La divisione del mondo

Dramma per musica in tre atti

Libretto di Giulio Cesare Corradi

PERSONAGGI:

Giove (tenore) Nettuno (tenore) Plutone (baritono) Saturno (baritono) Giunone (mezzo-soprano) Venere (soprano) (contralto) Marte (contralto) Cintia (soprano) Amore (soprano) Mercurio (contralto) Discordia

Prima Rappresentazione: Venezia, Teatro San Salvatore, 4 febbraio 1675

Legrenzi: La divisione del mondo - atto primo ATTO PRIMO

Scena I° Scena II° Giove, Nettuno e Plutone Giunone, Giove, Nettuno e Plutone

GIOVE GIUNONE Per espugnar de l’Etra il vasto impero, A che giova, o gran Tonante, scagliò destra flegrea balze volanti: circondar il crin d’allori, temeraria arroganza! Alfin sepolto se lo stral di bel sembiante sotto de’ marmi suoi cadde l’orgoglio; l’alme impiaga e strugge i cori? ne la Reggia de’ Numi dal precipizio assicurato Arma la destra pur d’acceso telo, è il soglio. dubito ancor di nuova guerra in Cielo.

Non arda del ciglio GIOVE più l’ira severa; Qual periglio fra noi la pace uccide? l’aligera Arciera disarmi l’artiglio; GIUNONE già de’ Titani a scorno spunta nel Ciel Di Venere indegna un sol guardo lascivo. de le Vittorie il giorno. NETTUNO, PLUTONE NETTUNO Venere in Ciel? (o sospirato arrivo!) Trafitta… GIUNONE PLUTONE De l’odiato consorte si ribella agli amplessi, Sconfitta… seco fugge Cupido, già tra sue fiamme impure ardono mille sdegni; la discordia in amor crollo è de’ Regni! NETTUNO E PLUTONE …l’audacia restò: GIOVE Esule da le sfere n’andrà l’Arcier bendato, NETTUNO e di Vulcano al seno ritornerà Ciprigna. È sciocco il mortale se guerra ti move.

NETTUNO PLUTONE (O nemico destin!) Al braccio di Giove resista chi può.

PLUTONE GIOVE (Sorte maligna) De l’avvinto Saturno ite, o Germani, a spezzar le catene. NETTUNO, PLUTONE Alto Motor, le sue ragioni ascolta. NETTUNO Al basso Mondo ratto mi condurrò! GIOVE Tacete voi, partite: nel suo voler independente PLUTONE è Giove. Su l’Etra in breve vedrai per man di guidar disciolto il Genitor canuto. GIUNONE A grave eccesso ogni rigor conviene.

1 Legrenzi: La divisione del mondo - atto primo

NETTUNO vi conosco nemici ai riposi, Perdo l’idolo mio. so che ladri voi siete d’Amor.

PLUTONE Scena V° Perdo il mio bene. Cintia e Apollo

Scena III° CINTIA Lontananza in amor Giunone e Giove quanto sei fiera! GIUNONE Non mirar il ben gradito, e portar il cor ferito, Deh, mio sposo adorato, pena dà troppo severa. se la pace tu brami al cor di Giuno, scaccia la Dea lasciva; Pluto amato, ove sei? l’aspetto suo d’ogni piacer mi priva. Per discior di Saturno il piede avvinto, mentre colà scendesti fra terrene bellezze, GIOVE teme nuovo periglio, Che paventi? dubita il cor che resti disciolto il padre e incate- nato il figlio. GIUNONE Riedi, Nume adorato, La fede mi vacilla nel petto. agli occhi miei, Pluto amato, GIOVE ove sei? Nasce vile il timor. APOLLO GIUNONE Pluto amato, ove sei? Questi di Cintia sono i casti pensieri? Troppo possenti di vezzosa beltà sono le prove.

CINTIA GIOVE Ohimè. Che può far Citerea?

APOLLO GIUNONE Quest’è la fede che riserbi a Nettuno? Vibrar un guardo e trionfar di Giove. Incostante germana, a tuo malgrado t’obbliga il mio voler sposa a quel Nume. GIOVE Bella non piangere, t’adorerò. CINTIA De’ tuoi lumi il raggio amato, Senti… de’ tuoi crini il filo aurato l’alma in petto a me legò. APOLLO Racchiudi il labbro, Scena IV° di tue ruine il cieco Nume è fabro. Giunone CINTIA GIUNONE Se vuol Amor così, De’ l’amato mio Nume con ragione questo mio cor che può? il core nutre nel petto mio timida speme, Per chi già m’invaghì. s’Amor e Gelosia nacquero insieme. fede cangiar non so. Deh, fermate pensieri gelosi, non rapite la gioia del cor;

2 Legrenzi: La divisione del mondo - atto primo Scena VI° Scena VII° Mercurio e Apollo Mercurio

MERCURIO MERCURIO Luminoso signor, com’opportuno qui Mercurio Quanto poco erudito ne le scole ti trova. d’Amor Febo si rende! Di due bei lumi al foco, APOLLO ogni petto di ghiaccio alfin s’accende. (Contro di Cintia il mio poter non giova!) Chi non ama non ha core, o s’ha cor conviene amar: MERCURIO Pupilletta Odi, nume del giorno. vezzosetta tropp’ha forza nel ferir, APOLLO tropp’è scaltra in saettar. E che richiedi, volante messagger? Vago labro MERCURIO di cinabro, tropp’è caro in far gioir, Venere brama teco di favellar. tropp’è dolce nel baciar.

APOLLO D’impura Diva non apprezzo gli amori, Scena VIII° che pretende da me? Marte e Venere

ARTE MERCURIO M Forse desia unir col foco tuo copia d’ardori. Vieni, vieni, o Ciprigna! Nel ciel del tuo sembiante quanto son vaghe in scintillar le stelle! APOLLO Fra l’eteree facelle, Sol con Vergini pure, sul fiorito Permesso, de la gran lampa a scorno, gode il Nume de’ carmi, potrebbe un guardo illuminar il giorno. nel lor vago candor, amar se stesso. VENERE MERCURIO Da’ rai di tue pupille nascono i miei splendori, O, s’un giorno solcassi il Mar d’Amor sì come nasce al mondo entr’un bel sen di latte, da la luce del sol, luce ai vapori. vedresti allor, fatto Nocchiero accorto, che fra due poppe è delle gioie il porto. MARTE Sovra strato di cose, fra tuoi labri vivaci, APOLLO ove ridono i fiori ridano baci. Di lascivo orator stile facondo non farà mai che d’impudica fiamma VENERE arda quel Dio che dà luce al Mondo. Chi non sa che sia gioire Sfortunato quel cor lo dimandi a questo sen. ch’è prigionier d’Amor. Si crede ch’il piacer venga volando, MARTE ma non si può penar se non amando. È un piacer che fa languire star’ in braccio del suo ben.

VENERE È l’amar dolce martire. 3 Legrenzi: La divisione del mondo - atto primo

MARTE VENERE Un bel volto è ciel seren. Fra mortali in qual parte ricovrato n’andrà?

