La Nascita Dell'eroe
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Programma del CORSO 1) PARTE GENERALE - “Slide del Corso” - Gian Piero Brunetta, Guida alla storia del cinema italiano 1905-2003, Einaudi, pp. 127-303 (si trova su Feltrinelli a 8,99 e in ebook) 2) APPROFONDIMENTO (A SCELTA) DI DUE TRAI SEGUENTI LIBRI: - Mariapia Comand, Commedia all'italiana, Il Castoro - Ilaria A. De Pascalis, Commedia nell’Italia contemporanea, Il Castoro - Simone Isola, Cinegomorra. Luci e ombre sul nuovo cinema italiano, Sovera - Franco Montini/Vito Zagarrio, Istantanee sul cinema italiano, Rubbettino - Alberto Pezzotta, Il western italiano, Il Castoro - Alfredo Rossi, Elio Petri e il cinema politico italiano, Mimesis Edizioni - Giovanni Spagnoletti/Antonio V. Spera, Risate all'italiana. Il cinema di commedia dal secondo dopoguerra ad oggi, UniversItalia 3) CONOSCENZA DI 15 FILM RIGUARDANTI L’ARGOMENTO DEL CORSO Sugli autori o gli argomenti portati, possono (non devono) essere fatte delle tesine di circa 10.000 caratteri (spazi esclusi) che vanno consegnate SU CARTA (e non via email) IMPROROGABILMENTE ALMENO UNA SETTIMANA PRIMA DELL’ ESAME Previo accordo con il docente, si possono portare dei testi alternativi rispetto a quelli indicati INDIRIZZO SUL SITO: http://www.lettere.uniroma2.it/it/insegnamento/storia-del- cinema-italiano-2017-2018-laurea-triennale ELENCO DEI FILM PER L’ESAME (1) 1) Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) o Todo Modo (1976) di Elio Petri 2) Il conformista (1970) o L’ultimo imperatore (1987) di Bernardo Bertolucci 3) Cadaveri eccellenti (1976) di Francesco Rosi 4) Amici miei (1975) di Mario Monicelli 5) C’eravamo tanto amati (1974) o Una giornata particolare (1977) di Ettore Scola 6) Borotalco (1982) o Compagni di scuola (1984) di Carlo Verdone 7) Nuovo Cinema Paradiso (1988) o Una pura formalità (1994) di Giuseppe Tornatore. 8) Palombella Rossa (1989) o Caro Diario (1992) di Nanni Moretti ELENCO DEI FILM PER L’ESAME (2) 9) Il piccolo diavolo (1988) o La vita è bella (1997) Roberto Benigni 10) Diavolo in corpo (1986) o Buongiorno, notte (2002) di Marco Bellocchio 11) La meglio gioventù (2003) di Marco Tullio Giordana o Romanzo criminale (2005) di Michele Placido. 12) Respiro (2002) o Nuovomondo (2006) di Emanuele Crialese 13) L’imbalsamatore (2002) o Gomorra (2008) di Matteo Garrone 14) Ovosodo (1997) o Tutta la vita davanti (2008) di Paolo Virzì 15) L’uomo in più (2001) o La grande Bellezza (2013) di Paolo Sorrentino ALCUNE INFO STORICHE SUL CINEMA POLITICO IN ITALIA (1) - Il cinema del neorealismo (dal 1945 al 1953, da Roma città aperta di Roberto Rossellini all’opera collettiva L’amore in città ) con il suo impegno sul reale apre idealmente la stagione del cinema politico italiano dopo gli anni del ventennio fascista. - All’inizio degli anni Sessanta nasce il filone del “cinema antifascista” e di rievocazione degli anni della Resistenza che si può considerare chiuso dopo pochi anni con Italiani brava gente (1964), la penultima opera di Giuseppe De Santis. - Alcune di queste opere sono state ispirate dalla letteratura, ad esempio: La lunga notte del ‘43 (1960), film d’esordio di Florestano Vancini (da un racconto di Giorgio Bassani), La ciociara (1960) di Vittorio de Sica (dall’omonimo racconto di Alberto Moravia ) con Sofia Loren e La ragazza di Bube di Luigi Comencini (da Carlo Cassola). ALCUNE INFO STORICHE SUL CINEMA POLITICO IN ITALIA (2) - Ad esso segue il cosiddetto “cinema della crisi” dei giovani inaugurato dal secondo film di Bernardo Bertolucci Prima della rivoluzione (1964) e poi I pugni in tasca (1965) di Marco Bellocchio, Uccellacci e Uccellini (1966) di P.P.P. Pasolini con Totò e Ninetto Davoli e I sovversivi (1967) dei Fratelli Taviani con Lucio Dalla. - Un capolavoro a parte è La battaglia di Algeri (1966) di Gillo Pontecorvo (1919- 2006) sulla lotta di liberazione dell’Algeria. - Gillo Pontrecorvo , Elio Petri o Francesco Rosi, ognuno con il proprio stile, non sono però stati i soli regista degli anni Sessanta e Settanta a tentare la difficile mediazione tra impegno ideologico e momento di spettacolarizzazione dei fatti politici. Altri nomi sono ad esempio: Damiano Damiani, Florestano Vancini, Carlo Lizzani, Nanni Loy, Giuliano Montaldo, parecchi dei quali poi passati a lavorare in tv ,o infine Citto Maselli. Ma è comunque a pochi è riuscito il risultato di ottenere un grande successo di pubblico in maniera non “autotelica” come il cosidetto cinema alternativo e/0 militante. ELIO PETRI (1929-1982) Bio-filmografia (1) Di famiglia proletaria , il romano Elio Petri si forma in campo critico e compie un lungo tirocinio come sceneggiatore per Giuseppe De Santis (Roma ore 11 , 1952), Carlo Lizzani (Il gobbo, 1960) o Dino Risi (I mostri, 1963). - Realizzati due corti Nasce un campione (1954) e I sette contadini (sui Fratelli Cervi, 1957) debutta con L’assassino (1961) ma si fa notare con il successivo I giorni contati (1962). - Al Maestro di Vigevano (1963) segue