cristo nella storia. descrivere la condizione di viator dell’essere In questo preciso senso, le icone dei tre umano. Ciò risulta evidente nei rimandi ico- Magi acquisiscono, nella cultura rinascimen- nologici che la pittura quattrocentesca ha tale, un valore simbolico esemplificativo dedicato al tema dei Magi, e può altresì esse- dell’immagine del pellegrino tramandata nei re riconosciuto nelle parole filosofiche di Fi- secoli precedenti. Infatti, sono i tre Saggi cino, da un lato, e di Nicola Cusano, venuti da est a compiere per primi quel vi- dall’altro. aggio verso il luogo cristico originario che è Il nucleo tematico della storia dei Magi la capanna in cui viene alla luce il Nazzare- che giunge a Firenze e in Europa nel Quat- no. Inoltre, essi si mettono in cammino se- trocento è quella che i secoli hanno varia- guendo una rivelazione astrale, ovvero un mente perpetrato e interpretato nei vari con- segno divino interpretato dalla loro sapien- testi culturali dello sviluppo dell’Occidente: tia. secondo un profezia zoroastriana, tre ve- Il pellegrino, nella cultura cristiana, è pre- gliardi sapienti sono giunti, dalla Persia, sino cisamente colui che subordina la propria esi- a Betlemme per adorare la nascita del Nazza- stenza a un viaggio in un preciso luogo nel reno, seguendo l’immagine di una Stella letta quale si è diffusa la presenza del Cristo ori- come una virgo lactans, una vergine allattan- ginariamente riconosciuta dai Magi alla sua te un figlio. Se Ficino si sofferma sul rappor- nascita; e, inoltre, il pellegrino è colui che to che intercorre tra la lettura dei signa Dei e compie tale cammino in virtù del riconosci- sulla corrispondenza tra l’anima dei tre sa- mento di una trascendenza nel mondo im- pienti e la Stella, dal canto suo Cusano pren- manente, riconoscimento non differente dal de le mosse da questa storia per fare cenno a significato astrale scorto dai Magi nella Stel- un superiore concetto di conoscenza umana, la. Come i tre Saggi, il pellegrino è dunque unitamente a un passaggio culturale del vec- colui che si mette in cammino sulle orme chio al nuovo testamento. Così, il sistema della luce; per riconoscere, in un luogo di iconologico dei Magi permette ai due autori questa terra, la presenza di Gesù di Naza- di declinare i rispettivi sistemi neoplatonici reth. Non a caso, quello dei Magi, visti come secondo le loro precipue peculiarità. Re-pellegrini, è uno dei temi più diffusi sulle Com’è noto, a dispetto della inscalfibile grandi vie di pellegrinaggio colleganti nel tradizione fiabesco-letteraria che la sorregge, Medioevo Santiago de Compostella ai passi e in contrasto con la massiccia devozione pirenaici e alpini. popolare che l’accompagna, la vicenda dei In questo preciso senso, possiamo com- Magi trova un posto assai esiguo nelle pagi- prendere come il tema dei Magi, in un mo- ne evangeliche, essendo riportata soltanto da mento in cui la riflessione filosofica si con- Matteo (II, 1-12), il quale descrive il loro iti-

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nerario senza precisazioni specifiche sulle i- A un tempo emblema di devozione, esoti- dentità dei tre sapienti. La storia sarà varia- smo e sapienza, i Magi divengono così mente interpretata, nei secoli, dall’Occidente un’icona imprenscndibile delle rappresenta- europeo, ponendosi anche come una sorta di zioni sacre cristiane, fino a trasformarsi nei “storia di confine” in grado di creare rela- personaggi più suntuosi e tipici dei presepi. zioni con quei luoghi orientali, sempre pre- Nel Rinascimento – allorquando si produce senti in ogni versione, che vengono indicati un consapevole ed articolato interesse nei come il punto di partenza del viaggio dei confronti della cultura di cui i Magi sono Magi. Quello dei Magi è dunque, in sé, un portatori, e dei rimandi speculativi e simbo- episodio evangelico molto atipico. Pochis- lici che essi implicano – i loro ruoli sono più sime sono anche le testimonianze chiaramente definiti. Nelle prime raffigura- sull’argomento che troviamo negli Apocrifi7. zioni dei Magi, come esemplificato nel cele- La stessa questione della reale identità dei tre bre mosaico di Ravenna10, essi appaiono per personaggi8, che Matteo indica come màgoi lo più in abiti iranici e con pelle scura, ma ap’anatolòu, “Magi venuti dall’Oriente”, senza specifiche caratteristiche. Con il Quat- permane problematica. Le ricerche tendono trocento, quando per i motivi suddetti i tre a collegarne la provenienza al background misteriosi saggi sono al centro degli interessi mithraistico, facendo cenno al rapporto tra il iconografici e iconologici di artisti e pensa- sorgere della cultura cristiana e la predica- tori, essi assumono un più preciso profilo: zione zoroasthriana. Nella cultura mithrai- così Melchiorre appare essere il più anziano, stica, lo Saoshyant è il Fanciullo Divino che, simbolo della sapiente Europa; mentre gli nascendo, sarà profuso – secondo la dottrina abiti esotici del maturo Baldassarre e del zoroastriana – in ogni luogo dell’universo, giovane Gaspare rimandano rispettivamente secondo quanto inscritto nelle indicazioni a- all’Asia e all’Africa. Con ciò, i tre saggi strali9. Tale visione si collega evidentemente giungono altresì a incarnare la metafora del- al culto di Gesù Bambino e all’adorazione le tre età dell’uomo. del Nazzareno appena nato dalla Vergine. Prima che le loro iconologie venissero co- sì definite, le figure dei Magi erano state pre- se in considerazione dalla cultura medievale 7 Per un approfondimento sulla questione: F. che, nella maggior parte dei casi – con Leo- CARDINI, I Re Magi, Venezia, 2000; e M. ne Magno, Iacopone da Todi, Alano di Lille, CENTINI, La vera storia dei Re Magi, Casale Mon- ferrato, 1997. tra gli altri –, ebbe a ravvisarvi il compimen- 8 Cfr. sul tema H. LECLERCQ, Mages, in Dictionnai- to dell’incontro, nel Cristianesimo, tra mon- re d’arhéologie chrétiennes et de liturgie, Paris, 1931; do antico e mondo nuovo e, su di un altro li- O.S turdevant, The “Misterio de los reyes Magos”, Baltimore, 1927. 10 Cfr. K. WEITZMANN, KURT (a cura di), Age of 9 Vedi: P. DU BREUIL, Zarathoustra, Paris, 1978, pp. Spirituality: Late Antique and Early Christan Art New 19-29; 259 sgg. York, 1979.

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vello interpretativo, tra conoscenza e credo, festoso”, avrà un ruolo importante per il ma- tra ratio e fides. teriale immaginativo che verrà utilizzato nel- Le riflessioni ficiniane e cusaniane pren- le rappresentazioni pittoriche del Quattro- deranno le mosse da queste due premesse, cento. ma per allargarne in mondo decisivo la pro- Fulcro delle narrazioni letterarie che spettiva e il portato mistico-speculativo. Fi- giungono al Rinascimento è la comparsa del- cino riconosce nei Magi, infatti, una plastica la Stella a guida del cammino dei Magi; tale espressione di quella che egli definiva prisca elemento viene tuttavia, significativamente, theologia, ossia l’ininterrotta linea di conti- trasfigurato nella stragrande maggioranza guità spirituale sulla quale si unificano delle rappresentazioni pittoriche del XV se- l’originario insegnamento di Zarathustra e la colo. Nella cavalcata di Palazzo Medici raffi- dottrina ermetica, gli oracoli caldaici e la fi- gurata da Benozzo Gozzoli – traduzione ica- losofia platonica e neoplatonica, per giunge- stica di un culto vivissimo nella città pe rtut- re infine alla parola cristiana. Inoltre, to il Quattrocento – ad esempio, la Stella è l’immagine dei tre Sapienti che porgono o- identificata con la colomba sfavillante dello maggio al Nazzareno nascente si collega al- Spirito Santo. Possiamo osservare una me- tresì alla concezione ficiniana del necessario desima trasfigurazione anche nella celebre “matrimonio tra Pallade e Temi”, la com- pala lippesca dedicata a questo tema, così plementarietà di religio e sapientia. come nella stragrande maggioranza delle o- Cusano, da una differente prospettiva, pere quattrocentesche raffiguranti i Magi. potrà vedere nei Magi il riflesso di quelle tre L’assenza o la metamorfosi della Stella facoltà gnoseologiche della mens – sensus, nelle opere pittoriche rinascimentali devono ratio, intellectus – che l’essere umano è chia- essere lette nel più vasto sfondo del dibattito mato trascendere per un incontro con Cristo, astrologico del tempo, nel quale appariva una visio beatifica non dissimile da quella dei perlomeno perigliosa l’identificazione dei tre Saggi a seguito della Stella. Essi saranno misteriosi Magi con veri e propri magoi, i- inoltre per il pensatore di Kues la metafora dentificazione che avrebbe aperto la strada di un cultura ebraica che si supera e si innal- per il tema ereticale del cosiddetto “orosco- za nella rivelazione dell’Incarnazione. po delle religioni”, il quale trovò in Cecco Testi di autori minori, oltre quelli già ci- d’Ascoli il suo interprete più clamoroso; se- tati, risultano importanti per la successiva condo il negromante marchigiano, la vita e definizione iconografica dei tre personaggi: le vicende del Nazzareno, compresa la sua La legenda aurea di Iacopo da Varazze, l’Inno nascita, non erano che determinazioni astra- dell’Epifania di Prudenzio, La visita dei Ma- li11. È per questo motivo che Pietro d’Ailly, gi di Wahb ibn Munabbi e, soprattutto, La leggenda dei re Magi di Johannes di Hilde- 11 sheim. Quest’ultimo testo, che già Goethe Cfr. G. FEDERICI VESCOVINI, Medioevo Magi- co, Torino 2008, pp. 281-308 definiva il racconto “tracciato da un pennello

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nel suo Vigintiloquium, nega che quella ap- connesso con quella “rinascita”che il casato parsa ai Magi fosse una stella, assimilandola dei Medici potrà produrre nella società del invece a una ceratura angelica. tempo. Un nuovo tempo sorge, sia per il Tocchiamo qui la questione centrale del fanciullo adorato dai Magi, che per Firenze, problema iconografico dei Magi nel quattro- come mostra il simbolo del pavone, appolla- cento italiano: la stella è un angelo di Dio. Si iato sui ruderi cadenti. tratta dunque di una specifica questione di Affidando un ruolo “politico” alla figura natura astrologica. Occorre tenere presente dei Magi, Botticelli intendeva sottolineare la come il tema narrativo dei Magi si mescoli, bontà della loro sapientia connessa alle que- nella pittura toscana, con temi storico- stioni astrologiche. La cultura del tempo ve- politici che tendono a loro volta a reinterpre- deva infatti, da un lato, gli anatemi savona- tare la natura della stella seguita dai Magi. roliani abbattersi contro lo studio in chiave Nel 1466, stando alle cronache, una come- mistica degli astri; e, dall’altro lato, la filoso- ta dovette effettivamente fare la sua compar- fia di Ficino che affermava, nella definizione sa nei cieli d’Italia, suscitando curiosità, teo- della prisca theologia, la possibilità di una rie e relative polemiche. In quegli stessi anni, magia astrologica lecita, positiva, consistente la casata dei Medici, scomparsi in rapida suc- in una conoscenza profonda di ciò che lega cessione Cosimo e Piero, dovette riorganiz- tra loro le creature materiali e spirituali12. zare la propria affermazione, sotto la guida Nella celebre Disputatio contra iudicium a- del giovane Lorenzo e di suo fratello Giulia- strologorum, Ficino afferma precisamente tale no. Quando, tra il 1475 e il 1478, Sandro principio – che non a caso ribadirà in una Botticelli dipinge l’Adorazione oggi conser- lettera del 1481, indirizzata a Federico da vata agli Uffizi, l’artista innesta una serie di Montefeltro il giorno dell’Epifania per spie- significativi parallelismi con la situazione del gare il senso di tale ricorrenza – , secondo suo tempo: Cosimo, Piero, Giovanni sono cui la legge divina non può mai essere condi- riconoscibili nei personaggi che fanno coro- zionata dal cielo; bensì quest’ultimo reca, nel na al Bambinello, così come la figura del firmamento dei suoi astri, i lineamenti di tale Magnifico (accanto a quelle del Poliziano, di legge, la quale dunque nella sapientia astro- Pico della Mirandola e di Botticelli stesso) lo logica può essere compresa, de-cifrata. è nel gruppo a destra dello spettatore. La sa- Con ciò, Ficino liberava i Magi dalla peri- cra famiglia, nel dipinto botticelliano, è rag- colosa identificazione con dei “maghi divi- gruppata sotto una tettoia appoggiata a un natori” nel senso di Cecco d’Ascoli, facen- rudere, simbolo di quel Vecchio testamento done invece gli eredi di quella scienza cal- che deve inverarsi nel Nuovo, dopo la venu- daica antica seguendo la quale era possibile ta del Nazzareno. Si tratta della medesima idea espressa, negli stessi anni, da Ficino nel 12 Sul tema, cfr. S. BIHLER, Marsilio Ficino’s De stella suo De stella Magorum; essa assume in Botti- magorum and Renaissance Views of the Magi, in “Renaissance Quaterly” (Gennaio 1990), pp. 32-48. celli un portato eminentemente politico,

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apprendere come interpretare il portato sim- nuova sovranità divina del Nazzareno, ogni bolico delle stelle – intese appunto quali si- altra potenza umana si subordini e si annichi- gna, e non rationes, della realtà. Così, quella lisca. identificazione della Stella con lo Spirito Parallelamente, è anche la sapientia che Santo, tema tanto ricorrente nella pittura del viene a trovare compimento nel deporre se Quattrocento dedicata ai Magi, trova nella stessa ai piedi di Gesù Bambino, come si mo- riflessione di Ficino una sostanza teoretica stra nei doni che i tre Saggi posano ai piedi profonda, in quanto il filosofo di Figline del nuovo nato: l’oro dell’anziano Melchior- Valdarno fa appunto della cometa un mes- re, la mirra del giovane Gaspare, l’incenso saggio cifrato di Dio. In una tale prospettiva, del maturo Baldassarre. Si tratta del mede- cessando di essere magoi, i tre Magi giunti simo principio che Ficino difenderà nel suo dall’oriente sono visti come saggi, al punto De Stella Magorum: il saggio è colui che, che, poco dopo la composizione del De stella comprendendo i segni delle stelle, indirizza magorum di Ficino, Francesco Filelfo li defi- la propria vita verso il riconoscimento della nisce esplicitamente “filosofi”. trascendenza nel modo che più gli è conso- Qualche decennio prima delle riflessioni no. In correlazione con quanto asserito al ficiniane in materia, Gentile da Fabriano, nel capitolo quattordicesimo del terzo libro del 1423, raffigurava la scena della venuta dei De Vita, Ficino teorizza “un’imitazione” de- Magi nella meravigliosa celebre pala di Santa gli astri da parte dell’anima, al fine di com- Trinita, su commissione del mercante fio- prendere, nella luce stellare, i segni del de- rentino Palla Noferi Strozzi. Al centro della stino di ogni individuo nel suo “cammino” pala, nella cui parte centrale si dispiega inte- verso la divinità. ramente, verso destra, il mirabolante corteo Se Ficino non è immune dagli influssi che a seguito dei Magi, vediamo questi ultimi ri- gli giungono da Pletone e dall’Oriente, a sua volti ad adorare il Bambinello, spogliandosi volta Gentile da Fabriano aveva conferito, significativamente delle proprie insegne: il nel generale gusto bizantino che pervade la più anziano tra loro ha posato a terra la co- sua pala, un ruolo di spessore a queste sug- rona, il secondo è nell’atto di toglierla dal gestioni esotiste connesse con il culto dei capo, il terzo, giovane e più biondo, ha ai Magi: l’intera parte destra del dipinto è infat- piedi un servo che sta slacciandogli gli aurei ti dominata dal corteo magnifico composto speroni. Tutto, nell’impianto di Gentile, as- da cani da caccia, scimmie, cammelli, figure sume un’importanza simbolica, tradendo un moresche e tartaresche con turbanti e volti talento nell’arte pittorica e miniaturistica che esotici, cavalli stranamente bardati, uccelli forse porta in questo dipinto all’apice il Go- variopinti, occhi obliqui, barbe lavorate. tico fiorito. Il servo che slaccia lo sperone al Tutta questa esplosione di particolari stra- più giovane dei Magi si ricollega idealmente nianti restituisce la cifra dei mondi remoti alle corone che gli altri due Re si tolgono dal che i Magi recano con loro; e ai quali tuttavi- campo, a significare come, di fronte alla a, nella raffigurazione di Gentile, essi par-

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rebbero non appartenere più, attratti compo- za: essi, definiti, “astronomi dell’Oriente”, stamente come sono dal Nazzareno appena “avrebbero presentito a quel tempo la nasci- nato, ormai membri di una nuova comunità, ta di un re che con mirabile autorità avrebbe quella cristiana, in cui il loro viaggio e il de- riformato il mondo al meglio”. Ficino con- stino delle genti parrebbe essersi compiuto. I centra le sue riflessione sulla topica più squi- Magi sono ormai parte del gruppo composto sitamente astrologica, asserendo che i Magi, da Giuseppe e Maria con il Bambinello, Nel momento in cui reputarono la cometa quella sacra famiglia che si distingue, nella come un segno propizio e salvifico, ne am- sua ieratica compostezza, dalla mirabolante misero la derivazione dalla natura del Sole, confusione del corteo di destra. di Giove e di Venere. Si tramanda, infatti, Ovviamente, nel corso del XV secolo che quando tale cometa sia di colore plum- questo tema dei Magi che il marchigiano beo essa viene detta di Saturno, ed è annun- Gentile realizzava con tanta grazia e profu- cio di peste e carestia; mentre, se è del colore sioni simboliche fu un tema frequentatissimo del fuoco, essa è cometa di Marte e presagi- dall’arte pittorica fiorentina, non solo per la sce incendi e guerre. possibilità chetale motivo offriva di celebra- Ficino si spinge ancora oltre, interpretan- re in modo sontuoso i committenti, ma altre- do le derivazioni astrali della cometa nei loro sì per la cavalcata che, nel giorno dell’Epi- significati simbolici: gli antichi astrologi fania, si svolgeva regolarmente, ogni anno, compresero, cioè, il segno della cometa, in nella città. Ne troviamo memoria nei celebri quanto essa annunciava “un re giusto, in vir- cicli di affreschi a Palazzo Medici Riccardi tù di Giove; vero, in virtù del sole; benevo- realizzati da Benozzo Gozzoli, così come lo, in virtù di Venere”. Così, la stella si fa si- nella pala di Filippino Lippi completata nel gnum, nella sua simbolicità astrale, delle qua- 1496 per i frati di San Donato in Scopeto, a lità del nascente Nazzareno. La cometa, in supplire la mai terminata Adorazione dei Ma- altri termini, non è per Ficino una mera cau- gi iniziata da Leonardo. sa deterministica della nascita di Cristo – Pur nelle profonde differenze stilistiche e come nella negromantica visione di Cecco negli approcci compositivi che caratterizza- d’Ascoli – bensì una sua significazione. Vie- no tutte queste opere, possiamo notare come ne così applicata la concezione squisitamente la cifra comune delle loro rappresentazioni si ficiniana del concetto di astrologia al culto concentri sull’idea del compimento di un dei Magi, trovando una pregante corrispon- cammino che i Magi, anche simbolicamente, denza con i motivi iconologici dell’arte del hanno realizzato essendo giunti al Nazzareno suo tempo. interpretando un segnale astrale. Marsilio Come nelle simbologie delle rappresenta- Ficino, ne suo De stella Magorum, mette a zioni di Botticelli e Gentile da Fabriano, che tema propriamente tale questione, sottoline- abbiamo sopra richiamato, Ficino accomuna ando come il bene, incarnato dal Nazzareno, la cometa alla natura degli angeli: “Per si rivelasse ai Magi in virtù della loro sapien- quanto ci riguarda – scrive il filosofo – noi

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riteniamo che l’astro della cometa non fosse ovvero al di fuori della luce benefica. Costui, infatti, una meteora naturale, ma divina, e che ve- odia il bene, e questo è il suo dolore. nisse mossa dall’angelo Gabriele, e sempre da esso resa luminosa”. Dunque, Ficino con- I Re Magi divengono così, nell’inter- cepisce il segnale astrologico della cometa pretazione di Marsilio Ficino, l’emblema del alla stregua della manifestazione del divino rapporto tra l’essere umano e il bene, il quale – che rivela se stesso, conformandosi in ciò al magia primaria – attrae a sé l’uomo con la sua significato etimologico e fondamentale della luce, non diversamente da come la luce della nozione di epi-fania. Stella, segno angelico, ha guidato i tre sapienti. Proseguendo nel suo discorso, Ficino in- Saper riconoscere il valore degli astri significa terpreta altresì il significato “alchemico” dei infatti comprendere la propria interiorità, doni che i Magi recano al Nazzareno nascente, giacché, come Ficino asserisce in una celebre e ne connette il valore alla morfologia degli a- lettera al Magnifico: “I corpi celesti non sono stri: “Quegli astronomi, recavano oro al re in- da cercare in alcun luogo al di fuori di noi: il fante, poiché lo reputavano solare; con cielo, infatti, è tutto dentro di noi, che abbiamo l’incenso fragrante intendevano significare la in noi il vigore del fuoco, e una celeste origi- 13 soavità di Venere; con la mirra, propiziavano ne” . Descrivendo a questo proposito l’ideale una vita degna di Giove, ossia priva di corru- antropologico ficiniano, Cassirer ha scritto: “Il zione”. Tali accostamenti ficiniani sono quan- saggio non può tentare di sottrarsi alla potenza to mai rivelativi: da un lato, essi rivelano come della sua stella: a lui rimane solo una cosa, os- la concezione astrologica di questo filosofo sia il cercare di volgere in bene quella forza, svolga un ruolo ermeneutico fondamentale per rinvigorendo in sé gli influssi benefici che ne l’interpretazione delle figure dei Magi, che so- emanano, cercando di deviare, per quanto 14 no interpretati quali portatori di una cono- possibile, quelli dannosi” . Ecco chiarificarsi il scenza magica, connessa con il valore spiritua- richiamo di Ficino al bene, in cauda al suo le degli elementi; dall’altro lato, si mostra qui scritto sulla stella dei Magi: questi ultimi di- all’opera il concetto di magia come inteso nel vengono l’immagine del rapporto strutturale sistema di Ficino, ossia quale forza in grado di tra l’uomo e gli astri nella ricerca del bene. Se legare il destino umano alle proprietà delle il saggio è colui che riconosce la “propria stel- stelle. Infatti, concludendo il suo scritto dedi- la” per indirizzarsi a quel bene che Cristo in- cato al percorso dei Magi, il filosofo nota: carna, i tre Magi, saggi in cammino verso il luogo stesso dell’Incarnazione cristica, diven- il fato celeste non può propiziare una legge che neghi il gono, in virtù della loro sapientia astrale, em- fato. La luce che il bene emana di vita in vita è benefi- blema dell’uomo. ca, e perciò consente di essere attratti con moto circo- lare verso il bene, fino a trovare riposo in esso; facendo 13 M. FICINO, Scritti sull’astrologia, cit., p. 230. cioè sì che si ami il bene, e che in esso solo si trovi di- 14 E. CASSIRER, Individuo e cosmo nella filosofia del letto. Chi non trova in sé amore, ed è torturato Rinascimento, Firenze 1967, p. 161. dall’invidia, precipita lentamente nelle tenebre esterne,

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In Ficino trova così fondamento – sul piano nesimo, in particolare riflettendosi nella chiari- astrologico – quella rappresentazione che ficazione ficiniana della natura angelica della l’arte dell’Umanesimo ha fornito dei Magi – stella, le rappresentazioni di area fiamminga, a da Benozzo Gozzoli a Gentile da Fabriano, dal loro volta, non sono slegate dalle riflessioni Beato Angelico a Paolo Uccello, da Domenico mistico-filosofiche della Devotio Moderna. In Ghirlandaio sino a Leonardo e Filippino Lippi particolare, la nozione di infinito, inteso come –, nella quale la stella non è altro che un mani- principio divino ineffabile, e la topica del male, festarsi dello spirito santo, il quale guida verso inteso come proprietà intrinseca della natura il luogo della nascita divina i tre sapientes, non finita, sono presenti in modo significativo nelle diversamente da come lo spirito di Gesù guida raffigurazioni dei Magi di questa scuola pitto- al bene ogni uomo che si faccia pellegrino per rica. È utile notare, a questo proposito, come la sua grazia. Si tratta del tipico ideale umani- quello tra Nicola Cusano e la Devotio Moderna stico della beatificatio, che Ficino esprime non di matrice eckhartiana sia un legame tutt’altro casualmente nel capitolo sedicesimo de La Re- che contingente16; può risultare dunque illu- ligione Cristiana, allorquando affronta il tema minante prendere in esame il Sermo che egli della Incarnazione. Egli scrive: “Perché Dio si dedica al tema dei Magi, per scorgerne il le- è fatto uomo? Perché l’uomo potesse, in qual- game con l’iconografia dei Magi nella pittura che modo, divenire Dio. Può infatti divenire fiamminga del Quattrocento. Dio chi, per un impulso della propria natura, desideri e brami essere parte della natura divi- na”15. Vediamo così collegarsi a un livello pro- 3. Viandanti nell’infinito: la predica fondo, sul tema dei Magi, la tradizione dei pit- cusaniana Ubi est qui natus est Rex tori dell’Umanesimo italiano e la filosofia a- Iudaeorum e i Magi dei Fiamminghi strologica di Marsilio Ficino. L’iconografia dei tre saggi è tutt’altro che e i maestri dell’arte italiana hanno po- circoscritta all’ambiente italiano e toscano, nel sto in piano, nel raffigurare l’episodio XV secolo. Al contrario, a testimonianza del biblico dei Magi, la ieratica sacralità di portato europeo di questo culto, possiamo ve- quellaS scena, evidenziando l’armonia e la derlo declinato, mutatis mutandis, altresì nella bellezza nella raffinatezza della composizio- grande pittura fiamminga di questi anni, in ce- ne e nella proporzionalità degli elementi, lebri capolavori quali quelli di Hyeronimus nell’area fiamminga, da cui pure molto la Bosch, Rogier van der Weyden Hans Mem- ling, Dieric Bouts. Così come le raffigurazioni 16 Sul tema mi permetto di rimandare, con relativa bi- di ambiente italico trovano il proprio fonda- bliografia, al mio studio Il Cardinale e l’Eretico. Il pro- mentale retroterra nella cultura dell’Uma- blema della eredità “eterodossa” di Meister Eckhart nel pensiero di Nicola Cusano, in “Viator. Medieval and Renaissance Studies”, Brepols, Volume 41, No. 2 15 M. FICINO, La Religione Cristiana, cap. 16, p. 86. (2010), pp. 269-291.

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tradizione italica avrebbe dovuto trarre per si abbandoneranno per un nuovo e inaudito definire la propria iconografia, sottolinea, cammino: quello che il Cristianesimo ha ini- nelle differenze compositive e stilistiche che ziato nel distacco dall’Ebraismo. In un tale la caratterizzano, elementi differenti. Nella impianto compositivo, la Stella che fa capo- sua Adorazione dei Magi, dipinta da Rogier lino dal tetto della capanna è il segnale di un van der Weyden nel 1455 per la Chiesa di mondo nuovo che si appresta a sorgere, sim- Santa Colomba di Colonia, il pittore innesca boleggiato da un chiaro richiamo della tra- sulle figura dei tre Magi una chiara metafora scendenza divina. delle tre età dell’uomo, ognuno caratterizza- Appena pochi mesi dopo che Van der to dal dono precipuo che porta con sé, e con Weyden ebbe completato il suo dipinto de- il più anziano di essi inginocchiato a sfiorare dicato all’episodio del Magi, nel giorno con il volto adorante il Nazzareno appena dell’Epifania del 1456, Nicola Cusano, a Bri- nato. Le loro vesti sono riccamente decorate, xen, svolge una delle sue prediche più com- capolavori di oreficeria e di arte pittorica. Si plesse e più fondamentali, nella quale il filo- tratta di elementi che abbiamo altresì osser- sofo sottolinea, nel viaggio dei tre Saggi ver- vato nei capolavori italiani. Qui, tuttavia, si so Gesù bambino, principi filosofici assai mostrano nell’impianto particolari iconolo- prossimi agli elementi iconologici del trittico gici peculiari. In primo luogo, la figura di di Van der Weyden. Commentando il passo San Giuseppe, discosto dalla scena evangelico Ubi est qui natus est Rex Iudaeo- dell’adorazione, in un semplice abito rosso, rum? (Mt, 2,2), egli torna su di un tema, quasi spaesato e incredulo di fronte a quanto quello dell’episodio dei Re Magi e della Stel- accaduto, quasi emblema di un’umanità per- la, sul cui significato la sua attività di predi- duta, necessitata a ricercare nella Grazia una catore si era soffermata a più riprese17, in oc- salvezza, per accettare quanto non è dato casione della ricorrenza dell’Epifania. Tutto comprendere. E, soprattutto, una Maria il discorso della Predica si snoda attorno alla quanto mai compresa mostra un volto quasi domanda dei Magi, riferita da Matteo, men- malinconico per un futuribile che ella pre- tre essi erano in cerca del “luogo” di nascita sente, e che il dipinto mostra ponendo del Nazzareno. “Guidati da un segno visibile l’immagine di un crocifisso all’interno della che li precedeva sotto forma di stella”, scrive capanna della nascita. Quasi a sottolineare Cusano, essi “erano certi che fosse già nato l’intima inestricabile connessione tra il mi- colui dal quale dipendeva tutta la sapienza, e stero della venuta la mondo del Nazzareno e la sua morte in croce. 17 Cfr. i seguenti sermoni: s. II, Ibant Magi, del 6 gen- La capanna, infatti, è costruita sulle rovi- naio 1431; s. XVIII, Afferte Domino gloriam et hon- ne di un edificio che simboleggia l’esaurirsi orem, del 6 gennaio 1433; s. XXI, Et intrantes Do- di una cultura – quella romana – che la na- mum, del 6 gennaio 1439; s. CLXXI, Ubi est qui na- scita del Nazzareno ha trasceso; le case, in tus est Rex Iudaeorum?, del 6 gennaio 1455; s. CCLXII, 6 gennaio 1457. lontananza, non sono che vecchi edifici, che

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che da tutti i sapienti del mondo doveva es- “luogo” assoluto di ogni ente21; e l’idea, sere ricercato, riconosciuto, adorato”18 quei complementare alla prima, secondo la quale Magi non sapevano, tuttavia, il luogo esatto Dio è il luogo dell’anima, in interiore. di tale Nascita divina decisiva. Di qui il loro Sulla scorta della Expositio eckhartiana, interrogare. Interrogare che Cusano, sulla Cusano nella predica CCXVI prende le scorta di Eckhart, leggerà al contempo come mosse da argomentazioni aristoteliche. Co- un’affermazione. Commentando Giovanni, me non è inusuale nel pensatore di Kues, il Eckhart aveva sostenuto che il passo evange- linguaggio dello Stagirita viene utilizzato per lico “Rabbi, ubi habitas?” (Gv 1,38), rivolto teorizzazioni frontalmente oppositive rispet- a Gesù, fosse suscettibile, oltre che di una to ai capisaldi di quella filosofia22. Echeg- “lectio interrogativa”, anche di una “lectio de- giando un ben preciso passo della Fisica23, pressiva”19: per cui quel versetto può inter- Cusano afferma che “extra suum locum omnia pretarsi non solo come domanda, ma altresì sunt inquieta, et ad locum suum omnia tendunt come affermazione. In questo senso Cusano, et recurrunt et in proprio loco teuntur et quie- applicando tale principio al passo di Matteo scunt universa”24. Già Eckhart, su questo me- sui Magi, può intendere Ubi est qui natus est desimo proposito, aveva scritto che “deus Rex Iudaeorum come un’affermazione, oltre proprie locus et ubi est omnium propter tria: che come una domanda; un’affermazione se- primo extra locum suum sunt inquieta omnia; condo cui, dunque, “il Re dei Giudei che è secundo ad locum suum tendunt et recurrunt nato è il luogo”. Come se quei tre misteriosi singola; tertio quod in loco proprio tuentur, in sapienti, nel loro domandare, avessero al tuto sunt et quiescunt universa”25. Dio, dunque contempo implicitamente affermato che – Cusano fa suo questo fondamentale inse- “quel Re che è nato è Dio, in quanto ‘luogo’ di tutte le cose”20. 21 La predica CCXVI di Cusano, dunque, Cfr. E. BRIENT, Meister Eckhart and Nicholas of Cusa on the “Where” of God, in T. Izbicki, M. Bellito corre parallelamente al Commento di Eckhart (a cura di), Nicholas of Cusa and his Age: Intellect and a Giovanni e tiene inoltre presente anche Spirituality, Leiden 2002, pp. 127-150. l’Omelia dedicata al medesimo locus scrittu- 22 In questo sermone, nella fattispecie, ciò si manifesta rale da Giovanni Scoto l’Eriugena. Entram- in quanto il linguaggio aristotelico è piegato alla bi, come in altro contesto ha rilevato Eliza- teorizzazione di un luogo illimitato: di un principio beth Brient, condividono l’idea di Dio come indeterminato inteso in ultima analisi come infinito in atto. Non potremmo essere più distanti dalle rifles- sioni fisiche e meta-fisiche dello Stagirita. Sul tema, cfr. R. Mondolfo, L’infinito nel pensiero dell’antichità 18 Ibid. classica, Firenze 1956, pp. 295-389. 19 Cfr. ECKHART, Expositio sancti Evangelii secun- 23 Cfr. ARISTOTELE, Physica IV (), c.1, 208b 10 dum Iohannem, in Latenische Werke, III, cit., pp. 168 sgg; c.4 210b 34; 211a 6. sgg. 24 s. CCXVI, p. 84. 20 s. CXVI, ivi. 25 ECKART, Expositio, cit., pp. 168-69.

