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Valutazione d’Incidenza PREMESSA

Lo studio si redige in linea con lo schema della Valutazione di 1 Impatto Ambientale, così da estrapolare una più corretta valutazione del SIC/ZPS, ed in riferimento con la comunicazione della Regione Puglia, Area Politiche per l’ambiente, in merito alle reti e alla qualità urbana (UFFICIO VAS), con nº prot. 089, del 20 MAG. 2009, nº 5851, OGGETTO “Prima conferenza di copianificazione per la redazione del Piano Urbanistico Generale del Comune di ”.

1.1 LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA - IL D.P.R. 357/97 E L’ALLEGATO G. Il D.P.R. 357 dell’8/9/97 (Suppl. n. 219/L GU n. 248 del 23/10/97) costituisce un “Regolamento recante attuazione della Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”, con il fine di salvaguardare la biodiversità agendo sulla conservazione degli habitat naturali elencati nello scritto. In particolare, si fa riferimento all’art. 5, così come modificato dall’art. 6 del D.P.R. 12 Marzo 2003 n.120 (G.U. n. 124 del 30 maggio 2003), nel quale si esplicita che pianificazione e programmazione territoriale considerino prioritaria la valenza naturalistico - ambientale dei siti definiti di importanza comunitaria. Per questo i soggetti responsabili della progettazione, con riferimento alle tipologie progettuali di cui all’art. 1 del D.P.C.M. del 10/8/88 n. 377 e agli Allegati A e B del D.P.R. 12/4/96, qualora questi stessi progetti si riferiscano ad interventi ai quali non si applica la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, procederanno alla formulazione di una relazione documentata da consegnare all’autorità competente in materia, con lo scopo di identificare e

effettuare valutazioni sui principali effetti che possano ricadere sul sito di importanza comunitaria, in considerazione degli obiettivi di conservazione del medesimo. La sopraindicata relazione deve essere redatta tenendo in conto i contenuti di cui all’Allegato G. del suddetto regolamento. Per questa ragione l’Allegato G indica con quali caratteristiche i 2 piani e i progetti debbano essere descritte, riferendosi in particolare: - alle tipologie delle azioni e/o opere;

- alle estensioni e/o ambito di riferimento;

- alla reciprocità con altri piani e/o progetti;

- all’utilizzo delle risorse naturali;

- alla produzione di rifiuti;

- all’inquinamento e disturbi ambientali; - al rischio di incidenti in diretta relazione con le sostanze e le tecnologie utilizzate.

Con riferimento all’area vasta di influenza in caso di piani e/o progetti e alle ingerenze nei confronti del sistema ambientale, queste dovranno essere rappresentate in riferimento allo stesso considerando: - componenti abiotiche;

- componenti biotiche;

- connessioni ecologiche. In caso di interferenze queste dovranno tener conto della qualità nonché delle risorse naturali della zona specificatamente della loro capacità di rigenerarsi, del carico sostenibile da parte dell’ambiente naturale, traendo orientamento, perlomeno, dalla cartografia CORIEN LAND COVER 1.2 “LA V.I.A. E IL DOCUMENTO REGIONALE DI ASSETTO GENERALE (DRAG).” Il Documento Regionale di Assetto Generale (DRAG), offre le linee guida utili alla redazione degli studi di Valutazione di Incidenza. È utile rimarcare che la più disparata normativa che ruota intorno al tema della conservazione dell’ambiente naturale, nel senso più

ampio del termine, mai esprime indicazioni volte al “congelamento” del sistema naturale, piuttosto adempie alla tutela e salvaguardia dell’evolversi ordinario della biodiversità e la custodia e il mantenimento degli ecosistemi e dei loro processi, a vario titolo presenti nelle aree interessate. Per questo attestare la compatibilità o la NON compatibilità di una 3 determinata opera o modifica in un territorio protetto, deve provenire da una verifica di carattere puntuale, approfondendo gli aspetti legati alle interferenze, siano queste di carattere antropico e/o legate agli ecosistemi preesistenti, in una procedura di valutazione dalle caratteristiche oggettive. Il DRAG, inoltre, rimarca la differente caratterizzazione di V.I.A e V.Inc.A Riguardo a quest’ultima l’attenzione ricade sugli effetti che piani o progetti possano esercitare su SIC, pSIC o ZPS, rispetto agli obiettivi di conservazione e secondo quanto espresso dalla direttiva nazionale. Per meglio specificare quanto indicato dall’allegato del DPR 357/97, che individua i contenuti generali della V.I., si espone l’indirizzo del percorso metodologico più idoneo, desumibile dalle seguenti fasi:

1a fase: analisi del sito; 2a fase: descrizione del piano o progetto; 3a fase: valutazione dell’incidenza; 4a fase: descrizione delle alternative ed analisi delle relative incidenze; 5a fase: descrizione delle misure di mitigazione e compensazione; 6a fase: giudizio di compatibilità. Lo studio di Valutazione di Incidenza attua il sistema metodologico delle finalità indicate dal DRAG, in coerenza con le tecniche e le procedure di valutazione asserite per la procedura V.A.S.

1.2 LA V.I.A. PER PIANI E PROGRAMMI La metodologia della Valutazione di Incidenza redatta per un Piano, in questo caso il P.U.G., obbliga a valutare una molteplice quantità

di attività relative ad altrettanti ambiti di applicazione. Il diverso modo di affrontare la procedura valutativa è quindi motivato da un approccio allineato con il processo formativo della Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.), ovvero quello del Rapporto Ambientale. Ad oggi questo legame con la V.A.S. è reso ancora più esplicito dal testo della Circolare n.1/2014 “Indirizzi e note esplicative 4 sul procedimento di formazione dei Piani Urbanistici Generali (PUG)”, DELIBERAZIONE della Giunta Regionale 9 dicembre 2014, n.2570, in cui al punto 1.1, pagina 1199 del Bollettino Ufficiale della Regione Puglia – n.5 del 14/01/2015, di cui si riporta “Qualora le previsioni del PUG interessino siti designati come Zone di Protezione Speciale (ZPS) per la conservazione degli uccelli selvatici o quelli classificati come Siti di Importanza Comunitaria (SIC) per la protezione degli habitat naturali e della flora e della fauna selvatica, la Valutazione d’Incidenza –prevista all’art.5 del D.P.R. 357/1997 e ss.mm.ii – viene effettuata nell’ambito del procedimento di VAS del piano. Pertanto ai sensi dell’art. 17 della L.R. 44/2012, tutte le modalità di informazione del pubblico, dei soggetti competenti in materia ambientale e degli enti territoriali interessati devono dare specifica evidenza di tale integrazione procedurale.”

1.3 LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (V.A.S.) La procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale (V.A.S.) è introdotta dalla Direttiva Europea 2001/42/CEE, concernente “la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente naturale”, entrata in vigore il 21/07/01.

Questa procedura é finalizzata alla creazione di un sistema valutativo delle conseguenze introdotte dalla realizzazione di piani e programmi, assicurando “un elevato livello di protezione dell’ambiente e a contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e dell’adozione di un “piano” al fine di promuovere uno sviluppo sostenibile” (art. 1 della Direttiva 2001/42/CEE).

Con riferimento all’art. 5 della Direttiva suddetta, il rapporto ambientale individua, descrive e valuta gli effetti rilevanti che il piano eserciterebbe sull’ambiente e sulle alternative proposte, verificando la coerenza delle stesse in sede di pianificazione e di sostenibilità; la procedura V.I.A. trova applicazione su progettazione 5 di singole opere, rafforzando quindi la stretta relazione che intercorre tra le due procedure. Le metodologie e le procedure della V.A.S. si confermano strumenti idonei alla completezza del quadro entro cui formulare la presente relazione, in diretta connessione con la Valutazione di Incidenza nel corso della programmazione di P.U.G. sul SIC /ZPL di cui si illustra.

1.4 LA VAS DI PIANI URBANISTICI

La procedura di valutazione ambientale strategica (V.A.S.) nella formulazione dei piani urbanistici, è costituita da due distinti momenti operativi, quello ANALITICO e quello VALUTATIVO. Tra questi due distinti momenti, si colloca la prima stesura del piano urbanistico, la così detta “bozza” di piano. Il momento ANALITICO della V.A.S. è finalizzato alla sistemazione di una <>. In altri termini la V.A.S. garantisce con questa prima fase i seguenti elementi: 1. Formulazione di un piano integrato di conoscenze ambientali e definizioni delle condizioni di quantità, qualità e ubicazione in relazione alle scelte del piano urbanistico; 2. Riconoscimento degli obiettivi nelle prestazioni degli insediamenti, mantenendo e/o incrementando la qualità ambientale.

Una volta espletata la fase ALALITICA e predisposte le direttive ambientali utili al piano urbanistico tramite V.A.S., si avanza con la

suddetta “bozza” di piano urbanistico, su cui si innesta la seconda fase operativa ovvero il livello VALUTATIVO, che raffronta: 1. Differenti Opzioni (estensioni, siti, tecnologie e simili) 2. Auspicabili misure di mitigazione Nel caso in cui la procedura V.A.S. attesti la non applicabilità delle suddette misure di mitigazione, si dichiarerà una <> a 6 cui corrisponde il mancato allineamento tra le scelte di carattere urbanistico e la sostenibilità ambientale; la suddetta ipotesi induce alla riformulazione di obiettivi e modalità di trasformazione precedentemente avanzate nella “bozza di piano urbanistico. Sulla base dei dati raccolti dal Rapporto Ambientale (R.A.), la valutazione di incidenza compierà un più profondo lavoro di analisi rispetto al SIC, costituendo un quadro sinottico delle conoscenze utile a verificarne le capacità di carico, le criticità e le scelte che il piano urbanistico andrà a formalizzare.

1.5 FINALITÁ DELLO STUDIO

L’indirizzo del presente studio è analizzare le presunte variazioni indotte dagli obiettivi progettuali espressi dal PUG rispetto alle componenti ambientali che caratterizzano allo stato degli ambiti di intervento.

Durante la fase di progettazione nell’ambito della pianificazione urbana, la conoscenza e la previsione degli impatti e relativi effetti positivi e/o negativi costituiscono un ausilio indispensabile alla redazione del PUG; la V.I. interna alla V.A.S., si attesta quale strumento più idoneo a questo correlato.

È manifesto che la formulazione corretta dello studio di verifica di impatto ambientale e/o impatto ambientale e/o V.A.S. e/o di Valutazione di Incidenza ambientale, imponga di acquisire in maniera sistematica i dati relativi all’ambiente sito d’intervento, ovvero non può trascurare la fase di conoscenza del “piano della natura”.

Le disposizioni a carattere nazionale incontrano un certo limite attuativo a causa di ritardi nell’aggiornamento dei valori con riferimento alle diverse unità territoriali, dati che fornirebbero un quadro completo delle molteplici interrelazioni tra intervento e ambiente. In seguito di quanto detto, è d’uopo sottolineare che lo studio di 7 verifica e/o di impatto ambientale e/o di valutazione di incidenza, si incarica del carattere descrittivo nella reciprocità costituita tra “condizione causa – effetto”. Lì dove vi fossero, anche in parte, i suddetti limiti, l’analisi interdisciplinare e lo studio ricognitivo dei luoghi andrebbero a sopperire le eventuali carenze, convogliando verso la primaria finalità di qualsiasi studio di Valutazione di Impatto Ambientale. La presente relazione ha come scopo la valutazione di incidenza ambientale, ai sensi dell’art.5 del D.P.R. nº 357/97, del Piano Urbanistico Generale del Comune di Ruvo di Puglia sul Sito di Importanza Comunitaria SIC / ZPS “Murgia Alta” IT9120007, individuata ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE e parte della rete Natura 2000.

1.6 CONSIDERAZIONI METODOLOGICHE Il presente studio viene redatto ai sensi e secondo le procedure di cui alla normativa nazionale e regionale vigente in materia di Valutazione di incidenza. Lo stesso mantiene la struttura della V.I.A., pur essendo finalizzata alla valutazione di incidenza ambientale, correlando gli obiettivi e le azioni previste dal P.U.G. allo stato ambientale dei luoghi (identificabile nel Quadro di Riferimento Ambientale). Questa attività consentirà di dedurre i probabili impatti che la previsione di carattere strutturale e programmatica del P.U.G. adottato, realizzerà sul contesto ambientale esistente, con particolare attenzione all’area SIC. A questo fase di raccolta e sistemazione degli elementi conoscitivi fará seguito una complessiva valutazione di sintesi dello stato di

conservazione ambientale con il fine di determinare l’elemento del «Carryng Capacity». Trattasi di quella capacità di carico che si differenzia in funzione del maggiore e/o minore grado di sensibilità ambientale della totalità delle aree su cui è impiantato il territorio comunale in capo allo studio. Di primaria importanza è l’individuazione delle cause delle attuali 8 pressioni antropiche rispetto alle componenti ambientali ed eventuali peculiarità, e di conseguenza le relazione con i principali impatti che agiscono sul territorio con specifica sensibilità ambientale. Il quadro conoscitivo che ne proviene è ulteriormente dettagliato dalla corretta ubicazione delle aree geografiche più sensibili, chiarendone lo status delle risorse e la loro evoluzione in termini qualitativi, ovvero la loro capacità di rigenerarsi. Inoltre, la struttura dello schema DPSIR (Driving forces Pressures, States, Impacts, Response) definisce lo stato complessivo dell’ambiente esistente e la delimitazione geografica delle aree territoriali maggiormente sensibili consentendo la formulazione di una risposta adeguata nelle scelte pianificatorie del P.U.G., nonché nelle aree comunali di Ruvo di Puglia identificate quali SIC /ZPS.

1.7. SCREENING SOGGETTO PROPONENTE Il soggetto proponente è il Comune di Ruvo di Puglia- Cittá Metropolitana di Bari- REDATTORE I tecnici firmatari al Marzo 2016 INQUADRAMENTO TERRITORIALE Cittá Metropolitana di Bari- Comune Ruvo di Puglia Denominazione: Murgia Alta Si faccia riferimento alla carta di inquadramento territoriale geografico del SIC/ZPS illustrata successivamente.

SIC/ZPS INTERESSATI Codice SIC: IT 91 2 0007

EVENTUALI ALTRI SIC/ZPS DELLA RETE NATURA 2000 INTERESSATI IN MANIERA INDIRETTA Non vi sono altri siti interessati in maniera indiretta

AREE NATURALI PROTETTE INTERESSATE (EX L.R.19/97, L.394/91. 9 Non ve ne sono ENTE GESTORE DELL'AREA PROTETTA Ente Parco dell’Alta Murgia

AREE AD ELEVARO RISCHIO DI CRISI AMBIENTALE (D.P.R 12/04/96 D.lgs. 117 del 31/03/98 INTERESSATE. Non ve ne sono DESTINAZIONE URBANISTICA (DA PRG/PUG) DELL'AREA La destinazione è verde agricolo

VINCOLI ESISTENTI Vincolo ex Legge 1 089/39 posto con D.M. 22/1 2/1 983 (tratturi) Art. 142 lettera g) D:lgs.n.42/04 e smi (boschi e e macchie) Vincolo paesaggistici ex ATE ed ATD PUTT/P

DENOMINAZIONE DEL PIANO Piano Urbanistico Generale del Comune di Ruvo di Puglia

TIPOLOGIA DEL PIANO Si vedano capitoli dedicati

PRESENZA HABITAT/ SPECIE PRIORITARIE Habitat definiti prioritari ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (Al legato I): Praterie su substrato calcareo con fioritura di Orchidee cod. 621 0 Specie definite prioritarie ai sensi del la Direttiva 92/43/CEE (Al legato I I): Canis lupus

Superficie del SIC interessata (direttamente o indirettamente) dal l 'intervento: 9992ha

SOTTRAZIONE DI HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO Il Piano non prevede sottrazione di habitat 10

DESCRIZIONE DI ALTRI PROGETTI CHE POSSONO AVERE EFFETTI COMBINATI Non vi sono altri progetti che possono avere effetti combinati SPIEGAZIONE DEL PERCHE’GLI EFFETTI NON SI DEBBANO CONSIDERARE SIGNIFICATIVI Si faccia riferimento ai capitoli riguardanti la matrice di screening.

2. IL COMUNE DI RUVO DI PUGLIA E I SITI NATURALISTICI DI IMPORTANZA COMUNITARIA

2.1. LA RETE NATURA 2000

In conseguenza a quanto esposto nel Capitolo 1, viene costituita una rete ecologica europea con la finalità di conservare e salvaguardare le zone speciali, denominata NATURA 2000. La rete è costituita dai siti i cui tipi di habitat naturali e habitat delle specie presenti, garantendo mantenimento e ripristino, ove necessario, ad uno stato di conservazione soddisfacente dei tipi di habitat sia naturali che delle specie e della loro area di ripartizione naturale. La rete NATURA 2000 comprende anche le zone di protezione speciale classificate dagli Stati membri a norma della Direttiva 79/409/CEE. Quanto sopra detto rende chiara la connessione e diretta complementarietà tra la Direttiva 79/409/CEE e la 92/43/CEE. La prima è finalizzata alla conservazione degli uccelli selvatici con il nome di Direttiva Uccelli e individuando le Zone di protezione speciale (Z.P.S.); la seconda riguarda la conservazione di habitat

naturali e seminaturali e di flora e fauna definendo zone speciali di conservazione (Z.P.S.) e siti di importanza comunitaria (S.I.C.).

2.1 - LA DIRETTIVA 79/409/CEE – “UCCELLI” La Direttiva Uccelli 79/409/CEE “Uccelli” relativa alla conservazione di tutti gli uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio 11 europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato è la prima Direttiva comunitaria in materia di conservazione della natura e ben si integra con le disposizioni della Direttiva Habitat, con la finalità di proteggere le specie di uccelli selvatici e di disciplinarne lo sfruttamento.

La Direttiva Uccelli individua nella perdita e nel degrado degli habitat i principali fattori di rischio per la conservazione degli uccelli selvatici.

Si pone, dunque, l’obiettivo di proteggere gli habitat delle specie di uccelli selvatici riportate nell’Allegato A che stanziano stabilmente nei territori dalla rete Natura 2000, delle specie migratorie non elencate che però ritornano a scadenze regolari, istituendo una rete di Zone di Protezione speciale (ZPS) nelle quali vengano inclusi i territori più idonei alla sopravvivenza delle specie tutelate. Le ZPS possono essere individuate direttamente dagli Stati membri ed entrano direttamente a fare parte della rete Natura 2000. La Direttiva fornisce agli Stati membri disposizioni atte a limitare e controllare quelle attività che possano costituire minaccia diretta o disturbo per le specie elencate; vieta ogni attività di commercio di esemplari vivi o morti o di parti di essi, ad eccezione di quelli appartenenti alle specie elencate nell’Allegato III.

E’ riconosciuta la legittimità dell’attività di caccia solo relativamente alle specie elencate nell’Allegato II fatto salvo che vengano rispettate le indicazioni della Direttiva per la caccia sostenibile. E’ vietato qualsiasi metodo di cattura e uccisione non selettivo ed effettuato con i mezzi elencati nell'Allegato IV b).

La Direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 relativa alla conservazione degli uccelli selvatici fu abrogata e sostituita integralmente dalla Direttiva 2009/147/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 30 novembre 2009, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea del 26 gennaio 2010, serie L 20. In Italia la Direttiva Uccelli è stata recepita formalmente attraverso la 12 Legge n. 157 dell'11 febbraio 1992 sulla protezione della fauna selvatica omeoterma e sull’esercizio del prelievo venatorio ed è stata successivamente modificata ed integrata dal regolamento DPR n 357/1997. Il decreto del 6 novembre 2012 stabilisce le modalità in cui le regioni devono rendicontare alle commissione europea relativamente alle ricerche e ai lavori riguardanti la protezione, la gestione e l’utilizzazione delle specie di uccelli di cui all'articolo 1 della direttiva 2009/147/CE.

Gli obiettivi di tutela contenuti nella Direttiva Uccelli fanno capo ad una più ampia politica e ad un programma di azioni voluti dalla Comunità Europea in materia ambientale.

In particolare i dati registrati rilevano una considerevole e progressiva diminuzione di molte specie di uccelli selvatici viventi nel territorio degli stati membri, minacciando gli equilibri biologici e costituendo una fonte di rischio per la conservazione degli habitat naturali. Si specifica che la Direttiva sottolinea come tali problematiche abbiano carattere transnazionale poiché interessano anche gran parte delle specie di uccelli selvatici migratori e indica le misure da adottare per conservare e proteggere a lungo termine tali specie agendo su tutti quei fattori che possano influire sull’entità della popolazione aviaria come in particolare lì attività umana.

La direttiva, inoltre, specifica che la preservazione, il mantenimento o il ripristino dei territori interessati dagli habitat costituisca un elemento sostanziale ed indispensabile per la conservazione delle

specie di uccelli che in tali habitat si distribuiscono, tenendo conto anche delle specie di uccelli selvatici migratori. Individuate le problematiche presenti, la Direttiva 79/409/CEE si prefigge l’obiettivo di protezione, gestione e regolazione delle specie di uccelli selvatici disciplinandone lo sfruttamento estendendolo agli uccelli, alle uova, ai nidi e agli habitat. 13 Per perseguire gli obiettivi di cui sopra, si rendono necessari: l’istituzione di zone di protezione speciale, il mantenimento e la sistemazione degli habitat situati all’interno delle zone di protezione, il ripristino dei biotibi distrutti e la creazione di nuovi biotibi.

Al fine di garantire la conservazione e la riproduzione delle specie di uccelli selvatici riportate nell’Allegato I, nonché dell’habitat nel quale si distribuiscono, la Direttiva specifica che si dovranno distinguere le specie minacciate di estinzione, quelle per le quali eventuali modifiche dell’habitat possano costituire fonte di danneggiamento, quelle considerate rare, quelle che per la specificità dell’habitat nel quale si sviluppano, richiedono particolari attenzioni. Gli stati membri, dunque, dovranno, alla luce di quanto contenuto nella Direttiva, classificare le “Zone di protezione speciale” individuandole nei territori più idonei alla conservazione delle specie. Si dovrà riservare particolare attenzione alla tutela delle zone umide e alla prevenzione dell’inquinamento o del deterioramento degli habitat non limitatamente alle zone individuate ma anche al di fuori di esse.

2.2 - LA DIRETTIVA 79/409/CEE – “UCCELLI” La Direttiva del Consiglio del 21 maggio 1992 Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche nota come Direttiva "Habitat", congiuntamente alla Direttiva Uccelli rappresentano l’emblema della politica comunitaria in materia di conservazione della biodiversità e costituiscono la base costitutiva della rete Natura 2000.

La Direttiva Habitat è stata istituita allo scopo di salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato", tenendo conto, al tempo stesso, delle esigenze economiche, sociali, culturali e regionali nonché delle particolarità regionali e locali. 14 A tal fine la Direttiva individua le misure atte a garantire la conservazione degli habitat e delle specie di flora e fauna di interesse comunitario elencati nei suoi allegati e stabilisce norme per la gestione dei siti Natura 2000, la redazione della valutazione d'incidenza, il finanziamento, il monitoraggio e l'elaborazione di rapporti nazionali sull'attuazione delle disposizioni della Direttiva, il rilascio di eventuali deroghe. In Italia la Direttiva è stata recepita nel 1997 dal Regolamento D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 modificato ed integrato dal D.P.R. 120 del 12 marzo 2003. La Direttiva indica le misure per la conservazione degli habitat naturali muovendo dalla considerazione che gli stessi sono interessati da un continuo processo di degrado e che le specie selvatiche gravemente minacciate sono sempre in maggior numero, che i pericoli per gli habitat e le specie sono di carattere transnazionale e che perciò è necessario adottare misure a raggio comunitario per la loro conservazione. E’ stato necessario, dunque, individuare delle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e delle Zone di Protezione Speciali (ZPS) ai sensi della Direttiva 79/409/CEE coerenti con la una più ampia rete ecologica europea.

2.3 – LA DIRETTIVA 92/43/CEE – “HABITAT” Alla luce di quanto riportato nei paragrafi precedenti, la Direttiva 92/43/CEE "Habitat" istituisce la rete Natura 2000, rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’Unione europea finalizzato a conservare la biodiversità, garantendo il mantenimento a lungo termine degli habitat e delle specie animali e vegetali minacciate o rare a livello comunitario.

Emerge immediatamente la strettissima correlazione e complementarietà esistente fra la Direttiva 79/409/CEE e la 92/43/CEE. La prima, infatti, finalizzata alla conservazione degli uccelli selvatici (Direttiva Uccelli), individua Zone di protezione speciale (Z.P.S.); la seconda, relativa alla conservazione degli habitat naturali e 15 seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche (Direttiva Habitat), definisce zone speciali di conservazione (Z.S.C.) e siti di importanza comunitaria (S.I.C.). E’ opportuno specificare che nei territori appartenenti alla rete natura 2000 non sono escluse tutte le attività umane, le stesse sono altresì possibili fatto salvo che sia garantita la protezione della natura. La direttiva Habitat, infatti, all’interno dell’obiettivo di tutela ambientale teneva anche "conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali". E’ consentita la proprietà privata dei siti appartenenti alla rete Natura 2000, purché la loro gestione sia sostenibile dal punto di vista ecologico - ambientale oltre che economico.

