La Missione Dei Chierici Regolari Di S. Paolo (Barnabiti) Nei Regni Di Ava E Pegù (1722-1832)

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La Missione Dei Chierici Regolari Di S. Paolo (Barnabiti) Nei Regni Di Ava E Pegù (1722-1832) FILIPPO M. LOVISON LA MISSIONE DEI CHIERICI REGOLARI DI S. PAOLO (BARNABITI) NEI REGNI DI AVA E PEGÙ (1722-1832) Ormai al Terzo Millennio cristiano, questo studio si inserisce nel rin- novato interesse verso l’immenso continente asiatico, sottolineato anche dall’Esortazione Apostolica post-Sinodale Ecclesia in Asia 1. Mettendo in luce le peculiarità di quel secolo missionario, il XVIII, che vide i Barna- biti protagonisti nella missione in Birmania 2, esso può contribuire a una maggiore conoscenza di quel periodo storico, rimasto ingiustamente in ombra in gran parte degli studi fino ad ora condotti sulla missione in Asia 3. Per un inaspettato gioco della Provvidenza, fallito il tentativo di sta- bilirsi in Cina, i Barnabiti si trovarono ad assumere quella Missione sen- za volerlo. Un pugno di religiosi, culturalmente agguerritissimi, soprat- ———— 1 Esortazione Apostolica post-Sinodale Ecclesia in Asia del S. Padre Giovanni Pao- lo II ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, alle persone consacrate e a tutti i fedeli laici cir- ca Gesù Cristo il Salvatore e la sua missione di amore e di servizio in Asia: «…perché ab- biano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10), data a Nuova Delhi, in India, 6 no- vembre 1999, ventiduesimo di Pontificato. Tale documento inizia con l’accenno alle me- raviglie del piano di Dio in Asia. Sull’argomento vedi anche G. MARCHESI, Verso il Sino- do speciale per l’Asia in «La Civiltà Cattolica», 18 aprile 1998, n° 3548, pp. 156-165. 2 N.B. In questo studio si userà sempre il vecchio nome: Birmania. Il 4 gennaio 1998 il paese ha festeggiato 50 anni di indipendenza dalla Gran Bretagna: la capitale si chiama ora Yangon (Rangoon), la lingua è il birmano, la moneta è il Kyat (il cambio uf- ficiale è solo sei Kyat per dollaro, ma al mercato nero con un dollaro si acquistano 100 Kyat). La popolazione ammonta a 50.000.000 di abitanti, per il 65% birmani; tra le mi- noranze quella degli Shan è la più cospicua (10%). La superficie del paese è di 676.552 km. quadrati, mentre la religione prevalente è la Buddista. La Chiesa Cattolica è ostaco- lata dalla politica del governo ma, nonostante le discriminazioni, aumentano i cattolici, che superano il mezzo milione. Il paese risulta diviso in 12 diocesi, conta 240 parrocchie, 365 sacerdoti, circa mille suore, 243 seminaristi, oltre 2000 catechisti. La Ue, gli Usa, Am- nesty International e la stampa internazionale indipendente denunciano nel paese pesan- ti violazioni dei diritti umani (cfr. anche i resoconti e le testimonianze aggiornate in In- ternet ai diversi indirizzi telematici reperibili sotto le voci di ricerca Birmania, Myanmar, ecc.). 3 Il Settecento non viene neppure citato dall’Esortazione Apostolica, schiacciato com’è tra il XVII (epoca gloriosa di S. Francesco Saverio e della nascita della Sacra Con- gregazione di Propaganda Fide ad opera di Papa Gregorio XV) e il XIX (tempo privile- giato del risveglio missionario). 8 Filippo M. Lovison [2] tutto dal punto di vista filosofico e scientifico, e di provata fedeltà alla propria consacrazione religiosa4, iniziò così a dialogare con tutti, in spe- cial modo con i Talapoini e i Bramini dei regni di Ava e Pegù. I Birmani, come tutti i popoli dell’Asia, erano particolarmente fieri dei propri valo- ri religiosi e culturali; e così il distacco dai beni, l’amore al silenzio e alla meditazione, la non violenza, la disciplina, la pazienza, la sete di cono- scenza e di confronto filosofico, il rispetto degli anziani, il senso della co- munità, la compassione per gli essere umani, divennero le note comuni dell’armonioso incontro. Spinti dalla loro particolare vicinanza alla natu- ra, i Barnabiti si cimentarono in studi scientifici di notevole valore sulla flora e la fauna locali, mentre la gentilezza e mansuetudine della popola- zione locale li convinse a servirsi dei laici nella conduzione della vita del- la missione e per l’attività catechetica; le donne e bambini divennero il lo- ro «corpo d’armata errante». Furono missionari attivi, che subito si imposero al rispetto di tutti per la loro sensibilità, per la profondità della loro vita spirituale e per la capacità di dialogo col giudaismo, l’islamismo, l’induismo e con le cor- renti religiose più diverse: taoismo, confucianesimo, zoroastrismo, giani- smo ecc. soprattutto col buddismo, che presentava un chiaro carattere so- teriologico. Era, questa, una delle difficoltà principali incontrate fino al- lora nell’evangelizzazione: «Alcuni seguaci delle grandi religioni asiatiche non hanno alcun problema ad accettare Gesù come una manifestazione della divinità o dell’Assoluto, o come un ‘essere illuminato’. Tuttavia hanno difficoltà a considerarlo co- me l’unica manifestazione della divinità. Infatti, lo sforzo di condividere il dono della fede in Gesù quale unico Salvatore è denso di difficoltà filoso- fiche, culturali e teologiche, specialmente alla luce delle credenze delle grandi religioni dell’Asia, strettamente