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gnamento di Meister Eckhart –, è il luogo, determinato: come infinito in atto. Il concet- universaliter, di ogni cosa, in quanto essere. to cusaniano di Dio come luogo assoluto, Infatti “nell’essere”, scrive Cusano, “ogni non è altro che la riproposizione del princi- ente si acquieta”. pio eriugeniano del principio come Unità di Dio è allora, in questo senso, il “luogo” di principium-medium-finis. Giova in questo ogni ente: in quanto ogni ente “tende” al senso ricordare, come non ha mancato di fa- luogo in cui consiste la propria essenza, e in re Beierwaltes28, che la “quarta natura” viene quanto “origine” di ogni ente. Dio è inoltre, definita da Eriugena come locus omnium o lo- particulariter, “il luogo dell’anima”, come cus locorum: “luogo di tutto”, “luogo dei Cusano può affermare con il rimando a nu- luoghi”. È dunque già Eriugena, sei secoli merose auctoritates già richiamate da E- prima di Cusano, che la concezione aristote- ckhart26. lica del “luogo naturale”, nel quale ogni es- Il discorso di Cusano si svolge perciò in- sere è o cui tende, viene intesa alla luce terpretando depressive la domanda dei Magi, dell’Uno procliano. Cusano fa fondamen- al fine di mostrare Dio quale “luogo” asso- talmente propria tale concezione del filosofo luto nel duplice senso chiarito. Nota Bertin celtico. che Cusano, al pari di Eckhart, “si serve del Non a caso, chiarito in che senso Dio pos- linguaggio di Aristotele […] per definire sa essere il “luogo” di ogni ente e, in partico- Dio come il luogo proprio di tutti gli enti. lare, dell’anima, anche Cusano applica Ma il luogo proprio di tutti gli enti è l’essere quest’idea al concetto di tempo, affermando […]. È soltanto nel proprio luogo che ogni che “il luogo del tempo è l’eternità”: laddove ente può sussistere in riposo […]. Il luogo dobbiamo intendere il termine “luogo” in proprio di ogni ente assume così il ruolo di quel senso superconcettuale che il Cardinale causa finale […]. Per questo motivo, ogni ha dapprincipio chiarificato. Il “tempo” tro- ente tende a risalire la discesa [dall’essere] va il suo luogo nell’eternità, in quanto essa è che l’ha esplulso dal suo luogo proprio, fa- la sua propria essenza, la sua origine, il suo cendo ritorno verso di esso, laddove sarà fine. Dio, dunque, in quanto eternità, quiete, possibile trovare il proprio riposo al fine di unità e verità, è il “luogo” del tempo, del sussistere nell’essere, il quale è, a un tempo, moto, del numero e del pensiero razionale. il Fine, il Luogo, e il Riposo di ogni ente”27. Osserviamo come Cusano applichi la defini- Di qui la predica svolgerà la fondazione zione aristotelica di luogo all’interno del suo di un concetto di luogo inteso come Uno in- sistema filosofico. Tra breve, il discorso di Cusano dovrà rivolgersi, per descrivere le 26 Cfr. AGOSTINO, Confessiones, I, 1.1; VI, 16.26; II, caratteristiche di questo “luogo” supercon- 10.18; I,5.5; VII, 10.16. UGO DA SAN VITTORE, De archa animae, 176, 970. Cfr anche Salmi, 15, 2; 41,4; 62, 2. 28 Cfr. W. BEIERWALTES, Proklos, Frankfurt, 1965, 27 F. BERTIN, cit., pp. 202-3. pp. 82-89.

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cettuale (una volta chiaritone lo statuto), alla determinabili. Le determinazioni spazio- concezione, affatto antiaristotelica, di infini- cronologiche nascono invececon la creazione to in atto. Come giustamente nota Lia Man- stessa. Dunque: quelle categorie concettuali narino, per il Cardinale, dunque, “Dio è, in che la domanda presuppone per comprende- generale, il ‘luogo’ cui tutto tende al fine di re il principio “prima” della creazione, risul- esistere e conseguire il proprio essere deter- tano inammissibili. Non può esservi alcun minato e specifico. In quanto egli è prima, prima del tempo. l’eternità, è il luogo del tempo; in quanto è la Come risulta evidente osservare, Cusano, quiete, è il luogo del moto; in quanto è seguendo Eckhart, sembra riproporre so- l’unità assoluta e innumerabile, è il principio stanzialmente la lezione di Agostino. Dob- di tutto ciò che è numerabile; in quanto è la biamo tuttavia intendere la peculiarità della verità somma, è il luogo nel quale si avvia e posizione di Cusano, all’interno del suo ap- tende a concludersi ogni nostra attività ra- parato semantico-filosofico: in cui creatio sta zionale e intellettuale”29. per contractio. Nella parte centrale della Predica, Cusano Proprio chiarificando il concetto di con- vuole rivelare il non senso della questione tractio, infatti, Cusano, nel De docta ignoran- “dov’era Dio, prima che creasse il cielo e la tia, aveva affrontato la medesima questione terra?”. Già Eckhart, adducendo sette diffe- qui presa in esame, mostrando come le de- renti ragioni, aveva affermato “quod predicta terminazioni singolari pertengano squisita- questio vulgaris est et ex falsa imaginatione mente agli enti contratti, non a Dio32. Perciò, procedens”30. Cusano, dal canto suo, afferma quando Cusano nella predica CCXVI asseri- che “Praesupponit quaestio falsum, scilicet fui- sce che il tempo e lo spazio sono connaturati se ubi seu locum, quando non fuit, et fuisse all’atto creativo divino, sta dicendo che tali tempus, antequam fuit. Nam cum locus et tem- categorie sono connaturate a quella modalità pus non sint ante creationem seu ante caelum et divina che è l’universo, ossia Dio come con- terram, interrogatio praesupponit falsum”31. trazione: ma sono inapplicabili, laddove ci si Per Cusano, il falso presupposto da cui riferisca a Dio in quanto incontratto. muove la domanda implica che ad essa non Dunque, la questione “dov’era Dio, pri- possa rispondersi in senso proprio; stretta- ma che creasse cielo e terra?” è, per Cusano, mente (per dirla con Wittgenstein), non priva di senso, in quanto applica le categorie siamo di fronte a una domanda, ma a un fra- della contrazione (in questo caso le determi- intendimento. Tale fraintendimento consiste nazioni temporali) all’essere incontratto di per Cusano nel ritenere che, prima della cre- Dio. A ben vedere, il tempo è per Cusano il azione, possano darsi un luogo e un tempo “modo” dell’eterno, in quanto Dio si contrae temporalmente originando l’universo. 29 L. MANNARINO, cit., pp.XXXIII-XXXIV. 30 Cfr. Expositio, cit., pp.180 sgg. 31 s. CCXVI, p. 92. 32 Cfr. De docta, cit., II, 2,, in h, I, pp. 66 sgg.

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Scrive infatti Cusano nella predica che il Le questioni rivelate da Cusano come problema qui preso in esame equivale al nonsensical sono tali, per il pensatore di problema “Ubi fuit aeternitas, quando non fuit Kues, in quanto, nel predicare il tempo a tempus? Est fatua quaestio, quia implicat con- proposito di Dio, si utilizza la modalità com- tradictionem aeternitatem non esse aeternita- parativa razionale umana nei confronti di ciò tem, quia temporalis”33. che, in quanto infinito, non può essere com- Cusano approfondisce la problematica, parato, essendo esso l’assoluto nel quale i riallacciandosi esplicitamente al passo delle contrari si danno come non-contraddittori: Confessioni in cui Agostino ne tratta34. Tutte coincidono. Possiamo così scorgere in che le domande che, nella questione de Deo, uti- termini Cusano rielabori la parola di Agosti- lizzano categorie temporali – “perché Dio no. non creò prima il mondo?”; “Dio era già, Importante è notare come, nel decostruire prima che il mondo fosse?”; “perché Dio la domanda “dov’era Dio prima del mon- non creò prima il mondo?” – presuppongo- do?”, Cusano affermi che “quaestio praesup- no per Cusano, come già per Agostino, il poonit falsum, scilicet prius fuisse, quando mu- falso: in quanto il tempo, che la domanda nuds non fuit”35. La presente affermazione ri- utilizza come categoria applicata a Dio, è vela la persuasione, squisitamente cusaniana, connaturato alla creazione, e dunque inuti- per cui non v’è nulla all’infuori di Dio. Si lizzabile riguardo Dio in sé. prenda questa frase nella suo significato più Ma in Cusano, al di là di Agostino, ciò si- letterale: ossia nel senso che Dio non pre- gnifica che, la modalità della contrazione di- suppone alcun nulla, rimasto increato. Nella vina essendo l’universo temporale, l’uomo filsofia di Cusano, tutto ciò che si dà explica- non può comprendere la realtà incontratta tive si dà complicative; e – cosa ben più pre- eterna humnaniter, contracte: temporaliter. ziosa da rilevare – tutto ciò che si dà compli- Questo principio presupponel’idea fonda- cative si dà explicative36. Ora Cusano declina mentale, per cui Dio è il principio infinito quest’idea fondamentale del suo sistema37, nei confronti del quale la ragione umana mostrando il non-senso di varie questioni comparante naufraga. Essa naufraga, in quanto Dio è precisamente un principio in- determinato e indeterminabile, a cui non è 35 applicabile alcuna operazione comparativa, Sermo CCXVI, p. 92, Opera Omnia. 36 Si noti come tuttavia Cusano, in preciso passo della attraverso cui la mens umana strutturalmente seconda parte del De docta ignorantia, affermi l’esatto si muove. contrario: h, I, p. 67. 37 Si noti come tale idea sia recepita nella declinazione di un esattamente opposto sistema filosofico nel De 33 s.CCXVI, p. 92. nihilo di Charles de Bovelles, laddove il nulla deve, 34 Cfr. AGOSTINO, Confessiones, XI 10-13, Wien precisamente, essere ammesso per ammettere lo 1866, pp.289-91 statuto ontologico di Dio.

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teologiche, una volta ammessa la sua idea di l’eternità stessa dell’universo, complicato in Dio come luogo-infinito. Dio, pur esplicato nel tempo. Cusano chiari- Come nota Lia Mannarino, “alla luce di fica con estrema finezza la sua posizione al tali considerazioni di ordine metafisico, per riguardo: Cusano, come già era stato per Eckhart, una lunga serie di questioni da sempre oggetto di Et si diceretur: Fuit ergo ab aeterno mundus?, discussione all’interno della dottrina cristia- responderi potest uno modo, quod in eodem na – dove fosse Dio prima di creare il mon- nunc aeternitatis fuit Deus et mundus. Nam do; cosa facesse; non avrebbe potuto, forse, non incepit mundus in alio munc aeternitatis, creare prima il mondo? Il mondo è eterno? – ed in eodem, in quo Deus est. Nuns enim illud appaiono completamente prive di senso. Le est sine principio et fine, et est Deus. distinzioni spazio-temporali (“dove”, “pri- ma”, “dopo”, il tempo definito o la durata) Cusano, dovendo esplicitare la sua conce- riguardano la realtà creata – nascono, si può zione dell’eternità del mondo, palesa il fon- ben dire, con essa –, e in nessun caso si rife- damento della decostruzione delle questioni riscono a Dio, ove tutto è immutabilià e metafisiche che sta operando in questa pre- quiete, e ove ogni cosa – sì, anche il mondo dica. È una falsa domanda, dice il pensatore – è ab aeterno”38. di Kues, chiedere se il mondo sia eterno, in A questo punto, in effetti, Cusano deve, quanto essa presuppone che “tra l’ora all’interno del discorso della sua predica, ve- dell’eternità da cui il tempo prende a scorre- nire a ferri corti con una questione che par- re, e il tempo stesso, si dia un qualche inter- rebbe darsi quale cogente conseguenza delle vallo”; ossia che tra la natura divina e la na- asserzioni metafisiche portate avanti: l’e- tura dell’universo vi sia uno scarto – a parti- ternità del mondo. Cusano scrive esplicita- re dal quale si possa concepire una differen- mente che “si dicitur Nonne Deus fuit prius zialità ontologica tra ciò che è temporale e quam mundus? Respondetur: Si prius est diffe- ciò che è eterno. rentia temporis, quaestio implicat contradictio- Ma per la filosofia di Nicola Cusano, co- nem”. me in questa predica possiamo leggere cri- Nel sistema ontoteologico di Nicola Cu- stallinamente, “tra l’essere eterno e l’essere sano, non può concepirsi il principio a pre- temporale non cade o si interpone interval- scindere – ontologicamente, cronologica- lo”; e questo in quanto alla base di tale filo- mente, o logicamente – dall’universo attuale; sofia, vi è l’idea per cui “nulla si interpone essi sono le due simultanee modalità di una fra l’essere di Dio e l’essere del mondo”. medesima realtà. Dunque, ne risulta Nulla: non la volontà dell’atto creativo, la possibilità, né uno scarto ontologico. Si trat- ta del principio della nulla proportio tra il fini- 38 L. MANNARINO, Introduzione, a Il Dio nascosto, to e l’infinito. cit., p. XXXVI

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Se non vi è nulla fra Dio e universo – e tempo, ora perfettamente riproponiibile per ancora si intenda la frase nel suo significato ciò che concerne la spazialità: “nam concipit letterale – chiedersi “se il mondo sia o meno inter Dei magnitudinem finitam posse cadere eterno implica una contraddizione”. Infatti il mediam; quod est falsum”41. mondo, in quanto tale, è eterno: giacchè e il L’ultima questione decostruita da Cusa- modo temporale dell’eternità, contrazione no, in apparenza quasi lapassiana, ma in real- dell’assoluto. La domanda è senza senso, tà rimandante a un punto fondante, è quella perché “presuppone che il tempo, temporale per cui si chiede “Potuitne Deus prius creare e principiato, possa essere ateporale e non- mundum?”. Cusano chiarisce subito che un principiato”. tale problema è un non-senso: “Dico quae- Cusano applica i medesimi principi, ora stionem istam uti alis dictas contradictionem esposti riguardo la questione del tempo, alla implicare, scilicet ante creationem posse esse questione del problema spaziale – il che lo creaturam”42. ricondurrà al thema del sermone, il concetto Lo svolgimento del discorso tocca qui un di Dio come luogo-infinito: punto fondamentale, in quanto individua la scaturigine di una tale domanda nonsensical Sicut autem immaginatio errat, quando conve- in un fraintendimento umano della onnipo- xum caeli imaginatur quantitatem, sic scilicet tenza divina. Nel momento in cui l’uomo, quod sedens super convexitatem posset bra- humaniter, si trova ad applicare le categorie chium estendere, sic dico imaginationem fal- umane di volontà e libertà al principio divi- sam, qua quis imaginatur mundum posse esse no, incorre in paradossi quali quelli scatu- maiorem. renti dal pensare Dio a partire dal tempo e dallo spazio. Anche tale questione era già stata chiarifi- cata nel De docta ignorantia39, spiegando in Sic si continue quaereret: Quare prius non volu- che senso l’universo non potesse né dovesse ti creare?, dices quaestiones implicare contra- immaginarsi maggiore (o differente) rispetto dictionem. Nam praesupponit liberam volunta- all’attuale. Ora Cusano riprende nella predi- tem non esse liberam. Unde non est alia respon- ca quest’argomento (già preso in esame, co- sio nisi: Voluntas Dei est libera, et pro ratione me il Cardinale sapeva, da Bernardus Trillia respondet libertas. nelle sue Quaestiones Quodlibetales40), per esprimere la medesima posizione filosofica Dio è la coincidentia – o, per meglio dire: del De docta, ma attraverso la riflessione l’al di là della coincidentia – di ciò che l’uomo poc’anzi attuata a proposito del concetto di dice libertà e volontà. “Nessuna ratio”, spie-

39 Cfr II, 1, in h, I, pp.63 sgg. 40 “Utrum aliquod corpus posset esse supra convexum 41 S. CCXVI, p. 93. caeli empirei” , (cfr.: L.MANNARINO, cit., p. 88). 42 s. CCVI, p. 94.

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ga Cusano, può intervenire a chiarificare il no al Cristo che si erge dal sarcofago, ve- Mistero del passaggio (la “nascita eterna” di diamo un arco con angeli volanti che si sta- cui parla Eckhart) dalla complicatio alla e- gliano su di una cornice ornata con scene xplicatio. della Passione. A quella celebrazione accor- Di tale mistero, come si è visto, l’uomo rono numerosi personaggi in abiti contem- può dire solo quod est, mai quid est: in quanto poranei (tra cui evidentemente i committenti esso è l’incomparabile (posse) – e la mente dell’opera), creando un reale parallelismo umana funziona per comparationes. In tal con l’episodio dei Magi. Con ciò, Hyeroni- senso, Cusano afferma come l’uomo non mus Bosch sta suggerendoci come possa, sulla questione de omnipotentia Dei, l’apparizione della nascita di Cristo si ripeta, che fermarsi alla parole del Profeta: Dio per gli uomini del suo tempo, nella celebra- “quanto volle fece”43. Un’equivalenza che la zione eucaristica della morte e resurrezione mente umana non può, per definizione, di Gesù. Si tratta del medesimo punto sotto- comprendere. lineato da Nicola Cusano, nel parallelismo Il discorso cusaniano sfiora qui una tema- tra la sapientia dei Magi e la docta ignorantia tica altresì presente nella celebre rappresen- dei Cristiani ai quali egli rivolge la sua pre- tazione pittorica che Hyeronimus Bosch, dica. forse sotto l’influenze delle dottrine della Nel trittico aperto, vediamo nell’anta cen- Devotio Moderna, realizzò dell’episodio dei trale l’episodio dei Magi. Sull’anta di sini- Magi. Composto probabilmente alla fine de- stra, riconosciamo il committente Peter gli anni Ottanta del Quattrocento, il compo- Bronckhorst insieme a San Pietro e, su quel- nimento boschiano fa parte di un trittico che, la di destra, alla donatrice Agense Bosshu- nelle ante chiuse, presenta una scena mono- ysse si accompagna la Santa sua omonima. cromatica, stilema tipico della pittura fiam- In quest’anta destra osserviamo, in secondo minga, nella quale non di rado si utilizzano piano, un particolare di grande rilevanza: al- grisaglie e colori tenui nelle ante composte, cuni viandanti sono assaliti da terribili fiere, per esaltare la brillantezza dell’effetto poli- simili a lupi e orsi mostruosi, durante il loro cromatico all’apertura del trittico. Come per cammino. Si tratta del tema centrale van der Weyden, per Bosch l’episodio dell’opera di Bosch: smarrire il cammino si- dell’adorazione dei Magi dovette connettersi gnifica essere divorati dalle bestie - cioè, con quello della passione, giacché sulle due fuor di metafora: allorquando l’uomo non è ante del trittico chiuso vediamo rappresenta- guidato dalla luce della Grazia, egli si di- ta la messa di Bolsena in cui il Pontefice sperde e viene distrutto nell’anima. Gregorio Magno celebra l’evocazione di Infatti, due elementi compositivi, presenti Cristo dolente dall’ostia consacrata; e, attor- sia nel trittico chiuso che nell’anta centrale, ci confermano questa interpretazione del di- pinto. Nel cielo attorno alla croce raffigurato 43 Sono le parole di Isaia, 1, 14. con le ante chiuse è presente, di fianco

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all’angelo, un diavolo con una luce rosso- una sorta di morboso voyerismo; le guerre fuoco sulla fronte; esso trascina tra gli spa- sullo sfondo; il pauroso aspetto delle costru- smi l’anima capovolta di Giuda Iscariota, zioni in lontananza. È come se Bosch tra- che poi vediamo impiccato sul crinale destro sformasse il tema tradizionale dei Magi in della montagna, indicato da un uomo a un una sorta di disamina fiabesca della presenza bambino. delle deviazioni mostruose dell’anima dalla La terribile immagine del Giuda si ricol- retta via della fede, com’è tipico della sua ar- lega all’altra clamorosa e terrifica raffigura- te immaginifica. Con ciò, spieghiamo il par- zione che Bosch inserisce quale elemento ticolare dell’anta destra in cui i pellegrini narrativo del suo dipinto, rendendo la sua vengono divorati dalle fiere: essi non hanno rappresentazione dei Magi un unicum nella seguito, a differenza dei Magi, la Stella: non storia di questa raffigurazione: si tratta del hanno portato avanti il proprio cammino alla “quarto Re” che fa capolino dalla capanna luce di Dio. Teologicamente, porre il Male per osservare il Nazzareno. In assoluto una come aspetto centrale dell’episodio narrativo delle icone più inquietanti della storia concernente l’Adorazione dei Magi, significa dell’arte del Rinascimento, questo personag- creare un campo dialettico tra l’Incarnazione gio seminudo appare davanti ad altre sinistre salvifica di Cristo e la dannazione eterna figure. Forte è la simbologia del suo manto dell’uomo a cui essa si contrappone. rosso, della sua tiara di sterpi metallici, del In termini cusaniani, gli uomini divorati suo turbante (forse segni di una conoscenza dalle fiere nel dipinto di Bosch durante il deviata della realtà), così come della piaga pellegrinaggio non sono divenuti dotti della che gli cinge la caviglia destra in una prote- propria ignoranza, facendo del principio di zione di vetro, e della cintura dorata che gli non-contraddizione (cioè della loro specifica pende dai genitali con evidenti richiami al individualità) il criterio di comprensione del peccato della lussuria. reale. La figura anti-cristica del dipinto di Senza soffermarci su di una disamina ana- Bosch diventa così, in una lettura cusaniana, litica di questo personaggio, in cui molti cri- la negazione della dotta ignoranza. Non a tici hanno riconosciuto una trasfigurazione caso, nella predica che dedica al tema dei mostruosa del Nazzareno, una sorta di Anti- Magi, anche Cusano, al pari di Bosch, si sof- cristo, possiamo senza dubbio comprendere ferma sull’immagine dell’uomo pellegrino, come tramite essa Bosch ponga con forza il chiamato a svolgere i suoi passi seguendo la problema del male all’interno del dipinto. Lo Stella, per evitare il male radicale insito nella testimoniano la già richiamata citazione realtà mondana. all’episodio di Giuda nella raffigurazione del Nel finale del sermone Cusano prende in- trittico chiuso, così come le scene che fatti in esame la posizione che l’uomo assu- nell’episodio dei Magi fanno da cornice me all’interno del luogo-assoluto che è Dio, all’evento: i pastori che si accalcano violen- e i pericoli connessi con la deviazione dal temente sulla capanna, simili ad animali, in cammino. Cusano teorizza un uomo viator

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nel luogo senza fine che è il principio divino. morte sono, in questo preciso senso, indiffe- Il pensatore di Kues riprende così un celebre renti rispetto all’infinità del cammino; su passo degli Atti44, interpretandolo: “Paulus questo punto Cusano è chiaro: “Ma che il autem dixit nos in Deo esse et moveri, nam viandante inizi ad essere viandante nella via, viatores sumus. Viator autem via dicitur et est non aggiunge nulla alla via infinita, né pro- viator”45. Posto Dio quale luogo infinito di duce mutamento alcuno in essa, che è inin- ogni cosa nel senso chiarito, l’affermazione terrotta e immutabile”46. paolina per cui l’uomo esiste movendosi in Vediamo come l’idea fondamentale, per Dio assume un significato esistenziale pro- cui ogni ente sia da sempre e per sempre fondissimo. L’uomo è “viandante” di un complicato nel principio immutabile, trovi, sentiero indeterminato. Il suo cammino è nell’immagine del luogo-infinito, una espli- senza-fine, in quanto il luogo in cui egli si cazione lirica e puntualissima. È davvero trova a camminare esistendo è, propriamen- un’immagine calzante, quella che Cusano te, l’Infinito: trae dalla propria esegesi dell’episodio dei Magi. Viator autem a via dicitur et est viator. Viator Letto come domanda, l’interrogare dei igitur, qui ambulat seu movetur in via infinita, Magi equivale dunque per Cusano a chiedere si interrogatur, ubi est, dicitur in via. Et si in- “Dov’è l’uomo fatto Dio, secondo la sua divi- terrogatur, ubi movetur, in via respondetur. Et nità?”. A questa precisa questione, l’allora si quaeritur, quo tendit, dicitur de via ad viam. Vescovo di Bressanone risponde con la mas- Et eo modo via infinita dicitur locus viatoris et sima biblica per cui “i cieli dei cieli non pos- est Deus. sono contenere Iddio”: per significare come, in senso stretto, Dio non possa essere limita- L’esistere umano, leggiamo nella metafo- to da alcunché – in quanto indeterminato – e ra speculativa cusaniana, è un cammino sen- dunque non possa esservi un luogo circo- za fine: in Dio, da Dio, verso Dio. L’uomo scritto dell’universo in cui esso possa essere non percorre, perciò, come la tradizionale reperito; al contrario, Dio va inteso come immagine del viator suggerisce, una strada luogo infinito, privo di determinazioni. che, iniziata con la sua venuta al mondo, si La domanda dei Magi, per Cusano, può concluderà con la sua scomparsa. Ben diver- essere evasa soltanto indicando quella “ne- samente, tale strada non ha nessun comin- gazione di ogni negazione” che è Dio, in ciamento, né nessuna fine. La nascita e la quanto mancanza di ogni mancanza: pienez- za assoluta dell’essere, coincidenza di atto e 44 Atti, 17,28: “In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed potenza: esistiamo”. Già nel De docta ignorantia, III,11 Cu- sano aveva asserito che la vicenda umana è simile a quella di un viator: in h, I, p.154. 45 s. CCXVI, p. 86. 46 s. CCXVI, , ivi.

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Deus sit ipsum esse plenum, de cuius pleni- lismo fra gli enti corporei e gli incorporei: se tudine omnia quae sunt accipiunt ut sint; Deus i primi sono caratterizzati dall’appartenenza enim est ipsium esse, cui nullum esse potest a- a un luogo che li circoscrive, definendoli, i besse, sicut albedini nullum album potest abes- secondi invece sono tali proprio in quanto se vel deesse […]. Parti enim universi esse a- “in nessun luogo”. Non appartenendo ad al- liarum oartium deest. cun luogo circoscritto, essi abbracciano ogni luogo. Dunque Dio, incorporeo per defini- L’ego sum qui sum è riletto da Cusano co- zione e assolutamente, è il luogo che abbrac- me affermazione dell’essere assoluto, infini- cia ogni luogo; in altri termini, è il luogo – to, privo di determinazioni, identico. Dio è illimitato – in cui ogni luogo viene a trovar- dunque non un super-ente determinato, in- si: l’infinito. Nella speculazione di Cusano, concepibile data la sua estrema positività; quest’idea diviene quella di un Dio come ben diversamente, l’idea di Dio che qui Cu- luogo-infinito, in cui ogni ente è situato; o- sano tradisce è quella per cui il principio è gni ente, cioè, “si trova” in Dio. L’essere- l’indeterminato o, in altri termini, il luogo ente consiste per Cusano, precisamente, nel assoluto: l’Ubi che leggiamo nella lectio de- trovarsi-in-Dio. pressiva del motto dei Magi. Quello dei Magi alla ricerca di un luogo Quella che Eckhart considera medulla et che, in ultima analisi, coincideva con il do- apex del discorso de Deo, ossia vunque illimitato, era dunque per Cusano un l’affermazione per cui il principio è negatio episodio evangelico privilegiato per esporre negationis, conduce Cusano alla esplicita teo- ai suoi fedeli la nozione neoplatonica rizzazione di un Dio come ipsum Esse dell’Uno infinito. plenum, per il quale, perciò, non si dà nessun residuato di potenza inattuata. Al contrario, l’atto stesso coincide con la potenza. 4. Conclusione Sulla scorta delle considerazioni di Aldo- brandino da Toscanella47, il predicatore di n conclusione, possiamo affermare che i Kues svolge poi nella sua Predica un paralle- due maggiori pensatori platonici del Quattrocento, Marsilio Ficino e Nicola 47 Citato sovente come Aldovrandinus de Tuscanella, ICusano, abbiano composto opere che tocca- e talvolta come Tusculanus o Tuscanellus, il nome di no in maniera diretta il medesimo tema dei questo predicatore domenicano compare spesso nei sermoni cusaniani, il più delle volte per quanto Magi sul quale tanta arte rinascimentale, ita- riguarda il rapporto fra la creatura e Dio. Sulla sua in- liana e nordica, ebbe a produrre una così va- fluenza nei confronti della predicazione cusaniana, ri- sta messe di capolavori pittorici. Più in par- mando alle considerazioni di KOCH, Introduzione a ticolare, abbiamo riscontrato significativi pa- Cusanus-Texte I, 2-5, Heidelberg, 1929, pp. 55-67. rallelismi tra i motivi iconologici dell’arte i- Cfr. anche L. MANNARINO, cit., pp. XXVI- taliana e la filosofia di Ficino, da un lato; così XXXVII; p. 90. come, dall’altro lato, tra quelli dell’arte

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fiamminga e il sistema di pensiero cusaniano, inoltrepassabili. Mentre il padre si ammala e dall’altro lato. La teoria astrologica e la dot- la desolazione si fa sempre più fatalmente trina della Devotio Moderna trovano così, invincibile in quel mondo dopo-umano, il nel tema dei Magi, un momento di importan- bimbo, agli occhi del padre, diviene quasi te riflessione, che ci restituisce la cifra filoso- un’entità divina, una sorta di bambino- fica della popolarità di questo episodio e- sacrale in cui riconoscere il calore stellare – vangelico nella cultura del Rinascimento. esattamente al contrario di come, secondo La Stella diviene emblema del rapporto l’episodio evangelico, i Magi scoprono, in ontologico tra l’essere umano, nel suo cam- virtù delle Stella, la presenza del bimbo mino infinito di ricerca del senso del divino, divino. e gli astri che ne guidano il cammino quali Se consideriamo questa inversione (il signa Dei. Assume così una specifica valenza bambino come segno della stella, e non vice- l’Inno dell’Epifania che lo stesso Cusano eb- versa), è significativo che la nostra èra be a citare in una delle sue primissime predi- immagini l’apocalisse come una mancanza di che: stelle: un’assenza totale di quella visione astrale che nel Rinascimento si pensò essere Ibant Magi quam viderant la guida per il cammino che gli uomini com- Stellam sequentes praeviam. piono in questa terra per compiere il proprio Lumen requirunt lumine, destino. Come se guardare il cielo, rico- Deum fatentur munere. noscendolo specchiato nel “calore” della propria anima, fosse l’unico modo per non Secoli più tardi, allorquando lo scrittore perdere la via. americano Cormac McCarthy ebbe a imma- Per evitare il finale, assoluto dis-astro. ginare il destino dell’essere umano in un mondo post-apocalittico, quello che egli af- frescò nel suo magnifico, terribile romanzo The Road48 fu una sorta di peregrinatio in un mondo senza più stelle. Distrutta ogni cosa, l’unico valore che rimane al padre e al suo bambino per camminare in cerca di una sal- vezza è, nel romanzo, il “fuoco” che portano dentro, segno ultimo della loro umanità. Ultimo residuo del fuoco stellare, irrime- diabilmente schermato da nuvole nucleari

48 Edizione italiana: C. McCARTHY, La strada, To- rino, 2007, traduzione di Martina Testa.

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Personaggi e temi dell’astrologia ebraica mondo. Nella querelle si fondevano entram- be le prospettive: quella dei limiti intellettua- nel Rinascimento italiano li e quella dell’esclusione di culture diverse Fabrizio Lelli dall’ebraica. Dipartimento di Studi umanistici Il rilievo crescente assunto dalla polemi- Università del Salento ca, ben attestata nel corpus biblico, dichiara (Italia) l’importanza dell’interesse per l’astronomia tra gli ebrei, finalizzata a sondare gli aspetti più reconditi della volontà del creatore: at- 1. L’astrologia ebraica nella lettera- traverso la corretta conoscenza dei meccani- tura biblica e post-biblica smi delle influenze astrali sui cicli della natu- ra, i corpi siderei potevano essere considerati in dall’epoca della redazione del indicatori dei disegni provvidenziali divini e fornire un’importante chiave di lettura del corpus biblico, gli intellettuali ebrei 1 si sono posti il problema dei limiti destino degli individui. Si doveva rispettare umaniF della conoscenza scientifica. Se da un il concetto che gli astri fossero solo deposita- lato si vieta ogni indagine approfondita del ri o mediatori della volontà divina, evitando creato, perché contemplandone i misteri si di immaginarli dotati di volontà autonome, correrebbe il rischio di svelare l’essenza in- per non incorrere nel rischio di eresia ed es- conoscibile di Dio, dall’altro lato si ammette sere sospettati di praticare culti politeisti ana- che l’investigazione dei fenomeni della natu- loghi a quelli degli stranieri. Forse fu pro- ra permette di riflettere con maggiore pro- prio questa capacità di associare il rigore fondità sulla maestà del Creatore, a condi- monoteista alla disciplina astrologica a ren- zione di postulare sempre e comunque l’in- dere sempre più diffuse in seno al giudaismo finita distanza tra la mente umana e l’in- la pratica dell’osservazione celeste e le sue accessibile sapienza divina. applicazioni pratiche, tanto che, nel corso dei L’incontro del pensiero ebraico con tradi- secoli, agli occhi dei non ebrei la corretta let- zioni speculative orientali (in particolare me- tura degli astri venne spesso considerata una sopotamiche e persiane, poi greche), che da-

vano particolare rilievo all’esame della volta 1 Sull’astrologia nell’ebraismo antico si vedano: Ida celeste, soprattutto a fini magico-divinatori, Zatelli, Astrology and the Worship of the Stars in the Bi- avviò una polemica destinata a mantenersi ble, «Zeitschrift für die alttestamentliche Wissen- costante nel corso dei secoli tra quanti rite- schaft», CIII (1991), pp. 86-99; Fabrizio Lelli, nevano inammissibile servirsi delle scienze "Star(s)", in M. van der Toorn, S. Becking, P.W. van der Horst (a cura di), Dictionary of Deities and Demons dei pagani e quanti invece concedevano la in the Bible (DDD), Leiden – Boston - Köln - Cam- possibilità di venire a patti con discipline che bridge, Brill e W.B. Eerdmans Publishing Company avrebbero sviluppato la conoscenza del 1999², pp. 809-815.