La Direttiva individua le aree nelle quali la presenza consolidata dell’uomo e dell’attività umana ha permesso il mantenimento di un equilibrio tra attività antropiche e natura. Nelle aree agricole, ad esempio, vi sono specie animali e vegetali rare e minacciate la cui sopravvivenza è legata alla prosecuzione e valorizzazione delle attività come l’agricoltura non intensiva e il pascolo. Gli stati membri sono tenuti a preservare e sviluppare, quando ricorrente, quelli elementi del paesaggio che svolgono ruolo connettivo fra la flora e la fauna selvatiche, al fine di incrementare la coerenza ecologica della rete Natura 2000. 2.4 - PRINCIPALI DEFINIZIONI Per maggiore completezza si riportano le principali definizioni tratte dai testi normativi vigenti in materia:

Z.P.S. – Zona di protezione speciale, ovvero i territori più idonei in numero e in superficie alla conservazione di tali specie, tenuto conto

delle necessità di protezione di queste ultime nella zona geografica marittima e terrestre in cui si applica la presente Direttiva.

Z.S.C. – Zona Speciale di Conservazione: un sito di importanza comunitaria designato dagli Stati membri mediante un atto regolamentare, amministrativo e/o contrattuale in cui sono 16 applicate le misure di conservazione necessarie al mantenimento o al ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat naturali e/o delle popolazioni delle specie per cui il sito è designato. (da DIRETTIVA 92/43/CEE DEL CONSIGLIO del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche) S.I.C. – Sito di Importanza Comunitaria: un sito che, nella o nelle regioni biogeografiche cui appartiene, contribuisce in modo significativo a mantenere o a ripristinare un tipo di habitat naturale di cui all'allegato I o una specie di cui all'allegato II in uno stato di conservazione soddisfacente e che può inoltre contribuire in modo significativo alla coerenza di Natura 2000 di cui all'articolo 3, e/o che contribuisce in modo significativo al mantenimento della diversità biologica nella regione biogeografica o nelle regioni biogeografiche in questione. Per le specie animali che occupano ampi territori, i siti di importanza comunitaria corrispondono ai luoghi, all'interno dell'area di ripartizione naturale di tali specie, che presentano gli elementi fisici o biologici essenziali alla loro vita e riproduzione. (da DIRETTIVA 92/43/CEE DEL CONSIGLIO del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche).

Conservazione: un complesso di misure necessarie per mantenere o ripristinare gli habitat naturali e le popolazioni di specie di fauna e flora selvatiche in uno stato soddisfacente ai sensi delle lettere e) e i)

(da DIRETTIVA 92/43/CEE DEL CONSIGLIO del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche) Stato di conservazione di un habitat naturale: l'effetto della somma dei fattori che influiscono sull'habitat naturale in causa, nonché sulle specie tipiche che in esso si trovano, che possono alterare a lunga 17 scadenza la sua ripartizione naturale, la sua struttura e le sue funzioni, nonché la sopravvivenza delle sue specie tipiche nel territorio. Lo «stato di conservazione» di un habitat naturale è considerato «soddisfacente» quando  la sua area di ripartizione naturale e le superfici che comprende sono stabili o in estensione,  la struttura e le funzioni specifiche necessarie al suo mantenimento a lungo termine esistono e possono continuare ad esistere in un futuro prevedibile e  lo stato di conservazione delle specie tipiche è soddisfacente, cioè quando: a. i dati relativi all'andamento delle popolazioni della specie in causa indicano che tale specie continua e può continuare a lungo termine ad essere un elemento vitale degli habitat naturali cui appartiene, b. l'area di ripartizione naturale di tale specie non è in declino né rischia di declinare in un futuro prevedibile e c. esiste e continuerà probabilmente ad esistere un habitat sufficiente affinché le sue popolazioni si mantengano a lungo termine. (da DIRETTIVA 92/43/CEE DEL CONSIGLIO del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche) Habitat naturali: zone terrestri o acquatiche che si distinguono grazie alle loro caratteristiche geografiche, abiotiche e biotiche, interamente naturali o seminaturali.

(da DIRETTIVA 92/43/CEE DEL CONSIGLIO del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche) Habitat naturali di interesse comunitario: gli habitat che nel territorio di cui all'articolo 2: -rischiano di scomparire nella loro area di ripartizione naturale; 18 ovvero -hanno un'area di ripartizione naturale ridotta a seguito della loro regressione o per il fatto che la loro area è intrinsecamente ristretta; ovvero: -costituiscono esempi notevoli di caratteristiche tipiche di una o più delle nove regioni biogeografiche seguenti: alpina, atlantica, del Mar Nero, boreale, continentale, macaronesica, mediterranea, pannonica e steppica. (da DIRETTIVA 92/43/CEE DEL CONSIGLIO del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche) Tipi di habitat naturali prioritari: i tipi di habitat naturali che rischiano di scomparire nel territorio di cui all'articolo 2 e per la cui conservazione la Comunità ha una responsabilità particolare a causa dell'importanza della parte della loro area di distribuzione naturale compresa nel territorio di cui all'articolo 2. Tali tipi di habitat naturali prioritari sono contrassegnati da un asterisco (*) nell'allegato I. (da DIRETTIVA 92/43/CEE DEL CONSIGLIO del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche)

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Cartografia. Parco Alta Murgia www.parcoaltamurgia.gov.it

3. I RAPPORTI TRA LA “POLITICA AGRICOLA COMUNITARIA” E “RETE NATURA 2000”.

L’aspetto produttivo–agricolo dell’area oggetto di studio si lega alle modifiche del quadro di riferimento legislativo comunitario e nazionale, a partire dalla riforma della Politica Agricola Comunitaria 2007/2013 nelle Aree NATURA 2000. A questa si congiunge la PAC 2013/2010, essenziale per la comprensione degli scenari di sviluppo indicati dalla Comunità Europea, che afferiscono tutte le realtà agricole comprese quelle del comune di Ruvo di Puglia.

3.1. IL PASSATO: P.A.C. 2007-2013

A partire dal percorso lanciato da Agenda 2000, si è progressivamente rafforzata l’integrazione delle finalità ambientali all’interno delle politiche di mercato e per lo sviluppo di carattere rurale. È, inoltre, sempre più definito Il ruolo risarcitorio a seguito di avvenuti atti di inquinamento, uno dei principi fondamentali della politica ambientale dell’Unione Europea, secondo cui i responsabili si accollano i costi dei danni provocati, oltre che le responsabilità in ordine ai vari capi d’accusa. La definizione di standard precisi di qualità ambientali socialmente ammissibili, e ambiti di riferimento, riveste un’importanza strategica nel perseguire gli obiettivi di politica

ambientale, sia all’interno del primo fondamento della PAC (politiche di mercato) quanto per lo sviluppo rurale. Qualora non fossero rispettati questi requisiti si verificherebbe la riduzione del sostegno ad essi destinato, costituendo una formula di sostegno condizionato anche detta condizionalità (cross compliance) atta a subordinare l’erogazione di finanziamenti salvo il rispetto di 20 particolari disposizioni normative. Il fronte delle misure di sviluppo rurale, invece, agisce con un sostegno finanziario nei confronti degli agricoltori che partecipano ad un particolare gruppo di interventi; questi vi accedono solo a condizione che si rispettino i requisiti minimi e che vi sia un impegno nel produrre ulteriori sforzi o si adottino comportamenti oltre l’ordinario e di arricchimento per la società. II regime di sostegno condizionato subordina la totale distribuzione degli aiuti diretti da parte dell'Unione Europea al rispetto di Criteri di Gestione Obbligatori, in sigla CGO, e degli Atti in forma di direttive e regolamenti comunitari, oltre ad alcune Norme definite Buone Condizioni Agronomiche e Ambientali in sigla BCAA. Con il DGR n 181 del 27/02/02007 la Regione Puglia ha recepito e attuato il Decreto M.I.P.A.A.F. 21 Dicembre 2006 n.12541, relativo alla "Disciplina del regime di condizionalità della PAC e abrogazione del decreto ministeriale 15 dicembre 2005". Revoca della DGR n.510 del 31/05/05 e della DGR n.180 del 21/02/06.

Nel seguente elenco s’illustra il contenuto degli Atti e Norme cogenti, alla base della PAC 2007-2013, poste a condizione delle aziende agricole e in funzione della tipologia delle stesse.  CRITERI DI GESTIONE OBBLIGATORI: -Conservazione degli uccelli selvatici Le misure adottate dall'Unione Europea per la conservazione degli uccelli selvatici si applicano a tutti quei fattori che possano influire sulla loro popolazione ed alle attività umane causa di inquinamento, alterazione o distruzione degli habitat, cattura, estinzione dell’avifauna e conseguente commercio. -Gli agricoltori, nello svolgere le loro attività, possono influire negativamente sui detti elementi, dovendo quindi rispettare le

necessarie prescrizioni se una parte o la totalità delle superfici dell’azienda in essere si trovano in una Zona di Protezione Speciale o aree limitrofe, influendo negativamente sulla ZPS. -È necessario produrre, a firma di un tecnico competente, una Valutazione d’Incidenza che consenta il rilascio di un’autorizzazione (es. concessione edilizia) per realizzare piani di miglioramento 21 aziendale o simili attività. -È necessario rispettare le Buone Condizioni Agronomiche e Ambientali -È necessaria una norma vigente sull’attività venatoria -È necessario rispettare le norme per la protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento provocato da sostanze pericolose, percolato e simile La politica dell’Unione Europea da oltre un trentennio (Dir 80/68/CEE), esplicita la necessità di proteggere l’ambiente e le acque dall’inquinamento. Con questo fine sono state adottate delle specifiche misure di protezione da attuare a livello nazionale tramite il D.lgs. 152/99 (art. 20. Zone vulnerabili da prodotti fitosanitari e altre zone vulnerabili). Le regioni inoltre identificano le aree di cui all'articolo 5, comma 21, del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 194 (a), al fine di tutelare le risorse idriche o simili settori dall'inquinamento che possa derivare dall'uso di prodotti fitosanitari. Tutte le aziende agricole devono quindi rispettare il divieto di scarico diretto di sostanze inquinanti nelle acque sotterranee e nel sottosuolo. Per effettuare, inoltre, lo scarico in acque superficiali o in rete fognaria di acque provenienti da produzioni agroindustriali è necessario munirsi delle autorizzazioni previste dalla legge.

-Impiego di fanghi di depurazione in ambito agricolo

I fanghi di depurazione sono utilizzati in agricoltura in esclusive condizioni e nelle dosi definite dalla legge (Dir 86/278/CEE), purché non contengano sostanze tossiche nocive. Tutte le aziende che compiono a vario titolo, lavorazioni su terreni interessati da fanghi,

rispettando l’Atto A3 dei Criteri di Gestione Obbligatori, e nello specifico: - Osservare le distanze dai siti sensibili (abitati, strade, sponde dei fiumi, pozzi e sorgenti, cave, gole, inghiottitoi e simili) e altre prescrizioni previste dalla norma. 22 - Salvaguardia delle acque da inquinamento da nitrati di provenienza agricola Una delle principali conseguenze dell’attività agricola è costituita da inquinamento delle acque da nitrati; questo si deve principalmente all’abuso di effluenti zootecnici, oltre ai concimi ed ammendanti. A causa dell’alta solubilità nei liquidi, i nitrati costituiscono un potenziale contaminante delle acque. La Regione Puglia è contraddistinta da zone in maggior misura sensibili a queste forme inquinanti (DGR n. 2036 del 20/12/2005 in riferimento alla Dir 91/676/CEE "Designazione e perimetrazione " delle "Zone vulnerabili da Nitrati di origine agricola". (B.U.R.P. n° 13 del 26/01/06). Queste zone, definite “vulnerabili”, sono soggette a maggiori restrizioni negli apporti di azotati. Le superfici che ricadono in tutto o in parte in una Zona Vulnerabile devono: -Rispettare il limite massimo di 170 kg di apporto di azoto zootecnico per ettaro e per anno, -Rispettare il Piano Regionale specifico come previsto dal D.G.R. n. 19 del 23/01/2007 - "Programma d'azione per le zone vulnerabili da nitrati -Attuazione della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato da nitrati provenienti da fonti agricole ". (B.U.R.P. n° 19 del 6/02/2007), -Impiegare i fertilizzanti che garantiscano l'equilibrio tra il previsto fabbisogno di azoto delle colture e l'apporto di azoto proveniente dal terreno e dalla fertilizzazione. Inoltre è necessario tenere in conto: -della situazione del suolo, del tipo e della pendenza

-della situazione climatica, del carattere delle precipitazioni e dell'irrigazione; -del tipo di uso del terreno e delle consuetudini agricole, e/o lo schema di rotazione delle colture.

-Conservazione degli Habitat naturali e seminaturali 23

In Europa il principale strumento che tutela la biodiversità (per la tutela di habitat e specie animali e vegetali considerati di particolare rilevanza) è la "Direttiva Habitat" insieme alla "Direttiva Uccelli". La rete ecologica europea, Rete NATURA 2000, è costituita da: -Zone di Protezione Speciale (ZPS), -Siti d'Importanza Comunitaria (SIC). Le aree limitrofe o del tutto o in parte ricadenti in un SIC, possono influire in maniera negativa sul SIC stesso; per questo si prevede quanto segue: -È necessario produrre, a firma di un tecnico competente, una Valutazione d’Incidenza che consenta il rilascio di un’autorizzazione (es. concessione edilizia) per realizzare piani di miglioramento aziendale o simili attività. -È necessario rispettare le Buone Condizioni Agronomiche e Ambientali -È vietato raccogliere, collezionare, estirpare, fendere o distruggere specie vegetali in elenco alla Direttiva e possedere o trasportare, cedere, vendere esemplari raccolti nell'ambiente. -Rispettare eventuali Piani gestionali del SIC.

- Sanità Pubblica e salute degli animali Identificazione e registrazione degli animali Con il fine di tutela della salute e dell’interesse collettivo, i legislatori comunitari, nazionali e regionali, hanno aderito ad uno strumento di controllo del settore zootecnico, così da favorire l’identificazione di ogni animale allevato e di registrarne gli spostamenti. Di

conseguenza, la sorveglianza epidemiologica e l’intervento su emergenze di carattere sanitario, sono assicurate dalla tracciabilità degli animali, delle loro carni, dei prodotti derivanti, reprimendo frodi e reati di contraffazione. Quattro sono gli elementi su sui ci basa l’anagrafe bovina: -il bollo auricolare posseduto da tutti i bovini, che corrisponde ad un 24 numero univoco. -il registro aziendale che registra le nascite, gli spostamenti e la morte degli animali aziendali. -il registro degli spostamenti geografici degli animali tramite passaporto identificativo -una banca dati contenente ulteriori informazioni relative agli allevamenti e agli animali.  BUONE PRATICHE AGRICOLE: -EROSIONE DEL SUOLO: Protezione del suolo mediante misure idonee. Norma 1.1: operazioni per la regimazione, anche temporanea, delle acque superficiali di terreni in pendio. Questa norma viene applicata in superfici a seminativo con esclusione delle zone soggette all'obbligo del ritiro dalla produzione set-aside e lasciate incolte, incluse le lavorazioni di agricoltura biologica, e per quelle con produzioni non alimentari o animali. In caso di zone agrarie carenti di sistemazioni idrauliche, inerbite in maniera continua o ricoperte da colture che permangono annualmente, la norma si applica ai terreni con pendenza media superiore al 10%. La protezione del suolo dall’erosione, fatta salva la normativa comunale vigente, trova applicazione sui declivi, soggetti ad erosione significata dalla presenza di incisioni diffuse e /o rigagnoli, privi di sistemazione idraulica come terrazzamento o gradinamento.

La disposizione prevede: -esecuzione di solchi acquai provvisori, in modo che la raccolta delle acque meteoriche, anche a monte dei terreni, non deteriorino la funzione del solco stesso perché di breve gettata e lo convoglia in

fossi ed alvei naturali, se esistenti, lungo i bordi dei campi. Fanno salvo gli appezzamenti costantemente inerbite o con colture che occupano l’intera annata agraria. -Realizzazione di drenaggi sotterranei con lavorazione del terreno con aratro talpa; -seminagione su sodo; 25 -lavorazione lieve e sostituzione dell'aratura profonda con ripuntatura o lavorazione equivalente seguita da erpicatura superficiale); -fasce inerbite e trasversali rispetto alla pendenza massima, con larghezza oltre i cinque metri e distanza non superiore a 60 m;

-SOSTANZA ORGANICA DEL SUOLO: Conservazione dei livelli di sostanza organica del suolo mediante opportune pratiche

Norma 2.1: Utilizzo delle stoppie e dei residui di origine vegetale

Questa norma si applica alle superfici a seminativo, siano questi coltivati con metodi di agricoltura biologica, destinate alla produzione non alimentare o animale. A queste si aggiungono le superfici a seminativo e/o non coltivate durante tutto l’anno e/o ammissibili all’aiuto diretto, in condizioni agronomiche e ambientali a norma dell’art. 5 del regolamento (CE) n. 1782/03. Per provvedere quindi, a una corretta gestione dei residui colturali, è: -Vietata la bruciatura delle stoppie e delle paglie, della vegetazione presente al termine dei cicli produttivi di prati naturali e/o seminativi per le aziende agricole nei territori ricadenti nei siti SIC e ZPS, ai sensi della D.G.R. n. 1022 del 21/07/2005. -Per le aziende agricole ricadenti nei restanti territori, la bruciatura delle stoppie deve rispettare tutte le prescrizioni riportate nella L.R. n. 15 del 12/05/97.

Prescrizioni per le aziende ricadenti nelle zone SIC E ZPS individuate ai sensi della D.G.R. 1022 lei 21/07/2005 riportate nell’Appendice C delle N.T.A. del P.U.G. di Ruvo di Puglia. Data l’importanza che le stoppie rivestono per molte specie, anche prioritarie, di interesse comunitario e dei loro cicli riproduttivi, si applica quanto segue: 26 “La bruciatura delle stoppie può avvenire, lì dove consentito, esclusivamente dopo il 1 settembre”.

-STRUTTURA DEL SUOLO: conservare la struttura del suolo mediante misure adeguate Norma 3.1: Forme di tutela della struttura del suolo attraverso la conservazione in efficienza della rete di scolo delle acque superficiali. È necessario conservare in efficienza la rete di scolo per il deflusso delle acque di superficie e, ove pertinente, la baulatura. Si prevedono i seguenti adempimenti: - mantenimento della rete idraulica aziendale, manutenzione gestione e conservazione delle scoline e dei canali collettori, per garantire efficienza e funzionalità delle acque di scolo. Le zone SIC e ZPS, individuate a livello regionale, devono effettuare la manutenzione della rete di scolo aziendale nel periodo compreso tra luglio e settembre. Sono ammesse le seguenti deroghe: - Sono fatte salve le disposizioni di cui alle Direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE - Esistenza di drenaggio sotterraneo.

- LIVELLO MINIMO DI MANUTENZIONE: Garantire un livello minimo di manutenzione al fine salvaguardare gli habitat.

Norma 4.1: Salvaguardia del pascolo permanente

La norma si applica alle superfici a pascolo permanente e/o in quei terreni utilizzati per la coltivazione erbacea e di piante da foraggio,

coltivate, seminate o naturali, quindi spontanee, e non caratterizzate da colture soggette ad avvicendamento per cinque o più anni. Per garantire un livello minimo di manutenzione dei terreni e salvaguardare gli habitat, le superfici a pascolo permanente rispettano le seguenti indicazioni: -divieto di mutamento della superficie a pascolo permanente a 27 norma dell'art.4 del regolamento (CE) n. 796/04 e ulteriori trasformazioni, o per meglio dire, la conversione della superficie a pascolo permanente ad altri usi all'interno dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciali, indicati ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE, facendo salve ulteriori prescrizioni da parte delle competenti autorità in materia di gestione; - esclusione di trasformazioni del terreno salvo nei casi connessi al rinnovo e/o infittimento del cotico erboso e alla gestione dello scolo delle acque.

Norma 4.2: Gestione dei suoli ritirati dalla produzione (set-aside)

La norma si applica alle superfici a seminativo sottoposte a ritiro dalla produzione (set-aside) e prive di colture durante l’anno intero e ulteriori zone ritirate dalla produzione ammissibili all’aiuto diretto, di cui si garantisca la buona condizione agronomica e ambientale. La norma inquadra quanto segue: a) Presenza di una copertura vegetativa, naturale o artificiale, lungo tutto l'anno; b) Realizzazione, quantomeno una volta all’anno, delle seguenti operazioni colturali: - sfalcio o trinciatura della vegetazione; - trasformazioni superficiali di frangizollatura o erpicatura per i terreni lavorati prima del 31/12/2005; - equivalenti attività per i terreni non lavorati al 31/12/2005. Per le zone SIC e ZPS è fatto divieto di ricorrere allo sfalcio e alle operazioni equivalenti per un periodo di 150 giorni compreso tra il 15

marzo ed il 15 agosto, mentre nelle altre zone vige il divieto di sfalcio nel periodo compreso dal 1 ° maggio al 31 agosto; Anche in occasione di questa norma sono previste deroghe.

Norma 4.3: Manutenzione degli oliveti

28 Con il fine di garantire un livello minimo di conservazione dei terreni ed evitare il peggioramento degli habitat, gli oliveti devono essere mantenuti in buone condizioni vegetative osservando quanto segue: a) divieto di estirpazione delle piante di olivo ai sensi della Legge 14 febbraio 1951 n. 144; b) realizzazione di tecniche colturali che consentano di mantenere un soddisfacente equilibrato e sviluppo vegetativo dell'impianto della pianta, secondo usi e consuetudini locali consistenti nella eliminazione dei polloni e dei succhioni nati alla base della pianta e sul tronco principale; e) la potatura degli olivi deve essere eseguita perlomeno una volta ogni 5 anni. Anche per questa norma sono previste deroghe.

Norma 4.4: Salvaguardia degli elementi caratterizzanti il paesaggio

Con il fine di garantire un livello minimo di salvaguardia dei terreni e, di conseguenza, la tutela degli habitat, ovvero il mantenimento degli elementi caratteristici del paesaggio sull'intero territorio nazionale, gli operatori agricoli, nell'ambito dei regimi di aiuti di cui all'allegato 1 del Reg.(CE) 1782/03 rispettano le seguenti indicazioni: a) conservazione dei terrazzamenti esistenti, delimitati a valle da un muretto a secco oppure da una scarpata inerbile; b) divieto di realizzazione di livellamenti non autorizzati; e) rispetto dei provvedimenti regionali adottati ai sensi della direttiva 79/409/CEE e della direttiva 92/43/CEE; d) adempimento dei provvedimenti regionali per la tutela degli elementi peculiari del paesaggio non compresi alla lettera e): Piano

Urbanistico Territoriale per il Paesaggio (D.G.R. n. 1748 del 15 dicembre 2000).

3.2. IL FUTURO: P.A.C. 2014-2020 Il passaggio dalla vecchia alla nuova P.A.C. si connota quale 29 cardine per la crescita e lo sviluppo del sistema agricolo nazionale. Questa è finalizzata alla convergenza delle varie politiche europee sull’agricoltura, nei campi della ricerca, innovazione, ambiente, salute, industria, occupazione, turismo. L’andamento nazionale italiano registra interessanti segnali di crescita intorno al settore agricolo e nello specifico i settori legati all’export, forti di una ricercatezza e di una qualità produttiva d’eccellenza. Si apprezza, inoltre, un avvicendamento generazionale colto e pronto all’innovazione, i cui protagonisti si affiancano all’attività agricola per scelta e a seguito di una preparazione adeguata e dal timbro accademico. Non da meno è il crescente sviluppo del turismo rurale: una P.A.C. che rispetti l’ambiente e metta in atto adeguati sistemi di salvaguardia della fertilità dei terreni, consente sviluppo per le imprese del turismo e dell’occupazione. Il P.U.G. di Ruvo di Puglia recepisce e applica le indicazioni economiche di respiro europeo in tema di sviluppo etico e sostenibile dell’agricoltura (www.reterurale.it)

-IL GREENING (o pagamento ecologico)

Il Greening rappresenta una delle componenti del nuovo sostegno della P.A.C., nell’indirizzo del giusto riconoscimento dell'importanza ambientale per una buona agricoltura. Dal 1° gennaio 2015, infatti, si è avviato il nuovo sistema di pagamenti diretti. Il rispetto di tre pratiche agricole benefiche per l’ambito climatico e ambientale, consentirà agli operatori agricoli di accedere a tale pagamento:

1. differenziazione delle colture (nel caso di seminativi, esentando le colture permanenti: frutteti, oliveti, vigneti, pascoli) 2. mantenimento dei prati permanenti; 3. esistenza di aree di interesse ecologico. Le tre pratiche agricole vanno rispettate congiuntamente. 30 -DIVERSIFICAZIONE DELLE COLTURE: Si ribadisce che si applica solo in caso di seminativi, escludendo le colture permanenti: frutteti, oliveti, vigneti, pascoli. Seguono i parametri: -minimo due colture nelle aziende la cui superficie a seminativo è compresa tra 10 e 30 ha, nessuna delle quali copra più del 75% della superficie a seminativo; - minimo tre colture nelle aziende la cui superficie a seminativo è superiore a 30 ha, con la coltura principale a coprire massimo il 75% della superficie a seminativo e le due colture principali al massimo il 95%, dovendo, la terza coltura, coprire almeno il 5%. Ovvero, fino a 10 ettari a seminativo, l’agricoltore non è sottoposto a obblighi di diversificazione. Sono altresì escluse dall’obbligo di diversificazione: - aziende con superfici interamente investite a colture sommerse per una parte rilevante dell’anno (riso); - aziende con superfici a foraggio o maggese o prati e pascoli permanenti, per oltre il 75%, purché i seminativi non coperti da questi usi non superino i 30 ettari. Una coltura é considerata diversa se appartiene a un genere diverso.

