Due "Fabbriche Del Vetro" Settecentesche

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Due Due "fabbriche del vetro" settecentesche Autor(en): Foletti, Giulio Objekttyp: Article Zeitschrift: Kunst + Architektur in der Schweiz = Art + architecture en Suisse = Arte + architettura in Svizzera Band (Jahr): 65 (2014) Heft 1 PDF erstellt am: 09.10.2021 Persistenter Link: http://doi.org/10.5169/seals-685662 Nutzungsbedingungen Die ETH-Bibliothek ist Anbieterin der digitalisierten Zeitschriften. Sie besitzt keine Urheberrechte an den Inhalten der Zeitschriften. Die Rechte liegen in der Regel bei den Herausgebern. Die auf der Plattform e-periodica veröffentlichten Dokumente stehen für nicht-kommerzielle Zwecke in Lehre und Forschung sowie für die private Nutzung frei zur Verfügung. Einzelne Dateien oder Ausdrucke aus diesem Angebot können zusammen mit diesen Nutzungsbedingungen und den korrekten Herkunftsbezeichnungen weitergegeben werden. Das Veröffentlichen von Bildern in Print- und Online-Publikationen ist nur mit vorheriger Genehmigung der Rechteinhaber erlaubt. 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Anche nel Cantone Ticino tra i primi decen- del canale che portava il legname emergono ai ni del XVIII e la metà del XIX secolo vennero margini del bosco e segnalano la presenza dello costruite due vetrerie. La prima sorse nel 1736 a stabilimento; a Lodrino il complesso formata dal Personico e chiuse nel 1829; la seconda fu fondata grande edificio principale, ancorché trasformato a Lodrino nel 1782 per terminare definitivamen- in fabbrica di tessuti nel Novecento, assieme al te la sua attività nel 1869, dopo un effimero ten- magazzino adiacente, esiste ancora; recenti e par- tativo di rilancio avviato nel 1862. Delle vicende ziali accertamenti archeologici hanno permesso e délia travagliata vita di queste manifatture di attestare l'importanza del sitoA restano documenti dispersi in vari archivi che I due stabilimenti sono significativi, ma anche illustrano la loro storia e alcune testimonianze eccezionali presenze proto industriali in un can- materiali. A Personico pochi ruderi emergenti dal tone che solamente nella seconda metà dell'Otto- terreno, dei pilastri che sostenevano le capriate cento, dopo l'arrivo délia ferrovia e l'apertura del dei magazzini, le evidenti tracce di una chiusa e traforo del Gottardo (2882), inizio timidamente »IIIO JVfoleiiô Carta Siegfried 1868- ubicazione délia vetreria di Lodrino. © D. Temperli, Ufficiodei beni culturali, Bellinzona 48 k+a 1/2014 ad abbandonare la tradizionale economica agro- alio sbocco di due ampie vallate laterali, la valle pastorale e i mestieri dell'emigrazione per av- di Lodrino e la val d'Ambra, dirupate ma ricche viare la sua prima industrializzazione: non per di boschi da cui si traeva la materia prima indi- nulla i viaggiatori e tutti coloro che descrissero spensabile per assicurare il funzionamento dei le terre del Canton Ticino notarono e illustraro- forni delle due manifatture che necessitavano, no le due vetrerie. L'acuto e sapiente pastore pro- per le campagne produttive, di quantità notevoli testante Hans Rudolf Schinz, giunto in Ticino al di legname, accuratamente seccato e preparato. seguito del suo amico Ludwig von Meiss, tra gli I primi documenti che menzionano la fon- ultimi balivi di Locarno, cosi nel 1783 descrisse dazione delle vetrerie riguardano non solamente la vetreria di Personico: «Da Bodio andammo, i permessi per l'impianto e la costruzione degli in men di un'ora, a Pollegio, l'ultima parrocchia edifici, ma soprattutto le modalità di sfruttamen- sul lato orientale della valle. Prima di arrivarci to dei boschi che erano tutti, allora corne oggi, di vedemmo sulla sponda occidentale del flume il proprietà patriziale. Le comunità locali vollero villaggio, composto di case sparse, di Personico, sempre regolare nei dettagli l'utilizzazione e lo dove esiste, per l'abbondanza di boschi che copro- sfruttamento delle risorse forestali: sia a Perso- no la montagna vicina, e di legname, una vetre- nico sia a Lodrino fu concordato che i promoto- ria, che perö non è attiva tutto l'anno e produce ri delle vetrerie potevano usufruire largamente solo vetro verde scadente. L'uso di recipienti per di tutti i legnami della valle con l'eccezione del bere di terracotta, comune tra il popolino dell'al- «bosco nero» ossia il bosco di resinosi formata ta