Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Una terra di frontiera tra Europa ed Asia, in bilico tra progresso e tradizione” è stata ben definita da un tour operator quella zona dell’Anatolia orientale ricca non solo di antiche civiltà, ma anche di paesaggi maestosi, di mercati affollati e caratteristici, che esulano dalla classiche rotte turistiche, una zona che per me aveva sempre avuto il fascino conturbante di racchiudere, probabilmente, il sito più antico del mondo, Gobekli Tepe!

Quindi quando mi è stata proposta dall’esperta accompagnatrice Marta, divenuta , dopo tanti viaggi insieme, una carissima amica, questo itinerario come fattibile.. io ed il mio compagno non abbiamo esitato. Avremmo finalmente toccato virtualmente con mano quelle pietre che erano fatte risalire a ben 12.000 anni fa.. pietre più antiche delle stesse piramidi! Che emozione avrei vissuto avvertendo il battito del cuore di un passato così lontano.. avrei sentito la storia prendere vita e quel viaggio tanto sognato si sarebbe proiettato nello spazio e nel tempo e sarebbe diventato una meravigliosa avventura, un’esperienza unica. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

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Se ho sempre immaginato la bellezza di Istambul ancora legata agli antichi splendori dell'Impero Ottomano, Ankara, mi è apparsa subito come la moderna capitale dai viali spaziosi e dall'aspetto austero. Come città, non mi ha mai colpito in passato, e neppure mi ha entusiasmato in questa ulteriore, sommaria visita. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

E’ da qui che negli anni venti è partita la riscossa dei turchi contro i sultani e il presidente Ataturk, "il Padre della Patria", ha lanciato il suo programma di modernizzazione che mi è parso continuare intensamente nella cosiddetta città nuova, la Yenisehir con le sue architetture avvenieristiche. La città comunque mi è apparsa immensa, estesa a vista d’occhio fino alle colline che circondavano la valle.

Secondo la leggenda l'attuale nome di Ankara proviene dall'antico nome della città Anchira (l'àncora), infatti sembra che il Re Mida in sogno ricevette l'ordine da Dio di fondare una nuova città nel luogo dove, secondo le direttive divine, avrebbe trovato l'Arca di Noè.

Re Mida spiegò numerose forze di uomini e di giorni alla ricerca di quest'arca. Non la trovò, ma un giorno finalmente in cima di una collina (a circa 900 m d'altitudine e a 400 km lontana dal mare) trovò una grande àncora. Secondo Re Mida questa apparteneva all'Arca di Noè, per cui vi fondò la città richiesta da Dio e la chiamò appunto Anchira .

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Dato il poco tempo a nostra disposizione in questa città per avere un quadro storico ed archeologico completo delle civiltà anatoliche che avremmo visitato abbiamo scelto, con un salto nel passato, la visita del Museo Ittita, uno tra i più importanti musei archeologici del mondo, chiamato appunto “Museo delle Civiltà Anatoliche”.

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La sua ubicazione era una costruzione particolare, situata a sud ovest della cittadella, divisa in due edifici, risalenti al periodo tra il 1464 e il 1471, sotto il regno di Mehemet II, il Conquistatore.

Il primo edificio era destinato a bedesten, cioè ad essere un bazar coperto, mercato della lana d’angora, l’altro doveva invece essere adibito a caravanserraglio. Tutto il complesso era circondato da un giardino dove troneggiava una grande statua proveniente da Fasilar e altre piccole sculture con iscrizioni.

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Purtroppo solo una grande sala era aperta e un piano sotterraneo con reperti del periodo greco-romano, il resto, ci hanno detto che era da tempo in restauro, ma ci è bastato per assaporare le bellezze di bassorilievi, sculture, vasi e oggetti vari non solo del periodo ittita, ma anche degli Hatti, dei Frigi, degli Urartu… tutte popolazioni che avevano saputo manifestare nell’arte delle forme di civiltà impensata! Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

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Il giorno dopo siamo partiti con un piccolo pullman sotto un cielo plumbeo che, dopo aver minacciato pioggia per tutto il viaggio, è poi esploso in un acquazzone prorompente.. eravamo arrivati ad Hattusas e dovevamo visitare il bellissimo sito di Yazilikaya, con il santuario più sacro degli Ittiti, costituito di due gallerie scavate nella roccia risalenti al XIII secolo.

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In quel momento di pioggia feroce, abbiamo guardato con tristezza il cielo avvolto da un grigio profondo ed uniforme… sembrava quasi che la luce del giorno si fosse accumulata dietro le nuvole.

Ma poi, come per incanto, in risposta ai nostri desideri, le nuvole hanno iniziato ad aprirsi ed abbiamo avuto l’impressione che tutta la luminosità negata in precedenza si facesse spazio per donarci una sorta di benefico calore.

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E così abbiamo potuto visitare quelle gole rese sdrucciolevoli dalla recente pioggia e vedere, scolpiti nella roccia i famosi bassorilievi degli dei con le corna di toro, segno di forza e potenza, che ricordavano un poco nello stile la civiltà micenea… e poi divinità dell’affollato pantheon ittita che sfilavano in processione, in quel luogo sacro, vestite con lunghe tuniche e addobbate con tiare di forma conica. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Ma la scultura più impressionante, risalente al XIII secolo prima di Cristo, difficile da raggiungere, dati i sassi scivolosi e il pantano della recente pioggia, era quella di Tudhalivas IV, re e sacerdote, la cui figura incisa nella pietra misurava quasi tre metri di altezza! Il re era rappresentato in atto di abbracciare il dio ittita Sarruma figlio di Tesup, dio della tempesta. Tutti gli dei inoltre erano ritratti, come in Babilonia e Assiria, col dorso di prospetto, e la testa e le gambe di profilo. Portavano un copricapo scanalato a cono, una tunica corta con cintura e scarpe con la punta in su. Le dee, ritratte sempre di profilo, avevano in capo una tiara cilindrica, calzavano anch’esse mocassini e vestivano una blusa su un camice che scendeva a pieghe fino ai talloni. Una vera unica meraviglia!

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Ci siamo poi spostati ad Hattusas una volta la più grande città ittita risalente a 4000 anni fa, ora un incredibile museo all’aperto che mi è parso in buone condizioni. Abbiamo ammirato il santuario monumentale, il Buyuk Mabed, vasto e complesso, tanto da sembrare una piccola città, con altri piccoli templi intorno dedicati a Teshuba, il “dio della tempesta”, insieme ad Hebut, dea del sole, che cavalcava un leone… una divinità della cui benevolenza avevamo un gran bisogno!

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Sparse per il sito lapidi cuneiformi e la grande pietra verde probabilmente luogo di sacrifici con la vasca dei leoni. Come doveva essere estesa un tempo quella città ricca di storia e come doveva essere bella e vitale!

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Nelle vicinanze si stagliava la Grande Fortezza, il Buyuk Kale, che aveva ospitato dopo il XIV secolo il palazzo reale e anche gli archivi. Questa costruzione era stata in parte ben restaurata.

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Proseguendo nel nostro cammino siamo saliti alle varie porte delle mura ciclopiche che circondavano la città.. ricordo la “Porta dei Leoni”, una delle opere meglio conservate.. abbiamo oltrepassato un passaggio ad arco e ci siamo trovati di fronte a due giganteschi leoni che dovevano agire da deterrente affinché gli spiriti maligni non oltrepassassero la soglia e rimanessero lontano dalla città!

