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digital magazine marzo 2010 N.65

2009 Odissea nell'

Gonjasufi Claudio Rocchetti La p e c o r a e il l e o n e Morphine

Blessure Grave // Marina and the Diamonds // The Ruby Suns // Elisa Luu Yellow Swans // Serena Maneesh // Calibro 35 // Riva Starr // Fursaxa Sentireascoltare n.65

Turn On p. 4 Blessure Grave 5 Marina and the Diamonds

6 The Ruby Suns

7 Elisa Luu 8 Yellow Swans Tune In 10 Serena Maneesh 18 Claudio Rocchetti 12 Calibro 35 22 14 Riva Starr 26 Adam Green 16 Fursaxav

Drop Out 30 2009: Odissea nell'Hip Hop

Recensioni 34 Gonjasufi, , Joanna Newson, Picastro, Riva Starr, Spoon...

Rearview Mirror 88 Galaxie 500, Morphine, , Pavement...

Rubriche 84 Gimme Some Inches

86 Re-boot

98 Giant Steps

99 Classic

100 La Sera della Prima

Di r e t t o r e : Edoardo Bridda

Di r e t t o r e Responsabile : Antonello Comunale

Uf f i c i o St a m p a : Teresa Greco

Co o r d i n a m e n t o : Gaspare Caliri

Pr o g e t t o Gr a f i c o e Impaginazione : Nicolas Campagnari

Re d a z i o n e : Gaspare Caliri, Nicolas Campagnari, Antonello Comunale, Teresa Greco, Stefano Pifferi, Stefano Solventi.

Ha n n o collaborato : Leonardo Amico, Gianni Avella, Diego Ballani, Luca Barachetti, Salvatore Borrelli, Marco Braggion, Luca Colnaghi, Gabriele Marino, Andrea Napoli, Massimo Padalino, Giulio Pasquali, Aldo Romanelli, Costanza Salvi, Giancarlo Turra, Fabrizio Zampighi.

Gu i d a s p i r i t u a l e : Adriano Trauber (1966-2004)

In c o p e r t i n a : Gonjasufi 2 Marina Blessure and The Grave

Turn O n Turn Diamonds O n Turn

di —Next pop queen— tenebra—

Paillettes, Kate Bush e qualcuno La punk torna a dice anche Regina Spektor. vestirsi di nero Marina sfida lo stardom pop con l'esordio The Family Jewels

n una Londra dove il pop vuole a tutti i costi l’operet- schera troppo e quindi osa come nelle piramidi bicolor I ta e dove personaggi come gli Irrepressibles gira- degli Yacht. Marina ti porta direttamente in casa della no vestiti come se uscissero dall’ennesima replica di The regina con il sorriso della ragazza della porta accanto, Phantom Of The Opera, ascoltare un combo aggiornare rifiuta le cyber sofisticazioni Lady Gaga per modi e he il revival eighties non ne voglia sapere di scema- per, con il quale i ragazzi condividono la rielaborazione le wave degli ’00 al vestiario del compianto trashpop- modalità già oltre il poshy-ghetto grime della bambina C re è evidente. Sempre più di frequente le band si di un passato torvo in chiave vagamente pop in grado di per Falco e all’etno-mesh totale di M.I.A. è cosa buona Sovereign, diapo inversamente sovrapponibili che ri- accaparrano pezzi di un decennio troppo a lungo consi- rendere accessibili le melodie più tetre e i lamenti più e giusta. Tanto più che il terreno era già fertilizzato da cordano le colleghe La Roux e Annie. E’ il classico so- derato arido e sterile, e se i vari chill wavers (Washed indolenti. E non manca neppure la carta personale. Sì baronetti come il pitonato Patrick Wolf prima e l’oc- gno pop dei teen-years la cui giovinezza non tramonta Out e Neon Indian su tutti) ne recuperano la parte più perchè ad intessere foschi crooning di Curtisiana memo- chialuto boho Lightspeed Champion poi. Senza di- mai, l’atteggiamento cosmopolita e fiero di chi ti riporta pop e patinata, a mancare alla riesumazione era senz'al- ria non c'è solo Toby Grave, ma anche la fidanzata Reyna menticare i trucchi fluo della bella e inguainata Bat For ai tempi del Regno quando era impero. tro lo spettro (è proprio il caso di dirlo) di una delle Kay, il cui l'ausilio crea strati di melodica malinconia che Lashes (personaggino quanto mai di riferimento qui) e E attenzione. Marina non è una lady: in quest’immagi- correnti più influenti. Parliamo di un dark a dir il vero aleggia sopra i beat serrati delle drum machine. le sofisticazioni delle zie Björk e Madonna. Come dire: ne deforme degli Ottanta che sono i Duemila, è la gio- già divelto, basti pensare al catalogo Sacred Bones e alla Non stupisce che dei Blessure Grave si sia accorto dall’art al dancefloor. vane rampante in lotta per il podio del pop. Dentro le fortuna che ha recentemente baciato i Cold Cave di anche il Vecchio Continente, vera terra natia del genere. Glam per glam, pop per pop, cantarci gli Abba sopra regole del mercato globale e sotto con la proposta tutta Eisold, eppure mai come nel caso dei Blessure Grave Prima la nostrana Holidays e poi la svedese Release The non è poi difficile, aggiungerci la Kate Bush (più volte londinese del teatrino post-glam. Alla cameretta di Lily ci eravamo imbattuti in un combo grado di far dialogare Bats si sono fatte avanti e hanno pubblicato un singo- ripescata da ), naturale come bere un Allen lei preferisce il debutto in società, sfida le feuda- contemporaneamente Joy Division, Christian Death, lo a testa. Quest’ultima è anche riuscita a ottenere la bicchiere di uzo perché lei è la sirenetta Marina Lam- tarie dello stardom a colpi di rime (“Oh my god, you look i primi Killing Joke e Death In June (ma anche Ske- pubblicazione in vinile del primo album, traguardo non brini Diamandis, la next thing britannica ovviamente. just like Shakira / No no, you’re Catherine Zeta / Actually, letal Family e Play Dead), facendoci spendere tutto così scontato se si considerano tutte le uscite annuncia- Mezzo sangue greco e mezzo Welsh, fresca di un esor- my name is Marina”) e colpisce nel segno. Fashion mesh, un corollario di relative etichette (darkwave, post punk, te e prontamente cancellate dalla pagina Myspace della dio, The Family Jewels, che ascolteremo in filodiffusione Hollywood e Bollywood, memorabilia disco. Come una batcave, death rock). band. Judged By Twelve, Carried By Six fa ora l'umbra- sulle radio di tutti i centri commerciali il sabato pome- M.I.A senza bisogno di stronzate combat. Una Cindy Il duo di San Diego sembra la risposta californiana tile punto della situazione e infila dodici episodi che non riggio e molto più volentieri dalle super sciampiste del Lauper per il 2010? all’ondata di riverberi e chorus che ha investito negli ul- fanno che confermarci quanto un sound così mesto e vocoder anzichenò. Edoardo Bridda timi anni la costa Est degli States; lo dimostra in primis funereo vanti un’ indiscussa attualità. Il piatto è dichiaratamente ricco, il balletto arty Na- una tape uscita all’inizio del 2009 su Night People intito- Per chi ancora tentennava, è il momento di tirare fuori tasha Khan (Obsessions), il gioco al maschile di Annie Len- lata icasticamente Unknown Blessures. Nastro a cui ha dall’armadio le T-shirt più nere. nox virato parodia (Hollywood), gli strappi wave (Mowgli’s fatto seguito l’EP Learn To Love The Rope su Captured Andrea Napoli Road) e tutti i clip del tubo a giocare con le paillettes e Tracks, label del culto vivente Mike ''Blank Dogs'' Sni- i mille travestimenti sotto un cerone primario che ma-

4 5 The Ruby Suns Turn O n Turn

—Un Americano in Nuova Zelanda—

Ha viaggiato a lungo, portato Elisa Luu il girovagare in musica e ora ha

trovato la propria voce: il pop O n Turn meticciato e cosmopolita dei Ruby Suns di Ryan McPhun

—Elect(Ambient) Roma—

Dal all'ambient la nuova promessa dell'elettronica italiana

la storia di un americano in Nuova Zelanda, ma Di lì a breve ciò che prevarrà saranno gli strumenti Èanche dei suoi viaggi in tutto il mondo. Ryan Mc che stanno in una valigia da viaggio (tastiere su tutti), Phun, californiano di origine, è uno di quelli con le suole accompagnati da quelli trovati per strada, tra le fronde o perennemente consumate dalle terre di tutto il mondo. sulle spiagge dei quattro lati del mondo. Sea Lion (Mem- Tutto in lui, l’apparenza, il modo di suonare, e la musica, phis Industries / Sub Pop 2008) è un capolavoro di divul- ovviamente, parla un linguaggio spiccatamente ’00, seb- gazione pop, calligrafia eclettica, coacervo di generi: un bene per lui non si possa parlare di suoni da cameretta, pachiderma pregevole e leggero, un disco che non stufa ma di uno spazio sempre variabile, a volte aperto, a volte mai, dallo pseudo shoegaze di There Are Birds, al folkrore chiuso, diffuso nei club di mezzo mondo e nei territori di Tane Mahuta, alla chiusa synth-pop di Morning Sun. Se circostanti. ne accorge la Microsoft, che sceglie Oh, Mojave come n passato istituzionale passando dalla classe di sax Il mix ben dosato di electro e bbreaking fa della sua pro- Ryan, ora, è un cittadino neozelandese. Arrivato a colonna sonora della campagna pubblicitaria del Mojave U al conservatorio alle Berklee Jazz Clinics di Pe- posta una visione alternativa dell’ambient, contenitore Auckland nel 2003, dopo aver girato Africa, Asia e Ame- Experiment, legata al lancio di Vista – sebbene la band rugia, fino alle più svariate formazioni jazz e fusion. Poi che oggi si accosta anche “a sonorità più dure”, perdendo riche, trova temporaneamente posto in due band locali, sostenga Creative Freedom, sorta di creative-commons l’avvicinamento alla musica elettronica per “il desiderio di fortunatamente la patina ‘finto boho’ new age. Un futuro The Brunettes e The Tokey Tones. Basta un anno e neozelandese. sperimentare nuove opportunità” musicali. Questo in bre- in salita: a breve ascolteremo altre 3 tracce su Ipologica e nasce un nuovo progetto: il nome provvisorio è Ryan La freschezza di Sea Lion si riversa in live stravaganti, ve il percorso di Elisa Luu, nuovo nome e promessa un live che starà a metà tra elettronico e acustico. McPhun & The Ruby Suns, presto mutato in The meno limpidi, più sfumati, glo-fi, diremmo oggi. Un primo della musica electroambient italiana. L’abbiamo sentita in Elisa vuole metterci l’anima anche sul palco. Senza troppe Ruby Suns, e vede insieme Ryan e il neozelandese passo per la ricucitura live/studio è l’EP Kenya Dig It occasione di un nuovo EP su Ipologica, IPO/13, seguito macchine. Ci dice ad esempio che la musica di Fennesz Amee Robinson. L’esordio, self-titled, registrato nel 2005, (2009). Ma, nel piccolo studio preso in affitto a Auckland, dell’esordio per l’australiana Hidden Shoal (Chromatic (ascoltato dal vivo all’Auditorium) le piace molto, “ma il licenziato prima dalla locale Lil' Chief (nel 2005), poi dal- Ryan lavora ancora a lungo per trovare un suono che Sigh) dalle tinte marcatamente pop, che segna una svolta live alla fine risulta noioso”. La aspettiamo in tour. la Memphis Industries (l’anno dopo), inizia a percorrere, prenda parola per il mondo, dopo averlo fatto parlare. importante. Elisa intraprende un viaggio che non preclu- Marco Braggion con un surf-pop aggiornato alla generazione post-Beck, Fight Softly (Memphis / Sub Pop / Lil’ Chief 2010) è la de e “non si lega a generi precisi" li può incontrare per poi la strada della portabilità cosmopolita, ancora però le- voce dei Ruby Suns, con accento proprio, una pelle me- riallontanarsi e proseguire in un'altra direzione. Grazie ai gata alla tradizione (nella forma di un bizzarro obolo ai ticciata ma unica. boss dell’etichetta romana Giulio Maresca e Fabio Sestili Beach Boys, come della chitarra imbracciata nel video Gaspare Caliri l'approccio s'assesta tra due bastioni quali e di Sleep In The Garden). Luke Vibert.

6 7 Pete Swanson: Il nostro modo di lavorare è sempre Ma non sto davvero spingendo come è stato con YS. Ho stato basato su una costante frequentazione. Senza que- pubblicato alcuni nastri che saranno ripubblicati come Yellow sta possibilità, semplicemente abbiamo pensato che la LP e ho finito il mio primo LP per Root Strata. Poi sto band non avrebbe potuto manterere la sua peculiarità. iniziando a lavorare per il mio primo album, che sarà Swans Inoltre sono fermamente convinto che le cose vadano probabilmente su Type, ma onestamente cerco di lascia- Turn O n Turn lasciate seguire il loro corso, e con i YS penso ci siamo re la musica svilupparsi in varie direzioni e non sono fermati quando personalmente ed artisticamente aveva sicuro di quanto ci vorrà. Non ho intenzione di pubbli- senso farlo. care qualcosa su larga scala a meno che non mi senta Dal vostro scioglimento sono uscite diverse totalmente soddisfatto dal lavoro. —Il testamento dei pubblicazioni: questo ha portato a qualche com- G.S.M.: Come ho detto sono molto impegnato nel cigni— mento in giro per la rete, (in un blog descrivono mondo dell'arte con Red76, e sto ancora suonando un Yellow Swans "il duo drone con più release po- sacco di musica sia da solo come Sade Sade che in stume di 2Pac o Eliott Smith")... alcune band come Diadem con Aja Rose Bond e la mia Dopo lo scioglimento nel 2008, G.S.M.: La confusione o lo stupore delle persone de- anarco-femminista pagan black metal band Bleeder. gli Yellow Swans continuano a pubblicare dischi di un certo riva dalla poca familiarità con il tempo che passa tra la Finora pubblicazioni in soli nastri e cdr, ma potrebbe pregio. Potevano essere i nuovi registrazione di un disco e il momento in cui si trova cambiare... Wolf Eyes e invece... negli scaffali di un negozio. Quando ci siamo decisi a Un ultima cosa: come vedete la scena noise smettere con Yellow Swans abbiamo discusso di quali attuale, voi che ne siete stati uno dei maggiori progetti volevamo completare in modo da poter essere esponenti? soddisfatti con la fine della band. Infine avevamo alcuni G.S.M.: È divertente... Essere presenti sin dall'espan- accordi con delle etichette che volevamo rispettare. sione della scena all'inizio del secolo fino ad ora... è P.S.: Penso che in questi ultimi anni abbiamo pro- strano fare un bilancio. Penso che ci sia stato un picco dotto musica tra la migliore a nome Yellow Swans, e creativo ed energetico da qualche parte tra il 2006 e il comunque che tutta meritava di essere pubblicata. In 2007, ma la sua influenza continua a farsi sentire. Penso particolare sono molto fiero di Going Places. che molta musica sia divenuta molto più astratta da allo- Type Records. Di sicuro non in molti si aspet- ra, specialmente nel mondo dell'Indie-Rock e del Metal. tavano un release a nome Yellow Swans in que- "Noise" sarà sempre un etichetta per il non-intelleggibi- sta etichetta. le, qualsiasi sia il genere che racchiude. Le mode scom- P.S.: Abbiamo registrato per mesi. Da prima che de- pariranno ed alcuni artisti continueranno a sviluppare le cidessimo di smettere fino al nostro ultimo concerto. proprie cose. Finchè la cultura non tornerà ancora ad Circa 50 ore di musica da cui tirar fuori un album. Una intersecare le strade dove essi sono già. Yellow Swans è serie di importanti cambiamenti nelle nostre vite hanno stato fortunato da suonare con artisti come Charlambi- fatto in modo che l'editing prendesse del tempo. Dopo des, Daniel Menche, Smegma, Astral Social Club ed altri circa un anno avevamo un idea piuttosto chiara su quali che fanno quel che fanno perchè ha senso per loro, e pezzi avrebbero potuto costituire il disco, e abbiamo non perchè è parte di un genere che ha seguito. mandato degli MP3 a degli amici. Tramite loro il materia- P.S. Non lo so... Quando smettemmo con la band era le è arrivato a John della Type che ne è stato entusiasta. piuttosto stanco di tutta la scena. Troppe band che si al 2002 gli Yellow Swans hanno imposto al mer- frattaglie tecnoidi di Bring The Neon War Home alle Siccome la Load (che ha prodotto gli ultimi 2 album in assomigliavano l'una con l'altra, e non molta gente con D cato undeground USA una presenza massiccia di valanghe Harsh di Psychic Secession fino alle rarefa- Studio n.d.r.) era esitante a produrre il disco di una band l'intenzione di seguire un percorso personale. Nono- Vinili, Cd-R, Cassette e split creandosi una fama di tutto zioni di At All Ends, premessa ideale per Going Places che non avrebbe potuto supportarlo con concerti, ci stante questo ho trovato molta musica ispirata nell'ul- rispetto. Spesso sono stati additati come degli eredi dei appunto. Ma allora perché sciogliersi? siamo decisi per la Type. E penso che il disco sia appro- timo anno come non ne ricordavo da tempo. Le recen- Wolf Eyes e senza eguagliarne la fama, il futuro avreb- Gabriel Mindel Saloman: penso che Yellow Swans priato per l'etichetta, non è particolarmente rumoroso ti cose di Graham Lambkin, Mouthus, Moniek Darge, be giocato probabilmente a loro favore. Avrebbe poiché avrebbe potuto continuare a produrre musica interes- o caotico. Operative, Bill Orcutt, John Wiese... Qualcosa continua inaspettatamente e senza far troppo rumore il duo si sante. Detto questo, non so se la band sarebbe potuta G.S.M. Un'ultima cosa da dire è che da quando ab- a succedere e spero sia avventuroso e ispirato. Sono per scioglie. Invia e-mail a ed è la fine. O un nuovo più essere una priorità nelle nostre vite. Dallo sciogli- biamo iniziato a lavorare con la Load il nostro pubblico l'alienazione come opposizione alla familiarità. inizio, dato che le produzioni postume si susseguono mento sono emigrato in Canada dove mi sono sposato, è divenuto molto più internazionale, il nostro ultimo Leonardo Amico fino ad ora conGoing Places, fresca di stampa per Type ed oltre a continuare a fare musica sono stato molto show è stato al Sonar di Barcellona, e la Type raggiunge Records che di loro ha apprezzato il lato più ambient. impegnato col progetto d'arte Red76. Penso che abbia- un audience più ampia rispetto alla Load o ad altre eti- E' l'ultimo tassello di un viaggio durato sei anni durante mo smesso per permettere alle nostre vite di prendere chette con cui abbiamo lavorato. il quale Pete Swanson e Gabriel Mindel Saloman hanno nuove direzioni, senza per questo intaccare la nostra Nuovi progetti... predicato il verbo dronico nei modi più disparati: dalle amicizia o il lascito della band. P.S.: Ho suonato un po' come solo nello scorso anno.

8 9 Serena Maneesh Turn O n Turn

tù di due eventi significativi: la partecipazione all' ATP curato dal nume tutelare Kevin Shields e la firma del contratto con la 4AD. Su questo punto Nikolaisen è chiaro: "Se qualcuno mi avesse chiesto per quale etichet- —L'epica del rumore— ta avrei voluto firmare, non avrei avuto dubbi a rispondere 4AD". C'è da capirlo. Pur lontana dai fasti del passato, la label britannica (dimora di band come Lush, Cocteau Twins e Pale Saints), ha contribuito a forgiare quel

Sospeso fra tradizione e sound psichedelico dei tardi 80s a cui i SM si ispirano. innovazione, il collettivo shoegaze "Ora ci sentiamo più che mai parte di una lunga tradizione". dimostra come si possa passare da gregari a campioni del genere in Le attese a questo punto sono alle stelle. I nostri po- due sole mosse. trebbero limitarsi a riproporre il canovaccio che ha fat- to la fortuna dell’esordio, ma si capisce da subito che le ambizioni sono ben altre. Si parla, con calibrata strategia comunicativa, di una sorta “sinfonia del rumore”. Di cer- to c’è che la band decide di registrare il nuovo lavoro in una grotta. “Lo studio di registrazione mi innervosisce – sono sempre le parole del leader – al contrario amo il sottosuolo. Così abbiamo trovato questa grande caverna, una specie di rifugio della seconda guerra mondiale, dotata di un suono incredibile e ancora inesplorato”. Con S-M 2: Abyss in B Minor, la cui pubblicazione è attesa per questi giorni, i Serena Maneesh si confer- mano autentici demiurghi del rumore. Il loro sound si è fatto così denso e stratificato che si può quasi tocca- re, le melodie, dolcissime, paiono incise su un nastro in procinto di liquefarsi. Se un brano come Melody For Jana porta ancora dalle parti di Loveless, Blow Yr Brains è uno rima o poi, quando arriverà il tempo di dare una garage e della psichedelia espansa di marca Space- pi attivi in grado di condurre a uno stile personalissimo, “stream of consciousness” con wah wah a piede libero, P rinfrescata agli annali del pop, sarà bene rivedere il men 3, non hanno mai fatto mistero di ispirarsi alle che puntualmente si materializza nel 2005, con l’uscita in cui gli Stooges flirtano con iRoyal Trux di Twin In- capitolo dedicato allo shoegaze e ricalcolarne il valore band che forgiarono il movimento, anche se fra le bal- del loro primo album. S-M è un agglomerato di suoni finitive. A segnare lo scarto rispetto ad act simili, però, alla luce dell'incidenza avuta sulle ultime generazioni di late mesmeriche di Slowdive e Cocteau Twins e il dopati capace di inebriare o di gettare nel più profondo è l’elemento ritmico: i pattern elettronici aggiungono noisemakers. patchwork materico di Kevin Shields, i norvegesi sono sgomento. I fiotti di elettricità garagistica, la fitta trama sensazioni stranianti a una miscela, già di per sé, esplosi- Tacciata, almeno inizialmente, di rappresentare il i fautori di una terza via fatta di conturbanti contrasti. del rumore e l’atmosfera cupa che lo pervade, porta va. Così come, nella bossa impazzita di D.I.W.S.W.T.T.D., trionfo della forma sulla sostanza, “la scena che celebra- Sin dalle prime interviste rilasciate dalla band, è apparso ciascun brano ad un passo dalla cacofonia e ne fa un le percussioni irregolari sembrano il frutto di un Tito va se stessa” ha dimostrato una capacità di penetrazio- chiaro che i viaggi da cui nascono le loro canzoni sono caso a parte rispetto alle evanescenti band newgaze che Puente afflitto dalla sindrome di Tourette. ne nell’immaginario pop, che ha pochi rivali fra i generi l’opposto dell’immaginario idilliaco del dream pop. “Le mie si limitano a riproporre pallide versioni dei modelli ori- La liquida e sognante Magdalena, il cui retro futuri- sbocciati nell’ultimo ventennio. Gli anni Zero, poi, ne canzoni nascono spesso da situazioni di dolore e sofferenza” ginali. smo lounge richiama la soffice psichedelia degli Asobi hanno visto una prepotente riscoperta, tanto che alla afferma ancora oggi Emile NIkolaisen. È lui a fondare Proprio quando il disco inizia a mietere consensi Seksu, palesa la maturità raggiunta dal collettivo, lascia fonte dello shoegaze si sono abbeverati un po’ tutti: ar- il primo nucleo del collettivo Serena Maneesh nel 1999. (grazie alla provvida sponsorizzazione di Pitchfork e intravedere una capacità di scrittura priva di vincoli “di guti sperimentatori, elettronici d’avanguardia, minimali- Nei primi singoli si materializzano i suoi deliri tossici: i Drowned In Sound) la band sparisce dalle scene e ini- genere” e ci mostra una band proiettata verso luoghi di sti pop, post rocker isolazionisti e, va da sé, nostalgici tappeti di distorsioni e il lavoro di destrutturazione delle zia a raccogliere le idee per mettere a frutto l’attenzio- un fascino ancora incontaminato. dell’epoca d’oro. melodie attuato in fase di missaggio, sono una dichiara- ne catalizzata. Se si esclude la raccolta del 2008 S-M Diego Ballani I Serena Maneesh, probabilmente, ascrivereb- zione d’amore per l’opera dei My Bloody Valentine. Backwards che raccoglie il loro primissimo materiale, bero se stessi a quest’ultima categoria. Fanatici del Al tempo stesso, però, il loro sound contiene i princi- il gruppo torna a farsi vivo solo lo scorso anno, in vir-

10 11 l secondo colpo i Calibro 35 portano a casa la dente italiano dal titolo “Said” dello scorso anno e dalla pro- A refurtiva grossa, raccolgono il frutto della semi- duzione delle musiche per quello che si presenta come il do- na noir dell'omonimo esordio targato 2008 e di tanti cumentario definitivo sul cinema poliziesco italiano, dal titolo Calibro 35 concerti in Italia e fuori, Stati Uniti compresi, e si ritro- “Eurocrime” del regista americano Mike Malloy. Entrambe vano al primo posto della lista dei ricercati dalla polizia queste esperienze ci hanno costretto a confrontarci con una Turn O n Turn locale, con tante segnalazioni d'attenzione anche oltre- scrittura “di genere” che da un lato doveva rappresentare tut- confine. L'origine cinematografica del progetto – che to l’immaginario che ci portiamo dietro ma al tempo stesso vede coinvolti nomi assai noti per chi ancora si perde dovevano essere materiale originale al 100%. nei crediti dei dischi come Enrico Gabrielli (Mariposa, E d'altra parte l'uscirne con credibilità dal confronto —Gli autori del furto— Afterhours, Vinicio Capossela), Massimo Martellot- con mitologie più o meno conosciute (vedasi il tratta- ta (Stewart Copeland, Eugenio Finardi), Fabio Ron- mento di krautismi e riffarama riservato alla morrico- danini (Niccolò Fabi, Collettivo Angelo Mai), Luca niana Milano odia: la polizia non può sparare) è l'arma in Cavina (Beatrice Antolini, Transgender) e Tommaso più dei Calibro 35. I quali superano l'inevitabile effetto Soundtracks poliziottesche Colliva (Muse, Afterhours) – deve molto per non dire vintage con la potenza di un suono rombante e riqua- vergate prog-rock, sporcato di jazz e accademia. I Calibro tutto all'azione tarantiniana di recupero del poliziotte- lificato mentre parificano i padri-maestri calandosi alla 35 recuperano l'epica nera di sco e relative soundtracks. Ma la realizzazione è tutta perfezione nello spirito (violenza, psichedelìa, sensualità) Morricone, Umiliani, Micalizzi e compagni con intenzione personale, dato che i cinque riprendono i vari Morrico- della materia sonora che vogliono modellare. Tanto da quantomai cine(ma)tica ne, Umiliani, Micalizzi, Bacalov per darne una ver- andare a spiegare agli americani come rendere il funk sione scarnificata rock-prog ma nutrita di groove funky, così impuro (di jazz, rock, accademia) e così metropolita- con intenzione elettrizzante e ormonale, in una parola no (di asfalto e trattative segrete con gli sbirri) nel corso cine(ma)tica. di varie sortite e incontri oltreoceano: Malloy ci ha chie- Ricordo molto bene quando spulciavo internet sul finire sto di scrivere la colonna sonora del suo documentario sul del liceo col glorioso modem a 56k alla ricerca di mp3 di poliziesco italiano perché è impazzito per la nostra musica colonne sonore introvabili e notizie su film che neppure si sa- così fortemente “italiana”. Molto probabilmente questa com- peva se fossero realmente esistiti. Racconta Tommaso Col- mistione strana tra generi molto diversi come il funk, il rock, liva, responsabile della produzione del gruppo, dunque l’accademia, il jazz poteva avvenire solo in Europa in maniera “regista” del progetto e nostro interlocutore – In realtà così spuria. E non fa niente se poi quell'aurea di vintage però, bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare e rico- sporcato e rinnovato che si respira tanto vintage non lo noscere che Tarantino ha dato un impulso incredibile sia proprio (Purtroppo gli assunti fondamentali del cinema alla riscoperta del cinema di genere italiano, allargando la poliziesco rimango fortemente radicati oggi come ieri: di con- nicchia di possibili appassionati e permettendo a micro- tro credo oggi ci sia una disillusione maggiore e, purtroppo, scopiche etichette e case di produzione di rispolverare una grossa rassegnazione). Tra delinquenti per le strade e i propri cataloghi e riportare in vita alcune perle rare». soprattutto delinquenti nel palazzo, i Calibro 35 sono gli Ecco dunque l'esordio su un'etichetta di genere come la unici ricercati che ci piace vedere in giro per le strade. Cinedelic dove la tracklist abbondante di riletture (oltre Luca Barachetti ad alcuni dei nomi già citati anche Trovajoli, De Luce, Casa, i fratelli De Angelis) viene chiusa da una cover de L'appuntamento di Bruno Lauzi-Roberto Carlos, con la voce della Vanoni sostituita da quella di Roberto Dell'Era degli Afterhours, sorta di appendice sentimenta- le ad un reato non ancora compiuto del tutto. E poi il nuovo lavoro, Ritornano quelli di... Calibro 35 (Ghost Records), nel quale è il gruppo a farsi autore della soundtrack di un film (in parte) inesistente rileg- gendo pure altri brani storici. Le tracce originali sono venu- te per vari motivi. In primo luogo ci siamo accorti che molto spesso le persone conoscono poco o nulla il repertorio storico a cui facciamo riferimento e che riusciamo a essere “credibili” anche con brani nostri, come successo con Notte In Bovisa del primo album. Un secondo forte impulso è poi arrivato dalla realizzazione della colonna sonora per un film indipen-

12 13 Riva Starr

Turn O n Turn entiamo Riva Starr, al secolo Stefano Miele, fresco nella registrazione di cantori e musicisti della scena tra- S di un disco house che non si dimentica come If Life dizionale del Sud. “La pizzica, la tammurriata sono generi Gives You Lemons, Make Lemonade, blasonato da noi molto seguiti nel sud Italia. Ho composto 11 tracce che me- e coronato dalle top ten house di mezzo mondo. Al cel- scolavano gli originali con l’elettronica. In Glocalizm Vol. 1, —If Life gave you lulare da Londra, il dj partenopeo è in studio e, dopo una Samples Traditionals & Folk! c’è pure una collaborazione a DJ...— session che viene prima di ogni parola, iniziamo un’ap- con Caparezza dove facevamo una tammurriata elettronica passionante chiacchierata facendogli la classica domanda (la traccia è Musicanarkica). Ho fatto anche una versione sulle origini. con Mad Professor, e altri artisti stranieri che si cimen- “All’inizio – come quasi tutti i dj - ci sono state le feste tarono nel remixare le mie rivisitazioni”. Da Napoli a Londra, Riva Starr tra amici e poi quelle nei club di Napoli. Ho iniziato a gira- E tutto torna a Napoli: il meltin-pot e il crocevia di supernova del firmamento house re in Italia e sono finito a produrre e incidere delle canzoni culture, musica e artisti. Il ritmo e la magia. Fare house pop-troniche. Sono uscite in un paio di album per Virgin/Edel è come usare “il cappello del mago. Puoi farci quello che in Italia (Pista Connection e Flux) dopodiché la verità è vuoi, metterci le mani senza sapere cosa ne uscirà. Mescoli venuta a galla: non aveva senso fare il DJ e incidere dischi che elementi, dipende da te, dalla sensibilità, dalla sintesi. E’ il bello non potevo mettere nelle serate”. dell’house. Si possono fare le cose in modo vero, senza cerca- Nasce così il progetto Madox che lo porta in giro per re il successo a tutti i costi”. Tra i DJ italiani preferiti infine il mondo: Australia, Cina, Giappone e spesso al Fabric a c’è Santos (con cui ha collaborato nel progetto Trouble Londra. Questo fino alla fine dei ‘90. Dopo una serie di Soup su Mantra): “Adesso sta lavorando con Timo Maas. Lui problemi tecnico legali e dopo che la scena break ingle- è uno dei DJ e produttori più bravi al momento. Ha fatto una se era venuta un po’ a corto di idee, il ragazzo si butta delle top tracce del 2009: [anche secondo l’autorevole sito nell’house. Nello stesso momento cominciano a uscire Resident Advisor] Hold Home sull’etichetta di Mathias Tanz- cose interessanti, tipo le produzioni di Jesse Rose e mann [la Moon Harbour Records]”. Claude Von Stroke. A giugno probabilmente lo vedremo in due serate al Fleshato li contatta su myspace e manda loro alcune Divinae Follie di Bisceglie e forse a Napoli. Ad aprile lan- tracce che verranno pubblicate nelle rispettive etichette cerà a la Snatch!, la label house di sua proprietà. (Made To Play e Dirtybird). Da lì in poi è Riva. Inizia a pub- Il primo disco in vinile è già pronto, ma il titolo è top blicare mix, tracce, collaborazioni. Lo nota pure Fatboy secret. Slim che è tutt’ora “un punto di riferimento” e all’epoca Marco Braggion pubblica uno dei tre remix per Armand Van Helden. Gli altri due saranno il miglior biglietto da visita per Stefano che apre “megaserate in giro per l’Inghilterra” per il mae- stro house e si esalta. Si riempie le tasche senza dimen- ticare la ricerca del proprio verbo: in If Life Gives You Lemons, Make Lemonade troviamo influenze diverse rispetto al percorso sin qui analizzato. La presenza di Nôze e di un sentire folk, incarnato nelle sonorità balcaniche rappresentano la carta distin- tiva di un progetto legato a idee tradizionali che già ab- biamo incontrato nelle recenti produzioni di Luciano o nelle fantasmagorie di Ricardo Villalobos. “Mi piace l’afrobeat, la musica balcanica, gypsy, kletzmer, la sudame- ricana, la conga, la batucada. La musica world la trovo vera, groovy, si presta molto alle contaminazioni elettroniche”. Miele ci racconta di un progetto su un’etichetta auto- prodotta, la Mò Glocal. Un esperimento da vero arche- ologo del suono con tanto di studio mobile impiegato

14 15 UN, collettivo con tanto di pubblicazione su Siltbreeze Carter e Nico. Ultimamente ho ascoltato un sacco di musica che condivideva con Marcia Bassett, fino all’ultimo disco, che è stata composta durante il periodo rinascimentale e Mycorrhizae Realm, in uscita per ATP Festival con un mi sento particolarmente connessa a quel modo di canta- Fursaxa titolo, come da prassi, bizzarro e surreale. re…”. Una rapida visita a Wikipedia sgombra il campo dai A proposito degli ultimi lavori le idee quindi sono Turn O n Turn misteri. La mycorrhizea è un processo biologico esisten- molto chiare. Non sembrerebbe corretto dire che uno è te in natura, che si viene a creare quando un fungo entra l'antitesi dell'altro, ma i dischi lavorano facilmente come in simbiosi con una pianta. Una neppure tanto velata reazione a quanto detto in precedenza. Tanto Kobold associazione con gli eventi che hanno portato alla cre- Moon viveva come espressione solitaria e senza com- —Il regno nascosto azione del nuovo lavoro, lasciando da parte l’approccio promessi, tanto Mycorrhizae Realm ritorna sui propri di Tara— in gran parte solipsista che l’aveva contraddistinta fino passi, ritornando sulla terra del free folk e innestando ad ora: “Mi piace registrare su un quattro tracce, ma questa una serie di contributi altrui, che sono poi il vero tratto volta avevo in mente di utilizzare diversi strati di voci e altri distintivo del lavoro: “Credo che possiamo riassumere il Fursaxa è la voce magica strumenti, così uno studio era una soluzione più appropriata. tutto dicendo che Kobold Moon aveva un sentimento più di , tra piante, Ma volevo fare anche qualcosa di diverso e Greg mi aveva solitario, mentre Mycorrhizae Realm ha più un approc- spiritualità e il giro degli amici giusti già chiesto se ero interessata a registrare all’Hexham Head. cio più comunitario. E con questo disco avevo sia voglia di Il suo studio è uno dei pochi posti che abbia mai preso in dedicarmi alle parti vocali quanto proprio di sperimentare considerazione per registrare, anche perché avevo bisogno di con altri suoni e strumenti”. Non a caso il tratto specifico qualcuno che fosse paziente e mi lasciasse registrare, anche di questo lavoro sono le aperture melodiche a presa sopra quanto avevo già fatto, ricreandolo”. rapida del tutto inedite in un disco di Fursaxa, giostrate L’approccio di un disco come Mycorrhizae Realm anche grazie all'ausilio dall’arpa di Helena Espvall e con sta soprattutto nel suo ritorno alle origini dopo essere l’intervento aggiuntivo di Mary Latimore. Due nomi, con cascati in quel buco nero che risponde al nome di Ko- cui Tara aveva in passato condiviso l’esperienza del Va- bold Moon. Lavoro dal taglio avanguardista e radicale, lerie Project, orchestrata manco a dirlo da Greg Weeks quasi completamente deputato alla voce, con cui un paio in persona. di anni orsono Tara inaugurava la propria Sylph Records: Quindi si rimane sempre nell’ambito di un discorso “Ho registrato la maggior parte di Kobold Moon su un tutto interno, ristretto ad un poco nutrito numero di quattro tracce, a casa dei miei genitori in , e nonostan- amici, che sono poi quelli della vecchia guardia di Phila- te la Florida spesso venga definito come lo ‘stato del sole’ è delphia: “E’ stato molto bello lavorare con loro. Greg ha stato come una sorta di periodo ‘nero’ nella mia vita. Penso avuto delle grandi idee e aveva già in mente tutti questi che quando ascolti quel disco puoi avvertire questa cosa, o arrangiamenti per archi. Helena ha poi aggiunto il suo almeno per me è così. In quel caso avevo anche l’idea di tocco sentito e soffice. E Mary ha co-scritto con me due pubblicare un cd che fosse quasi esclusivamente deputato canzoni (Charlote e Well Of Tuhala)”. Il risultato finale alle parti vocali, dal momento che la voce è sempre stato è il lavoro più facilmente decodificabile di Fursaxa, ma l’elemento che più mi ha attratto nella musica”. senza retrocedere sul già detto o sulla sciatteria melo- La voce è l’elemento caratterizzante di Fursaxa. Non dica. Il territorio di elezione è sempre quello del free è un caso se lei è l'unica o quasi che abbia saputo muo- folk incantato ed acido, ma l’apporto strumentale e la versi in territori che vanno molto oltre quelli abitual- produzione di Greg Weeks regalano nuovi angoli ad una mente battuti dal resto della compagnia free folk. Il suo musica, strumentalmente mai così profonda come ora. tratto caratteristico è una conoscenza enciclopedica Va da sé che non c’era altro modo possibile per Tara di delle cadenze e delle inflessioni vocali, attinta in larga tirarsi via dai sinistri rintocchi avantgarde del preceden- a domanda viene quasi spontanea. Di Tara Burke Tara Burke è una ragazza austera e introversa, una parte alla tradizione degli stornelli e dei madrigali me- te Kobold Moon e quindi da un inquietante eremo che L si conosco l’interesse per la musica medievale e di quelle che sta con la testa rivolta verso le nuvole, ma dievali, unita ad una presa di coscienza sempre maggiore sapeva di senza ritorno. la passione per Hildegard Von Bingen… ma sotto la con i piedi ben piantati per terra e si da il caso che sia del proprio approccio al canto, che l'ha vista diventare Antonello Comunale doccia, la musicista di Philadelphia non canta mai qual- anche uno dei nomi più celebri della scena psichedelica sempre più sicura di se, man mano che la discografia cosa di più ‘Pop’? “Beh… per quanto riguarda Hildegard, di Philadelphia. Non è come se fosse l’ennesima hippie cresceva: “Ho sviluppato il mio modo di cantare ascoltando vorrei dire che mi sento influenzata da lei più come persona, fuori tempo massimo. Non è , non musica e cantando da sola. Ascolto una grande varietà di che come musicista. Nel senso che condivido con lei gli stes- è una Cocorosie. Lei è Fursaxa, il parto più pregiato musica, ma in generale sono stata influenzata dalle vocalist si interessi a proposito delle piante e della spiritualità. Poi uscito fuori dal decennio deputato al free folk e alla donne. Le cantanti british folk come Sandy Danny, Jacqui dipende dal momento… sotto la doccia posso ritrovarmi a psichedelia lo-fi in cdr. Un curriculum ormai nutrito di McShee e Maddy Prior sono state molto importanti per me. cantare di tutto. Dagli Zeppelin alla classica…”. esperienze e prodotti di alto livello, a partire dai vecchi Altre che mi vengono ora in mente sono Yoko Ono, Christina

16 17 Tu n e -In n solo o in collaborazione, Claudio Rocchetti non è sonore, sulle quali si va ad ergere un complicato edifi- la scoperta di nessuno. Si è fatto da sé, consolidan- cio musicale, maestoso o minimale a seconda dei singoli I do una fama oggi riconosciuta a livello internazio- casi. Siano, per rimanere all’ultimo The Carpenter, degli nale ed espressa non solo in release per uno stuolo di archi, un solo deadmaniano di chitarra, manipolazioni di ottime etichette (da Hapna e Soleilmoon, alle nostrane giradischi o rumori isolati e/o trovati casualmente. Bowindo, Die Schachtel, Setola Di Maiale fino al forza4 Da dj/turntablist (sui generis) spaccatimpani a dell'ultimo The Carpenter) ma anche in una pletora raffinato scultore di suoni. Una bella evoluzione di collaborazioni e progetti. 3/4HadBeenEliminated per il tuo suono, soprattutto per quel che riguar- Claudio innanzitutto, formidabile fucina avant-impro bolognese, da i lavori in solitaria… poi le esperienze con In Zaire, Olyvetty, Vroom!, In realtà credo che le cose convivano bene e fin Hypnoflash, senza contare le collaborazioni, ultima in dall'inizio. C'è sempre stata, da parte mia, una certa at- ordine di tempo quella su Ricamatrici di ?Alos, al se- tenzione alle piccole risonanze e al pulviscolo, ma anche Rocchetti colo Stefania Pedretti. Oggi è il turno di The Carpenter, alla potenza del singolo gesto. una esatta sintesi possibile di sonorità e tragitti che ne Nei dischi penso che si possa sempre trovare, in dosi misurano il portato e ci spingono ad andarlo a cercare, il differenti, una vasta gamma di sonorità e di approcci. giovane sound-artist. Termine che a dir il vero è la quali- L'unica cosa che posso dire che l'accento melodico dei —Stratificare la memoria, scolpire il suono— fica che meno ci piace; chiamiamolo perciò artigiano del pezzi mi sembra più marcato in The Carpenter, come suono, etichetta meno a la page che rende però appieno se avessi sottolineato alcune intuizioni del disco su Die l’idea di un procedere manuale, materico, di sostanza del Schachtel. fare musica del berlinese d’adozione. Non passa inosservato infatti, soprattutto Onnivoro ascoltatore e fagocitatore di fonti sonore perché in scia a Another Piece Of Teenage Wildli- L'ultimo The Carpenter, il lavoro sui suoni, le collaborazioni tentacolari. Ritratto e tra le più diverse, il trentenne lavora col suono e sul fe, una certa attenzione per la forma-canzone, intervista con il musicista più "materico" del panorama avant europeo suono. Scolpisce, plasma, taglia e cuce. Si interessa alla anche se sempre perfettibile e non-finita…que- materia e alla memoria, in egual misura. Matericamente, sta “incompiutezza” unita ad una certa dose di Testo: Stefano Pifferi affidandosi a una strumentazione d’accatto – rigattieri e provvisorietà, dopotutto sembra essere un tuo mercatini d’antiquariato, sentitamente ringraziano – fatta trademark… di dispositivi in disuso, abbandonati, desueti al punto da Solitamente i pezzi li considero conclusi quando non essere sull’orlo dell’oblio: giradischi, cassette, microfoni, riesco più ad aggiungere nulla, oppure quando non li sop- radio cui si aggiungono occasionali field-recordings. Filo- porto più; quindi credo che questo senso di "incompiu- soficamente, con un processo di indaginesulla memoria e tezza" derivi insitamente dal mio modo di lavorare. An- sulla distorsione, perdita o mutazione che questa subisce nel che l'aspetto melodico (che a dire il vero era presente tempo, usando le sue parole. già in The Work Called Kitano) fa semplicemente parte Non è musica astratta e informe, relegabile cioè della mia paletta espressiva. Non cerco le melodie, sono nel campo della sound-sculpture dura e pura, quella loro che si verificano all'interno dei dischi. di Rocchetti, piuttosto uno stratificarsi che nel corso The Carpenter sembra un traguardo raggiunto: degli anni e delle uscite assume forme sempre più in- condensare e plasmare un suono fatto di mille telligibili, anche nella asperità della proposta. I suoni, imput diversi ma che si sta sempre più segnalan- spersi e vaganti nella memoria istologica del loro auto- do sempre più come personale. re/collettore, si accatastano gli uni sugli altri, si aspetta- E' un passo in una direzione, non parlerei di traguar- no, si lasciano crescere. Fermentano, verrebbe da dire, di, unicamente perché non mi sono mai posto nessuna fino ad arrivare ad un forma-(personale di)-canzone. meta. "Condensare e plasmare" è quello che faccio, è Infatti quando ci si ritrova ad ascoltare i frutti di que- parte del mio processo creativo, mettere da parte suoni, sto personale e meditato modus operandi, lontani dalle idee, e aspettare quello successivo. Poi prendere tutto e modalità e dalla genesi dei singoli flussi sonori (più che piegarlo, spingere i singoli suoni in altre direzioni... oppu- canzoni, quelli di Rocchetti sono veri e propri flussi di re lasciare che tutto si accumuli e aspettare che il tempo suoni riorganizzati in canzone), si finisce con l’apprez- faccia la sua parte... zare la grana del suono, ma soprattutto il senso melo- Parlaci di The Carpenter…è un omaggio al re- dico complessivo. gista o la rivendicazione di un agire “artigianale” Come l’haiku sfrutta solo una determinata e non più che artistico? superabile serie di sillabe, le composizioni di Rocchetti È entrambe le cose. Ha a che fare con il mio metodo sfruttano di volta in volta un numero minimo di fonti e con la convinzione di essere appunto un artigiano, più