Italia, riduce la richiesta di vetro più raffinato. dai preziosi larici, abêti rossi e bianchi, pini de- Ancor più ridotta è la domanda di vetro per le fi- stinati a essere utilizzati e venduti corne legna- nestre, perché nelle case dei contadini le finestre me d'opera. Il contratto del 2 gennaio ^36 tra la sono di carta e le lastre di vetro si trovano soltan- comunità di Personico e Giuseppe Maria Busca, to nelle abitazioni dei più ricchi, e per giunta solo rappresentante dei proprietari, stabiliva che que- nelle stanze migliori. I tentativi, effettuati a più sti potevano tagliare e utilizzare «fagio, bedola, riprese, di produrre vetro bianco raffinato e vetro e quello che si ritrovarà, riservato larice, pescia per finestre non sono durati a lungo».2 e abiegi, e cio per servirsi per l'impresa del vetro, Le scarne annotazioni dello Schinz fornisco- sino a tanto che vi sarà bosco in detta valle» e cio no alcune indicazioni. La prima, e la più ovvia, è per un periodo di 23 anni; a Lodrino l'assemblea che sia la vetreria di Personico che quella di Lo- dei vicini, riunita il 5 agosto 1782, concedeva agli drino (che ancora doveva essere edificata) sorsero imprenditori l'esclusiva «di poter taliare 0 far ta- Carta Siegfried 1881 - ubicazione della vetreria di Personico. © D. Temperli, Ufficio dei beni culturali, Bellinzona a+a 1/2014 Finestra vetrata proveniente da Boschetto (Cevio), inizio XIX sec. © D. Temperli, Ufficio dei beni culturali, Bellinzona gliare legna nelli boschi essistenti nella Vale di Lodrino, e questa licenza per anni cinquanta, re- stando esclusa la legna di larice, pescia ed abbiez- zo».3 I vari documenti forniscono inoltre anche abbondanti informazioni su chi era autorizzato a tagliare il bosco in valle (normalmente erano squadre specializzate di boscaioli: in val d'Ambra nel r753 il taglio fu assegnato a un gruppo prove- niente da Cossogno, nei pressi di Cannobbio), sui diritti che i vicini avevano di utilizzare le strut- ture allestite per avviare il legname alle vetrerie (i tronchi, tagliati nella giusta misura erano flui- tati a valle attraverso vie obbligate - le «sovende» - oppure con piene controllate da sbarramenti, le serre, mentre i tronchi erano fermati nei pressi delle vetrerie da grandi griglie - i «rastrelli»), sul risarcimento dei danni provocati dal trasporto del legname, che del resto fu fonte di innumere- voli litigi, specialmente a Personico. Era un siste- ma di trasporto antico e complesso, che ha lascia- to tracce evidenti sul territorio, come ad esempio gli intagli incisi nelle rocce alio sbocco del riale di Personico, oppure i canali che conducevano l'acqua indispensabile per muovere le macchine idrauliche della fabbrica, parzialmente visibili nelle due localita> Schinz rilevava inoltre che la vetreria di Per- sonico produceva un vetro verde di bassa quali- tà, soffermandosi anche sui tentativi, per altro falliti, di produrre vetri da finestre. E probabile che assunse queste informazioni in un momento assai particolare: la vetreria di Personico era in un periodo di transizione, con continui cambia- menti di proprietà, mentre quella di Lodrino, che proprio in quel giro di anni veniva costruita, non aveva ancora iniziato a produrre. Occorre inol- tre ricordare che per produrre vetro di qualità sono necessarie esigenze tecniche e conoscenze raffmate. II vetro è un materiale amorfo e traspa- rente, che dériva da un miscuglio di differenti sostanze vetrificanti, di componenti fondenti per facilitare il processo di fusione, di stabiliz- zanti per consolidare il prodotto, di affinanti per raffinarlo e colorarlo. La base che puö essere vetrificata è la silice, largamente présente in na- tura e, nelle valli ticinesi, nel quarzo o nelle sab- bie quarzose: le fonti attestano che i proprietari di entrambe le vetrerie promossero l'apertura di cave quarzifere, grandi e piccole, in tutto il com- prensorio da cui si estraeva il materiale («i sassi bianchi»), che poi veniva macinato nei frantoi delle fabbriche. Per abbassare il punto di fusione della polvere cosi ricavata, si aggiungeva potassa Bottiglie e flaconi, XIX sec., Centro di dialettologia e di etnografia, Bellinzona. © D. Temperli, Ufficio dei beni culturali, Bellinzona 50 k+a 1/2014 (carbonato di potassio) ricavata dalla calcinatura e lisciviazione délia cenere: è una prassi attestata in entrambe
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