Conservazione, valutazione e valorizzazione del germoplasma viticolo tradizionale

M. Reinotti, O. Zecca

Institut Agricole Régional

aprile 2015 Background

Il nuovo progetto specifico di conservazione del germoplasma tradizionale si inserisce nel contesto di una lunga tradizione di studio e valorizzazione dei vitigni autoctoni, tradizionali e internazionali, tra cui: É Collaborazione con UNITO alla selezione clonale di É Selezioni clonali di vitigni internazionali (, Pinot gris e ) É Recupero e valorizzazione del Vuillermin É Progetto di selezioni massale e clonale di vari vitigni autoctoni (Prié blanc, Prié rouge, Mayolet, Fumin) É Selezione di Cornalin É Conservazione di materiale standard di tutti i vitigni autoctoni minori Obiettivi del progetto

Perché un ‘nuovo’ progetto collezione?

É La collezione ampelografica è una sola! e raccoglie i risultati di tutti i progetti realizzati É Rimanevano soltanto poche accessioni originali, fondamentalmente i materiali selezionati nei vari progetti (i ‘migliori’).a É Mancava una collezione più organica, che raccogliesse materiale indipendentemente dal valore enoviticolo, ma con il fine di conservare - per quanto possibile - la diversità genetica intra-vitigno.

aEccetto il caso del Cornalin, per cui esisteva già una bella collezione di 60 accessioni. Criteri di selezione

Prima conservazione della diversità genetica ... Questo progetto si propone dunque di ampliare il materiale viticolo in conservazione secondo una prospettiva che mira anzitutto alla salvaguardia della diversità genetica. La selezione delle potenziali accessioni è basata sull’apparente diversità genetica (per quanto possibile dall’osservazione dei fenotipi) piuttosto che solamente sull’apparente potenziale viticolo e enologico.

... poi selezione di materiale migliore Solo in un secondo tempo si procederà alla valutazione delle effettive potenzialità produttive, comparando le diverse accessioni su diversi individuie nelle medesime condizioni (età, portinnesto, microclima, condizioni di coltura, . . . ) Criteri di selezione

Quali piante scegliere nel corso delle prospezioni? Dunque la collezione si propone di conservare: 1. Accessioni dei più importanti vitigni promettenti dal punto di vista viticolo-enologico; 2. Accessioni dei più importanti vitigni di scarso interesse produttivo, ma che incrementano la diversità genetica intra-varietale preservata; 3. Accessioni rappresentative dei vitigni minori, anche se di nessun interesse produttivo (al momento). Metodologia

Ricerca documentale Testimonianze Servizio Assistenza e bibliografica dei viticoltori Tecnica Regionale

Identificazione Profilo SSR delle e selezione di piante non identificate potenziali accessioni Valutazione dello stato virologico Raccolta marze dei (ELISA e PCR) ceppi selezionati Termoterapia su marze e portinnesto Moltiplicazione presso vivaio specializzato

Rimoltiplicazione Impianto / sovrinnesto delle fallanze nel vigneto collezione

Eventuali selezioni Iscrizione al RNV (standard migliorato) (nuovi vitigni)

. Metodo di moltiplicazione

Meglio barbatelle innestate o sovrinnesti? É Barbatelle innestate: É + Maggiore tranquillità sulla sanità della pianta. É – Almeno 6-8 anni dalla selezione di ogni accessione prima di poter incominciare la valutazione agronomica. É Sovrinnesti É + Valutazione a partire dal 3°-4° anno dalla prospezione (molto più facile comparare accessioni selezionate in tempi diversi). É – Indispensabile la sanità del materiale pre-esistente É – Rischio di esca dal primo anno!

Conclusioni La procedura normale dell’impianto di barbatelle è l’alternativa corretta per la conservazione del germoplasma, ma implica attese troppo lunghe per il rinnovo del materiale potenzialmente destinato alla diffusione. Test virologici

Virosi controllate É Tutte le accessioni sono controllate prima dell’impianto in collezione. I virus saggiati sono quelli rilevanti ai fini dell’omologazione clonale: GFLV, ArMV, GLRV, GVA, GVB. Generalmente (ma con qualche eccezione) le accessioni che forniscono esito positivo non vengono incluse in collezione. É I virus minori (Fleck e GRSPaV) sono tollerati e non rappresentano un problema.