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delle principali prerogative del popolo una costante del giudaismo medievale e mo- d’Israele. derno.3 Tra i testi più commentati fin In tal modo la conoscenza obiettiva dei dall’epoca della loro redazione (presumibil- moti dei pianeti, finalizzata al calcolo dei mente nei primi secoli dell’era volgare), il tempi liturgici, delle fasi lunari, delle eclissi e Sèfer yetsirà (Libro della creazione) e le po- di quant’altro poteva essere utile per steriori Baràyita di-Šemu’èl (Capitolo ag- l’organizzazione della vita quotidiana, poté giunto di Š emu’el) e Baràyita de-mazzalòt frequentemente incrociarsi con l’arte di trar- (Capitolo aggiunto delle costellazioni) si re pronostici relativi alle nascite, con la teur- fondano su temi astrologici che permettono gia e la magia cerimoniale, con le congetture ai redattori di spiegare la creazione del mon- relative all’avvento messianico. Non è un ca- do come una serie di operazioni magico- so che, tra le varie denominazioni ebraiche rituali eseguite da Dio attraverso la struttu- della disciplina (in genere inscindibilmente razione del cosmo in una serie di livelli stret- associata con l’astronomia), si utilizzassero, tamente interconnessi, in cui, neoplatonica- accanto al termine hokmàt ha-mazzalòt, mente, a un fenomeno corrisponde sempre e “scienza delle costellazioni”, o itstagninù, “a- comunque un altro fenomeno parallelo in strologia”, di origine greca,2 le espressioni una gerarchia ontologica diversa. L’orga- hokmàt ha-tekunà, “scienza del carattere”, nizzazione del creato può essere dunque stu- hokmàt ha-hizzayòn, “scienza dell’os- diata sia attraverso l’analisi del corpo uma- servazione [del cielo]”, hokmàt ha-nissayòn, no, inteso come microcosmo, sia attraverso “scienza sperimentale”. Col passare del tem- l’osservazione dei moti della volta celeste, po si rese sempre più accettabile lo studio intesa come macrocosmo. teoretico dei fenomeni astronomici e la sua Medicina, astronomia e astrologia si fon- applicazione pratica ad altri fini, in primis devano nell’educazione tradizionale ebraica quello medico-terapeutico. medievale. Come per altre di quelle che mo- È la tradizione post-biblica a sottolineare dernamente sono denominate (anacronisti- il rapporto tra preghiera, redenzione e inter- camente) “pseudo-scienze”, si doveva co- pretazione dei fenomeni celesti, che divenne munque operare una distinzione rigorosa tra gli aspetti più veridici e quelli più nefasti e inaccettabili dal punto di vista dell’in- 2 Istagnèn o itstagnèn (“astrologo”, da cui l’astratto I- terpretazione corretta della Scrittura.4 È, ad stagninùt/itstagninùt) è una formazione post-biblica derivata dall’adattamento di uno schema verbale se- mitico alla radice del greco σίγνον (= latino signum, 3 Si veda Jacques Halbronn, Le monde juif et “costellazione”). Si veda Marcus Jastrow, A Dictio- l’astrologie, Milano, Archè 1985. nary of the Targumim, the Talmud Babli and Yeru- 4 Su questa letteratura si veda la bibliografia in Pier- shalmi, and the Midrashic Literature, Leipzig - London gabriele Mancuso, Il mondo fu creato a Nissan. Teorie e - New York 1903, pp. 89-90, s.vv. Si veda anche ivi, p. ipotesi ebraiche sulla creazione dei pianeti da una sezione 91, s.v. astrologyà / istrologià. del Ms. Ebr. 214 della Biblioteca Apostolica Vaticana:

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esempio, sulla base delle speculazioni di epo- personalità carismatiche dotate di poteri re- ca rabbinica che Elʽazàr da Worms (XII- dentivi, sotto il cui influsso sarebbe stato ri- XIII sec.), nella sua opera Sod maʽasè ber’ešit pristinato l’originale potere d’Israele.6 (Commento segreto all’opera della creazio- Accanto a questa commistione di elementi ne), scrive che “Abramo, che si occupava astrologici derivanti dall’integrazione di mo- della Torà, investigava altresì le costellazio- tivi speculativi già presenti nella tradizione ni, come è detto: Poi lo condusse fuori e gli rabbinica, si sviluppò l’adozione di nuovi e- disse: Guarda il cielo e conta le stelle, se puoi lementi derivati dal patrimonio di culture (Gen. 15,5), [ma si spinse a tal punto che il che si occuparono appassionatamente di a- Signore gli disse:] Cessa le tue speculazioni stronomia e astrologia (in particolare quelle astrologiche!”5 islamiche). Nel ricco patrimonio letterario- Da un lato si insisteva sulla premessa che scientifico arabo, che gli ebrei furono spesso Dio ha scelto il suo popolo, rendendolo spe- invitati a tradurre per le popolazioni presso ciale perché privo di un astro dotato del cui risiedevano, i materiali astrologici ebbero compito di mediare i favori celesti e di pro- un ruolo significativo. Attraverso questa ri- teggerlo. Il popolo d’Israele non ricade sotto sorsa, gli intellettuali ebrei, nominalmente l’autorità di alcun pianeta perché dipende di- solo mediatori di conoscenze, in realtà attin- rettamente ed esclusivamente dall’unico suo sero nuove informazioni destinate ad arric- Signore. Col tempo però si diffuse sempre chire la propria tradizione culturale. più la nozione che anche Israele poteva rico- noscere l’influenza specifica di un pianeta mediatore, Saturno (in ebraico, Šabbetày), 2. Varie interpretazioni associato astrologicamente al giorno sacro dell’astrologia nell’ambito iberico del popolo ebraico, Šabbàt. Il calcolo dei tempi messianici si poteva dunque rifferire ome per altre scienze e “pseudo- allo studio dei moti di Saturno, che divenne scienze”, era fondamentale adatta- l’astro preposto alla manifestazione delle re tali discipline “straniere” alle Cindicazioni fornite dalla Scrittura. I dotti e- brei dediti all’applicazione pratica dell’as- un testo donnoliano?, in F. Lelli (a cura di), Gli ebrei nel trologia alla medicina e alla divinazione del Salento (secoli IX-XVI), Galatina, Congedo 2013, pp. futuro sottolinearono questa premessa. A- 207-240. 5 Elʽazàr ben Yehudah da Worms, Il segreto dell’opera vrahàm ibn ‘Ezra (1092-1167), ad esempio, della creazione. Premessa, traduzione e note a cura di F. Bregoli, Genova, ECIG 2002, p. 71 (il passo, come 6 Sul complesso tema e sulle sue ramificazioni nelle osserva la curatrice, si basa su un’osservazione del varie correnti speculative ebraiche dall’antichità ad Talmud Babilonese, Šabbat 156a, ripresa dalla lettera- oggi si veda Moshe Idel, Gli ebrei di Saturno. Shabbat, tura posteriore da parte di tutti gli autori interessati al sabba e sabbatianesimo, traduzione a cura di F. Lelli e rapporto tra ebraismo e astrologia). E. Zevi, Firenze, Giuntina 2012.

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una delle massime autorità iberiche della la loro terra, che dipende direttamente da scienza delle stelle, sostiene nel suo Commen- Dio.8 Anche Avrahàm bar Ḥiyyà, vissuto a to alla Torà (a Levitico 19,31) che “alcuni Barcellona nel XII secolo, aveva avvertito la dissennati affermano che, se le operazioni necessità di giustificare la sua decisa inclina- degli indovini e dei maghi non fossero veri- zione astrologica in un’epistola inviata a Ye- diche, la Scrittura non li avrebbe messi al hudà ben Barzilày: bando. Io sostengo, al contrario, che la Scrit- tura ha messo al bando la falsità, non la veri- I veri saggi d’Israele [...] accolgono questa scien- tà, come testimonia il fatto che i falsi dei e gli za dallo spirito di santità e dalla parola dei profeti idoli [sono stati anch’essi banditi].” Ibn ‘Ezra [che ne sottolinea] la potenza incompleta [...] Il San- to, sia benedetto, ha il potere di mutare il loro domi- ricorse all’astrologia, così come ad altre nio e di cancellare i loro decreti.9 scienze, nella sua attività esegetica biblica, contribuendo in tal modo a lasciar permeare Il ben noto escamotage intellettuale per l’uso della disciplina all’interno della cultura accettare discipline proibite è biasimato se- ebraica ufficiale. Fu il primo autore a curare veramente invece da Mošè ben Maymòn la composizione di un corpus di testi astrolo- (Maimònide, 1138-1204). Tra le massime au- gici in ebraico, finalizzati a descrivere este- torità del pensiero e della legge ebraica me- samente tutte le principali branche della di- dievale, Maimònide sostenne in varie sue sciplina nella loro codificazione greco- 7 opere che l’ebreo osservante non dovrebbe araba. occuparsi a nessun titolo dell’astrologia. Analogamente a Ibn ‘Ezra, un altro gran- Nell’epistola indirizzata alla comunità ebrai- de pensatore iberico, Mošè ben Nahmàn ca di Marsiglia (nota anche come Lettera ai (Nahmànide, 1194-1270), ritiene ammissibile saggi di Provenza o semplicemente Lettera che i vari popoli siano soggetti all’influenza sull’astrologia10), il filosofo si rivolge ai suoi astrale, anche se ovviamente le stelle sono a loro volta governate da Dio. Nahmànide so- stiene inoltre che l’influenza astrale sulle na- 8 Mošè ben Nahman, Commento alla Torà, a cura di zioni permette di spiegare perché esse hanno Ch. D. Chavel, Jerusalem, Mossad ha-Rav Kook una loro terra, diversamente da Israele: gli 1959-60, a Genesi 1,18, a Esodo 20,3 e a Deuterono- altri popoli venerano culti proibiti, ma que- mio 18,9 (in ebraico). Si veda inoltre Mauro Perani e sto è ammesso perché il loro paese non è Moshe Idel (a cura di), Nahmanide esegeta e cabbalista. Studi e testi, Firenze, Giuntina 1998. soggetto direttamente alla volontà di Dio, 9 Arthur Z. Schwarz, The Letter of Abraham Bar Hiyya mentre, nel caso di Israele, la venerazione Ha-Nasi, in Festschrift für Adolf Schwarz, Berlin 1917, degli astri impedisce agli ebrei di abitare nel- pp. 24-36 (in ebraico). 10 Alexander Marx (a cura di), The Correspondence be- 7 Si veda, in proposito, Shlomo Sela (a cura di), Abra- tween the Rabbis of Southern France and Maimonides ham Ibn Ezra on Elections, Interrogations, and Medical about Astrology, «Hebrew Union College Annual», III Astrology, Leiden-Boston, Brill 2011, p. 1. (1926), pp. 311-358. Si veda inoltre

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correligionari, per tentare di definire il limite particolare vigore l’astrologia, ad esempio i tra filosofia e rivelazione, tra l’uso Sabei di Harràn, una “setta” islamica neopla- dell’osservazione celeste per calcolare tonica. L’autore descrive alcune delle loro l’ordinamento dei tempi liturgici e il suo in- pratiche cerimoniali, sottolineandone il ca- dirizzo divinatorio. Diversamente dall’atteg- rattere pagano, e ne ricorda i libri, tra i quali giamento generale del pensatore, propenso include all’accettazione di elementi dottrinali dal pa- trimonio di culture esterne al giudaismo, la l’Istimàkis, attribuito falsamente ad Aristotele, sua ostilità nei confronti dell’astrologia è di- insieme ai loro scritti relativi ai talismani, come il Sèfer Tom-tòm, As-Sàrb, il trattato sui gradi della chiarata. In Hilkòt ‘avodà zarà (2, 1-2) scrive: sfera celeste e sulle immagini che appaiono in ognu- no di essi, un altro libro di talismani anch’esso attri- Il fondamento del comandamento dell’‘avodà za- buito ad Aristotele e un altro a Hermes [Trismegi- rà [il divieto di praticare culti stranieri] è di non ve- sto]. 11 nerare alcuna cosa creata, né un angelo, né un piane- ta, né una stella, né uno dei quattro elementi [...] an- che se chi li venera sa che il Signore è Dio. Le opere in questione, di carattere perlo- più astro-magico, dovevano circolare am- Il confronto delle parole di Maimònide piamente, se il pensatore andaluso si preoc- con quelle degli intellettuali della sua gene- cupa di redigere una lista per mettere in razione e con i suoi precursori, contro cui e- guardia i lettori da tutto ciò che, a suo avvi- gli si scaglia, ci permette di cogliere la pro- so, contiene forme di manipolazione della fonda distinzione tra atteggiamenti varia- natura attraverso l’astrologia. Di tali manua- mente sfumati di accettazione delle discipline li è ricca la letteratura araba e di conseguenza connesse all’astrologia. In primo luogo la il mondo ebraico medievale, che li conobbe e critica del pensatore si basa sul fatto che li tradusse in altre lingue, da essi trasse ispi- l’astrologia non può essere definita una razione per confortare pratiche ben più anti- scienza. Nel capitolo III, 29 del Morè ha- che relative all’uso di immagini astrali, fab- nevukìm (La guida dei perplessi), Maimònide bricate per captare la spiritualità celeste sulla sostiene che i popoli antichi che la conside- ravano tale - i Babilonesi, i Cananei, i Cal- 11 Si veda, in proposito, Fabrizio Lelli, Sefer Astama- dei, gli Egizi - erano pagani e idolatri. Inve- kon (edizione del testo ebraico e traduzione inglese, con introduzione inglese), in P. Lucentini, F. Lelli et ce i filosofi antichi, in Grecia e in Persia, al. (a cura di), Hermetis Trismegisti Astrologica et Divi- hanno confutato le discipline astrologiche. natoria («Corpus Christianorum», Hermes Latinus IV, Anche tra i suoi immediati predecessori, in IV), Turnhout, Brepols 2001, pp. 229-247. Sui sabei si terra d’Islam, alcuni hanno confortato con veda Daniel Chwolsohn, Die Ssabier und der Ssabi- smus, St. Petersburg 1856; Moshe Idel, Perceptions of Kabbalah in the Second Half of the 15th Century, http://www.daat.ac.il/daat/mahshevt/mekorot/ige «Journal of Jewish Thought and Philosophy», I ret-2.htm (1992), pp. 83-84.

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terra (horadàt ha-ruhaniyyùt), in funzione gli stranieri che induce gli ebrei a negare della posizione dei corpi celesti. Ovviamen- l’adesione ad un rigoroso monoteismo.13 te, per Maimònide l’influenza astrale è un fe- nomeno ammissibile, ma solo su base razio- nale e non quando è interpretata a fini magi- 3. Astrologia ebraica nel Rinasci- ci.12 mento: tra Bisanzio e Italia Analizzando la storia del popolo d’Israele, il filosofo andaluso osserva che ogni qual li stessi elementi alla base della con- volta si immaginarono delle divinità astrali, troversia medievale sull’astrologia gli ebrei peccarono agli occhi di Dio e furo- circolarono nell’Italia del XIV e del no puniti. La serie storica di peccati e espia- GXV secolo, dove le comunità ebraiche furono zioni descritta nel testo biblico e interpretata spesso esposte all’influenza della cultura cir- analogamente dalle fonti rabbiniche e dalla costante. Nella penisola, Maimònide era con- tradizione cabbalistica è un’ulteriore prova siderato estremamente autorevole e gli intel- della costante tendenza del popolo d’Israele lettuali in genere accordarono ai loro intenti i a ricorrere alle arti proibite dalla Scrittura. propositi dell’Andaluso, anche quando i loro Fu il patriarca Enos il primo a ritenere erro- percorsi speculativi divergevano dal suo rigo- neamente che, se i cieli sono la più nobile e- re. Tuttavia, la rinascita dell’interesse della spressione della creazione divina, dovrebbe- magia astrale, fondata sia sui testi greci sia su ro essi stessi essere oggetto di venerazione. quelli arabi, nelle cerchie speculative italiane, Abramo, Isacco, Giacobbe e poi Mosè e in e in particolare a Firenze, riaccese la discus- seguito Davide non avrebbero fatto altro che sione sull’astrologia e favorì lo scambio di riparare gli orientamenti trasgressivi di nuovi materiali tra gli intellettuali delle due quanti si ostinavano a seguire l’opinione di fedi. La maggior parte dei pensatori ebrei at- Enos. In altri termini, secondo Maimònide è tivi in Italia, soprattutto quelli di origine fran- il continuo confronto con i culti idolatri de- co-provenzale, si posero sulla scia dei loro predecessori, recuperando le tematiche astro- logiche care a Ibn ‘Ezra, che furono costan- temente rapportate alla Bibbia e all’autorità di Maimònide. Lo stesso procedimento di adat- 12 Si veda Y. Tzvi Langermann, Maimonides’ Repudia- tamento sincretico fece sì che anche i materia- tion of Astrology, in R. S. Cohen e H. Levine (a cura di), Maimonides and the Sciences, Dordrecht – Boston li cabbalistici, che avevano iniziato a circolare – London, Kluwer Academic Publishers 2000, pp. in quell’epoca, potessero essere letti nella pe- 131-157. Sull’origine e diffusione delle teorie della nisola in stretta associazione al razionalismo captazione della spiritualità nell’ebraismo medievale si veda Shlomo Pines, On the Term Ruhaniyyut and its 13 Si veda Ralph Lerner, Maimonides' Letter on Astro- Origin and on Judah Halevi's Doctrine, «Tarbiz», 57 logy, «History of Religions», VIII/2 (1968), pp. 143- (1988), pp. 511-540 (in ebraico). 158.

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aristotelico e all’astrologia. A tal fine furono ne” cui si fa riferimento si usa il termine significativi gli apporti delle discussioni re- maʽarèket (propriamente “struttura”), che centemente introdotte in Italia dalla Spagna e può essere interpretato nella connotazione da Bisanzio. Le due aree avevano conosciuto più comune tra i cabbalisti contemporanei di nel corso del XV secolo un’intensificazione “sistema” o “ordinamento” ontologico in- delle tematiche anti-razionali che erano spes- terno alla divinità. Chi conosce la scienza so state adattate agli orientamenti scientifici degli astri può dunque contribuire, teurgi- più comuni nei secoli precedenti. L’astrologia camente, a migliorare le relazioni tra i livelli – come già in passato – riprese a svolgere la interni alla struttura divina. Il saggio perfet- funzione di elemento catalizzatore tra orto- to non si propone dunque solo di operare nel dossia religiosa e studio scientifico dei feno- mondo terreno ma agisce anche a livello su- meni naturali. Ecco, ad esempio, come il dot- pramondano, intervenendo addirittura sulla to bizantino trecentesco Elnatàn ben Mošè divinità. In pratica, gli stessi meccanismi del- Qalqìš sottolinea il ruolo prioritario della di- la captazione della spiritualità astrale, cui si sciplina: era accennato precedentemente, potevano essere adattati al concetto teosofico-teurgico Chi conosce questa scienza può far tutto ciò che secondo cui la preghiera comunitaria (sosti- vuole, il Signore [...] accetta di congiungersi con lui tutiva dei sacrifici del Tempio di Gerusa- e gli angeli gli portano ogni dono; perché [gli astro- logi] attingono dall’ordinamento/struttura superna, lemme) è finalizzata a mantenere in ordine e sia quella superiore sia quella inferiore, e ottengono in piena attività i canali che collegano Dio quel che desiderano. È una grande sapienza, bene- alla sua creazione. La conoscenza dei mecca- detto sia il Signore, che nella sapienza ha creato tutto nismi degli astri, così importante per la rego- e ha gratificato di una parte di essa le creature che ha lamentazione liturgica, serve dunque anche a ritenuto degne.14 riparare eventuali danni nella comunicazione

tra livelli ontologici diversi. Nel passo ricorre l’antico tema neoplato- Per gli intellettuali bizantini, che in mas- nico, già evidenziato nell’Italia medievale sima parte ereditarono la tradizione iberica, dal dotto pugliese Šabbetày Dònnolo (X se- la competenza astrologica contribuisce a colo) nel suo commento al Sèfer yetsirà, se- chiarire dubbi esegetici. Yehudà Mosconi condo cui i vari livelli di essere sono collega- (XIV secolo), nel suo commento al Com- ti tra loro.15 In più qui per la “configurazio-

14 Elnatan ben Mošè Qalqiš, Èven sappìr [La pietra di (riflessioni sul Commento al Libro della Creazione di zaffiro, Ms. Paris, Bibliothèque nationale de France, Rabbì Sabbetài Donnolo), in Gli Ebrei nell’Alto Medio- hébr. 727], c. 97r, citato da Dov Schwartz, Studies on evo. Settimane di Studio del Centro Italiano di Studi Astral Magic in Medieval Jewish Thought, Leiden, Brill sull’Alto Medioevo, XXVI, II, Spoleto, Centro di Stu- 2005, p. 214. di sull’Alto Medioevo 1980, pp. 867-925; Ša bbetai 15 Si veda, Giuseppe Sermoneta, Il neoplatonismo nel Donnolo, Sefer hakhmoni, a cura di P. Mancuso, Fi- pensiero dei nuclei ebraici stanziati nell’Occidente latino renze, Giuntina 2009.

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mento alla Torà di Avrahàm ibn ‘Ezra, ac- dell’astrologia finalizzata ad effettuare calco- centua l’interpretazione già fornita dalla sua li sull’avvento messianico, lo stesso autore fonte e scrive, ad esempio, a proposito delle dichiara che tutti i profeti fondatori di reli- vesti del sommo sacerdote, che esse avevano gioni sono nati sotto gli auspici di una speci- la funzione di strumenti astrologici, di veri e fica congiunzione astrale (tema quanto mai propri talismani: “la fabbricazione dell’efòd e diffuso, sia in ambito ebraico sia cristiano): del pettorale [...] è a imitazione di segreti ce- lesti che derivano dal mondo medio e da Gli scienziati e gli storici antichi scrivono che ta- quello superno”. Fu in particolare il libro di lora, quando ha luogo una ben nota congiunzione di stelle e pianeti, quando essi sono in ascendente ri- Giobbe a ricevere estese interpretazioni in spetto a un determinato luogo e in una delle più ele- chiave astrologica. La tradizionale esegesi vate case celesti [...] nasce un profeta nella terra de- medievale del testo biblico, letto come una stinata a raccogliere tutte le fedi umane e allora egli dimostrazione della provvidenza divina este- creerà una fede dalle fedi precedenti. Questa è sa ai singoli individui, poteva essere confor- l’opinione di tutti gli astronomi e i maghi celesti, tata dall’analisi della sezione più propria- presenti e passati, ebrei, cristiani, greci, egizi e in- 16 diani. Perché nella congiunzione delle stelle più ele- mente “naturalistica” al termine dell’opera. vate si osservano tutte le principali funzioni che si Ad esempio, nel suo Commento a Giobbe, sviluppano nelle forme minori [della creazione] e l’intellettuale di origine franco-provenzale che danno luogo a guerra e pace, salute e malattia, Avrahàm Farissol (ca. 1451 – ca. 1525), atti- carestia e abbondanza, perché [gli astri] sono media- vo tra Firenze e Ferrara, assegna alle potenze tori tra la Causa Prima, sia benedetta, e le creature astrali un ruolo importante nella mediazione inferiori, cosicché il Signore, sia benedetto, può ma- 17 nifestare la sua volontà da sempre e influenzare il della provvidenzialità divina. L’autore, tut- mondo inferiore.18 tavia, mette in discussione il valore delle predizioni astrologiche, sottolineandone la Abramo, Mosè e anche i fondatori di altre frequente inaccuratezza. Come già in passa- religioni sono nati a seguito di tali congiun- to, Farissol si serve del consueto motivo zioni propizie. Farissol riconosce così il ruo- dell’assenza di un astro protettore d’Israele. lo della mediazione astrale non solo sui pro- Eppure, nel contesto della branca feti d’Israele ma anche sui fondatori di altre religioni, in questo seguendo l’evoluzione 16 Si veda, in proposito, Fabrizio Lelli, Christian and Jewish Iconographies of Job in Fifteenth-Century , in delle teorie già espresse, ad esempio, da Al- N.B. Dohrmann e D. Stern (a cura di), Jewish Biblical bumasar (il persiano Abū Maʿšar al-Balkhī, Interpretation and Cultural Exchange: Comparative E- 787-886), la cui opera, nota in traduzione e- xegesis in Context, Philadelphia, The University of braica e latina, tornò in auge tra ebrei e cri- Pennsylvania Press 2008, pp. 214-235. 17 David B. Ruderman, The World of a Renaissance Jew. The Life and Thought of Abraham ben Mordecai 18 Magèn Avrahàm (Lo scudo di Avrahàm), capitolo Farissol, Cincinnati, Hebrew Union College Press II, citato ivi, testo ebraico, p. 228, nota 59; traduzione 1981, p. 126. inglese, p. 127.

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stiani nel XV secolo. Ancora una volta della residenza a Firenze di Giovanni Pico l’attesa del Messia poteva essere calcolata della Mirandola.22 sulla base di una prossima congiunzione di Nella scia delle contemporanee specula- Giove e Saturno. zioni fiorentine, Alemanno ammette che l'a- Analoghe teorie erano sostenute,19 negli strologia sia analoga alla magia naturalis ma stessi ambienti italiani, da Yohanàn Aleman- opera un deciso collegamento con la Cabba- no (1435 ca. – 1506 ca.), uno dei massimi là pratica, non dissimile da quello invocato propugnatori della teoria che il Tempio edi- da Giovanni Pico nelle sue Tesi. Il Mirando- ficato da Salomone avesse la funzione tali- lano, evidentemente sensibile alle specula- smanica di captare la spiritualità celeste.20 Lo zioni del suo collaboratore ebreo, si era in un stesso Alemanno, grande conoscitore dei primo tempo servito della stessa concezione, principali testi di magia cerimoniale di origi- posta a conclusione delle sue Conclusiones ne araba, è, ad esempio, tra i pochi autori Cabalisticae secundum opinionem propriam: dell’epoca a servirsi estesamente dei com- "Sicut vera astrologia docet nos legere in li- pendi di astrologia pneumatica (finalizzata bro Dei, ita Cabbala docet nos legere in libro all’horadàt ha-ruhaniyyùt), disprezzati da legis".23 Analogamente, Alemanno colloca Maimònide.21 Tali opere furono ben accolte, l’astrologia al termine della sua analisi del in traduzione arabo-ebraica o ebraico-latina curriculum di studi del giovane ebreo destina- o anche nei diffusi volgarizzamenti romanzi, to alla perfezione, anche se nella sua opera dall’ambiente umanistico contemporaneo. enciclopedica Hešeq Š elomò (Il desiderio di Non stupisce che il dotto ebreo svolgesse la Salomone) dichiara che la Cabbalà pratica è sua attività di istitutore presso una delle più superiore all'astrologia e sostiene che la ma- ricche famiglie di ebrei toscani quattrocente- gia astrale basata sulla scienza delle stelle schi, i Da Pisa, nello stesso periodo della fio- non è attendibile: ritura dell’Accademia Platonica ficiniana e

19 Si veda, in proposito, Malachi Beit-Ariè e Moshe 22 Su Alemanno e la magia pneumatica si veda Erwin Idel, Un trattato escatologico e astrologico di Avraham I. J. Rosenthal, Yohanan Alemanno and Occult Science, Zacut, «Kiryat Sefer», 34 (1979), pp. 174-194 (in e- in Y. Maeyama e W.G. Salzer (a cura di), Prismata. braico). Naturwissenschaftgeschichtliche Studien. Festschrift für 20 Si veda Moshe Idel, The Magical and Neoplatonic In- W. Hartner, Wiesbaden, Otto Harrassowitz 1977, pp. terpretations of Kabbalah in the Renaissance, in B. D. 349-361; su Alemanno e l’interpretazione astrologica Cooperman (a cura di), Jewish Thought in the Sixte- della Cabbalà si veda Moshe Idel, La Cabbalà in Italia enth Century, Cambridge, Mass., Harvard University (1280-1510), a cura di F. Lelli, Firenze, Giuntina Press 1983, pp. 186-242. 2007, cap. XIV, parr. 2,3. 21 Si veda Fabrizio Lelli, Le versioni ebraiche di un testo 23 Si veda Chaim Wirszubski, Pico della Mirandola’s ermetico: il Sefer ha-levanah, «Henoch» XII/2 (1990), Encounter with Jewish Mysticism, Cambridge, Mass., pp. 147-164. Harvard University Press 1989, pp. 170-184; 175.

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Il nostro patriarca Abramo fu il primo a scoprire zione di immagini eseguite in funzione dei questa scienza prodigiosa [la Cabbalà], come è pro- moti planetari poteva essere fatta risalire ad vato dal suo libro, il Sèfer yetsirà [...] In esso si dimo- autorità vere o presunte del mondo antico, stra che ciascun organo [del corpo umano] è affine alle sfere celesti e agli astri e si descrive ciò che av- come Zoroastro o Ermete Trismegisto. viene nel mondo spirituale, che l'autore chiama Mentre per l’Andaluso si trattava di tradizio- "mondo delle lettere" [...] Osserva dunque come ni spurie e inaccettabili, per gli intellettuali questa scienza antica sia simile all'antica scienza del Quattrocento era proprio la patina di an- dell'astrologia, che ha messo in luce come ogni or- tichità che rivestiva le loro opere a renderle gano e ogni forma del corpo terreno esistente nel interessanti. Pur essendo consapevoli della mondo del cambiamento abbia un parallelo nel mondo del moto celeste, nelle stelle e nelle loro for- critica maimonidea, gli ebrei attivi nell’Italia me. Gli astrologi predisponevano ogni cosa a rice- del Quattrocento preferirono piegare vere l'effluvio che le si addice, ma questa è un'arte l’interpretazione del pensatore medievale al- materiale proibita, corruttrice e impura, mentre la la loro ricerca, parallela a quella dei contem- sapienza di Abramo è un'arte spirituale, perfetta e poranei non ebrei, piuttosto che mostrarsi pura, ed è permessa, tanto che i suoi figli, Isacco e integri sostenitori del suo rigorismo.27 Giacobbe, seguirono il suo esempio.24

La tendenza a servirsi dell’astrologia co- me elemento di congiunzione di varie dot- 4. Astrologi ebrei italiani e tradizio- trine e sistemi speculativi spiega il frequente ni esterne all’ebraismo ricorso degli intellettuali rinascimentali ebrei a opere astrologiche appartenenti a correnti a diffusione di opere a stampa favo- e culture diverse. In ciò essi seguivano le rì la circolazione, anche in versione mode intellettuali diffuse nella maggioranza. latina, di importanti opere astro- Lnomiche usate per la loro valenza pratica, in Il recupero di testi greci attribuiti ad anti- chissime tradizioni vicino-orientali, dotate di particolare l’Almanach Perpetuum o Tabule veridicità profetica, non fece che accrescere tabularum celestium motuum astronomi zacuti la volontà degli ebrei di indagare i loro pro- (prima edizione, Leira 1496) dello spagnolo pri testi, in parallelo a quelli recuperati dagli Avrahàm Zacùt (1452-1515), che continua- umanisti e in ultimo derivati dalle stesse fon- rono ad alimentare la fama degli studiosi e- ti.25 Gli umanisti, come già aveva stabilito brei nel campo dell’osservazione del cielo. Maimònide,26 sostenevano che la fabbrica- La speculazione sulle tavole astronomiche per trarre pronostici fu molto in uso tra gli 24 Citazione da Idel, La Cabbalà in Italia, cit., p. 00. ebrei italiani, che ai fini della loro conoscen- 25 Si veda Fabrizio Lelli, Prisca Philosophia and Docta Religio. The Boundaries of Rational Knowledge in Je- 27 Si veda Fabrizio Lelli, Hermes Among the Jews: wish and Christian Humanist Thought, «Jewish Quar- as Hebraica from Antiquity to the terly Review», XCI (2000), pp. 53-100. Renaissance, «Magic, Ritual, and Witchcraft», II/2 26 Si veda soprattutto Guida dei perplessi III,29. (2007), pp. 111-135.

