La chiesa, la pedofilia, il diavolo • stupri benedetti/interviste a Federico Tulli e alla Rete L’Abuso • disobbedienza • tempi di odio • migranti: detenzione amministrativa/discriminazione di stato • controllo e periferie • paesi sovrapposti • “A” 102 • rave/intervista a Tobia D’Onofrio • la repubblica partigiana di Ettore Castiglioni • ricordando Lorenzo Orsetti • antisemitismo • umanesimo numerodi speciale “A” anarchico • libri: 1919/anarchia nelle Marche/istituzione scolastica/slum africani/Mary Gauthier/un anarchico infamato • racconto • profilazione digitale • USA/le due Americhe • separazioni familiari • musica: Ivan Della Mea/suicidio/intervista a Gianluca Dessì • ergastolo • Giancarlo De Carlo, architetto anarchico • nopoteribuoni tour • Sardegna/buon compleanno Faber • Alessandria/i senza stato • arte/donne in lotta per i propri diritti • Francia/ che non ci sono 434 gilet gialli • fondi neri • Castel Bolognese/convegno su educazione, arte, anarchia poteri buoni rivista anarchica il pensiero (anche) anarchico di Fabrizio De André

pagine 200 • formato rivista • copertina cartonata • € 40,00 • contiene: redazionale di presentazione / Dori Ghezzi: io e l’anarchia / interviste a, scritti e disegni di: Roberto Ambrosoli, Stefano Benni, Bruno Bigoni, Carla Corso, Paolo Cossi, Fabrizio De André, Paolo Finzi, Alfredo Franchini, Sandro Fresi, Gabriella Armando Xifai / riproduzione anastatica

Gagliardo, Andrea Gallo, Alessandro Gennari, di 25 pagine del volume “L’anarchia” di rivista anarchica n 434 maggio 2019 Dori Ghezzi, Paola Giua, Romano Giuffrida, Domenico Tarizzo appartenuto a Fabrizio, Franco Grillini, Amara Lakhous, Luciano Lanza, con le sue chiose, sottolineature Mauro Macario, Paolo Maddonni, Porpora ed evidenziazioni • notizie e riproduzione 4 • Poste Italiane Spa - Sp. in a.p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)4 • Poste Italiane Spa - Sp. in a.p. D.L. 353/2003 art. 1, comma DCB in L. 27/02/2004 Milano (conv. Marcasciano, Giulio Marcon, Massimo, Piero dei poster per 4 concerti per l’anarchia • Milesi, Gianni Mungiello, Gianna Nannini, Gianni foto inedite • rassegna-stampa • ecc. Novelli, Luca Nulchis, Mauro Pagani, Marco • anno 49 • n. Pandin, Nadia Piave, Settimio Pretelli, Santino per saperne di più: “Alexian” Spinelli, Renzo Sabatini, Paolo Solari, [email protected] Raffaella Saba, Fabio Santin, Alfredo Taracchini info-line 339 5088407 Antonaros, Cristina Valenti, Luca Vitone, www.arivista.org EDITRICE A • cas. post. 17120 - Mi 67 20128 MILANO In caso di mancato recapito si restituisca al mittente che impegna a pagare la relativa tassa. 5,00 • maggio 2019

Mittente: mensile • copie che si desidera ricevere e l’indirizzo dovremo fare direttamente noi. A voi spetta Pubblica riflessione con dibattito, organizzata dalla BLAB (Biblioteca Libertaria Armando Abbonarsi a cui dobbiamo farle pervenire. L’invio av- anche il compito di verificare nel corso dei Borghi) di Castel Bolognese, in collaborazione con l’Assemblea degli Anarchici Imolesi, “A” è una rivista mensile pubblicata rego- viene per posta, in abbonamento postale, mesi che la rivista arrivi effettivamente (e con la Biblioteca Comunale “Luigi Dal Pane” e il MCE (Movimento di Cooperazione larmente dal febbraio 1971. con consegna direttamente all’indirizzo quale eventuale ritardo) al punto-vendita; di Esce nove volte l’anno (esclusi gennaio, segnalatoci. Il rapporto con i diffusori comunicarci tempestivamente eventuali varia- Educativa-Gruppo territoriale di Ravenna). agosto e settembre). è basato sulla fiducia. Noi chiediamo zioni nel quantitativo di copie da spedire; di Una copia L 5,00 / abbonamento annuo che ci vengano pagate (ogni due/tre mesi) ritirare (secondo gli accordi che prenderete) L 50,00 / sostenitore da L 100,00 in su / alle solo le copie vendute, ad un prezzo scon- le copie invendute ed il ricavato del vendu- Sabato 18 maggio 2019 - Castel Bolognese persone detenute che ne facciano richiesta tato (2/3 del prezzo di copertina a noi, 1/3 to, versandolo poi sul nostro conto corrente “A” viene inviata gratis. al diffusore). Non chiediamo che ci venga- postale. Teatrino del Vecchio Mercato, Via Rondanini 19 Prezzi per l’estero: una copia L 7,00 / ab- no rispedite le copie invendute e sugge- bonamento annuo L 70,00. riamo ai diffusori di venderle sottocosto Le annate rilegate o di regalarle. Spediamo anche, dietro ri- Sono disponibili tutte le annate rile- I pagamenti chiesta, dei bollettini di conto corrente già gate della rivista. I prezzi: volume triplo I pagamenti si possono effettuare 1971/72/73, e 200,00; volumi doppi tramite: 1974/75 e 1976/77, e 60,00 l’uno; volumi singoli dal 1978 al 2013, e EDUCAZIONE - ARTE - ANARCHIA A. Pagamento con PayPal / Carta 35,00 l’uno. Dal 2012 in poi è stato di credito editrice A necessario (a causa del numero di Inizio dei lavori, ore 9,30 I pagamenti a mezzo carta di credito pagine) suddividere l’annata in due si possono effettuare esclusivamente cas. post. 17120 - Mi 67 tomi, per cui il costo è di e 70,00 Andrea Papi dal nostro sito. 20128 Milano Mi complessivi per ciascuna annata. Una convergenza affascinante – L’educazione alla libertà arricchita Sono disponibili anche i soli dall’esperienza artistica B. Bonifico sul conto bancario 022896627 raccoglitori, cioé le copertine delle Banca Popolare Etica - Filiale di annate rilegate (cartone rigido telato Francesco Codello Milano 0228001271 nero, con incisi in rosso sul dorso il IBAN: titolo della rivista e l’anno, con relativo La costanza dell’arte nelle esperienze libertarie dell’educazione IT55A0501801600000011073970 @ [email protected] numero progressivo) al prezzo di e Sara Honegger BIC/SWIFT: CCRTIT2T84A 20,00 l’uno (dall’annata 2012 in poi il intestato a: www.arivista.org prezzo è di € 40,00 perché costituito Il gioco della traccia nel closlieu Editrice A società cooperativa da due tomi). I prezzi sono compren- Franco Bun uga - Redazione di ApARTe @A_rivista_anarc sivi delle spese di spedizione postale C. Versamento sul nostro conto per l’Italia; per l’estero aggiungere e Anarchica è l’arte e verso l’anarchia va la storia @ARivistaAnarchica corrente postale N.12552204 15,00 qualunque sia l’importo della Giulio Spiazzi IBAN: richiesta. IT63M0760101600000012552204 Kether e Progetto di educazione libertaria I Saltafossi CODICE BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX intestati per facilitare il pagamento delle Archivio online La Libertà di Creare – Arte, motore di esperienze nelle scuole libertarie. intestato a: Editrice A copie vendute. Andando sul sito arivista.org si può ac- cedere all’archivio online della rivista, dove Lucilla Salimei D. Contrassegno Piazziamola sono consultabili gratuitamente tutti i Scuola e ricerca sul territorio per capire, per fantasticare, per fare insieme un film Verrà aggiunto un contributo di spese Oltre che con la diffusione diretta, potete dar- numeri dal n. 1 (febbraio 1971) all’ultimo L postali di 5,00 qualunque sia l’importo ci una mano per piazzare la rivista in edicole, uscito. L’archivio viene aggiornato mensil- Interventi dal pubblico dell’acquisto. librerie, centri sociali, associazioni e qualsiasi mente. L’ultimo numero è consultabile entro Per spedizioni voluminose c’è la possibilità altra struttura disposta a tenere in vista “A” la fine del mese di copertina. uttiT i numeri della spedizione con corriere senza nessu- ed a pagare ogni tanto le copie vendute a a partire dal n. 383 (ottobre 2013) sono Esperienze laboratoriali pomeridiane nel Chiostro del Comune na aggiunta di spese rispetto alla spedizio- voi direttamente oppure a noi. Come fare? anche scaricabili gratuitamente in pdf. ne postale. Contattate la redazione. Voi contattate il punto-vendita, concordate il Libertà di creare a Kether quantitativo di copie da piazzare inizialmente, Se A non ti arriva... Laboratorio creativo Merzbau Copia omaggio ci segnalate tempestivamente nominativo ed Il n. 433 (aprile 2019) è stato spedito in A chiunque ne faccia richiesta inviamo una indirizzo esatto del posto (cosicché, tra l’altro, data 29 marzo 2019 dal Centro Meccano- Assaggi di creatività proposti da ApARTe, semestrale di materiali irregolari di cultura libertaria copia-saggio della rivista. noi lo si possa subito inserire nell’elenco che grafico Postale (CMP) di Milano Roserio. compare sul sito). Lo sconto è del 50% sul Chi entro il 20 del mese di copertina Libertà vo’ cercando... A.A.A. Diffusore prezzo di copertina. Per noi l’importante non ha ancora ricevuto la copia o il pac- cercasi è che la rete di vendita di A si allarghi chetto di riviste, può comunicarcelo e noi Siamo alla costante ricerca di nuovi diffu- sempre più. Fateci poi sapere se sarete provvederemo a effettuare una nuova spe- Dietro richiesta potrà essere fornito un attestato di partecipazione. sori. Basta comunicarci il quantitativo di voi a rifornire il punto-vendita oppure se lo dizione. Chi vorrà ulteriori informazioni potrà farlo inviando una richiesta a: [email protected] 434 maggio 2019 sommario

CHIESA E PEDOFILIA 6 Roberto Ambrosoli ANARCHIK/Ancora preti? Sì 7 la redazione ALLE LETTRICI, AI LETTORI/ La chiesa, la pedofilia, il diavolo 9 intervista di Carlotta Pedrazzini a Federico Tulli Non lasciate che i bambini vadano a loro 10 intervista di Carlotta Pedrazzini a Francesco Zanardi (Rete L’Abuso) Abusi, cioè stupri 17 Francesco Codello SOCIETÀ/Disobbedire è una virtù 19 Renzo Sabatini SOCIETÀ/Questi tempi di odio

MIGRANTI 23 Giulio D’Errico La detenzione amministrativa 27 Lorenzo Crescentini Davanti a un bivio 30 Maria Matteo CONTROLLO E PERIFERIE/ Tutti amano la polizia? 33 Nicoletta Vallorani LA GUIDA APACHE/I paesi sovrapposti 34 37 ANNI FA/“A” 102

sommario 3 35 intervista di Andrea Staid a Tobia D’Onofrio ANTROPOLOGIA E PENSIERO LIBERTARIO/ La lotta per il diritto alla festa. Storia del movimento rave. 38 Paolo Cognetti WALDEN, NUOVI MONTANARI/ La piccola repubblica partigiana di Ettore

FATTI&MISFATTI 41 la redazione di “A” Rojava/ Lorenzo Orsetti assassinato dall’Isis 41 la redazione di “A” Kurdistan/Qualche appunto redazionale 42 Massimo Ortalli Antisemitismo/A volte ritorna (anzi, sempre) 43 Cusa DIBATTITO AUTOGESTIONE/ Umanesimo anarchico

RASSEGNA LIBERTARIA 46 Luigi Balsamini Fascismo/Un secolo fa, la nascita 47 Massimo Lanzavecchia Anarchici marchigiani/ Un romanzo di fede, speranza e anarchia 48 Silvestro Livolsi Contro l’istituzione (scolastica)/ La normalità della dissociazione 49 Valeria De Paoli Nairobi, Kenia/ Lo slum disegnato e raccontato 50 Michele Gazich Mary Gauthier/ Il blues o lo zip-a-dee-doo-dah? 51 Giorgio Sacchetti Il caso Restelli/ Una brutta pagina per gli anarchici italiani 53 Paolo Pasi LETTERE DAL FUTURO/I beep-sensori 55 Ippolita SENZA RETE/Profilazione digitale 57 Santo Barezini LETTERA DA NEW YORK/ Appunti di viaggio 61 Felice Accame À NOUS LA LIBERTÉ/ Cause più e meno remote della separazione 63 Alessio Lega ...E COMPAGNIA CANTANTE/ Ivan Della Mea dieci anni dopo 66 Marco Pandin MUSICA & IDEE/Una storia sbagliata

4 sommario 67 intervista di Gerry Ferrara a Gianluca Dessì LA TERRA È DI CHI LA CANTA/ Impegno politico, militanza musicale. E quella musica nuova che è anche archeologia. 70 Carmelo Musumeci 9999 FINE PENA MAI/Una morte bevuta a sorsi 71 Franco Bun uga ARTE/Piramidi e gelosia

NOPOTERIBUONI 75 Ma se ghe pensu 76 Marco Genzone Note sparse di storie (libertarie) genovesi 80 book tour 82 ELENCO DEI PUNTI-VENDITA BUON COMPLEANNO FABER/ Nessuna retorica 85 Gerry Ferrara Come un’anomalia 86 Laura Paita Nel nome di Mimmo e di Riace 92 Eleonora Serpi Un’attualità spaventosa 94 I SENZA STATO/ 6° rassegna multimediale d’arte e creatività 96 Anastasiya Norenko ARTE/Donne in lotta per i propri diritti

CAS.POST.17120 97 Sebastien Bonetti Francia/Gilet gialli tra lotte spontanee, anarchia e Bookchin 98 I NOSTRI FONDI NERI/ Sottoscrizioni e abbonamenti sostenitori 99 CASTEL BOLOGNESE/EDUCAZIONE - ARTE - ANARCHIA Pubblica riflessione con dibattito 100 NOPOTERIBUONI

Direttore responsabile Stampa e legatoria Carta ecologica PEFC In copertina: Paolo Finzi Ingraf Industria Grafica - Milano Grafica e impaginazione Confezione e spedizione illustrazione Grafica Roveda - Bollate (Mi) Con.plast - Cormano (Mi) Questa rivista è © Ruediger Rau/Fotolia Registrazione al tribunale di Milano aderente all’USPI in data 24.2.1971 al n. 72 (Unione Stampa Periodica Italiana)

sommario 5 Ancora preti? Sì

di Roberto Ambrosoli

6 Anarchik alle lettrici, ai lettori La chiesa, la pedofilia, il diavolo

marzo le donne, con dentro un dos- aspetti poco conosciuti e vergognosi di que- sier in vista della giornata interna- sta millenaria pratica, che il Vaticano bolla A zionale delle donne, nonché scio- come lussuria e non come violenza contro i pero generale. Ad aprile l’antifascismo, con minori. dentro un dossier in vista della giornata del L’osannata figura del signor Bergoglio, con- 25 aprile, controversa festa della Liberazione siderato perlopiù a sinistra come il “compa- per chi come noi (e non solo noi) ha sempre gno” di riferimento, quasi il nuovo Che Gue- considerato quella giornata una tappa antifa- vara nell’era di Zingaretti e di Putin, si rivela scista, assolutamente non conclusiva. E ades- per quella che è: tra bambini tentatori con il so, a maggio, questa copertina anticlericale. diavolo a maneggiarli, e preti a migliaia ospita- Questa volta ci occupiamo (in copertina e ti semi-clandestinamente in alloggi di proprie- in apertura del numero) della pedofilia nella tà o comunque disponibilità vaticana, dove chiesa cattolica. La nostra Carlotta Pedraz- sottratti alla doverosa denuncia alle autorità zini ne ha parlato con Federico Tulli, gior- italiane vengono “curati” per essere poi rici- nalista da anni impegnato in materia, e con clati nella loro funzione pubblica di amorevoli Francesco Zanardi, della Rete L’Abuso. Nono- (quanto amorevoli) educatori e catechisti. stante la cortina di buio creata dalla chiesa a Per noi, la questione non è certo Bergoglio. tutela dei propri crimini, nonostante le tante Anche se non ne possiamo più, da anni, di chiacchiere bergogliesche, ne esce un qua- sentire un osanna generalizzato per questa dro impressionante della profondità e della persona che già al tempo della dittatura mi- vergognosa “gestione” del fenomeno. E si litare in Argentina ha brillato per la propria pensi che il fenomeno è mondiale e dura da “assenza” e (di fatto) tacita complicità con i un paio di millenni. governi dei generali responsabili di assassi- La pedofilia è un fenomeno che furbesca- nii, sparizioni e altre meraviglie. mente il signor Bergoglio ha evidenziato es- sere non esclusivo della sua chiesa, quella Due millenni di chiesa di cui è amministratore delegato, ma comune sul groppone alla società civile. Peccato che i dati che con La questione di fondo, per noi, è sempre stata difficoltà trapelano dai felpati corridoi vatica- quella della presenza soverchiante, straripante ni e dalle mille chiese nel mondo ci parlino del Vaticano nella e sulla vita politica e sociale, di percentuali almeno cento volte superiori italiana in particolare. Lo sappiamo benissimo, tra le sacrestie rispetto all’esterno mondo ci- la Chiesa cattolica, apostolica, romana, ecc. è vile. Dall’intervista all’amico Tulli emergono un’istituzione mondiale. Ma è evidente che chi

alle lettrici, ai lettori 7 se la trova da due millenni sul groppone, come ti-cristiane, lasciatevelo dire da noi atei) dei noi italiane e italiani, da una parte abbia svi- cappellani militari, i permanenti favori alle luppato maggiori anticorpi e dall’altra la debba attività cattoliche, gli insegnanti di religione subire con quotidiana continuità. pagati dallo stato e scelti dagli arcivescovi, i Una volta, c’erano numerosi filoni di pen- crocifissi nelle aule scolastiche, le madonne siero e organizzazioni politiche che condi- piangenti negli ospedali, le sottane nere delle videvano questa nostra insofferenza e si im- suore ovunque ci sia dolore, la sofferenza, i pegnavano sul terreno dell’anticlericalismo. vecchi con proprietà da sussumere e i giovani Non ci riferiamo alla polemica contro il pen- virgulti da indirizzare. siero religioso, la credenza in dio, i santi, le Non è la prima volta che da queste colonne madonne, e poi i battesimi, le cresime, ecc. parte un invito a non sottovalutare la chiesa Noi siamo anarchiche e anarchici, libertarie come avversaria del progresso umano, come e libertari. E siamo per la libertà di pensiero, avvoltoio speculatore dei beni e dei favori che è sempre la libertà per chi la pensa diver- dello stato e della società civile, come gran- samente da noi. Punto. de camaleonte ben capace di trasfigurarsi per Siamo ormai lontani mille miglia dagli opu- continuare a svolgere le proprie funzioni set- scoli di stampo ottocentesco su “le 10 prove tarie con i soldi e peggio ancora l’ammirazio- della non esistenza di dio” e cose simili. È ne di molti. passata la stagione del “se credi in dio sarai Alle centinaia di migliaia, alle milioni di sempre schiavo”. Abbiamo conosciuto le sta- persone presenti più volte l’anno alle grandi gioni dell’ateismo di stato e/o degli stati atei, a manifestazioni pubbliche della chiesa noi op- partire dal marxismo-leninismo-stalinismo che poniamo (la volpe e l’uva?) le poche centinaia ha perseguito le chiese, salvo poi scendere fe- di persone che l’11 febbraio di 50 anni fa sfi- licemente a patti con i loro vertici. Urss docet. larono per le vie quasi deserte di Milano, era A noi interessa la libertà, individuale e so- (allora) un giorno di festività nazionale che ciale. Libere chiese in libera società: patti chia- ricordava una data luttuosa, il Concordato e ri, amicizia lunga. La società si riempia pure i Patti Lateranensi, l’accordo avvenuto l’11 di chiese, sinagoghe, moschee, ecc. ma siano febbraio 1929 tra la chiesa cattolica e lo stato tutte e del tutto a carico dei propri fedeli. Nes- italiano, tra Mussolini e Pio XI. suno sconto, nessuna sussidiarietà, nessun Quella mattina forze eterogenee come i ra- privilegio. Nessun concordato che regoli le re- dicali, i repubblicani, i giovani liberali, i mo- lazioni, di fatto sempre a favore delle religioni. vimenti studenteschi di alcune scuole, gli In Italia, a partire dalla nascita dello stato anarchici (tra cui Giuseppe Pinelli e Pietro unitario, ci siamo ritrovati in una piccola e Valpreda, che il dicembre successivo mar- variopinta minoranza a mettere in luce i privi- chiò), qualche valdese, liberi pensatori e – in legi goduti dal Vaticano: socialisti di vecchio un’iniziativa parallela – i cristiani del dis- stampo, repubblicani (quando esistevano an- senso per il centro di Milano. “Né chiesa né cora, i mazziniani), liberali, liberi pensatori, stato, né dio né padrone, Paolo VI ritorna ad radicali (alla Ernesto Rossi, non quelli delle Avignone” gridavamo in tanti. marce che finiscono in piazza San Pietro). Tutto un mondo variopinto, laico, laicista “E un pensier libero (come dicono le Sentinelle e altre formazioni ribelle in cor ci sta” catto-fascistoidi). In gran parte fuori dai par- Mezzo secolo dopo ci ritroviamo a denun- titi. Questo mondo quasi non esiste più. ciare una delle pagine più buie della chie- sa cattolica e lo facciamo con documentata Quell’11 febbraio 1969 evidenza, per quanto possibile. Con rigore contro il Concordato e... giornalistico e senza insultare nessuna/o. In Il movimento anarchico, tra i promotori direzione ostinata e contraria ai molti bergo- venti/trent’anni fa dei Meeting Anticlericali, glismi vigenti. resta tra i pochi, piccoli ma solidissimi ba- Al pensiero unico opponiamo, com’è nel stioni contro il clericalismo, l’abuso sessua- nostro Dna, il pensier libero. le contro i minori, le vergognose figure (an- n

8 alle lettrici, ai lettori chiesa e pedofilia © Ruediger Rau/Fotolia intervista di Carlotta Pedrazzini a Federico Tulli

Federico Tulli, giornalista e redattore di “Left”, racconta di come la chiesa sia da sempre impegnata a coprire il fenomeno, numericamente mostruoso, delle violenze sessuali su minori commesse dai sacerdoti. Per la chiesa, e per il suo capo Jorge Mario Bergoglio, l’abuso di un bambino è un peccato di lussuria indotto dal diavolo. Non una violenza contro un essere umano. E della responsabilità individuale dei sacerdoti (e di quella collettiva della chiesa) non c’è traccia.

chiesa e pedofilia 9 Carlotta – Sei stato il primo e unico giornali- risposta è arrivata e diceva che il dipartimento non sta ad aver condotto un’inchiesta completa aveva quel tipo di informazione. Come se il DAP non sui casi italiani di pedofilia nella chiesa. Su conoscesse la professione che svolgevano i detenuti quest’inchiesta è uscito il libro Chiesa e pe- prima di entrare in prigione. Abbiamo insistito per dofilia. Il caso italiano (L’asino d’oro edizioni, un anno e mezzo, perché sapevamo che il dato c’era. 2014). Ora hai firmato un nuovo libro-inchiesta A un certo punto abbiamo ricevuto l’autorizza- che racconta cosa succede agli uomini e alle zione a rivolgerci direttamente ai 190 istituti di donne di chiesa che il Vaticano considera “in pena da noi individuati in Italia, e in un anno e difficoltà”, ossia pedofili, stalker, assassini. mezzo siamo riusciti a ottenere una risposta da 125 Cosa rivela il tuo ultimo lavoro? amministrazioni carcerarie. In 70 non ci hanno mai Federico – Questo libro, scritto con Emanuela Pro- risposto sebbene fossero obbligati a fornirci questo vera, s’intitola Giustizia divina (Chiarelettere, 2018). dato, richiesto in osservanza della privacy. Avrem- Si tratta di un’inchiesta sul modo in cui la chiesa mo potuto insistere con una diffida ma abbiamo esercita l’azione penale nei confronti dei sacerdoti preferito non andare oltre. che compiono reati, ma in realtà si tratta anche di un’inchiesta su come lo stato italiano esercita l’azio- Dove finiscono i preti pedofili ne penale nei confronti dei sacerdoti. Siamo partiti da due domande: quanti sono i sa- Cosa emergeva dai dati? cerdoti in carcere in questo momento in Italia e che I dati che avevamo raccolto dicevano che in carcere tipo di reati hanno compiuto? Queste domande ce le in Italia, tra il 2016 e il 2017, c’erano cinque sacerdoti siamo poste nel 2015 e l’inchiesta è durata pratica- e solo uno era rinchiuso per pedofilia. Un solo sacer- mente quasi tre anni. Le domande le abbiamo rivolte dote in carcere in Italia per pedofilia ci sembrava un al DAP (Dipartimento dell’amministrazione peniten- numero assolutamente esiguo e non rispondente alla ziaria) che è l’organo del ministero di giustizia che realtà. Da fonti certe, infatti, sapevamo che ce n’erano si occupa di monitorare, anche a livello statistico, almeno otto ed era possibile che si trovassero negli la popolazione carceraria. Ma la cosa interessante istituti che avevano preferito non risponderci. è che il DAP non ci rispondeva, nonostante avesse Comunque abbiamo confrontato questo dato con l’obbligo di farlo. un altro; sapevamo che negli ultimi quindici anni in Alla fine, dopo due mesi dalla nostra richiesta, la Italia sono stati denunciati per pedofilia circa tre-

non tengono conto del sommerso,” mi dice France- Abusi, sco Zanardi, presidente della Rete. “In questi anni abbiamo contato più di 140 casi – mi riferisco a condanne in via definitiva per abusi su minori – cioè stupri e altrettanti, circa 160, attualmente in attesa di giudizio.” intervista di Carlotta Pedrazzini Mi spiega però Francesco che i dati raccolti dalla Rete L’Abuso non sono affatto in linea con le pro- a Francesco Zanardi (Rete L’Abuso) iezioni del fenomeno. “Purtroppo lo sottostimano,” precisa. In questi tempi di falsificazione, chiarezza e ve- In assenza di elementi certi, c’è chi ha stilato rità sono rivoluzionarie. Ma per ottenerle servono delle proiezioni statistiche sui possibili casi italiani fatti empirici da analizzare, dati certi da consulta- di pedofilia nella chiesa, basandosi sui dati forniti re. E per quanto riguarda i casi italiani di pedofilia dalle commissioni di inchiesta di altri paesi (Au- nella chiesa, questi due elementi mancano. Non stralia, Stati Uniti, Canada, Belgio, Polonia, Gran ci sono. Nessun dato ufficiale, solo il risultato di Bretagna, Germania, Irlanda), ma anche sulle di- inchieste giornalistiche fatte negli ultimi anni (in chiarazioni di Hans Zollner, psicologo membro del- Italia, principalmente dal giornalista Federico Tul- la Pontificia commissione per la tutela dei mino- li), a cui si aggiunge l’attività della Rete L’Abuso, ri che, in un’intervista, ha affermato che sarebbe che dal 2010 raccoglie dati sugli abusi di minori stupido pensare che in Italia le cose siano andate commessi da sacerdoti. diversamente rispetto al resto del mondo. “Ci basiamo sulle condanne emesse Stando a queste proiezioni, in Italia – come ne- dai tribunali, ma i nostri dati hanno gli altri paesi dove sono state istituite delle com- chiaramente dei difetti. Sono parziali, missioni d’inchiesta – la percentuale di sacerdoti

10 chiesa e pedofilia cento sacerdoti, e di questi almeno centoquaranta sono stati condannati dalla magistratura civile in via definitiva per abusi su minori. La fonte di que- sto dato è la Rete L’Abuso. A questo punto la domanda che ci siamo fatti è stata: dove sono tutte queste persone condannate per abusi su minori, visto che non sono in carce- re? Da questo interrogativo è partita la seconda parte dell’inchiesta. Lo stimolo ci è venuto da un film di Pablo Lar- rain, Il club, che si svolge interamente in una casa molto isolata dove all’interno ci sono cin- que sacerdoti, uno di questi è un pedofilo, uno ha collaborato con la dittatura di Pinochet, uno ha il vizio delle scommesse, uno è cleptomane e un altro è omosessuale. Questa struttura era utilizzata dalla chiesa cilena per far espiare le pene ai sacerdoti peccatori; questi rimane-

A destra: una nota vignetta, disegnata da Giuseppe Scalarini (Mantova 1873 - Milano 1948), riprodotta sulla copertina di “A” 117 (marzo 1984) e successi- vamente da noi ripubblicata per la sua efficacia e at- tualità. Tra i maggiori caricaturisti e disegnatori sa- tirici italiani, Scalarini apparteneva a quella schiera di socialisti antimilitaristi, anticapitalisti e anticleri- cali, che spesso ben si accordava con gli anarchi- ci. Collaborò dal 1911 con il quotidiano socialista “Avanti!’’. Scalarini fu poi confinato dal fascismo nelle isole di Lampedusa e di Ustica.

pedofili potrebbe variare dal 2 all’8%, che per l’I- di aprire il fascicolo la procura dice al vescovo che talia si tradurrebbe in un numero di vittime di un prete verrà indagato. E così, molto spesso, le abusi che varia da da cinquantamila a un milio- prove spariscono.” ne. “Se guardiamo a queste proiezioni statisti- Per questo la Rete L’Abuso non si limita a rac- che,” mi dice Francesco “i dati raccolti fino ad cogliere dati sul fenomeno della pedofilia eccle- ora dalla Rete L’Abuso non dicono niente del fe- siastica, ma assiste le vittime di abusi nella fase nomeno reale.” di denuncia tramite una rete di ventuno avvoca- Ma nonostante questo, La Rete continua la ti, sparsi sul territorio italiano. “La Rete L’Abuso sua attività di raccolta. “Lo facciamo perché ci è nata inizialmente come una specie di gruppo di interessa offrire questo servizio alla comunità. auto-aiuto per persone che avevano subito abusi. Sul nostro sito (retelabuso.org), proprio con l’o- Dopo un primo incontro a Roma, abbiamo conti- biettivo di denunciare ma anche di informare, è nuato a sentirci e da lì è nata la voglia di cerca- presente una mappa dell’Italia con segnalati tutti re di ottenere giustizia e di far condannare i preti i casi con condanne definitive e non definitive.” che hanno abusato di noi. Ci siamo confrontati sul Dunque basarsi solo sulle condanne emesse come: come agire, come fare. Ora ci avvaliamo di dai tribunali non è sufficiente per fornire un qua- procedure che abbiamo acquisito nel tempo. Per- dro completo. Anche perché, mi spiega Francesco, ché il problema nei casi di abusi sessuali è che, “molte denunce cadono nel vuoto e non portano a dopo la denuncia, si fa fatica a trovare le prove nessun esito. E questo succede perché nei Patti e la chiesa è molto brava a far cadere le accuse. Lateranensi è scritto che la magistratura si im- Purtroppo la persona che vuole denunciare si deve pegna a comunicare al vescovo l’apertura di un preparare prima, e noi l’aiutiamo a reperire prove e fascicolo su un prete. E questo vuol dire che, nel testimonianze. Altrimenti, se non lo fa, momento in cui la vittima va dai carabinieri a de- ha già perso in partenza.” nunciare e la denuncia arriva in procura, prima Carlotta Pedrazzini

chiesa e pedofilia 11 vano all’interno della struttura per un tempo non caso italiano non viene mai. I vescovi italiani non definito, lontano da occhi indiscreti, non denunciati hanno mai collaborato e al momento continuano a alla magistratura civile. non collaborare. Vedendo quel film ci siamo chiesti: ma non sarà che quel tipo di struttura si trova anche in Italia ed è Come si spiega, secondo te, l’altissima inci- lì che vengono sistemati i sacerdoti che non abbiamo denza di casi di pedofilia nella chiesa, un’in- trovato in carcere? In estrema sintesi, la risposta è sì. cidenza che sappiamo essere maggiore rispetto alla pedofilia nella società civile? Da sempre, la chiesa È possibile che questa maggior incidenza sia insabbia tutto legata anche al modo in cui la chiesa cattolica concepisce i bambini e la violenza su di loro, Quindi cosa avete fatto? Vi siete messi alla ossia – come hai detto prima – un peccato com- ricerca delle strutture? messo nei confronti di dio e non un atto violento Sì, con Emanuela ci siamo messi alla ricerca per contro degli esseri umani? tutto il paese e abbiamo realizzato il reportage che La pedofilia ovviamente è un tipo di violenza che costituisce la spina dorsale del nostro libro. Anche esiste anche nella società civile e spesso avviene in questa, come l’inchiesta nelle carceri, è un’indagi- ambito famigliare. Consiste nell’annullamento della ne giornalistica inedita. Abbiamo trovato diciotto realtà umana del bambino e si fonda sull’idea che il strutture, ma sappiamo che ce ne sono almeno venti bambino abbia una sessualità. o ventuno. Nelle sole città di Milano e Roma ce ne I pedofili credono che l’abbraccio o l’effusione di sono molte. un bambino sia un’espressione di desiderio o una ri- In questi luoghi, come nel film di Larrain, la chie- chiesta di atto sessuale. Ma noi sappiamo bene che sa italiana sistema quelli che il Vaticano chiama nel periodo prepubere, in cui gli organi genitali non “sacerdoti in difficoltà”, è questa la dizione ufficiale. sono ancora completamente formati, anche l’identità Si tratta di case di cura, spirituale e psicologica, in sessuale non è completamente formata; per questo cui vengono sistemati anche i sacerdoti che hanno motivo, fino a quando questo non avviene, l’adulto compiuto abusi sessuali su minori. Per quanto ri- che si avvicina a un bambino in un guarda la pedofilia, abbiamo scoperto che in queste strutture transitano tre tipologie di sacerdoti che hanno compiuto abusi: quelli per cui la magistratura italiana autorizza misure alternative al carcere; quelli che sono lì per- ché la giustizia ecclesiastica li ha condan- nati per abusi e utilizza queste strutture per assisterli e curarli dal punto di vista spiritua- le – perché per la chiesa l’abuso è un peccato, un delitto contro la morale, un’offesa a dio e non un crimine violentissimo contro persone inermi – e poi dal punto di vista psichiatrico – perché la chiesa ha colto che un adulto che violenta un bambino è affetto da una grave pa- tologia mentale; e poi ci sono quei sacerdoti che hanno compiuto abusi ma non sono stati de- nunciati né alla magistratura ecclesiastica né a quella italiana, perché magari hanno confessato o chiesto aiuto a un altro parroco e per questo sono stati mandati in quelle strutture, il tutto in gran segreto. Si tratta di veri e propri casi di insabbiamento, una pratica piuttosto diffusa in Italia; per questo una parte dell’inchiesta l’abbiamo dedicata alla ri- costruzione di queste dinamiche nascoste. La chiesa mantiene tutto segreto perché consi- dera l’abuso di minore un’offesa a dio e non una violenza a un essere umano, quin- di ritiene di giudicarlo secondo la giustizia divina e non secondo quella terrena. Per la chiesa, la giu- stizia terrena viene molto dopo. Nel

12 chiesa e pedofilia certo modo, compie una violenza di carattere psico- logico e fisico. Nel primo libro Chiesa e pedofilia (L’asino d’oro edizioni, 2010) ho parlato delle conseguenze sulla vittima di abusi sessuali, e per farlo mi sono ri- volto a degli psichiatri. Quello che mi ha colpito maggiormente è stata la spiegazione che ha dato uno di loro: ciò che subisce un bambino vittima di violenza sessuale è un omicidio psichico, per- ché il pedofilo attacca la possibilità di realizzare la propria identità sessuale durante la pubertà e gliela distrugge. E siccome l’identità sessuale è una delle caratteristiche dell’essere umano, quando una persona se la sente distrutta, può anche arrivare al suicidio. Quindi la pedofilia, oltre ad essere omicidio psichico, può diventa- re anche omicidio in tutti i sensi. È come se il bambino non esistesse La pedofilia di matrice ecclesiastica ha delle sue peculiarità. Per la chiesa, infatti, l’abuso è un peccato. È un delitto contro la morale, è un’offesa a dio, è la violazione del sesto comandamento “Non commet- tere atti impuri”. Per cui, in sostanza, la vera vittima in un caso di abuso di mino- re è dio, non la persona violentata; se la violenza avviene durante la confessione, come spesso succede, è il sacramento ad essere sta- to violato, non l’essere umano, non il bambino. Mol- na che agisce per te violenze avvengono durante la confessione pro- distruggere la chiesa, e che la prio perché c’è il vincolo di segretezza e tutto quello pedofilia sia uno dei modi in cui la chiesa viene che avviene durante la confessione è sottoposto al attaccata. segreto pontificio, e anche le violenze, anche gli stu- In questo modo di ragionare scompare completa- pri, non possono essere rivelati se non al vescovo mente la lesione subita dalla vittima. Ma soprattutto che poi parlerà col papa. c’è la giustificazione di chi ha violentato, perché ha Nelle leggi vaticane e nella mentalità della chiesa è agito spinto dall’influenza del diavolo, da una forza come se il bambino non esistesse. Voi l’avete scritto esterna. Così si nega ogni responsabilità personale. in uno degli scorsi numeri di “A”, che in Italia la vio- lenza sessuale contro la donna e contro un bambino In Italia, è stata considerata un delitto contro la morale fino al nessun dato ufficiale 1996, e quella era chiaramente una legge che veniva dal codice Rocco, che era fascista e grondava di men- Una deresponsabilizzazione che ritroviamo in talità cattolica. varie dichiarazioni di Bergoglio. Ad esempio, in Questa mentalità la riscontriamo ancora nei tri- seguito al summit sulla pedofilia, tenutosi in Va- bunali, dove in caso di violenza sulla donna c’è sem- ticano dal 21 al 24 febbraio 2019, il papa ha pre l’idea che sia la donna ad aver istigato in qual- dichiarato che è giusto approfondire i casi di pe- che modo la violenza dell’uomo che non ha potuto dofilia, ma al contempo ha sottolineato che la trattenersi, e questo succede anche con i bambini. pedofilia non appartiene soltanto alla chiesa. Questa cosa però viene detta troppo poco. In am- Per il momento in cui è stata fatta e per il bito clericale, nei casi di stupro di minori, c’è l’idea contenuto, la dichiarazione è suonata come un che sia il bambino ad aver istigato il sant’uomo; c’è tentativo della chiesa di non farsi carico di un l’idea che in quell’atto sia subentrata l’azione del fatto oggettivo, cioè che l’inciden- diavolo, una cosa che ha detto anche Bergoglio du- za della pedofilia nella chiesa è rante il sinodo sulla pedofilia. maggiore rispetto alla pedofilia Questo famoso papa progressista è convinto, nella società civile. come lo era Paolo VI, che il diavolo sia una perso- È assolutamente così. Ad agosto

chiesa e pedofilia 13 scorso, Hans Zollner, psicologo membro della Ponti- stato e di presidenti del consiglio di tutto il mondo, ha ficia commissione per la tutela dei minori che esiste parlato del diavolo come responsabile di guerre e ca- dal 2014, ha rilasciato un’intervista all’agenzia dei restie. In quell’occasione parlava nella veste di capo vescovi (SIR) in cui dichiarava che negli Stati Uniti, di stato, quindi anche da capo politico Bergoglio ha dal 1950 al 2002, tra il 4 e il 6% della popolazione introdotto questo tipo di discorso. Questo è il modo ecclesiastica ha compiuto almeno un abuso su mi- in cui lui decifra certe questioni, che all’interno della nori. E si è rivolto poi alla chiesa italiana dicendo chiesa sono molto critiche. di non pensare che da noi la situazione sia diversa, È stato sempre Bergoglio a riconoscere e dare un quindi è bene correre ai ripari. Questo significa che bollino di qualità all’Associazione internazionale degli nella santa sede, a certi livelli, si ha un’idea di quale esorcisti, e questo è un altro segnale molto interessan- sia la diffusione del fenomeno in Italia. te. Nel 2014 l’ha riconosciuta come organo ufficiale Il 4-6% è una percentuale mostruosa. Nel libro ab- all’interno della chiesa. Quest’associazione, a livello biamo fatto un confronto e siamo andati a contare le mondiale, si compone di circa 300-400 esorcisti, di persone che sono in carcere per reati di natura ses- cui 240 si trovano in Italia. In Spagna ce ne sono circa suale contro minori; si tratta di circa 1200 persone; 12, in Lombardia circa 20. E in Lombardia c’è anche 1200 su una popolazione adulta di circa 47 milioni un numero verde per posseduti, con un call center significa circa lo 0,025%. Dallo 0,025% della società che risponde dal lunedì al venerdì. civile al 4-6% della chiesa cattolica significa circa 200 Per scrivere la terza parte della nostra inchiesta, volte in più, uno scarto gigantesco. dedicata appunto al diavolo, siamo andati a frequen- Comunque in Italia non esistono dati ufficiali tare un master di esorcismo che si tiene a Roma sulla diffusione del fenomeno della pedofilia, an- ogni primavera. Nel frattempo, da quando è uscito il che nella società civile, e quindi ci si chiede come libro, il MIUR ha proposto agli insegnanti un corso si possa fare prevenzione se non si ha nemmeno la di esorcismo dal costo di 400 euro, per individuare e percezione corretta del fenomeno. E questo vale per distinguere eventuali ragazzini problematici dai ra- la società laica e per quella ecclesiastica. Quello che gazzini posseduti. ha dichiarato Zollner mi è sembrato d’importanza fondamentale. “La colpa è del diavolo, non del pedofilo” Prima hai accennato alla questione del diavolo. Hai detto che con Bergoglio c’è stato un ritorno al passato, un ritor- no all’antropomorfizzazione della figura del diavolo, che si incarna per rovinare la chiesa. Voi come avete affrontato la questione del ritorno del diavolo, un argomento che sembra essere utile alla chiesa per risolve- re e spiegare tutta una serie di problemi? Il capo dell’Associazione internazionale esor- cisti, ad un certo punto, ha dichiarato che mai nessuno come papa Francesco ha nominato il diavolo nel corso del suo magistero. E in effetti, andando a rivedere i documenti ufficiali, già dal- la prima settimana, Bergoglio ha cominciato a ri- portare, nel linguaggio comune delle sue omelie, allusioni continue all’esistenza del diavolo come persona. L’ha nominato decine e decine di volte. Quello che ci ha colpito, lo raccontiamo nel ter- zo capitolo del libro-inchiesta – e anche questa è un’indagine mai fatta prima da qualcuno e che ab- biamo svolto sul “campo” a viso aperto, senza cioè nascondere la nostra identità e le nostre intenzioni – è che lui non l’ha fatto solo in quanto capo della chiesa cattolica; ad Assisi, davanti a una platea di cinquecento capi di

14 chiesa e pedofilia Qual è il senso, secondo te, di far frequentare un corso di esorcismo agli insegnanti? La partecipazione degli insegnanti al corso di esorcismo fa il paio con un’altra cosa inquietante che riguarda i cosiddetti bambini iperattivi. Se un bambino è particolarmente vivace, adesso si ten- de ad inquadrarlo all’interno di una fantomatica sindrome di iperattività che può anche compor- tare una cura a livello farmacologico. Il corso di esorcismo vuole mettere l’insegnante in condi- zione di distinguere quando c’è un sintomo di disagio psichico e quando c’è la presenza del demonio. La chiesa infatti, molto abilmente, fa una distinzione. Non parla sempre di posses- sione demoniaca. Fino a un certo punto parla di disagio psichico, poi se la persona presen- ta determinate caratteristiche, allora parla di possessione demoniaca. Le caratteristiche della possessione demo- niaca secondo la chiesa sono proprio quelle dei film: il posseduto parla una lingua a lui sconosciuta, è in possesso di una forza so- vrumana e riesce a fare cose, a livello fisico, che normalmente non potrebbe fare. “I bambini abusati sono strumento del demonio” Perché avete seguito il master di esorcismo? Perché tra i docenti di quel corso ci sono magistrati, docenti universitari, avvocati, anche una poliziotta della squadra anti-sette sataniche. Siamo La ripresa del dia- andati a quel corso proprio per capire come mai tra volo serve chiaramente a solle- i docenti ci fossero magistrati, avvocati e poliziotti, e vare i sacerdoti da ogni responsabilità. più di tutti ci hanno colpito due persone. Uno è un Inoltre, da quello che racconti – cioè dal fatto magistrato, che un paio di mesi fa è stato arrestato che siano le donne ad essere maggiormente vit- per corruzione, e che al corso ha esordito dicendo di time di esorcismi e dal fatto che, per la chiesa, i sentirsi uno strumento della giustizia nelle mani di bambini necessitino di essere controllati perché dio. La sua presenza al master, ha dichiarato, aveva è possibile che siano posseduti – si capisce come lo scopo di aiutare i futuri esorcisti a evitare denunce il diavolo venga utilizzato anche come mezzo di da parte delle persone esorcizzate. Lo stesso faceva repressione e punizione. un’avvocatessa che aveva preparato una manleva per Nel documentario Liberami c’è una scena in cui gli esorcisti da far firmare alla persona posseduta due genitori portano il figlio dall’esorcista perché a prima dell’esorcismo, praticamente per sollevare da scuola fa casino, è troppo agitato e non è bravo. Il qualunque responsabilità l’esorcista e i suoi aiutanti sacerdote mette la mano sulla testa del bambino, in caso di denunce per violenze e costrizioni fisiche. poi si gira di scatto verso la madre e dice: è colpa Nella nostra inchiesta ci siamo occupati di esorci- tua, non sei una donna di fede e in chiesa non ci vai. smo anche per un altro motivo, per l’idea e la men- In un secondo il sacerdote ha distrutto al bambino talità della chiesa di ritenere il bambino abusato l’immagine della madre e ha detto alla donna che il come strumento del demonio; quindi, se il sacerdote diavolo è dentro di lei. E questa è proprio l’idea che compie quello che per la chiesa è un atto sessuale e la chiesa ha della donna. non una violenza, quella violenza viene considerata un peccato di lussuria determinato dall’azione del La stampa e lo stato demonio attraverso il bambino. sono complici Frequentando il master di esorcismo abbiamo anche scoperto che la stragrande maggioranza del- Alla luce di tutto questo, com’è le persone esorcizzate sono donne. Un dato scon- possibile che Bergoglio riesca co- tato se si considera che tipo di società sia quella munque a essere considerato un ecclesiastica. papa progressista?

chiesa e pedofilia 15 La stampa italiana riporta in maniera assoluta- per la società. mente acritica quello che esce dai bollettini Vaticani. In questo c’è proprio la complicità dello stato, Non c’è mai una verifica di quello che dice il papa. E perché il Concordato tutela tutto questo, questa così non si scoprirà mai che Bergoglio parla di “tol- modalità di agire. L’articolo 4 del Concordato dice leranza zero” per i pedofili, ma in realtà ritiene che che l’autorità ecclesiastica non è tenuta a informare il sacerdote pedofilo abbia solo compiuto un pecca- quella civile quando viene a sapere di eventuali reati to; che se il peccato è grave e non c’è possibilità di compiuti da sacerdoti. espiazione, allora quel sacerdote viene espulso dalla Quindi lo stato è complice della chiesa. Idem la chiesa, ma siccome tutto avviene in gran segreto, la stampa italiana, che si accontenta di sentir dire da chiesa espelle dal proprio organismo una metastasi Bergoglio “tolleranza zero” senza farsi domande e che viene immessa nella società civile senza che si presentandolo come paladino della lotta contro la sappia che quel signore lì è un pedofilo. La chiesa lo pedofilia. Ma per essere paladini, si deve anche fare sa, ma non lo dice a nessuno. E quel signore lì, che qualcosa e Bergoglio non lo sta facendo. ora non è più sacerdote, rimane comunque pedofilo anche dopo essere uscito dalla chiesa e ora si aggira Carlotta Pedrazzini

Federico Tulli è redat- tore del settimanale “Left”. Già condirettore di “Cronache laiche”, collabora con “MicroMega”, per cui firma anche un blog, “Critica liberale” e “Globalist”. Con L’Asino d’oro edizioni ha pubblicato i libri: Chiesa e pedofilia (2010), Chiesa e pedofilia, il caso italiano (2014) e Figli rubati. L’Italia, la Chiesa e i desapareci- dos (2015). Nel 2018 per Chiarelettere, insieme a Emanuela Provera, ha pubblica- to Giustizia divina. Di Federico Tulli abbiamo pubblicato un’in- tervista fatta da Francesca Palazzi Arduini (“A” 409, estate 2016) e un articolo sulla comunicazione vaticana (“A” 416, maggio 2017).