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Lungo la doppia cinta muraria, tra la porta reale ad est e la porta dei leoni ad ovest si apriva poi la Yer Kapi, la “Porta della Terra” che segnava l’inizio di un lungo tunnel, di settanta metri, che aveva permesso in guerra le sortite, senza essere visti, degli assediati della città di Hattusas e in pace delle uscite più rapide fuori dalle mura. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Altre bellissime porte si potevano ammirare lungo le mura alcune più distrutte dal tempo, altre ancora in buone condizioni, come la “Porta del Guerriero” in cui la figura alta oltre 2.2 metri che rappresentava appunto un guerriero con ascia e spada, era probabilmente una divinità o forse un sovrano.

La guida ci ha spiegato che non si aveva alcuna certezza, inizialmente il bassorilievo venne interpretato come un sovrano della tarda età imperiale ittita, in abito da guerra, poi l'attributo dell'elmo con corna, tipicamente divino, avevano fatto propendere per la raffigurazione divina.

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Ci trovavamo davanti a tracce incredibili da evocare e sotto un cielo azzurro, un’aria frizzante, ma particolarmente profumata e stimolante, che la dea del sole Hebut ci aveva concesso, ci lasciavamo avvolgere da quella quiete, da un’atmosfera di stupore, da quel silenzio che ci parlava di un mondo passato, perduto nella notte dei tempi, ma che ammiravamo e stavamo facendo rivivere. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Il giorno dopo ci trovavamo a , una importante città nata addirittura in epoca ittita e poi occupata dai romani con il nome di Sebasteia, una città che nonostante vicissitudini varie, devastazioni cruente ed occupazioni di vari popoli nel corso dei secoli, conservava ancora, nella grande piazza centrale, monumenti importanti soprattutto dell’epoca selgiuchide tali da destare stupore ed ammirazione. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Erano caratteristiche soprattutto per i loro imponenti portali elaborati le madrase, famose e antiche scuole non solo coraniche, ma anche teologiche. Ricordo l'imponente Sifaiye in architettura selgiuchide del XIII secolo...

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...e accanto il Seminario dei Minareti Gemelli, il Cifte Minare Medresesi con un portale elaborato e ricco di complesse sculture in pietra, mosaici a stella e decorazioni ad alveare.. tutti nomi importanti, quasi difficili da pronunciare. Ricordo le eleganti sagome degli snelli minareti che si stagliavano contro il cielo biancastro.

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Era una di quelle mattine che io avrei chiamato di “non tempo”: né sole, né pioggia, soltanto un esteso grigiore che si posava come un coperchio su quella bella piazza solitaria, avvolta in una specie di pace silenziosa. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Siamo poi entrati nel cortile di un antico ospedale, il Buruciye Medresesi, ora trasformato in un bazar tranquillo e ordinato.

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L’atmosfera di quella mattina era ovattata, nel silenzio di quella vasta piazza e nelle vie laterali, mi sembrava di avvertire una sorta di serena religiosità e assaporavo con piacere il gusto di quell’arte islamica così raffinata che pareva dare spazio al dialogo, alla bellezza, alla speranza… ….o forse era solo purtroppo il mio stato d’animo a interpretare e condizionare le mie sensazioni!

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Ripreso il viaggio attraverso l’altopiano anatolico vedevamo intervallare paesaggi di un verde intenso, campi coltivati ed altri incolti e ancora incontaminati, stavamo dirigendoci a est verso zone abbastanza montuose, tanto che cominciavamo ad apprezzare, dopo tanta pianura, l’avvicinarsi delle cime delle brulle montagne spesso spruzzate di neve. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Siamo così arrivati a Divrigi, una cittadina che i Selgiuchidi avevano valorizzato come sede dello stato Mangucek. Essi avevano lasciato molti sontuosi edifici, ma soprattutto, risalente al XIII secolo, il gioiello chiamato kulliye, cioè un complesso di Moschea e Ospedale, veramente unico e spettacolare.

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Sono rimasta incantata davanti ai rilievi geometrici e alle decorazioni della Ulu Cami, la Grande Moschea fatta costruire insieme all’ospedale nel 1228 dall’emiro locale Ahmet Sah. Fantastica era anche l'atmosfera che si respirava in quell'angolo di Turchia, sperduto tra i monti e non del tutto toccato dal turismo di massa.

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Ogni porta, ci ha raccontato la guida, a partire dal 15 Giugno con i riflessi del sole, formava delle ombre che raffiguravano un lettore, una donna o un principe, a seconda dell’ora del giorno. Tra le varie raffigurazioni sul portale della Moschea insieme ad un trionfo di figure geometriche, era visibile la doppia testa dell’aquila, simbolo dei turchi selgiuchidi. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Tra le varie porte ci hanno indicato quella chiamata la “Porta del Paradiso”, con un tripudio di altre decorazioni… ricordo l’albero della vita, vari motivi di animali, stelle, medaglioni, intarsi che davano l’idea di tessuti ricamati e arricchiti da iscrizioni in arabo.

C’erano anche delle colonnine che rappresentavano un braccio e una mano e vari bassorilievi del cielo e dell’inferno che bruciava nelle fiamme.

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Non ci stancavamo di osservare i particolari di una incredibile bellezza e quando poi siamo entrati nella moschea pur nella sua assoluta semplicità, siamo stati avvolti da un’aria di antichità e di pace. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Anche l’interno della sezione ospedaliera, con alcune colonne asimmetriche, era priva di ornamento, conteneva solo una vasca ottagonale con un deflusso a spirale che rendeva più argentino il suono delle acque che scorrevano, tanto che si pensava avessero un effetto benefico sui pazienti.

L'acustica di quella sezione era incredibile e ci permetteva di pensare che in passato i vari medici ottomani dovevano aver usato su una piattaforma rialzata, visibile sullo sfondo, alcuni musici, la cui melodia aveva certamente funzione terapeutica!

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Era bello liberarsi del tempo, della fretta, e fermarsi a guardare quella manifestazione d’arte sopraffina sopravvissuta a terremoti, vandalismi, una moschea in alcuni punti incompleta, in altri purtroppo precaria e pericolosamente traballante, eppure ancora ricca di fascino tanto da essere dichiarata patrimonio dell’UNESCO! Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Splendida poi era la vista panoramica della valle che si godeva dalla terrazza antistante il complesso. Se si alzava lo sguardo si poteva anche ammirare il castello sulla collina, illuminato da un imprevisto caldo sole, che doveva difendere la città, a quel tempo di importanza strategica. Adesso era ridotto ad un pittoresco rudere, ma un tempo, nel IX secolo, era stato anche un’importante piazzaforte per gli Armeni che lo avevano fortificato e utilizzato come rifugio.. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Ripreso il nostro viaggio ci siamo immessi in una valle bellissima sulla quale si affacciavano versanti scoscesi… nel fondo valle poi scorreva un fiume, di non grande effetto, che serpeggiando disegnava anse sinuose tra il verde delle sponde che sembravano protendersi per accarezzare le sue acque. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Tutto sembrava al di là del tempo, intatto come lo era stato secoli e secoli fa. Qua e là si intravedeva la vita.. mandrie di mucche placidamente al pascolo brucavano quell’erba verde e rigogliosa a causa della recente pioggia.

La giornata non era bella, ma sopra le rocce rossastre, il cielo un po’ plumbeo si stava squarciando, lasciando liberi piccoli sprazzi di azzurro che rallegravano anche il nostro animo in attesa perenne di un caldo sole. Proseguivamo attraverso una strada un po’ dissestata ed a ogni curva ci stupivamo della bellezza del paesaggio… in lontananza ci apparivano le catene dei monti innevati e incappucciati da bianche nuvole.. uno spettacolo da lasciarci senza parole di commento!