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za si servirono principalmente delle Tavole copista, Qalònimos ben Dawìd, con numerosi Alfonsine e dei numerosi commenti a riferimenti a predizioni contemporanee di a- quest’opera: in particolare, la risposta ebrai- strologi non ebrei. Una mano più tarda ha ca alle Tavole Alfonsine aveva dato vita ad aggiunto una predizione di Deodato da Lucca una ricca produzione, culminata nell’opera per il 1514. di ‘Immanu’èl Tov ‘Èlem (o Bonfils, vissuto a Tarascona nel XIV secolo) Šeš kenafàyim 2) Cc. 11r-14v: trattato anonimo di astro- (Sei ali).28 logia giudiziaria. Per avere un’idea della diffusione tra gli intellettuali ebrei rinascimentali in Italia di 3) Cc. 15r-23v: estratti dalle opere di materiali astrologici interni ed esterni alla lo- ‘Immanu’èl ben Ya‘aqòv Tov ‘Èlem (Bon- ro tradizione, esemplare è la silloge di testi fils). raccolti da un medico sefardita, attivo nell’Italia meridionale e poi a Venezia tra 4) Cc. 24r-36v: Hayyìm ben Dawìd Qa- XV e XVI secolo, Qalònimos ben Dawìd lònimos, scritti astrologici. Qalònimos (ca. 1480 – dopo il 1551). La composizione del codice, oggi conservato a 5) Cc. 37r-38v: estratto da Georg Pur- Parma, fu terminata a Bari il 3 febbraio 1494 bach, Theorica planetarum, traduzione ebraica (ma fu iniziata almeno nel 1491).29 Eccone il forse dello stesso Qalònimos ben Dawìd, sul contenuto: movimento dell’ottava sfera.

1) Cc. 1r-10v: estratti di opere astrono- 6) Cc. 38v-41r: estratto da Mordekày miche e astrologiche compilati dallo stesso Finzi, Commento alle Tavole Alfonsine.

7) Cc. 41v-42v: osservazione di ‘Imma- 28 Si veda Marie-Hélène Congourdeau, Cultural E- xchanges Between Jews and Christians in the Palaeolo- nu’èl ben Ya‘aqòv Tov ‘Èlem (Bonfils) sulla gan Period, in Jews in Byzantium. Dialectics of Minority declinazione e la culminazione. and Majority Cultures, in Jews in Byzantium. Dialectics of Minority and Majority Cultures, edited by R. Bonfil, 8) Cc. 43r-45v, Àbba Marì ben Eliyyà O. Irshai, G. G. Stroumsa, R. Talgam ("Jerusalem Halfàn, Commento alle Tavole Alfonsine. Studies in Religion and Culture" 14), Leiden - Bo- ston, Brill 2012, pp. 709-721. 29 Parma, Biblioteca Palatina, Ms. De Rossi 336 (Par- 9) C. 46r: estratto da Giovanni di Sasso- mense 2637; Benjamin Richler e Malachi Beit-Arié, nia, Commento alle Tavole Alfonsine. Hebrew manuscripts in the Biblioteca Palatina in Parma, Jerusalem 2001, n. 1493). Cartaceo. 220x144 mm. Cc. 10) Cc. 47r-49r: estratto da Giovanni di 119, scrittura semicorsiva sefardita di mani diverse. La Sassonia, Šinnùy awwìr (Il cambiamento maggior parte del manoscritto va attribuita a Qalòni- d’aria), sulla precessione delle stelle fisse. mos, cui si devono anche alcune glosse marginali.

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11) C. 49rv: estratto da Giovanni da Sa- membri della sua famiglia, attiva tra la Pu- crobosco, Sphaera mundi. glia e Napoli.30 Nella silloge compaiono an- che oroscopi realizzati su commissione di 12) Cc. 50r-53r: Qalònimus ben Dawìd, non ebrei. “Il signore più elevato” cui è de- estratti di astronomia e astrologia. Alla c. 53r stinato il pronostico al termine del codice compare una tavola delle mansioni lunari. potrebbe essere Ludovico Sforza (il Moro), duca di Bari. 13) Cc. 59r-65v: Giovanni Regiomonta- Si notano soprattutto commenti alle Ta- no, Tavole astronomiche, traduzione latino- vole Alfonsine,31 tra cui quello di Àbba Marì ebraica di Qalònimus ben Dawìd. ben Eliyyà Halfàn, consuocero di Qalòni- mos,32 quello di Mordekày Finzi33 e quello di 14) C. 66r: Hayyìm ben Dawìd Qalòni- mos, istruzioni per la costruzione di tavole a- 30 Come Qalònimos, anche suo padre Dawìd fu medi- stronomiche. co e astronomo e difese l’astrologia nel solco dell’ortodossia e del rispetto per l’opinione dei filoso- 15) Cc. 67v-71v: Ibn Merwān (?), trattato fi. In un manoscritto trascritto a Monopoli nel 1506 e astronomico. oggi conservato a Vienna (Ms. Wien, Österreischi- sche Nationalbibliothek 55 [A. Z. Schwarz, Die he- bräischen Handschriften der Nationalbibliothek in Wien, 16) C. 72rv: Qalònimos ben Dawìd, oro- Wien 1925, n. LXVII, pp. 81-83], cc. 3r-4r) Dawìd scopo per la nascita del fratello Ya‘aqòv ben copiò una miscellanea di scritti dell’Andaluso conte- Dawìd Qalònimos (28 marzo 1458). nente una lettera inviata da Damasco in lode di Mai- mònide. Lo stesso Qalònimos, che nel 1484 aveva 17) Cc. 75v-84v: Qalònimos ben Dawìd, composto un commento alla Destructio destructionis trattato sulle natività per un committente ba- (Tahāfut at-tahāfut) di Averroè, indirizzato al figlio rese (19 dicembre 1491). Hayyim, tradusse dal latino in ebraico un’opera astro- nomica di Giovanni di Gmund (Mar’òt ha-kokavìm, Gli aspetti delle stelle, 1466, descrizione di uno stru- 18) Cc. 87r-119r: predizioni astrologiche mento astronomico inventato a Vienna nel 1417). per il 1494 e il 1495 per un nobile locale, indi- Dawìd ricoprì la carica di astrologo di corte a Napoli cato come “Il signore più elevato di tutti gli sotto il dominio di Ferdinando I d’Aragona (oltre a altri principi del nostro tempo, di un’antica quello di archiatra reale) e allo stesso monarca dedicò famiglia di stirpe reale, imparentato con la nel 1464 due trattati astrologici, il più breve dei quali, di evidente carattere messianico, sulla congiunzione di monarchia.” Saturno e Giove. Si veda anche Moritz Steinschnei- der, Die hebräischen Übersetzungen des Mittelalters und Si osserva come la miscellanea consti di die Juden als Dolmetscher, Berlin 1893 (ristampa Graz una raccolta di tavole astronomiche e opere 1956), pp. 636-637. 31 Ivi, par. 388. di astrologia giudiziaria, in parte tradotte dal 32 latino dallo stesso copista, Qalònimos, e in Il manoscritto dovette restare a lungo all’interno della famiglia, probabilmente insieme ad altri codici parte composte per l’uso personale di alcuni

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Giovanni di Sassonia.34 Insieme a opere del già citato ‘Immanu’èl ben Ya‘aqòv Tov ‘È- lem (Bonfils), si rileva la presenza di estratti in ebraico, evidentemente eseguiti per uso personale, del De sphaera di Giovanni da Sa- crobosco,35 della Theorica planetarum di Ge- org Purbach36 e della versione ebraica di venti tavole astronomiche di Giovanni Re- giomontano,37 tutti testi diffusamente studia- ti e commentati all’epoca della composizione del codice, quando gli originali latini erano accessibili anche sulla base di edizioni a stampa. L’astrologia rinascimentale, nei suoi due aspetti più noti – popolare e colto – ,38 fu dunque estremamente cara agli intellettuali ebrei attivi in Italia che, continuarono, anco- ra per tutto il XVI secolo, a speculare sulle influenze degli astri seguendo la tradizione dei secoli precedenti e adattando al proprio patrimonio le più recenti tendenze intellet- tuali del mondo non ebraico.

conservati nella biblioteca di Eliyyà Menahèm Halfàn, che ne avrebbe copiato fedelmente il contenuto, anche se in ordine diverso, nel Ms. Budapest, Magyar Tu- domanyos Akademia, Kaufmann A 508. 33 Steinschneider, Die hebräischen Übersetzungen, p. 625. 34 Ibid., pp. 637-638. 35 Ibid., pp. 642-643. 36 Ibid., pp. 639-641. 37 Ibid., pp. 642-643. 38 Eugenio Garin, Magic and Astrology in the Civiliza- tion of the Renaissance, in Id., Science and Civil Life in the Italian Renaissance, Garden City, NY, 1969, pp. 145-165.

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Picatrix a Schifanoia. Un’interpretazione dalle tre enigmatiche immagini dei “decani”; nella fascia superiore, trionfano i grandi dèi magico-astrologica del Salone dei Mesi dell’Olimpo greco, che hanno qui sostituito la tradizionale reggenza delle divinità plane- Marco Bertozzi tarie. Dipartimento di Scienze Umane Università di Ferrara (Italia)

alazzo Schifanoia, Ferrara, Salone dei Mesi: in questo straordinario luogo, simbolo estremo del primo PRinascimento, non si celebra solo l’im- maginario astrologico, ma l’intero ritorno dell’Antico: i suoi miti, il suo pensiero, le sue filosofie. È qui condensato, in forme sia rea- listiche che fantastiche, l’universo artistico e letterario di una delle corti italiane più raffi- nate del tempo, dove si coltivava un umane- simo che sapeva recepire, ricreare e diffon- dere il senso anche delle più antiche tradi- zioni astrologiche.

Il Salone, di cui restano ancora integri set- Francesco del Cossa: Mese di Marzo, segno zodiacale dell’Ariete (Ferrara, Pa- te scomparti, fu affrescato, per volontà di lazzo Schifanoia, Salone dei Mesi). Borso d’Este, nel periodo 1469-1470. Il mo- numentale calendario astrologico era in ori- Punto di riferimento per l’interpretazione gine formato da dodici scomparti, numero del ciclo pittorico resta, ancora oggi, il lavo- corrispondente ai mesi dell’anno e ai segni ro del grande storico della cultura Aby dello zodiaco. Gli scomparti sono ripartiti in Warburg. Egli presentò al decimo congresso tre fasce parallele: nella fascia inferiore degli internazionale di storia dell’arte, svoltosi a affreschi è messa in scena la vita di corte ai Roma nel 1912, il suo memorabile contributo tempi di Borso d’Este, il magnifico principe Arte italiana e astrologia internazionale nel 1 di Ferrara, rappresentato attraverso il mani- Palazzo Schifanoia di Ferrara : tale relazione festarsi della sua principale virtù, la giustizia; nella fascia mediana, ogni segno dello zodia- 1 A. WARBURG, Italienische Kunst und internationale co, in posizione centrale, è accompagnato Astrologie im Palazzo Schifanoja zu Ferrara, in L’Italia e

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«costituì il momento culminante del conve- giunto il testo arabo e la versione tedesca di gno e della carriera pubblica di Warburg»2. un capitolo tratto dall’Introductorium in a- Quattro anni prima, studiando il libro di stronomiam dello scienziato e astrologo arabo Franz Boll, Sphaera3, Warburg era riuscito a Albumasar, considerato nel Medioevo e nel identificare la prima delle inquietanti figure Rinascimento una delle più grandi autorità che compaiono nella fascia centrale degli af- in campo astrologico4. Nella sua Introduzio- freschi. Era così ristabilito il contatto fra le ne, composta a Bagdad intorno alla metà del descrizioni tramandate dalla letteratura a- IX secolo, si trovano descritte le immagini strologica e le enigmatiche immagini di dei trentasei decani (i signori dei dieci gior- Schifanoia. ni) secondo tre versioni: persiana, indiana e In appendice al libro di Boll, una magi- greco-tolemaica. Ciascuna di queste figure, strale ricostruzione della cosiddetta sphaera di probabile origine egizia, occupa dieci gra- barbarica di Teucro il babilonese (I secolo di dell’eclittica zodiacale. Non si tratta, tut- a.C.), l’orientalista Karl Dyroff aveva ag- tavia, di una semplice unità di calcolo: con il termine “decano” si deve intendere una figu- l’Arte straniera, Atti del X Congresso Internazionale ra di origine divina, in cui si riflettono gli at- di Storia dell’Arte (Roma 1912), Unione Editrice, tributi di stelle e costellazioni che transitano Roma, 1922, pp. 179-193; rist. in ID., Gesammelte (si levano e tramontano) in quella definita Schriften. Die Erneuerung der heidnischen Antike. Kul- sezione di spazio celeste5. turwissenschaftliche Beiträge zur Geschichte der europäi- schen Renaissance, a cura di G. Bing, Leipzig-Berlin, Leggendo il testo di Albumasar, Warburg Teubner, 1932, II, pp. 459-481 e pp. 627-644 (note in- riuscì a trovare, proprio nella descrizione tegrative); trad. it. Arte italiana e astrologia internazio- della sfera indiana, la traccia che lo ricondu- nale nel Palazzo Schifanoia di Ferrara, in M. BER- ceva all’immagine del primo decano TOZZI, La tirannia degli astri. Gli affreschi astrologici dell’Ariete di Schifanoia, l’ormai celebre “vir di Palazzo Schifanoia, Livorno, Sillabe, 1999, pp. 84- niger” (che egli identificò, sia pure discuti- 111 (testo di Warburg) e pp. 112-127 (note di E. Jaffé, Testi per l’analisi delle figure dei decani). Cfr. anche M. bilmente, con la costellazione greca di Per- BERTOZZI, Il funambolo e la sua corda: Aby Warburg e il primo “decano” dell’Ariete, in Aby Warburg e le me- 4 Ivi, pp. 482-539. tamorfosi degli antichi dèi, a cura di M. Bertozzi, Mo- 5 Alle due diverse tripartizioni dei segni zodiacali in dena, Panini, 2002, pp. 20-35; ID., Aby Warburg a Pa- decani e facies (una personificazione dei pianeti, cia- lazzo Schifanoia: cent’anni dopo, «Schifanoia» (rivista scuno dei quali ha come destino di mostrare il suo dell’Istituto di Studi Rinascimentali di Ferrara), 42-43, “volto”, prosopon in greco, in un particolare decano), 2013, pp. 169-185. la tradizione astrologica aggiunge anche la dottrina 2 E. GOMBRICH, Aby Warburg. Una biografia intel- dei paranatellonta, cioè delle costellazioni che transita- lettuale (1970), trad. it. Milano, Feltrinelli, 1983, p. no nello spazio degli stessi decani. Per informazioni 168. più dettagliate, si rinvia (oltre al classico testo di W. 3 F. BOLL, Sphaera. Neue grieschische Texte und Un- GUNDEL, Dekane und Dekansternbilder, Glückstadt- tersuchungen zu Geschichte der Sternbilder, Leipzig, Hamburg, Augustin, 1936) a M. BERTOZZI, La ti- Berlin, 1903. rannia degli astri, cit., e alla bibliografia ivi raccolta.

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seo): «Gli indiani affermano che in questo Inoltre, Warburg ebbe modo di identifi- decano si leva un uomo di carnagione scura, care anche l’erudito ispiratore degli affre- dagli occhi rossi, di alta statura, forte corag- schi. Adolfo Venturi aveva pubblicato una gio ed elevati sentimenti. Egli porta lettera di Francesco del Cossa a Borso un’ampia veste bianca, cinta in mezzo da una d’Este, in data 25 marzo 1470. L’artista, ri- corda; è adirato, sta dritto, custodisce e os- vendicando in questa lettera la paternità di serva»6. Il decano di Schifanoia, diversamen- «quili tri campi verso l’anticamera» (gli te dal testo di Albumasar, indossa giacca e scomparti che si riferiscono ai mesi di marzo, pantaloni bianchi stracciati e tiene, con la aprile e maggio), si lamentava del trattamen- mano sinistra, un capo della corda annodata to a lui riservato dai responsabili dei lavori, in vita . cioè Pellegrino Prisciani «et altri», che lo a- vevano «apparagonato al più tristo garzone de Ferara». Un’attenta analisi di questa lette- ra, che attestava l’intervento del Cossa nei primi tre scomparti del Salone, diede dunque l’opportunità a Warburg di mettere in evi- denza la figura di Pellegrino Prisciani, astro- logo, bibliotecario e storiografo degli Esten- si. Egli, in una lettera del 27 ottobre 1487 (che Warburg pubblicò in appendice al suo saggio) scriveva a Eleonora d’Aragona, du- chessa di Ferrara, che se ella intendeva vede- re esauditi i suoi desideri, doveva pregare durante la ormai prossima e favorevole con- giunzione di Giove con il caput draconis (il nodo ascendente della luna, punto d’in- tersezione dell’eclittica con l’orbita lunare). Prisciani, per questo responso, si richiamava all’autorità indiscussa di alcune grandi figure

Il primo decano dell’Ariete (Ferrara, Palazzo Schifanoia, Salone dei Mesi). della tradizione astrologica: Albumasar, Pie- tro d’Abano e Manilio. Proprio a Pietro d’Abano è attribuita una sistemazione latina (1293) di Albumasar, mediata dalla versione ebraica di Ibn Ezra e il poema di Manilio (A- 6 BOLL, Sphaera, cit., p. 497; WARBURG, Arte ita- stronomica, II, vv. 439-447) è la fonte certa liana e astrologia internazionale nel Palazzo Schifanoia dello zodiaco olimpico di Schifanoia, l’unica di Ferrara, cit., p. 90. a proporre la tutela della coppia Giove-

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Cibele per il mese di luglio (che ha come se- l’ideatore del programma doveva avere a di- gno zodiacale il Leone). Dunque, Pellegrino sposizione una ricca biblioteca di manoscrit- Prisciani poteva essersi basato sulle stesse ti, specializzata in decani… Eppure, nelle bi- autorevoli fonti quando, circa vent’anni blioteche degli Estensi non si registrano prima della lettera, aveva predisposto la tracce evidenti di questa speciale documen- complessa tessitura degli affreschi7. tazione astrologica. Tuttavia, è bene aggiungere, non è stato Le ampie indagini, svolte in precedenza, finora possibile rintracciare un’unica lista di hanno comunque consentito di risalire decani, che trovi plausibile corrispondenza all’origine stellare dei decani di Schifanoia, alla serie delle ventuno immagini superstiti decifrando le stratificate incrostazioni di cui di Schifanoia. In effetti, bisogna fare appello li avevano rivestiti le varie tradizioni astro- ad una numerosa serie di versioni e compen- logiche, incontrate nel corso di secolari e av- di latini di Albumasar o al trattato di magia venturose migrazioni8. L’interpretazione del talismanica Picatrix, per trovare descrizioni primo decano dell’Ariete, il famoso “vir ni- parallele a quelle dei decani di Ferrara. ger”, resta ancora la più difficile e contro- versa. Warburg, fissato lo sguardo sul pathos espresso dalla potenza figurativa di questa immagine, volle riconoscervi un travesti- mento dell’antica costellazione greca di Per- seo. Egli rimase sempre tenacemente fedele a questa identificazione, finendo poi per im- medesimarsi nel destino stesso di tale figura, Picatrix: i tre decani dell’Ariete (Cracovia, Biblioteca Jagellonica, MS 793, p. anche se non poche erano le rotture negli 359). strati evolutivi della storia di questo “reperto fossile”, per dimostrare con sufficiente chia- Questo significa che l’erudito consigliere- rezza la continuità simbolico-figurativa astrologo degli artisti di Schifanoia dispone- dell’eroe greco che torna vittorioso dalla lot- va di un compendio oggi perduto, oppure ne ta contro il mostro. Perseo doveva diventare aveva compilato uno per l’occasione, senza l’incarnazione ideale dell’homo victor. scegliere un’unica lista di decani, ma selezio- Con questa immagine (l’identificazione di nando di volta in volta le figure da illustrare Perseo con il primo decano dell’Ariete di sulle pareti della Sala. In questo caso, Schifanoia) Warburg aveva stabilito un suo personale legame, diventato ancora più forte 7 Cfr. M. BERTOZZI, “Caput Draconis”: i consigli a- dopo la prima guerra mondiale, quando si strologici di Pellegrino Prisciani alle principesse d’Este, in La parola e l’immagine. Studi in onore di Gianni 8 Per una dettagliata analisi di tutti i ventuno decani Venturi, a cura di M. Ariani et al., Firenze, Olschki, superstiti di Schifanoia, cfr. BERTOZZI, La tirannia 2011, pp. 245-251. degli astri, cit., pp. 112-127.

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manifestò la malattia psichica da cui riuscì Hinc fuga nascentum, dolus insidiaeque creantur, poi così faticosamente a riemergere9. La va- grassatorque venit media metuendus in urbe. lenza simbolica di tale immagine aveva ac- Et, si forte aliquas animus consurget in artis, in praerupta dabit studium, vendetque periclo quistato una così grande rilevanza, poiché ingenium, ac tenuis ausus sine limite gressus egli «vi scorgeva il suo proprio destino ri- certa per extentos ponet vestigia funes flesso nella vicenda di quell’eroe, stregato e et caeli meditatus iter vestigia perdet trasformato al punto da essere ormai irrico- et praeceps pendens populum suspendet ab ipso. noscibile, ma per tornare, alla fine, trionfan- te»10. Traduciamo così i versi di Manilio: «La Quale punto di riferimento stellare po- costellazione dell’inginocchiato, denominata trebbe celarsi in questa misteriosa e funam- dai Greci Engonasin e la cui origine resta bolica figura? Con gli ultimi gradi dei Pesci, sconosciuta, sorge dalla parte destra del cielo si leva (secondo la tradizione attestata da insieme agli ultimi gradi dei Pesci. Chi na- Teucro il babilonese, Manilio e Firmico Ma- scerà sotto la sua influenza sarà incline alla terno, ma senza alcun reale riscontro astro- fuga, all’inganno, alle insidie e diventerà un nomico) una strana costellazione fantasma, a temibile rapinatore all’interno della città. E, cui anticamente non veniva attribuito un se il suo animo lo spingerà a intraprendere nome proprio. Si tratta di Engonasin, l’in- qualche arte, egli sarà predisposto a imprese ginocchiato, misteriosa costellazione che ve- rischiose, dedicherà al pericolo il suo talento niva descritta in posizione rovesciata, con i e, affrontando il vuoto, poggerà con sicurez- piedi in alto e la testa in basso. Questa figura za i suoi piedi su una fune tesa; poi, spingen- capovolta suggeriva a Manilio (Astronomica, dosi verso il cielo, abbandonerà l’appoggio V, vv. 645-655) un curioso responso: i nati e, appeso alla corda, con la testa in giù, terrà sotto l’influsso di tale costellazione divente- gli spettatori col fiato sospeso e gli occhi le- ranno abili funamboli, destinati a compiere vati su di sé». in aria spericolate evoluzioni, rimanendo pe- Non ci sfugga l’importanza stellare del rò sospesi alla corda su cui eseguono le loro dettaglio: la fune dell’acrobata non può che acrobazie: riferirsi a quel lungo nastro annodato che collega i due Pesci dell’omonima costella- Nixa genu specie et Graio nomine dicta zione zodiacale (Engonasin è posto nella par- Engonasin, cui nulla fides sub origine constat, te estrema dei Pesci, ai confini dell’Ariete). dextra per extremos adtollit lumina Pisces. Inoltre, alla luce della sorprendente previ- sione di Manilio, si comprende meglio lo 9 L. BINSWANGER, A. WARBURG, La guarigione strano Perseo descritto da Teucro “con la te- infinita. Storia clinica di Aby Warburg, a cura di D. sta all’ingiù” (katakephala), perché tale attri- Stimilli, Venezia, Neri Pozza, 2005. buto si riferisce proprio alla posizione capo- 10 GOMBRICH, Aby Warburg. Una biografia intellet- volta di Engonasin. In un testo della tradi- tuale, cit., p. 224. zione ermetica (il Liber Hermetis), la descri-

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zione di Perseo risulta ancora più chiara: hakim (il fine del saggio) fu pubblicato da «Perseus volans, caput habens inferius et pe- Hellmut Ritter nel 1933. Una versione tede- des superius, ostendens Ceto caput Gorgo- sca dell’originale arabo fu in seguito edita, nis» (Perseo in volo, con la testa in basso e i con ricche annotazioni, dallo stesso Ritter e piedi in alto, mentre fa vedere al mostro ma- da Martin Plessner. Infine, l’edizione critica rino la testa della Medusa)11. di Picatrix latinus (a cui, per lungo tempo, Si può ragionevolmente pensare, dunque, aveva lavorato Elsbeth Jaffé su incarico di che il primo decano dell’Ariete di Schifanoia Warburg) è uscita nel 1986, grazie alle cure si debba mettere in rapporto con la comples- di David Pingree, in una collana di studi sa configurazione Perseo/Engonasin, consi- dell’Istituto Warburg di Londra13. derando che la fune annodata in vita, di cui il “vir niger” tiene un capo con la mano sini- stra, si riferisce al Nodus Piscium (la stella 119-129 (testo parzialmente ristampato in M. BER- TOZZI, L’astrologia di Schifanoia e i talismani di Pica- Alresha, alpha Piscium), trovando così un trix, Bologna, Baiesi, 2008). preciso orientamento stellare e una spiega- 13 Cfr. Picatrix. The latin version of the Ghayat al- zione del funambolico responso di Manilio: hakim, a cura di D. Pingree, London, The Warburg una stretta connessione tra scienza astrono- Institute, 1986. Il testo arabo fu all’inizio attribuito mica e astrologia oracolare. dagli studiosi al matematico e astronomo Maslama al- Abbiamo fin qui voluto ricordare, in sin- Magriti. Oggi i filologi ritengono improbabile tale at- tribuzione, sia perché il testo rinvia a un autore vissu- tesi, alcune informazioni (ormai ben note) to circa mezzo secolo dopo, sia perché il Ghajat rivele- sui problemi relativi al contenuto astrologico rebbe scarse conoscenze matematico-astronomiche, degli affreschi. Tale premessa si rendeva ne- circostanza che sarebbe in contrasto con le altre opere cessaria per richiamare l’attenzione su Pica- attribuite allo stesso al-Magriti (cfr. V. PERRONE trix, una delle fonti più interessanti COMPAGNI, Picatrix latinus. Concezioni filosofico- dell’intero ciclo ferrarese. Questo trattato di religiose e prassi magica, «Medioevo», I, 1975, pp. 237- 337). L’autore deve dunque considerarsi a tutt’oggi magia astrologico-talismanica fu riscoperto e sconosciuto. Anche il termine “Picatrix”, con cui nei studiato da Aby Warburg e dalla sua scuo- manoscritti latini si trova indicato l’anonimo autore, la12. L’originale manoscritto arabo Ghajat al- non è stato ancora ben chiarito. Pingree, l’editore del testo latino, si dichiarava poco convinto del tentativo 11 BERTOZZI, La tirannia degli astri, cit., pp. 42-45. di identificare Buquatris=Picatrix con qualche autore 12 Cfr. F. SAXL, Le raffigurazioni dei pianeti in Oriente greco, come Ippocrate o Harpokration (su queste ipo- e in Occidente (1912), trad. it in ID., La fede negli astri, tesi, cfr. H. & R. KAHANE, A. PIETRANGELI, a cura di S. Settis, Torino, Boringhieri, 1985, pp. 63 Picatrix and the talismans, «Romance Philology», sgg., pp. 133-142 e pp. 455-466 (si veda la Nota di Aby XIX, 1966, pp. 574-593). Si veda inoltre Warburg, p. 464, n. 98). Riprendo, in parte, un mio l’interpretazione di J. THOMANN, The name Pica- precedente articolo, Geroglifici del fato. La magia dei trix. Transcription or translation?, «Journal of the War- talismani di Picatrix e l’astrologia di Palazzo Schifanoia burg and Courtauld Institutes», LIII, 1990, pp. 289- a Ferrara, in Il talismano e la rosa. Magia ed esoterismo, 296 (secondo cui Picatrix potrebbe essere la traduzio- a cura di C. Gatto Trocchi, Roma, Bulzoni, 1992, pp. ne latina di “Maslama”, il presunto autore arabo). Per

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Il testo arabo, composto intorno alla me- mostrabile, non solo a proposito della fascia tà del secolo XI, in terra di Spagna, venne mediana: «Anche i particolari della sfera “o- fatto tradurre in castigliano da Alfonso “el limpica”, sulla fascia superiore degli affre- Sabio” nel 1256 e si diffuse in Occidente at- schi, hanno subito l’influsso della demono- traverso una versione latina. Si tenga presen- logia orientale, da cui dipendono totalmente te che Picatrix non è solo un ampio trattato le immagini della fascia mediana: una parte di magia pratica, un puro e semplice manuale degli animali, sugli affreschi, è posta in rap- in cui sono minutamente descritte le modali- porto magico-simpatetico, più che mitologi- tà tecniche con cui costruire i talismani. «Il co, con le divinità (…) Picatrix associa a testo della versione latina, dipendente da Venere le lepri e i numerosi uccelli, a Sol- quella spagnola, risulta sensibilmente diver- Apollo i falchi, a Mercurio le scimmie e i lupi so dall’originale: spesso abbreviato, con tagli (che non sono attestati, in tale rapporto, da numerosi, con l’omissione di interi capitoli. nessun’altra fonte conosciuta in questo peri- Resta il fatto che gli scrittori medievali e ri- odo); persino il pavone, che sulla destra nascimentali usarono tale versione, attraver- dell’affresco di Sol-Apollo spunta per metà so la quale ebbero accesso a tesi e a teorie da dietro una roccia, si potrebbe interpretare che, mentre risalgono al pensiero ellenistico, con l’espressione “et est particeps in pavoni- presentano l’eredità greca variamente com- bus” di Picatrix»15. binata con temi, non solo arabi, ma di vaste È interessante notare che Picatrix inseri- aree delle culture orientali. Proprio per que- sce la descrizione dei trentasei decani nel se- sto Picatrix, anche se opera in genere trascu- condo libro, in cui si parla «delle figure cele- rata dagli storici del pensiero, è fonte di e- sti e dei loro effetti in questo mondo». A stremo rilievo per rendersi conto del moto delle idee fra la fine del Medioevo e il primo 15 Rinascimento. Né il suo interesse può esau- Nota di F. SAXL, in WARBURG, Gesammelte Schriften, cit., p. 640. Cfr. Picatrix latinus, III, 1, 6-8 rirsi in contributi iconologici; dalla storia (pp. 93-94, ed. Pingree). Esiste un manoscritto, che della metafisica neoplatonica alle discussioni contiene alcuni excerpta di Picatrix, copiato a Ferrara astronomiche, dalla teoria dell’intelletto a da un certo Ro. Bo. il 30 luglio 1487 (London, Wel- questioni di alchimia, dalla liturgia “pagana” lcome Institute for History of Medicine, 128); cfr. ai talismani e agli amuleti, Picatrix impegna PINGREE, Picatrix latinus, cit., pp. LXII-LXVI. zone molto varie della storia della cultura»14. Non sempre i decani di Picatrix si avvicinano alle immagini di Schifanoia: cfr. Picatrix latinus, II, 2, 2 L’influenza di Picatrix sulla tessiture degli (pp. 33-34, ed. Pingree); II, 11 (pp. 74-79, ed. Pingre- affreschi di Schifanoia si è rivelata ormai di- e). Ci sono, tuttavia, almeno due decani ferraresi che trovano specifico riscontro solo nelle descrizioni for- la bibliografia più recente, cfr. nite dal testo latino di Picatrix: il primo decano della http://en.wikipedia.org/wiki/Picatrix. Vergine e il primo della Bilancia (cfr. JAFFÉ, Testi 14 E. GARIN, Un manuale di magia: “Picatrix”, in per l’analisi delle figure dei decani, cit., pp. 119-120 e ID., L’età nuova, Napoli, Morano, 1969, pp. 396-397. pp. 121-122) [FIGURE 4-5 e 6-7].