16 chiesa e pedofilia società Disobbedire è una virtù

di Francesco Codello

Ragionando di oppressione, rivolta, disobbedienza, consenso, azione spontanea, ecc. Spunti di riflessione per una scelta responsabile di libertà.

he il conformismo e l’accettazione massiccia traversato l’Europa e il continente americano e che della realtà così com’è siano imperanti, mi ha portato alla ribalta quello che viene (non sempre Cpare davvero superfluo spiegarlo e argomen- correttamente) definito come fenomeno populista. In tarlo. Certo alcuni fenomeni e azioni di rifiuto emer- altri precedenti articoli in questa rivista ho proposto gono continuamente (per fortuna), ma una sorta di alcuni spunti di riflessione circa questi fatti e quin- “calma piatta” sostanziale e diffusa attraversa e ca- di tralascio adesso una loro disamina più articolata ratterizza la gran parte delle nostre società. Perlo- e specifica. Mi interessa invece provare, in questo meno per quanto riguarda le proteste (a vario titolo momento, a ragionare su altri aspetti di questo per- espresse) che vanno nella direzione che noi possia- corso analitico, perché ritengo che sia quantomai mo auspicare, esse sono ancora molto minoritarie. urgente cercare di dimostrare che la disobbedienza Non altrettanto si può onestamente sostenere se è una virtù urgente e indispensabile. si analizza la ribellione, talvolta silente, che ha at- La domanda che dovremmo avere sempre attiva nelle nostre teste e nei nostri dibattiti è: perché i sin- goli individui e/o le varie collettività accettano così supinamente di essere dominati? Certo risposta non facile, pro- babilmente impossibile da sod- peus/Depositphotos.com disfare compiutamente, ma non

società 17 per questo possiamo sentirci assolti dal non affron- ca pervicacemente, attraverso la delega a qualcosa tarla, cercando però di avere l’onestà intellettuale di o qualcuno, di spiegare, che diventa in questo modo guardare anche dentro noi stessi e accettare che le un giustificare, ogni forma di sottomissione. Essere persone che stimiamo e con le quali abbiamo del- responsabili significa dunque assumersi il compito le significative relazioni ci possano restituire uno di interrogare sistematicamente le nostre abitudi- sguardo anche obliquo rispetto al nostro. ni, il nostro comportamento, le nostre relazioni, alla luce di una visione che alimenti ogni forma di libe- Essere liberi: razione possibile. La radice più profonda del dominio non sta tanto volerlo essere in chi lo esercita ma soprattutto in chi lo subisce, per Innanzitutto mi pare di poter sostenere che di- comodità, per abitudine, per interesse, per codardia, sobbedire è qualcosa di più che non obbedire. In- ecc., dunque per irresponsabilità. Disobbedire vuol fatti l’azione del non obbedire è talvolta spontanea, dire esercitare ogni forma radicale di critica alla de- immediata, «di pelle», non presuppone necessaria- lega e alle spiegazioni giustificative che troppo spes- mente un articolato ragionamento. Quanti esempi so mettiamo in campo per assolverci dall’imperativo potremmo fare riferiti ai comportamenti quotidiani categorico che abbiamo assimilato con l’obbedienza. che possano suffragare questa valutazione. Quante Pensare per luoghi comuni, per generalizzazioni, per azioni concrete e varie vengono attivate spontanea- standard morali, per automatismi, per formule fis- mente per sopravvivere in un mondo burocratizzato se, impedisce di essere responsabili quindi di essere e organizzato come il nostro. C’è dunque una dimen- perlomeno approssimativamente liberi. sione quasi inconsapevole della non obbedienza che, Hannah Arendt ha chiamato stupidità la capacità a ben guardare, nella vita associativa e organizza- di rendersi ciechi e stupidi, la caparbietà di non vo- ta permette, per fortuna, che determinate scelte in ler sapere e capire, l’ha definita la banalità del male. ambiti diversi trovino realizzazione concreta. Senza A volte il comportamento degli uomini e delle donne di essa anche bisogni primari e fondamentali per la è quello del sottomesso (lo schiavo), altre volte del nostra quotidiana esistenza non troverebbero sicu- subordinato (il bambino), altre ancora del conformi- ramente soddisfazione. Basta riflettere un solo mo- sta (l’automa). Ma una forma più subdola di dominio mento sulla nostra esperienza personale per render- è quella che spesso viene esaltata come consenso, ci conto di ciò. che si spiega come libero e che invece spesso non lo Altra cosa mi pare di poter dire rispetto alla disob- è affatto, perché costruito in modo da sintetizzarsi in bedienza. L’azione spontanea, di riflesso quasi au- un’adesione costruita a tavolino attraverso mezzi di tomatico, di buon senso, di sapere pratico ed espe- varia natura e diverso condizionamento. rienziale, completa con la disobbedienza un ulteriore passo in avanti. Disobbedire significa assumere in La radice più profonda toto la paternità di un’azione di non obbedienza e farla diventare un comportamento visibile e consa- del dominio pevole, quindi trasformare un moto spontaneo in A tutto questo noi dobbiamo opporre il coraggio una scelta politica. Naturalmente esistono diversi della verità, il coraggio di pensare in prima perso- stili di obbedienza così come si possono esprimere na, far emergere il nostro «essere» indelegabile, non diverse forme di disobbedienza. quello che si oppone al «tu» o al «noi» ma che combat- Tre pensatori, in particolare, hanno a mio giudizio te quello impersonale, generico, assuefatto alle con- qualche cosa di interessante e vero da suggerirci: suetudini. Obbedire è dunque rinunciare a se stessi, Étienne de La Boétie (La servitù volontaria), Albert dire sempre sì all’altro da sé e rinunciare sempre Camus (Mi rivolto dunque siamo), James Scott (Il a se stessi: non voglio noie, non voglio vedere, ca- dominio e l’arte della resistenza) e ultimo, in ordine pire, ascoltare, sentire; non voglio chiedere perché di tempo, Frédéric Gros (Disobbedire). Le loro in- ho paura di quello che potrei scoprire, delle possibili tuizioni e le loro riflessioni, collegate e interconnes- conseguenze in termini di carriera, ruolo, posizio- se tra loro, possono davvero essere molto utili per ne sociale; temo la solitudine, mi è comodo seguire approfondire il nostro ragionamento. Qui dobbiamo l’onda del perbenismo, mi gratifica la considerazione limitarci a darle per acquisite e tentare di suggerire di chi esercita un potere. Rispetto a tutto ciò ecco alcune possibili implicazioni. che disobbedire diventa un’assunzione profonda e Innanzitutto è importante capire che essere liberi radicale di responsabilità. Ma tutto questo costa fa- vuol dire prima di tutto voler essere liberi. Essere li- tica, prevede rischi, significa mettere in discussione beri è liberarsi dal desiderio di obbedire, estirpare la le gerarchie in ogni ambito, rimettere in discussione tendenza alla docilità, non pensare che sia sufficien- abitudini, consuetudini, relazioni. Ma poiché, e qui te lavorare da soli per emanciparsi dall’obbedienza. appare proprio evidente, l’anarchia non si fa per for- Ma per voler essere liberi è indispensabile capi- za, occorre considerare la disobbedienza una virtù. re che non siamo responsabili perché siamo liberi, Solo con una scelta responsabile di libertà è possi- ma siamo liberi perché siamo responsabili. Se non bile contribuire a cambiare lo stato di cose esistenti. si comprende questo, a mio parere, si continua a giustificare sostanzialmente la sottomissione, si cer- Francesco Codello

18 società società Questi tempi di odio

di Renzo Sabatini

Oggi in molti si sentono in diritto di insultare, colpire, umiliare persone che nemmeno conoscono. E per alcuni la prepotenza è un vanto. La rabbia degli sfruttati si rivolge ad altri sfruttati. E ormai contano solo gli istinti.

Gli incendiarono il letto sulla strada di Trento. qualche ministro avrebbe finito per dare la colpa al (La domenica delle salme, barbone, vera minaccia per la pubblica sicurezza. La F. De André e M. Pagani, 1990) malvagità elettronica è divenuta comune, l’odio vie- ne diffuso standosene nascosti dietro le tastiere dei “La domenica delle salme è una canzone disperata, telefonini. di persone che credevano di poter vivere almeno in Il confine tra decenza e indecenza non è più defi- una democrazia e si sono accorte che questa demo- nito, la morale è saltata. Oggi può accadere che un crazia non esisteva più”. uomo mediocre possa scendere in strada, sparare a Ho ritrovato queste parole di Fabrizio De André dei migranti scelti a caso e trovare qualcuno pronto in un’intervista del 1993.1 Non ricordo cosa ne feci a giustificare il suo gesto. Un prete qualsiasi può all’epoca, oggi penso che avesse ragione, che avesse affermare che sparare al ladro, anche disarmato, è visto più lontano di tutti gli altri, come gli accade- cosa buona e giusta, senza provocare riprovazione. va di frequente. Aveva cercato di comunicarci quella Un ministro può eccitare gli animi, suscitare ammi- disperazione attraverso una sequenza di immagini razione e consenso irridendo la mamma adottiva di allucinate: il cadavere di utopia accompagnato fra i un ragazzo che ha ricevuto minacce di morte, affer- flauti, la scimmia del quarto Reich a ballare la polka, mando, dopo una strage di islamici, che il vero pro- i trafficanti di saponette che mettevano pancia ver- blema sono le vittime, lanciando slogan elettorali da so est, i polacchi inginocchiati ai semafori a rifare il un carcere, mentre conversa amabilmente con un trucco alle troie di regime, il ministro dei temporali assassino. ad auspicare democrazia con le mani sui coglioni. Intorno i segni di una pace terrificante. Jugoslavia 1992 La canzone prendeva spunto da vari fatti di cro- naca, incluso quello di un barbone dato alle fiamme Per involontarie associazioni della memoria questi a Trento. Un episodio che all’epoca suscitò orrore, fatti hanno fatto riaffiorare il ricordo di un episodio anche perché gli assassini avevano scelto la loro vit- che risale forse all’inizio dell’estate ‘92, quando la tima a caso. Se il fatto fosse accaduto oggi, venticin- guerra infuriava poco oltre il nostro confine orien- que anni dopo, probabilmente gli autori avrebbero tale. In quei tempi, a breve distanza da casa nostra, anche girato un video destinato a divenire virale sui la gente si ammazzava con inaspettata crudeltà, di- social. Prima della sua rimozione molti avrebbe- stinguendosi secondo antiche divisioni etniche e re- ro postato feroci commenti di approvazione e forse ligiose che molti di noi, cresciuti nel dopoguerra con

società 19 la Jugoslavia di Tito, nemmeno sapevamo esistes- duto, ricorda infatti il grido nazista prima i tedeschi. sero. In quei giorni mi ritrovai in viaggio in quelle “Chi aiuta i clandestini odia gli italiani” fa il paio con zone di guerra, visitando campi profughi per conto le parole terribili del führer, preludio dell’olocausto: di una rete italiana di solidarietà. Un pomeriggio, in “chi aiuta gli ebrei odia i tedeschi”. Croazia, la sosta per un caffè in un paesino provo- Prigioniero dei miei ricordi, aggiungo che il grande cò una strana agitazione in un gruppo di contadi- dramma nazifascista non è nemmeno stato l’ultimo ni; qualcuno però andò a parlarci e tornò subito il incubo europeo, che dopo la fine di quei regimi ter- sereno. Quasi non mi resi conto di nulla, ma ero ribili ci sono stati altri odi, altri conflitti, scoppiati stato io a turbare l’atmosfera, come mi spiegò subito quando la pace pareva ormai assicurata per sem- l’interprete. I paesani si erano infatti convinti che pre. Venticinque anni fa, a due passi da casa no- fossi serbo. In quel villaggio sperduto al confine con stra, l’odio politico ha acceso la miccia e l’incendio l’Ungheria, in tempi di odio, per la gente del posto è divampato. Stupro e omicidio sono diventati pane assomigliavo al nemico, quindi, ero il nemico. Uno quotidiano. Non uccidevano e stupravano solo gli del gruppo, sorridendo, mi si avvicinò, mi strinse la eserciti, ma anche i civili, colti da raptus di insen- mano e mi disse qualcosa, che capii grazie al gesto sata follia. Le cronache raccontavano del maestro inequivocabile con cui accompagnò la sua battuta, serbo che aveva sparato allo studente croato e del portandosi la mano al collo e percorrendolo col taglio medico croato che aveva rifiutato le cure al ferito lungo la linea mediana, da una parte all’altra. Solo serbo, condannandolo a morte. I cecchini a Sarajevo dopo alcune settimane, ripensando a quell’episodio, sparavano su tutto ciò che si muoveva. Il ponte di mi resi conto di aver rischiato il linciaggio per un Mostar venne abbattuto per impedire ogni possibile equivoco e mi montò dentro la rabbia. riconciliazione fra le comunità. Ci si illude che certe In quel viaggio, ad ogni posto di blocco, avevo su- cose da noi non possano accadere ma, intanto, si bito la prepotenza di militari dal volto indurito dalle moltiplicano le aggressioni. battaglie. Avevo visto la furia delle pulizie etniche nei Rabbrividisco pensando ai molti che hanno giu- paesini in cui le case degli “altri” erano state date stificato il gesto di Luca Traini, l’uomo che a Mace- alle fiamme e i “nemici”, spesso i vicini di casa di rata, nel febbraio 2018, sparò a casaccio su cittadini una vita, erano stati uccisi o cacciati per sempre. stranieri e solo per caso non commise una strage. Avevo partecipato alla preghiera di donne violate che Mi terrorizza che il suo atto vile sia divenuto fon- avevano perso tutto. Ma avevo rischiato davvero la te di ispirazione per un emulo degli antipodi, che il vita quando un gruppo di contadini croati mi ave- suo nome fosse scritto sull’arma con cui, un anno va scambiato per serbo. Che significato dare a tutto dopo, l’australiano Brendon Tarrant ha fatto strage ciò? Anche fossi stato serbo, perché degli sconosciuti di fedeli nelle moschee di Christchurch, in Nuova a cui non avevo fatto nulla di male avrebbero dovuto Zelanda. La follia viaggia nella rete, arriva lontano, uccidermi? Non ha alcun senso, eppure è accaduto. produce ammirazione. Se quel vecchio episodio mi torna in mente è per- ché lo associo ai fatti di cui oggi sono testimone. Mi Nuovi drammi alle porte ricorda le responsabilità dei politici, che infiamma- no gli animi e scatenano incendi, inventando nemici Il discorso politico di questi tempi è permeato di della patria e dandoli poi in pasto alla gente, capri quella follia e tende a giustificare certe forme di vio- espiatori per ogni male della nazione. Uomini medio- lenza. Con lo slogan La difesa è sempre legittima, si cri fondano le loro fortune politiche sul clima ostile promuovono nuove norme che giustificano autentici che essi stessi creano. Molti si fanno scudo delle loro omicidi, come già da tempo accade negli Stati Uniti. parole, si sentono incoraggiati ad agire, giustificati Come già si fa da sempre oltreoceano, stanno cer- nella loro arroganza. cando di convincerci che siamo tutti in pericolo e che armarsi sia la risposta giusta. Così, adesso, molti Slogan come quello di Hitler bramano la pistola, studiano i cataloghi online, sop- pesano fra le mani i gioelli delle armerie. Vogliono Accade così che delle persone qualsiasi si improvvi- essere pronti ad accogliere l’intruso, il nemico del sino sceriffi, poliziotti, giudici e giustizieri, come quei proprio gruzzolo che attende nella notte fuori dal- contadini che volevano sgozzare il serbo di passaggio. le porte, pronto a intrufolarsi. Vogliono sparare. Le Molti oggi si sentono in diritto di insultare, col- armi da fuoco ancora esercitano un fascino terribile pire, umiliare persone che nemmeno conoscono. Le sugli uomini, malati di virilità. Siamo ancora quel- loro azioni malvagie restano impunite e talvolta se li della pietra e della fionda, persuasi allo stermi- ne fanno vanto. Le cronache sono piene di racconti nio. Nuovi drammi sono alle porte, me ne convinco di italiani incupiti, rabbiosi, che se la prendono con i consultando le statistiche, leggendo i resoconti degli più deboli, incitati da un potere becero che non per- studiosi, le cifre della guerra non dichiarata che in- de occasione di infiammare gli animi. Chi si oppone sanguina gli Stati Uniti, con le stragi nelle scuole, a tutto questo ragionando, nota quanto certi slogan le vendette, i colpi partiti per errore o per malizia. È assomiglino a quelli lanciati quasi un secolo fa da quello il modello che stiamo emulando. I mercanti Adolf Hitler. L’insensato prima gli italiani, pronun- d’armi ringraziano. ciato da chi, tra l’altro, negli italiani non ha mai cre- Del resto è possibile che anche in tema di discorso

20 società politico l’esempio venga proprio dall’altra sponda dell’Atlantico: scimmiot-

tare gli americani ci piace, etvulc/Depositphotos.com da sempre. Da tempo ne- gli USA si fa un uso indi- scriminato dell’armamen- tario del disprezzo: i di- scorsi del presidente sono infarciti di intolleranza, insulti e violenza, fino ad ammiccare all’ultradestra neonazista, razzista e antisemita, fino talvolta ad incitare apertamente all’uso della violenza da strada. I commentatori d’oltreoceano li chiamano Hate Speeches, discorsi dell’odio, e ne denunciano la pericolosità, perché le parole del presidente sono ascoltate da molti milioni coi loro studi sui nostri tristi e violenti trascorsi co- di persone e fanno scattare meccanismi di identifi- loniali, con i quali hanno documentato le atrocità di cazione. I violenti si sentono protetti, incoraggiati da cui non credevamo essere capaci, e tuttavia abbia- quelle parole, dagli ammiccamenti che arrivano diret- mo commesso in abbondanza. Sappiamo così che, tamente dalla Casa Bianca. Non è un caso se, nelle quando se ne è data l’occasione, anche noi ci sia- settimane successive all’elezione di Trump, razzisti e mo comportati con la crudeltà dell’invasore che sac- neonazisti hanno rialzato la testa e le cronache locali cheggia, stupra, schiavizza, tortura, uccide e chiama hanno registrato un’ondata di violenze gratuite, per le bandito chi resiste al sopruso. strade, nelle università, persino nelle chiese. Anche Sulla tomba di quel mito non intendo proporne l’infame Ku Klux Klan è tornato a farsi vedere in pub- di nuovi. Non credo negli “italiani cattiva gente”, né blico. Qualche analista si è spinto a individuare un fil penso di santificare i migranti, quasi fossero immu- rouge che collegherebbe l’odio profuso dal presidente ni, anche loro, dalla cattiveria. Non mi importa che al tragico attacco dell’ottobre 2018 a una sinagoga di tutti amino a forza gli stranieri. Non è questo il pun- Pittsburgh in Pennsylvania, costato la vita a undici to. La questione riguarda invece che tipo di società fedeli, riuniti nella preghiera del sabato. Robert Bo- vogliamo essere, quali sono i principi che, collettiva- wers, l’esponente dell’ultradestra autore della strage, mente ci guidano, quale etica informa la nostra vita aveva infatti agito spinto dall’odio per l’HIAS, una assieme, quale morale. Il punto è se, come società, non profit ebraica molto attiva nell’accoglienza dei vogliamo rassomigliare più ai nostri padri che anda- rifugiati e, come si sa, il tema della pericolosità dei vano a violentare donne africane cantando “Giovi- rifugiati è stato presente ossessivamente nei discorsi nezza” e “Faccetta nera” o più a quelli che hanno so- del presidente. gnato un mondo di eguali, di persone con pari digni- tà sociale, senza distinzione di sesso, razza, lingua, Il mito degli religione, opinioni politiche, condizioni personali e “italiani brava gente” sociali. Il punto è che i naufraghi vanno salvati e i rifugiati accolti, i migranti non devono essere privati Anche da noi i discorsi dell’odio sono divenuti la della libertà e della dignità, né spinti fra le mani di norma: si pensi alle vicende delle navi delle organiz- sfruttatori e aguzzini e i volontari che si impegnano zazioni umanitarie, coi loro carichi di migranti salva- nella solidarietà non devono essere vilipesi o crimi- ti e poi diventati merce di scambio per i livori politici nalizzati. europei; esseri umani lasciati a vagare per le acque Gli studiosi delle scienze sociali osservano come burrascose del Mediterraneo o sequestrati nei pressi razzismo e intolleranza proliferino nell’ignoranza. dei porti di sbarco, mentre a terra imperversava un Ebbene, noi, delle generazioni cresciute dopo la dibattito feroce sul loro destino. Sulla pelle di quel- guerra, abbiamo tutti studiato. Gli strumenti per la gente sono state consumate rivalse, lanciati pro- cercare di interpretare correttamente la realtà li ab- clami, spese parole iperboliche, soddisfatti appetiti biamo tutti, bene o male, acquisiti. Tuttavia, oggi elettorali, ma siamo rimasti in pochi ad indignarci. lo sforzo di progredire culturalmente viene di nor- Indifferenza, fastidio e rifiuto hanno prevalso. ma svilito e si direbbe che alla fatica di studiare, Il mito degli “italiani brava gente” con cui anch’io aggiornarsi, analizzare, capire, si conferisca sempre sono cresciuto, è ormai sepolto. Ci hanno pensato gli meno importanza. Lo studio è solo confacente alla storici seri come Angelo del Boca a scavarne la fossa, carriera, agli obiettivi professionali che si hanno in

società 21 mente. Per tutto il resto valgono gli istinti. Stiamo mente non la pensa allo stesso modo. forse scoprendo che il ritorno all’oscurantismo è L’esplosione dell’odio sul web ha fatto riemerge- sempre possibile. In questo vuoto della ragione si in- re un altro lontano ricordo, quello di Radio Radica- sinua la politica incitando al razzismo, alla violenza, le che, nel 1986, a microfoni aperti, mandò in onda al disprezzo, alla sopraffazione, spingendo a restare senza censura le telefonate in arrivo in redazione e indifferenti davanti all’altrui sofferenza o addirittura la stragrande maggioranza degli ascoltatori ne appro- a esserne infastiditi. Accade così che l’indignazione fittò per riempire l’etere di parolacce e insulti. Oggi scoppi sempre meno frequentemente, che all’orro- quell’esperimento precursore si ripete nella rete, mol- re si faccia l’abitudine e che qualcuno possa gioire tiplicato per milioni di volte. Ma, mentre all’epoca la pubblicamente su eventi tragici, senza essere sep- rabbia degli ascoltatori si rivolse soprattutto contro pellito dal disonore. il potere, adesso che, da noi, nei campi, nelle città e lungo le strade consolari, sono sorte nuove forme di Rabbia contro le vittime sfruttamento e schiavitù, quella stessa rabbia sem- bra rivolgersi soprattutto contro le vittime. Il coro di Mi angoscia leggere la violenza che esplode ogni protesta, invece, mi sembra che non sia più forte del tanto nella rete o constatare come certe notizie sui frinire di cicale con cui si chiudeva La domenica delle migranti evidentemente false, addirittura parados- salme, andando lentamente ad affievolire. sali, vengano diffuse, immediatamente condivise da utenti incauti, che non si prendono nemmeno il Renzo Sabatini tempo di riflettere e verificare, moltiplicando così la rabbia elettronica. Mi indigna la violenza con cui ci 1 Ripubblicata nel 2018 in “Che non ci sono poteri buoni”, curato si accanisce contro chi prova a ragionare o semplice- da Paolo Finzi per l’editrice A.

Marco Rossi Morire non si può in aprile

L’assassinio di Teresa Galli e l’assalto fascista all’Avanti! Milano 15 aprile 1919

Milano, 15 aprile 1919. A poche settimane dalla loro fondazione i Fasci di combat- timento, assieme a gruppi armati di nazionalisti, militari e interventisti, mostrano la propria vocazione reazionaria, antiproletaria e sessista, sparando su un corteo di anarchici e “spartachisti”. Uccidono la giovane operaia Teresa Galli e altri due lavoratori e, successivamente, devastano la redazione del quotidiano socialista “Avan- ti!”. È il debutto dello squadrismo “tricolorato” e l’inizio della “controrivoluzione preventiva”, finanziata dal padronato e protetta dall’apparato statale. A cento anni di distanza, la presente ricerca si propone di ricostruire antefatti, dinamiche, moventi del primo episodio della lunga guerra civile e di classe, met- tendo in luce protagonisti, vittime, assassini, mandanti e controfigure, così come l’immutato ruolo della stampa nel fiancheggiare la repressione delle lotte sociali. Nel vivo ricordo di Teresa Galli, la prima a morire per mano fascista, ma anche del suo essere stata dalla parte - ancora giusta - della barricata.

Marco Rossi si occupa da tempo della storia dei conflitti sociali e del sovversivismo, con particolare attenzione al periodo del primo trentennio del Novecento. Collabora a riviste e progetti di ricerca. Tra le sue pubblicazioni più recenti: Capaci di intendere e di volere (ZIC); Gli ammutinati delle trincee (BFS); Il lavoro contro la guerra (Gruppo editoriale USI).

Il libro di 160 pagine costa 10 euro e può essere richiesto a: ZERO IN CONDOTTA - Casella Postale 17127 - Milano 67 - 20128 Milano e-mail: [email protected] - cell.: 3771455118 - www.zeroincondotta.org Per versamenti: - Bollettino postale: conto corrente postale n° 001036065165 intestato a ZERO IN CONDOTTA, MILANO. - Bonifico: ZERO IN CONDOTTA – MILANO; IBAN n° IT16H0760101600001036065165 di BancoPosta.

22 società migranti.1

La detenzione amministrativa

di Giulio D’Errico

T., un ragazzo in sciopero della fame nel CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio) di Torino, ha contattato Radio Black Out, radio di movimento torinese. Al momento della stesura di questo articolo, T. era al trentaquattresimo giorno di sciopero della fame per richiedere la propria libertà e per gettare una luce sulle brutali condizioni in cui gli “ospiti” del centro sono costretti a vivere.

migranti.1 23 L’altra faccia ogni forma di comunicazione con l’esterno imposte di Schengen da guardie e operatori. Dal 2001 la stampa non è ammessa all’interno delle strutture. I CPR sono l’ultima versione dei centri di deten- zione per migranti. In Italia sono stati introdotti nel Un fenomeno globale 1998 e hanno avuto diversi nomi: CPT (Centri di Per- manenza Temporanea), CIE (Centri di Identificazio- Praticamente in tutti i paesi europei sono stati ne ed Espulsione) e ora CPR. introdotti – seppure in forme diverse – prigioni spe- All’interno dei CPR sono rinchiuse persone che ciali per migranti. In alcuni paesi è un fenomeno di non hanno commesso alcun reato, la cui sola “col- lunga durata, come ad esempio in Francia, in cui i pa” è l’aver tentato di raggiungere l’Italia o il resto CRA (centres de rétention administratif) sono attivi d’Europa nonostante non fosse a loro permesso fin dagli anni Sessanta. Al di là dei confini europei, dalle vigenti politiche migratorie dell’Unione Euro- di recente i media internazionali hanno fatto luce pea. La detenzione di queste persone è strettamente sugli ampi poteri discrezionali e i meccanismi di fun- connessa con la “libertà di movimento”, così come è zionamento dell’agenzia per l’immigrazione statuni- stata pensata e definita dai politici Europei al tem- tense, come anche sulle condizioni de-umanizzanti po degli accordi di Schengen. Una delle conseguenze del centro detentivo offshore del governo australiano di quegli accordi fu l’identificazione di tutte quelle sull’isola di Nauru. persone che non avrebbero goduto di tale libertà e Per quanto riguarda l’Unione Europea, Francia e l’introduzione di nuovi dispositivi di limitazione dei Regno Unito hanno i più grandi sistemi di detenzio- loro diritti. ne per migranti. 50 istituti sono presenti in Fran- Nel corso degli anni, i limiti massimi di detenzione cia (di cui la metà nei territori oltremare), con una sono cresciuti da 30 giorni nel 1997 fino a 18 mesi capacità totale di 2,000 posti; nel Regno Unito ci nel 2011, per poi scendere ancora nel 2013 fino a sono invece solo 9 centri detentivi, più un numero di 90 giorni, in seguito all’approvazione di una direttiva strutture per detenzioni “brevi”, per un totale di oltre comunitaria. 3,500 posti. Qui non esiste nessun limite massimo Con le leggi in materia di migrazione introdotte di detenzione. dai ministri degli interni degli ultimi governi, Marco Dietro il carattere amministrativo di tutte queste Minniti prima e Matteo Salvini poi, il limite è tornato strutture si cela la necessità di superare quei limiti a crescere fino agli attuali 180 giorni. e quelle (poche) garanzie imposti dai sistemi penali I centri sono gestiti da società private e controllati nazionali. Non c’è reato a monte della pena, perché da guardie private, forze di polizia e dall’esercito. Sul ufficialmente pena non è. Non vi sono leggi a spe- territorio italiano ci sono 7 centri in funzione: a Bari, cificare condizioni e trattamento dei detenuti, per- Brindisi, Roma (unico centro femminile), Potenza, ché detenuti non sono. Come si può leggere in una Torino, e poi a Trapani e Caltanissetta, dove sono delle descrizioni dei CRA francesi, queste non sono stati recentemente riaperti. prigioni, qua la “privazione della libertà non ha un Quattro nuovi centri dovrebbero aprire nel primo carattere punitivo”. semestre di quest’anno, con l’obiettivo di istituire un La gestione privata di queste strutture è un altro centro per regione. passo verso la de-responsabilizzazione delle autorità Il numero esatto e la capacità dei centri, come an- pubbliche nei confronti delle strutture detentive di che informazioni precise sulla gestione o sulle future tutti i tipi, e nella loro trasformazione in business. aperture, sono difficili da reperire. Ministero, prefet- A spartirsi la gestione della maggior parte dei centri, ture e amministrazioni locali molto spesso dimenti- in Italia, come in Francia e Regno Unito, sono azien- cano di pubblicare dati e informazioni, o di rendere de multinazionali: G4S, tra le più grosse compagnie pubblici i bandi per l’assegnazione della gestione dei al mondo nel settore sicurezza, gestisce le strutture centri. Britanniche (come alcune strutture detentive negli A dicembre 2018 la capacità dei centri in funzione Stati Uniti e in Australia); Gepsa, sussidiaria del era di 1035 posti. Il centro di Caltanissetta aveva gruppo francese Engie, gestisce sicurezza e logistica chiuso nel 2017 in seguito a una rivolta dei dete- in diversi centri sui territori italiani e francesi. Negli nuti. L’unico annuncio pubblico sulla riapertura del ultimi anni diversi scandali hanno colpito entrambe centro è stato dato da Salvini durante uno dei suoi le aziende per le brutalità e le vessazioni degli opera- comizi. Il centro di Trapani era stato costruito come tori dei centri francesi e britannici. CIE e poi utilizzato invece come hotspot (centro di accoglienza), nessun annuncio sulla sua riconver- Dentro il CPR di Torino sione a CPR è stato dato, ma nei primi mesi del 2019 diverse persone vi sono state rinchiuse in attesa di “La situazione è molto brutta. È orribile. Gli ani- essere deportate. Altri centri sono stati creati in vec- mali hanno più diritti. Se avessi un animale a casa lo chie prigioni, o ospedali psichiatrici, ospedali abban- tratterei meglio di come ci trattano in questo posto.” donati o basi militari. Al 34° giorno di sciopero della fame, T. è in gra- Troppo spesso le condizioni all’interno dei CPR vissime condizioni. Da settimane rifiuta liquidi e me- sono ignorate, in parte a cause delle ostruzioni a dicine. I reni hanno iniziato a causargli dolore e da

24 migranti.1 Torino - Il CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio)

settimane è costretto a muoversi in sedia a rotelle Durante la detenzione – che molto spesso dura per la visita medica quotidiana. Di recente è stato tutti i sei mesi stabiliti come limite – nessuna infor- trasportato all’ospedale Martini, dove i medici hanno mazione viene comunicata sullo stato o i cambia- ritenuto non fosse necessario ricoverarlo. Come se menti delle pratiche o riguardo alla prevista depor- non bastasse, al rientro nel CPR, è stato picchiato tazione. Avvocati e difensori d’ufficio sono raramente dalle guardie, per essersi rifiutato di rientrare nel- visti: appaiono solo nel caso in cui ci siano docu- la cella d’isolamento in cui è tenuto per punizione. menti da firmare e molto spesso ignorano le telefo- A oltre un mese dall’inizio dello sciopero, nessuno nate dei propri clienti. dall’amministrazione del centro l’ha contattato e Nessuna attività è fornita all’interno. Libri e rivi- nessuna azione è stata presa. ste non sono ammesse perchè infiammabili, c’è un Nella sua testimonianza racconta di avere i suoi televisore ma senza telecomando, fondi per corsi di documenti nel Regno Unito, dove ha vissuto prima lingua e altre attività sono stati tagliati dall’ultimo di essere espulso in Italia, e chiede di essere rimpa- provvedimento salviniano su migrazione e sicurezza. triato lì o nel suo paese d’origine. L’amministrazione Guardie e personale medico raramente intervengono privata del centro si è finora rifiutata di venire incon- quando chiamati, come nel caso di risse o incidenti. tro alle sue richieste. Per ogni giorno di detenzione, Uno dei problemi maggiori riguarda il cibo. Re- la Gepsa riceve più soldi dal Ministero dell’Interno e clami e lamentele su igiene, qualità e modalità di dall’Unione Europea. Di questi soldi, solo una picco- distribuzione del cibo non sono una novità, ma nella la percentuale viene spesa per migliorare le condi- testimonianza di T. raggiungono nuovi livelli: zioni dei detenuti, che infatti le descrivono come un “In questo posto non ci sono nemmeno un tavolo “disastro umanitario”. o delle sedie dove potersi sedere e mangiare insie- Come dichiara T., le modalità di lavoro degli opera- me. Noi detenuti dobbiamo mangiare sui nostri letti tori del centro sono più simili a quelle dei trafficanti di o per terra. Il cibo arriva in scatoloni contenenti mo- esseri umani che a qualsiasi tipo di autorità pubblica. noporzioni in confezioni di plastica. È sempre freddo E difatti non lo sono. Il linguaggio usato dagli operati- e mai in orario […] e lo spingono sul pavimento in- vi è amministrativo: le persone intrappolate all’inter- sieme al pane. Come fosse cibo per cani.” no non sono detenuti, ma ospiti. Per legge, entro 72 ore dal trasferimento nel CPR, ogni ospite deve essere Proteste dentro e fuori portato di fronte a un giudice per convalidare la de- tenzione. Questo è molto spesso l’ultimo momento in In Italia come all’estero le proteste all’intero dei cui vengono comunicate notizie dall’esterno. centri di detenzione sono frequenti, ma solo rara-

migranti.1 25 mente riportate. Piccoli atti di resistenza e solida- puntellata da inverosimili richiami ai fantasmi della rietà quotidiani, tentativi di fuga, danneggiamenti, lotta armata. Alcuni dei compagni arrestati duran- rivolte e scioperi della fame hanno costellato l’esi- te l’operazione Scintilla sono ancora agli arresti per stenza di queste strutture fin dalla loro introduzio- “associazione sovversiva”. ne. Diverse rivolte hanno severamente danneggiato i centri in diversi paesi Europei e negli ultimi anni “Mandatemi ovunque, i detenuti di diverse strutture sono riusciti a coor- dinarsi tra loro in proteste e scioperi della fame. A ma fatemi uscire da qui” gennaio in Francia una protesta iniziata nel CRA La richiesta alla dello sciopero della fame di di Vincennes si è espansa ad altre strutture, dif- T. è semplice e chiara: fondendo – tramite l’appoggio di diversi compagni “Il problema è peggiore di quanto si possa imma- all’esterno – comunicati e rivendicazioni dei prigio- ginare. […] Guardavo film come Conan il barbaro o i nieri in lotta. film con quei mostri strani… e noi stiamo vivendo in A Torino negli ultimi sei mesi il CPR è stato dan- quella realtà lì, in questo posto. […] Ho perso 11 kg. neggiato più volte e alcune aree sono state date alle Sono tra la vita e la morte. Voglio mandare un mes- fiamme nel tentativo di attirare l’attenzione del mon- saggio a chiunque in Italia e nel mondo. Quello che do esterno. Più di recente alcuni prigionieri sono sa- viene fatto in questo posto è discriminazione, e non liti sul tetto del centro per protestare contro le con- importa a nessuno. […] A tutte le persone che stan- dizioni in cui sono costretti a vivere. In Italia pochi no pensando o cercando di arrivare in Italia: “Non sono i gruppi che all’esterno lavorano attivamente fatelo!”. Stanno distruggendo la nostra speranza, per supportare queste proteste o per instaurare con- stanno distruggendo tutto in noi. […] L’unica cosa tatti con chi è all’interno dei centri. Quei pochi che che chiedo è la mia libertà. Mandatemi dovunque vo- lo fanno vengono colpiti da impressionanti disposi- lete, mandatemi in India, sulla Luna, mandatemi in tivi repressivi, come successo ai compagni anarchici mezzo al mare, ma tiratemi fuori di qua. Qui è peggio torinesi dell’Asilo Occupato a febbraio. Etichetta- di una prigione, è peggio che perdersi nel deserto.” ti come terroristi da più parti, sono stati bersaglio di una canea mediatica particolarmente inferocita, Giulio D’Errico

Bedford (Regno Unito) - Il centro di detenzione per migranti Yarl’s Wood

26 migranti.1 migranti.2 Davanti a un bivio

di Lorenzo Crescentini

Guerre, carestie, cambiamenti climatici. Nei prossimi anni i flussi migratori aumenteranno. E i governi dovranno fare una scelta: accettare le migrazioni e riconoscere l’uguaglianza tra gli esseri umani o applicare, ancora di più, la discriminazione di stato.

a stagione di migrazioni che, negli ultimi anni, Un sistema interessa in modo crescente l’intero pianeta, che non funziona Lsta mettendo a nudo le criticità dello stato na- zionale. Di fronte allo spostamento di ingenti masse Il sistema, tuttavia, si sta dimostrando fallace in di uomini, gli stati sembrano, nel migliore dei casi, più punti: innanzitutto, il più delle volte i profughi inadeguati a prestare soccorso a chi ne ha bisogno; finiscono confinati in campi con condizioni sanitarie nel peggiore dei casi, invece, si chiudono a riccio deprecabili e nell’incapacità di spostarsi, lavorare e nel tentativo di scongiurare quella che percepiscono accedere all’istruzione. In secondo luogo, la burocra- come un’invasione. zia dei permessi spinge nel limbo dell’attesa i richie- In ogni caso, la particolare condizione di chi fugge denti asilo, che sprofondano definitivamente nell’a- dal proprio paese è, sempre di più, l’abbandono e bisso dell’irregolarità se non ottengono il permesso: l’esclusione. essi diventano, in tutto e per tutto, uomini illegali, Gli spostamenti, di per sé, sono durissimi: che condannati a vivere ai margini della società civile. questi avvengano a bordo di barconi pericolanti e Infine, sempre più stati, arroccati sulla loro idea di strabordanti o a piedi in aree perlopiù desertiche, sicurezza nazionale, si stanno chiudendo a riccio, il cammino del migrante è sempre accidentato e la- stringendo gli accessi con la forza e spogliando di scia dietro di sé morte e disperazione. L’approdo nei diritti i migranti. nuovi paesi, tuttavia, si rivela ben differente rispetto Il cortocircuito tra immigrazione e sicurezza na- al paradiso della salvezza che gli uomini in viaggio zionale lo abbiamo vissuto, noi italiani, soprattutto si aspettano: nel momento in cui riescono a varcare negli ultimi due anni. A fronte dei flussi mediterra- la frontiera, essi entrano nell’inferno della reclusio- nei, prima Minniti ha stretto accordi con i libici af- ne. Da quel momento, corpo e anima degli immigrati finché il problema, in sostanza, se lo tengano a casa divengono proprietà dello stato, che si “premura” di loro con qualsiasi mezzo; ora Salvini sta ostacolando rinchiuderli in strutture apposite, tenerli in vita e in ogni modo lo sbarco nei porti italiani dei migranti selezionare gli aventi diritto. Di fatto, nella grande e di chi li soccorre, mentre rende la vita sempre più maggioranza dei casi, i profughi vengono privati di difficile a immigrati regolari e non. qualsivoglia libertà e finiscono sotto la piena tutela Il fatto che Salvini stia apertamente sfidando la statale. Lo stato, poi, in base a convenzioni e con- legge in nome della ragion di stato, come nel caso trappesi umanitari, dovrebbe garantire agli immi- Diciotti o con un provvedimento, il Decreto Sicurez- grati l’esercizio delle libertà fondamentali. za, al limite del costituzionale non stupisce affatto:

migranti.2 27 il viceministro sta cercando di costruire, attorno agli dei migranti e aver mano più libera sulla gestione immigrati, uno spazio senza diritto nel quale la so- degli stessi. vranità assoluta del governo combaci con l’assogget- Il 1997 inaugurò in Italia, con il blocco navale tamento totale del migrante. contro l’immigrazione albanese, la stagione di lotta Allargando l’orizzonte, possiamo osservare che di all’immigrazione clandestina che ha raggiunto la sua questi esterni al diritto ne esistono tantissimi nel massima intensità nei nostri giorni. L’anno seguen- mondo; essi nascono ovunque la vita si trovi assog- te, la legge Turco-Napolitano introdusse il reato di gettata al calcolo politico, ovunque l’uomo viene ban- clandestinità e la detenzione coatta nei CIE (Centri di dito dalla società per il peccato di essere. Parlare di Identificazione ed Espulsione); a questa si aggiunge migranti oggi è parlare di ognuno di noi; lottare per nel 2002 la Bossi-Fini, che modifica la disciplina dei la libertà di chi fugge significa lottare per la libertà permessi di soggiorno. I due provvedimenti non sor- dell’umanità intera. È anche attraverso la questione tirono l’effetto desiderato, l’immigrazione non crollò dell’immigrazione che deve passare la costruzione di mai, e anzi contribuirono a costruire l’odierno mostro una società egalitaria. burocratico che da un lato condanna gli indesiderati La vita dell’uomo moderno è indissolubilmente all’esclusione dalla vita civile, e dall’altro sovraccarica legata allo stato. La definizione foucaultiana di bio- in maniera del tutto illogica le procure e i tribunali. La politica, ovvero il potere di “far vivere o respingere direzione politica tuttavia è chiara: adoperarsi in ogni nella morte”, coglie appieno l’essenza totalizzante modo, escogitare qualsiasi cavillo burocratico, pur di dello stato moderno in quanto strumento di gestione impedire l’arrivo dei migranti, ostacolare la loro vita dei corpi e delle popolazioni. Se lo stato ti “fa vivere”, e segregare gli irregolari nell’invisibilità; come a dire: è perché solo all’interno di esso è possibile esistere. “Siete entrati, ma ve la faremo pagare”. È grazie al fatto che lo stato ci enumera, cataloga, gestisce e protegge che possiamo godere di diritti, Nazionalismo curarci, istruirci, votare, lavorare, ecc… in poche pa- role, essere cittadini. Tuttavia, oltre ad includere gli e rivalsa individui nella sua struttura, ogni stato si dota di Il clandestino, l’uomo illegale per il fatto di esiste- strumenti di esclusione con lo scopo di preservare re, rappresenta il più fulgido esempio di quell’homo l’integrità del corpo nazionale. Nel corso della storia, sacer che il filosofo Giorgio Agamben delinea nell’o- questi meccanismi hanno investito, in varia misura, monima opera: l’essere insacrificabile e uccidibile, svariate categorie di persone: mendicanti, folli, cri- escluso tanto dal diritto divino quanto da quello minali, omosessuali, zingari, ebrei. umano; colui che, esiliato dalla sfera civile, rimane La condizione del migrante rappresenta un pun- tuttavia soggetto alla sovranità di chiunque voglia to critico. A differenza del cittadino, che ha diritto disporre del suo corpo; e niente di ciò che gli viene per nascita a risiedere nel territorio nazionale, chi è inflitto può costituire reato. Così come l’homo sacer, straniero deve rivolgersi alla burocrazia statale per il clandestino viene condotto in quella sfera in cui la ottenere il permesso. Ogni stato si è dotato, nel cor- sovranità è tenuta a rispondere dello stato d’eccezio- so del tempo, di regolamenti per disciplinare l’iter e ne; e quanto più viene estraniato dal diritto, tanto la quantità di permessi e discernere tra chi ha di- più egli viene esposto all’abuso e alla morte. ritto o meno a vivere nel paese. A seguito delle due In questo senso, si può parlare dell’irregolare guerre mondiali, e il sorgere di una nuova realtà di come un vero e proprio prodotto biopolitico, il frutto massa come quella dei profughi di guerra, si rese della discriminazione di stato, così come il Musel- necessaria una regolamentazione unitaria tra le na- mann dei lager nazisti. Il Muselmann è l’immagine zioni. La Convenzione di Ginevra, che si basa sulla più emotivamente sconvolgente del nazismo. Chiun- Dichiarazione dei diritti umani dell’uomo, nasce con que (quasi, purtroppo), leggendo le pagine di Primo la missione di garantire, a chi fugge da persecuzio- Levi, ascoltando le testimonianze dei campi, sarà ri- ni e violenza, l’esercizio delle libertà fondamentali e masto scosso dai racconti di questi esseri spogliati sottoporre la sovranità politica al controllo delle Na- di qualunque attributo umano e subordinati a qual- zioni Unite. siasi abominio del sistema dei lager. Ciò che si fatica a vedere è proprio il percorso che ha reso possibile “Ve la faremo pagare!” tutto ciò. L’olocausto infatti è inscindibile dalle leg- gi razziali, e anzi ne fu la coerente conseguenza. I Questo progetto, se da una parte funge da con- nove anni che intercorrono tra la Legge per il rin- trappeso cruciale per i diritti dei profughi, d’altra novo della pubblica amministrazione (1933) e la so- parte non abbatte il nesso tra calcolo politico e ge- luzione finale (1942), furono il tempo necessario ai stione dell’immigrazione, né impedisce la produzione nazionalsocialisti per preparare il terreno giuridico di irregolarità attraverso il meccanismo dei permes- su cui, una volta espulsi gli ebrei dalla vita sociale si. La storia recente dimostra infatti, che a fronte ed economica della Germania, si sarebbe innestato di massicci flussi di immigrazione irregolare, mol- l’olocausto. Tra l’altro, una delle prime sottrazioni ti governi hanno reagito come se questa fosse una agli ebrei fu la cittadinanza: essi divennero, da un minaccia alla sicurezza nazionale. In quest’ottica, si momento all’altro, stranieri in casa loro. sono rese più urgenti misure per limitare la libertà Oggi che i sentimenti di rivalsa nazionale stan-