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Eravamo tanto rapiti dalla bellezza del paesaggio da non renderci conto che le acque che scorrevano a valle erano quelle del mitico Eufrate, culla e via di civiltà antiche e misteriose come quelle degli Ittiti, appena esplorata o più tardi degli Assiri, dei Babilonesi…

...allora l’emozione nell’immaginare millenni di vicende studiate sui testi di storia ci ha preso ed abbiamo guardato quel piccolo fiume con una sorta di rispetto perché aveva colpito la nostra fantasia ed il nostro cuore di esploratori. Ad ogni curva lo vedevamo, ora largo e tranquillo, ora serpeggiante e sinuoso, ora vorticoso con le rapide che parevano spumeggiare, incassate tra le gole.. era un grande fiume, grande di storia se non di dimensioni e ci stava avvolgendo in un’atmosfera magica tanto da rendere viva e oltremodo incantevole quella lunga tappa di trasferimento nelle terre della storia!

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Il mattino dopo, a 2000 metri di altezza, con un bel freddo pungente, ma anche in parte rivitalizzante, abbiamo iniziato la visita della città di Erzorum, un tempo governata da molti popoli, ma famosa soprattutto per i suoi monumenti che risalivano al periodo selgiuchide.

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Con grande disappunto ci siamo fermati davanti al Cifte Minareli Medrese, del 1253, costruito da Alaeddin Keykubat, il simbolo della città… essendo in parte crollato a causa di un tremendo terremoto, lo abbiamo trovato tutto impacchettato ed in restauro.

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Ci siamo dovuti accontentare di guardare le fotografie di quello che doveva essere il portale finemente scolpito che dava accesso alla medrese, fiancheggiata da due minareti gemelli che vedevamo spuntare proiettati verso il cielo…

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In attesa che venisse aperta la Grande Moschea siamo andati a visitare il complesso sepolcrale detto Uc Kumbet, con quattro tombe: due a fusto cilindrico, una terza, la Mehdi Abbas Türbesi, del 1200, dodecagonale, tutte sormontate da tetto a cuspide conica, nonché i resti di una quarta quadrata del 1300. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Quei piccoli mausolei selgiuchidi, costruiti in pietra di basalto, ora scura ed ora chiara per creare un artistico contrasto, addossati a vecchie case fatiscenti, mi sono parsi dei veri gioielli d’arte. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

La più importante tomba era quella di Saltukan, una tomba ottagonale, con frontoni a cupola rotonda che davano l’impressione di un cappello conico, sopra le porte e le finestre vedevamo la tipica lavorazione a “mukarnas”, nata per ricordare una bella leggenda legata al profeta Maometto.

Ebbene il grande padre dell’ fuggendo da Medina, per nascondersi ai suoi inseguitori si era rifugiato in una grotta… ma sarebbe stato comunque scoperto se un ragno non l’avesse avvolto nella sua tela, tanto da nasconderlo alla vista. Quella tela, chiamata mukarnas, con le sue volute, veniva riprodotta in pietra sugli archi delle porte delle Moschee!

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A questo punto ci aspettava la visita della Ulu Cami, la grande moschea divina, la più importante della città, costruita nel 1178, un edificio chiamato “a sala” con cinque campate e sette navate.. il piccolo ridotto centrale era coperto da una cupola a stalattiti… c’era poi una seconda caratteristica cupola in legno in albero di noce e pino giallo, proprio davanti al mirhab.

Quando siamo entrati, ci ha accolto un’atmosfera di sobrietà ed eleganza, un mistico silenzio, caratteristico di tanti luoghi religiosi, eppure guardando le possenti colonne che formavano monumentali arcate si avvertiva anche un senso di forza, di sicurezza, di indistruttibilità!

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Siamo poi saliti alla Cittadella dove erano ancora ben visibili le mura del V secolo attorno al castello dell’imperatore bizantino Teodosio, in seguito restaurate da Solimano il Magnifico. All’interno era stata costruita nel XII secolo la piccola Kale Mescidi, chiamata anche la Moschea della Cittadella, affiancata da un minareto cilindrico in mattoni, essa era dotata di un insolito volume di copertura che ne racchiudeva la cupola emisferica entro un tamburo cilindrico sormontato da cuspide conica. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Dopo tante bellezze artistiche ci siamo fermati ad un piccolo bazar, un po’ troppo moderno, poco folcloristico e privo di calore umano, quindi ci siamo subito allontanati per andare ad ammirare un altro gioiello architettonico. La guida ci ha riportato nel centro della città dove il grande architetto Sinan, aveva lasciato la sua impronta incancellabile con la Moschea ottomana Lala Mustafa Pasa, co struita nel XVI secolo. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Ne avevamo viste tante di moschee eppure questa ci è apparsa subito deliziosa, anche se non imponente, e particolare.. pur mantenendo la tipica pianta quadrata con colonne e cupole, era preceduta da un porticato rialzato, a cinque arcate arricchito da scritte e da mosaici. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

L’interno della sala era particolarmente luminoso, grazie alle molteplici vetrate arricchite con versetti del corano, che creavano suggestivi riflessi e donavano luce agli altri bei mosaici che, anche qui, decoravano le cupole e gli archi con disegni floreali… una loggia centrale in pietra bianca creava una nota di raffinatezza all’insieme… tutto sembrava così sereno da sembrare uscito da una poesia! Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Ricordo che ci siamo seduti sul rosso tappeto ed abbiamo ascoltato le spiegazioni della guida che ci parlava di arte e religione.. ma il mio pensiero si staccava dalle parole e libero spaziava indipendente… voleva concentrarsi sullo spirito del luogo.. che cosa c’era dietro il muro che separava la dimensione terrena con quei muri di pietra, da quella più propriamente spirituale?

In teoria tutte le religioni, se andavamo anche indietro nel tempo, avevano predicato gli stessi principi di giustizia, uguaglianza e amore, eppure si erano trasformate spesso in fanatismi e persecuzioni.. era così difficile stabilire un controllo sugli uomini chiamati di fede?

In quel luogo di armonia e di colori si respirava un’aria di religiosità, la gente si inchinava e pregava, ma poi fuori, perché la gioia di vivere in libertà trovava difficoltà a realizzarsi?

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Troppe domande.. dopo la spiegazione sull’architetto Sinan, una specie di Palladio della Turchia, abbiamo continuato la visita della città. Nella estesa piazza del centro spiccava la Yakutiye Medrese, di massiccia forma rettangolare con un ricco ed ornato portale d’ingresso... si notavano tra i bassorilievi, il famoso albero della vita, figure di leoni, l’aquila selgiuchide ed anche particolari disegni definiti dalla guida “pagani”. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Ai lati della madrasa erano visibili due costruzioni differenti: a destra uno snello minareto arricchito da disegni geometrici e a sinistra una tozza torre che esulava dall’architettura dell’insieme, costruita forse per bilanciare e stabilizzare l’edificio.

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Quando siamo entrati in quella madrasa trasformata ormai in museo, ci siamo trovati immersi in uno spettacolo di scene ricostruite, che illustravano tradizioni di un grande passato di studio, di preghiera, di lavoro legato al mondo intellettuale musulmano.

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Ripreso il viaggio diretti alla città di Kars, abbiamo fatto, dopo poco, un’ulteriore sosta presso il massiccio ponte di Cobandede, sul pittoresco fiume Aras che si diramava in due bracci tra il verde dei prati. Il ponte era stato fatto costruire alla fine del 1200 dall’emiro Salduz, era in perfette condizioni, monumentale e soprattutto in totale armonia con lo sfondo delle montagne del Kargapazari che spuntavano da lontano. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Dopo la breve sosta il percorso è proseguito… il panorama intorno scorreva, davanti ai nostri occhi, con un alternarsi di ondulazioni che si ergevano e ricadevano in vuote e piatte collinette che sembravano poi estendersi per interminabili leghe verso e oltre l’orizzonte. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Insieme alle verdi colline arrivarono poi le aspre rocce che scendevano a picco sul fiume sottostante che serpeggiava tra i sassi e i piccoli arbusti.