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questa scienza delle immagini è affidato il presso quella immagine, ed egli mi mostrò compito di svelare le virtù e i poteri dei tali- un anello d’oro con sigillo che aveva una smani. Il libro secondo, che deve mostrare pietra di bezahar16 rappresentante l’immagine come si possa attingere a questa scienza, si di uno scorpione. Gli chiesi allora che cosa apre, significativamente, con il nono afori- fosse quella immagine e attraverso quali se- sma del Centiloquium dello pseudo- grete influenze agisse. Egli mi rispose che Tolomeo: «omnia huius mundi celestibus quella figura era stata fatta mentre la Luna si obediunt formis». Infatti, commenta Pica- levava nel secondo decano (in secunda facie) trix, tutti i sapienti si trovano d’accordo nel dello Scorpione; e questo era il segreto, la ritenere che ogni cosa dipende dal moto de- forza di quel sigillo. Così mi riferì quel sag- gli astri e dai loro influssi; qui risiedono le gio. Ed io creai un talismano (ymaginem) radici stesse della magia. con quella figura, nel momento indicato, e lo Segue poi un brano, di notevole sugge- impressi con l’incenso e tutte le altre cose stione, che costituisce una sorta di premessa illustrativa alla dottrina dei talismani. 16 Su questa storia, che doveva essere ben conosciuta, L’autore di Picatrix racconta, come esempio, cfr. anche MARSILIO FICINO, De Vita, III, 13. La ciò che aveva appreso da un sapiente mago, latinizzazione (lapis bezaar) del termine arabo- il quale, quando dimorava in Egitto, aveva persiano significa, in realtà, antidoto. Cfr. M. FICI- incontrato un giovane, che proveniva NO, Three Books on Life, edizione critica con trad. in- glese, a cura di C. V. Kaske e J. R. Clark, Bingham- dall’India ed era assai esperto in queste ton-New York, The Renaissance Society of America, scienze: «mentre egli e quel giovane stavano 1989 (alle cui utili note si rinvia, per le informazioni conversando, udirono la voce di un uomo relative al brano di Ficino qui menzionato). Marsilio che si lamentava per la puntura velenosa di Ficino, a causa delle sue cattive condizioni di salute, uno scorpione, come se stesse morendo. Il aveva chiesto a Michele Acciari di scrivere una lettera giovane, udito ciò, estrasse dalla borsa un a Filippo Valori, per fargli sapere che non poteva pre- stargli Picatrix, perché lo aveva già restituito al suo panno in cui erano avvolti molti talismani legittimo proprietario. Lo stesso Ficino, avendo ap- (sigilla), che emanavano odore di incenso. E profondito lo studio del manoscritto, gli suggeriva di ordinò che uno di questi gli fosse sommini- leggere il terzo dei suoi libri De vita (il De vita coelitus strato come pozione e, così disse, egli sareb- comparanda), dove aveva compendiato quanto di utile be subito guarito. Ed io, desideroso di impa- aveva potuto ricavare da Picatrix (certo, scritto me- rare, mi alzai per compiere l’esperimento e glio e in modo più chiaro), tralasciando però tutte quelle futili e vane dottrine lì contenute e condannate presi il talismano (sigillum) dalle sue mani e dalla religione cristiana. Cfr. D. DELCORNO lo somministrai come pozione, secondo BRANCA, Un discepolo del Poliziano: Michele Acciari, quanto era stato ordinato; e subito le grida e «Lettere Italiane», XXVIII, 1976, pp. 470-471; E. i dolori si placarono e l’uomo fu guarito. In- GARIN, Postille sull’ermetismo del Rinascimento, «Ri- tanto io avevo osservato il talismano (sigil- nascimento», XVI, 1976, pp. 245-249; KASKE E lum); ed in esso vi era incisa la figura di uno CLARK, Introduzione a M. FICINO, Three Books on Life, cit., pp. 45-46 e p. 85. scorpione. Gli chiesi con che cosa avesse im-

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che si dovevano imprimere, e così facevo co- Le immagini dei talismani, per poter “avvin- se straordinarie di fronte alle quali tutti re- cere”, devono risultare composte da tutti stavano meravigliati»17. quei “corpi” di cui è riconosciuta la relazio- La pratica magica costituisce dunque il fi- ne di “simpatia” con la relativa divinità a- ne, lo scopo del sapiente, ma è il risultato di strale; e tali “corpi” devono essere messi in- un lungo e difficile percorso speculativo, sieme nel momento astrologico opportuno. poiché il filosofo-mago, per intervenire atti- Usando dunque il calcolo, le giuste erbe, vamente, deve prima aver raggiunto una co- pietre e certe suffumigazioni, gli spiriti vitali noscenza totale e completa del mondo e dei saranno attratti e avvinti dalle immagini stes- segreti rapporti di “simpatia” che regolano il se create dal sapiente filosofo-mago. E il po- fluire della vita nell’intero universo18. La co- tere di questa conoscenza è simile a quello noscenza filosofico-scientifica giustifica della pietra filosofale, dell’elisir, «che domina quindi l’intervento operativo e autorizza la la materia e alterandola la trasmuta in altra costruzione di talismani, il cui straordinario materia più pura; e così le immagini agisco- potere è autorizzato dalla “violenza”. no tramite la violenza»20. Picatrix interpreta, molto acutamente, il I giusti elementi, opportunamente mesco- termine talismano nel senso di “violator”, lati, si trasformano in un magico specchio, poiché l’immagine viene composta per otte- capace di costringere in modo irresistibile le nere il dominio e si può prevalere solo trami- forze astrali, di placarle e di porle al servizio te la violenza: «Et ymagines sapientes appel- dell’uomo. Come troviamo scritto nel Libro lant telsam, quod interpretatur violator sacro di Ermete ad Asclepio: «se onorerai quicquid facit ymago per violenciam facit et ciascun decano con la propria pietra, la pro- pro vincendo facit illud pro quo est composi- pria pianta e la relativa immagine, tu avrai in ta»19. L’efficacia del talismano è garantita tuo possesso un potente talismano. Poiché dalla conoscenza di precisi rapporti di calco- niente accade senza il volere dei decani, dato lo astronomico, per mezzo dei quali si stabi- che in esso il Tutto si compie»21. liscono gli influssi astrali delle armate celesti. Pellegrino Prisciani, l’erudito ideatore del programma degli affreschi di Palazzo Schi- 17 Picatrix latinus, II, 1, 1-2 (p. 32, ed. Pingree). Per le fonti, cfr. “Picatrix”. Das Ziel des Weisen von Pseudo- Magriti, a cura di H. Ritter e M. Plessner, London, 20 Ibid. Il testo arabo (nella versione tedesca) afferma The Warburg Institute, 1962, p. 56, in nota. che il senso del termine “talismano” è spiegato dalla 18 Il sapiente, secondo Picatrix, può accedere alla co- sua lettura al contrario, che significa appunto l’azione noscenza attraverso una rivelazione ermetica: la chia- violenta di una forza su un’altra; cfr. Picatrix, I, 2 (pp. ve di accesso alla scienza e alla filosofia appartiene alla 7-8, ed. Plessner). La fonte di questa interpretazione “natura perfetta”, all’angelo del filosofo (E. GARIN, risale all’alchimista arabo Gerber (ivi, p. 7, nota 6). Ermetismo del Rinascimento, Roma, Editori Riuniti, 21 A.-J. FESTUGIÈRE, La révélation d’Hermès Tri- 1988, pp. 41-51 e p. 78). smégiste. I: L’Astrologie et les sciences occultes (1950), 19 Picatrix latinus, I, 2, 1 (p. 5, ed. Pingree). Paris, Les Belles Lettres, 1983, p. 141.

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fanoia, traduceva e interpretava questo ge- tualmente in breve tempo gli sarà facta la nere di modelli culturali anche nelle lettere gratia»22. che inviava alle principesse delle corti di Ma è nell’analoga lettera inviata da Man- Ferrara e di Mantova, in cui esprimeva i suoi tova a Eleonora d’Aragona, già in preceden- consigli astrologici. Egli le invitava a confi- za menzionata, che troviamo un punto molto dare nella «meravigliosa possanza de la con- significativo. Affermava, infatti, Prisciani junctione del Capo del Dracone cum la salu- che «alcuni qualche volte soleno in questo tifera stella de Jove», perché solo in quel tempo fare sculpire in argento on alcuno me- preciso momento, tanto atteso e ormai vici- tallo la situazione del cielo in quello tem- no, le loro preghiere sarebbero state esaudi- po»23. Tuttavia, la preparazione di talismani te. non sembrava, in quella occasione, indispen- Così scriveva Prisciani a Isabella d’Este, il sabile: bastava evocare mentalmente le figu- cui consorte Francesco Gonzaga era stato re che si formano in cielo e pregarle, a tempo fatto prigioniero dai veneziani (lettera invia- debito e con le opportune parole, per otte- ta da Ferrara in data 15 agosto 1509): «tal nerne il favore (attivando così, “per violen- potente et benedecta constellatione, da A- za” avrebbe detto Picatrix, il loro interven- strologi et sapienti molti molte volte per to). molti et molti anni expectata, corre sabbato Le preghiere rivolte a Dio, infine, pote- prossimo futuro che serà a dì XVIII, del pre- vano essere esaudite ricorrendo alla decisiva sente mese de Augusto ad hore de horologio mediazione degli astri, che Prisciani conside- XXIII et minuti XXVII, cioè menuti III rava vere e proprie cause seconde. Ci tro- mancho de meza hora. Vostra celsitudine viamo di fronte, come si può ben capire, ad sabbato predicto (cusì piacendoli de fare), se una «curiosa mescolanza di cristianesimo e ne starà in quella più ardente devotione le paganesimo»24, che però doveva risultare poterà in sue oratione, et proximandosi a la particolarmente gradita alla raffinata corte di prenotata hora ingenochiata cum le mane conjuncte et ochi dirizati al celo, farà sua 22 F. GABOTTO, Bartolomeo Manfredi e l’Astrologia confessione cum il core dicendo: Confiteor, alla Corte di Mantova, Torino, La Letteratura, 1891, etc. Et doppo cum quelle più accomodate pa- pp. 36-38; A. LUZIO e R. RENIER, La coltura e le re- role le occorreranno, domandarà all’altis- lazioni letterarie di Isabella d’Este Gonzaga, «Giornale simo et paterno Dio, che se digni restituirli il storico della Letteratura italiana», XXXV, 1900, pp. 255-256. suo dilectissimo marito liber et sano, et cusì 23 WARBURG, Arte italiana e astrologia internazionale iterata la domanda sua per tre fiate, et effec- nel Palazzo Schifanoia di Ferrara, cit., p. 119. Cfr. BERTOZZI, “Caput Draconis”: i consigli astrologici di Pellegrino Prisciani alle principesse d’Este, cit., pp. 245- 251. 24 E. GARIN, Storia della filosofia italiana, I, Torino, Einaudi, 1978, p. 419.

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Ferrara, dove le dottrine magico-astro- di Toledo, come lo aveva ironicamente defi- logiche avevano trovato non solo un sicuro nito Rabelais27. rifugio, ma anche un importante momento di rielaborazione e di diffusione internazionale. Quanto a Picatrix, è interessante notare che la sua fortuna sarà sempre più rilevante e meno clandestina, rispetto al Quattrocento, 25 nei secoli seguenti . Da Marsilio Ficino, a Enrico Cornelio Agrippa, la sua fama si e- I tre decani della Vergine (Mese di Agosto, Ferrara, Palazzo Schifanoia, Salo- ne dei Mesi). Il primo decano della Vergine è una giovane donna di stenderà fino al Settecento, se è vero che una bell’aspetto, con capelli sciolti, spighe nella mano (destra), avvolta in antiche vesti, che tiene nella mano sinistra una melagrana. L’attributo della melagrana, copia ne venne sequestrata a Giacomo Casa- che manca in Albumasar, è attestato da Picatrix. nova, insieme ad altri manoscritti rilegati, quando fu arrestato e rinchiuso ai Piombi. «I volumi in questione (raccontava Casanova nelle sue Memorie) erano La clavicola di Sa- lomone, il Zecor ben (cioè lo Zohar), un Pica- trix e un Libro planetario contenente ampie istruzioni sulle ore propizie per fare i profu- mi e gli scongiuri per evocare demoni d’ogni grado. Tutti coloro che mi sapevano in pos- sesso di tali libri mi reputavano un mago e ciò non mi dispiaceva affatto»26. Casanova sembra dunque vantarsi di ave- re posseduto un Picatrix, segno che il mano- scritto, probabilmente privo della parte teo- rica e ridotto a formulario di magia cerimo- Picatrix: il primo decano della Vergine (Cracovia, Biblioteca Jagellonica, MS niale, si era ormai degradato a gioco e passa- 793, p. 388). tempo per salotti illustri o per le correnti oc- cultistiche della massoneria. Davvero una bella carriera per «le reverend père en Diable Picatris, recteur de la faculté diabologicque»

25 Cfr. V. PERRONE COMPAGNI, La magia ceri- moniale del “Picatrix” nel Rinascimento, «Atti dell’Accademia di Scienze Morali e Politiche di Napo- 27 F. RABELAIS, La tiers livre des faicts et dicts heroï- li», LXXXVIII, 1977, pp. 279-330. que du bon Pantagruel, XXIII, in Oeuvres completes, I, 26 G. CASANOVA, Storia della mia vita, II, a cura di a cura di P. Jourda, Paris, Garnier, 1962, p. 499. P. Chiara, Milano, Mondadori, 1984, p. 3.

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I tre decani della Bilancia (Mese di Settembre, Ferrara, Palazzo Schifanoia, Sa- lone dei Mesi). Il primo decano della Bilancia è un uomo che suona uno stru- mento a fiato, sorretto con la destra, e tiene con la sinistra un uccello capovolto (attributo mancante in Albumasar, ma attestato da Picatrix) legato ad un ba- stone, come se lo stesse pesando (allusione al segno zodiacale della Bilancia).

Picatrix: il primo decano della Bilancia (Cracovia, Biblioteca Jagellonica, MS 793, p. 389).

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Germana Ernst e Guido Giglioni al rinnovamento delle ricerche (eds.), I vincoli della natura. Magia e sull’ermetismo, nel capitolo sulla «presenza stregoneria nel Rinascimento (Caroc- dell’ermetismo nella magia neoplatonica du ci: Roma, 2012). Ficino e Agrippa», chiarisce questo punto: sebbene sia d’accordo con Brian P. Copen- on è possibile presentare dettaglia- haver nel dire che «le categorie metafisiche tamente tutti i temi e i capitoli di sulle quali venne costruendosi la magia natu- questo libro che si apre con una rale di Ficino sono quelle del neoplatoni- suggestivaN introduzione degli editori. Ci si smo», la studiosa mostra che «l’ermetismo può soffermare su tre temi importanti relati- fornì a questo progetto la sua legittimazione vi agli sviluppi più o meno recenti della sto- religiosa». riografia della magia e della stregoneria del Altri aspetti di questo nuovo atteggia- Rinascimento. mento sia teorico sia pratico sono offerti dal Nel suo articolo «La magia rinascimentale capitolo redatto da Jennifer Spinks sulle ope- e le tensioni della prima modernità», Guido re di Joseph Grünpeck, relative ai prodigi, Giglioni richiama alcuni grandi presupposti portenti o segni naturali o profetici, e dedi- della magia rinascimentale, come è concepita cate nel 1501 e nel 1508 all’imperatore Mas- da filosofi come Marsilio Ficino : «l’ani- similano I, e dal contributo di Laura Balbiani mazione universale», cioè una idea vitalistica sulla letteratura dei segreti. È anche nel con- della natura, come se la natura fosse un testo di un mondo « armonico » che si capi- «grande animale», la «corrispondenza analo- scono i vari aspetti del potere della musica gica tra le varie sfere dell’essere», l’impor- (potere profetico, potere magico, potere tanza del «concetto di somiglianza naturale contro il diavolo…) studiati da Laurence tra originale e copia», tra il mondo sublunare Wuidar. e sensibile e il mondo sovralunare, la media- L’immaginazione fu una delle vie per giu- zione dall’anima mundi dei platonici, quella stificare una magia «naturale». Di recente, dello spirito (spiritus) che deve intendersi diversi lavori sul potere dell’immaginazione come «materia spirituale», come dice Ficino nel Medioevo e nel Rinascimento sono stati – «un vero e proprio ossimoro concettuale». pubblicati : si può pensare, per esempio, al La magia ficiniana che offre la cornice di ri- volume a cura di Maria Bettetini e Francesco ferimento ai pensatori come Cornelio A- Paparella, Immaginario e immaginazione nel grippa, sembra derivare i suoi principi da medioevo (Louvain-la-Neuve, 2009) che in- fonti neoplatoniche. Ma dopo gli studi di clude un importante articolo di V. Perrone Garin, Walker e Yates, si è aperto un acceso Compagni sulle dottrine relative al ruolo dibattito sul contributo dottrinale dell’er- dell’immaginazione nei casi di azione a di- metismo e sulla nuova teoria della magia. stanza. Ma Guido Giglioni nel capitolo Vittoria Perrone Compagni, che ha contri- « Magia e i poteri dell’immaginazione» si buito insieme al compianto Paolo Lucentini sofferma su altri tre aspetti. Il primo consiste

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nella capacità di elaborare mondi immagina- sione». Insomma, il diavolo è capace così di ri: Cesare Cesalpino spiega nelle sue Quae- «duplicare e ammantare la creazione di Dio di stiones peripateticae (1571) che un simulacro». Non solo il potere di illusione l’immaginazione «può cogliere degli aspetti non diminuisce agli occhi dei demonologi la della realtà che sono ancora in formazione» e capacità di nocività del diavolo, ma, «quei giustifica così in un modo naturalistico «la demonologi che sono più favorevoli nei con- facoltà del divinare o della profezia». Il se- fronti della tesi dell’illusione si affrettano a condo è il legame neoplatoneggiante tra im- stabilire che essa non diminuisce in nessun maginazione e stelle, ed è spiegato da Ficino, modo la colpevolezza degli stregoni ». per cui l’immaginazione è in grado di con- Questa riflessione sul potere del diavolo è formare l’anima e lo spirito alla vita e agli in- centrale nelle discussioni relative alla caccia flussi astrali. Il terzo, è la distinzione aristo- alle streghe che è il tema principale della se- telica tra «immaginare» e «credere». Si po- conda parte del libro. La questione della ge- trebbe dire – interpretando un po’ ciò che nesi della caccia alle streghe nell’ arco alpino scrive il Giglioni – che la concezione neopla- nel secondo quarto del XV secolo è stata del toniggiante – quella di Ficino – rende tutto rinnovata da ricercatori comme Pierette l’uomo più potente, perché egli con l’im- Paravy, Agostino Paravicini Bagliani, Marti- maginazione si connette con le potenze reali ne Ostorero, Kathrin Utz Tremp ed alcuni al- dell’universo, ma lo rende anche meno libe- tri. Come essi scrivono, il primo responsabile ro, mentre la concezione stettamente aristo- di questo fantasma e di questa caccia non fu la telica libera l’immaginazione ma elimina da chiesa ma piuttosto i tribunali laici. Ma dopo, essa in un certo modo il legame necessario come mostrano i capitoli di Vincenzo Lavenia con le potenze reali del mondo. e Matteo Duni riguardo all’epoca moderna, In quanto all’illusione demoniaca, molto gli inquisitori furono molto spesso i promoto- spesso è dato di trovare una contraddizione. ri risoluti di questo fantasma; e d’altronde fu- Nella magia medievale, quando il teologo rono molti anche gli oppositori laici. Come parla di illusione, non nega l’efficienza ha fatto di recente Martine Ostorero per il XV dell’operazione magica, ma solo l’inter- sec., Matteo Duni mostra la complessità dei pretazione magica della sua causalità. Nel ca- dibattiti intorno alla realtà del volo notturno e pitolo «Il simulacro illusorio del diavolo», Je- del sabba nell’epoca moderna. Intorno alla an Céard ricorda che, sia nel Rinascimento metà del Quattrocento le interpretazioni de- sia nel Medioevo, il potere di una creatura monologiche tendono molto spesso a diven- come il diavolo non può oltrepassare la natu- tare più strettamente realistiche e, nel Cin- ra. Ma questa «naturalizzazione del diavolo», quecento, uomini di legge e inquisitori si con- non significa una minimizzazione assoluta del trappongono su questo argomento: l’av- suo potere, perché, come fa capire Pierre de vocato piacentino Giovan Francesco Ponzi- Lancre, giudice francese dall’inizio del XVII nibio nel 1511 critica radicalmente l’at- sec., il diavolo ha un «enorme potere di illu- teggiamento dei teologi la cui dottrina sulle

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streghe contraddice «sia i principi del diritto rono la questione dei fantasmi e studia le dot- che quelli della natura» e spiega che «gli in- trine relative alla possessione e all’esorcismo. quisitori dovrebbero perseguire non le pre- Intorno alla stregoneria, due dibattiti sto- sunte streghe, ma chi crede che il volo e il riografici sono ben ricostruiti da Andrea Sag- sabba avvengano realmente». Ovviamente gi e Michaela Valente. Il Saggi chiarisce un questa posizione fu duramente rifiutata dagli falso paradosso: Jean Bodin, pensatore fran- inquisitori anche se molti dubbi sono potuti cese dello stato moderno e della tolleranza e nascere in alcuni inquisitori. Grandi autori, della pace religiosa, assume una posizione come Girolamo Cardano, Giovan Battista molto repressiva contro la stregoneria. Infatti Della Porta e Johann Wier, propongono una per il Bodin, la stregoneria si oppone alla interpretazione naturalistica della stregoneria. maestà divina, e quest’ultima è il «modello Nel Quattrocento l’ampliamento neopla- della sovranità regia». Quindi, la sua condan- tonico del concetto di natura (la «natura ma- na della stregoneria s’inserisce in una cornice ga» come ha affermato altrove Vittoria Per- politica : quella della difesa della sovranità rone Compagni) come una totalità animata, regia in uno stato moderno. La Valente mo- armonica e auto-efficiente fa sì che il criterio stra la non-pertinenza dell’approcio «gender» teologico di esclusione dei demoni dalla ma- alla caccia alle streghe: l’identità sessuale delle gia naturale sia superato. Quella natura infatti vittime è una conseguenza accidentale di un sembra includere non solo lo spirito di cui problema sostanziale (teologico), cioè lo sra- abbiamo parlato, ma anche gli spiriti, cioè i dicamento del male. demoni che hanno identità e statuti molto di- Sono poi presentate in modo sintetico le versi, come si legge nell’articolo «Angeli, questioni di rappresentazioni di maghi e stre- demoni, diavoli» redatto da Armando Maggi. ghe sia letterarie – come dimostra Nicholas Luca Belli nel Commento sopra il Convinto di Holland che insiste sulla dimensione pro- Platone, pubblicato in 1614, scrive dettaglia- priamente letteraria o meta-letteraria della tamente sui demoni (sempre con riferimento rappresentazione della magia in una opera al Di amore di Marsilio Ficino). Egli spiega come La tempesta di Shakespeare – sia icono- che non si deve fare confusione tra i demoni grafiche (Andrea Meyer). cattivi dei teologi e i demoni platonici che so- I vincoli della natura è un libro che ci può no «creature ragionevoli» in un «buonissimo offrire molti spunti di riflessione intorno ai senso». Esistono inoltre demoni che proven- significati della magia e della stregoneria del gono da diversi luoghi e di diversi gradi di Rinascimento, ora attraverso brevi sintesi, nobilità. ora nei singoli studi: significati sia filosofici Sulla scia della questione demonologica, sia culturali, all’intersezione degli studi di fi- Paolo Lombardi nel bel capitolo «Spettri e losofia e di storia. possessioni» chiarisce il concetto del «demo- Nicolas Weill-Parot niaco» con cui i teologi nel XVI sec., spiega- Université Paris-Est Créteil

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Germana Ernst e Guido Giglioni derazioni svolte nella Summa - che interpreta- (eds.), Il linguaggio dei cieli. Astri e no la divinatio, come una delle specie della su- simboli nel Rinascimento (Carocci: perstizione e delle arti magiche - lo studioso ci Roma, 2012). mostra come già l’Aquinate aveva distinto chiaramente la superstizione divinatoria e ma- el presentare i saggi che compon- gica dalla possibilità di conoscere e predire i gono il volume, opera di giovani futuri contingenti, gli eventi causali e tutto ciò ricercatori e di studiosi già am- che dipende dal libero arbitrio; in una seconda piamenteN conosciuti, i curatori Germana fase, poi Tommaso «sembra mantenere una Ernst e Guido Giglioni bene illustrano, posizione intransigente solo riguardo agli e- nell’Introduzione, i tratti fondamentali del di- venti accidentali, che sono sempre imprevedi- battito sull’astrologia nel Rinascimento, a bili. Quanto invece agli atti che dipendono da partire dal “devastante attacco” offerto dalle scelte volontarie, Tommaso apre alla possibi- Disputationes di Giovanni Pico della Miran- lità di una precognizione e di una predilezione dola, metaforicamente figurato come una legittima, anche se solo di natura congettura- “spietata macchina da guerra” volta a di- le» (p.32) come ben indicato dall’espressione struggere la credibilità stessa dell’astrologia. chiave della Summa che è appunto per certitu- Merito indiscutibile di questo polifonico dinem. concerto di voci critiche è quello di aver I due saggi successivi di Giuseppe Bezza messo in luce uno snodo teoretico non op- (L’eredità degli arabi e Le tecniche astrologiche) portunamente valorizzato sinora dalla lette- prestano invece attenzione all’importante que- ratura storiografica: la connessione problema- stione delle fonti medievali ed arabe ed in par- tica, o meglio il fondamentale trofismo sussi- ticolare pongono al centro dell’analisi il De- stente tra i vari saperi, astrologici, medici, cem Tractatus di Guido Bonatti, la cui fonte magici ecc. L’intento speculativo del volume principale resta Albumasar, con la relativa e appare dunque quello di un’articolata e accu- importante discussione epistemologica relati- rata «restitutio in integrum» dei molteplici a- va alla legittimazione dell’astrologia come spetti dei saperi astrologici, con l’importante scienza teoretica. risultato di riequilibrare una situazione assolu- L’operazione di confronto, chiarificazione tamente svantaggiosa per i saperi delle artes e e delimitazione di ambiti concettuali prose- delle scienze nell’Umanesimo rispetto ai sape- gue, nella seconda parte del volume, sul terre- ri teologici e agli orientamenti metafisici e no più specifico del dibattito sull’astrologia. ontologici. Così Michele Rinaldi, interrogandosi sulla le- Nella prima parte del volume, dedicata all’ gittimità stessa dell’esistenza di un’astrologia aetas medievale, il saggio di H. Darrel Rutkin degli umanisti basata su un corpus di dottrine affronta un aspetto centrale del ruolo storico- sufficientemente omogenee, trova nel caso di intellettuale svolto da Tommaso d’Aquino. A Poggio Bracciolini - cui si deve la scoperta di partire dalla lucida ricostruzione delle consi- due testi che non avevano avuto diffusione nel

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Medio Evo, il poema di Manilio e la Mathesis zione fra le tecniche astrologiche che rafforza- di Firmico Materno - la possibilità di rispon- va la centralità della genetliaca» (p.134). Così dere affermativamente a tale questione. Gio- come aveva già fatto Agostino Nifo nel De vanni Pontano poi, alla corte aragonese di nostrarum calamitatum causis, privilegiando la Napoli, nel Commento alle cento sentenze di To- Tetrabiblos di Tolomeo rispetto ai testi arabi, lomeo, e nel De rebus coelestibus, ricorre mas- tornò in tal modo al modello epistemologico sicciamente alle fonti greche perseguendo così che aveva costituito la fonte privilegiata nel «un ambizioso progetto di rifondazione lin- medioevo, con la conseguente proposta epi- guistica, ossia quello di creare un nuovo lessi- stemologica dell’astrologia come arte pura- co scientifico-astrologico, modellato sui clas- mente congetturale. sici, e depurato dai tanti “barbarismi” e dei I contributi di Olivia Catanorchi e Cinzia calchi dall’arabo di cui, a suo avviso, erano in- Tozzini e di Elide Casali, intitolati rispettiva- farcite le compilazioni astrologiche e le ver- mente L’astrologia al tempo della Riforma e Il sioni mediolatine di Tolomeo» (p. 80). diavolo dal mantello stellato e la condanna Dall’esigenza di poter legittimare un’as- dell’astrologia, convergono nel gettare luce su trologia come sapere tecnico, sottratto a qual- un aspetto particolare dell’astrologia: se infatti sivoglia esito deterministico o necessitaristico, Olivia Catanorchi e Cinzia Tozzini ricostrui- procede quindi la riflessione di Giovanni Pico scono l’insieme di fattori che conducono Lu- nelle Conclusiones. Ornella Pompeo Faracovi tero, Melantone, Serveto e Calvino a declina- ne coglie l’essenzialità di un approccio com- re l’astrologia come un terreno di scontro pri- pletamente diverso da quello delle Disputatio- vilegiato con i cattolici al servizio della propa- nes, determinato dal sapiente intreccio di mo- ganda religiosa, Elide Casali, da parte sua, tivi astrologici e cabalistici. È poi altra que- privilegia l’approfondimento di quei nuclei stione rispondere «se la quabbalah, concen- tematici legati alla demonizzazione dell’as- trando l’attenzione sulle sefirot, anziché sui trologia da parte della politica culturale della pianeti, implichi una negazione dell’as- chiesa tridentina e posttridentina. La studiosa, trologia, ovvero, facendo dei pianeti una sorta in conclusione, presta una particolare atten- di proiezione esterna delle sefirot nel mondo zione alla trattatistica antiastrologica gesuitica inferiore, ne operi un recupero» (p. 97). che, nel riprendere i motivi delle precedenti Anche l’altro contributo della Pompeo Fa- condanne ecclesiastiche (Bolle papali), ne ere- racovi, relativo a Cardano, è condotto a parti- dita anche la retorica della damnatio iudiciariae re dall’interrogazione costante di quell’aspetto (p.165). “Mostro luciferino”, dunque, del pensiero di Cardano fin dal Pronostico per l’astrologia è privilegiato “territorio d’in- l’anno 1534 con previsioni in ambito meteoro- cursioni demoniache, in cui i diavoli logico e climatico, sul terreno della storia reli- «sott’abito trapunto di stelle» suggeriscono giosa e politica; analogamente, nelle opere agli astrologi i segreti dell’arte di ingannare della maturità, in particolare nel Commento al gli uomini in terra «et infamare le stelle in cie- Quadripartito, «consolidò i motivi di una sele- lo» (Ivi).