28 migranti.2 no nuovamente infiammando l’Europa e non solo, mare sta inquinando le falde acquifere; o catalizzare, l’estrema destra ovunque propone una narrazione con siccità e carestie, conflitti interni che costringo- in cui gli immigrati costituirebbero un pericolo per no masse di civili a fuggire. Secondo il report Groun- l’economia dei paesi, ma soprattutto per l’identità dswell – Preparing for Internal Climate Migration del etnica dei popoli occidentali, bianchi e cristiani; ed 2018 della Banca Mondiale, i mutamenti del clima è una narrazione che paga in termini di peso poli- costringeranno oltre 140 milioni di persone a fug- tico, visto che ovunque i partiti della far right sono gire, se non si adotterà in fretta una riconversione in rialzo nelle cabine elettorali, mentre i partiti di equo-sostenibile dell’economia mondiale. centro sbirciano l’agenda politica dei neofascisti Visti i numeri e le previsioni, c’è da credere che per cercare di star loro dietro. Paesi come Italia, l’immigrazione, oltre a rappresentare già una real- USA, Ungheria, guidati dai sovranisti, stanno fa- tà nel presente, assumerà proporzioni ancora più cendo della caccia al migrante il loro baluardo, ma importanti nel futuro. I governi, in particolar modo la verità è che ovunque, in occidente, la paura del quelli del “primo mondo”, fanno finta di niente e con- migrante sta spingendo i paesi a farsi meno garan- tinuano a mettere pezze su un buco troppo largo da tisti. La Francia ormai da anni ha blindato le fron- poter coprire per intero. tiere, e respinge in Italia senza troppi complimenti Le detenzioni, le strette sui permessi, i rimpa- chi prova a varcare le frontiere; la Svezia, il gioiel- tri, i paesi “tappo” (come Turchia e Libia) finanziati lo dell’accoglienza europea, nel 2016 ha negato il come enormi campi di concentramento: questo si- ricongiungimento familiare ai titolari di protezione stema prima o poi, per forza di cose, salterà sotto sussidiaria; persino la CDU in Germania, dopo la il peso di flussi migratori che diverranno sempre politica di accoglienza della Merkel, sta ripensando più urgenti e pressanti. Le direzioni che le nazioni la questione e si sta allineando alla pratica della potranno prendere saranno due: o accettare una detenzione sistematica. volta per tutte la necessità della migrazione, rico- L’occidente è entrato in una nuova spirale di au- noscere l’uguaglianza tra uomini senza distinzioni toritarismo, e non si sa ancora fin dove possa spin- tra cittadini, regolari e irregolari o intraprendere la gersi per fronteggiare la questione dell’immigrazione. via della discriminazione di stato, della barbarie e Anche se una certa idea a riguardo possiamo farcela. del massacro. Considerando l’accoglienza riservata A dispetto delle favole dei sovranisti, la migrazione al documento Global Compact for Safe, Orderly and non è un fenomeno che si possa fermare per decreto. Regular Migration dai paesi dove l’estrema destra Quello di migrare, d’altronde, è un istinto che ac- governa (Italia compresa), la prima soluzione appa- compagna gli uomini fin da quando si associarono in re come una sbiadita utopia. tribù nomadi. E anche oggi che quelle tribù si sono Se davvero si vuole costruire un mondo basato dissolte in società sedentarie, gli uomini continuano sull’uguaglianza e sulla dignità, la questione dei mi- a spostarsi dentro e fuori i confini nazionali per i granti è oggi di vitale importanza per dare una di- motivi più disparati: lavoro, affetti, ambizione, ne- rezione alla storia. Non è possibile, infatti, pensare cessità o sopravvivenza. ad una società veramente egalitaria finché su chi si sposta su questa terra continuerà a pendere la con- Guerra, fame danna dell’abbandono e dell’abuso di stato. È necessario più che mai ridiscutere, in quest’e- e cambiamento climatico ra di migrazioni, il concetto di stato nazionale come Diamo qualche numero: secondo l’International entità chiusa, e abbattere tutti quei meccanismi che Migration Report redatto dall’ONU, a fine 2017 i limitano la libertà di circolazione e privano di tute- migranti sparsi nel mondo ammontavano appros- la chi fugge. Ad ogni migrante, così come ad ogni simativamente a 258 milioni, il 49% in più rispet- uomo, va garantito l’accesso ai servizi d’integrazio- to al 2000. Di questi 258 milioni, stando al Global ne, alla sanità, al mondo del lavoro, all’istruzione, Trends 2017 dell’UNHCR, sempre nel 2017 erano alla tutela legale ovunque egli si trovi. Di contro, allo 68.5 milioni gli sfollati, ovvero le persone costrette stato va sottratto il potere di decidere della e sulla a fuggire dalle loro case per guerre, conflitti e vio- vita altrui: ciò vuol dire che non dev’essere più nella lenza generalizzata, di cui circa il 42% ha richiesto facoltà dei governi l’esclusione a norma di legge dei asilo in altri paesi. Anche per quanto riguarda que- migranti dalla vita pubblica. sta fattispecie, i flussi sono da anni in crescendo: il Affinché tutti gli uomini siano eguali cittadini del numero dei profughi, compresi i richiedenti asilo, è mondo, lo stato non può più fungere da territorio aumentato di oltre un terzo a partire dal 2014. esclusivo, ma come spazio condiviso in cui ognu- A guerre, violenza e fame, si sta aggiungendo un no possa esistere in qualità di uomo libero in pace ulteriore fattore d’emigrazione dal terzo mondo: i con i suoi pari. Battersi contro la discriminazione di cambiamenti climatici. La comunità scientifica, in- stato vuol dire opporsi all’oppressione di qualsiasi fatti, osserva con sempre maggior preoccupazione uomo; per questo, va ribadito sempre e comunque: l’evolversi della situazione ambientale mondiale, e che nessun uomo sia illegale – o vedremo ancora il come essa si leghi ai movimenti migratori. Essa può coltello levarsi sui nostri fratelli. influire sulla migrazione in maniera diretta, come nel caso del Bangladesh, in cui l’innalzamento del Lorenzo Crescentini

migranti.2 29 controllo e periferie Tutti amano la polizia?

di Maria Matteo

La militarizzazione sempre più schiacciante dello spazio sociale è la caratteristica distintiva della politica securitaria del governo giallo-verde. Si arriva allo spionaggio di quartiere, cercando di coinvolgere la gente. Ma non è detto che l’operazione riesca. Sta anche a noi.

e statistiche finanziate dal ministero dell’In- ne attraversata da blocchi, cortei spontanei e serra- terno danno in costante aumento la fiducia te dei negozianti: volantini tricolori inneggiavano ad Lnei confronti della polizia e, in generale, di una presa del potere dei militari come passaggio ad tutte le istituzioni pubbliche e private che gestisco- un governo civile che ne interpretasse le istanze. Gli no l’ordine pubblico per conto del governo o delle applausi ai poliziotti, baciati e abbracciati durante corporation. Secondo l’Eurispes, nel 2018 il 71% cortei selvaggi e blocchi stradali erano il segno di della popolazione avrebbe una buona opinione del una volontà di rottura “rivoluzionaria”, in cui i vari lavoro della polizia, buona opinione che invece non corpi armati dello Stato si mettessero a disposizione si estende alle istituzioni politiche, in calo netto in dei cittadini insorti. diversi sondaggi, che evidenziano come la maggior Durò poco, la repressione fu minima, la tolleranza parte delle persone ritengano immutabile la situa- notevole. Il blocco sociale che a Torino si rappresen- zione sociale in cui sono immersi e ne attribuiscano tò con forza non ebbe equivalenti nel resto della pe- la responsabilità al governo di turno. nisola, dove la “rivoluzione” forcona venne cavalcata Solo un italiano su 5 ha fiducia nel governo, sem- solo dall’estrema destra classica, senza assumere il pre secondo i dati più recenti forniti dall’Eurispes, carattere vagamente insurrezionale della tre giorni che non trovate sul sito del ministero dell’Interno ma subalpina. hanno ampia eco sui siti legati a militari e polizia. In Barriera di Milano, il quartiere di Torino dove In altri termini ci sarebbe fiducia nel braccio ar- sono nata e dove ho trascorso buona parte della mia mato dello Stato ma non nelle istituzioni politiche e, vita, il cuore della rivolta erano i lavoratori autonomi tanto meno in quelle giudiziarie, che ne determina- dei mercati, le partite IVA, i tassisti, i giovani italia- no le regole di ingaggio, l’impiego sui vari territori, ni disoccupati, i piccoli negozianti schiacciati dalla il finanziamento, la narrazione. Lo sa bene l’attuale grande distribuzione. Nei giorni che precedettero la ministro dell’Interno che in ogni occasione possibile breve avventura forcona nei bar di Barriera si re- indossa la divisa della Polizia di Stato, contando su spirava un’aria strana, a metà tra l’esaltazione e il un processo identificativo che si innesti su un im- timore, in bilico tra la voglia di fare il “salto” e l’ansia maginario consolidato. per i propri affari. Nessuno aveva paura della polizia, delle possibili denunce: erano convinti di essere nel Facciamo un passo indietro giusto e che i giusti non potessero che stare dalla loro parte. L’illegalità diffusa cui si dedicarono nei Nel dicembre del 2013, per tre giorni Torino ven- tre giorni successivi era giustificata dal diritto/do-

30 controllo e periferie vere all’insurrezione. Segno che la legittimità delle dove e come decide il governo. Chi ha la sfortuna di istituzioni politiche è sempre, anche in questo caso, essere nato altrove non avrà nemmeno l’elemosina soggetta al consenso popolare. destinata agli altri. Le ragioni sociali di quell’anomalo dicembre ven- Se, come prevedibile, le misure sociali del governo nero evidenziate dalla maggior parte di chi studiò non daranno risposte al blocco sociale che lo sostie- o commentò la vicenda, ma c’era una radice politi- ne, la parola andrà alla retorica del nemico interno ca che i più preferirono ignorare. Sei mesi prima il e alla polizia. Una china scivolosa anche per il mi- movimento 5Stelle aveva sfondato le porte del par- nistro dell’Interno, che all’indomani dello sgombero lamento con un’armata Brancaleone, nella quale si dell’Asilo di Torino, dopo 24 anni di occupazione, ha identificavano tanti di coloro che a dicembre vole- dichiarato che “dopo aver bloccato gli sbarchi dei vano fare la “rivoluzione”. Erano quelli che promet- migranti, è pronto all’affondo decisivo contro i “de- tevano di “aprire il parlamento come una scatoletta linquenti” dei centri sociali”. Vecchi “nemici” evoca- di tonno”. Uno dei motivi guida dei Forconi era la ti per mantenere il focus sull’ordine pubblico, sulla consapevolezza di aver votato per cambiare mentre militarizzazione delle città, sulla stretta disciplinare. tutto restava come prima. Le periferie delle nostre città sono sempre più pol- Tutto finì in nulla e tutti tornarono a casa con la veriere sociali pronte a esplodere. In alcuni casi sono i coda tra le gambe. La rivoluzione non è un pranzo di fascisti a dare le carte di un gioco truccato, animando gala e non si fa in tre giorni. le proteste contro rom, profughi, immigrati, altrove la partita è più complessa e difficile da vincere. Il nemico interno Torniamo a Torino Più di cinque anni dopo, quell’aggregato sociale ha trovato rappresentanza nell’ibrido giallo-verde al Lo sgombero dell’Asilo, gli arresti per sovversione, governo. La militarizzazione sempre più schiaccian- sono stati gestiti occupando militarmente un setto- te dello spazio sociale ne è la caratteristica distinti- re importante della periferia Nord e moltiplicando la va. Se la polizia è l’istituzione che attira i maggiori pressione disciplinare sulla città. consensi, metterla in campo è un buono spot pub- Chi conosce e vive questa zona assapora da anni il blicitario. Gli spot funzionano finché la merce vera sapore acre del controllo militare cui è sottoposto ogni è l’immaginario che generano: quando le questioni giorno. Una quotidianità scandita da posti di blocco, sociali restano sullo sfondo, il meccanismo rischia retate di stranieri senza documenti, senzatetto, poveri di rompersi. che vivono lavando vetri o smerciando qualcosa. Se nel mirino finiscono gli immigrati, i consensi Tanti di quelli che vivono tra Barriera di Milano verso il governo aumentano. L’indignazione per i porti chiusi, i morti nel Mediterraneo e sulle rotte alpine è forte tra le classi medie colte, ma non tocca le periferie, dove gli italiani impoveriti vivono a fian- co degli immigrati poveri e vorrebbero vederli spari- re, nell’illusione che eliminato il “nemico interno”, tornerà l’età dell’oro con welfare, pensioni, sanità, scuole, trasporti di qualità. Il governo, consapevole della necessità di offrire una risposta alle tensioni sociali che attraversano il paese, ha fatto leva su due proposte che hanno ga- rantito il successo elettorale del Movimento 5Stelle e della Lega alle scorse elezioni politiche: quota 100 e reddito di cittadinanza. Entrambi i provvedimenti rischiano di portare ad un flop, perché il trucco c’è e si vede. La legge Fornero non è stata abolita. Chi rientra nella quota 100 prenderà una pensione molto più bassa di chi ci andrà a 67 anni, perché il sistema di calcolo della pensione resterà quello fissato dal- la legge del governo targato PD. Il reddito di citta- dinanza è un’elemosina, elargita a chi la “merita”, accettando di lavorare gratis, di fare qualsiasi lavoro ovunque. Un meccanismo che ha lo scopo di disci- plinare gruppi sociali pericolosi. Non si riconosce un diritto ma si definisce una condizione di inferiorità morale da cui i soggetti beneficiati devono dimostra- re di voler uscire. L’emblema di questa misura è la

tessera a punti che i titolari del reddito devono usare ChiccoDodiFC/Depositphotos.com

controllo e periferie 31 e Aurora conoscono gli anarchici, che da decenni nei confronti di persone razzializzate, povere, escluse, sono radicati nel quartiere. Diversi gruppi anarchici ghettizzate. Le statistiche che sostengono che il 71% hanno o hanno avuto sede qui. Tante lotte, iniziative della popolazione italiana ha una fiducia più o meno culturali, di solidarietà e di mutuo appoggio si sono alta nella polizia ci dicono anche che il 29% non ne ha sviluppate tra la Stura e la Dora. affatto. Si tratta in primis dei settori, che per colloca- Negli ultimi tempi lo scontro sociale è più duro. zione sociale o posizionamento politico sono costituti- Nei lunghi anni di governo del centro sinistra, To- vamente nel mirino delle forze dell’ordine. rino si è trasformata radicalmente. La metropoli del- Le istituzioni statali avocano a sé il monopolio le- la Fiat, pensata e costruita come città fabbrica, ha gittimo della violenza e ne delegano alcune funzioni lasciato il posto alla città immaginata tra il Politecni- solo ai privati non ostili agli interessi del blocco di co, la stessa Fiat, le Banche e il partito Democratico. potere dominante. L’utilizzo della violenza è quindi Città di servizi, turismo e grandi eventi. Gli antichi una prerogativa dello Stato, che può dispiegarsi a borghi operai, luogo di crescente marginalità socia- pieno solo contro chi viene considerato nemico da le, sono costantemente sospesi tra riqualificazioni distruggere. La guerra, interna o esterna, è l’ambi- escludenti e il parco giochi di carabinieri, militari e to dove l’esercizio della forza attraverso pratiche al- poliziotti. trimenti criminali è consentito e plaudito. Quando La giunta a 5Stelle si è velocemente inserita nel tattiche belliche vengono attuate in ambiti che per solco dei governi precedenti. L’area di Porta Palazzo i più non sono di guerra, il consenso si riduce. La è attraversata da un processo di gentrificazione, che guerra interna ha le sue regole e solo in contesti in ha reso necessaria la normalizzazione violenta del cui la polarizzazione sociale è territorialmente mar- quartiere. Un processo che nel quadrilatero roma- cata può dispiegarsi liberamente, altrimenti si cre- no venne gestito con infinita lentezza, favorendone ano aporie in cui possono aprirsi spazi inediti per l’assorbimento in maniera quasi indolore, e che ha teorie e pratiche più radicali. subito una secca accelerazione. Nel quartiere Aurora a Torino, studenti, giovani Segno dei tempi. creativi e altre soggettività che, per collocazione so- Siamo in una periferia tradizionalmente eccentri- ciale stanno contribuendo alla gentrificazione, ve- ca, in tutta la densità semantica del termine. Quar- nendoci ad abitare e facendo lievitare gli affitti, han- tiere di poveri e di immigrati vicinissimo al salotto no considerato intollerabile la militarizzazione del buono della città, luogo dove le pratiche e gli imma- quartiere. La gestione dello sgombero di un posto ginari utopici si sono intrecciati lungo l’arco dell’ul- occupato da anarchici, la contestuale minaccia di timo secolo. cancellazione della zona normalizzata ma povera del Qui il questore Messina, che pure si era guadagna- mercato degli stracci del Balon, ha innescato una to simpatie con le retate dei pusher, degli immigra- reazione che è andata oltre i gruppi politici e sociali ti, lo sgombero lento dell’ex MOI e della baraccopoli effettivamente coinvolti. L’occupazione militare del di via Germagnano, commette un errore. Trasforma quartiere, che mirava a rendere tangibile la prete- un’area della città in un fortino assediato: intere stra- sa criminalità degli occupanti dell’Asilo, è riuscita, de chiuse, check point per entrare nella strada dove per una volta, a mostrare la criminalità del potere. E si vive, controlli a tappeto di chiunque passi. tutto questo negli stessi luoghi dove la violenza poli- Questa volta non ci sono applausi. Anzi. Si indi- ziesca si è dispiegata selettivamente per anni contro gnano i commercianti che non riescono più a lavo- poveri e stranieri, e l’iniziativa politica era agita solo rare, si preoccupano i settori più progressisti dell’A- dai due gruppi anarchici della zona, l’Asilo e la Fe- teneo Torinese, che arrivano ad indire un’assemblea derazione Anarchica. pubblica sulla città sotto assedio. La militarizzazione e i controlli indiscriminati Un vero boomerang. Il questore Messina, nono- hanno fatto saltare gli equilibri. La partita nelle cit- stante riesca a gestire con una certa abilità i cortei tà italiane, dove sono poche le aree ghetto, fisica- anarchici che attraversano la città il 9 febbraio e il mente e socialmente separate, è più complessa che 30 marzo, perde il posto. Viene comunque sostituito altrove. da De Matteis, che pare altrettanto malintenzionato. Il governo ne è consapevole e punta sul coinvol- Il governo della città e quello nazionale sono con- gimento diretto dei cittadini nella gestione dell’ordi- sapevoli che la povertà crescente, la precarietà della ne pubblico. La Lega ha pronto un progetto di legge vita e del lavoro, la pressione disciplinare che per- sulla “sicurezza partecipata”, che mira a costruire mea di sé ogni ambito sociale potrebbero innescare relazioni di complicità territoriale tra cittadini e forze un’insorgenza sociale diffusa. A Torino come in ogni dell’ordine. Oltre agli occhi e alle orecchie elettroni- dove d’Italia. che, ai controlli biometrici, ai gps sulle auto, anche lo spionaggio di quartiere. Rivolte urbane L’auspicio è che, tramite pratiche partecipative di segno opposto, si riescano ad inceppare anche questi, e militarizzazione del territorio più sottilmente perversi, meccanismi di controllo. Negli ultimi 30 anni periodiche rivolte urbane han- Ne riparleremo. no scosso città e metropoli del primo mondo. Spesso la scintilla è stata la stessa: la brutalità della polizia Maria Matteo

32 controllo e periferie La guida apache di Nicoletta Vallorani

I paesi sovrapposti

Beszel e UlQoma sono due città sovrapposte. Esse erotiche non proprio lodevoli, dipingeva il quadro di occupano cioè lo stesso spazio, ma in dimensioni un paese in cui chi esce per strada si trova davanti diverse. Hanno abitanti differenti, architetture non bande di malviventi pronte a “stuprare, rubare, coincidenti, sistemi di governo e regole difformi, e ammazzare”, intrufolandosi nelle case di persone devono per legge ignorarsi a vicenda. Tecnicamente, per bene. Che pertanto sarebbero autorizzate ad è possibile che gli abitanti di una città riescano a armarsi e sparare. Mirando con cura. vedere quelli dell’altra, ma la cosa è vietatissima, Sovrapposto a questo paese, in una geografia e chi trasgredisce la regola dell’“unsee” si espone a coincidente, succede che le persone si arrabattano sanzioni molto gravi. per arrivare alla fine del mese. Succede che, per Il confine tra Beszel e UlQoma è invalicabile, esempio, lo stipendio medio di un laureato ormai tranne che in circostanze eccezionali, ed è bene trentenne, quando c’è, a malapena raggiunga gli che i due luoghi rimangano separati, di modo che 800 euro al mese, si possa perdere il lavoro a 50 l’equilibrio del mondo resti intatto. In La città e la anni o se si rimane incinta; ci sono poi ragazzini di città, China Miéville costruisce una distopia che scuola che ritengono di poter aggredire legittima- ha come setting mente professori e questo luogo dop- compagni di clas- pio, nel quale il È una spaccatura pericolosa, se, e succede che non-vedere è l’abi- più donne muoia- lità selettiva dello quella che si sta creando no perché malme- sguardo di unifor- nate dai mariti e marsi a una norma imposta, che serve a garantire dai fidanzati. E l’economia non è in crescita. E gli l’esistenza di entrambi i luoghi in una situazione di unici lavori che i migranti rubano agli italiani sono non-conflittualità. quelli che gli italiani non vogliono fare o che vorreb- Nel mondo reale, vi è una narrazione ufficiale, bero fare con una paga equa, quella che non viene governativa, del paese Italia: lo stato è solido, l’eco- mai corrisposta agli stranieri. La gente normale nomia è sana, gli italiani sono felici e mangiano fette fatica a vivere, ma non perché viene aggredita per di pane e Nutella o pizzoccheri alla valtellinese ogni strada dai negri arrivati dall’Africa. No. La gente momento (intendendo questo come atto politico) e fatica a vivere perché derubata da uno stato che do- l’unico problema reale è rappresentato dai migranti vrebbe sostenerla, o illusa da misure che sono una che arrivano in eserciti stracciati dal mare, violan- carità, che verrà pagata caramente dai più giovani do la legge in combutta con presunte associazioni o da noi stessi. Fatica a vivere, magari, perché sta umanitarie e progettando di cancellare la “razza scomparendo la dignità del mestiere, l’autonomia di italiana” dalla faccia della terra. pensiero, la formazione culturale, ogni componente Chiudere i porti, smantellare tutte le istituzioni della libertà. che lavorano utilmente per accoglienza e integrazio- Però come tra Beszel e UlQuoma, siamo qui e ci ne, e spingere in strada persone alle quali non viene esercitiamo a non vedere. I due paesi sono sovrap- riconosciuto lo status di esseri umani non sono atti posti, e alla maggior parte di chi vive qui, apparen- di banditismo, ma lodevoli decisioni finalizzate a temente, piace di più il paese raccontato che quello difendere il paese. Per lo stesso motivo, si possono vissuto. È una spaccatura pericolosa, quella che si ritenere legittime anche altre strategie difensive. sta creando: perché in questa scollatura tra fanta- Qualche giorno fa, guardando uno dei programmi sia e realtà si coltivano menzogne. E la bugia non è televisivi che secondo me dovrebbero esser chiusi, un territorio libero da abitare. una bionda donna di partito, tangenzialmente finita in qualche guaio per via di un marito con passioni Nicoletta Vallorani

insegnamenti 33 Trentasette anni fa a cura della redazione

Il numero di giugno/luglio 1982 (“A” 102) ha un’i- poco, il proprio approccio all’impegno sociale, alla ronica copertina con Karl Marx e Michail Bakunin che visione del mondo, ai propri interessi. “L’importante si sfidano a braccio di ferro. Naturalmente, essendo non è con chi ti relazioni, ma come ti relazioni” ci la copertina di “A” rivista anarchica, vince il russo. ha detto spesso. Monica ha sviluppato riflessioni e Come previsto. comportamenti che attengono innanzitutto alle que- I due interni di copertina sono dedicati ad altret- stioni di genere, ma si allargano all’anarchismo, alla tante iniziative promosse dal movimento anarchico a violenza e a molte altre tematiche connesse. Il dialogo livello nazionale, ad Ancona e a Milano. Nel capoluogo tra di noi è sempre restato aperto, anche sulla base marchigiano, sabato 17 e domenica 18 luglio, si svol- di quella mobilitazione per la sua libertà di cui “A” fu gono una serie di iniziative: una conferenza-dibattito tra le protagoniste, tra il ‘79 e l’82. su Malatesta, con interventi di Gino Cerrito, Carlo Monica Giorgi, una delle tante nostre collaboratrici Doglio, Placido La Torre, Umberto Marzocchi; poi un storiche, un’amica e compagna che legge “A” dall’inizio corteo per le vie cittadine con comizio finale di Paolo degli anni ‘70, vi ha scritto saltuariamente. Anche a Finzi e Umberto Marzocchi. Nel capoluogo lombardo, partire da “A”, ha sviluppato un suo pensiero con il nel week-end 24/26 settembre, un convegno di studi quale non siamo sempre d’accordo. Per fortuna nostra promosso dal Centro Studi Libertari di Milano, con e delle lettrici/lettori. una ventina di relatori, tra i quali Giampietro “Nico” “A” vuole essere una rivista di sguardo lungo sul Berti, Maurizio Antonioli, Arthur Lehning, Vincenzo mondo, di taglio anarchico e libertario, aperta, critica e Mantovani, Pier Carlo Masini, Misato Toda, ecc. autocritica, alla continua ricerca di approfondimenti e Il numero si apre con le lotte operaie, la guerra stimoli. Per aiutarci a pensare, non per darci la linea. anglo-argentina per il possesso delle isole Falkland Nemmeno quella anarchica. (in inglese) o Malvinas (in spagnolo), la situazione n degli anziani, ricordi della vita dell’anarchico cesenate Pio Turroni ripresi da un bel libro di Louis Mercer Vega, una doppia pagina di cinema, un lungo saggio dell’anarchico statunitense John Clark sul contrasto di pensiero tra Karl Marx e Michail Bakunin (oggetto anche della copertina), una pro- posta di “edicola viaggiante” proveniente dal Trentino, tre lunghe lettere su vari temi. Lo scritto che vogliamo evi- denziare è la lunga intervista (8 pagine) realizzata da Paolo Finzi a Monica Giorgi, appena uscita dal carcere dopo 3 anni di detenzione. Il racconto dettaglia- to della propria esperienza dietro le sbarre, con sue considerazioni su molti temi d’attualità politica e anche su aspetti più generali del vivere e del lottare, è denso di umanità e pone interrogativi. Val davvero la pena rileggerla oggi, 37 anni dopo. Ne è passato di tempo, da allora. Anche Monica ha modificato, non di

34 trentasette anni fa Antropologia e pensiero libertario di Andrea Staid

li che sono necessari affinché la magia della festa La lotta per il diritto rave funzioni al punto di generare nella mente del raver una sorta di epifania, che spesso coincide con alla festa. Storia del l’incontro con la trance, che è un particolare stato alterato di coscienza, un’esperienza totalizzante. Ho scoperto, ad esempio, dopo anni di rave, che è im- movimento rave. possibile riprovare le stesse emozioni e sensazioni all’interno di una discoteca. I motivi sono molteplici intervista a Tobia D’Onofrio e legati probabilmente alle aspettative del sogget- to, al set and setting, fino alla presenza inibente dei buttafuori, ai drastici orari di chiusura, ma forse Nell’arco di un trentennio, la scena dei rave e il più importante di tutti è che manca la caccia al del movimento free tekno ha forgiato nei circuiti tesoro per scoprire dov’è la festa segreta: la rituale underground generi musicali innovativi come jun- attesa in compagnia di amici, di sabato sera, il pas- gle, grime, dubstep. Nonostante la natura utopica, saparola, il trillo di telefoni, i preparativi, la scelta questa cultura pirata, tra azione diretta, neotriba- di vestiti creativi e adatti ad affrontare l’apocalisse, lismo e cyberpunk, si è concretizzata in un crogiolo la carovana di macchine e camion tra le campagne di istanze politico-esistenziali, unendo in una dan- o nelle zone industriali, la ricerca sempre inebriante za collettiva sognatori di comunità liberate, spe- del capannone in cui si terrà la festa, il tutto vissuto rimentazione artistica, lotte per i diritti dei gay e con l’imprevisto sempre dietro l’angolo. controvertici. Questa parte del rituale rave è quella fondamen- Il libro di Tobia D'Onofrio, Rave new world tale in cui la coscienza inizia a destrutturarsi, pre- (Agenzia X, nuova edizio- disponendosi al salto nel- ne 2018) raccoglie le testi- la trance che avverrà più monianze e gli spunti più tardi sulla pista da ballo. interessanti degli studiosi Ma andando a scavare e dei protagonisti a livello ancora più in profondità, internazionale, offrendo al potremmo dire che tutto, lettore un’inedita panora- nello spazio rave, viene poi mica storica che include le ritualizzato: l’assunzione numerose idee realizzate, di sostanze psicoattive di- i punti critici e le possibili viene spesso e volentieri prospettive di una delle ul- una cerimonia collettiva di time controculture. Ci sia- piccoli gruppi di affinità; mo incontrati per discute- montare il sound system re quelli che secondo me e le scenografie è anch’es- sono i temi centrali della so un rituale a cui è dedi- sua ricerca. ta la tribù che organizza la festa; ripulire lo spazio Da antropologo sono dall’immondizia alla fine molto interessato ai ri- del party è un altro mo- tuali della cultura un- mento collettivo intenso derground, nel tuo libro che di solito coinvolge buo- analizzi in un interes- na parte dei partecipanti e sante paragrafo la ri- aiuta nella ristrutturazio- tualizzazione nel mondo ne della coscienza; la dan- raver. Puoi approfondire za liberatoria sotto il muro questa tematica? di casse è quasi sempre Ci sono alcuni ritua- una celebrazione tra ami-

antropologia 35 ci e creature simili consapevoli di condividere un salvezza, oltre che nuova strategia di lotta. mondo segreto “altro”, precluso ai più. La TAZ rappresentava la via d’uscita da un siste- ma di repressione che andava a toccare le occupa- Quali sono gli antenati di questo movimento? zioni illegali e il camper/casa mobile era la soluzio- Ci sono dei riferimenti? Ci puoi fare una pano- ne logistica ideale per chi celebrava il nomadismo ramica quasi archeologica? psichico, prima ancora che fisico. Si parlava di una Partendo dall’esplosione della acid house inglese scena e una prospettiva internazionaliste. Era, ed è di fine anni ’80, che rappresenta la miccia che ha stata per molti, la via della liberazione dal capitali- fatto esplodere il fenomeno rave per come lo cono- smo globalista. Fu questa la visione rivoluzionaria sciamo oggi, si può procedere a ritroso, sempre nel di Hakim Bey, oltre ad aver annunciato la rivoluzio- Regno Unito, incontrando i free festival organizzati ne telematica in arrivo e indicato la strada della lot- nelle campagne dai traveller nomadi, che dagli anni ta per il diritto alla festa. E gli esempi che venivano ’70 fino al 1985, ogni estate si riunivano per setti- offerti nel libro come ispirazione non erano niente mane attorno al circolo dei megaliti di Stonehenge, male: “i raduni tribalisti stile anni Sessanta, i con- danzando al ritmo della psichedelia ipnotica degli clavi forestali degli eco-sabotatori, l’idillico Beltane Hawkwind e del punk rock di Clash e Crass. dei neo-pagani, le conferenze anarchiche, i circoli Poi troviamo alcune emanazioni della cultu- gay fairy… Le feste in affitto di Harlem degli anni ra punk/industrial dei primi anni ’80 e infine la Venti, nightclub, banchetti, i vecchi picnic libertari, nascita di house e techno in America negli anni dovremmo capire che tutte queste sono già “zone ’70, fino a risalire ai primi circoli privati di musi- liberate”, o almeno potenziali TAZ. ca disco. Stiamo parlando di musica con presenza di beat ripetitivi, ideale per ricercare la trance nel Crescita e commercializzazione ballo e a questo punto includerei nell’elenco alcuni festival anni ’60 a base di musica beat/rock psi- Parlo di movimenti perché non possiamo usa- chedelica. Tornando ancora indietro nei decenni, re il singolare, concordi? Ci puoi raccontare fino agli anni ’50 in Salento incontriamo la tradi- qualche differenza che si è mossa all'interno zione del tarantismo che ruotava attorno al ballo della grande casa dei raver? della pizzica, una sorta di danza di possessione La frammentazione sociale prodotta dal siste- che coinvolgeva intere comunità, anche qui per ma in cui viviamo non poteva non colpire anche giorni. In altre parti del globo si ritrovano cerimo- il movimento dei raver. Varie spaccature si sono nie collettive di trance e possessione nelle danze create nella scena nel corso degli anni, prima di degli Gnawa in Marocco, nello stambeli in Tunisia, tutto per questioni strettamente musicali, visto il nel vudù in varie parti dell’Africa e dell’America, continuo ingresso sulla scena di generi sempre nelle cerimonie tradizionali sudamericane con l’ha- nuovi, dall’hardcore alla jungle, dalla drum’n’bass yahuasca, nella macumba brasiliana e così via fino al dubstep, ognuno che si portava dietro un im- ad arrivare all’antica Grecia con le celebrazioni dei maginario ben definito con dei codici di vestiario, culti bacchici e dionisiaci e dei cosiddetti Misteri, di comportamento, eccetera. Il tormentone di que- in particolare quelli eleusini che, a detta di autore- sti ultimi anni, per farti un esempio, è quello del- voli testimoni come Platone, Aristotele e Cicerone, la divisione techno con la “h” contro tekno con la duravano per giorni, riunivano migliaia di persone “k”. Grossomodo, diciamo che la tekno è quella più tra musica, danze e sostanze psicoattive. L’inizia- underground e massimalista dei rave, mentre la to avrebbe dovuto mantenere il segreto su quanto techno è quella più hipster e minimale che va per appreso, anche lì una sorta di epifania, ovvero una la maggiore nei club. visione estatica che lo avrebbe liberato dal timore Allo stesso modo, negli anni ’90 c’era questo ne- della morte. anche troppo celato snobismo da parte dei raver che vivevano su quattro ruote nei confronti dei raver che Una via d'uscita al sistema vivevano in case occupate, considerati meno “tosti”. Fino ai primi anni del duemila, inoltre, la scena Che influenza hanno avuto la teorizzazione era totalmente spersonalizzata e i dj non avevano di Hakim Bey e il suo libro TAZ su questi movi- neanche nomi d’arte. Con la crescita e la commer- menti? cializzazione del fenomeno, invece, molti hanno co- Credo che specialmente nel nostro paese l’influen- minciato a tenere i piedi in due scarpe e suppongo za sia stata enorme. Già nei primi anni ’90 in alcune che l’ingresso del fattore economico/lavorativo non realtà italiane di provincia, lo spazio underground abbia fatto bene al movimento. dei centri sociali era già saturo, oppure era già stato Anche le droghe hanno creato divisione, penso in qualche modo neutralizzato dal sistema, al pun- alla fine degli anni ’90 quando in Inghilterra alcune to da non rappresentare più una reale alternativa. tribe tentavano di organizzare party senza ketamina, Per un adolescente alla ricerca di avventure, invece, perché ritenevano che avesse distrutto la vibrazione con in mente l’idea di un totale drop-out dalla socie- positiva dell’ecstasy… Infine una grossa spaccatura tà, l’idea di una forza collettiva in grado di dileguarsi è quella che ha diviso, seppur non in compartimenti e riapparire al momento opportuno era proprio una totalmente stagni, la scena dei classici teknival ille-

36 antropologia gali (i grossi festival con più sound fino al critico Simon Reynolds, ra- system che suonano anche generi ver della prima ora, del quale avevo differenti) da quella dei festival psy- già il contatto mail per un’intervi- trance, o goa-trance, più fricchetto- sta di qualche anno prima. Vole- na, più solare, se vogliamo, almeno vo intervistare anche il prof. Piero nella scelta delle scenografie e delle Fumarola, sociologo e compagno musiche, ma forse anche meno ni- di ricerche di Georges Lapassade, chilista e più “consapevole” in meri- protagonisti della stagione dei rave to all’utilizzo di sostanze. in Italia che ebbi modo di cono- scere in Salento a metà anni ’90, Tarantismo quando teorizzarono e lanciarono la cosiddetta techno-pizzica. Ma e ballo della pizzica lui mi ha fatto piuttosto da guida Eccoci al tema che non poteva spirituale fornendomi consigli pre- mancare, che rapporto c'è tra so- ziosi e diversi libri da leggere dalla stanze, musica e questa contro- sua biblioteca. Avevo intenzione di Tobia D'Onofrio cultura? Nel tuo testo parli di sviscerare ogni aspetto dell’espe- riduzione del danno... rienza rave. Ho cercato di coinvol- Per quanto abbia conosciuto molti raver che non gere molti amici, ma è stato impossibile convincerli fanno uso di droghe, è fuori da ogni dubbio il ruolo tutti a partecipare al libro, anche perché c’è gente fondamentale che queste hanno come acceleratore che ha cambiato totalmente vita e non ha voglia di del processo di trance. Credo che quella dell’approc- guardare indietro. cio responsabile alle sostanze sia un’eredità degli hippy degli anni ’60. L'avvento del digitale Anche nei party londinesi di fine anni ’90, in cui si respirava un’atmosfera molto dark e violenta, i Il movimento rave è morto? Se non lo è, cosa banchetti di riduzione del danno con foglietti infor- è cambiato? mativi sulle sostanze, o le cartine al tornasole per È vivo e vegeto. Ci sono ancora rave bellissimi, testare le pastiglie di ecstasy, erano spesso offerti non tutti ovviamente, ma purtroppo gli impegni di dai freak del Rainbow Gathering. Sembra parados- lavoro non mi permettono di parteciparvi con l’as- sale che pratiche salvavita collaudate a livello in- siduità di un tempo. Molti personaggi della vecchia ternazionale siano ancora criminalizzate qui da noi guardia sono ormai impegnati lavorativamente nei in Italia. Nel libro ho fatto una panoramica insieme festival di mezzo mondo. I giovani, invece, hanno a Max del Lab57 di Bologna per evidenziare quan- sempre più sete di feste illegali. Purtroppo a volte è to sia importante la libertà d’informazione in questi necessario spiegar loro che non dovrebbero posta- contesti. Per fortuna in Italia gruppi di coraggiosi re i video del rave in diretta su facebook. L’avven- volontari continuano a svolgere un lavoro prezioso to del digitale, oltretutto, ha stroncato il fiorente almeno sulla scena dei rave illegali. mercato di vinili e cassette autoprodotti. Un limite di molte feste odierne, forse, risiede nel fatto che Come ti sei mosso per la ricerca sul campo? il format, ormai collaudatissimo, sia una sorta di Quanto eri o sei coinvolto in questo movimento? upgrade potenziato del classico teknival anni ’90. Come hai strutturato le interviste? È un po’ come se non fosse rimasto molto altro da Dalla fine degli anni ’90 sono stato coinvolto nel inventare e spesso manca l’aspetto performativo movimento, specialmente negli anni degli squat lon- dirompente. Come se lo sguardo fosse comunque dinesi, fino al 2007. Poi mi sono allontanato dalle volto indietro a ricercare i momenti d’oro, anziché feste illegali per ricominciare a frequentarle qual- essere proiettato in avanti, a immaginare un nuovo che anno fa. Quello che avevo in testa erano anni futuro, un rave totalmente altro, folle e impreve- di ricordi annebbiati e parlare con i vecchi amici è dibile, come quando ancora questa controcultura stato il primo passo per riattivare la memoria. Mi non era stata decodificata. ero riaccostato alla musica elettronica dalla porta del giornalismo musicale e la prima intervista la feci Andrea Staid ad Alec Empire degli Atari Teenage Riot dopo un concerto a Milano. Gli dissi che volevo scrivere un articolo che rac- Precisazione contava dell’esodo del movimento rave dall’Inghil- Nella pagina dedicata, sullo scorso numero, alla prossima Ve- terra al resto dell’Europa. Poi è rimasto nel cas- trina dell'editoria e delle culture anarchiche e libertarie setto per un annetto, fino a quando ho proposto (Firenze 20 - 22 settembre 2019) abbiamo indicato giustamente a Philopat di scrivere un libro con Agenzia X. Così che, come ogni anno, l'iniziativa dura tre giorni, dal venerdì ore 18 ho iniziato a contattare gli Spiral Tribe e le perso- alla domenica sera. Ma abbiamo erroneamente anticipato di un ne che ritenevo testimoni importanti, a partire dai numero le date. Quelle esatte sono quelle qui indicate. Mutoid che sono andato a trovare a Santarcangelo,

antropologia 37 Walden, nuovi montanari di Paolo Cognetti

La piccola repubblica partigiana di Ettore

Il corpo di Ettore Castiglioni, milanese di buona famiglia, alpinista tra i più forti degli anni Trenta, emerse nel giugno del ‘44 dalla neve che si scioglie- va, nei pressi del passo del Forno che divide l’Ita- lia dalla Svizzera, o la Valtellina dall’Engadina. In marzo l’avevano fermato al di là del confine, ormai gli elvetici lo conoscevano: un italiano solitario che faceva avanti e indietro dalle montagne di frontiera, forse per tenere i contatti con gli antifascisti rifu- giati in Svizzera, alcuni dei quali lui stesso aveva Ettore Castiglioni accompagnato di là. Dove era stato arrestato non c’era un carcere, feriti del Piave. Insomma una famiglia milanese, di così per evitare che scappasse gli avevano requisito quella borghesia ottocentesca che non esiste più, ai abiti e scarpe e l’avevano chiuso in una stanza d’al- cui figli veniva impartita un’educazione laica, libe- bergo. Castiglioni era scappato lo stesso: in marzo, rale, umanistica nel senso più vasto del termine: ne all’alba, sotto la nevicata, si era calato dalla finestra facevano parte gli studi classici ma anche la pratica e con una coperta sulle gambe e degli stracci ai pie- della musica e dell’arte, l’impegno civile, i viaggi per di aveva risalito il ghiacciaio puntando un valico a l’Europa. E ne faceva parte la montagna. tremila metri. Era perfino riuscito a passare. La montagna era la scuola in cui insegnare a Ma tante volte è la discesa a tradire gli alpinisti, questi figli colti e benestanti altri valori, la forza d’a- proprio quando sembra fatta e la mente si rilassa: nimo, l’indipendenza, la responsabilità di se stessi oltre il confine Castiglioni doveva essersi fermato a e degli altri, l’amore per una vita libera, frugale, di- riposare, si era appoggiato contro un masso, aveva visa con i compagni più intimi. “A Milano mi sento ceduto alla fatica e al sonno e non si era più sveglia- sempre di passaggio, anche quando vi resto per pa- to. Era morto nella neve e nel modo che desiderava: recchi mesi. Fra le mie crode mi sento a casa mia.” “LIBERTÀ. E così sia”, aveva scritto nel suo diario il Le crode sono nel lessico alpinistico le pareti delle 25 luglio dell’anno prima, come dettando il proprio Dolomiti. Per tutta la giovinezza furono i due mondi epitaffio. di Ettore, le sue due stagioni: gli inverni in città, lo studio del pianoforte, i concerti alla Scala, le aule Quella borghesia universitarie, la biblioteca Sormani, i libri; le estati ottocentesca milanese a vagabondare sui sentieri del Trentino, dormire nei rifugi e nei fienili, spellarsi le mani sulla roccia. Era nato nell’agosto del 1908. Aveva due fratelli “Partivo da solo, non sapevo dove andavo: prendevo più vecchi di lui: Manlio (1897-1968) fu geogra- una strada e la seguivo alla ventura. E così vivevo fo, cartografo, dirigente del Touring Club Italiano; della vita più piena, più pura, più giovanile.” Bruno (1898-1945) geografo e glaciologo, docente Poi però le cose sarebbero cambiate in fretta. universitario a Pavia dove restò vittima di una raf- Ettore aveva diciannove anni, nel ‘27, quando morì fica di mitra tedesca nei giorni della Liberazione. sua madre. Nel ‘30 partì militare, nel ‘31 tornò a C’era anche una sorella, Fanny (1899-1992), giova- Milano per laurearsi in legge. Allora il tempo delle ne infermiera volontaria durante la Grande Guerra, scorribande sembrò finito per l’avvocato Castiglioni: quando all’Ospedale Maggiore venivano scaricati i il padre aveva dei progetti per quel figlio irrequieto