Quindi:

- il grano duro e grano tenero appartengono entrambi al genere Triticum; - il grano (genere Triticum) e l’orzo (genere Hordeum) appartengono a generi diversi.

I terreni a riposo o inerbiti o dedicati ad altre piante erbacee per la produzione di foraggio sono paragonabili a una coltura differente. Colture invernali e primaverili sono considerate distinte, seppur appartenenti allo stesso genere.

-MANTENIMENTO DEI PRATI PERMANENTI 31

Gli operatori del settore agricolo non possono convertire o arare i prati permanenti, e /o in relazione alla superficie agricola non deve diminuire di oltre il 5%.

-AREE DI INTERESSE ECOLOGICO

Le aziende con un’area superiore a 15 ha a seminativo, devono obbligatoriamente designare un’area di interesse ecologico per almeno il 5% della superficie a seminativo. L’aumento al 7% è prevista a partire del 2018, a seguito di una relazione della Commissione nel 2017 e a una proposta legislativa. Le aziende di dimensioni inferiori ai 15 ha a seminativo sono esonerate dall’obbligo delle aree di interesse ecologico. Sono escluse dall’obbligo delle aree ecologiche: - le aziende con superfici dedicate a colture sommerse per una parte significativa dell’anno (riso); - le aziende con superfici a foraggio o maggese o prati e pascoli permanenti, per oltre il 75%, lì dove i seminativi non destinati a questi usi non superino i 30 ettari. Gli Stati membri stabiliscono tramite un elenco, quali possano essere considerate aree d’interesse ecologico: terreni lasciati a riposo, terrazze, elementi peculiari del paesaggio, strisce cuscinetto, superfici agro-forestali, delimitazioni lungo i margini della foresta senza coltivazione, aree con colture intercalari o copertura verde da assoggettare a fattori di ponderazione (contenuti in allegato al regolamento), aree con colture azoto-fissatrici.

-EQUIVALENZA D’INVERDIMENTO

Al fine di ricompensare quanti già adottino sistemi di sostenibilità ambientale, gli accordi prevedono un sistema di “equivalenza d’inverdimento” che determina che le prassi favorevoli all’ambiente in vigore e attuate, sostituiscano gli obblighi del greening. In questa tipologia rientrano gli operatori di agricoltura biologica e 32 regimi agro ambientali similari e che adottino certificazioni ambientali esclusivamente per le unità aziendali condotte con il metodo biologico o agroalimentare. In nessun caso i Psr potranno remunerare gli impegni del Greening giá remunerati dai relativi pagamenti, evitando il “doppio finanziamento” della stessa misura. Le aziende situate totalmente o parzialmente nelle aree coperte dalle direttive Habitat, Acque e Uccelli sono per definizione titolate a beneficiare del pagamento Greening purché rispettino le pratiche verdi, compatibilmente con gli obiettivi della direttiva in questione.

4. IL P.U.G. DEL COMUNE DI RUVO DI PUGLIA Il territorio in esame è fortemente interessato dalla perimetrazione S.I.C./ZPS “Murgia Alta” IT9120007. Nonostante il PUG non rappresenti finalità edificatorie all’interno del SIC, si evidenziano elementi funzionali e strutturali territoriali ragguardevoli di verifica in modo da evitare interferenze dello strumento di pianificazione comunale(P.U.G.) con le suddette aree oggetto di specifica tutela ai sensi del D.M. 3/4/2000 di recepimento della direttiva 92/43/CEE e 79/409/CEE. Con il fine di rendere ammissibili le previsioni, in funzione della salvaguardia degli habitat naturali e/o seminaturali e delle specie animali e vegetali presenti nel territorio, è sicuramente necessario procedere alla valutazione di incidenza ambientale delle previsioni di sviluppo territoriale del piano urbanistico generale sulle aree sottoposte a specifico regime di tutela. La superficie delle aree del territorio comunale di Ruvo di Puglia direttamente interessate dalla perimetrazione del S.I.C./Z.P.S. (IT 9110032 Murgia Alta) è pari a 9.992ha dell’intero territorio oggetto di pianificazione urbanistica comunale.

4.1. OBIETTIVI DEL P.U.G. Le scelte del PUG perseguono obiettivi e azioni in accordo con le linee di protezione e tutela imposte dalla valutazione ambientale. Sono queste: 33 -Promuovere il riuso e il recupero del patrimonio edilizio esistente;

-Porre un limite al consumo del suolo e all’antropizzazione del territorio;

-Avviare sistemi per la rinaturalizzazione del territorio; -Avviare soluzioni ecocompatibili e di limitazione del consumo: energetico, della produzione di rifiuti, di emissioni di sostanze inquinanti nell’ambiente per la salvaguardia della salute umana e degli ecosistemi; -Avviare procedimenti atti a ridurre/eliminare le emissioni di inquinanti prodotti da attività esistenti (agricole, artigianali o industriali)

-Valorizzare e conservare i caratteri preminenti del luogo, delle sue invarianti strutturali - Revisione profonda dell’approccio all’uso e governo del territorio, da intendere come risorsa da preservare e valorizzare. - Definizione dei problemi inerenti alle problematiche connesse alle condizioni di rischio geomorfologico, idraulico e idrogeologico, la cui rilevazione si deve coniugare strettamente con i contenuti della nuova pianificazione. - Rispetto e potenziamento del tradizionale dualismo tra aree urbane e rurali del territorio di Ruvo di Puglia, integrando meglio la città al suo agro e all’area murgiana dove sorge il Parco Nazionale; avviare, inoltre, modi e forme di governo del territorio agricolo, realtà complementari con le tradizionali attività primarie (agricoltura e allevamento) e le nuove pratiche di “turismo verde”. - Potenziare la viabilità principale e funzionale al sistema produttivo, favorendo collegamenti con i principali nodi di interscambio

merceologico presenti sul territorio (asse viario per Corato e Murgia Alta, area di sviluppo industriale di Ruvo di Puglia e previsione di nuovo impianto e il porto commerciale di ). -Individuazione del fabbisogno insediativo produttivo e residenziale. -Identificare in maniera precisa le aree soggette a rischio idraulico e le strategie idonee alla difesa da tali rischi. 34 -Identificare in maniera quanto più precisa le aree soggette a rischio archeologico e le strategie idonee alla tutela di tali zone.

4.2. RAPPORTI DEL P.U.G. DEL COMUNE DI RUVO DI PUGLIA CON LE AREE NATURALI PROTETTE DELLA PIANIFICAZIONE NAZIONALE E REGIONALE.

4.2.1. PIANIFICAZIONE NAZIONALE La nazione italiana ha recepito le Direttive europee in osservanza alle disposizioni comunitarie, con le leggi 394/91 e 979/82. La legge 394 del 6/12/91 classifica le aree naturali protette al fine di coordinare la promozione, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del paese, costituito da formazioni o insiemi di formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche e biologiche, che rivestano valore naturalistico e ambientale. Con questo fine si individuano i seguenti indici di tutela e di gestione:

- salvaguardia delle specie: animali, vegetali, associazioni vegetali o forestali, singolarità geologiche, formazioni paleontologiche, comunità biologiche, biotopi, valori scenici e panoramici, processi naturali, equilibri idraulici e idrogeologici, equilibri ecologici in genere;

- gestione finalizzata al recupero ambientale che realizzi l’integrazione tra uomo e ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali;

- sviluppo di attività educative, formative di ricerca scientifica e interdisciplinare, di attività ricreative compatibili;

- difesa e assetto degli equilibri idraulici e idrogeologici.

Le aree protette si classificano come segue: -Parchi nazionali: aree terrestri, fluviali, lacuali e marine. Queste contengono uno o più ecosistemi, una o più formazioni, intatti o alterati in tutto o in parte, che richiedano l’intervento sovraordinato ai fini della loro conservazione. 35 - Parchi naturali regionali: aree terrestri, fluviali, lacuali e marine. Queste costituiscono nell’ambito di una o più regioni limitrofe, un sistema omogeneo caratterizzato da uno o più componenti naturali o antropiche del luogo. -Riserve naturali: aree terrestri, fluviali, lacuali e marine. Queste, statali o regionali, contengono uno o più ecosistemi, una o più formazioni, intatti o alterati in tutto o in parte, che richiedano l’intervento sovraordinato ai fini della loro conservazione. L’ambiente marino si distingue per le aree protette, circoscritte ai sensi del protocollo di Ginevra: “area Mediterraneo”, legge 5/3/85 n. 127 e quelle definite ai sensi della legge 31/12/82 n.979. Si segnalano in particolare: - Zone umide: zone naturali o artificiali d’acqua, permanenti o transitorie comprese zone di acqua marina con profondità massima di sei metri, in occasione della bassa marea, definibile di importanza internazionale ai sensi della conservazione di Ramsar. - Ulteriori aree protette: tutte quelle esenti dal punto precedente, gestiti da pubblici o privati.

4.2.2. LA CARTA DELLA NATURA Il Comitato per le Aree Naturali Protette ha approvato, con deliberazione del 2 dicembre 1996, il programma operativo per la “Carta della Natura”, come previsto dall’art. 3 della Legge Quadro sulle aree naturali protette, n. 394/91. La Carta della Natura individua a livello naturale, lo stato dell’ambiente e ne identifica i valori e i profili di vulnerabilità territoriale, con il fine di indirizzare le azioni antropiche allo “sviluppo sostenibile” dell’ambiente. Con questo fine, s’individuano le seguenti fasi:

-riconoscimento degli ambiti territoriali omogenei sul territorio nazionale;

-riconoscimento degli ambiti territoriali omogenei di interesse comunitario e da questi definita, nazionale e regionale secondo la metodologia Corine biotopi; 36 -valutazione degli habitat individuati nella fase due, della loro qualità e fragilità.

La fase (1) definisce le seguenti categorie: Categoria A – Zone di alta qualità naturalistica; Categoria B – Zone a naturalità estesa; Categoria C – Zone agricole; Categoria D – Zone densamente antropizzate e/o degradate. Ad ogni categoria appartengono le seguenti aree di interesse: -Categoria A: tutte le aree che rivestono maggiore importanza naturalistica e sotto apposita tutela, e per le quali sia stata riconosciuta un’importanza naturalistica. -Categoria B: tutte le aree che si caratterizzano per una naturalità diffusa, ad uso agro-silvo-pastorale, con minimo intervento antropico rispetto all’evoluzione naturale, e permanenza di aree vegetali in buono stato di conservazione e con alto valore per le categorie alla categoria A. - Categoria C: aree agricole distinte in aree agricole di tipo estensivo e/o marginale e aree agricole di tipo intensivo. Le prime, in ambienti maggiormente complessi, non interferiscono in modo eccessivo con la sussistenza di specie animali e vegetali. Le seconde, in ambienti agricoli intensivi, sono sottoposte a metodi e tecnologie non rientranti nelle pratiche di agricoltura biologica. - Categoria D: aree in cui l’assetto del territorio è ampiamente urbanizzato e dove l’assetto originario sia fortemente modificato o degradato.

4.2.3. PIANIFICAZIONE REGIONALE

La Legge Regionale n. 19 del 27/7/97 è stata promulgata in attuazione della Legge Quadro Nazionale n. 394/91, in tema di aree protette, con il fine di disciplinare, istituire e gestire le aree naturali protette regionali, garantendo e promuovendo la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale ed ambientale della Regione. 37  Parchi naturali regionali o di interesse sub-regionale Zone estese in cui ricadono gli ambienti naturali e le attività produttive antropiche (colture, nuclei urbani, attività artigianali). In queste zone assieme ad interventi di conservazione della natura si rendono evidenti interventi in direzione di uno sviluppo sostenibile, incentivi per la produzione e lo sviluppo di tutte le componenti antropiche e naturali.  Riserve naturali regionali o sub-regionali Zone di minori dimensioni rispetto ai parchi in cui è prevalente l’aspetto naturalistico e la vocazione al turismo naturalistico, recupero e ripristino dell’ambiente, ricerca scientifica e attività educativa.  Biotopi Zone vulnerabili, minimamente estese e di grande valore scientifico e paesaggistico, con valenza di testimonianza storica e paesaggistica.  Monumenti naturali Zone caratterizzate dalla presenza di alberi pluricentenari, grotte e gravi, pareti rocciose, ridotte rispetto al loro ambito naturale originario; anche in questo caso l’obiettivo è la conservazione di testimonianze che hanno un valore storico, naturalistico e paesaggistico.

4.2.4. Il Parco dell’Alta Murgia La L.R. 19/79 -Norme per l’istituzione e la gestione delle aree protette della Regione Puglia- ha individuato all’Art. 5 numero 7 aree ricadenti nella provincia di Bari meritevoli di tutela. Nell’elencazione riportata nel testo normativo all’art. 5, lettera A si riscontrano le seguenti aree:

A) Provincia di Bari A1. ALTA MURGIA A2. Barsento A3. Foce A4. Laghi di Conversano A5. La Gravina di Gravina di Puglia 38 A6. Lama San Giorgio – Triggiano A7. Fascia Costiera – Territorio di Polignano a valle della SS.16 In riferimento al sopra citato elenco, il territorio del Comune di Ruvo di Puglia, risulta interessato dalla perimetrazione della Murgia Alta, e dall’istituzione del “Parco dell’Alta Murgia.” Questo è istituito dal D.P.R. del 10 marzo 2004, cui segue l’Adozione con pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia (B.U.R.P.) n. 24 del 17/ febbraio/2015, a seguito di Deliberazione di Giunta Regionale n.8 del 08/gennaio/ 2015. 1 Il Parco ha una superficie complessiva di 68.077 ettari e il suo territorio interessa la Regione Puglia, la Provincia di Bari e quella di Barletta, e Trani, le comunità montane della Murgia Nord Occidentale e della Murgia Sud Orientale, e 13 Comuni tra cui quello di Ruvo di Puglia, con una superficie nel Parco di 9.992 ha.

QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

5. IL SISTEMA AMBIENTALE INTERESSATO DAL P.U.G. PREMESSA

Per valutare il grado di incidenza del Piano Urbanistico Generale del Comune di Ruvo di Puglia sul SIC/ZPS, rientrante in parte del territorio comunale, si forniscono gli principali fattori ambientali dell’area in cui ricade la suddetta area protetta.

1 Fonte www.parcoaltamurgia.gov.it

Questi costituiscono i parametri per la valutazione dell’incidenza che le previsioni di Piano potranno avere, direttamente e/o indirettamente, sul SIC/ZPS, in coerenza con quanto espresso nell’allegato G del DPR 357/97. Come già espresso, le indicazioni saranno relative alle componenti del territorio comunale, rientranti negli elementi di carattere 39 abiotico, biotico, così da identificare le particolarità del sistema ambientale interessato. Rincorreranno in questa analisi, anche le possibili interferenze tra le azioni previste dal Piano e le principali componenti ambientali, con particolare attenzione alle possibili interruzioni di processi ecosistemici che si compiono nel SIC/PZS Murgia Alta, IT 9120007, e valutare lo stato di conservazione delle suddette aree di pregio ad un livello soddisfacente.

5.1. CARATTERI EMERGENTI DEL TERRITORIO COMUNALE DI Ruvo di Puglia

L'agro di Ruvo di Puglia presenta vigneti, oliveti e seminativi. È uno dei più estesi della ; di notevole interesse, la macchia boschiva presenta numerosi alberi di quercia roverella (Quercus pubescens) e un sottobosco molto ricco. Il territorio, cosí come detto incluso nel "Parco dell’Alta Murgia", presenta le caratteristiche tipiche del paesaggio carsico pugliese, costituito da doline, valli carsiche o lame, con particolar riferimento al corso superiore di Lama Balice, giá torrente Tiflis. L’agro é caratterizzato da numerose specie vegetali, tra cui spicca la stipa austroitalica ed al sistema dei pascoli appartengono specie endemiche quali le orchidee selvatiche e caratteristici strati erbacei; a questo si aggiunga il fungo cardoncello del sottobosco spontaneo. L’habitat della Murgia Alta registra la presenza di volpi, cinghiali, lepri, ricci, vipere, oltre ad insetti e uccelli, tra questi i rapaci. Importanti anche, ll’interno degli ambienti carsici, esemplari di raganella, rana verde.

6. COMPONENTI ABIOTICHE 6.1. ATMOSFERA: CARATTERIZZAZIONE METEOCLIMATICA e QUALITÀ DELL’ARIA

 Fasce climatiche 40

L’area climatica della Puglia fa parte delle aree a climi marittimi temperati (o climi sub-tropicali a estate secca), ed è caratterizzata da un clima tipicamente mediterraneo, con inverni miti e poco piovosi ed estati calde e secche. Essa appartiene meteorologicamente ad una vasta area del Bacino mediterraneo sudorientale che comprende le terre della parte più settentrionali dell’Africa, la Sicilia, la Sardegna, le zone pianeggianti costiere dell’Italia centro-meridionale, la Grecia, la maggior parte dell’Anatolia, del Libano e della Palestina. Sulla terra lo stesso clima si ritrova sulla costa Californiana, nella zona ristretta della costa cilena, dell’Australia sud-occidentale e della parte estrema del Sud Africa. La catena appenninica ad Ovest offre alla regione un riparo dai venti occidentali, mentre rimane esposta alle correnti atmosferiche che provengono dall’Adriatico e da Sud. Di conseguenza, la Puglia è meno interessata dagli eventi piovosi rispetto alle regioni del versante tirrenico, mentre i cambi di tempo atmosferico risultano spesso bruschi e repentini.

Stralcio Area “Murge Basse”

Il territorio di Ruvo di Puglia si colloca a cavallo tra la zona climatica “Murge basse" e la zona “Murge Alte” dove le aree più interne del territorio sono caratterizzate da clima medio temperato, mentre in prossimità della costa adriatica, soprattutto le aree pianeggianti,

risentono dell'azione mitigatrice del mare che conferisce un clima tipicamente mediterraneo con inverni miti ed estati calde. Nei mesi estivi il dominio delle masse d’aria calda e secca tropicale sul bacino del Mediterraneo favorisce la siccità del clima, mentre i mesi autunnali ed invernali presentano frequente nuvolosità e piogge relativamente copiose portate da venti sciroccali, alternati a periodi sereni ma freddi, favoriti dallo spirare di venti settentrionali (talora di 41 considerevole violenza). Infine, in primavera si intercalano correnti da SO, di provenienza africana, che apportano calori precoci ed aria soffocante. Le temperature medie invernali si attestano attorno ai 7 °C mentre quelle estive attorno ai 24 °C. Durante la stagione primaverile possono verificarsi gelate per effetto delle notevoli escursioni termiche. La piovosità annua si aggira attorno ai 600 mm di pioggia ben distribuiti nel corso dell'anno.

 Temperature La temperatura dell'aria dipende da numerosi fattori, quali la radiazione netta al suolo, la emissività della superficie del suolo, i parametri termici del suolo, la copertura vegetale, l'apporto di calore (advenzione) delle masse d'aria, il vapor d'acqua dell'atmosfera, ecc. Lo studio dettagliato della Puglia mostra che la maggior parte della regione ha un temperatura media annua compresa tra 15° e 17°. Nel mese di Gennaio (generalmente il più freddo) la temperatura oscilla intorno ai 6°, mentre, nel mese più caldo (Luglio), la temperatura si mantiene mediamente intorno ai 25°-26°. Le escursioni medie annue oscillano tra i 16° ed i 18°. I giorni “tropicali”, con temperature medie superiori ai 30°, sono mediamente una trentina lungo la costa barese e nell’entroterra murgiano, mentre i giorni di “gelo”, con temperature al di sotto dello 0°, sono meno di 15 all’anno.

42

-Mappa delle temperature medio-massime

Mappa delle temperature medie

-Mappa delle temperature medio-minime

REGIONE PUGLIA

SERVIZIO PROTEZIONE CIVILE

Centro Funzionale Regionale RUVO DI PUGLIA latitudine 41° 6' 49,12" N longitudine 16° 29' 0,76" E

Ge nna io Fe bbra io Ma rzo Aprile Ma ggio Giugno Luglio Agosto S e tte mbre Ottobre Nove mbre Dic e mbre Giorni

ANNO max min max min max min max min max min max min max min max min max min max min max min max min max min 43

