Area forestale: Bassa Val Susa e Val Cenischia

Piano Forestale Territoriale

Rilievi, cartografie tematiche e relazioni tecniche Gruppo di lavoro: Marcello Miozzo (Coordinamento), Marco Piccolini, Francesco Balloni, Carlo Biorcio, Tiziana Bologna, Enrico Borghi, Stefano Bracciotti, Piero Chioccioli, Francesco fontanile, Nadia Friziero, Antonio gabellino, Luigi Gallina, Riccardo Giandrini, Roberto Giannini, Stefania Gualazzi, Andrea Pertugi, Marco Pierozzi, Claudia Pontenani, Margherita Quaglia, Davide Sagnelli, Alessandra Santoro, Guido Tellini, Alessandro Vettori

Metodologia, assistenza tecnica, controllo I.P.L.A. S.p.A. Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente Settore Vegetazione e Fauna Settore Cartografia ed Informatica Settore Suolo

Coordinamento generale Regione Piemonte Direzione Economia montana e Foreste Settore Politiche forestali

Torino – settembre 2002 INDICE DEL PIANO

0. INTRODUZIONE ...... 1 0.1. Presentazione e scopi...... 1 0.2. Incarico...... 1 0.3. Aspetti normativi e rapporti con altri strumenti di pianificazione...... 2 0.4. Sintesi della situazione colturale e delle prescrizioni contenute nel piano...... 2 0.5. Elaborati del piano – metodologia ...... 7

PARTE PRIMA: INQUADRAMENTO DELL'AMBIENTE E DEL TERRITORIO...... 9

1. AMBIENTE FISICO ...... 9 1.1. Ubicazione, estensione, confini, inquadramento amministrativo e idrografico ...9 1.2. Aspetti climatici ...... 13 1.3. Caratteri geologici, geomorfologici e pedologici...... 21

2. ASSETTO TERRITORIALE ...... 29 2.1. Suddivisione del territorio in tipi di occupazione del suolo...... 29 2.2. Individuazione e caratterizzazione dei boschi secondo i tipi forestali: composizione, governo, trattamento passato e attuale...... 32 2.2.1. I popolamenti forestali ...... 32 2.2.1.1. FG Faggete ...... 42 2.2.1.2. LC Lariceti ...... 59 2.2.1.3. CA Castagneti...... 72 2.2.1.4. QR Querceti di roverella ...... 80 2.2.1.5. AF Acero-tiglio-frassineti ...... 84 2.2.1.6. BS Boscaglie pioniere e di invasione...... 88 2.2.1.7. PS Pinete di pino silvestre...... 90 2.2.1.8. QV Querceti di rovere ...... 96 2.2.1.9. RI Rimboschimenti...... 101 2.2.1.10. OV Ontanete di ontano verde...... 106

II 2.2.1.11. Robinieti ...... 107 2.2.1.12. Abetine ...... 109 2.2.1.13. Altre Categorie ...... 113 2.3. Individuazione e descrizione delle Unità di Terre...... 116 2.3.1. Raccolta e preparazione del materiale di base...... 116 2.3.2. Metodologia di identificazione delle Unità di Terre...... 117 2.3.3. Classificazione e descrizione delle UdT...... 117

3. PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E ASPETTI SOCIO-ECONOMICI ..136 3.1. Strumenti di Pianificazione territoriale esistenti (urbanistici comunali o sovracomunali, piani di sviluppo di Comunità Montana, piani paesistici, di aree protette, piani zonali di sviluppo agricolo ecc.) ...... 136 3.1.1. Parchi naturali...... 136 3.1.2. Riserve naturali...... 137 3.1.2.1. Biotopi...... 138 3.1.3. Piani di Assestamento forestale ...... 140 3.1.4. Altre pianificazioni in essere...... 140 3.2. Vincoli territoriali esistenti, sviluppo urbanistico e tutela ambientale...... 143 3.3. Analisi demografica e principali attività socio-economiche - aziende di utilizzazione e trasformazione presenti - mercato dei prodotti...... 146 3.3.1. Cenni storici sull'utilizzazione delle risorse silvo-pastorali ...... 153 3.4. Consistenza e regime patrimoniale (aspetti catastali, proprietà pubbliche e private, usi civici, Servitù) ...... 155

PARTE SECONDA: DESTINAZIONI - OBIETTIVI SELVICOLTURALI ...... 159

4. ASPETTI POLIFUNZIONALI DEGLI AMBIENTI FORESTALI...... 159 4.1. Destinazioni e obiettivi selvicolturali (per tipo di destinazione)...... 159 4.1.1. Destinazione Protettiva...... 163 4.1.2. Destinazione Naturalistica...... 168 4.1.3. Destinazione Produttiva...... 171 4.1.4. Destinazione Produttivo-Protettiva...... 172

III 4.1.5. Destinazione alla fruizione...... 178 4.1.6. Cenosi in libera evoluzione...... 181 4.2. Problemi fitosanitari ed emergenze ...... 182 4.2.1. Incendi ...... 182 4.2.2. Danni meteorici, antropici, fenomeni di deperimento ...... 182 4.3. Prodotti secondari del bosco-mercato dei prodotti ...... 183 4.3.1. Castanicoltura...... 183 4.3.2. Funghi ...... 185 4.4. Aspetti faunistici e venatori ...... 185 4.4.1. Metodologia...... 185 4.4.2. Le presenze faunistiche ...... 186 4.4.2.1. Invertebrati ...... 186 4.4.2.2. Rettili e anfibi...... 188 4.4.2.3. Uccelli ...... 191 4.4.2.4. Mammiferi...... 200 4.4.3. Aree protette e istituti faunistici ...... 206 4.4.3.1. Parchi naturali...... 206 4.4.3.2. Parco naturale dei Laghi di ...... 207 4.4.3.3. Parco naturale Orsiera-Rocciavrè...... 207 4.4.3.4. Istituti faunistico venatori...... 208

5. COMPARTIMENTAZIONE DEI BOSCHI ...... 210 5.1. Suddivisione in Settori ...... 210

PARTE TERZA: PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI212

6. VALORIZZAZIONE MULTIFUNZIONALE DEL PATRIMONIO FORESTALE: INTERVENTI SELVICOLTURALI PREVISTI...... 212 6.1. Quadro generale degli interventi previsti ...... 212 6.2. Ceduazione...... 216 6.3. Diradamento e conversione ...... 219 6.4. Diradamento ...... 224

IV 6.5. Trasformazione...... 228 6.6. Cure colturali...... 230 6.7. Conversione attiva...... 233 6.8. Taglio a scelta colturale ...... 236 6.9. Taglio a buche, a strisce, a fessura...... 241 6.10. Ricostituzione boschiva, taglio fitosanitario o rinfoltimento...... 243 6.11. Tagli successivi adattati ...... 246 6.12. Evoluzione controllata...... 250 6.13. Evoluzione naturale...... 254

7. IL PIANO PASTORALE ...... 258 7.1. Considerazioni generali...... 258 7.2. Obiettivi del piano ...... 260 7.3. Cenni metodologici...... 261 7.4. Indagini preliminari...... 261 7.4.1. Rilievi in campo...... 263 7.4.2. Stima del potenziale foraggero...... 264 7.4.3. Elaborazione dei dati ...... 265 7.5. Cenni storici sull’uso del patrimonio pastorale...... 266 7.6. Analisi dello stato attuale...... 267 7.6.1. Comprensori di pascolo esistenti ...... 267 7.6.2. Fabbricati, infrastrutture ...... 274 7.6.3. Viabilità...... 275 7.6.4. Condizione e produttività dei pascoli...... 275 7.6.5. Descrizione delle principali tipologie ...... 276 7.6.6. Valutazione della produttività...... 277 7.6.7. Capi monticati...... 279 7.6.8. Confronto fra carico reale e carico stimato ammissibile...... 280 7.6.9. Produzione e commercializzazione ...... 281 7.7. Proposte di piano...... 282 7.7.1. Comprensori di pascolo ...... 282 7.7.1.1. Destinazioni...... 282 7.7.1.2. Interventi ...... 284

V 7.7.2. Ipotesi di sistemi foraggeri...... 285 7.7.3. Fabbricati e strutture ...... 286 7.7.4. Produzione e commercializzazione ...... 288 7.7.5. Conservazione dell’ambiente e del paesaggio ...... 288 7.7.6. Quadro economico degli interventi...... 289

8. FENOMENI DI DISSESTO, ASSETTO DELLE BASSE SPONDE E INDICAZIONI DI INTERVENTO ...... 291 8.1. Aspetti generali e tipologie prevalenti del dissesto in riferimento alle UDT..... 291 8.1.1. UDT ritenute critiche ...... 291 8.2. Localizzazione dei dissesti in relazione alle UDT ...... 292 8.3. Interventi sulle basse sponde...... 295 8.4. Descrizione dei boschi di protezione...... 296 8.5. Interventi ed opere di sistemazione esistenti e loro grado di efficienza e conservazione...... 297 8.6. Interventi previsti e priorità...... 298

9. VIABILITÀ SILVOPASTORALE POLIFUNZIONALE E SISTEMI DI ESBOSCO ...... 313 9.1. Censimento della viabilità esistente ...... 313 9.1.1. Premessa ...... 313 9.1.2. Richiami metodologici...... 314 9.1.3. Sviluppo e funzioni della rete viabile ...... 315 9.1.4. Regime di proprietà e regolamentazione ...... 322 9.1.5. Caratteristiche costruttive e stato di manutenzione...... 322 9.1.6. Stabilità delle scarpate ed aspetti idrogeologici...... 326 9.2. Accessibilità attuale e sistemi di esbosco ...... 327 9.3. Proposte operative...... 332 9.3.1. Indirizzi programmatici per il miglioramento delle rete stradale forestale...... 332 9.3.2. Interventi sulla viabilità esistente...... 335 9.3.2.1. Interventi di manutenzione...... 335 9.3.2.2. Interventi di ripristino...... 337 9.3.2.3. Interventi di adeguamento...... 340