intrecciate con valori culturali e specifiche visioni del mondo» 5. Ciò spiega il maggiore problema attuale nell’evangelizzazione dell’Asia, ma illumina anche la reazione negativa registrata nel ’700, al- lorché i Birmani videro nell’annuncio missionario l’importazione di un Gesù «occidentale» piuttosto che una figura asiatica; fraintendimento questo che, come vedremo, costò l’uccisione di cinque missionari. Ma i ———— 4 «Non posso concludere — scrive il Papa — questa breve panoramica della situa- zione della Chiesa in Asia, necessariamente incompleta, senza menzionare i santi e i mar- tiri dell’Asia, quelli dichiarati tali, come pure quelli che solo Dio conosce. Il loro esempio è fonte di “ricchezza spirituale e un grande mezzo di evangelizzazione”. Con il loro si- lenzio, essi parlano ancor più potentemente dell’importanza della santità di vita e di co- me occorra essere pronti ad offrire la propria esistenza per il Vangelo. Sono i maestri e i protettori, la gloria della Chiesa in Asia nella sua opera di evangelizzazione» (Esortazione Apostolica Ecclesia in Asia cit., pp. 27-28). Tra essi, come vedremo, ci saranno anche di- versi missionari Barnabiti morti in Birmania. 5 Esortazione Apostolica Ecclesia in Asia cit., p. 56. [3] La missione dei Chierici Regolari di S. Paolo 9 Barnabiti non si persero d’animo, neppure quando videro altri quattro confratelli annegare a causa dei naufragi e ben tredici non resistere alle malattie contratte e agli stenti patiti; pochissimi arrivarono all’età natura- le della vecchiaia. Accadde così in Birmania quanto era avvenuto agli inizi della storia dell’Ordine, fondato da S. Antonio M. Zaccaria, quando questi precorse i tempi con intuizioni profetiche rivelatesi subito troppo in anticipo sul modo corrente di pensare e concepire la Chiesa 6. Memori anche del grande esempio dell’evangelizzatore per eccellenza, S. Paolo, che la stes- sa Esortazione Apostolica post-Sinodale riconosce come punto di riferi- mento essenziale di ogni attività missionaria — perché capace di «stabili- re un dialogo con i valori filosofici, culturali e religiosi dei suoi ascoltato- ri (cfr. At 14, 13-17; 17, 22-31)» 7 —, in anticipo di due secoli, i Barnabi- ti, figli prediletti dell’Apostolo delle Genti, vissero già allora l’approccio all’evangelizzazione attraverso quelle immagini dell’incarnazione di Gesù che si rivelavano particolarmente intelligibili alla mentalità e alla cultura asiatica. Non per questo rinunciarono a una ferrea fedeltà agli insegna- menti della Chiesa, senza incrinature né sbavature. Lo studio della storia di questa missione consente, infatti, di verificare l’attuazione, già allora, di quei metodi d’inculturazione che oggi la Chiesa ritiene indilazionabili: «Gesù Cristo, Maestro di Sapienza, il Guaritore, il Liberatore, la Guida spirituale, l’Illuminato, l’Amico compassionevole dei poveri, il Buon Sa- maritano, il Buon pastore, l’Obbediente» 8. I missionari Barnabiti riusci- rono a costituire un connubio unico, irripetibile, tra fede e cultura, a tal punto che furono accolti, amati, rispettati, venerati come i loro Talapoini e, ancor oggi, sono ricordati con rimpianto da quella giovane Chiesa bir- mana, che deve a loro un pezzo significativo della sua storia. Gli ambiti della ricerca La storia della missione dei Padri Barnabiti in Birmania, contraria- mente a quanto è avvenuto per l’attività della Chiesa cattolica in Cina, Giappone, Tibet, Indocina e India, illustrata da molti e approfonditi stu- di, è rimasta a lungo sepolta nel silenzio discreto degli archivi. Le poche opere, che nel corso degli anni hanno cercato di porla in luce, non sono note al grande pubblico, ma solo a un limitato numero di specialisti e, per diversi motivi, sono rimaste incomplete, a causa dell’enorme dispersione delle fonti, che obbliga tuttora il ricercatore a continui, faticosi sposta- menti in Italia e all’estero. ———— 6 Cfr. per tutti «Barnabiti Studi», 14 (1997), pp. 651. 7 Esortazione Apostolica Ecclesia in Asia cit., p. 57. 8 Ibid., p. 59. 10 Filippo M. Lovison [4] I primi a interessarsi della Birmania, mentre ancora la missione era in pieno svolgimento, furono gli stessi Barnabiti, che affidarono a Miche- langelo Griffini il compito di stendere la biografia del suo illustre confra- tello mons. Giovanni Percoto, pubblicata a Udine nell’anno 1781. Que- st’opera, che si avvalse anche del valido apporto del dotto barnabita An- gelo Cortenovis, si rivelò utilissima per la successiva stesura della fonda- mentale Storia del Cristianesimo nell’Impero Barmano, in tre volumi, pub- blicata a Milano nel 1862, a missione ormai finita, dall’oblato di Maria Vergine Luigi Gallo 9; benché non più ristampata, per l’abbondanza delle notizie in essa contenute divenne la pietra miliare alla quale attinsero am- piamente tutti gli storici successivi. Tra gli altri Barnabiti che si interessarono della Birmania va ricorda- to Innocenzo Gobio, che nello stesso anno della pubblicazione dell’ope- ra del Gallo, a Milano, nel 1862 dava alle stampe l’Elogio e lettere fami- liari del Padre Angelo Maria Cortenovis, contenente diverse sue preziose lettere scambiate con i fratelli missionari Marcello e Gherardo.
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