18 19 punto di vista immediato, della soddisfazione estetica o to il discorso cinema, adesso vorrei sapere cos’è quant'altro, proprio perché è ad altissimo grado un live per te l’arte visuale e come interagisce col tuo sperimentale, aperto. Ma quando funziona, oltre ad es- “fare” musica? sere molto fisico, è anche soddisfacente e potente (sia a In realtà sono un completo dilettante per quanto ri- livello sonico che improvvisativo). guarda l'arte contemporanea in genere. Vado molto a pe- Immagino che il fascino per oggetti sonori ob- riodi, a volte vedo una tale quantità di cose da rimanerne soleti si riverberi pure in sede live… come ti com- affogato per mesi, ma non ho mai approfondito a dovere porti, come interagisci (se interagisci) col luogo in nulla di tutto questo, soprattutto la "visual art", che con- cui si tiene la tua performance? tinua sembrarmi una cosa senza confini e piuttosto inde- Quando ho la possibilità di relazionarmi allo spazio terminata. Con Riccardo poi ci siamo concentrati molto (grazie al tempo e all'elasticità dell'organizzazione), cerco sull'aspetto puramente musicale, concentrando i nostri sempre di evocare, almeno in parte, la storia del luogo. sforzi al di fuori dei suoni sul lavoro grafico (in questo Attraverso field recordings, rimandi e accenni alle geo- Riccardo è davvero straordinario) e sul video di Nights metrie, giocando con la sistemazione degli speaker e con Erase Days Erase Nights, presentato qualche tempo fa a la materia stessa con la quale lo spazio è costruito. Netmage. Hai mille progetti in ballo, in solo, in duo, in Alla luce di questi tuoi numerosi impegni con trio ecc. La tua forza espressiva sembra aver bi- altri progetti e band ho come l’impressione che sogno di più forme per esplicitarsi: l’elettroacu- non ti cullerai molto sugli allori vero? stica collettiva di 3/4HadBeenEliminated, il rock Hai visto giusto! Nei prossimi mesi usciranno dischi deforme di In Zaire, gli accartocciamenti noise di In Zaire (uno split con Skull Defekts per Holidays) e di Olyvetty… hai una personalità musicale de- il nuovo 3/4HadBeenEliminated. Poi farò qualche fe- bordante… stival e dei piccoli tour sia in solo che con i gruppi sopra Cerco semplicemente di suonare le cose che mi inte- citati e verso la fine dell'anno è in programma un tour ressano con le persone che mi piacciono. Se scopro suo- negli Usa con Stefano Pilia. ni nuovi che mi coinvolgono mi sembra naturale tentare Nel disco è impegnata a vario titolo la crema che un musicista o artista. Poi ovviamente c'entra anche ti ascolto penso sempre ad un procedere punk in subito di conoscerli e integrarli nelle mie cose. In più l'at- dell’avanguardia italiana, sia musicisti che etichet- John Carpenter! Come detto molte volte, mi sento mol- un ambito di sperimentazione… to di suonare insieme a persone, che sono innanzitutto te… posso chiederti come è la scena italiana vista to vicino al cinema, ne prendo a prestito i ritmi e in parte Il mio fare musica è la risultante di infiniti strati di amici e poi ottimi musicisti, è la forma più alta di cono- da Berlino? l'immaginario, e lui è in ogni modo uno dei miei registi esperienze piuttosto diverse che non faccio altro che scenza e comunione. Per esempio con In Zaire, ci siamo E' più attiva che mai. Non ci sono mai abbastanza po- preferiti. Ma il titolo è soprattutto un omaggio a mio accumulare e, appunto, stratificare e addensare. Uno di conosciuti suonando parecchio sugli stessi palchi (prima sti dove suonare e situazioni decenti dove poter lavorare, padre e al suo lavoro, il carpentiere appunto. questi sedimenti è il mio passato hard core. Non vorrei durante un lungo tour dove io suonavo con Hypnoflash ma di gruppi interessanti e di etichette formidabili ce ne È sempre più interessante osservare/ascoltare che questa cosa assumesse un rilievo eccessivo, ma è e loro come G.I. Joe, poi attraverso mille serate e altri sono eccome. Pensa a Holidays, Presto!?, Boring Machi- la grana del tuo suono…parti da pochi elementi indubbio che fa parte del mio bagaglio e sicuramente si concerti…), e siamo diventati innanzitutto amici e poi il nes e Wallace, le etichette coinvolte in The Carpenter. riconoscibili (una chitarra, un loop, un fruscio…) può notare durante i mie live, o comunque in un certo progetto è venuto da sé. Credo siano cose importanti, e Pur essendo abbastanza diverse (per fortuna!), hanno in per costruire intere cattedrali…quant’è affasci- modo di approcciare la materia. E intendo letteralmente che questo poi si senta perfettamente. comune un catalogo davvero impressionante e pieno di nante questo lavorio di costruzione di ogni sin- le cose, gli oggetti, toccare e manipolare la materia pri- Dividi l’esperienza Olyvetty con Riccardo Be- titoli bellissimi. Al di là di tutto, se ti dovessi dare dei nomi golo pezzo? ma. Quindi non c'è una filosofia precisa dietro tutto, ma nassi che è prevalentemente (o almeno lo era in così su due piedi direi: WW, Dracula Lewis, Stefano Non c'è nulla di più eccitante di un nastro vuoto. solo un'attitudine. partenza) un visual artist…prima abbiamo sfiora- Pilia… All'inizio, quando ancora non so nulla del pezzo che Quanto è importante questa attitudine, que- verrà, avere tutto questo universo di possibilità davan- sta tua “predisposizione materica” nei live? …il ti è galvanizzante! Anche se la maggior parte dei pezzi live è il momento in cui tu come artista intera- si rendono riconoscibili dopo molto tempo, e quindi il gisci col pubblico e viceversa il pubblico assiste, risultato spesso è si svela solo dopo mesi, la parte più vede la tua “performance manipolatoria”… esaltante di solito sta prima ancora del primo suono. Poi Il processo live scava e lavora nella stessa direzione quando tutto si incastra e si scopre per quello che è, di quello in studio, solo molto più velocemente e con quasi mai rimane fedele all'idea iniziale, e anche questo è molta più imprevedibilità. Il concetto è simile, portare le sorprendente e mi piace molto... macchine al loro limite, spingerle in direzioni inaspettate, Scorie di memoria; spazi, suoni, mezzi musica- e gestire le risultanti. Durante il concerto tutto questo li vissuti e reinterpretati; strati di significati che si si concentra e accade in pochi minuti, invece che in mesi, aggiungono in continuazione…quale è la filosofia e quindi diventa estremamente pericoloso. Infatti un mio che sta dietro il tuo fare musica…ossia, perché se live a volte può risultare molto breve o deludente, dal

20 21 Tu n e -In Yo g a s a v e d m y l i f e umach Valentine: trent'anni, pelle olivastra e tratti marcati che fanno pensare a origini orientali (In- Sdia?), aspetto e modi da santo straccione (barba a cespuglio e dread spelacchiati, occhi nerissimi e pene- tranti), nato e cresciuto a San Diego, California. Sumach è Gonjasufi. Il moniker ci suggerisce subito due coordinate in- Gonjasufi teressanti: Gonja è il nome di un antico regno del Gha- na, organizzato in caste e basato sul commercio degli schiavi e delle noci di cola; Sufi è il termine che indica —La pecora e il leone— la componente mistico-ascetica dell'Islam di cui sono espressione, ad esempio, le famose danze estatiche dei dervisci. Coordinate che si specchiano - senza sovrap- porsi però punto per punto - nella vita di Sumach: uno che ha trovato la propria personale illuminazione sulla Sembra piovuto dal nulla ma da anni gira nell'underground out-hop USA. A Sufi And via di Damasco grazie allo yoga. Nel 2005 ha scoperto il A Killer è una rivelazione. Oltre la e l'Anticon, lo yoga e il misticismo, metodo del guru - multimilionario - Bikram Choudhury, e ... ne ha frequentato i corsi a Los Angeles, si è diploma- to ed è diventato a sua volta istruttore, insegnando la disciplina prima nella città natale e poi, dal 2006, a Las riconosco feat vocali di altri, probabilmente membri dei Testo: Gabriele Marino Vegas (dove adesso vive): la Sodoma moderna impianta- collettivi di cui sopra, ma nessuno è accreditato). Sono ta nel deserto del Mojave, il cuore di plastica - e quindi produzioni scure e lo-fi, veramente underground, pezzi quello più vero - dell'America. brevi (e dopo il primo cdr, praticamente tutti senza ti- Yoga saved my life, potrebbe dire Sumach, da allora tolo) che macinano campioni poveri, sporchi, rumorosi, uomo rinato e completamente immerso in una dimen- fortemente percussivi, una specie di polveroso glitch sione spirituale che è suo compito tradurre in musica: industriale (per le timbriche) e artigianale (per l'assem- «Spero che il mio disco raggiunga quelle persone che si tro- blaggio), vicino a certa Anticon del periodo d'oro e in vano con un piede già fuori dalla finestra e che guardano grado di indicare la strada intrapresa con le ben più giù. Spero che le mie canzoni vengano fuori dalle casse dello cesellate sfibrature formali che gli cuciranno addosso i stereo e che facciano rimettere quel piede dentro casa. Se vari Flying Lotus e Gaslamp Killer. C'è un fascino strano c'è una cosa per la quale prego fortemente, è che la gente che avvolge i migliori (e pensiamo soprattutto al primo ritrovi se stessa nella musica, come è successo a me dopo cdr) tra questi brandelli di musica, venati come sono da anni di sofferenze in cui la mia fede è stata duramente mes- una disperazione implosa, da una malinconia paralizzata sa alla prova. Dopo trent’anni ce l’ho fatta». Sembrano le ed ebete: riconosciamo a un certo punto anche la bat- parole di un santone o di un invasato e il tutto farebbe teria e la pulsazione cardiaca alla base di Teardrop dei anche sorridere se non fosse che la musica di Gonja ri- Massive Attack. Sopra questi che sono allora dei dub esce davvero a smuovere qualcosa, intensa e bellissima. disidratati e maltrattati Sumach rappa di conseguenza, uno slo-ragga che sembra quasi uno spoken e uno zop- Da Su m a c h a Go n j a s u f i picamento - una sorta di “ vocale” - alla maniera Sumach ha cominciato ben prima della conversione e di . Nell’uso degli effetti applicati alla della conseguente metamorfosi in Gonjasufi, muoven- voce (delay, eco e “filtri telefonici” che lo accompagna- dosi in collettivi off-hop chiamati Masters Of The Uni- no ancora oggi) e in certe aperture al cantato, possiamo verse (metà anni Novanta) e Kilowatts (primi Duemila): già intuire la svolta che porterà il nostro a mutarsi in lo troviamo a rappare su una compilation underground Gonjasufi, svolta segnata nettamente dall’incontro con - un cdr - già nel 1997. Tra piccole collaborazioni, anche lo yoga. in veste di produttore per altri, prende avvio la car- La parabola del Sumach carbonaro finisce grazie all’in- riera solista a nome Sumach, con una tetralogia di contro con il collettivo losangelino Brainfeeder e con cdr a bassissima circolazione (Dead Midget On Stilts / Gaslamp Killer (William Bensussen) in particolare. I Crutches, 2002; Garlikillz, 2004; Flamingo Gimpp e Jungl due cominciano a collaborare. Sarà però Steven Ellison Bulit, 2007) realizzati in quasi completa autonomia (si aka Flying Lotus a permettergli di farsi notare da un

22 23 pubblico veramente più ampio, con un pezzo semplice- mente magico messo in coda al suo Los Angeles: Te- stament, uno scuro trip-hop jazzato sul quale Sumach/ Gonja canta come fosse Billie Holiday. E’ il biglietto da visita con cui l’uomo si presenta alla Warp, che lo mette sotto contratto. La passione per la musica si è adesso concretizzata in una carriera vera e propria, ma Sumach non rinuncia al suo posto presso il Bikram Red Rock (sezione lasvegasiana dello Yoga College of India), dividendosi tra questo e una famiglia a cui è completa- mente devoto (la bellissima moglie Chelli e tre bambi- ni). Le anticipazioni di , annunciato per fine 2009 e poi rinviato a inizio 2010 per meglio cali- brare la promozione, ne fanno intuire il valore e fanno drizzare le orecchie ai cultori dell’alt-hop: Ancestors, prodotta da Lotus, su 2010 From Warp Records; i due sette pollici in edizione limitata Candylane/Holidays, prodotto da Jon Ancheta aka Mainframe (con in al- legato un “libretto di preghiere” che sono poi i testi dell’album), e Kowboyz&Indians/My Only Friend (quest'ul- tima non inclusa nell'album), prodotto da quel Gaslamp responsabile di tutte le restanti tracce del disco. A questo punto occorre fare una precisazione, do- verosa soprattutto perché illumina il senso del debutto di Gonja per la label inglese: almeno metà dei pezzi della tracklist di A Sufi And A Killer gira da anni sulla rete in varia forma, tra bootleg mp3, Myspace e still-video su Youtube. Kobwebz la troviamo già come sottofondo al famoso video in cui Gaslamp si toglie la lana e si rasa a cranio (è il look del suo EP I Spit On Your Grave) e addirittura in una compilation “fisica”, un doppio vini- le chiamato ArtDontSleep Presents... From L.A. With Love, dove Gaslamp e Gonja sono messi accanto a Lotus, etichette fatte di generi inframmezzati da trattini: «Sono lo spleen slo-discofunky di Candylane, i Primus di Southbound Pachyderm misti a una batteria slintiana di Advice, il , Anne Muldrow, , , entusiasta di Gonjasufi. È un ragazzo che viene dal deserto mexican country di Klowds, il medioriente b-movie di DedNd, il farfisa doorsiano in salsa westernata diI’ve Given, il . Siamo nel maggio 2007. Continuando la rico- di Las Vegas. Si esprime attraverso un hip hop profondo, King Midas sound di Made. gnizione, una Candylane ancora intitolata Candycanelane spirituale e complesso». Ecco, un hip hop d’oggi che si Così facendo però ci si perde nel gioco compilativo e si perde di vista il vero valore della musica di Sufi, la sua (così come Holidays era Holidaze) gira già dal novembre serve di tante suggestioni diverse (rock, funk, elettro- capacità di fare sintesi a partire da un immaginario composito fatto di centri yoga, guru indiani, Obama, Bruce Lee, 2006, sulla compilation iTunes-only The Clock Is Tickin’. nica, etnica) per fare soul (traduzione in musica dei Bob Marley, Kool Herc, e . La sua capacità di mettere subito in primo la propria im- Insomma, è chiaro come A Sufi And A Killer non sia un propri slanci) e per fare blues (traduzione in musica pronta: la sua splendida voce. E se è ancora hip hop (HH Duemila), certamente Gonja non è più rap, ma un cantato disco della Warp, ma semplicemente un disco stampato delle proprie miserie) e il cui effetto è prima di tutto e dal sapore quasi rituale e mantrico, abbandonato a se stesso e alle sue preghiere, alle sue invocazioni agli antenati, dalla Warp: la label non ha messo lingua sul prodotto, lo soprattutto psichedelico, coerentemente con l’idea su- a confessioni autobiografiche naïf e criptiche, avvolte dalla polvere del deserto e dai fumi della marijuana. ha semplicemente acquisito e messo sotto la sua ala, fiana e gonjasufiana del perdersi e del ritrovarsi dentro intuendone il valore. Il disco di Gonja va visto piuttosto e grazie alla musica. Verrebbe da descriverle tutte le 19 I w i s h I w a s a s h e e p ... come il frutto di un lavoro stratificato in anni di pro- tracce, per la colorata rassegna di spunti che presen- Facce della stessa medaglia, pecora e leone, Gonjasufi (l’uomo pacificato, salvato dalla filosofia e dalla religione, duzioni off-album, il sudatissimo best of di questo suo tano: la danza indiana mascherata da tribù pellerossa «il declamatore di preghiere, la mia testimonianza di fede») e Sumach («il mio lato più assassino, quello che gira ancora primo periodo nella cerchia dei Brainfeeders. della intro (Bharatanatyam), il carosello underground per le strade con la pistola fuori dalla fondina»), il nostro è riuscito in qualche modo a farle convivere, assorbendo lollipop di She Gone, quella sorta di Somebody To Love la seconda dentro la prima, dando nuovo senso a quella disperazione implosa di cui dicevamo: è una sensazione Go n j a -h o p abbaiata garage che è SuzieQ, il Bowie ripassato lo-fi sempre palpabile, come una cicatrice stampata nella sua voce, ma messa adesso come in controluce, come da un Ma che musica è Gonjasufi? Steve Beckett, il capoccia di Stardustin’, l’oriente a tinte forti di Kowboyz&Indians, primo raggio di sole che filtra da sopra le macerie. della Warp, taglia la testa al toro e alle tante possibili l’Isaac Hayes di Change, gli albatri hendrixiani di Duet,

24 25 Tu n e -In n’estetica naif in un personaggio assolutamen- Minor Love viene registrato a Los Angeles presso te sopra le righe. Una carriera ormai più che il produttore e musicista Noah Georgeson (del giro U decennale, costruita passo dopo passo con di Devendra Banhart); “l’album è stato realizzato ve- oculatezza, tra album e provocazioni assortite, dal pop locemente in 4/5 setttimane; sono partito da una tastiera lo-fi deiMoldy Peaches con Kimya Dawson a fine 90 Casio e ho finito per suonare quasi tutti gli strumenti, batteria all’oggi cantautorale: la somma delle parti si assembla nel compresa, strumento che non padroneggio benissimo ma il musicista e nell’uomo Adam Green, quasi trentenne cui risultato qui mi piace e che non suonavo dal primo disco. semiserio da , pittore, scultore nonché ap- Quando si incide così velocemente, c’è sempre in genere un passionato di comics. Uno sempre inquieto e mai domo, feeling particolare. Avevo voglia di isolamento e di musica folk Adam Green un passo avanti anche rispetto a se stesso. SA l’ha incon- malinconica, il periodo era abbastanza triste, una sorta di trato per un’intervista abbastanza rivelatoria ...due dita ‘lost weekend’ per me, e non sono sorpreso che il tutto suoni sotto il consueto understatement. in questo modo”. Oltre a Georgeson, l’album vede anche la collaborazione di altri musicisti, come il fratello Joel, Un a m o r e s o f f e r t o e u n a c a t a r s i Joe Steinbrick, Greg Rogove (Megapuss) e Rodrigo Un album, il sesto da solista, a inizio 2010, Minor Love Amarante (), Barry Goldberg (Bob Dylan —Un naif controcorrente— (SA#64) su Rough Trade lo ha confermato a band). “Rodrigo si trovava in città per suonare al Coachella tutto tondo, questa volta con un disco compatto, adegua- e l’abbiamo coinvolto, non avevo idea che fosse un bassista to finalmente alle sue effettive capacità espressive. Eppu- così fantastico, ha fatto un sacco di aggiunte a cui non avrei re chi l’avrebbe mai detto che la quadratura del cerchio mai pensato. Sapeva sempre quando un pezzo era finito o fosse in realtà partita da una profonda crisi sentimentale necessitava ancora di qualcosa”. e personale, e nel più classico dei pretesti poetici. Fallito Canzoni dirette e concise, senza particolari fronzo- Un album della maturità dopo il classico break-up sentimentale. Adam Green ha un nel 2008 il matrimonio, durato pochi mesi, con Loribeth li, con i consueti testi immaginifici e i giochi di parole, modo tutto suo di esorcizzare le pene. A colpi di understatement... Capella nasce l'idea di un break-up album come "disfunzio- qui pervasi maggiormente, va da sé, da una depressione ne romantica". esorcizzante e da un misto di fatalismo e spiragli di otti- "A fine 2008 mi sono quindi trasferito viaggiando in mismo; il peso del ricordo amoroso ancora vivo da non Testo: Teresa Greco macchina sulla West Coast, perché volevo lasciarmi indietro lasciare spazio assolutamente ad altro (Non è un giorno tutto. E’ stato molto liberatorio, mi sono sentito di nuovo un adatto questo per chiamarmi/perché non posso mostrare diciannovenne”. È qui che si pongono le basi per la nuova alcuna comprensione/i miei sentimenti non li capisco del vita di Green che sfoga rabbia e disillusione in un blog tutto/e quando parlo con te non sono realmente lì, da Buddy (thelakeroom.com) descritto autoironicamente come “a Bradley), ma si capisce che in fondo sotto sotto c’è anche fatalistic blog of disappointment and doom where nothing il solito Green autoreferenziale e gattone, quando si fa lasts” (“era un esorcismo quello in realtà” – conferma) e caso al fatto che Buddy Bradley è un personaggio del comincia a scrivere il disco, sempre però con uno sguar- comic book Hate di Peter Bagge, uno slacker nella Seat- do rivolto all’esterno di se stesso: “Ho passato un anno tle del grunge; “Buddy è totalmente alienato, quasi come un terribile e questo mi è stato di ispirazione per i nuovi pezzi. Charlie Brown, da ragazzo mi identificavo talmente con lui Ma mi considero sempre e soprattutto un entertainer, oltre che ho lasciato la scuola a NY e mi sono trasferito a Seattle, che un songwriter, e le due figure lottano sempre tra loro… ecco perché il personaggio è diventato un riferimento cultura- e in virtù di questo, mi proteggo dal riversare i miei problemi le. Credo che molti si siano identificati con lui, ed è fantastico sulla gente. Il disco non è un problema e il divertimento è prendere un personaggio semioscuro e portarlo ad un pub- sempre e comunque essenziale!” blico più ampio: pensa a quando Kurt Cobain indossava Il rifiuto della figura del cantautore confessionale una t-shirt di Daniel Johnston o parlava delle Raincoats (come da copione e perciò tremendamente vero) è il nelle sue interviste!”. Il crooner del passato riaffiora qua sunto di una vena personale sopra decenni di musica e là (Cigarette Burns Forever, Give Them A Token) insieme a americana, qui dalle connotazioni piuttosto classiche: i un’estetica da Perfect Day Lou Reed-iana (l’essenziale numi tutelari Lou Reed, Leonard Cohen,Burt Ba- What Makes Him Act So Bad sembra addirittura uscita charach, Jonathan Richman, sfiorando persino il da uno dei primi album dell'ex-Velvet Underground, Beck soul funk, il country lo psych, e come poteva non omaggio doveroso ad uno dei suoi miti). mancare il crooning di marca Scott Walker? La scrit- Nell’album troviamo, anche se attenuato in un certo tura è sicura e coesa, in altre parole finalmente matura senso, l’aspetto cartoonistico del Nostro, quel suo essere rispetto alle incertezze del passato. È cambiata l’attitu- profondamente naif e insieme sarcastico che ha sempre dine. fatto il “personaggio” Adam Green, quello che si scrive

26 27 Dawson e da lì il destino è segnato. Entra così nel giro Jacket Full of Danger (sempre su Rough Trade), ancora anti-folk e comincia a collaborare con lei. Seguono le pri- una carrellata che include questa volta anche omaggi a me autoproduzioni del gruppo e il loro esordio, Moldy Randy Newman oltre ai soliti noti. Peaches del 2001 su Rough Trade: lo-fi pop e folk-punk, Il rischio che correva il buon Green in questi primi al- sulla scia dei Beat Happening, per una band rimasta bum era quello, sempre dietro l’angolo, di esagerare e ri- in ambito indie che termina l'attività nel 2003, quando manere impigliato in un cliché, dove l’attitudine parodistica Green e Dawson si dedicano alle proprie carriere soli- finisse con il prendere il sopravvento sulla musica o che si ste. Ironia della sorte, i Moldy Peaches raggiungono la perdesse in qualche modo l’unità stilistica di ogni album. notorietà internazionale solo a fine 2007, quando il film Cosa quest’ultima successagli nel 2008 con Six And Sevens, indipendente Juno (di Jason Reitman e sceneggiato da sorta di pasticciato melange di ispirazione soul gospel che Diablo Cody) esplode e porta alla luce nella colonna so- ha rappresentato una caduta nella sua discografia. Il 2008 è nora anch’essa di successo, oltre a pezzi solistici dei due stato anno critico poi come si diceva, e che ha visto alla fine ex-Moldy, anche la Anyone Else But You del gruppo, sorta di una svolta radicale e una rinascita totale che lo ha portato leit motiv della pellicola. Giustamente Green oggi è stufo all’oggi. Una fenice totalmente risorta dalle sue ceneri. di parlare di Juno e della notorietà indotta, visto che poi Un tour in Europa, dove paradossalmente ha un segui- sia lui che Kimya avevano continuato le loro carriere, ed to maggiore che in patria, soprattutto in Germania, lo ha è comprensibile. Così infatti parafrasa la vicenda nella sua portato a fine febbraio anche in Italia. press semiseria per Minor Love: “Mentre viveva nella Ger- mania Est, gli fu offerto il ruolo di coprotagonista nel film Juno, che vinse il Grammy e diventò disco di platino”. una press semiseria per Minor Love ("Adam Green è una glio il mix tra musica e cartoon e che ci ha ricordato gli La carriera solista di Green, dopo un discreto esordio, famosa celebrità Americana…da New York City. All’inizio analoghi disegni e fumetti di Daniel Johnston, non a Garfield (2002) prende il largo con il successivo Friends della sua carriera si trasferì in Germania per chiedere asilo caso citato da lui prima, e tutto torna. Of Mine (2003), album di cantautorato ancora legato ai politico, dalla persecuzione del suo talento…" e così via de- suoi modelli (Bob Dylan, Leonard Cohen, Lou Reed) lirando), quello che si capisce che adora i fumetti e li ha Ba c k t o b a s i c s ma che comincia a mostrare personalità. Il singolo Jessica traslati nei suoi quadri e sculture (e infatti ci conferma Un percorso quello di Adam Green costruito con in- lo fa conoscere a un più largo pubblico, con una parodia che: “ sono essenzialmente ispirati ai cartoon, volevo essere telligenza, che a posteriori riflette un cammino obbligato feroce dedicata alla teen music star Jessica Simpson fortemente un cartoonist da ragazzo, per me Picasso lo è, ma neanche troppo per certi versi, visto che avrebbe (dove è andato il tuo amore/non è nella tua musica, no/hai così come James Ensor e Van Gogh”). Alcuni esempi dei potuto, dopo gli esordi con i Moldy Peaches, prende- bisogno di una vacanza…/con il sorriso falso che ti ritrovi…). suoi lavori si possono vedere in due dei quattro video re qualsiasi altra direzione. Un’attività musicale comin- Gemstones (2005) prosegue su questa scia di songwri- surreali realizzati per l’ultimo album da Dima Dubson, ciata precocemente, a soli 13 anni nel 1994, quando a ting sarcastico e semiserio (Carolina, she's from Texas/red Breaking Locks e Give Them A Token, dove si coglie al me- NY conosce in un negozio di dischi la ventenne Kimya bricks drop from her vagina/Carolina) e l’anno dopo tocca a

28 29 2009: Odissea nell'hip hop

Dr o p Ou t

Wh i t e Wi t h At t i t u d e Solo qualche anno fa non avrei mai potuto immaginarmi davanti al pc a scrivere un articolo con la parola hip hop nel titolo. Ridotto alle sue manifestazioni più ap- pariscenti e meno interessanti (il post-gangsta zuccheroso di Puff Daddy), oggetto "non meglio identificato", l'hip hop era una musica che guardavo con diffidenza e sufficienza. E invece oggi siamo qua. Forse proprio perché l'hip hop oggi non è più Puff Daddy, in tutti i sensi. Il dato personale non è una questione meramente biografica, è anzi lo spunto ideale per parlare di un cambiamento di prospettiva - epocale - av- L'hip hop degli anni Zero tra venuto in questi primi anni Duemila: l'hip hop ha smesso di essere un affa- tradizione e innovazione, afrofutur- re per soli b-boy. Così come nei Novanta aveva smesso di essere un affare ismo ed elettronica. Il Boom Bap è per soli nigga. Vedi personaggi chiave come (la Stones Throw è nata nel 1996), EL-P (la Def Jux nel 1999) e tutta la cricca Anticon tutt'altro che morto. Basta guardare (nata come label nel 1997, esplosa nel 2001 coi cLOUDDEAD). E già prima, (e ascoltare) nei posti giusti ovviamente: la Def Jam di Rick Rubin (1984) e i suoi ultrapunk - nel senso più sexpistolsiano e quindi più vero e più paraculo - Beastie Boys sono lì Testo: Gabriele Marino a dimostrarlo. Ecco allora la doppia mutazione: la "doppia acca" ha smesso di essere una musica di nicchia - e di ghetto - ed è diventata, da una parte, un blockbusterone da classifica, dall'altra, un modello estetico prêt-à-porter buono per i wavers di tutto il mondo (e da qui la furbata facile facile, malin- teso a presa rapida, secondo cui «il miglior hip hop d'oggi non viene dall'hip hop»). Si pensi alle vendite milionarie del gangsta rap (la qualità era alta, mica Lil Wayne, se il primo top-seller era stato Straight Outta Compton dei Niggaz Wit' Attitude, anno 1988) e ai primi dischi del Beck su major. Ecco, questi due esempi da soli riescono a spiegare perfettamente come l'HH sia diven- tato per estensione e complessità un vero e proprio universo, impossibile da mappare - semmai da esplorare, saggiare, campionare - con le sue galassie, le sue nebulose e i suoi satelliti. Un universo che, come tale, si è generato per

30 31 to della musica tutta, del piacere di musiche (fino a Madonna). Questo mandolo - Dilla, Edan che frulla i rare groove hip hop dance, Mr. Chop che esperirla, capirla, crearla. Parliamoci bricolage elettronico ha portato al rifà Pete Rock. Segnamoci a lato questo fenomeno "di ritorno", questo hip chiaro, trascurare l'hip hop oggi (quel- meticciato musicale in cui oggi siamo hop coverizzato & suonato perché ormai canonizzato (come già la house per lo che intendiamo per hip hop oggi) è immersi, a musiche sempre più strati- Christian Prommer), questo hip hop che arriva fin dentro alle classi del un peccato tutt'altro che veniale: vuol ficate e sfuggenti, sempre in bilico tra Berklee College - la Mecca dei virtuosi della "musica suonata" - col risultato dire tagliare fuori dalla propria play- contaminazione (eclettismo, esibizio- che uno come Edan si è "laureato in produzione" e che alcun prof insegnano list una fetta enorme di mondo. Una ne della fonte) e sintesi. A fenomeni Dilla e gli studenti lo mettono in repertorio. Ecco, è nell'oscillazione tra tra- fetta, nonostante la ricetta non sia di convergenza: l'indie-rock che avvici- dizione (canone, regola) e innovazione (sperimentazione, libertà) che si gioca più tanto fresca, tra le più gustose. na l'hip hop (e viceversa), l'elettronica il meglio dell'hip hop d'oggi a un passo dalla storicizzazione, incarnato in due che avvicina l'hip hop (e viceversa). Si grandi direttrici: l'afrofuturismo e l'hip hop strumentale ed elettronico. El e c t r (o n )ic Mu s i c f o r veda come sono stati ridisegnati negli Le radici della faccenda, di entrambe le faccende, sono antiche. Di afrofu- t h e Mi n d a n d Bo d y ultimi anni i roster di label come Sto- turismo, modo visionario e volutamente naïf di proiettarsi nel futuro defor- Il successo dell'hip hop - e dell'hip nes Throw e Warp. mandolo come attraverso uno sguardo primitivo, possiamo parlare già per hop, scusate la parola, di ricerca - Se post-moderno è il riuso il P-Funk di George Clinton e per la - conseguente - avanguardia techno, come forma musicale (non parliamo dell'esistente (del "passato") in un'ot- quella della sacra trimurti detroitiana (non a caso influenzata dagli scritti del quindi dell'HH come subcultura, im- tica che oscilla tra adesione appas- futurologo Alvin Toffler). Per non dire poi di . La dialettica hip hop/ maginario o stile di vita) è legato al sionata e sfalsamento ironico, ecco elettronica si spiega semplicemente sfogliando il libro della Storia e ricor- suo essere stato la forma popular allora che l'HH e l'HH 09 - consci del dando come l'hip hop sia nato dall'elettronica e come musica elettronica. che con più forza ha recepito e reso fatto di trovarci in un'epoca già post- Solo che nel tempo se l'è dimenticato: le sue radici sono negli echi del dub; disponibile le innovazioni tecniche ed postmoderna e che questa etichetta Rapper's Delight della Sugarhill Gang, anno 1980, nasce dalle spoglie della estetiche delle avanguardie, bagaglio ha sempre meno senso - si confi- disco; Planet Rock di Afrika Bambaataa, anno 1982, prodotta da Arthur prezioso e necessario. gurano come forme essenzialmente Baker, nasce dai Kraftwerk e da una batteria elettronica. Lo stupore con Posto che dire "musica elettro- post-moderne. Un bricolage dentro cui sono stati accolti nei Duemila i primi dischi "elettronicofili" di artisti che nica" (lasciando ogni possibile spe- al quale troviamo di tutto e che non si servivano (anche) di una comunicatività rap - Anticon, Dälek, Anti-pop cificazione all'ambiguità del semplice può più permettersi di utilizzare di- Consortium, Cannibal Ox - è giustificato dal fatto che l'hip hop si è sem- aggettivo) equivale a designare - sug- cotomie forti - sono poche le ecce- pre professato e sempre è stato visto come nuovo jazz e nuovo funk, e da geriva già Luciano Berio - la totalità zioni - come suonato vs. elettronico, lì ha sempre attinto le proprie materie prime: i campioni. Ma è sempre stata delle musiche prodotte e ri-prodotte analogico vs. digitale, campionato vs. elettronica. Per esplicitare la forma allora, è stato necessario lasciarsela per nell'occidente moderno, quindi, a non sintetico, organico vs. cibernetico strada, farla scomparire, ricorrere a fonti immediatamente riconoscibili come designarne nessuna, posto questo, per costruire i propri giudizi di valo- "elettroniche": glitch & similia. Anche in questo l'hip hop anni Duemila ha va subito sottolineato il ruolo della re: utili semmai queste dicotomie per mostrato quella autoriflessività tipica del postmoderno: il mettere le carte musica elettronica extra-colta nella individuare cifre stilistiche e poetiche in tavola. J Di l l a e Ma d l i b a l l a r i c e r c a d i d i s c h i i n u n n e g o z i o storia del Novecento. Attraverso due autoriali. E' un continuo gioco di si- Solo rinnegando quelli che in apparenza erano i propri modi costitutivi b r a s i l i a n o (2006) grandi direttrici, la seconda figlia della mulazione (mostrare quello che non ( + break provenienti dalla black music), l'hip hop ha potuto scoprire prima: il dub e il remix (la manipolazio- si è) e dissimulazione (non mostrare la propria natura e sondare appieno le proprie possibilità. Smettendo di es- ne di un manufatto sonoro già dato), quello che si è), un gioco di specchi, sere base per un rappato (all'origine fu il blues urbano di Last Poets e Gil l'hip hop e il sampling (l'estrapolazione un cortocircuito tra forma e conte- Scott-Heron) e diventando base "in potenza" e base qualunque, base per di frammenti e/o linee sonore). Due nuto. un rappato ancora da fare e che forse non sarà mai necessario fare. Scopren- modi di ri-fare la musica nati in alto Post-moderno. Perché il punto di dosi forma di organizzazione della materia musicale: collage e assemblaggio (nei laboratori della musica colta), partenza, oggi come ieri, e senza stare elettronico, pulsazione veicolata da frattaglie di musica - elettronica e non fattisi carne in basso (nei ghetti, dove a scomodare gli spit-spoken dei blue- - altra e d'altri. Funk sì, ma a livello molecolare. Noi gli iniziati, Dj Shadow il collisione ed esplosione del pre-esistente (l'eredità tecnica del dub impianta- tutta la vita era un raccattare e un ri- smen per il rap e la scuola di Darm- cerimoniere. Questa presa di consapevolezza dei propri mezzi espressivi, del ta nella cultura di strada dei ghetti negri), ha avuto la sua fase di espansione e ciclare, figuriamoci il fare musica), ca- stadt per il sampling, è sempre e co- proprio armamentario tecnico, segna un cambiamento anche e soprattutto a adesso si agita, si piega, si contorce, tra necrotizzazioni e nuove gemmazioni, paci di creare le proprie avanguardie munque la tradizione. Che sia quella livello estetico, con la nascita di quello che abbiamo chiamato di volta in volta verso una probabile - collettiva - implosione finale. Aspettiamo tutti con ansia e di scompaginare il proprio discorso del funk e del soul (Stones Throw, hip hop strumentale, trip-hop, glitch, wonky, eccetera e il conseguente amplia- il 2012. Nell'attesa, l'hip hop si agita e (si) muta. Del resto, lo insegnano fin tanto dall'interno (J Dilla, la Anticon) Ubiquity), che sia quella dell'elettro- mento di interessi da parte del pubblico di formazione hip hop. In tal senso, dalle elementari, che nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. quanto dall'esterno (il video di Win- nica (Anticon, Warp) o dell'industrial quello che sta succedendo in casa Warp ha del didascalico: Mark Pritchard, L'incontro con l'hip hop non è stato allora, per il sottoscritto come per dowlicker di Aphex Twin come la mi- (Dälek), che sia - meta-discorsiva- Steven Ellison, Ross Birchard. Rispettivamente Harmonic 313, Flying Lo- milioni di persone, una semplice questione di educazione dell'orecchio, di gliore delle sintesi possibili), esplosi mente - la stessa tradizione hip hop. tus, , e cioè l'elettronica che si fa suggestionare dalle familiarizzazione con suoni e modi mai frequentati prima. E' stato un training, quindi come pratiche all-purpose in Siamo arrivati ormai alla terza ge- forme hip hop, le forme hip hop che si innamorano di quelle elettroniche, il certo, più simile però a un "corso di sopravvivenza": sopravvivenza dell'ascol- orizzontale, presi in carico da tutte le nerazione: Madlib che omaggia - mi- mash d'oggigiorno che si nutre di entrambe le cose senza pensarci troppo.

32 33 La chiusura di un cerchio - anche ge- Brown in avanti). Il tutto condito da rintracciano questa tendenza come costante parallela e minoritaria lungo nerazionale - cominciatosi a delinea- un cantato ebete e ossessivo che è tutta la storia del funk - sicuramente l'imposizione di uno standard: pulsazio- re con due graffitari inglesi diventati praticamente grime. Mutazioni. ni irregolari, sporche, umane (le batterie non tagliate dal metronomo, non- alfieri dell'IDM (Autechre) e due Il mixone non espone la propria quantizzate, fibrillanti) e fonti sonore frutto del ritorno prepotente dell'im- electro-hippy scozzesi decisivi per ideologia solo attraverso la selecta maginario Ottanta, della diffusione dell'elettronica nel rock e di fascinazioni il cut-hop avant di tanto indie-HH della tracklist: ci hanno pensato i tre esotiche e primitiviste. E' quello che abbiamo chiamato glitch-hop e/o wonky d'oggi (). compilatori a esplicitare il tutto nelle a seconda che il focus fosse sul suono o sul ritmo e che arriva fino a newco- liner notes che accompagnano l'mp3 mers importanti come Nosaj Thing e Hudson Mohawke. Citare questi due A Bo o m Ba p Co n t i n u u m e in un paio di interviste reperibi- nomi, già canonizzati nel mondo della produzione (Nosaj come Hud Mo ha Dicevamo del legame con la tra- li sul web. L'intenzione era quella di il suo posto nel mixone), ci permette anche di strisciare il discorso dei Due- dizione, parlavamo di un hip hop che mappare l'hip hop come forma, come mila come anni dominati dai nerd, anni dell'elettronica "da cameretta" e del si trasforma. A fare il punto della si- estetica, concentrandosi sulle sue Myspace come vivaio per i talent scout delle case discografiche. E di citarne tuazione, adottando una prospettiva espressioni più interessanti e vitali: quindi un terzo di nome, per quanto sui generis: Mochipet, uno da tenere decisamente interessante, perché l'hip hop strumentale e underground d'occhio. controcorrente (selettiva e ottimi- (o meglio, dato che viviamo nell'epo- E' chiaro il tono polemico del progetto: polemico contro chi guarda ad sta) oltre che ampiamente condivi- ca delle mode indie, non-mainstre- una parte (circoscritta e sclerotizzata, l'hip hop mainstream e l'hip hop "vo- sibile, ci hanno pensato giusto prima am). Via quindi Outkast, Pharrell cale") e finisce col condannare l'hip hop tutto. Un riferimento appare espli- del gong di fine decennio tre nerd Williams e Timbaland, pur deci- cito, fin dal titolo con quella parolina magica, Continuum: Simon Reynolds. dei beat e dei vinili, 2tall, Kper e Dj sivi. Ma via anche - e forse soprattut- Il guru dell'hardcore continuum ha sempre mostrato la propria idiosincrasia Clockwork. Stiamo parlando del mi- to - l'Anticon, palesemente fuori da nei confronti dell'hip hop, guardando però al genere nelle sue manifestazioni xone A Boom Bap Continuum (alla una estetica del boombap, esperienza più chiassose e appariscenti (quelle che probabilmente ha più sott'occhio cui recensione comunque rinviamo), importantissima ma allo stesso tem- dal suo osservatorio inglese, mis-orientato dall'intrusività mediatica di uno fotografia di dieci anni di hip hop ol- po effimera all'interno dell'hip hop, come Dizzee Rascal). Reynolds avrebbe così finito per appiattire i fenomeni tre le etichette di genere e le mode assai più produttiva per il mondo musicali UK - che tanto ama - sul solo versante dance-oriented, trascurando del momento, dal Busta Rhymes del rock. Scelte discutibili, ma che qui ci il ruolo del fattore boombap. Altro totem polemico, stavolta più implicito, po- 1999 all'Hudson Mohawke del 2009, sentiamo di condividere, viste le de- trebbe essere il Kyle Adams musicologo dell'Indiana University autore di un prendendo come riferimento base rive tanto da una parte che dall'altra. saggio dalla vasta eco mediatica negli USA, ripreso da quotidiani e riviste, in l'idea del culto per la pulsazione di Il mixone esplicita le proprie scelte cui - metodologia e tabelle alla mano - ha sparato a zero sui rapper contem- derivazione funk, non importa decli- e sottolinea il ruolo a metà Duemi- poranei, registrando un tracollo nell'audacia e nell'incisività delle rime sotto il nata come. Hip hop mutatis mutandis. la - vero spartiacque - di due figure profilo squisitamente ritmico e prosodico, parlando insomma di una poppiz- Ecco allora delinearsi una formula chiave: Madlib e J Dilla. Simboli zazione del flow. Per motivi diversi allora, tanto Reynolds che Adams (e tanti che ha tra i propri ingredienti for- macroscopici di una new wave pro- altri ancora), tirano le loro freccette contro Jay-Z, personaggio ingombrante me e sostanze che normalmente duttiva che comprende gente come che ha attraversato tutto l'hip hop dell'era post-Notorius B.I.G.. Il mixone non saremmo mai portati a pensa- Dabrye e Prefuse 73 e che arriva dice: dite bene, ma non state parlando dell'hip hop. L'hip hop non è più quello. re come hip hop - il boogie funk di ai giorni nostri via Flying Lotus. Una Dam-Funk, il dubstep primordiale new wave che ha sancito il passaggio Ba c k w a r d di Loefah - o che abbiamo imparato di mano dello scettro HH dalla figu- Non bisogna commettere l'errore di prendere tutto il mainstream o l'hip hop solo da poco ad associare all'hip hop: ra del rapper (usurata e ridicolizzata rappato e buttarli nel cestino: il 2009 ce ne ha presentato tutte le possibili il Mark Pritchard post-Global Com- all'inverosimile dagli ultimi cascami sfumature. Accanto al buco nero di gente come 50 Cent e Lil Wayne (con munication di Harmonic 313. Detta- gangsta) a quella del produttore: non prove insignificanti e per questo assai indicative), abbiamo visto il ritorno di glio della fotografia, Zeitgeist bigna- più semplice fornitore di basi, ma jaz- un Eminem stanchissimo e involuto, servito da basi spesso davvero brutte, mizzato in una sola traccia, massima Hu d s o n Mo h a w k e & Fl y i n g Lo t u s i n u n a zista e musicista elettronico ad uno capace però di un paio di zampate delle sue. Il bersagliatissimo Jay-Z ha tira- sintesi ipotizzabile su carta di quanto j a m a l Nu m b e r s ' Py r a m i d o f t h e Bo o m , stesso tempo. E' stato il via per un hip to fuori un Blueprint 3 che in ambito commerciale (il feat di Rhianna, scambio sta succedendo oggi, il mixone chiu- Th e Su b Cl u b (Gl a s g o w , 03 a p r i l e 09) hop strumentale (riprendendo il di- di favori dai tempi di Umbrella, parla chiaro, come pure i numeri registrati de con la - untissima, volgarissima, scorso aperto dal trip-hop), "bianco" dall'uomo come headliner a Glastonbury 2008) ha ben poco di che farsi bellissima - Wind It Up di Pritchard e ed "elettronico". Basti citare un'altra rimproverare, graziato da singoli episodi ottimi, vedi la stessa Empire State of Om'Mas Keith dei Sa-Ra. Come a "conversione" significativa, quella di Mind (con un inciso rubato a The Scientist dei Coldplay). Così pure i Camp dire, il lato ben piantato nell'elettro- un meraviglioso camaleonte-enciclo- Lo - fosse così tutto così l'hip hop da classifica - hanno proposto la loro solita nica (addirittura nell'ambient) a brac- pedista come Luke Vibert. Mad e miscela, dignitosissima retroguardia funksoul-r'n'b. Arriviamo al disco di Ra- cetto con quello più legato alla carna- Dilla hanno significato, se non la sco- ekwon, basi di Dilla, Pete Rock e Necro, il discorso già cambia, feat di lusso lità del groove (il funksoul da James perta - sottolineano i curatori, che come Method Man, Busta Rhymes e altri membri del Clan, un disco fluviale