ELISA, PCR o indexaggio?

É ELISA Da solo non basta a garantire la sanità delle nuove selezioni. É PCR Deve seguire (non sostituire) l’ELISA. É Indexaggio Può dare risultati diversi! (es. ‘cloni’ di Fumin, ecc.). Risultati

É Prospezioni in oltre duecento ‘vigneti’. É Oltre 1100 potenziali accessioni

●●●● ● ● ● ● ● ●● ●● ● ● ● ● ● ● ●●● ● ● ● ● ●● ●● ● ● ●●● ● ●● ● ● ●● ● ● ● ●● ● ● ●● ● ●●●● ●● ● ● ●● sottoposte ai test virologici. ●● ●● ● ● ● ●● ●●● ● ● ●● ● ● ● ● ● ● ● ●

● ● É ● ● ● ● ● ● ● ●●●●● Oltre 450 accessioni in ● ●●●● ● ●● ●● ● ● ●●● ● ● ● ● a ● ● ●● ●● ● ●● ● collezione ●● É 33 vitigni

aIn totale, provenienti anche dai progetti precedenti e paralleli Il Gouais (in valle ‘Theilly’)

Un antico vitigno europeo É Nei pressi dell’abitato di Perloz, sono stati trovati alcuni ceppi di un vitigno a bacca bianca, definito dal proprietario ‘Theilly’. É L’analisi del DNA ha consentito di identificare tale vitigno come Gouais blanc. É Il Gouais blanc è un antico vitigno, molto diffuso in tutta Europa durante il medio evo. Il Gouais (in valle ‘Theilly’)

Padre di molti importanti vitigni . . . É Recenti indagini filogenetiche hanno rivelato il ruolo chiave giocato dal Gouais nella nascita di molti vitigni di pregio, come lo Chardonnay, il Gamay, l’Aligoté, l’Auxerrois, il Colombard, il Furmint (e molti altri).

. . . eppure è disgustoso!

É Il Gouais è talmente mediocre che più volte nel corso della storia né è stata ufficialmente vietata la coltivazione! É Conclusione: i parentali diretti di un vitigno non ci dicono molto sulle attitudini viticole-enologiche dello stesso! La ‘Puppa de feya’

Ritrovato un vitigno ‘scomparso’ A Montjovet, Rinaldo Magot e Bruno Cretier chiamano Puppa de feya un vitigno con profilo SSR sconosciuto. I caratteri ampelografici coincidono con una descrizione di un vitigno con lo stesso nome, coltivato nello stesso luogo. a

a2ème moitié du siècle XIX, J-B. Personnettaz, P. Noussan, A. Duch. Observations caractéristiques sur les vignobles de Chatillon La ‘Puppa de feya’ La ‘Puppa de feya’

“Puppa de feya. Montjovet, même région [région Vignola].” É “. . . [feuilles] ternes supérieurement” É “. . . page inférieure cotonneuse, nervures pubescentes” É “. . . dentes en scie irregulièrement non profondément incisées” É “. . . sinus peu ouverts” É “ . . . pétiole un peu rougeâtre près de la feuille” La ‘Puppa de feya’

É “ . . . graines allongées” É “ . . . quelques graines plus blanches à la maturité” É “ . . . grappes très volumineuses” É “ . . . grappe compacte conique” “Lo blanc”: si tratta del Blanc comun?

Nel corso delle prospezioni sono stati notati dei vitigni bianchi tra loro uguali, non identificati, tre ceppi nell’area di Aosta, altri tre ceppi, adiacenti, a Charvensod. Quelli di Charvensod, peraltro risultati perfettamente sani, vengono chiamati dall’anziano proprietario Guglielmo Bianquin ‘Lo blanc’, come, secondo Gatta, veniva chiamato il Blanc comun nella stessa zona!a aCiarvensodo, 4° Circondario “Lo blanc”: si tratta del Blanc comun? ‘Lo blanc / Blanc comun?’