38 Walden e lo spedì a farsi le ossa a Londra, nel ‘32, nello ‘36, quando, vagabondando con gli sci sull’altipiano studio di un amico, forse anche per levargli le mon- delle Mésules, cadde e si ruppe una gamba. Restò tagne dalla testa. Ottenne il risultato contrario: in per ore nella neve in attesa dei soccorsi, ed ebbe quell’anno di esilio Ettore comprese in pieno la sua un’esperienza di pace e armonia con la montagna vocazione e decise di seguirla, a costo di deludere il che avrebbe ricordato per sempre. Dopo “il giorno padre. “Dal momento che ho la possibilità di esser delle Mésules” (sarebbe poi stato il titolo dei suoi felice e di vivere pienamente la mia vita, perché non diari, dati alle stampe negli anni Novanta dal nipote debbo farlo? Ho sentito la necessità di dedicare la Saverio Tutino, da cui traggo queste righe) non gli mia capacità esclusivamente alla montagna.” sembrò più importante collezionare cime. “Solo chi raggiunge l’amore è alpinista”, scrisse, e qui sta for- In montagna se il nucleo più autentico del suo antifascismo, la di nascosto negazione dei principi di volontà, potenza e conqui- sta che in quegli anni stavano trascinando l’Europa Tornato in Italia, trovò o forse gli trovarono il nel buio. lavoro adatto: autore di guide escursionistiche per il Touring Club Italiano. Un incarico modesto per L’8 settembre uno del suo rango, però gli permetteva di stare in montagna tutto il tempo che voleva. Infatti a metà nel caos generale degli anni Trenta raggiunse l’apice della carriera al- Al suo sguardo tutto proteso verso l’alto e l’as- pinistica: tra le Dolomiti del Brenta e la Marmolada soluto non sfuggivano i cambiamenti del presente. firmò vie storiche di sesto grado, allora il limite in- Ecco una descrizione delle prime stazioni sciistiche superato. Era anche la stagione degli eroi di regime, che Ettore vide nascere con orrore, arrivando a pre- campioni fascisti loro malgrado come Emilio Co- sagire la desolazione dei tempi nostri: “Gli alber- mici, Giusto Gervasutti e lo stesso Castiglioni, che ghi chiusi, non un villeggiante, non una macchina ricevuta una medaglia per meriti sportivi si indignò, turbavano il silenzio del paesaggio, quelle orribili e per non dover stringere altre mani smise di pub- costruzioni sembravano improvvisamente abban- blicare le relazioni delle proprie scalate. Protesse la donate, e già mi pareva di immaginarle diroccate, purezza del proprio andare in montagna andandoci rivestite di edera, sommerse dalla foresta, come se di nascosto: “Il vero alpinista non può essere fasci- il tempo potesse già aver fatto giustizia di quella sta, perché le due manifestazioni sono antitetiche sacrilega presunzione umana.” nella loro più profonda essenza.” A Milano gli capitò di incontrare un gruppo di ca- Lo comprese una volta per tutte il 18 marzo del micie nere in marcia e di osservare “la vigliaccheria

Walden 39 che l’educazione fascista genera nei giovani, rive- Berio, sopra al paese di Ollomont, in una valletta la- stendoli di divise e svuotandoli di moralità.” Durante terale che sembra non portare da nessuna parte. Ci un viaggio in Germania, lui così innamorato del ro- sono stato: l’ultimo luogo felice di Ettore Castiglioni manticismo tedesco, scoprì che l’intero paese si era è un alpeggio diroccato, tre ruderi di baite ormai sul trasformato in “un campo di manovra delle cami- punto di crollare, alla fine di un sentiero che sale cie brune: anzi più ripido dalla chiesa propriamente sono del paese. Il confi- di color kaki, co- Così Castiglioni diventò ne con la Svizzera lore perfettamente è a tre ore di cam- intonato a questa passeur, contrabbandiere mino da lì e presto massa di imbecil- dalla pianura co- li, vigliacchi, oltra- di fontine per finanziare la minciarono ad ar- cotanti e boriosi.” rivare ebrei e anti- Era un antifasci- banda, guida di una piccola fascisti in fuga dai smo solitario il tedeschi, cercando suo, aristocrati- repubblica partigiana. qualcuno che li ac- co, individualista, compagnasse di là. poco propenso alla politica, più portato all’azione. Così Castiglioni diventò passeur, contrabbandiere di E il momento dell’azione arrivò presto. Nel ‘43 fu fontine per finanziare la banda, guida di una piccola richiamato alle armi e assegnato come istruttore alla repubblica partigiana. “Ci sentiamo davvero tutti scuola militare di alpinismo di Aosta (quel giorno compagni, tutti amici, tutti eguali.” scrisse: “Abituato, anzi viziato, alla più illimitata Era uno che per tutta la vita aveva cercato il pro- libertà e indipendenza di me stesso, come potrò ri- prio posto nel mondo e finì per trovarlo lì, nel tempo tornare in un gregge di pecore e lasciarmi guidare delle scelte, tra tre baite e un pugno di uomini, aven- passivamente da uno stupido pastore?”). do bene in mente la direzione da tenere. “In alto, in L’8 settembre, nel caos generale, da ufficiale dell’e- alto, e sempre più in alto.” E così sia. sercito italiano non ebbe dubbi sul da farsi: prese con sé una decina di alpini e salì all’alpeggio del Paolo Cognetti

Nazismo e calcio/ Un calcio al nazismo

“Storie di persecuzione e di resistenza nel mondo del calcio sotto il nazismo” è il sottotitolo del nostro dossier La svastica allo stadio. Ne è autore Giovanni A. Cerutti, direttore scientifico dell’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea nel Novarese e nel Verbano-Cusio-Ossola “Piero Fornara”. Dopo l’introduzione (“La fragilità dei campioni”) pubblicata sul numero “A’’ 394 (dicembre 2014 - gennaio 2015), i quattro capitoli sono dedicati alle vicende di Matthias Sindelar (“I piedi di Mozart”), Arpad Weisz (“Un maestro del calcio europeo inghiottito nel nulla”), Ernest Erbstein (“L’uomo che fece grande il Torino”) e della squadra dell’Ajax (“La squadra del ghetto”). Originariamente i quattro scritti sono stati pubblicati nei numeri 374 / 377 di questa rivista, tra l’ottobre 2012 e il febbraio 2013. Trentadue pagine, stampa in bicromia, il dossier costa 2,00 euro e può essere richiesto alla nostra redazione come tutti i nostri numerosi “prodotti collaterali”. Per richieste superiori alle 10 copie, il costo scende a euro 1,50. Tutte le informazioni sul nostro sito arivista.org. Per organizzare iniziative pubbliche, conferenze, presentazioni nelle scuole, ecc., con la presenza dell’autore, contattate direttamente l’Istituto storico della Resistenza sopra citato: telefono 0321 392743 / fax 0321 399021 / www.isrn.it / [email protected]

40 Walden Fatti & misfatti

Rojava/ bene possibile, e spero che anche voi terno del mondo curdo è il Pkk (“Partito un giorno (se non l’avete già fatto) de- curdo dei lavoratori”), guidato da Ab- Lorenzo Orsetti cidiate di dare la vita per il prossimo, dullah Öcalan, arrestato dalla Turchia assassinato perché solo così si cambia il mondo. nel 1999, condannato perchè a capo Solo sconfiggendo l’individualismo e di un’organizzazione considerata da dall’Isis l’egoismo in ciascuno di noi si può fare molti stati terroristica. Dal suo arresto la differenza. Sono tempi difficili lo so, Öcalan, dopo la commutazione della Il 18 marzo scorso è stato assassina- ma non cedete alla rassegnazione, non condanna a morte alla pena dell’erga- to in Siria, insieme ad altri combattenti abbandonate la speranza, mai! Neppu- stolo, è detenuto sull’isola-carcere di del YPG (“Unità di protezione popola- re per un attimo. Anche quando tutto İmralı, in Turchia appunto. In seguito re”), Lorenzo Orsetti, un anarchico to- sembra perduto, e i mali che affliggono a letture e a qualche contatto indiret- scano che da un anno e mezzo si era l’uomo e la terra sembrano insormonta- to grazie ai propri avvocati, all’inizio di trasferito in Siria per combattere nell’u- bili, cercate di trovare la forza, e di in- questo secolo il pensiero di Öcalan ha nità “Lotta anarchica” al fianco del po- fonderla nei vostri compagni. È proprio avuto una svolta, che l’ha portato ad polo curdo. nei momenti più bui che la vostra luce abbandonare un’impostazione marxi- Orsetti è stato colpito a morte nel serve. E ricordate sempre che “ogni sta-leninista per approdare a una con- tentativo di liberare la città di Baghouz, tempesta comincia con una singola cezione democratico-ecologista. Signi- una delle ultime sacche di resistenza goccia”. Cercate di essere voi quella ficativa la relazione epistolare indiretta dello Stato Islamico (Isis) in Siria. Se- goccia. Vi amo tutti, spero farete tesoro da lui avuta con Murray Bookchin, per condo l’allucinante “stile” dell’organizza- di queste parole”. decenni anarchico e padre dell’ecolo- zione islamista, la notizia dell’assassinio gia sociale, poi uscito polemicamente di Lorenzo è stata data in rete, rivendi- la redazione di “A” dall’anarchismo e anche lui (prima di cando l’eliminazione di un “crociato” ita- Öcalan) approdato a una concezione liano, mostrandone il corpo martoriato e di partecipazione critica alle istituzioni i suoi effetti personali. (“municipalismo libertario”). La svolta A Firenze, domenica 31 marzo, si è Kurdistan/ di Öcalan, in un partito dalla perduran- svolta una manifestazione europea pro- te tradizione centralista, si è pedisse- mossa dai curdi, a sostegno della loro Qualche quamente trasferita a tutti i livelli del causa e in ricordo anche di Lorenzo appunto partito. Orsetti, alla quale hanno partecipato un Dei rapporti tra Öcalan e Bookchin paio di migliaia di persone, compreso redazionale e in particolare sulle analogie tra le loro uno spezzone anarchico di alcune centi- concezioni di pensiero ha riferito su “A” naia di persone. Tra le popolazioni di etnia curda, (La strana coppia in “A” 381, giugno Ecco il testo che Lorenzo aveva pre- sparse in molti paesi mediorientali e in 2013) Janet Biehl, sua seconda moglie parato pensando alla possibilità della numerosi altri (Italia compresa) in cui e compagna negli ultimi anni di vita. E propria morte: “Ciao, se state leggen- si è sparpagliata la loro diaspora, è in sempre di Janet Biehl abbiamo pubbli- do questo messaggio è segno che non atto da molti decenni una lotta per la cato il resoconto di un viaggio in Roja- sono più a questo mondo. Beh, non sopravvivenza, la difesa della propria va (I paradossi della libertà in “A” 411, rattristatevi più di tanto, mi sta bene identità e dei diritti, che si scontra prin- novembre 2016) in cui, pur simpatizzan- così; non ho rimpianti, sono morto fa- cipalmente contro i governi che si sono do per la causa curda, ne evidenziava cendo quello che ritenevo più giusto, succeduti in Turchia (ma non solo). Si aspetti per noi inaccettabili, a partire difendendo i più deboli e rimanendo tratta di una vera e propria guerra, che dalla censura preventiva di qualsiasi li- fedele ai miei ideali di giustizia, egua- si inserisce in quell’area mediorien- bro o periodico in odore di una benché glianza e libertà. Quindi nonostante tale al centro di giganteschi interessi minima critica al pensiero unico del Pkk. questa prematura dipartita, la mia vita economici e geopolitici, dall’acqua al A noi, internazionalisti e cosmopo- resta comunque un successo, e sono petrolio, dai luoghi santi a tutte le re- liti, non interessa la questione dell’in- quasi certo che me ne sono andato con ligione monoteiste ad antiche contrap- dipendenza nazionale, non crediamo il sorriso sulle labbra. Non avrei potuto posizioni e veri e propri odi. nelle cause dei popoli in quanto tali, chiedere di meglio. Vi auguro tutto il La forza politica predominante all’in- siamo invece attenti alle questioni della

cronache 41 libertà, delle modalità organizzative, dei dall’altro creare un nemico universa- che fondamento!, ce l’hanno. È lo stes- diritti delle minoranze, delle divisioni in le sul quale far convergere le proprie so atteggiamento di chi afferma di non classe che esistono sempre nei popo- pulsioni distruttrici, basti pensare alla essere razzista, ma poi... prima gli italiani li. Il nazionalismo comunque espresso creazione dei ghetti in tutta Europa, e tutti i negri a casa loro, così non gli tende a “coprire” queste differenze, fa- manifestazioni della volontà non solo paghiamo più l’assistenza. Questi sono cendo riferimento a una causa unifican- di isolare, ma anche di controllare nella forse i più pericolosi, perchè i più facil- te nazionale, che non è mai la nostra. loro quotidianità, gli ebrei. In altri paesi, mente manipolabili un domani che l’anti- Il compito di una rivista anarchica in particolare Russia, Polonia e Ucraina semitismo in Italia venisse ad avere una quale è “A” è, a nostro avviso, innanzi- si scatenavano con regolare e crimi- copertura istituzionale. tutto di approfondire, cercare di com- nale frequenza, i pogrom, violentissi- Accanto a loro, anche se apparte- prendere, non accontentarsi mai delle me manifestazioni contro le comunità nenti a settori sociali più evoluti e, vo- versioni mainstream. Lo abbiamo fatto ebraiche con le quali si annientavano gliamo credere, più progressisti, gli anti un paio d’anni fa, curando un dossier interi villaggi, con incendi, persecuzioni israeliani, motivati nella loro animosità (“A” 418, estate 2016) che compren- di ogni genere e omicidi. rispetto agli ebrei in generale, dalla poli- deva anche un’intervista a un volontario Anche l’Italia, vergognosamente, tica semicolonialista dello Stato di Isra- anarchico italiano nella Brigata Interna- non è rimasta immune da fenomeni di ele. Sarebbe come se dovessimo fare zionale al fianco del YPG. antisemitismo, macchiandosi con le fa- di tutta l’erba un fascio della civiltà oc- scistissime leggi razziali, dell’infamia di cidentale perché responsabile, fra mille la redazione di “A” aver contribuito alla persecuzione ed eli- altre cose, di qualche infamia genocida minazione nei campi di concentramento o espropriatrice. Colpire nel mucchio, tedeschi, di migliaia di ebrei italiani. evidentemente, per evitare di analizzare Un’altra forma di antisemitismo è la situazione e capire chi veramente po- Antisemitismo/ quella che si registra in vasti segmenti trebbe essere il nemico. dell’islamismo. Usando oggi come pre- A volte ritorna testo la politica sionista in Palestina, Che cosa produce (anzi, sempre) non fanno altro che ridefinire in chiave Fortunatamente, nel mondo occiden- moderna le secolari discriminazioni che tale, questi rigurgiti antisemiti non pro- hanno sempre attuato nei confronti delle ducono ancora effetti drammatici. Da cosa nasce comunità ebraiche. La coscienza democratica e la con- C’è una lunga tradizione antisemi- sapevolezza della mostruosità dello ta che attraversa l’Europa e il medio Chi coinvolge sterminio degli ebrei, prodotto nella oriente, sviluppatasi per i motivi più di- Innanzitutto le destre estreme mon- Germania nazista di una crescente e versi, ma storicamente riconducibili es- diali, rifacentesi alle tesi razziste ed eu- ben orchestrata ostilità, funzionano an- senzialmente a motivi religiosi. Parten- genetiche propagandate e diffuse non cora da anticorpi di sicura efficacia per do dalla ostilità delle chiese cristiane e solo dal nazismo, anche se questo fu il far temere, al di là di singole e circoscrit- dell’islam nei confronti della primigenia regime che più le utilizzò, ma anche da te violenze antisemite, un diffondersi religione del Libro, si è sviluppata una comunità pseudoscientifiche. Queste non solo di una cultura antisemita, ma narrazione che vede nell’ebreo il diver- destre vedono nel popolo ebraico un anche di una percezione collettiva della so, l’irriducibile, colui che dopo duemila nemico subdolo e ipocrita che dietro a legittimità di una futura emarginazione anni di persecuzioni più o meno manife- una attività legale (banche e istituzioni del popolo ebraico anche all’interno del- ste, persevera nella propria fede e nella finanziarie) o filantropica (vedi Soros e le democrazie occidentali. difesa della propria identità culturale e alcune istituzioni israeliane) intendono Occorre però non abbassare la sociale. Per questo, fondamentalmen- impadronirsi di tutte le leve del potere, guardia, perché è innegabile che le ma- te, l’ebreo fa paura, perché non è omo- politico, economico e finanziario, ai dan- nifestazioni di antisemitismo, più o meno logabile e quindi non controllabile dalle ni della razza ariana. Dietro un presunto consapevoli e più o meno pericolose, strutture di potere e religiose. Questa attaccamento a un popolo apparente- tendono sempre più a diffondersi in un sua capacità di sopravvivere a tutto mente vilipeso ed espropriato dai grandi corpo sociale fortemente “provato” dal- manifesterebbe, secondo gli antisemi- finanzieri ebrei, ci sta un misto di igno- la questione immigrazione. Una società ti di tutte le convinzioni, una mentalità ranza, demagogia, livore immotivato, allarmata, se non spaventata, dalla co- diabolica che lo rende estremamente presunzione di superiorità ecc. ecc. Un siddetta invasione, può trovare un moti- pericoloso per il corpo sociale all’inter- fritto misto nel quale ogni componente vo in più per incattivirsi e reagire scom- no del quale viene a trovarsi come un può felicemente supportare le tesi più postamente, individuando nel diverso (e corpo estraneo: ora da eliminare, ora assurde e indimostrabili. l’ebreo, ancora, purtroppo, da molti è da vessare. Dietro a questi antisemiti al 100%, percepito come diverso) un nemico da orgogliosi e ben consapevoli di esser- isolare, da discriminare, e, se del caso, Come si manifesta lo, ci stanno altri segmenti della società da eliminare. Senza andare alla mostruosità del- che non potremmo definire antisemiti la Shoah, con la quale la “civilissima” tout court ma che, in tante delle loro Massimo Ortalli Germania patria della filosofia e della posizioni pubbliche e private, lasciano tratto dal numero zero de “L’anarchista”, cultura occidentale ha inteso da un intendere che molte di queste tesi anti- periodico di informazione libertaria a cura lato esorcizzare il “pericolo” ebraico e semite in fin dei conti un fondamento, e dell’Assemblea degli Anarchici Imolesi

42 cronache dibattito autogestione Umanesimo anarchico

del Cusa

Attenti agli sviluppi e alle degenerazioni dei movimenti di lotta autogestionari, quelle/i del Cusa propongono una riflessione sulle modalità di lotta e di presenza politica, al di fuori e contro qualsiasi ipotesi di inquadramento nel sistema di potere.

el 1992, qualcuno aveva provato a proclamare storiche e sui paradigmi di liberazione, ci si è trin- la fine delle Storia, quando un sistema di po- cerati nella difesa delle istituzioni nate con l’avvento Ntere, che si credeva naturale come il ciclo de- storico della borghesia. Istituzioni che ormai quasi gli equinozi o la forza di gravità, era crollato improv- più nessuno riconosceva come il nemico da abbat- visamente sotto i colpi di un blocco contrapposto tere o da superare. Una volta mascherate da costi- e sotto il peso delle menzogne sulle quali fin dall’i- tuzionalismo all’italiana, sotto lo slogan del “Noi nizio si era fondato. Il sistema aveva lasciato cam- non siamo stalinisti, perché siamo sempre stati per po a un capitalismo e a un liberismo sfrenati, che l’alternativa democratica” (cioè per quella linea fatta si sarebbero spinti ben oltre le più nere previsioni. introdurre proprio da Stalin nei parti comunisti oc- Qualcuno allora tentò delle improbabili “Rifonda- cidentali, dopo la Seconda guerra mondiale). zioni”, sostenendo ai congressi nazionali che il fatto Nel frattempo, già negli anni ‘60 e ‘70, la critica e che una delle più gravi tragedie della Storia fosse la contestazione allo statalismo di sinistra avevano coincisa con lo stesso apparato ideologico del loro iniziato una nuova fase, di pari passo con un re- partito, non richiedesse una riflessione critica su di lativo riflusso dell’anarchismo ideologico, anch’es- esso. Si trattava di una spiacevole e imprevedibile so bisognoso di una rielaborazione critica sui suoi coincidenza, dipesa dall’errata interpretazione di al- presupposti dopo l’esperienza della rivoluzione e cuni personaggi fraudolenti, indegni di quel simbolo e della Guerra civile spagnola. Ma in mancanza di di quel nome (quegli stessi personaggi che erano stati una seria riflessione sul tema della soggettività, incensati pubblicamente, fino a pochi anni prima). anche il post-strutturalismo – per quanto prezio- so nei sui apporti alla liberazione dal “discorso del Contro lo statalismo potere” e dalle istituzioni disciplinari – avrebbe ben presto ceduto il passo alle folgorazioni sulla di sinistra via di Damasco. Folgorazioni che hanno portato ad La barca non ha retto a lungo la tempesta. Nei esempio gli adepti delle attuali generazioni, ad ab- cuori di molti militanti storici dei partiti comunisti, bracciare Comunione e Liberazione in alcuni casi non solo la socialdemocrazia, ma persino la Cro- già a 20-30 anni. ce sarebbe tornata a prendere il sopravvento. E in Gli spazi sociali invece sono stati forse una delle mancanza di quella seria riflessione sulle vicende esperienze più positive di questa parabola, pur con

dibattito autogestione 43 tutte le loro contraddizioni e i paradossi. porti diretti tra produttore e consumatore, fino Nati con l’idea di ricreare un tessuto sociale fran- all’autoproduzione. Usando nuovi mezzi di tra- tumato intorno a delle idee socio-politiche, nell’in- sporto, mettendo in moto meccanismi di scambio e tento di superare i modelli della società patriarcale riuso, condividendo le proprie competenze. e capitalista, ne hanno proposti di nuovi. Cercando Purtroppo però molte persone si sono chiuse altri modi di prendere decisioni comunemente. dentro queste quattro mura e hanno preteso di far- ne un mondo perfetto, tagliando fuori il resto della Mosaici di molteplici comunità. L’assemblea ha perso sempre più la centralità attività che aveva inizialmente, proprio in virtù delle ca- I movimenti di ribellione al sistema capitalista sono renze su un piano della ricerca soggettiva, indivi- stati mosaici di molteplici identità. E nel loro piccolo, duale e sociale, da parte dei riferimenti usciti dal i centri sociali hanno espresso questa diversità. post-strutturalismo, e andati per la maggiore in Il centro sociale è antifascista per definizione. A questi ultimi decenni. E la diversità, che da un lato volte, nello stesso spazio, si trovano persone con po- è sempre stata una ricchezza, ha portato anche a sizioni diverse che condividono gli stessi disagi nel rotture e a gruppi sempre più ristretti di persone quotidiano, vivendo gli stessi quartieri. che, oltre a isolarsi, hanno facilitato involontaria- Perciò gli spazi sociali hanno puntano a svilup- mente le infiltrazioni di polizia e Digos, generando pare forme di resistenza collettiva come le cicloffi- a loro volta diffidenza verso le nuove persone che si cine popolari, i gruppi d’acquisto solidali, gli orti avvicinavano agli spazi sociali. Hanno contribuito urbani, le palestre, con l’intento di stabilire rap- a questi fenomeni anche le politiche di “assegna- zione”, grazie alle quali i centri sociali, a discapito della loro libertà, sono diventati di fatto proprietà di chi li gestisce e si sono assoggettati sempre più all’istituzione. Sempre in mancanza di strategie so- Buon compleanno ciopolitiche (ma anche di riferimenti culturali), che riuscissero a offrire un’autentica prospettiva di li- berazione dallo Stato, che ha potuto pretendere un Cusa affitto, esigendo il rispetto di alcune regole e esse- In questo mese di maggio 2019 “Cusa – re sicuro che tutto quello che avveniva all’interno umanesimoAnarchico” festeggia il suo di essi rimanesse confinato e non si manifestasse 10° anniversario. Dieci anni di lotte all’esterno. pacifiste, ecologiste, antirazziste, nonviolente, libertarie. Cusa è stato Legalità vs. attivo in Stop razzismo, LibertArea e legittimità nel coordinamento contro il commissa- Di conseguenza, si sono riprodotte dinamiche riamento degli spazi sociali a Roma. di potere e sopraffazione che ogni persona si por- Ha curato alle Vetrine dell’editoria ta dietro dall’ambiente in cui è nata e cresciuta. Il anarchica e libertaria di Firenze concetto di “legalità” ha attecchito su quello di “le- “Oltre la crisi: una via libertaria gittimità”, e la gente si è allontanata dalla gestione alla decrescita?” e incontri con l’e- della comunità, considerandola come un affare di cologista Dimitri Roussopoulos. chi governa, definendosi sempre di più “apolitica”. Cusa non è un acronimo, bensì un Ora i centri sociali stanno tentando di tornare termine che sta a significare il fatto nelle strade e nelle piazze a parlare con la gente, che in un approccio umanista e anar- per ricreare quella collettività che era il loro intento chico alla conoscenza, ogni parola ha originale. il senso ed il significato che le si Chi non si è assuefatto al volere dell’istituzio- da. E anche Cusa, come tutte le cose, ne però, nel tentativo di uscirne, si trova davanti ha il significato che le si attribuisce all’insormontabile difficoltà di affrontare il mondo (vedi la prima domanda e risposta nel- esterno. la categoria F.A.Q. sul nostro blog). Alcune correnti minoritarie di queste esperienze Perciò la nostra firma è “CUSA - infatti avevano già iniziato a presagire, fin dalla loro umanesimoAnarchico”, senza bisogno origine, la crisi di alternative basate da un lato sul- di ulteriori spiegazioni. Vogliamo la difesa di paradigmi obsoleti come materialismo, continuare a lungo questo percorso scientismo e determinismo, dall’altro su un nichili- assieme. smo o un anti-umanesimo filosofico altrettanto ste- cusa.noblogs.org rili nel lungo periodo e facilmente cooptabili da quei [email protected] sistemi di potere che pretendevano di osteggiare. Sono fioriti così, negli ultimi decenni, movimen- ti ecologisti e nonviolenti, lotte territoriali, mar-

44 dibattito autogestione ce per il clima e il disarmo, manifestazioni e reti Dunque se qualcuno nel 1915 profetizzava per antirazziste, coordinamenti femministi, collettivi il futuro prossimo della propria epoca un chiaro e e movimenti artistici di strada. Parallelamente a inequivocabile Socialismo o barbarie, non è forse av- nuovi contributi al pensiero, tanto ignorati quanto ventato oggi azzardare un altrettanto premonitore fondamentali per i possibili percorsi futuri dell’u- Umanesimo (anarchico) o fine della Storia. Oggi che manità, si sono riscoperti e riletti criticamente au- ogni altra alternativa al capitalismo in tutte le sue tori come Jung, Feuerbach, Husserl, ma anche Bo- forme sembra ampiamente fallita e i suoi mento- okchin o Berneri in ambito più strettamente liber- ri hanno scatenato una resa dei conti finale con la tario; si sono poi indagati nuovi campi di ricerca Storia stessa, contro ogni tentativo rivoluzionario. posti ad esempio dalle neuroscienze e dalla fisica Quella Storia con cui i tutori dell’ordine vigente quantistica. sanno di avere delle fratture e degli irrisolti ormai insanabili e che stanno cercando di portare verso Aneliti e spinte un nuovo Medioevo sociale, culturale, psicologico. Oggi più che mai, abbiamo bisogno di una nuo- rivoluzionarie va e diversa soggettività possibile, una soggettività Tutto questo ha avuto un’influenza positiva an- che partendo dalla dimensione percettiva dia va- che su alcune delle esperienze rivoluzionarie più lore alla sfera emotiva e irrazionale, coniugandola interessanti dei tempi recenti, come quelle comu- con quella del pensiero. E a partire da questo, sia nitarie contro le grandi opere in Italia o quelle dei in grado di rompere con gli immaginari e i linguag- movimenti di Occupy, degli scioperi contro la guerra gi codificati, sperimentando da un lato nuovi per- e dei consigli del Rojava, solo per citarne alcune su corsi creativi – molteplici e unitari – di emancipa- un piano internazionale. zione oltre le “Colonne d’Ercole” del modo istituito, Ma la strada verso questo nuovo umanesimo, e dall’altro elaborando costantemente delle forme ancor più verso questo nuovo umanesimo anarchi- organizzative e strategie socio-politiche, che non co, sarebbe stata lunga, difficile e controversa. Por- pongano fratture – bensì alchimie – fra dimensione tandosi dietro il fardello degli irrisolti e le contrad- individuale e sociale e che non siano modelli asso- dizioni del passato, si sarebbe scontrata da un lato luti o “definitivi” di quel percorso di liberazione ma con la dura repressione e screditamento da parte strutture in divenire, capaci di evolversi e ricrearsi del potere, dall’altro con la prevedibile ostilità e dif- continuamente. fidenza dei settori dell’antagonismo, più legati ai va- Per incidere sulla realtà presente, declinandola lori e alle formule tradizionali. verso i nuovi immaginari che quell’istinto alla crea- Presi fra due fuochi e in mezzo a questo pantano, tività produce. gli aneliti e le spinte rivoluzionarie si sarebbero pur- Un’umanità in movimento, un umanesimo che si troppo presto arenati. In mancanza anche di un’a- espande in un pluri-universo di sensazioni e popoli deguata risposta da parte delle forze e dei movimen- in cammino. Dentro e oltre la lotta quotidiana per ti di ispirazione anarchica e libertaria, rimasti ten- la sopravvivenza. denzialmente arroccati in questi anni, salvo alcune significative eccezioni, su paradigmi tradizionali - o Difendere tutte al massimo su quelli usciti come dominanti dalle elaborazioni fatte fra anni ‘60, ‘70 e ‘80. le autogestioni Molteplici sono stati anche i fenomeni di insor- Ripartiamo dalla difesa di tutte le autogestioni – genza giovanile e di contestazione che hanno mu- così duramente sotto attacco in questa fase – come tuato, e stanno mutuando, più o meno consapevol- esperienze da riqualificare e coordinare in base alle mente, alcuni aspetti di questa ricerca. Ma confuse esigenze. A cominciare dalla centralità e orizzonta- e a volte stereotipate ne sono state le influenze e lità del momento assembleare e dalla loro capacità non sempre adeguata è stata la capacità o la possi- di portare la prassi quotidiana oltre le soglie della bilità da parte dei gruppi e delle avanguardie orga- legalità. nizzate di trasmettere una presa di coscienza e degli È fondamentale attivare un percorso sociale, strumenti più adeguati. culturale ma anche teorico, che dia punti di riferi- Di tutti questi aspetti ne vediamo oggi purtroppo mento in costante evoluzione a tutte quelle persone, in Italia la più fulgida conseguenza, nell’affermarsi gruppi e movimenti che stanno esprimendo, seppur di fenomeni populisti e legalitari come il Movimento in modo confuso e parziale, questa sensibilità ma 5 Stelle, i quali hanno riportato pienamente la “que- faticano a trovare strumenti che ne permettano una stione umanistica” su un piano della strenua difesa piena e duratura presa di coscienza. delle istituzioni democratiche e repubblicane. Con Abbiamo bisogno di ricercare un umanesimo non gravissime conseguenze in termini di crisi migrato- antropocentrico, come vitalismo alternativo, e anta- ria e di repressione degli spazi sociali, ma anche di gonista sia a quello religioso che a quello nichilista. aumento di diseguaglianze, Stato di polizia, limita- Questo umanesimo, ovviamente, non potrebbe zione degli spazi sindacali, rafforzamento dell’eco- che essere anarchico. nomia imprenditoriale e abiura de facto della lotta anticapitalista. Cusa

dibattito autogestione 45 Rassegna libertaria

Fascismo/ di interventi irrilevanti. Ma Mussolini non Il numero di sezioni fasciste effettiva- si perde d’animo. È un buon giornalista, mente attive nel 1919 rimane limitato, la Un secolo fa, energico, salace, provocatorio, dotato di loro esistenza è tormentata. La battaglia la nascita un bieco pragmatismo che gli consente elettorale di novembre condotta in soli- di evitare, come diceva Angelo Tasca, “i taria nella lista Thévenot (dal nome della tranelli mortali della coerenza” e di tenere bomba a mano in uso agli arditi) è una Negli ultimi tempi, non solo per il suc- insieme le contraddizioni interne a un disfatta clamorosa. L’odiato PSI è il primo cesso del romanzo “M” di Antonio Scurati, confusionismo rivoluzionario pronto a partito in Italia, mentre la lista fascista si si è tornati insistentemente a parlare del qualunque deriva. Al suo fianco futuristi e presenta solo a Milano e si attesta su un periodo dell’ascesa del fascismo. Sull’on- arditi, con le loro intemperanze sempre più umiliante 0,08% dei voti. Se Mussolini da del centenario del 1919 (anno di fonda- chiassose per le strade di Milano contro prende 9.000 preferenze, Filippo Turati lo zione dei Fasci di combattimento) anche tutti i “nemici della patria”. surclassa di oltre venti volte, con 190.000 Mimmo Franzinelli, noto e apprezzato È questo il clima del diciannovismo, voti. Un corteo socialista sfila sotto casa storico del fascismo e dell’Italia repubbli- che nonostante la propaganda contro i di Mussolini portando una bara col suo cana, è tornato in libreria con il consueto “pescicani” arricchiti non spaventa af- fantoccio. rigore storiografico che contraddistingue fatto la borghesia. Anzi, nella difficoltosa Ma Mussolini, ancora una volta, invece le sue ricerche. Fascismo anno zero. navigazione nelle acque del dopoguerra di leccarsi le ferite attacca e rilancia la 1919: la nascita dei Fasci italiani di la “stella polare” di Mussolini resta l’anti- guerra del fascismo contro il “nemico combattimento (Mondadori, Milano socialismo, tradotto nel ripudio della lotta interno”; se giocare la carta del sovversi- 2019, pp. 289, € 22,00) indaga proprio di classe per guardare alla collaborazio- vismo patriottico non ha dato buoni frutti, i primi passi del movimento mussoliniano, ne produttivista tra proletari e padroni, meglio rinsaldare i rapporti con i capitani ancora incerti, ondeggianti, perfino con- nell’interesse dell’economia nazionale. d’industria e guardare decisamente a de- traddittori e non privi di cadute, purtroppo Per questo, Franzinelli lo rimarca con stra, anche se vuol dire perdere per strada mai rovinose. decisione e ricchezza di dettagli, i Fasci qualche sansepolcrista di orientamento Mentre i socialisti continuavano a pre- sono fin da subito ben sovvenzionati da rivoluzionario. Una svolta a destra che in dicare l’arrivo della Rivoluzione come se industriali e commercianti milanesi, i cui realtà, come sottolinea Franzinelli, non fa fosse stata una necessità della storia, da denari risultano indispensabili alla soprav- che inverare “dei presupposti d’ordine attendere a braccia aperte senza bisogno vivenza del movimento: “le sovvenzioni presenti fin dalla fondazione dei Fasci di di prepararla, il 23 marzo 1919 in piazza ripagano il supporto fornito alla borghesia combattimento” (p. 163) e che si concre- San Sepolcro a Milano nascono i Fasci sul fronte della guerra di classe” (p. 26). tizza nello squadrismo fascista, ovvero di combattimento, diretti eredi dell’inter- in un’offensiva militare che insanguina ventismo rivoluzionario, che nella formula il Paese e annichilisce la forza numerica dell’“antipartito” mescolano una tensione delle masse socialiste. sovvertitrice delle istituzioni liberali al più Poi, per circa un decennio, il rivolu- urlato patriottismo e a un feroce antiso- zionarismo sansepolcrista viene relegato cialismo. Si tratta di un movimento di tipo nell’ombra: lo impone il rafforzamento nuovo che fa della violenza il suo punto dell’alleanza con monarchia, Chiesa e d’appoggio strutturale e che, con gli in- industriali. Ma una volta consolidata la cendi, le bastonature e le uccisioni andrà dittatura e schiacciati gli oppositori è togliendo nel corso dei mesi e degli anni tempo di edificare il proprio mito delle successivi ogni spazio di agibilità politica origini. In particolare nel 1929, decimo agli avversari. anniversario di fondazione, prende avvio la L’adunata milanese è un evento chiave, consacrazione dell’epopea nata in piazza troppo spesso “sottovalutato o banalizzato San Sepolcro, con la trasfigurazione di dagli antifascisti” (p. 6), ma che sul mo- quell’adunata in atto fondante dell’Italia mento ha ben scarsa risonanza, snobbato littoria. da stampa e opinione pubblica. I presenti Franzinelli dedica particolare attenzione sono appena duecento, ben poco rispetto alla costruzione di questo mito, che il re- alle aspettative, e la riunione si scioglie per gime ha più volte riscritto a seconda delle stanchezza dell’uditorio dopo una sequela convenienze del momento: eliminando

46 cultura dall’elenco della prima leva fascista nomi gesti, dei briganti e dei semina guai”, come divenuti col tempo scomodi (il repubblicano l’autrice scrive nella nota finale. Pietro Nenni, il filosofo Giuseppe Rensi, Un romanzo storico, dove il bisnonno il sindacalista rivoluzionario Alceste De anarchico dell’autrice rivive nel vecchio Ambris, il maestro Artuto Toscanini, il giu- Giuseppe Ceresa – cospiratore maz- rista Silvio Trentin, solo per fare qualche ziniano e anarchico con Malatesta nel esempio) e aggiungendo i favoriti (Leandro Matese – ma anche nel giovane Lupo Arpinati, Arnaldo Mussolini e molti altri). suo nipote, forte e irruente, che prende Fino a che, nel 1932, “attraverso comples- coscienza della sua condizione e si fa se strategie d’inserimenti e cancellazioni” agitatore contadino, tra i mezzadri di Serra (p. 165) viene stilato un elenco di 147 de’ Conti e dei colli del Misa e dell’Esino nominativi (ulteriori aggiunte si avranno – “vendemmiatori, armati di falcinella, negli anni successivi) a cui è concesso il che dovevano dividere grappoli e trecce, “brevetto sansepolcrista”. La seconda parte decidere se c’erano acini troppo belli per del volume contiene circa 200 dettagliate venir calpestati che andavano messi da schede biografiche di sansepolcristi e parte per la tavola dei padroni” – e poi presunti, ancorché certificati, tali, compilate infiammato rivoluzionario nella Settimana utilizzando anche documentazione tratta Rossa ad Ancona; ma pure in Nicola, dalle schede personali inedite conservate “bambino di mollica”, che supera ancestrali presso l’Archivio centrale dello Stato. debolezze e intime disperazioni dentro le dei Garelli. Dopo aver sputato un paio Insomma, “Fascismo anno zero” è un atrocità della guerra in cui, poco più che di semi, aveva raccontato: Ho sentito buon libro, utile a comprendere meglio il ragazzo, viene catapultato. Nel libro c’è uno ad Ancona, diceva delle cose che mi 1919 e gli uomini – meno presenti sulla la Storia descritta attraverso storie, rac- sono piaciute. Diceva che non dobbiamo scena pubblica, invece, le donne – che conti, narrazioni, che ricreano memoria e votare anche se adesso potremmo, che hanno attraversato “una pagina di storia la recuperano a una conoscenza che, se sperare nel governo è come aspettare complessa, contraddittoria e ambigua, lasciata alla sola storiografia, rischierebbe che la luna cada sul mare, diceva che diversa da come ci è stata raccontata, seriamente di perdersi. non dovrebbero esistere differenze, non affollata di attori destinati a rivestire nuove “Nicola era il bambino delle ombre e dovrebbero esserci ingiustizie, non do- parti nel dramma italiano” (p. 6). come ombra sarebbe voluto sparire. […] vremmo lavorare per altri ma solo per Lupo era animale notturno, era segno di noi stessi, non dovrebbero starci padroni Luigi Balsamini maledizione, ti avrebbe seguito in sogno, o proprietari, non dovrebbero esistere con te sarebbe sceso sottoterra.” Lupo e chiese o preti, né leggi né obblighi né Nicola vivono in simbiosi, in una solidarietà divieti, se non quelli per stare bene, da fraterna che li fa essere una vita sola, “non decidere per convivere, per collaborare, Anarchici si erano tolti l’abitudine, nonostante tutto, essere tutti uguali, e che sta a noi lottare.” marchigiani/ di dormire nello stesso letto come da Benvenuto allora questo bel libro, bambini, anche se Lupo forse bambino dolcissimo e duro, epico e popolare, Un romanzo di non era mai stato e ora si sentiva grande che narra storie vere intrecciate ad altre abbastanza da fare la rivoluzione. […] verosimili, preziosissimo soprattutto in fede, speranza e Loro vivevano in un mondo di gente che quest’era di postmemoria, in cui è forse anarchia lavorava, e chi lavora sa di doversi fare proprio attraverso il racconto che si pos- male, con una falce, con un vecchio ferro, sono trasmettere al meglio le esperienze “Era il 1897: Lupo nasceva alle soglie cadendo da un fienile, schiacciato da un degli eventi storici. del secolo nuovo, nell’anno in cui Errico carro, battuto da uno zoccolo, trascina- “Lupo non era mai stato bravo a parla- Malatesta veniva braccato ad Ancona to troppo al largo da un peschereccio, re, preferiva ascoltare e decidere, e quan- mentre scriveva sulle pagine di L’Agita- bruciato da una pala del pane bollente, do Malatesta parlava lui ascoltava, le sue zione”. È questo il registro di Un giorno piegato tra incudine e martello, il loro parole erano medicina, erano soccorso, le verrà, romanzo di Giulia Caminito (Bom- era un corpo che doveva ferirsi. Di ciò sue parole davano ordine ai suoi pensieri, piani, Milano 2019, pp. 239, € 16,00) bisognava farsene una ragione, restare alle sue rabbie, alle incomprensioni”. A Villa uscito lo scorso febbraio e che sarebbe attenti, vigili con gli strumenti e con le Rossa, dopo il comizio di Malatesta e la bello incontrasse molti lettori. persone, con le bestie e le tempeste, ma polizia che sbarra i cancelli per non farli Una storia intensa, di fratellanza e d’a- pensarsi forti abbastanza da non venire manifestare per le vie di Ancona, Lupo e narchia, un racconto di Storia e microsto- soffiati via.” gli altri alzano i pugni e le voci e provano ria mirabilmente congiunte, tra realismo Il linguaggio di Caminito è scorrevolis- a sfondare i cordoni, perché “era giusto crudo a tratti magico e memoria commo- simo, originale e coinvolgente, quasi un non andare in guerra, era giusto che loro vente. Giulia Caminito s’è fatta guidare narrato in presa diretta che, leggendo, ti avessero la paga che gli spettava, era dall’idea di voler scrivere “un libro sugli pare ascoltare dalla viva voce dei prota- giusto poter mandare Nicola a scuola, anarchici marchigiani, un libro su Nicola gonisti nel mentre gli eventi svolgono il era giusto che Gaspare avesse la metà di Ugolini e su quelli che come lui ci avevano loro corso. “La prima volta che Gaspare quello che coltivava, era giusto non crepa- creduto, superando i pregiudizi dell’anar- gli aveva parlato d’anarchia erano seduti re mentre rubavi una mela, era giusto che chia bombarola, dei violenti e insensati a mangiare dell’uva davanti alla vigna le terre tolte ai preti venissero date a loro,

cultura 47 a chi ci viveva, a chi le lavorava, a chi le Forse, allora, è una fede pulita declinata amava, poi la polizia iniziò a sparare. Lupo in atti solidali che può accomunare, una si voltò a un grido e vide Nello cadere. coscienza dell’universalità del senso di Avrebbe letto sui giornali e sui manifesti giustizia, quella stessa per cui “la Marca il nome di Nello Budini, il giorno dopo e era il suo luogo, l’angolo di mondo per cui molti giorni a venire”. lottare e da difendere, ma l’anarchia era Il racconto si fa anche qui modalità del l’umanità, non voleva campanilismi, non pensiero, e la narrazione storica non è solo voleva confini e nazioni, si stendeva come resoconto e sintesi di indagini, ma anche mare e toccava ogni costa, superava alte strumento della stessa ricerca. “Lupo ci barriere e creava ponti sopra il corso dei aveva davvero creduto, dopo i fatti di Villa fiumi più burrascosi.” Rossa, che potesse scoppiare la Rivolu- zione, per una settimana Ancona era stata Massimo Lanzavecchia loro, le bandiere nere e rosse erano state appese sui campanili delle chiese e i pali della luce, dalla Romagna arrivavano notizie di vittoria, il Re era stato messo in fuga, Contro l’istituzione dicevano, tutta l’Italia si è ribellata, stanno (scolastica)/ proclamando la Repubblica, la gente can- tava la Marsigliese nelle strade, i ferrovieri La normalità avevano scioperato compatti, Malatesta lascia spazio al bambino, al ragazzino o aveva organizzato posti di blocco in tutta della all’adolescente che frequenta la scuola, la città, avevano saccheggiato granai e dissociazione d’essere libero di inseguire i suoi sogni requisito armi, avevano fatto capire che e desideri e di inventarsi personaggi altri avrebbero potuto prenderla a calci que- Mettere in discussione il principio da sé e mondi altri dal proprio. E della sta loro Italia bigotta, borghese, piccola.” dell’unicità e omogeneità dell’io come dissociazione a scuola, parla a lungo E ancora, per descrivere il dramma di indice di sanità ed equilibrio mentale, e di Boumard, poiché quella scolastica è un passaggio cruciale, ecco un incontro contro mostrare la normalità e i vantaggi un’Istituzione che più di altre è visibile e tra due vecchi amici che di lì a poco si dell’esistenza di identità multiple, è il fine riconoscibile da tutti, e nella quale il livello sarebbero riscoperti irriducibili avversari: di un volumetto che raccoglie gli scritti della dissociazione psicologica degli allievi “Hai scordato l’abisso, aveva detto l’uomo di tre studiosi francesi, Patrick Boumard, di ogni ordine e grado, prende sempre più alto e il vento si era spostato su Piazza del George Lapassade e Michel Lobrot e corpo in un insieme variegato di forme (dal Duomo. L’abisso morale e politico che ci che ha per titolo Il mito dell’Identità. semplice e diffuso chiacchiericcio alle più divide da chi vuole dominare. Abbiamo dei Apologia della dissociazione (Sen- ostinate forme di vero e proprio rifiuto dello doveri verso i giovani, quelli che abbiamo sibili alle foglie, Roma 2018, pp. 136, studio, come nel caso classico dell’allievo trascinato nell’antimilitarismo e oggi non € 14,00). ‘scaldabanco’), segnalando la grave crisi possiamo ributtare in pasto al nemico. A lungo ritenuta sintomo patologico, dei metodi attuali di insegnamento e il [...] L’uomo basso si era messo a inveire, addirittura di tipo schizofrenico, la dis- fallimento delle pedagogie ‘storiche’ e dei gonfiando le vene del collo, con le mani sociazione psicologica viene ricondotta, metodi che a queste ancora continuano aveva disegnato cerchi in aria parlando di dai tre autori, ad un momento del tutto ad ispirarsi. vacuità dell’internazionalismo […]. Così normale e ordinario della vita di ogni La normalità della dissociazione - Armando Borghi aveva detto addio a Be- individuo, portato spesso ad assumere negata e combattuta a scuola come nito Mussolini.” vesti e azioni di un immaginario altro da devianza e patologia invece d’essere E poi c’è lei, “la Moretta” suor Clara, sé: la sua dissociazione è un’evasione, vista come reazione di rifiuto e resistenza Abbadessa sudanese del monastero di una fuga, una fantasticheria creativa e - viene rafforzata, nel secondo contributo Serra che tutti aiuta, e che i serrani difen- fantasiosa, utile per rompere, sfuggire, del libro, da Lapassade che ben segnala dono perfino con una storica sassaiola aggirare le norme e le rigide regole dei come questa sia da tempi immemorabili contro le carrozze del Vescovo, quando ruoli, imposti dalla società e dalle isti- presente nelle più diverse culture e tradi- vuole portargliela via. È lei che evoca la tuzioni e dai poteri che le reggono e zioni umane. E Lapassade, in particolare, speranza di giustizia del titolo: “un giorno le modellano, dettando le condotte e i esamina e spiega i meccanismi e le fun- verrà”, lei che pure intende “il giudizio di convincimenti che devono essere di tutti. zioni della dissociazione nelle pratiche Dio”, rivolta al prete che ha abusato di Dissociato è, per esempio, l’alunno sciamaniche, delle quali ha parlato nei una giovane del paese. “Voi mi fate paura, ‘svogliato’ - come ampiamente docu- suoi noti libri Carlos Castaneda; e Lo- Sorella, disse Lupo prima che lei scom- menta e spiega Boumard nel primo degli brot chiude gli scritti del libro con un parisse. E come mai? Chiese suor Clara scritti del volume - che fa baccano, che intervento che approfondisce il discorso fermandosi sulla soglia. Perché credete si distrae, magari perché non assimila e sulla trance sciamanica allargandolo a davvero nelle menzogne che dite, spiegò riproduce il modus operandi dell’alunno tutte le forme di Modificazione degli Stati Lupo. Non è forse quello che fai anche che l’Istituzione scolastica vorrebbe che di Coscienza, attraverso rituali magico- tu? Credere in qualcosa che per gli altri è fosse: obbediente, nella costrizione della religiosi, sedute meditative e assunzione menzogna? Domandò la suora. Lupo fece classe e diligente, nel rispetto dei ritmi e di droghe psichedeliche. per rispondere ma poi rimase in silenzio”. dei contenuti di un insegnamento che non Nel complesso dei diversi studi di