34 35 non ha centrato il disco nella sua in- Resistenze: tanto Blockhead (il produttore di ) quanto Dj terezza. Interessante il progetto Blak Food e RjD2 se ne sono usciti con prove minori (gli ultimi due su EP) che ne Roc, e cioè i Black Keys assieme ad hanno confermato la bravura, il mestiere e il gusto ancorato agli anni Novan- alcuni grandi nomi del rap radunati ta sullo stile Mo'Wax e . Sulla scia trip-hop anche Ghost-Simon via Roc-A-Fella Records (la label di Williamson, che ha concluso la propria metamorfosi strumentale con un Jay-Z), pezzi costruiti benissimo, ma disco genuino ed intenso di cui hanno parlato in pochissimi. Agli antipodi incolore davvero la performance dei per efficacia del risultato, sempre nel calderone produzioni strumentali, Edan due alt-rockers. Interessante P.O.S. e : il primo ha sparato una bomba ipercinetica di hip hop dance, un al terzo album, rappato con foga e mixone shake yer booty che anticipa il terzo attesissimo album; il secondo, servito da basi che non nascondono schiavo come il fratello Otis/Madlib di un nerdismo produttivo sempre più influenze perfino punk e hard. Otti- maniacale e a rischio di comunicatività se non tenuto sotto controllo, ci ha mo il ritorno dei Dälek, una prova portato con pochissimo coinvolgimento in Etiopia. intensa delle loro, come forse non ci Il capitolo Anticon è, spiace dirlo, uno dei più deludenti. Perenne da metà si aspettava più, atmosfere magistral- 2008 l'oscillazione tra segnali di ripresa e conferma dell'empasse, specchio mente cupe e claustrofobiche, attua- di un'estetica di fondo fragile e le cui sorti dipendono sempre dagli exploit lissimo (essendo la loro una formula dei singoli. Le prove migliori restano il giocoso e impressionista Serengeti che dieci anni fa era dieci anni avanti). & Polyphonic, il potentisimo crewtape a nome Themselves e la confer- Netto il calo di incisività e ispirazione ma della mutazione indie-pop di Why?. Interessante sulla carta, debolissimo del terzo album dei Kill The Vultu- all'ascolto, l'esperimento electronico di Buck 65 a nome Bike For Three. res (ora ridotti a duo) e della loro In ambito propriamente indie ricordiamo le ottime prove - tutte hip hop formula rappato quasi punk su basi inflected - diEric Copeland dei (coi suoi dada-collage), Falty Dl jazzate. (un ruffianissimo ma altrettanto centrato wonky) e Jookabox (che frullano In territori abstract/strumentali, l'indie con metodi e modi HH). Guillermo Scott Herren, figura chiave nel rac- assai promettente un Paul White cordo indie-hip hop-, si è ancora una volta sdoppiato in Prefuse all'esordio su long, un hip hop decisa- 73 (disco delle forme brevi figlio diDonuts e dei , bravissimo lui mente post-madlibiano, psichedelico nel mantenere alta la godibilità nonostante il riciclo della formula cut-hop e I Sa-Ra p o s a n o c o n Er y k a h Ba d u nel senso più classico del rock Sessan- l'esposizione quasi didattica dei virtuosismi collagistici) e Savath & Savalas ta (vedi i campioni - finalmente! - di (un buon disco nella formula lo-fi & psych folk del progetto). Captain Beefheart e King Crimson), Chiudiamo la rassegna con uno dei casi dell'anno: Nosaj Thing. Vero con punte alte di ispirazione ancora nome Jason Chung, ventiquattrenne californiano di origini asiatiche, ha esor- e cinematico, stra-venduto (e stra-pompato da Pitchfork e ), oggettivamente potentissimo. Il Wu-Tang però da mettere a fuoco. Madlibiano dito con Drift su Alpha Up proponendo un'elettronica post-dilliana - ma si in quanto tale è tornato con un Chamber Music dichiaratamente compilativo e interlocutorio, tra spoken e rappato, White, dilliano a oltranza Tim Shaw direbbe addirittura post-lotusiana - fatta di riverberi e chorus fantasmatici e conferma del già detto in tono minore in attesa di un ritorno 2010 con un album vero e proprio. E' tornato pure il aka Exile, che con Radio (su Plug Re- natalizi, interessata a tratteggiare melodie ondose e amniotiche eppure anco- veterano Grandmaster Flash, disco celebrativo, tanti ospiti (Q-Tip, Busta, , "figli spirituali" dell'uo- search) ha girato con gusto la pro- ra sostanzialmente romantiche, con tastiere echizzate e fisarmonicizzate che mo), classico nelle forme, dignitoso nei risultati, giusto qualche upgrade un po' goffo. Ha esordito invece il figlioccio pria IDM in chiave glitch-hop/wonky sono il suo marchio di fabbrica, riconoscibili sì ma alla lunga indigeste. Saluta- artistico di , Scott Mescudi aka Kid Cudi, come era facile immaginare pompatissimo dai media USA e minimalista. Lo stesso dicasi per le to come nuovo grandissimo produttore, sicuramente talentuoso, questa sua inzuppato nella melassa kanyewestiana, ma non del tutto disprezzabile. Cassabili i al servizio della Nike basi al servizio di Finale (Derek Co- prima prova ci è parsa interessante, ancora piuttosto derivativa, certamente come pure il ritorno di Dj Muggs dei Cypress Hill a nome Soul Assassins. Dizzee Rascal ha concluso la propria pa- oper), esordio ottimamente rappato non entusiasmante. rabola fuori dall'underground col suo disco più pop, deludendo i critici che lo avevano esaltato quando rappresentava e prodotto da gente come Dimlite e il nuovo di un grime ancora con un piede sottoterra, convincendo però gli ultra-scettici come noi, con tormentoni Flying Lotus (che omaggia, ancora e Di afrofuturismo , g l i t c h -h o p e a l t r e sciocchezze maledettamente appiccicosi come Bonkers (prodotta da Van Helden). sempre, Dilla). Proprio Dimlite (Di- L'anno dei blog e dei forum da cui scaricare praticamente indisturbati ton- Sempre sul piano del rappato, ma in contesti non-mainstream, grandissimo il disco di Del e Tame One, sintetiz- mitri Grimm), uno da tenere d'occhio nellate di musica (l'anno di Bolachas Gratis), l'anno di un'industria discogra- zato da un rappato marcio e da una line che è un manifesto musicale: Rap is the funk, our music is the funk. I pionieri di in ambito glitch, ha pubblicato prati- fica ormai completamente e pubblicamente fucked up come ha dimostrato certo glitch-hop, gli Anti-pop Consortium, sono tornati con un disco non brutto ma negativamente normalizzato, camente due soli pezzi, ma bellissimi, il caso Dark Night of the Soul (e più in piccolo la necessità di artisti che soprattutto sotto il profilo delle basi. Il ritorno più atteso era però quello diMos Def e ha confermato l'impressione Quiz Tears su singolo e quella Rave- pure hanno fatto la storia dell'hip hop come Large Professor e Q-Tip di tra lo spiazzamento e la delusione delle ultime prove, con un album ambizioso, eclettico e confuso, con solo pochi mond's Young Problems su una com- auto-promozionarsi e auto-prodursi per potere mettere fuori i propri lavo- sprazzi della sua classe impareggiabile. Stesso discorso per un Doom che strombazzava il disco definitivo e invece ha pila minore che è stata alla base del ri), l'anno di due compleanni importanti come il ventennale Warp e il primo tirato fuori quella che è forse la sua peggiore prova solista. Delusione pure il follow up di Scratch (ex-Roots), disco fake Burial-Lotus. , cuore lustro Hyperdub, il 2009 è stato l'anno della celebrazione di J Dilla: un anno che vede il proprio motivo d'essere nel riposizionamento in territori mainstream dell'uomo. Il talentuoso Lushlife produttivo degli storici Digable Pla- aperto dalla dedica di Madlib e J Rocc nel migliore Beat Konducta mai fatto ha esordito con un disco coloratissimo e ruffiano che cercava - senza trovarlo - il melange tra elettronica indie, can- nets, è rimasto praticamente fermo, finora (su vinile già a metà 2008, su cd dai primi del 2009) e puntellato dalle zone e rapping. James Poyser a nome Rebel Yell ha azzeccato un paio di pezzoni black-pop (altro che misfit r'n'b) ma rilasciando solo un mix. tre Dillanthology della Rapster (a cui si poteva chiedere molto di più ma che

36 37 solutamente nei loro orizzonti e che stato anche per il Dilla meets Madlib altri artisti della stessa area stilistica, di Jaylib), quelli che sono forse i due vedi la stessa Badu o gli Outkast produttori più importanti d'oggi. Sa- del leggendario doppio da separati in rebbe stata l'altra fotografia, specula- casa, altrettanto visionari per quanto re a Wind It Up, dello Zeitgeist con- sotto forme diverse, ricercano solo temporaneo. per motivi - e non lo si dice con sfu- matura negativa - commerciali. Fo r w a r d L'indie ha partorito uno dei mi- Il 2009 è stato tutto questo. E cer- gliori esempi di sempre di appro- tamente anche molto altro. Un anno priazione di certi modi hip hop con musicalmente ricco, e dirlo ci sembra (guardacaso su Warp), ruffiano anche banale, considerando la quan- e modaiolo quanto si vuole ma ar- tità - angosciante? - di materiale che tefice di uno psychfolk - via Boards viene pubblicato mensilmente: su Of Canada - cuttato e wonkato con duecendo dischi, ce ne saranno alme- Ma r k Pr i t c h a r d /Ha r m o n i c 313 gusto e con classe. Così pure l'elet- no dieci degni di nota, no? In questo tronica, con uno dei dischi dell'anno, siamo ottimisti come 2tall e compa- il When Machines... di Pritchard gni. I discorsi sull'abbassamento della a nome Harmonic 313, un disco qualità della musica lasciano - in que- di elettronica di sintesi, compatto e sto caso letteralmente - il tempo che cesellatissimo, innamorato di Dilla e trovano. Certo non bisogna collega- senza timore di riconoscere il debito, re l'idea di qualità a quella di novità con due segnali inequivocabili come a tutti i costi, altrimenti basterebbe il feel che anima la bellissima Köln e una top10 come classifica di fine l'ospitata del rapper Phat Kat, amico d'anno. Inoltre, questo regime disco- e compagno di musica di Dilla fin dal grafico suicida e il contesto di riferi- 1993. Sempre la Warp ha sfornato il mento costituito ormai dal web, ba- disco di Hudson Mohawke, il nerd cino illimitato di informazioni e beni che aveva esaltato prima i cultori di d'ascolto, rendono sempre più diffici- Myspace e poi gli ascoltatori del suo le eppure sempre più necessario ed Polyfolk Dance EP. Il long ha un po' importante il lavoro di chi cerca di deluso le aspettative - diciamocelo, osservare i fenomeni musicali e por- ci si aspettava un capolavoro - ma ha si come mediatore, consigliatore (o comunque mostrato tutte le doti del meno) di dischi (più o meno) validi. giovane, in un regime peraltro di in- Il 2010 sarà l'anno di Cosmo- Un g i o v a n e Ja y -Z (i n a l t o ) c o n a m i c o a spessimento dei flirt col mondo black, gramma di Flying Lotus, seguito Tr e n t o n , Ne w Yo r k (1988) a partire dai feat e dal taglio di alcuni del capolavoro - glitch nella forma, pezzi, fermo restando pure l'attacca- blues nello spirito - Los Angeles; St e p h e n W i l k i n s o n , m e g l i o pure hanno svolto il loro sporco lavoro di storicizzazione, soprattutto sul mento alle sue radici dance/post-rave. del debutto overground di un sin- c o n o s c i u t o c o m e Bi b i o versante delle produzioni del Dilla solista, noto ai più per il solo testamenta- Il 2009 ha visto lo split Burial/Four ger intenso e ispirato come Gonja- rio Donuts). Tet, un bellissimo maxi-singolo con sufi (partito dall'out-rap e arrivato E' stato il 2009 dei Sa-Ra, al secondo disco sulla lunga distanza, una mace- dentro almeno la gemma Moth, even- ad una personalissima formula post- donia che sintetizza la black music degli ultimi trent'anni, la porta nello spazio to questo che ha smosso le fantasie bomb blues & soul), già al lavoro con progetto super-ragga Afrika HiTech). Sarà l'anno - finalmente - del rinvia- e dentro ai club e la proietta nel futuro. Il 2009 di , dei più e - via dj set del Lotus a base lo stesso Lotus; dell'alluvione mensile tissimo vero e proprio primo album dei Sa-Ra, Black Fuzz, non più "Creative la più interessante delle nuove leve black, conscia della propria tradizione, di remix di Archangel - ha generato il del Medicine Show di Madlib (grande Partners", e del debutto solista di Om'Mas Keith, titolo Pulse City. L'anno figlia legittima del cantato di , bravissima tanto nel pasticciare con buzz che ha portato alla materializ- assente 2009, evidentemente tutto del ritorno dei fondamentali Outkast con un doppio album e con un album l'elettronica nelle produzioni per altri (compreso il compagno di vita Dud- zazione del fake Burial-Flying Lotus. concentrato a imbastire il progetto), solista a testa; del ritorno del progetto Nuova America di Erykah Badu, il cui ley Perkins, nell'alieno Holy Smokes) quanto nel proporre una personale Mitopoiesi che è il segnale eloquen- già cominciata e proprio all'insegna di primo capitolo era stato uno dei primi fortissimi segnali di sintesi di quanto legnosissima miscela funksoul nei propri album solisti. Tanto ai primi che alla te della sete del pubblico di vedere un grande ritorno al marciume rap; di stava succedendo ma, soprattutto, un disco con la portata immediata del seconda si può rimproverare una certa mancanza di coesione, con lavori belli all'opera, magari a quattro mani, sen- nuove produzioni per Bibio, Hudson classico moderno. eppure dispersivi, ma si sbaglierebbe: chiedendo una quadratura che non è as- za pareti di cartongesso (come era Mohawke e Mark Pritchard (col suo [Grazie a Marco "Wolf" Iacono]

38 39 Recensioni — cd&lp

AA. VV. - Stroke: Songs for Chris spalma la serata in modo sinuoso, ti avvolge i neuroni highlight Knox (Merge, Febbraio 2010) con quella deep sexy che solo la combriccola più scafata Ge n e r e : indie r o c k può ancora osare. L’undici luglio 2009 non fu un giorno normale per Chris I nomi: Paul Kalkbrenner nell'ascesi mistica che è Azu- Blessure Grave - Judged By Twelve, Carried By Six (Release The Knox: niente strumenti da imbracciare per lui, nel letto re, il sorriso di Gabriel Ananda in Schnee, il remix di Bats, Febbraio 2010) dell’ospedale di Auckland in cui faceva i conti coi po- John Tejada per lo stesso Gui in Take My Breath Away, lo Ge n e r e : Go t h stumi di un infarto. Dal quale si sta però rimettendo e sporcarsi nell’acidità di Bomb The Bass (The Infinites), Nell’ora (già tarda?) di Myspace, i Blessure Grave sono senza dubbio tra i campioni della comunicazione meno male che continuerà a far musica, avendone sin la classe uber minimal di Mathew Johnson (When Love contraddittoria. Non si contano le uscite annunciate e mai realizzate. Tuttavia alcune chicche già ci sono qui composta di notevole e perfino geniale. Lo attesta Feels Like Crying), il remix di Anja Schneider per Kiki note, come Stop Breathing coi suoi singhiozzi spezzati, e la lullaby In the First Place già apparsa sottoforma la trentina abbondante di cover contenute in questo tri- (Immortal). di singolo per la milanese Holidays. Judged By Twelve, Carried By Six, survival album e best of dei due dar- buto - dal titolo che è sfoggio di humour nero volto a In solitaria poi con gli inni e le cavalcate, tanto per rin- kettoni, include quest'ultime aggiungendo una manciata di inediti che vanno sdrammatizzare - i proventi del quale aiuteranno il No- frescare la memoria. Lui è il melò sui polpastrelli di Jori dalla teatralità decadente di In My Mind alle marcette apocalittiche di Echo stro economicamente. Hulkkonen da spasmo lacrimoso (Telecaster), il re- e A Thousand Drums, giù fino a Open Or Shut, la cui labirintica claustrofobia si In circolazione da tre decenni l’artista neozelandese, da mix semibalearico un po’ pastigliato per Robert Babicz ritrova pari pari nel video appositamente girato. solo e alla guida dei suoi Tall Dwarfs che pervicace- (Astor), la spanciata à la Andy Stott (Trills) e la plasticità C'è praticamente tutto tranne l’eccellente singolo Making The Death mente sfuggono a ogni catalogazione (“post-folk rock” sparata in endovena filtered (The Glam). Beds For Teenage Vampires (stampato da poco e giustamente assente) potrebbe dare una vaga idea…) e, va da sé, pure alle Se non avete mai sentito la parola deep, è il momento e alla fine a prevalere è una mestizia compiaciuta al cui confronto l’intimità classifiche di vendita. Poco male, in fondo, consideran- di confessarsi da Gui. Due cd meglio di tante ave marie. del Blank Dogs più cupo sembra solo una lieve depressione. Lo struggente do la produzione copiosa ma di caratura così elevata Credeteci. Sapientissimo e profetizzante Boratto. Due appeal pop, poi, induce a tornare sul luogo del delitto reiteratamente, come da riunire nomi illustri dell’aristocrazia indie americana ore da panico, sull’orlo della perfezione. Primo mix da una morbosa fantasia che non lascia scampo. Da segnalare infine la duplice pubblicazione, in vinile per e non solo. Se tra i numerosi connazionali sfilano infatti podio del 2010.(7.3/10) l’impeccabile Release The Bats ed in Cd per la canadese Alien8, con artwork diverso e bonus tracks prese nomi classici in gran forma (Chills e Bats, Verlaines e i Marco Braggion dell’EP Learn To Love The Rope. fratelli Kilgour dei Clean) a fianco di giovani parecchio (7.2/10) convincenti, spetta alla varietà della scrittura fungere da AA. VV./Seth Troxler - Boogybytes Andrea Napoli prezioso collante. Vol. 5 (BPitch Control, Febbraio Senza far torto a nessuno, segnaliamo sul mai meno che 2010) buono resto le interpretazioni soffuse di Yo La Tengo, Ge n e r e : d e e p h o u s e Bonnie ‘’ Billy e Lambchop; la passione di Boh Anche se non fa parte della grade famiglia BPitch, Trox- di intersezioni tra mondi diversi: ambient e house si fon- del Hacking e quello del rumore. Runga e dei Mountain Goats; l’ironia lieve di Stehpin ler lavora all’Alte Borse di Zurigo con Ryan Crosson e dono in un qualcosa di caldo e ascoltabile senza dover Il formato è quello insolito dello stick USB. All'interno Merritt, Lou Barlow e del povero Jay Reatard. Fate Shaun Reeves ed è pure resident al Weekend Club berli- assumere troppi cocktail. due cartelle che identificano gli ambiti d'azione: nella pri- del bene a Chris e a voi stessi mettendovi in casa queste nese. I due colleghi gli hanno fatto conoscere la manager Non sarà la nuova IDM, ma il giovane che ha iniziato la ma dieci cyber-attivisti forniscono files eseguibili, appli- due ore che scorrono in un lampo. Meglio ancora se dell’etichetta Ellen Aillen, che gli ha prontamente chie- sua carriera a Detroit, e che oggi getta un ponte tra le cazioni Java, e persino una patch Pure Data - il popolare venendo a sapere così dell’esistenza di songwriter talen- sto un mix per la nota serie. Il ragazzo ha avuto quindi due coste dell’oceano, crea un trip stiloso degno del go- software audio. Nella seconda dieci musicisti forniscono tuoso e, suo malgrado, poco conosciuto.(7.4/10) un po’ di tempo per mettere a punto una visione perso- tha house mondiale. Benvenuto Seth.(7.2/10) la loro interpretazione di Subversive Computing, median- Giancarlo Turra nale della città tedesca, capitale del ritmo mitteleuropeo Marco Braggion te produzioni che vanno dal Drone alla Power Electronic house. e all'8bit. Spiccano i nomi di Family Battle Snake (da AA. VV./Gui Boratto - Renaissance: Il mix inizia con uno spoken word che ricorda il disco AA.VV. - Noise vs. Subversive Berlino, vanta collaborazioni con Chris Corsano, Stel- The Mix Collection (Renaissance, di Terre Thaemliz dello scorso anno: una specie di Computing (Computationally lar OM Source...), con una suite pulsante di synth e no- Febbraio 2010) recitativo su una base ambient che non è house ma la Infeasible, Dicembre 2009) input mixer; il sound artist Francisco Lòpez, con una Ge n e r e : d e e p h o u s e richiama lentamente. Un percorso che sale e crea del- Ge n e r e : No i s e /Hack tivism meticolosa distribuzione spazio/temporale di glitches; e Gui è con noi ancora una volta, in gran spolvero sul pal- le aspettative con nomi-bomba del calibro di Luciano, Prima release per la Computionally Infeasible Records Hellboy106 con le sue sinestesie audio/immagine. co succosissimo della Renaissance. Cose chic come solo Kiki, Dinky e Fever Ray. La crema di un certo sentire del danese Pascal Creatin - che con Noise vs. Subversive Frequentazioni nerd in ambiti musicali non sono una lui ci ha abituato. Il suo è il mix del vecchio drago che deep che ultimamente genera un caleidoscopio fecondo Computing si propone di creare un ponte tra il mondo novità, ad esempio la Demoscene in cui gli esponenti

40 41 firmano con musica e video le distribuzioni di software ufficiale, due dischi di rapping e uno di produzioni stru- tale”, quindi, che è la chiave di lettura di tutto il lavoro, step di quel lavoro, gli Autechre continuano gli esperi- crakkati. Del resto la memoria portatile con il pacchetto mentali. sia quando si rifà al passato rielaborando prog e pop, menti retrologici verso l'approfondimento di rivoli elet- completo è un bello sfizio da togliersi. Oltre a rappre- Quest'ultimo, Red Led (Black) di Amon (Nicola Mi- che quando si distende in ritmiche un po’ più accentuate tro già percorsi durante i Novanta. E' il caso dei gamelan sentare la propagine fisica di un mondo perennemente cheletti da Trento, classe che sanno di electropop. Qua e là si avvertono richiami e di certi tagli organici che ben si erano sposati a sinfoni- immateriale.(7/10) '82), prima parte di una di quel cantautorato già citato, da Alberto Cameri- smi in odor di Popol Vuh in LP 5, aspetti che ritornano Leonardo Amico programmata trilogia sul- ni a Ivan Cattaneo e al passato recente di uno come ricolmi di maniera e attenzione ai dettagli, segni definitivi le "musiche del cuore", è Bugo, che ci sembra aver preso da quelle matrici. di una storicizzazione già iniziata con Draft 7.30 e con- Adrian Younge - Black Dynamite un disco di funk solare e Andrea Tich rimane quindi ancora oggi artista inclassi- sacrata dal disinteresse per le vie più ostiche della free- (Original Motion Picture Score) colorato (trascinante nella ficabile e di frontiera più che mai e per questo piuttosto jazz-tronica di (, Ottobre 2009) bellissima Blaster Jackson) affascinante, fra naiveté congenita ed esagerazione, sfio- culminate in . E se Ge n e r e : c l o n a z i o n e blaxploitation misto a downtempo e ri- rando a tratti un kitsch sublime. Un bel ritorno.(7.3/10) la lezione da professorini di Un paio di mesi fa uno dei nostri "pusher" di fiducia ci cordi trip-hop anni Novan- Teresa Greco era tollerabile passa il trailer di un film chiamatoBlack Dynamite. Godu- ta (Liquid Soap). Tanti fiati, qualche scratch e tastiere elet- come parentesi, in Over- ria: è una parodia coi controfiocchi della blaxploitation. triche jazzy (fino al cocktail lounge diMy Funny Guy) che Archie Bronson Outfit - Coconut steps il "nuovo" suono oltre La trama: 1972, un ex-agente della CIA decide di torna- dichiarano un evidente amore per il Madlib di Sound (Domino, Marzo 2010) se stessi che da sempre li re in pista per fermare la mafia che gli ha ammazzato il Directions & dintorni (l'uomo è citato esplicitamente con Ge n e r e : h e a v y p s y c h -p o p caratterizza è presente nel- fratello, imbottisce i poveri orfani di eroina e innaffia le un campione vocale a fine disco). Non se ne sentiva la mancanza, degli ABO. Quattro anni la sola Known(1). strade con alcol di terza scelta. Non vediamo l'ora di Produzioni asciutte e compatte, rischia poco e tira dritto fa ci lasciarono con Derdang Derdang, deludente nel- Ottimi i singulti del teatro No, trasfigurati nei guizzi di beccare la colonna sonora. Ed eccola qui. sul funk e sui beat quadrati, sconta un po' di ripetitività, la sua inefficace ricerca di un suono “groovy ma duro” un synth ultra pitch-ato, dell'unico brano intrigante di Se il film è a tratti surreale, a tratti addirittura demen- ma l'ascolto è piacevolissimo.(6.8/10) e ora ci riprovano con l’ausilio dall’ormai ex DFA Tim una raccolta a tema orientale dove a prevalere troviamo ziale, per quanto perfettamente impaginato, lo score rap- Gabriele Marino Goldsworthy. L'obbiettivo è a portata di mano tanto che eleganza (in qplay ancora marzialità e suono spezzato sa- presenta il lato serio della faccenda, della parodia resta Coconut riesce a riconciliarci col trio. murai), costellazioni ambientroniche (See On See), nitore solo l'omaggio, opera di un Adrian "AJ" Younge (pro- Andrea Tich - Siamo nati vegetali L’humus è sempre quello heavy-psych-rock di stampo estatico, gamelan digitale e un cyber zen diffuso e noioso duttore e polistrumentista trentaduenne vicino agli am- (Snowdonia, Febbraio 2010) british, pesantemente distorto ma sempre orecchiabile (Os Veix3). bienti dei Sa-Ra, qui alla seconda soundtrack) appassio- Ge n e r e : s o n g w r i t i n g e melodico; al terzo giro di ruota, però, il terzetto inietta Origami fatti e rifatti dieci anni fa quando i tempi era- nato cultore della black music anni Settanta, bravissimo Siamo nati vegetali è l’album del ritorno di Andrea una grossa dose di energia circolare dancefloor-oriented no quelli giusti. Oggi il minimo era pretendere alme- nell'immergere l'ascoltatore in un denso e atmosferico Tich, autore di Masturbati, disco di culto uscito nel ed una attitudine ancor più furiosamente free. Ne esce no tre brani da ricordare. Ne abbiamo uno. Troppo funksoul, in quell'immaginario blax che fu di film come 1978 per la prestigiosa Cramps e prodotto da Claudio un disco eterogeneo, divagante in rimandi e influenze, poco.(5/10) Sweet Sweetback's Baadasssss Song di Rocchi. Tich in realtà la musica non l’aveva mai lasciata, scostante e umorale, sicuramente non messo del tutto a Edoardo Bridda (idolo di Madlib), Shaft (da cui il celebre pezzo di Isa- avendo lavorato negli anni a vari progetti (pubblicità, co- fuoco, eppure convincente in tracce tipo Hoola: calura da ac Hayes) e Superfly (da cui il capolavoro di Curtis lonne sonore, elettronica) e collaborazioni, come quella spiagge sintetiche, beat italo-disco a cassa dritta, chitarra Ballaké Sissoko/Vincent Segal Mayfield). Un immaginario street, unto, fumoso e sgan- con Maurizio Marsico. rapturiana e voce alla sviante come poche. - Chamber Music (Ponderosa, gherato, popolato da pimp, hooker, pusher (quelli veri) L’esordio, in netto anticipo sui tempi, e dalle alterne Oppure nell’hard boogie’n’roll indemoniato, tutto river- Ottobre 2009) e gangster. I picchi sono nel pathos di pezzi come Shine fortune, portava con sé un discorso musical poetico “di beri in overdrive e sconquassi ritmici di You Have A Right Ge n e r e : w o r l d m u s i c e Jimmy's Dead e in strumentali croccanti come Rafelli rottura” per i tempi, riguardo musica e testi, con influssi To A Mountain Life. O ancora in Chunk (scheletrico pro- Dopo il disco a quattro mani con Ludovico Einaudi, Chase (già singolo-promo). Un'operazione - quella del del Frank Zappa più deviato e psych, nume tutelare cedere talkingheadsiano), Wild Strawberrys (stomp psy- Ballaké Sissoko torna ad incrociare la propria kora disco - che gronda passione da tutti i solchi, ed è tutto del Nostro, insieme a tutte le sperimentazioni dei 70 chotico e selvaggio), Bite It & Believe It (ipotesi di J&MC con un musicista di ferma tradizione europea come il grasso che cola. nell’ambito del pop italiano. Siamo nati vegetali con- narcolettici nati nel Texashire), Harness (Bliss) (modula- violoncellista francese Vincent Segal, anch'egli abitua- Il film è stato presentato al Sundance 2009, girato dal tinua quel discorso e insieme costituisce un compendio zioni di synth per una ossessiva cavalcata space-rock alla to a collaborazioni extragenere (Elvis Costello, Cesa- registra televisivo Scott Sanders, starring l'atletico Mi- compiuto della musica fatta finora dal musicista siciliano; Loop). ria Evora, Carlinhos Brown). I due si sono ritrovati lo chael Jai White (Spawn), con una serie di camei cen- il disco è stato realizzato con l’aiuto del fido Claudio Pa- Tanta, insomma, la carne al fuoco e scarsa la coesione scorso maggio a Bamako, in Mali, e nel corso di tre notti tratissimi come quelli di Arsenio Hall e - nientemeno nariello, utilizzando anche vecchie registrazioni restaura- interna, ma al netto di queste ovviabili pecche abbiamo hanno registrato queste dieci tracce, sorta di sigillo ad - Ahmir "Questlove" Thompson dei Roots. Godu- te - come svela l’autore - sulle quali sono state operate un disco potente, rumoroso e senza freni. Non eclatante una serie di esibizioni insieme in vari festival qua e là per ria.(7.4/10) alcune sovraincisioni vocali e strumentali. ma soddisfacente.(6.5/10) il globo terrestre. Gabriele Marino L’album mescola canzone d’autore ed elettronica, richia- Stefano Pifferi 
Diciamolo subito: Chamber Music è un disco mando il Franco Battiato inizi ’70 (versante musica imperdibile. Qui Sissoko, griot di tradizione mandinga, Amon - Red Blue Led (Black) cosmica tedesca); si accompagna a testi sempre molto Autechre - Oversteps (Warp non adagia il suono celestiale del suo strumento sulle fa- (MoodMorning, Dicembre 2009) acuti e liberi, tra associazioni per immagini, riflessioni di Records, Marzo 2010) cilità nymaniane del lavoro con Einaudi perché semplice- Ge n e r e : f u n k / d o w n t e m p o vita vissuta e rielaborazioni, accompagnate da sonorità Ge n e r e : IDM mente Segal non glielo permette e fa tutt'altro, tanto che Il collettivo bresciano Personaggi Scomodi/MoodMor- eteree ma al tempo stesso concrete, in cui la melodia Dopo il ritorno a casa chiamato Quaristice, e il solo ap- solo “Ma-Ma” FC può essere rimandata alla ruffianeria ning inaugura il 2010 con tre free download dal sito è piuttosto presente. Una concezione di “musica to- parente avvicinamento all'attualità elettronica a base di cinematica del pianista nostrano, mentre il resto viaggia

42 43 su ben altri lidi. Facendo infatti attenzione il riferimento La loro, diciamolo, è una formula di cui negli anni Zero si highlight principale è a certo fingerpicking chitarristico in odore è abusato. Il "garage-blues-selvaggio-ma-un-po’-ruffiano" di raga, alla John Fahey per intenderci, ma soprattutto è un sottogenere che nell’ultimo decennio ha elargito Calibro 35 - Ritornano Quelli Di... Calibro 35 (Ghost Records, alla Jack Rose. Kora e cello a turno imbastiscono cel- qualche avara soddisfazione a fronte di innumerevoli Febbraio 2010) lule sonore ripetute ad libitum, spesso sottovoce, dalle barzellette: mi vengono in mente i Von Bondies e le Ge n e r e : f u n k y -r o c k quali si generano le più molteplici variazioni. Scanalature loro frangette, ma si potrebbero tirare in ballo esempi Arrivata alla seconda prova l'archeologia creativa dei Calibro 35 (Enrico Gabrielli, Massimo Martellotta, ritmiche mai troppo forti, bordoni bassi e brevilinei e ben più imbarazzanti. Fabio Rondanini, Luca Cavina e Tommaso Colliva) non cambia le carte in tavola, semmai le definisce con scorrimenti carsici che emergono improvvisi e potenti Il trio in questione giunge indubbiamente fuori tempo più precisione, volgendo lo sguardo verso nuove influenze e scelte, inevitabili viste le premesse e l'ottima da parte di Segal. Lucori assortiti più o meno in filigrana massimo e, come se non bastasse, si avvale di alcune risposta avuta dall'omonimo esordio. per Sissoko, che dei due lavora maggiormente nella di- delle più odiose derive del marketing, tipo la sponso- 
Ok il solito funky scuro e dinoccolato, a tratti ormonale; ok certe marchiature jazz-blues di chi- rezione rosiana. rizzazione di iTunes, presso cui l’album è uscito da circa tarre e fiati; ok l'estro giocoso e ricombinatorio di matrice prog, seppur sen- A ciò si aggiungo di volta in volta deviazioni sorprenden- un anno, e l'ospitata nella colonna sonora del nuovo ca- za eccessi. Ma ora anche un'autorialità che si fa maggioritaria (otto su tredici ti, come quella verso un Bassekou Kouyate quantomai pitolo di Twilight. Basterebbe questo a renderli invisi al i brani autografi) - definendo il gruppo come band vera e propria - mischiata evocativo degli otto splen- lettore medio di SA. al solito recupero di brani da soundtrack b-movie più o meno conosciu- didi minuti di Houdesti (con Eppure questo Baby Darling Doll Face Honey è un te (Gianni Ferrio, Ennio Morricone, Piero Umiliani, Ritz Ortolani), ngoni e balafon ad arricchi- calibratissimo susseguirsi di “guilty pleasures” a cui è dif- come sempre scarnificati, nutriti di tiro e inspessiti in elettricità senza remo- re le dinamiche della cop- ficile opporre resistenza. Certo, ha il peso specifico di re e senza pudore; tracce che degli inediti sono i padri putativi, ovviamente pia di cordosità e acqua), una molecola di elio, ma fa il suo sporco lavoro quando di figli all'altezza. 
 brano che basandosi su un cala i carichi di Death By Diamonds and Pearls (stomp E se oggi l'orizzonte sonoro chiama a raccolta il sudore di fiati Motown refrain immalinconito tipo blues anthemico per feroci headbanging) e I Know What (Eurocrime!, la poderosa Piombo in bocca) e una psichedelìa trattenuta ma caratterizzante, in ipnosi di folk europeo piacerebbe I Am (dove l’hard rock incontra il country più bifolco). hammond settantiane (Sospesi nel traffico) o wha-wha fluorescenti (Gentilsesso e brutali delitti) - come un sicuramente però anche a Quando è Emma Richards a guidare le danze, emerge Morricone ad arrangiare i Doors o a lasciare liberi i primi timidi segnali di nottate passate coi Flaming Matt Elliott. Cosa che vale anche per l'elegiaca Histoire quella sensualità esplicita che ha fatto la fortuna di Alison Lips in cuffia - è perché la musica dei Calibro 35 sa lasciarsi scavalcare dal passato per rubarne lo slancio de Molly, dove il cello fa quello che farebbe con la voce un Mosshart e dei suoi Kills, anche se i Band Of Skulls ne mentre annusa il presente. Vedasi il recupero più interessante della tracklist, una Milano odia: la polizia non Bonnie "Prince" Billy per caso di passaggio da Bamako. rappresentano una versione meno artsy e più concreta. può sparare ingrezzata tra White Stripes e Led Zeppelin, con krautismi cadenzati in fondo. Mira per- Mentre proprio una voce, della cantante Awa Sangho, Peccato per qualche lento di troppo che abbassa la po- fetta, invincibili nell'inseguimento: meglio averli come amici che nemici questi cinque.(7.4/10) viene ospitata in Regret-à Kader Barry, dove è sempre il tenza media del disco, perché a conti fatti i tre inglesi Luca Barachetti cello a spuntare con sinuosità da giga irlandese. rappresentano un diversivo ideale per chi pensa che i Ma elenchi di referenze a parte, quello che più di tutto White Stripes siano la cosa più bella accaduta al rock sorprende di questo disco è la capacità che i due hanno negli ultimi quindici anni.(6/10) di dialogare tra loro. Sia quando procedono per botta e Diego Ballani si…era il nome di uno degli acchiappafantasmi…). C’è concept che vede la coppia Olga Goreas e Jace Lasek in risposta, sia quando si inoltrano su controcanti coloristici un forte senso di apocalisse, di fine, ma in una maniera un viaggio immaginifico molto anni 70, stracolmo di sug- mai banali, sia infine quando giocano a scambiarsi le par- Ben Frost - By The Throat (Bedroom molto romantica e idealizzata. gestioni che vanno dallo space rock di Alan Parsons ti, Sissoko e Segal dimostrano di aver saputo instaurare Community, Gennaio 2010) I toni sono più dark del dark e composizioni tenebrose Project ai classici E.L.O., da armonie Beach Boys o un vero e proprio discorso musicale che non ammette Ge n e r e : elettronica come Through The Glass Of The Roof e Through The Roof meglio Dennis Wilson fino all’acid rock e psych dei corto circuiti comunicativi. Un discorso fatto di parole Doveroso ripescaggio per un disco uscito in sordina a Of Your Mouth suonano assolutamente convincenti nella loro numi tutelari Led Zeppelin, lambendo poi classici semplici, a volte proprio immediate, da cui però viene fine 2009 e di cui ultimamente si è tornato a parlare per loro messinscena elettro-teatrale. Questo è il disco giu- territori shoegaze/dreampop inglesi, e richiamando in al- spremuta tutta l'essenza, in un incontro che è tanto di la release in vinile approntata da Bedroom Community. sto per convincere i giovani emo-fan dei Tokyo Hotel cuni episodi i Low. tecnica quanto di comunione d'anime e intenti.(8/10) Ben Frost è un vero e proprio signore dei ghiacci e con a passare a qualcosa di più sostanzioso, una volta che Pezzi abbastanza lunghi e talvolta non bilanciati e in Luca Barachetti un cognome come quello, da lui non ti aspetteresti certo anche loro avranno fatto lo sviluppo.(7/10) generale un senso di incompiutezza e stereotipia non folk gentile di Britannia, però è pur vero che le premesse Antonello Comunale impressionano favorevolmente. Si avverte qua e là una Band Of Skulls - Baby Darling Doll di Steel Wound, quelle di un’ambient tormentata e cu- certa insistita calligraficità, nonostante gli sforzi compiuti. Face Honey (Shangri-La Records, pissima, non lasciavano supporre un approdo così crudo Besnard Lakes (The) - The Besnard Alla prossima.(6.5/10) Gennaio 2010) e abrasivo. Lakes Are The Roaring Night Teresa Greco Ge n e r e : g a r a g e b l u e s By The Throat è un lavoro che ti prende alla gola per- (Jagjaguwar, Marzo 2010) Tre giovani servi della Regina. Da Southampton per la ché carico di un’elettronica aggressiva nello stile dei Pan Ge n e r e : p o w e r p o p , s h o e g a z e Betzy - Romancing The Bone (Lady precisione. Chitarra, basso e batteria con parti vocali Sonic più ruvidi. Tutto molto efficace ma anche molto Per il terzo album il collettivo dei canadesi The Besnard Lovely, Febbraio 2010) divise fra lei (basso) e lui (chitarra). Se poi riuscite a di- adolescenziale nella sua totale assenza di toni grigi inter- Lakes rimarca la matrice powerpop e shoegaze conte- Ge n e r e : r o c k stinguere la voce del lungo crinito Russel Mursden da medi. Per non parlare poi di certe trovate, come l’ululato nuta nel suo DNA e già in parte presente nel precedente Fabio Cussigh torna a casa dalla Grande Mela e porta quella di Jack White, significa che siete tipi da Sarabanda campionato dei lupi della steppa o le voci trattate che The Besnard Lakes Are The Dark Horse. con sé un'idea meravigliosa. Anzi, se preferite, un'amica dell’. arrivano dall’abisso nelle due parti di Peter Venkman (che The Besnard Lakes Are The Roaring Night è un immaginaria. La chiama Betzy, e coi buoni uffici del pro-

44 45 ducer e musicista Ru Catania diventa un progetto e infi- ce, appunto. E così si finirebbe per giustificare il sax che highlight ne un disco, questo Romancing The Bone che respira punteggia, messo così, come puro ornamento/memoran- la NY respirata. O meglio, è tutto un trasudare - non so dum, un automatismo arretrato, che vede una beniamina se più teatrale o posticcio (forse entrambe le cose) - citarsi in qualche modo addosso (e, nello specifico, Terry Gonjasufi - A Sufi And A Killer (Warp Records, Marzo 2010) le suggestioni maturate nei Edwards non poter fare altro che mimare James Chan- Ge n e r e : p s y c h / p o s t -h o p giorni passati a calpestare ce), cedere alle ovvietà d'antan. Apre inequivocabile evocando fantasmi di canti e tamburi pellerossa e prosegue con una preghiera agli quegli stessi marciapiedi Sarebbero bastati un paio di numeri come Bad For Bobby, antenati protettori il disco dell'emersione dopo anni di anonimato carbonaro del misterioso Gonjasufi, che un tempo ospitavano i per tornare sopra, e classificare il tutto come un tradi- vocalist intenso e carismatico che avevamo scoperto tra i solchi di Testament di Flying Lotus. Un disco riflessi formidabili e desola- zionalismo fatto bene, sostenuto dalla raucedine decla- che spiega alla maniera degli antichi, senza troppe teorizzazioni e con tanti esempi, come la musica sia ti dei cavalieri elettrici d'Al- mata di Lydia, che però, nel giro di una tornata di ascolto, una sola e i generi le facce dello stesso cubo di Rubik. La musica di Gonja è bione. Un nome su tutti, e diventa sempre più il piedistallo che o si magnifica o si molteplice e unica, è hip hop («profondo, spirituale e complesso», parola di definitivo:Lou Reed quale finisce per digerire poco. Una voce che invece, crediamo, Steve Hackett), è soul (la pasta della voce che la anima, l’immaginario ad un buco nero estetico, poeti- dia il suo meglio quando “canta”, più iguanesca dell’igua- tempo carnale e trascendente di cui è intrisa), è blues (nella forma, nell’es- co, formale. Qualcosa cui inevitabilmente tendere. na, in un pezzo ultra Stooges-iano e davvero ardente senza, non nelle forme). E’ soprattutto psichedelica, un trip rallentato dalla Ne esce così una collezione d'appunti diaristico/letterari (Your Love Don't Pay My Rent), dove finalmente si sentono ganja, allucinato dal pejote del Mojave. al sapor di post-post-glam, d'uno slackerismo ruspante - come nella finaleDoughboy - i Gallon Drunk, presenti Le basi di Gaslamp Killer sono schegge - brevi, ruvide, compatte - che e disinvolto, riconducibile più che al capostipite Beck al completo ad accompagnare la Lunch. Momento esal- limitano al massimo i collagismi e si preoccupano di fornire la versione Sufi a certe protervie generose d'un Mark Everett cazzone tante epperò, purtroppo, isolato.(5.5/10) di riferimenti che vanno dal rock Sessanta, al funksoul, a suggestioni etni- (sentitevi Suze K). Ma appunto è al Lou di velluto glitte- Gaspare Caliri che (Messico, India) e da colonna sonora (western), all'elettronica (il wonky polveroso e amniotico di rizzato che soprattutto si guarda, come in quella Night Ancestors, prodotta da Flying Lotus; il bleep-reggae giocattoloso di Holidays, prodotta da Mainframe), Jersey che è una delle milioni di schegge vaganti di Tran- Black Bug (The) - The Black Bug imponendo su tutto però come una patina grezza, slacker e lo-fi, e allo stesso tempo tenendo d’occhio la sformer, o come nel malanimo svenevole di Don't Shit (FDH, Febbraio 2010) melodia, mantenendo costante una godibilità davvero alla portata di tutti. On My Rainbow, o ancora nelle fregole mitteleuropee di Ge n e r e : Sy n t h Pu n k Tutto questo senza perdere un’oncia di personalità e riconoscibilità. Perché la somma delle parti non fa il Goldfinger. Detto che ravvivano il menu certi guizzi Jon L'Europa non si è mai tirata indietro nel dare il proprio tutto e quel di più che sfugge è proprio Gonja con la sua voce, un falsetto ruvido e dalle mille sfumature, Spencer (lo sferragliare bluesy ed i gorgoglii sintetici di contributo alla causa del nuovo dopopunk. Agent Side capace di arrancare poesiole naïf, di sbraitare come Tom Waits e di farsi poi sottile e sussurrare languidi Sisters Are Better) ed un vago frikkettonismo Devendra Grinder, Cheveu e il debutto sulla lunga distanza dei lounge per tramonti su Mururoa: I wish I was a sheep / Instead of a lion... Singoli episodi eccezionali, un Banhart (l'esotismo fifties di Little Student, il trasporto Black Bug ne sono la riprova. Il duo svedese, dopo gli effetto finale e globale semplicemente esaltante. errebì di Just A Call), resta da capire dove finisca l'atteg- usuali singoli apripista, rilascia quindici pezzi brevi (quasi A Sufi And A Killer è un disco lungamente meditato, lentamente costruito, che esce all'alba di un de- giamento e dove inizi la sostanza. E quanto conti questa tutti sotto di due minuti) furiosi come non mai. Un as- cennio che si lascia alle spalle la scoperta del meticciato totale come via espressiva privilegiata. Gonja è linea di confine, se conta, se esiste. Presumo di sì. For- salto frontale a base di synth ultra distorti, voci femminili un meticcio e questo disco rappresenta perfettamente l'idea di una musica meravigliosamente contrad- se.(6.7/10) sguaiate (Beating Your Heart Out, Sra) e feroci intermezzi dittoria e animata da tensioni opposte (come può essere la musica di un ex-rapper che vive a Las Vegas Stefano Solventi strumentali (Mental Ray, Untergang). e insegna Yoga), ancorata ad un’idea sincretica e tutta personale di tradizione (e forse proprio per questo Il parallelo con i primi Digital Leather o Lost Sounds capace di proiettarsi nel futuro), una musica insomma perfettamente contemporanea. Big Sexy Noise - Big Sexy Noise sorge spesso spontaneo, ma è la brutalità spinta a ca- Ma al di là dei caratteri che ne possono fare un classico della contaminazione e dell’estetica post-, questo (Sartorial Records, Novembre ratterizzare l'esordio. Efferatezze come Razorface e Run disco colpisce cuore e cervello perché va oltre: metabolizza le suggestioni di cui si nutre, le fa sue, e pre- 2009) giungono del tutto nuove e tramortiscono senza indugi. senta al mondo - in un modo ad un tempo profondo e leggero - una nuova grande sfuggente personalità Ge n e r e : h a r d -r o c k (7/10) artistica. Un disco importante ma soprattutto bellissimo, il primo grande disco del 2010.(8/10) Riff e basso corposi, hard-blues melmoso, con tutti i Andrea Napoli Gabriele Marino crismi, e Lydia Lunch/Lydia Koch a nome Big Sexy Noise. Ciò che è, e che vive per quello che non è più, Bomb The Bass - Back To Light (!K7, con una supposta urgenza creativa che discende dall’uso Marzo 2010) del codice più emblematico del suono rock - e della pa- Ge n e r e : t e c h n o se - dopo una pausa quasi decennale - nel 2008 Future quadrare il cerchio che di tanto in tanto (certe agitazioni rabola attempata e consumata. Troppa carne che brucia Dalla sua, Tim Simenon in arte Bomb The Bass ha Chaos non fece gridare al miracolo. sparse su Start e il martello malinconico Prince On Your per usare indifferenza nei confronti di Big Sexy Noise: sempre maneggiato una certa eleganza populista. Mate- Non poteva, così come non può nemmeno questa repli- Head; l’ancheggiare sexy ma leggiadro di Up The Mountain tra l’approccio che lascia correre e quello che non lascia ria che in mano ad altri sarebbe melassa commerciale ca concepita - ma è impossibile accorgersene - durante e una perla ambientale - da Screamadelica ammodernato passare, scegliamo di prendere la seconda posizione. della più becera, tra le sue diventava, se non proprio oro un soggiorno in Brasile in combutta con Gui Boratto - come la conclusiva Milakia: a chiudere il cerchio, canta Certo, ci sarebbe anche l’esaltazione, come atteggiamen- (tranne che ai tempi di Beat Dis, ovviamente), almeno e piazzando al microfono una serie di ospiti. Per la sem- Martin Gore…). to possibile, un inchino al mito e alla diva, e al suo si- una felice coabitazione tra mestiere e intelligenza. Tim plice ragione che offre canzoni di stampo elettronico, Altrove stiracchia le idee, si pianta a metà salita (esem- stema che, invecchiando, non può che propendere per è britannico e l’orientamento pop, da quelle parti, è una sospese tra il riscaldamento del dancefloor e una canta- plari gli LCD Soundsystem spruzzati di caramello il vecchio linguaggio del grasso rock and roll, fuori da questione di DNA e di conseguenza non cancellabile. Di bilità da aperitivo cittadino, che trasportano formalismi italo-pop in Boy Girl) o sfonda la barriera del buon gusto ogni avanguardia e da ogni invenzione, dentro al codi- certo non ha perso la faccia come tanti altri, e pazienza Depeche Mode nell’odierna “club culture”, ma senza (Burn Less Brighter è roba da Planet Funk ed è tarlo che