VI 9.3.3. Realizzazione di nuovi tracciati ...... 341 9.4. Dati riepilogativi...... 346

10. PROTEZIONE DAGLI INCENDI...... 347

11. QUADRO ECONOMICO ED ORGANIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI PREVISTI ...... 351

12. BIBLIOGRAFIA...... 355

VII 0. INTRODUZIONE

0.1. Presentazione e scopi

Il Piano Forestale Territoriale dell’Area forestale 29 “Bassa Val di Susa e Valle Cenischia”, è stato redatto nell’anno 2001 nell’ambito del progetto INTERREG II da un gruppo di professionisti così formato: 14 forestali, 1 agronomo, 1 geologo, 2 pedologi, 1 esperto in alpicoltura, 2 esperti faunisti e 1 esperto in cartografia numerica e GIS. Il lavoro è stato condotto in équipe cercando di affrontare le singole problematiche in un’ottica transdisiplinare. La superficie interessata dal piano è pari a 47.890 ettari e comprende 26 comuni. All’interno di questa area forestale sono inoltre presenti due parchi naturali, due riserve naturali e sei biotopi. Il Piano è articolato in fasi operative corrispondenti a diversi tipi di piani di settore. E’ infatti prevista l’elaborazione di documenti di pianificazione settoriale riguardanti il campo forestale, quello alpicolturale, quello inerente l’assetto idrogeologico, la viabilità. Le operazioni condotte dal gruppo di lavoro si sono realizzate a cavallo tra gli anni 2000 e 2001 e hanno visto un vasto impiego di personale per i rilievi di campagna dei quali sono risultati piuttosto impegnativi quelli relativi alla raccolta dei dati forestali. Il piano ha poi avuto uno slittamento nelle consegne finali dei documenti previsti a causa del fenomeno alluvionale che ha interessato gran parte della Regione nell’ottobre del 2000.

0.2. Incarico

Il gruppo di professionisti è stato coordinato dal dottore forestale Marcello Miozzo incaricato in data 1 giugno 2000 dall’Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente (I.P.L.A. S.p.a.) con scadenza dei lavori prevista per il 1 giugno 2001. L’importo dei lavori è stato pari a Lire 248.000.000, corrispondenti a Euro 128.081 corrispondenti ad un prezzo per ettaro di superficie di Lire 5.178 corrispondenti ad Euro 2,67.

1 0.3. Aspetti normativi e rapporti con altri strumenti di pianificazione

Il Piano Forestale Territoriale si presenta come un documento di pianificazione territoriale di carattere sovracomunale. Pur non essendo uno strumento previsto dalla vigente normativa regionale, esso costituisce l’applicazione già prevista nella futura legge regionale (“Testo unico delle leggi in materia forestale” presentato il 10.04.2001 dalla Giunta Regionale come Disegno di Legge n. 291) che prevede funzioni in materia di pianificazione forestale agli Enti locali. E’ in questo contesto che si inserisce il PFT sia in qualità di base informativa e quali- quantitativa del patrimonio silvo-pastorale ma soprattutto come strumento di pianificazione contenendo destinazioni, obiettivi selvicolturali e un programma di interventi sia migliorativi sulle infrastrutture viarie sia di natura selvicolturale. Il territorio della bassa Val di Susa è stato in passato interessato da vari studi e piani di natura forestale. In particolare sono presenti alcuni piani economici, redatti in origine dal Dott. Poda, che interessano alcune proprietà comunali, uno studio su tutto il territorio della Comunità montana realizzato da Giordano e Salandin e pubblicato nel 1974 negli annali dell’Istituto Sperimentale per la Selvicoltura di Arezzo. Con la redazione del PFT è stato quindi tenuto conto della presenza e soprattutto delle indicazioni selvicolturali contenute nei piani citati. In particolare modo è stata realizzata una compartimentazione del territorio tenendo conto anche della suddivisione particellare derivante dai piani di assestamento forestale presenti. Per quanto riguarda gli aspetti secondari contenuti nel PFT quali i risvolti economici, la tutela idrogeologica, l’incentivazione di particolari forme colturali (ad esempio la castanicoltura da frutto), sono stati validi strumenti di analisi e di indicazione quelli relativi al Piano di Sviluppo della Comunità montana e al piano di assetto idrogeologico realizzato in origine dal Prof. Nervo e modificato nel tempo dai tecnici della Comunità montana.

0.4. Sintesi della situazione colturale e delle prescrizioni contenute nel piano

L’area forestale 29 è caratterizzata da una notevole estensione delle superfici boscate, che raggiungono quasi il 50% della superficie totale (SF). Segue come importanza la superficie a cotico erboso, che costituisce complessivamente il 22% di tutto il territorio. Si tratta

2 principalmente di praterie di montagna (PL) e di superfici a basso valore foraggero: praterie rupicole (PR, 5%) e praterie non utilizzate (PB,1%). Notevole importanza rivestono altri tre usi del suolo, che occupano circa il 7% di superficie ciascuno: rocce e macereti (RM), aree urbanizzate (UI) e seminativi (SE). In particolare appare rilevante il tasso di urbanizzazione del fondovalle, interessato da infrastrutture, insediamenti abitativi e produttivi in costante espansione. I seminativi sono rappresentati da tratti di colture localizzate sul fondovalle, spesso in rotazione con foraggicoltura. Faggete, lariceti, castagneti, roverelleti e acero-tiglio-frassineti, costituiscono la maggior parte dei soprassuoli della valle (70%) e rappresentano anche la risorsa forestale di maggiore peso. Di un certo rilievo economico sono anche alcuni popolamenti di abetina e i rimboschimenti presenti nell’area di fondo valle. Le aspettative economiche dalla foresta non sono l’elemento di maggior peso nella bassa Val di Susa in quanto nel territorio sono presenti numerosi insediamenti industriali e la vicinanza alla città di Torino costituisce un fattore decisivo per diminuire la pressione delle utilizzazioni sui soprassuoli forestali.

Attualmente vengono eseguiti tagli su soprassuoli cedui soprattutto di faggio e roverella, e tagli a scelta su abetina e interventi di diradamento o di miglioramento nei rimboschimenti.

Attraverso il PFT sono state distinte sette destinazioni per ciascuna delle quali sono stati esplicitati gli obiettivi selvicolturali da perseguire. Le destinazioni costituiscono una forma di pianificazione della risorsa delineando per ciascuna di esse un obiettivo specifico. I soprassuoli con destinazione produttiva costituiscono quindi i territori forestali su cui procedere alla massimizzazione del reddito attraverso l’adozione di tecniche di selvicoltura produttiva (ad esempio accorciamento dei turni nei soprassuoli di robinia). La maggiore estensione è occupata dalla destinazione produttiva-protettiva (55%) quindi la protettiva (18%), quella naturalistica (16%), la fruizione (4%) e la produttiva (4%). L’evoluzione libera e quella naturale sono quasi del tutto assenti.

A partire dalle diverse destinazioni sono quindi definiti gli interventi selvicolturali previsti che sono riportato nella tabella successiva.

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INTERVENTO Totale CURE Ricostituzione Boschiva 308,45 Cure Colturali 1.500,60 MIGLIORAMENTI Conversione diretta 426,90 Diradamento e Conversione 4.486,87 Diradamento 1.308,11 Trasformazione 343,03 UTILIZZAZIONI Taglio a scelta 770,19 Ceduazione 3.198,78 Taglio successivo 293,75 Taglio a buche 647,16 NON INTERVENTO Evoluzione Controllata 8.083,55 Evoluzione Naturale 2.581,97 Totale 23.949,36

La ripartizione delle priorità è riportata invece nel grafico successivo.

100%

80%

60% D M 40% B

20%

0% CC CE CO DC DR RB SC SU TB TR

Per quanto attiene infine ai tre sottopiani di corredo al PFT, ovvero il piano pastorale, il piano della viabilità e quello per il contenimento dei piccoli dissesti, essi sono stati redatti da professionisti specializzati nei vari settori di studio e prevedono le seguenti indicazioni di intervento.

Piano pastorale – Sono previsti interventi di adeguamento delle pratiche alpicolturali e delle relative infrastrutture per una superficie complessiva di 5.082 ettari. Mantenimento delle attuali pratiche colturali per 1.173 ettari. Le restanti superfici (3.900 ettari circa) sono destinate in parte ad evoluzione controllata ed in parte ad evoluzione libera.

4 Gli importi necessari previsti sono individuati all’interno dei 20 comprensori di pascolo definiti e vengono di seguito riportati [valori in migliaia di Euro].

Comprensori Nuovi Miglioramento Razionalizzazione Nuova Miglioramento Totali fabbricati fabbricati risorse idriche viabilità viabilità esistente esistenti Punta Nonna - 50 20 - - 70 Colle del Sabbione - 150 20 - 20 190 ------Grand'Uia - 150 50 - 60 260 Prato Ferodo ------Punta Lunella - 100 50 - - 150 Portia - 300 100 - 100 500 Colombardo - 150 50 - 40 240 Monte Orsiera - 50 30 - 40 120 Punta di Mezzodi - - 30 - 40 70 Monte Pelvo - 20 20 - 80 120 Rocciamelone - 90 50 - 80 220 Monte Palon - 50 25 - 30 105 Moncenisio ------Punta - 60 40 - 100 200 Crocetta - 40 20 - 50 110 Monte Rognoso - 50 20 - 20 90 Punta Cristalliera - 100 30 - - 130 Punta Mulatera - 30 10 - - 40 Monte Salancia - 150 50 - 100 300 Totali - 1.540 615 - 760 2.915

Piano viabilità - nella valle sono presenti oltre 763 chilometri di tracciati d’interesse dei quali circa 500 funzionali alle foreste. Sulla base delle caratteristiche di manutenzione sono stati previsti interventi di ripristino o di miglioramento. Inoltre, analizzando il livello di servizio dei soprassuoli forestali per i quali sono stati proposti interventi, sono stati previsti ad integrazione della viabilità esistente alcuni nuovi tracciati al fine di migliorare le condizioni di opratività per gli interventi selvicolturali previsti dal piano. Gli interventi e i relativi costi per la loro realizzazione sono riportati nella tabella sottostante.