VENERE E MARTE MARTE Chi non sa che sia gioire, Bella, che temi? lo dimandi a questo sen. Da le dame più vaghe in seno accolto, avrà sicuro il nido: Scena IX° non mancano ricetti al Dio di Gnido. Ritorniamo al piacer! Amore, Marte e Venere ENERE AMORE V Decreto crudel, Volgi il bel ciglio, spietato rigore, ne’ tuoi lumi vedrò l’armi del figlio. il Nume d’amore bandito è dal ciel. Scena X° Mercurio, Venere, Marte e Giove MARTE Piange Cupido! MERCURIO Partite, partite, lasciate il riposo, VENERE che Giove sdegnoso Figlio, e che t’induce sì mesto a lacrimar? il passo qua move, se volete goder fuggite altrove. AMORE VENERE, MARTE Del Dio Tonante severissimo impero; Andiam. Madre, il tuo fido Arciero abbandonar ti dee. GIOVE Numi lascivi, indegni VENERE di calcar le vie del Polo, Doglia improvvisa, così fra sozzi amplessi se potessi morir, m’avresti uccisa. sete vergogna al ciel, scorno a voi stessi? AMORE MARTE Decreto crudel, spietato rigore, L’affetto, o gran Motor… il Nume d’amore bandito è dal ciel. GIOVE Taci, nel grembo d’un’impura beltà, VENERE da un crine avvinto giace il Nume dell’armi Per qual cagion? e spogliato il tuo sen d’usbergo e scudo, fatt’è Campo di Marte un petto ignudo? AMORE VENERE Non so, ma ben nel mondo farò vedere in breve chi può vantar più generose prove: Giove, sai pur ch’Amor… d’Amor lo sdegno od il furor di Giove. GIOVE Non si ritardi più, pensieri all’armi. Tronca gli accenti, lusinghiera sirena, Di Megera la fede coniugal così s’offende? più severa sorga l’ira a vendicarmi. 4 Legrenzi: La divisione del mondo - atto primo

MERCURIO Per oppugnarti ‘l Cielo (Torto che fa ‘l consorte oggi si rende.) fur de gl’empi Tifei vane le prove: non teme ardir il fulminar di Giove. GIOVE Nella Reggia d’Apollo cauto guida costei. PLUTONE Tempo è ormai che del mondo si divida l’im- VENERE pero. (Di nuovo amante vuol condurmi nel sen sorte benigna.) GIOVE Farò pago il desìo; GIOVE ma pria da l’Etra bramo lungi Ciprigna. Perché rieda al consorte vanne in breve, Custodita rimanga e sia l’occhio del Ciel Argo a o Saturno, entr’i lucidi alberghi al Dio di Delo; Ciprigna. voglio purgar di sue lascivie il Cielo.

MERCURIO SATURNO O che bizzarro gioco! Grand’impresa m’imponi: Non vol ch’avvampi e la consegna al foco. n’andrò, ma sento, ahi lasso, che fra dure catene consumate le membra, VENERE il perduto vigor mi nega il passo. Ch’io lascia di goder nol creder no. Troppo dolce è quel diletto NETTUNO che nel petto Io d’appoggio al tuo braccio… cieco Amor mi distillò.

Ch’io lascia di goder nol creder no. PLUTONE Troppo cari son que’ baci Io di sostegno al fianco… che vivaci vago labro al cor donò. NETTUNO, PLUTONE …servir dovrò senza restar mai stanco. GIOVE Spegner nel sen l’ardor io ben saprò. SATURNO Porgetemi la destra, de le viscere mie dolce MARTE ristoro. Non tanto rigore s’un sguardo m’accende NETTUNO, PLUTONE qual cor non si rende (Con tal mezzo vedrò l’idol ch’adoro,) a i colpi d’Amore? SATURNO Scena XI° Cari figli al vostro aspetto mi respira il core in Nettuno, Plutone, Giove e Saturno sen.

NETTUNO, PLUTONE GIOVE Sommo nume de gl’astri, eccoti ‘l Genitor. Dolce padre…

GIOVE NETTUNO, PLUTONE Padre, t’abbraccio. Amato oggetto…

SATURNO GIOVE, NETTUNO, PLUTONE Gloria de’ tuoi trionfi …tu rendesti alla Sfere il bel seren. è la mia libertade, o Germe invitto. 5 Legrenzi: La divisione del mondo - atto primo

SATURNO tanto t’abborrirò quanto t’amai. Cari figli al vostro aspetto mi respira il core in sen. GIOVE Crudeltà rara, adorabile, GIOVE il tuo sdegno al cor impera! Ma qua Giuno sen viene, sanar le vo’ di gelosia Quanto più ti fai severa, le pene. nel mio sen ti rendi amabile. Crudeltà mi sei dolcissima, Scena XII° offro l’alma al tuo rigore! Giunone e Giove Quanto più mi dai dolore, nel mio sen ti fai gratissima. GIUNONE Gelosia la vol con me: Scena XIII° del mio cor fa schermo e gioco, il suo gel peggior del foco Giunone dà tormento alla mia fé. GIUNONE Affetti miei gelosi a torto vi lagnate, fiso è l’idolo GIOVE mio: Giuno! ma pur pavento ohimè! l’adorato mio Nume, Stelle dite dov’è? GIUNONE Torbidi miei pensieri, non m’affliggete più: move Dov’è Ciprigna? al mio core guerra la Gelosia battaglia Amore. GIOVE Ne gl’alberghi d’Apollo per mio cenno sog- Non può dir d’esser amante giorna. chi geloso il cor non ha: amo i rai d’un bel sembiante, ma l’amar temer mi fa. GIUNONE Ancor su l’Etra disonesto vapor la luce eclissa? Non può star d’esser gelosa chi d’Amor serva si fa: GIOVE vive l’alma ognor dogliosa, Taci, che già prefissa sua partenza è dagl’astri. per timor d’altra beltà.

GIUNONE Scena XIV° A’ suoi diletti Giove intanto ricorre. Venere e Apollo

GIOVE VENERE Chi può goder il sol la notte aborre. E quando cessate pupille spietate GIUNONE di farmi languir? Forse l’ombra son io? Girando, brillando, s’un guardo movete GIUNONE le rote voi siete Di mie pupille tu sei luce gradita. d’eterno martir.

GIUNONE APOLLO Ah, se Venere è in Ciel, Giuno è tradita. Puoi tentarmi, Ma pur s’a te non cale lasciarmi in preda a i puoi pregarmi, guai, 6 Legrenzi: La divisione del mondo - atto primo

che giamai t’adorerò. APOLLO Viver voglio in libertà. VENERE Né tiranno né clemente Sei pur Nume de gl’ardori il tuo guardo ognor ridente, ostinato nei rigori, questo sen mi ferirà. cinto il Sol di gel vedrò? VENERE APOLLO Perché tanta crudeltà? Puoi tentarmi. puoi pregarmi. APOLLO che giamai t’adorerò. Viver voglio in libertà.

VENERE Scena XV° Cieca talpa d’amor, ancor non vedi come per te vezzose queste guancie di rose son baciate dal Marte e Venere crine? MARTE (Ch’intesi! APOLLO Ohimè Ciprigna altro affetto procura! De le rose che m’offri odio le spine. In petto femminil fede non dura.)

VENERE VENERE Mira come tranquillo per l’assetato cor un mar Sospirato gradivo… di latte t’apre l’ignudo seno. MARTE APOLLO Ahi voci indegne. Di quel latte che porgi odio il veleno. VENERE VENERE Così parli mio Nume? Dunque piegar non vuoi l’alma ritrosa? MARTE APOLLO A me son note le tue perfidie. Fiera peste de’ cori, disonesta beltà, t’invola. VENERE VENERE Ingiusta è l’offesa di Marte. Così, ingrato, m’offendi? MARTE APOLLO L’alma da te delusa, Parti, che in van pretendi recar’ombre anzi da te tradita, a quel Nume che fa splender ognor l’eterea a gran ragione d’infedeltà t’accusa. Mole, non può macchiar sozzo vapor il Sole VENERE Né pietosa, né severa Io rea d’infedeltà? tua bellezza lusinghiera questo cor m’annoderà, MARTE viver voglio in libertà. Parti, ti guida al vago Apollo in braccio.

VENERE VENERE Perché tanta crudeltà? (Sorte ingrata, m’udì!) Senti!