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Il contributo di Germana Ernst, che con- trologia, verificandone i fondamenti concet- clude la seconda parte del volume, rende ma- tuali, le fonti e le implicazioni filosofico- nifesta la particolare concordanza dialogica politiche: dal dibattito sulle comete (a cura di che si è stabilita tra la studiosa e il suo autore, Dario Tessicini) allo stretto nesso tra astrolo- Tommaso Campanella: l’investigazione del gia e politica mediato nelle corti cinquecente- complesso territorio campanelliano, dallo sche da oroscopi, pronostici politici e iudicia scetticismo giovanile agli Astrologicorum libri, (a cura di Monica Azzolini), tra medicina e a- mediata dalla questione dell’oroscopo di Ur- strologia (a cura di Hiro Hirai) e tra musica e bano VIII e dalla riconfigurazione concettuale astrologia (a cura di Laurence Wuidar). Negli della Disputatio in difesa delle due bolle papa- ultimi due contributi, in particolare, l’analisi li, è sicuramente orientata a decifrare un pun- abbraccia in uno sguardo attento tali temi, to essenziale della problematica astrologica in motivando con attenzione e rigore scientifico cui si muove Campanella: quello del rapporto gli elementi di continuità e gli aspetti che li tra teoria e prassi politica, considerato che il rendono del tutto complementari tra loro. Ne filosofo stilese è perfettamente consapevole risulta un quadro estremamente articolato che della profonda crisi e del tramonto di ribadisce la presenza di nodi speculativi e teo- un’epoca ben lontana da quella “aurea età feli- logici ancora non sufficientemente indagati e ce” che egli stesso invoca nell’Ecloga che ce- restituiti finalmente all’attenzione degli esege- lebra la nascita del Delfino. Scrive G. Ernst ti contemporanei. che Campanella, invocando le Muse di Cala- In una direzione del tutto complementare bria, chiede loro «di spogliarlo della vecchiez- alle precedenti procede la quarta parte del vo- za per mostrare, ancora una volta, i segni dei lume, frutto della presenza di alcuni temi por- giudizi divini e comunicare la fiducia nell’ap- tanti, veri e propri crocevia critici: Nicolas prossimarsi di un’epoca in cui saranno rifiutati Weill-Parot, esperto indagatore delle teorie i colori tetri, segni di pianto e di ignoranza, delle immagini medievali, sulle quali ha pro- per indossare candide vesti su candidi cuori, dotto studi essenziali, tornando a riflettere su un’epoca in cui, banditi gli inganni e le di- tale nucleo teorico a partire dai testi medieva- scordie, gli agnelli più non temeranno il lupo, li, ci presenta Ficino come testimone e prota- né gli armenti il leone, i sovrani governeranno gonista della svolta umanistica, e verifica poi per il bene dei popoli, cesseranno l’ozio e la la presenza di temi ficiniani del De vita, alter- brutale fatica, perché è un gioco il lavoro sud- nati a nuclei teorici più propriamente alberti- diviso equamente tra fratelli che si riconosco- sti, nell’importante testo del medico valencia- no tali in quanto tutti figli di uno stesso padre» no Gerolamo Torrella, Opus praeclarum de (pp.150-151). imaginibus astrologicis. Pagine estremamente Nella terza parte del volume, intitolata si- feconde relative alla «sovversione teorica del- gnificativamente Segni celesti, eventi terreni, la nozione medievale di immagine astrologi- gli Autori prendono in considerazione ulterio- ca» (p.250) sono poi quelle dedicate al De oc- ri nuclei tematici centrali nel dibattito sull’as- culta philosophia di Agrippa, allo Speculum la-

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pidum di Camillo Leonardi, al De gemmis di rigine era «di Marsiglio» nei tarocchi di Mar- Franciscus Rueus che consentono all’A. di ri- siglia. prendere i termini di un antico dibattito : è Nel concludere, va segnalato anzitutto il possibile costruire immagini puramente astro- contributo di Elide Casali, che domina sapien- logiche il cui potere sia confinato nell’ambito temente l’universo di pronostici, almanacchi, delle virtù terapeutiche e naturali, oppure le libri di ventura, tra Quattrocento e Cinque- immagini astrologiche, i caratteri incisi nei cento ; Marco Bertozzi, dal canto suo, si affida ciottoli, i cristalli, le gemme e le pietre prezio- figurativamente alle Icone astrologiche dell’im- se vanno ritenuti unicamente strumenti essen- maginario rinascimentale; quindi, passando da ziali della magia negromantica e destinativa ? Palazzo Schifanoia al Tempio Malatestiano, Abbandonando ora l’universo variegato di torna a riflettere sul particolare terreno d’in- pietre, lapilli e cristalli, passiamo a considera- dagine dell’iconologia rinascimentale, e nello re, nell’ultima parte del volume, l’estensione specifico sulla “misterioriosa e funambolica delle problematiche astrologiche alla stessa at- figura” del celebre vir niger warburghiano e tività ludica: Christophe Poncet, nel suo affa- sui rilievi marmorei del tempio malatestiano scinante contributo (Un gioco tra profezia e fi- di Rimini. losofia : i tarocchi di Marsilio) ci guida attra- Dobbiamo davvero essere grati, in defini- verso quel vero e proprio gioco di comunica- tiva, a tutti gli Autori del volume per aver zione per immagini che può essere offerto da contribuito ad arricchire significativamente, un mazzo di carte: si tratta appunto dei taroc- con tutta la valenza di una completa riconfigu- chi di Marsiglia, provenienti in realtà dalla razione concettuale e storiografica, la cono- stessa cerchia di incisori e gioiellieri fiorentini scenza delle variegate regioni dell’astrologia che risale agli anni ’60 del Quattrocento e de- nel Rinascimento. Mettersi alla ricerca di trac- rivanti da figure di profeti biblici e sibille che ce inesplorate ha costituito, nel caso specifico, spiegano aspetti astrologici. Si tratta di una il non facile compito degli interpreti e degli vera e propria rassegna di signa che, come ci studiosi del Rinascimento, i quali, come ac- dimostra l’A. finisce col servire come codice corti rabdomanti, sono riusciti ad individuare di comunicazione privilegiato nell’inter- vene sotterranee, nella convinzione che è un pretazione ficiniana del X libro della Repub- nuovo modo di filosofare. blica: in tal modo la Giustizia diventa Valeria Sorge l’immagine di Necessità-Provvidenza, la Papes- Università di Napoli sa di Lachesi, l’ Imperatrice e l’Imperatore di Cloto e Atropos. Si può ipotizzare che il mazzo di carte sia riemerso in Francia nel XVII seco- lo e i giocatori, conclude l’A. per stare al gio- co supponendo che la designazione si riferisse al luogo di produzione, trasformarono l’ultima vocale, e mutarono il gioco che all’o-

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David Juste, Les manuscrits astro- manuscrits astrologiques illustrés de F. Saxl1, logiques latins conservés à la Bayer- quelques articles de L. Thorndike2 ou le cata- ische Staatsbibliothek de Münich logue des manuscrits ayant appartenu à Si- (CNRS Editions: Paris, 2011). mon de Phares établi par J.-P. Boudet3, il s’agit de la première entreprise visant à ien que l’importance de l’étude de « recenser et « [à] décrire les manuscrits astro- l’astrologie dans des domaines diffé- logiques latins sans limites chronologiques ou rents (l’histoire de la science, des géographiques » (p. 24). Le catalogue consa- Buniversités, des arts, de la littérature...) soit cré aux manuscrits de la bibliothèque de Mu- reconnue, la littérature astrologique latine nich couvre une période de mille ans (800- reste en grande partie inédite et peu étudiée 1800). Ce n’est que le premier volume dans la par rapport à l’astrologie grecque, arabes ou série Catalogus Codicum Astrologorum Latino- hébraïques. Tandis que les manuscrits astro- rum (CCAL), qui est un vaste projet de créa- logiques grecs, arabe et hébraïque sont décrits tion d’une base de donnée des manuscrits as- dans quelques catalogues, les ouvrages sem- trologiques cités dans les catalogues des bi- blables consacrés à l’astrologie occidentale bliothèques européennes et nord-américaines. font défaut. Le catalogue de D. Juste a pour Pour l’instant, cette base contient plus que but de remplir cette lacune considérable. 2000 manuscrits. Le premier volume décrit D. Juste n’oublie pas de rappeler les noms de 287 manuscrits conservés à la Bayerische ses prédécesseurs. Pour l’identification des Staatsbibliothek de Munich ; le second volu- textes scientifiques latins et des manuscrits me vient de paraître bientôt décrira plus de qui les contiennent, les points de départ sont la History of Magic and Experimental Science 1 F. SAXL, Verzeichnis astrologischer und mytholo- de L. Thorndike, le Catalogue of Incipits of gischer illustrierte Handschriften des Mittelalters, vol. I- Mediaeval Scientific Writings in Latin de L. IV, 1915-1966. 2 L. THORNDIKE, Notes on Some Latin Manuscripts Thorndike et P. Kibre, l’inventaire des tra- at Wolfenbüttel in Natural Science, Medecine, Alchemy, ductions des traités arabes d’astronomie et and Astrology, Speculum, 8, 1933, p. 175-179; Idem, d’astrologie de F. Carmody, l’inventaire des Notes upon Some Medieval Latin Astronomical, Astro- manuscrits astronomiques et astrologiques de logical and Mathematical Manuscripts at the Vatican, « l’espace culturel germanique » d’E. Zinner, Isis, 47, 1956, p. 391-404 et 48, 1957, p. 34-49; Notes on et, parmi les études plus récentes, celles de Some Astronomical, Astrological and Mathematical Manuscripts at Florence, Milan, Bologna and Venice, C. Burnett sur les traductions de l’arabe. Isis, 50, 1959, p. 33-50; Notes upon Some Less Familiar Pourtant, dans ces travaux, les manuscrits ne British Astronomical and Astrological Manuscripts, Jour- faisaient pas « l’objet d’examen systématique nal of the Warburg and Courtauld Instituties, 22, 1959, et pour eux-mêmes » (p. 24). Outre quelques p. 157-171. exceptions ponctuelles dont le catalogue des 3 J.-P. BOUDET, Lire dans le ciel. La bibliothèque de Simon de Phares, astrologue du XVe siècle, Bruxelles, Centre d'Etude des Manuscrits, 1994.

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300 manuscrits de la Bibliothèque nationale ont été rejetés (par exemple, les encyclopé- de France à Paris. dies ou des traités médicaux). Quelques ou- Le catalogue comprend quatre types de vrages de philosophie naturelle (De occultis sources. La première catégorie représente les operationibus nature de Thomas d’Aquin) ne textes astrologiques, théoriques ou pratiques, figurent pas dans le catalogue parce que ces au sens strict : les manuels de l’astrologie ou textes ne sont pas « astrologiques à propre- les traités spécialisés sur les branches différen- ment parler ». En revanche, les calendriers et tes de l’astrologie, ainsi que les horoscopes de les recueils de comput, malgré leur contenu types différents (nativités, élections etc.). À la très varié, sont retenus. deuxième catégorie appartiennent les textes Pour chaque manuscrit sont donnés les qui ne sont pas purement astrologiques, mais éléments essentiels : la date, l’origine et la dans lesquels l’astrologie joue le rôle essen- provenance ; une brève description du ma- tiel. L’astrologie est utilisée dans un autre nuscrit (le support, le nombre de feuilles...) et domaine que le sien : tels sont les ouvrages de son contenu ; la bibliographie. Avant le ca- sur la médecine astrologique, la magie astrale talogue, D. Juste donne quelques caractéris- ou l’astro-météorologie. La troisième catégo- tiques de la littérature astrologique latine et rie comprend les textes de « physique astrolo- décrit d’une façon succincte la collection de la gique » : à la différence des ouvrages de deux bibliothèque de Munich. Le catalogue se ter- premières catégories, ces textes portent sur mine par trois index qui facilite la lecture : l’aspect étiologique et non sémiologique de l’index des noms, titres et notions, l’index des l’astrologie, c’est-à-dire, sur le mécanisme de incipits et l’index des noms de lieux. Le cata- l’influence céleste. Enfin, dans la quatrième logus codicorum astrologorum latinorum sera un catégorie se trouvent les textes de nature outil indispensable pour les recherches sur théologique dont les auteurs polémiquent l’histoire de l’astrologie et même pour contre les astrologues (Nicole Oresme, Henri l’histoire culturelle en Occident en général. de Langenstein) ou approuvent la majeure Le catalogue des manuscrits de la bibliothè- partie de l’astrologie (Speculum astronomie). que de Munich, le premier volume dans ce Comme l’avoue D. Juste lui-même, le choix projet, est prometteur. des sources n’était pas toujours facile, surtout pour les catégories 2-4, et son critère est assez Maria Sorokina subjectif : l’astrologie doit jouer un rôle Université Paris – Est Créteil « important » dans l’ouvrage. Certes, quel- ques textes importants pour l’histoire de l’astrologie sont absents, mais ce choix est justifié par leur nature ou par la présence fai- ble de la thématique astrologique, et l’exhaustivité est impossible. Ainsi, les textes où il n’y a qu’un seul chapitre astrologique

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Timotin Andrei, La démonologie pla- intrusive element of popular superstition in- tonicienne. Histoire de la notion de to the eclectic reservoir that the philoso- daimon de Platon aux derniers néo- pher’s writings allegedly were (p. 6).5French platoniciens, (Brill: Leiden, 2012) scholars, the other hand, have generally held to the view of a coherent daemonology in resented as a PhD thesis at the École Plato,at least since Joseph Souilhé published Pratique des Hautes Études in 2010, his study on the philosophical concept of Andrei Timotin’s recent book on μεταξύ in 1919.6 Detienne then introduced PlatonicP daemonology covers some of the the categories ‘religious’ and ‘philosophical’ still rather uncharted areas of Ancient philo- for describingthe two extremes in the histo- sophy, in a way that combines both the spe- rical development of the concept of δαίμων. culative and the cultic aspects of the Graeco- Detienne considered Pythagoreanism to be Roman belief in intermediate beings. While essential in this evolution and particularly there are only a few scholarly publications important for Plato. However, Timotin re- on precisely this topic prior to Timotin’s gards this hypothesis of Pythagoraean in- study, the author’s “Aperçu historiographi- fluence on Plato’s daemonology difficult to que” (pp. 4-11) indicates that daemons were ascertain, due to the lack of direct evidence nonetheless the concern of several classical (see p. 45). Overall, a glance at later studies philologists of the previous two centuries, indicates that, although one can observean starting with Joseph-Antoine Hild (1881) increasing interest in Ancient daemoniclore, and leading up to the seminal study of Mar- there have been very few ground-breaking cel Detienne (1963).4 methodological and philosophical discussions Although these and other authors owe on the matter (p. 7-10). considerable credit for gathering much of As to Timotin’s own approach, he still the material on which his own book is based, follows, in one sense, the traditional line of a Timotin rightly points out that the interpre- philological analysis of the relevant “doctri- tative frameworks of the German and nes, texts, and authors” (p. 11).However, French schools ought to be critically reasses- sed. For instance, older German scholarship 5 The author also includes Max Mühl’s study in this usually denied any philosophical significance category (“Die traditionsgeschichtlichen Grundlagen to the class of δαίμονες and tended to inter- in Platons Lehre von den Dämonen (Phaidon 107d, Symposion 202e)”, in: Archiv für Begriffsgeschichte 10 pret Plato’s interests in daemonology as an (1966), pp. 241-267), since Mühl also stressed the in- coherence and irrationality of Plato’s daemonology 4 Joseph-Antoine Hild, Étude sur les démons dans la lit- (p. 6), surmising that daemonology pertained to the térature et la religion des Grecs, Paris 1881; Marcel De- Orphic and Oriental influences on Plato. tienne, De la pensée religieuse à la pensée philosophique. 6 Joseph Souilhé, La notion platonicienne La notion de ‘daïmôn’ dans le pythagorisme ancien, pré- d’intermédiaire dans la philosophie des dialogues, Paris face de J.-P. Vernant, Paris 1963. 1919.

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bygoing beyond the unidimensional under- Unfortunately, the question of continuity standing of the daemon’s essence and fun- between these early Presocratic ideas and ction, his study is much more inclusive than their formulation by Platonists is not previous ones. In fact, the author proposes a seriously taken up in later chapters.7 threefold line of inquiry, which is then pur- Timotin’s discussion of Plato starts with a sued in the main chapters of the book. These clear differentiation between two categories different aspects are referred to as the co- of daemons: (a) the one represented by Eros smological, the religious and the personal(p. and described mainly in Symposium 202d-e, 3). Although the author makes this thematic and (b) a heterogenous class of “guardian” distinction, he significantly anchors all these daemons. To this second class belong perso- diverse developmentsin the widely shared nal daemons (including the daemon of So- antique practice of interpreting Plato. Timo- crates), but also the daemonic nature of the tin thereforelays a preliminary chapter (“Les human νοῦς (Timaeus 90a-c). Although one figures platoniciennes du daimōn”, pp. 37- could probably try to subsume Eros under 85) as a solidtextual foundation, from which the second category as well, the author’s di- he drawsin subsequent discussions (see p. vision does prove helpful in many respects. 11). Arguing that Plato’s intention was to change The chapter on Plato is itself preceded by some of the older Greek conceptions of da- a synthesis of the most important references emons, Timotin sees the unique figure of to the category of daimōn in earlier Greek Eros as instrumental in this significant shift literature (“La notion de daimon dans la of meaning. In order to preservea high un- littérature grecque jusqu’à Platon”, pp. 13- derstanding of the gods as beings imper- 36). What the survey shows, is that the viousto passions and desires (ἐπιθυμίαι), range of functions attributed to daemons in Plato uses the myth of Eros’ birth to explain literary works of the Archaic and Classical why the mediating andinitiatory role has to Age can be understood as varieties of the same basic meaning of the verb δαίομαι 7With respect to the Presocratic concepts of daimōn, “impart, distribute, divide”: daemons are I should mention that at least a brief discussion of the responsible for distributing the lots of fate, Derveni Papyrus would have been welcome, since be it in the form of providential care, or in some of its fragments show striking parallels to other texts discussed by Timotin. Consider, for instance, that of retributive punishment. Also following passage: “an incantation by magoi can di- noteworthy in this chapter are Timotin’s slodge daimons that become a hindrance; daimons passing remarks on Empedocles and that are a hindrance are vengeful souls. The magoi Parmenides (p. 21), both of whom defined perform the sacrifice for this reason, as if they are pa- daemonic nature to be intimately related to ying a blood-price”. See RICHARD JANKO, The destiny, generation, and nature. This makes Derveni Papyrus: An Interim Text, in: Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 141 (2002), pp. 1-62; here the two Eleats important forerunners of the p. 12 (text and translation). Platonic doctrine of intermediaries.

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be fulfilled by a being that is neither fully tes. Already in the earliest discussions of the self-sufficient, nor fully indigent. The epop- Old Academy, the two distinct categories of tic value of the daemonic is furthermore lin- daemons present in Plato, tend to be uni- ked to the Socratic vocation of being the fiedby a convergent reading of Timaeus 39e- δαιμόνιοςἀνήρ who enables others to a- 40e (the hierarchy of beings and cosmic ele- scend to the World of Ideas. According to ments) and Symposium 202e (Diotima’s defi- Timotin, Plato’s other intention of redefi- nition of Eros). In the newly formed cosmo- ning daimōn was to divest it from the nega- logical scheme, the daimones come to occupy tive qualities that Greek religion had suffu- the intermediary realm of Air and Water sedit with (see p. 47f.). (sometimes also Aether), thus standing be- Following the detailed discussion of the tween and binding together the highest and various daemonic figures in Phaidon, Tima- the lowest realms of material existence (see eus, Politeia, and Leges, Timotin concludes p. 88, 97). The unfolding of this basic sche- that there is a strong connection between the me in the writings of the most relevant daemonic nature and mythical discourseas Middle and Neoplatonic authors reveals an such, the latter being itself an intermediary, essential continuity of terminology, themes namely between δόξα and ἐπιστήμη (p. and dilemmas, although Timotin also noti- 83). The implication of this connection ces anattenuation of the active role of dae- would be that, for Plato, the aim was not so mons in the highly sophisticated hierarchies much to formulate a comprehensive doctrine of Late Neoplatonism. of intermediate beings, but rather to make Of the three aforementioned aspects of certain noetic contents accessible, by means Ancient daemonology adressed in the book, of singular mythical narratives. Since these the one most thoroughly and convincingly are in turn always contextual, one cannot analyzed is perhaps the religious (or cultic) talk, in the case of Plato, about daemono- dimension. In the fifth chapter (“Démono- logy in the absolute sense. Consequently, la- logie et religion dans le monde gréco- ter attempts by Platonists to systematize tho- romain”, pp. 163-241), Timotin focuses par- se mythical accounts are to be understood as ticularly on the person of Plutarch, who, overly dogmatic readings, which ignore the being bothaphilosopher and an initiated indissoluble link between content and form priest of Apollo, uniquely encapsulates in his displayed by Plato’s dialogues themselves writings the Platonic ideal of conforming (p. 84). traditional cults and practices to the exigen- In an extensive fourth chapter (“Démo- cies of reason. Likewise, in his interpretation nologie, cosmologie et théories de la provi- of myth, Plutarch not only resumes some of dence”, pp. 85-161), Timotin proceeds to i- the principles laid down by the Old Aca- dentify the main stages in the formation of demy, but he equally foreshadows the typi- this systematic daemonology, starting with cally Neoplatonic appreciation of allegory as the Epinomis and the teachings of Xenocra- a mystagogical tool (pp. 180-183). Another

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interesting aspect touched upon in this con- standing of the more ambiguous terms em- textis Porphyry’s negative stance towards ployed by the Platonic tradition. As an es- certain forms of ritual, an attitude worth sential category of Platonic thought, the comparing with contemporary Christian μεταξύ once commented upon by Souilhé (and Gnostic) redefinitions of the notion of (and of which the daemon is the most o- δαίμων (see pp. 208-215). bvious representative), finds in Timotin’s The last chapter of the book tackles the work a new ground to be redefined and re- personal or inner dimension of Platonic da- considered upon. Therefore, the rigorous emonology, a problem informed not only by analysis displayed in the book will hopefully Plato’s repeated reference to the daemon of be succeeded by complementary studies in Socrates, but also by the identification the realm of metaphysics, theology and ofνοῦς and δαίμων in Timaeus90a. Here a- comparative religion. gain, Timotin proceeds chronologically and lays special emphasis on the Middle and Ne- Adrian Pirtea oplatonic instantiations of these teachings, Freie Universität Berlin especially those found in Plutarch, Apuleius, Plotinus and Proclus. The survey shows that, in the Imperial Age and in Late Anti- Ornella Pompeo Faracovi, Lo spec- quity, several questions arose from the at- chio alto. Astrologia e filosofia fra tempt to harmonize some of the apparent in- Medioevo e prima età moderna (Fa- consistencies in Plato: particularly under de- brizio Serra Editore: Pisa, 2012). bate was the question whether daemons re- side “inside” or “outside” the soul and what seguire la fantasia etimologica di the means were of “perceiving” them. Ploti- Isidoro di Siviglia, l’uomo, in gre- nus thus emerges as a stronger advocate of a co anthropos, deriverebbe il suo purely interiorized cult of the intellect, while nomeA dalla capacità di volgere il suo sguardo Iamblichus and Proclus exhibit a lively inte- verso l’alto (anatrepo)8. Verso gli astri. rest for concrete visionary experiences (see L’unico tra gli esseri viventi a potere tanto, e.g. Hecate’s luminous appearancementio- se si esclude il più sapiente contemplatore ned in The Life of Proclus). del cielo di tutto il creato: il gallo. Anche Despite certain disadvantages that any questo straordinario animale, infatti, può overarching study of Antique philosophou- drizzare la testa in su, osservare le rivoluzio- mena implies (such as an uneven treatment ni celesti e scandirne col canto, preciso come of all important authors or, in some cases, the unscrutinized acceptance of the “broad 8 Cfr. ISIDORO DI SIVIGLIA, Etym. XI.1, 5: consensus” of scholarship), La démonologie «Graeci autem hominem “anthropon” appellaverunt, eo quod sursum spectet sublevatus ab humo ad con- platonicienne is one of those long awaited templationem artificis sui». syntheses that will help enhance our under-

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un metronomo, le diverse fasi9. Ma questa è logia, Tolomeo apotelesmatica, lo studio de- storia a parte, perché l’intimità con la volta gli effetti (apotelesmata) delle stelle (p. 24)12. celeste è nel gallo naturale, irriflessa. La lu- Se l’astronomia è sapere alto, che non si na, il sole e le altre stelle parlano la sua lin- cura se non di se stesso, l’apotelesmatica è gua. Esso non deve fare altro che ascoltare e, invece arte mediana (scientia media la defini- come stregato, rispondere alla loro chiama- rà Tommaso d’Aquino), la quale si occupa ta10. di decifrare i legami tra alto e basso, di com- Non così per l’uomo. Rivolti gli occhi in prendere in che modo la danza celeste influi- alto, a lui lo spettacolo del firmamento ri- sca sul mondo terreno. Essa dunque non a- marrebbe misterioso, se non indagasse quan- vrà la precisione propria della scienza astro- to visto con la sua ragione. Se non lo misu- nomica, ma non per questo si tratta di cosa rasse. Se non lo riducesse a numero; a musi- di poco conto. Giacché dal modo in cui ven- ca; dunque a scienza11. Vengono in mente i gono interpretate queste invisibili relazioni nomi di Pitagora e di Platone, che avevano dipende uno dei problemi filosofico- riempito gli immensi spazi del cielo di con- teologici più delicati, quello della libertà. Più certi meravigliosi. Ma si pensi anche a To- si concede al potere di causazione dei corpi lomeo, il più autorevole degli astrologi della celesti, infatti, meno spazio viene lasciato tradizione, il quale definì un sapere saldo e all’uomo, al suo libero arbitrio, alla sua ca- invariabile lo studio teorico del posiziona- pacità di decidere, alla sua volontà. Sino a mento degli astri, degli aspetti reciproci che giungere alla configurazione di un ordine essi vengono ad assumere tra loro, e con la mondano in cui nulla accade che non sia sta- terra, nel corso dei loro movimenti. bilito dalle stelle, ministre di un fato inoppu- Ma l’uomo, si sa, non è solo ragione. E a gnabile. Posizione che caratterizza un ap- questo aspetto dell’analisi del cielo, come leggiamo sempre in Tolomeo, se ne affianca 12 Da non confondere con l’astromantica, antica prati- un altro. Meno autosufficiente, meno «scien- ca divinatoria che cercava di leggere nelle stelle un tifico», più simile a un’arte (techne). Quella pronostico del futuro, in un rapporto unilaterale tra di investigare gli influssi che questi corpi singola osservazione dell’astro ed evento, tra segno e matematicamente allacciati l’uno all’altro e- presagio: «se il cielo si oscura, l’anno sarà cattivo», e sercitano sulla terra. Noi la chiamiamo astro- così via. L’astrologia, infatti, deve avere alle spalle una scienza complessa, ha bisogno che il cielo sia già una mappa divisa in sezioni, ben ordinata. Come ogni vera arte, essa è applicazione di principi razionali. Per 9 Cfr. PLINIO IL VECCHIO, Nat. hist. X.24, 46-47. disegnare un tema natale, non basta infatti osservare 10 Cfr. ELIANO Nat. anim. IV.29. un’eclisse, o il movimento di un singolo pianeta; oc- 11 Come aveva insegnato Platone, facendo leva su corre avere già a disposizione un cerchio zodiacale un’altra fantastica etimologia, l’uomo è tale perché e- «inteso come costruzione matematica che consente di samina, riflette su ciò su cui ha posto lo sguardo (ana- misurare lo spostamento del Sole e dei pianeti rispetto thron ha opope), cfr. Id., Cratyl. 399c. a 12 sezioni di 30 gradi ciascuna» (p. 15).

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proccio astrologico stoicizzante, di cui tro- Da qui la rilevanza del libro di Ornella viamo esempi in Manilio e Vettio Valente. Pompeo Faracovi, Lo specchio alto, uscito nel Approccio da cui in molti degli astrologi di 2012 per i tipi dell’editore Fabrizio Serra, il epoca antica e tardo-antica presero le distan- cui intento è proprio quello di colmare simile ze. Dallo stesso Tolomeo, il quale stabilì lacuna, o di iniziare a farlo13. Obiettivo, di- d’affidare agli astri solo il ruolo di cause par- ciamolo subito, raggiunto con successo, gra- ziali «compatibili con i margini di indetermi- zie a un lavoro filologico ed esegetico in cui nazione propri delle materie terrestri e con l’attenzione per i dettagli non limita il respi- l’autonoma iniziativa umana» (p. 10), a nu- ro generale dell’opera. merosi pensatori cristiani e neoplatonici, per Il volume si struttura in dodici capitoli, i quali i corpi celesti si limitirebbero a fornire ognuno dei quali dedicato a un autore o testo segni di eventi futuri, senza esserne causa cruciale di questa storia. Tessere che danno vincolante. vita a un mosaico sfaccettato, in cui notizie Lo scontro tra queste diverse posizioni fu delle biografie e delle bibliografie di cultori arduo. Per certi versi drammatico. In gioco, dell’astrologia più o meno noti, si trovano lo ripetiamo, era il ruolo dell’uomo nel accanto a uno studio attento dei loro testi mondo, la sua «tranquillità», il suo rapporto fondamentali e dei «termini» chiave del loro con il piano della provvidenza divina – se lessico. Particolarmente apprezzabile è il la- vogliamo, la sua stessa umanità (p. 61). So- voro condotto sulle fonti, cui si accompagna prattutto, però, tale vicenda fu duratura. Es- un notevole sforzo interpretativo, che per- sa non si esaurì infatti in età tardo-antica. mette di delineare con ordine le principali Anzi, in seguito conobbe grandiosi e proficui correnti dell’astrologia latina, di individuare sviluppi, investendo la cultura bizantina, dif- i nodi ancora da sciogliere, e di aprire nuove fondendosi poi in quella di lingua araba, per prospettive di ricerca. tornare infine di grande attualità nelle terre Il merito più grande, a nostro avviso, ri- in cui si parlava latino, tra XII e XIII sec., siede però nella capacità della Faracovi di grazie alle traduzione dei trattati arabi. Ri- mostrare l’intima connessione, in età rina- torno tanto prepotente da incidere in pro- scimentale, tra astrologia e pensiero filosofi- fondità sulla cultura occidentale, almeno fino co (come suggerisce già il sottotitolo al Seicento inoltrato. dell’opera). Cosa che fa di questo volume La fortuna dell’astrologia tra Medioevo non solo un manuale essenziale per chi vo- ed età moderna non è stata però oggetto di glia capire di più della storia dell’arte di U- studi d’insieme, tali da rendere un quadro accurato dei suoi sviluppi, delle sue connes- 13 Certo, non si tratta del primo contributo dell’autrice sioni con le altre scienze, della sua importan- in tale direzione. In quest’opera, infatti, la Faracovi za per orientarsi in questo periodo di ridefi- approfondisce, completa e corregge spunti presenti in nizione della carta del sapere Occidentale. uno studio precedente (Id. Scritto negli astri. L’astrologia nella cultura occidentale, Venezia 1996).