1931 17.0 0.1 14.7 0.5 24.0 0.0 22.5 2.1 31.0 4.7 37.7 14.5 39.5 18.0 40.5 18.5 33.5 15.0 32.0 8.5 20.5 1.7 >> >> 29-ago >> 1932 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 35.0 15.7 36.2 15.0 >> >> >> >> 22.1 5.0 19.0 3.1 >> >> 1933 17.0 0.5 17.0 -0.5 20.5 0.5 25.4 3.0 >> >> 31.8 10.2 39.7 13.0 39.1 12.8 34.4 11.8 29.5 6.9 24.6 5.2 15.8 1.0 19-lug 18-feb 1934 16.8 0.5 17.7 0.5 22.0 1.9 29.1 4.0 31.6 10.0 33.2 13.5 40.1 14.5 38.6 14.0 32.6 13.7 28.5 5.5 23.5 5.0 17.5 4.0 23-lug 15-feb 1935 12.5 0.0 19.6 0.0 20.5 -0.5 28.4 0.2 31.5 3.5 40.0 13.0 37.9 16.0 37.8 13.5 37.1 10.5 32.1 6.0 23.0 5.0 19.2 -0.3 28-giu 5-mar 1936 18.8 3.2 17.9 -0.5 19.9 4.5 24.0 4.5 27.0 9.3 33.8 10.2 38.2 15.7 34.5 14.2 32.6 10.7 24.2 4.1 22.0 2.4 16.0 1.8 28-lug 14-feb 1937 18.5 -0.1 19.5 1.2 24.5 1.1 22.5 5.1 32.6 7.4 37.5 15.0 38.0 15.0 37.6 16.0 33.1 11.2 29.2 7.6 23.0 3.1 17.7 1.0 11-lug 11-gen 1938 17.1 -0.9 13.2 1.3 22.0 1.2 25.3 1.4 27.4 7.5 35.4 11.4 40.2 14.5 35.5 12.3 30.2 10.5 28.0 5.2 23.0 5.4 18.4 -0.5 9-lug 5-gen 1939 20.0 0.8 17.6 -0.5 17.6 -0.9 26.4 5.4 26.1 6.5 39.2 11.5 43.5 16.2 40.1 15.5 31.5 10.9 32.6 4.6 >> >> 17.2 -0.8 22-lug 15-mar 1940 14.1 -3.2 18.0 -7.0 22.2 0.0 26.1 1.5 29.1 9.1 32.6 11.2 37.0 15.0 33.4 11.5 32.0 12.0 >> >> 22.0 4.1 16.0 -0.6 16-lug 16-feb 1941 17.9 -0.2 17.3 1.4 24.0 -0.1 24.8 -0.5 31.9 5.1 35.5 12.5 41.0 12.4 38.5 16.4 32.2 9.5 >> >> >> >> 16.5 -0.5 27-lug 12-apr 1942 12.7 -0.7 16.5 -0.5 20.0 2.0 24.0 4.5 36.0 4.5 38.0 10.5 39.6 14.5 37.3 15.4 35.2 13.0 28.0 8.7 25.5 3.1 17.5 3.9 1943 14.2 -0.5 17.5 1.9 20.0 2.4 28.8 2.5 29.1 5.2 35.0 11.5 37.5 14.4 39.5 15.5 38.3 14.9 26.7 9.0 20.5 3.5 18.6 1.5 1944 16.5 0.0 17.2 -0.8 17.0 -0.5 25.2 2.5 28.0 6.1 34.6 12.0 40.1 15.0 36.5 16.5 37.3 11.9 26.0 6.0 22.1 2.1 17.6 -0.5 1945 11.9 -0.6 18.2 1.0 20.6 1.1 26.5 6.2 36.5 6.5 38.4 12.8 43.2 14.0 42.2 17.1 38.2 9.9 26.0 5.5 20.9 3.1 16.0 0.0 1946 14.6 -0.3 19.1 -0.5 21.0 2.1 24.5 4.4 26.3 10.0 36.0 10.1 37.0 15.4 41.5 15.5 42.5 14.0 29.0 5.1 23.0 4.4 14.2 -0.5 1947 14.2 -0.9 21.0 0.0 25.0 3.0 29.5 4.5 30.4 8.8 34.1 12.2 38.1 16.4 39.4 15.4 30.0 14.0 26.0 4.4 22.5 3.5 17.5 -0.5 1948 17.2 0.0 20.0 -0.5 22.0 1.6 23.4 5.3 28.1 9.1 35.0 11.0 33.5 13.0 38.5 13.0 31.1 13.5 28.0 10.0 23.5 1.4 18.0 -0.2 1949 16.1 1.0 17.5 -0.1 19.1 1.1 29.0 3.2 30.5 8.0 34.8 11.5 36.0 13.6 38.8 11.5 35.2 11.5 27.1 9.5 20.3 4.5 19.1 1.8 1950 16.0 -0.2 20.1 -1.0 23.0 3.1 27.0 6.0 36.5 8.4 36.1 14.2 39.2 17.4 39.1 12.0 33.4 8.1 25.4 3.2 19.5 0.0 10.0 0.0 1951 18.4 -0.4 15.2 2.2 18.5 1.5 20.1 4.4 29.5 8.5 31.5 14.2 34.1 15.0 35.5 16.2 28.1 12.4 28.1 6.5 17.5 3.1 13.6 1.1 9-ago 18-gen 1952 13.1 -0.3 15.0 -0.9 28.6 -0.9 23.0 2.3 28.1 6.4 34.8 14.5 32.7 16.5 35.5 17.4 29.1 12.4 22.6 7.7 17.0 1.5 15.4 -0.5 16-ago 9-mar 1953 10.5 -0.5 12.8 -0.5 17.8 -0.5 23.2 3.9 26.8 5.1 30.1 9.4 34.4 15.4 30.9 14.5 28.5 10.0 23.5 8.1 15.5 2.0 13.2 0.0 18-lug 14-mar 1954 12.3 -0.8 12.9 -0.7 17.5 2.4 19.9 2.1 26.0 5.9 33.2 10.8 35.6 14.3 34.3 14.3 31.2 9.0 21.2 7.8 17.8 0.1 15.6 0.1 28-lug 11-gen 1955 15.6 0.0 18.8 0.4 21.1 -0.4 20.1 2.2 26.7 8.6 30.1 10.1 33.3 13.3 28.9 15.0 24.5 10.1 20.1 7.8 18.8 1.2 17.7 3.3 21-lug 5-mar 1956 13.4 -2.3 9.1 -6.6 14.5 -5.4 23.4 0.0 27.7 6.7 26.8 10.1 30.2 15.6 34.6 16.6 31.1 12.1 24.3 4.4 16.4 1.2 11.2 -0.1 28-ago 15-feb 1957 11.2 1.0 14.5 2.3 19.9 1.0 20.1 4.6 21.2 3.3 30.2 13.3 34.6 15.4 42.2 14.4 >> 11.2 28.9 10.1 21.1 2.2 18.8 -2.3 >> 2-dic 1958 17.7 0.0 20.1 -0.1 20.2 0.0 21.2 1.2 >> >> 32.3 13.2 34.4 16.7 35.6 16.6 30.1 12.2 27.8 5.6 19.9 2.1 18.8 -2.3 12-ago 2-dic 1959 18.8 -2.2 17.8 0.2 23.4 5.4 22.3 5.4 26.6 8.9 31.1 9.9 36.2 14.4 33.3 14.5 28.3 10.1 21.2 6.7 19.9 5.4 17.8 2.3 30-lug 11-gen 1960 17.7 1.1 22.3 0.0 19.9 3.4 21.2 5.7 29.9 5.6 31.5 13.3 34.5 12.9 36.7 16.7 32.3 10.1 26.7 8.8 25.3 4.5 17.8 3.3 18-ago 3-feb 1961 15.3 -1.2 15.7 -2.3 22.2 2.3 28.9 7.7 29.9 7.7 35.0 11.2 36.6 11.2 35.5 12.3 33.4 13.3 29.8 8.8 21.1 2.2 19.9 -0.3 13-lug 8-feb 1962 22.3 -2.2 16.7 -1.2 22.2 -3.3 26.6 4.4 31.1 5.6 32.2 9.1 37.7 14.4 39.9 16.7 35.5 11.1 24.5 8.9 21.1 1.1 16.7 0.1 27-ago 18-mar 1963 17.8 -6.6 17.7 -3.4 23.4 -5.5 24.4 3.3 27.7 8.8 34.9 12.3 34.4 17.8 39.9 14.0 35.6 11.2 27.7 8.7 25.6 5.5 18.9 2.3 14-ago 23-gen 1964 12.3 0.1 18.9 -2.1 19.9 2.3 24.5 4.4 27.8 8.9 32.2 15.6 32.1 13.4 32.3 15.5 32.2 11.1 26.6 6.6 20.9 5.6 16.7 0.1 2-ago 9-feb 1965 19.1 1.1 17.8 -4.3 20.1 1.1 21.1 5.4 31.2 8.8 34.4 10.0 39.9 16.5 38.8 13.4 32.3 11.2 27.8 7.8 26.7 1.1 18.9 1.2 4-lug 11-feb 1966 16.7 -2.2 20.9 4.5 20.1 0.1 27.7 4.5 29.9 8.8 34.6 13.1 34.5 15.6 37.8 16.6 31.9 14.4 26.7 7.8 21.2 2.3 17.8 1.2 5-ago 7-gen 1967 15.5 -1.3 22.2 -3.3 21.3 2.4 21.4 4.2 32.2 8.8 32.3 11.1 36.7 14.6 38.3 16.6 31.3 12.3 28.9 9.5 24.3 3.4 19.4 -2.2 5-ago 12-feb 1968 15.6 -6.1 21.1 -1.1 24.6 0.1 29.7 2.1 35.6 10.1 32.2 12.3 37.9 13.4 33.4 15.4 34.9 12.2 26.7 8.7 23.3 4.2 17.8 0.3 11-lug 14-gen 1969 15.7 1.2 17.6 -4.3 >> >> 28.9 3.3 36.7 10.4 33.4 9.8 >> >> 38.9 13.7 31.4 13.6 25.4 8.9 23.8 1.9 14.8 1.2 >> 12-feb 1970 >> >> 19.1 -1.6 23.6 -0.5 28.2 2.4 26.8 5.2 32.6 10.4 38.7 13.6 39.7 11.2 37.5 10.5 25.0 7.0 20.5 5.2 18.4 0.1 8-ago >> 1971 16.3 1.2 16.7 -0.1 17.1 -2.9 25.9 5.8 30.1 9.9 35.2 12.8 39.1 11.9 36.9 11.1 30.3 7.6 26.4 4.4 22.4 0.1 17.1 0.9 18-lug 3-mar 1972 14.9 2.1 16.1 1.9 22.9 4.7 24.9 5.4 29.2 5.9 33.3 12.6 34.1 14.6 35.9 12.8 29.1 8.6 24.9 2.6 19.8 1.4 16.7 0.6 15-ago 29-dic 1973 15.9 1.4 17.0 -1.4 15.1 -1.5 23.1 2.7 36.9 9.1 35.3 12.7 41.1 14.3 32.3 12.8 31.3 12.6 29.6 6.7 20.0 -2.1 15.0 -2.0 18-lug 30-nov 1974 14.6 1.4 16.1 1.8 21.8 1.8 24.0 3.9 28.4 >> 32.8 10.2 38.9 13.9 36.6 15.1 35.0 11.0 25.8 3.4 19.7 2.8 16.8 2.0 17-lug 15-gen 1975 15.1 -0.8 >> >> >> >> >> >> 27.3 >> 33.3 7.8 35.1 10.9 30.0 13.3 31.6 12.4 26.8 5.3 18.3 -2.2 14.2 -1.2 18-lug >> 1976 14.0 -4.1 15.3 -4.2 15.1 -3.6 >> >> 28.0 7.9 31.8 12.0 34.1 15.3 33.5 13.3 31.6 11.3 30.2 6.1 20.2 0.8 17.2 -2.8 19-lug 9-feb 1977 16.9 0.1 21.9 1.9 26.6 0.5 29.0 3.6 28.5 8.5 33.3 10.9 35.3 14.4 36.1 13.4 30.0 6.7 25.1 8.8 23.1 0.1 15.0 0.2 28-ago 21-nov 1978 15.0 -1.1 18.8 -0.4 19.2 2.4 22.8 3.7 27.1 6.0 35.3 11.9 36.1 14.5 37.0 12.5 29.2 9.9 23.9 3.7 14.8 2.8 17.9 0.2 7-ago 9-gen 1979 18.1 -5.1 17.0 -1.3 20.9 0.2 19.1 3.2 30.3 7.5 32.1 11.9 35.0 14.5 38.0 12.9 28.1 9.8 29.9 8.8 19.7 3.0 19.9 0.7 4-lug 3-gen 1980 16.2 -2.3 18.1 2.0 20.8 2.0 21.1 3.2 25.2 8.2 34.9 10.9 35.1 14.8 38.1 15.0 29.9 12.8 >> >> >> >> >> >> 4-ago >> 1981 14.7 -1.3 17.4 0.2 22.3 4.4 24.4 5.0 30.0 8.2 37.1 12.4 38.1 15.1 36.5 13.6 32.7 11.7 33.0 6.6 21.7 1.0 18.0 -1.2 3-lug 8-gen 1982 18.8 3.1 15.0 -0.1 21.2 2.4 >> >> 28.8 7.4 43.4 14.0 39.2 17.8 >> >> 36.8 16.6 27.0 9.9 20.7 5.4 17.8 1.5 >> 23-feb 1983 19.6 0.0 16.1 -1.1 21.9 0.0 28.1 4.9 36.2 11.0 32.0 11.0 40.1 16.9 35.2 15.5 34.4 13.8 >> >> 18.0 3.9 15.5 1.6 29-lug 5-feb 1984 16.7 0.9 15.0 -0.5 20.0 2.0 >> 5.0 28.6 9.0 33.3 11.9 39.4 14.3 >> >> >> >> 27.8 5.8 22.1 6.7 >> 1.0 >> 16-feb 1985 18.9 -3.7 20.2 -1.0 21.9 0.8 30.8 5.0 >> 10.7 >> >> 40.9 >> 37.3 15.7 32.1 13.0 27.1 8.8 25.3 4.8 19.1 4.6 31-lug 12-gen 1986 17.2 0.0 18.2 0.2 22.5 3.0 27.0 5.0 31.7 12.0 34.7 9.3 37.0 16.6 39.0 16.1 31.7 13.8 27.1 8.1 19.5 4.8 15.6 -0.8 19-ago 27-dic 1987 17.9 -3.2 17.0 -0.3 21.8 -3.4 25.0 2.0 26.4 7.3 >> >> >> >> >> >> 34.7 13.9 26.9 10.8 21.8 3.9 17.9 2.3 >> 7-mar 1988 18.2 2.0 17.1 0.1 21.0 0.0 23.0 4.0 27.3 10.2 30.2 12.1 42.0 17.8 39.0 16.8 36.0 11.9 27.0 8.0 18.8 1.0 16.9 -1.3 6-lug 16-dic 1989 14.0 0.2 18.9 1.6 24.0 4.2 23.8 6.2 27.5 7.2 31.8 11.4 36.2 16.0 33.0 12.8 27.1 13.4 22.1 8.3 22.8 1.5 20.7 0.0 9-lug 11-dic 1990 16.2 1.1 21.5 1.8 24.0 3.6 22.5 5.8 30.4 8.5 33.8 11.2 36.5 16.8 34.8 16.8 33.0 11.0 29.4 9.0 >> >> >> >> 9-lug >> 1991 18.7 4.2 21.4 0.0 27.0 7.5 23.1 7.7 27.8 6.0 36.5 13.6 36.9 15.3 33.6 16.2 32.2 14.0 31.8 6.3 21.6 4.9 13.3 -1.9 25-lug 9-dic 1992 15.4 1.1 16.8 -1.0 >> >> 29.0 6.0 27.0 10.5 32.9 13.1 32.0 15.8 35.7 20.0 32.0 13.5 27.5 9.3 23.0 4.7 18.0 1.2 10-ago >> 1993 16.0 -3.7 15.5 -4.8 24.5 -0.7 26.0 4.3 34.0 11.0 37.0 14.0 39.0 15.0 >> >> 31.0 12.5 30.0 10.0 21.6 4.0 19.0 3.0 >> 24-feb 1994 16.5 2.9 19.1 0.1 26.0 3.4 25.9 4.2 35.5 9.0 36.1 12.8 36.2 18.8 39.9 18.7 36.0 12.3 30.7 7.8 22.0 6.1 19.8 1.3 24-ago 16-feb 1995 20.2 1.0 21.2 3.0 21.8 1.7 25.1 3.0 31.0 9.0 32.3 10.2 36.4 18.0 35.2 14.9 32.2 10.5 24.9 9.0 21.0 2.0 20.3 3.0 3-lug 18-gen 1996 16.7 2.2 16.0 -0.2 18.0 -0.2 25.0 4.5 >> >> >> >> 37.2 15.8 39.0 18.2 30.0 10.7 25.3 7.2 22.0 4.0 20.0 -1.0 12-lug 27 e 28-dic 1997 16.6 1.8 21.6 1.3 22.9 3.6 23.3 1.9 33.0 10.2 38.2 12.3 37.8 17.6 35.1 17.4 34.5 12.8 30.1 6.8 21.4 6.0 17.9 2.5 22-giu 4-feb 1998 18.7 0.9 21.0 2.9 22.0 0.4 27.0 6.3 28.9 10.6 >> 13.8 42.1 14.8 37.3 15.4 34.0 12.9 27.9 9.9 23.9 1.6 16.6 0.5 >> 10-dic 1999 18.0 >> >> >> >> >> 25.4 6.4 32.8 13.0 37.3 14.1 37.5 17.4 41.0 18.0 36.0 14.8 31.0 10.6 22.1 3.3 20.0 2.0 10-ago >> 2000 22.0 -1.7 17.2 1.1 21.4 0.9 28.7 5.1 32.0 12.2 36.0 15.0 43.0 14.9 40.3 18.8 35.1 13.2 28.2 9.9 25.1 6.5 20.8 0.8 4-lug 25-gen 2001 20.4 3.5 19.4 1.0 32.2 6.1 27.1 3.1 35.5 10.9 36.9 12.5 39.8 17.2 38.7 18.4 32.3 12.5 30.9 10.7 22.2 3.7 16.9 -0.5 7-lug 17-dic 2002 17.5 0.2 23.1 1.8 24.0 2.7 23.9 6.5 29.5 12.2 38.2 14.4 36.4 16.3 38.7 16.7 30.1 10.1 29.1 8.6 24.7 4.4 81.4 1.5 4-ago 2-gen 2003 19.7 2.0 14.3 -0.5 22.8 1.3 31.7 -0.7 33.3 11.4 35.8 17.4 40.7 19.4 38.8 18.4 31.0 14.2 28.9 8.5 22.7 6.9 18.5 1.7 23-lug 8-apr 2004 18.4 -1.8 19.8 0.3 24.9 1.3 22.9 7.2 28.3 9.2 38.0 13.9 39.5 17.0 39.7 16.9 32.5 12.9 31.9 13.3 24.6 2.2 23.5 3.2 20-ago 24-gen 2005 16.9 0.5 18.3 0.2 23.5 -1.8 25.2 5.3 32.2 11.9 38.2 11.7 39.4 15.7 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2006 >> >> >> >> 25.8 0.5 27.4 5.5 36.1 10.8 39.8 10.2 35.0 16.4 38.3 14.5 32.0 15.0 31.4 8.3 23.4 2.7 20.3 3.5 >> >> 2007 22.8 3.6 20.3 3.9 21.9 4.4 26.9 7.7 32.8 12.1 42.5 15.6 43.1 17.8 40.5 17.9 36.0 11.3 29.3 6.6 23.1 3.8 17.2 -3.2 24-lug 16-dic 2008 19.5 0.2 19.7 -0.3 23.6 4.4 26.3 7.4 36.1 11.5 34.6 15.1 40.0 16.5 41.2 19.1 >> >> >> >> 25.5 1.1 20.1 0.8 >> 18-feb 2009 16.9 0.8 19.6 -1.5 22.9 2.0 23.9 8.4 >> >> 34.8 12.7 41.6 17.4 37.7 18.8 35.1 14.1 28.7 3.9 22.9 4.4 22.5 -1.9 24-lug >> 2010 17.8 1.1 19.0 -0.6 23.9 -0.1 26.4 5.7 31.2 10.1 37.3 12.3 36.5 16.0 35.6 16.8 31.6 12.5 28.3 6.1 23.2 5.3 21.9 -3.2 11-giu 17-dic

Massime temperature, periodo di osservazione 1931-2010

REGIONE PUGLIA

SERVIZIO PROTEZIONE CIVILE

Centro Funzionale Regionale RUVO DI PUGLIA latitudine 41° 6' 49,12" N longitudine 16° 29' 0,76" E

Ge nna io Fe bbra io Ma rzo Aprile Ma ggio Giugno Luglio Agosto S e tte mbre Ottobre Nove mbre Dic e mbre Anno

ANNO max min max min max min max min max min max min max min max min max min max min max min max min max min 44 1931 10.3 4.4 11.3 3.3 14.6 6.3 19.0 7.0 26.3 14.7 30.2 16.7 37.2 21.4 37.5 21.2 30.3 17.2 25.7 13.0 15.8 7.5 9.8 2.5 22.3 11.3 1933 11.3 4.3 13.3 4.7 14.5 4.8 20.2 8.3 22.8 11.5 26.0 14.2 31.1 18.5 30.4 18.1 25.7 15.1 23.0 12.6 17.5 9.3 10.9 5.7 20.6 10.6 1934 10.6 3.4 11.9 4.0 15.6 7.7 21.4 10.8 24.7 13.5 27.7 16.4 31.8 19.2 31.6 19.0 26.6 16.3 20.6 11.6 16.7 9.7 13.3 6.8 21.0 11.5 1935 8.3 3.8 13.5 3.6 12.2 3.6 20.4 8.5 23.0 11.5 30.7 17.6 31.4 19.1 30.8 18.0 28.2 15.9 24.6 13.7 17.8 9.8 12.9 5.8 21.2 10.9 1936 14.6 7.0 11.9 4.5 15.4 7.3 19.7 9.9 22.3 12.5 26.8 15.3 32.6 19.5 30.0 18.0 27.7 16.1 18.0 9.3 15.9 7.9 12.4 4.9 20.6 11.0 1937 12.0 4.0 14.0 5.2 17.0 7.8 18.1 8.1 23.5 12.7 32.0 18.7 31.9 18.6 31.3 19.0 25.8 15.8 21.5 12.9 16.5 8.7 10.7 4.9 21.2 11.4 1938 9.9 3.4 9.8 3.0 16.2 5.2 15.6 6.0 21.7 11.4 29.2 15.9 33.2 18.9 30.1 18.1 24.9 14.3 22.3 12.0 17.2 8.5 11.2 5.3 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11.1 27.1 16.2 28.6 17.8 27.9 17.5 23.7 14.0 17.7 10.2 12.5 5.0 12.3 6.0 18.3 9.9 1979 8.7 2.5 11.4 5.5 15.7 6.9 15.1 6.4 22.2 12.6 26.9 17.4 28.5 18.6 26.8 17.5 23.7 14.2 20.0 12.3 13.6 7.2 12.3 5.4 18.7 10.5 1980 8.9 2.7 11.9 4.8 14.2 6.2 15.7 6.8 20.0 11.0 26.6 15.9 29.7 18.9 30.3 20.0 26.3 16.7 >> >> >> >> >> >> >> >> 1981 8.2 2.3 10.7 3.4 17.3 8.3 19.5 10.2 23.6 13.5 28.5 17.8 28.1 18.3 29.6 19.5 27.0 17.0 23.4 13.7 13.7 6.1 12.2 5.5 20.2 11.3 1982 11.8 5.6 10.1 3.5 13.7 5.3 >> >> 24.2 14.1 31.1 19.7 30.7 21.0 >> >> 28.0 18.5 21.0 13.3 16.0 8.5 12.4 6.4 >> >> 1983 12.4 4.7 9.9 2.9 14.6 6.4 20.5 10.1 25.4 14.5 25.4 16.0 31.6 21.3 28.7 19.0 26.2 16.6 >> >> 13.6 7.6 10.6 5.6 >> >> 1984 11.3 4.7 9.7 4.3 12.6 5.5 >> 8.1 22.1 12.8 26.8 16.4 29.9 19.5 >> >> >> >> 20.6 12.7 16.5 9.4 >> 6.4 >> >> 1985 8.5 2.7 11.5 3.9 14.5 6.8 19.2 10.2 >> 14.8 >> >> 31.6 >> 31.0 20.8 27.4 17.5 20.8 13.1 16.1 8.8 14.2 7.3 >> >> 1986 11.6 4.8 10.7 4.3 14.7 7.3 21.3 10.6 26.7 16.4 26.5 16.6 29.0 19.4 32.9 21.7 26.4 17.1 22.0 13.0 15.4 8.6 10.7 3.9 20.7 12.0 1987 10.9 4.1 11.1 4.5 10.2 2.3 18.6 9.2 21.3 11.8 >> >> >> >> >> >> 29.6 19.3 22.5 14.2 15.2 8.4 12.3 6.1 >> >> 1988 12.4 6.4 12.0 4.1 13.4 5.1 17.9 9.4 23.1 13.8 26.4 16.7 32.8 22.3 31.2 20.8 24.4 15.5 21.3 13.3 12.1 5.8 10.4 3.9 19.8 11.4 1989 10.2 3.1 12.9 4.7 16.8 7.9 19.4 9.9 20.8 11.6 24.8 15.4 28.5 19.0 28.6 18.8 24.7 16.1 18.2 10.4 14.5 7.4 12.1 6.0 19.3 10.9 1990 11.2 4.7 15.1 6.4 17.5 8.4 18.2 9.4 23.2 14.0 27.8 17.7 30.0 19.9 28.8 19.1 26.0 16.4 22.9 14.9 >> >> >> >> >> >> 1991 13.8 7.5 14.1 6.7 19.6 11.6 19.1 10.6 21.4 11.8 28.4 17.8 29.2 19.5 29.2 19.8 26.8 17.4 20.6 12.7 15.6 8.2 8.6 2.7 20.5 12.2 1992 10.5 4.0 11.4 3.8 >> >> 18.8 10.1 22.4 13.8 26.3 16.8 28.2 18.8 31.8 22.2 26.9 17.2 22.4 14.4 17.4 9.8 11.5 5.6 >> >> 1993 10.5 3.6 9.3 2.0 13.3 5.2 19.6 9.6 24.6 15.2 29.0 18.6 30.2 20.1 >> >> 26.5 16.8 22.7 14.2 14.3 8.5 13.4 7.1 >> >> 1994 12.2 5.9 11.0 4.7 18.0 8.0 17.9 9.4 24.7 14.5 27.2 17.5 30.1 21.2 33.4 22.7 28.9 18.5 21.6 13.0 16.8 9.6 13.4 6.4 21.3 12.6 1995 10.9 4.2 15.4 6.9 13.8 5.9 18.2 8.8 24.2 13.9 27.2 17.3 30.9 21.5 28.4 19.5 24.8 16.1 21.7 12.5 14.6 7.6 13.6 8.6 20.3 11.9 1996 11.9 6.5 10.2 3.8 12.3 5.7 18.8 9.5 >> >> >> >> 30.1 19.7 32.0 20.7 23.0 14.7 19.4 12.2 17.4 9.7 12.4 6.4 >> >> 1997 12.4 6.1 13.8 5.1 15.6 7.2 15.3 6.2 25.5 14.8 30.3 19.7 30.3 20.1 29.0 19.8 26.4 17.5 20.3 12.5 15.8 10.3 12.7 6.3 20.6 12.1 1998 11.8 5.6 14.6 6.5 13.3 5.4 20.5 10.6 22.7 13.9 >> 19.7 32.7 22.0 31.8 22.0 25.8 16.9 21.7 13.3 13.8 7.4 10.3 4.1 >> 12.3 1999 11.6 >> >> >> >> >> 19.0 9.9 25.3 15.5 29.2 19.3 29.5 20.4 32.7 22.2 27.3 18.3 23.3 14.0 16.0 8.3 13.4 6.3 >> >> 2000 11.3 3.5 12.7 4.5 16.1 6.8 21.7 11.7 27.2 16.3 29.6 19.2 32.1 20.8 33.1 22.2 27.7 17.8 22.6 13.9 19.5 10.7 15.2 7.7 22.4 12.9 2001 14.3 7.8 14.2 5.9 21.2 11.7 19.0 9.5 25.1 15.6 29.0 18.1 31.9 21.8 33.0 22.6 26.5 16.2 24.7 15.5 16.4 8.9 9.9 3.6 22.1 13.1 2002 11.5 3.9 15.9 7.5 17.2 9.1 19.2 10.5 25.0 15.1 30.0 19.9 31.0 21.4 30.3 20.6 24.9 16.2 22.8 13.4 19.3 11.6 13.2 8.0 21.7 13.1 2003 13.2 6.5 8.8 2.1 15.4 6.5 18.8 9.0 27.3 17.1 32.0 22.0 33.2 23.2 33.5 23.8 25.9 16.7 21.6 13.3 17.9 11.2 13.1 5.8 21.7 13.1 2004 11.3 4.5 13.9 5.7 15.0 6.9 19.0 11.0 22.2 12.7 28.2 18.7 31.7 21.5 31.7 21.3 26.9 17.8 25.4 16.1 16.2 9.5 14.3 8.7 21.3 12.9 2005 10.9 4.5 10.2 2.9 16.0 6.7 19.0 10.0 26.3 16.0 28.8 19.0 31.8 21.8 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2006 >> >> >> >> 15.0 6.6 20.4 11.4 25.9 15.5 29.0 18.5 30.7 21.3 30.8 20.1 26.8 17.7 23.4 14.6 18.0 8.4 14.2 7.2 >> >> 2007 15.6 7.1 15.2 7.5 16.6 8.8 21.1 11.6 25.9 16.0 30.6 20.5 33.6 22.8 32.6 21.9 25.5 15.7 20.2 12.8 14.7 8.3 11.0 5.0 21.9 13.2 2008 14.0 6.5 13.7 5.8 17.7 8.6 20.2 11.0 25.0 15.2 29.4 19.3 32.5 22.4 32.7 22.5 >> >> >> >> 17.9 9.1 12.9 6.0 >> >> 2009 11.8 5.4 11.2 3.2 15.3 6.2 20.0 10.9 >> >> 28.6 17.7 32.6 21.1 32.3 21.3 27.0 17.4 20.4 11.4 17.8 8.5 13.5 6.3 >> >> 2010 10.9 4.2 13.1 5.4 16.0 6.5 19.6 9.8 24.2 14.0 28.9 18.1 31.8 21.2 31.5 20.9 25.9 15.8 20.3 11.7 18.1 9.6 12.8 4.9 21.1 11.8

medie 10.6 4.2 11.9 4.4 14.5 6.2 18.6 9.1 23.4 13.3 27.7 17.2 30.5 19.7 30.5 19.6 26.2 16.4 21.0 12.5 15.9 8.4 11.7 5.4 20.2 11.3 15.7 medie 7.4 8.1 10.4 13.9 18.3 22.4 25.1 25.1 21.3 16.7 12.1 8.5 normali

– Temperature medie, periodo di osservazione 1931-2010

 Precipitazioni La Puglia riceve annualmente poco più di 600 mm di pioggia, con massime precipitazioni concentrate sul Gargano (1100-1200 mm) e minime sul Tavoliere e nel tarantino (400 mm). Il Sub-appennino Dauno si avvicina a 1000 mm, mentre la maggior parte delle aree pianeggianti ha meno di 700 mm. Esse sono concentrate per il 45 60% nei mesi autunno-invernali (80% nel ). Il massimo di piovosità si registra o nel mese di Novembre o in Dicembre, mentre il picco minimo si segnala nel mese di Luglio. La stagione estiva è caratterizzata da grande aridità in tutto il territorio, con precipitazioni scarse (inferiori a 50 mm) un po’ ovunque (per alcuni anni si è anche registrata la totale assenza di pioggia). Al contrario, non sono rari, specialmente negli ultimi decenni, le precipitazioni improvvise di breve durata ed elevata intensità, con punte di 30-50 mm in pochi minuti. Infine, i giorni di pioggia nell’anno sono scarsi, compresi tra 60 e 80, e rare le nevicate (eccetto per l’alto Gargano e il Sub-appennino Dauno).

