PRESENTAZIONE V'è Oggi La Grande Esigenza Di Far Luce Su Alcuni
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PRESENTAZIONE V’è oggi la grande esigenza di far luce su alcuni aspetti sociali, economici, politici e culturali della società meridionale, ed a tale scopo viene proposto, con grande uso delle fonti documentarie, il seguente studio, che sebbene limitato alla città di Bagnara Calabra, può ritenersi, sotto svariati aspetti, e con le dovute cautele, sintomatico di tutto il versante occidentale della provincia di Reggio, e fortemente indicativo di un grande sforzo imprenditoriale che, a tutti i livelli, vede protagonista l’intera provincia. Nella gran mole dei documenti presi in considerazione, l’opera si evolve attraverso una serie di argomenti e tematiche, all’apparenza divisi e slegati fra loro, ma, in verità, tutti ampiamente sintomatici di un’epoca e di un particolare momento storico. Senz’altro un ruolo di fondamentale importanza per l’intera economia dei paesi dell’Aspromonte occidentale, e dunque per la sopravvivenza del potere e del prestigio di una certa oligarchia politica, rivestì la proprietà della terra, e dunque tutte le attività ad essa connesse: in primo luogo l’agricoltura e l’industria boschiva. In particolare, quest’ ultima, dopo secoli di alterne vicende, raggiunto l’apice tra la seconda metà Ottocento e nel periodo che precedette il secondo conflitto mondiale, dopo oltre un secolo di fiorenti commerci, perde e frantuma miseramente le sue potenzialità sull’altare del progresso e delle nuove emergenti economie. Abbiamo tentato, in un’ ampia panoramica, di prendere in considerazione le terre appartenenti al feudo normanno della Chiesa di S. Maria e dei XII Apostoli di Bagnara, per meglio studiare le terre dei Ruffo (feudali e burgensatiche), che di quel feudo si può dire ne furono gli eredi diretti, e quindi appresso ai Ruffo, di considerare i vari ceti emergenti che ai Ruffo si susseguirono, in primo luogo i Patamia ed i De Leo, ai quali, a partire dai primi decenni dell’Ottocento (ovvero quando i Ruffo cedono definitivamente tutte le loro terre), vanno la maggior parte delle proprietà dei Ruffo. Nel risalire indietro nel tempo per fare la storia di quelle terre, e, nell’ambito delle nostre possibilità, abbiamo tentato di documentare nel modo più ampio, anche dal punto di vista letterario e antropologico, l’ ascesa, lo sviluppo, la decadenza dell’industria del legno, facendo di questo, se non l’argomento più interessante e piacevole, certo quello più originale, esteso e particolareggiato del nostro studio, anche perché, nelle nostre contrade, il settore agricolo non conobbe mai un decollo pari a quello collegato all’industria del legno, ed anzi, all’opposto, si mantenne quasi costantemente nell’ambito di una economia di sussistenza. E sempre sulla scorta dei nostri documenti, in un contesto narrativo quanto mai vario e fluttuante, mai fine a se stesso, vedremo uscire dagli stereotipi e dalle cornici spesso ammuffite della storia locale, diversi personaggi noti e meno noti, ma tutti, in vario modo e misura, ugualmente protagonisti dei loro tempi. Leggendo i loro scritti, considerando le loro parole ed il loro modo di esprimersi, constateremo che spesso, a discapito della loro fama, non sono proprio dei letterati o degli uomini di cultura, ma che, da uomini pratici, tale pensiero è spesso lontano anni luce dai loro interessi e dalle loro intenzioni, e talora anche dalle loro reali capacità. Ma possiamo andare certi, che attraverso una viva partecipazione agli eventi del loro tempo, sono riusciti a contrassegnare un’epoca, che, si badi, prelude, e non è poi tanto lontana, da quella dei nostri giorni. A Villa S. Giovanni esiste il monumento a Rocco Caminiti, e fra gli altri uomini, appartenenti a famiglie rinomate ed illustri di quella città, è ricordata la famiglia Zagarella e Silvestro Zagarella in particolare; a Palmi esiste una Scuola Media Statale intitolata al poeta Pietro Milone, non certo di nobile famiglia, ma una delle maggiori glorie letterarie della nostra regione; a S. Eufemia, una strada porta il nome dell’avvocato Michele Fimmanò, la cui famiglia, assieme a quella dei Capoferro, a cavallo dell’Ottocento, e soprattutto dopo il terremoto del 1908, ha rivestito un ruolo politico e di prestigio rilevante nella ricostruzione e per lo sviluppo di quella città. Potremmo continuare di questo passo accennando anche alle famiglie Plutino di Reggio, a quelle dei Leale e dei Taccone di Cosoleto, alla famiglia dei Genoese Zerbi, a quella dei Nunziante di S. Ferdinando, tutte in vario modo protagoniste delle sorti e degli eventi della loro città di appartenenza, ma preferiamo rimandare ai nostri scritti, e di sfuggita, soffermarci per ricordare un uomo politico sulla cui persona conversero spesso gran parte delle aspettative e delle speranze