46 47 ricompare). Il bicchiere è mezzo vuoto o mezzo pieno e godibilità videoludica e pinocchiesca a mancare è la zam- Crazy World Of Mr. Rubik. Un brano che dà il tono a pezzo che dovrebbe essere il pezzo tender della raccol- pertanto regolatevi, sapendo che quanto vi è di bevibile pata ruspante di un idiota come Bogdan Raczynski. buona parte del disco, allontanandosi in maniera netta ta (Cowboi) è semplicemente un pezzo moscio.(4.4/10) ha buon sapore.(6.5/10) Torna cattivo jenk... (5/10) dalla gym lesson in odore di (proto) demenziale che si Gabriele Marino Giancarlo Turra Edoardo Bridda ascolta nell'iniziale 1st step: The Crazy Crazy Lesson e rive- lando la vera natura del gruppo. Daniel Martin Moore/Ben Sollee - Carryall - Emotivhate (Maninalto, Chapelier Fou - Scandale! e.p. (Ici Quest'ultima per nulla disposta a sorridere, ma capace Dear Companion (Sub Pop, Febbraio Marzo 2010) d'ailleurs, Febbraio 2010) di illuderci con quell'innocuo “Crazy World” che fa tanto 2010) Ge n e r e : p u n k -s k a Ge n e r e : chambertronica creatività pirotecnica à la Arthur Brown pur non avendo Ge n e r e : f o l k Di formazioni punk melodiche come i Carryall è pieno il Dalla sua questo giovane francese ha un benvenuto sen- nulla ha a che vedere con la psichedelia colorata dei Si- Cosa buona e giusta l’esser mondo. Musicisti tecnicamente impeccabili, pieni di vigo- so dell’ironia e un gusto per la giocondità rari nell’am- xties. Si parla di wave virata post punk/jazz/funk, metro- da subito chiari: Dear Com- re post-adolescenziale, affezionati allo stop & go fulmineo bito in cui agisce. Tra elettronica d’avanguardia e tenta- poli, urbanizzazione, velocità, riduzione degli spazi fisici, panion non è il successore di scuola Green Day. Una musicalità disimpegnata che zioni filo-classiche, infatti, il rischio è quello di smarrirsi in una Bologna contemporanea fin troppo distaccata e diretto dello splendido Stray nulla ha a che vedere con le (apparenti) istanze nichiliste in autocompiacimento e freddezza perdendo di vista la borghese. Un'ideale di integrazione tradito che respira a Age col quale Daniel Martin dei Sex Pistols o la versatilità degli Stranglers, le chi- comunicazione. Non così questa sorta di Yann Tiersen fatica, magari in spazi di aggregazione sociale come quel Moore ci scaldò il cuore un tarre elettriche politicizzate degli Stiff Little Fingers o meno interessato all’aspetto cinematico del suono, vice- Locomotiv Club di via Serlio che con questo disco inau- anno e mezzo fa. Collabora- le pose drogate dei Ramones. Punk da scuola superiore, versa propenso a trasfigurare con il laptop spartiti di pia- gura una seconda vita da etichetta discografica. zione tra un terzetto di mu- insomma, da college radio americana, da gite scolastiche no e violoncello retaggio della sua formazione classica. C'è una sorta di antagonismo pragmatico e disilluso sicisti legati dall’amore per la e feste di fine anno: un contesto in cui è facile prendersi Secondo passo sulla breve distanza in una dozzina di mesi, nelle nove tracce in scaletta. Qualcosa di difficilmente terra e la provenienza dal Kentucky, il disco è compositiva- sul serio ma ancor più facile è rischiare di aver poco di Scandale convince quando inquadrabile, lontano dalle scene cittadine e persino dal mente spartito in modo equo tra lui e Ben Sollee, cantau- interessante da dire. si attiene a un’agilità forma- pilota automatico di alcuni brani posti strategicamente a tore e violoncellista con un album in carniere (Learning To I Nostri provano a darsi un tono rubando qualcosina le che dosa e gestisce sag- inizio programma per stimolare un minimo di identifica- Bend, del 2008), con la supervisione puntuale e l’apporto allo ska e mettendo in mostra una sezione fiati costan- giamente i “disturbi” sonori zione eterodiretta (Tic Tic Tac). Un sopravvivere lontano strumentale di Yim Yames dei My Morning Jacket. temente in tiro, ma non riescono ad andare oltre un senza prevaricare il tessuto dagli intellettualismi (La miseria non sputa dove uno man- La scintilla che regala questi trentasette minuti è la sensi- recupero di modelli formali che sa inevitabilmente di compositivo; quando inte- gia / sputa e basta), stretto in una realtà da mille euro al bilizzazione su un grave problema ambientale che affligge naftalina. Evitando la maniera solo nella cover di What gra malinconiche giostrine mese complessa e già morta in partenza (Pensavo fos- i monti Appalachi - custodia di un’ampia fetta della tra- A Feeling.(5/10) a base di tasti e corde con se tutto quanto a portata di mano / un puzzle da mettere dizione sonora americana - e cioè la rimozione di cime Fabrizio Zampighi rumori d’ambiente, glitch insieme / impossibile non sbagliare con tutti questi tasselli montane causata dall’industria mineraria. Regolatevi di discreti, scansioni ritmiche pronunciate ma sbilenche ). In cui far coesistere i CCCP cubici e inafferrabili di conseguenza, sapendo che parte dei proventi ricavati Ceephax - Ceephax Acid Crew - scottandosi le dita in un solo episodio. Con fare da com- 43.252.003.274.489.856.000 combinazioni! e il folk-blues dalle vendite finanzieranno la Appalachian Voices, orga- United Acid Emirates (Planet Mu positore colto e svagato, immagini il ragazzo trascorrere fuori tema di My Mama Told Me / Yellow House, i droni sa- nizzazione che si propone di porre fine allo scempio di Records, Febbraio 2010) il weekend in campagna e, tornato nella metropoli, tra- crali e le tastiere Doors di L'ottava rivoluzione silenziosa cui sopra nella (ex) terra del profitto a ogni costo. Que- Ge n e r e : Ac i d , e l e c t r o scrivere sensazioni e impressioni inseguendo l’armonia del lighi gighi gi e il noise azzerato di Te l'aveva già detto sta la cronaca e tanto basta, essendo la musica l’impasto Quando Ceephax fa quello che sa fare (e lo fa sen- di Capitaine Fracasse e delle leggiadre Postlude e Doodling ieri Vincenzo Zappa. che ti aspetti tra folk e country, classico ma non troppo za compromessi) ha senz'altro ragioni di culto più che Hands. In attesa dell’album - previsto in aprile: ospite Per un disco esistenziale e quindi politico. Oltre che di- in ragione dell’età verde dei nomi coinvolti. fondate. Per la serie Universal Indicator e nei Volume speciale Matt Elliott - una tazzina di te col “cappellaio sgregato, come i tempi che l'hanno partorito.(7.3/10) Sollee si rivela spesso vicino al primo e migliore James One & Two ha fatto brillare stilemi IDM e hardcore matto” è consigliata. Metti che a un certo punto passa il Fabrizio Zampighi Taylor (Tr y, Only A Song), però stupisce allorquando reca- devastando gli uni dentro gli altri con spirito tanto punk coniglio bianco e facciamo festa…(6.8/10) pita un’ombrosa Sweet Marie e Something, Somewhere, So- quanto freak creando frattali, cubi, glifi e altri mostri im- Giancarlo Turra Dan Le Sac Vs Scroobius Pip - metime, solare cartolina di un Arthur Russell mai inur- possibili formato macro pixel. Con United Acid Emi- of Chance (Sunday Best, Marzo batosi; Moore, da par suo, conferma la brillantezza della rates bro Jenkins si presenta, addomesticato e neanche Crazy Crazy World Of Mr. Rubik 2010) propria penna in Needn’t Say A Thing e, tramite la scarna troppo sarcastico, nei panni di un elettronico mestierato (The) - Are You Crazy Or Crazy Ge n e r e : e l e c t r o -h i p h o p -p o p poesia di Flyrock Blues e It Won’t Be Long ci ricorda che l’eti- che per buona parte della scaletta ci rifila sigle di qualche Crazy ? (Locomotiv Club Records, Quarto album del duo inglese, il secondo ad essere chetta di “ d’oltreoceano” non gli fu affibbia- crack per software microsoft. Febbraio 2010) stampato e distribuito su vasta scala. Che fatica. Elettro- ta a caso. Un album dolce e virile come la montagna, bello In pratica, ne esce una presa per il culo di AFX e degli Ge n e r e : w a v e nica nerdy-videogame Ottanta tra tastierine e breakbit e consigliato a prescindere dal lodevole intento.(7.2/10) innumerevoli Analogue Bubblebath: acid ambientalizzata, “Io vorrei ucciderlo il Sessantotto / Vorrei ficcargli una pistola meets dancepop&hop-da-classifica Duemila. Sopra un Giancarlo Turra l'immacabile gamelan, qualche piece per teatro (o ballet- in gola / Non era intelletto / è immagine / è composizione di rappato dall'accento inglesissimo, a tratti spoken word, to) e altra paccottiglia ad uso e consumo di un revival elementi”. a tratti declamazione. Le basi oscillano tra tamarrata e Dead Confederate - Wrecking Ball che è moda da troppo tempo. Su questi sentieri Luke Con i suoi Massimo Volume lancinanti, disperati, cini- uso intelligente - e divertente - della stessa, del rappato (Razor & Tie, Gennaio 2010) Vibert è davvero su un altro pianeta e le mossettine ci, a fare bella mostra tra i tempi dispari di una batteria invece salviamo poco o niente, una valanga di parole affa- Ge n e r e : Al t e r n a t i v e della casa che tirano in ballo Italo Disco e Spaghetti Hou- sfibrata, è l'onomatopeica Tum Tum Pa Tu - Tum Tum Tum stellate pensando alla vecchia scuola ma senza grip, tono Pare che il grunge sia di nuovo tra noi, o che almeno sgo- se non spostano l'ovvio di un granché, come pure nella Pa il cuore pulsante dell'esordio dei bolognesi The Crazy supponente e irritante. Il singolo Get Better è brutto e il miti per tornare. I segnali sono ancora timidi ma basta

48 49 dare uno sguardo alle solite next big things d'oltremani- e che viene portato alle estreme conseguenze nei dodici highlight ca per rimanere esterrefatti. Mi viene in mente quando, minuti di Flesh Colored Canvas. Un monolite di dolcezza ad un certo punto dei 90s gli inglesi provarono a giocare dai bordi taglienti, in cui il combo sfodera una sensibilità Joanna Newsom - (, Febbraio 2010) sul terreno di Soundgarden e Screaming Trees. Ne vicina quella dei Drones di Gareth Liddiard. Paragone Ge n e r e : f o l k r o c k uscirono fuori i Bush: ovvero il grunge depurato di tutto questo che dalle mie parti suona come il migliore dei via- La crescita di Joanna Newsom è stata (è) esponenziale. Se già il passaggio da The Milk Eyed Mender lo spleen della campagna americana. Oggi nella vecchia tici e che dovrebbe garantire loro ben più di un attento a Ys significava il superamento di ambiti stilistici e formali in direzione d'un art-folk totale, con quest'ul- Albione i gruppi cresciuti a pane e Nirvana prosperano, ascolto.(7/10) tima fatica la ragazza californiana rincula e rilancia, ovvero recupera in parte la forma canzone (la durata ma il massimo che riescono a fare è suonare come una Diego Ballani media dei pezzi naviga attorno ai sette minuti) e si muove con evidente brutta copia dei Foo Fighters. Segno che queste cose è libertà, morbidamente anarchica nel grembo della neo-tradizione, credibile meglio lasciarle fare agli yankees. Soprattutto se vengono Dj Myke - Hocus Pocus anzi autorevole cantautrice folk del terzo millennio. Al di là dei tre dischi per da Athens, come la band in questione. (Meninskratch/The Reverse, oltre due ore di musica (un affronto al processo di estinzione degli album), Una provenienza geografica che dovrebbe provocare più Gennaio 2010) Have One On Me è un lavoro imponente. Che appunto s'impone ma con di un fremito a chi ha sempre considerato con benevo- Ge n e r e : HH s u o n a t o / r a p It a l i a una certa grazia, azzeccando un equilibrio prodigioso tra leggerezza e gravità. lenza il termine “college rock”. I Dead Confederate suo- Marco Micheloni da Orvieto, classe '76, della cricca di Come è prerogativa dei grandi. nano proprio come il loro nome lascerebbe intendere: virtuosi del giradischi Men In Skratch/The Reverse (DJ Gli arrangiamenti (curati da Ray Francesconi, che porta in dote l'amore per alt.country ad alto voltaggio ed elevata concentrazione Aladyn il più noto, curriculum con collaborazioni im- la musica balcanica) sono sobri, talora solenni, però sempre vivaci: c'è l'arpa emotiva. Wrecking Ball arriva da noi dopo aver mietu- portanti e overground, vedi quella come crewman per ovviamente, e il pianoforte, le percussioni, gli archi e i fiati quando servono. La scrittura si disimpegna to unanimi consensi, proprio nel momento in cui il quin- il Jovanotti di Capo Horn), vanta una militanza di lunga grazie ad un lirismo trepido (la toccante No Provenance, impreziosita dal kaval suonato da Francesconi), tetto, guidato dal biondo Hardy Morris, è in procinto di data nella scena. Per dire, gli scratch sul primo Fibra so- sottilmente esotico (Kingfisher) oppure imbizzarrito di guizzi che diresti vaudeville (la formidabile Good rientrare in studio. A dispetto dell'età da neodiplomati i lista (Turbe Giovanili, 2002), come pure su altri dischi del Intentions Paving Company), comunque sempre all'insegna di un trasporto che definisce ogni pezzo alla stre- cinque l’hanno registrato nel 2008 sotto la supervisione giro Teste Mobili, sono suoi. Ha lavorato a questo Ho- gua di un incantesimo. Ciò che le consente di bazzicare l'enfasi espressionista d'una novella e del produttore Mike McCarty (Spoon, Heartless Ba- cus Pocus per quasi due anni, suonando ed editando da i misteri buffi di una rediviva Kate Bush, senza però mai uscire dal cerchio magico che fu prerogativa di stards). La stampa americana ha apprezzato, tanto che solo tutti gli strumenti, niente sampler, e inanellando una vestali quali Karen Dalton, Sandy Denny o (è il caso di Easy, della delicata Jackrabbits o per loro c'è già una bella definizione prêt-à-porter che quantità di featurer importanti: Fabri Fibra, Turi, Noyz della bluesy Soft As Chalk). Va detto che sarebbe ingiusto limitarsi al solo pantheon femminile, dal momento suona più o meno così: "i My Morning Jacket grunge". Narcos, Esa, Tormento. che episodi come In California o Baby Birch non sarebbero affatto sfigurati nel repertorio diTim Buckley In realtà le cose sono un pò più complicate. Ben più di Se qualche pezzo abbassa la media (Medda, Sanobusiness, o Fred Neil. quello che l'opener Heavy Petting lascerebbe intende- Pattada), altri sono una spanna sopra (le strofe del roma- Unica sensazione negativa, il sospetto che tutto questo obbedisca innanzitutto ad una grande ambizione. re con la sua esplosione sabbathiana e il graffiato della no Marco Mautone aka Maut). L'effetto nel complesso è Intendiamoci: non c'è nulla di male né di velleitario nel fatto che Joanna desideri erigere un monumento voce di Morris. Quando a metà del brano parte una sli- potente e convince, le produzioni sono in genere ottime, a se stessa. Nel suo genere, nessuna lo merita più di lei, tanto che dopo Have One On Me sarà ancora de languida e voluttuosa, il paesaggio cambia repentino scure e asciutte, un meticciato HH molto legato agli anni più inevitabile e impegnativo, per qualunque ragazza che si affacci sulla scena folk rock, confrontarsi con la come le foto delle vacanze Novanta (scratch e campioni da La spada nella roccia) ma sua figura. Però, ecco, confesso che un po' mi manca il genio ben più lieve e sbarazzino di The Milk Eyed sullo screen saver di casa. con il necessario upgrade Duemila, feel street e HC, cat- Mender.(7.8/10) Le note si diradano e il bat- tiveria il giusto, veracità anche troppa (il pezzo in napo- Stefano Solventi tito rallenta. Azzarderei a letano di Lucariello). Non solo rap, ma anche l'italoragga parlare di slowcore se non di Babaman e un paio di cantati per spezzare la scaletta, temessi di far loro danno il superfunky con Tormento e le interessanti pop murder suscitando uno sbadiglio in ballad di Max Zanotti e Diego Mancino. Feat stranieri nell'esordio Don't Panic, Go Organic!. Anche se allora si B1, nei Wora Wora Washington di The End Of History chi legge. In realtà la loro con l'oldskool di Dre Love, il raggablasta di Kadamawi, parlava dei Drink To Me come di una formazione new (America) o nei Neu! virati Oneida di Amazing Tunes. musica è tutto fuorché no- l'HH catchy sporcato di r'n'b di Night Skinny Crew, la wave affezionata a certe fisicità dei Liars, con molte Con da un lato una personalità spiccata e dall'altro la iosa. La tensione è costante, come nella seguente The discolounge daftpunkiana di Rival & Defi J. ambizioni ma senza un carattere del tutto formato. C'è consapevolezza di rappresentare un trait d'union con le Rat, su cui incombe una sensazione d’ineludibile minac- Ci sono ovviamente anche gli stilemi brutti dell'HH, vedi voluto un disco come Brazil per fare il salto di qualità, ultime tendenze e quindi un potenziale punto di incon- cia e in cui i DC sfoderano la melodia più southern del gli ossessivi refrain egotici e gli atteggiamenti da gangsta oltre a un mercato discografico pronto ad accogliere a tro per gli utenti affamati di coolness. lotto. Fra le pieghe dei pezzi più lunghi, poi, si annida di quartiere, ma il rap è anche questo. E se cercate rap braccia aperte l'ennesima produzione in stile Animal “Listen To These Amazing Tunes, The Sound Is Cool”. Appun- lo spirito più intimo dell’album. Su News Underneath gli italiano fatto bene, qua ce n'è.(6.6/10) Collective. to. E il risultato sorprende.(7.4/10) accordi si susseguono con un ritmo prossimo alla stasi e Gabriele Marino Le direttive estetiche del disco sono chiare: accumuli sin- Fabrizio Zampighi un canto accorato si eleva come una preghiera pagana. È tetici di Korg e Roland, echoes, tribalismi assortiti che dopo sette minuti di languide visioni psichedeliche, con Drink To Me - Brazil (Unhip intercettano il beat terzomondista tanto in voga negli Dub Tractor - Sorry (City Centre l’aria resa irrespirabile dal progressivo elettrificarsi, che Records, Marzo 2010) ambienti più avant-pop, psichedelia onirica e una com- Offices, Marzo 2010) si inizia a intravedere il volto tormentato di Cobain. Ge n e r e : indie plessità di forme che fa della mutevolezza di genere e dei Ge n e r e : Do w n t e m p o È solo un attimo, prima che torni la calma, in un alter- Qualche indizio di una maturità imminente lo si pote- dettagli un punto di forza. Come nei Suicide mascherati Da qualsiasi punto di vista tu lo voglia osservare, o giu- narsi quiete/tumulto che è il vero trademark della band va già cogliere due anni fa in quella Insane contenuta di B9 o negli Akron / Family in trip di Black Friday e stificare, l'ennesimo lavoro di Anders Remmer / Dub

50 51 Tractor non può che ascriversi al club delle produzioni guin Cafe Orchestra - Quatro. Altrove le atmosfere si rock (e dove infatti sembravano un elefante in una cri- piene mani tanto dal dub quanto da glitch, ambient e post rock virate elettroniche arrivate al capolinea. Alle fanno più elettriche e le trame percussive si ispessiscono stalliera) si asciuga giusto un po’ e il taglio dei brani va a . porte del 2010, è un problema endemico alla cosiddetta (Requiem, Stuki), arrischiando campionamenti di Marvin parare proprio nell’elettro pop post Kid A. Privo di veri e propri guizzi, Rebuilding Vibes si la- "scena" se vogliamo, e nel nuovo Sorry, similarmente a Gaye su eterei fondali (Brother, The Truth) ed evitando Quindi senso della misura ormai del tutto perso per stra- scia nondimeno volentieri ascoltare grazie a un utilizzo quanto accaduto in A Chorus of Storytellers di Al- così l’emergere di deleterie mollezze. Tutt’al più si scivo- da e una messe di brani incolori e insapori dove sembra tutt'altro che banale del vibrafono che, a conti fatti, ge- bum Leaf, abbiamo una preoccupante aderenza tra pia- la in qualche esercizio di stile, ma è comprensibile data la sempre di stare per arrivare ad una melodia memorabile nera gran parte della paletta sonora a disposizione del cevolezza dell'ascolto e la morte dello stesso. lunghezza e comunque il risultato finale non ne patisce e puntualmente si rimane frustrati da una sovrappiù di giapponese. Comune la ricerca nel songwriting e in produzione, ma eccessivamente. arrangiamenti e giochetti da studio. Cose come Rainco- Fujita deve però rifuggire dal rischio, assai percepibile in sono colpi di lima, malcelati desideri di perfettibilità di Aggiunto al programma trovate inoltre un dischetto ats, Harmonics o Scandinavian Love ti fanno capire che alcuni brani, di arenarsi su quella formula di intelligent formule definitive che assomigliano molto a quelle dei che recupera sei tracce apparse per la prima volta nel puoi tergiversare quanto vuoi, ma se sotto non ci sono lounge che lo renderebbe ben presto solo una brutta cugini post-rock con le chitarre a inizio Duemila. Sem- 2005 tramite la F4 (cioè “quarta Factory”) via downlo- gli argomenti, tutto si riduce ad una maniera fastidiosa copia dei Tortoise: la strada da seguire, ci sembra, è quel- pre nel mazzo, soltanto i Mùm (e qualche altro) hanno ad, Heaven Sent (It Was Called Digital, It Was Heaven Sent), ed inconcludente. la, più impervia, di un'elettroacustica monostrumentale avuto il merito di svoltare a 180 gradi rispetto ad una dedicate dal solo Reilly ad altrettante persone. L’ultimo Sfido chiunque a ricordarsi una melodia dopo aver ascol- che non lesina qui belle sorprese.(6.3/10) sterile, per quanto sublime, musica da tappezzeria, non brano s’intitola giustappunto Anthony e chiude il cerchio tato tutto il disco e non c’è peggiore colpa di questa per Vincenzo Santarcangelo Dub Tractor. con adeguata eleganza. Un omaggio riuscito e toccante un lavoro che ti strizza continuamente l’occhio per tutta Già nel precedente Hideout notavamo nel progetto nonostante le lungaggini, figlie più della voglia di catarsi la sua durata. Efterklang scioglietevi.(5.5/10) Emma Pollock - The Law Of Large l'asciugamento delle minuterie glitch e dei minimalismi che di una qualche autoindulgenza. Al cuore, si sa, non si Antonello Comunale Numbers (Chemikal Underground démodé, così come s'evidenziavano i tentativi d'appro- comanda.(7/10) Records, Marzo 2010) fondimento in scrittura e la volontà post-shoegaze fatta Giancarlo Turra Eimog - Scenario (Sudway Ge n e r e : p o p r o c k d'atmosfere 4AD in salsa dub e riverbero. Produzioni, Marzo 2010) Il dissolvimento dei Delgados, datato ormai 2005, ha L'obbiettivo viene raggiungo anche questa volta, non ri- Eagle*Seagull - The Year Of The Ge n e r e : p o s t r o c k lasciato un bel po' di fans nello sconforto. Non sono fra uscendo a spostare l'ascolto da un terribile sottofon- How-To-Book (Pias, Marzo 2010) Dopo un EP, Early, e concerti con Apparat, Deus e loro ma li posso comprendere, proprio come apprezzo e do.(5/10) Ge n e r e : indie p o p Paolo Benvegnù, i siciliani Eimog debuttano in forma rispetto l'opera della band scozzese. In ogni caso, Emma Edoardo Bridda Lo si direbbe l’ennesimo caso di Canadian pop, se non adulta. I sei episodi di Scenario vivono di vuoti e pieni, Pollock ci ha provato già fosse che gli Eagle Seagull * provengono da Lincoln, slanci e dolcezze come script primi ‘00 impone e come nel 2007 a consolare la pla- Durutti Column - A Paean To Nebraska; per il resto le coordinate si pongono su un Saved By Thirteen, la traccia inaugurale, palesa: uno slow tea con un esordio solista Wilson (Kooky Disc, Marzo 2010) abbastanza declinato, con la robusta voce del epico lungo dieci minuti, arpeggiato in primis e poi risol- - Watch The Fireworks, Ge n e r e : o l d w a v e frontman Eli Mardock che ci ha fatto tornare in mente to da eteree chitarre ed archi rapsodici. Building Empires per i tipi della 4AD - che Aveva ogni diritto di commemorare l’amico e “boss” in più di un’occasione gli Swan Lake e i Wolf Para- Upon This Landscape è l’altro strike della raccolta. Stavol- sorprese più che altro per della Factory, Vini Reilly. Senza Wilson, Manchester de. ta i minuti sono quattordici e svelano una poetica che la marcata vena pop. Oggi, non sarebbe stata la stessa e idem il suo peso all’interno Appurato che di quel collettivo non si tratta, vediamo tocca il cuore, lo accarezza e accudisce come vorremmo rientrata all'ovile Chemical dell’evoluzione della musica, per non parlare della car- che i Nostri arrivano al secondo album, annunciato già quando si è alla deriva. Underground, sforna un so- riera dello stesso deus ex machina di Durutti Column. da tempo, dopo l’esordio Eagle Seagull * del 2006. Un post rock di seconda generazione - tra i modelli, Ex- phomore col quale intende mettere sul piatto la propria Fu Tom a sostenerlo durante la crisi successiva i primi The Year Of The How-To-Book è piuttosto magni- plosions in the Sky, Early Day Miners e, in seconda versatilità, l'ampiezza della calligrafia, insomma ritagliarsi dischi e coglietene il legame nella foto in copertina, dove loquente, dalle parti degli Arcade Fire e di tanta wave battuta, Sigur Rós - suonato con intensità e passio- un posto non di secondo piano nel panorama pop-rock. paiono un McCartney e un Brian Epstein della new wave. che a quella originale inglese si abbevera, dai Cure in giù, ne.(7/10) Prodotto dal marito ed ex-Delgados Paul Savage, que- Reilly siederà infatti al capezzale del pigmalione ed ecco- non contando il mentore di tutti . Gianni Avella sto The Law Of Large Numbers si muove quindi lo, tre anni dopo il tragico evento, allestire una messa lai- Album quindi che va poco oltre quei modelli, ripetendo con una certa disinvoltura tra accomodanti turgori indie ca che alla consueta virtuosa sei corde acustica affianca stilemi già visti e sentiti, allontanandosi giusto un minimo El Fog - Rebuilding Vibes (Flau, (Hugh The Harbour), delicatezze cameristiche (la palpi- una strumentazione ricca ma ben gestita. rispetto all’esordio.(6/10) Dicembre 2009) tante House On The Hill), arguzie sintetiche (Confessions), Vi aleggia uno spettro emotivo confidenziale e umani- Teresa Greco Ge n e r e : Gl i t c h /m i c r o d u b recuperi swing (Nine Lives) e sottigliezze avant-pop (The sta che non viene mai meno né soccombe a freddezza, Strumento tenuto in gran conto in contesti di jazz e clas- Loop), lasciando ipotizzare il centro estetico ed emotivo soprattutto lungo i dieci Efterklang - Magic Chairs (4AD, sica contemporanea, il vibrafono ha vissuto il proprio da qualche parte tra Nina Persson, Aimee Mann e minuti dell’avvolgente e Marzo 2010) quarto d'ora di celebrità in ambito pop grazie all'utilizzo - in misura marginale - Tori Amos. Il ventaglio alla fine malinconica Chant (prossi- Ge n e r e : e l e t t r o p o p massivo che ne hanno fatto i Tortoise nei propri al- suona oltremodo vario, le frecce scoccano verso troppi ma a certe cose dei This Non ci siamo proprio. Arrivare al terzo disco per la band bum. bersagli, ragion per cui - nonostante l'ispirazione si man- Mortal Coil meno cupi), danese significa mettersi a trafficare in maniera spudo- Ora, grazie a Masayoshi Fujita, in arte El Fog, sinora tenga su un sufficiente livello di brillantezza e malgrado nel camerismo crepusco- rata con il pop, in un modo che li fa sicuramente acco- autore di un unico album di canonica glitch music (Re- la cura degli arrangiamenti - è un disco che non riesce ad lare di Along Came Poppy e munare agli ultimi Radiohead. Il suono sovraccarico e verberate Slowly, Moteer, 2007), lo strumento che inventarsi la profondità.(6.1/10) nel flamenco con violon- pesantemente scandinavo che li contraddistingueva in un rese grande Bobby Hutcherson diviene protagoni- Stefano Solventi cello - cartolina dalla Pen- territorio così delicato come il glitch e il post post post sta assoluto di un'insolita miscela sonora che preleva a

52 53 highlight rigorosamente impro) ad aggiungere sale ad una propo- Un senso di forte coerenza estetica attraversa il proget- sta che altrimenti rischierebbe di fossilizzarsi sulle volute to (il chitarrista ha composto tutti i pezzi tranne Gallerie, Lili Refrain - 9 (Autoprodotto, Febbraio 2010) psych della chitarra di Wright. firmata Casarano) e questo è l'altro merito di Savino, Ge n e r e : a v a n t r o c k Episodi come I Nzambi Awaken e Your Beard Is Growing che però rischia di somigliare a un difetto visto che di Lili è soprattutto una performer. Ma ha concepito e realizzato questo disco, il secondo dopo l'omonimo Psychic sfruttano non solo i cavernosi e dilatati riverberi jazz stiamo parlando e quindi un po' di out of control del 2007, come una summa di se stessa. Mettendoci dentro suggestioni, elucubrazioni, ossessioni, vita. Il della chitarra, ma anche strumenti apparentemente altri non guasta. Esordio promettente, in ogni caso.(6.9/10) numero 9. Nove come la famigerata revolution del White Album. Come i mesi della gestazione umana. come gong tibetani e percussioni etniche, innestando un Stefano Solventi Come un nome che sta bene ad una Telecaster (quella di Lili, ad esempio). Come il numero delle tracce pulsare ritmico alieno al contesto. Oppure Chandra che in programma, tre per ognuna delle tre parti in cui è diviso (Invocazione, Ini- rimbalza flutti di synth in una atmosfera priva di gravità, Formanta! - Shiny EP People ziazione, Incantesimo). E poi altro ancora, seguendo un elucubrare cabalistico come fossero segnali radar lanciati migliaia di anni-luce (Autoprodotto, Gennaio 2010) che fa il paio col piglio esoterico che aleggia attorno alle evoluzioni di voce fa nel profondo del cosmo. Si sarà capito che, nonostan- Ge n e r e : p o p r o c k e chitarra della ragazza: mesmeriche sovrapposizioni vagamente Diamanda te una mole impressionante (79 minuti l’album a cui si Meriterebbe anche solo per la confezione, questo segna- Galàs, reiterazioni minimali(ste), spirali noise, rituali psych, sabba metal ed aggiunge un bonus cd con le di vita da parte dei romani Formanta!: un "falso" vinile, archetipi folk-blues. tre lunghe composizioni di quelli che si comprano a peso nei mercatini, a fare da Lili sembra gettarsi nel buio dell'intuizione con abbandono ipnotico o furi- per altri 50 minuti di mu- alibi ad una copertina spaziosa e nel quale è "incasto- bondo fatalismo, con la devozione fideistica (e ahinoi parecchio fuori moda) sica) e un suono ormai nato" il cd vero e proprio. A parte queste simpatiche di chi crede fino in fondo nel gesto espressivo, di chi lo sa capace di rap- fortemente caratterizzato sciccherie buone a solleticare la fantasia dei collezionisti, presentare (e perfino cambiare, perché no?) la vita. Ciò che significa anche aggrapparsi ai punti fermi, alle (la trasversale cosmica dei le sette tracce girano che è un piacere, devote perlopiù personalissime fonti d'ispirazione e meditazione, che nel caso specifico vanno da Albéniz ai Concrete suoni kraut, acid-rock, spa- a quei R.E.M. chiamati in causa nella boutade del tito- passando per la filastrocca di Fra Martino, il tema de Il Padrino e lo slogan degli arrotini (primo esempio cey dell’ultimo trentennio lo (altro colpetto di genio, oserei dire), certo, ma senza di loop in Italia!). Fonti disparate che s'incastrano in un flusso febbrile e lirico, acuto e profondo, pulsante che fa bella mostra di sè in omettere di citare filiazioniTelevision (sentite Claustro- e circolare. Da intendersi come un'esperienza introspettiva e tuttavia generosa, perché liberatoria e so- Journey To The Sun, Amplifying Umbras, The Gathering), Sonic phobic) e solleticare il ventre molle del post punk (You prattutto libera di scegliersi modi, forme e schema. Messenger è più di un seguito ben fatto: sposta i paletti Sleep By My Side). E' uno dei pregi principali di Lili, sacerdotessa del guitar shippinghead.(7.5/10) del genere verso nuove dimensioni e tenta un approccio Una dimostrazione di freschezza che fa ben sperare per Stefano Solventi personale nel rivitalizzare il kraut tanto in voga ultima- la causa del buon indie pop-rock italiano.(6.7/10) mente. Nella kosmische infatti, Expo '70 è un classico Stefano Solventi con tanto di podio assicurato.(7.5/10) Stefano Pifferi Fursaxa - Mycorrhizae Realm (ATP Eva Mon Amour - La doccia non è su canovacci blues bilanciati tra gli ultimi Afterhours Recordings, Marzo 2010) gratis (29 Records, Gennaio 2010) e degli White Stripes meno aggressivi quando il tiro Fabrizio Savino - Metropolitan Ge n e r e : f r e e f o l k Ge n e r e : indie r o c k due chitarre-batteria è vitaminico, mentre se gli animi si Prints (Alfa Music, Febbraio 2010) Tara Burke non poteva che ritornare in mezzo a noi co- Quanti rischi si prendono gli Eva Mon Amour. Un se- placano ci si muove da qualche parte tra Iron & Wine, Ge n e r e : j a z z muni mortali, dopo il viaggio allucinato di Kobold Moon. condo disco a poco più di un anno da un esordio, Senza Devendra Banhart e Conor Oberst, ma con accenti Esordio come leader per Fabrizio Savino, chitarrista pu- Non c’erano altre alternative perché le conseguenze lo- niente addosso, che portava qualche buona intuizione pop, talora in scheggiature di banjo (la bella title-track), gliese neanche trentenne. Il cui primo merito è aver alle- giche di quel lavoro giocavano tutte con l’abisso. Quello sul lastrico scivoloso di quello che di solito viene defi- dai risvolti decisamente trasversali e piacevoli. Si ascolti stito un quintetto dalla rara efficacia, sempre funzionale che mentre lo guardi, ricambia e si rovescia dentro di nito con una punta di disprezzo Rock Italiano, il tutto a tal proposito Il giorno dopo: puro folk-pop, ma ripassato anzi organico al progetto che muove le otto tracce di te, nel profondo. Ma Tara è donna che all’occorrenza sa dopo un cambio di ragione sociale, line-up e direzione Ettore Giuradei e De Gregori: la canzone che Cesa- questo Metropolitan Prints. Una scaletta che oscilla tenere i piedi per terra, evitando di isolarsi in un riti- sonora per quelli che un tempo furono i Cappello A re Cremonini non è ancora riuscito a scrivere.(7.2/10) con azzardo calcolato - merito numero due - tra post- ro maledetto e cimentandosi con il Valerie Project in Cilindro e il loro promettente folk cantautorale. Luca Barachetti bop e fusion passando per un latin tinge screziato di esercizi di simbiosi, sfumature ed empatie artistiche. Eppure La doccia non è gratis rigioca quelle intuizioni vaghe inquietudini, rendendo così l'ascolto una sorta di Il suo nuovo album, quindi, si allontana a lunghe falcate su referenze precise, in potenza oppressive, uscendone Expo'70 - Sonic Messenger (Beta transito impressionista tra gli scenari affascinanti e alieni dalle lunari panoramiche di Kobold Moon, per presen- invece vivo e tanto promettente quanto lo erano i roma- Lactam Ring, Gennaio 2010) dei grandi agglomerati urbani. tarsi come parto integrato d’insieme e lavoro di una pro- ni prima della trasfigurazione. Gli Eva salvano la barca e Ge n e r e : k r a u t d r o n i n g Se nell'iniziale John Street - dedicata all'adorato John fessionista vera e propria. Da qui la scelta di mettere da la rimettono in rotta grazie alle liriche di Emanuele Co- Si espande l’universo Expo'70. Per l'ennesimo dilatatis- Scofield - la chitarra di Savino esalta la propria pun- parte il quattro tracce e la registrazione domestica, in fa- landrea («mi accorgerò che l'amore non fa rima soltanto simo trip space-rock, Justin Wright, deus ex machina del tigliosa morbidezza nella combinazione alchemica col vore di uno studio di registrazione e l'aiuto chiesto ad un con amore ma pure con albergo a ore»), che racconta la progetto, prende con sé Matt Hill (basso, acustica, synth), sax di Raffaele Casarano e la tromba di Luca Aquino, paio di sodali spiriti affini.Mycorrhizae Realm vede quindi vita della solita precarietà lavorativa e sentimentale dei David Williams (percussioni, gong) e Jam (percussioni e è con la fusion prima ipnotizzata trip-hop di Gallerie e la luce agli Hexham Head di Greg Weeks, che si trova a trentenni metropolitani non spendendo né una parola guida spirituale) allargando a dismisura il proprio uni- poi in fregola funk di Seven Town che il corredo ritmico- gestire produzione e scelte di arrangiamento, con l’aiuto di più né una di meno, e aggiungendoci sì ironia e disin- verso. Più che una svolta stilistica - referente principale armonico diventa rampa di lancio per assolo dalla sobria fondamentale di Helena Espvall e Mary Lattimore. canto, ma anche sofferenza immalinconita, con risultati è sempre quel kosmische sound da buco nero - è l’inte- intensità sullo sfondo di perturbazioni elettroniche che In pratica il meglio del nuovo suono di Philadelphia, che realistici, più etologici che sociologici. E il songwriting sta razione di un quartetto di musicisti (seppur in modalità funzionano un po' come quinte emotive. interviene sulle canzoni di Tara, aggiungendo e togliendo

54 55 highlight curriculum di Alessandro Gabini parla per lui, anche roni al laser ‘80 (Runaway), i quaranta minuti di questo quando si tratta di dare una chiave di lettura a un esordio bianchissimo soulman sono un giusto compromesso tra Luciano Margorani/Umberto Fiori - Sotto gli occhi di tutti (Nota, discografico come questo, parte integrante di un percor- salotto e hall del club. Ottobre 2009) so evidentemente personale e slegato dall'attualità. Confortato dalla presenza della vocalist Clara Hill in Ge n e r e : pseudocanzoni Pavement, Pixies, grunge, Bugo e un elettro minimale The Better Life e in The Scent Of Hay, il suono dell’uomo Componente storico degli Stormy Six e oggi poeta l'uno, chitarrista elettroacustico con peregrinazioni le principali attrattive di Cane, per un lo-fi intimista che potrebbe piacere sia ai quarantenni ex mod, sia ai fan tra rock sperimentale (i La 1919) e avant l'altro, Umberto Fiori e Luciano Margorani si incontrano ha tutti i pregi e i difetti del caso. Tra i primi l'immedia- dei Men At Work più soul. Un Georg von den Bussche per la seconda volta in Sotto gli occhi di tutti, seguito di quello Pseudo- tezza dell'opera seminale e individualista, tra i secondi (vero nome dell'artista) che sorprende e che riporta canzoni che due anni fa seppur uscito solo a nome Margorani già li vedeva il disperdersi in mille rivoli di una creatività che genera quel savoir faire di certe produzioni vintage concentrate incrociare versi e sei corde. pop sghembo di buon intuito ma anche momenti incon- sull’anima, che oggi in parte ritornano nei punti più felici Proprio nel titolo del loro primo incontro troviamo quella che probabil- sistenti. (6.5/10) dei Verve o nel recupero del funk da parte dei Sa-Ra mente è la chiave migliore per comprendere ciò che i due fanno insieme: su Fabrizio Zampighi e della cricca now-hop. 8 anni dopo il primo vinile, ben- composizioni prevalentemente all'elettrica di Margorani (e degli altri Stormy tornato Georg!(7/10) Six) Fiori rimodula alcune sue liriche, cantandole poi col solo accompagna- Gabriel Sternberg - Like No Season Marco Braggion mento della chitarra. Il risultato è tanto distante dalla reading musicata (Fiori (Autoprodotto, Febbraio 2010) di fatto canta e Margorani non fa del mero accompagnamento) quanto dalla Ge n e r e : d r e a m f o l k Gil Scott-Heron - I'm New Here (XL, canzone vera e propria, e in particolare d'autore (versi e musica non sempre collaborano: il più delle volte Gabriel Sternberg da Milano porta a compimento la fa- Febbraio 2010) si confrontano, a volte si scontrano), che proprio nel loro carattere di pseudo-qualcosa trovano compi- tidica seconda prova lunga con Like No Season, col Ge n e r e : cantautorato b l a c k mento queste sedici composizioni. quale probabilmente raggiunge una pienezza espressiva A sessant'anni suonati e a quindici dall'ultimo album, Gil La coppia con sobrietà estrema, evitando ogni clamore sia nei versi misurati e fotografici, sia nelle musi- definitiva. Tutto un caracollare d'imbambolamenti perni- Scott-Heron si presenta con un'opera sincera e ur- che che si trattengono su un rock ambientale - ma tutt'altro che ambient - come un David Grubbs dal ciosi, di angeliche turbe in irrequieta bambagia. Roba che gente lontana anni luce dal jazzfunk/protorap che lo ha passato progressivo (quale è d'altra parte quello di Margorani) e dal presente in bilico tra accenti popolari t'incanta giusto un attimo prima di sembrarti melensa. fatto entrare nella storia (The Revolution Will Not Be Tele- e circoscritte evocazioni post-rock. Roba che graziaddio drib- vised, 1971) e dalle rotondità popsoul sposate negli anni Fiori descrive paesaggi urbani, spesso periferici, nella loro bellezza minimale e improvvisa (ricorre spesso bla certe strane fatamorga- Ottanta con pezzi come la bellissima Legend In His Own l'immagine delle larghe facciate delle case illuminate da un raggio di sole) e dentro di essi ambienta fram- ne new age in virtù di una Mind. Torna allo spoken con cui aveva cominciato, ma al menti di rapporti umani dove le parole sono origine e causa di incontri e conflitti. E giusto sulla riflessione ineffabile leggerezza. posto della rabbia giovane c'è la consapevolezza saggia e intorno alle parole e al loro senso sociale, oltre che su un atto di sopravvivenza poetica che invece di Fili narrativi arrotolati come rassegnata di chi ne ha passate tante. rifiutare la città ne scorge l'anima («ho visto due case, / alte sul cavalcavia / sorridere nude.»), pare ver- zucchero filato radioattivo, Scarno nei suoni, spelacchiato - ma orgoglioso - nella tere l'intero discorso dell'opera e la sua (forte) impronta suggestiva: «Ogni nome ha ragione, / ed ogni trepida malsana dolcezza voce come nell'aspetto, apre con Robert Johnson (Me cosa sta / in pace / nel suo nome. / Soltanto il mio / suona come un allarme / nell'altra stanza, / come un tra scenografie lattiginose. and the Devil, col presenzialista Damon Albarn alle ta- rimprovero». Melodie cuginastre del Da- stiere) e prosegue un viaggio austero e umanissimo a Una terza via con intento lucidamente contaminatorio alla rigida contrapposizione tra poesia e canzo- vid Sylvian più affabile, però anche vagamente lenno- suon di chitarre acustiche e scenari elettronici che guar- ne.(7.4/10) niane, vagamente linkousiane, vagamente elliottsmithiane dano al trip-hop, produzione del boss XL Richard Rus- Luca Barachetti (sentitevi All I Can See Is You). Questo trentenne è - se sell. E' nella veste più cantautoriale che Gil eccelle, vedi volete - un enigma che cammina senza toccare terra. Un la title-track, non a caso un pezzo di Bill Callahan del po' come l'etichetta tedesca Klang:hAUS per la quale 2005, vedi il jazz bluesfumoso di I'll Take On You, pezzo esce, della quale non si conosce sito internet, indirizzo, classico di Brook Benton già fatto suo da uno dei Mark esattamente quello che uno si aspetterebbe. en nella fiabesca filigrana di Well of Tuhala. numero di telefono, niente.(6.9/10) Lanegan più belli di sempre. Ma anche l'urban-gospel di Ne viene fuori il più easy listening, nonché il più hi-fi, dei Un disco di mestiere, il primo in questo senso, da par- Stefano Solventi New York Is Killing Me non scherza. dischi di Fursaxa, quello che più facilmente si lascia sco- te di una che fino ad ora aveva lavorato soprattutto di Meno di mezz'ora per una prova asciutta asciutta il cui prire nelle sue forme e nelle sue intenzioni. E’ un parzia- visione e ispirazione. Probabilmente l’unico parto possi- Georg Levin - Everything Must scopo principale è dire che Gil c'è ancora, leone spe- le ritorno alle foreste nere di Amulet, Lepidoptera e bile dopo un capolavoro nero come Kobold Moon. A Change (BBE, Febbraio 2010) lacchiato ed eroico, tra stanchezza, rendita e sprazzi di Alone In The Dark Wood, ma con la consapevolezza conti fatti solo a Nico riuscì di ripetersi a quei livelli, per Ge n e r e : a d u l t o r i e n t e d s o u l magia.(6.4/10) smaliziata dell’esperta di settore. E stavolta, dove non due volte di seguito. Quei livelli si chiamavano Marble Sui sentieri di un novello contaminato con Gabriele Marino arriva l’ispirazione, arriva l’arpa della Espvall, in grado Index e Desertshore.(7.2/10) il sentire tedesco che gli deriva dalle comparsate su !K7, come sempre di regalare un senso mitico di leggerez- Antonello Comunale Jazzanova e affini, ecco il nuovo disco del berlinese Levin. Glorytellers - Atone (Southern za e sospensione. Si avverte quindi il peso delle passate Un album fatto apposta per chi nostalgicamente bazzica Records, Marzo 2010) esperienze in Tau Emerald e Anahita nei madrigali Gaben - Cane (Benka, Marzo 2010) sui divani chill viennesi di Kruder e Dorfmeister ma non Ge n e r e : f o l k più tipici della Nostra, come Celosia e Charlote, mentre le Ge n e r e : indie disdegna una certa passione per la melodia distillata dal Dovessimo stilare una classifica di merito tra i progetti forme arcaiche della musica medievale, con l’integrazio- Collaboratore dei Giuliodorme e di Violante Pla- vocalismo in falsetto che ricorda inevitabilmente Prince extra-Karate di Geoff Farina, metteremmo probabil- ne dell’arpa, arrivano a far collidere Fursaxa con Colle- cido, videomaker, disegnatore, artista multimediale. Il (Time To Reenact) o il funk soul rimpolpato con i tastie- mente i nostri Ardecore in cima alla lista. Un esperien-