– Mappa delle isoiete

 Curve di possibilità pluviometrica

Metodo probabilistico TCEV

L’analisi regionale dei massimi annuali delle precipitazione nella Puglia 46 centro-meridionale, che si basa sul modello statistico riferito alla distribuzione TCEV (ROSSI et alii, 1984) con regionalizzazione di tipo gerarchico (FIORENTINO et alii, 1987), ha individuato una zona unica di primo e secondo livello (CASTORANI & IACOBELLIS, 2001), a loro volta suddivise in due sottozone, di cui la prima comprende la Capitanata, il Sub-appennino Dauno, il Gargano e l’Alta Murgia, la seconda include la parte restante del , della Murgia e della Penisola Salentina (CLAPS et alii, 1994). L’analisi di terzo livello, basata sull’analisi di regressione delle precipitazioni di diversa durata con la quota, ha portato all’individuazione di altre due zone omogenee e delle rispettive curve di possibilità climatica.

– Sottozone omogenee

I parametri della TCEV che entrano in gioco nella determinazione della zona omogenee di possibilità climatiche relativa all’area delle Murge entro la quale ricade la nostra area sono i seguenti:

. dati pluviometrici ricavati dagli annali idrologici nelle rispettive stazioni di rilevamento;

. coefficienti regionali Θ* = 0,353, Λ* = 2,121, Λl =17,55; . coefficiente di asimmetria Ca = 1,31; . coefficiente di variazione Cv = 0,45.

Dai dati sopra citati è possibile risalire al fattore probabilistico di crescita Kt,T (in funzione del periodo di ritorno T e della durata t) dato dalla espressione:

Kt,T = Xt,T / μ(Xt) dove Xt,T è il massimo annuale di precipitazione di assegnata durata ed

μ(Xt) è il suo valore medio. La curva di distribuzione di probabilità del rapporto corrisponde alla curva di crescita che ha caratteristiche regionali in quanto è unica nell’ambito della regione nella quale sono costanti i parametri della TCEV. Il valore di

Kt,T o, per semplificare, KT, può essere calcolato in funzione di T attraverso 47 un’approssimazione asintotica della curva di crescita (ROSSI & VILLANI, 1995):

KT = a + b lnT in cui i parametri dell’espressione asintotica sono:

a = (Θ* lnΛ* +lnΛl)/η = 0,1599 b = Θ*/η = 0,5166

T0= Σ ((-1)i Λi* / i!)Γ (i / Θ*) = -0,6631

η = lnΛl + C – T0 = 4,1053 mentre C = 0,5772 corrisponde alla costante di Eulero.

Per semplificare la valutazione del fattore di crescita, nella sottostante tabella sono riportati i valori di KT relativi ai valori del periodo di ritorno più comunemente adottati nella pratica progettuale per la Puglia centro- meridionale:

Nel terzo livello di analisi regionale entra in gioco la variabile spaziale del parametro di posizione delle serie storiche in relazione a fattori locali. Nell’analisi delle piogge orarie è possibile legare il valore medio dei massimi annuali della precipitazione media di diversa durata t alle durate stesse attraverso la relazione:

μ(Xt) = a t n

nota anche come curva di probabilità pluviometrica. Essa è stata ricalcolata in funzione delle diverse quote topografiche delle varie stazioni meteorologiche di rilevamento, ed è diventata:

μ(Xt) = a t (C h + D + log α– log a) / log 24

in cui

a = valore medio dei valori μ(Xl) relativi alle serie ricadenti in ciascuna zona omogenea;

α = xg/x24 rapporto tra le medie delle piogge giornaliere e di durata 24 ore per serie storiche di pari numerosità (in Puglia è costante ed è uguale a 0,89);

C e D sono coefficienti della regressione lineare tra il valore medio dei 48 massimi annuali delle piogge giornaliere e la quota sul livello del mare.

Il settore murgiano entro cui ricade la nostra area è individuata come Zona omogenea 5 (Nord barese ed alla Murgia centrale), ed i valori dei parametri sopra citati sono i seguenti:

a = 28,2 C = 0,0002 D = 4,0837

dai quali si estrapola la curva di probabilità pluviometrica illustrata

Curva di probabilità pluviometrica della Zona 5 (Nord barese e Murgia centrale).

In dettaglio il clima della Murgia è caratterizzato da un regime di precipitazioni invernali ed aridità estiva, con un rapporto medio piogge invernali/piogge estive pari a 3.

 Annali idrologici

49 Attraverso l’utilizzo della distribuzione probabilistica asintotica di Gumbel, elaborando i dati pluviometrici forniti dalla stazione metereologica di Ruvo di Puglia nel periodo 1964-2010, è stato possibile determinare le diverse curve di possibilità pluviometrica per tempi di ritorno pari a 5, 30, 200 e 500 anni, riportate in figura. REGIONE PUGLIA PRESIDENZA SETTORE PROTEZIONE CIVILE Ufficio Idrografico e Mareografico Stazione: RUVO DI PUGLIA lat. 41°06'52,7" long. 16°29'03,6" Tabella piogge intense valore Max ANNI Max intensità 1 ORA 3 ORE 6 ORE 12 ORE 24 ORE 33 mm da ta minuti mm da ta mm da ta mm da ta mm da ta mm da ta 1964 20.0 16/06/1964 15 25.6 16/06/1964 40.6 12/11/1964 46.0 12/11/1964 68.2 12/11/1964 90.8 11/11/1964 1966 20.0 05/10/1966 20 34.0 05/10/1966 35.2 05/10/1966 39.0 20/09/1966 46.0 19/09/1966 48.0 19/09/1966 1967 24.2 18/05/1967 20 26.4 18/05/1967 26.6 18/05/1967 26.8 20/06/1967 27.6 20/06/1967 43.4 12/12/1967 1968 37.6 05/06/1968 30 57.8 05/06/1968 58.8 05/06/1968 59.8 05/06/1968 59.8 05/06/1968 60.0 05/06/1968 1970 20.0 08/05/1970 15 23.8 08/05/1970 25.4 08/05/1970 26.4 18/09/1970 38.8 17/09/1970 58.4 17/09/1970 1971 20.2 03/05/1971 30 20.4 03/05/1971 23.8 18/09/1971 30.2 18/09/1971 43.0 24/02/1971 79.6 24/02/1971 1972 12.4 31/08/1972 15 27.4 09/09/1972 29.6 09/09/1972 40.0 22/02/1972 54.2 22/02/1972 54.6 22/02/1972 1973 31.6 26/09/1973 40 31.6 26/09/1973 33.6 26/09/1973 33.8 26/09/1973 33.8 26/09/1973 38.8 18/06/1973 1974 10.6 07/11/1974 20 24.4 20/07/1974 35.0 30/12/1974 45.4 30/12/1974 55.6 30/12/1974 55.6 30/12/1974 1976 34.0 21/07/1976 30 41.6 21/07/1976 54.6 08/07/1976 54.6 08/07/1976 54.6 08/07/1976 64.0 23/05/1976 1977 >> >> >> >> >> >> >> >> >> 26.6 23/01/1977 35.0 03/06/1977 1978 25.4 21/10/1978 35 26.2 21/10/1978 40.8 21/10/1978 43.0 21/10/1978 44.0 21/10/1978 44.8 21/10/1978 1979 14.0 20/06/1979 10 14.8 20/06/1979 16.4 04/11/1979 31.0 03/11/1979 43.4 03/11/1979 75.6 03/11/1979 1984 32.0 07/08/1984 35 39.0 07/08/1984 39.0 07/08/1984 39.0 07/08/1984 49.2 18/02/1984 74.0 17/02/1984 1985 12.0 18/04/1985 10 19.2 18/04/1985 24.0 18/04/1985 29.0 16/04/1985 39.6 16/04/1985 58.2 16/04/1985 1987 20.4 28/08/1987 15 23.2 28/08/1987 23.4 28/08/1987 39.6 21/11/1987 67.0 21/11/1987 108.8 21/11/1987 1988 >> >> >> >> >> >> >> 36.6 17/09/1988 37.8 17/09/1988 48.2 16/09/1988 1989 15.8 25/06/1989 6 28.0 12/07/1989 31.2 25/06/1989 31.8 25/06/1989 31.8 25/06/1989 31.8 25/06/1989 1990 >> >> >> 15.0 01/12/1990 25.2 01/12/1990 46.6 01/12/1990 77.6 01/12/1990 84.4 01/12/1990 1991 >> >> >> 32.4 16/09/1991 34.2 16/09/1991 34.2 16/09/1991 37.0 21/10/1991 40.4 21/10/1991 1992 >> >> >> >> >> >> >> 50.8 31/12/1992 62.8 31/12/1992 73.6 30/12/1992 1993 11.6 14/06/1993 15 11.6 14/06/1993 30 13.6 14/06/1993 15.8 11/09/1993 20.6 11/09/1993 22.4 27/03/1993 32.2 26/03/1993 1994 8.0 21/07/1994 5 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 11.8 21/07/1994 15 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 13.8 21/07/1994 30 28.8 21/07/1994 36.8 21/07/1994 38.4 21/07/1994 45.4 21/07/1994 46.4 21/07/1994 1995 20.2 12/07/1995 15 28.6 12/07/1995 33.8 11/06/1995 39.4 11/06/1995 43.8 11/06/1995 50.4 05/01/1995 24.2 12/07/1995 30 1996 >> >> >> 11.8 01/12/1996 24.6 01/12/1996 39.6 01/12/1996 52.4 01/12/1996 66.8 01/12/1996 1997 7.4 02/06/1997 15 17.0 13/11/1997 36.6 13/11/1997 47.4 13/11/1997 58.0 13/11/1997 60.2 13/11/1997 11.0 13/11/1997 30 1998 9.0 25/06/1998 5 22.8 07/10/1998 26.4 07/10/1998 33.6 21/01/1998 47.2 21/01/1998 75.0 21/01/1998 15.0 25/06/1998 15 17.8 07/10/1998 30 1999 10.0 02/09/1999 5 30.4 02/09/1999 35.6 02/09/1999 35.8 02/09/1999 48.4 23/07/1999 54.2 08/11/1999 24.6 02/09/1999 15 29.8 02/09/1999 30 2000 12.4 01/10/2000 5 23.0 01/10/2000 25.8 01/10/2000 33.8 10/02/2000 42.8 10/02/2000 48.0 09/02/2000 21.0 01/10/2000 15 23.0 01/10/2000 30 2001 5.0 29/01/2001 5 12.0 25/10/2001 23.0 25/10/2001 26.6 14/01/2001 43.8 13/01/2001 55.8 13/01/2001 8.4 29/01/2001 15 8.6 29/01/2001 30 2002 15.6 26/07/2002 5 58.4 26/07/2002 70.2 26/07/2002 72.4 26/07/2002 80.2 01/12/2002 93.2 01/12/2002 30.0 26/07/2002 15 41.4 26/07/2002 30 2003 6.8 27/08/2003 5 33.2 27/08/2003 44.2 27/08/2003 46.4 27/08/2003 48.0 27/08/2003 74.4 26/08/2003 15.4 27/08/2003 15 20.6 27/08/2003 30 2004 6.2 05/08/2004 5 22.2 05/08/2004 27.8 24/05/2004 29.2 24/05/2004 41.4 03/06/2004 70.6 03/06/2004 13.0 05/08/2004 15 20.8 05/08/2004 30

REGIONE PUGLIA SERVIZIO PROTEZIONE CIVILE Centro Funzionale Regionale RUVO di PUGLIA

50 latitudine 41° 6' 49,12" N longitudine 16° 29' 0,76" E ANNO Ma x inte nsità 1 ORA 3 ORE 6 ORE 12 ORE 24 ORE 39 mm da ta minuti mm da ta mm da ta mm da ta mm da ta mm da ta 2005 >> >> >> 2006 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2007 10.4 26-apr 5 16.8 26-apr 24.8 26-apr 32.4 17-dic 38.4 17-dic 48.0 25-set 16.0 26-apr 15 16.6 26-apr 30 2008 7.8 11-giu 5 19.6 5-nov 22.0 11-giu 34.8 4-dic 42.6 4-dic 57.4 11-giu 15.4 11-giu 15 18.4 11-giu 30 2009 11.0 21-giu 5 38.8 21-giu 46.6 21-giu 48.8 21-giu 56.6 2-ott 71.2 2-ott 28.2 21-giu 15 38.8 21-giu 30 2010 5.8 2-nov 5 26.2 2-nov 45.6 2-nov 61.0 2-nov 64.0 2-nov 78.8 18-ott 12.6 2-nov 15 17.6 2-nov 30

– Massime piovosità (altezza in mm) per 1, 3, 6, 12, 24 ore registrate nella stazione meteorologica di Ruvo di Puglia nel periodo 1964-2010

- Curve di probabilità relative alla stazione pluviometrica di Ruvo di Puglia estrapolate per tempi di ritorno di 5, 30, 200 e 500 anni. nel periodo 1964-2010 REGIONE PUGLIA

SERVIZIO PROTEZIONE CIVILE

Centro Funzionale Regionale RUVO DI PUGLIA latitudine 41° 6' 49,12" N longitudine 16° 29' 0,76" E

Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre Anno

ANNO mm mm mm mm mm mm mm mm mm mm mm mm mm

giorni giorni giorni giorni giorni giorni giorni giorni giorni giorni giorni giorni giorni giorni

piovosi piovosi piovosi piovosi piovosi piovosi piovosi piovosi piovosi piovosi piovosi piovosi piovosi 1923 70 8 81 7 25 4 19 5 2 1 7 1 8 1 28 4 107 4 14 4 29 4 133 16 523 59 1924 144 10 102 13 93 13 47 5 35 3 54 4 20 2 13 2 0 0 32 2 171 9 31 2 742 65 1925 18 3 31 5 73 8 22 5 35 7 17 3 19 3 1 1 74 7 54 6 129 17 25 9 498 74 1926 53 9 9 3 74 11 20 3 19 5 85 6 33 5 24 3 59 6 83 3 24 6 54 9 537 69

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MEDIE 64 8 55 7 58 8 48 6 41 6 30 4 22 2 26 3 50 5 64 7 70 8 76 9 608 72

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>> >> >> >> >> >> >> >> >> 2010 mm 85.0 70.5 76.0 69.0 69.0 71.5 76.7 82.0 82.1 71.2 97.3 71.4 67.4 75.8 71.0 78.2 79.9 67.2 98.0 94.4 62.5 47.1 83.1 60.6 56.7 79.3 63.8 59.2 71.6 48.4 94.4 67.8 48.0 73.2 67.2 79.6 96.4 70.8 60.6 56.2 84.2 50.6 78.2 76.6 99.6 46.2 55.0 46.2 91.4 66.8 69.2 63.4 54.8 94.6 83.2 90.0 76.4 67.0 53.6 60.0 75.0 82.8 55.2 59.8 80.8 84.4

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12-mag tazione meteorologica di Ruvo di Puglia SERVIZIO PROTEZIONE CIVILE PROTEZIONE SERVIZIO 2 >> >> >> >> >> >> >> >> dal 1-ott 6-ott 1-ott 3-ott 2-ott 6-set 6-set 7-dic 6-dic 2-set 3-set 6-giu 2-dic 1-set 1-dic 2-dic 2-dic 3-giu 8-feb 9-nov 23-ott 7-nov 21-ott 4-nov 30-ott 8-nov 23-ott 18-ott 5-ago 1-gen 5-gen 21-dic 21-dic 12-dic 27-dic 17-dic 18-set 17-set 25-feb 25-set 10-feb 19-set 13-dic 18-set 24-feb 31-dic 12-dic 18-feb 20-lug 17-set 13-lug 19-giu 21-lug 16-dic 10-dic 23-apr 7-mag 12-apr 17-apr 12-apr 25-nov 21-gen 10-gen 13-mar 18-nov 13-gen 17-nov 24-nov 24-mar 12-nov 18-gen 18-nov 21-nov 21-gen 14-gen 27-ago 16-ago 23-ago 26-ago 11-mag 41° 6' 49,12" N >> >> >> >> >> >> >> >> mm 85.0 61.0 73.0 60.0 69.0 71.5 60.1 82.1 64.8 98.2 94.5 69.0 61.7 65.0 65.5 64.0 70.8 70.4 62.8 66.8 98.4 97.0 73.6 43.5 47.1 80.0 56.9 78.9 47.2 65.3 56.4 56.2 71.6 47.4 91.4 93.2 58.0 45.4 60.0 38.0 59.0 95.4 66.4 58.0 55.6 79.0 68.8 46.4 77.2 76.2 88.0 42.6 48.2 41.4 84.8 59.8 58.4 63.4 46.4 74.0 73.0 70.0 74.4 56.6 49.0 60.0 74.4 78.8 48.2 58.6 79.2 82.2 110.0 141.2 130.6 138.4 108.0 220.0 123.6 105.8 il >> >> >> >> >> >> >> >> 1-ott 7-ott 8-ott 1-ott 4-ott 2-ott 7-set 6-set 7-dic 6-dic 2-set 6-giu 2-dic 9-lug 4-giu 2-dic 2-dic 2-dic 4-giu 9-nov 23-ott 3-nov 22-ott 4-nov 21-ott 19-ott 5-ago 7-gen 1-gen 6-gen 9-gen 22-giu 21-dic 21-dic 13-dic 28-dic 17-dic 18-set 18-set 28-feb 25-set 10-feb 20-set 13-dic 18-set 25-feb 22-feb 19-giu 31-dic 17-set 26-giu 20-giu 22-lug 12-giu 10-feb 17-dic 11-dic 24-apr 7-mag 18-apr 13-gen 26-nov 21-gen 22-gen 13-mar 19-nov 21-nov 18-nov 20-mar 24-mar 12-nov 22-mar 11-gen 22-nov 13-nov 22-gen 14-gen 24-gen 17-ago 23-ago 11-mag latitudine 1 >> >> >> >> >> >> >> >> mm 62.0 55.0 52.0 56.0 70.0 60.0 69.0 50.2 67.3 54.5 51.5 76.2 55.4 67.0 55.0 86.2 61.7 54.0 91.2 65.3 59.0 75.8 55.6 57.3 69.4 70.0 68.5 32.2 47.1 60.0 35.4 64.8 32.9 50.0 50.0 50.0 55.6 47.4 61.2 64.8 38.2 30.8 59.8 38.0 52.4 67.0 54.6 38.8 55.6 73.0 54.6 33.0 44.4 45.4 44.4 45.4 81.6 37.0 31.8 84.4 37.0 47.0 63.4 45.4 43.8 62.0 52.8 72.2 54.2 41.2 46.2 98.6 51.0 50.2 41.8 50.0 58.6 76.0

117.6 190.0

Giorni più piovosi, s periododi osservazione1923 1923 1924 1926 1927 1929 1930 1931 1933 1934 1935 1936 1937 1938 1939 1940 1941 1942 1943 1944 1945 1946 1947 1948 1949 1950 1951 1952 1953 1954 1955 1956 1957 1958 1959 1960 1961 1962 1963 1964 1965 1966 1967 1968 1969 1970 1971 1972 1973 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 ANNO

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 Qualità dell’aria Considerazioni generali L’inquinamento atmosferico è causato da sostanze chimiche gassose e da polveri immesse nell’aria; la stessa può subire alterazioni dovute alla presenza, in essa, di componenti estranei inquinanti. 53 Questi inquinanti possono distinguersi in gassosi pulviscolari e microbici: - L’inquinamento di tipo gassoso dell’aria riviene dai prodotti delle combustioni di origine industriale e domestici oppure da emissioni specifiche;

- L’inquinamento pulviscolare, riviene invece da attività come la coltivazione di cave, derivazioni dell’esercizio dell’attività agricola, creando pulviscolo origine vegetale;

- L’inquinamento microbico invece é localizzato in aree abbastanza ristrette oltre che presente saltuariamente, (aerosol di impianti di depurazione di tipo biologico, spandimento di concimi liquidi e solidi di provenienza animale). Gli inquinanti dell’aria sono: benzene, monossido di carbonio, anidride solforosa, idrocarburi Policiclici Aromatici, biossido d’azoto,piombo,particolato.

 Sorgenti di emissione presenti nell’ambito territoriale oggetto di studio Lo stato di qualità dell’aria nel territorio oggetto di studio non é soggetto a rilevamenti specifici, rimandando per piú ampia contestualizzazione su base regionale o provinciale, alle rilevazioni dell’ARPA Puglia, con riferimento agli andamenti annuali agiornati al 2014 (www.arpa.puglia.it)

Tra le sorgenti maggiormente riconducibili a forme di inquinamento aereo vi sono: a) - IMPIANTI TERMICI CIVILI (Riscaldamento domestico) I principali prodotti della combustione, rilevanti agli effetti dell’inquinamento atmosferico sono: -particelle solide incombuste o incombustibili;

- composti ossigenati dallo zolfo (per la quasi totalità anidride solforosa e piccole quantità di anidride solforica nella misura del 2-3% della prima) la cui quantità è funzione dello zolfo presente nel combustibile;

- idrocarburi incombusti;

- ossidi di azoto, derivanti dalla combustione dell’ossigeno e dell’azoto 54 atmosferici in funzione della temperatura di combustione;

- ossido di carbonio, la cui presenza nei gas di scarico indica che la combustione è avvenuta in modo incompleto, con conseguente diminuzione del rendimento. In riferimento all’ambito territoriale in esame non si segnala la presenza di tali sorgenti di emissione. Essendo esteso all’intero territorio l’utilizzo di fonti energetiche poco impattanti (presenza della rete cittadina di gas metano).

6.2. RUMORE E VIBRAZIONI CONSIDERAZIONI GENERALI – RIFERIMENTI NORMATIVI Il suono e le onde sonore che consistono in una compressione seguita da una successiva rarefazione dell’aria. Le onde sonore producono nell’orecchio vibrazioni simili a quelle che le hanno prodotte, per venire, dopo complicati procedimenti, inviati al cervello che è sede della vera sensazione auditiva. Anche qui esiste un limite oltre il quale l’intensità sonora produce solo dolore (soglia del dolore); in sostanza si hanno un limite inferiore ed uno superiore di auditività. Ad un suono appena percettibile nel silenzio di una distanza assegnano il valore d’intensità zero, mentre ad uno fortissimo il valore 100. La scala centigrada di valori dell’intensità sonora, risulta debole con i suoni tra 0 e 20 decibel, mediamente deboli quelli tra 20 e 40 decibel, di intensità normale quelli tra 40 e 60 decibel, forti tra 60 e 80 decibel, fortissimi tra 80 e 100 decibel. La soglia del dolore si raggiunge con un suono di 130 decibel. Questa graduazione in decibel serve per indicare il rapporto tra l’intensità sonora minima e quella massima che il suono è in grado di produrre; i due

valori si correlano con le varie frequenze, rappresentabili in un audiogramma. Secondo una stima dell’OMS (l’Organizzazione Mondiale per la Sanità), il 62% della popolazione europea è esposta quotidianamente ad un rumore superiore ai 55 dB ed il 15% subisce livelli di intensità al di sopra della soglia ammissibile dei 65 dB. 55 La normativa nazionale con D.P.C.M. 1/3/1991 ha fornito una perfettibile definizione di “rumore”. La normativa definisce rumore: “qualunque emissione sonora che provochi sull’uomo effetti indesiderati, disturbanti o dannosi o che determini un qualsiasi deterioramento qualitativo dell’ambiente”. Successivamente la Legge quadro sul rumore, L. 26 ottobre 1995 n.447 definisce cosí linquinamento acustico “l’introduzione di rumore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo e alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell’ambiente abitativo o dell’ambiente esterno o tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi”. La semplice emissione sonora, quindi, diventa rumore soltanto quando produce determinate conseguenze negative sull’uomo o sull’ambiente e cioè quando alla fine compromette la qualità della vita. Il D.P.C.M. 14/11/1997 ha determinato successivamente i valori limite delle sorgenti sonore che qui di seguito si riportano.