Tipo di intervento N° Sviluppo Costo tracciati (km) (¼  Manutenzione straordinaria 88 218,85 595 Ripristino percorribilità 31 95,40 505 Adeguamento (ampliamento e miglioramento 7 9,15 90 dell’opera) Realizzazione nuovi tracciati 65 130 3.360 Totale interventi 4.550

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Piano di contenimento dei piccoli dissesti – L’area forestale è stata particolarmente colpita dagli eventi alluvionali dell’ottobre del 2000 e ha riportato oltre ai noti fenomeni di esondazione e di movimento di massa, anche una ricca serie di piccoli dissesti: smottamenti, frane di crollo, erosioni di fondo e di sponda. Durante il censimento dei dissesti sono stati individuati soprattutto fenomeni di massa spesso collegati a movimenti di massa profondi. Nella tabella sotto riportata sono indicati il numero di fenomeni censito per ciascun dissesto.

Tipo di dissesto Numero Erosione fluvio torrentizia di sponda 33 Erosione fluvio torrentizia di fondo 33 Erosione di versante generalizzata 9 Detriti di falda soggetti a riattivazione e coni detritici solo parzialmente stabilizzati 2 Versanti soggetti a fenomeni di massa superficiali 194 Aree soggette a movimenti di massa più profondi 4 Aree soggette a frane di roccia lapidea e o caduta di blocchi 85 Totale 360

Da un punto di vista operativo è stato predisposto un piano di interventi (riportato nello schema sottostante) che complessivamente prevede un investimento di oltre 12 milioni di euro, valore assai elevato ma che risulta tale a causa dell’eccezionalità del periodo a cui si sono riferiti i rilevamenti.

Tipo di opera importo [¼@ Brigliette e brigliette 4.517.530 Palificate 1.421.250 Scogliere 729.470 Reti paramassi 770.550 Gabbionate 1.707.834 Inerbimenti 68.550 Muretti 2.556.284 Altri 496.051

Totale 12.267.519

6 0.5. Elaborati del piano – metodologia

Per quanto riguarda la metodologia generale e le specifiche inerenti ciascun settore di indagine il lavoro eseguito ha utilizzato come fonte primaria le norme tecniche di pianificazione, la pubblicazione delle Tipologie Forestali del Piemonte, le specifiche emanate dall’IPLA quale Ufficio di Piano (UP) in corso d’opera, che non andassero ad aggravare gli oneri fissati nel contratto. Il gruppo di studio ha operato una scelta di partenza individuando come luogo di emanazione dell’informazione sull’Area Forestale 29 un Sistema Informativo Geografico Territoriale appositamente definito per accogliere le informazioni cartografiche esistenti e strutturato in modo da fornire sempre e in tempo reale i dati nella condizione più aggiornata. Il sistema che è stato costruito dal gruppo di studio è invece basato su SW GIS MapInfo ver. 6.5 che per altro si presenta con comprovate capacità di interscambio anche con ArcView. Le Banche dati via via inserite nel sistema derivano oltre che dagli elaborati del PFT anche da altre fonti tra le quali è opportuno citare: − CSI di Torino (quadro di unione dei limiti catastali dei comuni); − Provincia di Torino (Censimento dei beni architettonici e paesistici, dissesti, aree viticole DOC, aree destinate a castanicoltura); − Comunità montana Bassa Val Susa e Cenischia (fotografie aeree digitali a colori volo alluvione 2000, piano PAI – dissesti, conoidi e valanghe -, Piani di assestamento forestale, Piano di sviluppo della C.M.);

Non è stato invece possibile acquisire le basi dati del SIM poiché sono in formati non interscambiabili e utilizzabili quindi soltanto con il SW messo a disposizione da parte del MIPA.

Oltre alle informazioni fornite dai vari Enti sopra citati, sono state implementate nel sistema le seguenti Banche Dati: − Base topografica in scala 1:10.000 in formato raster completa su tutto il territorio (in parte acquisita dall’UP e in parte acquistata dalla D.R.E.AM. presso il Servizio Cartografico Regionale); − Base ortofotografica in scala 1:10.000 in formato raster completa su tutto il territorio (in parte acquisita dall’UP);

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Le due serie sono state ottenute attraverso la scansione a definizione di 400 dpi in scala di 256 livelli di grigi; successiva geocodifica e correzione delle deformazioni. Successivamente ciascuna tavola è stata inserita nell’atlante cartografico del progetto.

− Grigliato a passo di 50 metri dell’altimetria in formato vector – fonte UP; − Quadri di unione delle cartografie CTR alla scala 1:10.000 in formato vector – fonte UP;

Le principali elaborazioni realizzate a servizio dello studio sono state le seguenti: − Realizzazione di un Modello Digitale del Terreno con cella con passo di 10 metri in formato raster. Tale elaborato è servito per realizzare alcune correlazioni, ad esempio tra tipologia forestale e quota di vegetazione. − Realizzazione delle carte derivate dal DEM delle pendenze e dell’esposizione dei versanti; in formato raster a cella con passo di 10 metri. Per quanto riguarda la carta delle pendenze sul taglio delle CTR in scala 1:10.000, per ciascun elemento è stata realizzata anche una copertura per classi a poligono in formato vector. − Realizzazione della rappresentazione in 3D del territorio in esame. − Realizzazione della copertura totale della carta geolitologica in scala 1:25.000 e in formato vector – fonte nostra elaborazione a partire dalla Carta Geologica Nazionale e dall’elenco delle tipologie litologiche fornite dall’UP.

8 PARTE PRIMA: INQUADRAMENTO DELL'AMBIENTE E DEL TERRITORIO

1. AMBIENTE FISICO

1.1. Ubicazione, estensione, confini, inquadramento amministrativo e idrografico

L’area forestale 29 è situata nelle Alpi Cozie, nella parte occidentale della Regione Piemonte e in Provincia di Torino; si estende per una superficie complessiva di 47.890 ettari.

Figura 1: Ubicazione e ripartizione dei limiti amministrativi comunali

MoncenisioMoncenisio

NovalesaNovalesa

ChianoccoChianocco VenausVenaus ChianoccoChianocco CondoveCondove MompanteroMompantero BussolenoBussoleno RubianaRubiana BruzoloBruzolo BorgoneBorgone didi SusaSusa SusaSusa CaprieCaprie SusaSusa SanSan DideroDidero

S.GiorioS.Giorio VillarVillar DoraDora AlmeseAlmese MeanaMeana didi SusaSusa S.GiorioS.Giorio CaseletteCaselette MattieMattie VaieVaie VaieVaie AlpignanoAlpignano VillarVillar FocchiardoFocchiardo

AviglianaAvigliana S.AmbrogioS.Ambrogio Sant'AntoninoSant'Antonino didi SusaSusa S.AmbrogioS.Ambrogio ChiusaChiusa didi S.MicheleS.Michele

Essa comprende al suo interno ben 26 comuni e ricade, ad eccezione del di , nel perimetro della Comunità Montana Bassa Val di Susa e Val Cenischia. Nella cartografia di Figura 1 sono riportate le perimetrazioni dei 26 comuni.

9 L’Area forestale 29 “ Bassa Val di Susa e Val Cenischia ” è caratterizzata da un territorio a impronta montana del tutto prevalente, nel quale si incunea profondamente la pianura alluvionale della , quasi un’appendice della pianura torinese.

Figura 2: rappresentazione geomorfologica del territorio dell’Area forestale 29

Come accennato, gran parte del territorio è situato in area montana, risultando il valore medio di quota di ciascun comune (si veda la Tabella 1) frequentemente al di sopra dei 1.000 metri e in alcuni casi al di sopra dei 2.000. Questo aspetto non è assolutamente da trascurare, poiché costituisce una delle caratteristiche più significative di questa area forestale; infatti sono evidenti molti indicatori comuni al

10 territorio montano italiano, ovvero una relativamente scarsa rete stradale con conseguente isolamento che si aggiunge ad una scarsa iniziativa imprenditoriale.

Tabella 1: Altimetria nei territori dei Comuni dell’ Area forestale 29

TOPONIMO Codice Sup. (ha) Quota Quota Quota Pendenza ISTAT min max media media 001006 1785 321 1314 546 20,4 Alpignano 001008 1186 292 387 333 4,6 Avigliana 001013 2316 268 976 395 11,5 Borgone di Susa 001032 491 359 641 437 17,1 001040 1257 388 2650 1090 32,0 001044 3699 416 2825 1169 38,9 Caprie 001055 1620 322 1830 821 31,5 001062 1430 311 1141 431 15,1 001076 1856 407 2615 1247 39,7 001081 590 355 1138 579 28,1 001093 7091 353 2712 1375 37,4 Mattie 001147 2779 509 2872 1461 38,5 001149 1753 475 2664 1401 43,4 001154 2996 478 3538 1715 44,0 Moncenisio 001157 459 1161 2176 1583 42,4 Novalesa 001169 2857 662 3538 1716 45,0 001229 2691 509 2213 1068 33,8 001239 330 383 951 530 22,0 001245 1964 385 2748 1324 35,3 Sant'Ambrogio di Torino 001255 856 338 1149 472 16,9 Sant'Antonino di Susa 001256 983 359 1599 776 29,9 Susa 001270 1120 441 872 505 17,1 001283 721 357 1465 736 27,7 001291 1919 538 2691 1426 38,7 001303 565 309 1418 459 15,4 001305 2560 380 2599 1102 34,4

Medesima analisi riguarda il dato della acclività che si presenta con parametri piuttosto elevati.