7 Legrenzi: La divisione del mondo - atto primo

MARTE VENERE Più cauto io partirò: Da me che pretendete? tu segui l’incostanza dell’onde, di lieve piuma il moto, d’aura leggiera i vanni; NETTUNO lusinghe di beltà son tutte inganni. La dovuta mercede. Crudi lumi dispietati PLUTONE a tradir chi v’insegnò? Rispondete, Il guiderdon d’amore. non tacete, fu difetto di mia fede, VENERE o rigor ch’in voi s’armò? Fuggo i vostri deliri, è pazzo il core.

Scena XVI° NETTUNO A l’assetato labbro, deh porgi il mel de’ baci. Venere

VENERE PLUTONE Crudo Apollo mi fugge, Con le nevi del seno tempra l’accese voglie. Marte offeso mi scaccia, il fato iniquo mi rapisce il conforto: Scena XVIII° se privo è di piacer il cor è morto. Saturno e li suddetti Lascivetto Dio de’ cori SATURNO abbi tu di me pietà, non usarmi i tuoi rigori, Indegni, e qual lubricità lasciva stimola i vostri non peccar di crudeltà. affetti, o cieca prole? Così con atti impuri fate oscurar di vostre glorie il sole? Scena XVII° Nettuno, Plutone e Venere NETTUNO Padre di quel bel crine a l’aurate catene… NETTUNO De l’infocate brame tarpa l’ali al desio, PLUTONE fermati in questo seno e se brami goder, vieni cor mio. Di due luci serene i saettanti rai…

ETTUNO LUTONE PLUTONE N , P Per accoglier Ciprigna t’offre indegno ricetto: … chi resister può mai? riconosci quest’alma e se brami goder, vieni al mio petto. SATURNO Per rintuzzar d’un occhio arcier gli strali saldo VENERE riparo è la prudenza, o figli. (O sventura del cor, strano martoro! Vieni meco, o Ciprigna né conturbar del volto il Sprezzo chi m’ama e chi mi fugge adoro.) purgato sereno: voi procacciate in tanto scettro alla mano e non delizie al seno! NETTUNO Non rapirmi la gioia. O malcauta gioventù! Vi lega un crin di venere, PLUTONE vi manda un guardo in cenere, Non rubarmi il contento. e se godete un dì quel bel che vi ferì, effimera del cor la gioia fu. 8 Legrenzi: La divisione del mondo - atto primo

O follia di verde età! NETTUNO Un riso il cor fa piangere, Mi basta sperar un vezzo il sen può frangere, chi già mi schernì e se vi dà talor mi poss’anch’amar: qualche diletto Amor vò creder così provate ch’il piacer un lampo fu. per più non penar.

Scena XIX° Amor se vorrà in braccio al mio ben Venere condur mi saprà, le piaghe del sen VENERE sanar mi potrà. Udiste, o folli amanti? De l’antico saturno ubbidite a l’impero PLUTONE e cangiate col foco anco pensiero. Ti seguo. Che servite, ch’adorate, godo sì, ma non sperate Scena XXI° d’ottenerne poi mercè: vostr’amor non fa per me. Cintia e Plutone CINTIA Che penate, che piangete, rido sì, ma non credete O grato arrivo! che poss’io gradir la fe’: vostr’amor non fa per me. PLUTONE (O strano incontro) Scena XX° CINTIA Plutone e Nettuno Lieta nel tuo sembiante mille gioie ravviso: PLUTONE sul labro mio tu riportasti il riso. Arresta il piè! Co le nozze di Cintia qualche gioia, o Nettuno, almen sperar ti lice, ma ne gl’ardori suoi Pluto è infelice. PLUTONE Che vuoi? NETTUNO De la Triforme Diva io le tede non curo, sol per CINTIA Ciprigna avvampo. Di tanto affetto bramo qualche mercede.

PLUTONE PLUTONE Mi struggo anch’io di que’ bei lumi al lampo. Sposa sei di nettuno, è la sua fede.

In amor ci vuol costanza, NETTUNO né si cangia ognor pensiero: Odi: ciascun di noi costante e fido vò che serva è ribelle al Nume arciero la Diva. chi tradì l’altrui speranza.

PLUTONE Darsi in preda a più d’un core Unito e pronto teco sempre sarò. è ragion di petto infido: non pretende il Dio Cupido NETTUNO, PLUTONE che si muti ognor sembianza. Ami chi vol’amar, goda chi può.

9 Legrenzi: La divisione del mondo - atto primo Scena XXII° Gran ministra di sdegni, madre d’ogni rancor, Discordia audace, Cintia vieni, scuoti tua face: CINTIA oggi unita a lo stral di mia faretra, Con sagace pretesto s’invola agl’occhi miei, un abisso d’orror porta su l’Etra. Cintia infelice! Per godere un momento s’ogni raggio di speme DISCORDIA al cor è tolto, Eccomi pronta Amor. a piangere in eterno dentro l’ombre dei guai Queste chiome sanguinose, riede il mio volto. queste serpi velenose s’uniranno al tuo furor. Son amante né trovo pietà: Al mio core AMORE dice Amore I miei cenni intendesti; gode al fin chi sta penando a più d’un Nume infonderai nel seno dispetti, penerò, ma non so quando gelosie, rabbia e veleno. cesserà la crudeltà.

Il desire DISCORDIA di gioire Sdegni in ciel seminarò. si mantien con la speranza spererò, ma qual possanza AMORE nel mio sen la speme avrà? Vendicato io mi vedrò. Son amante, né trovo pietà. DISCORDIA Scena XXIII° Ministri pallidi che d’angui squallidi Amore e Discordia il crin cingete, AMORE su veloci, Vuol veder l’Arcier bendato su feroci, se può far vendetta o no; all’impresa v’accingete: contro il Cielo e contro il fato vendicate d’Amor l’offeso telo, per pugnar l’inferno armò. chi pace avrà se la discordi è in Cielo?

[Balletto dei ministri pallidi (battaglia)]

10 Legrenzi: La divisione del mondo - atto secondo ATTO SECONDO

Scena I° Scena II° Giunone e Apollo Cintia e Apollo

GIUNONE CINTIA O gran Nume del giorno, Lasciami. l’orme de’ tuoi splendori va tracciando il mio piede APOLLO Invan resisti al mio giusto voler. APOLLO Da me Giuno che chiede? CINTIA Legge tiranna l’anima mia non soffre. GIUNONE Dimmi s’a Giove in seno APOLLO ne le tue stanze or Citerea soggiorna. Sposa sei di Nettuno.

APOLLO CINTIA Troppo m’offendi, o Diva! Non lo decreta il Cielo. Arde lungi dal Sol fiamma lasciva. APOLLO GIUNONE Lo prescrive il dover. Ah ben so che Ciprigna teco, o Febo, s’annida. CINTIA APOLLO (Ragion perversa!) Erra, o Giuno il tuo cor: partì l’infida. A miei desiri è la fortuna avversa. Ma ne gelati alberghi miro Cintia che giunge, scusami se ti lascio, seco di favellar desio mi APOLLO punge. Cessa da tuoi deliri, ama quel Nume al cui petto convien che pur t’annodi; GIUNONE dona tregua al martir, t’accheta e godi. L’ombra de’ miei sospetti ancor non si dilegua, ma fra dubbio e pensiero, tormentata in amor, spero e dispero. Scena III° Nettuno e li suddetti La speranza è una sirena, che con voce allettatrice NETTUNO mi fa lieta ed infelice, Care soglie gradite, deh scoprite del mio mi dà gioia e mi dà pena. fulgido Sol l’orme adorate, palesate… che miro? (o strano La speranza è una gran maga, incontro!) che con arte lusinghiera or è infida ed or sincera, APOLLO or mi sana ed or m’impiaga. Gran germano di Giove: ecco la Diva che t’offre al cor un godimento eterno.

NETTUNO Cintia, (finger m’è d’uopo) al sen t’accolgo.

11 Legrenzi: La divisione del mondo - atto secondo

CINTIA CINTIA E NETTUNO (Da le Reggia del Ciel passo a l’inferno) Ahi mi cruccia in amor destin tiranno.