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rania, ma anche uno strumento necessario due forme di sapere relative allo studio del per comprendere più in profondità i proble- cielo. Una teorica e una pratica. La seconda, mi di ordine speculativo propri di l’«apotelesmatica» di Tolomeo, viene defini- quest’epoca. ta dall’autore, con termine destinato ad avere Il testo si apre con una premessa in cui grandissima fortuna, «astronomia giudizia- vengono indagate le origini dell’astrologia ria»14. E con tale distinzione, a tornare è la genetliaca, la sua distinzione dalle tecniche questione relativa al ruolo da attribuire a astromantiche più antiche e la sua connes- questo secondo aspetto, quello non scientifi- sione con la scienza astronomica. Temi af- co: in altri termini, occorreva stabilire il peso frontati, più diffusamente, nel lavoro prece- effettivo dell’influenza astrale sulle cose ma- dente della Faracovi sopra ricordato (cfr. n. teriali. Punto quanto mai delicato agli occhi 6). Superato questo vestibolo, si entra nel di un cristiano, come si può ben immaginare. vivo del testo. Il primo capitolo è uno studio La soluzione dello speculum, come sottolinea dello Speculum astronomiae, scritto composto l’autrice, combacia, in questo caso, con quel- intorno al 1260, il cui autore è stato conside- le, autorevoli e influenti, proposte da Alber- rato per lungo tempo Alberto Magno. Testo to Magno e da Tommaso d’Aquino. La loro decisivo, perché si presenta quale bussola of- tesi, a grandi linee, è questa: i corpi celesti ferta al cristiano per orientarsi nel mondo predispongono la natura dell’uomo, la incli- variegato e curioso dei testi astrologici in nano verso certe passioni, la rendono più o lingua araba tradotti in quell’epoca. Sì, per- meno irascibile, più o meno concupiscibile. ché insieme ai testi di autentica astrologia, Ma l’anima razionale può non seguirle, può fecero il loro ingresso in Occidente, sotto la resistere a esse, elevandosi al di sopra del pi- parvenza di opere di scienza celeste, anche ano passionale. È in questa «scelta» che si libelli pericolosi – almeno per il buon cri- definisce il carattere morale della vita di o- stiano –, in cui si trovavano descritte prati- gnuno, il suo essere buono o cattivo, sapien- che magiche di dubbia ortodossia, quando te o ignorante, uomo o bestia. L’astrologia si non veri e propri manuali di negromanzia. rivela tanto efficace perché in molti seguono Lo Speculum traccia confini, separa lecito da ciecamente la loro stella (i.e. le loro pulsioni illecito, documenta le diverse tecniche astro- corporee), ne rimangono imprigionati, senza logiche, mostrando quali di esso siano com- riuscire a rinunciare a essa. Ma il sapiente, patibili e quali no con la dottrina cristiana – affidata all’intelletto la guida, giungerà a sebbene ammetta il ricorso alle immagine a- «dominare le stelle», ovvero le proprie pas- stronomiche, poi condannato dai maestri pa- rigini, ovvero a quelle figure magiche co- struite, «sotto influssi favorevoli, in un mo- 14 Là dove iudicium rende l’arabo ahkam. Si tratta di mento astronomicamente determinato», allo un esempio tra i più eclatanti di come il lessico scopo di catturare potenze celesti (p. 27). Ri- dell’astrologia occidentale si ridefinisca a partire dal confronto con i testi arabi. troviamo in quest’opera la distinzione tra

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sioni, liberandosi dalla prigione del fato (pp. di quest’arte (v. il De vita libri tres). Nume- 25-26). rosi, certo, ma non sempre coerenti, almeno Come testimoniano simili prese di posi- in apparenza. Tanto da far pensare che il zione, dunque, il dibattito relativo all’as- giudizio di Marsilio nei confronti dell’as- trologia coinvolse le più grandi autorità trologia non sia rimasto sempre il medesimo. dell’epoca. Ma la storia di quest’arte è fatta Ragione per cui si è potuto parlare di anche di personaggi meno noti, almeno ai un’incoerenza e debolezza delle posizioni di non esperti. Come quel Guido Bonatti, auto- Ficino sul tema (v. E. Weil), quando non di re di un’introduzione all’astrologia – il Liber una loro vera e propria inconsistenza (v. D. introductorius ad iudicia stellarum (1277) – ri- P. Walker). A favorire simili valutazioni so- volto a un vasto pubblico di interessati, che no stati, in particolare, due scritti: conobbe grande fortuna editoriale, cui non si l’incompiuta Disputatio contra iudicium astro- accompagnò però altrettanto apprezzamento logorum e la lettera Quid sentiat de Astrologia, da parte degli avversari del fatalismo astrale indirizzata al Poliziano, testo nel quale lo (lo attaccarono in molti, da Dante a Pico, si- stesso poeta di Montepulciano era giunto a no a Campanella). O ancora quel curioso riconsocere, con certo compiacimento, un viaggiatore gentiluomo, il genovese Andalò ravvedimento di Marsilio (sebbene, come di Negro, maestro in astronomia del Boccac- mostra la Faracovi, le parole di Ficino non cio. Figure cui la Faracovi dedica due bei lascino molto spazio a una simile interpreta- profili (cap. II-III), in cui vengono analizzati zione). anche gli aspetti più eterodossi dei loro studi Per venire a capo di una faccenda tanto astrologici (in particolare il loro ricorso alle complessa, l’autrice sceglie l’unica via per- tecniche dell’astrologia oraria) . corribile. Quella di una recensione e analisi Traghettati da queste figure oltre i confi- complessiva dei riferimenti astrologici dis- ni temporali del Medioevo, il quarto capitolo seminati nelle opere di Ficino. Operazione ci porta alla corte di Lorenzo de’ Medici, do- che conduce a una conclusione su cui ci sen- ve l’astrologia tornò a giocare un ruolo di ri- tiamo di concordare pienamente. Quelle che lievo, in particolare nel cenacolo che si rac- sembrano ipotesi tra loro in contrasto si rive- coglieva attorno alla figura di Marsilio Fici- lano, in realtà, il riflesso di una diversa e in- no, grande traduttore e divulgatore della sa- novativa applicazione, in sede di analisi degli pienza platonica, e al contempo attento stu- oroscopi individuali, di una teoria unitaria e dioso del mondo delle stelle. L’interesse di coerente, quella plotiniana degli astri-segni. Marsilio è testimoniano in numerose sue o- Applicazione che consentirebbe, nei riferi- pere, ricche di riferimenti astrologici di varia menti astrali «di vedere altrettante cifre dei natura, ora relativi al suo oroscopo personale diversi aspetti dell’anima» (p. 68). Questo (soprattutto nelle lettere), ora al rapporto tra approccio, caratterizzato da un intreccio di provvidenza, fato e natura (v. la Theologia motivi platonici (quello del demone toccato platonica), ora agli aspetti diagnostici propri in sorte a ognuno di noi) e platonico-

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cristiani (separazione tra piano provviden- movimento di ritorno a Tolomeo. A una vi- ziale e piano del fato), trasforma così sione, dunque, meno influenzata dalla magia l’astrologia in un sapere relativo all’anima. ermetica e dalla mediazione araba, capace sia Conoscere la propria stella, per un uomo, si- di allontanarsi dagli eccessi neoplatonici fi- gnifica fare più chiarezza su ciò che egli è ciniani, sia di ridonare all’astrologia la sua «predisposto» a compiere. A lui spetta perciò dignità e razionalità, sottraendola alle mani seguirla, perché è solo consacrarando ogni di indovini e ciarlatani di vario genere. In sforzo alla realizzazione del proprio destino questo filone si possono annoverare nomi che gli sarà possibile superarlo, che gli sarà del calibro di Agostino Nifo e di Melantone, cioè possibile uscire dall’orizzonte naturale, del già citato Pontano e di Cardano (cap. e trovare così, ormai libero dalle catene del VII). mondo, la vera felicità. Se rettamente «se- Certo, vi furono anche eccezioni. E di guita», dunque, la vocazione «fatale» di o- grande rilievo. Si pensi ad Agrippa di Nette- gnuno si trasforma in un percorso «provvi- sheim, e al suo tentativo di legittimare la denziale». Questo il cuore dell’insegnamento magia astrale in veste cristiana (p. 122), ma astrologico di Marsilio, elaborato nel corso soprattutto a Giordano Bruno (che rifiuterà degli anni, ma mai sostanzialmente rigettato. in toto l’astrologia genetliaca, recuperando Si passa poi al capitolo che prende le mos- invece un diverso aspetto di quest’arte) e a se dall’ultima opera di Pico della Mirandola, Tommaso Campanella (cap. XI). l’altro filosofo di spicco della Firenze lauren- È proprio al Nolano, a nostro avviso, che ziana. Si tratta del celebre attacco all’as- sono dedicati i capitoli più affascinanti trologia, sicuramente ispirato da Savonarola, dell’opera della Faracovi. E forse i più im- lasciato incompiuto, e mandato alle stampe, portanti. In essi, infatti, l’autrice riapre una in seguito a un lavoro di revisione da parte questione oscura del pensiero bruniano, le- del nipote e di Giovanni Mainardi, nel 1496 gata sì all’astrologia, ma che presenta ricadu- (due anni dopo la morte del Mirandolano). te ben più ampie. Quella del significato e Pubblicazione che, causa l’autorevolezza e la dell’esatta valenza delle diverse «immagini» fama dell’autore, e la radicalità delle posizio- astrali evocate da Bruno in un passo del De ni in essa sostenute, suscitò presto un gran umbris idearum (e in seguito a una pagina del polverone. Lo dimostrano le repentine repli- De rerum principiis). Rifacendosi all’antica che di Bellanti e del grande umanista Ponta- sapienza di Babilonesi e Caldei, il Nolano ne no, che criticarono l’opera su più fronti, giu- enumera ben 83. 7 sono le immagini che ri- dicandola per nulla all’altezza della più pro- mandano alle virtù planetarie, 48 quelle che mettente delle menti dell’epoca. significano invece le virtù dei segni (i 12 se- Evocando questa costellazione di autori ci gni zodiacali e le 36 figure che identificano le troviamo già nella temperie del XVI secolo, costellazioni extra-zodiacali), 28 quelle rela- in cui a caratterizzare il pensiero astrologico, tive alle mansioni della luna. Per compren- seguendo la Faracovi, sarebbe un prepotente dere correttamente questi riferimenti, la Fa-

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racovi propone una preliminare analisi della confronti dell’arte di Urania, ossia il suo in- terminologia tecnica qui adottata – che più teresse per quegli aspetti che permettono di di una difficoltà ha presentato agli esegeti decifrare il ritmo della vicissitudine delle co- moderni –, passo necessario per indirizzare se, di cogliere «la ragione e il principio della correttamente l’esegesi del testo. Il vocabolo virtù e dell’efficacia manifestate da ciascun chiave, in questo caso, è quello di imagines, tempo» (p. 129). Giacché «nella grandiosa termine da maneggiare con attenzione, dal prospettiva di un universo nel quale tenebre momento che può sì descrivere, nel senso e luce, morte e vita si susseguono in un pro- con cui qui lo usa Bruno, le immagini celesti cesso opposizionale, secondo il fato onnipo- (imagines coelestes), ovvero quelle figure che tente e irrefragabile della mutazione, ciò che racchiudono, nei loro confini, gruppi di stel- conta non è tanto individuare le condizioni le fisse collegate tra loro (stabilite affinché di ogni singola esistenza, quanto piuttosto il nessuna stella «potesse sfuggire alla conside- nesso che collega l’una e l’altra vita, l’una e razione scientifica, e tutte potessero essere l’altra singola determinazione»15. Il suo è ap- indicate univocamente, secondo ordine e proccio filosofico, dunque, non scientifico, numero», p. 128), ma anche le immagini a- come spiega bene l’autrice, cui conviene qui stronomiche (imagines astronomicae), ovvero lasciare ancora una volta la parola: «Quelle quelle figure «atte a trattenere la virtus im- che guidano il suo percorso sono ragioni fi- pressa dai cieli» (p. 133), utilizzate per prati- losofiche, non astrologiche. Attengono da che magiche. un lato alla concezione dell’esistenza indivi- La confusione tra queste due tipologie di duale come momento di una vicissitudo rerum immagini, afferma la Faracovi, si trova alla in cui essa perde la centralità assegnatale dai base di una spesso superficiale ed errata so- genetliaci; si riportano dall’altro lato alla va- vrapposizione tra astrologia e magia. Diffici- lorizzazione del significato metafisico della le sottolineare abbastanza l’importanza di ruota del tempo. Bruno sembra dunque pas- questa affermazione. Essa, infatti, se tenuta sare in qualche modo attraverso l’astrologia, quale presupposto delle ricerche sull’arte decostruendola e recuperando schemi più della memoria bruniana, consentirà di libe- antichi di ordinamento, di successione tem- rarsi dalle ingenuità di chi, sulla scorta di F. porale. Il suo è un cammino a ritroso, verso Yates, ha ricondotto quest’arte bruniana del- la fase germinale delle ricerche astrali meso- la memoria principalmente al campo della potamiche ed egizie … Fedele ad una esi- magia (p. 135), mancando così di compren- genza di ritorno ad una indagine astrale pre- dere la sua marcata valenza astrologica. tolemaica, e forse persino pre-astrologica, ri- Fatta chiarezza su questo punto, l’autrice trovata attraverso il frequente richiamo ai passa in rassegna gli altri riferimenti astrolo- gici disseminati nelle opere di Bruno. Analisi 15 che le consente di mettere in luce ciò che O. POMPEO FARACOVI, Scritto negli astri cit., p. 258. contraddistingue l’attitudine del Nolano nei

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“Chaldaei” ma in verità figlia anche della Médicine, astrologie et magie entre più antica cultura egizia, in quelle figure ce- Moyen Âge et Renaissance: autour lesti Bruno vedeva forse fin dall’inizio in de Pietro d’Abano, textes réunis par primo luogo qualcosa d’altro: il loro origina- Jean-Patrice Boudet, Franck Collard rio essere figure, trasfigurazioni, metamor- et Nicolas Weill-Parot (Edizioni del fosi del tempo» (p. 140). Galluzzo: Firenze, 2013). Il volume si chiude con un dono per i cul- tori, o semplici appassionati d’astrologia. Lo l volume raccoglie gli atti del convegno studio degli oroscopi personali di Ficino, internazionale svoltosi all’École Prati- Cardano, Bruno e Campanella, in cui que des Hautes Études (IVe section) il l’analisi degli astri diventa parte integrante 29I-30 ottobre 2006, dedicato alla figura e delle biografie di questi grandi filosofi. A l’opera del medico astrologo Pietro formare una piccola appendice iconografica d’Abano. Va detto subito che l’accoglienza sono poi quattro immagini. Sezione che si all’interno della prestigiosa collana Microlo- sarebbe desiderata più ampia e comprensiva. gus’ Library delle recenti acquisizioni su que- In conclusione, il testo può essere accolto stioni mediche, astrologiche e magiche lega- come un invito a un approccio allo studio te alla speculazione dell’Aponense, mette a dell’astrologia libero da pregiudizi che han- disposizione degli studiosi uno strumento u- no viziato le ricerche in proposito, anche tilissimo e indispensabile a chiunque voglia quelle condotte dagli studiosi più autorevoli. approfondire l’opera e il pensiero di uno dei La speranza è che la sfida venga accolta, e più stimolanti e problematici pensatori del che quest’opera possa rivelarsi, in futuro, XIII secolo. quale un passo importante verso uno studio Dopo l’esauriente Introduction dei curato- complessivo delle problematiche astrologi- ri, apre la raccolta un saggio di Graziella Fe- che nella cultura occidentale. derici Vescovini, con uno studio su L’astrologie comme science théorique, rationelle Raphael Ebgi et autorisèe dans le Lucidator de Pietro Institut für Judaistik, Freie Universität Berlin d’Abano, volto ad illustrare il senso in cui debba intendersi la scientia astrorum, nelle sue partizioni interne di scientia de motibus e scientia de iudiciis. Conferire statuto episte- mologico all’astronomia/astrologia, conside- rata al contempo come ars, costituisce uno degli obiettivi privilegiati del Lucidator dubi- tabilium astronomiae del filosofo aponense. La chiave per comprendere le argomenta- zioni di Pietro va ravvisata – rileva la stu- diosa – nel ricorso che Pietro fa alla triparti-

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zione del sapere elaborata nel VI libro corruttibile e incorruttibile; tali determina- dell’aristotelica Etica a Nicomaco, contami- zioni sono il sanabile per la medicina, nandola con nozioni tratte dai primi due ca- l’applicabile per l’astronomia/astrologia. pitoli della Metafisica avicenniana e dal Liber Vescovini fa notare, poi, come la strategia definitionibus di Isaac Israeli. argomentativa adottata da Pietro per chiari- Uno dei principali problemi inerenti alla ficare il rapporto che si instaura tra ars e definizione stessa di scientia astrorum verteva scientia faccia riferimento alla discussione e- proprio sulla sua pretesa di costituirsi come laborata dallo Stagirita nel VI libro dell’Etica scientia aristotelicamente intesa, orientata a Nicomaco, a proposito delle virtutes sull’universale e il necessario, motivando dell’anima umana. Ars e scientia devono es- l’apparente contraddizione per cui gli oggetti sere considerate entrambe come disposizioni di cui si occupa – nelle sue partizioni interne (habitus) pratiche alla verità razionale e si di- di scientia de motibus e scientia de iudiciis – si stinguono in quanto la prima riguarda rivelano appartenere al mondo della contin- l’oggetto in fieri, la seconda il medesimo og- genza e del particolare. Da Avicenna Pietro getto in facto esse. All’interno di queste co- importa l’idea secondo cui particolarità ed ordinate concettuali, astrologia e medicina si universalità dipendono, nell’atto della cono- qualificano entrambe sia come scientiae che scenza, dall’atteggiamento del soggetto co- come artes, a seconda del modo in cui le con- noscente, dal suo porsi, cioè, ex parte intel- cepisce l’intelletto. lectus ovvero ex parte rei. Assunto che Concentrandosi sull’astrologia, Vescovini l’oggetto di ogni scienza è sempre l’ens com- dimostra la decisa distanza che la separa dal- mune, la consideratio dell’intelletto lo può co- le arti divinatorie e magiche. Quando nelle gliere rispetto alla materia particolare o a opere dell’Aponense si accredita la funzione quella comune, per poi studiarne le passioni delle imagines astrali, con questo termine bi- e le proprietà. L’ambito fisico – all’interno sogna intendere le figure astronomiche della del quale si collocano medicina e astrologia – tradizione tolemaica, del tutto distinte, per considera l’ente in movimento, secondo una natura ed operatività, da quelle che affollano duplice prospettiva che implica un valore i testi ermetici. Ciò risulta particolarmente temporale: l’ens futurum sarà il subiectum evidente proprio se si pone mente al concet- dell’astrologia/astronomia, mentre l’ens iam to di applicatio, implicante una causalità na- perfectum riguarderà il medico. È pur vero turale che non ha nulla in comune con la che il corpo umano è caratterizzato dalla sen- magia astrale ermetica e salomonica: “pour sibilità e corruttibilità, così come il cielo agi- Pietro, les astres, les images des constella- sce sulle res del mondo sublunare, le quali tions, les planètes avec leurs aspects, ne sont anche sono segnate da tali caratteri; ma il ni des dieux mineurs, ni des démons, ni des medico e l’astronomo non considerano i loro intelligences divines, mais ils sont […] des oggetti in se stessi, bensì rispetto a determi- principes de mouvement” ossia delle causae nazioni che comprendono i due aspetti di mediae, esclusivamente fisiche e naturali (p.

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14). Ne deriva che anche l’uso che il medico suggerimenti, sarebbe auspicabile confronta- fa delle immagini celesti, non ha nulla di ce- re le questioni di carattere astrologico conte- rimoniale, limitandosi di fatto a scegliere il nute nel Lucidator e nel Conciliator con alcuni momento favorevole per la somministrazio- passaggi dell’Expositio, in cui Pietro sembra ne di un farmaco; in altri termini, si tratta di non così impermeabile ad influenze di tipo una pratica di electio, che rientra nel quadro ermetico. dell’astrologia tolemaica, senza alcun riferi- Il contributo di Nicolas Weill-Parot (Pie- mento a spiriti planetari. tro d’Abano et l’occulte dans la nature: Galien, Nel Conciliator il sistema delle cause astra- Avicenne, Albert le Grand et la differentia 71 li è esposto in forma molto chiara: al di là du Conciliator) chiarisce molto bene il senso dell’unica causa soprannaturale costituita che l’Aponense attribuisce all’occultum nella dalla volontà divina, non vi sono che cause sua opera, dove esso è connesso con la que- naturali, nel cui ambito rientrano anche stione della forma specifica di avicenniana quelle celesti. Queste ultime si suddividono memoria. L’autore precisa sin da subito che secondo una triplice modalità: universali l’ “occulto” di cui si tratta è qualificabile (dipendenti dal moto dell’ottava sfera) ri- come “occulte naturel”, da intendersi come guardanti la storia dei popoli e delle religio- “l’ensemble des phénomènes observables ni; generali (derivate dalle 48 imagines, cioè dont la cause est considérée comme incon- figure delle costellazioni), che influenzano la nue et qui sont explicables par le propriétés vita di città e regioni; individuali (legate alla occultes” (p. 21). L’analisi si sposta, così, al- nativitas, o tema natale), che si applicano su- le qualità la cui origine non può essere estra- gli individui. Quanto alla natura del loro in- polata dalle proprietà dei quattro elementi fluxus, Pietro puntualizza che i corpi celesti sublunari, nemmeno come risultante di una agiscono effective, vale a dire che la qualità loro mescolanza. Occultum diviene, della loro azione sulle sostanze sublunari può nell’accezione accolta dagli autori medievali, essere considerata solo a posteriori, partendo sinonimo di “nascosto”, “non ancora svela- dall’osservazione degli effetti da essi prodot- to”, non nel senso di un alcunché-da-svelare, ti, da cui si può congetturare la complexio di che lo assimili al “segreto”, bensì – come ciascuno. specifica acutamente Weill-Parot – come Le conclusioni cui perviene Vescovini so- una realtà positiva dotata di una sua consi- no illuminanti per la comprensione della na- stenza ontologica. Nel rintracciare l’origine tura e limiti della scientia astrorum, e non sol- di tale concezione, lo studioso illustra la dot- tanto in Pietro d’Abano. Con i suoi lavori trina della forma specifica esposta da Avicen- pionieristici, la studiosa ha tracciato la via da na nel suo Canone, partendo dalle riflessioni seguire per una più corretta comprensione galeniane sulle virtù di alcuni rimedi non su- dei rapporti fra due tradizioni, la tolemaica e scettibili di essere ridotte alla loro comples- l’ermetica, di cui il presente contributo dà un sione elementare. Nata, quindi, nel quadro saggio di grande valore. Seguendo i suoi di una medicina “empirica”, la dottrina della

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forma specifica sive totius acquisisce un signi- effetti che esse realizzano; ma queste virtù ficato che travalica i confini della scienza non sono edotte dalla materia, quanto piut- medica, compensando una carenza esplicati- tosto da un agente esteriore, individuato ora va inammissibile in una descrizione totaliz- nel corpo celeste, ora in un intelletto dator zante del mondo: l’inesplicabile – suggerisce formarum, ora nel Primo Motore. lo studioso – diventa occulto per impedire la Agli occhi del filosofo di Abano – spiega soluzione di continuità in un ragionamento Weill-Parot – questi inconsistenti tentativi filosofico e scientifico. di soluzione nascondono un’ignoranza strut- Nella settantunesima differentia del Conci- turale dell’uomo, la cui conseguenza imme- liator, Pietro d’Abano pone la questione “se diata si esprime nel sentimento di meravi- la forma specifica, detta sostanza intera della glia: è proprio lo stupore che gli uomini pro- cosa, sia sostanza”, giungendo infine alla re- vano di fronte alle virtutes occultae a qualifi- solutio che la forma specifica si riduce ad una care le res di cui ne sono dotate come mirabi- proprietà accidentale della cosa. Dopo aver lia. Come rileva lo studioso, “le domaine des menzionato le diverse soluzioni proposte mirabilia est plus large que celui de l’occulte dagli antiqui per dar ragione delle proprietà naturel”, affermazione che trova una con- straordinarie di alcune res (una fonte assai ferma nello stesso Conciliator: citando espli- significativa è rappresentata dal De minerali- citamente il De interioribus di Galeno, Pietro bus di Alberto Magno), Pietro, riecheggian- d’Abano mostra un atteggiamento filosofico do i Canones dello pseudo-Mesue, propone la che travalica la mera curiositas, invitando il solutio per cui la forma specifica risulta da lettore a considerare il meraviglioso in fe- una duplice radice, l’una terrestre (la com- nomeni naturali che sfuggono all’occhio del plexio), l’altra celeste (l’influxus astrale). A profano; riecheggiando il De viribus cordis partire dagli esempi forniti dal testo, Weill- avicenniano, Pietro insiste sugli effetti sug- Parot distingue quattro tipologie di fenome- gestivi di rarità e straordinarietà, che fanno ni occulti: le virtù terapeutiche dei semplici e perdere di vista l’azione di proprietà tanto delle pietre, non riconducibili alle qualità e- mirabili quanto frequenti, come quelle del lementari; l’attrazione che un magnete eser- fuoco che, ad un’attenta considerazione, so- cita sul ferro quando non è caldo; la presenza no degne di un’admiratio anche maggiore ri- di figure particolari incise naturalmente in spetto a fenomeni occulti come l’attrazione certe pietre; le immagini astrologiche. del magnete. Le argomentazioni svolte dall’Aponense Al tema della praecantatio è dedicato il per confutare la sostanzialità della forma contributo di Béatrice Delaurenti (Pietro specifica mettono in luce gli equivoci che d’Abano et les incantations. Présentation, édi- sorgono qualora si voglia far leva tion et traduction de la differentia 156 du sull’indimostrabilità del quod quid est a fronte Conciliator). Caso performativo dell’uso di una dimostrabilità degli accidenti. Le pro- della parola, l’incantation è definita dalla stu- prietà della sostanza sono note mediante gli diosa come “une suite de mots à pronunce

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oralement, qui se déploie sans que del medico cristiano siriano Costa ben Luca, l’interlocuteur soit toujours clairement dési- nelle quaestiones Salernitanae e nell’Epistula gné, et qui s’engage dans la réalisation d’un de secretis operibus et de nullitate magiae attri- effet concret” (p. 39). Considerata ora come buita a Ruggero Bacone. pratica efficace e raccomandabile, ora come Delaurenti menziona un passaggio della residuo di superstizione magica, la praecanta- differentia in cui Pietro riporta l’aneddoto di tio costituiva oggetto di disputa tra i medici un uomo salvato dal dolore alla gola provo- medievali. Pietro d’Abano destina alla que- catogli dall’aver ingerito una lisca di pesce: stione un’intera differentia del Conciliator, la la paradossalità della formula impiegata dal 156a, concentrandosi sull’esame delle cause medico provoca infine una sonora risata che in virtù delle quali la praecantatio risulta effi- espelle la causa del male. Ciò introdurrebbe cace nella terapia medica; si tratta, come spe- – suggerisce la studiosa – un elemento di ac- cifica la studiosa, di un’analisi che “n’a pas cidentalità al potere della praecantatio, per lo d’équivalent dans la littérature médicale du meno in alcuni casi, e potrebbe essere inter- Moyen Âge” (p. 40). pretato come spia di un atteggiamento scetti- Dopo una breve ma opportuna riflessione co dell’autore del Conciliator. Al di là di que- lessicologica sul termine praecantatio, che sta cursoria riflessione, il motivo dominante nell’uso fattone da Pietro si estende su un dell’intera trattazione resta quello già antici- ampio campo semantico che va dalle prati- pato: “Pietro d’Abano défend une concep- che incantatorie a quelle liturgiche, dalla tion naturaliste de la praecantatio” (p. 50). consultazione astrologica alle formule che Quanto detto sinora funge da introduzio- oggi definiremmo di suggestione, Delauren- ne agli Annexes, pars maior del contributo di ti illustra l’argumentatio seguita dal medico Delaurenti, consistenti nella edizione e tra- di Abano nella predetta differentia. Scartata duzione francese della differentia 156. l’eventualità che la parola possieda un potere La durata della vita: humidum radicale, in quantum ipsa, si procede a suggerire le medicina e astrologia nel Conciliator di Pietro possibili cause della sua efficacia. Dopo aver d’Abano è l’oggetto di indagine di Giovanna scartato quelle più diffuse nella letteratura Ferrari. L’humidum radicale, sostanza pre- scientifica medievale, tra le quali domina sente in tutti gli esseri viventi, sorta di com- quella che fa appello all’intervento dei de- bustibile del calore umano e dunque legata al moni, liquidata come degna di uomini me- ciclo di invecchiamento e morte, era argo- diocri e di vetulae, l’Aponense approda ad mento molto dibattuto nelle Università e una concezione naturalista che chiama in rappresentava oggetto di riflessione tanto in causa l’anima umana, la sua disposizione e la ambito medico quanto teologico. Come rile- confidentia riposta dal malato nelle capacità e va la studiosa, dubbi sussistevano sulla sua nel prestigio del medico; spiegazione che origine e sul ruolo preciso assunto nella fi- trova dei precedenti – come la studiosa non siologia, già a partire dalla descrizione forni- manca di rilevare – nel De physicis ligaturis ta da Avicenna nel suo Canone, non priva di

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delicate aporie. Interrogarsi sull’origine siologica si interseca con questioni che dell’umido radicale, sulla possibilità di re- chiamano in causa il delicato rapporto tra le staurarlo con l’alimentazione e su una sua due scientiae dell’astrologia e della medicina, manipolazione finalizzata alla prolongatio vi- dal momento che la possibilità di prolungare tae sono le tre domande che suscitarono la vita, di pertinenza del medico, andrebbe l’attenzione dei pensatori medievali. Tra ad inficiare il lavoro dell’astrologo nella sua questi ultimi figura anche Pietro d’Abano, la pretesa di individuare i significatori della du- cui analisi si estende per tre differentiae del rata della vita stessa. La soluzione proposta Conciliator (111, 112, 113). Nella prima, de- dal medico di Abano fa perno sulla inelutta- dicata alle interazioni tra calore naturale e bilità della morte da un lato, e sulla capacità humidum radicale, l’esame si allarga alla que- di ritardarne il momento dall’altra; è in que- stione della sua generazione e al modo in cui sto spazio, seppur ristretto, di intervento che si consuma nel corso della vita. Ferrari si astrologia e medicina trovano un punto di sofferma sul percorso che conduce dalla vir- conciliazione: se il medico, infatti, può re- tus informativa – assimilabile alle potenze ce- staurare l’umido radicale e conservare il ca- lesti – fino alla formazione del calore innato, lore innato con diversi procedimenti – agen- generato dalla confluenza di calore igneo e- do sulla causa materiale – l’astrologo, dal lementare e calore celeste, e a cui l’umido canto suo, opera sulle cause formali, sia for- radicale fornisce nutrimento. Questo proces- nendo indicazioni sugli influssi negativi so è il principale responsabile dell’esa- dannosi alla vita, sia sforzandosi di stornarne urimento dell’umido radicale, che conduce gli effetti. Pertanto – come sottolinea la stu- infine all’invecchiamento ed alla morte natu- diosa – entrambi “devono collaborare allo rale. scopo di rendere migliore e più lunga la vita, La differentia 112 si pone come obiettivo occupandosi rispettivamente di preparare la proprio la ricerca di eventuali metodi per re- materia e di perfezionare la forma” (p. 123). staurare l’umido radicale. L’Aponense ab- Queste conclusioni fungono a loro volta da braccia l’opinione di una restaurabilità resa premesse per una riflessione più ampia, che possibile dalla conversione dell’humidum nu- investe lo statuto epistemologico stesso della trimentale in radicale, sulla base anche delle scientia astrorum. Acutamente Ferrari osser- indicazioni proposte nel galeniano De tabe, va che “la posta in gioco è più complessa da lui stesso tradotto in latino. L’idea di una […]: difendere la certezza assoluta delle pre- prolongatio vitae non deve tuttavia condurre visioni astrologiche si rivelerebbe incompa- ad esiti irrealistici, perché il nuovo umido tibile con le finalità della medicina” (p. 125). formato risulterà sempre più acquoso e La stessa fattibilità della retardatio mortis ob- quindi progressivamente meno vigoroso. bliga logicamente a definire quella dell’as- Quest’ultima riflessione funge da elemen- trologia una certezza relativa e tutt’altro che to connettivo con la differentia seguente, la determinante. Quanto più si approssima alla 113, nella quale il problema della morte fi- varietà e mutevolezza del mondo sublunare,

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tanto maggiore apparirà il valore indicativo rimento e i suoi testi di appoggio non rinvia- e congetturale delle previsioni iudiciales. no all’ambito alchemico” (p. 139). Il contributo di Chiara Crisciani (Pietro Ciononostante, Crisciani, attenta lettrice d’Abano, alchimia e alchimisti) apre uno del Conciliator, individua quei luoghi testuali squarcio nell’opera medica di Pietro che consentono di riconoscere in Pietro un d’Abano, attraverso il quale si accede ad pensatore tutt’altro che digiuno dei concetti un’inedita riflessione, quella concernente i e dei procedimenti alchemici, che egli pre- rapporti tra il pensiero dell’Aponense e la senta nella parte dell’opera in cui si trattano tradizione alchemica. Riferendosi alle fonti questioni pertinenti alla medicina pratica, tardo-medievali e rinascimentali da cui ha sebbene i suoi riferimenti si limitino al solo attinto la storiografia per ricostruire la fisio- ambito dell’alchimia metallurgica, alla quale nomia intellettuale del filosofo di Abano, viene riconosciuto lo status di ars operativa, Crisciani fa giustamente notare che, a dispet- garantito sia da un sostrato teorico, sia anche to dell’immagine di “mago” e “negroman- da una pars practica diretta da una sicura te”, quella di un Pietro “alchimista” non ratio. Un indizio in questo senso è costituito trova alcuna menzione o riferimento. Biso- dalla differentia 151 dedicata all’argento vivo gna attendere il XVIII secolo per avere noti- nella quale, nonostante manchi una conside- zia di un accostamento dell’autore del Conci- razione approfondita degli aspetti più pro- liator con le ricerche alchemiche, e il 1825 priamente operativi, viene proposta una cor- per leggere nella novella di Ludwig Tieck, rispondenza analogica tra pianeti e metalli intitolata Pietro von Abano. Eine Zauberge- che rivela, anche sul piano del linguaggio e schichte, la fabulosa rappresentazione di una nelle scelte lessicali, una familiarità con i te- trasmutazione dal morto al vivo, eseguita sti alchemici. La stessa trattazione dell’ar- proprio da Pietro sotto la guida di un nano gento vivo si connette alla controversia su- diabolico sul corpo di una giovane fanciulla. scitata dalla discrepanza tra Geber ed Aristo- D’altro canto, risulta chiaro che “non c’è nel tele per quanto riguarda il numero dei metal- Conciliator una differentia che determinata- li; Pietro concilia le due posizioni introdu- mente ed esplicitamente tratti di alchimia” cendo una duplice concezione del metallo, (p. 139), nonostante quest’ultima attirasse fondata sulla ambigua natura sulfurea ed ac- l’attenzione dei medici per lo meno sotto gli quosa che lo qualifica come mixtum in fieri, aspetti della sua utilitas (e dunque, implici- soggetto ad un processo di progressiva dige- tamente, sulla reale efficacia dei prodotti al- stione dell’umido da parte dello zolfo, cui chemici) e del suo statuto epistemologico. E corrisponde una sempre maggiore consisten- se è vero che in diversi casi nell’opera za dell’argento vivo. dell’Aponense la quaestio medica rinvia a Le restanti due differentiae connesse a te- problematiche comuni anche all’ambito al- matiche alchemiche, la 178a (dedicata alla te- chemico, è un fatto che “i suoi punti di rife- riaca) e la 219a (relativa ai farmaci risolutivi) assumono un tono più generico. Nondime-