Un interessante ultimo fattore riguarda l’orientamento prevalente della valle in senso ovest- est, con assenza di valli laterali di una certa importanza, che determina la prevalenza delle esposizioni Nord e Sud. Fa eccezione la Val Cenischia, che si presenta come un ampio anfiteatro montano aperto solo verso sud al suo sbocco sul fondovalle principale, e la più

11 piccola valle del T. Messa, che, con andamento nord-sud, scende dal Colle del Lys verso Almese. Nella carta delle esposizioni si può agevolmente notare questa caratteristica (colori tendenti al rosso → esposizioni a mezzogiorno, colori tendenti al blu → esposizioni a bacìo). Questo aspetto orografico ha influenzato anche il tipo di assetto di uso del suolo che, come si vedrà più avanti con maggior dettaglio, ha visto lo sviluppo sui versanti a mezzogiorno di attività agricole e pastorali, mentre sui versanti più freddi ha favorito il perpetuarsi del bosco.

Figura 3: Carta delle esposizioni

Per quanto attiene all’idrografia all’interno dell’Area Forestale 29, lo uno sviluppo complessivo è di 1073 Km; in essa sono presenti due principali bacini idrografici: il primo, più vasto (47,85 km, 41.514 ha), della Dora Riparia e il seconda del principale affluente T. Cenischia (13,39 km, 6.366 ha).

12 Figura 4: Carta dei sottobacini e del reticolo idrografico dell’Area Forestale 29.

1.2. Aspetti climatici

Per quanto attiene ai dati climatici si è fatto riferimento alle recenti pubblicazioni redatte sulla base dei dati raccolti dalla Direzione Regionale Servizi Tecnici di Prevenzione, Settore Meteoidrografico e Reti di Monitoraggio (Regione Piemonte – Università di Torino, 1998), in particolar modo sono stati acquisiti i dati su supporto informatico relativi a: • Cd-Rom “Precipitazioni e temperature” che fornisce su tutto il territorio regionale dati climatici rielaborati spazialmente; questa Banca dati fornisce i dati su serie storiche significative; • “Carta Climatica del Piemonte” per la realizzazione della carta delle isoterme e delle isoiete.

Nelle figure successive sono riportate alcune elaborazioni cartografiche realizzate basandosi sui dati giornalieri delle stazioni di Venaus, Bar Cenisio, Susa, Borgone. Non sono stati utilizzati i dati di Prarotto perché riguardano solo alcuni mesi di attività della stazione.

13

Figura 5: Localizzazione delle stazioni termopluviometriche e quota.

Tabella 2: Dati aggregati di precipitazione (mm) e temperatura (°C) di alcune stazioni dell’Area Forestale 29.

DATA DATA VALIDITA' QUOTA COMUNE LOCALITA' PRECIPITA- ZIONE (mm) Media TMAX (°C) Massima TMAX (°C) Media TMIN (°C) Minima TMIN (°C) T Massima delle medie giornaliere (°C) delle T Minima medie giornaliere (°C) 17/11/94 1525 VENAUS BAR 906 23,1 25,2 -11,5 -16,7 21,1 -13,8 CENISIO 16/11/90 600 VENAUS LA 803 28,9 31,3 -7,9 -11,1 27,4 -9,4 CORNA’ 05/12/90 520 SUSA PIETRA- 750 28,2 32,9 -7 -12 28,3 -8,5 STRETTA 14/11/90 470 SUSA TRADUE- 723 32,2 36,4 -9,9 -12,5 28,8 -7,7 RIVI 10/01/91 400 BORGONE PONTE 899 32,1 33,7 -8,7 -10,4 25,5 -6,9 DORA 09/01/91 340 AVIGLIANA GRANGIA 983 34 36,1 -9,4 -12,5 27 -6,9

Come si può osservare da questa prima tabella di dati, le serie di dati disponibili nell’archivio regionale non superano i 7 anni di archiviazione (in genere 1990-97). Tale periodo può essere però considerato significativo per valutazioni di tipo climatico.

14 Per le precipitazioni nevose sono stati raccolti i dati disponibili nelle pubblicazioni sopra citate e riguardano la stazione di Bar Cenisio, interna all’area di studio, e quelle limitrofe di (val Chisone), e Sauze d’ (alta Val di Susa) e (Val di Viù). Riportiamo nella Tabella 3 i dati relativi alle precipitazioni nevose.

Tabella 3 : Dati relativi alle precipitazioni nevose per mese (dati espressi in cm)

COMUNE GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC TOT. SAUZE D'OULX1 76 89 96 92 49 1 0 0 0 10 30 56 498 SALBERTRAND 63 72 71 37 5 0 0 0 0 3 12 30 291 PRAGELATO2 158 137 91 15 0 0 0 0 0 0 33 82 515 MONCENISIO 74 75 66 79 22 0 _ _ _ _ 46 66 428

Figura 6 : Carta delle isoiete annuali

1 Sauze d’Oulx è fuorizona e compresa nell’Area forestale dell’Alta Val di Susa. 2 Pragelato ricade nell’Area forestale Val Chisone e Val Germanasca.

15 Figura 7: Isoterme della temperatura media annua

Come si può notare dalle figure, le precipitazioni non sono molto elevate in tutta la valle. Partendo dalla pianura torinese, in corrispondenza di Alpignano, si hanno circa 900 mm annui, per poi aumentare gradualmente fino a raggiungere i massimi valori in corrispondenza dei primi rilievi, lungo una retta che collega il colle del Lys a S. Ambrogio. Presso il Colle del Lys le precipitazioni superano i 1300 mm, mentre tra Avigliana e S. Ambrogio superano i 1100 mm annui. Risalendo la valle le precipitazioni diminuiscono gradualmente, fino a scendere sotto gli 800 mm nella cosiddetta oasi xerotermica di Susa, dove si registra un mese secco estivo. L’andamento delle precipitazioni lungo l’asse vallivo è dovuto all’effetto di sbarramento delle perturbazioni operato dai primi rilievi della catena alpina, che risultano quindi quelli maggiormente interessati dalle precipitazioni. In tutte le stazioni, come altrove in Piemonte, si notano due minimi delle precipitazioni, estivo ed invernale, e due massimi nelle stagioni intermedie (generalmente giugno e settembre). Nelle stazioni di Venaus e Susa il minimo estivo dà luogo ad un breve periodo di aridità, mentre per le altre, ubicate più ad est (Avigliana, Borgone) e soprattutto a quote più elevate (Bar Cenisio) ciò non si verifica. Il regime pluviometrico è riferibile al tipo prealpino, il più diffuso in Piemonte, sottotipo con intensità di precipitazione bassa (<20 mm/giorno), con minimo principale in inverno, massimo principale in primavera e secondario in autunno.

16 Per quanto riguarda le temperature medie annue si va da valori compresi tra 11 e 12°C tra Susa e Alpignano ed i valori inferiori a 0°C sui rilievi più elevati (quote>2000m). Nel fondovalle si hanno 4-5 mesi freddi, mentre risalendo di quota si arriva ai 12 mesi freddi in corrispondenza delle vette più alte. Secondo la classificazione climatica di Bagnouls e Gaussen il fondovalle, ad eccezione della parte interna, si colloca nella regione Mesaxerica, sottoregione Ipomesaxerica, caratterizzata da temperatura media del mese più freddo tra 0 e 10 gradi e nessun mese arido. L’area compresa tra Susa e Borgone, caratterizzata da 1 mese arido, si colloca invece nella regione Xeroterica, sottoregione Submediterranea. Le aree montane della valle sono inquadrabili nella regione Axerica fredda, ed in particolare: • i bassi versanti si collocano nella sottoregione temperata fredda, con meno di 4 mesi di gelo; • i versanti alti nella sottoregione mediamente fredda, con 4-6 mesi di gelo; • i rilievi più elevati nella sottoregione fredda (6-8 mesi di gelo). L’area montana presenta un ulteriore caratterizzazione che è data dalle precipitazioni nevose. Per queste sono stati raccolti i dati disponibili nelle pubblicazioni sopra citate e riguardano le sole stazioni di Pragelato, Salbertrand, Sauze d’Oulx, Moncenisio, tutte, ad eccezione dell’ultima, adiacenti ma poste all’esterno dell’area considerata.

Figura 8: Diagramma termo-pluviometrico della Stazione di Venaus-La Cornà (1525 m.s.l.m.)

P(mm) P T T (°C) 160 80 140 70 120 60 100 50 80 40 60 30 40 20 20 10 0 0 -20 -10 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

17 Figura 9: Diagramma termo-pluviometrico della Stazione di Venaus-Bar Cenisio (600 m.s.l.m.)

P(mm) P T T (°C) 140 70 120 60

100 50

80 40

60 30

40 20

20 10

0 0

-20 -10 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

Figura 10 : Diagramma termo-pluviometrico della Stazione di Susa-Pietrastretta (520 m.s.l.m.).

P(mm) P T T (°C) 120 60

100 50

80 40

60 30

40 20

20 10

0 0

-20 -10 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

18 Figura 11 : Diagramma termo-pluviometrico della Stazione di Susa-Traduerivi (470 m.s.l.m.)

P(mm) P T T (°C)

120 60

100 50 80 40

60 30

40 20

20 10

0 0 -20 -10 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

Figura 12 : Diagramma termo-pluviometrico della Stazione di Borgone-Ponte Dora (400 m.s.l.m.)