56 57 za musicale, quella della formazione romana, che ha il Pecheur Aveugle. Una visione d'insieme caleidoscopica Hadouken! - For the Masses nio come le chitarre in I Miss You (il post-Antics che non pregio di porre limiti precisi allo sperimentalismo innato che altro non è se non un reinterpretare sé stessi in un (Surface Noise, Gennaio 2010) serve più) o il coro in Out There (decadenza Coldplay del chitarrista americano suggerendo al tempo stesso continuo gioco di maschere. Ge n e r e : n u HC&r a v e mescolata Kings Of Leon) e via di questo passo. La carica una sintesi profonda e toccante tra musica popolare e Dietro al mixer lo Scott Mercado polistrumentista Secondo album di un quintetto inglese appena uscito c'è ma manca tutto il resto. Solo per tardoadolescenti rock ibrido. nei Black Heart Procession, chiamato qui a recitare dalla teenage ma che spara musica per le masse teenage. emo.(5/10) Non si può certo dire che i qui presenti Glorytellers il ruolo di produttore rispettoso, attento, ma tutt'altro Affidano la produzione al trio olandeseNoisia , act pian- Marco Braggion posseggano le stesse virtù della band italiana, visto che che remissivo, come dimostra anche il Morricone ai tato nel d'n'b, gente che ne sa (a rischio di esordire per il country-folk entro cui si muovono non è né innovati- confini con la chanson francese di Amour. Un compito l'etichetta dei Mayhem, un Fabric alle spalle, collaborazio- Har Mar Superstar - Dark Touches vo né particolarmente memorabile: revivalismo in stile che il musicista di San Diego porta a termine garantendo ni con pezzi grossi come Roby Williams, Moby e Pro- (Dilettante, Ottobre 2009) Kings Of Convenience / Pete Molinari / Bob Dy- al materiale solidità, ricchezza di toni e quell'aura folk digy), e tirano fuori un lavoro d'impatto, con un suono Ge n e r e : h i t -p o p & HH s p o o f lan lontano da ogni forma di stravolgimento stilistico. aristocratica tipica della band di Pall Jenkins e Tobias Na- che spacca, inserendosi il quel calderone nu che mischia Sean Tillman a vederlo sembra uscito da Porky's. Wikipe- Inevitabile, del resto, per un gruppo che sembra più inte- thaniel. estremismi che risalgono al punk e nuove forme della dia lo inquadra bene suggerendo che l'uomo is a charac- ressato al recupero integrale dei dettami del blues rurale E' un disco importante Super 8. Come poteva esserlo dance (si sente forte l'eredità, di nuovo, dei Prodigy). ter who bears several physical and behavioral similarities to (Softly As She Sings) e di certe cadenze acustiche jazzate un Bryter Layter per Nick Drake. Un'opera in cui Tra schitarrate, effetti elettronici e un muro di trapani porn star Ron Jeremy: scarmigliato e scapigliato, panza de (Omni Stars), piuttosto che si scorge futuro prossimo e passato, in cui convivono catramosi come li sentiamo nel fidget di gente nostra- fori, sul palco sempre e solo con i soli slip, pose comun- a una rivisitazione vera e adolescenza e maturità, in cui si intrecciano immagina- na che ha insegnato molto come Crookers e Bloody que esagerate. Tillman ha cominciato facendo casino con propria del linguaggio. rio classico del gruppo e voglia di spingersi oltre. Come Beetroots. Ovviamente, dici inglesi, dici nu, dici grime. le solite garage band di base, è passato all'indierock/po- All'opera citazionista si ri- conferma anche il DVD del film Neera allegato al CD, Tanto nella musica che nel rappato, la cadenza è quella, il werpop degli Sean Na Na per avere poi la folgorazione chiederebbe allora almeno ennesimo omaggio al potere salvifico della creatività in timbro - inevitabilmente - è - e il biglietto per la notorietà - reinventandosi come un po' di intensità: Atone, un cinema che si fa pittura, musica, approccio artigianale, bianco. Har Mar Superstar, parodia della musica americana da invece, dopo aver sterzato simbolismo, oltre che giustificazione e carburante di un Come capita avendo per classifica e quindi pop, dance, nu-black e hip hop. ancor più verso la tradi- immaginario meravigliosamente surreale.(7.8/10) le mani certe cose brutte Dicevamo notorietà: con questo moniker Tillman è di- zione rispetto all'omonimo Fabrizio Zampighi ma brutte davvero, si veda ventato personaggio televisivo, testimonial di una vodka, esordio, finisce per mostrare una leggerezza incapace al capitolo Dizzee Rascal, Rock And Roll Man del 2004 per il NME, ha fatto compar- di guadagnarsi più di una pacca sulle spalle per qualche Groove Armada - Black Light (Om c'è un fascino masochista sate in diverse commedie USA e ha aperto concerti per buona melodia e una solida perfezione formale.(6.6/10) Records, Marzo 2010) irresistibile che ti spinge a Tenacius D (evvabbè), Strokes, Incubus, Yeah Yeah Fabrizio Zampighi Ge n e r e : e l e c t r o w a v e p o p riascoltare pezzi appiccico- Yeahs e Red Hot Chili Peppers. Su questo quarto Sesto album per il duo inglese. Dopo il buon Soundboy si come M.A.D.. Bene allora quando inseguono le loro album, dopo un un The Handler (2004) col feat di Karen Grimoon - Super 8 (Macaco Rock i ragazzi cambiano sonorità e puntano, come richie- influenze più scure e pesanti, molto peggio quando ten- O e che aveva diviso la critica - come si dice - ricevendo Records, Marzo 2010) dono i tempi, a uno zeitgeist electrowave marcato Ot- tano la strada di un dancefloor più leggero e sparano anche voti mitologici come l'1.9 di Pitch, Har Mar ospita Ge n e r e : c h a n s o n , f o l k tanta e filtrato pop. Qualche fan storcerà il naso, eppure alte tastierazze synth-pop, voci femminili che echeggia- Adam Green e Inara George, figlia del Lowell già con Un classicismo quasi spiazzante. Un grandangolo che in- la svolta si avvale di featuring interessanti: azzeccate le no il gothic e - soprattutto - anche loro finiscono col Zappa e poi leader dei Little Feat. quadra i vapori folk impalpabili partoriti da La Lanterne voci di Nick Littlemore degli Empire of the Sun (Look macchiarsi del peccato più grave: l'autotune. Nonostante Il focus è sempre quello, in grande spolvero un falsetto Magique - principale referente/precedente di questo Su- Me In The Eye Sister), Brian Ferry (ottimo il downtem- tutto però, il tutto funziona. che sembra strizzare l'occhio al Justin Timberlake che per 8 - filtrandoli attraverso la lente distorcente di una po intimista in Shameless) e della wonder woman Saint NME, prevedibile come Paolo Bonolis, dopo avergli spa- si strizza il pacco, e un disco che scorre, volgarità tenute coralità orchestrale inedita. Col cambio di prospettiva in Saviour. rato otto li picca con un tre. Noi ci assestiamo, generosi, sotto freno (in questo Sean molto meno estremista di atto, i chiaroscuri onirici tipici della formazione veneta Più che Roxy Music, è un condensato delle ultime rivi- anche per l'effetto sorpresa sul(6.3/10) un Jon Lajolie o dei Lonely Island), con i pezzi migliori si ritrovano nell'alveo di una musicalità cinematografica sitazioni di Bat For Lashes (I Won’t Kneel, singolo già Gabriele Marino in cui la parodia si sente sì ma non sbraca, mantenendo a cui viene lasciata carta bianca. In uno scambio conti- remixato dai nostri paladini italo Bloody Beetroots) una godibilità intrinseca, e sono quelli dove tiene basse nuo tra appagamento strumentale e melodia che vive mescolate con un sentire New Order (citati plateal- Hana B - Ruins' Hotel (Summer le battute e mostra tutta la sua capacità di modulare di fondali di archi, trombe, fisarmoniche, banjo, tastiere. mente in Warsaw) che non guasta e, anzi, apre nuove Dawn, Marzo 2010) affusolato la voce. Dal discofunky - elegante - di Sunshine Equilibrio dinamico che invece di circoscrivere amplia, prospettive per la premiata ditta di Andy Cato e Tom Ge n e r e : e m u l indie r o c k a una Tall Boy scritta per Britney Spears e inopinata- invece di mirare a un qui ed ora distrattamente ricono- Findlay. Dal trip-hop alla disco, dalla balearica loungey Giunge al secondo album la band piemontese, vincitrice mente rifiutata.(6.4/10) scibile privilegia vie di fuga da interpretare, compilare, agli anni 80 più luccicanti che mai. del MEI 2006 come miglior nuova proposta, rifugiatasi Gabriele Marino immaginare. Procedendo per fotogrammi, per accumulo Un salto nel buio pieno di rischi che convince e che a registrare le nuove canzoni a Londra. Eppure non ba- di sensazioni. Tanto che ci vuole qualche passaggio per aggiunge un’autorialità a una discografia fin qui troppo stano produttori e arrangiatori di tutto rispetto (James Heike Has The Giggles - Sh! (Kitano, far sedimentare a dovere il materiale, che si tratti di una eterogenea e derivativa. In pole position con i Gus Gus, Laughrey e Davide Rossi), Ruins' Hotel è una fotocopia Febbraio 2010) Le Bal Des Ombres in bilico tra Oriente e folk apocalitti- l’Armada ha fatto il grande salto. Love ‘em or hate ‘em, di Interpol e Editors, ristagno simil-indie-pop compre- Ge n e r e : n e w w a v e /p o s t p u n k co o dell'iniziale Orfeo - unico brano cantato in italiano you, faceless poppers.(7.2/10) so nella formula. Semplicità nelle geometrie, freschezza dei vent'anni e -, del mantra in odore di psichedelia della conclusiva Je Marco Braggion Melanconie Radiohead periodo The Bends (Ruins' Ho- una voce che ricorda una P. J. Harvey sotto anfetami- Me Tranforme o del Leonard Cohen di La Ballade Du tel), plagi più o meno celati dell’indie rock di fine millen- na. Pochi elementi che fanno del post-punk/new wave

58 59 targato Heike Has The Giggles una proposta di ge- Joan of Arc - Don’t Mind Control Reed e Nick Cave, ma soprattutto tanta ironia ai con- occasione dell’uscita del nuovo disco, pubblica una di- nere piuttosto interessante e del gruppo una promessa (Polyvinyl Records, Gennaio 2010) fini dell’autoparodia da far piuttosto pensare anche alla chiarazione dell’artista a corredo della press release, con dell'underground di casa nostra. I segnali in questo senso Ge n e r e : p o s t -indie wave inglese ’80 di marca Fall e affini, si ascoltino a metà tanto di virgolettato. Jonas spiega, Jonas fa, Jonas c’è. Pec- ci sono tutti, a cominciare da una serie infinita di con- Una ne pensa e cento ne fa, Tim Kinsella, che com- disco certe derive vocali e sonore che sembrano prese cato che sembri proprio che Jonas Reinhardt non esi- certi come supporto di artisti di punta - tra i tanti, Tri- batte la routine escogitando continue bizzarrie per la da un qualsiasi estratto di Mark Smith e soci. sta in senso fisico, tangibile e umano. Quanto piuttosto cky, Wombats, Futurheads, Glasvegas, Afterhours, disperazione e la gioia di detrattori e fan. Questo en- Suono americano e cuore inglese allora, e viceversa, come astratto moniker dietro cui si celano Jesse Reiner senza dimenticare la partecipazione allo Sziget Festival nesimo disco è in realtà una compilation - in edizione intercambiabili nel corso dell’intero Harum Scarum, ( / Vocals), Phil Manley (Guitar / Vocals), Die- del 2008 -, passando per una struttura promozionale di rigorosamente limitata, s’intende… - con diciotto brani sorta di bizzaro mantra scaramantico. Divertimento assi- go Gonzalez (Bass) e Damon Palermo (Drums). Cioè fascia alta (Estragon Booking / Promorama), fino ad arri- d’altrettanti autori accomunati dalla militanza o dalle col- curato allora e insieme un lato decadente e sottilmente una band vera e propria e non un artista solista origina- vare a un esordio discografico - il qui presente Sh! - che laborazioni con i suoi Joan of Arc. Logico perciò atten- malato da non sottovalutare, per un esordio piuttosto rio di . è già un piccolo caso. dersi esiti altalenanti (purtroppo livellati verso il basso) interessante.(7.1/10) Phil Manley lo conosciamo per i trascorsi in Trans Am Del resto la formula del trio romagnolo ha il non tra- e atmosfere che mutano Teresa Greco e Oneida, mentre Jesse Reiner è attivo anche nei Cri- scurabile pregio di ammiccare senza ritrovarsi impanta- repentine. Quel che non me in Choir. Ecco che il mistero lentamente si dissolve. nata nei vicoli ciechi di chi scopiazza Talking Heads e ti aspetti è uno spirito per John Zorn/Mycale - Mycale: The Il secondo parto di Jonas quindi si presenta come un al- compagnia. Innervando invece il punk-funk di base con la prima volta autocompia- Book of Angels Volume 13 (Tzadik, tro tour de force krautrock, nella maniera più reazionaria, un'attitudine garage che ricorda i migliori Hives e ac- ciuto davanti agli amichet- Gennaio 2010) passatista e retrò possibile. Di nuovo, rispetto all’esor- cresce l'efficacia di una musica che non lascia un attimo ti invitati al festino, che lo Ge n e r e : w o r l d / a c a p p e l l a dio, c’è l’apporto di strumenti analogici veri e propri, che di respiro.(7/10) osservano da solo (in una Masada è sempre stato un laboratorio e il secondo vo- si uniscono alle tracce elettroniche comunque imperanti Fabrizio Zampighi passabile Roots Dug Into Du- lume del canzoniere - il Book of Angels - non ha fatto che nel missaggio finale, per un disco che va ascoltato come nes = Landslide per chitarra accentuare proprio il versante sperimentale ed esplora- se fosse un unico mammuth tedesco, ritrovato da un Hot Rats - (G&D, Dicembre d’atmosfera e disturbi) e con i concittadini Euphone tivo del progetto. Zorn le sta provando tutte insomma e collezionista di vinili d’antan. Quello che manca a Jonas 2009) (Friend In Common: convincente emo dal passo motorik). arriva adesso a una soluzione che, per quello che ricor- Reinhardt, rispetto ai corrieri cosmici contemporanei, è Ge n e r e : g a r a g e Figurarsi se, nel frattempo, fratello non è sceso in diamo, aveva ancora lasciato intentata: l'a cappella. la capacità di giocare con il passato per dire qualcosa sul Power-trio che fioccano come neve negli ultimi tempi. giardino a meditare (vale comunque tutto il suo ultimo Le Mycale (il nome è quello del monte della Turchia presente. Qui troviamo e Danny Goffey dei Su- LP, No More No Where) e subito dopo inizia il quiz su chi sul quale si combattè una delle battaglie chiave della re- Daniel Lopatin citando i synth più giurassici e kitch degli pergrass sotto l'egida Hot Rats (cosa c'entra Zappa? si nasconde dietro quelle sigle sconosciute. Chi se ne sistenza greca contro i persiani) sono un quartetto vo- anni ’80 riesce a sintonizzarsi con l’aria dei tempi, con Niente) alle prese con un disco che è una (parziale) car- frega, se il risultato irrita (le pippe elettroniche di Uwar cale creato ad hoc, composto da quattro cantanti con l’umore contemporaneo per il revival post-moderno. ta d'identità di quel che è stato fino ad oggi il percorso e White/Light) ed è sfocato (manovali del post-rock, carriere già avviate (e che hanno già incrociato la strada Jonas invece suona vecchio e basta. Brani come Atomic del gruppo di . Chi sia il terzo della con- unitevi!); se una mediocrità che di aureo ha solo la plac- di Zorn in passato): Ayelet Bomb Living e Only You Can Acheive Nitrogen, faranno sicu- grega non è dato sapere, ma le dodici riletture in chiave ca avvolge il resto della scaletta e quasi offusca i bravi Rose Gottlieb (israelia- ramente la felicità dei vecchi ammiratori di Cluster e garage di classici non famosissimi sparsi su quarant'anni Birdshow, Pillars And Tongues e The Zoo Wheel. na), Sofia Rei Koutsovitis Harmonia, ma nel 2010, nonostante il continuo scavare di storia del rock'n'roll vengono prodotti da Nigel Go- Qualcuno somministri del bromuro a Tim, prima che sia (argentina), Malika Zarra nel passato, lasciano il tempo che trovano e tutto suona drich come dio comanda - ovvero con tanto chiasso troppo tardi.(5.8/10) (franco-marocchina) e Bas- noioso e fine a se stesso.(6/10) ed energia - ed è forse lui il terzo coinvolto, di certo è Giancarlo Turra ya Schecter (l'unica a esse- Antonello Comunale il nome che serve a dare quel tanto di più di hype ad un re newyorkese di nascita e progetto dal senso un po' misterioso. Joe Gideon & The Shark - Harum non solo d'adozione). La nuova Raccomandata con Eppure Coombes e Goffey ripropongono con la giusta Scarum (Bronzerat, Gennaio 2010) Nessun estremismo gala- ricevuta di ritorno - Il pittore dose di personalità brani di Velvet Underground, Kin- Ge n e r e : t a l k i n g b l u e s , r o c k w a v e siano, voci pulite e controllatissime (anche nel virtuosi- volante (AMS Vinyl magic, Febbraio ks, Roxy Music, Syd Barrett, Elvis Costello, Cure, Joe Gideon e la sorella Viva, batterista, un richiamo a smo), tra slanci solistici ma soprattutto contrappunti che 2010) David Bowie, Sex Pistols e Squeeze distanziandosi memorie di marca White Stripes ma non solo. Duo pescano tanto dal folklore quanto dal jazz, connotando le Ge n e r e : n e w p r o g r e s s i v e dagli originali quando è il caso (Fight For Your Right dei inglese, entrambi veterani, li si è già incontrati infatti nei composizioni di JZ con sfumature che vanno dall'Arabia Ritorna dopo 36 anni la Raccomandata Con Rice- Beastie Boys rivoltata come un calzino e candita da Bikini Atoll, formazione fine anni ’90 di estrazione rock all'Irlanda. Testi poliglotti (come in un moderno esperan- vuta Di Ritorno, storica formazione prog italiana dei cori aciduli) o sottolineandone alcuni aspetti caratte- noise, due album su Bella Union alle spalle e una col- to fatto di ebraico, yiddish, ladino, francese e arabo) presi '70, artefice dell’album Per ...un mondo di cristallo, riali (una Crystal Ship dei Doors ulteriormente furiosa). laborazione con Steve Albini per la registrazione del dal poeta persiano Rumi e dalla Bibbia, ma anche da Pes- pubblicato nel 1972 dalla Fonit Cetra. La band ebbe vita Il tutto è piuttosto divertente e vitaminico (Damaged secondo. soa. Si poteva rischiare di più, ma interessante.(7/10) breve ma lasciò una traccia significativa in quel panora- Goods dei Gang Of Four), ma anche parecchio inutile, Li ritroviamo ora come Joe Gideon & The Shark: an- Gabriele Marino ma, con un album tra prog, canzone popolare e jazz. soprattutto in tempi di playlist su iTunes.(6.3/10) cora scarno rock blues urbano elettrificato, di derivazio- Oggi, per volontà del cantante Luciano Regoli, affer- Luca Barachetti ne prettamente USA, Lou Reed, Velvet Underground, Jonas Reinhardt - Powers of mato pittore, la formazione si ricostituisce, con alcuni Televison, ma anche un lato più blues dei Audition (Kranky, Marzo 2010) membri storici della RRR (Nanni Civitenga, Roberto citati White Stripes, e un lato maledetto di ascendenza Ge n e r e : k r a u t r o c k Gardini, Walter Martino) e con tra gli altri Claudio Simo- Birthday Party e PJ Harvey. Talking strascicato tra Non è molto chiaro chi sia Jonas Reinhardt. Kranky, in netti (Goblin), Lino Vairetti (Osanna), Nicola Di Staso

60 61 highlight non poco dall'altro rende il tutto piuttosto difensivo poi- stano l’accorata delicatezza di Dream Teacher, gli impasti ché prevedibile. vocali simil-soul sparsi qui e là, l’esotismo di frontiera Picastro - Become Secret (Monotreme, Febbraio 2010) Certo, la mano dei quattro si sente eccome, sia quando di Auckland CBD per raggiungere l’intensità necessaria Ge n e r e : s l o w -s o n g w r i t i n g distillano il suono Morr con sfrigolii di kraut moderniz- per considerare Chant Master alla stregua degli episodi I Picastro hanno sempre abitato un’intersezione, quella tra il Canada sinfonico del post-rock e le varie zato e le solite infiltrazioni glitch (in verità ora più di migliori di un John Vanderslice o di certi Death Cab desinenze slow- (sad-, sleep-…). Una spartizione vissuta tra le orchestrazioni degli strumenti (il piano, il contorno che in passato, come nel singolo Remember), For Cutie. violoncello di Nick Storring, almeno da Whore Luck, e il set classicamente rock) e le corde vocali di Liz sia quando piantano semi di trip-hop siderale su alge- Fallendo in parte proprio dove i suddetti riescono e cioè Hysen - voce Cat Power-iana e principale mente autoriale della band - insieme agli arrangiamenti, alle brismi dall'alta caratura emotiva (Future Tense). Però nel nel dispiegare il potenziale di certo artigianato pop, di cui scale minori, ai contrappunti che accompagnano il mood. complesso l'aria che si respira è del classico ripetuto James sembra da subito dotato, frenato da suoni gom- Become Secret vive negli stessi territori; eppure è un disco da segnalare, cosa, nel genere, già di per sé con un bel po' di mestiere: non brutto, ma estremamen- mosi e cali di intensità che mettono la sordina a melodie interessante. È potenzialmente il picco di una carriera e uno dei momenti te calligrafico. Anche perché scandendo la track-list non che rimbalzano amabili per tutta la scaletta. E’ che I pezzi più alti di un modo di fare musica. Non sposta niente, cioè non prosegue un manca proprio niente: la manualistica glitch e i synth di Chant Master rimangono farfalle che sono ancora discorso verso altre lande, ma fa arretrare ciò che è stato fatto prima. Ha un a delineare il tracciato di pulsanti cuori analogici nella un po’ crisalidi. Esattamente come la scrittura di Milne, a tale equilibrio di composizione, arrangiamento, da essere in grado di diven- title-track, il dovuto ringraziamento al Brian Eno sinte- cui mancano ancora quei lampi di genio che potrebbero tare classico quasi istantaneo. ticamente pop nella “ruvida” (virgolette d'obbligo) Move renderlo autore di razza. Toccherà attendere.(6.5/10) La sensazione di desolazione, di triste rassegnazione, non raggiunge mai stor- On, il prestito Stereolab di That Day e la chiusa uterina Giampaolo Cristofaro piature patetiche. Esemplare il contrappuntarsi tra i vari strumenti, piano e di Out There con l'ex Yellow Magic Orchestra Yukihiro cello su tutti, nell’episodio strumentale di A Dune A Doom. Oppure la spendi- Takahashi come ospite. Le Forbici di Manitù - L'isola bilità senza età né collocazione di Spilt Head, con un riff figlio di Chan Mar- E di questo passo alla fine il problema non è tanto di na- (Snowdonia, Febbraio 2010) shall, e l’eccezionale efficacia creativa dell’accenno di balbuzie con cui iniziano i primi due versi. La ricerca tura estetica, ma storica e autoreferenziale. Our Inven- Ge n e r e : w a v e d a r k di un esito (lo stesso in tutta la carriera dei Picastro) non causa, in nessuno dei nove episodi dell’album, tions trova un senso preciso se ascoltato traversando L'isola è un racconto di Alda Teodorani, delirio noir sul astigmatismo locale, la miopia di un piccolo mondo limitato. l'underground di una capitale europea o esplorandone lato mortifero del rapporto a due, il sentimento come Become Secret, grazie alla maturità dei tempi, della distanza accumulata dall’apice del genere, porta lo un asettico ed ultramoderno centro commerciale di pe- un sarcofago che ti si chiude attorno, la follia come unica, slow-core su un livello diverso, come un po’ i Rachel's fecero (tentarono di fare?) con il post rock: si riferia. Proprio come dieci anni fa. Ma allora erano cose tragica, impraticabile via di fuga. L'isola sono anche i di- gira attorno a un nucleo, stilistico, ma anche emozionale, o emotivo (mood, ancora una volta, sarebbe il nuove, affascinanti e capaci di forti suggestioni. Oggi che segni di Emanuela Biancuzzi, il cui grottesco fumettistico termine giusto), e però di fatto si fa altro. Si fanno canzoni, punto. Si produce un cantautorato e un con- invece pure i non-luoghi sono diventati casa nostra an- dissimula il senso d'angoscia ai limiti del claustrofobico, trollo assoluto dei mezzi con cui lo si persegue, auto-destinandosi a travalicare i generi, se ancora non lo che grazie a canzoni (belle) come queste, tutto risulta spacciando crudeltà e sberleffo come fossero una mo- si fosse capito.(7.5/10) come riepilogato, ribadito, purtroppo un po' inutilmen- neta sola. Infine, L'isola è il disco firmato da Le - For Gaspare Caliri te.(6.4/10) bici di Manitù, più che un Luca Barachetti commento sonoro un vero e proprio compendio alla Lawrence Arabia - Chant Master vicenda, non solo perché (Lybra) e Carl Verheyen (Supertramp). Il Pittore globale - leggasi alla voce indietronica tedesca: in pratica (Bella Union, Febbraio 2010) le parti narrate dalla stes- volante è un concept e nasce come sintesi delle espe- onnipresente durante gli anni zero - si eclissano sparen- Ge n e r e : In d i e Po p sa Teodorani sono vere e rienze di Regoli, riflettendo i canoni della storica forma- do (quasi) del tutto. Così per i Notwist, e così per i Lawrence Arabia è l’ennesimo moniker dietro la cui proprie aggiunte al testo, zione: troviamo quindi alla base una ricerca sui suoni, che Lali Puna, seconda delle tre creature di Markus Acher ombra si cela una one man band. E’ il turno di James ma per il peso oserei dire aggiornano il progressive all’oggi tenendo conto della sua (l'altra sono i Tied & Tickled Trio) qui in compagnia di Milne, neozelandese classe ’81 dal curriculum musicale atmosferico delle trame storicizzazione, sempre in modo ricercato, fondendolo Christoph Bradner, Christian Heiss e della voce d'angelo di tutto rispetto. Turnista per gli Okkervil River, pro- wave-dark allestite dalla premiata ditta Baroni & Rossi, con il popular e l’onnipresente jazz e la classica. Il risul- metropolitano di Valerie Trebeljahr.; tagonista con i The Ruby Suns e Brunettes, finanche nell'occasione spalleggiati da Daniele Carretti ed Enrico tato si tiene bene e risulta affascinante. Non per tutti ma Our Inventions piacerà a Colin Greenwood, che ai produttore di colonne sonore per film e piece teatrali. Fontanelli degli Offlaga Disco Pax. si spera in una sua diffusione più ampia.(7/10) tempi di Scary World Theory (2001) citava i tedeschi Esperienze che in misura diversa, finiscono per caratte- Gravi come i più solenni CSI, irrequiete come una mi- Teresa Greco in ogni intervista, se ancora Colin Greenwood ama farsi rizzare gli anfratti sonori dei pezzi di Chant Master. schia tra Joy Division e Tuxedomoon, ostinatamente scaldare il cuore da questo tipo di elettronica sottocuta- Mr. Milne sfoggia teatralità da entertainer condita da una ambientali e talora cinematiche fino a sfiorare eccessi Lali Puna - Our Inventions (Morr nea e cautamente mistica. Perché i Lali Puna, dopo le ac- buona dose di “mestiere” da songwriter navigato, pur autoparodistici, le tredici tracce instaurano una chimica Music, Marzo 2010) corte deviazioni dreamy di Faking , tornano essendo al debutto. tutto sommato riuscita con illustrazioni e racconto. La Ge n e r e : indietronica ai primordi come già la raccolta di rarità I Thought I Ed è tutto declinare pop mutante ora in veste folk (gli commistione multimediale produce così un manufatto Strano atteggiamento quello dei gruppi-madre della Was Over That: Rare, Remixed, and B-Sides lascia- hook di I’ve Smoked Too Much) ora in vesti più canoni- prezioso, il cui acquisto può risultare persino gratifican- Morr Music. Gettano le basi ad un suono, ne sviluppano va intuire. Dunque pura indietronica, raramente acco- che dove fan capolino melodie tra Beatles e Beach te. Altro che DRM.(6.8/10) le altezze piano dopo piano curandone in primis il de- stata a strumenti suonati, sempre in bilico tra atmosfere Boys, condite da aperture sunshine pop deviate il giu- Stefano Solventi sign e la capacità di trattenere calore, e mano mano che albeggianti e amniotiche, con quel tanto di spirito pop sto come in Look Like A Fool o The Beautiful Young Crew. questo suono si istituzionalizza diffondendosi su scala che se da un lato evita l'assopimento ed anzi rivitalizza Eppure si avverte la sensazione che non basti. Non ba-

62 63 Liars - Sisterworld (Mute, Marzo Loscil - Endless Falls (Kranky, highlight 2010) Marzo 2010) Ge n e r e : r o c k Ge n e r e : a m b i e n t Riva Starr - If Live Gives You Lemons, Make Lemonade (Made To Sisterworld è un disco cupo e coerente. Appare subi- Scott Morgan è uno della “vecchia guardia” e si sente. Play, Febbraio 2010) to - già nella sovrastruttura - come un concept. Andate Nella sua musica c’è una pensosa saggezza che si avverte Ge n e r e : h o u s e su www.thesisterworld.com, sito dell’album - che, come dietro le cadenze dei brani, nei modi di gestire il missag- Già sulla cresta dell’onda per numerosi singoli, mix, serate, flyers, anticipazio- spesso negli studi di design, finisce a coincidere con il gio finale e nella capacità stessa di organizzare il suono e ni, oggi finalmente approda al disco d’esordio. Lui è uno dei personaggi più sito aziendale, per il periodo per cui quel prodotto è il suo svolgersi nel tempo. Loscil è un classico Kranky ed gossippati nel mondo dance del momento, si chiama Stefano Miele e viene il prodotto di punta: vedrete un’ambientazione di nau- è ormai trademark di qualità per una nicchia a suo modo da Napoli con un frutto sparato sulla cover del ciddì che metaforicamente fragio, di isola deserta, con i tre soli Liars ad animarla. abbastanza assortita. Eppure, nello specifico delle dina- ci ricorda l’inno dei Crookers di qualche tempo fa. Provate ad andare su liarsliarsliars.com - il vecchio sito miche più propriamente di marketing, è un artista su cui Di tamarro però, Miele c'ha poco, insiste su un fenomeno house che non è della band - e avrete accesso solo al video di Scissor (sin- l’etichetta di ormai punta poco o nulla. Troppo Napoli, o per lo meno non è assolutamente solo italo. Non è un azzardo golo anticipazione di Sisterworld): ancora una volta il impegnata a piazzare nomi nuovi, nel tentativo sempre accostarlo alle produzioni New York, passando per l’eterogeneità e il tribali- tema del naufragio, che, tocca dirlo, non è mai stato così costante di diversificare la proposta e aggiudicarsi quel smo delle visioni di Luciano e di Ricardo Villalobos. House senza confini vicino alle corde del popo- minimo di sopravvivenza. che innesta campioni dell’est (Bulgarian Chicks e il ricordo della lambada (!) con il featuring di Nôze in I lare a 360 gradi, serialismo In tutto questo, Morgan non si cura di null'altro che non Was Drunk), sfottò in acido à la Adriano Canzian in Dance Me, buchi siderali old school con sax affuso- televisivo compreso, evi- sia il suo piccolo mondo. Il suo sound non si sfibra di un lati nei tastieroni 303 (Black Mama), divertimenti degni di Kusturica (Black Cat, White Cat appunto), il melò dentemente. millimetro in questo che è il suo quinto parto sulla lunga Napule con lo schiacciapensieri e l’atmosfera da Padrino (Once Upon A Time In Naples), il sud caraibico in Del resto, i Liars sono i più distanza, anche se la perfezione formale di Plume, qui Maria e Riva’s Bogaloo, la fisarmonica Novanta inCaballeros (superpezzo in tensione adrenalinica perenne) bravi, a confezionare con- degrada leggermente e si impiega mediamente qualche e il commiato da lacrime Chicago nell’old-school anthem che è Tribute. cept, ma non nel senso di minuto di troppo per far quadrare il disegno generale. Una nuova generazione di ragazzi è pronta al salto di qualità international. In tasca hanno i mezzi del futuro concept album, ma da un La densità sonora dei brani fa a gara con il fragile melo- e le sonorità del passato da riattualizzare, tutto ora e sempre in funzione del dancefloor. Riva fa parte di punto di vista progettuale, dismo delle soluzioni. questa piccola cerchia che per ora comprende tra gli altri Bloody Beetroots, Crookers e Italoboyz. come di concept di proget- Loscil è ambient nella vena più classica di Eno e la sua è Brilla brilla, piccola Starr. Limonatelo senza pudore.(7.5/10) to, di idea da disseminare in tutta la coop advertising. una piccola metafisica delle attese. Nello specifico En- Marco Braggion In primis nella musica. C’è sicuramente, nelle canzoni di dless Falls ragiona, già a partire dal titolo e dalla co- Sisterworld, una forte unità stilistica. È come mettere pertina, sulla gravità, sul peso come costante e sulle pre- insieme, prevedibilmente, Drum's Not Dead (come cipitazioni. Parte e finisce con il campionamento della senso di unità) e Liars, per accessibilità (e accesso effetti- pioggia di Vancouver, registrata un pomeriggio dal por- all'altezza con qualche spunto davvero importante (an- prima nascosto da baluginii assortiti e poi innalzato su vo) alla forma-canzone rock. Non parliamo di strofe e ri- tico di casa e si chiude con il suono inedito di una voce date a recuperare Verresti a sopravvivere con me? e Sogno microesplosioni post di Animantiproiettile, pezzo che ha in tornelli, ma della possibilità di tagliare, come agrimensori, umana, quella di Daniel Bejar, che nell’ultima traccia va #1) eppure non sufficiente a raggiungere il prestigio che sé più idee del novanta per cento delle cose che mi capi- il disco alla scala del singolo brano - e ognuna delle trac- di spoken-word e spezza non poco l’alchimia di Morgan. gli andrebbe tributato. ta di ascoltare ogni giorno e che forse ha solo bisogno di ce lo consente, è un’unità che può bastare a se stessa - e Nel mezzo il solito programma di estasi ambient: molto Ci riprova dunque questo Folkadelic, titolo program- tempo per fiorire. Staremo a vedere.(6.4/10) dell’album intero, senza che il passaggio si faccia notare. elegante, molto umorale, a tratti emozionante.(7.2/10) matico che tuttavia trae un po' in inganno. Non aspetta- Luca Barachetti I brani sono però, per così dire, intercambiabili, nessuno Antonello Comunale tevi infatti una trafila di acusticherie indolenzite a cavallo rimane indelebile nella memoria, e forse di dischi come del profluvio weird degli ultimi anni: Gemma è songwri- Madlib - Young Jazz Rebels - Slave questo Angus e soci ne sanno e possono fare mille. Luca Gemma - Folkadelic ter obliquo e dal piglio saldamente pop; qui attraversa il Riot (Stones Throw, Marzo 2010) Il gioco tra micro e macro, tra immagine coordinata (Ponderosa, Gennaio 2010) folk mischiandolo di volta in volta a diverse derivazioni Ge n e r e : f r e e j a z z / i m p r o e composizione, vale anche anche per l’impatto del- Ge n e r e : p o p d'a u t o r e con attitudine da freak metropolitano, un po' come fa- Se dovessimo riassumere questo disco ad un amico, gli le canzoni, dalla costruzione impeccabile; fredda forse, Luca Gemma condivise con Gino De Crescenzo oggi rebbero un David Byrne o un Arto Lindsay se voles- diremmo che è "Madlib che cerca di fare Sun Ra" e gli ma riscaldata da un arpeggio/tema preso direttamente Pacifico l'avventura dei Rosso Maltese, folk-rock in sero scrivere canzoni pop buone per i parchi cittadini metteremmo davanti la foto - sul sito della Now Again (espressamente?) da Practice Makes Perfect degli Wire odor di Mau Mau con punte di ironia nella Milano alter- ma anche per i loft. - che mostra l'uomo dimagritissimo e con un sorriso (b-side di Outdoor Miner, anno 1978), che viene introdot- nativa a cavallo tra ottanta e novanta. Poi lo scioglimento Quindi in ordine di scaletta: marmorismi white soul per stentato, mentre tira fuori dallo zainetto una biografia to da Here Comes All The People, cullato vistosamente in e il via alle carriere soliste di entrambi, all'insegna di un L'educazione sentimentale, rotative elettriche di marchio sugli "anni perduti" di : un uomo sciupato dal- Drop Dead, ripreso nella finale Too Much, Too Much. Trop- cantautorato pop al servizio di interpreti di prestigio (la U2 per Nudi, affumicature jazz e rifrazioni chitarristiche le proprie ossessioni. po per essere un caso...(7/10) Nannini per Pacifico, la Mannoia per Gemma) che piano in Killer (che piacerebbe pure ad Alberto Fortis), lan- Slave Riot è un doppio omaggio, tributa i "giovani jazzi- Gaspare Caliri piano cerca una sua visibilità. Ad oggi Pacifico ce l'ha fatta guori latin in Superstelle, reggae odorante vento e polline sti ribelli" per cantare l'anabasi del popolo nero, il popo- meritatamente, Gemma invece non ancora del tutto no- ne La canzone della gioia, roots desertificato inSei felice?. lo degli schiavi (gli ancestors della intro). Per fare questo, nostante una discografia esigua ma di tutto rilievo. Due Cosa manca tirate le somme? A fronte di un livello omo- prosegue il discorso aperto anni fa con l'interessante A dischi nel 2004 e 2007 (Saluti da Venus e Tecniche di geneo - omogeneo in positivo, s'intende - certamente Tribute to Brother Weldon (2004), prendendo come mai illuminazione), entrambi farciti di song-ballad sempre la canzone che rimanga addosso subito. In pole il roots di petto il free e l'impro. Ma è un'occasione mancata: il

64 65 highlight Madlib - The Last Electro Acoustic meglio della sua collezione di vinili made in sotto for- Space Jazz & Percussion Ensemble ma di mixtape. Attenzione, mixtape grado zero e quindi - Miles Away (Stones Throw, zero interventi, giusto qualche piccolo effetto-ponte tra Ruby Suns (The) - Fight Softly (Memphis Industries, Marzo 2010) Febbraio 2010) un pezzo (di un pezzo) e l'altro, come la voce presa da Ge n e r e : e t h n o -indie-p o p Ge n e r e : j a z z l o u n g e un documentario a segnare spostamenti e tappe del volo Da Ryan McPhun, dopo Sea Lion, capolavoro di sintesi weird-indie-caraibico a scala mondiale, ci aspetta- Con la sigla con cui sta firmando una tetralogia dedica- immaginario. vamo molto. Ai suoi Ruby Suns era riuscito di aver traghettato il surf pop in un’estetica mondo-centrica ta alle stagioni, Madlib continua a sviscerare il proprio Bossa, samba, funk, jazz (soprattutto latin, anche canta- (quindi eccentrica), disseminata negli oceani e nei continenti. Eppure i live erano prossimi a un suono amore per la jazzfusion anni Sessanta-Settanta di grandi to), fusion, tribalismi, ma anche frammenti di folk psiche- smaccatamente ’00 che solo l’anno scorso abbiamo poi delineato come glo- marchi come Impulse! e Blue Note e di label sotterra- delico, folk irlandeseggiante (?) per violino e percussioni, fi. nee come Strata East e Tribe. Il progetto rientra nell'era ukelele, lounge, colonna sonora con influenze orienta- Con Fight Softly Ryan sembrerebbe essersi preso carico di quel gene- post-Yesterdays New Quintet e cioè in quel ramificatis- leggianti (?), avant chitarrismo acustico, contemporanea re oggi trasbordante, facendolo evolvere in una versione potremmo dire simo Yesterdays Universe inaugurato dall'omonima colle- per fiati soli e persino un momento reggae. C'è il solito quartomondista, mettendoci la complessità. L’obiettivo potrebbe essere di zione del 2007. Brasile (e persino , nella prima delle nove addurre una paternità (propria) a quel movimento che va dal pop candeg- Un disco dal titolo Miles Away era atteso da anni e si tracce) e c'è il Brasile che più interessa Madlib (vedi un ginoso alle afe estive del glo (Mingus And Pike, ma anche l’iniziale Sun Lake pensava fosse un tributo a Davis: qui invece l'omaggio è pezzo bossa-jazz prog letteralmente sorprendente, nel- Rinsed, così come Closet Astrologer), dimostrando al contempo di essere già multiplo - Davis non c'en- la quinta). Le selezioni sono indubbiamente molto belle oltre. Ma anche, semplicemente, il caso e la lontananza dall’impero - in quella tra - e tocca giganti come ma - andiamo al sodo - ha senso spenderci quattordici meravigliosa periferia che è la Nuova Zelanda - possono aver portato i Ruby Suns ad aver trovato un John Coltrane e Pharo- dollari? No. linguaggio proprio, frutto inimitabile del girovagare in tutto il mondo, rincorrendo un’eterna estate. ah Sanders, nomi impor- Chi cerca la filologia sul Brasile andrà a pescare altrove L’operazione, a primo ascolto, porta a una musica più ostica. È però un’apparenza, dovuta al perenne tanti ma meno noti come e pure sotto il profilo della goduria esiste certamente di confronto con Sea Lion (che avvicinava con disinvoltura shoegaze, lo-fi, etniche ispaniche e stramberie), Larry Young e Woody meglio. Inoltre, questo disco - pure bellissimo da ascol- prima ancora con i Beach Boys (ai tempi dell’esordio dei Soli Rubini), e ora con Washed Out e com- Shaw, e nomi per quel- tare - non ci dice nulla che già non sappiamo su mr. Otis pagnia. Lasciandosi andare, il disco si scioglie nel giro di qualche ascolto, scoprendo un universo cangiante li che spulciano i credits, Jackson Jr. (vedere alla voce Sujinho).(6/10) di suoni sempre più ricchi. Il calderone cresce, arriva a Cranberry (un ritmo incalzante di camicie hawaiane, session man che hanno la- Gabriele Marino che potrebbe provenire da Sea Lion, non a caso), giro di boa pieno di giravolte, e apre la strada alle scor- vorato coi grandi del jazz ma anche con nomi pop-rock ribande etniche di tutta l’ultima parte del disco (Two Humans e Olympics On Pot). McPhun è sempre più (Phil Ranelin, del collettivo Tribe, ha suonato il trom- Marina And The Diamonds - The concentrato nel suo anti-arrangiamento (o schizo-arrangiamento). Ha passato mesi a raffinare il prodotto bone sul primo disco dei Red Hot Chili Peppers). Family Jewels (Warner Music e fare quello che sa fare, cioè spaziare, nuotando nell’oceano, ed estrarre pezzi come Cinco - caraibico e Mad si fa dare una mano da alcuni turnisti jazz ma, come Group, Febbraio 2010) tropicale solo perché siamo costretti ad applicare una lente eurocentrica alla nostra lettura. E ora eccolo già dimostrato in Summer Suite, dai tempi di Angels Ge n e r e : Po p lì, a mostrare l’essenza cosmopolita Ruby Suns.(7.3/10) Without Edges è cresciuto moltissimo come strumentista Già vista sui palchi di Glastonbury e di Reading, Marina Gaspare Caliri e "compositore". Il percorso qui continua, con maggiore Lambrini Diamandis è la versione “debutto in società” cura per il dettaglio e - finalmente - anche per l'aspetto di Lily Allen che ci voleva. Dopo una sfilza di singoli e tematico, con una fusion morbida e composta, solare (fa video che l’hanno vista protagonista di Youtube dal 2008, eccezione la minacciosa Tones for Larry) e piacevolissi- la Warner è pronta a farle fare il botto e potete contarci risultato è pretenzioso, irrisolto, perfino noioso, uno dei - esula spesso dal free per riparare in territori più ma- ma, sbilanciata sul latin e costruita sul triangolo piano che qualcosa la ragazza sposterà. Il suo modo è proba- dischi meno stimolanti prodotti dall'uomo, secondo una sticati e facili da gestire (latinfunk, spacejazz, bossa). Sul acustico-fiati-marimba. bilmente quello now on: gli Ottanta più trash (Yeahsa- logica autoriflessiva e patologica bene espressa in una versante propriamente free, ci sono una serie di appunti Le bella One for The Monica Lingas Band era già su Univer- yer e Shy Child) giochetti Abba e da lì a capofitto nel recente intervista a The Wire: «La musica che faccio deve interessanti, ma più per concessione che per convinzio- se; Shades of Phil, Black Renaissance e Mystic Voyage sono teatro di posa inglese riportato alla luce da Lightspeed piacere a me, non agli altri. Perché quello che faccio lo faccio ne (le bolle percussive con cambi di accento - molto cover rispettivamente da Phil Ranelin, Roy Ayers e Harry Champion e The Irreprensibles, come dire l’effime- innanzitutto per la mia salute». E' Mad che si mette alla Atlantis - di The Legend of Mankind, la nebulosa aleatoria Whitaker.(7.2/10) ro come filosofia. Poi c’è tanta moda e tradizione Brit. prova, che vuole emulare, vuole riuscire, vuole suonare. di The Wind, quell'incrocio tra gli Art Ensemble più or- Gabriele Marino Non tanto la McCartney piuttosto “Vivienne Westwood, Il resto poco gli interessa. giastici e i Talibam! più jazzofili che è la prima parte Sofia Kokosalaki, Christian Lacroix & Pam Hogg” come Il crepitio di un vinile introduce e intervalla i brevi fram- della title track). Madlib - Madlib Medicine Show #2: sbandiera Marina stessa sul myspace, lei che è cromoso- menti, tutti interrotti bruscamente (per quanto in sfuma- Mad non è ancora così padrone della forma da poter- Flight to Brazil (Stones Throw, micamente welsh ma anche greca e gliela senti la fisicità to), tutti fortemente percussivi e sostanzialmente privi di si permettere di aggredirla e sfibrarla e, con la scusa Febbraio 2010) folky nelle strofe che ogni tanto fa l'occhiolino a Annie sviluppo interno. E' Mad che sperimenta, chiuso a riccio dell'omaggio avant, accampa frattaglie incasinate: ma il Ge n e r e : Br a z i l -t u n e d Lennox e a Kate Bush. per specchiarsi nelle proprie manie (e Sun Ra è una delle free è altro da prendere e fare casino. Mancano del tut- [Terzo nuovo disco di Mad che ci tocca ascoltare questo L’esordio lungo contiene tutte le tracce già youtubate e più documentate), offrendo all'ascoltatore un pantano di to quell'intensità e quella forza visionaria che riescono mese. Siamo oltre i ritmi di Zappa, Zorn e Sun Ra. Messi altri inediti: si passa dalla poshyness degli arpeggiatori di intermezzi messi in fila, accumulativi e caotici. Si salva a trasfigurare il casino in magma sonoro e a creare un insieme...] Are You Satisfied? al barocchismo di I Am Not A Robot (no- pochissimo e quello che si salva - merito anche di un senso musicale anche senza musicalità.(5.8/10) Flight to Brazil, secondo della serie Medicine Show, tevole anche in versione acustica), dallo sfottò di Lady Kariem Riggins (o così sembra) seduto dietro i tamburi Gabriele Marino è una radiomadlib sintonizzata su frequenze brasilere: il Gaga in Shampain alla pompa magna ‘80 di Hollywood