Ogni tanto angoli di verde intenso ospitavano mandrie di bovini accovacciate a terra pronte a raccogliere sprazzi di tiepido sole che tentava di farsi strada tra la nuvolaglia. Le formazioni rocciose che si susseguivano stimolavano la mia fantasia per cui creavo un mare di figure strane e diverse legate ad un mondo immaginario… e così il tempo passava ed eravamo arrivati a Kars una remota città, risalente al X secolo, avvolta nel triste grigiore di un tempo inclemente e piovoso!

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Senza alcun indugio siamo subito andati a visitare il monumento più importante, la “Chiesa Armena dei Dodici Apostoli” costruita anch’essa nel X secolo dal re bagratide Abas, poi trasformata in moschea. La chiesa conosciuta anche come la Cattedrale di San Arak’elos, era avvolta nel silenzio del crepuscolo, costruita in mattoni scuri, compatta... Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

…la chiesa aveva una bella cupola sormontata da un tamburo con dodici arcate cieche e l’immagine a bassorilievo dei dodici apostoli. La cupola poi era coperta da un tetto conico e devo dire che nonostante la varietà di stili architettonici derivati dall’unione delle culture armena, caucasica, russa e turca, dava l’impressione di una costruzione piacevole ed omogenea… ci hanno spiegato, per esempio, che i portici erano stati aggiunti dai russi nel XIX secolo! Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Anche l’interno dell’edificio religioso era molto interessante e quasi mi sembrava che i vari oggetti di culto, tra cui un bellissimo minbar o pulpito usato nella preghiera del venerdì, ravvivassero la serietà dei muri così scuri! Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Il mattino dopo, un piacevole sole ha dato l’inizio alla nostra giornata di escursioni.. prima però abbiamo alzato lo sguardo alla cittadella dove, proprio in cima ad una collina rocciosa spiccava il Castello di Kars, le cui mura risalivano al regno armeno dei Bagratidi, ma forse avevano assunto la struttura che vedevamo solo nel XII secolo.

Il castello era ormai un rudere pericolante, anche se pittoresco, per cui ci siamo limitati ad uno sguardo dal basso.

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Dopo aver fotografato anche il “ponte di pietra”, il Tas Kopru, eretto dagli Ottomani sul fiume Kars, ci siamo diretti verso la mitica, favolosa Ani, uno sei siti storici più evocativi della Turchia.

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Subito la prima apparizione delle ciclopiche, maestose mura che circondavano la città ci ha lasciato a bocca aperta per lo stupore… siamo entrati con un religioso rispetto, attraverso una delle numerose porte, quella chiamata “porta del Leone”, per un bassorilievo un po’ deteriorato che spuntava dalle mura. Esse si estendevano per la bellezza di 2500 metri di circonferenza ed erano veramente incredibili per altezza e grandiosità.

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Ani era una città fantasma con ruderi di edifici, illuminati dal sole, che spuntavano da un mare ondeggiante di verde erba. Era tutto ciò che restava di quella che in passato era stata la grande e maestosa capitale dell’Armenia, una città che per la sua arte, per la sua bellezza per la sua gloria e il suo potere, aveva rivaleggiato addirittura con Costantinopoli! Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Abbiamo iniziato il percorso e siamo arrivati ai resti della Surp Amenap’rchitch Churc del 1035, una chiesa cilindrica, voluta dal principe Abul Gharib Pahluvani, per ospitare i pellegrini… purtroppo nel 1133 un terremoto la distrusse in parte, fu ricostruita e poi ancora distrutta più volte… ora era in restauro, eppure la sua struttura elegante spuntava dalle impalcature. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Camminando in quel luogo favoloso, ci rendevamo sempre più conto che l’estensione, la totale assenza di attività umana, i pochi turisti, lo rendevano un ambiente unico, misterioso quasi, ed indimenticabile. Non ci stancavamo di perlustrare ogni anfratto.. siamo andati nella zona dove sorgevano i bagni turchi e dall’alto abbiamo visto il fiume, incassato in una gola … Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

...ci siamo poi fermati ad una delle tante chiese dedicate a San Gregorio ma anche al ricco mercante Tigran Honentz che l'aveva fatta costruire agli inizi del 1200.

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Abbiamo ammirato all’interno i numerosi affreschi che arricchivano ogni parete.. erano un po’ rovinati, ma non mi stancavo ugualmente di guardarli… erano immagini che illustravano la vita di San Gregorio.. tutto un repertorio di santi ed avvenimenti religiosi che facevano meditare su quello che doveva essere stata quella chiesa un tempo, durante il grande regno armeno nel suo massimo splendore!

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Dall’alto ci è apparsa anche la piccola chiesa chiamata “Delle Vergini”, costruita su un promontorio roccioso a guardia del fiume… senza indugio abbiamo iniziato la discesa tra sassi scivolosi e.. la compagnia di mandrie di mucche e così siamo arrivati in basso.. la chiesetta ci aspettava, solitaria, in totale disarmo eppure deliziosa. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Ci siamo guardati intorno ed abbiamo anche scoperto i resti dei bastioni di un ponte medioevale che un tempo dava la possibilità di oltrepassare la profonda gola formata dal torrente Arpacay.. ora aldilà c’era proprio il confine armeno! Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Risalito, non senza fatica, il pendio erboso, ci siamo diretti verso quello che rimaneva della massiccia cattedrale trasformata poi in moschea, la Fethiye Camii.

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L’esterno dava ancora l’idea di compattezza, ma quando siamo entrati, l’abbandono era totale.. il tetto a cupola sventrato lasciava intravedere l’azzurro del cielo e le possenti colonne troneggiavano ormai inutili.. eppure la chiesa era ugualmente imponente ed i riflessi del sole che penetravano dalle fessure avvolgevano tutto l’insieme di una calda luminosità. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Più avanti spiccava tra il verde la moschea più antica dell’Anatolia, la Manucahr Camii, alta e slanciata, con un minareto un po’ tozzo che mi richiamava alla mente l’immagine di una ciminiera. Anche qui l’interno in rovina evidenziava un’eleganza di archi e colonne degne della più raffinata architettura.

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Abbiamo proseguito in quel suggestivo contesto tra quelle che dovevano essere rovine di antiche abitazioni in un’atmosfera particolare, in cui l’unico suono era quello degli uccelli che svolazzavano sopra di noi, mescolato al rumore che soffiava nella gola del torrente...... ed io mi sentivo sempre più immersa in quel mondo che si dilatava davanti ai miei occhi ricordandomi, ad ogni angolo, come tutto era soggetto allo scorrere inesorabile del tempo.. anche la gloria e il potere!

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Ripresa la perlustrazione a tappeto di Ani, il cui nome ci avevano spiegato, risaliva alla dea persiana Anhaid, siamo arrivati alla piccola e antichissima chiesa armena rotonda, addirittura risalente all'anno 1000, in onore anche questa di San Gregorio, dato che era il patrono della regione, chiamata anche Polatoglu Kilisesi. La costruzione aveva ospitato in seguito anche due camere funerarie, ma ora all’interno c’erano solo sassi e desolazione!

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Altrettanto rovinata era l’antica chiesa degli Apostoli risalente all’anno 1000, trasformata poi in caravanserraglio dai turchi selgiuchidi che avevano aggiunto varie stanze, con ornamenti caratteristici legati alle loro tradizioni. Peccato solo tanta rovina, tanto passato da scoprire, da immaginare con una buona dose di fantasia!