di molti centri dell’Aspromonte occidentale, ovvero l’onorevole Giuseppe De Nava. Il suo nome ancora oggi è ricordato in diversi centri del reggino, dove gli sono dedicate strade e piazze, valga per tutte a Reggio Calabria la piazza a lui dedicata antestante il Museo Nazionale. Avremo modo di presentare un breve carteggio tra il De Nava ed Antonio De Leo. Comunque sia, anche se il nostro studio a taluni sembrerà più uno zibaldone di documenti e notizie, piuttosto che un’opera, come suol dirsi, organica ed omogenea, la coerenza delle sue scelte credo la giustifichi!. E, se la storia non vi è proprio simpatica, accettate, a mò di diversivo, anche le vicende che sembrano più lascive, come i battibecchi fra reverendi, e dunque anche la ricerca tenace di una importante raccomandazione, ma puntate anche lo sguardo su quei velieri, che si trovano e non si trovano, in corsa con il buon vento, o in panne per la piatta; godetevi, le elezioni del 1913 ed i loro retroscena (e pensate, quanto ancora oggi, siamo vicini a quei tempi); osservate la potenza di alcuni nostri grandi latifondisti, e, non per ultimo, osservate quelle loro grandi proprietà, oggi per lo più frantumate e disperse in una miriade di poderi; e ovunque, cercate di udire l’eco di un popolo la cui presenza, sempre viva, prova ad essere la vera costante e ragione della nostra opera. Buona lettura. CAP. I IL FEUDO DI BAGNARA CALABRA Per svariati secoli ricchezza e potere hanno visto nel possesso della terra la giustificazione apparentemente più logica e immediata. In effetti, soprattutto in una economia di sussistenza, ciò corrisponde a verità, e dominio sulla terra significa pure, innanzitutto, dominio sull’uomo che la lavora. Prendiamo in considerazione le grandi proprietà fondiarie dell’Aspromonte occidentale, dai tempi normanni fino alle soglie dei nostri giorni, con particolare riferimento a quello che rappresentò una delle più antiche e ricche istituzioni feudali della Calabria: il feudo di Bagnara Calabra. Esso nasce nel 1085 per volere di Ruggero di Altavilla, gran conte di Calabria e di Sicilia, che lo sottopone ai frati della Chiesa di S. Maria e dei XII Apostoli da lui stesso fondata in tale anno. Dunque un feudo ecclesiastico, che al tempo della sua istituzione, nell’intero territorio reggino non aveva rivali. Ciò per la natura stessa dei privilegi di cui beneficiava, nonché per la natura stessa dei terreni ottenuti in proprietà, o posti sotto la sua diretta giurisdizione. Si tratta per lo più di terre locazzizzate in un’ampia fascia costiera che si estende dall’attuale comune di Scilla fino alle foci del Petrace. Esse comprendevano, in una con ampie estensioni di terreni boschivi, selvosi, per la maggior parte incolti, siti nelle zone più interne della costa, anche terreni già da tempo avviati a conduzione e coltivati da proprietari laici ed ecclesiastici.; terre che oggi fanno parte dei comuni di Palmi, Seminara, S. Eufemia d’ Aspromonte, Melicuccà, Scilla. Tra le vecchie proprietà religiose che entrano a far parte del feudo normanno della chiesa di Bagnara, annoveriamo la gran parte di quelle già in possesso del Monastero imperiale delle Saline, un monastero “ad marem”, fondato da S. Elia Iuniore, detto anche il Profeta, con riferimento al profeta omonimo della Bibbia. Tali terre erano pervenute a quel monastero per dono dell’imperatore Leone VI il Filosofo (886 - 912), grande ammiratore di S. Elia. Spaziavano nei pianori della Corona e forse confinavano con le terre di un altro grande monastero basiliano, quello di S. Elia Speleota, sito in una grotta nei pressi di Melicuccà, che con ogni probabilità ebbe anch’esso a beneficiare della benevolenza dell’imperatore, e che, in ogni caso, come un documento del 1110 rivela, possedeva terre lungo i pianori della Corona, terre che si protendevano fino al mare. Oltre all’intera città di Bagnara e alle terre che la comprendevano, la chiesa normanna ebbe in dono, oltre la sponda destra dello Sfalassà, la chiesa di S. Luca di Solano con tutte le sue pertinenze ed il diritto di pascolo nei boschi demaniali di Solano. CAP. II NEGOZI, BOTTEGHE, MEDIATORI, RAPPRESENTANTI ED ATTIVITA’ COMMERCIALI IN BAGNARA E CENTRI AD ESSA COLLEGATI L’elenco che offriamo viene tratto esclusivamente (salvo diverso avviso), da fatture, cartoline intestate, e dai biglietti di presentazione del tempo. Trascriviamo in ordine cronologico, con le didascalie originali espresse nei vari documenti. Purtroppo, il nostro breve elenco, risulterà carente, soprattutto per quanto concerne gli altri paesi, condizionato alquanto dall’esiguità del materiale reperito e consultato. Ciononostante va ribadita l’utilità e la validità di quanto offriamo, non solo per la città di Bagnara, che al tempo con la sua spumeggiante imprenditoria, si poneva fra le prime città della Calabria, bensì pure per gli altri