P(mm) P T T (°C) 160 80 140 70 120 60 100 50 80 40 60 30 40 20 20 10 0 0 -20 -10 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

19 Figura 13 : Diagramma termo-pluviometrico della Stazione di Avigliana-Grangia (340 m.s.l.m.).

P(mm) P T T (°C) 160 80 140 70 120 60 100 50 80 40 60 30 40 20 20 10 0 0 -20 -10 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

Figura 14: Diagramma termo-pluviometrico della Stazione di Sauze d’Oulx-Lago Pilone(2320 m.s.l.m., alta Val di Susa, limiti superiori della vegetazione arborea

P(mm) P T T (°C) 120 60

100 50

80 40

60 30

40 20

20 10

0 0

-20 -10 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

20 1.3. Caratteri geologici, geomorfologici e pedologici

Per bassa Valle di Susa (Alpi Cozie) si intende quella parte del bacino della Dora Riparia che va dalla confluenza con la Val Cenischia fino allo sbocco in pianura alle porte di Torino: la valle principale mostra un orientamento leggermente arcuato con direzione prevalente O-E e la stessa direzione è osservabile lungo gli spartiacque che la separano dalla Val Chisone e dalla Val Sangonetto a sud, e dalla Valle Stura di Viù a nord. La Val Cenischia, che si origina dal Colle del Moncenisio, invece presenta una direzione prevalente NO-SE, fino alla confluenza del T. Cenischia nella Dora Riparia nei pressi di Susa. Da un punto di vista altimetrico le vette maggiori si riscontrano nei settori occidentale e centrale del territorio, lungo lo spartiacque Susa - Viù (M. Rocciamelone – 3538 m, M. Palon – 2965 m, C. Croce di ferro – 2618 m, Grand Uia – 2668 m, P. Lunelle – 2772 m) e lungo lo spartiacque Susa – Chisone (M. Orsiera – 2878 m, P. Cristalliera – 2821 m) mentre il settore orientale è caratterizzato da rilievi meno elevati (M. Salancia – 2088 m, Carra Saettiva – 1659 m, a sud e P. di Grifone – 2404 m, M. Cifrari – 2302 m, M. Arpone – 1600 m, a nord), verso l’alta pianura torinese dove si raggiungono le quote minori (circa 300 m). L’unico ghiacciaio esistente, in fase di ritiro, è il Ghiacciaio dell’Agnello nel gruppo dell’Ambin.

La testata della Valle di Susa costituisce un settore di bacino che originariamente drenava verso Ovest, ma che si è trovato a far parte del settore orientale dell’arco alpino per la progressiva migrazione dello spartiacque principale dall’interno verso l’esterno, durante il Miocene. Durante il Pliocene inferiore, la parte bassa della valle era ancora invasa dal mare, il cui ritiro è stato seguito, fino al Pleistocene inferiore, dalla deposizione di una successione di depositi di ambiente da paludoso-costiero a fluviale.

Al bacino del T. Cenischia è stata attribuita gran parte della sequenza di depositi glaciali riscontrata nella bassa Valle di Susa: questo perché l’alimentazione della parte inferiore del bacino della Dora Riparia è avvenuta dal bacino del Cenischia, rispetto al quale il ghiacciaio della media Valle di Susa aveva il ruolo di tributario; quest’ultimo, dopo l’ultima fase di massima espansione glaciale, si è ritirato quando nella valle principale persisteva ancora il ghiacciaio della Val Cenischia, rendendo sospesa la media Valle di Susa.

21 Durante l’ultima fase di massima espansione glaciale, il ghiacciaio principale della Valle di Susa ha raggiunto lo sbocco in pianura, costruendo l’Anfiteatro Morenico di Rivoli – Avigliana: la forte erosione esercitata dai ghiacciai quaternari in espansione ha provocato un nuovo modellamento del reticolo idrografico, con la quasi totale asportazione dei depositi pliocenici, che invece ancora si conservano allo sbocco con l’Anfiteatro. Tracce di glacialismo sono presenti nelle forme e nei depositi osservabili su entrambi i fianchi della valle. Segni di modellamento glaciale, successive alla massima espansione (cordoni morenici e circhi), sono concentrate soprattutto presso le testate dei bacini tributari che si originano dai rilievi del Massiccio dell’Ambin (Val Cenischia) e lungo gli spartiacque Susa – Chisone, limitatamente al settore occidentale, e Susa - Viù. Il modellamento degli stessi bacini tributari è, nella maggior parte dei casi, di origine glaciale, legato alla presenza di ghiacciai locali. Il rapporto tra forme e depositi dei bacini tributari e quelli del bacino principale è spesso caratterizzato dalla presenza di un gradino di confluenza della valle tributaria nella principale: alla fase di ritiro del ghiacciaio tributario hanno fatto seguito episodi erosionali fluviali, con l’incisione di forre e orridi, accompagnata dalla formazione, a volte, di conoidi.

Fenomeni gravitativi (frane e deformazioni profonde di versante) sono presenti in alcuni settori (prevalentemente sul versante sinistro della Val Cenischia e lungo gli spartiacque con la Val Chisone e la Val Sangonetto), modificando l’assetto strutturale degli ammassi rocciosi e la distribuzione altimetrica dei depositi quaternari, con formazione di depressioni, gradini di scivolamento, ecc. I fenomeni possono essere molto evoluti e ben delineati, associati nella parte inferiore ad accumuli gravitativi (M. Salancia), o poco evoluti e quiescenti e caratterizzati dalla sola presenza di elementi di tettonica superficiale localizzati nella porzione superiore dei versanti (Carra Saettiva). Le cause sono molteplici: lungo lo spartiacque Susa – Chisone, le deformazioni sembrano dovute all’energia dei versanti, alle caratteristiche lito-strutturali ed allo stress da deglaciazione, mentre, in Val Cenischia e per alcune deformazioni a carico dei bacini del R. Pissaglio e del T. Prebech, le cause più probabili sembrano legate a riduzioni di volume di ammassi rocciosi profondi in seguito a dissoluzione di rocce solubili (gessi e anidriti).

22 Entro il basamento pre-Quaternario sono stati distinti due domini strutturali principali: uno comprendente Unità di Margine Continentale (Unità dell’Ambin e Unità del Dora – Maira) e le rispettive coperture e uno comprendente Unità Oceaniche e di Fossa (calcescisti e ofioliti). Entro questi domini sono state riconosciute più unità con associazioni litologiche presentanti distinte caratteristiche mineralogiche, petrografiche e strutturali.

UNITÀ DI MARGINE CONTINENTALE Il Massiccio dell’Ambin entra solo marginalmente nell’area studiata ed interessa il versante destro della Val Cenischia, dal Moncenisio a Venaus. Il basamento cristallino è costituito da gneiss e micascisti pre-triassici mentre la copertura mesozoica è rappresentata da calcescisti, calcari e carniole del Cretacico sup. e da quarziti, scisti calcarei, calcari e carniole del Trias inf.

Il Massiccio del Dora –Maira si estende dalla Val di Susa alla Val Maira ed interessa il bacino della Dora, lungo la parte bassa dei versanti in sx orografica da Susa a Condove e buona parte dello spartiacque con la Val Chisone. Il basamento pre-triassico è costituito principalmente da un complesso di micascisti a granato e/o cloritoide e gneiss albitici (pre-carbonifero) e da gneiss del Permiano inf.; inoltre, si osserva un affioramento di metagranati porfirici del Permiano inf. presso l’abitato di Borgone. La copertura mesozoica è costituita essenzialmente da calcescisti, marmi e metadolomie (Complesso di Foresto – Chianocco – M. Molaras) lungo la sponda sx della Dora, e da micascisti a granato e/o cloritoide passanti a calcescisti (Complesso di Meana – M. Muretto) in dx della Dora.

UNITA’ OCEANICHE E DI FOSSA Affiorano sia in destra che in sinistra orografica della Dora Riparia, con una prevalenza nel versante sinistro della Val di Susa, e sono sovrapposte strutturalmente alle Unità del Dora – Maira e dell’Ambin.

Le Unità Oceaniche sono costituite da rocce di natura basica ed ultrabasica (metagabbri, serpentiniti, prasiniti, ecc.) e vi è stata distinta, per l’area studiata, l’Unità Bassa Valle di Susa – Valli di Lanzo – M. Orsiera: questa affiora sul versante sinistro della Val di Susa, da Condove fino allo spartiacque con la Valle di Viù, mentre verso Ovest termina a Nord Est di

23 Susa; comprende anche le serpentiniti della Sacra di S. Michele e parte dello spartiacque Susa – Chisone (M. Orsiera).(18)

Le Unità di Fossa sono costituite da derivati metamorfici di marne e calcari marnosi (calcescisti). Vi si riconoscono: • Unità dei Calcescisti con Pietre Verdi: presente sia sul versante destro della Val di Susa (a sud e ad ovest dell’Unità M. Orsiera e sopra al Complesso di Meana – M. Muretto), sia su quello sinistro, lungo una fascia compresa fra l’Unità di Puys – Venaus e l’Unità Bassa Valle di Susa – Valli di Lanzo – M. Orsiera. I litotipi sono rappresentati prevalentemente da calcescisti (versante destro della Val di Susa), micascisti e marmi, con serpentiniti e metagabbri; sul versante sinistro, l’Unità è meno diffusa ed è rappresentata da calcescisti con prasiniti. • Unità di Puys – Venaus: affiora in Val Cenischia e nel settore di cresta spartiacque fra la Valle di Susa e la Valle di Viù (M. Palon) ed è rappresentata da calcescisti, gneiss e micascisti, con prasiniti e serpentiniti. • Unità del Rocciamelone: forma la zona sommitale del M. Rocciamelone ed è costituita da una successione di calcescisti e marmi a silicati con intercalazioni di ofioliti (prasiniti e anfiboliti).

Il Quaternario è invece rappresentato da depositi di correnti acquee, quali sedimenti alluvionali recenti nei fondovalle (del T. Cenischia e del F. Dora Riparia) e conoidi di deiezione allo sbocco dei maggiori tributari sui fondovalle principali, da accumuli gravitativi e detriti di falda (soprattutto nei settori di testata dei bacini tributari) e, infine, dai depositi glaciali (morene). L’evoluzione quaternaria del bacino del Cenischia copre l’intervallo compreso fra la parte superiore del Pleistocene medio e l’Olocene. I depositi glaciali, presenti in questo settore vallivo soprattutto sul versante destro, sono riconducibili a due distinte fasi di espansione: i depositi attribuiti alla prima fase sono conservati fino a circa 1.150 m di quota, mentre quelli relativi alla seconda (comprendente anche l’ultima fase di massima espansione glaciale) sono distribuiti su fasce altimetriche progressivamente più basse. Parte della fascia altimetricamente inferiore è sepolta dai depositi alluvionali recenti ed attuali, la cui superficie di accumulo costituisce l’attuale fondovalle.