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In quell’insieme paesaggistico ed archeologico che ci aveva veramente incantato, come ultimo gioiello ci siamo spostati verso la chiesa dedicata a San Gregorio detta anche del re Gagit I, poiché durante recenti scavi era stata rinvenuta al suo interno una gigantesca statua del re vestito con turbante e kaftano musulmani.

La chiesa aveva una caratteristica forma circolare, monumentale, costruita dallo stesso architetto che aveva edificato la grande cattedrale. Mi hanno colpito molto sia la massa delle pietre, sia la possanza dei colonnati che davano proprio l’idea di quello che la chiesa doveva essere stata!

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La nostra visita ad Ani, al suo grandioso passato era finita ci aspettava un altro lungo percorso attraverso le vaste pianure dell’altopiano anatolico. A Dogubeyazit, il mattino dopo, siamo andati a visitare l’imponente Ishak Pasha Sarai, il palazzo fortezza del XVIII secolo fatto costruire dal governatore curdo Ishak Pasha, Gran Visir del Sultano Bayezid II.

Costruito tra il 1685 ed il 1784, sorgeva in cima ad una collina dalla quale era possibile spaziare in una panoramica completa sul paese di Dogubeyazit e sulla pianura circostante.

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Il palazzo, ben restaurato, di un caldo color ocra, non rispettava un particolare stile architettonico, era piuttosto una miscela originale e varia di elementi selgiuchidi, ottomani, georgiani, persiani ed armeni… però nell’insieme l’impressione che se ne ricavava era, stranamente, di piacevole omogeneità. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Bello ed elaborato negli intagli artistici, il portale d’ingresso che accedeva ai vari cortili, dove abbiamo vagato in cerca di odalische, eunuchi e sultani… nelle varie stanze mancava l’arredamento, ma i muri di pietra erano decorati con grande gusto e ricercatezza da creare da soli una cornice di ricercata armonia.

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Il secondo cortile era un intarsio unico.. da lì si accedeva alla Moschea del palazzo e poi alle stanze dell’harem, spoglie ma luminose e tutte arricchite da monumentali camini. Quella costruzione con tutte le sue decorazioni orientali mi aveva richiamato alla mente la bellezza del Topkapi di Istambul.. in più, in questo luogo, si potevano notare anche motivi barocchi e rococò. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

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Accanto al palazzo sorgeva un'altra moschea e poi, incassato letteralmente nella roccia, se ne stava, ormai rovinato dal tempo, un suggestivo castello urartiano, costruito durante il regno di Urartu a partire dal XIII fino all'VIII secolo.

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Da quello che si poteva vedere era una vera e propria fortezza quasi imprendibile, fino all'arrivo degli ottomani che causarono non solo la sua distruzione, ma anche la caduto del regno di Urartu. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Ripreso di nuovo il nostro viaggio abbiamo costeggiato delle incredibili zone laviche provocate dall’eruzione dei vulcani, che contrastavano visibilmente con le montagne alle loro spalle spruzzate di neve. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Siamo così arrivati sotto una pioggia battente alle cascate di Muradiye, abbastanza suggestive e fragorose che si buttavano creando incredibili spruzzi nel piccolo fiume sottostante.

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Non ci siamo fermati molto… la pioggia ci ha guastato la visione del panorama e in questa atmosfera grigia e poco invitante siamo arrivati in serata a Van, una cittadina che conservava molti reperti urartei. Abbiamo ammirato dal basso i resti rovinati delle mura di epoca medioevale ed il castello che troneggiava in cima ad una collina. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Ma è stato il giorno dopo che siamo andati a visitare il sito urartiano di Cavustepe, posto anch’esso in una posizione strategica su una rocciosa collina… molti i ruderi tra cui il bell’altare sacrificale nero con numerose iscrizioni cuneiformi.

Abbiamo percorso a piedi, tra il fango della recente pioggia tutto il sito archeologico, abbiamo costeggiato una serie di abitazioni degli urartiani, con accanto quelli che dovevano essere i granai e le cisterne per l’acqua. I sassi erano lì, abbandonati, senza alcuna protezione, lasciati all’incuria del tempo… ed io desideravo tanto farli parlare e farmi raccontare la storia del re urarteo Sardur I che aveva, in quel luogo, dominato incontrastato.

Mi piaceva immaginarlo nel suo palazzo fortezza, ieratico, solenne, in atto di contemplare dall’alto della collina, tutta l’estesa vallata dei suoi possedimenti… ma quello che ascoltavo era solo il fiume della mia fantasia! Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Lasciato il sito abbiamo raggiunto lo splendido lago Van, di origine vulcanica, che dava sia per l’estensione, sia per le sue acque salate, l’idea di essere un azzurro mare, lo abbiamo costeggiato fino a Gevas dove ci aspettava un battello che ci avrebbe portato all’isola di Akdamar. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Con grande piacere mi sono sistemata ben intabarrata a prua, insieme ad alcune amiche e mi sono deliziata del vento che soffiava sul viso, sul corpo… per una ventina di minuti ho ammirato il panorama che mi circondava fino a quando non ho iniziato a vedere la rocciosa isoletta con la chiesa armena che spiccava evidente tra il verde dei mandorli. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Quando siamo sbarcati siamo stati letteralmente rapiti dall’atmosfera fuori dal tempo dell’isola. Attraverso un viottolo sassoso abbiamo iniziato a salire.. il verde dei mandorli lasciava trapelare sprazzi di azzurro del cielo e devo confessare che ci sentivamo in paradiso, respiravamo a pieni polmoni quell’aria frizzante, fresca e pura, fino all’arrivo davanti alla chiesa armena della Santa Croce risalente al X secolo, di una bellezza unica. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Non so quanto tempo siamo rimasti in quell’oasi di pace, non so quanto ci siamo persi ad ammirare la meraviglia dei vari bassorilievi religiosi, abbiamo ascoltato dalla guida la loro storia legata al Vecchio e Nuovo Testamento, e poi abbiamo visto anche figure simboliche di animali, di fiori, di raffinata incredibile eleganza ed armonia. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

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Dietro la chiesa si estendeva un vecchio cimitero immerso nel verde dove si respirava un’atmosfera di totale serenità… mi sembrava quasi che le foglie dei mandorli oscillassero per carpire i sospiri della brezza lacustre e trasformarli in musica dolcissima.

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Le grandi emozioni sono continuate il giorno dopo quando siamo saliti al cratere del vulcano Nemrut a ben 3000 metri di altitudine. Abbiamo percorso un sentiero stretto e dissestato che si inerpicava su per la montagna… il paesaggio intorno a noi era brullo e cosparso di pietre laviche e piccoli nevai... noi andavano alla ricerca della lucente nera ossidiana. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Il paese di Tatvan si estendeva sotto di noi incuneato nell’ultima ansa del lago Van.. lo stesso lago era avvolto da una leggera foschia, ma non per questo appariva meno pittoresco. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Arrivati in cima al cratere ci siamo sentiti circondati quasi osservati da quelle montagne di neve perenne.. i laghi dei vari crateri erano ben cinque e spesso la loro acqua era calda al tocco delle nostre mani. Eravamo tutti entusiasti, piccoli viaggiatori in quel paesaggio suggestivo, immersi nella solitudine di una natura incontaminata.

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Lasciato il cratere di Nemrut siamo andati a visitare le tombe selgiuchide di Ahlat originali nella loro struttura particolare, simile a piccole case di morte. Abbiamo visitato sia la tomba di Emir Ali Kumbeti del 1308 sia quella di Emir Payindir fatta erigere dalla moglie nel 1481.

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A concludere il percorso di quelle zone funerarie abbiamo visitato, sempre ad Ahlat, il cimitero Selijuk con lapidi del periodo selgiuchide che andavano dall’XI al XV secolo… ogni lapide riportava un pezzo di storia turca, vi erano infatti menzionati versetti del corano che illustravano fatti e note sulle personalità che vi erano sepolte.