48 cultura Bourmand, Lapassade e Lobrot, la Deninotti, Giorgio Fontana e del dise- a contrasti emozionali che riflettono il pratica e la manifestazione della disso- gnatore e fumettista Lucio Ruvidotti, sentimento di chi racconta, a tonalità di ciazione non viene più negativizzata e che raccontano (Lamiere – storia di grigi e marroni tipici delle strade fangose stigmatizzata come turba psichica ma uno slum di Nairobi, Feltrinelli 2019, mano a mano che ci si addentra nello slum, viene compresa come risorsa attivata Milano 2018, pgg. 144, € 16,00) la loro mostrando la ruvidità del contesto senza per sopravvivere in ambienti e situazioni esperienza personale in visita alla barac- scadere nello scioccante iperrealismo ostili e opprimenti e legittimata come copoli “Deep Sea”, accompagnando una delle immagini. affermazione della libera espressione missione di medici di una piccola onlus Proprio per questo adoro i reportage di sé nella multiforme varietà dei piani italiana Raimbow for Africa e accolti dal disegnati, perché possono raccontare e dei modi in cui l’identità di ciascuno frate Ettore Marangi. I tre raccontano la dandoti il tempo di addentrarti nel con- può fluttuare: creativa e diversa, contro loro esperienza in prima persona con testo, di ascoltare, di riflettere e soprat- e oltre la vincolatività della Norma, omo- uno stile della narrazione molto sempli- tutto di stimolare a saperne di più invece genea e unica. ce e scorrevole e un utilizzo del colore che scioccarti e cambiare pagina. Un incredibilmente affascinante. interessante reportage a fumetti mixato Silvestro Livolsi Che cos’è uno slum? Mai sentito nomi- con un diario di viaggio, che si legge nare prima? Pensi che in Kenya ci siano velocemente, intervallato da schede solo savane sconfinate con leoni che rin- grafiche chiare e sintetiche che danno corrono gazzelle? Queste pagine riflettono un po’ di numeri e aiutano a mettere in Nairobi, Kenia/ esattamente la sensazione d’ignoranza per chi questo qualcosa non lo conosce, e Lo slum sicuramente forniscono un primo sguar- disegnato e do critico su un altro tipo di realtà. Sia l’uso del colore sia lo stile del disegno raccontato sono capaci di trasportarti direttamente in una metropoli come Nairobi, al centro Dieci giorni in uno “slum” di Nairobi del continente africano, alternando colori degli scrittori e sceneggiatori Danilo forti e soleggiati di umanità e speranza, Valeria De Paoli Valeria

luce alcuni punti critici introducendo il contesto sociopolitico del Kenya. Il testo lancia non poche riflessioni su giustizia sociale, legalità, circolarità della povertà (difficile uscire da uno slum, la maggior parte delle volte ci si resta “inchio- dati”, “schiavi della povertà”), uguaglianza di genere, abitare globale, sostenibilità degli interventi delle onlus e delle organizzazioni non governative che agiscono in questi contesti; alle volte si cade nel cliché, ma non sempre, o forse può sembrare così per chi in contesti simili ci lavora. I tre in viaggio danno bagliori di luce alle storie delle persone che incontrano, molto brevi ma intense, e le riflessioni a volte partono da li, ma forse troppo spesso la lettura del contesto parte dai protagonisti oc- cidentali con anche un pizzico di spirito “missionario”. Ad ogni modo la realtà è inevitabilmente più complicata e complessa

cultura 49 di quanto si possa pensare di capire in è chiamato ad una scelta di campo: l’im- ma mostrare i disastri della guerra nel meno di due settimane di viaggio, e per pegno o l’evasione. cuore, nella mente e nel corpo di queste questo è da apprezzare la conclusione Mary Gauthier è una cantautrice sta- persone. È terribilmente più efficace. È “una storia come questa ha senso solo tunitense, una vera artista, e ha scelto una preghiera per la pace che mostra se è il primo passo”. l’impegno. Rifles and Rosary Beads (Fucili l’orrore della guerra dall’interno. È anche Questa lettura può darci un primo e grani di rosario, Etichetta Thirty Tigers / e forse soprattutto un album di denuncia piccolo spunto di riflessione sul ritrovarsi Appaloosa, distribuito in Italia in edizione che dice l’indicibile su ciò che avviene chiusi, quasi schiavi, a vivere in uno dei con traduzione a fronte da IRD, Interna- nell’esercito americano: ad esempio una quartieri più sovraffollati di Nairobi, uno tional Records Distribution), il suo ultimo canzone è stata scritta con una donna slum appunto, sulla sopravvivenza di una album, è costituito da undici delle tante che racconta che il suo nemico non è popolazione sommersa, sulle resistenze e canzoni che la Gauthier ha scritto con stato l’Iraq, ma gli uomini con cui era in la volontà dell’uomo ma soprattutto della soldati americani reduci da vari conflitti, missione che, con sistematica spieta- donna, sul “non ci sono poteri buoni”. Ci soprattutto Iraq e Afghanistan, nell’arco di tezza, hanno abusato di lei. può aprire alla curiosità d’interrogarsi quattro anni. Assistiti da psicologi, soldati Lavorare a questo album ci ha spinti sull’immensa diversità e complessità afri- e soldatesse hanno affrontato, attraverso a rivedere i nostri stereotipi. Pensavo, cana e invogliare a documentarsi, leggere le canzoni, un percorso di restituzione e onestamente, che un soldato, capace di e provare ad avere più elementi per co- di confronto con il trauma della guerra. montare un’arma in pochi secondi, avesse struire il proprio pensiero, magari anche Mary ha saputo ascoltare e farsi carico ben poco da condividere con me che non ad andarci oppure parlarne con qualche di questo dolore e sono nate canzoni che ho fatto il servizio militare e non ho mai keniota che vive in Italia. guariscono, canzoni-medicine. maneggiato un’arma. Invece questi uomini Non vi racconto per sentito dire, ma e donne mi hanno insegnato la pace. Valeria De Paoli perché sono stato testimone e ho parteci- Paradossale insegnamento da parte pato alla realizzazione di questo progetto: di un soldato. Dovremmo già saperlo, da tanti anni collaboro con Mary Gauthier in realtà: già Ungaretti dovrebbe avere in concerto, la accompagno con il mio insegnato a noi italiani che non sono certo Mary Gauthier/ violino e altri strumenti. i soldati ad amare la guerra. Interessante, Da subito lei mi parlò di questo pro- poi, scoprire che tante sono le ragioni che Il blues o lo getto, da subito cominciammo a suonare spingono un ragazzo a fare il soldato, in zip-a-dee-doo-dah? queste canzoni dal vivo, mano a mano America. Innanzitutto le ragioni sono di che venivano scritte. Ho conosciuto que- carattere economico: spesso è l’unico sti uomini e donne: tanti di loro, giova- modo per chi appartiene ad una classe “Ci sono solo due tipi di musica: il blues nissimi, potrebbero essere miei figli. Le sociale disagiata per accedere ad una e lo zip-a-dee-doo-dah”. Così c’è scritto canzoni di Rifles and Rosary Beads istruzione superiore. su un quadro che campeggia in casa di aggiornano la canzone contro la guerra: Quattro anni per scrivere queste can- Mary Gauthier. Ogni vero artista oggi, non più inneggiare o implorare la pace, soprattutto oggi,

Debora Locci Debora Londra, Auditorium King’s Place, 10 maggio 2018

50 cultura separano. Altri due uomini dalla strada militare si infilano nel bosco, a valle. L’uomo uscito allo scoperto continua a correre in discesa, verso il milite […] Il milite prende la mira ed apre il fuoco, uccidendolo. Poi rivolge l’arma verso gli altri due, che stanno fuggendo a valle. Spara loro alle spalle, colpendone uno; l’altro salta un piccolo burrone e riesce a dileguarsi…” (p. 91). Le vittime sono due anarchici: Mario Avellini e Carlo Restelli detto Cialli (Charlie). La ricostruzione ufficiale di questo fatto, evidentemen- te lacunosa (con il comportamento fin troppo formale dei militi, con la strana Londra, Auditorium sequenza) presenta “troppe zone d’om- King’s Place, 10 maggio 2018 - Da sini- stra: Michele Gazich e Mary Gauthier Debora Locci bra, che potrebbero far pensare ad un di San Servolo agguato o ad un’esecuzione in piena zoni; quattro giorni per registrarle, nel (Venezia), attraverso le informazioni regola” (p.92). 2017 a Nashville, poi è cominciato il tour, che ho trovato nelle loro cartelle cliniche: L’autore di queste pagine, Alessandro che è durato più di un anno: dal gennaio ogni canzone una storia, ogni canzone Pellegatta (Infinita tristezza. Vita e 2018 al marzo 2019 più di duecento con- un incontro. morte di uno scalpellino anarchico, certi in USA e in Europa; nell’ottobre 2018 Zingonia - Bg 2018, pagine marxiste, pp. abbiamo toccato anche l’Italia. Sapevamo Michele Gazich 120, € 8,00). è un recidivo e competente di avere una missione, nel portare in giro narratore di avvincenti storie proletarie queste canzoni-medicine spirituali, scritte Nota: La massima scritta sul quadro a otto-novecentesche. Il tema trattato è il per ricordare che dietro l’odio da qualche olio in casa di Mary Gauthier è di Townes tradimento, ovvero il sospetto ingiusto e parte l’amore sopravvive. Queste canzoni Van Zandt (1944-1997), che è uno dei infondato di tradimento. Il titolo del libro possono cambiare la vita: certamente più significativi e introspettivi cantautori (che riecheggia un vecchio successo del hanno cambiato la mia. americani del Novecento. Per chi non lo musicista franco-spagnolo Manu Chao) L’album era ed è così necessario che conoscesse, giunga qui un mio caloroso potrebbe apparire, di per sé, poco at- è stato ascoltato e premiato in giro per il invito all’ascolto anche delle sue canzoni. traente. Eppure raffigura, con efficacia mondo, ha ricevuto addirittura una inaspet- purtroppo, lo stato d’animo e l’amarezza tatissima nomination ai Grammy Award che pervadono il lettore una volta giunto 2019, dimostrandoci che se il messaggio all’ultima riga. Scritto con sentimento e è chiaro e forte riesce a infilarsi anche in Il caso Restelli/ partecipazione, basato su un uso rigo- una qualche crepa dei centri commerciali. roso delle fonti, il saggio racconta la Anche se il regime / i regimi degli stati del Una brutta movimentata vita di Restelli Cialli, proprio nostro devastato occidente non vogliono pagina per uno dei “fucilati” in quell’episodio oscuro nulla di tutto ciò, ogni tanto qualcosa del 1933. riesce a trapelare anche per radio o ciò gli anarchici Scalpellino anarchico, nato nel 1880 che resta di esse, a disturbare la musica italiani negli Stati Uniti da una famiglia di emi- di regime (che è oggi sempre e solo grati dalla provincia di Varese. Si forma evasione), a disturbare, almeno per un politicamente negli ambienti “galleanisti” attimo, gli importanti flussi monetari. Partiamo dall’epilogo, tragico. del Vermont dove la comunità italiana Quest’album è stato fondamentale per Tardo pomeriggio del 5 settembre è divisa in fazioni contrapposte, causa me anche nello specifico: ho identificato 1933. Al confine italiano con la Svizzera, anche la contemporanea presenza in un metodo di lavoro che mi sono trovato in località Albero di Sella a 900 metri loco di due leader importanti, il socialista tra le mani e ho poi utilizzato per la co- s.l.m., i finanzieri di servizio allertano due Giacinto Menotti Serrati e, appunto, struzione delle canzoni del mio album militi della Confinaria in pattugliamento. l’anarchico Luigi Galleani. Colpito da Temuto come grido, atteso come canto Rumori sospetti provenienti dalla bo- provvedimento di espulsione, Restel- (recensione di Alessio Lega su “A” 431, scaglia fanno supporre la presenza di li rientra in Italia nel 1906, partecipa febbraio 2019). malintenzionati in procinto di espatriare all’esperienza coinvolgente della Scuola Mi spiego: Mary Gauthier ha scritto con illegalmente. E infatti, poco dopo, “…la Moderna di Clivio. È in contatto con gli un soldato o soldatessa ogni canzone: Camicia Nera Antonio Marchesini grida esponenti più conosciuti del movimento ogni canzone dà una prospettiva diversa il Chi va là fermi o sparo!, poi tira tre (fra cui Luigi Bertoni, Ugo Fedeli). Per sulla guerra, ognuna veicola una storia, colpi di moschetto in aria. All’improvviso varie vicissitudini personali si trova anche ognuna parla di uno specifico essere un uomo esce da un cespuglio tra la a scontare due anni di carcere a seguito umano. Ognuna delle mie canzoni fa la prima e la seconda curva della strada di una condanna per furto. È richiamato stessa cosa, dialogando con i pazienti militare e si mette a correre in direzione alle armi in concomitanza della guerra ebrei deportati nel 1944 dal manicomio del primo milite: non più di trenta metri li europea ma decide, dopo pochi mesi,

cultura 51 di disertare riparando in Svizzera. nio Macchi comproprietario dell’officina, Qui, insieme ad altri connazionali ed esuli di essere una spia della polizia. Le accuse anarchici è coinvolto – ma poi prosciol- sono pubblicate nel foglio newyorkese to – nell’affaire delle bombe di Zurigo «L’Adunata dei Refrattari» e riprese dalla (accusato cioè di attentati a seguito del stampa comunista. Ancora vent’anni dopo ritrovamento di esplosivi lungo la linea la “fucilazione” continuerà, nei ranghi del ferroviaria). Dopo l’amnistia del 1919 movimento, il chiacchiericcio inconsulto si stabilisce a Milano dove, insieme ad a danno del povero Restelli, replicato in altri due compagni, Antonio Pietropaolo modo acritico e, soprattutto, senza alcun e Eugenio Macchi, impianta un’officina. supporto documentario. È attivo militante e frequenta il vivace Il lavoro di ricerca di Pellegatta, svolto ambiente anarchico cittadino dove – come con grande acribia e onestà intellettua- ha ben analizzato Antonio Senta – “un le, ci richiama – fermo restando che, in individualismo filosofico, letterario ed storiografia come nel diritto, la responsa- esistenziale va di pari passo con uno bilità resta personale (e che non tutti gli strettamente operaio” (p. 53). Dopo il anarchici si occupano di storia, mentre gravissimo episodio del teatro Diana del non tutti gli storici dell’anarchismo sono marzo 1921 è denunciato per correità anarchici) – ad un’importante riflessione nella strage, ossia per aver “ospitato” nel collettiva. Scrive in proposito l’autore nelle suo luogo di lavoro le riunioni preparatorie insorgemmo vigorosamente” (pp. 94-95). sue considerazioni finali: “Quell’umane- degli attentatori. Assolto in istruttoria, è Dopo le bombe del Diana l’esperienza simo che gli anarchici rivendicano nella qui che incomincia il suo vero calvario, della Scuola di Clivio si avvia alla chiusura; storica polemica contro noi marxisti freddi, insieme alla sua vita ancora più grama. mentre rimane in piedi una difficile attività autoritari, accentratori, è stato negato Eh sì, perché “Come sempre avviene, di soccorso ai perseguitati dal fascismo, di ad uno dei più umili militanti proletari del – scriverà di lui il «Risveglio anarchico» supporto logistico agli espatri clandestini. loro movimento, per di più ammazzato dai (21 ottobre 1933) – per il fatto che si era Cialli Restelli è intanto fatto oggetto di fascisti” (p. 107). miracolosamente salvato, certuni propa- gravissime e non provate calunnie, accu- larono dei sospetti su di lui, contro i quali sato da uno dei suoi ex-compagni, Euge- Giorgio Sacchetti

Gli anarchici nella lotta antifascista un dossier sul partigiano anarchico Emilio Canzi un dossier storico sull’impegno nella lotta antifascista 1€ cadauno Sulle barricate, in carcere, al confino, in clandestinità, in esilio.

52 cultura Lettere dal futuro di Paolo Pasi

Proprio come accadeva da tempo per le automobili, I beep-sensori i sensori sorvegliavano la porzione di territorio più vicina al soggetto, e lo avvertivano della presenza di ostacoli sul suo cammino. Beep… Be-beep… Beepbeepbeepbeepbeepbeepbeep!!! Pensate a una sorveglianza senza tregua e avrete L’allarme moltiplicava il suo richiamo, sempre l’immediata rappresentazione di quella mattina. più incalzante, rapido, necessario. Il soggetto A era Simili a tante auto perse negli ingorghi del traffico, a pochi centimetri dall’Apif (Area di protezione inte- le persone si muovevano in modo caotico, come in grità fisica) del soggetto B che stava arrivando dalla un cieco labirinto, pronte a schivare qualunque direzione opposta. Procedere oltre avrebbe signifi- contatto. Sembravano slalomisti da marciapiede un cato un contatto illegale passibile di multa e perfino po’ impauriti e frenetici, atomi in vorticosa solitudine di arresto. che potevano camminare a testa bassa sui display Beep… Beep… Beep di connessione senza rischiare lo scontro, perché un L’allarme continuò, sebbene il suo richiamo stesse navigatore pedonale ne orientava i passi attraverso calando in intensità. Il soggetto A, evidentemente, piccole scariche elettriche e completava l’opera dei reagiva allo stimolo, e adesso si stava allontanando sensori. Ogni bipede in movimento, che stesse per- dalla zona di potenziale pericolo. Tecnicamente si correndo il marciapiede o attraversando la strada, chiamava “Invasione di corpo”. Un reato che esisteva poteva dunque abbandonarsi ai contatti invisibili delle da quando la legge aveva garantito a tutti il diritto reti, e non faceva eccezione il soggetto A, cui abbiamo a una zona d’intangibilità fisi- affidato l’incipit di questa storia. Era un uomo di ca che copriva il raggio di circa 40 anni, di discrete fattezze, un metro. L’intrusione in non bello ma dotato di questa fascia di inviola- una carica di fascino, se bilità configurava ap- solo qualcuno lo avesse punto un reato, a meno notato. Altezza media, di chiedere e ottenere capelli scuri, occhi il permesso di soggiorno castani. Professione: temporaneo nell’area insegnante di scuola altrui. Il rispet- media. Il suo nome to delle nuo- era Giovanni. Anche ve regole, lui procedeva a capo pressoché chino sul proprio unanime, display, l’andatura aveva ri- zigzagante, l’occhio dotto al fisso su quella fon- minimo le te di luce artificia- violazioni e la le che rimandava casistica giudizia- dati e messag- ria. Tutto grazie ai gi come uno beep-sensori appli- specchio di- cati in varie parti del gitale. Ecco corpo, dalla fronte alle però che d’un mani passando per il tratto il beep- fondoschiena. Un’e- sensore frontale stensione tecnologica riprese a strillare obbligatoria da un paio la sua cantilena. d’anni, decisa per la Be-beep… Be- sicurezza dei cittadini. beep…

racconti 53 Un contatto ravvicinato. più alta, che definiva la possibilità di un abbraccio. Beeeep Era un incontro illegale, e proprio per questo ormai Troppo. irreversibile. Nessuna possibilità di scelta diversa Che cosa stava succedendo? Giovanni alzò lo dall’abbandono. sguardo dallo schermo e vide una donna dalla bel- disse Giovanni alla donna con il lezza sfacciata, giovane ma dai tratti vissuti, una massimo del trasporto sentimentale. luce intensa di erotismo e mistero, gli occhi compli- Per tutta risposta, quella tirò fuori dalla borsa ci, eppure ancora inconsapevoli. uno spray al peperoncino e glielo spruzzò in faccia. BEEP!!! BEEP!!! BEEP!!! Poi gridò Ora l’allarme stava strillando più forte, a caratteri Ciò che seguì, Giovanni riuscì solo a intuirlo: il do- maiuscoli, ma non c’era verso di correggere l’anda- lore accecante negli occhi, i passi in rapido avvicina- tura. Quella donna era una calamita invincibile che mento, le voci minacciose dei poliziotti che lo trasci- nessuna logica di buon senso avrebbe potuto neu- navano via, tra un calcio e uno spintone, lo slalom tralizzare. Lui si preparò all’inevitabile e oltrepassò dell’auto a sirene spiegate verso il commissariato… la linea. Una luce rossa si irradiò dal sensore fronta- Ora che la vista è tornata, Giovanni può solo con- le e un nuovo allarme acustico certificò la violazione. statare le conseguenze della sua condotta: i muri INVASIONE DI CORPO grigi della prigionia e i beep-sensori in riparazione. Si trovò di fronte a quella donna, e da vicino poté Meglio diffidare dell’amore a prima vista. coglierne i dettagli: mani affusolate, occhi profondi castani, la linea della bocca che finiva su fossette dice a se stesso. accattivanti, il profumo di lei… I due erano ormai alla soglia di pericolo cinque, la Paolo Pasi

PER MILLE ALLA BIBLIOTECA FRANCO SERANTINI 5 MINUTI PER PROMUOVERE LA CULTURA LIBERTARIA

Grazie al sostegno degli amici, in tutti questi anni è stato possibile garantire alla Biblioteca il costante aggiornamento del suo patrimonio bibliografico e archivistico - che conta oggi 50.000 volumi, 6.000 riviste, più manifesti, volantini, fotografie ecc. - e l’altrettanto costante lavoro di catalogazione. Così come il lavoro di ricerca, di promozione degli studi e di pubblicazione.

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54 racconti Senza rete di Ippolita

ricorrenti non è la semplice area di acquisto, ma Profilazione l’interezza delle interazioni e dei sentimenti che una persona può sviluppare in un ambiente sociale digitale predisposto via web. Si tratta di acquisire un codi- ce, ovviamente in forma ridotta, dei legami sociali e dunque dell’identità che si costruisce nelle relazioni La profilazione (profiling) è l’insieme delle tecniche con gli altri. che serve per identificare il profilo dell’utente in Nel web commerciale siamo tutti sottoposti al base al comportamento. controllo che si userebbe per identificare un crimi- nale. È difficile riuscire a immaginare la portata di Origine del termine questo cambiamento perché siamo abituati a pen- sare che il tema del controllo sociale sia di esclusivo Il profiling digitale è stato sviluppato sulla base appannaggio politico, mentre oggi è diventata una del suo predecessore culturale, il profiling crimina- prerogativa commerciale. Non si spiegherebbe altri- le. Questa tecnica di indagine cerca di tracciare un menti lo scandalo suscitato dal caso Prism nei con- profilo psicologico dell’autore di un reato in base fronti dell’amministrazione USA che spia la popola- alle sue modalità di esecuzione. Il modo in cui si zione, mentre non vi è scandalo o panico morale di comporta descrive la sua personalità. fronte al controllo perpetrato dalle multinazionali Esistono decine di film e serie televisive che ri- del digitale, molte delle quali, tra l’altro, sono state traggono la figura professionale del profiler. Si trat- i principali fornitori di dati al governo statunitense ta di uno psicologo che cerca di portare alla luce per il suo programma di sorveglianza. dei pattern, cioè degli schemi ricorrenti nel modo di agire di un individuo. Questi modelli regolari del Obiettivi della comportamento sono utili per anticipare il momen- to del reato e poter intervenire cogliendo sul fatto profilazione digitale l’autore. Il profiling è essenziale per reificare la persona L’identità è cioè per trasformarla in un oggetto misurabile. La dunque sovrap- reificazione (dal latino res, cosa) è il procedimento posta alla con- di creazione di un modello semplificato dotta personale. sul quale compiere elaborazioni come Così come il profiling se si trattasse di un insieme qualsi- criminale identifica asi di dati di altro tipo. il comportamento del È importante sapere che sia- delinquente, allo stesso mo tutti sottoposti al profiling, modo il profiling digitale indipendentemente dall’uso che identifica il comportamen- facciamo dei servizi gratuiti: sia to dell’utilizzatore dei servizi per scambiarsi commenti sul utente. mondo del calcio sia per fare Si tratta di un notevole avan- attività politica, culturale, zamento rispetto alla più classica professionale. La profilazio- fidelizzazione (dalla parola fidelity, ne è il modello di business fedeltà) che si attua con la raccolta del web gratuito, da cui lo di informazioni di una carta fedeltà slogan “se è gratis la merce sei al supermercato. Si tratta di un mo- tu”. I servizi che usano questa nitoraggio che non include solo i strategia hanno un obiettivo pre- consumi correnti, ma che anticipa ciso: il profitto; non “tenerci in i desideri di consumo, così come contatto con le persone della nostra il profiler criminale anticipa il vita”, come recita Facebook, o la “condi- momento e il modo del reato. Il visione della conoscenza” come sostiene campo di studio degli schemi Google.

senza rete 55 La profilazione dunque è l’insieme di tecniche che Tracciamenti permettono di identificare e suddividere gli utenti in sofisticati gruppi in base al loro comportamento. Quello che viene raccolto e stoccato nei centri di elaborazio- Esistono molti altri sistemi di tracciamento ben ne dati non è un’immagine statica, una fotografi a più sofisticati, tra cui citiamo gli LSO (Local Shared dell’esistente in un dato momento, ma un flusso in Object), comunemente detti flash cookie, e gli e- movimento che aumenta e si modifica di giorno in tags, veri e propri database annidati nel browser, in giorno, prolungando così il controllo e il monitorag- uso soprattutto nelle grosse compagnie come Goo- gio dell’utente. gle, Yahoo, Amazon, e così via. Esistono però anche sistemi legati all’uso diretto o indiretto di alcuni ser- L’impronta dell’utente generata vizi: dalle ricerche su un motore di ricerca (search engine) ai plugin di analisi statistica (web analytics) dai sistemi di profilazione inseriti nei siti per effettuare marketing mirato, fino Ogni utente ha un’impronta digitale, la sua iden- ai banner pubblicitari (AdWords e AdSense di Goo- tità unica, personale e in costruzione perenne. Es- gle, per esempio) per incrementare il profitto di un sere parte di una rete significa, infatti, essere con- sito. nessi e lasciare tracce del proprio passaggio. Che cosa captano? Raccolgono dati sull’espe- Il tracciamento avviene attraverso diversi stru- rienza utente (User Experience, UX), il suo com- menti, in generale attraverso le applicazioni che ci portamento ovunque il soggetto stia circolando sul mettono in contatto con i servizi; il principale è il web. Questo tipo di profiling è passivo, il browser browser, il navigatore con cui accediamo alle pagine di un utente medio infatti è generalmente carico di del Web. Il più famoso è il sistema dei cookie, salito software di cui non sospetta l’esistenza e che ha il agli onori della cronaca grazie a un’apposita legge solo scopo di tracciarlo. Consideriamo la pratica di europea, entrata in vigore in Italia dal 2015, che ripulire il proprio browser, anche con appositi appli- si occupa semplicemente di avvertire l’utente che cativi, il grado zero dell’autodifesa digitale. In linea sul sito dove sta navigando sono presenti cookie di di massima è importante sapere che ogni volta che terze parti, cioè soggetti a domini esterni a quello una tecnologia web permette a un server di salvare su cui si trova. qualche dato all’interno del browser questo può es- sere utilizzato come sistema di tracciamento. Cookies, “biscotti” che lasciano il segno Profilazione attiva Il cookie è una stringa di codice univoca (diversa Vediamo ora la profilazione di tipo attivo passan- per ognuno) che ci viene assegnata ogni volta che do all’uso di servizi specifici. siamo su un sito. Al suo interno sono contenute Quando utilizziamo un qualsiasi servizio di Go- le impostazioni dell’utente relative a un sito web ogle, per esempio Google Doc o Gmail, stiamo con- visitato, come ad esempio la lingua preferita o le dividendo con il suo server tutte le informazioni sui credenziali di un login. Quando si ritorna sul sito contenuti, le condivisioni e le modalità d’uso che ne già visitato, i cookie impostati in precedenza vengo- stiamo facendo. Questo tracciamento è di tipo attivo no nuovamente inviati al sito. In questo modo il sito perché per usare questi software dobbiamo accetta- presenterà le informazioni personalizzate in base re i ToS (Term of Service, i Termini del Servizio) che alle esigenze del visitatore. Fin qui nulla di preoccu- nessuno legge mai, ma che indicano precisamente, pante, anzi, i cosiddetti cookie tecnici (o di sessione) nello loro tante pagine scritte in “legalese”, che tutto facilitano l’esperienza di navigazione mantenendo quello che faremo sarà a disposizione della Google il login attivo o facilmente effettuabile su un sito Inc., che si riserva di farne ciò che vuole “al fine di appena visitato. In questo modo il cookie comunica migliorare il servizio”. al dominio padre che siamo proprio noi che siamo I server delle grandi società sono come una base tornati sul posto. Diversamente avviene per i cookie dati biologica sulla quale è possibile osservare mi- persistenti di profilazione che possono, ad esempio, riadi di singolarità che producono miliardi di colle- monitorare la cronologia di navigazione dell’utente gamenti unici e spontanei. Si tratta di un mondo e i suoi comportamenti. vivo e in movimento catturato attraverso un confine Proviamo a fare un esempio. Supponiamo che invisibile, un database dal valore inestimabile in durante la navigazione di un sito di una compagnia grado di classificare una parte della nostra biodi- aerea effettuiamo una ricerca con le parole chiave versità. “voli per Praga” e sul nostro browser viene installato I servizi che si dicono gratuiti, dunque, non lo un cookie contenente tale query (richiesta). Se in se- sono affatto. La moneta di scambio siamo noi, cioè guito alla ricerca un software installato sul sito farà l’identità che si costruisce attraverso la navigazione uso di tale informazione per offrirvi della pubblicità sul web e le interazioni con gli altri. attinente, come hotel o noleggio auto a Praga, quello installato è un cookie di profilazione. Ippolita [email protected]

56 senza rete Lettera da New York testo e foto di Santo Barezini

attorno, nascondo il malumore. Passo per queste Appunti terre con l’animo di un apache, silenzioso e malin- conico in sella al suo cavallo. di viaggio Sessant’anni fa John Steinbeck fece lo stesso. Emulo Don Chisciotte, ribattezzò Rocinante2 il cam- per costruito nel giardino di casa, partì in compa- Ci sono sempre state due gnia del suo barboncino Charley e percorse 10.000 Americhe, che non si parlano e miglia, attraverso l’America. Pubblicò le memorie di quel viaggio in un libro forse poco noto ma ricco non si amano. Da una parte chi di osservazioni argute.3 Lungo la strada incontrò persone strane, cuoriose, solitarie. Vide con occhi vive sulla costa, dall’altra la gente inquieti lo sviluppo del dopoguerra, l’avanzare del dell’interno. consumismo, l’inaridirsi dei rapporti umani. Testi- moniò il razzismo, onnipresente negli stati del sud, Più aperti i primi, tradizionalisti e raccontò di strana gente sradicata, che viveva in gli altri. È una delle chiavi possibili case mobili e si spostava di frequente a caccia di futuro, senza mai avere un indirizzo né un passato. per comprendere qualcosa degli Sono racconti che hanno la mia età, immagini che Stati Uniti. Una, appunto. cerco di mettere a confronto con quel che incontro oggi negli stessi luoghi che anche lui percorse e mi viene da concludere che, forse, nel profondo, l’Ameri- ca non è troppo mutata da allora. Ma io non ho Roci- Vengo dall’Alabama col banjo sul ginocchio. nante e il ritmo delle mie incursioni è troppo spezzet- vado in Louisiana ad incontrare l’amata. tato nel tempo. Gli appunti di viaggio ne soffrono, si Oh! Susanna, non piangere per me, mischiano, si sovrappongono. Lo scrittore osservava vengo dall’Alabama col banjo sul ginocchio. il suo paese, io lo guardo da straniero. Le note sui (da Oh! Susanna, Steven Foster, 1848) miei diari sono solo frammenti di un discorso, per un amore mai sbocciato. Non posso che restituire qual- Il ritornello di Oh! Susanna, chissà perché, l’ho im- che fotogramma, neanche troppo nitido. parato da bambino, ma solo pochi anni fa ho sco- perto che quell’allegra canzone, molto famosa ai Se si parte suoi tempi, è folle, macabra e razzista, un nonsense a ritmo di polka che mette in rima assurdi para- dalla Grande Mela... dossi, mentre il protagonista uccide con indifferen- “Ci sono sempre state almeno due Americhe, che za ben cinquecento “negri”1 lungo il cammino che non si parlano e non si amano”. Peter mi ha messo in lo conduce dall’amata. Quando mi lascio New York guardia fin dalla prima volta che gli ho raccontato dei alle spalle per macinare chilometri lungo autostra- miei progetti on the road. Secondo lui il paese si divi- de monotone, il ritmo di quel motivetto mi accompa- de fra chi vive sulle coste e chi all’interno: gli abitanti gna in segreto, perché il nonsense può essere una delle due sponde sarebbero più liberali, aperti, tolle- chiave di lettura di questo paese. Guidati dai suoni ranti, moderni, tutti gli altri sarebbero invece fermi al metallici e vagamente sgradevoli del banjo si può medioevo, conservatori, bigotti, arretrati. La guerra percorrere meditabondi l’ovest sconfinato o andare civile poi avrebbe lasciato una ferita che non si è più imbronciati verso sud, fino in Louisiana, dove certa- rimarginata. Peter è gay e in posti come l’Alabama e il mente non è mai esistita alcuna Susanna a lavorare Montana lui e il marito hanno avuto problemi, subito nei campi e gli schiavi cantavano ben altre canzoni, discriminazioni. Anche John e Mariel, lui bianco, lei tormentati dalle fruste dei sovrintendenti. nerissima, mi hanno raccontato dell’ostilità trovata Il ritmo interiore del mio viaggio, insomma, è fal- come coppia “mista” in Louisiana. Secondo questi sa allegria in terra rubata. Parto dalla costa orienta- amici, dunque, non vale la pena esplorare e non c’è le per cercare di capire. Trattengo il fiato, mi guardo davvero niente da capire, perché l’America è sempre

New York 57 la stessa, con San Francisco e New York accoglienti, paesini vecchi, tristi, decadenti, che paiono immo- inclusive, multietniche; e un’infinita serie di altri luo- bili nel tempo. Si arriva in Virginia e ci si ritrova ghi dove ancora oggi prevalgono diffidenza, razzismo, subito in un’atmosfera da Via col vento, con le don- gretto provincialismo. ne nere a servire nelle cucine dei ristoranti e nelle Per chi si muove per gli States partendo da New case dei bianchi mentre le bandiere sudiste svento- York, la sensazione più forte è che fuori dalla Gran- lano dai pennoni. Si percorrono i campi coltivati del de Mela la storia si sia fermata. Si viaggia per cin- Missouri o i deserti del Nevada e ci si ritrova calati quanta chilometri a nord di Manhattan e si passano in un film americano, coi centri abitati deprimenti, lontani da tutto, i poveri che vivono ai margini, negli accampamenti di roulotte e caravan e i paesani che nella vita non hanno mai lasciato nemmeno la con- tea dove sono nati,4 sono irrimediabilmente gretti e provinciali, nulla sanno del mondo e sono convinti che la loro esistenza, trascinata tra il supermercato e il pub, sia la sola possibile, l’unica degna di essere vissuta, quella cui tutti al mondo dovrebbero aspi- rare. Se guardano i notiziari vedono gli odiati pelle- rossa in tutti i popoli contro cui l’America combatte.

Soste brevi, partenze frettolose Per ogni dove negli States s’incontra uno strano altrove, dove essere armati è norma che non si di- scute, le caffetterie hanno le pistole nelle bacheche e si comprano i fucili per tempo, da regalare ai figli ormai adolescenti nella notte di Betlemme. “Ama i nemici ma tieni sempre ben oliato il fucile”, è la targa blasfema che ho visto attaccata su più di una porta girando per il sud degli Stati Uniti: sii sempre pronto a uccidere il viandante che bussa alla tua porta. Sembra riassumere la filosofia di un paese congelato nei suoi miti, dove la re- ligione è fatta a misura della presunzione americana di essere la nuova terra promes- sa da Dio all’uomo occidentale. Ovunque infatti le chiese di tutte le pos- sibili denominazioni punteggiano di bian- co i paesi dalle strade deserte e si riempio- no di fedeli alla domenica. Qui la scrittura la si legge ancora con enfasi profetica, i sermoni apocalittici sono il pane quoti- diano e dai pulpiti si condanna volentieri al fuoco eterno. Ma subito fuori da ogni tempio la salvezza si impregna di strana cultura americana, quasi fosse un bene da comprare al supermercato, e nelle ba- cheche sistemate a beneficio dei passanti davanti alle chiese si possono leggere fra- si sorprendenti, da Jesus paid it all a God bless the US Army.5 Le mie soste sono brevi e le partenze frettolose. La borsa non è mai disfatta. Se mi fermassi più di tanto in uno di questi paesini la malinconia finirebbe per appic-

Stato del Delaware (USA) - Magliette in vendita in un negozio. In questa pagina, dall’alto: Super- Trump, “Come si inginocchiano gli americani”. Nell’altra pagina, dall’alto: “Patriota americano, proprietario di una pistola”, “Questa famiglia protegge la mia famiglia”.

58 New York cicarsi alla pelle. L’urgenza di scappare allora mi assale, la voglia di andare lontano per salvarmi dal- la tristezza e dissolvere la bruma che sento formarsi dentro al petto. Ma nei lunghi spostamenti ho dovuto spesso capi- tolare di fronte al dominio incontrastato delle grandi catene di fast food, dove per forza devi fermarti se non vuoi morire di fame lungo il tragitto o avven- turarti per le campagne in cerca di un’improbabile alternativa. In quelle aree di sosta si può comprare e consumare senza nemmeno scendere dall’automo- bile. Solo i bisogni fisiologici costringono i viaggiatori ad abbandonare l’abitacolo, con la pressante urgen- za di chi ha bevuto litri di bevande gassate e caffé annacquato. Le filesilenziose agli orinatoi, col ronzio dei ventilatori, restano l’unica vicinanza umana che mi spetta in queste migrazioni. In giro per il paese si rende testi- monianza stupefatta di un consu- mismo esasperato, becero e spreco- ne, di un mangiare smodato a tutte le ore e di una sconcertante obesità. Restano tracce evidenti nei cumuli osceni di contenitori di polistirolo e bicchieri di plastica, l’atto di accusa ad ogni pasto consumato. Steinbeck aveva annotato con preoccupazione come il paese stesse riempiendosi anzitempo di rifiuti. Aveva compreso già allora la portata di quel fenomeno. Non arrivò a immaginare che gli Stati Uniti sarebbero diventati una mi- naccia per la sopravvivenza stessa del pianeta inquinando il mondo, procapite, più di ogni altro popolo, ma aveva intuito le conseguenze estetiche della cultura di massa che stava prendendo piede allora, del capitalismo indifferente alle sorti dell’ambiente. In Francia e in Italia lo scritto- finire. Dalla colazione del mattino il senso di colpa re aveva ammirato l’antica sapienza dei cuochi, la del viaggiatore inquinante non mi lascia mai. Quan- passione che mettevano nel lavoro. Tornato nel suo do guardo attorno a me i miseri resti, abbandonati paese, aveva osservato come qui i processi indu- al loro destino da questi emuli Gargantua, mi chie- striali stessero sostituendo le mani e il cuore. Aveva do come possa essere che qualcuno ancora ammi- constatato come, persino nelle zone rurali, i suoi ri l’insostenibile e poco desiderabile modello di vita concittadini, corrotti dalla pubblicità, preferissero statunitense, questo sogno americano naufragato in ormai cibi già pronti, liofilizzati rinvenuti, mesco- un mare di rifiuti, cibo malsano, appetiti smodati, lati, riscaldati e distribuiti da tristi macchinette. Lo alienazioni, solitudini, povertà, indifferenza, razzi- aveva sconcertato la nuova abitudine di far uso di smo e televisione spazzatura. Un modello di vita che contenitori usa e getta che, a milioni, stavano riem- ha portato all’obesità come drammatica questione piendo il paese. sociale ed emergenza medica nazionale che appare al viandante come un’epidemia inarrestabile. Allarme nativi L’incipit di un articolo specialistico sulla questione scopiazza volutamente i titoli dei film di fantascien- Ovunque oggi si ha l’impressione che, da allora, za degli anni cinquanta: “L’invasione dei cibi ultra- più nessuno si sia più posto il problema. Ad ogni processati”.6 Tutti i medici e gli specialisti con cui ho pasto i tavolini sembrano il campo di battaglia di parlato confermano l’allarme sociale, l’emergenza sa- una guerra infinita contro l’ambiente. Milioni e mi- nitaria permanente in cui vive il paese in conseguen- lioni di onesti individui ogni giorno non sembrano za della cattiva alimentazione. Ma i profitti dell’indu- preoccuparsi di dove tutto questo materiale vada a stria hanno la precedenza sui moniti degli scienziati

New York 59 e poi, in fondo, anche la sanità qui non è che un bu- lasciò questo mondo proprio il giorno in cui rimisi siness e le conseguenze di quest’epidemia sono un piede a New York. La tristezza mi avvolse, il fatto mi affare per le compagnie assicurative. Intanto, chi odia turbò. Mi sembrò un presagio, che non sapevo come l’America, non ha che da attendere: i suoi figli si stan- intepretare. no uccidendo da soli, tossicomani di zuccheri, sali e Nella sua monumentale “Memoria del fuoco”,8 ormoni di cui sono avvelenati i loro cibi. L’ecatombe basata su anni di studio delle culture amerindie, dei ricchi che si suicidano di calorie, mentre altrove si Galeano sosteneva che, per superare il capitalismo muore di fame autentica, sembra una strana parabo- e costruire un modello di società più appagante, la moderna. Fuggire di villaggio in villaggio non serve, sarebbe stato necessario recuperare molti aspetti ovunque s’incontrano i misteriosi, enormi alieni, che della vita e filosofia di alcuni dei popoli indigeni -an si aggirano sudati fra i locali a caccia di cibo. Un in- nientati dal genocidio. Dalle sue ricerche conclu- cubo da cui è impossible svegliarsi. deva che molte culture precolombiane praticavano Girando per gli States mi sono anche imbattuto, modelli di vita comunitaria molto avanzati, erano inevitabilmente, in quel che resta dei nativi: hopi, egalitarie, ponevano le donne sullo stesso piano navajo, sioux, cheyenne. Il battesimo è stato in una degli uomini, lavoravano solo quel tanto che basta cittadina della Virginia, ai margini di una piccola ri- per vivere, non perseguitavano gli omosessuali, non serva Cherokee. Mi ha colpito trovare, arrivando, il davano importanza alla verginità ed erano sessual- Bureau degli Affari Indiani.7 Sapevo dell’esistenza di mente libere e disinibite, davano spazio al gioco e questo ente governativo dai fumetti che leggevo da avevano una profonda spiritualità, legata al culto ragazzo, ma immaginavo fosse una vestigia del pas- della terra madre e nutrice. sato. Invece la burocrazia bianca gestisce ancora le Tornando a New York decisi di onorare il ricordo di vite dei nativi. Galeano studiando a fondo quell’opera, per combattere In realtà, in quella zona, di indiani ce ne sono ben la tristezza che avevo incontrato per le strade del sud. pochi: verso la metà dell’800 furono quasi tutti ster- Ma New York ti cattura, consuma il tempo e la voglia minati e i reduci deportati, costretti a una lunga mar- e quando percorri il piccolo inferno di Times Square, cia in condizioni terrificanti, per raggiungere i territori fendendo la folla che vaga senza meta, coi grattacieli loro assegnati in Arkansas. In quattromila morirono trasformati in mega schermi che brillano giorno e notte di stenti e freddo lungo il cammino, in maggioranza e i turisti incantati a guardare sorridenti e felici quelle vecchi e bambini. Ancora oggi quella pulizia etnica è luci fantastiche e inutili, capisci che questa civiltà ha ricordata dai nativi come il “sentiero delle lacrime”. seppellito l’altra per sempre. La madre terra è stata Nella riserva spopravvivono oggi i pronipoti di una strappata agli antichi abitanti da troppo tempo e quelle sessantina di famiglie che resistettero alla cacciata culture sono solo ombre, appena un accenno nella luce rifugiandosi sulle montagne circostanti. accecante dell’impero. Il sogno di Galeano è perso, le In considerazione di questa tristissima e crude- Memorie del fuoco sono rimaste a impolverarsi sullo le storia, colpisce constatare che la cittadina, oggi, scaffale. Ma anche il sogno americano è stato seppel- vive dei proventi di un’industria del turismo, gestita lito sotto un’immensa montagna di contenitori usa e dai bianchi, che sfrutta gli stereotipi sui nativi im- getta e le rime di Oh! Susanna restano un inganno, posti dai film western. Impazzano i negozi di souve- totalmente prive di senso. nir, arredati con finti totem e corna di bufalo, che espongono paccottiglia per turisti, dai mocassini ai Santo Barezini copricapo piumati che, peraltro, sono patrimonio di altre culture e che i Cherokee non usarono mai. Pub 1 “Niggers” nel testo originale. In omaggio al politicamente corretto il ter- e ristoranti hanno arredamenti in stile e nomi esotici mine scompare nelle versioni moderne. Un esempio di nonsense nella come PowWow, TeePee, Kacinah e Calumet. Si può strofa di apertura: “il giorno che sono partito ha piovuto per tutta la notte persino visitare un villaggio “tradizionale”, con veri / il tempo era così asciutto / il sole così caldo / che quasi sono morto indiani pagati dall’assistenza pubblica per recitare congelato”. Sorprendentemente, Foster è considerato oggi il padre della la parte di finti indiani. Tutta la scenografia di quel musica americana. paese mi ha riempito di amarezza. Nelle capigliature 2 Il nome del cavallo di Don Chisciotte, tradotto con Ronzinante nella posticce in vendita mi sembrava fossero rimasti in- versione italiana dell’opera. trappolati tutti i sogni di libertà di questo paese. Mi 3 Travels with Charley in search for America, 1960. sono presto lasciato alle spalle le ultime vestigia di 4 Oltre il 60% dei cittadini USA non hai mai avuto un passaporto. quel popolo e ho ripreso la strada di casa. 5 “Gesù ha pagato tutto” e “Dio benedica l’esercito degli Stati Uniti”. 6 Beth Fontenot, medico, marzo 2016. Nel prologo si legge: “I cibi ultra- Ma molte culture processati non sono nemmeno veri cibi, ma un ammasso di emulsionanti, sali, zuccheri aggiunti e calorie e sono i migliori amici dell’obesità”. Il precolombiane... film “L’invasione degli ultracorpi” è del 1956. Durante quel viaggio, alla sera, rileggevo alcune 7 Il Bureau of Indian Affairs è un’agenzia federale alle dipendenze del pagine di Eduardo Galeano, lo scrittore uruguayano Ministero dell’Interno. Amministra 225.000 Kmq di territorio destinato che, negli anni settanta, mi aveva aperto gli occhi su a riserva per 567 nazioni indiane. colonialismo e imperialismo, raccontati dalla parte 8 Memorias del fuego, trilogia pubblicata fra il 1982 e il 1986 per l’editore degli sfruttati. Per una strana coincidenza, Galeano Del Chanchito.