24 Nel bacino della Dora Riparia, limitatamente alla bassa Valle di Susa, si riconoscono segni di glacialismo nei depositi osservabili su entrambi i fianchi della valle e nell’area dell’Anfiteatro di Rivoli – Avigliana (morene wurmiane e post wurmiane), oltre a depositi di origine fluvioglaciale, fluviolacustre e lacustre. I depositi fluviali formano i fondovalle della Val di Susa e della Val Cenischia e costituiscono il letto attuale dei corsi d’acqua, le superfici suborizzontali che li fiancheggiano, debolmente terrazzate (aree di potenziale esondazione) e i conoidi allo sbocco dei bacini tributari.

Nell’area studiata sono inoltre presenti numerosi accumuli gravitativi di vario tipo: • accumuli deposti successivamente o contemporaneamente alle ultime fasi di ritiro locale, generalmente caratterizzati dalla presenza di grossi blocchi derivanti da frane di crollo con successivo trasporto glaciale e, in alcuni casi, collegabili alle deformazioni gravitative profonde che interessano estesi settori di versante, sia in Val Cenischia (destra orografica) sia in bassa Val di Susa (in sinistra orografica ma, soprattutto, in destra fino allo spartiacque con la Val Chisone e la Val Sangonetto). • in entrambe la valli, inoltre, si riconoscono accumuli detritici (detrito di falda) originatisi da disgregazione meccanica, crio- e termo-clastica, distribuiti prevalentemente lungo le porzioni sommitali dei versanti vallivi e lungo i canaloni. • infine, in alcuni settori, si osserva la presenza di coltri eluvio-colluviali derivanti da degradazione superficiale di formazioni particolarmente alterabili (calcescisti e litotipi associati).

Figura 15: Carta geolitologica (la codifica dei gruppi litologici del Piemonte è riportata in allegato 3 alle norme tecniche)

LEGENDA 1 3 12 13 18 19 20

25 Tabella 4: Ripartizione gruppi geolitologici nell’Area Forestale 29

GRUPPO DESCRIZIONE SUPERF. 1 Depositi superficiali incoerenti grossolani. 8901 3 Depositi morenici 1859 12 Calcari, calcari dolomitici e dolomie massicci o stratificati in grossi 1691 banchi. 13 Rocce metamorfiche carbonatiche a tessitura scistosa, calcari in strati 10290 sottili o medi. 18 Rocce ignee basiche ed ultrabasiche e loro derivati metamorfici 13834 19 Rocce metamorfiche acide a tessitura scistosa 7623 20 Rocce metamorfiche acide a tessitura massiccia 3436

1. Depositi superficiali incoerenti grossolani. Vi sono raggruppate rocce incoerenti d’età quaternaria di varia origine (detriti di falda, coni di deiezione, alluvioni terrazzate e depositi fluvioglaciali). Dal punto di vista morfologico si distinguono forme di raccordo alla base dei rilievi (falde di detrito) e corpi sedimentari di origine alluvionale. Questi ultimi possono caratterizzare lo sbocco di corsi d’acqua dove la rottura di pendenza determina la formazione di conoidi o costituire livelli terrazzati nei fondivalle e nelle piane alluvionali. Le varie forme sono costituite da sedimenti incoerenti facilmente erodibili a permeabilità primaria elevata, con possibili riduzioni locali della permeabilità per la presenza di matrice fine o di argillificazione dei suoli. I dissesti più frequenti nel caso dei detriti di falda e di conoidi sono rappresentati da movimenti di massa superficiali (colamenti) legati a saturazione e fluidificazione di terreni sciolti in concomitanza di precipitazioni intense e pendenze elevate. Le alluvioni terrazzate possono essere coinvolte in fenomeni di scorrimento innescati dallo scalzamento al piede ad opera di corsi d’acqua o di interventi antropici.

3. Depositi morenici. Depositi incoerenti presenti in lembi più o meno rimaneggiati su fondivalle e versanti. Sono costituiti da materiali eterogenei per dimensione ed origine immersi in una matrice di limo glaciale. Elevata erodibilità e permeabilità variabile in funzione della quantità di limo presente, in genere abbastanza elevata. Frane da scorrimento o colamenti si segnalano per instabilità indotte al piede del versante dall’erosione lungo gli alvei torrentizi o a causa di tagli stradali.

26 I dissesti più frequenti sono legati a movimenti della coltre superficiale che possono evolvere sotto forma di colamenti dove i depositi presentano maggior presenza di materiale fine. Fattori predisponenti sono rappresentati dalla saturazione indotta nella copertura superficiale da precipitazioni intense su versanti con pendenze comprese tra i 30° e 45°.

12. Calcari, calcari dolomitici e dolomie massicci o stratificati in grossi banchi. Litotipi calcarei e dolomitici, spesso intercalati a calcari microcristallini e brecciati, con buona resistenza all’erosione che conferisce loro un certo risalto morfologico. Caratteristiche meccaniche da buone a ottime, permeabilità primaria da bassa a nulla, permeabilità secondaria variabile in funzione dello stato di fratturazione. Possibile presenza di livelli evaporitici o cariati che facilita localmente la circolazione dell’acqua e l’innesco di fenomeni carsici. Dissesti poco frequenti e di entità limitata con frane da crollo di blocchi scomposti ed isolati e possibile innesco di frane da scorrimento quando l’unità poggia su livelli calcescistosi o argilloscistosi.

13. Rocce metamorfiche carbonatiche a tessitura scistosa, calcari in strati sottili o medi. Questa classe comprende calcescisti ed altre rocce carbonatiche a tessitura scistosa e fogliacea. A questi litotipi si associano calcari fittamente stratificati spesso intercalati ai calcescisti e con caratteristiche analoghe. La classe litologica è caratterizzata da una forte erodibilità e degradabilità in seguito a fenomeni di decalcificazione e gelifrazione che portano alla produzione di estese coperture colluviali. Ne derivano forme caratterizzate da creste per lo più prive di vette isolate con versanti dissimetrici; più ripidi e fasciati alla base da ampie falde detritiche quelli con giacitura a reggipoggio, meno acclivi e più uniformi quelli con giacitura a franapoggio. Permeabilità legata alla soluzione di carbonati in superficie e alla presenza di fratturazione. Le caratteristiche meccaniche di queste rocce sono mediocri e i dissesti più rilevanti sono spesso indotti da scorrimento traslativo di pacchi di strati su superfici di scistosità o intercalazioni argillose. Si segnalano anche movimenti di massa (scorrimenti rotazionali) di materiale intensamente fratturato o tettonizzato e colamenti in seguito a fluidificazione della coltre eluvio-colluviale. Possono verificarsi fenomeni di instabilità indotta da scalzamento alla base dei versanti.

27 18. Rocce ignee basiche ed ultrabasiche e loro derivati metamorfici. Rocce magmatiche basiche e ultrabasiche (Ofioliti) e loro derivati metamorfici (Pietre Verdi) affioranti nel complesso dei calcescisti ofiolitiferi. Caratteristiche meccaniche in generale da discrete a buone, in parte variabili a seconda del litotipo prevalente. Diabasi, anfiboliti e serpentiniti più tenaci e compatte danno origine a forme prominenti con caratteristiche punte piramidali. Assai meno coerenti e più erodibili litotipi come i serpentinoscisti, cloritoscisti e talcoscisti che sono presenti in misura minore ed associati ai precedenti. Le rocce di questa classe sono soggette a frantumazione meccanica soprattutto in litotipi brecciati ed in prossimità di faglie. Permeabilità primaria nulla, secondaria dipendente dal grado di fratturazione con forte aumento lungo linee tettoniche. Dissesti non molto frequenti e spesso legati alla presenza di sottili orizzonti talcoscistosi o cloritoscistosi che fungono da superfici lubrificanti facilitando lo scorrimento traslativo o rotazionale di masse rocciose in corrispondenza di faglie e fasce fortemente tettonizzate.

19. Rocce metamorfiche acide a tessitura scistosa. Si tratta in prevalenza di gneiss minuti, micascisti gneissici e micascisti che presentano caratteristiche meccaniche mediamente scadenti in conseguenza della tessitura scistosa e della presenza di fasi lamellari che comportano una elevata degradabilità ed erodibilità. Permeabilità locale per fratturazione. Dissesti frequenti rappresentati da frane da scorrimento lungo piani di scistosità in presenza di pendenze elevate e movimenti di massa superficiali a carico della coltre eluviale.

20. Rocce metamorfiche acide a tessitura massiccia Litotipi prevalenti rappresentati da gneiss occhiadini e ghiandoni, quarziti, embrechiti, daciti e rioliti metamorfiche. La morfologia, sovente aspra, è caratterizzata da picchi e denti con versanti spesso asimmetrici per la presenza di piani di foliazione e scistosità. Caratteristiche meccaniche buone per sforzi diretti normalmente ai piani di scistosità, scadenti parallelamente ad essi. Nulla la permeabilità primaria, può essere presente quella secondaria per fratturazione. Occasionali frane da scorrimento traslativo di massa di roccia disposte a franapoggio lungo piani di scistosità o fratturazione che fungono da superfici di discontinuità; possibili frane da crollo o da ribaltamento dove la roccia è più fratturata lungo i versanti a reggipoggio.