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Risaliti in pullman, abbiamo costeggiato il fiume Batman fino al ponte di Malabadi dell'XI- XII secolo. Ci hanno raccontato che questo monumentale ponte, ora impacchettato per un restauro, in passato, era stato utilizzato come caravanserraglio, con alcune stanze adibite al riposo dei viaggiatori, e altre alla preghiera. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Ultima tappa della giornata è stata la cittadina di Diyarbakir, molto caratteristica, circondata da mura romane, vivace e direi anche caotica con i suoi mercatini lungo la via centrale e il suo traffico.

Ci siamo diretti verso la parte antica, decisamente più pittoresca, per visitare il monastero armeno- ortodosso di origine siriana dedicato alla Vergine Maria. Essa era molto importante nella zona in quanto era una delle dieci chiese cristiane risalenti al III secolo… aveva subito incendi, terremoti, occupazioni, ma era sempre stata restaurata ed ora davanti a noi si presentava in tutta la sua armonia architettonica. Un suggestivo pronao e all’interno bellissime colonne sembravano indirizzare le navate verso la grande cupola centrale.

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Usciti da questo angolo di pace ci siamo immessi nel frastuono della cittadina fino alla moschea di Seyh Mutahhar risalente al 1500, con un caratteristico minareto separato dal nucleo centrale, svettante al cielo, snello ed elegante, che si elevava dal suolo su quattro pilastri.

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Intorno a noi si affollavano negozi di ogni tipo, un bazar vero e proprio posto in una grande piazza dove una miriade di persone se ne stava seduta ai tavolini, intenta a chiacchierare, bere tè, o fumare il narghilé. Le vie intorno odoravano di spezie, con aromi che prendevano la gola, si avvertiva anche il fresco profumo della frutta fresca, ricca e colorata, esposta in bell’ordine sulle bancarelle. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Mentre il cielo minacciava qualche rappresaglia ci siamo diretti alla Ulu Camii, la grande moschea della città, considerata la quinta per importanza nel mondo islamico. Essa, nel VII secolo, era stata ricavata da una chiesa bizantina, e per la sua architettura era un’effettiva copia della moschea di Damasco.. quel grande complesso era fiancheggiato da due madrase, due vasche rituali che occupavano il grande cortile rettangolare, più esteso dell’interno della stessa moschea! Quando siamo entrati abbiamo evidenziato semplicità e linearità nell’architettura. Molta gente era inginocchiata a pregare tanto che ci sembrava quasi di invadere la loro privacy..

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...per cui data anche la pioggia che aveva iniziato a cadere siamo tornati nel nostro caravanserraglio adibito ad hotel che, alle luci della sera, appariva veramente suggestivo...

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Il mattino dopo siamo partiti alla volta di Hasankeyf costeggiando il Tigri, un altro mitico fiume legato alla storia, incassato in un canyon pittoresco con strapiombi a picco sull’acqua.

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Purtroppo il paese di Hasankeyf avrebbe avuto vita breve… era in progetto la costruzione di una diga che avrebbe praticamente sommerso, in un esteso lago, tutta quella meraviglia di antiche case, ponti... persino un rudere di castello pericolante, abbandonato all’incuria del tempo, come quasi tutte le antiche costruzioni qui in Turchia, luoghi però di una suggestione unica! Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Prima di raggiungere il paese ci siamo fermati di fronte ad un mausoleo circolare, Zeynenbey, costruito verso la metà del 1400 dal reggente Hasan, in onore del figlio che aveva combattuto con valore nella guerra contro gli Ottomani. Belle le iscrizioni con il nome santo di Allah che si ripeteva spesso e le mattonelle turchesi che costituivano il rivestimento esterno e ancora la cupola a forma di cipolla

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Proprio nel piazzale vicino al mausoleo si stava svolgendo un mercato agricolo con alcune caratteristiche scene bucoliche legate alla mungitura di pecore e capre… un po’ più lontano un gruppetto di giovani e belle fanciulle in costume stava provando alcuni passi di danza al suono ritmico di strumenti a percussione. Dopo esserci fermati un po’ ad osservare quel mondo agreste molto rilassante, abbiamo attraversato il ponte ed abbiamo iniziato la visita del paese.

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Volgendo lo sguardo verso il fiume si potevano notare i resti di un ponte Artukide costruito da quella popolazione su pilastri addirittura di origine romana. Guardarlo da lontano… ridotto in quello stato di totale abbandono, eppure permeato di serena maestosità… era un vero spettacolo che invitava anche a pensare sullo scorrere implacabile del tempo che tutto distrugge! Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Nel paese camminando tra negozietti di ogni tipo, siamo arrivati alla moschea di Er-Rizk, situata sulla riva orientale, ai piedi del ponte. Purtroppo la porta era in parte in restauro, ma una scritta specificava che la moschea era stata costruita nel 1409 dal sultano Suleimano Eiubita. Il minareto invece era intatto e splendeva per i suoi fregi in carattere cufico ed arabo, con i 99 nomi di Allah, insieme ai vari bassorilievi floreali. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Siamo poi saliti sulla parte alta del paese e da una terrazza lo sguardo si estendeva sulle rovine della fortezza ricavata in parte su uno sperone di roccia, dove erano posizionati il Palazzo e l’Acropoli. Visibili i numerosi buchi nel muro, specie di feritoie forse utilizzate dagli Artuchidi che vi avevano abitato fino al 1970 dato che Hasankeyf era la capitale del loro regno… ci hanno spiegato che il piccolo palazzo risaliva al 1328 ed era abitato dagli Eubidi.

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Sempre dall’alto abbiamo spostato lo sguardo su un’altra moschea del sultano soleimano che conteneva le tombe degli Eubidi, con il caratteristico minareto rotto.. i minareti delle due moschee a destra ed a sinistra sembravano fare una gara di bellezza! Prima di lasciare Hasankeyf siamo andati a visitare il Kasir Rabi, l’antica zecca del sultano, un antro buio che si addentrava in varie stanze che davano l’idea di piccoli, misteriosi, cunicoli bui.

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Ripreso il viaggio siamo approdati al Monastero di Mar Gabriel, immerso nel verde degli alberi di pistacchi, mandorli e gelsi e in questo luogo ci siamo riconciliati con il silenzio, con la pace e ovviamente anche la bellezza, perché in ogni angolo sentivamo trasudare l’espressione di una vita lontana dal caos, dalla confusione e dal traffico propria delle città. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Inoltre le nuvole, molto alte, erano state spazzate via da un leggero vento, lasciando posto a un sole che riconciliava con la vita… prometteva, almeno per il momento, di essere una giornata di primavera e grazie all’ambiente circondato dal verde ed ai tenui colori di un raffinato ocra dei muri, veniva lasciata briglia sciolta alla mia tendenza un po’ romantica!

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Siamo entrati nella chiesa di San Simeone, in varie stanze, nei cortili silenziosi… il monastero aveva preso il nome nel lontano 600 da uno dei suoi santi vescovi.. era tuttora abitato dai monaci e da alcune monache perché era ancora una scuola di religione e di studio della lingua aramaica. Ci hanno raccontato che un tempo era anche stato una fortezza che aveva resistito a Persiani, Arabi, Mongoli e Timuridi e recentemente anche ad attacchi del PKK.