60 New York à nous la liberté di Felice Accame

Cause più e meno 3. Ricordiamo Valeria Bruni Tedeschi come attrice, remote ne parliamo tuttora come di un’attrice, ma dobbiamo anche saperla riconoscere come regista o, meglio – usando un termine che travalica il mezzo utilizzato della separazione per esprimersi –, come autrice. Fino ad ora ha di- retto quattro film: È più facile che un cammello…, nel 2003, Attrici, nel 2007, Un castello in Italia, 1. nel 2013 e, ora – nel 2018, ma distribuito solo in Nel prologo de I villeggianti, una regista in cerca questo 2019, I villeggianti. Figlia della pianista Ma- di finanziamenti per un suo prossimo film è di fron- risa Borini e di un ricco industriale piemontese, so- te ad una commissione dal cui giudizio dipendono i rella di Carla – nota come modella, come cantante e finanziamenti in questione. È già nei guai di suo – il come moglie dell’ex presidente francese Sarkozy – e compagno della sua vita le ha appena comunicato di Virginio, morto nel 2006 in seguito ad immunode- che la lascia –, ma si sente anche rivolgere una do- ficienza acquisita, Valeria ha vissuto in Francia ed manda del tipo “Ci dica in poche parole di cosa tratta è francese a tutti gli effetti. Ha fatto coppia a lungo il suo film” e, in quel suo annaspare che ne conse- con l’attore Louis Garrel con cui ha adottato Céline, gue, emerge quanto, della domanda, se ne possa rite- una bambina africana, ma, poi – come capita al suo nere offesa – un’offesa che si somma all’altra. personaggio nella finzione de I villeggianti – se ne è separata. Indubbiamente, avrà potuto usufruire di agi, ma altrettanto indubbiamente, ha conosciuto il 2. dolore – il dolore di ogni separazione e il dolore della Credo si debba ringraziare la casa editrice Pgreco contraddizione. per la ripubblicazione de La famiglia che uccide, un Nei suoi film fa i conti con se stessa e con la sua libro di Morton Schatzman ormai difficilmente trovabile. famiglia – senza sconti per nessuno, con una lealtà Era stato pubblicato nel 1973 e prontamente tradotto commovente. Miscela tutto ciò che ha – l’incantevole da Feltrinelli che, in considerazione del sottotitolo – figlia in crescita, la mamma stessa in carne ossa e “Un contributo psicoanalitico alla discussione sul caso artrosi, una bellissima nonna, l’amica (un’altra “au- Schreber” –, e in considerazione delle ossa rotte con trice”) Noémi Lvovsky, qualcuno ad interpretare il cui ne usciva la psicoanalisi stessa, si sentiva in dove- padre, qualcuno la sorella (e ora capita a Valeria re di annettervi una postfazione di Luciano Codignola Golino che restituisce la fiducia con una franca par- destinata, alla bell’e meglio, a porvi qualche rimedio. tecipazione di grande intensità), qualcuno il fratel- Al di là del terrificante “caso Schreber” – un caso lo, qualcuno il marito. Fruga con ferma delicatezza di particolare ferocia nell’escogitare e nell’applicare nelle ferite poco rimarginate dei rapporti familiari una metodica coercitiva e repressiva di educazione – esiti di negligenza genitoriale, di superficialità, sessuale –, l’analisi di Schatzman individua la fami- di conflitti egoistici – e affonda senza pietà questo glia come “fabbrica di ideologie autoritarie”, giungen- suo bisturi mentale nella piaga dei rapporti di clas- do all’amara conclusione che “ottenere dei cambia- se così come se li è ritrovati inculcati nel proces- menti nel sistema complessivo di premesse che rego- so educativo che le è toccato – distanze sociali da lano la sua esperienza e quella del suo gruppo sociale rispettare in un progressismo di facciata, ipocriti può essere altrettanto difficile per un dato individuo perbenismi, contegni dal costo umano altissimo. Se quanto alterare la grammatica della sua lingua na- da una parte tengo presente Schatzman e dall’altro tale”. E “inconsapevolmente”, la psicoanalisi avrebbe lei, mi rendo conto della molteplicità delle forme in “contribuito alla conservazione delle ideologie del suo cui la famiglia – qualsiasi famiglia (ricchi e pove- tempo” – un tempo che si prolunga nel nostro, pe- ri, padroni e servitù, ci dice Valeria Bruni Tedeschi, raltro, a giudicare dagli atteggiamenti perduranti nei perché mentre mette a tavola gli uni cerca anche gli confronti della donna e del sesso – e “accettato certi scheletri negli armadi degli altri) – può produrre le aspetti dello status quo della società” – come l’orga- sue vittime. nizzazione familiare.

attenzione sociale 61 4. 5. Nella villa di famiglia – nella villa di una famiglia Neanch’io sono capace di raccontare la trama di un che si può permettere la Costa Azzurra – non può mio saggio. Un’argomentazione, mi dico, si articola su mancare la piscina e non possono mancare, al mo- di un insieme di rapporti e ridurre il tutto ad un “tema”, mento giusto dell’anno, all’arrivo delle meritate va- nella sua ridottezza, mi sembra avvilente. Parlo di un canze dei padroni, le consuete pratiche del ripristino film, d’accordo, parlo di vari film, non di uno solo, d’ac- eseguite con più e meno sbadata solerzia dal per- cordo; li correlo ad un saggio e ad alcune tesi, d’accordo; sonale di servizio. Non nel film della Tedeschi, ma sfrutto un’analogia con un romanzo, d’accordo anche in un romanzo di Caroline Lunoir, La mancanza di su questo; esprimo stima a qualcuno, lascio impliciti gusto – un romanzo che recupera circostanze analo- altri giudizi, diciamo così, più circospetti. ghe come quelle di una figlia che si ritrova con l’en- Con quest’ultima noterella, poi, dichiaro una spe- tourage familiare, in agosto, nella villa avita – mi ero cie di solidarietà a qualcuno che, a prima vista, è già imbattuto nella piscina come “uno zaffiro incasto- il personaggio di un film, ma che, in virtù del mio nato nel paesaggio circostante, prova incontestabile patire con lui diventa qualcosa di ben di più: prima, dell’opulenta felicità familiare” – una felicità appa- persona, una, poi, persone, tante – tante persone che rente, doverosamente esibita ma fasulla, costruita a soffrono delle medesime contraddizioni, che stanno prezzi cospicui per gli anelli più deboli della catena. lì – tra lo schermo e la vita, più nella vita che nello Lì – in un più tradizionale rispetto dei canoni schermo – schiacciate dallo stesso congegno. Se ci narrativi – sarà il permesso di utilizzo della piscina riesco, a compiere queste trasformazioni per me, se esteso improvvisamente alla famiglia dei custodi – a ci riesco per qualcuno dei miei lettori, se suscito un far deflagrare le contraddizioni su cui dormicchiava processo in virtù del quale si diventa consapevoli di l’unità familiare. La Tedeschi non ha bisogno di epi- qualcosa che, con tutta probabilità, ci sarebbe pas- sodi “chiave” – c’è una straziante campionatura di sato inosservato sotto il naso, bene, il mio compito lo storia del cinema quando lei, in coppia con la Golino, posso considerare concluso. Non ha un nome? Non cantano “Ma che freddo fa”, ma, come episodio, non sono capace di rappresentarne il senso in una sola costituisce la chiave per accedere a nulla che già non frase? Non offro scorciatoie e riassuntini? Meglio. sapevamo – e neppure ha bisogno di farci percepi- re una pretesa completezza del suo mosaico; meno Felice Accame consolatoria della Lunoir, chiede un forte contributo di attenzione politica e di senso da parte dei suoi in- Nota terlocutori; non si preoccupa di entrare ed uscire a Il caso Schreber deriva dalla pubblicazione, nel 1903, piacimento dalle cornici imposte dalle convenienze delle Memorie di un malato di nervi di Daniel Paul Schre- della narrativa cinematografica – a volte il suo è film ber, poi tradotto e pubblicato più volte da Adelphi (ancora sul film, a volte è attrice e a volte no, a volte la fin- un’edizione nel 2007). Per farsene un’idea, cfr. S. Freud, zione è più di una, a volte, forse, nessuna –, prova a Casi clinici, vol. 6, Il Presidente Schreber (Boringhieri, fidarsi di noi – e io, dico la verità, di deluderla non Torino 1975) e W. G. Niederland, Il caso Schreber (Astro- me la sento. labio, Roma 1975). La mancanza di gusto di Caroline Lu- noir è stato pubblicato da 66Thand2ND, a Roma nel 2012.

62 attenzione sociale ...e compagnia cantante di Alessio Lega

fatica pesa, soprattutto quando si comincia ad avere Ivan Della Mea un’età in cui le ossa urlano, il peso del vino e delle cene troppo abbondanti e mangiate a ridosso del sonno logorano l’apparato digestivo. Il Mea si spende dieci anni dopo da cinquant’anni e più con determinazione suicida, lui che s’è fatto già un infarto quasi dieci anni prima, “Io finisco con questa qui e non la spiego neanche che è troppi chili in sovrappeso e che ha un diabete più, tanto non c’è niente da spiegare. Ringrazio tutti che finge di non avere. Ci svegliamo prestissimo: c’è per una bella giornata, abbiamo discusso, magari ancora - mentre vi scrivo - un regionale sopravvissuto ci siamo anche un po’ incazzati” si sente provenire alla distruzione della rete ferroviaria italiana a profitto qualche risatina dalla platea “ma a me rimane quest’i- dell’Alta velocità, che parte alle 5,50 del mattino da dea qui: è meglio incazzarsi in compagnia che stare Livorno, e passando per Sarzana, Massa, Carrara, zitti e da soli. È meglio! [ applausi ] È meglio, forse arriva a Milano alle 10,20. Io e il Mea prendiamo quello. si riesce a far qualcosa”. È la prima (e l’ultima) occasione in cui sono per Intanto che parla ha cominciato ad arpeggiare la quattro ore e mezzo a tu per tu con il poeta e cantore chitarra sul re maggiore, con un risultato percepibil- che rappresenta uno dei miei più alti esempi, estetici mente dissonante, e si rivolge ai due che lo accompa- ed etici: un maestro, un mito. Intendiamoci, l’ho in- gnano con una seconda chitarra e una fisarmonica contrato già tante volte (sin dagli anni novanta), mi “secondo me è fuori come una belva”, intende che la ha espresso le sue perplessità (all’inizio), poi la sua chitarra è terribilmente scordata. Valuta per un attimo benevolenza, infine anche il suo affetto, mi ha invitato l’ipotesi di accordare, e subito rinuncia: “ma fa niente” ripetutamente a cantare nelle iniziative dell’istituto e comincia a cantare, con la sua “esse” assurda, che che dirige dal 1996 - l’Istituto Ernesto de Martino, la pare un chiodo strisciato su un vetro. Un difetto di casa di tutti i miei miti - abbiamo parlato, ma sempre pronuncia ben più disturbante di una erre moscia. a spizzichi e bocconi: battute, facezie, pettegolezzi e Chi, nonostante quella “esse” lì, si ostina a cantare perfidie deliziose (di cui era un cultore), commenti deve proprio aver delle cose urgenti da comunicare, salaci, qualche delirio. che non può affidare a nessun altro noi siamo gli ultimi del mondo ma questo mondo non ci avrà diventa ovviamente “noi sshiamo”. La canzone che conclude questo recital è quella nota come L’Internazionale di Fortini, io sono il secon- do chitarrista, invitato sul palco un po’ a tradimento per fare un finale assieme (avevo già cantato prima con un set tutto mio) e il fisarmonicista è Davide Giromini, è il 23 agosto del 2008 e siamo a Merizzo (nella provincia di Massa e Carrara), in quel momento io ho 36 anni, Davide ne ha 32 e Ivan ne ha 67. È una delle ultime volte che ci troviamo su un palco assieme, io e il Mea.

Quel regionale delle 5,50 Si va a letto tardi, come da tradizione in questa vita errabonda di cantori impegnati. Il più delle volte senza cachet fissi, pagati con un gettone, o solo rim- borsati delle spese di viaggio, senza albergo, ospitati in case di gentili compagni. Tutto molto bello, ma la Ivan Della Mea

percorsi di vita 63 Ci siamo ritrovati su tanti palchi: ricordo quello Ora ero con lui in treno per quasi cinque ore. Par- dell’anno prima a Massa, uno spettacolo organiz- lò di tutto, ininterrottamente, ridendo - ah, la sua zato in un comodo teatro (una volta tanto) da Ovi- risata - soffrendo per il fatto di non poter fumare. dio Bompressi, l’uomo condannato ingiustamente Parlava, raccontava del brefotrofio in cui era stato (è mia radicata opinione, non verità giudiziaria) per messo bambino, di suo fratello Luciano morto già essere l’esecutore materiale dell’omicidio del com- da cinque anni, di sua madre, del detestato padre, missario Calabresi, per quella vicenda Ivan si è bat- della compagna di vita e d’amore Clara, dei figli Sara tuto come un leone con il brano Ci si rivedrà, ma e Pietro, del Ciarchi “ora sembra molto più freak di anche il verso sarcastico “oh com’è onesto e pentito me, ma quando l’ho conosciuto io ero un barbone che Marino”. Ovidio dopo la grazia per ragioni di salute dormiva in strada e lui un ragazzo di buona famiglia, lavora per l’Arci di Massa organizzando spettacoli. quando andai a casa sua la prima volta con Rudy, Siamo tutti affiancati contemporaneamente sul pal- erano tutti vestiti da signorini, e c’era un pianoforte: co, io col mio scudiero Rocco Marchi, Ivan, Davide, una casa borghese.” Spettegolò a lungo sulla passio- Les anarchistes (Marco Rovelli, Alessandro Danelli ne per quella grande cantante popolare cui dedicò e Nicola Toscano che è tragicamente morto a cin- le prime canzoni d’amore “ma lo sapevano tutti che quant’anni nel 2017). Ivan si guarda da una parte eravamo fidanzati, con annessi e connessi... poi sai, e dall’altra e prorompe: “oh, prima io ero quello più lei aveva un figlio ed ebbe paura.”, non vi dico come estremista di tutti, guardato male nel Pci, ora sono suonava “annesshi e connesshi” nella pronuncia diventato il moderato, qui sono tutti anarchici!” e sibilante del Mea. scoppia a ridere. In quell’occasione mi consegna un L’orso, il respingente Ivan, stava cercando com- paio di testi “vedi se riesci a fare la musica”. plicità da me anche con allusioni un po’ goliardiche. Ovviamente a questo va aggiunto che di Ivan sono Seguitò a raccontare di quando all’istituto si presero stato un fedele spettatore, che la prima volta che lo tutti le anfetamine - comprate a etti in un losco bar vidi di persona fu martedì 9 ottobre 1990, ero giunto lì di sotto - per trascrivere giorno e notte nastri su a Milano da Lecce 13 giorni prima, proprio nel mio nastri, ore di registrazioni sul campo per un concorso diciottesimo compleanno, con l’intenzione di diven- di Roberto Leydi, “e poi LUI è diventato professore tare fumettista. Nell’isolato in cui vivo e da cui vi e se n’è andato portandosi via i nastri dell’Istituto” sto scrivendo, nello “Spazio Ansaldo” (oggi sede del (sapevo bene che questa era un’antica polemica che museo Mudec) si svolgeva “Milano Poesia”, l’ultimo guastò per sempre i rapporti fra i due principali importante progetto di Gianni Sassi, uno dei guru organizzatori del Folk revival Bosio e Leydi). E poi della controcultura. si parlò tanto di Milano: Milano di giorno e di notte, Lì incontrai il Mea, il mio tentativo di approccio Milano dei barboni “ho vissuto per strada, non per fu disastroso: provai a dirgli che il disco Il rosso è modo di dire, senza una casa in cui dormire. Si im- diventato giallo era da sempre uno dei (pochi) dischi parava dagli altri, ce n’erano di organizzatissimi, con che i miei possedevano e che ascoltavo da quand’ero panchine attrezzate a letto, meglio dell’albergo. Però in fasce “e non sei diventato daltonico?” ridacchiò quando arrivò inverno mi dissi che non avrei resistito lui, girandosi subito dall’altra parte. Per la verità io a lungo, un freddo, Alessio, un freddo. Chi ha dormito sono daltonico, ma preferii tacerglielo. Provai a riag- per strada d’inverno non può che essere comunista.” ganciarlo “qui siamo proprio vicini a via Savona…” Ecco un fondamento ideologico del pensiero di Ivan. dissi con aria allusiva, “beh?” fece un po’ scocciato Continuavano i racconti sul Naviglio, sui personaggi “quella dov’è ambientata la tua canzone El me gatt” che aveva conosciuto e parevano tratti da una novel- dissi sperando di conquistare con questa citazione la di Paolo Valera rivista da Jannacci “il tale faceva la sua benevolenza “ah… ma quella l’ho messa per l’operaio e lo avevano licenziato per ragioni sindacali, la rima” (anni dopo mi disse che invece non era vero, allora avevano messo su l’azienda familiare: la moglie era proprio via Savona quella della terribile Ninetta batteva lui incassava... ma un giorno si accorge che che sgozzava i gatti). lei con un cliente ci provava gusto, insomma c’era Sconfitto me ne tornai a casa, pensando “ma che del tenero, allora non è più questione di lavoro, si stronzo”, o meglio non formulando compiutamente riscoprì marito cornuto, l’ha ciapata per la bernarda questo pensiero, perché non avrei osato pensarlo di e l’ha menada in navili”. cotale mito... però insomma, diciamo un po’ deluso. Milano si avvicina, lui si rende conto che il treno Tutte le testimonianze che ho raccolto per questo ferma a Rogoredo e si precipita giù come una valan- libro coincidono nel dire che Ivan prima di volerti ga di carne “se scendo qui faccio molto prima, per il bene ti provocava. Corvetto”. Mi saluta dalla banchina “vieni a trovarci a me e Clara, così continuo i racconti e tu mi scrivi In treno con lui la biografia” e ride. Poi lo sentirò ancora per telefono, ci vedremo un paio di volte in Conchetta, canteremo, Ecco, Ivan lo inseguivo da sempre, finalmente di- ma quando finalmente sono andato in Corvetto non ventato anch’io un cantautore, era lui che mi aveva era proprio a casa sua, e stava stretto nella cassa. cercato e ammesso come un suo pari, affianco sugli Io intanto proseguo sul treno e arrivo in Centra- stessi palchi, invitato nell’istituto che dirigeva. Ma le, scendo con la testa che gira piena di tutti quelle ancora non mi aveva aperto il cuore. storie, scesi dal treno, guardai l’ingresso della me-

64 percorsi di vita tropolitana e provai un senso di nausea: non potevo ricognizione su una vita che è stata straordinaria- chiudermi sottoterra. Dalla Stazione a casa mia ci mente fitta di intrecci, perché la vita di un artista sono otto chilometri, il sole cuoceva, decisi di farli a impegnato politicamente già lo è di suo, perché il piedi, riavvolgendo il nastro di tutti i racconti che mi fratello di Ivan, Luciano, è stato un intellettuale aveva fatto l’Ivan, allungando il percorso e passando centrale per la nascita della nuova sinistra in Italia, per tutte le zone nominate: via Tommaso Grossi, il e ha incessantemente creato relazioni anche perché Sagrato del Duomo, Via Gorizia... incapace fisicamente di stare da solo. Perché infine la nostra storia si svolge per larga parte negli anni Una vita fitta di intrecci che, dal 1962 al 1980, hanno visto la più grande partecipazione collettiva che si sia mai registrata: solo Ecco lettori miei, il libro che mi ha fatto buttare la capillare voracità della televisione e poi il colpo di sangue e sudore, ma soprattutto lacrime, è una grazia dell’informatica sono riusciti a domare quelli passeggiata per la vita e le canzoni del Mea: Luigi che Giorgio Gaber definì “anni affollati”. della Mea ribattezzatosi da solo Ivan, nato a Lucca Ecco, io ora riprendo il mio percorso per Milano, nell’ottobre del 1940 morto a Milano nel giugno del per l’Italia, per i dischi, i libri, i giornali, i concerti, gli 2009. È una passeggiata per una storia di vita che, spettacoli, le manifestazioni, le fabbriche occupate, le soprattutto nei primi vent’anni, sembra eccessiva piazze, i centri sociali, i congressi di Partito, le feste anche per essere un romanzo naturalista di Zola. Poi dell’Unità, dei sindacati, della Resistenza... il percorso diventa un resoconto collettivo della canzone popolare esistenziale, politico e artistico del mio amico e maestro e della partecipazione politica, lì l’individualità di Ivan Ivan, vi invito a farlo con me questo percorso, nelle sembra perdersi al servizio di una storia grande, che pagine che seguono. Forse come questo tempo in cui pure vuole essere raccontata. Questo libro è anche un passiamo, non servirà a nulla e tutto si perderà nel percorso nell’opera di un intellettuale che consta di camposanto della dimenticanza. Ma noi, che stiamo più di 15 dischi, una decina di volumi (fra romanzi, aggrappati a un libro o a un disco, sacro o profano, prose varie, versi, favole), innumerevoli articoli. Sono alla Bibbia o al Capitale, a Proust o a Bulgakov, a Bob opere nate da un’esigenza di confessione, ma anche Dylan o a Violeta Parra, possiamo forse rinunciare dall’urgenza della testimonianza e del confronto, all’idea che finché qualcuno racconta le nostre storie, oggi attraverso il web le possiamo ascoltare con più abbiamo sconfitto la morte? facilità d’un tempo, quando bisognava procurarsi i supporti fisici, i dischi, per lungo tempo introvabili. Alessio Lega Però il web è una “Biblioteca di Babele” eterodiretta dai motori di ricerca e dai social, per questo è più Questo articolo è tratto dal libro La Nave dei Folli: che mai necessario uno sforzo di sistematizzazione, vita e canzoni di Ivan Della Mea, di analisi, di scavo e di ricostruzione del contesto in uscita nei prossimi giorni per storico, politico e artistico in cui nacquero quei canti. Agenzia X Infine quello che vi accingete a leggere è una

percorsi di vita 65 Musica & idee di Marco Pandin

collettivo, una specie di ritrovarsi tra vecchi amici e Una storia sbagliata compagni dopo trent’anni, ognuno che si porta anco- ra dentro questa assenza. Assenza che ciascuno cer- Mi sento un po’ preso stretto all’angolo, non so come ca di risolvere come sa, com’è capace: Marco stringe dire. Lo dico. Faccio fatica a parlarvi di questa storia, fra le mani dei ritagli scritti, Stefano Sommariva dei intanto e soprattutto perché è una storia di quelle che disegni, Andrea Claudi delle musiche. mi fanno stare male. Il Marco Sommariva come già saprete fa lo scrittore, Ne ho vissute di press’a poco simili anche se sto lon- stavolta ha messo insieme cose sue e d’altri, frasi sfor- tano da Genova – queste storie capitano dappertutto e biciate che cercano di avvicinare, di spiegare restando anzi, la distanza riesce ad aggiungere malessere, tri- sempre un po’ indietro un po’ da parte come per non stezza, voglia di chiudere persiane e portoni, di ficcar- disturbare. Frasi che cercano se non proprio di capire si dentro ad una stanza con poca almeno di accendere un po’ di luce luce e mettercela tutta per tenere in questo buio, buio che sconfina tutto fuori. Fuori dalla testa, dagli in copertina. Pure musiche e dise- occhi, dal cuore. Brutto rendersi gni sono strani. Le canzoni di An- conto che i confini e le distanze e drea Claudi non vanno da nessu- le differenze contano zero/niente na parte, proprio perché non c’e- non solo per gli innamoramenti ra alcun posto dove andare, dove ma anche per le cose sbagliate. provare a guardare, dove restare Questa storia Marco Sommariva non dico a ragionare ma almeno un giorno me l’ha raccontata, solo a respirare ognuno per conto pro- poche parole infilate una dietro l’al- prio, ascoltando ciascuno i respiri tra mentre aspettavamo un treno. dell’altro, il rumore dell’aria che Lui che mi voleva parlare e io che entra a scaldarsi, a scaldare. Forse avevo non so come annusato il pe- perché non c’è più niente da scal- ricolo da lontano e cercavo di non dare, perché non è rimasto niente ascoltare - treno sopra il quale alla fine sono salito e su cui mettersi a ragionare, più niente da guardare. ripartito verso casa. Il mio amico è rimasto sul binario I disegni di Stefano Sommariva hanno rumore d’in- ma la sua storia è salita assieme a me, come fosse una granaggio: una serie di click, come di metallo che si valigia pesante che si è aggiunta al mio bagaglio. tocca, suono che non viene da legno, né da un corpo Questa storia, lo ammetto, dopo un po’ l’avevo la- umano o d’animale. Mi sembrano vignette meccaniche sciata lì sul bordo della mia strada – ve l’ho detto, fac- – il tratto deciso e forte come qualcosa che non riesco cio fatica, porto con me sempre troppe valigie stracol- a togliermi dagli occhi, e sono colorate invece come ri- me. Forse ripensandoci non è vero né giusto dire che cordi sbiaditi. Dicevo sembra facciano rumore di in- per me era una storia nuova: il genovese già ne aveva granaggio, i disegni, racchiusi come sono dentro a una accennato sul suo “Lottavo romanzo” (mica un pacco gomma di motocicletta: stagioni di sole e di neve che si di carta buttato là: è uno di quei libri fatti proprio per susseguono, un calendario di incontri e di solitudini, prenderti per le orecchie costringerti ad alzare gli oc- semafori e segni per terra sulla strada. Di colpo uno chi e parlarti direttamente), e dopo quelle due chiac- stop che interrompe la storia, i colori, la musica. chiere in stazione lentamente i contorni della storia si Marco Andrea Stefano – mi sembra di vederli quan- erano fatti meno vaghi. do si sono ritrovati per ricordare il loro compagno: Avevo ragione, avevo annusato il pericolo da di- tutt’e tre nervosi occhi bassi, poca o niente voglia di stante. La storia, o per lo meno un assemblaggio di stare seduti a parlare e guardarsi, poche cose dette e sue versioni, adesso la ritrovo anche qui, dentro a tante e tante cose da dire rimaste impigliate dentro a L’amico ritrovato (autoprodotto, 2018 – info e ri- metà strada fra il cuore e i denti. Il libro è sottile come chieste a www.marcosommariva.com). una promessa, poche pagine sì ma ognuna pesante Ho deciso di parlarvene, anche se a disagio ed in come una montagna. fretta: è un ricordo a distanza di tempo di un ragaz- Marco Pandin zo che una mattina decide di farla finita. Un ricordo [email protected]

66 nonsolomusica La terra è di chi la canta di Gerry Ferrara

ca e della riproposizione di brani della cultura Impegno politico, popolare. Nasco e cresco chitarrista, prima classico e poi militanza musicale. acustico; dopo il repertorio classico studiato in con- servatorio ho cominciato a suonare cose che pote- E quella musica nuova vano tenermi compagnia e con cui potevo accompa- gnare la mia vociaccia stonata: i cantautori italiani, che è anche archeologia. poi Cat Stevens e James Taylor, poi Donovan. Dylan, che oggi per me è una specie di osses- intervista a Gianluca Dessì sione, l’ho scoperto più tardi. Poi vidi un concerto di Alan Stivell a Sassari, dovevo avere circa 13 o 14 anni: rock e strumenti della tradizione mescolati Torniamo in terra di Sardegna per raccogliere e rac- insieme, una roba per me inconsueta che fu come contare le molteplici sfaccettature di una cultura un segnale che la tradizione (il folk, come si diceva che, trincerandosi totemicamente dietro questioni all’epoca) non era una cosa noiosa. Poi un amico identitarie, mostra inevitabilmente i volti, i segni, mi suggerì di ascoltare John Renbourn, e sono di- e fa ascoltare le voci meticce, derivazioni millenarie ventato fan di tutti i chitarristi inglesi del periodo di culture altre, che hanno delimitato il perimetro (Jansch, John Martyn, Richard Thompson). La mu- etnico dell’isola e che segnano il confine tra terra e sica sarda l’ho scoperta dopo, passando prima per acqua, sul quale viaggiano storie e canti. il folk revival di gruppi come Suonofficina, Cordas Una delle “navicelle di bronzo” (tanto per usare et Cannas (di cui, ironia della sorte, sono diventato un termine ricorrente nella descrizione del simbolo componente cinque anni fa), Calic etc., e poi sco- delle imbarcazioni dei popoli viaggianti della Sar- prendo le launeddas e la polivocalità del Tenore e degna nuragica) che meglio conserva le storie del del Cuncordu. passato, fatto di incroci scambi e sedimentazioni e Ricordo che da bambino vidi a Stintino un con- che è possibile ammirare e ascoltare fuori dai musei certo di Maria Carta, accompagnata dal maestro archeologici tradizionali della musica folk, si chia- Rizzuto (mi ricordo ancora il nome); non fui entusia- ma Elva Lutza, simbolo – tra terra e acqua appunto sta della musica, ma mi piacque molto l’atmosfera, – che mette in relazione le storie viaggianti e quelle con il pubblico attento ad ascoltare. Il mio suonare innestate nel territorio. “in sardo” nasce quando mi prestarono una cas- Ne parliamo con “l’antropo-musico” Gianluca setta dove c’erano delle esecuzioni di balli di Nanni Dessì, studioso di corde che insieme al poeta-ar- Serra alla chitarra: una folgorazione. Nel 1991 en- tigiano Nico Casu, voce e tromba, ha dato vita al trai in un gruppo abbastanza celebre dell’epoca, i progetto. Zenia, con cui per due anni ho girato in lungo e lar- go la Sardegna; nei concerti avevo anche uno spazio Gerry - Gianluca, cos’è e dove si trova l’Erba mio dove suonavo delle cose piuttosto grossolane, Lutza? come dei balli sardi un po’ approssimativi o gighe Gianluca - L’Elva (o Erva) Lutza è un’erba quasi irlandesi etc. mitologica, citata anche da insigni poeti e scritto- ri come Remundu Piras, poeta a bolu di Villanova Cosa ha rappresentato per te attraversare la Monteleone (che è anche il paese di origine del mio tradizione popolare, che in terra sarda anco- sodale Nico Casu) e Sergio Atzeni. Nessuno l’ha mai ra in molte occasioni è una sorta di monolite vista, ma si dice che porti fortuna e che possa esau- ingombrante, per raccontare in forma di “ra- dire i desideri più insperati gionamento” parte del tuo pensiero e della tua musica? Raccontaci del tuo peregrinare e delle tue Innanzitutto non mi ritengo un musicista tradi- svariate incursioni nel campo della musica, zionale né Elva Lutza è una formazione di musica non solo quella di tradizione, che in qualche tradizionale o di folk-revival, siamo un duo di mu- modo ti hanno condotto sui sentieri della ricer- sica d’autore. La tradizione è tutt’al più un pretesto

La terra è di chi la canta 67 per comporre musica nuova: mi piacciono tutti quei per duo, ci ha salvato da una formazione estesa, musicisti che partono dalla tradizionale per affron- bella ma difficilmente praticabile. tare un percorso personale: in Italia abbiamo ottimi esempi, da Riccardo Tesi a Alessandro d’Alessandro Insieme avete tolto i parati e la ruggine del che è un organettista giovane e creativissimo, o fra passato fossile della tradizione e avete ri-abita- i chitarristi Aronne Dall’Oro e Enrico Negro, gente to la casa della memoria con affreschi e arredi che conosce bene la musica tradizionale ma che fa raffinati e contemporanei. Il vostro primo disco un discorso del tutto originale, o musicisti che rein- mette in luce il “rinnovamento” del pensiero, ventano la tradizione con classe e perizia in un senso appunto. Raccontaci di quella fase e delle sto- pan-mediterraneo e moderno, come Stefano Saletti. rie cantate presenti in quel lavoro. Per me ascoltare la tradizione e la sua riproposizio- Il primo disco fu frettoloso o meglio affrettato, do- ne era un discorso anche di militanza politica, come vevamo sfruttare l’esposizione mediatica dovuta alla ascoltare anche i cantautori se vuoi... oggi tutto que- vittoria del Parodi ma ancora oggi lo ritengo il no- sto è meno valido: oggi, a mio modesto parere, l’unica stro lavoro migliore; ci sono almeno due capolavori, forma spendibile di militanza in musica è certa mu- “Deo Torro”, con cui vincemmo il Premio Parodi nel sica improvvisata. Il lavoro di alcuni musicisti come 2011, e “Sa Mama”, rilettura di Sett’Ispadas de Do- Marco Colonna o Eugenio Colombo mi trasmette più lore, fra ritmi bulgari, tradizione e psichedelia. Uscì “impegno” di quanto ne riscontri nella canzone d’au- per S’Ard Music e fece abbastanza rumore; credo tore o nella riproposizione del folk, dove ormai l’omo- che questo mix di tradizione, improvvisazione jazzi- logazione e la “maniera” sono la regola. stica e canzone d’autore in lingua sarda fosse una cosa abbastanza nuova. “Pensatore con l’alibi del sentimento,” cito Nel disco c’era anche un pezzo pazzesco scritto Gaber. “Ho soltanto la sensazione che in que- per noi da Kaballà e due bellissimi cameo di Elena sti nostri tempi pensare voglia dire vivere in un Ledda e Ester Formosa. piccolo cimitero.” Ecco, tu a un certo punto ave- vi appeso la chitarra al chiodo. Chitarra, bouzouki, tromba e voce, voi due a Suonavo con un musicista scozzese, Barnaby sibilare canti e fonemi di provenienza errante. Brown, un ricercatore che aveva declinato delle lau- Come fa il vento che diventa voce e il suono che neddas con misolidia delle cornamuse scoz- diventa pace. Avete trovato un’alchimia tra for- zesi; avevamo fatto un disco; splendide recensioni ma e sostanza, eleganza e racconto. ma non si suonava mai; mi ero scoraggiato e all’e- Il giusto equilibrio direi: Nico è musicista colto e poca (anche oggi forse…), preferivo fare l’organizza- raffinato, che scrive e legge bene la musica; io sono tore di rassegne e festival piuttosto che il performer. un rockettaro e sono bravo (forse) ad armonizzare e Pensavo, come chitarrista, di avere esaurito il mio a inventarmi la ritmica. Non ho remore a dire che il compito. compositore vero del duo è Nico. Lui tiene molto a questa cosa dell’eleganza, io ogni tanto vorrei spor- Poi, invece, l’incontro con Nico Casu, “il prof”. care suono e melodie con un approccio più “punk”, Sì, ci siamo incontrati un piovoso primo maggio. e devo dire che dal vivo siamo eleganti ma con qual- Non ci vedevamo da dieci anni, lui mi conosceva che macchia di sugo sulla camicia. I nostri concerti come organizzatore; ambedue avevamo praticamen- sono molto “sudati”. te smesso di suonare e parlando ci siamo accorti che avevamo un po’ di materiale in comune, soprattutto Nella nuova casa del canto di Gianluca e Nico roba dell’est europa (io era inevitabile che ar- in Bulgaria e Macedonia rivasse la sapiente e avevo fatto la tesi di lau- discreta, quanto deter- rea) e del sud-italia (lui minata, figura della aveva suonato con Da- cantora Ester Formo- niele Sepe per dieci anni sa. Raccontaci di lei. e con tutti i Napoletani Con Ester ci siamo co- importanti, dalla Nuova nosciuti in quella edizio- Compagnia a Peppino ne del Premio Parodi. Il di Capri, passando per progetto ha però tardato 99 Posse, Almamegretta a prendere una forma: etc). Lui voleva fare una siamo partiti dai canti specie di banda di mu- sefarditi, poi l’omaggio sica popolare, io volevo alla letteratura musi- una cosa acustica, ab- cale ispano-americana biamo fatto entrambe le e siamo giunti a questa cose e il duo ha resisti- sintesi che è il concerto to! La vittoria del Parodi attuale. Ester è una for- con un brano pensato midabile cantante e ha

68 La terra è di chi la canta alle spalle anche un’ottima carriera di attri- ce, figlia d’arte, il padre Felìu è uno dei gran- di intellettuali catalani viventi. Nel frattempo abbiamo anche lavorato con il trovatore pro- Gianfilippo Masserano venzale Renat Sette, bizzarra figura di canta- storie, ricercatore, attore, restauratore, con il quale abbiamo fatto il disco “Amada”, che no- nostante l’incisione un po’ frettolosa, è stato un piccolo successo, siamo alla terza stampa.