(da Gatta, 1838) É “Foglie dure, spesse, verdi chiare, che impallidiscono alla maturità dell’uva” É “ . . . 3-5 lobate, con incisioni poco profonde, dentate irregolarmente ai lembi” É “. . . glabre superiormente, alquanto tomentose a rovescio.” É “Peziolo verde-pallido, lungo, fragile’.” ‘Lo blanc / Blanc comun?’

(da Gatta, 1838) É “Acino [. . . ] sferico”. É “Grappolo grosso, lungo, piramidale, a racemi distinti, un po’ spargolo.” É “Pedoncolo verde mediocremente lungo.”

Dunque anche in questo caso, come per la Puppa de feya, abbiamo la coincidenza del luogo, del nomee della descrizione ampelografica! ‘Lo blanc / Blanc comun?’

É Si tratta dello stesso vitigno identificato come “Blanc comun” da Moriondo e Vouillamoz, 2007 ? Dei 7 loci SSR pubblicati nello stesso, 6 corrispondono perfettamente, ma il VVMD5 no! É Potrebbe esserci un rapporto di parentela diretta con il Prié blanc? In questo momento abbiamo solo i dati relativi a 11 microsatelliti (ancora troppo pochi). Questi 11 sono tutti compatibili con l’ipotesi di parentela di primo grado. Vuillermin

Quasi decuplicata la diversità genetica É Da una unica accessione sana ... É . . . a 10 accessioni sane e con fenotipi diversi!a É . . . e forse un’altra nuova accessione, sana (ancora da Fénis, in un altro vigneto)

aSegnalazione di Rudi Sandi : mai dimenticato, forse sottovalutato!

Da ‘sempre’ presente (come Neyret), nei vigneti collezione IAR a aMateriale proveniente dai vigneti di C. Bonin

Citazione in Moriondo, 1999. Come ‘Neretto-Neyret’. Il biotipo serré picciout stimato come poco comune (poche migliaia); il biotipo ‘serré gros’ stimato come comune (alcune migliaia).a

aStimati come molto meno rari dei vari biotipi di Cornalin, o del Mayolet.

Pubblicazioni di Vola et. al 1990, 1977

Citato (come Neyret) in una pubblicazione di J. Vaudan, con la collaborazione di C. Adamo, V. Grosjean, C. Jacquemod, E. Junod, G. Vola.a

a1990, I quaderni dell’Informatore Agrario Neyret: mai dimenticato, forse sottovalutato!

Iscrizione (come Neyret) al Registro Nazionale delle varietà: 1970! a aQuindi nel primo gruppo di autoctoni iscritti: Petit rouge, , Fumin. Prima del Prié blanc, del Mayolet, del Cornalin, e di tutti gli altri!

Citato (come Neyret) da Dalmasso e Reggio (1965) a

a“Sorvolando sui vari sinonimi, che non sono che semplici varianti della grafia del nome da noi adottato (Neiret, Neret e simili), ricorderemo piuttosto che il Gatta descriveva tre sottovarietà di questo vitigno: il Neret rare, il Neret gros o Serré, e il Neret picciou ed anche Serré, ma che probabilmente non sono che casi di semplici modificazioni ambientali. La stessa cosa ha ripetuto il Bich nella sua Monographie des cépages de la Vallée d’Aoste, nominando (senza però indicarne i caratteri differenziali) tre sous-variétiés: Negret rare - gros - serré.”