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Lasciata quell’oasi di pace siamo arrivati alla cittadina di Midyat di antica origine mesopotamica… nucleo abitato addirittura dai Sumeri.. qui, accanto al monumento di Ataturk sorgeva la moschea Gevat-Pasa del 1925, quindi relativamente recente e poco originale. Molto più interessante invece è stata la visita della parte vecchia di Midyat con le sue antiche, strette vie fiancheggiate da palazzi d’epoca con decorazioni a cesello. Siamo anche entrati in un caratteristico edificio con scalinate, terrazzi e balconcini da cui si poteva ammirare il pittoresco panorama sulla città con le sue vecchie case. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Il nostro percorso diventava ogni giorno sempre più intenso… il mattino dopo ci siamo diretti verso il sito archeologico di Dara.. eravamo nella cava di pietra, tra strapiombi incredibili dato che i massi erano stati tagliati in modo regolare, liscio e levigato.. ero sicura che quel paesaggio di pietra dove sembrava di trovarsi in un pianeta della galassia… poteva piacere molto agli ufologi, infatti crateri e pianori potevano far immaginare atterraggi di alieni. Purtroppo così come spariva, arrivava imprevista la pioggia ed abbiamo dovuto ritardare la visita veramente unica della necropoli di Dara, nata all’inizio del 500, durante il regno dell’imperatore bizantino Anastaso, sulle rovine romane.

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Ricordo nella necropoli una serie infinita di tombe scavate nella roccia, due piani che ci sovrastavano e ci circondavano… alcune con portali riccamente decorati da bassorilievi, altre più semplici. Non era solo un regno di morte, ma anche di arte e bellezza, di vita!

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Proseguendo poi siamo arrivati al monastero di Deyrul Zafaran, “Monastero dello Zafferano”, un altro luogo di pace, inserito in una vallata pittoresca.. Ci hanno spiegato che il nome originale derivava dal fatto che nella malta utilizzata per la costruzione, vi fossero stati mischiati i chicchi dello zafferano! Siamo entrati salendo i gradini di una monumentale scalinata che sembrava quasi portare ad un palazzo-castello con vari terrazzamenti e un chiosco con relativo pozzo e alberi fioriti.

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Ci siamo infine diretti alla cappella dedicata a san Giorgio e nei sotterranei abbiamo esplorato il tempio pagano del dio Mitra, un tempio del sole di chiara influenza zoroastriana, sul quale era stato edificato il monastero. In quel luogo erano stati sepolti oltre 50 patriarchi ortodossi di fede siriaca. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Ritornati a dove avevano trascorso la notte, prima di ripartire per le nostre escursioni verso sud, abbiamo voluto visitare il centro storico di quella antica città.

Abbiamo attraversato il bazar colorato, caotico con buie botteghe che si affacciavano su viottoli stretti e scivolosi… ci sentivano spingere dalla folla.. alcuni gridavano perché dovevano passare velocemente con i loro carretti.. ricordo anche un serafico e un po’ rude vecchietto in groppa al suo mulo che si era fermato a fare acquisti davanti ad una bottega, senza scendere dalla sua cavalcatura.. era bello vedere quel Don Chisciotte farsi strada su quei sassi in salita e allontanarsi poi impettito dopo la spesa!

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Siamo così arrivati alla moschea di Ulu Camii, del XII secolo, quasi sommersa dal bazar che la circondava, eppure bella, un angolo di silenzio tra tutto quel frastuono tanto da infondere una leggerezza d’animo che dava a sua volta spazio alla serenità. Era stata costruita da un capo clan artuchide in stile siriano e non a torto era diventata anche il simbolo della città.

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Sanliurfa, antica città degli Hurri, “la città dei profeti”, ora moderna e caotica, ci ha accolto per ben due giorni, dedicati però alle varie bellissime escursioni nei dintorni.. prima tra tutte , il villaggio da dove Abramo ha iniziato il suo viaggio verso la terra promessa. Devo ammettere che era rimasto ben poco a ricordarci quel lontano periodo ricco di storia: dietro l’area romana si vedeva una torre assiro babilonese, forse una torre astronomica sfruttata per osservare la volta celeste accanto ad una costruzione che era stata una università che aveva avuto al suo attivo importanti scoperte scientifiche. La torre poi dagli Omaidi era stata trasformata in minareto e tutti gli altri edifici tra cui anche un tempio della luna in moschee e medrese.

Gengis Khan poi ha finito l’opera distruggendo tutto nella sua orda conquistatrice… Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Il villaggio di Harran fu allora abbandonato e la popolazione iniziò a servirsi delle antiche pietre per edificare le povere case che mi hanno molto colpito perché erano simili a trulli di varie dimensioni… veramente caratteristici! Una breve sosta al castello romano le cui fondamenta erano state sfruttate dai califfi, in totale restauro, non mi ha particolarmente emozionato anche se la costruzione con i grandi torrioni era imponente..

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La mia emozione invece stava crescendo verso un’altra destinazione, il sito di Gogleki Tepe, il più antico del mondo.. un santuario preistorico addossato ad una collina artificiale alta 15 metri, tra gli alberi d’ulivo, un luogo di forma allungata che dominava tutta la valle sottostante. Era rimasto sepolto per secoli, ed era stato riscoperto da un pastore locale, che aveva notato alcune pietre di una strana forma che spuntavano dal terreno. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Ora potevamo ammirare un complesso di tre templi, grandiosi, di forma circolare, arricchiti da pilastri a forma di T con bassorilievi di vario genere.. animali, cinghiali, leoni, aquile, un’infinità di figure mitiche divinizzate!

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Più che la quantità dell’insieme mi ha emozionato il pensiero di guardare l’opera di una così lontana civiltà, eppure già così grandiosa.. Era veramente incredibile che 7000 anni prima delle piramidi una società pre-agricola fosse stata capace di costruire simili monumenti! Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Non mi stancavo di osservare e di immaginare l’attività di centinaia di artigiani, dotati soltanto di attrezzi rudimentali in pietra, in legno.. intenti a scolpire, cesellare con grande abilità… c’era una figura umana senza testa… al centro di uno dei templi un sasso centrale e intorno altre pietre che forse servivano ai sacerdoti per assistere ai sacrifici.. ma che culto praticavano? Le raffigurazioni di animali hanno fatto ipotizzare un culto di tipo sciamanico.. ma nell’epoca neolitica c’era anche il culto della dea madre, del sole e della luna… del bene e del male… un culto di contrasti… erano tutte congetture, le fantasie letterarie si sprecavano ed il sito era ancora avvolto nel mistero.

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Avrei voluto scendere dalle passerelle per toccare quelle pietre e sentirne le vibrazioni… forse mi avrebbero raccontato la loro storia?

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Invece siamo ripartiti, abbiamo lasciato quelle rovine e siamo ritornati a Sanliurfa, tra la folla, il traffico ed i luoghi storici legati alla figura del profeta Abramo, venerato anche dai musulmani.

Ecco allora immersa in una specie di parco, circondata da moschee la famosa vasca dei pesci legata alla leggenda del suo miracolo che la guida ci ha raccontato: Abramo, nell’antica , un bel giorno distrusse tutte le divinità pagane adorate dal re assiro Nimrod, che, com’era ovvio, di arrabbiò e ordinò che il profeta venisse immolato su una pira e bruciato vivo!

Ma Dio trasformò il fuoco in acqua e da qui ecco le vasche sacre, ed i carboni in pesci, quindi le carpe nello stagno… attorno a quello stagno con un’infinità di carpe sacre che era proibito pescare, fiorivano moschee con minareti e poco distante anche la sua casa, un buio antro dove si entrava a fatica e dove tutti pregavano con devozione.

Abbiamo poi vagato a zonzo per l’affollato bazar fino a scoprire l’antico caravanserraglio, il Gumruk Hani, un tempo anche deposito della dogana, ora trasformato in un piacevole luogo di ristoro.