Con Ester, avete tirato fuori dai bauli tessuti e spartiti di un tempo e li avete ste- si sulle corde al vento del nuovo progetto che porta il titolo di Cancionero. Cancionero è la summa del nostro lavoro: dentro ci trovi brani originali in sardo e in ca- talano, classici come “Cielito Lindo” e “La Vio- letera”, che fanno anche parte dei nostri re- pertori bandistici, pezzi latino-americani, se- farditi e due omaggi alla canzone italiana: un classico minore di Bruno Lauzi e due pezzi di Stefano Rosso (un’altra mia grande passione) tradotti da Joan Casas, letterato e dramma- turgo catalano. Per un chitarrista lavorare con una voce come Ester è una goduria. Sono molto conten- to del lavoro, anche del repertorio, degli arran- giamenti, persino della veste grafica e di que- Elva Lutza (Gianluca Dessì chitarra e Nico Casu tromba) ed Ester sta bella squadra che si è creata attorno a noi, Formosa (cantante) il fonico Andrea Pica, il fotografo Gianfilippo Masserano, l’ufficio stampa Daniela Esposito, il pro- Credo che “Disoccupate le Strade dai Sogni” sia uno duttore Lelle Salis di Tronos Digital, il distributore dei miei dischi da isola deserta, con la sua urgenza Beppe Greppi di Felmay e, buon ultimo, Bruno Pic- tipica del folk, ma declinata con una sapiente mi- cinnu, percussionista dei Cordas et Cannas, che ha scela di progressive e canzone d’autore; l’irruenza completato la formazione nella sua declinazione live. tipicamente urbana ma con qualche richiamo alla musica popolare e persino al cabaret in “Socialde- Un viaggio intenso e intrigante. Dalle rilettu- mocrazia”. Lolli è uno dei grandi della canzone d’au- re di Lauzi a Llach a quelle di Stefano Rosso, tore italiana; una seconda parte di carriera troppo dalle composizioni di Tesi e Muratori alla tra- intermittente e anche artisticamente discontinua dizione catalana riproposta da Ester Formosa. non gli ha permesso di essere annoverato fra i mae- Una nave, o navicella, che trova un porto aper- stri, ma lo era eccome. to, attracca e apre le menti e i cuori. Fra l’altro in quei dischi suonava gente pazze- Lo spero, il timore era di avere un disco un po’ sca come i chitarristi Stefan Grossmann e Andrea troppo eterogeneo, ma volevamo un lavoro che pre- Carpi, due guru del fingerpicking, Ettore de Carolis sentasse Ester Formosa al pubblico italiano in tutte che avrebbe poi arrangiato “Metropolis” di Guccini, le sue abilità interpretative e che fosse lo specchio e tanti altri. del nostro progetto live. In tutto questo tourbillon di cose, i brani cui sono Dove andrà a raccogliere la prossima erba più legato sono i due originali, “A su Tramontu” in Lutza, Gianluca Dessì? sardo, vagamente echeggiante di repertori più tradi- Ci sono tante cose in ballo, un nuovo lavoro in zionali, e “Cucurutxu”, una specie di Moresca in ca- duo, con tutte le cose che negli anni sono rimaste talano con un tratto stile Elva Lutza molto spiccato inedite, ovviamente tanti concerti con Ester Formo- (tempi dispari, scale poco ortodosse, parti strumen- sa e Renat Sette, il disco nuovo dei Cordas et Can- tali con armonizzazioni molto strette). nas, una colonna sonora e, spero, qualche nuova collaborazione al di là del mare: io mi stufo facil- A proposito di viaggi, torniamo per un attimo mente delle cose e delle situazioni e ho sempre biso- a te, Gianluca: “in un viaggio può capitare di gno di nuovi stimoli e nuovi incontri. ritrovarsi a ricontare tutto quel che è stato di te”. Hai deciso di percorrere le occupate strade Contatti: [email protected] 349/3904668 della poetica di Claudio Lolli. Eh, i primi cinque dischi di Lolli li ho consumati. Gerry Ferrara

La terra è di chi la canta 69 9999 fine pena mai a cura di Carmelo Musumeci

sferito in un altro carcere. Guarito, ritorna alla “non Una morte bevuta vita” di prima. Passano gli anni, un giorno gli arriva una lettera dalla donna che ha sempre amato e ama a sorsi ancora, che gli comunica che sta per morire e gli ha lasciato un figlio suo che presto lo andrà a trovare, Scrivere è bello ma essere letti è ancora più bello, perché vuole conoscerlo. specialmente se ti legge un compagno ergastolano Il giorno della visita è una sorta di trauma: non da più di trent’anni in carcere. Ecco cosa scrive Pa- abituato a fare colloqui, la “Belva” abbraccia il figlio squale De Feo dopo aver letto il mio libro: La belva e per la prima volta piange. Il figlio lo tranquillizza della cella 154: dicendogli che ora non è più solo, lui provvederà a Sono un amico di Carmelo Musumeci e quando ho ogni cosa. saputo che aveva scritto un altro libro, gliel’ho chie- È una bella storia ma non vi racconto il finale. sto e subito me l’ha mandato, Quello che ammiro di Car- si intitola La Belva della cel- melo Musumeci è la sua tena- la 154 con la prefazione della cia nel lottare contro la pena pianista Alessandra Celletti. dell’ergastolo, sono convinto La copertina è una sua foto- che un giorno riuscirà nell’im- grafia di quando era giovane. presa. La storia comprende la liber- Io credo in lui. tà e il carcere, con un lieto fine Pasquale ha l’ergastolo che vuole augurare speranza ostativo come l’avevo io, ma per gli ergastolani condannati io purtroppo sono l’eccezio- a morte con l’ergastolo ostativo. ne che conferma la regola. Non manca niente, la vita Dovete sapere che in Italia ci spericolata fuori con rapine e sono due tipi di ergastoli, uno altri reati, la fine che è sempre “normale” che ti dà la possi- la stessa a qualsiasi latitudi- bilità (ma non la certezza) un ne: galera o morte. giorno di poter usufruire di Inizia con la bella vita, dove benefici, e uno ostativo dove tutto sembra possibile e che hai la sicurezza di morire in niente possa turbare la sere- carcere. Per tutti e due quei nità “artificiosa” della nostra tipi di ergastolo, nel certifica- esistenza, poi all’improvviso si to di detenzione vi scrivono cade in un abisso dove sembra “finepena: 9999”. La condan- di essere approdati in un’altra na a essere cattivi e colpevoli dimensione, dove la vita non ti per sempre è una pena stupi- appartiene più e ti costringono da perché non c’è persona che un po’ alla volta a degradarti rimanga la stessa nel tempo. fino a diventare una bestia nei pensieri e nel com- All’ergastolano rimane solo la vita, ma la vita sen- portamento. za futuro è meno di niente. Con l’ergastolano la Il protagonista diventa una belva, isolandosi da vita diventa una malattia. Una malattia che non tutti, affezionandosi a un gatto che era diventato ti uccide, e questa è la cosa più terribile. Impri- tutto il suo mondo. gionare una persona per sempre è come toglierne Tre detenuti gli prendono il gatto, lo cucinano e se tutto. E non lasciarle niente. Non penso che vedrò lo mangiano. mai in Italia l’abolizione della pena dell’ergastolo, La triste realtà gli viene comunicata con un bi- ma continuerò a lottare, perché la vittoria sta già gliettino trovato in cella, la “Belva” assalta i tre, ne nella lotta. uccide due e risparmia il terzo. Verrà esso stesso massacrato dalle guardie e tra- Carmelo Musumeci

70 carcere arte Piramidi e gelosia

di Franco Bun uga

Giancarlo De Carlo è stato uno degli architetti più interessanti dal secondo dopoguerra. Per vari anni militante anarchico, ha scritto cose molto interessanti. Due volumi pubblicati da Quodlibet lo scorso anno ci permettono di fare ancora i conti con le sue pratiche e il suo pensiero originale e libertario.

ra i tanti eventi dedicati al centenario della na- che ebbe l’architetto con la città che vide i suoi pro- scita di Giancarlo De Carlo, che si conclude- getti più famosi e celebrati internazionalmente. Tranno nel giorno del suo compleanno, il pros- Due libri che spesso si incrociano, che parlano di simo 12 dicembre, segnalo la recente pubblicazione due momenti fondamentali per De Carlo, due temi presso l’editrice Quodlibet di due testi essenziali per che costituiscono la radice da cui poi germoglieran- capire la formazione del pensiero anticonformista e no tutte le sue successive esperienze progettuali e libertario di uno dei più grandi architetti italiani del ideali, temi che, in nuce, erano già presenti nella re- secolo scorso. lazione sul problema della casa Il primo è La Piramide rove- che presentò all’incontro anar- sciata, uno scritto sulla rivolta chico di Canosa di Puglia nel delle università in cui De Carlo 1948, stimolato da Carlo Doglio fa il punto sulle sue esperienze dopo l’incontro di tre anni pri- con gli studenti in rivolta nelle ma a Carrara al Convegno na- università americane di Yale, zionale della Federazione anar- al Massachusetts Institute of chica italiana. Technology (M.I.T.), a Berkeley, Già nella relazione di Canosa, Venezia, Genova e Milano; pub- apparsa nello stesso anno come blicato nel 1968 a Bari dall’edi- articolo sul secondo numero della tore De Donato e ripubblicato rivista Volontà, De Carlo indica oggi a cura di Filippo De Pieri, la soluzione del problema della col sottotitolo Architettura oltre il casa nella dimensione urbana ’68 e l’aggiunta di altri due testi non semplicemente nella mera ri- decarliani affini. costruzione materiale delle rovine Il secondo libro è Sono geloso della guerra, ma nell’edificazione di questa città, Giancarlo De Car- di una comunità che ricostruisca lo e Urbino, un prezioso appro- legami e spazi di libertà e parteci- fondimento di Lorenzo Mingardi pazione usando come strumento del rapporto esclusivo e “geloso” Giancarlo De Carlo (1919 - 2005) la pratica dell’architettura.

arte 71 La piramide rovesciata accademica il segreto del rapido successo è nel saper resistere per anni a nascondere il proprio pensiero. Rileggere la Piramide rovesciata quasi cinquant’an- Il fatto è che – nella maggior parte dei casi – sulla via ni dopo e trovarla più attuale che allora è stata una di questa resistenza la fatica è sempre meno grave, bella sorpresa. Quando affrontai il testo nei primi finché alla fine il successo coincide col non aver più anni ’70, durante il corso di laurea in Urbanistica, nulla da pensare.» devo confessare che rimasi un po’ deluso: teorie un Credo che chiunque abbia avuto a che fare con po’ fumose e poche notizie pratiche da usare per il l’insegnamento universitario conosca bene la neces- corso biennale di laurea allo Iuav tenuto da De Carlo, sità di questo comportamento mimetico e De Car- che frequentavo e che aveva come tema la progetta- lo, che all’epoca non aveva avuto una cattedra, nel zione di strutture universitarie sul territorio. momento in cui scriveva lo viveva con fastidio sulla Ora in quel testo vedo dipinto un mondo che non propria pelle. potevo vedere con troppa chiarezza perché vi ero completamente immerso. De Carlo era veramente All’incrocio dinamico altro dall’ambiente dell’architettura con cui eravamo venuti in contatto nei primi anni universitari; aveva di una pluralità di saperi avvertito in anticipo sin dai primi anni ’60 i fermenti Ben ha fatto De Pieri a non pubblicare la pesante anti-autoritari presenti nei campus americani dove appendice di documenti prodotti dagli studenti in lotta era stato in qualità di ‘visi- delle facoltà di architettura ting professor’. presente nel testo originale La piramide rovesciata na- edito a Bari da De Donato nel sce da una conferenza per “i 1968, e a fornirne solamente Venerdì letterari” di Torino l’indice in appendice. Altret- del febbraio ’68 col titolo ge- tanto felice l’aggiunta nell’edi- nerico di Questioni di archi- zione odierna di altri due testi tettura e urbanistica con sot- di De Carlo temporalmente e totitolo: La crisi delle facoltà concettualmente molto vicini: di architettura e già in aprile Perché/come costruire edifici viene pubblicato per i tipi scolastici del 1969 e Il pubbli- della De Donato dove acqui- co dell’architettura pubblicato sisce solo in fase di stampa nel 1970. il riuscitissimo titolo attuale. Nel primo De Carlo tra l’al- La descrizione della pirami- tro elabora il tema della «pro- de gerarchica che raffigurava gettazione processuale» che il potere universitario colpì punta a superare «l’ambigua e profondamente la mia idea insidiosa funzione degli specia- sul potere: formata da strati listi (dell’architetto)» acceleran- orizzontali che partivano dagli do «la restituzione di capacità assistenti volontari e ordinari creativa alla collettività» e nel e arrivava, dopo numerosi li- secondo rielabora in qualche velli fino ai presidi e ai rettori; modo i temi svolti nella Pirami- poi il colpo geniale di De Carlo de rovesciata, in cui il discorso svela gli arcani del potere: «la Giancarlo De Carlo, La Piramide Rovesciata, si allarga alla questione della loro stratificazione dà luogo a Architettura oltre il ’68, Quodlibet 2018, a cura «attendibilità» o della legitti- una piramide i cui spigoli sva- di Filippo De Pieri, euro 16,00. mazione dell’architettura e alle niscono in alto in una banda implicazioni del progettare non oscura. Per un osservatore esterno che giudichi la «per» ma «con» un «pubblico» che coincide con «la gente loro convergenza, il vertice dovrebbe essere vicino e – tutta la gente – che usa l’architettura». concreto; ma in realtà il vertice non c’è. Al di là della De Carlo aveva appena ottenuto la cattedra allo banda che resta indecifrabile gli spigoli divergono, e Iuav nel 1969 e gli argomenti di questi saggi, in con un nuovo andamento entrano nel viluppo della stretta coerenza con le tesi espresse nella Pirami- struttura dello Stato. Qui si attuano le convergenze de Rovesciata, dimostrano come la sua battaglia e gli intrecci più imprevedibili; qui l’Università trova per il rinnovamento della struttura dell’Università e i legami più misteriosi e indissolubili col sistema.» E dell’insegnamento dell’architettura continuasse an- più avanti prosegue: «l’Università si configura come che una volta cooptato dalla struttura accademica luogo di centri di potere che non hanno nulla a che che sempre lo visse come un corpo estraneo e come fare con le esigenze dell’insegnamento e della cultu- un pericolo, un ‘virus’ da isolare e neutralizzare con ra; come un sottoinsieme nell’insieme più generale di tutti i sistemi possibili. Quando De Carlo si troverà quei centri di potere che sono all’interno dello Stato o docente straordinario di urbanistica allo Iuav dovrà che dall’esterno lo governano.» fare i conti con il fatto che «la separazione tra la spe- E in nota aggiunge: «Nella scalata della piramide cializzazione dell’insegnamento dell’urbanistica pro-

72 arte mossa da Giovanni Astengo e il consolidarsi di linee l’incentivazione della partecipazione studentesca, di ricerca intorno all’architettura come disciplina il rinnovamento della pratica dell’architettura e la autonoma renderanno più difficile portare avanti il convinzione che l’Università potesse divenire stru- progetto intellettuale di un’urbanistica (e un’archi- mento per il cambiamento della forma fisica della tettura) collocate all’incrocio dinamico di una plura- società sul territorio, la pratica di un’architettura lità di saperi.» della libertà. L’esperimento urbinate di De Carlo ha utilizzato Sono geloso l’inserimento dell’università come un cuneo per scar- dinare l’assetto urbano esistente e aveva come fine di questa città ultimo quello di dimostrare che l’architettura se non Lorenzo Mingardi, nella sua ricerca ripercorre la diventa urbanistica non è una buona architettura, storia dei rapporti profondi tra De Carlo e l’originale se non impone relazioni, sviluppo, scelte, comples- sviluppo della citta di Urbino incentrato sulla proget- sità è un cristallo morto e non un organismo viven- tazione di strutture universitarie, e delinea i tratti di te. Il Piano sottolinea come sia necessario pensare un De Carlo appassionatamente geloso di Urbino, cit- a scala urbana e contemporaneamente intervenire tà nella quale, attraverso innumerevoli progetti, rea- nel singolo edificio e curare tutti tasselli del processo lizzati e non, ha lasciato indelebilmente il suo segno. progettuale con lo scopo di creare spazi di libertà e “Finché sarò vivo, e molto oltre credo, nessun altro di partecipazione. Già nel ‘47 De Carlo aveva scritto: potrà essere «l’architetto del- «Il problema urbanistico del- la città di Urbino».” In questa la scuola [è] divenuto ormai frase emblematica, che l’au- il problema urbanistico della tore pubblica in seconda di città […] La scuola non è più copertina, De Carlo rivendica casualmente o a ragion vedu- l’importanza dei suoi inter- ta inserita nel quartiere, ma venti urbinati e contempora- diviene […] il suo nucleo.» neamente dichiara il suo amo- E come scriverà poi nella re, spesso contrastato, per la Piramide Rovesciata, De Car- città. E in qualche modo la lo aveva in mente la realizza- continuità della sua opera con zione di «una comunità totale quella del grande architetto ri- di docenti e studenti […] una nascimentale di Francesco di struttura della società, an- Giorgio Martini che lasciò una corata al reale del presente profonda impronta ad Urbino. e proiettata verso l’utopia del Spesso De Carlo accennava a futuro». questa relazione ideale e con- Alla luce di queste posizioni siderava l’architetto uno dei non meraviglia il fatto che De suoi maestri. Carlo sin da subito abbia tro- Le foto d’epoca a corredo vato una grande sintonia con del testo, a volte un po’ sfoca- la visione di Carlo Bo. E un te e i continui rimandi ai do- sincero appoggio nel sinda- cumenti originali e alle lettere co di Urbino, Egidio Mascioli, di De Carlo danno un senso ex bracciante e partigiano dei di presenza e di partecipa- Lorenzo Mingardi, Sono Geloso di questa Gap, eletto sindaco nel 1953 zione agli eventi, ci riportano città, Giancarlo De Carlo e Urbino, Quodlibet nelle liste del Pci. all’atmosfera dell’epoca e so- 2018, euro 19,00. Il Pci era aperto all’epoca prattutto sottolineano il ruolo alle spinte più innovative del- anche politico di De Carlo nello sviluppo della città, la cultura della sinistra o semplicemente non aveva le lotte, le liti, i contrasti con gli attori sul territorio, affatto intellettuali nelle sue file e si affidò nel caso le grandi soddisfazioni, le vittorie e le delusioni. di Urbino a personaggi della levatura di Giancarlo Esperimento unico nel panorama della ricostru- De Carlo o di Livio Sichirollo, pupilli rispettivamente zione post bellica, lo sviluppo economico e culturale degli eretici Elio Vittorini e Antonio Banfi. della città viene affidato all’AteneoUrbinate, sotto la guida di Carlo Bo. Il risultato sarà la realizzazione Una risonanza di una città a vocazione universitaria che riuscirà a realizzare l’unico esempio in Italia di un campus di a livello internazionale impianto internazionale, grazie alle idee lungimiran- Uno dei punti qualificanti della struttura univer- ti di Carlo Bo e a gli strumenti urbanistici inventati sitaria realizzata a Urbino fu il Collegio del Colle. da Giancarlo De Carlo. Così allora come oggi gli studenti erano strumenti Nei fondamenti ideali del Piano Regolatore di Ur- di speculazione e di riqualificazione dei centri sto- bino redatto da De Carlo nel 1963 emergono già rici, una forma di gentrificazione ante-litteram. Il temi che ritroveremo nella Piramide Rovesciata: Collegio per scelta viene dislocato fuori del centro

arte 73 storico e si richiama a modelli di Campus in- ternazionale e ha una struttura a grappolo; si ispira al termine ingle- se cluster teorizzato da Alison e Peter Smithson, che De Carlo conosce in quegli anni insieme agli anarchici inglesi tra i quali Colin Ward e John Turner. Questi architetti che gravitavano attorno alla rivista Freedom gli faranno conoscere il filo- ne di pianificazione an- glosassone che risalendo da Lewis Mumford, via Patrick Geddes affon- dava le sue radici nelle teorie di Petr Kropotkin. Alle scuole estive dei Ciam a Venezia, che si svolgevano sin dal 1952, oltre a A. e P. Smithson Colin Ward (1924 - 2010) e Giancarlo De Carlo viene in contatto con Aldo Van Eyk, Jaap Bakema, Shadrach Woods, Ge- Team X indice una delle sue riunioni a Urbino all’in- orges Candilis e molti altri giovani architetti che poi terno dei Collegi, pratica in uso nel gruppo che già confluiranno nel gruppo del Team X che metterà in nel ‘65 aveva svolto il suo incontro nella Freie Uni- discussione l’autorità dei Ciam che in quegli anni versitat progettata da S. Wood. era divenuto l’organismo istituzionale dell’architet- Anche nella realizzazione della facoltà di Magi- tura internazionale. stero, riutilizzo di un edificio in ambiente urbano, Mingardi usa come titolo a commento della strut- applica gli stessi principi progettuali sperimentati al tura dei Collegi la frase di De Carlo: «La tua vita Collegio, realizza spazi liberi in cui si chiede allo stu- cambia e la causa è l’architettura», che ben definisce dente di realizzare percorsi individuali e complessi, il programma del progetto urbinate. strutture modificabili in cui l’architettura si rivela metafora del tessuto urbano; perché le strutture Non chiusi universitarie debbono essere ambienti liberi e aperti così come libero e aperto è il centro cittadino. recinti del sapere Negli stessi mesi, De Carlo scrive il libro Pianifi- In effetti, il Collegio del Colle è una città in mi- cazione e disegno delle università, dove riprende le niatura che crea un effetto urbano e riprende i co- raccomandazioni del Rapporto Robbins, il piano di dici e le strutture della città storica, rilette in chiave sviluppo per le università inglesi del 1963: creare dell’architettura brutalista, che all’epoca praticava: strutture universitarie che possano essere usate in cemento a vista, corpi semplici, arredo essenziale ed comune da tutti i cittadini e non chiusi recinti del estrema chiarezza strutturale. Piazza, case, strade si sapere. trasformano in un corpo centrale con servizi comuni Lorenzo Mingardi sottolinea come nel progetto al quale si allacciano ‘a grappolo’ i nuclei abitativi del Magistero “De Carlo riesce nella difficile impre- attraverso percorsi di collegamento complessi ed ef- sa di riprodurre quell’intima fusione tra spazi inter- ficaci: una struttura ‘viva’. ni ed esterni tipica della città ducale”. Impresa che Il progetto del Collegio del Colle di De Carlo – “De rivela come il vero confronto e dialogo di De Carlo Carlo’s little Urbino”, come lo definì Peter Blake – a Urbino, al di là di quello politico e progettuale a ebbe una risonanza a livello internazionale e gli val- volte aspro con l’amministrazione e l’Ateneo, ben se la chiamata come visiting professor negli USA: nel descritto dall’autore, sia sempre stato quello a di- ‘66 viene chiamato da Charles Moore a Yale e poi stanza con Francesco Di Giorgio Martini, il primo da Kevin Linch nel ‘67 al Massachusetts Institute of ‘architetto di Urbino’, l’unico di cui, credo, non Technology. Negli Usa De Carlo visita molte scuole, fosse geloso, anche perché in fondo in fondo se ne tra le quali Berkeley dove era nata la rivolta studen- sentiva se non la reincarnazione, almeno il degno tesca nel ’63, esperienze che si riverberano nelle pa- successore. gine della Piramide Rovesciata.

Per celebrare il progetto nel settembre del ‘66, il Franco Bun uga

74 arte nopoteribuoni Ma se ghe pensu

Pagine di storia del movimento operaio, socialista, anarchico a Genova.

Tre mesi fa abbiamo pubblicato in questa sezione della “Il lavoro”, di orientamento socialista. Ne era stato diret- rivista la testimonianza di Gianni Alioti, genovese, tore nel secondo dopoguerra Sandro Pertini, adamantina nostro storico amico e collaboratore, che per primo ha figura di combattente socialista e antifascista, sempre riferito del concerto tenu- amico degli anarchici sul to da Fabrizio De André piano della attività politica a Genova, alla Calata del e della solidarietà, in carcere porto, nell’autunno 1975. come al confino e anche nel Invitato dai tre sindaca- dopoguerra. ti “ufficiali” CGIL, CISL Genzone sapeva che il e UIL, e in particolare conservatore “Secolo” spesso dalle loro organizzazioni tendeva a non riferire cose dei metalmeccanici allora legate alla sinistra, al mon- unificate nella Federazione do del lavoro organizzato, dei Lavoratori Metalmec- figuriamoci agli anarchici. canici (Flm), Fabrizio ac- E sul socialista “Lavoro” cettò “pretendendo” che gli ha trovato invece la data (4 anarchici, i suoi compagni ottobre 1975) e la cronaca anarchici, fossero presenti. di quell’evento, che qui ri- Alioti, che a quel concerto pubblichiamo. Gli abbiamo c’era, ha sfogliato la colle- proposto di ricordare alcuni zione del quotidiano geno- momenti della eccezionale vese “Il Secolo XIX” senza storia del movimento ope- trovarne riscontro. raio, socialista e anarchico Il nostro comune amico nel genovesato, dalla Prima Marco Genzone, genovese Internazionale a quel concer- e direttore della Biblioteca to che ha segnato una (vo- comunale di Savona, con luta) convergenza tra quella cui ho dialogato nella bella grande tradizione e l’opera presentazione savonese del del nostro amico cantautore, nostro libro sul pensiero anarchico e genovese. di Fabrizio sabato 9 marzo n scorso, si è ricordato che Da "Il Lavoro", all’epoca usciva a Genova Genova, 5 ottobre 1975

nopoteribuoni 75 Note sparse di storie (libertarie) genovesi di Marco Genzone

Il concerto genovese di Fabrizio, del 4 ottobre 1975, per gli operai in lotta si inserisce nella (allora) più che centenaria presenza degli anarchici, sindacalisti rivoluzionari, comunisti libertari nella combattiva storia del movimento operaio genovese. Allo storico Marco Genzone abbiamo chiesto di ricordarne alcuni momenti salienti, dalle origini alla metà degli anni ‘70. Quando, a suo modo, Fabrizio la incrociò.

Queste poche righe sono solo un breve riassunto (parziale 1912, in seguito alla nascita dell’Unione Sindacale Ita- e di parte) su alcune vicende genovesi del novecento. liana, sarà proprio la CdL sestrese2 ad assumere la guida Nessuna pretesa di esaustività, ma anzi stimolo ad altri del movimento rivoluzionario del genovesato e ligure per continuare ad approfondire il discorso. attraverso figure di prestigio, genovesi e nazionali, non Fin dalle prime organizzazioni operaie a Genova si necessariamente anarchiche. sentì l’influenza del mazzinianesimo dove, almeno fino al Antonio Negro, di Pietra Ligure, operaio militarizzato primo decennio del secolo, era attiva la Confederazione Ansaldo, segretario camerale, esentato dal servizio militare Operaia Genovese, con sede in Piazza Embriaci 5. fino a quando un rapporto dei Carabinieri di Sampier- A fine ottocento, nel genovesato, nascono le Camere darena non ne chiederà il ritiro dell’esenzione a causa di del Lavoro, nelle quali nel 1892 – complice anche l’e- una rissa contro operai interventisti. Dopo qualche mese sposizione internazionale per il quarto centenario della il suo posto verrà preso da Alibrando Giovannetti3 che ha “scoperta” dell’America e i relativi sconti ferroviari per già un’età (e problemi di vista) che lo mettono al riparo venirla a visitare – aveva avuto luogo la riunione da cui da problemi di mobilitazione militare: ciò non toglie che nacquero il Partito Socialista Italiano e la conseguente all’inizio del 1918 Giovannetti sarà arrestato e confinato spaccatura dal movimento anarchico. Altre Camere del in provincia di Catanzaro, per allontanarlo dalla Genova Lavoro nascono a Sampierdarena nel marzo del 1895, a operaia e mobilitata per lo sforzo bellico. Genova nel gennaio 1896, e a Sestri (Ponente) nel set- Non bisogna dimenticare che mentre lo Stato aveva tembre dello stesso anno. Verranno poi sciolte dal Prefetto creato i Comitati Regionali per la Mobilitazione Industriale (e i loro dirigenti processati) nel 1897, e ricostituite nel (al cui vertice era previsto un Comitato Centrale per la 1900 come sezioni di quella genovese. Mobilitazione Industriale) per annullare ogni agitazione Nel 1903 la Camera del Lavoro di Sestri diventa auto- sindacale, con rappresentanti imprenditoriali, dell’esercito, noma e nello stesso anno stringe rapporti con il giornale dei sindacati collaborazionisti (CGdL, Fiom ma anche i genovese “La Pace1”, diretto dal socialista Ezio Bartalini, fuoriusciti interventisti dell’Usi come l’Unione Sindacale che si caratterizzerà per le sue posizioni antimilitariste Milanese che aveva rappresentanti a Sampierdarena), l’Usi che dureranno fino alla chiusura del giornale dovuta allo continuava a proclamare agitazioni e scioperi come prima scoppio della Grande Guerra. della guerra, ottenendo i suoi successi4. La fine della guerra vede grandi manifestazioni di giu- Rientra Errico Malatesta, bilo per il ritorno dei sindacalisti dal fronte o dai luoghi Genova si blocca di confino, mentre il ritorno di Malatesta dall’esilio, con Nel 1904, la Camera del Lavoro di Sestri pubblica lo sbarco a a Genova il 28 dicembre 1919, vede folle su “La Pace” un appello alla diserzione. E, a partire dal oceaniche a festeggiarlo. L’Usi aumenta la sua forza in

76 nopoteribuoni tutto il genovesato, nasceranno altre due sedi sindacali prenderanno nuova forza. a Sampierdarena (che sarà anche la sede nazionale dei Ma la Camera del Lavoro resiste, respinge armi in mano Metallurgici) e a Genova città, dove fino ad allora operava gli assalti fascisti nel luglio del 1921: sindacalisti, anarchici solo il “camerone” confederale. e arditi difendono la sede dall’assalto, si ritirano attraverso i tetti delle case e al mattino, quando i carabinieri con L’occupazione delle fabbriche: le autoblindo (e non i fascisti) daranno l’assalto finale, a Genova prima che altrove non troveranno nessuno da arrestare. Per evitare che una Nel febbraio del 1920, Sestri anticipa quello che suc- gloriosa sede operaia cada in mano fascista, l’amministra- cederà in tutta l’Italia nella fine dell’estate: l’occupazione zione comunale di Sestri (comune indipendente fino alla delle fabbriche. Guidati dalla loro Camera del Lavoro, riforma amministrativa del 1926-7 voluta dal fascismo, gli operai occupano i luoghi di lavoro, portando avanti che creerà la “Grande Genova”, unico comune da Voltri la produzione. Da Torino scenderanno gli ordinovisti a Nervi con la Val Polcevera e la Val Bisagno) destinerà la Togliatti e Viglongo per capire cosa stava succedendo: sede alla locale Pubblica Assistenza, la Croce Verde, che 5 il loro famoso “Rapporto sui fatti di Sestri” sminuirà ne mantiene ancora adesso la titolarità6. l’importanza della prima forma di autogestione operaia Durante il fascismo e la Resistenza continuerà l’attività (grave colpa non essere guidati dalla Confederazione). A di anarchici e sindacalisti, con riunioni clandestine, attività settembre l’occupazione delle fabbriche esplode in tutta sindacale, scioperi (che coglieranno di sorpresa anche la l’Italia industriale. struttura del Pci7) fino alla lotta armata dopo l’8 settembre, La fine dell’esperienza, con la sostanziale sconfitta più nelle strutture cittadine che in quelle di montagna8. Le operaia, rinvigorirà il movimento anti-operaio (la paura idee staliniste predominanti nel Pci, ovviamente non erano è stata tanta) e gli assalti fascisti, anche nel genovesato, favorevoli alla collaborazione con il movimento anarchico

Il telegramma con il quale la direzione informa i Perrone dell’occupazione delle Acciaierie nel febbraio del ‘20 (fonte Fondazione Ansaldo)

nopoteribuoni 77 e tutto quello che odorava di eresia: ne sono un esempio le grandi discussioni sull’accettazione (o meno) dell’iscrizione al partito di Amino Pizzorno, la cui “unica colpa” era quella di essere figlio di anarchici9. Ad ogni modo, tra le brigate Pisacane e Malatesta e i distaccamenti libertari Gaggero, Gori e Cianchi, operarono non meno di 200 compagni, mentre anarchici sono sicuramente presenti in almeno 24 CLN aziendali e nuclei consistenti in altre 4 o 5 aziende.

Genova 1960, una rivolta dal basso Dopo la liberazione, nascono la Federazione Comunista Libertaria Ligure, formata da una ventina di gruppi e circa 2.000 aderenti, e il giornale “L’Amico del Popolo”; la scelta unitaria sindacale (e la creazione dei Comitati di difesa sindacale all’interno della Cgil10) vedrà l’anarchico Giovanni Mariani dirigere la Camera del Lavoro di Sestri. La rottura sindacale del 1948-1949 porterà alla rinascita dell’Unione Sindacale, con sede prima a Torino e poi a Genova (fino al 1970, anno della fine dell’esperienza), con la pubblicazione di alcuni numeri di “Guerra di Classe”. Anche a Genova, gli anni ‘50 sono anni di nor- malizzazione, di ristrutturazione aziendale a spese della classe lavoratrice, con pesanti licenziamenti soprattutto ai Sopra: distaccamento “Cianchi”. Quattro partigiani del di- staccamento libertario “Gastone Cianchi”, Genova centro, co- danni delle avanguardie sindacali. Mentre il movimento ordinato alla brigata SAP Matteotti. Con il fucile è Armando anarchico, che aveva visto nel 1945 la nascita della Federa- Negri, che diviene capo del distaccamento dopo la morte di Gastone Cianchi (pubblicato nel cd allegato a La resistenza zione Anarchica Italiana, si divide con scissioni (nascono i sconosciuta, edito da Zero in Condotta nel 2005)

78 nopoteribuoni Gruppi Anarchici di Azione Proletaria11 e i Gruppi di Tiziana Casati Tiziana Iniziativa Anarchica). La rivolta del 30 giugno 1960 (Genova che insorge contro il prospettato con- gresso nazionale missino nella città medaglia d’oro della Resistenza) si inserisce in questo filone: molti par- tigiani licenziati, i fascisti che tornano, la rivolta che parte dal basso, guidata da vecchi comandanti parti- giani che si appoggiano al circolo Bisagno della Fivl, Savona, Società di Mutuo Soccorso Generale, 9 marzo 2019 - Presentazione del libro “che non in centro storico (che verrà ci sono poteri buoni - il pensiero (anche) anarchico di Fabrizio De André”. Da sin. Marco Gen- zone, direttore della Biblioteca civica “A. G. Barrili” di Savona, e Paolo Finzi, curatore del libro. chiuso dalle autorità, indi- viduandolo come sede del coordinamento della rivolta)12. 6 La presenza libertaria nella cultura sestrese si ricava anche da quanto Nella prima metà degli anni ‘70 ci saranno nuovi riporta “La storia di Sestri Ponente” di Ottonelli - Valenti, 1975 ripresa in La resistenza Sestrese di Clara Causa, Anpi sezione Sestri massicci licenziamenti e dure lotte per impedirli, con Ponente, 2000: “tutto era vietato, ma restavano le scampagnate occupazioni delle fabbriche (si tratta spesso di multi- verso il Gazzo o i monti circostanti in coerenza con un’antica tradizione locale e, quando nessuno sentiva, restava il gusto di nazionali che riorganizzano la produzione all’estero) e canticchiare tra i denti Bandiera Rossa, L’internazionale oppure iniziative di solidarietà con le maestranze in lotta: in l’inno del romanticismo libertario, Addio Lugano bella”. Clara Causa è figlia di Emanuele Causa, anarchico, fucilato assieme ad questo filone si inserisce il concerto di Fabrizio dell’ot- altri 21 partigiani sul monte di Portofino il 2 dicembre 1944, i tobre del 1975, di cui esistono due tracce sonore su cui corpi, gettati in mare, non verranno mai ritrovati. 7 All’Ansaldo Fossati nell’inverno del 1944 in Anarchismo e Resi- youtube (Andrea e Amico fragile), come segnalato da stenza in Liguria di Guido Barroero, Edizioni Altrastoria, 2004. Gianni Alioti nel numero di febbraio 2019 (“A” 431), 8 Oltre alla storia della Camera del Lavoro di Sestri e a Anarchismo e Resistenza, già segnalati, da vedere anche Il movimento anarchico ma anche quello tenuto da Maurizio Pollini tre anni a Genova (1943-1950) di E. Anna Marsilii, Annexia edizioni, prima alla Paragon13. 2004. Barroero parla di difficoltà a salire in montagna per gli anarchici genovesi, vista la predominanza, nella rete clandestina, del Pci. Differente la situazione a levante, dove nel Tigullio e il suo Marco Genzone entroterra operava la Coduri che vedrà la presenza di anarchici. 9 Sulle vicende di Amino Pizzorno, figlio degli anarchici Giovanni 1 Su Ezio Bartalini e il suo giornale si veda Antimilitarismo e paci- Gavilli e Attilia Pizzorno, responsabile del SIM in VI zona si veda fismo nel primo novecento. Ezio Bartalini e “La Pace” 1903-1915 Comunisti e partigiani. Genova 1942-1945 di Manlio Calegari, di Ruggero Giacomini, Franco Angeli, 1990. Selene edizioni, 2001. In onore della madre, Pizzorno scelse il 2 Sulla Camera del Lavoro di Sestri, il lavoro più completo è si- nome di battaglia di Attilio. Nipote di Pizzorno (figlia della sorella curamente Cento anni di storia operaia: la Camera del Lavoro di Diavolinda) è Carla Nespolo, attuale presidente nazionale dell’Anpi. Sestri Ponente e l’Unione Sindacale Italiana di Guido Barroero, 10 Delegati dei CDS in almeno 15 aziende genovesi, in Anarchismo Usi Arti e Mestieri, 2015. e Resistenza in Liguria. 3 Alibrando Giovannetti pubblicherà, tra il 1925 e il 1927, un suo 11 Sull’esperienza dei Gaap si veda I Figli dell’Officina. I Gruppi memoriale sulle lotte in Italia su “Il proletario”, giornale in lingua Anarchici di Azione Proletaria, 1949-1957 di Guido Barroero, italiana degli IWW. Il testo completo, con note e approfondimenti, Centro Documentazione Franco Salomone 2013, o i volumi di è stato pubblicato in Il sindacalismo rivoluzionario in Italia di Franco Bertolucci che sta editando la Biblioteca Franco Serantini Alibrando Giovannetti, Usi, Zero in Condotta, Collegamenti Gruppi Anarchici di Azione Proletaria. Wobbly, 2004. 12 Tra le cose migliori pubblicate sul 30 giugno continuo a ritenere 4 “Lotta Operaia”, organo della Camera del Lavoro di Sestri e dei che ci sia quanto pubblicato da quotidiano socialista “Il Lavoro” paesi limitrofi, sul numero 34 del gennaio 1918 pubblica un in occasione del ventennale, La battaglia di Genova, supplemento lungo riepilogo di agitazioni e vertenze dell’anno 1917, oltre a “Il Lavoro” del 25 giugno 1980, curato da Gad Lerner. 40 scioperi significativi nelle industrie del ponente genovese. 13 I 40 minuti del video del concerto di Maurizio Pollini con 5 Rapporto sui fatti di Sestri, di Palmiro Togliatti e Andrea Viglongo l’orchestra e il coro del Teatro comunale di Genova sono visibili in “L’Ordine Nuovo”, n. 40, 13 marzo 1920. all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=JkOlondL0CM

nopoteribuoni 79 book tour

Ecco l’elenco delle prossime presentazioni del nostro volume che non ci sono poteri buoni – il pensiero (anche) anarchico di Fabrizio De André. Altre presentazioni sono in via di definizione. Chi ne vuole organizzare una, ovunque in Italia, ci contatti agli indirizzi riportati qui sotto. Tenete presente che le prime date disponibili sono da novembre in poi.

Sul nostro sito, al link: www.arivista.org/che-non-ci-sono-poteri-buoni/presentazioni troverete maggiori dettagli su ciascuna presentazione (indirizzo, chi organizza, chi interviene, eventuale parte musicale, ecc.) e l’elenco di quelle già avvenute.

Per qualsiasi chiarimento, oltre ai normali riferimenti della rivista, contattateci: info-line nopoteribuoni: 3395088407 e-mail: [email protected] maggio 2019

4 ore 10:30 Castel Bolognese (Ra) Biblioteca comunale “Luigi Dal Pane” 4 ore 18:00 Cesena (Fc) Libreria Epocalibri RISERVATO Liceo scientifico “G. Salvemini” 10 ore 09:30 Bari ALLA SCUOLA 10 ore 17:30 Bari Casa del Popolo (Bottega di umanesimo socialista) 11 ore 18:00 Francavilla Fontana (Br) Urupia / Comune Libertaria 17 ore 19:30 Milano Trattoria Popolare (circolo Arci Traverso) 24 ore 17:00 Pisa SMS Biblio (biblioteca comunale) 25 Capannori (Lu) Casa del Popolo di Lucca giugno 2019 1 ore 18:00 Livorno “Le Cicale Operose” caffè letterario 7 ore 18:00 Vittorio Veneto (Tv) Trattoria alla Cerva 8 ore 17:00 Venezia Ateneo degli Imperfetti di Marghera 15 ore 16:00 Alessandria Laboratorio Anarchico PerlaNera 22 ore 22:00 Cuggiono (Mi) Villa Annoni

80 nopoteribuoni nopoteribuoni luglio 2019 3 ore 18:00 Perugia Edicola 518 5 ore 18:30 Modena Libera - Libera Officina 20 ore 21:30 Roure (To) Rifugio Alpino Selleries settembre 2019 7 ore 16:00 Palermo 14 ore 18:00 Persichello (Cr) Circolo Arci Persichello 20 ore 21:00 San Quirico d’Orcia (Si) Vald’O vineria letteraria 21 Firenze 9a Vetrina dell’editoria anarchica e libertaria 26 ore 19:00 Bologna Libreria Modo 27 ore 21:00 Piacenza Cooperativa Popolare Infrangibile 1946 ottobre 2019 5 ore 17:00 Bellinzona (Canton Ticino) Birreria Bavarese 12 ore 17:30 Imola (Bo) Gruppi Anarchici Imolesi 23-26 Sicilia orientale (Ragusa, Catania, Enna, Avola - Sr) novembre 2019 16 ore 17:30 Arezzo La Feltrinelli Point 23 ore 18:00 Pordenone 29 ore 20:00 Ravenna Mama’s Club gennaio 2020 10 ore 21:00 Ancona Gruppo Anarchico Malatesta/USI

nopoteribuoni 81 ELENCO PUNTI VENDITA “A” si dovrebbe trovare in questi punti-vendita. Le librerie (che nell’elenco sono sottolineate) sono in parte rifornite dalla Diest di Torino. Per favore, segnalateci tempestivamente eventuali imprecisioni o mancanze, scrivendo, telefonando o faxando (recapiti in 2ª di copertina).

Lazio Roma Akab, Alegre, Anomalia; Fahrenheit, Odradek, Lo Yeti, Contaminazioni; Yelets, ed. largo Preneste, ed. v. Olevano Romano, 41 ed. via Saturnia, ed. p. Sor Capanna, ed. piazza Vittorio Emanuele di fronte al n. 85, Torre Maura Occupata (v. delle Averle 18), Infoshop Forte Prenestino (v. Federico Delpino), Biblioteca L’Idea (v. Braccio da Montone 71/a), banco libri al Mercato di piazza Pigneto (ogni quarta domenica del mese), Teatro Ygramul (via N.M. Nicolai 14), gruppo C. Cafiero, sede 19 luglio (v. Rocco da Cesinale 18 - Garbatella), Lettere Abruzzo Caffè (v. San Francesco a Ripa 100-10); Vineria letteraria Shakespeare & Co. Chieti CSL Camillo Di Sciullo (v. Porta Pescara 27); Pescara ed. v. l’Aquila; (v. dei Savorgnan 72); Albano Laziale (Rm) Baruffe (p.zza Carducci, 20); Roseto (Te) Ubik. Manziana (Rm); Coord. Magma (p. dell’Olmo 13); Latina ed. v.le Kennedy 11; Viterbo Circolo ARCI ‘’Il Cosmonauta’’ (v. dei giardini 11). Basilicata Osteria Malatesta (Via S. Biagio 45); Magnetica, ed. v.le Matera Potenza Liguria Firenze 18; Castel Lagopesole (Pz) ed. v. A. Costa. Genova emporio Via del Campo 29 rosso, San Benedetto, La Passeggiata LibroCaffè (p. di S. Croce 21r), libreria del centro storico; ed. v. di Francia (altezza Calabria Matitone – Sampierdarena), Archivio storico e Centro di documentazione “M. Reggio Calabria Universalia, ed. p. Camagna; Catanzaro ed. v. T. Campanella Guatelli” (v. Bologna 28r – apertura sabato mattina ore 10-12); Camogli 47 (S. Antonio); Cosenza ed. degli Stadi; Infopoint Coessenza (corso Telesio (Ge) Ultima spiaggia; San Salvatore di Cogorno (Ge) ed. v. IV Novembre; 102); Acri (Cs) Germinal. Imperia Teatro dell’Attrito (v. B. Bossi 43); Dolceacqua (Im) L’insurreale (via della Liberazione 10); La Spezia Il contrappunto (v. Galilei 17, 0187 731329); Campania Sarzana (Sp) La mia libreria (v. Landinelli 34); Albenga (Sv); ed. v. Piave Napoli Eva Luna (p. Bellini 72), Centro studi libertari (vico Montesanto 14 – (vicino uffici ASL). 081/5496062), Ass. Arcobaleno Fiammeggiante (vico S. Pietro a Majella 6); Libreria Tamu (via Santa Chiara 10/h); Marigliano (Na) Quilombo (via G. Lombardia Bruno 38); Mugnano di Napoli (Na) Libreria L’acrobata (via Eugenio Montale Milano Baravaj/Osteria dell’Utopia (v. Vallazze 34), Calusca, Cuesp, Odradek, 23); Avellino Nuova libreria Russomanno; Quarto Librerie Coop; San Felice Gogol & Company, ed. stazione metro Lanza, ed. v. Morosini 26, ed. v. Savona, a Cancello (Ce) ed. Parco Pironti; Salerno Bottega Equazione (v. Iannelli 20), ed. v. Lorenteggio 3, ed. v. Prestinari 6, Centro studi libertari (via Jean Jaurès 9, Centro Sociale autogestito Asilo Politico (v. Giuliani 1); ed. stazione ferroviaria FS; 02/26143950), Circolo ARCI La Scighera; Gruppo Bruzzi-Malatesta (v. Torricelli 19, Osteria Il Brigante (v. Fratelli Linguiti 4). 02/8321155), Federazione Anarchica Milanese (v.le Monza 255), Cascina autogestita Torchiera senzacqua (p.le Cimitero Maggiore 18), Associazione Elicriso (v. Vigevano Emilia-Romagna 2/a), Lega Obiettori di Coscienza (v. Pichi 1); libreria Antigone; libreria Linea di Bologna Circolo Berneri (Cassero di Porta Santo Stefano); Centro sociale X M24 Confine (Via A. M. Ceriani, 20); Spazio Ligera (v. Padova 133); Trattoria Popolare (v. Fioravanti 24); Modo Infoshop; Associazione Liberi Pensatori (v. Zanolini 41), ed. (v. Ambrogio Figino 13); Walden (v. Vetere, 14); Arcore (Mb) circolo ARCI Blob; ed. via Corticella 124, ed. Pianeta Rosso (via Zamboni 24 G - Università); Cesena (Fc) via Gallarate 105; Brugherio (Mi) Samsara (v. Increa 70); Cinisello Balsamo Edicola della Stazione; Imola (Bo) ed. v. Emilia (portico del passeggio), ed. v. Emilia (Mi) ed. Cartoleria p.zza Confalonieri 9; Inzago ed. via Padana Superiore ex SS (centro cittadino), Gruppi anarchici imolesi (v. fratelli Bandiera 19, 0542 25743); 11; Lachiarella (Mi) ed. La Rocca (p.zza Risorgimento, 12); Magenta (Mi) ed. via Monghidoro (Bo) ed. p. Ramazzotti 4; Ferrara La Carmelina (v. Carmelino 22); Roma 154; Mezzago (Mi) ,­­­ ed. v. Concordia 9; Novate Milanese (Mi) ed. Fornovo di Taro (fraz. Riccò - Pr) circolo ARCI A. Guatelli (v. Pio La Torre 1); v. Repubblica 75; Segrate (Mi) Centro sociale Baraonda (v. Amendola 1); Sesto Modena Libera Officina (v. del Tirassegno 7); Circolo La Scintilla (v. Attiraglio 66); San Giovanni (Mi) ed. via Rovani angolo via Risorgimento; Bergamo coop. soc. Spazio Libertario Stella Nera (v. Folloni 67A); Carpi (Mo) La Fenice; Ponte Motta di Amandla; Brescia Rinascita, Gruppo anarchico Bonometti (v. Borgondio 6), ed. v. Cavezzo (Mo) Il tempo ritrovato (v. Cavour 396); Piacenza Alphaville, Fahrenheit Trento 25/b; Erba (Co) ed. v. S. Bernardino; Cremona Centro sociale autogestito 451, ed. viale Dante 48; ed. p. San Francesco (centro); ed. strada Gragnana 17 G Kavarna (v. Maffi 2 - q.re Cascinetto);Lodi Sempreliberi, Sommaruga, ed. v.le Pavia; (loc. Veggioletta); Ravenna ed. v. Paolo Costa; Faenza (Ra) Moby Dick; Reggio Pavia ed. stazione ferroviaria FS, circolo ARCI via d’acqua (v. Bligny 83); Vigevano Emilia del Teatro, Circolo anarchico (v. Don Minzoni 1b), Archivio/Libreria della (Pv) ed. stazione FS; Chiavenna (So) ed. p. Bertacchi 5; Morbegno (So) Nuova Federazione Anarchica di Reggio Emilia (p. Magnanini Bondi); Massenzatico (Re) Libreria Albo (p.zza S. Giovanni 3); Novate Mezzola (So) ed. via Roma 32; Varese circolo “Cucine del Popolo”; Montecchio Emilia (Re) edicola Alebar (v. Caduti ed. v. B. Luini 23; Castelseprio (Va) Mercatino dell’usato, 2ª domenica, banco n. dell’arma 3); Valmozzola (Pr) Villaggio Granara. 69; Saronno (Va) Be Book; Vimercate (Mb) edicola viale vittorio emanuele 4.