APOLLO CINTIA Su, su lieti a festeggiar. Sdegni forse mie nozze! Il piacer v’annidi in braccio, più bel nodo o più bel laccio NETTUNO Imeneo non può formar. Forse quest’alma aborri?

CINTIA E NETTUNO CINTIA Vol’ il destin ch’io non lo/la possa amar. Non odio il tuo sembiante.

APOLLO NETTUNO Il gioir v’esult’in seno, Non disprezzo tua fé. mentre giorno più sereno Febo in Ciel non sa recar. CINTIA E NETTUNO Su, su lieti a festeggiar. Sei vezzoso/a e gentil, ma non per me. Scena IV° Scena V° Nettuno e Cintia Plutone e li suddetti NETTUNO PLUTONE Cintia, perché sospesa? Di quest’orbe a calcar le vie gelate giunge, o Nettun, di nostro cor la fiamma. CINTIA Nettun, perché confuso? NETTUNO Ciprigna! (E che risolvo?) NETTUNO Chi ti conturba? CINTIA (Amor che veggio!) Già che lieto Imeneo CINTIA non porge al nostro sen laccio gradito, Il fato. Chi t’affligge? e ch’una fé discorde tra noiose catene ognor tormenta, NETTUNO cedimi al bel ch’adoro e son contenta. La sorte. NETTUNO CINTIA Scoprimi chi t’accese. Soffro pene d’inferno. CINTIA NETTUNO Pluto è l’idol mio. Provo stratij di morte. NETTUNO CINTIA Ti consegno al suo cor. Palesami il tuo duolo. CINTIA NETTUNO Pago è ‘l desio. Non celarmi il tuo affanno. PLUTONE Nettun, grazie ti rendo, sai pur 12 Legrenzi: La divisione del mondo - atto secondo che di Ciprigna quest’alma è prigioniera: SATURNO non è del foco mio Cintia la sfera. Ancor, ancor Ciprigna da la tua mente è la ragion bandita? CINTIA Casta riedi al consorte, Crudel, dunque il mio affetto o tra ceppi di gelo imprigionata e avvinta, nel tuo rigido sen loco non trova? farò ch’in Ciel rimanga de gl’ardori tuoi l’impura fiamma estinta. PLUTONE Non ho più cor: se voglio amar non giova. VENERE D’affumicato fabbro soffrir non posso CINTIA i ruginosi baci, troppo noioso… Forse un dì mi pregarete che di voi mi riderò: SATURNO sarò sorda a le querele, Taci. Contro sacro Imeneo né costante né fedele, l’opra non solo, anco il pensier fa reo. vostr’amor io gradirò. VENERE Sarò cieca a vostri pianti; Di quel zoppo difforme quanto più sarete amanti, stringermi al seno e condurmi al braccio… tanto più v’aborrirò, più tosto andrò de le catene al laccio. forse un dì mi pregarete che di voi mi riderò. PLUTONE Con soccorso opportuno l’amata Diva al geni- NETTUNO tor s’involi. Pur alfin partì. NETTUNO PLUTONE Furto sì bello il nostro cor consoli. Da me pur s’involò. Mira colei che con un raggio de’ suoi splendori VENERE cangia un Orbe di gelo in Ciel d’ardori. Temerari! NETTUNO SATURNO Meco in disparte a contemplarla vieni. Fermate! PLUTONE Che bel seno di latte! Scena VII° Marte e li suddetti NETTUNO MARTE Che bei lumi sereni! O là, chi tentale rapine nel Ciel? Numi cedete.

Scena VI° NETTUNO E PLUTONE Venere, Saturno, Plutone e Nettuno Tu m’involi il mio ben. VENERE SATURNO Voglio aver più d’un amante, arder bramo a più d’un foco, Partite, indegni. un sol volto al genio è poco, un sol cor non è bastante. MARTE Ma s’offeso son io, ti fuggo iniqua.

13 Legrenzi: La divisione del mondo - atto secondo NETTUNO E PLUTONE Scena VIII° Nel mio petto t’annida. Giove e Saturno

VENERE GIOVE Marte, non mi lasciar. Ne l’aggiacciate stanze l’impuro ardor di Citerea non miro, MARTE al suo consorte, o padre forse tornò: Seguimi infida. la tua prudenza ammiro.

ATURNO VENERE S Perdono cor mio, Quanto o Giove t’inganni: ti voglio adorar, dal mio Ciel fuggitiva bellezza tradita fatta è preda d’altrui la Dea lasciva. quest’alma è pentita di farti penar. GIOVE Come?! Preda d’altrui, narrami e quando? SATURNO Quai successi rimiro! SATURNO Conduco a questi alberghi la sfrenata bellezza. NETTUNO Dolcemente l’esorto a far ritorno a Vulcan: Tanto ardir. m’ascolta e ride; al foco dei suoi lumi arde Pluto e Nettuno, ognun rapace al mio braccio l’invola. PLUTONE Ira di Marte quinci ad ambo le toglie. Tanto orgoglio. Sgrido le accese voglie, chi riprendo non m’ode: NETTUNO onta e furore sveglia in ciascun rivalità d’amore. Vendicarmi vogl’io. Figli senza rispetto, Nume senza decoro, Diva senza onestà, Padre schernito, PLUTONE E NETTUNO mi sconvolgono i sensi, né fu giammai Battaglia avrà de le battaglie il Dio. possente per far saldo riparo a un torrente di mali età SATURNO cadente. Figli, saggio consiglio ne l’impero del cor i sensi accheti: tropp’audace è l’impresa. GIOVE De l’anima agitata le potenze confuse abbino NETTUNO E PLUTONE tregua, o padre, e se varia la sorte anco per noi si Non conosce ragion un’alma offesa. vede, l’inchiodarò su la sua rota il piede. NETTUNO Crudi pensieri armatevi, SATURNO rinvigorite il cor! Credi pur che non è stabile il seren de la For- D’ogni pietà spogliatevi, tuna, vibrate ira e furor. nel suo Cielo il riso è labile, nel suo mar tempe- ste aduna. PLUTONE Fiamme di sdegno unitevi, voglio rigor in sen, in questo cor nudritevi, già che pugnar convien.

14 Legrenzi: La divisione del mondo - atto secondo Scena IX° GIUNONE Giove Cilenio, in te soggiorna la pace del cor mio.

GIOVE MERCURIO Armatevi nel cor pensieri offesi. Chiedi, ch’io t’offro quanto da me dipende, Di licenziosa Diva indomita lascivia, ogni cenno che dai legge si rende. di contumace drudo dissolutezza ardita, di sfrenati germani baldanzosa arroganza, GIUNONE porgono a l’ira mia folgori accesi. Ne la reggia di Marte, ove Ciprigna Armatevi nel cor pensieri offesi. pompe di sue lascivie al Ciel dispiega Ne la magion terrena esuli cacciarò Marte e vanne, ammonisci e prega, Ciprigna, dille che senza indugio al consorte ritorni Pluto nel tetro abisso seppellirà del cor la e se ricusa d’ubbidir l’impudica fiamma avrò Giuno nemica. impura e Nettun rilegato del salso mar infra l’al- gose MERCURIO sponde, darà tomba al suo foco in mezzo all’onde. Già parto. Troppo noiosi a gl’occhi miei son resi. Armatevi nel cor pensieri offesi. Scena XI°

D’ogni mal cagione è Amore Marte e li suddetti col dardo MARTE d’un guardo Arresta il piè. Troppo superbi ti punge nel seno, sono, o Diva, i tuoi sensi. ma d’atro veleno s’infetta il tuo core. GIUNONE Il riso Nume guerrier, che pensi? d’un viso t’invita a godere MERCURIO lo credi piacere, Deggio ubbidir. ma è tutto dolore; d’ogni mal cagion è Amore. MARTE Non voglio. Scena X° [Balletto] GIUNONE Temerario è l’orgoglio. Giunone e Mercurio MARTE GIUNONE Pertinace è l’ardire. Resto in dubbio di gioire, di penare ancor non so! Al mio duol, al mio martire GIUNONE chiedo ognor se pace avrò. Tu sfidi il cor a prepararsi all’ire. Un pensier mi dice sì, l’altro poi risponde no. MERCURIO Deh, placate il furor. MERCURIO Qual di luce divina fulgido raggio MARTE il mio ricetto adorna! Giuno s’accheti verso l’amata Diva.