28 2. ASSETTO TERRITORIALE

2.1. Suddivisione del territorio in tipi di occupazione del suolo

L’area forestale 29 è caratterizzata da una notevole estensione delle superfici boscate, che raggiungono quasi il 50% della superficie totale (SF). Segue come importanza la superficie a cotico erboso, che costituisce complessivamente il 22% di tutto il territorio. Si tratta principalmente di praterie di montagna (PL) e di superfici a basso valore foraggero: praterie rupicole (PR, 5%) e praterie non utilizzate (PB,1%). In passato le attività pastorali erano senz’altro più sviluppate, occupando probabilmente una superficie superiore poiché erano piuttosto diffusi i pascoli arborati e le praterie cespugliate, che oggi si sono rapidamente trasformate in arbusteti e formazioni boschive di neoformazione. Notevole importanza rivestono altri tre usi del suolo, che occupano circa il 7% di superficie ciascuno: rocce e macereti (RM), aree urbanizzate (UI) e seminativi (SE). In particolare appare rilevante il tasso di urbanizzazione del fondovalle, interessato da infrastrutture, insediamenti abitativi e produttivi in costante espansione. I seminativi sono rappresentati da tratti di colture localizzate sul fondovalle, spesso in rotazione con foraggicoltura Rocce e macereti sono localizzati principalmente sulla dorsale del Rocciamelone. Degna di nota anche la superficie dei coltivi abbandonati (CV), che occupano quasi il 3% del territorio: si tratta di colture terrazzate, ubicate principalmente nel versante sinistro della vallata (i coltivi abbandonati dei versanti esposti a nord sono stati più rapidamente colonizzati dal bosco grazie alle più favorevoli condizioni stazionali). Gli altri usi del suolo, in ordine di estensione, sono rappresentati da: FV: frutteti, vigneti e piccoli appezzamenti ad uso familiare (orti), diffusi intorno ad i nuclei abitati; CP: si tratta per lo più di ex superfici a pascolo abbandonate, che si presentano oggi colonizzate da vaccinieti e rodoreti. La loro localizzazione è soprattutto concentrata nelle parti alte della montagna nel versante destro della valle; AL: pioppete, diffuse nella parte bassa della valle, in alcuni casi abbandonate (si proprietari hanno rinunciato al taglio di utilizzazione, ma non si è avuta una completa evoluzione a bosco) ;

29 AQ, GR: corpi d’acqua (i più estesi sono i Laghi di Avigliana) ed i greti della Dora Baltea edel T. Cenischia; UV: aree verdi urbane e di pertinenza delle infrastrutture di comunicazione (svincoli ecc.); CB: si tratta di cespuglieti pascolabili, formazioni situate in aree un tempo pascolate, ma che per la diminuzione dei capi al pascolo sono state progressivamente colonizzate da arbusti e da specie arboree. Sono localizzati soprattutto in quota, a contatto con cespuglieti e con aree rocciose.

Nelle tabelle grafici e figure successivi sono rappresentate in varie forme le distribuzioni e entità delle varie tipologie di uso del suolo.

Tabella 5: ripartizione superfici d’uso del suolo

Codice Descrizione Superficie (ha) % AL Arboricoltura da legno 385,2 0,8 AQ Acque 297,8 0,6 CB Boscaglie 19,5 0,0 CP Cespuglieti pascolabili 564,2 1,2 CV Cespuglieti 1343,9 2,8 FV Vigneti 801,4 1,7 GR Greti 129,4 0,3 PB Praterie non utilizzate 418,6 0,9 PL Praterie 4725,0 9,9 PR Praterie rupicole 2435,2 5,1 PT Prati-pascoli 1862,0 3,9 PX Prati permanenti di pianura 1144,3 2,4 RM Rocce 3470,4 7,2 SE Seminativi 3115,0 6,5 SF Superfici forestali 23920,6 49,9 UI Aree urbanizzate 3263,0 6,8 UV Aree verdi urbane 72,8 0,2 Totale complessivo 47968,3 100,0

30 Figura 16: Istogramma di distribuzione delle principali forme di uso del suolo (decodifiche riportate in Tabella 5)

Superficie (ha)

UV

UI

SF

SE

RM

PX

PT

PR

PL

PB

GR

FV

CV

CP

CB

AQ

AL

0,0 5000,0 10000,0 15000,0 20000,0 25000,0

Figura 17: Carta dell’uso del suolo

31 Figura 18: Vista 3D della carta dell’uso del suolo

2.2. Individuazione e caratterizzazione dei boschi secondo i tipi forestali: composizione, governo, trattamento passato e attuale.

Di seguito saranno illustrati i popolamenti forestali presenti nell’Area Forestale 29; la numerosa presenza di tipologie diverse di soprassuoli forestali (47) ci ha indotti a organizzare la descrizione a livello di categoria forestale, effettuando eventuali approfondimenti per quanto concerne le caratteristiche dendro-auxometriche per quelle tipologie ritenute importanti da un punto di vista gestionale.

2.2.1. I popolamenti forestali I popolamenti forestali incontrati nell’Area Forestale 29 sono riportati nella Tabella 6.

Tabella 6: ripartizione delle categorie forestali su tutta l’area forestale

Cod. Descrizione Superficie % % (dato Sup_inventario differenza (ha) inventariale) FA Faggete 5388,9 22,6 4336,0 18,2 -4,4 LC Lariceti e cembrete 3627,4 15,2 3053,5 12,8 -2,4 CA Castagneti 3335,9 14,0 4213,8 17,7 3,7 QR Querceti di roverella 2230,0 9,4 2320,7 9,7 0,3 AF Acero-tiglio-frassineti 1725,8 7,2 2870,3 12,1 4,9 BS Boscaglie pioniere 1681,1 7,1 793,9 3,3 -3,8

32 Cod. Descrizione Superficie % % (dato Sup_inventario differenza (ha) inventariale) PS Pinete di pino silvestre 1141,4 5,0 1343,5 5,6 0,6 QV Querceti di rovere 1199,9 4,8 1404,6 5,9 1,1 RI Rimboschimenti 985,4 4,1 1526,7 6,4 2,3 OV Ontaneti di ontano verde 815,5 3,4 183,2 0,8 -2,6 RB Robinieti 599,1 2,5 427,5 1,8 -0,7 AB Abetine 362,6 1,5 977,1 4,1 2,6 SP Formazioni legnose riparie 210,2 0,9 122,1 0,5 -0,4 QC Querco-carpineti 205,5 0,9 61,1 0,3 -0,6 AS Arbusteti planiziali, collinari e 111,3 0,5 -0,5 montani UM Unità mosaico 93,5 0,4 -0,4 AN Alneti planiziali e montani 33,5 0,1 122,1 0,5 0,4 CE Cerrete 28,2 0,1 61,1 0,3 0,2 PN Pinete di pino uncinato 28,0 0,1 -0,1 PE Peccete 14,0 0,1 -0,1 TOTALI 23817,2 23817,2

Come si può notare innanzitutto è stato riportato il confronto tra il dato derivante dalla cartografia delle tipologie forestali e quello derivante dall’inventario a terra. Il primo commento che viene in mente chiede quale dei due è il dato giusto. La risposta non può essere che articolata: infatti sia il dato cartografico che quello inventariale ci forniscono indicazioni sulle estensioni dei popolamenti vicine alla realtà. Nel caso del dato cartografico si registra una buona stima per quanto attiene ai popolamenti poco estesi in quanto sono ben circoscritti e quindi sono agevolmente classificabili in campo e facilmente collocabili in cartografica. Addirittura alcuni popolamenti poco estesi non sono stati interessati da nessuna area di saggio. Viceversa, nei casi di estesi accorpamenti boscati, la cartografia non sempre fornisce dei dati sicuri. Ciò è dovuto al fatto che è difficile distinguere all’interno di un bosco le variazioni di composizione soprattutto se sono sfumate e diventa anche difficile riuscire a cartografare dette unità con la precisione richiesta. Da parte sua invece l’inventario fornisce dati abbastanza buoni per accorpamenti forestali estesi e continui e meno buoni per unità forestali di piccole estensioni.

33 Figura 19: ripartizione delle categorie forestali per tutta l’area forestale

SP UM AB AF AN RI QV RB BS AS QR

QC CA

PS

PE CE OV LC FA

Dunque dobbiamo prendere come dato buono quello cartografico per le unità meno estese e entrambi per quelle di maggiore estensione. Le differenze di maggior spicco riguardano in particolare modo gli AF (acero-tiglio-frassineto), le FA (faggete) i CA (boschi di castagno) ed le BS (boscaglie). Queste differenze sono spiegabili con il fatto che queste formazioni tendono a presentarsi a macchia di leopardo, e che quindi la classificazione puntuale dell’inventario può essere in contraddizione con la classificazione areale della carta dei tipi. Queste formazioni inoltre sono spesso molto miste per singoli pedali e gruppi e ciò rende problematico dividerle in poligoni più omogenei possibile al loro interno. Fatte tutte queste considerazioni generali sulla attendibilità dei dati, nel corso della illustrazione dei popolamenti si terrà sempre presente il confronto tra le due informazioni ed eventualmente si evidenzieranno le eventuali combinazioni informative per una migliore lettura del dato. Nelle tabelle seguenti sono riportati alcuni incroci di dati dedotti dall’inventario forestale e riassunti per popolamento.