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no, un interesse particolare è suscitato dalla attorno ad essa. Su tali questioni fa il punto diversa declinazione in cui viene inteso il Maaike van der Lugt, con un’analisi su Genè- rapporto ars/natura nei due casi; mentre per se et postérité du commentaire de Pietro quanto riguarda la teriaca l’imitatio naturae è d’Abano sur les Problèmes d’Aristote. Le suc- considerata possibile ed efficace, parlando cès d’un hapax. Il senso di quest’ultimo ter- della produzione di farmaci risolutivi Pietro mine – spiega lo studioso – risiede limita la possibilità della permutazione al- nell’approccio del tutto innovativo – tanto chemica ai soli accidenti: “le procedure al- dal punto di vista formale quanto da quello chemiche, se pur possibili, ci risultano per lo contenutistico – dell’opera di Pietro più ignote quanto alle loro cause; se qualcosa d’Abano, rispetto alle precedenti e coeve si realizza sarà piuttosto per caso e per inspi- trattazioni del testo pseudo-aristotelico. Già ratione divina quam artis sapientia” (p. 149). la determinazione del luogo, della data e del- È qui che si rivelano i limiti della dimesti- le circostanze della redazione dell’Expositio chezza con i principi alchemici da parte si presenta tutt’altro che piana. Riassumendo dell’Aponense, il quale – evidenzia Crisciani gli studi più recenti sull’argomento, van der – non opera la dovuta distinzione tra il pro- Lugt chiarisce, innanzitutto, che, contraria- cesso unitivo e compositivo della fermentatio mente a quanto ritenuto fino a non molti an- e quello scompositivo della distillatio. ni or sono, “Pietro n’à […] eu accès au texte Nel tentativo di riassumere la concezione grec”, e non può quindi essergli attribuita la che Pietro ha dell’alchimia, la studiosa si ri- traduzione dei Problemata physica di Aristo- volge in conclusione al Lucidator, citando un tele, a dispetto di una perdurante misconcep- passo che risulta alquanto ambiguo e disso- tion storiografica che leggeva il viaggio del nante con quanto detto sin qui. medico di Abano a Costantinopoli come fi- L’interrogativo che Crisciani lascia aperto – nalizzato al recupero del testo greco. Il rife- ma al quale fornisce una possibile via risolu- rimento di Pietro è costituito esclusivamente tiva proponendo una diversa punteggiatura, dalla traduzione di Bartolomeo da Messina. e dunque una diversa possibile lettura – si È fuor di dubbio che il viaggio a Costanti- propone come stimolo ad ulteriori appro- nopoli abbia avuto una qualche ruolo nel ri- fondimenti e contribuisce a suscitare quella maneggiamento dell’Expositio, ma una pre- “sana” curiositas che dovrebbe sempre carat- cisa valutazione in merito è difficile, se non terizzare l’impegno dello storico della filoso- impossibile. Altrettanto arduo è stabilire il fia. peso che l’opera ha avuto nella condanna po- Tra le opere dell’Aponense forse quella stuma del suo autore. che ha suscitato – e suscita tutt’ora – i mag- Sul piano dei contenuti, van der Lugt giori problemi di collocazione e interpreta- chiarisce che il modo di procedere del com- zione è l’Expositio sui Problemata pseudo- mentario ai Problemata articolato in dubitabi- aristotelici, anche a causa della confusione e lia non è del tutto assimilabile alle forme del- dei numerosi equivoci che si sono addensati la dialettica scolastica, perché non sempre si

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giunge ad una determinatio risolutiva. La na- vengono effettuate nuove traduzioni. Questi tura decisamente non omogenea dell’opera commentari, però, acquisiscono sempre più pseudo-aristotelica non consente di ricon- un tono divulgativo, perdendo quel senso di durre il testo ad un quadro esplicativo globa- problematicità che caratterizzava il testo di le, con il conseguente paradosso che “les Pietro ed orientandosi verso una forma dida- Problèmes d’Aristote ne remplissent pas les scalica conchiusa ed esaustiva. La tendenza critères aristotéliciens du savoir scientifique” alla ipersemplificazione condurrà, infine, ad (p. 168). L’opera, nella sua struttura, si mo- esiti molto lontani tanto dal testo stra refrattaria ad ogni tentativo di inqua- dell’Expositio quanto da quello dei Problema- drarla secondo i criteri generalmente adottati ta stessi, dando luogo a compilazioni a carat- per gli scritti filosofico-scientifici del perio- tere divulgativo e di ridotto spessore filoso- do scolastico. La stessa scelta di esordire con fico. problemi di carattere medico sembra con- Ritornando nelle conclusioni del suo inte- traddire il naturale percorso scolastico che ressante contributo sulle ragioni della unicità presuppone a questa scienza la formazione dell’Expositio nel quadro della cultura filoso- nelle artes liberales, alle quali viene riservata fica del tempo, van der Lugt mette in luce nell’Expositio la seconda parte. D’altro can- l’ambiguità dello statuto epistemologico dei to, Pietro non segue nemmeno il percorso Problemata che, per struttura e contenuto, della triade galeniana res naturales/non natu- “font violence à la définition aristotélicienne rales/contra naturam, accolto invece da molti du savoir scientifique” (p. 179), ciò che spie- medici. Del resto, non potrebbe essere altri- ga la loro (e per consequens dei commentari) menti, data la più ampia caratterizzazione progressiva assimilazione ai testi medici, con semantica del termine “natura” quando esso i quali trovano annessi e trasmessi. è riferito all’insieme dei subiecta affrontati Sulla fama di Pietro d’Abano come medi- nei Problemata, un’opera che si estende – co, mago e filosofo nel XIV secolo cerca di come dichiara Pietro nel Prologo – “pene far luce Jöel Chandelier (Pietro d’Abano et les circa unamquamque artem et scientiam”. médicins: réception et réputation du Concilia- Sono appunto queste evidenti difficoltà a tor en Italie dans les premières années du XIVe fornire la spiegazione della singolarità del siècle). Lo studioso rileva subito che il suc- lavoro dell’Aponense al suo tempo. cesso dell’autore del Conciliator presso i suoi Van der Lugt si sofferma anche sull’in- contemporanei non trova attestazioni, come fluenza del commentario di Pietro, rilevando invece ci si aspetterebbe: i primi documenti che, nonostante l’esistenza nel XIV secolo di elogiativi nei suoi confronti – una statua si- altre opere simili, l’Expositio “reste ce pen- tuata nel Palazzo della Ragione di Padova e dant, pendant tout le Moyen Âge et au-delà, la lunga citazione riportata da Michele Savo- le commentaire de référence” (p. 174). La narola nel suo Libellus de ornamentis Paduae parafrasi dell’Aponense diviene, a partire – risalgono al XV secolo. Nelle opere dei dalla fine del Trecento, la base sulla quale medici bolognesi allievi di Taddeo Alderot-

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ti, negli anni immediatamente successivi alla alla conclusione che l’opera non ha alcun po- morte dell’Aponense, non si fa alcuna men- sto privilegiato negli scritti coevi. Qualora, zione del Conciliator, il cui primo richiamo invece, ci si rivolga alla tradizione mano- esplicito si legge nella seconda redazione del scritta e a stampa (la lista dei manoscritti e commentario al Canone di Avicenna compo- delle edizioni a stampa fino al 1565 è riporta- sta da Gentile da Foligno nel 1340 (nella ta in appendice al saggio), non si può non ri- prima redazione, databile al 1320, il riferi- levare una significativa diffusione dell’opera mento non è esplicito), dove a proposito di dell’Aponense, che si fa ancora più consi- una questione medica lo scritto del medico di stente nei secoli XV e XVI, soprattutto per Abano viene ricordato per la sua posizione quanto concerne le edizioni a stampa. contraria a quella assunta dall’autore del Volendo rintracciare le ragioni alla base commentario. In un altro commentario al del precoce rifiuto del Conciliator, Chande- medesimo scritto avicenniano redatto da Di- lier le individua nell’originalità della tratta- no del Garbo, allievo di Taddeo Alderotti, zione del medico di Abano in un quadro in nel 1325, si trova un’esplicita citazione del cui l’istituzionalizzazione della disciplina la- Conciliator nella questione riguardante la sciava poco spazio ad una ricerca orientata reductio medicinarum ad actum; anche in que- per larga parte ad individuare i nessi tra a- sto caso, la soluzione proposta dal medico di strologia e medicina: nella pretesa di riven- Abano viene ricordata per essere aspramente dicare l’autonomia della loro scienza, i medi- criticata, tanto da meritare piuttosto il nome ci legati all’insegnamento universitario pre- di Corruptorium che non quello di Conciliato- diligevano il confronto con il Canone avi- rium. A queste dichiarazioni fa eco Gentile cenniano, che concedeva margini molto ri- da Foligno, quando nel 1340, nelle Questio- stretti al valore dell’astrologia. nes et tractatus extravagantes, a proposito del- Con il suo contributo su Le De venenis la indagine sulle cause del dolore definisce De Pietro d’Abano et sa diffusion, Franck “rudia” le riflessioni svolte su tale subiectum Collard ci offre un autorevole esempio di da Pietro d’Abano. È dunque evidente per come la traduzione di un testo non sia di per Chandelier che “la légende d’un Pietro sé testimonianza sufficiente di una sua diffu- d’Abano adulé par ses contemporains ne ré- sione e fortuna. Lo studioso prende in esame siste pas à l’analyse des teste”, anzi “les mé- due traduzioni francesi del libellus dicins italiens n’ont pas hésité à le critiquer dell’Aponense, la prima manoscritta, datata […] dans des termes très durs” (p. 193). Lo 1402, opera di un non meglio identificato studioso interpreta questa dichiarata ostilità Oger, frate carmelitano; la seconda contenu- nei confronti dell’Aponense come il risultato ta in un testo a stampa del 1593, il cui tradut- di una concorrenza tra università e studia. tore si chiama Lazare Boet. Collard illustra i D’altro canto, adottando un approccio diffe- differenti modi in cui le due traduzioni si rente che tenga conto delle menzioni del rapportano al testo latino, sia dal punto di vi- Conciliator in senso quantitativo, si perviene sta della resa linguistica, sia da quello della

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fedeltà di contenuto; osservazioni scaturite due traduzioni è costituito dal procedimento esclusivamente da un giudizio estrinseco, seguito nella resa in francese: Boet si rivela poiché entrambe le traduzioni mancano del più rispettoso dell’originale e all’occorrenza prologo del traduttore. Ciò che emerge da è in grado di forgiare neologismi che evitano questo confronto è una rilevante difformità, approssimate circonlocuzioni. E nonostante addebitata in gran parte alla diversa forma- le attitudini speculative dichiaratamente su- zione dei due traduttori, ma anche al diverso periori rispetto a quelle di Oger, Boet stesso mileu culturale in cui sono state scritte. Il tradisce in più punti l’originale, specialmente frate carmelitano dimostra una scarsa fami- sotto l’aspetto stilistico. liarità con il pensiero medico; la sua tradu- Quando si passa a valutare il contributo zione si limita ad assicurare il destinatario, il che i due testi hanno dato alla diffusione governatore di Genova Boucicaut, sulle in- dell’opera di Pietro d’Abano, il dislivello tra sidie dei veleni. Ciò spiega il suo atteggia- le due traduzioni diviene irrilevante. Sia giu- mento ossequioso nei confronti stificato alla luce della reticenza dei medici di dell’originale latino, che egli rende senza in- fronte al volgarizzamento della loro scienza, tervenirvi criticamente, trincerandosi dietro ovvero per altre ragioni da esaminare, ciò formule e omettendo interi passi di carattere che conta nella prospettiva assunta dallo stu- più teoretico, semplificando o, al contrario, dioso è la non-corrispondenza fra traduzioni parafrasando nel caso di mancanza di equi- in volgare e fortuna del testo. valenti linguistici francesi dei termini latini. La Compilatio phisionomiae de Pietro Collard ritiene che “plus encore que d’Abano è il testo a cui Danielle Jacquart ri- l’quipement lexical, c’est l’armature intellec- serva la sua attenzione. La più antica trascri- tuelle du traducteur qui paraît très insuffi- zione dell’opera si trova in un manoscritto, il sante face à la pensée du Grand Lombard” Lat. 16089, dal carattere composito, i cui te- (p. 220). sti sono legati da interessi connessi agli am- Di tutt’altro tono la traduzione di Boet. biti della profezia, dell’astrologia e della ma- Innanzitutto – nota lo studioso – nel tempo gia. Un primo rilievo riguarda un’anomalia che separa le due traduzioni la lingua france- riscontrata nel testo, che potrebbe far pensa- se aveva avuto modo di arricchirsi lessical- re ad una duplicità di modelli di cui dispone- mente, grazie ad una vasta produzione di va il copista del manoscritto citato. materia medica; inoltre, lo stesso traduttore D’altronde, è lo stesso Pietro a darci notizia manifesta una certa competenza sull’argo- di una duplice redazione dell’opera, perché mento, come si evince dalla maggiore com- la prima, indirizzata al capitano generale di prensione del pensiero dell’Aponense. Si può Mantova Bardellone de Bonacossi, era finita ipotizzare, verosimilmente, che Boet avesse nella mani di un non meglio identificato a disposizione dei testi di qualità superiore “sceleratus”. rispetto a quelli utilizzati dal frate carmelita- Rispetto agli altri trattati medievali no; ma il fattore di maggior divergenza fra le sull’argomento, la Compilatio di Pietro insi-

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ste particolarmente sullo statuto di scienza gliatamente le articolazioni dello spirito di della phisionomia, fondato su due tipi di cau- due calori, uno proporzionato agli astri, se, quella celeste che rinvia al discorso astro- l’altro naturale ed igneo che va a formare le logico, e quella naturale, connessa alle teorie parti del corpo. Lo spirito innato si converte della generazione. Jacquart sottolinea come quindi in spirito materiale, il quale si diparte l’opera risenta inevitabilmente delle recenti in psichico, che dal cervello si distribuisce condanne parigine del 1277, tra le quali nei nervi dando origine alla sensazione e al l’articolo 207 è palesemente indirizzato a movimento, e naturale, che ha sede nel fega- censurare l’opinione secondo la quale le cau- to, dove anima le funzioni nutritive del cor- se superiori ed inferiori intervengano alla po. L’intero processo mostra come Pietro nascita a suscitare nell’anima e nel corpo “fait passer son lecteur de ‘la chose divine ou un’inclinazione verso determinate azioni; intellectus vocatus’ imprimée dans l’esprit in- una condizione che Pietro d’Abano non po- né ò l’esprit second, qui à travers ses trans- teva ignorare. Il discorso sulle reciproche formations assure les actions du corps” (p. modificazioni che hanno luogo tra anima e 242). E qui che si pone la radice della reci- corpo si sforza di restare confinato entro i proca affezione tra anima e corpo, posta da limiti della natura, senza sfociare nei rischio- Pietro a fondamento della sua fisiognomica. si domini della libertà individuale; ecco per- Ma – conclude Jacquart – questa complessa ché Pietro, pur riconoscendo la parte che teoria della generazione del sinolo umano all’astrologia spetta nell’indagine sulle cause non pone Pietro al riparo dall’accusa di ma- dei comportamenti umani, ribadisce la sua terialismo; al contrario, “est fort probable dimensione di scienza concernente i feno- que son essai de physiognomonie ait été à meni che accadono “per lo più” (ut pluri- l’origine des poursuites de la part des Do- mum). menicains”, vale a dire dei Giacobiti di cui L’approfondimento di quest’ultimo punto l’Aponense stesso fa menzione nel Concilia- è sviluppato nella terza parte dell’opera, sen- tor; opera che, confrontata con la Compilatio, za dubbio quella che esibisce la maggior mostra su tali tematiche una chiara evoluzio- pregnanza speculativa, volta ad indagare le ne, presumibilmente dettata anche da ragioni cause universali sulle quali si fonda la fisio- di opportunismo a seguito delle accuse subi- gnomica. Si tratta di un nucleo teoretico la te. cui origine si pone nel noto passo del De ge- Lo studio degli Annulorum experimenta at- neratione animalium aristotelico, in cui si po- tribuiti a Pietro d’Abano costituisce per Je- stula l’esistenza di uno spirito insito nello an-Patrice Boudet (Magie et illusionnisme en- sperma e della virtus informativa, chiamata tre Moyen Âge et Renaissance: les Annulorum anche intellectus o res divina, considerati ri- experimenta attribués à Pietro d’Abano) occa- spettivamente come strumento e materia del- sione per un interessante approfondimento la generazione il primo, forma e fonte pro- del nesso che lega tra loro magia ed illusioni- duttiva la seconda. Jacquart descrive detta- smo nelle opere medievali e rinascimentali,

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con l’intento di verificare se “l’histoire de la inclusio spirituum in annulos, la cui eminenza magie n’est pas largement concomitante, è confermata dalla invariabilità del nome del voire coextensive, avec celle de demone in tutti i codici conservati. Boudet l’illusionisme” (p. 247). Rispetto alla lineare ravvisa in questo scritto una delle funzioni definizione di magia offerta da Giovanni di principali della magia, “celle d’être une uto- Siviglia, il quale la definisce semplicemente pie, une fuite dans l’imaginaire, l’expression come l’arte di produrre malefici, già in opere nécessaire d’un désir irrépressible dont la ré- coeve sono attestate attribuzioni diverse alisation effective, inatteignable, importe en all’ars magica, tra le quali figura anche quella fait assez peu” (p. 262). L’interesse che il di prestigium inteso come illusione dei sensi contributo di Boudet suscita è ribadito dalla o anche allucinazione. In questa direzione, presentazione, in appendice, dell’edizione la- gli Annulorum experimenta, il cui più antico tina degli Annulorum experimenta seguita dal manoscritto data al XV secolo, rappresenta- volgarizzamento in lingua italiana del XV no un esempio emblematico della sovrappo- secolo redatto da Stefano Rapisarda. nibilità dei concetti di magia e illusionismo. Ad un’altra opera di carattere magico at- L’attribuzione a Pietro d’Abano – spiega tribuita a Pietro d’Abano, l’Elucidarius magi- Boudet – è giustificata, oltre che dalla più ce, è dedicato l’ultimo contributo del volu- volte ricordata fama di mago dell’Aponense, me. In esso Julien Véronèse (Pietro d’Abano anche in virtù della conoscenza da lui dimo- magicien à la Renaissance: le cas de l’Eluci- strata, sia nel Conciliator che nel Lucidator, darius magice (ou Lucidarium artis nigro- dei testi di magia astrale e salomonica, alla mantice)) antepone alla trascrizione parziale cui tradizione gli Annulorum experimenta si del manoscritto Vat. Reg. lat. 1115 una esau- richiama nel ruolo di primo piano riservato riente analisi del testo che ha contribuito, alle 28 mansioni lunari. Scopo dell’opuscolo forse più di ogni altro, a consacrare la fama è quello di fornire le nozioni necessarie a di Pietro negromante ed esperto mago. Si- fabbricare anelli magici; ma qui per magia gnificativo, in questo senso, il punto di vista bisogna intendere principalmente l’illu- dell’abate Tritemio, che nel suo Antipalus sionismo, che copre i due terzi dei 40 experi- maleficiorum ricorda come l’autore menta proposti. Come spiega Boudet, il me- dell’Elucidarium necromantiae venisse consi- todo operativo si articola in quattro fasi: la derato tra le maggiori autorità della lettera- fabbricazione di un anello o di una fascetta; tura magica medievale, opinione non condi- l’iscrizione dei nomi degli spiriti su di un visa dal monaco benedettino, che vede in supporto che viene poi inserito nell’anello; il Pietro piuttosto un medico che ha subito ec- rituale di consacrazione, composto di suffu- cessivamente il fascino dell’astrologia (di ta- micazioni, preghiere e gesti simbolici; la le testimonianza terrà debito conto Gabriel conservazione dell’anello e il modo per atti- Naudé nella sua Apologie per rettificare varne il potere. Una particolare menzione l’immagine dell’Aponense come autore di merita il paragrafo dedicato alla pratica della scritti di magia destinativa).

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Consacrato al patto con gli spiriti, l’Elucidarius una preghiera a Dio espressa in l’Elucidarium è in realtà – come puntualizza nomina barbarica. Véronèse – un’opera la cui composizione ri- L’aggiunta, nelle ultime pagine, di indici salirebbe alla seconda metà del XV secolo. – dei personaggi e dei manoscritti citati nel Un confronto tra i manoscritti più antichi in testo – curati da Jean-Patrice Boudet confe- cui si può leggere l’opera, il già citato Vat. risce al volume anche il carattere di agile Reg. lat. 1115 e il Gand 1021A, entrambi da- strumento di consultazione. Per l’ac- tabili al XVI secolo, mostra delle sensibili curatezza della forma e l’alto valore scientifi- differenze (il gandanense presenta molteplici co degli interventi in esso contenuti, questa lacune e una diversa disposizione dei capito- raccolta di saggi rappresenta un imprescin- li). La prima edizione a stampa, intitolata É- dibile riferimento per ogni studioso interes- léments magiques de Pietro d’Abano le philoso- sato al pensiero di Pietro d’Abano e, più in phe o Heptameron, recante la data 1565, pre- generale, alla filosofia a cavallo tra Medioe- senta una struttura a sua volta diversa da en- vo e Rinascimento. trambi i manoscritti prima citati, in quanto la materia è organizzata con una finalità fun- Fabio Seller zionale, suddividendo gli elementi della pra- Università Federico II di Napoli tica nei diversi giorni della settimana; per tutti valgono i principi esposti nella parte in- titolata modus et regule operacionis. Véronèse indica la duplice fonte dell’Elucidarius: la prima è costituita dal ma- noscritto Munich Clm 849, contenente un manuale di magia astrale redatto nel XV se- colo, sebbene vi siano ragioni sufficienti per ritenere che la versione che aveva sotto ma- no l’autore dell’Elucidarius non coincida con quella monachese; l’altra fonte è individuata nella Clavicula Salomonis, a proposito della quale lo studioso annota che “les emprunts se font par fois si précis qu’il ne fait nul dou- te que le pseudo-Pietro avait à sa disposition un bon exemplaire de ce livre” (p. 311). A queste si devono aggiungere altre opere di riferimento: il De quatuor annulis (dal quale è tratto sicuramente l’esorcismo rivolto agli spiriti dell’aria) e il Liber juratus sive sacratus di Onorio di Tebe, che condivide con

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Author: Donato Verardi Contact: [email protected]

Affiliation: Université Paris - Est (CRHEC), Title: La storia astrologica universale. L'oroscopo (France) delle religioni tra Medioevo e Rinascimento

Contact: [email protected] Abstract: The essay draws the history of the horo- scope among the religions during the Middle Age and Title: Annotazioni sul carattere 'possibile' del sapere the Renaissance. The astrological concept of the astrologico tra Medioevo e Rinascimento great events in the world is based on the branch of Abstract: The history of astrology has become the knowledge of the great conjunctions. It is about me- subject of rigorous study only since the mid-19th dieval astrology which had as its turning point the century, thanks to the first contributions of Oriental explanation of the birth and decay of reigns and reli- studies, and particularly of Egyptology. In close re- gions, but also of natural disasters. lation with classical philology, these studies have Keywords: Astrology, Astronomy, religion, horo- made available a number of Greek, Latin, Arabic scope and Hebrew texts with an astrological content: among them the fragments of Nechepto-Petosiris; Location: Philosophical Readings, VII.1 (2015), pp. the treatises by Manetho, Dorotheus, Vettius Va- 8-41. lens, Ptolemy, Paul of Alexandria, Hephaestion Theban; writings of Al-Biruni, al-Kindi, Masha ‘Al- lah, Abu Masar, Abenragel, bar Hyya Abraham Ibn Author: H. Darrel Rutkin Ezra. During the last century, moments and aspects of the history of astrology and of its presence in the Affiliation: Unit for History and Philosophy of history of culture and ideas have been clarified in Science, University of Sydney (Australia) important works by Bouché-Leclercq, Boll, Warburg, Saxl, Panofsky, Klibansky, Garin. How- Contact: [email protected] ever, much remains to be done concerning the resti- Title: Understanding the History of Astrology Ac- tution of the texts and the analysis of the “internal curately: Methodological Reflections on Terminol- history of astrology”, that is, its own history. In this ogy and Anachronism essay the main topics of the history of Astrology during the Middle Ages and the Renaissance is Abstract: In this essay, I will use two of Roger Ba- introduced providing some considerations on the con’s distinctive phrases—astronomia iudiciaria et op- possible features of this branch of knowledge. erativa and opera et verba sapientium—to build up a picture of his distinctive configuration of the 13th- Keywords: Astrology, Astronomy, perspectiva, century map of knowledge, in which mathematics, Claudius Ptolemy perspectiva and astrology are all utterly central. I will Location: Philosophical Readings, VII.1 (2015), pp. then explore how astrology thus configured may be 3-7. used to explore Bacon’s relation to what we call sci- ence, magic and religion, although he often under- stands them differently than we do. This exploration will include an analysis of the fundamental distinction Author: Graziella Federici Vescovini between terminological and conceptual anachronism. Affiliation: Dipartimento di Scienze della Co- Universally acknowledged as one of the most im- municazione, Università di Firenze (Italia) portant medieval natural philosophers, especially in

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England, my essay hopes to clarify areas of Bacon’s tury, explicitely ascribed this power to the planet thought that are still mired in confusion. Mars – a relationship based on the supposed link be- tween iron and Mars, i.e. an idea which went back to Keywords: Astrology, Astronomy, methodology, Antiquity and was supported especially by alchem- horoscope, Roger Bacon ists. Another tradition sets forth a link between the Location: Philosophical Readings, VII.1 (2015), pp. magnet and the Northern constellation of Ursa maior 42-54. or minor ; this doctrine is testified in the Latin world as soon as in the twelfth century, and it was discussed later among several authors of the fifteenth and six- teenth centuries such as Ficino, Cardano, Leonardo Author: Nicolas Weill-Parot Garzoni and William Gilbert.

Affiliation: Université Paris - Est (CRHEC), Keywords: Astrology, Astronomy, magnetic at- (France) traction, occult

Contact: [email protected] Location: Philosophical Readings, VII.1 (2015), pp. 55-70. Title: L’attraction magnétique entre influence as- trale et astrologie au Moyen Âge (XIIIe-XVe siècle)

Abstract: The famous comparison made by the as- Author: Maria Sorokina trologer Messahalla (Mashā’allāh) between the astral influence on the sublunar world and the attraction of Affiliation: Université Paris - Est (CRHEC), a piece of iron by a magnet, repeated by Albumasar (France) (Abū Ma’shar), was a widespread idea among Latin Contact: [email protected] medieval authors. But beyond this general compari- son, many Latin commentators on Aristotle’s Physics Title: Un tournant dans la critique de l’astrologie? drew a parallel between astral influences and mag- La ‘Summa de astris’ de Gérard de Feltre netic attraction as examples of alleged attractions at a distance. But more deeply, since magnetic attraction Abstract: The Summa de astris written in 1264-1265 was explained through an occult property of the by the Dominican Gerard of Feltre is the first work magnet and since the occult properties were thought which is entirely devoted to the criticism of astrology as coming from the celestial bodies, thus the power of in the West since the time of the Church Fathers. It the magnet was ascribed to the celestial bodies. But has a special place in discussions on astrology in the given that occult properties of natural beings de- thirteenth century. On the one hand, the Summa de pended from their specific form, the astral influence astris has absorbed many arguments against astrology involved was a general one not an accidental astro- developed in Christian antiquity and repeated in the logical influx. If some authors supported the exist- Middle Ages. On the other hand, we see new ap- ence of accidental occult properties depending from proaches in the polemic against the astrologers: the astrological influences at special moments, this idea appeal not only to the Christian doctrine, but also to did not match with such a power as the magnetic the Aristotelian philosophy, or the criticism of "tech- power, because this was common to all the individu- nical" aspects of astrology, i. e, the search of the als of the species « magnet ». Nevertheless, while contradictions in the astrological rules (the elabora- most of the commentators on Physics referred to a tion of horoscopes, the interpretation of the signs of general influence of celestial bodies, two English the zodiac, of houses, of aspects ... ) . If the first ap- commentators of the second half of thirteenth cen- proach is characteristic of other works about astro-

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logical predictions or astral influence (such as com- Author: Cesare Catà mentaries on the Sentences of Peter Lombard or quodlibets), the second seems to be an innovation Affiliation: Dipartimento di Scienze della For- introduced by Gerard of Feltre. An uncommon mazione, Università di Macerata, (Italia) knowledge of the astrological doctrine allows him to Contact: [email protected] develop a whole series of arguments which did not receive any significant development, at least, in the Title: ‘Lumen requirunt lumine’. Marsilio Ficino, thirteenth century. Nicola Cusano e l’iconografia dei Magi nel Rinasci- mento Keywords: Astrology, Gerard of Feltre, Peter Lombard Abstract: The present article investigates the the iconological themes of the Three Magoos in Renais- Location: Philosophical Readings, VII.1 (2015), pp. sance culture, through a comparison between Phi- 71-92 . losophy and Art. The topic of the Magoos is widely interpreted by variuos artists between XV and XVI centuries; the article purposes to interpretate a set of Author: Ornella Pompeo Faracovi artistic works, by observing the theoretical contribu- tions of the major Neoplatonic thinkers of Fifteenth Affiliation: Centro Studi Enriques, (Italia) century: Marsilio Ficino and Nicholas of Kues. Fi- Contact: [email protected] cino and Cusanus composed two specific works fo- cused on the theological and philosophical issues of Title: Giovanni Pico della Mirandola e la riforma the Gosple episode of the Magoos. Specifically, Fi- dell’astrologia cino composed the libellus entitled De stella magorum and Nicholas of Kues preached a Sermo in 1453 on Abstract: On the 24th of February 1463, the Re- the question: “Ubi est qui natus est Rex Iuaedorum?”. naissance philosopher Giovanni Pico della Mirandola Through an analysis of these writings, the article de- was born at Mirandola, near Modena in Italy. In 1486, velops a comparison between Ficino’s conceptions at the young age of 23, he famously offered to defend and Italian Art, on one hand; and between Nicholas 900 theses on religion, philosophy, natural philoso- of Kues and Flemish art on the other hand. Finally, phy and magic. The intellectual journey of Pico is the astrological theory (Ficino) and the tradition of very complex. In his book Disputationes he criticized the Devotio Moderna (Cusanus) reveal a strong link firmly astrology. In this book Pico presents argu- with the theme of Magoos, offering unprecedented ments against the practice of astrology that have had hermeneutic paths in the field of sacred Renaissance enormous resonance for centuries, up to our own art. time. This refutation of astrology has provoked many reactions. In the opinion of Bellanti and Pon- Keywords: Astrology, Nicolas of Kues, Marsilio tano, criticism of Pico were inspired by Savonaro- Ficino las’s propaganda. Location: Philosophical Readings, VII.1 (2015), pp. Keywords: Astrology, Astronomy, Giovanni Pico 110-131. della Mirandola

Location: Philosophical Readings, VII.1 (2015), pp. 93-109.

PHILOSOPHICAL READINGS ISSUE VII – NUMBER 1 – SPRING 2015 ABSTRACTS AND INDEXING 193

Author: Fabrizio Lelli Location: Philosophical Readings, VII.1 (2015), pp. 132-144. Affiliation: Dipartimento di Studi Umanistici, Università del Salento, (Italia)

Contact: [email protected] Author: Marco Bertozzi

Title: Astrologia e Cabbalà nell’ebraismo italiano Affiliation: Dipartimento di Scienze Umane, Uni- rinascimentale versità di Ferrara, (Italia)

Abstract: Although Jews always stressed the boun- Contact: [email protected] daries of man’s intellect when facing the scientific knowledge of a transcendental God’s creation, they Title: Picatrix a Schifanoia: un’interpretazione ma- always held the study of astronomy and astrology in gico-astrologica del Salone dei Mesi high esteem. From the time of the Bible through the Abstract: Picatrix is a magic and astrological text, early modern era, the major limit to scientific discov- written in Arabic in the middle of the 11th century. ery imposed on Jews by their monotheistic faith The original arabic manuscript ("the aim of the wi- made it difficult for them to create an autonomous se") was translated into Spanish (1256) by order of astrological science, in the Greek meaning. However, Alfonso "el Sabio" and then, sometime later, into La- such an aim could be at least partially attained by tin. But Picatrix is also an important source of both drawing upon external sources and by adapting Schifanoia's frescoes. The article will try to under- the achievements of other astrological systems of stand the "philosophy" of Picatrix and to explain why thought to the Scriptural truth. Thus, despite their this magic manuscript has so influenced the astro- lack of originality, Jews managed to create their own logical "plot" of the frescoes. specific understanding of non-Jewish sciences, which subsequently became cherished by those same exter- Keywords: Astrology, Astronomy, Picatrix, Schi- nal cultures that had provided the basic material for fanoia such investigations. In particular, their extraordinary confidence in the abilities of man to fathom the se- Location: Philosophical Readings, VII.1 (2015), pp. crets of creation through God’s help, made it possible 145- 156. for Medieval Jewish authors (especially the Iberian ones) to be numbered by non-Jews among their own authoritative sources of a science of the stars which was set in the context of a monotheistic system. The revival in early Renaissance Italy of Greek and Ara- bic astrology, in its many branches, raised once more the question of the validity of judicial and magic as- trology within Judaism. Although providing differ- ent responses to such a debate, Jewish astronomers and astrologers who were active in fifteenth and six- teenth-century Italy always succeeded in merging their scientific quest with their religious identity.

Keywords: Astrology, Astronomy, Jewish religion

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