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Il giorno dopo ci siamo addentrati nella splendida zona dell’antico regno di Commagene, così come era chiamato dai Romani quel pezzo di territorio dell’Anatolia sud-orientale. Siamo saliti al Tumulo di Karakus voluto da Mitridate II, che consisteva in un’antica camera funeraria e un gruppo di colonne di stile dorico intorno.

Solo una colonna sul lato est era sopravvissuta quasi integra.. sulla sua cima spiccava la statua di un’aquila regale che pareva scrutare con aria di sfida il cielo… camminando attorno al tumulo abbiamo scoperto altre colonne più rovinate, volute dalla madre di Mitridate con in cima un toro accovacciato e varie iscrizioni in greco…

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Uno dei monumenti migliori appartenente al periodo romano, era però l’antico ponte sul Cendere dedicato dalle città di Commagene all’imperatore Settimio Severo e a sua moglie Giulia Domma intorno al 200 d. C. Le colonne all’ingresso del ponte ancora in funzione avevano iscrizioni dedicate ai fratelli Caracalla e Geta… ma Geta venne condannato a morte proprio dal fratello e quindi il suo nome fu cancellato, togliendo addirittura la sua colonna… Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

A questo punto una bella camminata ci ha condotto ad Arsamena sul Ninfeo e precisamente a Eski Kale un luogo di una bellezza unica legato sia a Mitridate I, sia soprattutto ad Antioco I che aveva fatto costruire il suo mausoleo su quel terreno. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Abbiamo seguito il ripido viottolo che era ancora lo stesso dell’antica via processionale e siamo arrivati davanti ad una serie di monumenti impagabili: Mitra-Elio, dio del sole con un corpo imponente abbigliato con un abito di foggia persiana, rilievi che raffiguravano sia Mitridate che suo figlio Antioco, iscrizioni varie… ma soprattutto, sopra una sacra caverna che non abbiamo tentato di esplorare, spiccava il bellissimo bassorilievo di Antioco I che stringeva la mano ad Ercole, quasi per ricavarne forza e vitalità.

Chissà, forse in questo luogo sacro venivano tenuti particolari riti al dio Mitra, forse i seguaci del culto entravano nelle grotte per digiuni e preghiere e poi ne uscivano, allo spuntar del sole, saturi di una nuova illuminazione!

Quante emozioni in questo viaggio, quante scoperte, quanta storia!

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L’escursione al Nemrut Dagi è stata qualcosa di fantastico che non potrò mai dimenticare… quel luogo sacro tombale voluto da Antioco I di Commagene sulla cima del monte Nemrut consisteva in un favoloso insieme di colossali statue distribuite su due grandi terrazzamenti. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Per raggiungere la cima del monte abbiamo arrancato non senza difficoltà, ma quando siamo arrivati senza fiato e accaldati ci siamo trovati di fronte ad uno spettacolo mozzafiato… eravamo sulla terrazza est e davanti a noi, proprio sul cocuzzolo se ne stava da secoli il grande altare con le gigantesche statue in roccia calcarea, allineate su una base comune, di Antioco I, Commagene, Zeus-Oromasde, Apollo-Mitra, Eracle Ares… la fila delle statue iniziava e finiva con quelle di un leone e di un’aquila… erano tutte decapitate, e le loro teste di una straordinaria levigatezza, erano state posizionate in bella mostra alla base. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Mentre il sole stava lentamente tramontando sulla collina mi sono sentita in un luogo veramente magico ed in quel momento ho apprezzato le parole di Antioco I, consacrate in lettere inviolate: “Ecco che io giustifico la mia intenzione di erigere, nei dintorni dei troni celesti e su fondamenta inaccessibili ai segni del tempo, questo Hierothesion, (luogo sacro), dove il mio corpo, dopo che la mia anima divinamente amata, sarà stata richiamata al trono di Zeus, riposerà per l’eternità all’interno di esso…”

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Anche la terrazza ovest, un po’ più rovinata dal tempo, era suggestiva, con quelle teste sparpagliate per terra.. i bassorilievi delle rappresentazioni chiamate “delle strette di mano”, illuminati dal sole calante e il panorama della valle che si estendeva davanti a noi che non ci stancavamo di guardare.. ...abbiamo vissuto in quel momento un’esperienza veramente unica, emozionante… avremmo voluto poterci fermare di più, allontanare la folla e gustare il silenzio del luogo, invece al tramonto abbiamo imboccato il sentiero in discesa e siamo scesi a valle.

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Ma il giorno dopo un’altra meraviglia ci aspettava: il museo archeologico di Gaziantep con i suoi favolosi mosaici inseriti in ricostruzioni anche di stanze, veramente suggestive.. questi gioielli d’arte adornavano le ville dei ricchi cittadini romani della guarnigione di . In particolare il frammento del mosaico chiamato “della zingara” era qualcosa di impressionante per l’intensa espressione degli occhi di quella donna che è stata addirittura paragonata alla Gioconda.

Gli altri mosaici mi sono apparsi dei veri e propri dipinti.. scene mitologiche con incredibili gruppi di figure che venivano posizionate oltre che alle pareti anche sui pavimenti delle sale da pranzo.

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Abbiamo poi visitato la cittadina di Gaziantep dominata dalla possente fortezza che ricordava il suo passato storico ed abbiamo passeggiato per il bazar dove gli artigiani producevano e vendevano infiniti oggetti di rame e arredi intarsiati di madreperla. Una sosta anche alla piccola ma graziosa moschea di Eyuboglu del XIV secolo, era d’obbligo.. a pianta rettangolare con due navate parallele che portavano verso il mirab, la moschea era stata portata al suo attuale aspetto dal grande impero ottomano.

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L’ultima tappa di questo favoloso viaggio è stata la bella città di Antakya.. anche qui abbiamo visitato il museo per ammirare altri mosaici romani… devo dire che mi ha sempre incuriosito ed affascinato guardare i mosaici, veri e propri dipinti… infiniti tasselli inseriti l’uno accanto all’altro sfruttando una tecnica elaborata, ma anche rispettosa del disegno, addirittura nelle espressioni del volto, spesso serio e pensoso, a volte addirittura enigmatico come nel caso della zingara di Gaziantep… e poi l’elaborazione floreale, geometrica di disegni che potevo definire una vera profusione di bellezza artistica, una esplosione di colori brillanti che si erano magicamente conservati nel tempo.

Erano sui pavimenti, alle pareti delle ricche case insieme agli affreschi ed alle statue.. che meraviglia immaginare una simile casa della Roma imperiale!

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A questo punto finale del viaggio essendo vicini all’ultima propaggine del mar Mediterraneo, non potevamo non andare a vedere l’azzurra distesa del Mare Nostrum, per cui una piccola deviazione a sud ci ha portato a Semandagi, un spiaggia solitaria e, in questo periodo, abbastanza selvaggia. Un saluto al mare in gruppo ed in allegria e poi... Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

...instancabili ci siamo concessi una piccola escursione a piedi per ammirare il tunnel di Tito con i resti dell’antica città di Seleuceia Pieria del 300 a. C. Lungo il percorso abbiamo visto i resti di tombe, anfratti e il bellissimo ponticello romano.. poi il saluto finale al mare ha dato veramente fine a questo favoloso e intenso viaggio sempre alla “scoperta dell’insolito”, che ho rivissuto, emozione per emozione, anche raccontandolo in questo diario. Diario di Viaggio in Turchia Orientale Per vivere, attraverso antiche civiltà, un grande affresco storico e umano

Posso dire di aver amato ogni angolo di questa Turchia dell’est.. oltre la storia, che sempre mi ha affascinato, ho scoperto l’affresco luminoso e indimenticabile di una regione del mondo un po’ travagliata, spesso inesplorata, ma in cui si sono sempre alternati miti e leggende, realtà e mistero, natura ed arte, una regione che certamente mi resterà nel cuore.