66 67 (con frecciatina a Shakira), Marina è la nuova starlette di Duo è ormai nota, l'effetto di estraniamento è garantito Bryngelsson e Dan Råberg, è fatto di questa pasta sem- gi sonori strambi e sfaccettati in microsuite intelligibili, un pop made in UK che vuole sfidare gli USA. Che sia ancora una volta.(7.3/10) plice, concisa, infida e dannata. In Come Clean tremano oltre che una militanza off, sul crinale tra situazionismo e poi così di plastica una che scrive frasi del genere: “Can Andrea Napoli nervi US Maple in lo-fi Half Japanese, il riffage sto- protesta, che ormai sembra archeologia (post)industria- you be within popular culture without becoming it?”. Ne sen- ogesiano viene riveduto perché suoni appositamente le.(7.2/10) tirete parlare parecchio.(7.3/10) Mose Allison - The Way Of The monco e, in ogni brano del disco, frammenti di discorsi Stefano Pifferi Marco Braggion World (ANTI-, Marzo 2010) chitarra-batteria si ripetono immutabili, in perpetua ten- Ge n e r e : r h y t h m & j a z z sione verso dei cambi che non avverranno mai. Ola Podrida - Belly Of The Lion Matthew Shipp - 4D (Thirsty Ear, Pare strano scriverlo, ma quel signore anziano dall’espres- In vinile su Release The Bats, Come Clean è la quadratura (Western Vinyl, Febbraio 2010) Febbraio 2010) sione serena e bonaria fotografato in copertina non in- di un cerchio ipnotico. Psichedelici effetti collaterali di ten- Ge n e r e : d r e a m f o l k Ge n e r e : s o l o p i a n o f r e e cideva un disco da dodici anni. C’è voluto un cantautore denze risolutive continuamente insoddisfatte.(7.2/10) David Wingo ci riprova e, a due anni dall'esordio, torna Non è propriamente un virtuoso degli 88 tasti, Matthew tra i più sottovalutati in circolazione per convincerlo e Leonardo Amico a mestare nel pentolino di Ola Podrida. Solito il proget- Shipp. O forse non gl'interessa troppo ostentare sotti- cioè Joe Henry, il quale possiede inoltre un tocco abile to: dare vita ad un dream folk esorcizzante e autarchico, gliezza dinamica, stillare la e personale in giusto al di là del vetro. Bello pensare che Okapi - Love Him (Sonic come dire ecco cosa ti posso sognare in questo scorcio nota tra le note, cogliere il le cose siano andate così, seguendo quella che alla Anti- è Belligeranza, Gennaio 2010) di Texas col cuore in ambasce e tanta voglia di stempera- cromatismo perfetto. Con norma e altrove eccezione; che, accantonate le questioni Ge n e r e : plunderphonia re gli orizzonti tra visioni cinematiche. tutto ciò, il suo stile per- di commercio, sia venuta voglia di pubblicare un album a Ci si addentra nel territorio del nonsense col nuovo di Per farlo, David sintonizza la calligrafia tra palpiti frugali cussivo tradisce un'urgen- una figura poco nota ma non tra i musicisti. Okapi. Non pago di flirtare con generi (dalla plunderfo- Iron & Wine, sdilinquimenti Yo La Tengo e fatamorga- za che ti avvince, tratteggia Lo conoscevano i Clash che rilessero Look Here tra le nia al break-core) e artisti (da Zu a Peter Brotzmann, ne Radar Bros., facendo propri al bisogno il malanimo espressionismo free gene- facciate di Sandinista! e ancor prima gli Who, intenti a passando per Damo Suzuki e Mike Patton) tra i più Black Heart Procession (We All Radiant), la facino- roso e febbrile. Le sedici misurarsi con Young Man Blues su Live At Leeds. Lo cono- diversi, in Love Him Filippo Paolini in arte Okapi va di rosità Neutral Milk Hotel (nella splendida Donkey) e tracce in piano solo di que- sce Henry che, convocata una squadra di giovani e abili apologia dell’inesistente. persino - gosh! - certe caligini Clientele (sentite Lakes sto 4D, quinto disco a suo nome, godono di una pienezza strumentisti, sovrintende a mezz’ora di zompettamenti Love Him è infatti un doveroso omaggio al fantoma- Of Wine e soprattutto The Closest We Will Ever Be). spasmodica non comune, si fanno luce a strappi e svolte, di pianoforte - qui sbilenco alla Monk, là scalpitante alla tico compositore kirghiso Aldo Kapi in doppio volume Missione compiuta, alla fine: uno stesso trepido incanto sgomitano per farsi strada lungo il percorso meno co- Garner - e voce sardonica in mezzo a corde acustiche vinilico (pubblicano KML e Sonic Belligeranza, produce percorre le nove tracce. Tanto da lambire una certa mo- modo e breve tra spunti melodici originali o tradizionali e spazzole impolverate, contrabbassi felpati e sax sinuo- Scarrymonster, mentre il cd è targato Illegal Art), suddi- notonia emotiva.(6.4/10) (Prelude To A Kiss, Autumn Leaves...). si. Una scrittura che dici madre di Randy Newman (I viso filologicamente in Vol. 1: Recent (1927-1952) e Vol. 2: Stefano Solventi L'estro nevrastenico del primo Keith Jarrett, l'entu- Know You Didn't Mean It) e Tom Waits (I’m Alright), con Early (1914-1926). Tra sampling estremo e gusto per siasmo volitivo di Bud Powell, la visionarietà scentra- tutto quel che ne consegue. Che la piglia sul ridere (My la frammentazione/ricomposizione di input sonori tra i Olyvetty - Nothing To Eat (A Dear ta di Sun Ra, le meditabonde insidie di Art Tatum e Brain) o con filosofia (The Way Of The World); che sa dirsi più diversi, Love Him si avvale di una sensibilità - quella Girl Called Wendy, Febbraio 2010) il dadaismo arguto di Thelonious Monk sono alcuni svagata (Everybody Thinks You're An Angel) e ricordarsi la di Okapi/Aldo Kapi - fuori dalla norma. Surreale, dada, Ge n e r e : n o i s e frames che balenano ricorrenti e impronosticabili, ren- frusta (Let It Come Down); che interpreta l’impegno socia- astratta. In grado cioè di fagocitare contemporanea e Ennesimo supporto per Olyvetty. Stavolta è il 10” la dendo l'ascolto un'esperienza tonica dal primo all'ultimo le come gesto a prescindere (Modest Proposal ce l'ha con easy listening, funk deragliante e ghiribizzi sonici, white misura adatta a fotografare il divenire musicale del duo istante.(7.2/10) la religione organizzata). noise e plagiarismo oltre che plastici riferimenti al pop Rocchetti-Benassi. Tre tracce per poco più di un quarto Stefano Solventi Scrive Henry nelle note interne che Allison è un ponte più asincrono, al breakcore più gretto, alla plunderphonia d’ora di musica che spiazza ancora una volta per dinami- steso tra l’oggi e gli anni ’50, tra l’urbanità del jazz e più radicale in nome di un che e aperture. Moon Duo - Escape (Woodsist, il mistico country blues. Concludendo - con un’impor- djing funambolico e deviato. Sul lato A le quasi gemelle Oh So Psy (minimale procede- Febbraio 2010) tante chiave di lettura: la “mitologia americana” sospesa Ne esce una pastosa musi- re in loop, semi-melodica e sognante) e Oh So Dry (un Ge n e r e : Kr a u t Wa v e tra normalità e surrealismo - che costui ci conduce da ca delle musiche che in un campione vocale che monta come una marea assassina Qualche mese fa avevamo detto che di Ripley Johnson Mark Twain dritti a Willie Dixon mentre Chico Marx tutt’uno banalmente defini- prossima al white noise eccentrico e mantrico) mostra- e Sanae Yamada avremmo avuto presto notizie e così è indica la strada a James Stewart, seduto al volante. Blues remmo blob metamusicale. no il lato più astratto del power-noise energico e ruti- stato. Inizialmente presentato come mini (cui effettiva- nella forma e soprattutto nello spirito, ogni parola pesata Roba che si respira addos- lante del progetto. mente si avvicina per numero e durata dei brani), poi come una pietra. Un disco vitale e rigenerante da man- so, che si annusa prima di Risponde dall’altro lato la suite Burkina Faso Techno Squad, ripensato come album vero e proprio, Escape gioca sul- dare giù beatamente, in apnea.(7.2/10) assaggiarsi e rivomitarsi centrata su un procedere afro-beat per come possono le coordinate precedentemente tracciate: drum machine Giancarlo Turra fuori in forse sempre accattivanti, mobili, cangianti. intenderlo i due: sfranto e rovinato, granuloso e concen- programmate a casa Klaus Dinger, nebulose spirali di Certo, le premesse del suono plundephonico al passag- trico, pronto a inclinarsi sul versante techno grazie ad riverberi, lamenti vocali dal pianeta Vega. No Balls - Come Clean (Release The gio tra i due millenni erano altre, così il portato militante una drum machine poliritmica, ossessiva e radicale, eppu- Eppure, accanto ad esecuzioni un po’ pedisseque (la title- Bats, Novembre 2009) e di rottura del plagiarismo quando ancora il timore per re sempre dal retrogusto alieno. Come un rito voodoo track), ecco irrompere accoppiate basso&batteria qua- Ge n e r e : No Wa v e - Sl u d g e il saccheggio sonoro era reale (chiedere ai Negativ- nei sobborghi di Brazzaville visto dalla lente deformante si electro da quanto suonano groovy (Motorcycle I Love Due ragazzi ingozzati di no-wave a cui è venuta voglia di land); ma ad oggi resta questa, forse, l’unica forma di di due alieni del fare musica odierno. Ce ne vorrebbe di You), e fumosi riff blues sottratti alle prove dei Wooden suonare del noioso sludge. Riduttivo certo, ma del resto musica in grado di rappresentare l’imbastardimento con- più di 'sta roba, ma nelle scuole.(6.8/10) Shjips (In The Trees, Stumbling 22nd St). La formula del il nuovo progetto dei Brainbombs, al secolo Drajan temporaneo. E Okapi resta maestro nell’evocare paesag- Stefano Pifferi

68 69 One Starving Day - Atlas Coelestis Pit Er Pat - Flexible Entertainer highlight (Beta-Lactam Ring, Marzo 2010) (Thrill Jockey, Gennaio 2010) Ge n e r e : h e a v y c o s m i c Ge n e r e : Me t a p o p Spoon - Transference (Merge, Gennaio 2010) La musica heavy è in costante evoluzione, e pure l’Italia, Lasciate alle spalle le complessità e l'eleganza dell'ottimo Ge n e r e : indie-r o c k che in merito a fenomeni popular (dal prog alla wave) è High Time, l'entità Pit Er pat s'alleggerisce del terzo C'è chi li paragona ai . Una forzatura evidente che in realtà nasconde qualche verità. Il motivo è da sempre ottima allieva ma poche volte maestra, contri- membro e nella formula. Con Flexible Entertainer il semplice: gli Spoon funzionano più o meno come Jeff Tweedy e soci quando si tratta di scrivere musica. buisce al processo licenziando un disco che oltre a farsi duo ritorna confezionandoci un album veloce e diretto Attenzione riservata al potenziale creativo dei dettagli, approccio poco convenzionale negli arrangiamenti, vanto, non ci meraviglieremmo di una sua eco oltre sti- come ai tempi di Shakey ma forte del gioco massimali- grammatica confinata a un indie-rock laterale. Talmente sfuggente la "freschezza datata" del suono che vale. Ciò nonostante, per la creatura One Starving Day sta del recente passato forzandosi così su un'economia oltreoceano qualcuno ha già coniato il termine “spoon-ish” per definirla, quasi fosse una categoria a sè l’etichetta heavy va pure stretta, poiché partendo da una di mezzi per esigenze di tour (da lì la programmaticità stante. Il recente Ga Ga Ga Ga Ga ha regalato alla band di Austin molte soddisfazioni, non ultima un otto solida base per così dire post-core (i Neurosis come del titolo) ma soprattutto per saggiare la solidità delle e mezzo con tanto di label “Best New Music” affibbiatogli da Pitchfork. Per un'opera ricchissima - ma forse modello) estendono un raggio d’azione volto a crea- fondamenta. un tantino sopravvalutata - che oltre a offrire buoni contenuti, ha ricordato re una cifra stilistica difficilmente rintracciabile, quanto Lo scarto, intuibile ma non automatico, è dato dal largo agli smemorati di turno come lo studio di registrazione possa ancora rap- meno, in altre produzioni nostrane. utilizzo di ritmi e effetti registrati manovrati da un mixer presentare un buon alleato per la creatività di un musicista. Atlas Coelestis muove tipo degli Amon Düül II che, con chitarra e voce in contrappunto karaokista. E' il clas- Transference prende idealmente le distanze da quel capolavoro di glamour ai tempi, invece di suonare come dei Jefferson Airplaine sico armamentario dell'outsider hip hop di questi tempi, del multitraccia che era il predecessore - cinque brani su undici del nuovo maligni avessero preso alla lettera la lezione dei Black genere al quale il singolo Water fa più che un riferimento disco sono in versione (quasi) demo tape -, concentrando il tiro su un rock/ Sabbath. Ci si ritrova inoltre una serie di umori chiari e/o indiretto. Altrove prevale quella latinità sghemba di High wave/funk essenziale e poco disposto alle inutili fioriture. Il che paradossal- satelliti come , ad esempio, il prog si stanza King Crimson Time intrigantemente tagliata hop (la cristallina, morri- mente esalta quello che è l'elemento fondante degli Spoon: i brani. Accan- epoca Red (non a caso, il loro disco più “pesante”) di coniana dal vago sapor di Portishead Nightroom), messa tonate le pose artificiose, la band di Austin si affida alla “semplicità” di una Black:Black, palese rimando per il sax (suonato dal guest a mo' di frammento del dj (l'obliqua Godspot con tracce formula che mescola miraggi Cake e Wilco (Before Distruction), chitarre Libertines e psichedelia (Is Love Mario Gabola di A Spirale) e coloriture ritmiche reso di Wall of Voodoo) oppure impiegata per moltiplicare Forever ?), certi bassi à la Another One Bites The Dust e coloriture Beatles (The Mistery Zone), new wave nondimeno peculiare in virtù di gusto tendente all’apo- la spirale psych come se i Pit Er Pat fossero degli Ani- (Got Nuffin) e disco ante litteram (Nobody Gets Me But You). Oltre a piazzare in scaletta corposi funk-rock calittico. mal Collective goth (Emperor Of Charms). Sul versante destinati a una diffusione capillare come Written In Reverse o singoli abrasivo/melodici come I Saw The La differenza con il precedente Broken Wings Lead Arms To del suonato i fraseggi alla seicorde si fanno più evidenti Light. The Sun (legato dal file rouge che dai fu Godspeed You! mentre il canto di Fay Davis-Jeffers più scuro, tanto da Materiale “spoon-ish” fino al midollo. Meno ammiccante rispetto al disco precedente, ma superiore nel Black Emperor arriva ai stessi Neurosis) risiede nella pre- sembrare il fantasma di Eleanor Friedberger, dei spesso ribadire ottime capacità di scrittura e di lettura della contemporaneità. In un music biz sempre più conta- sa di coscienza kraut - da intendersi più come mood che compagni di concerti Fiery Furnaces, oppure la ver- minato e indefinibile in cui gli Spoon dimostrano di sapersi muovere a meraviglia.(7.5/10) puramente musicale - che, funzionale ad un quid sludge sione europea dell'elegiaca Victoria Legrand dei Beach Fabrizio Zampighi (The Drift of Andromeda) e siderale (l’harmonioum nella House, riferimenti assolutamente da considerarsi nel title track e i soli synth di Descending Orion, entrambe taglio "meta" proprio della casa e parimenti accostabili poco oltre il minuto di durata), declina la matrice doom ad altri quali Bjork, le Slits, Raincoats, il tutto a zero come raga kosmische (Disclosure/Radiance) e stranianti tasso di riverenza. not least, con la batteria di Sebastian Rochford, respon- la sezione ritmica contribuisca in maniera sostanziale a figure heavy-mutanti (il vocoder inAn Evil Light). Il maste- Album corto e fugace, Flexible Entertainer è non- sabile principale anche delle composizioni, nonché noto non rendere banale questa musica. ring di Bob Weston (Shellac), oltre a risaltare la raggiun- dimeno ricco e ben congeniato, sarebbe un errore im- per una chioma notevolissima, per essere parte della Abbiamo un’ipotesi, e cioè che per Peepers si possa ta maturità dei napoletani, manifesta un suono spesso e perdonabile non creditarlo tra i lavori avant pop che comunità jazz F-IRE Collective e per aver suonato la parlare di jazz-rock, senza per questo pensare agli anni quasi pagano, dove ogni singolo elemento (tra fiati, synth contano. Specimen, traccia sipario nel quale ritorna an- batteria nei primissimi passi dei . Settanta, piuttosto al post-Novanta. E anzi, così facendo, e violini, tanta roba) cesella una macchina perfetta. che la componente ritmica più marcatamente free, è lì a Aleggia poi nelle bio dei Nostri il nome di Acoustic La- vorremmo denunciare un’attenzione maggiore per quel- Tutto ciò, finalizzato nell’epica Aurora: non si sa dove dimostrarlo, testimone di un album che è il concentrato dyland, altra esperienza londinese legata al F-IRE, e no- lo che, nei Polar Bear, rimane meno vivido, figurativamen- appellarsi, gli Ash Ra Tempel violentati dai Neurosis? I del precedente, senza che questo comporti un benché tabile per dare ancor di più l’impressione del networking te (le figure melodiche dei sassofoni), e più sedimentato, primi Tangerine Dream semmai avessero inciso per Re- minimo calo di qualità. (7.2/10) da cui i Polar Bear si sono materializzati. Una consistenza nel cervello dell’ascoltatore (le strutture).(7/10) lapse? Strati di sassofono, chitarre in rotta di collisione, Edoardo Bridda che, evidentemente, risuona nella musica, che è immedia- Gaspare Caliri drumming come mazzate, voce posseduta e finale post- tamente riconoscibile come jazz - e come non esserlo cameristico. Non una semplice canzone: un esperienza Polar Bear - Peepers (Leaf, con due sax tenori a dare il timbro alla band. Un jazz Prins Thomas - Prins Thomas (Full per mente e corpo. La catarsi ideale per un disco che Febbraio 2010) tanto modale (Bap Bap Bap) quanto più destrutturato Pupp, Marzo 2010) altro non è che psichedelico. Roba che alla Supernatural Ge n e r e : j a z z r o c k (ma mai propriamente free, cosa che ci saremmo aspet- Ge n e r e : Kr a u t Cat neanche si sognano. Heavy mental.(7/10) Polar Bear è un combo di Londra che fa jazz con due tati): Drunken Pharaoh conserva tutto lo sperimentalismo In una foto promozionale per questo nuovo disco, Prins Gianni Avella fiati (i sax di Mark Lockheart e Pete Wareham), la chitar- che arriva dagli sfilacciamenti strutturali dei Novanta (da si fa ritrarre con una maglietta in cui campeggia la scritta ra di Leafcutter John, il basso di Tom Herbert (già all’at- noi si parlerebbe delle ultime vicende Starfuckers). E Adult Oriented Rock. Un genere/non-genere che im- tivo con The Invisible di Dave Okumu, band di post- lì (come in Peepers, e nei voodoo brevissimi di Bump e pazzava negli anni ‘80 e che significava tutto e niente. In rock con inflessioni jazz, non a caso) - e anche, last but Scream, quasi un Minutemen al ralenti) si vede quanto teoria comprendeva il rock per quei sessantottini impol-

70 71 verati che non riuscivano più a seguire le derive punk o con Bye Bye Blackbid (i Television Personalities riletti Scout Niblett - The Calcination Of Colpo dritto al cuore e le illusioni di sempre, come dice- arty wave che le correnti più moderniste imponevano dai Grandaddy nel mezzo di un tonificante marasma Scout Niblett (Drag City, Gennaio va Fiumani.(7.2/10) alle musiche del tempo. Un tag conservatore nel quale stoogesiano). 2010) Marco Braggion una grossa fetta di nostalgici si crogiolava a colpi di su- Il problema è che i Nostri sono mezzofondisti e, di con- Ge n e r e : b l u e s , s o n g w r i t i n g peralcolici davanti al camino con l’imprescindibile canna seguenza, arrivano al traguardo dei 10.000 metri col L’avevamo lasciata in terra americana a far coppia con Shout Out Louds - Work (Merge, in bocca. fiatone: nella seconda metà si afflosciano - con qualche Bonnie Prince Billy nel precedente This Fool Can Febbraio 2010) Le sette tracce che Prins ci propone sono un buon com- eccezione - su stiracchiamenti e qualche riempitivo di Die Now (2007) e con Steve Albini a contenere la Ge n e r e : w a v e -p o p promesso tra la progressività krauta e la direzione dance troppo. Applaudiamo pertanto il coraggio di cambiare nota irruenza della polistrumentista inglese. A distanza Giunti alla terza prova e fatta salva una scrittura sopra la oriented che ha preso il suo collega Lindstrøm, il tutto pelle, non senza un po’ di rammarico per la discontinuità di tre anni, ancora con Albini alla produzione, l’irruenza media, gli Shout Out Louds sembrano una versione più con quella A di Adult che incombe e che per una volta dell’ispirazione.(6.7/10) di Scout Niblett non si è pacificata, anzi. blanda di Arcade Fire o Veils. Addomesticata l’urgenza, non stanca. La rielaborazione dell’esperienza ormai de- Giancarlo Turra Laddove nel penultimo prevaleva una certa riflessione, abbiamo un terzo lavoro ancor più rilassato e misurato cennale del produttore riesce a spaziare senza perdere anche nel suono, ora è essenzialmente un blues scarno nelle spinte wave dei precedenti e, se di svolte dobbiamo vitalità fra cavalcate funk su moquettes con i cerchioni R.U.N.I. - RrrrUuuuNnnnIiii e recitato, sensuale a tratti e minimale, a farla da padro- parlare, una piccola la si ravvisa nella produzione: conci- op-art (Nattonsket), motivi electro pop che ricordano il (Wallace Records, Febbraio 2010) ne. Album perfettamente in linea con il suo stile, d’altra sione e levigature in odor di Phoenix trovano un Phil solito improbabile mix di Stereolab (Uggebugg) e Pink Ge n e r e : f o l l i a -r o c k parte, The Calcination of Scout Niblett ripropone questa Ek con nulla da opporre, se Floyd (Orkenvandring) e visionarietà campionate dal so- Runi, runi on the wall, who’s the craziest of it all? Andia- volta l’essenza più oscura e tormentata di una musica non dinamiche più fisiche lito pool krauto (Slangemusikk). Un disco che consolida mo di demenza gratuita quando scriviamo dei R.U.N.I. ridotta all’osso, sola chitarra elettrica, voce e ritmica di- nella ritmica e venature alla e cementa la proposta dell’uomo. Senza pretese, merita senza poterci astenere. L’equivalente musicale del gon- latata e una produzione che le lascia lo spazio necessa- bisogna più New Order il replay.(6.8/10) zo-journalism - clownesco all’apparenza, ma sempre rio, esaltandola nei saliscendi ritmici e vocali. A ricordare per le chitarre (Show Me Marco Braggion terribilmente serio in nuce - mantiene fede alla nomea qui più che mai una Shannon Wright essenzialissima o Something New). acquisita anche in RrrrUuuuNnnnIiii, disco che quadrupli- la prima PJ Harvey. Il blues urgente è infatti la chiave Non mancano nemmeno Quasi - American Gong (Domino, ca le lettere, consolida la formazione a tre - Fabio Biel- di lettura dell’album, che viene riproposto tra spasmi e arrangiamenti chamber-folk Febbraio 2010) li (chitarra), Daniele Malavasi (batteria), Roberto Rizzo controtempi, accelerazioni e decelerazioni. Un’altra de- che fanno tanto “anni zero” Ge n e r e : indie r o c k (voce, tastiere, basso) - e conserva inalterate caratteri- clinazione del suo songwriting, qui reso omogeneamente (Moon), benché i balocchi à la Architecture In Hel- Formula stimolante quella architettata da Sam Co- stiche e peculiarità ben note. Anzi, possibilmente spinge e in coerenza con una carriera ormai decennale.(7/10) sinki siano stati riposti nel baule. L’altra novità riguarda omes e dalla (ora ex) Sleater-Kinney Janet Weiss, ancor più sull’acceleratore ritmico-krauto, grossa novità Teresa Greco i testi, positivi e soprattutto dreamy (Too Late Too Slow, un tempo coppia anche nella vita. Allestire una versione del terzo millennio targato R.U.N.I (se di novità si può Moon) che allontanano ogni facile paragone col Robert stringata e ridotta all’osso - forte di un’esecuzione ro- parlare). Serena Maneesh - S-M 2: Abyss In B Smith di fiducia, per numeri white-soul (Candle Burned busta e felicemente low-fi Proprio con un motorik incessante, robotico ed alie- Minor (4AD, Marzo 2010) Out) o country-pop (Fuor By Four) non troppo a fuoco - del pop anni ’60 non era no, alla maniera dei Trans Am si apre l’album: L’Uomo Ge n e r e : d a r k -g a z i n g e contrapposti alla nota frenesia sottopelle. Non paiono faccenda scontata nel 1996 Che Morisse Due Volte si inarca per 4 minuti pieni su uno Annunciato come una “camera di magie rock’n’roll”, il troppo prigionieri del passaggio a O.C. (Play The Game) che li vide esordire. Far strepitoso beat retrofuturista messo al servizio di un sophomore album del gruppo norvegese rispolvera il né dell’abusato pop agreste che li lanciò cinque anni fa, leva su batteria, tastiere e messaggio di denuncia sociale per come la possono in- noise-gaze filtrato dell'esordio, pompandolo con consa- questi rinovati Shout Out Louds, per quanto un pizzi- sparuti interventi di chitar- tendere i tre, ovvero nonsense di default. Un leitmotiv, pevolezza ed esperienza tra l'amplificazione e il dark di co di pepe al culo in più non avrebbe guastato. Episodi ra comportava rimuovere quello della spinta ritmica, che ritorna lungo tutto l’al- lungo corso. con voglia di raccontare come l’iniziale 1999, Fall Hard e l’apparato orchestrale ti- bum. Pranzo Da Dio (approccio quasi p-funk inacidito), L’embedding nell’immaginario 4AD si sente come non Walls stemperano presto la fiamma in un confortevole pico dell’epoca cercando Pitoni A Miami (i Kraftwerk sotto botta in una Tangeri mai, sotto forma di trucioli e conchiglie che affiorano tepore, generando nostalgie e confronti con la passiona- di trattenerne la calligrafia. Operazione riuscita a tratti de noantri), Afrofrate Di Fretta (variante etno-kosmische sulla spiaggia abbandonata della wave britannica. La forza lità imperfetta del primo album o lo spleen tra le righe lungo un pugno di LP (apici Featuring “Birds” e Field Stu- impazzita su tensione alla Massimo Volume), Jesus Christ però è tutta nell'aggiornamento '90, come dei My Blo- della seconda prova. dies) ma che di recente mostrava segni di ripetitività. Qui Sugostar (interplay strumentale da cavalcata senza soste) ody Valentine che s'impattano nelle loro copie post Work resta così una piacevole cartolina dalla Svezia con le probabili ragioni di accogliere la chitarrista/bassista sono perfetti esempi del muoversi energico e serrato shoegaze innamorati del plagio di Loveless (nomi obliati paesaggi statunitensi, appropriati chiaroscuri e canzoni Joanna Bolme, eoni fa nelle ottime Calamity Jane in mezzo al solito marasma da teatrino del surreale cui come Spirea-X o Black Tambourine). Da una parte c'è anche apprezzabili: spedita da ragazzi in abiti da adulti ma e transitata con Janet nelle fila dei Jicks di Stephen siamo abituati (e mai paghi). l'etereo barocchismo, dall’altra un muro che spacca ed che adulti del tutto non sono (ancora?), forse incappati Malkmus. Ciliegina sulla torta, una splendida e poetica I-205 In esalta anche i più scafati ascoltatori. in un produttore non adatto. Qui, sappiatelo, non trove- Il vicolo cieco viene scansato dal punto di vista stilisti- Ascona, complice la voce eterea di Mae Starr che nor- E' revival congiunto. Oppure un affasciante mondo pa- rete un'altra Impossible: Fall Hard, la coerente maturazio- co in una prima metà di scaletta coinvolgente e priva di malizza la follia runica verso lidi dreaming mai visti. Cha- rallelo fatto di rimandi (anche iconici per la cantante) ne, piacerà pur lasciando il cuore altrove."(6.5/10) cedimenti, sorta di bignami del suono indie: tra echi di peau.(7.2/10) a Nico (Honeyjinx), al rumorismo degli imprescindibili Edoardo Bridda giovani Yo La Tengo (Repulsion) e ipotesi di Fall ame- Stefano Pifferi Jesus And The Mary Chain (Melody For Jana), al pop ricani (Little White Horse), scrittura lennoniana via Jason dei Pastels (I Just Want To See Your Face) e in generale Lytle (Everything And Nothing At All) e indolenza da Pa- alle atmosfere pastello che riposano nei cuori dei fan dei vement acustici (The Jig Is Up) si raggiunge l’eccellenza Cocteau Twins

72 73 Shy Child - Liquid Love (Wall Of elettriche. Questione di opinioni, ne conveniamo, anche Skullflower - Strange Keys to garage, suoni abrasivi e ritornelli elementari. E' un male? Sound, Marzo 2010) perché la materia trattata è di quelle difficilmente og- Untune God’s Firmament (Neurot, No tutt'altro. Anzi, a dirla tutta non avrebbe guastato un Ge n e r e : e i g h t i e s gettivabili. Musica impalpabile e istantanea in equilibrio Gennaio 2010) pò di sporcizia in più. Solitamente la capacità di vendersi e quella di sperimen- precario tra psichedelia sfilacciata e certo “cantautora- Ge n e r e : Dr o n e Fa sorridere il fatto che da più parti si siano tirati in ballo tare non abitano nello stesso musicista. Soprattutto se to” indie - con i Meat Puppets e gli Sparklehorse Incarna la versione più oltranzista della band, il nuovo gli Strokes, quasi fossero l'unica band del pop recente si ha a che fare con certi circuiti abitati da vibrazioni che di Vivadixiesubmarinetransmissionplot a benedire lavoro degli Skullflower. Un suono accomunabile agli ad avere i Velvet Underground e Jonathan Rich- all'indie antepongono l'avant. gli sforzi per il pane -, folk e alt-blues a maglie larghe. E assalti all'arma bianca di certa elettronica - da White- man nel DNA. A proposito di quest'ultimo poi, c'è da Quando dieci anni fa formò gli Shy Child, Pete Ca- capace di intercettare istanze diversissime tra loro (spe- house a Merzbow al nostro Maurizio Bianchi - dire che il contributo dato alle ultime generazioni di ro- farella era un ragazzo che trafficava tra dance, punk e rimentazione, orecchiabilità, narcosi, melodia) come di che spazza via l'impronta sludge che caratterizzava gli ckers con i suoi Modern Lovers deve ancora essere wave con lo spirito anarchico adeguato per l’occasione. accendere passioni umorali e agli antipodi. esordi nei primi anni '90 e adeguatamente quantificato. La critica lo adorava e gli fece pure ingoiare il richia- Holy Broken riprende a grandi linee la lezione del ogni facile riferimento alla Nel sound dei Soft Pack tutto questo viene filtrato attra- mo eighties con i Supersystem, rubacchiando qualche Trickboxes On The Ponyline citato in apertura, privilegian- contaminazione rock. verso la lente pop di Soup Dragons e Vaselines: la ve- idea agli amici Faint e flirtando sofisticatamente con il do ulteriormente organicità, forma canzone e una certa Presentato da Steve Von locità aumenta, i suoni si fanno più brillanti e le canzoni pop, proprio come fecero i post-punkers agli inizi della leggerezza nelle melodie. Till che ne paragona il diventano filastrocche dall'impatto immediato. More Or decade edonista. Un paio di anni dopo, in pieno boom Aperture che sfiorano il suono a quello di Richard Less è un folk punk al vetriolo con una melodia degna dei Klaxons, lo stesso Cafarella indossa abiti yuppie, si pro- pop (deviante) nell'intro- Wagner (!), Strange Keys Chills, mentre Down On Loving è cantata da Matt Lamkin fessa nu-raver a colpi di laser e con Noise Won’t Stop duttiva The Fever You Fake - to Untune God’s Firma- con aplomb britannico, su chitarre che sferragliano in mette l'avant degli esordi al servizio della nuova onda una Cold Blooded Old Times ment - lunghissimo doppio sottofondo e una batteria che tira dritto come un TGV. di bordoni fluo. Non è la luna ma nemmeno una mossa spesa tra assoli acidissimi cd - scolpisce un noise astratto e radicale fatto d'ampli Certo sarà dura farli passare come i salvatori della pa- incoerente, mentre sottobanco affina la penna e firma di chitarra e pianoforte in al collasso e chitarre torturate, statici rombi di rumore tria, o caricarli di hype come si fece una decina di anni fa contratti con sempre più zeri. In pratica stringe mani sottofondo -, rintracciano e turbolenze di feedback. Al di sotto di esse però si agita (gulp!) con i gruppi della risibile New Rock Revolution, potenti: apre per i Muse al Wembley Stadium e poi per l'anima folk/country della un certo tono drammatico che ne è poi la cifra stilistica: ma l'indie rock odierno, quello che trionfa col passa pa- Björk; nel frattempo, i suoi Shy Child suonano per formazione in Stolen Stars And Light e Holy Broken - mini- in potenza, è come se a suonare fossero mille archi. rola della rete, che si nutre di tonnellate di 7'' registrati Stella McCartney alla Royal Albert Hall e diventano il mali, spesso solo voce e sei corde acustica - per poi fini- Se Nietzche vedeva negli aspetti catartici di Wagner lo in bassa fedeltà e che ogni tanto si concede una capatina gruppo Americano più introdotto oltremanica. re in quel limbo fangoso ed evocativo che è da sempre sprofondamento in una tragica consapevolezza, il pregio nel grande giro, potrebbe aver trovato i suoi portavo- Oggi, in seguito a una sbornia di live planetari, il brand ha è il tratto distintivo della formazione americana. E che dei Skullflower è quello di portala verso nuovi masto- ce.(6.6/10) bisogno di arrivare alla gente e Liquid Love, disco con- da sempre gli permette di mantenere un culto fedele dontici livelli espressivi.(7.2/10) Diego Ballani torno d’intrattenimento post-house, possiede tutto quel nell'indie internazionale. Leonardo Amico che serve nel 2010: la quintessenza degli ‘80 più tronfi Duplice il ruolo di questo Holy Broken: una valente intro- Solex - vs. Jon Spencer, Cristina che sono esattamente gli stessi (inspiegabilmente) osan- duzione all'immaginario Sin Ropas che non scava trincee Soft Pack (The) - The Soft Pack Martinez - Amsterdam Throwdown nati nella seconda prova degli Yeasayer, sgonfiatasi nel insormontabili e un'ulteriore conferma della bontà di un (Heavenly, Febbraio 2010) King Street Showdown (Bronzerat, giro di un mese come manco un palloncino in carenza progetto che quando scende a patti con una quadratura Ge n e r e : In d i e r o c k Marzo 2010) d’elio. Pete ha concepito le nuove composizioni per gli maggiore delle geometrie ottiene forse i risultati miglio- Il loro è ancora il nome giusto da fare se si vuole ben fi- Ge n e r e : g a r a g e -exploitation ambienti che nel 2007 lo hanno arricchito, per la passe- ri.(7.3/10) gurare sui blog indie. Ancora per qualche tempo almeno, Non li ricordavamo in buone condizioni di forma, i pro- rella e il pre-serata. Niente male come investimento per Fabrizio Zampighi prima che diventino troppo famosi per non scatenare tagonisti di questo disco: Jon alle prese con la macchietta il (suo) futuro, ma a noi restano che simulacri e luoghi l'ira degli ortodossi o che ritornino nei sotterranei di di se stesso e la Martinez con una versione eccessiva- comuni.(4/10) Sinclear - Nothing Ever Happens San Diego da cui provengono. Attualmente però i Soft mente glamour dei Boss Hog, poi a lungo lasciati in Edoardo Bridda (Mousemen, Marzo 2010) Pack si trovano in quella sottile striscia di interdizione naftalina; Solex, invece, intestataria di un lavoro interlo- Ge n e r e : p u n k -h a r d c o r e fra il "glamouroso" universo indie del NME e il mondo cutorio, lontano dal brio collagista che ce l’aveva fatta Sin Ropas - Holy Broken (Madcap Punk-rock energico versante Bad Religion / Offspring sommerso del DIY made in USA: una nebulosa di micro apprezzare. Per questo motivo, la notizia di un disco a Collective, Febbraio 2010) su cadenze quasi hardcore con tutti gli annessi e connes- label che, guardando con nostalgia a gloriose esperienze sei mani ha smosso l’attenzione su delle carriere in stallo Ge n e r e : indie-psichedelia si del caso. In pratica - a parte il discreto crossover de del passato (l'aussie pop della Flying Nun, il C86 britan- e chissà che non segnali una ripartenza con motivazioni Della terna di album che i Sin Ropas di Tim Hurley e L'ego che ricorda i Linea 77 - un range stilistico ben nico, il lo-fi anni 90 americano), sta ridando un senso alla rinfrescate. Danni Iosello hanno pubblicato in un decennio, Trickbo- definito (e quindi limitato) che muove sicuro sui propri parola "indipendente". Per ora, l’esito parla di errebì a bagno nel garage spruz- xes On The Ponyline ci è sempre parso il più significativo. binari manco fosse la linea Milano-Roma dell'Alta Veloci- È di questo universo variopinto che gli artisti un tempo zato di hip-hop e indie americano anni ’90; uno stile che Più di quel Three Cherries naturale evoluzione dell'alt-folk- tà. Come dire, i tempi dei Prozac+, quel misto di istitu- conosciuti come Muslims sono i portavoce. Oggi, modifi- odora di bianco e nero metropolitani fusi assieme (apici blues della casa madre Red Red Meat / som- zione e varianza, sono lontani.(5.2/10) cata la ragione sociale ma non la formula musicale, forti Fire Fire, Uppercut e Aapie) e cioè quanto ti aspetteresti mata a certi fermenti psych ancora in via di definizione. Fabrizio Zampighi di un contratto con la Heavenly, esordiscono sulla lunga dall’olandesina e dai signori Spencer. Ognuno recita la E più dell'ultimo Fireprizes, in cui invece l'immaginario distanza con un album tanto divertente quanto coinciso. propria parte, buttando sul piatto tutte le capacità e il lisergico prendeva il sopravvento a discapito dell'organi- Si parte con l'incalzante incipit di C'mon e siamo subito mestiere di cui è in possesso: c’è il gigioneggiare da Mick cità, spingendo fin troppo sugli strascichi delle chitarre al grado zero del rock: schegge impazzite di minimalismo Jagger maturo e il citazionismo post, la battuta hip-hop

74 75 e il pop arguto, alcune (poche, per fortuna…) movenze Bolt meno forsennati e irruenti, passando per una sorta Timbo non ha mai fatto faville da solista, tanto che que- tabili accidenti di un gesto percettivo/espressivo aperto eseguite col fiatone. di Dead C minimali e slabbrati. Il tutto in modalità mi- sto secondo capitolo di Shock Value segna il punto più ai mille stimoli simultanei del quotidiano. Nei brani dove Solex - “agganciata” in occasione di un nimal e industrial-oriented come solo gli inglesi sanno basso della carriera. Un pappone buttato lì, plasticoso, In ragione di ciò, il singolo nonché opening track Hustle dj set tenuto dopo un concerto della Explosion - ha più fare. stanco - lunghissimo, ogni pezzo dura sui quattro minuti t'inganna col suo incedere da ballatina Kings Of Conve- spazio si respira una certa freschezza, un soul sbiancato Slanci ritualistici al limite della trascendenza sufi (la voce - e tutto uguale (nonostante i mille guest), dove quel po- nience, poi però ti capita una October che placidamente ancheggia ironico (Dirty), strizza l’occhio con arguzia (Too di #2), approccio iconoclasta as usual, sensibilità limitro- chissimo di buono che ci sarebbe da prendere (la ballad attualizza palpiti Haight-Ashbury, una Santiago di pastel- Much, Too Fast), scorre brioso e persuasivo (Bon Bon). fa all’impro-jazz di confine Undertow?) viene inesorabilmente soffocato: Justin canta li e strane vibrazioni (vagamente Karate), una By Dusk Aspetti un altro po’ e ci scappa l’asso da consumati mar- per un disco che sembra e manco si capisce, il pezzo con la Perry è una marcetta, They Were in the City che fa accomodare i Notwist sulla pioni, una luccicante Galaxy Man al crocevia tra exotica e un accumulo di materiale quello con la Furtado - autotune come una marmellata sedia impagliata (prima di accendere l'amplificatore), una negritudine. A conti fatti, operazione benefica per ambo di risulta di tutto ciò che che appiccica tutto, rovinando un inciso supercatchy - Sashimi che strepita power-pop androide e allibito, una le parti, pur nella sostanziale assenza di sorprese. Basta gli spiriti dei gruppi (e de- una sceneggiata demenziale sui vampiri (sic), The One I The Roadside che è estasi pastoral-wave dai non meglio non cercarle, e il divertimento è assicurato.(6.8/10) gli approcci) sopra citati Love copia - e male - il grime. Ah, ci sono anche i Jet, quelli definibili corollari psych. Giancarlo Turra possono evocare. Che non di Are You Gonna Be My Girl.(4.2/10) Proprio la capacità di rendere organiche le influenze in significa affatto dipendenza Gabriele Marino un discorso espressivo personale, complesso ma acco- Son Of Dave - Shake A Bone (Kartel, e/o riverenza, sia ben chia- modante, è il merito principale della band londinese. Il Marzo 2010) ro. I due, penalizzati (o valorizzati, dipende dai punti di Trouble Books - Gathered Tones cui avant folk-pop si propone quale plausibile anzi legitti- Ge n e r e : w h i t e g u y b l u e s vista e dagli obbiettivi prefissati) da una produzione che (Own Records, Febbraio 2010) mo punto di riferimento.(7.2/10) Racchiuso in una delle più brutte copertine degli ultimi più pastosa non si può, dimostrano di conoscere a fondo Ge n e r e : l o -f i p o p Stefano Solventi anni, Shake A Bone è il quinto album in un decennio di la materia e sentire un suono che seppur riconducibile Sbocciano come fiori stropicciati in un ambiente confuso, Son Of Dave a/k/a Benjamin Darvill. Di chi? Esatto: all’etichetta noise è sfuggente e volatile come non mai. sono incantesimi fragili ma suonano come un prodigio in Twiggy Frostbite - Through Fire di uno che campava da polistrumentista nelle meteore Approvazione totale.(7/10) mezzo alle perturbazioni attonite da sogno post-rock (Despotz Records, Novembre 2009) Crash Test Dummies e, se ognuno ha le referenze che Stefano Pifferi fuori tempo massimo, in quel frugale prodigarsi alla ri- Ge n e r e : p o s t -r o c k si merita, può pure prendersi le proprie responsabilità. cerca di un pugno di mera- Per queste tre ragazze svedesi staremmo gridando al mi- E’ dal 2000, infatti che il ragazzo di Winnipeg snocciola Timbaland - Shock Value II viglia che ti puoi organizza- racolo se il loro disco d'esordio fosse uscito, chessò, una blues da bianco per chitarra, armonica e borbottii vocali (Blackground, Dicembre 2009) re nella cameretta o poco decina di anni fa. Peccato, che non sia così. Le Twiggy che ripete anche qui, sempre uguale a se stesso, per do- Ge n e r e : a u t o t u n e -p o p più. Barlumi di folktronica Frostbite non tralasciano nessuno dei più classici cano- dici volte. 50 Cent, LL Cool J, Nas, Usher, Kanye West, Luda- evoluta e quindi disartico- ni del post-rock di Mogwai ed Explosions In The Sky, Si passa dallo stomp in stile Jon Spencer “unplugged” cris, Shakira, Beyoncé, Alicia Keys, Rhianna, TLC, Lil Kim, lata, guizzi wave-pop tenuti li infreddoliscono coi languori glacial-boreali dei Sigur al brano lento, spargendo qui e là qualche venatura pop Destiny's Child, Kelis, Janet Jackson, Mariah Carey, Ma- al guinzaglio da una imperi- Rós e già così avete capito da che parti stiamo. Si varia senza però possedere una penna capace di reggere per donna, Jennifer Lopez, Britney Spears, ma anche Busta tura bassa fedeltà, quel piz- poco, anzi per nulla, il canovaccio è sempre lo stesso per più di cinque minuti. Darvill non è la reincarnazione di Rhymes, Redman, Hilary Duff, No Doubt, Rapture, Jonas zico di attitudine dreamy di undici tracce più introduzione: rhodes a puntinare il si- Buddy Guy e men che meno di Sonny Boy William- Brothers, Jamie Foxx, Limp Bizkit, Chris Cornell, M.I.A., chi deve essersi perso prima o poi tra le caligini dello lenzio, synth algidi, chitarre in rifrazione, pelli a trascinare son, ragion per cui qualcuno dovrebbe andare a dirglielo gli ultimi Duran Duran. E' lo spaventoso elenco degli ar- shoegaze, tutta una brama di orditi ambientali cuciti a il crescendo e la voce da folletto felinamente sensuale di battendogli una mano sulla spalla. Come si fa con gli ami- tisti più famosi nelle cui produzioni ha messo lo zampi- fuoco basso. Elin Lindfors come una Kazu Makino sottozero. ci che, pur con tutta la buona volontà e l’impegno, non no. Per non parlare della pletora di cantanti nu-funky/ I Trouble Books, trio da Akron, Ohio, rilanciano con A mutare è solo il gradiente pop, che imbriglia deflagra- sono proprio tagliati e ti tocca dirglielo in modo chiaro soul/r'n'b/hip hop che fanno altalena nelle charts USA l'opera seconda la loro palpitante bedroom music, pro- zioni e cavalcate ricordando talvolta i Giardini di Mirò però pacato. Magari partendo dal fatto che siamo som- ma che - fortunatamente - non sono troppo conosciuti ponendo undici tracce come schegge di bambagia e lana di Dividing Opinions (Throw in two) - con quell'accen- mersi da tonnellate di dischi inutili.(5/10) dalle nostre parti. di vetro, ora confortevoli e ora allibite, più acquerelli che to Morr che in zona Notwist proprio ci mancava, vedi Giancarlo Turra Sono altri però i personaggi a cui il nome dell'uomo fotogrammi di un microcosmo che sembra avere molte Still here - oppure scioglie i lacci e allora siamo nelle lan- è indissolubilmente legato: Missy Eliott, Nelly Furtado, piccole storie da raccontare.(7.1/10) de uterine di Ágætis byrjun (All I need) o ancora a Temperatures - Eksra Justin Timberlake, Jay-Z, Katy Perry, One Republic. Stefano Solventi farci bagnare il viso da soffioni di piatti degli scozzesi di (Ultramarine, Gennaio 2010) Stiamo parlando di uno dei Re Mida della musica POP cui sopra (Grime star). E neanche un'emulsione digitale Ge n e r e : n o i s e -r o c k degli ultimi quindici anni, uno dei responsabili delle peg- Tunng - ...And Then We Saw Land tipo Broadcast su Along your way serve come impulso. Interplay basso-batteria/synth da urlo per questo duo gio porcate della brutta musica commerciale contempo- (Full Time Hobby, Marzo 2010) Qui si sbadiglia parecchio, e non è un principio di ipo- inglese osannato da teste calde del rumore come Thur- ranea (lui, rapper mediocre completamente votato ad Ge n e r e : a v a n t f o l k p o p termia.(5/10) ston Moore. Eksra è la seconda manifestazione dei londi- autotune) ma anche di alcune delle più grandi - danarose, I Tunng avvistano terra, ovvero proseguono la loro Luca Barachetti nesi Peter Blundell e James Dunn, rispettivamente basso/ sfavillanti - produzioni supermajor di qualità: si pensi alla marcia placida e inesorabile verso una forma folk sem- voce e batteria/synth: zero fronzoli e 100% di noise-rock bomba What Goes Around/Comes Around di Justin o a Say pre meno -tronica, dalle fattezze frugali in senso talora eterogeneo e abrasivo in quattro tracce untitled. Un arco It Right della Furtado. Stiamo parlando di Tim Mosley aka tradizionale ma col vizio d'una strisciante visionarietà, espressivo che racchiude il verbo noise nelle sue infinite Timbaland. ottenuta metabolizzando la lezione The Books, vale a declinazioni: dai Ruins più free e dilatati ai Lightning Qui siamo decisamente sul versante porcate, e del resto dire quel trattare i suoni come applique semantici, inevi-