6.2.1. IL RUMORE DEL TRAFFICO VEICOLARE CONSIDERAZIONI GENERALI Riguardo al “rumore del traffico”, la totalitá degli interventi in previsione al P.UG. mirano a limitare e comunque a diminuire il traffico veicolare. Le indagini a cura del Ministero della Sanità, identificavano una soglia superiore al valore massimo di sopportazione per l’orecchio umano: 75/80 decibel rispetto ai 60 decibel, con particolare riferimento ai centri urbani di grandi dimensioni e zone centrali con traffico intenso, evidenziando la necessitá di regolamentare la materia in ambito di tutela della salute e del bene comune. Le fonti

da cui proviene solitamente il rumore, sono costituite principalmente dal motore, dagli pneumatici, dalla resistenza dell’aria, e dai freni in azione. E’stato osservato, a tal proposito, che l’intensità del rumore del motore alla massima potenza è superata da quella del rumore di rotolamento dei pneumatici, per velocità superiori agli 80 Kg/h, e da quella del rumore derivante dalla turbolenza dell’aria sulla superficie 56 del veicolo, per velocità superiori ai 100 Km/h.

IL TERRITORIO OGGETTO DI STUDIO Con riferimento al territorio oggetto di studio, pur non essendo in possesso di dati specifici, non si rilevano particolari problemi per quanto attiene all’attuale livello di emissioni sonore presenti che sicuramente rientrano, in linea di massima nei valori di legge. In altri temini, non sosno state rilevate ulteriori significative sorgenti di emissione sonora, del tipo “lineare”, poiché il territorio comunale di Ruvo di Puglia, non palesa apertamente la presenza di sorgenti di emissione di tipo “puntuale” (opifici industriali, artigianali, ecc), se non direttamente legate al ciclo agricolo e che possano, quindi, creare pregiudizio in termini di emissioni sonore. Per ultimare lo studio é utile riportare i valori di emissione presunti, comunque rientranti nella norma, ad eccezione fatta per alcune aree circoscritte all’area con caratteristiche estrattive, dove si presume che gli effetti negativi siano riscontrabili in una fascia di 150 mt di distanza dalla sorgente per valori comunque ancora nei limiti di legge.

6.3. SUOLO CONSIDERAZIONI GENERALI Il suolo è un insieme eterogeneo e particolarmente articolato che si genera grazie ad una serie di processi fisici, chimici e biologici, dei quali la disgregazione delle rocce, la decomposizione dei minerali, l’accumulo e la alterazione della sostanza organica sono parte. Esso è una risorsa

limitata, ed è composto da particelle minerali, da sostanze organica, da acqua ed aria e da organismi in esso viventi. E’ il perfetto risultato dell’azione combinata di diversi fattori: cl (clima, temperatura,umidità) o (organismi in esso viventi) r (rilievo, esposizione e pendenza del versante) 57 p (materiale di partenza , roccia madre) t (tempo che intercorre dall’inizio della trasformazione del suolo). Il suolo è un principio fondamentale degli ecosistemi, ed ogni sua minima alterazione può produrre ripercussioni sulla sua capacità produttiva, ed anche sulla qualità dell’acqua che da esso ci giunge e che beviamo, insieme ai prodotti agricoli di cui ci nutriamo. L’acqua infatti, filtrando attraverso il suolo, porta con se in profondità numerose sostanze. Il sistema suolo/sottosuolo svolge molteplici funzioni ambientali, di cui le principali sono: - funzione “portante”; - regimazione dei deflussi idrici; - approvvigionamento idrico; - fornitura di risorse minerarie ed energetiche; - assorbimento e trasformazione degli scarichi solidi, liquidi ed aeriformi; -funzione estetico paesaggistico. Le caratteristiche di ogni suolo, insieme a diversi altre costituenti ambientali, influenzano la copertura vegetale che su di esso si accrescono.

Le proprietà chimiche, fisiche e biologiche variano pertanto per ogni suolo, oltre che tra i diversi strati (orizzonti) dello stesso. La tessitura di un suolo (rapporto tra quantità di argilla, limo e sabbia) con il suo stato di aggregazione, è causa diretta della sua porosità. La permeabilità di un suolo dipende dal volume di interstizi comunicanti tra loro (porosità effettiva) ed è espressa dalla quantità di fluido che lo attraversa. Funzione portante

Tale definizione deriva dalla capacità di un suolo di “sorreggere” insediamenti antropici ed infrastrutture. La porzione territoriale in oggetto è perlopiù caratterizzata dalla presenza di insediamenti produttivi agricoli, zootecnici, turistici ed estrattivi/di frantumazione per la produzione di materiale litoide (ghiaia, sabbia ecc), direttamente collegati alla presenza dei torrenti. 58 Laddove siano presenti tali impianti di frantumazione è evidente un degrado del suolo di origine antropica.

 Regimazione dei flussi idrici Le disposizioni orografiche non assolvono esclusivamente ad una funzione agronomica e ad una straordinaria importanza paesaggistica, ma sono direttiva fondamentale di "regimazione delle acque". Tali opere di regimazione a ridosso di declivi non producono effetti idrologici utili alle zone laddove le sistemazioni hanno sede, ma influenzano i corsi d’acqua che da tali pendenze collinari e montane hanno origine, riducendone la capacità torrenziale e la diffusione delle sistemazioni idraulico-agrarie in buona parte del territorio.

 Rifornimento risorse minerarie ed energetiche Nel territorio esaminato è di facile riscontro la presenza diffusa di siti interessati da attività di estrazione e/o di frantumazione di materiale litoide (ghiaia, sabbia ecc); sono invece completamente mancanti gli impianti di ottimizzazione energetica di risorse presenti nel sottosuolo (estrazione di idrocarburi). Di rilevante importanza è la presenza, in zona, di numerosi impianti di produzione di energia eolica.

 Assimilazione e trasformazione degli scarichi solidi -,liquidi ed aeriformi La funzione ambientale di “assimilazione e trasformazione degli scarichi solidi, liquidi ed aeriformi”, indica ciò che segue: E’ decisamente importante il ruolo che il suolo ricopre nelle dinamiche di inquinamento, poiché esso è in grado di attivare processi bio-chimico- fisici che sono in grado di trattenere diversi tipi di agenti inquinanti, oltre a

garantire le necessarie condizioni allo sviluppo di biomassa che attivi naturali processi di biodegradazione. Ciò favorisce un effetto barriera imponente rispetto all’inquinamento (effetto tampone del terreno) particolarmente alla falda acquifera, laddove l’acqua meteorica è la vera responsabile dello spostamento degli agenti inquinanti all’interno della falda: infiltrandosi nel terreno, 59 innesca procedimenti di lisciviazione e solubilizzazione, ancor prima di arrivare alla falda. Durante i fenomeni di precipitazioni atmosferiche, inoltre, parte dell’acqua in circolo viene prontamente assimilata dal terreno ed altra parte scorre in superficie. La quantità di acqua penetrata nel terreno si distribuisce a sua volta tra le parti che tornano in atmosfera mediante processo di evapotraspirazione e le parti che invece scorrono verso il basso per effetto della gravità per poi nutrire la falda in superficiale e/o in profondità. Laddove ci sia un comparto fratturato, l’acqua penetrata riesce, talvolta, a by-passare comunque le naturali barriere protettive di terreno e suolo, che svolgono ruolo importante di “difesa naturale” dai fattori inquinanti. Qualora, chiaramente, si esaurisca la possibilità di scambio chimico e/o la convertibilità dei processi fisici di immobilizzazione degli agenti inquinanti, il suolo stesso possa potenzialmente divenire parte attiva nel processo di inquinamento, soprattutto allorquando la sua litologia sia soprattutto composta da calcari ad elevato livello di fratturazione.

 Funzione estetico-paesaggistica Nella funzione ambientale “estetico-paesaggistiche” del territorio di studio, particolare importanza assume la geomorfologia, a causa dei caratteristici andamenti orografici attrattori di qualità paesaggistica in territori già di pregio.

6.4 ASSETTO GEOLOGICO E STRUTTURALE A scala regionale, le Murge rappresentano uno dei più estesi blocchi emersi della Piattaforma Apula (fig. 2), il dominio geostrutturale verso cui è

avanzato il fronte della Catena Appenninica (fig. 3) durante la fase orogenica, avvenuta a partire dal Miocene sino al Pleistocene inferiore (Doglioni et al., 1994). L’Avampaese Apulo, che rappresenta il settore pugliese della Piattaforma Apula, attualmente presenta un assetto antiforme, ed è dissecato da numerosi sistemi di faglie, prevalentemente distensive, spesso a componente trascorrente, che ne determinano 60 l’articolazione in settori a diversa entità di sollevamento: il Gargano, le Murge ed il Salento rappresentano infatti tre alti strutturali (horst) principali, a cui si interpongono le grandi depressioni del Tavoliere di Puglia, tra il Gargano e le Murge, e della piana brindisina leccese, tra le Murge e le Serre Salentine.

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Le Murge nel contesto geologico regionale (da Pieri et al., 1997, modificato)

Fig.3 –Sezione trasversale illustrante l’assetto dei domini geostrutturali nel sistema orogenetico Appenninico (da Tropeano M., 2003).

I dati di sottosuolo, provenienti da pozzi profondi per l’esplorazione petrolifera, hanno permesso di ricostruire l’intera successione stratigrafica dell’Avampaese Apulo (fig. 4), costituita, dal basso verso l’altro, da: 1) Basamento cristallino precambrico, individuato sulla base di dati geofisici; 2) Arenarie, siltiti e argilliti di età permo-triassica, individuate da una 62 perforazione condotta nelle Murge nord-occidentali (pozzo Puglia 1, con uno spessore di circa 1000 m; 3) Successione anidritico-dolomitica triassica (Anidriti di Burano – Trias superiore), con uno spessore di circa 1000 m (pozzo Puglia 1); 4) Successione dolomitica giurassica, con uno spessore di circa 3000 m; 5) Serie carbonatica cretacea, diffusamente affiorante sulle Murge, con uno spessore di circa 3000 m; 6) Depositi Plio-Pleistocenici, costituiti da calcareniti bioclastiche ed argille, affioranti sulle Murge prevalentemente in corrispondenza delle depressioni morfo-strutturali.

–Principali unità stratigrafiche affioranti nelle Murge e loro relazioni con quelle perforate nel sottosuolo (da Festa 2003)

La serie carbonatica cretacica rappresenta il litotipo più diffuso in affioramento nel territorio murgiano, ed è costituita da calcari, calcari dolomitici e dolomie ben stratificati, organizzati in strati di spessore molto variabile da qualche centimetro (“chiancarelle”) a pochi metri. Solitamente, queste rocce si presentano compatte, omogenee e tenaci, ma possono essere anche vacuolari e brecciate. Di frequente esse 63 mostrano una intensa fratturazione e un grado di carsificazione assai variabile. Lo schema stratigrafico, valido per il settore murgiano e derivante dagli studi condotti da diversi autori distingue le seguenti unità stratigrafiche: . CALCARE DI BARI (Valanginiano p.p.-Cenomaniano). È costituito da una potente serie di strati (o banchi) in prevalenza calcarei detritici, talora a grana assai fine. Questi calcari (biancastri o più raramente grigio chiari, giallastri o rosati), contengono macroforaminiferi, alghe calcaree e, in qualche livello, grossi lamellibranchi e gasteropodi. Fra gli strati calcarei detritici si notano, con frequenza irregolare, livelli dolomitizzati, alcuni fra questi sono caratterizzati dalla presenza di Ostracodi e Ofhthalmidiidae. Dolomie e calcari dolomitici ricorrono prevalentemente nel tratto medio- superiore della serie. . CALCARE DI (Turoniano sup.? - Maastrichtiano). È per la massima parte rappresentato da una sequenza ritmica (di notevole spessore) di facies carbonatiche costituite, in strati o banchi, da calcilutiti e calcareniti detritiche a grana più o meno fine, a foraminiferi, Ostracodi e alghe; calciluti ceroidi a frammenti di Rudiste; calcareniti a rudiste; calcari incrostanti rossastri e terrosi. Lo spessore complessivo del Calcare di Altamura è stato stimato pari a circa 1000 metri.

Il "Calcare di Bari" (Fig. 5) affiora estesamente nella parte nord- occidentale delle Murge mentre il "Calcare di Altamura" interessa la parte sud-orientale. Queste due unità sono separate da una lacuna stratigrafica, datata al Cenomaniano sup.-Turoniano, testimoniata dalla presenza di depositi continentali, rappresentati da depositi bauxitici (Murgetta rossa-Spinazzola), sabbioso argillosi (Murgia Ferrata-Ruvo di Puglia) o argilloso terrosi (Fasano).

Nella successione del Calcare di Bari si riconoscono alcuni “livelli guida”. Si rimanda alla letteratura delle immagini per approfondimenti di tipo paleontologico.

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– Carta geolitologica delle Murge

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Fig.6 –Quadro sintetico delle principali attribuzioni stratigrafiche del Calcare di Bari

–Schema dei rapporti stratigrafici del Calcare di Bari nel territorio di Ruvo di Puglia (da Foglio 177 della Carta Geologica Ufficiale, 1967)

Dal basso verso l’alto, i “livelli guida” presenti nella successione del Calcare di Bari sono:

 Livello “Andria”: è costituito da un banco calcareo biostromale che si trova al contatto tra dolomie e calcari. Si tratta della porzione più antica di tutta la successione affiorante, riferibile al Barremiano e si rileva nei 66 territori di Barletta, di Andria e di Trani in corrispondenza della blanda Anticlinale di Monte Acuto (MARTINIS, 1961);  Livello “Corato”: è costituito da pochi banchi di calcare bianco o rosato a grana fine, in qualche caso addirittura ceroide. Presenta, al letto, un banco di calcare giallastro. Affiora poco sopra la base della parte esposta del Calcare di Bari tra Corato e . Il più tipico affioramento corrisponde ad un solco erosivo poco ad E di Corato. Lo spessore, misurato in questa località, è di circa 15 m. Il livello è stato riferito al Barremiano-Aptiano;  Livello “Palese”: comprende strati di calcari detritici. Separato dal sottostante livello fossilifero (“Corato”) da un intervallo stratigrafico di circa 400 m, è osservabile oltre che a NO di Bari, anche nelle zone a NO di Bitonto e a S di Terlizzi. Località tipica di affioramento: Torre S. Bartolomeo a E di Palese. Spessore complessivo (presso Palese), una trentina di metri. Età: Albiano. Tra il livello “Palese” e quello sovrastante (“Sannicandro”) la serie è prevalentemente costituita da dolomie e presenta nel tratto superiore un discontinuo livello di breccia calcareo-dolomitica a cemento dolomitico. Sia la parte dolomitica che il livello di breccia hanno spessori assai variabili, in genere in aumento da est verso ovest;  Livello “Sannicandro”: è costituito da un banco di calcare bianco e ceroide. Il livello sovrasta quello precedentemente descritto (“Palese”) di circa 800 m. È bene osservabile nell’area del foglio Bari, specie tra Valenzano, Sannicandro di Bari, Grumo Appula e Palo del Colle (la migliore esposizione si ha però nel foglio 189 “Altamura”, sui fianchi di un solco erosivo, circa 2 Km a 0 di Sannicandro di Bari). Ha uno spessore dell’ordine di 4-5 metri; è riferibile al Cenomaniano;  Livello “Toritto”: è una bancata di calcare macroorganogeno (talora con tracce di stratificazione). Nella serie, si trova a circa 200 metri sopra il

livello “Sannicandro”. Si estende ad O di Toritto per almento 30 Km; attraversa comunque l’area del foglio “Bari” presso il suo estremo sud- occidentale (Masseria Mellini a S di Mariotto). La più tipica località di affioramento è situata nel solco erosivo detto Lama di Grotta, 1 Km a S di Toritto (F° 189 “Altamura”). La bancata ha spessore variabile dai 30 agli 80 metri. Il livello è riferibile al Turoniano (dalle Note Illustrative della Carta 67 Geologia d’Italia scala 1:100.000, Foglio 177 e Foglio 178 “Bari” e “Mola di Bari”, 1967) .

I depositi Plio-Pleistocenici, trasgressivi sui calcari del Cretaceo, sono rappresentati dalla "Calcarenite di Gravina" e dalle “Argille Subappennine” (Pliocene medio? - Pleistocene inferiore, da circa 3,4 a 1,5 M.a.). La Calcarenite di Gravina, nota in Puglia come "tufo calcareo", è costituita da calcareniti organogene scarsamente cementate, e presenta spessori variabili, in funzione della conformazione del substrato; gli spessori maggiori si osservano nelle depressioni morfo-strutturali (graben), assottigliandosi progressivamente fino a sparire in prossimità degli alti strutturali (horst). Le sovrastanti “Argille subappennine” sono invece costituite da argille, argille marnose e silts argillosi.

Le associazioni fossilifere e le strutture sedimentarie osservate nei depositi affioranti sulle Murge hanno permesso di ricostruire l’evoluzione paleoambientale della successione della Piattaforma Apula e dei sovrastanti depositi neogenici e quaternari. In particolare, l’inizio della sedimentazione del Calcare di Bari (dal Valanginiano p.p. all’Aptiano inf.) è avvenuta in un dominio di piattaforma carbonatica interna, poco profonda, caratterizzata da associazioni di facies infralitorali (presenza di facies fangose o melmose calcaree). Nel Cretaceo superiore si verifica un graduale approfondimento del sistema, testimoniato dalla presenza delle facies intertidali-subtidali, caratterizzate da una maggiore diffusione delle rudiste, e da sequenze trasgressivo-regressive, intervallate, a seconda dei casi, da sottili livelli di argilliti arrossate e da crostoni calcareo-terrosi. Questo contesto paleoambientale caratterizza la sedimentazione del Calcare di Altamura, che si chiude con lo sviluppo di ambienti di margine

e di scarpata (Campaniano-Maastrichtiano), in concomitanza con una fase tettonica che conferisce un nuovo assetto fisiografico alla piattaforma. Sulle Murge manca il record sedimentario dell’intervallo compreso tra la fine del Cretaceo e il Pliocene. Solo a partire dal Pliocene superiore, sino al Pleistocene inferiore, durante le ultime fasi dell’orogenesi appenninica, estesi settori dell’Avampaese Apulo sono interessati da 68 subsidenza e da progressivo annegamento, attivando la sedimentazione delle Calcareniti di Gravina, prima, e delle sovrastanti Argille Subappennine, poi (Doglioni et al., 1994; Pieri et al., 1997) (Fig.7). Tali unità hanno registrato il massimo approfondimento che ha coinvolto l’Avampaese Apulo (fig. 8), prima della sua definitiva emersione (Pleistocene inferiore-medio, da 1,5 a 800.000 M.a.), testimoniata dai depositi di chiusura della Fossa Bradanica (es. "Sabbie di Monte Marano" e "Conglomerato d’Irsina”). Il graduale sollevamento che ha coinvolto l’Avampaese Apulo, assieme all’intero sistema appenninico, per la restante parte del Quaternario, associato alle oscillazioni eustatiche del livello del mare, ha prodotto una serie di superfici marine terrazzate presenti non solo sull', ma anche in molti altri settori della regione pugliese. Tali superfici, dette spianate d’abrasione marina, sono delimitate da scarpate più o meno ripide, e sono spesso associate a depositi, marini appunto, noti in letteratura come “Depositi marini terrazzati” (es. Foglio geologico n°176 “Barletta”) e di “Tufi delle Murge” (es. Foglio geologico n°177 “Bari”). Si tratta di litologie prevalentemente calcarenitico-siltose a diverso grado di diagenesi e subordinatamente argilloso-siltose di ambiente marino a circolazione ristretta e modesta salinità, più raramente di mare aperto. I maggiori spessori di questi depositi si rinvengono nei bassi strutturali (graben) e nelle aree prossime alla costa adriatica e all’arco ionico tarantino.

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– Schema paleogeografico dell’Avampaese Apulo dal Messiniano al Pleistocene Medio (Tropeano et al., 2002)

L’intera successione carbonatica dell’altopiano murgiano presenta un basso grado di deformazione, essendo interessata da blando piegamento e da faglie distensive ad alto angolo, con orientazione NW- SE (appenninica), SW-NE (antiappenninica) ed EW, le ultime con 70 componente trascorrente destra (FESTA, 2003). Su queste strutture si impostano le principali scarpate bordiere del blocco murgiano, che presenta una tipica morfologia a gradinata sia sul versante Adriatico che su quello bradanico. La linea di faglia dell'Ofanto, anch’essa sepolta sotto i depositi plio-pleistocenici, separa, a Nord-Ovest, le Murge dal Tavoliere. A Sud-Ovest, invece, il blocco carbonatico murgiano è separato da quello salentino da un'altra importante linea, detta soglia messapica con direzione da a Brindisi, caratterizzata da una scarpata alta circa un centinaio di metri. Queste strutture hanno prodotto inoltre la segmentazione del blocco murgiano in blocchi minori, con differente grado di sollevamento. Un esempio di dette morfo-strutture sono le depressioni chiamate "Graben delle Murge alte" e "Graben delle Murge basse". Questi Graben, paralleli fra loro, sono ampi pochi chilometri e si sviluppano per una lunghezza di un centinaio di chilometri. L’età dei sistemi di faglie varia dal Cretaceo Superiore (le più antiche si trovano nel settore occidentale delle Murge) al Pleistocene Inferiore (es. la Faglia della Valle del Bradano, di MARTINIS, 1961).

 Caratteristiche geomorfologiche A grande scala, le Murge si presentano come un altopiano asimmetrico, allungato parallelamente alla Fossa Bradanica, delimitato da una pronunciata scarpata (la “scarpata murgiana”) lungo il versante bradanico (sud-occidentale), e da una serie di terrazzi morfologici che degradano progressivamente sino al livello del mare, lungo il versante adriatico (nord-orientale). A questo motivo morfo-strutturale principale si aggiungono locali variazioni dell’andamento topografico, legate a fattori tettonici associati a fattori climatici, che hanno influito sullo sviluppo del fenomeno carsico così come sulle variazioni del livello del mare. In particolare, l’azione degli agenti atmosferici e le oscillazioni eustatiche

hanno modellato soprattutto le Murge basse, che si sviluppano a quote relativamente più basse lungo il versante adriatico; gli effetti dei fenomeni carsici, invece, sono notevolmente più evidenti sulle Murge alte, dove la dissoluzione delle rocce carbonatiche già a partire dal Terziario superiore ha dato origine a forme ipogee ed epigee, non obliterate dall’ingressione marina Plio-Pleistocenica. 71 L’altopiano delle Murge paesaggisticamente appare, a tratti, come una vasta e brulla distesa pietrosa in cui il carsismo si presenta in avanzato stadio di sviluppo, anche se i suoi effetti non hanno avuto ovunque la stessa intensità. Lo sviluppo del carsismo sull’altopiano murgiano è favorito dalla concomitanza di un substrato carbonatico e di una fitta rete di discontinuità meccaniche. Gli effetti dei processi carsici si manifestano sia in superficie (carsismo epigeo), attraverso la modellazione del paesaggio, con doline, puli, lame e gravine, sia nel sottosuolo (carsismo ipogeo), attraverso una rete di cavità e fessure, che alterano l’originale continuità meccanica dell’ammasso roccioso. Risultato del fenomeno carsico è anche lo sviluppo di depositi residuali (“terre rosse”), rappresentati da accumuli di materiale insolubile rispetto al processo di carsificazione, che si ritrovano all’interno di cavità o sotto forma di strati. Vasti accumuli di “terra rossa”, in passato soggetti ad attività estrattiva per la presenza di noduli di bauxite, si rinvengono nell’agro d Spinazzola

Le forme carsiche ipogee nel territorio di Ruvo di Puglia presentano uno sviluppo prevalentemente verticale, raggiungendo profondità dell’ordine di qualche decina di metri, occasionalmente di poche centinaia di metri. Da testimonianze storiche, la cavità più profonda in agro ruvese è la Grave Ferratelle, attualmente ostruita, che raggiunge 320 metri di profondità. Altre grotte note sono la Grave della Scoparella, le Grotte del 72 Vagno, la Grotta della Ferrata, la Grava della Cavallerizza, la Voragine di Notarvincenzo. Un elenco completo e aggiornato di tutte le cavità naturali presenti sull’intero territorio comunale è fornito dal catasto realizzato dalla Federazione Speleologica Pugliese a seguito di un rapporto di collaborazione con la Regione Puglia, i cui dati sono gratuitamente consultabili online (http://www.catasto.fspuglia.it/). Delle 2377 cavità naturali censite in Puglia, 24 sono localizzate nel territorio comunale di Ruvo di Puglia (Allegato RG.1)

Foto 2 – Interno della Voragine di Notarvincenzo (Pu1268), che raggiunge una profondità di 84 metri (fonte: Catasto delle Grotte e cavità Artificiali della regione Puglia”).

Aree molto interessanti, sotto il profilo delle forme carsiche di superficie, sono le zone di Altamura e di Gravina, dove oltre a svariate forme minori, sono presenti quattro vaste doline studiate soprattutto da Anelli (1957) e da Colamonico (1917, 1951); il “”, il “Pulo di Gurio Lamanna”, il “” e la “Grave tre Paduli”. Anche nel territorio comunale di Ruvo sono presenti doline, sia di collasso, più 73 profonde e con fianchi ripidi, che di dissoluzione, meno profonde e più svasate. Un esempio è la dolina associata alla Grave della Cavallerizza (Pu1262 nel Catasto Regionale delle Grotte e delle Cavità Artificiali), che è anche stata soggetta a saggi di cava (foto 3).