15 Legrenzi: La divisione del mondo - atto secondo

GIUNONE MARTE E pur dell’Etra n’andrà lungi colei: (Finger vogl’io) Non ti conosce il core. bramo tregua al mio duol, pace agli Dei. VENERE È possibile mio core O Ciel! Tu non ravvisi colei ch’a te si piega? che non goda un dì seren? Tormento geloso MARTE l’amato riposo m’invola dal sen. Sì, mia nemica è la beltà che prega.

È possibile mio core VENERE che non possa un dì gioir? Tu nemica m’appelli? Geloso sospetto, l’amato diletto MARTE mi cangia in martir. Tu spietata m’inganni e ancor favelli?

Scena XII° VENERE Marte e Mercurio Piansi l’error.

ARTE M MARTE E che, forse al Tonante le gioie sue l’idolo mio Nel pianto fosti corretta almeno. comparte? VENERE MERCURIO D’ogni suo fallo ha pentimento il seno. Non già. Perdono cor mio, MARTE ti voglio adorar. Perché di sdegno Giuno armata si vede? Bellezza tradita quest’alma è pentita MERCURIO di farti penar. Cieco furor da gelosia procede. Amato tesoro, non darmi martoro MARTE non farti bramar. Chi m’invola Ciprigna, a gl’Astri, al Cielo tenta Perdono cor mio, rapir la luce. ti voglio adorar. Invan Febo riluce ove ‘l mio sol risplende: ciò che Giuno desia Marte contende. MARTE Al mio core Vogli nella mia reggia, o Diva, il piede. chi d’amore mai spezzar può le catene? Scena XIV° In difesa del mio bene Marte forte scudo ognor sarò; ch’io non l’ami? O questo no. MARTE Ah che troppa lusinga Scena XIII° d’un bel volto gentil il labro, il crine, ma i vezzi suoi son tradimenti al fine. Venere e Marte

VENERE Belle, col dir di sì troppo sapete fingere: Fortunata Ciprigna! vantate cor costante, Al sen di Marte pur ti ridona amore. 16 Legrenzi: La divisione del mondo - atto secondo ma poi più d’un amante Martire e diletto, al sen volete stringere. piacere e dispetto prova ognor chi vuol’amar. È pazzo chi vi crede! A dar sicura fede chi mai vi può costringere? Scena XVI° Belle, col dir di sì Apollo e Cintia troppo sapete fingere. APOLLO E qual nube di duolo, Scena XV° adorata germana, t’offusca i vaghi rai? Amore e Cintia Dove le gioie son, fuggano i guai.

AMORE CINTIA Vittoria Cupido Dove le gioie son, Febo t’inganni. tra l’ire e furori Questo petto racchiude ogni pena più ria: a guerre maggiori non conosce gioir l’anima mia. i Numi disfido.

Ecco Cintia. APOLLO Forse grato diletto non ti porge Imeneo? CINTIA Che miro! CINTIA Per me spenta è sua face. AMORE Questa che a l’orbe in seno spande tremoli APOLLO argenti, Come? per mia sola cagion vive in tormenti. CINTIA CINTIA Sì, sì, Nettuno… Tu Cupido su l’Etra? Tosto a Giove ti svelo. APOLLO AMORE (Qualche menzogna accusa) Fermati, dove vai? CINTIA CINTIA …sprezza le nozze e la mia fé ricusa. Porgi catene e le catene avrai. APOLLO AMORE Mendace, ah del tuo core son bugiardi pretesti. Contro l’Arcier de’ cori bella sei troppo ardita. CINTIA CINTIA Il ver Cintia t’espone. Mi condanni ad amar, né son gradita! APOLLO AMORE Non più: riedi al consorte. Bianca Diva, sospendi di scoprirmi al Tonante e spera di goder se sei costante. CINTIA (Crudo destin, se puoi, dammi la morte) Questo strale ch’è fatale Questo cor non è più mio. sa ferir e può sanar. Se dicessi

17 Legrenzi: La divisione del mondo - atto secondo che volessi il dolor nel cor sopite. nel mio sen cangiar’amore, si risveglia il prim’ardore Scena XIX° e mi niega ogni desio. Giove, Giunone e Venere Se tentassi, se bramassi GIOVE di voler mutare affetto, Ecco l’impura Diva, son costretta a mio dispetto ormai nel petto si risvegli il furore, d’ubbidir al cieco Dio. parte, fugga dal Ciel; fermati o core, Questo cor non è più mio. quanto è bella costei!

GIUNONE Scena XVII° Giuno, che miri! Apollo

APOLLO GIOVE Dietro a l’orme di Pluto stolta germana Ma se vezzi e sospiri per trionfar de’ Numi il tuo furor ti guida, ma punir ti saprò. sono de la beltà rigide forme, Su l’Etra intanto, seminando di rai lume parta, fugga dal Ciel, ferma che dorme! fecondo, Febo si porta ad illustrar il mondo. GIUNONE Parta, ferma, che tenta l’agitato consorte? È follia l’innamorarsi e servire ad un bel volto! GIOVE È pazzia d’un cor ch’è sciolto Portentose bellezze. il voler’ incatenarsi.

Chi non ama è fuor di pene, GIUNONE né si fa d’Amor ribelle, Intesi, o sorte! tante in Ciel non son le stelle quante inventa Amor catene. VENERE Vago Nume, amato bene. Scena XVIII° GIOVE Venere Sogna! VENERE Son pur care le gioie al mio petto, GIUNONE son pur crude le pene al mio cor. Mio cor che fai? Se gradito da l’alma è il diletto, è nemico del seno il dolor. VENERE Troppo lunghe son le pene. Quanto, quanto di Marte la tardanza mi punge! Fuggono l’hore ed il mio Sol non giunge. Ma qual di dolce oblio improvviso sopor GIUNONE mie luci ingombra! Già che queste pupille Voglio scoprirmi, no. l’adorato splendor mirar non ponno, per non vegliar penando, GIOVE mi consegno al riposo in grembo al sonno. Vinto Giove vedrò?

Occhi miei sì, sì dormite, VENERE raddolcite i vostri guai, Troppo tardo è il mio contento. e chiudendo i mesti rai,

18 Legrenzi: La divisione del mondo - atto secondo

GIOVE vendetta farà. Son legato, mi sciolgo. Rapirmi le gioie, rubarmi i contenti, GIUNONE son tutti lamenti d’offesa beltà. O Ciel che sento!

GIOVE Scena XX° Ah che quel biondo crine laberinto è dell’alme. Giove

GIOVE GIUNONE Ancor sospeso su quel volto si rende! Giove che pensi. A quale cieco abisso d’errori Amor ti guida? Chi corregge è lascivo? Chi punisce vien reo? GIOVE Ah che sol di Cupido questi fur tradimenti: Miro spenta la luce e pur m’accende. e forse occulta tien su l’Etra sua forza. Ma s’accese l’ardor, l’ardor s’ammorza. GIUNONE Voi che battendo l’ali, aure leggere, Amor fa quanto sai, deluso ti vedrò. tutte dell’ampio Ciel le vie scorrete, L’ardore rapidamente chete del mio core involate costei. in gel si ricangiò.