76 77 - Tourist con Bloc Party, Kate Nash e ora Kaiser Chiefs) e verberi dei Giardini di Mirò completano la forma- dilatazioni post-Spacemen 3, recrudescenze suburba- History (Kitsuné Music, Marzo soprattutto di Phillipe Zdar (Cassius): nel suo studio zione, a battere il ferro di certe malinconie parenti alla ne alla Loop (Dead), cosmic vibes a manetta, wah-wah 2010) londinese, il Motorbass, per primi incisero gli amici dei lontana del post-rock e figlie di un' insospettabile vena e slanci hard-rock seventies come se piovesse (Three Ge n e r e : Wa v e p o p TDCC Phoenix di cui è stato pure produttore (dei marziale (The System e Frigid Moon). Roba che nella cover Quarters). Dal rigurgito wave Eighties di inizio Duemila ai Two TDCC tra l’altro il remix di Lasso in Wolfgang Ama- della First We Take Manhattan di Leonard Cohen trova Un ottimo disco nel suo genere, ma aspettiamo di veder- Door Cinema Club di streaming sonici ne sono pas- deus Phoenix). Il lavoro di missaggio su è uno sbocco immediato e naturale. ne gli sviluppi futuri.(6.9/10) sati per i nodi della rete. Le linee di continuità le senti ancora migliore rispetto a quanto si ascoltava nei france- Certo, si tratta fondamentalmente di recupero. Ma di Stefano Pifferi nelle chitarre anfetaminiche e scintillanti, in certi Ottanta si: sound corposo, hook melodici sostenuti, qualche sin- quelli affettivi, onesti, fatti senza grossi calcoli di conve- che non vogliono mollare, anche se in questi imberbi copata dance e tanta energia nerd indotta, il tutto senza nienza e che regalano più di quel che ci si aspetterebbe. William Basinski - Vivian & Ondine irlandesi puoi saggiare anche uno scarto importante. Il riempitivi. Portando pazienza per gli abusi sulle marce Nello specifico, una scrittura attenta, una produzione (2062, Gennaio 2010) trio suona un indie differente da quello che si ascoltava più alte, abbiamo un ottimo album ed esordio.(7.3/10) capace di valorizzare il suono (registrazioni d'ambiente Ge n e r e : a m b i e n t ai tempi dei Libertines / Kooks e non di meno, il cam- Edoardo Bridda effettuate in una chiesa sconsacrata nei pressi di Carpi), Con il passare del tempo, William Basinski rischia di dare bio di decennio potrebbe essere fatto proprio di questi una media brani rispettabile con qualche episodio che un nuovo significato al termine “tedio”. Concepito come elementi. Nello specifico, una certa freschezza goliardi- U.S. Girls - Go Grey (Siltbreeze spicca per personalità. Interessante prima tappa di un un regalo di 45 minuti fatto a Vivian e Ondine, figlie ri- ca targata Wombats sublimante le voglie sintetiche di Records, Febbraio 2010) progetto discografico in tre parti che ci terrà compagnia spettivamente del fratello e del cugino, il nuovo disco Klaxons e Bloc Party. Ge n e r e : Cr i m s o n Wa v e per tutto il 2010.(7.3/10) dell’acclamato artista newyorkese consiste in un'unica Con i TDCC siamo molto vicini alle stratificazioni sinte- Dopo il debutto (sempre su Siltbreeze) del 2008, Me- Fabrizio Zampighi traccia di tre quarti d’ora. Il lavoro di Basinski è lo stesso tiche ascoltate nei Delphic ma con un antidoto impor- gan Remy capitolo secondo e, per chi se lo fosse perso, di sempre e non sposta di una virgola la progettualità di tante che è poi l’altra fetta U.S. Girls è uno dei nomi cardine di quella che a suo White Hills - White Hills (Thrill una musica, che sembra ormai irrimediabilmente avvitata della torta: i Vampire We- tempo fu definita crimson wave, una scena che incorpora Jockey, Marzo 2010) su stessa. ekend (e in UK, in piccolo, la ben più cacofonica Circuit Des Yeux e l'ormai nota Ge n e r e : h e a v y s p a c e -r o c k Siamo nel 2010, ma Basinski ragiona ancora come se i Mystery Jets). Nerd che Zola Jesus. Forse il gruppo heavy più chiacchierato del momento, i stessimo nel 2001 a Ground Zero. Manipola un nastro, hanno inondato le orecchie Il primo album della Remy era ancora un tantino acerbo. White Hills. Portabandiera del rinascimento hard-spa- lo manda in loop, ci costruisce attorno un ondivago e della rete con un’attitudine Go Grey, pur rilanciando la ricetta di sempre, risulta più cey newyorchese (insieme a La Otracina, Naam, ecc.), onirico sali e scendi fluttuante, in una sorta di sciabor- vacanziera dalla quale non equilibrato ed efficace: ci ritroviamo minimali tribalismi i due tornano con un nuovo inizio omonimo in cui, sulla dio ambient che ha il ritmo delle maree più calme e dei c'è comeback, saputelli col industriali (Summer of the Yellow Dress, Sleeping on Glass) falsariga dell’heavy-drone dell’anticipatorio 12” Dead, corsi d’acqua più miti. Una scuola che ha certamente cardigan che hanno saputo controbilanciati da schegge di pop lamentoso (Red Ford tentano nuove vie per il loro peculiare space-rock hard fatto epoca, e che sembra ormai finita, se si prendono in spostare il piano da produzioni sempre più ingombranti Radio) e nenie all'arsenico (The Mountain's High, Blue Eyes e in overdrive. considerazione le ultime produzioni del settore analogi- a soluzioni musicali animate da uno spirito giocoso e on the Blvd.); di nuovo pezzi brevi ed inquietanti e tinte Per partorire questo omonimo (edizione in cd e vinile co-ambient, con gli excursus di Leyland Kirby, Gregg colorato. fosche in musica ed immagini. Il sole della ragazza non è con copertine, pezzi e tracklist diverse) Dave W. e Ego Kowalsky e non ultimo Indignant Senility. Tutta gen- Così abbiamo un trio d'esordienti che non ha paura di nuovo, ma è malato quanto basta.(7/10) Sensation fanno dunque le cose in grande: i due cocchi te che è partita proprio dai loop disintegrati di Basinski e un mix in grande stile, di melodie over the top (libere Andrea Napoli di sua santità Julian Cope registrano al The Ocropo- che ora lo sorpassa sul suo stesso territorio.(6/10) quindi dalle sacche indie), di un desiderio d’evasione ai lis, lo studio williamsburghiano degli Oneida e invitano Antonello Comunale massimi livelli. E' anche per questo che i blog di mezza Vessel - Tales Of A Memento Island proprio Kid Millions a sedersi dietro le pelli, aumentan- rete ne parlano da mesi trovandone nei The Drums il EP (24, Gennaio 2010) do a dismisura potenza di Wu-Tang Clan (The) - Return Of The perfetto contraltare: post-moderni i primi, amanti del Ge n e r e : s h o e g a z e / indie fuoco e libertà espressiva. Wu (Gold Dust, Marzo 2010) vecchio analogico (e delle pose gaie post-Smithsiane in Salpa il vascello. Ed è un viaggio a ritroso nel “come era- Dopotutto l’obbiettivo di- Ge n e r e : h i p -h o p salsa surf) i secondi. vamo” di una ventina di anni fa, tra indie rock e under- chiarato da da Dave W. era C’è modo e modo per riflettere sulla propria condizio- I TDCC convincono proprio dove i citati Delphic falliva- ground Ottanta-Novanta. Del resto non poteva esse- quello di “let things fly” e ne artistica. Qualcuno si prende delle scappatelle, altri no, schiacciati da una sovra-produzione asfissiante e da re altrimenti, visti i musicisti coinvolti nel progetto. In chi meglio del Kid poteva un periodo sabbatico, qualcuno inganna l’attesa con un una cappa cyber manchesteriana autocostruita. Ci danno primis quell'Alessandra Gismondi che dalle parti di assecondare le voglie da Best Of. Solo che, anche se l’ultima opzione rappresenta di hit leggeri come Undercover Martyn, fluenti nonostan- indie e grunge bazzicava già nel 1996 con i Pitch di Bam- psycho-jam dei due? sovente un fare cassa a costo zero, la classe viene fuori te le stratificazioni e quegli onnipresenti psych-synth; i bina atomica e che attualmente si divide tra il vecchio Il suono appare a tratti più se è patrimonio genetico. In tal caso, cavi dal cilindro contrappesi twee-nerd delle strofe e i sipari/contro si- progetto - riveduto e corretto per l'inglese del nuovo free e slegato dal canovaccio monolitico dello space- qualcosa che si colloca a metà strada tra la rilettura del pari in piena sbornia Weekend, del resto, sono il miglior millennio - e il noise/wave/shoegaze minimalista degli rock hawkwindiano delle precedenti release, per adden- passato e l’omaggio ai fan: questo è, riassumendo, Return antidoto contro la complessità frustrante, come lo è Schonwald. Una che nell'iniziale Ninety's Lover e nella trarsi in territori contigui, complice (chissà?) l’apporto Of The Wu. l'aggiornamento indietronico del wave pop via Kooks / mediana Memento List - elenco di gruppi e personaggi di Millions: l’ipnotica ed estatica Let The Right One In, le Una sfilata di materiale poco noto o raro affidato alle Mystery Jets / Klaxons (e un pizzico di ultimi Police) connessi al decennio clintoniano - deve aver gioito non evanescenze fumose di We Will Rise, la glaciale solitudine mani sapienti dell’amico e produttore DJ Mathema- della strategica Cigarettes In The Theatre. poco rovistando tra My Bloody Valentine, Jesus & di Glacial. Piccoli passi in direzioni diverse, forse ancora tics, sulla quale le fila del Clan si aprono di volta in vol- L’eccellente artigianato è merito di Elliot James (uno Mary Chains e - per la proprietà transitiva - Velvet non troppo convinti, tanto che risulta ovvio dire che le ta per collocare sotto i riflettori cavalieri (Raekwon, che ha iniziato a lavorare con i Futureheads ed è finito Underground. Corrado Nuccini e Emanuele Re- prerogative di base della band restano quelle di genere: GZA, Method Man, Ghostface) e vassalli (Inspec-

78 79 tah Deck, Masta Killa, Streetlife, Buddah Bless, U- dezza delle sue scenografie horror. Negli impercettibili God). Ne scaturisce qualcosa meno di un’ora di pregio, movimenti di Opt Out e nel pulsare soffuso di Sovereign — libri che sottolinea l’assodata classicità della posse newyor- oppure lungo il tintinnare stereofonico di Limited Space chese in una scaletta priva di flessioni, dove le basi si (che farebbe la gioia di qualsiasi Bonzo Noise), emerge adattano e mescolano alla personalità vocale di ognuno. un'ambient disturbata, meticolosa come non ci si sareb- Difficile collocare la mossa - gambetto di donna o arroc- be aspettato da luddisti sonici quali sono stati. E' come co di fronte al re? - nel quadro della discografia del Wu se la violenza harsh e i droni tempestosi si dipanassero Tang Clan adesso: spetterà al futuro verificare la condi- in una tenue foschia elettrica, con giusto qualche inter- zione di forma e, probabilmente, la questione conta fino vento della vecchia furia che fu, ma è rumore che rimane a un certo punto. quasi sempre ai margini, salvo concederci un ultima ca- Meglio vivere il momento e apprezzare l’attestato di rezza finale nella title track di chiusura. Au revoir.(7/10) talento che non offre il fianco a critiche per la qualità Antonello Comunale, Leonardo Amico della proposta, dalla quale estraiamo - facendo un torto a tutto il resto - l’oscuro rutilare Keep Pace e l’innodi- Zona MC - BreakHop (Gli An t o n i o "To n y Fa c e " Ba c c i o c c h i ca It’s What It Is, una Strawberries & Cream di “popedeli- accostamenti improbabili degli Mo d Ge n e r a t i o n s (Nd a Pr e s s , 2009) ca” e personale fusione tra Prince e Outkast e il funk Uochi Toki, Dicembre 2009) Chi ha cuore le gioie e i dolori del rock italico conoscerà bene il nome di Antonio Bacciocchi, in arte Tony Face. metropolitano Respect 2010. Tra un dibattito sul futuro Ge n e r e : b r e a k To k i Quello che forse non tutti sanno è che quando Antonio parla di modernismo è meglio mettersi seduti e ascoltare dell’hip-hop e l’altro, c'è poco altro in giro che conforti Dalla crew Uochi Toki, Stefano Mularoni aka Zona con le orecchie aperte, perché è difficile trovare qualcuno, nel nostro paese, che sappia interpretare meglio questo in maniera al pari naturale.(7/10) MC, disco in free download sul myspace (come pratica- termine. Giancarlo Turra mente tutte le sue produzioni dal 2006 ad oggi e come La sua è un’esperienza che non deriva dal semplice fatto di aver consumato moltissime altre del collettivo Avanthopperz). Gli Uochi quintali di vinile e aver visto centinaia di concerti, aver supportato in ogni Yellow Swans - Going Places (Type hanno sfornato il loro disco più bello finora, sicuramente modo la scena e averne studiato l’evoluzione e perfino le contraddizioni. E’ Records, Febbraio 2010) quello più quadrato, "classico", sono gli alfieri di una pic- un’esperienza maturata sul campo, vivendo il modernismo giorno dopo gior- Ge n e r e : Em o -Dr o n e cola "tradizione dell'antitradizione" dell'hip hop italiano: no, in una sorta di lungo "allnighter", per dirla con le sue parole, fatto di gioia Il dubbio sarebbe anche lecito. Quello cioè che il duo è normale che facciano scuola. per la propria unicità, rifiuto dell’omologazione e culto dello stile. Lo stesso californiano abbia avuto voglia, un’ultima (?) volta, di fare E Zona rappa come Napo, flusso di coscienza a rotta stile che ha portato con sé nei Not Moving, la band con cui ha scritto pagi- cassa sulle spalle degli Yellow Swans, nome ormai suffi- di fiato, citazioni tra Borges, Vonnegut e Peirce, sguardo ne di selvaggio garage rock, pur mantenendo sempre il serafico distacco del cientemente celebre da poter garantire un certo ritor- stoico e concreto sulla realtà, voce in contrappunto sui gentleman britannico. no. Pochi dubbi invece che quelli della Type ci abbiano due canali stereo in un paio di pezzi. Le basi, sempre In fondo il modernismo è tutto qui: imporre la propria individualità in una marciato sopra e abbiano allestito l’ultima cena di Pete sue, si dividono tra uno zapping breakcore quasi carto- società massificante. Lo sapevano i ragazzi in parka e lambretta che negli anni Swanson e Gabriel Mindel ben sapendo di poter con- onesco (come da titolo, come un Mr. Scruff ripassa- sessanta ascoltavano Who e Small Faces o si appassionavano ai suoni black tare su un ipotetico best seller. Tra l’altro la sorpresa di to da Bologna Violenta, frullando anche la classica e e ai ritmi giamaicani, rappresentando un esempio d’integrazione fra i giovani vedere i due nello stesso catalogo di Helios o Richard passando al trattamento una Romagna in fiore che non dell’Inghilterra suburbana. Lo sapevano i revivalisti di fine '70, che reindirizza- Skelton svanisce rapidamente, perché è ormai da tem- può non fare pensare alla versione psicofarmacologica vano la scossa del punk in una traiettoria del tutto peculiare e rispettosa della po che gli Yellow Swans non si occupano più di noise, dei CCCP), asciutto electrofunk e momenti che ricor- tradizione. Lo sanno i tanti mods nostrani che dai primissimi anni 80 tengono quanto proprio di drone ambient, del tipo che con l’eti- dano gli Eterea Post Bong Band. C'è gusto in Italia ad vivo lo stile nel nostro paese, a suon di raduni, serate e concerti, incuranti chetta di John Twells ci calza a pennello. essere intelligenti.(7.2/10) delle mode usa e getta che si sono susseguite nel corso di un trentennio. Ecco quindi che ci ritroviamo a ragionare su quest’ul- Gabriele Marino Il modernismo è tutto questo. Tony ce lo racconta con semplicità e passione, individuandone le radici, tratteggian- timo album ufficiale dei due, che come candidamente done agilmente le vicende ed elencando protagonisti e situazioni che ne hanno fatto un caso unico nella storia delle ammettono, altro non è che il risultato di una attenta culture giovanili. Va da sé che il punto di forza del libro si annida nei capitoli dedicati alla scena italiana, quelli in cui cesellatura di diversi provini scaturiti dalle prove e dalle l’autore riesce nel compito improbo di tirare le fila di una storia frammentaria, spesso vissuta in prima persona e esibizioni live prima dello scioglimento. Stiamo parlando consumatasi per lo più nei meandri dell’underground. Mod Generations ne affronta un’analisi capillare, che è di per in pratica del best-of degli sé una celebrazione e al tempo stesso un’appassionante lettura: un testo da consultare compulsivamente alla ricerca scarti, ma la materia di cui di gemme nascoste e miti mai sopiti. è fatta la musica dei due, si Diego Ballani presta bene al ripescaggio in extremis e quindi poco male. Going Places si riallaccia al precedente At All Ends e lo supera per la gran-

80 81 suono che sa essere al contempo nervosa e monolitica, — live report esaltando ancora di più gli strali e i picchi emotivi del frontman, cantautore noise implacabile come il miglior Gaber ma pronto, nel segno di un Piero Ciampi impe- gnato, a scendere in piazza e a fare a pugni con la realtà in disfacimento. Non stupisce quindi che una canzone come A sangue Om/Lichens chitarra (raramente), rumori&loop elettronici (spesso) e freddo sia diventata una specie di inno cantato da tutti, In i t , Ro m a (28 g e n n a i o , 2010) ad un costante tamburellare. Pochi minuti d'entusiasmo una Male di miele degli anni zero in scadenza che si lascia Più ehm che Om. L’attesa era tanta e le aspettative forse per Al Cisneros e i suoi tentacolari giri di Rickenbacker e urlare da un pubblico d'età trasversale (e con essa La troppe. A dimostrarlo il folto ed eterogeneo pubblico il drumming del nuovo compagno Emil Amos, atletico ed canzone di Tom). E non è così assurdo, seppur sia molto che gremisce un Init sempre più punto di riferimento estremamente tecnico. Dopodiché il peggio: c'è qualcosa diverso oggi il contesto, assegnare al Teatro quel ruolo per le musiche off a Roma: indie-kids e metallari lungo- che non scatta affatto e non soltanto in questa data della di gruppo rock italiano destinato ai numeri importanti Scuola Furano criniti si mescolano a studenti americani in gita premio tournée, ma in tutto il tour, come riportato da molti e dalla caratura spendibile oltre i confini che è stato nei e freakerie varie. Testimonianza che il percorso dei due forum e addetti ai lavori. novanta degli Afterhours. Solo questione di tempo, e giusto. Ci infila anche un paio di cose by Scuola furano, Om – sin da quando erano parte integrante degli Sleep I brani risultano piatti e involuti anche a causa di suoni di vicende umane che incrociandosi lasciano presagire una dal disco 2004 e il remix di Underground Goodies di – ha toccato (e tocca) tutt'ora posizioni diverse all’inter- mal regolati che lasciano sullo sfondo il basso circolare quanto di buono debba ancora arrivare. Cajmere, per chiudere con una massiccia Where Is Your no dell’universo musicale tra i due millenni. e la voce salmodiante che sono caratteristiche fondanti Luca Barachetti Head At dei Basement Jaxx. Si parte male con il set Robert Lowe aka Lichens tra degli Om. Amos diventa sempre più invadente nell’inter- Borut è contentissimo: «La serata è stata ottima, i miei droning stratificati di chitarra, vocalizzi e suoni trovati in play, asettico e tecnico oltre il dovuto, forse nel tentativo Scuola Furano complimenti ai ragazzi che hanno organizzato il festival. In loop che rendono su disco (e in determinate condizioni di riempire il vuoto dei suoni; Cisneros il più volte è Bl o w Up, Pa l e r m o (29 g e n n a i o , 2010) estate voglio tornare e fare Palermo-Catania portandomi die- ambientali), e si finirà peggio. Lowe scende dal palco e costretto a richiedere l’intervento del fonico nella spe- Quarta edizione della rassegna palermitana organizzata tro anche Bosu. Non suonavo da due mesi, avrei continuato vi risale dopo un po’ provando la pazienza degli astanti ranza di rivitalizzare un mantra a zero amalgama, zero da Officine Festival e dedicata all'electronica. Noi l'ab- per altre tre ore». E' al lavoro su nuove produzioni: «Penso dacché nel set dei californiani è previsto anche lui alla trascendenza, zero di tutto ciò che si è apprezzato negli biamo scoperta l'anno scorso, quando avevamo beccato uscirà un EP a breve, tipo ad aprile, e poi il disco in estate, ottimi dischi. E' come se i due fossero alle prime prove, quasi per caso un ancora sconosciuto Rone - Spanish taglio underground, più house, meno pop del primo». in dote ognuno la propria caratteristica, invece che un Breakfast sarebbe uscito solo qualche mese più tardi Prossimi appuntamenti, Modeselektor il 26 febbraio rodato duo di musica hard-psych. Grossa delusione. - alle prese con un ottimo set deep. Prima serata 2010: ed Etienne de Crecy il 5 marzo. Margine di migliora- Stefano Pifferi Scuola Furano. mento ampio, ma il Wintercase si candida come una del- Buono il riscaldamento degli indigeni Doc Rouge, Dj le più interessanti "cose nuove" nel panorama siciliano. Il Teatro degli Orrori IG e Indipendance Sound System, penalizzati però dal Gabriele Marino Bl o o m , Mi l a n o (5 f e b b r a i o , 2010) trovarsi davanti una pista ancora praticamente vuota e Sai mai che sia un'occasione per Il Teatro degli Orrori - soprattutto - da un'atmosfera un po' così, luce intensa l'uscita dal gruppo di Giulio Favero. Dopo l'eccellenza e volumi non a palla. Il locale si riempie fino a stiparsi e, di scrittura raggiunta con A sangue freddo, e dopo che poco prima delle due, parte il set di Borut. La situazione già l'esordio Dell'Impero delle Tenebre aveva definito luci e volume migliora giusto un pelo, ma l'uomo fa at- al meglio un suono di matrice Jesus Lizard-Scratch mosfera da solo e propone un set che definire generoso Acid ma furente e teatralizzato alla Carmelo Bene, è riduttivo. Bustone coi suoi ciddì sul mixer («i locali sono l'ingresso di Tommaso Mantelli e soprattutto di Nico- tarati meglio con i cd che con i piatti, ma referisco suonare la Manzan alias Bologna Violenta potrebbero aprire con il vinile se mi capita»), spara una selezione di garage e nuove prospettive, schivando un didascalismo altrimenti dance anni Novanta, scaletta decisa sul momento men- in agguato ora che lo zenith compositivo è stato rag- tre - cuffia tenuta all'americana - balla, scratcha e segue giunto. i cantati. Tira avanti praticamente fino alle quattro - per Questa l'impressione della data in un Bloom stipatis- la gioia di uno dei buttafuori - con remix suoi e altrui di simo, una delle prime esibizioni dopo il cambio di line-up, cose come Do It Again dei Chemical Brothers, Flickery dunque a tratti in balia di un rodaggio necessario ma non Version degli Audio Bullys, U Got Me Up di Dajaé, il privo di segnali incoraggianti. Mantelli al basso e Man- tema di Super Mario (girato slo-ragga) e ripescaggi che zan tra elettrica, violino e tastiere a moltiplicare i colori non ti aspetti come Lovefool dei Cardigans, Get Get di una tavolozza dalle cromature telluriche e a fare da Down di Paul Johnson, Freed From Desire di Gala, la spalla ad un Pierpaolo Capovilla febbrile: brani come Io letale Never Leave You di Lumidee. Fino al cuore della ti aspetto e Direzioni diverse guadagnano grana lirica sul- serata, che è tutto nel mezzo minuto di esaltazione ge- Om © Andrea Lamedica Andrea © le corde del violino, il resto lo fa una compattezza di nerale per Empire State of Mind di Jay-Z, messa al punto

82 83 Vulturum

Gimme Some Inches #3 Bogong In Action (basso e chi- tarra dei Microwave With Marge) e i napoletani Ne Travaillez Ja- mais. I primi deragliano furibondi e sgrammaticati su un post-punk rumorosissimo e sull’orlo del whi- te noise mentre i secondi vanno di suite psych-ambient-tribale ipnotica e disturbante; insieme dimostrano Digitale vs analogico, questo mese, Come la Beko, sottotitolo: Digital fusione via web: Ascending Melody la bontà del fertile sottobosco ita- ma anche analogic into digital. Ovvero Records Label, motto ufficiale: A prevede due outtakes da Bitte Orca liano. Saltando a nord-est arriviamo come il vinile sopravviva all'era del 2.0 new single every monday. Fatevi un perché they just didn't fit with the vibe a Treviso e più precisamente a casa utilizzando i mezzi del web. Inoltre fe- giro sul sito e vedrete che in bella of the album. La title track e Emblem Second Sleep. La noise label, dopo ticci in cassetta e vinili da sballo. mostra – con copertine che, seppur Of The World sono buoni esempi del un periodo di inattività, torna alla non bellissime, hanno una loro per- pot-pourri avanguardistico, teatra- grande con una manciata di tape che Vecchi medium incontrano nuove cepibile identità – sfileranno cam- le e variopinto di Dave Longstreth più lerce non si può. Tra di esse (Cul- tecnologie. Questo potrebbe essere pioni più o meno conosciuti dell’un- & co. oltre che un’ottima saldatura ver, Dead Body Love, Völva) spicca- Ken Rock che ora confermano: punk appieno il potenziale strumentale. il motto degli anni ’00 per ciò che derground americano. Come Sore tra le istanze di cui sopra. Prima di no il nuovo lavoro di Women In rock rapido, frenetico, tanto melodi- Terminiamo con una segnalazione riguarda la convergenza dell’amore Eros o Hanging Coffins. I primi, passare al tangibile, rientriamo in The Woods (aka WW), con due co quanto demenziale. Al debutto in- d’oltreoceano. Dopo le consue- per il vecchio vinile (e cd, perché no) palindromi come pochi, mettono in Italia. Milano precisamente, dove na- lunghe tracce più rituali e meditative vece i veronesi Virus, con 3 pezzi dal te cassettine e compilation, arriva e dell’uso sempre più scafato delle scena un bozzetto di lo-fi pop lu- sce Verme, conglomerato di allstar rispetto ai precedenti assalti sonori, sound inaudito. Barbaro noise-punk al debutto su vinile corto Death potenzialità del web 2.0. nare (Yellow Dress) e una ubriaca e dell’indie italico (dentro ci trovate e Conquerors, concept sulla Pri- in stile Hospitals che è una ventata Domain, progetto con sede a Bal- A cosa facciamo riferimento? Alle claudicante coral song (Fooled Me) Tommaso di Dummo, Jacopo di Fine ma Guerra Mondiale che gioca sulla d'aria fresca per il panorama italiano. timora di Adam Stroupe, già nei net-label ad esempio, che furono il passata nella centrifuga del no-fi; i Before You Came, Violetta di Aga- contrapposizione tra strati minima- Infine i Vulturum, il cui esordio a Sudden Infant Death Syndrome. De- primo, importante traghetto verso la secondi invece offrono tre pezzi di tha e Giacomo di Hot Gossip) che li e fragorosi assalti all’arma bian- 12” Vineta è puro spettacolo sin dalla butto doppio in realtà, dati i due 7 smaterializzazione del supporto mu- noise psych-weird che rimandano ai in giorno in cui nevicava parecchio, ca. Come a dire, la provincia non è copertina. Slancio sludge in apertura pollici usciti in contemporanea su sicale. Ma soprattutto alle modalità Velvet imputriditi da rimasugli post- con indosso solo scarpe di tela, han- meno rumorosa della grande città. e svisate post-metal apocalittico sui Dark Entries e Army Of Bad Luck. usate sempre più spesso da artisti industriali tanto quanto a qualche no registrato Un Verme Resta Solo Ora spenta la piastra, accendiamo il generis per questo trio a doppia bat- Entrambi raccontano di un suono del sottobosco grossomodo “weird” combo sixties-folk cessofonico e Un Verme: Montagna, Città, Piombo giradischi di SA, dove in heavy rota- teria, già vecchia conoscenza di SA ai freddo, robotico, electro-punk come (definizione di comodo) per diffon- maleodorante. e Ossimoro grondano emotività di tion ci sono due vinili piccoli e uno tempi dei Go Down Moses. Potenti e vuole la tradizione che lega Normal, dere la propria musica senza perde- Nessuna novità visto che Bradford quella seria da tutti i pori e agiscono grande. Rispettivamente l’esordio a compatti, hanno nelle due batterie il primi Cabaret Voltaire e Screamers. re di vista l’amore revivalistico per il Cox aka Atlas Sound pubblica da da portale verso l’età d’oro dell’emo. 45 giri dei toscani Last To Knows propulsore ritmico di un suono che Le suggestioni da science nerd ag- vinile. Non parliamo solo dell’ormai tempo 7” virtuali e che anche cam- Stoici. con un buon concentrato di garage- parte dalle derive più catastrofiche giungono un tocco smaccatamente classico download-coupon che sem- pioncini dell’underground meno ab- Dopo tanta smaterializzazione, è il soul Reigning Sound oriented, ancora dei Neurosis (Mantide) per arrivare eighties che fa quadrare il cerchio pre più spesso accompagna il vini- bietto e più elegante come Dirty caso di mettere le mani su qualco- acerbo ma che lascia il sentore del a pantani alla EyeHateGod struggen- alla perfezione. le/feticcio. Della serie, comprare sì, Projectors si decidono a passare sa di materico. E cosa meglio di un possibile, ottimo sviluppo futuro. L’al- ti, emozionali e puliti (We Own The Stefano Pifferi ma non toccare, parliamo piuttosto per l’immaterialità del free dwld. feticcio sotto forma di split-tape? tro è lo split tra Dots e Virus, en- Stars). Visto il portato eclettico e mai Andrea Napoli d'etichette che pubblicano vinili 7” Stavolta il pezzo di vinile c’è, ma in Coprodotta da HysM e Lemming trambi dalla nebbiosa bassa padana. I statico dei quattro lunghi pezzi di Vi- in formato esclusivamente digitale. edizione limitata e a seguire la dif- vede fronteggiarsi il duo tarantino primi li conosciamo per un singolo su neta c’è da augurarsi che sfruttino

84 85 #2 Re-Boot Un mese di ascolti emergenti italiani

Dreaming Sanremo pensoso Giovanni Truppi con di, acclamato da quei parrucconi sonali ancora da sviluppare secondo pompose rotondità nascoste da una che ricovera il Cristicchi “serio” in Non potevamo tirarci indietro, noi Soffiando, dal suo album di debutto della giuria di qualità, ecco il vinci- sfumature minime che già sono os- t-shirt che recita “S.P.U.P.P.A”. Ci una casa di riposo in attesa di ispira- di Re-Boot. Una sera di metà feb- C'è un me dentro di me (Cini- tore Tenedle con la trepida Le sigeno per piccoli ipersensibilisti in risiamo, penso io. I No Seduc- zione. Terzo gradino per la Dioniso braio abbiamo diviso il divano, ingo- co Disincanto, 6.9/10). Ha convinto mosche sul dolce, estrapolata dal suo crescita. Ad un passo dalla vittoria tion sono riusciti a far promuovere Folk Band con I testardi fiori iato l'antidepressivo consigliatoci dal per la leggerezza con cui riesce a terzo album Alter (UDU Records, Naif Herin transita in riviera con il loro ultimo EP (autoproduzione, della speranza (Aiutati che Dio ti dottor Castoldi e abbiamo fatto un trasmettere la malinconia, barlu- 7.5/10). Niente da dire, l'impasto tra il suo songwriting pop ritagliato hip- 7.3/10) anche dalla madrina di San- aiuta, 6.6/10). Un po' impacciati sul sogno. Tutti e tre assieme. Lo stesso mi De Gregori e Tenco immersi in cantautorato ed electro-rock è di hop, futurismo puro alle orecchie remo. Che a dirla tutta non sembra palco, ma come direbbe Nino Nu- o quasi. Abbiamo sognato Sanremo. un'aura jazz-rock, a tratti sembra quelli che avvincono, un ibrido ide- paleozoiche della sala stampa sanre- proprio una “madrina” con quei ric- JeansENaMaglietta D'Angelo “di folk Ebbene sì, il festivalone. Ma mica il l'anello di congiunzione tra Bacci- ale tra Paolo Benvegnù, La Crus mese. Su Io sono il mare, da E' tem- cioli scombinati e l'espressione un e world music c'è sempre bisogno” e i solito che ormai non gli frega nulla ni e Jeff Buckley, di sicuro può e Depeche Mode. Il ragazzo non po di raccolto (TdE ProductionZ, po' confusa. Segno evidente di una Nostri non se la cavano affatto male neanche ai cani. Abbiamo sognato contare su una certa spregiudicatez- è di primo pelo - è in giro dagli anni 6.8/10), Elisa e Bjork in immersio- cura ricostituente a base di club cul- tra Irlanda (La Ballata dei buoni pro- quello che invece ce ne fregherebbe za e l'entusiasmo di chi comunque ottanta - ma come si dice non è mai ne panteistica d'archi ondeggianti e ture drogata, electro in remix su chi- positi), Sud America (Il mondo alla fine se a certa gente gl'importasse an- si diverte. Negli States ha suonato troppo tardi. Che il suo momento beat ventrale. Lei è onirica e uterina tarre elettriche fulminanti, sarcasmo del mondo), Medio Oriente (Il mer- cora d'ascoltare. Pardon, di sentire/ con Geoff Farina e , sia: adesso. al contempo, Marc Ribot ospite globalizzato in salsa post-punk/wave cante della sganasseta) e Fabrizio ascoltare. Roba pur sempre popular, qualcosa vorrà pur dire. Al secondo Luca: contro il trionfo dei bimbimin- sul disco se n'è accorto. Gradino più da navigati cultori. Non c'è storia De Andrè. Promossi. Resta fuori il ci mancherebbe. E fresca, che questa posto si piazza Evy Arnesano, chia e della spazzatura patriottarda alto a Micol Martinez con Donna e a nulla valgono le recriminazioni Premio della critica: a chi se non ai rubrica la bazzicano solo i runners. che i soliti bene informati davano sogno un terzetto che lasci spazio e di fiori, traccia in chiusura dell'esordio di un Emanuele Filiberto convinto Mariposa per l'easy listening pen- Col guizzo del neurone ad insapo- per vincente. Sarà per il bell'aspet- agio, spaccando in due l'afa reaziona- Copenhagen (Discipline, 7.2/10). di un complotto contro le sue re- sionabile del singolo Sanremo? rire la portata, che a rimbecillirci ci to civettuolo, sarà per quei modi di ria di un podio festivaliero che è pur- Appresa l'influenza del produttore gali chiappe: il gradino più alto del Luca Barachetti penseremo più avanti, quando sa- fare bossa-swing-pop che mandano troppo, e per davvero, il tornasole di Cesare Basile e di una Cristina podio è loro e con pieno merito. Stefano Solventi remo rimbecilliti. Il bello è che poi, in cortocircuito i guru lounge Umi- questa Terra dei Cancri. I Quarta Donà ancora non del tutto a patti Va bene, ma come la mettiamo con Fabrizio Zampighi al risveglio, quel sogno ce lo siamo liani & Piccioni, Sergio Caputo, Deriva cercano quadrature beat con il pop raffinato delle ultime sor- la melodia? A quella pensa Mattia raccontato. E - voilà - il pezzo per la l'ingenua ludicità dei sixties e certa in adiacenza Paolo Benvegnù con tite, la milanese tratteggia in punta di Zani (con Enrico Limoncini) in arte rubrica era già pronto. Oserei dire, svenevolezza anni ottanta (abbiamo Metodi, ballad in tensione tratta dal chitarra una ballad d'amore femmi- Dulcamara ne Il buio (Hevenel, adeguato per l'occasione. Quindi, finalmente trovato la nostra Lio?), loro ep d'esordio (autoproduzione, nile di sangue PJ Harvey, che pe- 7.1/10), un disco di hip hop che non ecco i nostri tre personalissimi podi, fatto sta che la swingante Sulla riva di 6.6/10) e Luca Baldini dietro il banco netra dolorosamente distendendosi fa hip hop ma una canzone d'autore/ i tre pezzi che hanno trionfato nel un fiume, anche in questo caso trat- che proprio dell'ex Scisma è valida su un falsopiano ad hoc e grazie a spoken word sospesa tra Vinicio Festival di Sanremo della nostra oni- ta dall'esordio Tipa ideale (Heavy spalla. "E' come se muovessi il mio pe- liriche potenti. Da conservare intat- Capossela e i Sottotono. Archi, rica dimensione parallela. Light, 6.8/10), viene già canticchiata done in effe quattro senza dire scacco ta e promuovere. ottoni, chitarre acustiche, rime ser- Stefano: al terzo posto si piazza un in tutte le docce del Belpaese. Quin- matto", ovvero scovare istanze per- Fabrizio: entra la Clerici con le rate e aperture jazz per un disco

86 87 Rearview Mirror —ristampe

highlight

Galaxie 500 - Today / On Fire / This Is Our Music (Domino, Marzo 2010) Ge n e r e : indie r o c k Ascoltare Jamie Stewart degli Xiu Xiu che in Dr. Troll canta: “Listen to On Fire and pretend someone could love you” fa capire subito di quale credito la vecchia band di Dean Wareham, Damon Krukowski e Naomi Yang goda ormai tra i nuovi eroi dell’indie rock. Quelli che oggi suonano e pubblicano dischi e che ieri, negli eigheties, crescevano come sospesi in un ebbro stato di angoscia e allucinazione pop. Proprio come la musica dei Gala- xie 500 che mentre si faceva, si nascondeva, più timida ancora dei suoi creatori. Ancora oggi, ascoltare i tre dischi della band bostoniana, in lucida versione rimasterizzata per le ristampe AA.VV. - Afro Rock Vol. 1 (Strut Chiusura da pelle d’oca per una fantastica raccolta ca- approntate da Domino, significa doversi calare nelle trame delle chitarre, scendere attraverso il velo bianco e Records, Marzo 2010) pace di indicare efficacemente l’influenza esercitata dalla protagonista delle voci, sintonizzarsi con i ritmi sereni e minimali di canzoni tanto dimesse e austere, quanto Ge n e r e : a f r o r o c k tradizione locale su soul ed errebì e nel frattempo chia- malinconiche e luminose. Ormai i Galaxie 500 sono un classico e vanno trattati Poco da fare: quando scovi una ricca vena aurifera, se rire quanto, nella sua rivisitazione “contaminata”, compa- con i guanti morbidi e dolci della storia. A maggior ragione perché assai poco possiedi assennatezza e criterio, fai più che bene a scava- iano James Brown e Can, Talking Heads o Vampi- considerati all’epoca, soprattutto nella propria terra, quegli States che, nella se- re e cavarne una gemma dietro l’altra. Così la rifondata re Weekend. Questione di corsi e ricorsi, come pure di conda metà degli ’80, vivevano il pieno della stagione alternative con tanto di Strut che non sbaglia mai un colpo e men che meno magnetismo fisico e visione istintuale.(8/10) riflettori puntati proprio in direzione , dove traPixies e Dinosaur Jr., la allorché indaga il Continente Nero. Pubblicata origina- Giancarlo Turra band di Dean Wareham passò quasi inosservata. riamente nel 2001 dalla piccola Kona di Duncan Bro- L’impressione è che se non ci si fosse messo Kramer della Shimmy Disc a oker (sue le note di copertina, vergate a nuovo per la Animal Collective - Campfire lucidare la produzione, ottenendo quella che fu definita “lo-fi psychedelia”, i tre ristampa) e andata subito esaurita, quest’ora e un quarto Songs (Paw tracks, Febbraio 2010) nemmeno si sarebbero dati la pena di cercare chissà quale riflettore sotto cui di meraviglie catapulta nel cuore dell’Afro-Beat epoca Ge n e r e : psychedelic f o l k risplendere. Come molte altre volte, Kramer fu lungimirante. Il sound langui- ‘60-‘70, decenni in cui - dopo anni di dominio europeo Ci pensa l’etichetta di casa a ristampare uno degli album damente rilasciato e morbidamente lisergico dei Galaxie 500, oltre oceano fece subito epoca. Today e On - in Africa si respirava una crescente coscienza sociale e “minori” dell’Animal Collective, registrato nel lontano Fire, mostrarono la strada ad una nuova generazione di tristissimi annebbiati britannici e il collegamento tra tanta voglia di autonomia. La ricaduta artistica delle quali 2001 e senza Brian Weitz aka (che non era an- indie pop, shoegaze e qualunque cosa suonasse “dream” divenne imprescindibile dalla band di Dean Wareham. fu rileggere con consapevolezza Pan-Africana le sonorità cora della partita). Era l'anno in cui il primissimo nucleo Pazienza poi se i detrattori ancora oggi sentenziano sciattamente che tutta la discografia dei Galaxie 500 altro che provenivano dagli Stati Uniti, dai fratelli i cui avi abi- dava alla luce uno dei lavori non è che la riproposizione del terzo album dei Velvet Underground. tavano quella terra stessa. più strambi di un percorso Quella dei bostoniani fu la lezione fondamentale di una band che per sintesi melodica, minimalismo estetico e Ciò spiega l’ampio ventaglio stilistico e interpretativo, già sghembo di suo e che poesia umana, trovava il proprio stile, in maniera istintiva, dando quasi per scontato cose che invece avrebbero inoltre frutto di una serie di viaggi e ricerche sul campo, di lì a poco avrebbe visto richiesto ben altra retorica. Le intuizioni dei Galaxie 500 erano fatte di piccole cose, vissute in modo ordi- condotti da Brooker soprattutto in Kenya e Zaire: ipno- l'esplosione di Here Comes nario. Quasi un’estetica zen, la loro. Cose di cui abbonda Today ad esempio, messo sempre dopo il secondo si consegnata alla mesmerica Fever (opera dei Jingo: la The Indian. L'approccio è disco, nella continua ricerca del capolavoro solitario da usare per archiviare ogni band rock di questa terra. ricorderete nel film L’ultimo re di Scozia), a un Geraldo molto più weird e redneck Ascoltato nel 2010 il debutto dei tre non spreca una goccia della sua magia e riascoltare brani come Flowers, Pino in febbri funk-jazz, al di quello attuale, natural- Parking Lot, Tugboat e Don't Let Our Youth Go To Waste, cover magistrale di Jonathan Richman, quasi ti induce travolgente rutilare di ot- mente, e la versione per- a preferirlo al successore, un On Fire forte delle storiche e immortali Blue Thunder, Snowstorm, Strange, De- toni della Mercury Dan- sonale, lo-fi e malata delle campfire songs conserva tutto composing Trees, Another Day. ce Band e alla maratona il suo fascino anche a distanza di quasi un decennio. A conti fatti il terzo, This Is Our Music, non ti da l’impressione di avere particolari meriti, se non quello di ribollente inscenata da “We to give the music the feeling and atmosphere of mantenere alta la scuola e la scrittura, che alle porte ormai dei ’90, si permette chitarre mai così effettate Dackin Dackino; laddo- the outdoors and the warmth of a fire, so people could bring come il delay delle sognanti Summertime e Listen, The Snow Is Falling, magnifica cover diYoko Ono. Da li in poi ve il lato più “sperimenta- it indoors”, dichiaravano all’epoca, con l'intento di portare si partirà per la stagione successiva, con i dischi di Damon e Naomi da un lato e dei Luna di Dean dall’altro. le” viene approfondito nel le canzoni da cantare intorno ad un fuoco dentro le case. Ma questa è un’altra storia…(8/10) rhythm & blues scarnificato Ne vengono fuori cinque lunghi pezzi di psychedelic folk Antonello Comunale dell’Orchestra Lissanga e nel vago sapore rocksteady degenere registrati con un minidisc all’aperto, come fos- che trapela nelle trame di Nkansah And Yaanom, nel sero la colonna sonora di un campeggio mai avvenuto. blues percorso da tentazioni cosmiche (!) a firmaYaho - Musica stralunata, storta, sballata e deforme; che vive di os e nel sensazionale levitare krautedelico dell’anonima un trasporto e un respiro atavicamente bucolico, in cui traccia bonus, sempre dei Jingo. gli elementi naturali (reali o riprodotti) la fanno da pa-