Foto 3 – Dolina di collasso nei pressi di Grave della Cavallerizza (Pu1262).

La permeabilità per fessurazione o carsismo dei terreni carbonatici favorisce l’infiltrazione e quindi la circolazione idrica sotterranea, a svantaggio del ruscellamento attraverso la rete idrografica superficiale. Infatti, solo in occasione degli eventi di precipitazione particolarmente intensi, le acque di ruscellamento defluiscono in solchi erosivi (lame) di 74 varia ampiezza e profondità, assumendo i caratteri di corsi d’acqua episodici (foto 4). Nei settori marginali dell’altopiano, l’aumento delle pendenze conferisce alle lame i caratteri di veri e propri canyon, o di corsi d’acqua incisi e meandriformi, come quelli che si impostano sul versante nord-orientale dell’Alta Murgia.

Foto 4 – Lama in località Modesti.

A quote meno elevate (da 500 m s.l.m. fino al livello del mare attuale), alla morfologia carsica si sono sovrapposti gli effetti dell’ingressione marina plio-pleistocenica e della successiva fase di sollevamento regionale che ha portato alla formazione di 16 ordini di terrazzi marini posti a quote via via decrescenti (Ciaranfi et al, 1988). Detti terrazzi, disposti a gradinata, sono delimitati verso mare da ripe di abrasione, spesso

controllati da strutture tettoniche rimodellate dall’azione marina.2

6.5. AMBIENTE IDRICO

6.5.1. IDROGRAFIA SUPERFICIALE E SOTTERRANEA 75 Data la costituzione litologica dell’altopiano mancano corsi d’acqua perenni, tuttavia i solchi erosivi, sono numerosi e costituiscono un reticolo assai denso che a luoghi presenta una evidente gerarchizzazione. In particolare nei territori dell’Alta Murgia l’idrografia, come del resto le forme carsiche di superficie, ha conservato uno sviluppo più armonico e completo.

La rete d’incisioni, dette "lame" (Fig.9) che attraversa il territorio murgiano, spesso è impostata su lineazioni tettoniche o parzialmente interessa depressioni legate a fenomeni carsici (doline e polje).

Tali canali, attraverso cui defluiscono le acque superficiali solo in occasione di eventi meteorici particolarmente intensi, corrono paralleli alla linea di costa nei loro tratti superiori. All’altezza della congiungente Gravina-Bari le lame deviano repentinamente verso NNE, sicuramente “catturate” da linee tettoniche trasversali all’altopiano delle Murge.

Le valli hanno sovente versanti slargati e fondi piuttosto piatti ricolmi di terre rosse e brune, mescolate con ciottolame anch’esso alterato. Di frequente, specie intorno a Castel del Monte, si osservano vaste depressioni nate da associazioni di doline ricolme anch’esse di sedimenti alluvionali (Pennetta, 1983).

La loro frequenza cresce spostandosi a Sud; esse presentano un cono di deiezione quando, abbandonate le Murge, si immettono nella Fossa Bradanica.

La formazione del reticolo idrografico murgiano è stata condizionata da

2 Tropeano M., Sabato, L. and Pieri, P. (2002a). Filling and cannibalization of a foredeep: the Bradanic Trough (Southern ). In “Sediment Flux to Basins: Causes, Controls and Consequences” (S.J. Jones and L.E. Frostick, Eds.), pp. 55-79. Geol. Soc. London,Spec. Publ. 191, London.

numerosi fattori quali: le oscillazioni glacioeustatiche del livello del mare, la presenza di fratture e di diverse condizioni litostratigrafiche dei sedimenti carbonatici. Un discorso a parte meritano quelle profonde incisioni conosciute con il nome di “gravine” che tagliano la Murgia di Laterza e di Castellaneta. Si tratta di veri e propri “canyons” formatisi in relazione al graduale 76 approfondimento dei corsi d’acqua nel substrato calcareo.

– Carta dell’antico reticolo fluviale delle Murge

6.6 IDROLOGEOLOGIA

La conseguenza più appariscente della fenomenologia carsica dell’altopiano murgiano, è la scomparsa pressoché totale di un’idrografia superficiale permanentemente attiva e la presenza di un’interessante circolazione idrica sotterranea. Questa è strettamente legata 77 all’evoluzione del fenomeno carsico che ha condizionato la distribuzione dei caratteri di permeabilità delle rocce carbonatiche mesozoiche; infatti le ripetute e sostanziali variazioni di quota subite dal livello di base della circolazione idrica sotterranea hanno notevolmente influenzato i processi di carsificazione. Ad aree interessate da un macrocarsismo, molto spesso, si affiancano aree manifestanti un microcarsismo, come non mancano zone dove, indipendentemente dalle quote, detto fenomeno è quasi assente. Da un punto di vista idrogeologico assume notevole importanza anche l’estesa ed a volte spessa copertura di terra rossa.

La falda carsica murgiana trae la sua prevalente alimentazione dalle precipitazioni che interessano le porzioni più interne ed elevate dell’altopiano, dove le altezze di pioggia raggiungono i 750 mm/anno: qui sono più diffuse le forme carsiche che favoriscono l’infiltrazione delle acque meteoriche.

Essendo l’acquifero murgiano talora limitato al tetto da rocce praticamente impermeabili e dotato di una permeabilità d’insieme spesso relativamente più bassa, le acque di falda sono spesso costrette a muoversi in pressione e a notevole profondità al di sotto del livello mare, con carichi idraulici ovunque alti (spesso dell’ordine dei 30 ÷ 50 m s.l.m.) e sensibilmente variabili lungo la verticale dell’acquifero. Le cadenti piezometriche, con le quali la falda defluisce verso mare, hanno un valore variabile tra il 2 e l’8 per mille.

Lo spartiacque sotterraneo, pressoché coincidente con quello superficiale, è situato nelle zone più elevate dell’Alta Murgia ed è identificabile con la congiungente Altamura--Noci. In virtù di tale posizione, la circolazione idrica sotterranea è più cospicua sul

versante adriatico che non sul lato bradanico. I carichi piezometrici possono raggiungere anche 175 ÷ 200 m sul livello medio marino, in corrispondenza dello spartiacque idrogeologico, con sensibile diminuzione verso il margine sud-orientale (Soglia Messapica) dell’altopiano murgiano; tuttavia non di rado carichi idraulici di 10 ÷ 15 m s.l.m. si osservano anche in aree situate ad appena pochi chilometri dalla 78 linea di costa.

– Carichi idraulici (metri s.l.m.) della falda carsica della media e bassa Murgia. In evidenza i confini comunali di Ruvo di Puglia (dati tratti dal Piano di Tutela delle Acque adottato dalla Regione Puglia, 2007). A proposito dei rapporti con il mare, la sua influenza è evidente lungo tutta la fascia costiera; infatti in queste zone l’acquifero della Murgia manifesta sovente condizioni di criticità, legate fondamentalmente all’intenso sfruttamento della risorsa idrica sotterranea. Tale circostanza, purtroppo si evidenzia attraverso l’incremento dei contenuti salini delle acque estratte. Al contrario, le zone più interne non sembrano interessate dall’intrusione marina come riscontrato in alcuni pozzi profondi anche più di mille metri nei territori dell’Alta Murgia.

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Fig.11 – Area vulnerabile alla contaminazione salina nell’ambito dell’acquifero carsico murgiano (dati tratti dal Piano di Tutela delle Acque adottato dalla Regione Puglia, 2007).

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La falda carsica termina il suo percorso sotterraneo in più punti della costa adriatica e ionica dove emerge sotto forma di sorgenti subaeree e sottomarine, con portate anche di diverse centinaia di litri al secondo (Società Geologica Italiana, 1999). In definitiva, le unità carbonatiche mesozoiche della Piattaforma apula, di cui l’Alta Murgia è parte integrante, rappresentano una riserva d’acqua di notevole estensione e capacità cui attingono numerosissimi pozzi a servizio dei comparti civile, agricolo ed industriale. Murge, Gargano e Salento svolgono, quindi, la funzione di veri e propri serbatoi di acqua dolce idraulicamente connessi. A causa di queste caratteristiche, l’Alta Murgia, e tutto il territorio compreso nei confini comunali di Ruvo di Puglia, si contraddistingue, nell’ambito del Piano Regionale di Risanamento Acque (P.R.R.A., L.R. N° 24/83 previsto dall’art. 4, Legge. N. 319/76) e dell’adottato nuovo Piano di Tutela delle Acque (previsto dall’art. 121 del D. Lgs. n.152/2006), come “zona di possibile emungimento e di salvaguardia idrogeologica”.

7. COMPONENTI BIOTICHE

7.1. CARATTERISTICHE DEL SIC/ZPS IT 912007 MURGIA ALTA RIPRENDERE Nel descrivere le componenti e del paesaggio del SIC /ZPS 912007 MURGIA ALTA, si fa riferimento ai seguenti ed esaustivi stralci articolati in documenti programmatici dall’Ente Parco dell’Alta 81 Murgia, di cui si assimilano le direttive, le norme in materia di tutela degli Habitat e le prescrizioni generali. “Il paesaggio rurale e naturale dell’Alta Murgia, elemento primario dell’identitá dei luoghi, risorsa strategica collettiva delle comunitá locali e patrimonio universale, è stato individuato per intero nel Piano Paesaggistico della Regione Puglia nell’Ambito n.06 Alta Murgia, secondo le denominazioni, caratteri strutturali ed invarianti di seguito riportati ed importanti al fine di comprendere il ruolo svolto dall’edilizia rurale e definire un’apposita e corretta disciplina d’uso del territorio e dei manufatti della tradizione storia locale ivi presenti. Per detto Ambito nel presente Piano sono state individuate quattro unità di paesaggio: Piana ulivetana del versante adriatico, Altopiano della Murgia Alta, Costone murgiano, Piana cerealicola del versante ionico, meglio definite nella Relazione Generale al Piano”

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Identificazione territoriale del SIC/ ZPS Murgia Alta

Con ulteriore riferimento alla formulazione degli scritti del presente Piano Urbanistico Generale, in particolare agli Allegati C e D delle N.T.A, si trascrivono integralmente. La linea normativa prevista per ottemperare alle indicazioni e prescrizioni idonee al raggiungimento

degli obiettivi strategici di conservazione, mantenimento degli Habitat, delle specie protette e di ulteriori elementi fondamentali al sistema Murgia Alta, sono così disposti:

 Allegato C delle N.T.A. del Piano C - Siti Natura 2000 (SIC/ZPS “Murgia Alta”) 83 Definizione: Si tratta di siti zone comunitarie e come nel D.M. del 31 Gen. 2013 “sesto elenco aggiornato dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) per la regione biogeografia mediterranea, ai sensi della direttiva 92/43/CEE” (G.U. n. 44 del 21.02.2013); Prescrizioni: Nell’area del SIC IT9120007 “Murgia Alta” si applicano le norme previste della Direttiva 92/43/CEE, nonché del DPR 120/2003 recante modifiche ed integrazioni del DPR 357/97. Inoltre si applicano le tutele previste dal Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (P.P.T.R.) salvo le ulteriori misure e/o prescrizioni rinvenienti dalla Valutazione di Incidenza ed il rispetto delle norme del PAI ove ricorrente. E’ individuata un’area buffer di mt. 300 dal confine nord del SIC/ZPS, considerata di “attenzione ambientale” (in tav.PS2.1) all’interno della quale, gli interventi e/o progetti e/o Piani di qualsiasi natura comportanti modificazioni del suolo ove non già modificato da opere civili (sistemi/strutture corticali non naturali e/o seminaturali, superfici pavimentate ecc.) nonché movimentazione di mezzi meccanici di trasporto e lavorazioni edili non connessi o necessari alla gestione del sito Natura 2000, sono soggetti a preventiva procedura di “Livello I“ ovvero di screening di Valutazione di Incidenza sul Sito medesimo così come disposto alla D.G.R. 14 Marzo 2006 n. 304 (BURP n.41 del 30.03.2006). Inoltre : a) nell’area del SIC/ZPS e nell’area buffer sono favoriti gli interventi di ingegneria naturalistica, le attività afferenti l’agricoltura e la ricettività agricola, la tutela, valorizzazione e fruizione dei beni naturalistici, culturali e del paesaggio, b) nel SIC/ZPS è vietato :

1. al di fuori degli interventi strategici e di sicurezza della circolazione sulla rete della pubblica viabilità, l’impermeabilizzazione di nuove superfici per la viabilità pubblica e privata; 2.l’alterazione orografica del suolo nonché movimento terre; 3.la installazione di apparecchiature NON domestiche, attinenti reti e/o servizi di telecomunicazioni nonché sistemi di produzione di energia 84 elettrica su pali eolici e/o pannelli fotovoltaici riflettenti; 4.le attività sportive agonistiche comportanti transito di mezzi a motore con esclusione dei mezzi di soccorso e polizia; 5.la distruzione di vegetazione spontanea se non su autorizzazione a seguito di Valutazione di Incidenza; 6. modificazioni significative dell'ambiente, ad eccezione di quelli conseguenti al ripristino/recupero di situazioni degradate, che possano causare turbamento alla fauna selvatica; 7. le arature profonde comportanti dissodamenti alterativi strutturali e/o orografiche del suolo, fatta eccezione per le opere strettamente connesse con la difesa idrogeologica e relativi interventi di mitigazione degli impatti ambientali da queste indotti; 8.la discarica di rifiuti; 9. la caccia; 10. l’apertura di nuove cave. Tutti gli interventi ammissibili di trasformazione fisica del territorio e/o insediativi vanno resi altamente compatibili con la conservazione e ricostruzione degli elementi caratterizzanti il sistema ambientale; le attività agricole vanno condotte in coerenza con la conservazione del suolo e va perseguita la salvaguardia e valorizzazione dell'assetto attuale se qualificato consentendo gli interventi di ripristino ambientale e ulteriore qualificazione paesaggistica; Autorizzazioni: Gli interventi nell’area del SIC/ZP sono soggetti alle procedure di Valutazione di Incidenza, oltre ad altre Autorizzazioni e/o N.O. ricorrenti. La Valutazione di Incidenza è effettuata per i Programmi, Piani e/o Progetti - Interventi non direttamente connessi o necessari per la gestione dell’Area Protetta. La Valutazione di Incidenza è sempre effettuata per

interventi all’interno del SIC/ZPS e dell’area buffer di 300 metri dal perimetro esterno NORD o in altri casi segnalati dalla Pubblica Amministrazione Comunale e/o dalla competente Autorità provinciale e/o Regionale. La documentazione a corredo di programmi e piani di iniziativa pubblica e/o privata riguardanti aree del SIC/ZPS e l’area buffer di “attenzione 85 ambientale”, contiene specifica trattazione di approfondimento sugli aspetti di “coerenza” del piano e/o programma col quadro eco-sistemico e della biodiversità del SIC/ZPS Murgia Alta; di tale “coerenza” è dato atto con apposito asseveramento del Progettista. Dell’esito della Valutazione di incidenza ovvero del Livello I (fase di screening) nonché dell’asseveramento di cui sopra, è dato atto nel titolo abilitativo eventualmente rilasciato dall’Autorità comunale. Relativamente alle prescrizioni per le invarianti strutturali del sistema eco sistemico e ambientale, in particolare per prati e pascoli naturali, è esplicitata un’apposita norma di salvaguardia, in ossequio alla disciplina del parco e al DPR 357/97 e ss.mm.ii., relativa alla pseudo steppe coincidenti con habitat, come di seguito: - è vietata la trasformazione dei terreni coperti da vegetazione spontanea, e in particolare mediante interventi di dissodamento e scarificatura del suolo e frantumazione meccanica delle rocce calcaree. Interventi di trasformazione sono realizzabili esclusivamente sui suoli nei quali, alla data del 31 dicembre del 2002, siano in atto da un quinquennio, coltivazioni agrarie per le quali le relative trasformazioni del suolo, siano state debitamente autorizzate, anche ai sensi dell’Art. 5 del DPR 357/97.

 Allegato D delle N.T.A. del Piano D – Aree del contesto Rurale CR2 nonché ZTO E3 ricadenti nella fascia buffer (300 m) del SIC/ZPS Nell’ambito del contesto Rurale CR2 nonché Z.T.O. E3 ricadente nella fascia di “attenzione ambientale” (in tav. PS2.1), della profondità di mt. 300 dal confine nord del SIC/ZPS “Murgia Alta”, gli interventi e/o progetti e/o Piani di qualsiasi natura comportanti modificazioni del suolo ove non

già modificato da opere civili (sistemi/strutture corticali non naturali e/o seminaturali, superfici pavimentate ecc) nonché movimentazione di mezzi meccanici di trasporto e lavorazioni edili non connessi o necessari alla gestione del sito Natura 2000, sono soggetti a preventiva procedura di “Livello I“ ovvero di screening di Valutazione di Incidenza sul Sito medesimo così come disposto alla D.G.R. 14 Marzo 2006 n. 304 (BURP n.41 86 del 30.03.2006). Dell’esito di tale screening è dato atto nel titolo abilitativo ovvero di adozione del Piano e/o programma. Nei casi i cui non ricorrano le condizioni di cui sopra, l’istante allega al progetto apposito asseveramento a firma del Tecnico progettista ovvero responsabile dei lavori. Nell’ambito del contesto Rurale CR2 nonché Z.T.O. E3 per la parte ricadente all’interno del SIC/ZPS “Murgia Alta”, il parametro di lotto minimo è fissato a 10.000 mq (1ha) e non sono consentiti accorpamenti di volumetria espressi da suoli non contigui.

VALUTAZIONE DI INCIDENZA

8. VALUTAZIONE DI INCIDENZA: LIVELLO ANALITICO E LINEE DI INTERVENTO Dunque all’interno del nuovo Piano esistono di fatto zone che per le 87 grandi potenzialità, anche attrattive e turistiche, vanno necessariamente salvaguardate e valorizzate nel territorio: i Forum ne sono testimonianza, ed una adeguata risposta si evince con il PUG.

Obiettivi strategici -contesti rurali: - valorizzare i sistemi di colture che rispettino le matrici ambientali e la biodiversità; - recuperare e restituire valore a contesti dismessi o utilizzati al di sotto delle proprie possibilità, tutelando significative architetture rurali e/o di valenza storico-archeologica; - perfezionare qualitativamente reti e servizi ed implementarne la dotazione; - difenderne il pregio vegetazionale e la caratteristica tipicità delle colture per la chiara promozione di un marchio di qualità tipico di zona; -promuovere percorsi del gusto per rivitalizzare l’attività delle masserie operose in agro.

Contesti di valore ambientale e/o paesaggistico Obiettivi strategici generali: - custodire e migliorare: gli elementi strutturanti (morfologia del suolo, canali, corsi d’acqua ecc) e vegetazionali (aree a bosco, macchia ecc), i percorsi dei Tratturi e della viabilità storica, i percorsi a valore naturalistico (sentieri ecc); - valorizzare la biodiversità e le caratteristiche ambientali date dalla presenza degli habitat preservati dal Parco dell’Alta Murgia mediante la valorizzazione di ogni attività e pratica agricola.

Obiettivi specifici: - proibire qualsiasi forma di attività non agricola o non volta alla valorizzazione culturale dei luoghi, nonché ogni utilizzo incoerente del suolo alle finalità conservative della Biodiversità; valorizzare bensì il SIC/ZPS ed il Torrente Cervaro dal punto di vista ambientale e paesaggistico; - offrire soluzioni alle criticità (ad esempio siti di ex attività estrattive) 88 sostenendo ogni azione possibile. Azioni proposte: -precisazione, all’interno del PUG, di tutele e valorizzazioni ambientali e paesaggistiche, degli usi del suolo, di trasformazioni tollerabili, di attività possibili, di sistemi agricoli; - promozione di un programma che monitori le aree protette e ne controlli la qualità delle matrici ambientali; - attuazione di un Piano Comunale e/o intercomunale di sentieri e percorsi ciclopedonali ed equestri, dal significato naturalistico e dalla valenza storico culturale (ad integrazione del progetto non attuativo del PCT) per il godimento delle particolarità ambientale che i luoghi offrono; -Piano di recupero delle ex aree produttive non agricole che donino giovamento al paesaggio ed all’ambiente; - prevenzione del rischio incendi.

 Sistema suolo e sottosuolo 1. Ridurre l’impermeabilizzazione superficiale del suolo mediante interventi di miglioramento della sistemazione delle aree verdi all’interno delle pertinenze degli edifici.

2. Regolarizzazione e/o rimozione degli scarichi abusivi sia di rifiuti sia di qualunque probabile mezzo di impedimento del deflusso naturale delle acque sotterranee.

3.Imboschimento con soggetti arborei e/o arbustivi della flora locale implementandone la copertura botanico-vegetazionale;

4. Regolarizzazione delle pratiche agro-pastorali improprie (eccessivo spietramento, emungimento di fertilizzanti minerali e di prodotti fitosanitari)

per mantenere inalterati gli equilibri chimico- biologici del suolo ed incentivarne la perdita del suo potere tampone:

5. Recupero paesistico-ambientale dei bacini di cava oggi inutilizzati.

 Sistema acqua 89 1. Ispezione, regolarizzazione e riduzione dell’emungimento di risorse irrigue da falda .

 Sistema botanico-vegetazionale e faunistico 1) Piena tutela delle cenosi naturali e/o seminaturali ancora persistenti nell’ambito territoriale comunale; 2) Promozione di bonifica, protezione e di estensione delle aree boschive e/o a macchia mediante progetti mirati;

3)Impiego di vegetazione autoctona nei territori pertinenti i nuovi insediamenti abitativi, produttivi e terziari;

4)Realizzazione di aree a verde pubblico attrezzato, dimensionato opportunamante al tessuto urbano esistente;

5)Identificazione di area buffer di mt. 300 dal contorno del SIC/ZPS , definita di “attenzione ambientale” nella quale non consentire interventi e/o opere che possano minimamente compromettere suolo e sottosuolo o provocare nocive infiltrazioni ed importante disordine degli equilibri ambientali.

 Ecosistemi 1) Assoluta preservazione di porzioni di Habitat ed ecosistemi naturali e/o seminaturali di rilevante interesse naturalistico che ricadono in territorio comunale;

2) Riduzione di presenza di sostanze tossiche provenienti da immissioni di agricoltura intensiva nelle reti trofiche.

3) Ricucitura della attuale discontinuità e frammentarietà di ambienti naturali e/o seminaturali esistenti.

 Paesaggio

– Implemento del numero di aree da sottoporre a tutela paesistico- ambientale.

– Localizzazione e nuova collocazione di insediamenti abitativi, produttivi ed infrastrutturali in aree ad esiguo valore paesistico-ambientale.

– Rivalorizzazione degli insediamenti spontanei sorti a ridosso dei beni 90 paesistico-ambientali.

– Recupero delle cave dismesse.

Si può dunque attestare che il PUG, con le sue scelte pianificative, sortirà risultati positivi sul SIC/ZPS , in conservazione e tutela, in valorizzazione ed in sviluppo. E’, a tal proposito, stata concepita a livello normativo nel PUG la necessaria condizione di un’area buffer di mt. 300 a partire dal perimetro del SIC/ZPS nella quale alcun intervento od opera che comprometta la qualità del suolo e del sottosuolo, provocandone dannose infiltrazioni, non sia ammessa. Tra le fragilità emerse, il consumo di suolo e l'uso errato dell’agricoltura sono i fattori che maggiormente incidono in negativo sul SIC/ZPS. Ripristinando gli habitat ed incentivando forme di agricoltura a minore impatto ambientale, il PUG interviene in maniera costruttiva per la risoluzione delle fragilità. E’ comunque garantito il mantenimento della vegetazione autoctona come misura mitigativa della vicina zona SIC/ZPS.

VALUTAZIONE DI INCIDENZA LIVELLO VALUTATIVO

9. VALUTAZIONE DI INCIDENZA: LIVELLO VALUTATIVO PREMESSA A seguire, dunque, si procederà all’identificazione ed alla valutazione dei possibili maggiori impatti sull’ambiente conseguenti l’adozione delle strategie d'azione previste dal Piano, con particolare attenzione agli effetti sugli ecosistemi e sugli ambienti protetti e soprattutto nelle aree SIC/ZPS.

Per giungere alla valutazione dell’incidenza che il Piano può avere sul Sito di Importanza Comunitaria interessato dall'attuazione delle strategie previste, nello studio della conservazione degli stessi si è giunti all’adozione di Valutazione Ambientale Strategica, conforme a questa tipologia di interventi. Dall’analisi effettuata e dall’attento disegno che descrive l’attuale 91 situazione del sistema ambientale del territorio del Comune di Ruvo di Puglia, si è per prima cosa posta attenzione al tipo di risposta fornito dal P.U.G. alle situazioni critiche già presenti, già dal principio dell’applicazione pianificatoria dello stesso, ed a seguire sono stati considerati gli effetti a seguire che lo stesso P.U.G. , si presume, possa produrre sul sistema ambientale territoriale di riferimento, ovvero sull’intero territorio comunale. Individuando, quindi, le influenze dirette e/o indirette che gli obiettivi di sviluppo generale del territorio comportino sull’area SIC/ZPS /ZPS Murgia Alta, sarà necessario far rapporto alle tematiche ambientali, e relativi indicatori di stato, selezionati per la V.A.S.