Cieco, bendato Dio di te mi riderò. GIOVE Lo strale Chi rapisce il mio ben? Ferma. Ove sei? ch’è fatale per me già si spezzò. GIUNONE Chi rapisce il tuo ben? Contro Ciprigna così movi lo sdegno? Scena XXI° Parta, fugga dal Ciel, poi ferma. Ah indegno. Amore, Marte e Mercurio Sì, sì da la tua mente il mio nome scancella. A questi lumi togli l’odiato aspetto, AMORE violator delle leggi, distruttor de la fede. Involata alle Sfere… Al basso mondo fama darò del temerario eccesso, MARTE acciò scorga il mortale che sai reggere altrui, Al mio seno rapita… ma non te stesso. AMORE GIOVE …è la madre d’Amore? Odi frena il rigor. MARTE GIUNONE …è la Dea mia gradita? Lasciami infido. MERCURIO Se giusto è Cupido Tanto Giuno m’espose. vendetta farà. Sprezzarmi costante, tradirmi fedele, AMORE son tutte querele A che Marte t’accingi? d’offesa beltà. MARTE Se retto è il mio fato Che risolvi, Cupido?

19 Legrenzi: La divisione del mondo - atto secondo

MERCURIO non è l’affetto mio salda catena? A voi s’aspetta Venere rintracciar e far ven- detta. PLUTONE Mantice a l’ira mia è di Marte l’ingiuria. AMORE S’abbandoni le Sfere. SATURNO Sordi siete a mie voci? MARTE Si discenda dal Polo. NETTUNO Son’ un aspe crudel. AMORE, MARTE Vedrà Giuno, vedrà se vendicarsi sa di sdegno PLUTONE acceso… Sono una furia.

MARTE Scena XXIII° …un Marte irato… Giove e li suddetti

AMORE GIOVE …ed un Cupido offeso. O là germani audaci, bramo pace sull’Etra.

MERCURIO MERCURIO Un campo di battaglia il Ciel si è reso. Ecco il Tonante.

MARTE SATURNO Un pensiero di cruda vendetta Se la pace tu vuoi resti diviso il retaggio mi raddoppia le furie nel cor. paterno. Questa destra ch’a l’ira s’affretta è ministra di cieco furor. NETTUNO Grave offesa di gioia rapita S’esequisca. mi risvegli lo degno nel sen. Già feroce quest’alma schernita PLUTONE s’arma d’odio, di rabbia e velen. Sì, sì.

Scena XXII° GIOVE Reggo le Sfere, regga il mare Nettun, Pluto l’in- Saturno, Mercurio, Nettuno e Plutone ferno. SATURNO Dove, dove mal cauti ciec’audacia vi guida? NETTUNO Al mio trono… MERCURIO Giunge novo furor: convien ch’io rida. PLUTONE Al mio scettro… NETTUNO, PLUTONE Lasciami genitor. NETTUNO, PLUTONE …cedi unita Ciprigna. SATURNO Né vi raffrena il paterno comando? A vostri GIOVE sdegni (O memoria funesta) Fu rapita dal Ciel, in Ciel

20 Legrenzi: La divisione del mondo - atto secondo non resta. SATURNO Or che da Numi Giove è reso temuto, NETTUNO tu esibirai prudente Tra l’onde mobili del Regno instabile… Teti in moglie a Nettuno e Cintia a Pluto.

PLUTONE GIOVE Tra le caligini del nero baratro… Saggio consiglio, andiam.

NETTUNO, PLUTONE MERCURIO …discenderò. Vanne, o Tonante fa che splenda su l’Etra un dì giocondo. NETTUNO Ma s’il mio bene non stringo al cor… SATURNO Un Giove sol può regolare il mondo. PLUTONE Sia pur crudo iniquo il fato Ma se mie pene non sana Amor… placa alfine il suo rigor. Fiero è sì, ma cangia stato, NETTUNO fisso ancor, varia tenor. …a gli astri… GIOVE PLUTONE Benché sia la sorte errante, … ai Numi… mi promette un dì seren. Quella Dea che par vagante NETTUNO, PLUTONE ferma in Cielo ancor divien. … al Ciel guerra farò. Scena XXV° Scena XXIV° Mercurio Mercurio, Giove e Saturno MERCURIO MERCURIO Porti pur il destin la guerra altrove, Ogni petto, ogni core arde per Citerea. pace mi basta ove il suo regno ha Giove.

GIOVE In Ciel non sorgono, più non si scorgono Beltà più degna plachi l’ira a gl’amanti. di litigij ombre funeste: le tempeste sono placate; lieti, o Numi, festeggiate.

21 Legrenzi: La divisione del mondo - atto terzo ATTO TERZO Scena I° VENERE Venere Son le bellezze mie tanto neglette?

VENERE APOLLO Chi mi tolse alle Sfere! Chi da Marte m’invola! Fuggo da tue lusinghe. Venere dove sei? Sovra inospite scoglio! VENERE O Ciel qui sola. Ah, no, t’arresta. Lumi potete piangere, non riderete più. Il cor che lieto fu APOLLO nel duol si sente a frangere. Chi disonesta nacque potrà le fiamme sue spegner nell’acque. Ma da l’onde risorto Febo qua giunge ad indorar le arene: Vezzose pupillette all’ingrato amator spiega tue pene. io non vi voglio amar. Siete in beltà perfette, ma pronte all’ingannar. Scena II° Apollo e Venere Labretti lusinghieri, io non vi so bramar. APOLLO Siete in beltà sinceri, Belle spiagge a voi ritorno. ma finti al sospirar. Flagellando i foschi orrori, vinte già da miei splendori, Scena III° fuggon l’ombre e riede il giorno. Marte e Venere ENERE V MARTE Apollo! Anelante mio cor dà fine ai guai! Se ricerchi il tuo Sol, mira i suoi rai. APOLLO O là chi sei? VENERE O sospirato arrivo. In me pietoso volgi, VENERE o Nume guerrier, volgi lo sguardo. D’Eto e Piroo frena il rapido corso: a un’afflitta beltà porgi soccorso. MARTE Eccomi, ancor che tardo APOLLO giunse Marte opportuno. Non può de’ miei destrieri retrocedere il moto. VENERE VENERE Chi mi trasse quaggiù? I sol ti prego su l’aurata quadriga ricondurmi alle stelle. MARTE Frode di Giuno. APOLLO Né men deve mia luce accoppiarsi mai teco: VENERE direbbe il mondo tutto De la superba Diva dunque fu l’opra? che fra l’ombre lascive il Sol è cieco.

22 Legrenzi: La divisione del mondo - atto terzo

MARTE VENERE Sì. Con gelose apparenze de l’idol mio vò tormentar l’affetto. VENERE Deluso alfin vedrà l’empio rigore. NETTUNO Che fate al mio cospetto? MARTE Sdegno ci scioglie e c’incatena amore. VENERE Alto Monarca, il fasto sol di tue grandezze VENERE ammiro. Del popolo squamoso il più fido natante a me t’arrechi. NETTUNO Quanto di pretioso da gl’esperij s’estende ai MARTE Lidi eoi, Già sul dorso m’assido. Ohimè, che veggio? adorato mio ben, è tuo, se vuoi. Sovra gemmata conca il Tridentato Nume a noi sen viene. Partiam, partiam. MARTE M’ami Ciprigna? VENERE Bramo osserva sue pompe. VENERE Sì. MARTE Partiam, mia Dea. NETTUNO E me tu sprezzi? VENERE Non voglio. VENERE No. MARTE Astri v’intendo: MARTE mi trovo in porto e il naufragio attendo. Non obliar mie gioie.