il più riuscito La decima vittima (1965), poi Petri cambia di nuovo genere accostandosi nel 1967 al cinema di impegno civile in A ciascuno il suo (1967). Dopo l’apolitico film Un tranquillo posto di campagna (1968), con Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto del 1970 (oscar per il miglior film straniero, 1971) scoppia il caso “Petri”. ELIO PETRI Bio-filmografia (2) Ad esso seguiranno La classe operaia va in paradiso (1971, Palma d’oro a Cannes) e La proprietà non è più un furto (1973 con Tognazzi) con cui si chiude la cosiddetta “trilogia sul potere”. Poi è la volta del film più ambizioso e sfortunato della sua carriera Todo modo (1976, dal romanzo dello scrittore siciliano Leonardo Sciascia) - Deluso dalla cattiva accoglienza di Todo modo e già minato dalla malattia realizza nel 1979 il suo ultimo film Le buone notizie con Giancarlo Giannini. Muore nel 1982 prima di girare con Marcello Mastroianni Chi illumina la grande notte che sarebbe divenuto il suo dodicesimo lungometraggio. GLI ANNI SESSANTA DI PETRI (1) - Con il film di debutto L’assassino (1961), un “giallo” psicologico di ascendenza franco-americana, Petri individua un tema poi successivamente approfondito: quello del rapporto suddito- autorità nel raccontare di un ambiguo antiquario (Marcello Mastroianni) che è il principale indiziato per l’assassinio di una donna, sua ex-amante. Prodotto da Franco Cristaldi, il film subì non pochi tagli per la rappresentazione critica della polizia. - Salvo Randone che era stato il commissario carogna de L’assassino, è il formidabile protagonista del successivo I giorni contati (1962) film basato su uno spunto autobiografico: il protagonista è uno stagnaro come il padre di Petri che dopo aver assistito alla morte di un coetaneo prende coscienza del suo lavoro alienate e cerca inutilmente di cambiare vita. A cavallo tra realismo e simbolismo, scritto dal regista insieme a Tonino (Antonio) Guerra (1920-2012) è un’opera che deve molto al cinema di Michelangelo Antonioni o Ingmar Bergman ma non manca di originalità. GLI ANNI SESSANTA Di PETRI (2) - L’insuccesso di quest’opera spinge Petri a lavori più popolari: tratto dall’omonimo romanzo (1962) di Lucio Mastronardi e adattato dallo stesso Petri con Age & Scarpelli, Il maestro di Vigevano ha come protagonista uno spaesato Alberto Sordi nella parte di un settentrionale, un “insegnante logorato e messo di fronte al boom economico”. - Segue La decima vittima (1965), prodotto da Carlo Ponti e con un grande cast (Marcello Mastroianni, Ursula Andress, Elsa Martinelli e Salvo Randone) e la sceneggiatura di Ennio Flaiano e Tonino Guerra dal romanzo The Seventh Victim dello scrittore newyorkese di SF, Robert Sheckley (1928–2005). - Al crocevia dei generi (commedia, western, spy-story e soprattutto fantascienza) e interessantissimo per la sua scenografia pop Petri realizza uno dei più interessanti film della sua carriera. GLI ANNI SESSANTA Di PETRI (3) - La prima sortita di Petri nel cinema di “impegno civile è A ciascuno il suo (1967), il ritratto a tutto tondo di un intellettuale di sinistra che non capisce l’ambiente mafioso che lo circonda, tanto da perdere la vita. Tratto dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia (1921 – 1989), Il film venne definito un “western di mafia”, così come lo era stato a suo tempo In nome della legge (1948) di Pietro Germi (il primo film italiano sulla mafia). - Il film segna una decisa svolta nella filmografia dell’autore dato che qui con l’aiuto dello sceneggiatore Ugo Pirro (nome d'arte di Ugo Mattone, 1920- 2008) e dell’attore Gian Maria Volonté (1933-1994), protagonista del film insieme alla bella Irene Papas, esibisce quello stile barocco e “espressionista”, quel sottolineare in modo marcato le situazioni, che sarà alla base della successiva “trilogia sul potere” degli anni Settanta. Petri così diventerà noto fuori dall’Italia dato che vince il premio per la sceneggiatura al Festival di Cannes. - Gli anni sessanta si chiudono, però, con un altro titolo dal contenuto non politico, Un tranquillo posto di campagna (1968) con Franco Nero e Vanessa Redgrave, allegoria sul ruolo dell'artista nella società contemporanea e film sulla pop art, che al di là del risultato conclusivo, secondo il critico Alfredo Rossi “... è prima di ogni altra cosa un giro di boa tecnico: di tecnica narrativa, di montaggio, di ritmi, di effetti speciali, di fotografia. Senza l’esperienza maturata sarebbero forse impensabili i successivi film...”. Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) (1) Con Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (premio oscar per il miglior film straniero nel 1971), inizia il caso “Petri” con l’aiuto dei suoi collaboratori fissi o quasi: lo sceneggiatore Ugo Pirro, l’attore G.M. Volonté - e poi Luigi Kuveiler (1927-2013) alla fotografia, Ennio Morricone (1928) alla musica e Ruggero Mastroianni (1929-1996) al montaggio. È il primo film di quella che diventerà la “trilogia sul potere”.