9.1. GLI INDICATORI AMBIENTALI Gli indicatori ambientali sono l’insieme di parametri rilevabili e dati necessari alla valutazione qualità-quantità delle condizioni ambientali e socio-economiche di un sistema. Essi rivelano i requisiti di un sistema ambientale e sono indispensabili per misurare e controllare l’andamento migliorativo delle prestazioni di tale ambiente. Circa le aree protette, sono identificati come indicatori ambientali i valori di valutazione del numero delle specie animali e vegetali ivi esistenti ed entro ogni specie, del numero di esemplari esistenti (sono da considerarsi rilevanti al fine dell’indagine anche i decessi per cause naturali e non). Questi indicatori sono in prevalenza “spie” delle condizioni di salute del cui ambiente vitale tali specie animali o vegetali sono abitatori; è perciò estremamente importante valutare, attraverso gli indicatori, lo stato dei corpi idrici, dell’aria, del terreno e del sottosuolo delle aree protette.

In virtù della loro conclamata salvaguardia, si individuano e si adottano particolari indicatori che verranno costantemente monitorati, quali il numero di specie animali e vegetali ivi esistenti, la quantificazione degli esemplari per ciascuna specie, il numero di decessi per cause non naturali di essi ed in tal caso le cause del decesso. A livello analitico-valutativo, tale valutazione di incidenza utilizza gli 92 indicatori ambientali più significativi per raggiungere un grado di conoscenza il più completo e sintetico possibile. Nella redazione della valutazione di incidenza si è rivelato impossibile valutare il “trend” dei parametri circa gli indicatori ambientali individuati, a causa della insufficienza di dati per molti di essi.

Nome Indicatore Fonte Dati Stato

Livello di

minaccia specie MATTM; Liste

vegetali rosse

Livello di Regione Puglia; minaccia Liste rosse

specie animali

Superficie ARPA –

Elaborazione Forestale dati

Pressione da ARPA – Elaborazione aree dati

urbanizzate in

zone protette

Densità delle

infrastrutture di ARPA

comunicazione in zone protette

Probabili Indicatori di risposta previsti dai Piani, Programmi e Regolamenti Comunitari analizzati

Carta della Natura ARPA – APAT 93

Siti di Importanza Comunitaria ARPA – Elaborazione dati uffici Parco

dell’Alta Murgia

Zone di Protezione ARPA – Elaborazione dati uffici Parco Speciale dell’Alta Murgia

Superficie Aree terrestri protette ARPA – Elaborazione dati uffici Parco

dell’Alta Murgia

Azioni per sostenibilità dei processi ARPA – Elaborazione dati uffici Parco produttivi dell’Alta Murgia

 Consistenza e livello di minaccia di specie vegetali Descrizione di indicatore Esso è l’indice di stato e di impatto che assegna il numero di specie vegetali identificate sul territorio pugliese, ricavate dalle checklist disponibili, oltre al livello di minaccia a cui esse sono sottoposte (è il caso di specie incluse nelle Liste Rosse nazionali e regionali, cui corrisponde categoria di rischio IUCN). Caratteristica negativa di tale indicatore è la discontinua periodicità di aggiornamento.

Obiettivo L’indicatore ha lo scopo di evidenziare la rigogliosità floristica regionale, rapportata al sovraordinato parametro nazionale, nonché il grado di minaccia cui sono sottoposte le specie vegetali esistenti. Per tale analisi ci si colleghi al capitolo del sistema biotico già trattato.

 Superficie forestale: stato e variazioni Descrizione di indicatore E’ l’indicatore di Stato che racconta la sezione di territorio occupata dalle foreste e delinea le variazioni temporali della copertura boscata. I dati in

possesso sulle stime di superficie sull’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio (INFC) sono, ad oggi, le più recenti stime disponibili.

Obiettivo Ha come scopo la stima della superficie coperta dal patrimonio forestale 94 regionale e della sua variazione nel tempo.

Come già accennato, il dato riguardante la superficie forestale in Puglia è censito dall’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi di Carbonio, computato su 179.040 ettari; di questi, 145.889 ettari rispondono alla classificazione di “bosco”, mentre i restanti 33.151 appartengono ad altra tipologia di vegetazione boschiva. La regione Puglia staziona agli ultimi posti tra le regioni italiane, con una poco privilegiata percentuale del 7,5%. Questo impopolare trend è confermato dall’indicatore della superficie forestale per abitante, circa 359 mq/ab, contro una ben più alta media nazionale di 1.600 mq/ab. Ad influenzarne decisamente la distribuzione boschiva, il clima fa da protagonista, ad eccezione delle pinete litoranee presenti lungo i cordoni dunosi. La provincia di Foggia, dall’alto del podio, registra la più alta concentrazione boschiva, con il 52% del la media totale pugliese, mentre fanalino di coda, a livello regionale ed anche nazionale, risulta essere la terra di Brindisi. Alla macchia mediterranea la definizione di “altre terre boscate”, con particolare rilievo sempre in provincia di Foggia (oltre alla provincia di Taranto, in cui domina). Gran parte di boschi e foreste in Puglia è di proprietà privata: il 63%, corrispondenti a 93.572 ettari, contro la proprietà pubblica di 51.232 ettari. Tali informazioni giungono dall’INFC 2005 - Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio, dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, dall’Ispettorato Generale - Corpo Forestale dello Stato e dal CRA - Unità di ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione forestale.

 Livello di minaccia specie animali (numero di specie) Il degrado dei sistemi di conserva della specie animale, anche nelle aree protette della regione, è alto ed è strettamente legato al fenomeno degli

incendi boschivi. Il danno arrecato a specie animali e ad ecosistemi è preoccupante; tale dato ci giunge dal Corpo Forestale dello Stato (anno 2012): ben il 42% degli incendi si è infatti verificato nelle aree SIC/ZPS , il 35% nelle IBA (Important Birds Areas), il 17% nelle aree ZPS, il 13% nei Parchi Nazionali e l’11% nei parchi regionali. MAMMIFERI elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE 95 1. Canis lupus 2. Lutra lutra Tabella 3 - Elenco dei mammiferi di importanza comunitaria presenti nelle schede rete Natura 2000. ANFIBI E RETTILI elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE 1. Bombina variegata 2. Elaphe quatuorlineata 3. Emys orbicularis 4. Triturus carnifex Tabella 4 - Elenco degli anfibi e dei rettili di importanza comunitaria presenti nelle schede “rete Natura 2000”. PESCI elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE 1. Alburnus albidus

Gruppi N° di taxa N° di taxa Percentuale nella lista rossa

PESCI 48 41 85% D’ACQUA DOLCE (Ciclostomi + Osteitti)

ANFIBI 37 28 76%

RETTILI 49 34 69%

UCCELLI 250 164 66%

MAMMIFERI 110 70 64%

Totali 494 337 68%

Numero e percentuale di vertebrati presenti nel sito d’interesse, 96 classificabili per specie, semispecie o sottospecie, secondo la Lista rossa curata dal WWF Italia (Bulgarini et al. eds., 1998).

- Lepus corSIC/ZPS anus (lepre in pericolo di estinzione su tutto il territorio nazionale) - Quercino Elyomis quercinus e Moscardino Moscardinus avellanarius (roditori di cui si ipotizza la presenza attraverso la quantità di tracce riscontrate) - Puzzola Mustela putorius - Canidi: Volpe Vulpes volpe e Lupo Canis lupus - Cinghiale Sus scrofa

9.2. VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIFITA’DEGLI IMPATTI E’ importante, nella valutazione degli impatti e per conferirne significatività, limitare il più possibile il fattore di soggettività e preferire, invece, gli indicatori più oggettivi che permettano di valutare quali- quantitativamente il fenomeno. A tal proposito, la “Guida metodologica” suggerisce due percorsi principali: il primo è l’interfacciarsi con l’agenzia competente per la collaborazione alla conservazione della Natura in quel determinato sito; il secondo è l’applicazione di una quantità di indicatori ambientali chiave: nella valutazione delle incidenze di un Piano, sul SIC/ZPS , quest’ultimo metodo si ritiene fondamentale. E’ evidente che lo stato dell'ambiente di un territorio, scandito, inoltre, dalle scelte pianificatorie del PUG, produrrà sul SIC/ZPS un certo impatto. La significatività di quest’ultimo verrà misurata a partire dai criteri di conservazione e di tutela delle specie presenti nel SIC/ZPS .

9.3. EFFETTI DEL PIANO SUL SITO NATURA 2000

Qui vi si analizzano i probabili effetti del piano sull’area SIC/ZPS in esame. Gli eventuali impatti descritti saranno dunque diretti e/o indiretti, valutando, in particolare, i seguenti aspetti:

 Diminuzione di superficie di habitat Nessuna perdita di superficie degli habitat del SIC/ZPS sarà possibile 97 poiché regolamentata dalla normativa regionale che già tutela e preserva il SIC/ZPS e dalle N.T.A. Del P.U.G., in cui si sottolinea la suddetta tutela, in pertinenza della fascia di perimetrazione di 500mt intorno al SIC/ZPS ;

 Perturbazione di specie inserite negli allegati alle Direttive Comunitarie habitat (All. II Dir. Habitat e All. I Dir. Uccelli) Data la distanza delle aree di espansione dell'urbe rispetto alle zone SIC/ZPS e poiché le stesse saranno realizzate laddove l’urbanizzazione risulta già consolidata, considerando, poi, l’antropizzazione già presente ai margini del sito Natura 2000 (come per le coltivazioni agricole), si ritiene affidabile l’idea che le azioni descritte nel piano non perturberebbero le specie faunistiche che “abitano” il SIC/ZPS. Oltretutto, tra gli obiettivi i prefissi dal P.U.G., vi è quello di limitare ragionevolmente il consumo del suolo e l’antropizzazione del territorio;

 Frammentazione di habitat o di specie Nessuna delle direttive del P.U.G. comporterà aumento di frammentazione degli habitat e delle specie ivi presenti.

 Risorsa acqua e qualità della stessa Tale importante risorsa, nel P.U.G., viene qualitativamente migliorata partendo dalle acque immesse nel torrente. E’ nei piani un potenziamento degli impianti di trattamento dei reflui urbani con particolare attenzione alle acque che vi confluiscono (un esempio: la fitodepurazione).

 Alterazioni del sistema suolo Le scelte operanti nel P.U.G. non altereranno in alcun modo il sistema suolo, nè pregiudicheranno lo stato di conservazione degli habitat e delle

specie del SIC/ZPS. In ambito extraurbano, la difesa delle emergenze naturalistiche del territorio comunale è di certo nell’elenco obiettivi, insieme alla tutela delle scarpate cui vigerà divieto di estirpazione delle alberature presenti. Sono assicurate la tutela e la valorizzare dell'assetto oro-morfologico dei suoli, circa le trasformazioni ammissibili, le pratiche agricole consentite e le attività insediabili. 98

 Aumento emissioni in atmosfera Di particolare importanza tra le azioni strategiche del P.U.G. è la preservazione della “qualità dell'aria” attraverso il regolamento delle immissioni inquinanti, l’incentivazione di attività produttive ecosostenibili, lo smistamento del traffico pesante, il favorire il trasporto pubblico, la realizzazione di strade secondarie rispetto alla esistente viabilità principale all’interno di aree produttive, ed alimentando tutte quelle attività con ripercussioni benefiche in area SIC/ZPS .

IDENTIFICAZIONE DEGLI IMPATTI COMPONENTI AMBIENTALI BIOTICHE

10. INDIVIDUAZIONE IMPATTI COMPONENTI AMBIENTALI BIOTICHE 10.1. INDIVIDUAZIONE PRINCIPALI IMPATTI: COPERTURA BOTANICO - VEGETAZIONALE E COLTURALE

Dato emerso dall’analisi ambientale effettuata stabilisce che il territorio di Ruvo di Puglia risulta interessato dal territorio della Murgia Alta, di cui presenta particolare rilevanza naturalistica e scientifica. Si evince un buono stato vegetativo, con la presenza di specie della Direttiva 92/43/CEE, anche prioritarie e spesso circoscritte in aree ben delimitate.

Si osserva, dunque, quanto segue:

Non sono contemplati interventi di nuova edificazione e dunque non sussiste ipotesi di impatto su habitat per sottrazione e consumo di suolo.

Circa il settore produttivo, il P.U.G. prevede localizzazioni laddove vi sia presenza di emergenze botanico-vegetazionali: ogni nuova area

produttiva industriale, artigianale e commerciale sarà collocate laddove non vi sia alcuna presenza vegetativa di pregio.

Esaminando gli effetti del P.U.G. nell’area SIC/ZPS , oggetto della presente valutazione, si osserva quanto segue. Sulla tematica ambientale (“natura e biodiversità”) ancora una volta si 99 sottolinea che le aree in oggetto sono caratterizzate principalmente come categoria E1, e dunque non riconoscono impatti negativi con gli indicatori di stato “natura e biodiversità”, “distribuzione degli habitat”, “carta della natura”, “densità infrastrutturale e urbanizzazione”.

Ancora una volta in evidenza, i forti limiti dell’edificazione in tali aree fondamentali nel ruolo di tutela e, dunque, verso gli stessi indicatori di stato già annoverati. Sarà dunque favorito il naturale evolversi dei processi ecosistemici in atto, a vantaggio di natura e biodiversità, nessun danno e/o modifica colpirà la distribuzione degli habitat, per la totale assenza di interventi invasivi in favore di interruzioni o perdite, per il mancato aumento della densità delle aree dedicate alle infrastrutture ed alla urbanizzazione del territorio, per la totale mancanza di modificazioni di rilievo sulla carta della natura.

Con riferimento specifico all’indicatore di stato “distribuzione degli habitat” si evince l’irrilevanza della pressione antropica esercitata nell’area SIC/ZPS, grazie a i vincoli imposti dal P.U.G. nella realizzazione di nuove volumetrie edilizie ed all’utilizzo di tecniche colturali di tipo estensivo che di molto limitano gli impatti potenziali. L’area presenta diverse zone in cui la componente naturalistica risulta ancora perfettamente intatta. Come da indicatore di stato “carta della natura”, le previsioni del P.U.G. non determinano l’impoverimento delle risorse territoriali, ma anzi spingono al una rigenerazione nell’ottica di uno sviluppo sostenibile per l’ambiente. E’ di facile intuizione che l’intero apparato normativo di supporto alle scelte di localizzazione individuate dal P.U.G., non produrranno altro che impatti positivi sulla componente ambientale esaminata.

10.2. INDIVIDUAZIONE PRINCIPALI IMPATTI: FAUNA In territorio comunale di Ruvo di Puglia, a seguito di analisi ambientale, emerge una forte componente faunistica di grande pregio naturalistico, grazie alla presenza di specie prioritarie, particolarmente protette, e di interesse comunitario regolate dalla Direttiva 79/409/CEE e 92/43/CEE. 100 Localizzazioni e normative del P.U.G., in riferimento all’intera totalità del territorio comunale, si osserva quanto segue: L’ubicazione della nuova zona industriale-artigianale e commerciale, in ambito produttivo, è prevista in territori lontani dalle aree più sensibili. Non sarà da escludere, comunque, l’impatto con la fauna, e risulterà più amplificato nella fase di costruzione e di cantierizzazione di eventuali opere; una volta raggiunto un regime più elevato e costante, tale impatto tenderà a diminuire. Nel complesso, però, le norme stabilite dal Piano saranno in grado di produrre rilevanti effetti positivi sulla fauna, in particolare nelle zone agricole, con conseguenti effetti positivi della collaborazione di componente ambientale con vegetazione ed ecosistemi. Sempre in specifico riferimento all’area SIC/ZPS oggettodi tale Valutazione di Incidenza, si osserva ciò che segue:

Relativamente alla tematica ambientale “natura e biodiversità” non vengono individuati dall’ azione pianificatrice del P.U.G. condizioni di peso tali da generare apprezzabili impatti sulla stessa componente ambientale, né altresì sugli indicatori di stato selezionati.

Considerato, come già fortemente sostenuto, che le previsioni di Piano non comportino alcuna sottrazione di territorio alle zone habitat (né di habitat prioritari) significative, che non siano previsti insediamenti residenziali o produttivi che sottraggano ingenti sezioni di suoli utili, invece, ai fini riproduttivi (bosco) o trofici (incolto), sarà dunque conseguente considerare che gli impatti con gli indicatori di stato selezionati risulteranno alquanto modesti.

In particolare per l’indicatore “carta della natura”, l’azione attuativa del P.U.G. verte ad un’ottica di sviluppo sostenibile per l’ambiente e per la conservazione e la tutela della diversità biologica.

10.3. IDENTIFICAZIONE PRINCIPALI IMPATTI: ECOSISTEMI

L’analisi di studio ambientale dunque ci racconta che il territorio in studio 101 è interessato dai seguenti principali ecosistemi: - ecosistema agrario

- ecosistema di pascolo

- ecosistema umido

- ecosistema forestale.

Sull’intero territorio comunale si evince che le direttive del P.U.G. non determineranno, complessivamente, rilevanti effetti negativi sugli ecosistemi naturali presenti. Nessuna previsione, inoltre, determinerà in modo significativo la trasformazione degli ecosistemi agricoli in ecosistemi edificati, fatta eccezione, chiaramente, delle aree direttamente interessate dall’espansione urbana ed oltretutto già sottoposte ad edificazione diffusa e totalmente carente di significative particolarità ambientali. Pertanto, se mai esistessero impatti conseguenti le localizzazioni previste dal P.U.G., non sarebbero tali da pregiudicare la sana esistenza di ecosistemi di particolare importanza naturalistica e/o scientifica. Con la dovuta attenzione all’area SIC/ZPS interessata dalla presente Valutazione di Incidenza, e riferendosi sempre alla tematica ambientale “natura e biodiversità”, si osserva che gli impatti con i relativi indicatori di stato selezionati non risultano notevoli, data l’insignificante interferenza tra le previsioni di Piano e le unità ecositemiche interessate dalle perimetrazioni trattate. Sintetizzando, la qualità ambientale del territorio considerato e studiato, riferita alle aree SIC/ZPS presenti, è valutabile di medio-alta entità sia per gli aspetti floro-vegetazionali che per quelli faunistici.

All’interno delle aree non ricadenti nella perimetrazione SIC/ZPS, invece, il territorio comunale presenta una qualità ambientale di valore medio- basso.

13. CONCLUSIONI 102 Da quanto sopra esposto dunque si ritiene esauriente l'analisi dell'incidenza del Piano Urbanistico Generale di Ruvo di Puglia sul S.I.C. /Z.P.S.IT 912 0007”Murgia Alta”- attraverso il semplice compimento della fase di Screening (livello I). Non si significano, infatti, incidenze rilevanti del Piano sul sito Natura 2000 in oggetto, di conseguenza, non appare necessario procedere con la fase seconda di valutazione. Le previsioni di piano e le azioni palesate dal PUG, risultano del tutto in accordo e si allineano con le disposizioni atte alla tutela e salvaguardia della diversità ambientale così come indicato dalle normative sopra indicate, che rispettano i parametri di uno sviluppo rispettoso e sostenibile del territorio.

PREMESSA 1.1. LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA - IL D.P.R. 357/97 E L’ALLEGATO G. 1 1.2. LA V.I.A. PER PIANI E PROGRAMMI 3 1.3. LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (V.A.S.) 4 1.4. LA VAS DI PIANI URBANISTICI 5 1.5. FINALITA’DELLO STUDIO 6 1.6. CONSIDERAZIONI METODOLOGICHE 7 1.7. SCREENING

2. IL COMUNE DI RUVO DI PUGLIA E I SITI NATURALISTICI DI IMPORTANZA COMUNITARIA 10 2.1. LA RETE NATURA 2000 10 2.2 LA DIRETTIVA 79/409/CEE – “UCCELLI” 13

2.3 – LA DIRETTIVA 92/43/CEE – “HABITAT” 14 2.4 - PRINCIPALI DEFINIZIONI 15

3. I RAPPORTI TRA LA “POLITICA AGRICOLA COMUNITARIA” E “RETE NATURA 2000” 19 3.1. IL PASSATO: P.A.C. 2007-2013 19

 CRITERI DI GESTIONE OBBLIGATORI -Impiego di fanghi di depurazione in ambito agricolo - Salvaguardia delle acque da inquinamento da nitrati di provenienza agricola -Conservazione degli Habitat naturali e seminaturali - Sanità Pubblica e salute degli animali Identificazione e registrazione degli animali 103  BUONE PRATICHE AGRICOLE

-SOSTANZA ORGANICA DEL SUOLO: Conservazione dei livelli di sostanza organica del suolo mediante opportune pratiche Norma 1.1: operazioni per la regimazione, anche temporanea, delle acque superficiali di terreni in pendio Norma 2.1: Utilizzo delle stoppie e dei residui di origine vegetale -STRUTTURA DEL SUOLO: conservare la struttura del suolo mediante misure adeguate Norma 3.1: Forme di tutela della struttura del suolo attraverso la conservazione in efficienza della rete di scolo delle acque superficiali.

- LIVELLO MINIMO DI MANUTENZIONE: Garantire un livello minimo di manutenzione al fine salvaguardare gli habitat Noma 4.1: Salvaguardia del pascolo permanente Norma 4.2: Gestione dei suoli ritirati dalla produzione (set-aside) Norma 4.3: Manutenzione degli oliveti Norma 4.4: Salvaguardia degli elementi caratterizzanti il paesaggio

3.2. IL FUTURO: P.A.C. 2014-2020 32 -IL GREENING (o pagamento ecologico) -DIVERSIFICAZIONE DELLE COLTURE -MANTENIMENTO DEI PRATI PERMANENTI -AREE DI INTERESSE ECOLOGICO -EQUIVALENZA D’INVERDIMENTO 4. IL P.U.G. DEL COMUNE DI RUVO DI PUGLIA 32 4.1. OBIETTIVI DEL P.U.G. 33 4.2. RAPPORTI DEL P.U.G. DEL COMUNE DI RUVO DI PUGLIA CON LE AREE NATURALI PROTETTE DELLA PIANIFICAZIONE NAZIONALE E REGIONALE. 34 4.2.1. PIANIFICAZIONE NAZIONALE 34

4.2.2. LA CARTA DELLA NATURA 35 4.2.3. PIANIFICAZIONE REGIONALE 36  Parchi naturali regionali o di interesse sub-regionale  Riserve naturali regionali o sub-regionali  Biotopi  Monumenti naturali 104 4.2.4. Il Parco dell’Alta Murgia 37

QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE 5. IL SISTEMA AMBIENTALE INTERESSATO DAL P.U.G. PREMESSA 38 5.1. CARATTERI EMERGENTI DEL TERRITORIO COMUNALE DI Ruvo di Puglia 39

6. COMPONENTI ABIOTICHE 40 6.1. ATMOSFERA: CARATTERIZZAZIONE METEOCLIMATICA e QUALITÀ DELL’ARIA 40  Fasce climatiche  Temperature  Precipitazioni  Curve di possibilità pluviometrica

 Annali idrologici  Qualità dell’aria  Sorgenti di emissione presenti nell’ambito territoriale oggetto di studio

6.2. RUMORE E VIBRAZIONI CONSIDERAZIONI GENERALI – RIFERIMENTI NORMATIVI 43

6.2.1. IL RUMORE DEL TRAFFICO VEICOLARE 55 IL TERRITORIO OGGETTO DI STUDIO 6.3. SUOLO 56 Funzione portante  Regimazione dei flussi idrici  Rifornimento risorse minerarie ed energetiche  Assimilazione e trasformazione degli scarichi solidi -,liquidi ed aeriformi

 Funzione estetico-paesaggistica  6.4 ASSETTO GEOLOGICO E STRUTTURALE 59  Caratteristiche geomorfologiche

6.5. AMBIENTE IDRICO 75 105

6.5.1. IDROGRAFIA SUPERFICIALE E SOTTERRANEA 75

6.6 IDROLOGEOLOGIA 77 7. COMPONENTI BIOTICHE 80

7.1. CARATTERISTICHE DEL SIC IT 912007 MURGIA ALTA 81  Allegato C (N.T.A. del Piano)  Allegato D (N.T.A. del Piano) 8. VALUTAZIONE DI INCIDENZA: LIVELLO ANALITICO E LINEE DI INTERVENTO 87  Sistema suolo e sottosuolo  Sistema acqua  Sistema botanico-vegetazionale e faunistico  Ecosistemi  Paesaggio 9. VALUTAZIONE DI INCIDENZA: LIVELLO VALUTATIVO PREMESSA 90 9.1. GLI INDICATORI AMBIENTALI 91  Consistenza e livello di minaccia di specie vegetali  Superficie forestale: stato e variazioni  Livello di minaccia specie animali (numero di specie) 9.2. VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIFITA’DEGLI IMPATTI 96 9.3. EFFETTI DEL PIANO SUL SITO NATURA 2000 96  Diminuzione di superficie di habitat  Perturbazione di specie inserite negli allegati alle Direttive Comunitarie habitat (All. II Dir. Habitat e All. I Dir. Uccelli)  Frammentazione di habitat o di specie

 Risorsa acqua e qualità della stessa  Alterazioni del sistema suolo  Aumento emissioni in atmosfera 10. INDIVIDUAZIONE IMPATTI COMPONENTI AMBIENTALI BIOTICHE 98 10.1. INDIVIDUAZIONE PRINCIPALI IMPATTI: COPERTURA BOTANICO - VEGETAZIONALE E COLTURALE 98 10.2. INDIVIDUAZIONE PRINCIPALI IMPATTI: FAUNA 100 106 10.3. IDENTIFICAZIONE PRINCIPALI IMPATTI: ECOSISTEMI 101 11. Conclusioni 102