Scena IV° NETTUNO Per me serba il diletto. Nettuno, Marte e Venere

NETTUNO MARTE Onde voi ch’ognor fremendo Che pretendi? vi frangete in duro scoglio, ben comprendo NETTUNO che volete palesar il mio cordoglio. Che vuoi? Questo torbido cor perde il sereno; io reggo il mar e la tempesta ho in seno. VENERE Ma qual di Citerea fulgido raggio Concedo, taci, le lusinghe a Nettuno, a Marte i quaggiù discese a serenar mie luci? baci. Seco gradivo! O là! VENERE, MARTE MARTE È dolce il tormento che gioia predice… Lascia, ti prego, lascia il ceruleo Regno, de l’algoso rival fuggi lo sdegno. VENERE …amando… 23 Legrenzi: La divisione del mondo - atto terzo

MARTE NETTUNO …penando… Lasso, che deggio far?

VENERE, MARTE GIOVE … mi rende contenta/o, mi torna felice. Tentar l’emenda.

Scena V° NETTUNO Ma qual beltà fia ch’i miei sensi accheti? Nettuno

NETTUNO GIOVE De l’instabil mio Regno La gran figlia di Vesta: per consorte a Nettun mostruose falangi sorgete su, che fate? degna è sol Teti. Suscitate nell’onde atre procelle infeste. Chi la calma non vuol provi tempeste. NETTUNO Teti? Scena VI° GIOVE Giove, Nettuno e Mercurio Sì, sì, quel volto potrà rendere paghi i tuoi GIOVE desiri. Pace, pace, o Dio del mar: Vieni, ch’in Cielo accolto darai tregua al penar, placa ‘l cor, non fremer più. pace ai martiri. Il seren che brami tu, Giove sol ti può recare NETTUNO Rendimi in calma Amor. NETTUNO Non più scogli Nel mio petto, o Tonante, di cordogli è troppo irato, è troppo offeso il core. non più venti di sospir; Lascia ch’in grembo all’onde arda il furore. in porto di gioir guida il mio cor. GIOVE Chi ti risveglia in sen foco di sdegno? Scena VII° Giunone, Giove e Mercurio NETTUNO Resta l’alma schernita da chi l’alme consola: GIUNONE Venere a Marte unita qui m’alletta, mi scherne e Mio cor fosti presago. poi s’invola. Ancor sleale segui di Citerea l’orme lascive?

MERCURIO GIOVE Anco ad onta di Giuno la sua Diva rinvenne il Mia bella, in te sol vive ravveduto l’affetto. Nume amante? Calamita de’ cori è un bel sembiante. GIUNONE A che le Sfere abbandona il Sovrano? GIOVE (Tropp’infesta è colei). GIOVE Dunque fia vero ch’un germano di Giove, Per placare il germano qua mi trasse il desio. di Saturno la prole a sordida beltà schiavo si renda. GIUNONE Tu m’abbandoni, crudel.

24 Legrenzi: La divisione del mondo - atto terzo

GIOVE GIOVE T’amo, cor mio. D’averti offesa pena nel sen dogliosa.

MERCURIO GIUNONE Che sento! O fedel o sleal vivo gelosa.

GIUNONE GIOVE Ah quelle voci nel tuo petto supprimi. Resta Cilenio al suolo, scaccia dal sen di Giuno un duol sì rio. GIOVE E pur fido t’adoro. GIUNONE Tu m’abborri crudel. GIUNONE Il falso esprimi. GIOVE T’amo cor mio. GIOVE Labretti sdegnosi In che Giove peccò? che il sen mi ferite fermate, sentite, GIUNONE sanatemi il cor. D’altra bellezza arse a l’impuro foco. non tanta bellezza o meno rigor. GIOVE Errai, nol niego. Il tuo perdono invoco. Sdegnose pupille che foco vibrate GIUNONE sentite, fermate, sopite l’ardor: Ma la fé che macchiasti? non tanta bellezza o meno rigor. GIOVE Ancora illeso resta l’onor primiero. Scena VIII° MERCURIO Giunone e Mercurio Ogni fallo d’Amor sempre è leggero. GIUNONE Da me Giove s’invola! GIUNONE Dunque l’ardor… MERCURIO Diva non ti lagnar, ch’ama te sola. GIOVE …è spento. GIUNONE Non ti credo o Dio d’Amor! GIUNONE Mostri pace a questo seno Il cor? poi crudele fai guerra al cor.

GIOVE Sei bugiardo o Nume arcier! Pianse pentito. Offri gioie a questo petto l’alma poi non sa goder. GIUNONE Ma pur Ministre erranti, qua traheste Ciprigna. L’alma?

25 Legrenzi: La divisione del mondo - atto terzo

MERCURIO alma mia non gioirò. A Marte in grembo la cagion del tuo mal partì Se non scacci il mio martoro poc’anzi. infelice ognor sarò.

GIUNONE Scena X° Seco Marte s’unì! Cintia

MERCURIO CINTIA Su queste sponde Ciechi abissi, eterni orrori, fe’ l’adultera Diva scene di sue lascivie qui tra voi bramo languir; al Re dell’onde. che se un amante cor non trova alcun ristor, GIUNONE il duol ch’in sen chiudete Pria che d’Atlante in mar s’attuffi il die, ugguaglia il mio martir. scopo sarà delle vendette mie. Ma con passo anelante ver me giunge Cupido. Tosto mio fido Cilenio, E qual’affare nel seppellito mondo de la per- al mio figlio Vulcano il passo affretta, duta luce l’ingegnosa sua rete digli ch’a me consegni, ove l’odio risiede Amor conduce? vo’ che ferreo rigor plachi i miei sdegni.

MERCURIO Scena XI° Godi e lascia goder Amore e Cintia se brami pace al cor, vola a l’amato ardor AMORE fuggi l’altrui piacer. Tutto l’Orbe girando cercai la madre a volo. Or tu che fai? GIUNONE Che tardi? CINTIA Vo chiedendo quaggiù pace a’ miei guai. MERCURIO Il fallo, o Diva troppo fiera, punisci. AMORE Questo orror che tu miri a Cintia insegna GIUNONE ch’ov’eterno è il martir pace non regna. O là taci. Non più: parti. Eseguisci. CINTIA E pur, o Nume arciero Scena IX° co l’aurea tua saetta Giunone quella pace puoi dar che bramo e spero.

GIUNONE Cupido, pietà Qual nell’ondoso mar pino volante, col dardo infocato combattuto da venti aspira al porto, nel cor d’un ingrato così l’alma di Giuno, da gelosia percossa, stempra il gel di crudeltà. sol di Giove nel sen spera conforto. AMORE Torna in braccio a l’idol mio Consolarti vogl’io, Diva triforme. cor amante o penerò. Ma su trono di foco ecco il tartareo Re. Il penar è troppo rio Vanne in disparte, se chi bramo in sen non ho. tosto vedrai ciò che può far Cupido. Se non segui ‘l bel ch’adoro

26 Legrenzi: La divisione del mondo - atto terzo CINTIA Scena XIII° Bendato Dio, nel tuo poter confido. Saturno, Plutone e Cintia

Scena XII° SATURNO Che veggio! Astri ch’ascolto! Plutone, Amore, Cintia Amica sorte seconda il mio desir. PLUTONE Qual divin raggio a Pluto aprì de la ragione i lumi? Cieco Amor, Nume fierissimo sei l’inferno del mio sen. So che l’Eumenidi PLUTONE spietate affliggono Cintia co suoi costumi i miei sensi imprigiona. so pur che gl’aspidi empi trafiggono: SATURNO ma prov’io con duolo asprissimo Labro che casto ride, che più crudo è il tuo velen. occhio che vibra un innocente ardor, guancia vezzosa che l’onestà raccoglie, Ma qui l’Arcier che mi tormenta il core? fra modeste lusinghe un sen ch’è nudo O là furie, s’arresti. trionfa alfin d’ogni rigor più crudo.

AMORE PLUTONE E sa piagar e sa fuggir Amore. Cintia, bramo tue nozze.