Prima citazione, come ‘Neyret’: 1587!a

aPrimo tra i vitigni autoctoni valdostani? Neyret

1587, 18 juillet - Arnad “[Il s’engage à payer pour ça, entre autres, le suivant tribut annuel: . . . ] . . . ung sestier de bon vin rouge de bons viens de piccotendre ou neyret, mezure d’Arnad, du vin croisczant sur la dicte pièce . . . ”a

aTrascrizioni di O. Borettaz, R. Bertolin (AHR) Neyret

Perché proporre un nuovo nome? É La pubblicazione di un profilo SSR NON giustifica un cambio di nome, né tanto meno significa che si è scoperto un nuovo vitigno! É Vi era da tempo del materiale idoneo ad essere considerata true to type. Il profilo di questa accessione è il profilo del Neyret.a

aQuello fornito da C. Bonin e sempre presente nella collezione IAR. Peraltro si tratta, probabilmente, di una delle 7 piante citate da Moriondo, Sandi, Vouillamoz, 2008. Neyret

Perché proporre un nuovo nome? É I moderni ampelografi non considerano buona pratica introdurre toponimi nei nomi di vitigno. É Tutti noi sappiamo quanti problemi sono causati dall’adozione di nomi nuovi per vitigni già provvisti (anche ufficialmente) di un nome (basti pensare al Cornalin!) É La legislazione vigente ammette la moltiplicazione (dopo i controlli sanitari ad opera della pubblica amministrazione) del vitigno ‘Neyret’. Neyret

Relazioni P-O Vitigno VMC2B11 VMC2B11 Neyret (standardizzato da IASMA) 172* 178* Rouge du Pays (GRCE, 2007) 176 182 Petit rouge (GRCE, 2007) 168 182 Neyret (IASMA) 171 177 Petit rouge (IASMA) 167 181 * da IASMA Come sfruttare nel più breve tempo possibile le migliori accessioni?

È opportuno proporre l’omologazione di cloni?

É Le quantità di barbatelle innestate non giustificano i costi di omologazione e mantenimento. É C’è il rischio di vedersi comunque rifiutare i cloni (come già avvenuto). É Le quantità richieste di barbatelle di specifici vitigni autoctoni potrebbero comunque diminuire ulteriormente o azzerarsi in pochi anni (es. Prié rouge, Mayolet). É Attualmente i nostri cloni omologati (Pinot gris, Gamay) sono comunque forniti ai vivaisti come materiale standard! É Una volta omologati 2-3 cloni di un autoctono importante sarebbe difficile proporre nuove accessioni - anche superiori - nell’immediato futuro. Come sfruttare nel più breve tempo possibile le migliori accessioni?

La soluzione possono essere i policloni Uno standard costituito da un mix di potenziali cloni non omologati ma perfettamente sani (ELISA+PCR) e premoltiplicati a partire da materiale iniziale separato.I vantaggi sono: É Di fatto i cloni che costituiscono lo standard policlonale è esente da virosi gravi. É Ogni clone può essere conosciuto altrettanto bene che un clone omologato (dopo un ragionevole lasso di tempo). É Lo standard policlonale nel suo complesso è costituito dai singoli cloni nelle proporzioni genericamente ‘ideali’. É Lo standard policlonale si può evolvere (relativamente) rapidamente, eliminando i componenti meno soddisfacenti e integrando le eventuali ‘new entry’ più promettenti. Il problema della premoltiplicazione

Come premoltiplicare il materiale più avanzato?

É Presso l’Hospice, non c’è lo spazio necessario per premoltiplicare future accessioni di pregio. É Abbiamo già incominciato a collaborare con i vivaisti (e alcuni viticoltori) per impiantare parcelle di specifiche accessioni (mantenute separate) che nel prossimo futuro possano essere usate come materiale di premoltiplicazione per gli standard varietali. É Esempi: I due ‘cloni’ di Fumin F16 e F33 Le accessioni sane di Arvine (dal progetto di selezione sanitaria del vigneto storico) Grazie per l’attenzione!

Ringraziamenti: Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del progetto, e in particolare:

É I viticoltori É l’Assessorato all’ Agricoltura — Assistenza tecnica (in particolare S. Dozio) É l’Assessorato all’ Agricoltura — Ufficio fitosanitario (in particolare F. Guglielmo) É Rudi Sandi É CNR Virologia (F. Mannino, G. Gambino) É Archivio Storico Regionale (O. Borettaz, R. Bertolin) É Roero vitivivai (G. Marchisio) É . . . e naturalmente tutti i colleghi !