88 89 drone, allontanandosi dal pastiche che segnava Danse Pavement - Quarantine The Past: intero dal vivo alla fine dello scorso anno e ristamparlo nissimo, se si pensa a quel Manatee e segnando un rapporto ancora vitale coi luo- The Best Of Pavement (Matador, in una edizione (pure troppo) espansa. Va benissimo che 1973 in cui fu pubblicato ghi d’origine. Marzo 2010) da qui in poi l’uomo abbia offerto cose egregie attraver- a cosa passava il convento; Il trasferimento in città è ancora lontano e Campfi- Ge n e r e : l o -f i sando crisi esistenziali e di salute esorcizzate nell’unico se si considera il trascolo- re Songs mostra il lato più rurale e genuino degli Ani- Fin troppo ovvio il sincronismo tra tour di reunion e modo possibile, ovvero la musica. Era del resto simile il rare assodato dell’acid rock mal Collective. Accendete il fuoco. Sedetevi. Rilassate- uscita sul mercato di questa raccolta, che altrettanto “pretesto” da cui Ladies And Gentlemen… prendeva le nel prog, alla coscienza che, vi.(6.8/10) ovviamente si rivolge a chi nei novanta era troppo gio- mosse, e cioè la separazione dell’ex Astronauta dalla fi- dopo essersi allargata, ave- Stefano Pifferi vane o troppo distratto per accorgersi dei Pavement. E, danzata Kate Radley che degli Spiritualized era tastieri- va lasciato il passo all’ego. vista l'assenza di inediti, soltanto a loro. I quali, fortunati, sta: sofferenza che si univa Fanatici delle sonorità britanniche, i fratelli Charles e Lou Bond - Lou Bond (Light In The hanno oggi la possibilità di scoprire una delle band più a una passione incessante Jorge Spiteri si trasferivano nei primi seventies a Lon- Attic Records, Marzo 2010) influenti degli ultimi lustri, e non solo dal punto di vi- per l’alterazione mentale dra per giocarsi una chance e, tramite una serie di co- Ge n e r e : s o u l sta musicale. Lo scazzo obliquo col sottofondo di rabbia generando riflessioni uni- noscenze, arrivavano alla corte di "Muff" Winwood, Pelle nera, coppola in testa e chitarra sulle spalle. Così senza appigli e passione inesplosa, quel cercare un senso versali e musica sublime, fratello di chi-sapete-voi e ora produttore. si presenta Lou Bond sulla front cover dell'unico lavoro nel vuoto, sbeffeggiando i in grado di stendere ponti Lì la decisione di fondere la tradizione sudamericana con adulto, omonimo, targato 1974. Un soul singer con vel- cliché del machismo rock, tra il gospel e la psichedelia il rock in voga, realizzata una volta reclutati alcuni conna- leità cantautorati allevato da una succursale Stax, la We sono alcuni degli elementi come tra Philip Glass ed zionali e aver attratto l’attenzione di una GM intenziona- Produce, e debuttante dopo un apprendistato concretiz- che rendono il loro reper- MC5, di trasportare i Sui- ta a replicare il successo di Santana. Il risultato, riascol- zatosi via una serie di 7inch d’impronta Northern Soul torio irrinunciabile. Con cide a New Orleans per poi scagliare melodie nel più tato oggi, reca il marchio dell’epoca in cui fu realizzato: per Fontana (Ooh You Cheater/What Have I Done del 1966) particolare riferimento ai alto dei cieli a botte di wah-wah. giustappunto una fusione tra il Carlos di cui sopra e i e Brainstorm (You Shake Me Up/Don't Start Me Crying del primi due album. Un disco in cui ogni dettaglio rivela una cura maniacale e Traffic, invecchiata maluccio perché piuttosto legnosa 1967) che ad acquistarli oggi, semmai li si trovasse, un Tanto per chiarire, se fos- ogni brano concretizza ciò che la formazione (valzer di già in origine. Non dal punto di vista esecutivo, ma per occhio della testa non ba- se toccato al sottoscrit- musicisti attorno al leader) aveva indicato nei già eccel- una scrittura macchinosa e poco incisiva e certi arran- sterebbe. Anche il disco in to compilare la scaletta di un "best of" pavementiano, lenti predecessori. Epitome suprema di uno stile epico giamenti sopra le righe, così che i pochi momenti riusciti esame gravita da tempo nei avrei incluso integralmente ma comunicativo, appassionato però cerebrale, possen- sono acustici e vicini al suono della loro madrepatria. mercati trasversali a prezzi e Crooked Rain, Crooked Rain, quindi avrei com- te e all’occorrenza delicato. Ciò che tentarono, in quel Clandestini, gli Spiteri vivevano in una condizione di importanti, tant’è che l’illu- pletato l'opera piluccando dal resto (con un occhio di medesimo 1997, i Radiohead con Ok Computer ma rin- quasi illegalità che finì per rivelarsi una pietra al collo: si minata Light In The Attic, riguardo per ), operazione quest'ulti- viando a Kid A e Amnesiac continuità e sicurezza. A voler scioglieranno lasciando ai posteri un LP che i collezio- sulla scia di Sixto Rodri- ma che mi avrebbe provocato il classico imbarazzo della essere cinici, si rimarca che questa sontuosa edizione nisti - zucche vuote che i dischi manco li ascoltano - si guez, lo ripropone sia in cd scelta. Facile, no? Facile, certo, proprio come il giochetto allargata da una sfilata di demo, versioni strumentali e contenderanno a discrete cifre. E pensare che seppero che vinile aggiungendo alla di quello che non c'è, che nel mio caso si cruccia vieppiù alternative nulla aggiunge alla scintillante bellezza che guadagnarsi il plauso di Paul McCartney, Rod Ste- tracklist originaria una bonus live. dell'assenza di We Dance, Rattled By The Rush e magari tuttora avvolge Ladies And Gentlemen We Are Floating In wart e Steve Winwood: certo che la “musica giovane” Un lavoro orchestrato come se Terry Callier (Why Must qualcosina in più dal sottostimato ultimo album (Cream Space. se la passava proprio male.(5.5/10) Our Eyes Always Be Turned Backwards e That's The Way I've Al- Of Gold? ? Major Leagues?). Il moderato piacere di spigolare tra quanto sopra è infat- Giancarlo Turra ways Heard It Shoule), Nick Drake (Come On Snob) e Arthur Comunque sia, va detto che le 23 tracce di Quarantine ti riservato a chi dell’originale conosce ogni angolo; a chi Lee (Lucky Me) suonassero con un combo philly sound al The Past (titolo genialoide) girano che è un piacere può afferrare le variazioni, i ripensamenti e le casualità seguito. Rhythm & soul che paragonato al baroque pop alternando spasmi ed abbandono, tratteggiando così un (su tutte il ritornello di Can’t Help Falling In Love With di Sixto, giusto per parità di operazione, ha nell’uso degli ritratto tutto sommato completo della band californiana You omesso dalla title-track dopo il rifiuto degli eredi archi - in questo caso, gentilmente concessi dalla Memphis che un tempo strapazzò le playlist alternative rendendo di Elvis) tipici delle opere Grandi; a chi se la sente di Symphony Orchestra - l’unica tangenza possibile. oltremodo popolare il concetto di "lo-fi".(7.1/10) rimestare tra quanto avanzato a Michelangelo una volta Tra l’altro, se in ognuna delle sei tracce (bonus live esclu- Stefano Solventi ultimato Il Giudizio Universale. Chi invece fosse all’oscuro sa) si distinguono i pregevoli arrangiamenti, oltre tutto di questa meraviglia, non perda tempo a farsi sbrindellare si staglia To The Establishment: undici estasianti minuti nei Spiritualized - Spiritualized - il cuore dalle undici composizioni originali. A prescindere quali pare ascoltare Isaac Hayes orchestrare con Da- Ladies And Gentlemen We Are dall’edizione più o meno definitiva.(9/10) vid Axelrod il continuum ideologico alla Dancing Girl Floating In Space: Special Edition Giancarlo Turra dello stesso Callier. Uno dei momenti più alti di tutti i (SonyBMG, Novembre 2009) ’70 nonché campione per Outkast (Wailin), Brother Ali Ge n e r e : g o s p e d e l i a Spiteri - Spiteri (Vampisoul, Marzo (Picket Fence) e Prodigy dei MobB Deep (Trials of Love). A essere cinici si potrebbe affermare che Jason Space- 2010) Condanniamo chi per anni l’ha tenuto nascosto e recu- man sia ben conscio di aver toccato con questo disco Ge n e r e : e t n o -r o c k periamo il tempo perso. Ne vale la pena.(7/10) un apice. Di essere entrato nella Storia sulle ali di un’ispi- Potenza della persuasione: dalla Vampisoul parlano, pre- Gianni Avella razione e un momento irripetibili per chiunque incluso sentando questa riedizione, di “magico disco che fonde se medesimo ed ecco una spiegazione del riproporlo per rock, soul e psichedelia con ritmi venezuelani.” Il che va be-

90 91 Rearview Mirror —speciale e rivoluzioni si sprecavano, in quel finire di anni ot- che decise di vivere nel segno della sua vera passione: la L tanta. In quello spegnersi sfrigolante di un'era che musica. ebbe la velleità di credersi definitiva e definitivamente Poco più che trentenne si spostò nell'area di Boston felice. Crollarono mondi e muri, fornendo materiale per dove ebbe modo di prestare voce e chitarra nei Treat costruire altri mondi e soprattutto altri muri. Giubilo e Her Right, una band sostanzialmente che dubbio, euforia e timore, buoni propositi e aggressioni vedeva ai tamburi, Jim Fitting all'armonica spietate. La scenografia si era incrinata, quel che scorgevi ed il co-leader Dave Champagne a voce e chitarra. Ini- Morphine attarverso le crepe appariva formidabilmente più vivo e ziarono eseguendo cover di Jimi Hendrix e Muddy reale. Anzi: imminente. Vicino. Le vene sotterranee affio- Waters, e fu subito chiaro che il bassista Paul Kolderie rarono prepotenti in superfice, ribaltando lo scenario. non aveva il passo degli altri, così fu fatto fuori. Per ov- L'89, nello specifico, fu tra le altre cose l'anno in cui il viare alla sua mancanza, Mark iniziò a suonare la chitarra grunge trovò una volitiva concretezza in Bleach, il primo al modo di un basso, enfatizzando le corde del Mi e del album dei Nirvana. La. Problema risolto e primi germogli di uno stile che Ma questo non deve farci scordare il contempora- sboccerà di lì a poco. neo innesco di un altro movimento tellurico che godrà L'omonimo debutto del 1986 per l'indipendente Soul di popolarità immensamente minore ma di lì a qualche Selects provocò un certo interesse soprattutto nel giro anno informerà tutto il panorama alternativo: vedi alla delle college radio (a Boston sono presenti circa 200 voce Tweez, album d'esordio degli Slint da Louisville, college), affascinate da quella sorta di versione atavica padri tutelari del post-rock. E che dire di quanto sta- e ruspante del Paisley Underground. La RCA non si la- va accadendo a Bristol, dove i Massive Attack già da sciò sfuggire il boccone e li scritturò, ripubblicandone un paio d'anni stavano cullando fantasmi cyberblues che l'esordio. Il sophomore Tied to the Tracks (RCA, 1989) avrebbero coagulato in Blue Lines del '91. Cui non era proseguiva sullo stesso solco enfatizzando ulteriormen- certo estraneo l'influsso del sound architettato in quel di te l'aspetto country-blues. Forte di tracce considerevoli Detroit fin dalla metà degli eighties dai neodruidi techno. come Junkyard o Hank, dove Sandman concede evoluzioni Insomma, i novanta iniziarono come se volessero fare da crooner da front-porch, l'album deluse le aspettative piazza pulita, raccogliendo del decennio precedente i fili del botteghino provocando malumori in RCA, preludio delle conversazioni meno compromesse con l'incantesi- alla fine dell'avventura , avvenuta subito mo edonista, o ad esso aliene. dopo l'uscita del ruvido terzo lavoro What's Good for In questa rinnovata topografia stilistica, accadde una You (RCA, 1991). Per Mark però era già tempo d'avviare rivoluzione seminale, indimenticabile e perciò indimenti- l'avventura Morphine. cata, per quanto si fatichi a trovarne dei credibili seguaci. Ne furono autori i Morphine di . "Ogni corda contiene tutte le note. Quindi non è limitativo, una volta che ti sei abituato." "I gruppi di Boston sono molto diversi tra di loro. Aero- smith, New Kids On The Block, Pixies... E' strano perché la Qui entrò in gioco il genio. Un punto di equilibrio, città non è grande, ma in effetti ognuno ha la possibilità di se volete, tra il massimo dell'intuizione ed il massimo fare ciò che più crede." della semplicità. Pare che Mark fosse affascinato da certi strumenti etnici che pur forniti di una sola corda sono Nato nel 1952 a Newton, nel , Sandman in grado di coprire una gamma armonica straordinaria, non era proprio un ragazzino quando si affacciò sui ni- come il Chipendani dello Zimbabwe - progenitore del neties con l'intenzione di produrre una musica inconfon- Berimbau brasiliano - o l'Ektar indonesiano. E che dire Semplici spregiudicate intuizioni dibile. La sua vita non era stata né facile né felice. Si era dei bassi rudimentali costruiti con scatole di tè alla base arrangiato con molti lavori che oggi definiremmo senza dei primi vagiti jazz? Anch'essi, guarda caso, fecero la loro indugio precari, tra cui il tassista, esperienza che gli gua- comparsa nella versione ad una sola corda. Tuttavia, più dagnò quale terribile esperienza una rapina da cui uscì che per motivazioni filologiche l'idea di Sandman sem- sconvolto, con una ferita piuttosto seria al petto (le cui brava obbedire ad un desiderio più intimo e forse ata- conseguenze nel lungo termine non sono ben pondera- vico, quello stesso che spinge il bambino a farsi vibrare Dieci anni che hanno cambiato il rock dall'interno. bili). Nulla tuttavia rispetto al doppio colpo che il destino uno spago o un'elastico vicino alle orecchie per il piacere Senza clamore. E senza proseliti. L'indimenticabile vi- aveva in serbo: portare nella tomba due dei tre fratelli di puro e oscuro del suono, col senso di dominio che deri- cenda sonora dei Morphine. Testo: Stefano Solventi Mark. Non è troppo difficile immaginarsi la disposizione va dal poterne modulare facilmente la frequenza. mentale con cui Sandman affrontò il resto dei suoi giorni, Mark iniziò a sperimentare con un basso cui lasciò

92 93 dopo, capostipite di una rivoluzione senza seguaci, apice chi, il basso che ghigna e il drumming scoppiettante, poi compositivo per Sandman e compagni. La title track, che un chorus che esplode funk-blues liberando il casutico apre il programma, chiarisce subito gli ambiti di manovra assolo di Colley, è quintessenza di forza e atmosfera, grazie all'anti-groove allestito da basso sordido e drum- di fantasmi blues ("You see I met a devil named Buena ming percussivo, su cui il sax ricama fronzoli ferrigni e il Buena/And since I met the devil I ain't been the same oh canto si spende in scostanti ossessioni. E' la prima perla no") trasfigurati in direzione rock. Tanto potente e de- di una collana dai toni foschi, tra le quali prende vita un finita ormai la cifra espressiva dei tre da consentire va- immaginario di passioni incontenibili e frustrate, di rap- rianti come il wah-wah applicato al sax in All Wrong o porti di forza crudeli (Claire) ed esistenze senza sbocchi lo splendido mandolino (suonato da Jimmy Ryan) nella (Have A Lucky Day). Se I Know You e You Look Like Rain trepida amarezza di In Spite Of Me. La freschezza del- cincischiano meravigliosamente tra languidi incubi blues la scrittura, la varietà delle intuizioni e la maturità del jazz ("I can tell you taste like the sky cause you look like sound rappresentano un'esperienza d'ascolto ancora rain"), The Other Side rievoca demoniaci crocicchi blues oggi appagante (e talora arrapante): la title track, col ("I'm crossing over now to the other side") mentre The Sad- suo andazzo fifties tra il crudo ed il festoso, potreb- dest Song è bieca ed elegante come un Nick Cave senza be essere il diamante nero scartato dalla scaletta dello asprezza ("Crash in the night two worlds collide/But when springsteeniano The River ("Someday there'll be a cure two worlds collide no one survives"). for pain/That's the day I throw my drugs away"), mentre Forme e modi della tradizione nera, sì, che però subi- I'm Free Now è ballata che satura tutti gli interstizi cul- scono una metamorfosi subdola e decisiva: il basso porta landoti con barlumi di positività. in dote germi quasi motoristici, come fosse stato espo- Non basta: se Thursday è il frenetico resoconto d'un solo la corda più bassa (il Mi). Quindi, secondo le sue Collars Band nonché ex roadie dei Treat Her Right - era sto a contagi art-wave ed industrial. Una piega assieme adulterio, perturbato da effetti distorti dal piglio cinema- stesse parole, "ne ho aggiunta un'altra, e più le padroneg- dotato di un timbro potente e di una eccellente agilità, ficcante e scontrosa, la stessa che avverti nella voce di tico, Let's Take A Trip Togheter finisce addirittura per sca- giavo più sentivo un senso di pienezza". Alla fine ne fu sod- senza contare quel gusto per l'azzardo, che lo portava ad Sandman, dai palpabili retaggi punk, tanto da ricordare vare una visione in bilico tra Portishead e Nick Cave, disfatto. Non aveva bisogno d'altro. Ovviamente, quel esibirsi spesso col doppio sax (baritono e tenore). un Joe Strummer tolta l'infatuazione reggae/dub e col suo caracollare meccanico e un organo-ectoplasma modo di suonare era tutt'altro che ortodosso. Le note Assieme alla voce da crooner laconico e strascicato sostituita la furia nichilista col fatalismo senza sbocco che sembrano il sample di se stessi. In chiusura, Miles Da- non uscivano ben pronunciate - il basso era di tipo fret- di Mark, la quadratura si dimostrò subito perfetta. Un dei bluesman. Ciò è evidente nella febbrile You Speak My vis' Funeral compie una breve escursione strumentale tra less, senza tasti - ma anzi legate in un grugnito denso, equilibrio snello ma pieno, difficilmente definibile: blues? Language, che azzarda un tribal-funk tarantolato metten- miraggi desertici Calexico, col tono solenne e dimesso caldo e oscuro, talora distorto fin quasi a scomodare Rock? Errebì? Jazz? Questi gli ingredienti, ma è la ricetta do il dito nella piaga dell'alienazione culturale ("All around del caso, suggellando nel meno prevedibile dei modi una suggestioni industrial. Spesso Sandman faceva ricorso al che conta. I "cuochi" stessi ne parlavano come di una the world everywhere I go/No one understands me no one scaletta straordinaria. bottleneck, ma l'intenzione non era certo quella di sem- "baritone experience", ponendo l'accento sul pervaden- knows/What I'm trying to say"), un po' come la sorellastra brare un bluesman nostalgico, diversamente da come te sound imbastito da Colley, coi suoi riff che teneva- Test-Tube Baby / Shoot'm Down mette nel mirino l'asettici- "Amo tutto di Prince. Il cantante, il produttore, l'autore, l'esperienza Treat Her Right poteva far presupporre. no il mood per le briglie, determinandone l'impeto e la tà delle soluzioni a certi problemi sociali. il compositore, il musicista. Mi sento vicino al suo approccio Ogni espediente serviva per forgiare un sound inedito, morbidezza. Ancora più fortunata fu la auto-definizione Si trattava di roba scottante, e non tardarono a ca- creativo. E' difficile da spiegare... Lo dico spesso in giro perché inconfondibile. La componente ritmica del basso si stem- di "low rock", che sanciva un abbassamento dei toni pirlo quelli di Rykodisc, che scritturarono la band ripub- spero che un giorno, quando vorrà, prenda il telefono e mi perava a quella armonica in un impasto melmoso. Era ma non certo d'intensità, semplicemente un altro livel- blicandone l'esordio. Ringalluzziti, tempo pochi mesi e il chiami." come un bordone ma si muoveva come un serpente, lo espressivo nel quale potevano accadere determinate trio si mise al lavoro su (Rykodisc, 1993 quasi fosse la rappresentazione stessa dell'irrequietezza, cose, strettamente legate all'immaginario appassionato, - 8.0/10). In questo periodo Deupree fu definitivamente Rispetto ai mezzi messi in campo, le intenzioni erano aura emotiva che circonda il pezzo e lo spinge su un pia- pungente e disilluso di Sandman. Ma pur sempre rock. sostituito da Billy Conway, che ricorderete ai tamburi state realizzate ad ogni livello. Difficile ipotizzare qualco- no inclinato, scivoloso sì eppure ruvido, aspro. Senza chitarre, con un basso amputato e mutante, col per i Treat Her Right, a conclusione di alcune divergenze sa di più ed altro senza cambiare pesantemente le carte Conclusa la vicenda Treat Her Right, Mark passò per sax a fare le veci di tutto il resto e una voce da crooner venute alla luce già durante l'incisione di Good. Inter- in tavola. Dopo due album i Morphine erano una realtà una breve esperienza nei Supergroup, band capitanata disincantato. Rock, sissignori. vistato a tal proposito, Sandman spiegò che la scelta fu perfettamente compiuta. Anche commercialmente: Cure da , poi membro dei President Of The Uni- dovuta più a motivi caratteriali che non musicali ("Con For Pain superò la sbalorditiva cifra di 400000 copie, un ted States. Ma già dal 1989 si mise in testa di dare vita ai "La parola Morphine deriva da Morfeo, il dio dei sogni Billy la band è più unita"). Musicalmente il tocco di Du- vero fenomeno in ambito altrenativo. Tuttavia, con Yes Morphine. Non si trattava di escogitare chissà cosa: aveva [...]. So che esiste una droga chiamata morfina, ma non è pree possedeva un calligrafismo più agile, puntuale e lie- (Rykodisc, marzo 1995, 7.2/10) tentarono di ravvivare il suo sound che premeva per contestualizzarsi, diventare per questo che ci chiamamo così. Noi siamo dei sognatori, e ve rispetto all'incisività di Conway, ma le conseguenze si ulteriormente la fiamma. Di alzare l'intensità, di pom- organico ad una cifra espressiva che ne amplificasse l'in- Morfeo ci viene a trovare nei sogni. Quando ci siamo svegliati, sarebbero avvertite più avanti. Intanto, in Cure For Pain pare gli ormoni, di affilare gli spigoli. Verso un rock un cisiva peculiarità. Nel solco di quella stessa semplificazio- è iniziata l'avventura dei Morphine..." - che vede Conway al drumming solo in tre pezzi - la po' meno low, più esplicitamente energico e sensuale, ne che aveva ridotto a due le corde del basso, Sandman configurazione sonica originale consegue un compimen- veemente nel suo rifarsi blues. Il peso di Billy Conway ai chiamò quali compagni di viaggio i soli Jerome Deupree L'esordio avvenne con Good (Accurate, 1992 - to formidabile. tamburi (dallo stile ben più impetuoso di Deupree) e nel alla batteria ed il sassofonista Dana Colley di cui aveva già 7.8/10), un album che non provocò scossoni memorabili Basterebbe la sola Buena, tra l'altro anche primo sin- chimismo fra i tre avrà senz'altro pesato, ma visto da oggi avuto modo di apprezzare il talento. Dana - già nei Three sul mercato ma che a suo modo segna un prima e un golo targato Morphine, a dimostrarlo: avvio di sottec- sembra lo sbocco naturale di un repertorio che avrebbe

94 95 altrimenti rischiato la ripetitività. Rischio, va detto, non mination ai Grammy Awards) e l'up tempo in derapage del tutto evitato. distorto di Murder For The Money testimoniano questa Tuttavia episodi come la sordida Super Sex e la fre- voglia di tenere alta la barra contando più sugli espedien- netica Honey White rappresentarono un'iniezione d'are- ti che sull'ispirazione. Tutto materiale gradevole, come nalina (altro che morfina...) anche per quanti avevano anche il funky-swing sgranato e svisante di Wishing Well, consumato gli album precedenti, per non dire di quella ma è questo - se volete - il problema. La stessa title Radar che incede torrida e marziale sulla scorta di un track incede col passo greve e la leggerezza di chi ne sa doppio sax grondante lussuria. Non deve sorprendere molto, ma anche con la padronanza di chi ne ha fatte di troppo questa impostazione più diretta e se vogliamo migliori. "commerciale", se è vero che durante il tour di Cure For Non è male in conclusione di scaletta l'incedere feb- Pain il buon Sandman non mancò di rivelare la sua am- brile su riff sovrapposti (chitarre, basso e sax) di Eleven mirazione per Prince. Come dire, non era certo nelle O' Clock, così come lo pseudo-soul slavato wave di Han- intenzioni di Sandman quello di passare il resto dei suoi ging On A Curtain, col basso a smanettare free dietro la giorni a fare il musicista di culto. In ogni caso, Yes è disco languida processione degli archi. Però non basta a dis- che propone anche episodi più meditati, ad esempio una sipare il senso di fine corsa, la necessità di reinventarsi Whisper che distilla insidiose problematiche sentimentali una direzione. Ciò che doveva apparire chiaro anche e ("I know it drives you crazy/When I pretend you don't exist/ soprattutto a Mark Sandman. When I'd like to lean in close/And run my hands against your lips/Though we haven't even spoken/Still I sense the- "Siamo i Morphine, al vostro servizio" re's a rapport/So whisper me your number/I'll call you up at home"), oppure quella I Had My Chance che trascina un A Palestrina, il 3 luglio 1999, è in corso il festival "Nel blues/jazz fino alla soglia di mesmerismi psych. nome del rock". Quella sera sono di scena i Morphine. Ancora di più fa la coppia conclusiva, che segna due Quella sera, durante il concerto, Mark Sandman muore abbozzi diversi e complementari di variazione espres- stroncato da un infarto. siva: prima il dramma art-psych di Free Love, melmosa, Nei mesi precedenti, i Morphine avevano lavorato al grottesca e distorta come una jam etilica tra Nick Cave loro quinto album, con la chiara intenzione di avviare una e Jon Spencer (straordinario il lavoro di Colley), poi nuova fase sonora. The Night (Rykodisc, febbraio 2000, una Gone For Good che è folk ballad (chitarra e voce) 7.5/10) riuscì nell'impresa di reinventare la loro cifra della miglior acqua, di un'amarezza toccante e franca. Il espressiva senza tradirne i presupposti. Gli arrangiamen- meccanismo girava insomma che era un piacere, muo- ti si arricchiscono di archi (al violoncello c'è Jane Scar- vendosi agile sulla linea di confine tra popolarità e un- pantoni), organo (nella princiana Top Floor, Bottom Buzzer derground, ciò che consentiva ai Morphine un seguito lo suona nientemeno che John Medeski), percussioni, non certo oceanico ma tenace che animava le sempre pianoforte, trombone, strumenti esotici e cori femminili. più fitte esibizioni live. Eppure, la barra rimane puntata sull'essenzialità. Sentite Sempre nel 1995 arrivarono le partecipazioni alle come Souvenir giochi scheletrica (piano, basso grumoso e OST di pellicole dal discreto successo come Get Shorty batteria saltellante) al gatto col topo, oppure la tensione di Barry Sonnenfeld e Things To Do In Denver When perentoria ma asciutta di I'm Yours, You're Mine, costruita You're Dead di Gary Fleder. Il mondo quindi prende- su charleston ossessivo, nevrastenia di sax e sfondo di va atto dell'esistenza d'un fenomeno musicale chiama- effetti sintetici. to Morphine, tanto che la Dreamworks si mosse per O ancora - e soprattutto - la variazioni sulle particel- e una Take Me With You che rievoca il miglior John Mel- cinismo protervo di certi personaggi che abitano i testi di accaparrarsi il loro contratto presso Rykodisc. In quel le elementari pseudo-soul di The Way We Met, non lonta- lencamp, sono un contorno di tutto rispetto laddove il Sandman. Non a caso. Colley e Conway, sconvolti, non si florido momento il problema fu semmai che i Morphine na dalle evoluzioni dagli Radiohead di In Rainbiows. E' piatto forte è rappresentato dalla title track, colma d'un arresero. Già dal giorno successivo dichiararono di voler presero fin troppo atto di se stessi, al punto da sfornare altresì un album che conduce il sound Morphine in terri- disincanto appassionato dedicato al feticcio amoroso di proseguire quanto avviato, per rispetto della passione che un album progettato e concepito come "un disco dei tori inopinabili agli esordi, vedi il caso della ballad tra de- Sandman ("You're the night, Lilah. You're everything that we aveva mosso Mark fino ai suoi ultimi istanti. Completarono Morphine". Non un brutto disco, (Dre- serto e oriente di Rope On Fire (impreziosita dall'oud di can't see/Lilah, you're the possibility"), pezzo degno d'un la produzione del nuovo disco, ne promossero il sound amworks, marzo 1997, 6.5/10), però come appagato già Brahim Fribgane) e una Like a Mirror che caracolla onirica Leonard Cohen stemperato soul-jazz, grazie al quale i come Orchestra Morphine, poi inaugurarono il proget- in nuce, nella quiete di una formula collaudata. tra pennellate di basso degne di lidi trip-hop, paventando Morphine s'impongono quali autori intensi e raffinati. to The Twinemen assieme alla cantante , Quella sorta di Cave imbolsito in I Know You part III, uno svalvolato Tom Waits in estasi David Sylvian. La Poi la tragedia, a troncare sul nascere la possibilità di più o meno nel segno dell'espansione stilistica e sonora lo slow-shuffle beffardello di French Fries, lo sfacciato litania blues dalle ascendenze beckiane di Slow Numbers, nuove traiettorie. La vecchia ferita al petto, forse, chissà, avviata con The Night. Ma questa è un'altra storia. omaggio a Prince di Early To Bed (il cui delirante video- la bolgia stoniana (altezza Undercover) di Good Woman è tornata a battere cassa. Retaggi di un'altra vita che tor- Quella che qui c'interessa è finita prima della parola clip, diretto da Jamie Caliri, si guadagnò una meritata no- Is Hard To Find, il funk arrugginito wave di So many Ways nano sul luogo di un delitto già compiuto, con lo stesso fine.

96 97 (GI)Ant Steps #36 classic album rev Billie Holiday XTC

Lady In Satin (Columbia Records, Giugno 1958) English Settlement (Virgin, Febbraio 1982)

Il 19 febbraio del 1958 Lady Day fece il suo ingresso ne- macciata dai cherubini. Proprio così: a volte il paradiso Ci sono momenti nella carriera di un artista in cui le sce epoche e che così rivela uno dei segreti dell’Arte. gli studi newyorkesi della Columbia. Ad attenderla c'era somiglia all'ultima possibilità. Così Lady Day si ritrovò decisioni camminano da sé. Di conseguenza, ciò che pub- Noti il calo di elettricità nelle chitarre (risultato di un un'orchestra di 40 elementi allestita e diretta da Ray Ellis. davanti agli archi, ai legni, alle pelli, al pianoforte del fido blichi non fa che rifletterle, trasformandosi in qualcosa Andy Partridge sedotto dai toni squillanti e ariosi del- La donna appariva timorosa, consapevole di quanto la Mal Waldron, agli ottoni dei grandi Mel Davis e J.J. che trascende la musica e apre una finestra sulla mente la 12 corde) compensato dalla compattezza esecutiva, propria esistenza scellerata ne avesse straziato gli enor- Johnson. E ad Ellis che la guardava. Ad Ellis che sapeva. dell’autore. Accade sempre più di rado, oggi, allorché si da un lavoro sulla ritmica che - integrando acustica ed mi mezzi vocali. Un tempo la sua voce suonava come Sapeva che quella voce un tempo tutto uno zampillare pubblica per la necessità di cavare due lire dai tour e/o elettronica - risponde ai Talking Heads “etnici” con un prodigio, tanto da convincere John Hammond, mai sanguigno e setoso aveva smarrito forza, lucidità, forse con modi da catena di montaggio. Del resto, chi glielo fa personalità (Melt The Guns) e ironia (It’s Nearly Africa), se abbastanza lodato talent scout, a strapparla diciottenne convinzione. Nulla però si poteva contro il destino, e il fare ai musicisti, di creare un album solido quanto a pro- no escogita giostre per alienati sorridenti (Yacht Dan- dalla desolazione dei bordelli di Harlem. Diversamente, suo era cantare il dolore, la corruzione dell'anima e della gettualità (magari percorso da una tematica unificatrice) ce). E mai che venga meno la coesione, essendo Colin il mondo non si sarebbe mai accorto di lei, della sua carne, l'impossibilità di una speranza pura, di una luce quando la soglia d’attenzione del pubblico medio(cre) Moulding in stato di grazia (l’apertura con Runaways e capacità di muoversi sul tempo - di strapazzare il tempo priva d'ombre, di verità senza menzogna. punta oramai solo scampoli di canzoni? Problema mai Ball And Chain, una fragrante English Roundabout) e immu- - dominando l'agogica con mostruosa naturalezza. Ne sarebbe uscito un disco strano e lancinante. avuto dalla ditta Partridge & Moulding (pacchetto tata la passione per l’indagine sociale - da perfetti eredi Per Billie Holiday – al secolo Eleanor Fagan Gough - Controverso. Bellissimo. L'orchestra di Ellis è come un azionario di maggioranza del primo, è chiaro), che ha dei Kinks e padrini dei Blur - consegnata a irresistibili arrivò il successo, sulla scorta di interpretazioni straordi- sudario di seta che avvolge la voce di Billie-Eleanor, or- sempre consegnato lavori col respiro del momento pur grimaldelli sonori (Leisure, Fly On The Wall). narie, capaci ancora oggi di accartocciarti il cuore. Indole mai puro strumento di materia indefinibile, increspatura non perdendo di vista una classicità da subito lampante. Omaggio alla patria e alla storia, anche, che dalla splen- brusca e incontenibile, nel '39 si appropriò letteralmente emotiva che procede inciampando e caracollando. Ma Facile a dirsi e a farsi, se sul tronco del più acuto pop dida copertina prende le mosse per offrire metafore an- (spacciandolo per suo) di Strange Fruit, un pezzo di Abel senza incertezze. E senza pace. Anche se la pace è pro- anni ’60 innesti taglienti schegge post-punk, la devianza - tiche di moderne aspirazioni (Jason And The Argonauts), Meeropol col quale sconvolse l'auditorio bianco sbatten- prio lì, dietro l'angolo. Nei dolci disperati j'accuse di I'm più spirituale che di forma - tramandata da Captain Be- nervosismi (Snowman) e timori (No Thugs In Our House); dogli in faccia l'orrore delle violenze razziali. L'auditorio a Fool to Want You e You Don't Know What Love Is. Nell'im- efheart e i giochi di citazionismo e ricontestualizzazio- salvo infine anticipare la ritirata bucolica dietro l’angolo bianco, ovviamente, non gradì. Il carattere era tosto, ma plorazione struggente di For Heaven's Sake. Nel dinami- ne di Brian Eno, con e senza Roxy Music. Ricetta per per mezzo di All Of A Sudden (It's Too Late). Mentre le un totale disincanto ne faceva l'anello debole della cate- smo rugoso di You've Changed. Nella grazia stropicciata palati fini, anzi finissimi, che ovviamente si guardò bene composizioni cominciano a mostrarsi non più concepite na. Schiava della propria impetuosa fragilità, di ferite che di The End of a Love Affair. Ecco, Lady Day era ancora dal vendersi a palate. In un tempo dove il mercato si era anche per il palco ma solo in funzione di un progetto di non rimarginano, di alcool e droga, all'apice della fama capace di tutto col poco che ne era rimasto. Anche que- separato dal senso di avventura e dove, comunque, aveva studio, un esausto Partridge emula i maestri Beatles: conobbe il carcere e l'infamia. Tanto che in quel febbraio sto Ray Ellis sapeva, quando la vide entrare negli studios, ancora un senso profondo esporsi su quattro facciate dopo alcune date del tour susseguente, spalanca defini- del 1958, a 43 anni, Billie Holiday si era fottuta assieme intimidita di fronte alla grande orchestra. Fu allora che di vinile. Con un’ora e un quarto programmatici oppure tivamente la porta alla paura da palcoscenico. Oppure, ad un bel po' di voce anche parecchia credibilità. fece partire l'applauso. riassuntivi, enciclopedici o proiettati sul domani: questo chissà che, mascherandosi dietro di essa, non abbia da lì Ma si era innamorata di nuovo. Di un disco: Ellis In Stefano Solventi e altro ancora è English Settlement, che contende a Drums in poi preferito osservare questo pazzo mondo attraver- Wonderland di Ray Ellis. Aveva bisogno di paradiso, di & Wires la palma di miglior album degli Xtc (dilemma so le lenti affumicate della provincia, tra una spolverata un'orchestra che la avvolgesse come una bambagia spri- che risolviamo salomonicamente…) con un dispiego di alla collezione di soldatini e una passeggiata col cane. maturità, di arrangiamenti elaborati, di magie che sanno Svanendo poco a poco dentro quell’alveo confortevole essere qui immediate e là a lento rilascio. senza perdere la faccia, addirittura centrando l’ennesima Miracolosamente, sarà anche uno dei loro maggiori meraviglia con Skylarking. This is pop, aveva cantato anni successi al botteghino (quinto posto nella classifica UK prima, e con quanta ragione. dei 33 giri; il jingle-jangle mutante Senses Working Overti- Giancarlo Turra me che entra tra i primi dieci singoli) e, come per tutti i prodigi, stenti a crederci. Poi lo fai girare da cima a fondo e - pur ricordandolo a memoria - scopri che non cono-

98 99 —recensioni di formazione che permette di entrare in carcere con la sera della prima un diploma in furtarelli e (forse) uscirne con una lau- rea in crimine organizzato e un master in omicidio. È un percorso a suo modo darwiniano quello che fa del Avatar seppur siano sempre e solo vista e udito i due sensi coin- pesce fuor d’acqua uno squalo, un maggiordomo, un re. Ja m e s Ca m e r o n (USA, 2010) volti - la sensazione di ‘sentire’ il film è maggiore. Il fatto, E in questo si consuma la vera natura tragica dell’opera, È inutile prendersi troppo in giro: questo film è da ve- poi, che questa scoperta sia fatta da un individuo in una natura che non concede né redenzione alcuna né alcuna dere, come un obbligo, un obolo al dispendio di denaro condizione di paralisi senso motoria è significativo. Come strada da percorrere se non quella del sangue e dell’au- ed energie, profusione di saperi, tecnologie, conoscenze, spesso accade in questi casi, infatti, è il mondo ad assume- todistruzione. È un’opera classica, nel senso più stretto abilità creative. Avatar dobbiamo vederlo. E confesso re una sua capacità di movimento che compensa quella del termine. Del resto sappiamo quasi nulla delle colpe di che, a volte, sento l’obbligo leggermente invadente: po- fallace o impossibile del protagonista (c’è forse migliore cui si è macchiato il giovane Malik. Sin dalla prima scena trò, per esempio, dire che non tutto mi piace? Non es- metafora per esprimere quello che è il cinema?). lo vediamo all’interno di quell’universo sociale a sé stan- sere completamente d’accordo che il cinema sia entrato Tutto su Pandora sembra essere fluttuante, liquido, sog- te che è il carcere. Perché lì – anche se a qualcuno può in una nuova era? Sono convinta, soprattutto, di questo: getto ad una stasi apparente, densa di energia mobile: le dare fastidio ammetterlo – si concentra tutto la Francia, Avatar è una grande fantasmagoria, una girandola emoti- montagne hallelujah sospese nell’aria, le banshee, creature naturalizzati e minoranze indipendentiste incluse. va e fisica di luci e colori, un vero e proprio viaggio allu- dotate di ali, i woodsprite, i semi dell’albero degli spiriti, Il profeta è un silente parricidio come da migliore cinante in una sorta di foresta amazzonica dalle straordi- simili a meduse luminescenti. Pandora diventa allora uno tradizione, con il consueto corredo di incubi e sensi narie caratteristiche subacquee, liquide. Cos’ha di nuovo state of mind, un luogo utopico, l’altro lato, quello positivo, di di colpa, politici più che di natura etica. Da figlio(ccio) tutto ciò? Le fantasmagorie - ovvero gli spettacoli della Matrix. Ma rispetto a Matrix - capace di divulgare cono- arabo ed illegittimo dell’imperatore, (il) Cesare corso lanterna magica - sono vecchi di secoli e, al pari di Avatar, scenze filosofiche shakerate in un prodotto di massa - Ava- (Miels Arestrump) Malik approfitterà delle debo- dovevano offrire un insegnamento di natura etica. Solo tar, furbescamente, cerca il ‘correlativo oggettivo’ (un mon- lezze altrui per poter sottrarsi all’ala paterna e uscire che la morale veniva mascherata e resa più appetibile da do, una civiltà, creature, flora e fauna) di saperi tecnologici dall’ala del carcere. Ma il mondo esterno riflette quello una specie di spettacolo d’attrazione che sfruttava la no- e filosofici, mirando, per lo più, a funzionare come una saga del penitenziario. I sensi di colpa sono solo quelli delle stra fisiologica pulsione scopica, il desiderio di riempirsi - al pari del Signore degli Anelli o di Star Wars (Guerre uccisioni degli altri arabi: lui figlio di un'Europa razziale gli occhi della visione. Non è forse troppo presto per Stellari) – come dimostrano compendi, semi-enciclopedie, sbarre di una cella. In questi ambienti tutt’altro che aset- e razzista, matura inconsciamente l’appartenenza ideo- affrettarsi a dire che il cinema non sarà più lo stesso? culti sparsi già ovunque tra la gente e nella rete. tici si riproducono sotto vetro i meccanismi della vita logica ai fratelli musulmani che collide formalmente con Non mi fraintendete: qualcosa di nuovo c’è. Prima di Dovremmo forse interrogarci su cosa davvero voglia vera. Ovviamente il risultato risulta perfettamente am- la fede darwiniana di cui diviene incarnazione. Sopravvi- tutto c’è la propensione sempre più forte verso la moda- dire ‘nuovo’. Certamente la tecnologia digitale sembra plificato ed esasperato, ma è proprio questo riverbero a vere. Perché il razzismo ormai è solo un pretesto per lità immersiva del cinema, che passa attraverso un coin- essere qui al suo apice e il potere di produrre immagi- dare forza all’immaginario cinematografico e di riflesso a un classismo radicato nella società francese in cui è la volgimento sinestesico ed è esaltata dal 3-D. Quando Jake nario è altissima; ma resto sempre perplessa: in Avatar quello nazionale. Una cultura ha bisogno di immaginarsi ricchezza a distinguere un francese da uno straniero, non Sully proietta se stesso nel suo avatar, è con i sensi che non c’è niente di nuovo. L’eroe, il villain, la filosofia new per potersi comprendere a fondo, se non altro per pro- tanto la nazionalità. I kapò pronti ad alternare bastone e per la prima volta si trova a contatto; si trova, cioè, in una age e la riflessione sulla tecnologia, il tema ecologico, vare ad analizzarsi. Poi certo bisognerà fare attenzione carota, insomma, hanno la mano mulatta. I fantasmi sono condizione nella quale è costretto a misurarsi con una gli accenni all’attualità geopolitica, non solo rispetto alle nel distinguere la metafora in senso proprio dallo spac- presenze quotidiane con cui si può colloquiare e non nuova forma di elaborazione, deve creare nuove alchimie tematiche di genere (fantasy e fs) ma anche rispetto allo cato di vita, ma qui si rischia di cadere nel fazioso. rimorsi: dentro al carcere si materializzano in maniera sensoriali e imparare da capo a decifrare gli stimoli del stesso James Cameron, (tra The Abyss e Aliens): tutto è Quello di Audiard è un film che riflette sulla Francia di onirica, all’esterno si istoriano nelle lamiere metallizzate tatto, gusto, olfatto. Penso, per esempio, alla prima sequen- stato già affrontato. E il sogno di una tecnologia che ‘en- oggi attraverso una nuda rappresentazione della vita car- di tre auto dai vetri fumé. za in cui Jack entra nel mondo: la corsa sul prato a piedi tra dentro i tuoi sensi’ non c’era già in Strange Days? ceraria, nel suo nugolo di situazioni tipiche già percorse da Dinamiche già note ma non per questo meno potenti, nudi è la scoperta del tatto o il morso ad uno sconosciuto Costanza Salvi un genere tanto fortunato quanto difficile che deve qual- cesellate in questo affresco con quell’acume politico che frutto esotico (è dolce? aspro?), quella del gusto. Noi, con cosa a Jean Gabin, a Martin Scorsese ed ovviamen- azzera ogni apologo morale o etico. Ecco qui il segreto lui, facciamo la stessa cosa, cercando di sentirci a nostro Il profeta te a Jean Pierre Melville. Ma la storia di Malik (Tahar di un film che si presenta come una storia nella sua in- agio con una percezione tridimensionale in qualche modo Ja c q u e s Au d i a r d (Fr a n c i a , 2010) Rahim) – diciannovenne di origini arabe procacemente terezza e che ti viene sbattuta in faccia con la semplicità diversa da quella abituale. A dir la verità, la decostruzione La Francia multietnica dell’epoca Sarkozy ha riscoper- finito in carcere – percorre in due ore abbondanti di ot- ineccepibile ed incontestabile del destino e che come dell’egemonia dello sguardo a favore di altri sensi, al cine- to – ma l’aveva mai dimenticato poi? – Brecht e si ri- tima tenitura e ritmo molte situazioni tipiche del noir, del tale non può che concludersi con un finale artificiosa- ma, era già stata affrontata negli anni Novanta (cfr. L’alieno specchia nell’ennesimo microcosmo in cui si consuma gangster movie, del genere carcerario e del cinema socia- mente ottimista. Ma non ci può essere speranza o per e il pipistrello di Canova); solo che la tecnologia attuale ci una perfetta metafora dell’esistenza nell’Esagono. Dopo le, contenitori da cui attinge a piene mani. lo meno, nell’ottica in cui è costruito ed orchestrato il rende questo gioco molto più intrigante e realistico. So- la terra di confine diWelcome (2009) di Philippe Lio- Ne esce un’opera intimistica e sociale che riesce mi- tutto, è irrilevante. Questa è la vera profezia di cui si fa prattutto perché profonda è la capacità che il film ha di ret e La Classe – Entre les murs (2008) di Laurent racolosamente a collegare la discesa orfica del prota- portatore il film. offrirci più informazioni, permettendo allo spettatore di Cantet, è il turno della metafora carceraria de Il Pro- gonista all’interno di un manuale sociale compilato con Luca Colnaghi andare oltre ad una semplice inferenza in cui si limitava a feta (2009) di Jacques Audiard. Ogni epoca ha il suo mano certosina e puntuale. Stupri nelle docce, corru- immaginare (a sentire) un contatto totale con una ‘realtà’ muro che sia quello in cartongesso di una scuola, quello zione ed omicidi efferati, riti di iniziazione al crimine, tramite i soli sensi della vista e dell’udito. Con Avatar - d’acqua su cui si scontra l’immigrazione clandestina o le secondini corrotti. È l’università della malavita, il corso

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Nata sull’onda della rivoluzione musicale di ne anni Sessanta, la pratica del concept album ha accompagnato la maturità del rock, scrivendo un capitolo importantissimo nella storia della popular music. I dischi “a tema” continuano ancora oggi a rappresentare un affascinante mezzo espressivo, anche negli ambienti del pop da classi ca. I recenti concept album dei Gre- en Day sono la testimonianza più lampante di un lo rosso che, partendo da Frank Sinatra, tiene insieme Sgt. Pepper’s dei Beatles, Tommy degli Who, The Dark Side of the Moon e The Wall dei Pink Floyd, le storie d’amore di Claudio Baglioni arrivando no ai Dream Theater e al brit-pop.

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