PLUTONE CINTIA Ohimè. A tuoi sponsali ecco pronto il cor mio. Qual nova piaga lo sdegno ammorza ed il furore abbatte? SATURNO Già mi serpe nel seno un amoroso ardor Felice evento! ch’ogn’altro ardore rende ne l’alma estinto; Se pago è figlio, è il genitor contento. Cintia son tuo trofeo, Cupido ha vinto. Gran dea del terzo Giro, gran Monarca di Dite, liet’il mio piè seguite. CINTIA (Portentosa ferita) Ah crudo Nume, PLUTONE mira come tra l’ombre, obliando del Ciel l’ar- E dove? E dove? gentea luce dietro l’orme di Pluto il core è spinto. SATURNO PLUTONE Nel regno della luce, ov’è ben giusto che spettator divenga a Cintia son tuo trofeo, Cupido ha vinto! vostr’alti imenei Saturno e Giove. CINTIA Dunque il fosco de l’alma rasserenar poss’io? PLUTONE La speranza ed il martire PLUTONE gran fortuna è dell’amar; Se l’aligero Dio per te il cor mio piagò, fa goder se fa languire, quanto ti disprezzai, tanto t’adorerò. fa gioir se fa penar.

CINTIA Pupille serenatevi, gioisci amante cor, miei spirti consolatevi: 27 Legrenzi: La divisione del mondo - atto terzo v’annodi il Dio d’amor. del fato severo: un occhio ch’è nero Scena XIV° l’impero ha del core. Venere e Marte Scena XVI° VENERE Apollo e Nettuno Vaghe soglie d’argento pur vi ricalca il piede. APOLLO MARTE Così dunque di Trivia rotta è la fede Pari a questo candor splende mia fede. e l’amor suo sprezzato? S’armi Giuno di sdegno, frema Giove sugl’astri, per te sempre il mio petto sarà scudo ai disa- NETTUNO stri. Febo, non ti doler, forz’è del fato.

VENERE APOLLO O gradita costanza. Ah che forse rifiuti per un bacio lascivo un casto amplesso? MARTE Gli Astri non incolpar s’è tuo l’eccesso. Eterno, o Diva il mio affetto ti giuro. Ne gli amanti è poca fede, son bugiardi i giuramenti, VENERE incostanti al par dei venti Amo i tuoi rai, né d’altri rai mi curo. mai fermezza in lor si vede.

MARTE NETTUNO Bella, del Dio temuto ne gli alberghi ritorna. Non più di Citerea ardo a l’impuro foco: son consorte di Teti, VENERE del Sovrano Motor servo ai decreti. Verrò; teco, mio sol l’alma soggiorna. APOLLO MARTE Di Cintia che sarà? Che più brami amante cor? Che più cerchi o mio desire? Scena XVII° Spegne l’alma ogni martire, scaccia i petto ogni dolor. Saturno, Apollo, Plutone, Cintia e Nettuno. SATURNO Scena XV° Nembi di gioie le diluviano in seno. Venere APOLLO VENERE E come? Anco in onta di Giuno l’orme del Dio guerrier seguir vogl’io; SATURNO sprezzo il fato più crudo, Al Re de l’ombre sospirato Imeneo sposa la a rio tenor la mia costanza è scudo. rese. L’armato rigore non temo di stelle: PLUTONE due luci più belle Un suo guardo pudico alfin m’accese. son gli astri d’Amore

Quest’alma si ride 28 Legrenzi: La divisione del mondo - atto terzo

CINTIA CINTIA Luminoso germano, non irritarti, no. Il Dio d’Amore…

NETTUNO PLUTONE, CINTIA Placati o Nume, del bramato piacer giunse a la …gemono fra catene! meta. SATURNO APOLLO Premio d’un mal oprar son le pene. Al voler del destino Febo s’accheta. AMORE Ogni bella ch’è vezzosa Chi soccorre Cupido? ama sol per bizzarria. Trovi guerra o trovi pace GIOVE vol seguir chi più le piace, vuo goder chi più desia. Troppo con le tue frodi irritasti lo sdegno; Nume crudel, sei di soccorso indegno. Ogni bella ch’è vezzosa ama sol per bizzarria. DISCORDIA Provi gioia o pur tormento Per me che languida tra ceppi ho il piè, il dolor è suo contento, non trovo ohimè chi al Re dell’Etra chieda il piacer sua pena ria. pietà. Numi è troppa crudeltà PLUTONE s’è il mio mal tra voi prefisso. Sovra lucidi globi ecco il Motor de le rotanti Sfere. GIOVE Chi è nemica del Ciel piombi all’abisso. SATURNO Già gli fu d’Imeneo noto il piacere. SATURNO Sempre d’eccelse imprese Giove ti miro Scena XVIII° adorno. Giove, Discordia, Amore, Nettuno, Plutone, Cintia e PLUTONE, NETTUNO Saturno Rida a tue glorie, a miei sponsali il giorno. GIOVE Rendeste o tiranni la pace al mio soglio. GIOVE Son vinti gl’inganni, fiaccato è l’orgoglio. Or voi ne’ bassi Regni del Mondo già diviso, con l’adorate spose DISCORDIA ite o Numi a goder gioie amorose. Mi trafigge il dolor. NETTUNO AMORE Io di Tetide in sen rapido volo. M’ange il cordoglio. PLUTONE NETTUNO Io con Cintia… Qual portenti rimiro! CINTIA PLUTONE Io con Pluto… La Ministra d’Averno… CINTIA, PLUTONE …il mio ben, parto dal Polo. 29 Legrenzi: La divisione del mondo - atto terzo

PLUTONE VENERE, MA Il tuo guardo che sempr’è sereno, …e le vergogne mie son tuoi trofei. del mio petto conforto si fa. SATURNO CINTIA Numi rei sì, sì penate, Quell’ardore che porti nel seno, vi castigh’il vostro errore, di quest’alma la gioia sarà. per cagion del Dio d’amore gran vergogna al Ciel voi fate. Scena XIX° GIOVE Giunone e Mercurio Udite o Numi impuri: GIUNONE il cor che reo geme tra ferrea Cilenio. rete, perdono avrà se pentimento avrete.

ARTE MERCURIO M Alta Reina. Da tuoi cenni sovrani Marte…

ENERE GIUNONE V Ormai scena giocosa apri a miei lumi; …e Ciprigna… fa che Marte e Ciprigna sian obbrobrio a se stessi VENERE, MARTE e scherno ai Numi …immortal Re dipende e da Giuno e da te perdono attende. Vi do bando o miei sospiri, fra martiri GIUNONE questo cor non vive più: Tu disponi o Tonante. mai riposa chi gelosa GIOVE l’alma tiene in servitù. A voi lascivi ogni colpa condono. Il Mondo apprenda che preghiera nel Ciel Scena ultima mai giunge invano. resti Marte fra gl’astri Saturno, Giove, Giunone, Marte, venere, Mercurio e e Ciprigna ed Amor rieda a Vulcano. Amore. MERCURIO SATURNO Ecco sciolta la rete. Uscite, uscite Spettacolo gentil. di vostra libertà lieti gioite.

GIOVE AMORE Nobil pensiero. Madre.

GIUNONE VENERE Così Giove punisce una Dea ch’è lasciva, un Figlio vien meco, de le viscere mie parte più Dio ch’è fiero. cara; Marte ti lascio. MARTE Vincesti sì…

VENERE Ne’ tuoi lacci cadei…

30 Legrenzi: La divisione del mondo - atto terzo

MARTE GIOVE Ahi dipartenza amara. Or tu, mia bella Diva placa l’anima gelosa, già la mia fé su la tua fé riposa. Amati contenti Più tiranna non è Fortuna, partite da me, più nemico non trovo Amor, l’ardore l’una gioie nel petto aduna, del core l’altro toglie le pene al cor. più vivo non è. [Ballo Ciaccona] VENERE Soavi piaceri fuggite dal sen, la calma dell’alma perduto ha il seren.

FINE DELL’

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