Friuli/Venezia Giulia Marche Pordenone Circolo Zapata (v. Pirandello 22, sabato 17.30/20); Gorizia Ancona Circolo Malatesta (v. Podesti 14/b); Fabriano (An) ed. v. Riganelli 29; Jesi Voltapagina; Cormons (Go) Circolo ARCI EventualMente (v.le Friuli 68 - aperto il (An) Wobbly; San Benedetto del Tronto (Ap) Carton City; Fermo Ferlinghetti, sabato dalle 18); Ronchi (Go) Linea d’ombra (p. Berlinguer 1); Trieste Gruppo Incontri; Pesaro Il Catalogo, Zona Ufo (v. Passeri, 150); Urbino Domus Libreria; Anarchico Germinal (v. del Bosco 52/a). Fano (Pu) Circolo Papini (via Garibaldi 47), Alternativa Libertaria (piazza Capuana

82 Elenco PUNTI VENDITA 4); Macerata Bottega del libro (corso della Repubblica 7/9); edicola piaggia della Valle d’Aosta torre 27; La cantinetta (Borgo San Giuliano 97); Bar-cartoleria Spulla (Galleria Aosta Aubert. del Commercio); Marotta (Pu) edicola Carta Marina (via litoranea 169); Treia (Mc) ed. c.so don Minzoni 13. Veneto Marghera (Ve) Ateneo degli Imperfetti (v. Bottenigo 209); ed. p. Municipio; Molise Mestre (Ve), Fuoriposto (v. Felisatti 14); Rovigo ed. p. Merlin 38; Treviso Libreria Campobasso Caffetteria Morelia (v. Monsignor Bologna 15); Larino (Cb) Frentana. Acquatorbida c/o CS Django (v. Monterumici, 11); Castelfranco Veneto (Tv) Biblioteca Libertaria “La Giustizia degli Erranti” (v. Circonvallazione ovest 23/a, Piemonte tel. 0423 74 14 84); , ed. v. Borgo Trento 35/3, ed. v. Massalongo 3-A, Comunardi, Bancarella del Gorilla (Porta Susa ang. v. Cernaia); Alberti Verona Torino Biblioteca Giovanni Domaschi (Salita San Sepolcro 6b), LiberAutonomia c/o edicola Copyright (v. Fidia 26); Gelateria Popolare (v. Borgo Dora 3); Federazione (v. Carlo Cipolla 32 D), Scuola Kether (via strada per Montecchio 15); Anarchica Torinese (c.so Palermo 46); il Molo di Lilith (v. Cigliano, 7); Libreria Nogara (Vr) Osteria Il Bagatto; Padova ed. p.zza Garibaldi ; Bassano del Grappa (Vi) Aut, (v. Sant’Ottavio 45/A); Asti Centro di documentazione libertario “Felix” (v. La Bassanese, ed. Serraglia p.le Firenze, ed. Chiminelli v. Venezia; (Vi) Enrico Toti, 5); Bussoleno (To) La città del sole; Leiní (TO), ed. via Lombardore Lonigo ed. sottoportico piazza Garibaldi; (Vi) Centro Stabile di 8; Rivoli (To) Coop. Il Ponte (v. Santa Croce 1/A); Roure (To) Rifugio Selleries San Vito di Leguzzano Cultura (v. Leogra); Il Librivendolo - libreria ambulante ([email protected]). (località Alpe Selleries 1); Torre Pellice (To) ed. v. Arnaud 13; Alessandria ed. v. Cavour, ed. v. Dante, ed. di fronte alla stazione ferroviaria, ed. p. Matteotti; Biella Robin, il Libro; Castello di Annone (At) ed. via Roma 71; Cossato Argentina (Bi) ed. v. Mazzini 77; Alba (Cn) Milton; Novara Circolo Zabrinsky Point (v. Buenos Aires Fora (Coronel Salvadores 1200), Biblioteca Popular “José Milano 44/a), ed. p. delle Erbe; Vercelli ed. Supermercato Iper; Borgo d’Ale Ingenieros” (Juan Ramirez de Velasco 958). (Vc) Mercatino dell’antiquariato, 3ª domenica, banco n. 168. Australia (440 Parramatta Rd, Petersham). Puglie Sydney Bari ed. Largo Ciaia (stazione bus), ed. v. Cardassi 78 ang. v. Abbrescia 56; Altamura (Ba) Feltrinelli; Barletta (Ba) ed. F. D’Aragona 57; Bisceglie Austria (Ba) ed. corso Garibaldi (c/o bar Meeting); Molfetta (Ba) ed. Laltraedicola Vienna Anarchistische Bibliothek und Archiv Wien (Lerchenfelder Straße 124- (v. Terlizzi), ed. v. Cardassi 78 ang. v. Brescia; Ruvo di Puglia (Ba) l’Agorà - 126 Tür 1a); ­­­­­­Innsbruck Cafè DeCentral (Hallerstr. 1) Biblioteca delle Nuvole (c. Cavour 46); Fasano (Br) Libri e Cose; Foggia Csoa Scurìa (via da Zara 11); Francavilla Fontana (Br) Urupia (contrada Petrosa, Canada 0831/890855); Lecce ed. Massimo Giancane (v.le Lo Re 27/A), Officine culturali Montreal Alternative (2033 Blvd. St. Laurent). Ergot; Monteroni di Lecce (Le) Laboratorio dell’Utopia; Taranto Dickens, Ass. Lo Scarabeo (v. Duomo 240), ed. v. Liguria 41; Ginosa (Ta) ed. viale Martiri Francia d’Ungheria 123; Manduria (Ta) Circolo ARCI. Besancon L’autodidacte (5 rue Marulaz); Bordeaux du Muguet (7 rue du Muguet); Grenoble Antigone (22 rue des Violettes); Lyon La Gryffe (5 rue Sardegna Gripphe), La Plume Noire (rue Diderot); Marseille Cira (50 rue Consollat); Cagliari Libreria del Corso (c. V. Emanuele, 192-b); Sardegna Novamedia Soc. Paris Publico (145 rue Amelot), Quilombo (23 rue Voltaire). Coop. (v. Basilicata 57); Tiziano (v. Tiziano 15); Sassari Max 88; Alghero (Ss) ResPublica (piazza Pino Piras - ex caserma); Porto Torres (Ss) Centro Sociale Germania Pangea (v. Falcone Borsellino 7 - ex bocciodromo comunale); Serrenti (Vs) Berlino A-Laden (Brunnen Str.7); Buchladen Schwarze Risse (Gneisenaustr. ed. v. Nazionale ang. viale Rinascita. 2A, 030/6928779); Monaco di Baviera Kafe Marat (Thalkirchner Str. 104 - Aufgang 2). Sicilia Palermo Garibaldi (v. Paternostro ang. p. Cattolica); Catania Teatro Coppola Giappone (via del Vecchio Bastione 9); Nicosia (En) Agorà; Ragusa Società dei Libertari Tokyo Centro Culturale Lo Studiolo, Hachioji Shi, (Sandamachi 3-9-15-409). (v. Garibaldi 2/A); Comiso (Rg) Verde Vigna (c. Billona 211, vicino ex-base Nato); Avola (SR) Libreria Urso. Gran Bretagna Londra Housmans Bookshop (5 Caledonian Rd, Kings Cross). Toscana Firenze Ateneo Libertario (Borgo Pinti 50 rosso, apertura: lunedì-sabato ore 16- Olanda 20); Black Spring Shop; Centro Socio-Culturale D.E.A. (v. degli Alfani, 34/36r); Amsterdam Het Fort van Sjakoo (Jodenbreetstraat 24). C.P.A. Firenze Sud (v. Villamagna 27a); Feltrinelli Cerretani, bottega EquAzione (v. Lombardia 1-P); ed. p. S. Marco; CSA ex-Emerson; Marabuk (v. Maragliano Portogallo 29); Parva Libraria (via degli Alfani 28 r); Castelfiorentino (Fi) Libreria alla Lisbona Biblioteca dos Operàrios e Empregados da Sociedade Geral (Rua das Nave (via Masini 35B); Empoli (Fi) Rinascita (via Ridolfi 53);Sesto Fiorentino Janelas Verdes, 13 - 1° Esq) (Fi) Associazione culturale Arzach (v. del Casato 18); Arezzo ed. v. Cavour 43, ed. v. San Jacopo; Livorno Belforte, Federazione Anarchica (v. degli Asili 33); Repubblica ceca Venturina Terme (Li) Circolo “Il Clan” via Dante Alighieri 50; Lucca Centro Praga Infocafé Salé (Orebitská 14)­­­ di documentazione (v. degli Asili 10); Forte Dei Marmi (Lu) ed. p. Garibaldi; Grosseto ed. p.zza fratelli Rosselli 1; Monticello Amiata (Gr) Mercato con- Spagna tadino e delle autoproduzioni (ogni 4° domenica del mese, presso i Giardinetti Barcellona Rosa de Foc (Joacquin Costa 34 - Baixes); El Local (c. de la Cera 1 di Monticello Amiata); Viareggio (Lu) ed. v. Fratti ang. v. Verdi; Carrara (Ms), bis); Le Nuvole libreria italiana (Carrer de Sant Lluis 11); Madrid Lamalatesta Circolo culturale anarchico (v. Ulivi 8); Pisa Tra le righe (v. Corsica 8); Biblioteca (c/Jesus y Maria 24). F. Serantini (331/1179799); Coordinamento anarchici e libertari di Pisa e Valdera (vicolo del Tidi 20); Pistoia Centro di documentazione (v. S. Pertini, all’interno Stati Uniti della Biblioteca San Giorgio); Volterra (Pi) Spazio libertario Pietro Gori - Kronstadt Portland (OR) Black Rose Bookstore (4038 N. Mississippi Avenue) (v. don Minzoni 58). Svizzera Umbria Bellinzona circolo Carlo Vanza (v. Convento 4, [email protected]); Perugia Edicola 518 (v. Sant’Ercolano 42/A); Ponte San Giovanni (Pg), ed. stazione Locarno Alternativa; Losanna Cira (av. Beaumont 24); Lugano Spazio Edo - FS; Spello (Pg) edicola, bottega L’angolo del Macramè; Orvieto (Tr) Parole Ribelli. CSOA Molino (v. Cassarate 8, area ex-Macello)

Elenco PUNTI VENDITA 83 La locandina della manifestazione

84 Buon Compleanno Faber Buon Compleanno Faber Nessuna retorica

di Gerry Ferrara, Laura Paita, Eleonora Serpi foto Debora Locci

Anche quest’anno le decine di iniziative, presentazioni, musica, libri, dibattiti svoltesi nell’arco di un mese in Sardegna hanno lasciato in sottofondo il cantautore per puntare dritte al cuore dell’attualità. A partire dalla questione dell’immigrazione e dell’accoglienza.

rendono possibile il progetto stesso mettendo a dispo- sizione il loro sapere e la loro generosità per sostenere Come il “cantiere aperto” di BCF. Un cantiere che non offre possibilità di gare d’appalto per gli sciacalli della cul- tura che edificano il cemento delle idee di regime. un’anomalia Come un’anomalia per essere diventati, nel mese di febbraio e oltre, nei luoghi che ospitano le tappe di Gerry Ferrara di BCF, la “casa di Fabrizio” dove proviamo a raccon- tare storie attraverso il punto di vista, “le finestre” di Faber. Per essere diventati movimento e “luogo di L’ideatore e anima di Buon pensiero” per dirla alla Gaber. Per essere ponti di relazioni umane, scambi, luogo d’incontro e di sedi- Compleanno Faber spiega il senso mentazioni (tipici del territorio sardo). della settima edizione del festival. Come un’anomalia perché, nonostante le coor- dinate precise “non una cover, non un omaggio e In attesa dell’ottava. nemmeno un ricordo”, molti giornalisti continuano a scrivere di un festival dedicato a De Andrè, sic! Se ripenso all’esperienza di Buon compleanno Fa- Come un’anomalia per aver tessuto, nelle nostre ber, giunto nelle terre sarde alla settima edizione, si ore di libertà il filo rosso (nero) delle trame libertarie fa concetto ineludibile nel mio racconto l’evocazione attraverso il libro di tale Paolo Finzu, che abbiamo deandreiana di “Anime Salve”, come un’anomalia, accolto e contenuto (ci occupiamo anche di salute appunto. mentale) e le Riace che, inevitabilmente, ognuno di Come un’anomalia per la lunga durata del festival, noi si porta dentro sulla linea di confine dell’atavico oltre un mese, per la durate delle serate (si comincia dualismo sui temi del restare, andare, tornare. verso le 20 e andiamo avanti fino a quando vengono Come un’anomalia, perché non ci sono poteri buoni. a chiederci del nostro amore...) per i contenuti, le te- stimonianze, la “complicità” di uomini e donne che Gerry Ferrara

Buon Compleanno Faber 85 Nel nome di Mimmo e di Riace di Laura Paita

Da sette anni Buon Compleanno Faber è un’alchemica serie di incontri, musica, testimonianze, che per settimane attraversa la Sardegna meridionale che non vuole commemorare De André ma partire dai “suoi” temi per ragionare sul presente e costruire il futuro. In direzione ostinata e contraria. Una volontaria dell’organizzazione prova qui a raccontarla. In forzata sintesi.

86 Buon Compleanno Faber La settima edizione del Festival Buon Complean- stinazione di chi - non per sua volontà - si è allonta- no Faber è giunta a conclusione. È stato un turbinio nato dal paese è stato anche il nostro, ma il nostro si di emozioni che, nella mente di chi lo ha vissuto, contrappone a quest’ultimo per essere un viaggio di diventa subito voglia di ripartire, di incontrare altri allegria riflessiva e non di triste esilio. Un cammino sguardi, di sentire nuove storie. fatto di 28 passi, 16 fermate e 77 ospiti. A dettarne Come si è sottolineato anche quest’anno, BCFaber la cadenza, i battiti del cuore di Gianni Stocchino, si discosta dai soliti festival che ricordano l’autore. Marco Asunis, Alice Nozza, Tonino Macis, Madda- Questo perché si circumnaviga la poesia di Fabrizio, lena Senis, Debora Locci, Renata Marinetti, Enri- per poi toccarla con mano e darle nuova forma. E ci co Picchiri, Andrea Tronci, Giuseppe Pau. Battiti si impressiona, ancora una volta, di quanto i temi che andavano al ritmo di un tamburo, quello del di- trattati nelle sue canzoni siano sempre attuali. rettore artistico Gerardo Ferrara. A Riace è stato dedicato il festival, ai suoi abitanti Il nostro viaggio è partito dal May Mask che ha e al suo Mimmo Lucano. Presente più che mai con dato spazio e tempo ad Antonio Nasso e Alessandro la sua assenza, con i suoi silenzi. Il viaggio senza de- Carè. Con i loro report “Riace addio” e “Riace, un

Buon Compleanno Faber 87 modello di accoglienza” ci hanno fatto vedere, attra- le ha raccontate Raffaella Cosentino nel suo do- verso i loro occhi, altri occhi. Quelli di chi a Riace ci cumentario Terre Impure. Come i ragazzi richiedenti vive, di chi a Riace è rimasto. asilo dello Sprar di Alghero, Porto Torres e Sassari, Ancora una volta la Casa della Cultura di Mon- ripresi da Andrea Mura in Saluti dalla Sardegna. serrato ha aperto le sue braccia per accoglierci. Per Scrivendo lettere digitali ai loro cari, divengono il ri- una settimana breve ma intensa abbiamo avuto tratto esatto dei nostri avi migranti, in una sovrap- l’opportunità di avere un posto da chiamare casa. posizione sine tempore. Qui si sono alternati saggi, cantastorie, contrab- Come i volti raccontati in B_City: ai margini di uno bandieri di parole. E ancora viandanti, musicanti e spazio pubblico lavoro collettivo di 13 autori. Sotto la poeti. Volti che tornano alla memoria come se par- supervisione di Elisabetta Rosa e Maurizio Memo- lassimo di un luogo non-luogo, un posto racchiuso li, il lavoro ha restituito realtà a tutte quelle persone in un tempo che ha un andamento altro. Le imma- senza dimora, schiave dell’indifferenza. Omar Rizq e gini che sovvengono alla mente creano un album di Walimohammad Atai hanno usato il megafono della vite, intrecciate. loro voce, sussurrando alle nostre orecchie parole di Di Riace non ce n’è una sola, ma tante: posti e avvertimento e di lotta. Contro una visione – ahimè persone che lottano, che resistono e che sono capaci attuale – di mussoliniana memoria che vuole la vita di tenere viva la loro umanità, a volte in maniera incastonata, nella quale non può esistere cambia- disarmante, come Carolina Girasole ed Elisabetta mento. Custodi di una saggezza antica, Rizq e Atai Tripodi, rispettivamente ex sindache di Isola Capo possono dire di aver trasformato le loro braccia in Rizzuto e Rosarno. Le loro storie, le loro vicende giu- ali. E di aver sentito il rumore del vento. Shu Aiello diziarie contro il sistema mafioso della ‘ndrangheta e Catherine Catella hanno portato la nostra mente

88 Buon Compleanno Faber Giovanna Marini e Lara Molino indietro nel tempo, quando Riace era ancora un la- boratorio fremente e un esempio di accoglienza nel filmato Un Paese di Calabria. E poi, la musica. Allo stesso tempo protagonista e cornice del festival. Carlo Spiga ci ha accompagnato in un viaggio attorno al mondo, con sonorità perse e poi ritrovate. Il coro Anpi di Cagliari è stato il primo a smuo- vere il terreno di Monserrato, lasciandolo pronto alla prossima semina. La voce di Lara Molino ha dato vita al suo Abruzzo con le canzoni tratte dall’album Fòrte e gendile perché, come afferma lei stessa, la terra è di chi la canta. La grinta di Giovanna Mari- ni, donna saggia e forte come un albero di ulivo, ha riempito la sala di attese e applausi. Perché il vento fischia ancora, se lo si sa ascoltare. Il progetto musicale e letterario Wax Baaxul ha trasportato il pubblico in un luogo al confine dell’im- maginario, dove favole e realtà si incontrano diven- tando una cosa sola. I canti anarchici degli Indecoro ci hanno guidato verso terre non battute, di lotte fatte col fiato oltre che col cuore. E i canti sociali del coro popolare della scuola civica di Sinnai ci hanno ricor- dato che la matrice del passato è la radice del presen- te. Francesco Morittu ha conquistato tutti, sapendo bene che alla fine delle sue dita sarebbe iniziata una chitarra. Ma lasciando noi sospesi, in attesa di nuove note. Roberto Deiana e Sergio Durzu hanno ripor- tato in vita solo alcune delle canzoni salvate dall’oblio da il Deposito (archivio online di canti sociali). Ste- fania Secci Rosa e Francesca Puddu sono state le

Buon Compleanno Faber 89 uniche durante tutto il festival ad aver rivisitato De all’interno dei manicomi, anche quello dei bambini. Andrè, con una dolcezza e creatività che le caratte- Abbiamo visto un mondo con nuovi occhi, senza rizza. Chiudendo così il cerchio aperto a Monserrato. spostare lo sguardo. In un luogo senza “quinte” fac- Successivamente ci sono state altre tappe, altri ce e testimonianze del “nostro quotidiano disagio”: luoghi. Il Jester Club ha dato inizio alle danze, con da Raoul Moretti ad Alessandro Montisci, da Sa- due concerti: Bob Corn con la sua “inagibilità” da brina Mascia a Giovanni Rossi, da Alberto Gaino post-terremotato emiliano e i Tribulia con le loro a Gaspare Palmieri, da Cinzia Lo Fazio a Riccardo storie e le loro canne al vento di sarda terra. Cannea, da Andrea Meloni a Pietro Basoccu. All’interno della rassegna, lo spazio Kairòs si è Siamo poi evaporati in una nuvola rossa all’inter- impegnato a dare voce al Mediterraneo. Il mare che no del Babeuf con un Autobiografia Industriale (l’o- oggi più di ieri vede traffici, raccoglie solitudini, di- maggio a Claudio Lolli di Gianluca Dessì) e abbiamo venta madre e padre allo stesso tempo. Con una se- terminato il nostro viaggio a Dolianova, con Mauro rie di conferenze organizzate da Alice Nozza, Elisa- Pagani e Michele Gazich. Due poeti che, parlando betta Sanna e Matteo Tatti dell’Associazione cul- la stessa lingua, hanno musicato l’esilio, la dispera- turale onlus Itzokor (che da anni promuove attiva- zione e infine la rinascita. mente il festival), relative ai rapporti tra la Sardegna Ci piace ricordare un’altra “casa Faber” che ha e la “terraferma”, tra immigrazione ed emigrazione. ospitato BCF 2019, Casa Saddi, dove quattro sorelle All’Alkestis, teatro/laboratorio, hanno ripreso (un po’come le sei di Roberto e Simone) destruttura- a battere vite dimenticate e lasciate ad ammuffire no il passato e i pregiudizi e ci regalano una goccia

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1 - Marco Asunis, Raffaella Cosentino, Gerry Ferrara 2 - Walimohammad Atai 3 - Omar Rizq 4 - Bob Corn 5 - Chiara Sasso 6 - Mauro Pagani 7 - Maurizio Del Bufalo

Buon Compleanno Faber 91 (anche di vino) di splendore, di umanità, di verità sul presente. Se vi dovesse capitare un giorno di sentirvi dire che c’è un “caffè sospeso” per voi non siate per- Un’attualità plessi e non lasciate spazio al dubbio, c’è di sicuro lo zampino di Maurizio Del Bufalo che quest’anno è venuto a raccontarci di cinema, di diritti umani e di spaventosa Riace Fondazione, perché “è stato il vento”... Per la Riace che conosciamo e le tante Riace che di Eleonora Serpi abbiamo dentro di noi, non possiamo non citare due donne che hanno la “capatosta” per raccontare “una storia italiana” (ostinata e contraria come quella del Una studentessa di Beni Culturali borgo calabro) Tiziana Barillà e Chiara Sasso. Grazie anche queste ultime abbiamo conosciuto il in indirizzo storico racconta la fertile attivismo della ReCoSol (Rete dei comuni soli- presentazione del libro in Facoltà, a dali) e della sua portatrice sana in terra sarda Laura Longo. Di conseguenza, il nostro diario di bordo non Cagliari. E riflette. può che terminare con le parole di Mimmo. Parole che diventano impegno e promessa nel continuare la Che non ci sono poteri buoni canta Fabrizio De An- lotta. “A voi tutti, che siete un popolo in viaggio verso dré in Nella mia ora di libertà, ed è questo il titolo un sogno di umanità, verso un immaginario luogo di che Paolo Finzi dà al suo libro, presentato l’8 feb- giustizia, dico grazie”. braio alla facoltà di Scienze Economiche e Politiche Laura Paita di Cagliari, in collaborazione con Gerardo Ferrara. Quando parla del libro sottolinea fin dal principio 8 - Michele Gazich e Raoul Moretti che questo non vuole affatto costruire o alimentare il 9 - Tiziana Barillà mito di De André ma piuttosto aprire una finestra su 10 - Mamadou Mbengas un pensiero complesso, che è stato sempre promoto- 11 - Francesco Morittu re di ideali di apertura, libertà e condivisione, e che 12 - Giovanni Rossi e Alessandro Montisci nel caso specifico del cantautore genovese è anche

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un pensiero anarchico, come evidenzia il sottotitolo dré di andare dall’altra parte e raccontare. del libro. La presentazione si inserisce nel ciclo di incontri Quell’“anche”, così puntualmente inserito nella del progetto Buon compleanno Faber, alla sua setti- frase “il pensiero (anche) anarchico di F. De André”, ma edizione, che quest’anno si concentra sul tema ha un ruolo centrale nell’evidenziare lo sfaccettato dell’accoglienza, con particolare attenzione al caso di pensiero, prima che di un artista, di un uomo. Riace, passato per lo più sotto silenzio. Durante la presentazione gli studenti partecipano, Gerardo Ferrara nel corso della mattinata spiega si confrontano, e il discorso si muove dalla capaci- “perché Riace?”. Il tema si sposa perfettamente con tà della musica di veicolare messaggi all’importanza lo sguardo simpatetico che De André riservava agli di difendere le proprie idee pur attuando un’opera di ultimi e con la sua visione della società che è possi- mediazione tra i propri ideali e quelli altrui, evitando bile rintracciare nella sua poetica e nella sua musi- chiusure di ogni sorta, in virtù della natura molte- ca, scritta a caratteri cubitali. Inoltre quella di Riace plice dell’animo umano. Paolo Finzi insiste molto su è una vicenda che mette in luce molti degli aspetti questo concetto ed esorta gli studenti ad “usare la problematici della società attuale, come il senso di testa”, a non credere ciecamente in niente e in nessu- rifiuto e chiusura verso coloro che definiamo altro no, nemmeno nelle sue parole, ma di dubitare ed in- da noi, ma che svela anche microcosmi differenti che terrogarsi su tutto tenendo sempre conto del fatto che continuano a lottare contro l’intolleranza. i pensieri non sono mai monocromatici ma passano Da ciò emerge la grande attualità del pensiero per innumerevoli sfumature di colore e significato. Un deandreiano, una attualità spaventosa, se consi- invito questo che si riconnette al metodo compositivo, deriamo che dalla scomparsa di De André ad oggi ma non solo, di De André che, come ci viene spie- sono trascorsi vent’anni, perché ci costringe a vede- gato, non si limitava a raschiare la superficie delle re quanto poco la mentalità dell’italiano medio sia tematiche che affrontava ma ci si immergeva comple- cambiata in questi anni, quanto poco i nostri oriz- tamente, arrivando alla fonte e documentandosi con zonti si siano allargati. Perché nonostante gli enormi ogni mezzo disponibile, attraverso i libri e il confronto cambiamenti tecnologici la nostra società è sempre diretto con le persone. Un atteggiamento analitico il la stessa che addita e respinge tutto ciò che è diverso suo, che dà ragione della qualità del suo lavoro e che e “poco rispettabile”, è la stessa che si accontenta di troppo spesso oggi, come in passato, viene surclassa- una moralità spicciola e vuota, la stessa di sempre. to da superficiali preconcetti. In un’epoca in cui sembra non si faccia altro che Tra un intervento e l’altro la voce di Gerardo Ferra- imporre confini ed erigere muri, che non ci sono pote- ra, accompagnato dalla musica di Tonino Macis e Ra- ri buoni diviene sempre più un’evidenza disturbante, oul Moretti, propone brani iconici come Korakhanè, come un grido impossibile da ignorare. Fiume Sand Creek, Disamistade e altri, mettendo in evidenza, come dice lui stesso, la capacità di De An- Eleonora Serpi

Buon Compleanno Faber 93 I Senza Stato 6° rassegna multimediale d’arte e creatività Alessandria, 13/16 giugno 2019 Laboratorio Anarchico PerlaNera, via Tiziano Vecellio 2 ore 21 CONCERTO Espositori con PASTICCIO METICCIO Claudio Zunino – MaRinò - Roberto Pestarino - I Pasticcio Meticcio sono un gruppo che D1R7- Matteo Michele Bisaccia - BucciarelliMi- da più di 10 anni si occupa di ricerca e ri- glio - Angelo Pelizza - Riccardo Bonabello - Sil- proposizione di musica popolare dal Me- via Lombardi - Marco Cadau e Gaia Elisabetta diterraneo e dai Balcani. Nell’agosto 2018 - Rosetta Bertini - Sporko Sanchez (famiglia Co- ha compiuto il Diaspora a Live Tour, un lera) - Saer - Fausto Coscia e Anna Pucci - An- viaggio di scoperta etnomusicologica (e drea Pizzorno - Antonietta Catale -Paolo Mandi- non solo) di 5000 km, in 7 musicisti e 14 rola- Gelo Crew - Carlo Capuano- Rota Doriano strumenti in giro tra Albania e Sud Italia, in quei comuni arbereshe dove la lingua Giovedì 13 e le tradizioni musicali sono quelle degli albanesi che migrarono 500 anni fa in ore 17 apertura mostra Italia. Abbiamo voluto creare un “ponte” ore 18 “DIECI PICCOLI INDIANI” al di sopra dell’Adriatico, per raccontare Performance di Angelo Pelizza due comunità meticce, figlie di migrazio- ore 18,30 Il poeta sociale Libertario ni. Pasticcio Meticcio è composto da Elisa Olmo Losca reciterà le sue poesie Guarraggi (voce e chitarra). Kujtim Kola (buzuki, bilbil,ney), Marco Tosto (man- ore 21 “LA PUNK SPIEGATA ALLA dola napoletana, lira calabrese, tamburi NONNA” spettacolino spiritista e a cornice, darbuqa, fisarmonica), France- transitorio di e con Filo Sottile sca Ospovat (clarinetto) e Flavio Bertuc- ore 22 Melonois- Exquisite sounds, cio (contrabbasso). contemporary open culture con Luca Serrapiglio e Andrea Sabato 15 Serrapiglio ore 16 Presentazione del libro “che non ci sono poteri buoni il pensiero Venerdì 14 (anche) anarchico di Fabrizio De ore 17 apertura mostra André” ore 17,30 “la zuppa di sasso” recitata da Interverrà il curatore del volume Manlio Lavezzi Paolo Finzi Ancora una volta, il pensiero di Fabrizio ore 18 “Calabria Underground / Diavuli si conferma uno scrigno, una cassetta e Santi. Un reading nel dialetto degli attrezzi per coloro che – anarchici/ calabrese di Vallefiorita (CZ), un che o no – vogliano riflettere, sognare ma paese del versante jonico delle anche cercare di realizzare un mondo Preserre calabresi.” Reading messo migliore, per quanto possibile di persone in scena ed eseguito da Tito Truglia libere e uguali. ore 18,30 “Cibi Tempestosi” Andrea Trere Interviste a, scritti e disegni di: Roberto autore dell’omonimo libro reciterà le poesie contenute nel volume 94 I Senza Stato Domenica 16 dalle ore 16.00 Ambrosoli, Stefano Benni, Bruno Bigoni, Nella Mia Ora Di Libertà Carla Corso, Paolo Cossi, Fabrizio De An- dré, Paolo Finzi, Alfredo Franchini, San- 5° edizione del festival dro Fresi, Gabriella Gagliardo, Andrea del canto anarchico popolare e d’autore Gallo, Alessandro Gennari, Dori Ghezzi, con Paola Giua, Romano Giuffrida, Franco Rankore - Paolo Pasi - Rocco Rosignoli - Coro Grillini, Amara Lakhous, Luciano Lan- Stazione Rossa - Donato e Piero “Avanzi di za, Mauro Macario, Paolo Maddonni, balera” - Fooga e Nico - Nuova Sintonia – Porpora Marcasciano, Giulio Marcon, Mario Saldì – Mauro Carrero – FLASHOVER Massimo, Piero Milesi, Gianni Mungiel- - lo, Gianna Nannini, Gianni Novelli, Luca Le canzoni saranno inframezzate da Nulchis, Mauro Pagani, Marco Pandin, recitazione di poesie di Nadia Piave, Settimio Pretelli, Santino Corvaio Salvatore, Lia Tommi, Cristina “Alexian” Spinelli, Renzo Sabatini, Pa- Saracano. olo Solari, Raffaella Saba, Fabio Santin, Alfredo Taracchini Anto- naros, Cristina Valenti, Luca Vitone, Armando Xifai. ore 18 Marcella Lombardi Presenta i suoi modelli in una sfilata satirica e fan- tasiosa di abiti fatti con materiale di recupero. La sfilata è un approccio cre- ativo per l’autogestione e l’autoproduzione del pro- prio look, al di là e contro, il business, per un percorso rigorosamente alternativo ai canoni convenzionali di bellezza ed eleganza ore 21 Concerto con uno dei più interessanti interpreti delle canzoni di Fabrizio De André: CARLO GHIRARDATO

Tutti i giorni è aperta la mostra con sculture, quadri, fotografie e ambientazioni, con servizio bar e ristoro I Senza Stato 95 arte Donne in lotta per i propri diritti disegno di Anastasiya Norenko

96 arte Casella Postale 17120

Francia/ azionari, l’evasione fiscale colossale che città e che non possono più permetter- raggiunge vette altissime (ottanta miliar- si di vivere in centro, e quando ha fatto Gilet gialli di di euro ogni anno), l’enorme sfiducia marcia indietro sulla maggior parte del- tra lotte spontanee, nei confronti della politica con un’asten- le misure ambientali, sebbene cruciali, anarchia e Bookchin sione in costante ascesa, il crollo della come il divieto dell’utilizzo del glifosato, biodiversità, una canicola dietro l’altra, c’è stato il corto circuito. Era dal ’68 che Diciamo pure che c’era da aspettar- un presidente che viene dal mondo del- non si registrava un movimento sociale selo: il divario storico tra i nove milioni di la finanza, che mischia condiscendenza di taglia così grande. persone che vivono sotto la soglia di po- e disprezzo di classe, e via di seguito. Il 17 novembre 2018 le prime maree vertà e le cinquecento più grandi fortune Per questo, quando il governo fran- gialle, composte da centinaia di migliaia del paese, con il portafoglio che si appe- cese ha deciso di abolire l’imposta sulle di gilet dello stesso colore, si sono river- santisce ogni anno di più, i regali fiscali grandi fortune e aumentare la tassa sulla sate su Parigi e in altre città. All’inizio, alle più grandi imprese che licenziano, benzina, colpendo direttamente gli strati devo ammetterlo, ho guardato con una delocalizzano e riempiono di utili i propri popolari che vivono nelle periferie delle certa diffidenza quelle manifestazioni ine- dite, senz’altro influenzato dai media che continuavano a ripetere che dietro tutto c’era l’estrema destra. Poi mi sono ve- nuti i brividi vedendo sui canali all-news il Corpo speciale antisommossa (CRS) respinto a colpi di pavé sotto l’Arco di trionfo, i caselli autostradali distrutti o incendiati in segno di protesta contro le estorsioni delle grandi società di auto- strade private, o ancora le barricate is- sate sulla “più bella strada del mondo, gli Champs Elysées” e l’attacco ai quartieri chic di Parigi e alle vetrine delle banche. Alcuni amici anarchici mi invitavano già da due settimane ai casotti installati sulle rotatorie, una sorta di riappropria- ifeelstock/Depositphotos.com

Strasburgo (Francia), febbraio 2018 - Marcia antigovernativa di gilet gialli. Sul gilet in alto la scritta “fermate il racket fiscale”. ifeelstock/Depositphotos.com

lettere 97 zione dello spazio pubblico, quasi delle la facevano più e hanno deciso di unirsi di aprile. Come è avvenuto già a Com- ZAD, “zone da difendere”, in cui i più per agire. A questo si aggiunge negli ultimi mercy, all’inizio di febbraio, si discuterà poveri potevano tornare a esistere e ri- tempi la voglia di organizzarsi e strutturar- della possibilità di sviluppare una politica creare un legame. Ci sono andato una si e stanno nascendo, un po’ ovunque, orizzontale e applicare concretamente il prima volta e quello che ho visto mi ha delle case del popolo, sul modello dei motto “il potere del popolo e dal popolo”, colpito, mi ha ridato forza e mi ha ipno- vostri centri sociali, e tra i gilet gialli si va lasciandosi alle spalle una volta per tutte tizzato: una radicalità immensa, una vo- sviluppando un movimento sotterraneo, Macron e la sua banda. lontà di cambiare il corso della storia o influenzato dal pensiero anarchico e dal delle vite precarie. Le persone che ho municipalismo libertario teorizzato da Mur- Sebastien Bonetti incontrato mi hanno confessato che era ray Bookchin e da sua moglie. Francia la prima volta che lasciavano il divano La seconda assemblea delle assem- per manifestare la propria rabbia: perso- blee è prevista a Saint-Nazaire all’inizio traduzione di Gaia Cangioli ne che non sopportavano più lo Stato, la polizia, i politici al servizio della finanza e delle multinazionali, erano pensionati ridotti allo stremo da pensioni misere, infermiere in esaurimento professionale che lavoravano negli ospedali pubblici in BENVEN(d)UTA! totale carenza di personale, madri single sfinite dalle tasse da pagare. E allora mi sono immerso in una marea NUOVI PUNTI gialla dopo l’altra, senza più abbandonare il movimento, ho visto piombargli addos- VENDITA DI “A” so la violenza dello Stato francese: le gra- nate con cariche esplosive e i flash-ball hanno causato un morto, ridotto diverse persone in coma, mentre altre hanno Milano perso un occhio e altre ancora hanno Libreria Linea di Confine riportato ferite gravi. Eppure, settimana dopo settimana, i gilet gialli tornavano a Via A. M. Ceriani 20 manifestare, perché non avevano nulla da perdere. Certo, non voglio negarlo, ho incontra- Cascina Autogestita Torchiera senzacqua to anche qualche razzista, qualche eletto- piazzale Cimitero Maggiore 18 re del partito di Marine Le Pen e persino dei seguaci della teoria del complotto. Ma la maggior parte dei miei interlocutori, sfi- L’elenco completo dei punti vendita, in Italia e all’estero, si può trovare sul nostro sito: www.arivista.org niti dal tradimento dei partiti politici e dei nella sezione Punti Vendita sindacati, erano dei proletari che non ce

I nostri fondi neri

Sottoscrizioni. Davide Biffi (Trezzo sull’Adda – Mi) 70,00; Roberto Friscia (Milano) per Pdf 36,00; Elisa Bianchi (?) per Pdf, 20,00; Daila Malafronte (Londra – Regno Unito) 20,00; Giovanna Cardella (Palermo) ricordando Antonio Cardella da parte 100,00; Andrea Perin (Mi- lano) 50,00; Antonio D’Errico (Milano) 14,50; Davide Frontini (Busto Arsizio – Va) per Pdef, 10,00; Aurora e Paolo (Milano) ricordando Amelia Pastorello e Alfonso Failla, 500,00; Pasquale Messina (Milano) “ricordando mio padre”, 100,00. Totale € 920,50.

Ricordiamo che tra le sottoscrizioni registriamo anche le quote eccedenti il costo dell’abbonamento annuo (che è di € 50,00 per l’Italia e di € 70,00 per l’estero).

Abbonamenti sostenitori (quando non altrimenti specificato, si tratta dell’importo di cento euro). Paolo Vedovato (Bergamo) “Viva l’anarchia”; Carlo Bellisai (Capoterra – Ca); Nuccia Pelazza (Milano); Donata Martegani (Milano), Gian Paolo Zonzini (Borgo Maggiore – Repubblica di San Marino); Elena Frontaloni (Prato); Pietro Steffenoni (Lodi); Stefano Cempini (Ancona). Totale € 800,00.

98 lettere copie che si desidera ricevere e l’indirizzo dovremo fare direttamente noi. A voi spetta Pubblica riflessione con dibattito, organizzata dalla BLAB (Biblioteca Libertaria Armando Abbonarsi a cui dobbiamo farle pervenire. L’invio av- anche il compito di verificare nel corso dei Borghi) di Castel Bolognese, in collaborazione con l’Assemblea degli Anarchici Imolesi, “A” è una rivista mensile pubblicata rego- viene per posta, in abbonamento postale, mesi che la rivista arrivi effettivamente (e con la Biblioteca Comunale “Luigi Dal Pane” e il MCE (Movimento di Cooperazione larmente dal febbraio 1971. con consegna direttamente all’indirizzo quale eventuale ritardo) al punto-vendita; di Esce nove volte l’anno (esclusi gennaio, segnalatoci. Il rapporto con i diffusori comunicarci tempestivamente eventuali varia- Educativa-Gruppo territoriale di Ravenna). agosto e settembre). è basato sulla fiducia. Noi chiediamo zioni nel quantitativo di copie da spedire; di Una copia L 5,00 / abbonamento annuo che ci vengano pagate (ogni due/tre mesi) ritirare (secondo gli accordi che prenderete) L 50,00 / sostenitore da L 100,00 in su / alle solo le copie vendute, ad un prezzo scon- le copie invendute ed il ricavato del vendu- Sabato 18 maggio 2019 - Castel Bolognese persone detenute che ne facciano richiesta tato (2/3 del prezzo di copertina a noi, 1/3 to, versandolo poi sul nostro conto corrente “A” viene inviata gratis. al diffusore). Non chiediamo che ci venga- postale. Teatrino del Vecchio Mercato, Via Rondanini 19 Prezzi per l’estero: una copia L 7,00 / ab- no rispedite le copie invendute e sugge- bonamento annuo L 70,00. riamo ai diffusori di venderle sottocosto Le annate rilegate o di regalarle. Spediamo anche, dietro ri- Sono disponibili tutte le annate rile- I pagamenti chiesta, dei bollettini di conto corrente già gate della rivista. I prezzi: volume triplo I pagamenti si possono effettuare 1971/72/73, e 200,00; volumi doppi tramite: 1974/75 e 1976/77, e 60,00 l’uno; volumi singoli dal 1978 al 2013, e EDUCAZIONE - ARTE - ANARCHIA A. Pagamento con PayPal / Carta 35,00 l’uno. Dal 2012 in poi è stato di credito editrice A necessario (a causa del numero di Inizio dei lavori, ore 9,30 I pagamenti a mezzo carta di credito pagine) suddividere l’annata in due si possono effettuare esclusivamente cas. post. 17120 - Mi 67 tomi, per cui il costo è di e 70,00 Andrea Papi dal nostro sito. 20128 Milano Mi complessivi per ciascuna annata. Una convergenza affascinante – L’educazione alla libertà arricchita Sono disponibili anche i soli dall’esperienza artistica B. Bonifico sul conto bancario 022896627 raccoglitori, cioé le copertine delle Banca Popolare Etica - Filiale di annate rilegate (cartone rigido telato Francesco Codello Milano 0228001271 nero, con incisi in rosso sul dorso il IBAN: titolo della rivista e l’anno, con relativo La costanza dell’arte nelle esperienze libertarie dell’educazione IT55A0501801600000011073970 @ [email protected] numero progressivo) al prezzo di e Sara Honegger BIC/SWIFT: CCRTIT2T84A 20,00 l’uno (dall’annata 2012 in poi il intestato a: www.arivista.org prezzo è di € 40,00 perché costituito Il gioco della traccia nel closlieu Editrice A società cooperativa da due tomi). I prezzi sono compren- Franco Bun uga - Redazione di ApARTe @A_rivista_anarc sivi delle spese di spedizione postale C. Versamento sul nostro conto per l’Italia; per l’estero aggiungere e Anarchica è l’arte e verso l’anarchia va la storia @ARivistaAnarchica corrente postale N.12552204 15,00 qualunque sia l’importo della Giulio Spiazzi IBAN: richiesta. IT63M0760101600000012552204 Kether e Progetto di educazione libertaria I Saltafossi CODICE BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX intestati per facilitare il pagamento delle Archivio online La Libertà di Creare – Arte, motore di esperienze nelle scuole libertarie. intestato a: Editrice A copie vendute. Andando sul sito arivista.org si può ac- cedere all’archivio online della rivista, dove Lucilla Salimei D. Contrassegno Piazziamola sono consultabili gratuitamente tutti i Scuola e ricerca sul territorio per capire, per fantasticare, per fare insieme un film Verrà aggiunto un contributo di spese Oltre che con la diffusione diretta, potete dar- numeri dal n. 1 (febbraio 1971) all’ultimo L postali di 5,00 qualunque sia l’importo ci una mano per piazzare la rivista in edicole, uscito. L’archivio viene aggiornato mensil- Interventi dal pubblico dell’acquisto. librerie, centri sociali, associazioni e qualsiasi mente. L’ultimo numero è consultabile entro Per spedizioni voluminose c’è la possibilità altra struttura disposta a tenere in vista “A” la fine del mese di copertina. uttiT i numeri della spedizione con corriere senza nessu- ed a pagare ogni tanto le copie vendute a a partire dal n. 383 (ottobre 2013) sono Esperienze laboratoriali pomeridiane nel Chiostro del Comune na aggiunta di spese rispetto alla spedizio- voi direttamente oppure a noi. Come fare? anche scaricabili gratuitamente in pdf. ne postale. Contattate la redazione. Voi contattate il punto-vendita, concordate il Libertà di creare a Kether quantitativo di copie da piazzare inizialmente, Se A non ti arriva... Laboratorio creativo Merzbau Copia omaggio ci segnalate tempestivamente nominativo ed Il n. 433 (aprile 2019) è stato spedito in A chiunque ne faccia richiesta inviamo una indirizzo esatto del posto (cosicché, tra l’altro, data 29 marzo 2019 dal Centro Meccano- Assaggi di creatività proposti da ApARTe, semestrale di materiali irregolari di cultura libertaria copia-saggio della rivista. noi lo si possa subito inserire nell’elenco che grafico Postale (CMP) di Milano Roserio. compare sul sito). Lo sconto è del 50% sul Chi entro il 20 del mese di copertina Libertà vo’ cercando... A.A.A. Diffusore prezzo di copertina. Per noi l’importante non ha ancora ricevuto la copia o il pac- cercasi è che la rete di vendita di A si allarghi chetto di riviste, può comunicarcelo e noi Siamo alla costante ricerca di nuovi diffu- sempre più. Fateci poi sapere se sarete provvederemo a effettuare una nuova spe- Dietro richiesta potrà essere fornito un attestato di partecipazione. sori. Basta comunicarci il quantitativo di voi a rifornire il punto-vendita oppure se lo dizione. Chi vorrà ulteriori informazioni potrà farlo inviando una richiesta a: [email protected] La chiesa, la pedofilia, il diavolo • stupri benedetti/interviste a Federico Tulli e alla Rete L’Abuso • disobbedienza • tempi di odio • migranti: detenzione amministrativa/discriminazione di stato • controllo e periferie • paesi sovrapposti • “A” 102 • rave/intervista a Tobia D’Onofrio • la repubblica partigiana di Ettore Castiglioni • ricordando Lorenzo Orsetti • antisemitismo • umanesimo numerodi speciale “A” anarchico • libri: 1919/anarchia nelle Marche/istituzione scolastica/slum africani/Mary Gauthier/un anarchico infamato • racconto • profilazione digitale • USA/le due Americhe • separazioni familiari • musica: Ivan Della Mea/suicidio/intervista a Gianluca Dessì • ergastolo • Giancarlo De Carlo, architetto anarchico • nopoteribuoni tour • Sardegna/buon compleanno Faber • Alessandria/i senza stato • arte/donne in lotta per i propri diritti • Francia/ che non ci sono 434 gilet gialli • fondi neri • Castel Bolognese/convegno su educazione, arte, anarchia poteri buoni rivista anarchica il pensiero (anche) anarchico di Fabrizio De André

pagine 200 • formato rivista • copertina cartonata • € 40,00 • contiene: redazionale di presentazione / Dori Ghezzi: io e l’anarchia / interviste a, scritti e disegni di: Roberto Ambrosoli, Stefano Benni, Bruno Bigoni, Carla Corso, Paolo Cossi, Fabrizio De André, Paolo Finzi, Alfredo Franchini, Sandro Fresi, Gabriella Armando Xifai / riproduzione anastatica

Gagliardo, Andrea Gallo, Alessandro Gennari, di 25 pagine del volume “L’anarchia” di rivista anarchica n 434 maggio 2019 Dori Ghezzi, Paola Giua, Romano Giuffrida, Domenico Tarizzo appartenuto a Fabrizio, Franco Grillini, Amara Lakhous, Luciano Lanza, con le sue chiose, sottolineature Mauro Macario, Paolo Maddonni, Porpora ed evidenziazioni • notizie e riproduzione 4 • Poste Italiane Spa - Sp. in a.p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)4 • Poste Italiane Spa - Sp. in a.p. D.L. 353/2003 art. 1, comma DCB in L. 27/02/2004 Milano (conv. Marcasciano, Giulio Marcon, Massimo, Piero dei poster per 4 concerti per l’anarchia • Milesi, Gianni Mungiello, Gianna Nannini, Gianni foto inedite • rassegna-stampa • ecc. Novelli, Luca Nulchis, Mauro Pagani, Marco • anno 49 • n. Pandin, Nadia Piave, Settimio Pretelli, Santino per saperne di più: “Alexian” Spinelli, Renzo Sabatini, Paolo Solari, [email protected] Raffaella Saba, Fabio Santin, Alfredo Taracchini info-line 339 5088407 Antonaros, Cristina Valenti, Luca Vitone, www.arivista.org EDITRICE A • cas. post. 17120 - Mi 67 20128 MILANO In caso di mancato recapito si restituisca al mittente che impegna a pagare la relativa tassa. 5,00 • maggio 2019

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