34 Tabella 7: assetto evolutivo (sup. in ha) nei principali popolamenti forestali dell’AF 29 categoria CM % FC % FU % IN % RI % SG % Totale complessivo FA 1893 44 1405 32 916 21 0 0 0 0 122 3 4336 CA 2076 49 1710 41 428 10 0 0 0 0 0 0 4214 LC 0 0 305 10 2748 90 0 0 0 0 0 0 3054 AF 305 11 733 26 550 19 1160 40 0 0 122 4 2870 QR 1344 58 550 24 305 13 61 3 0 0 61 3 2321 RI 0 0 122 8 489 32 0 0 916 60 0 0 1527 QV 489 35 611 43 183 13 0 0 0 0 122 9 1405 PS 0 0 61 5 1221 91 0 0 0 0 61 5 1344 AB 0 0 0 0 977 100 0 0 0 0 0 0 977 BS 0 0 122 15 122 15 489 62 0 0 61 8 794 Totali 6107 27 5618 25 7939 35 1710 7 916 4 550 2 22840 Fonte inventario

Tabella 8: ripartizione delle esposizioni per i principali popolamenti dell’AF 29

POPOLAMENTO ALTRO % E % N % O % S % Totale complessivo CA 0 0 1099 26 1832 43 733 17 611 14 4275 FG 0 0 550 13 1649 39 1160 27 916 21 4275 LC 0 0 672 22 1649 54 611 20 122 4 3054 AF 244 8 794 27 1527 52 183 6 183 6 2931 QR 0 0 366 16 183 8 183 8 1588 68 2321 RI 183 12 0 0 61 4 305 20 977 64 1527 QV 0 0 183 13 550 39 305 22 366 26 1405 PS 0 0 61 5 61 5 428 33 733 57 1283 AB 0 0 0 0 733 75 183 19 61 6 977 BS 0 0 244 31 183 23 244 31 122 15 794 TOTALE 428 2 3970 17 8428 37 4336 19 5679 25 22840 Fonte inventario

Tabella 9: classi di età per i principali popolamenti dell’AF 29

POPOLAMENTO da 0 a 20 da 21 a da 41 a da 61 a da 81 a da 101 a >120 Totale 40 60 80 100 120 complessivo CA 916,0 1710,0 1099,3 305,3 122,1 122,1 0,0 4274,9 FG 427,5 1526,7 1893,2 244,3 122,1 0,0 61,1 4274,9 LC 61,1 855,0 366,4 427,5 305,3 671,8 366,4 3053,5 AF 855,0 1404,6 671,8 0,0 0,0 0,0 0,0 2931,3 QR 366,4 1526,7 427,5 0,0 0,0 0,0 0,0 2320,7 RI 122,1 610,7 732,8 61,1 0,0 0,0 0,0 1526,7 QV 427,5 427,5 427,5 122,1 0,0 0,0 0,0 1404,6 PS 61,1 244,3 427,5 305,3 183,2 61,1 0,0 1282,5

35 POPOLAMENTO da 0 a 20 da 21 a da 41 a da 61 a da 81 a da 101 a >120 Totale 40 60 80 100 120 complessivo AB 0,0 0,0 244,3 244,3 366,4 122,1 0,0 977,1 BS 183,2 244,3 183,2 122,1 61,1 0,0 0,0 793,9 TOTALE 3439,9 8610,8 6574,5 1973 1341,2 1198,1 547,5 22840,1 Fonte inventario

Tabella 10: classi di sviluppo per i principali popolamenti dell’AF 29

POPOLAMENTO CA CG CI DI FA IR PE SP Totale complessivo CA 1893,2 427,5 1160,3 0,0 610,7 183,2 0,0 0,0 4274,9 FG 1710,0 183,2 1404,6 0,0 732,8 122,1 122,1 0,0 4274,9 LC 183,2 0,0 0,0 488,6 2015,3 366,4 0,0 0,0 3053,5 AF 244,3 183,2 305,3 0,0 488,6 1648,9 0,0 61,1 2931,3 QR 1343,5 122,1 366,4 0,0 122,1 183,2 183,2 0,0 2320,7 RI 122,1 0,0 0,0 61,1 1221,4 0,0 61,1 61,1 1526,7 QV 610,7 366,4 0,0 0,0 183,2 244,3 0,0 0,0 1404,6 PS 61,1 0,0 0,0 0,0 916,0 0,0 122,1 183,2 1282,5 AB 0,0 0,0 0,0 366,4 610,7 0,0 0,0 0,0 977,1 BS 61,1 0,0 0,0 61,1 61,1 610,7 0,0 0,0 793,9 TOTALE 6229,2 1282,4 3236,6 977,2 6961,9 3358,8 488,5 305,4 22840,1 Fonte inventario

Tabella 11: ripartizione in numero di ceppaie per ettaro nei principali popolamenti dell’AF 29

POPOLAMENTO <=200 200-400 >=400 Totale complessivo CA 2503,9 1038,2 732,8 4274,9 FG 2748,1 1221,4 305,3 4274,9 LC 2687,1 305,3 61,1 3053,5 AF 2320,7 610,7 0,0 2931,3 QR 1282,5 610,7 427,5 2320,7 RI 1526,7 0,0 0,0 1526,7 QV 732,8 427,5 244,3 1404,6 PS 1282,5 0,0 0,0 1282,5 AB 977,1 0,0 0,0 977,1 BS 305,3 488,6 0,0 793,9 TABELLA 16566,7 4502,4 2171 22840,1 Fonte inventario

36 Tabella 12: numero di piante morte per ettaro nei principali popolamenti dell’AF 29

POPOLAMENTO <=50 51-100 >100 Totale complessivo CA 1832,1 1099,3 1343,5 4274,9 FG 2381,7 977,1 916,0 4274,9 LC 2259,6 488,6 305,3 3053,5 AF 1587,8 610,7 732,8 2931,3 QR 1221,4 549,6 549,6 2320,7 RI 1282,5 183,2 61,1 1526,7 QV 732,8 427,5 244,3 1404,6 PS 1099,3 0,0 183,2 1282,5 AB 305,3 488,6 183,2 977,1 BS 549,6 244,3 0,0 793,9 TOTALE 13302,1 5019,9 4619 22840,1 Fonte inventario

Tabella 13: decine di piante in rinnovazione nei principali popolamenti dell’AF 29

POPOLAMENTO <=50 50-100 >100 Totale complessivo CA 2198,5 916,0 1160,3 4274,9 FG 3053,5 855,0 366,4 4274,9 LC 2259,6 427,5 366,4 3053,5 AF 1343,5 1099,3 488,6 2931,3 QR 1465,7 671,8 183,2 2320,7 RI 977,1 305,3 244,3 1526,7 QV 671,8 427,5 305,3 1404,6 PS 855,0 366,4 61,1 1282,5 AB 549,6 305,3 122,1 977,1 BS 244,3 244,3 305,3 793,9 Totale 13668,6 5568,4 3703 22840,1 Fonte inventario

Tabella 14: ripartizione delle superfici per presenza di rinnovazione ripartita per specie

POPOLAMENTO CA FG LC AF QR RI QV PS AB BS TOTALE AA 0 0 183,2 0,0 0,0 0,0 0,0 61,1 732,8 0,0 977,1 AL 183,2 0,0 549,6 427,5 122,1 183,2 183,2 0,0 0,0 366,4 2015,3 AP 61,1 0,0 0,0 427,5 61,1 61,1 183,2 0,0 0,0 61,1 855,0 AR 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 61,1 0,0 0,0 0,0 0,0 61,1 BP 0,0 0,0 61,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 61,1 122,1 CB 0,0 0,0 0,0 122,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 122,1 CS 1710,0 0,0 0,0 122,1 122,1 122,1 61,1 0,0 0,0 61,1 2198,5 FE 732,8 122,1 122,1 977,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 61,1 2015,3 FS 427,5 2992,4 671,8 122,1 0,0 0,0 122,1 183,2 0,0 0,0 4519,2

37 POPOLAMENTO CA FG LC AF QR RI QV PS AB BS TOTALE LD 0,0 0,0 549,6 0,0 0,0 61,1 0,0 61,1 0,0 0,0 671,8 PN 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 183,2 0,0 0,0 0,0 0,0 183,2 PS 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 61,1 0,0 549,6 0,0 0,0 610,7 PT 0,0 61,1 0,0 0,0 61,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 122,1 PV 244,3 61,1 0,0 0,0 183,2 0,0 122,1 0,0 0,0 0,0 610,7 QD 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 122,1 0,0 61,1 0,0 61,1 244,3 QP 61,1 0,0 0,0 0,0 1648,9 61,1 0,0 0,0 0,0 0,0 1771,0 QR 183,2 0,0 0,0 0,0 0,0 61,1 732,8 122,1 0,0 0,0 1099,3 RP 61,1 0,0 0,0 61,1 0,0 122,1 0,0 0,0 0,0 0,0 244,3 SA 0,0 0,0 183,2 61,1 61,1 183,2 0,0 122,1 0,0 0,0 610,7 SU 0,0 0,0 183,2 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 61,1 0,0 244,3 TC 183,2 0,0 0,0 244,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 61,1 488,6 (vuote) 427,5 1038,2 549,6 366,4 61,1 244,3 0,0 122,1 183,2 61,1 3053,5 Totale 4274,9 4274,9 3053,5 2931,3 2320,7 1526,7 1404,6 1282,5 977,1 793,9 22840,1 Fonte inventario

Tabella 15: ripartizione delle superfici per entità dei danni e per popolamento

POPOLAMENT0 0-30% 31-60% 61-100% Totale complessivo CA 3786,3 244,3 244,3 4274,9 FG 4213,8 61,1 0,0 4274,9 LC 2748,1 183,2 122,1 3053,5 AF 2320,7 183,2 427,5 2931,3 QR 2198,5 0,0 122,1 2320,7 RI 1343,5 61,1 122,1 1526,7 QV 1221,4 61,1 122,1 1404,6 PS 1282,5 0,0 0,0 1282,5 AB 732,8 61,1 183,2 977,1 BS 732,8 61,1 0,0 793,9 Totale complessivo 20580,1 946,6 1403,4 22840,1 Fonte inventario

38 Figura 20: Carta delle categorie forestali

LEGENDA

AB AF AN AS BS CA CE FA LC OV PE PN PS QC QR QV RB RI SP UM

Tabella 16: distribuzione altimetrica delle categorie forestali

CATEG. QUOTA MAX QUOTA MIN QUOTA MEDIA AB 1932 1196 1550 AF 1805 325 891 AN 438 339 379 AS 1197 456 758 BS 1883 329 993 CA 1507 347 754 CE 614 416 526 FA 2056 532 1185 LC 2426 463 1539 OV 2574 1091 1857 PE 1493 1350 1399 PN 1987 1579 1783 PS 1892 478 1258 QC 673 312 385 QR 1555 329 704 QV 1510 339 737

39 CATEG. QUOTA MAX QUOTA MIN QUOTA MEDIA RB 883 298 449 RI 2291 297 828 SP 887 314 386 UM 1642 423 1011 Totale boschi 2574 297 1062

Figura 21: distribuzione altimetrica delle tipologie forestali

3000 QUOTA MAX

2500 QUOTA MEDIA QUOTA MIN

2000

1500

1000

500

0 AN QC SP RB CE QR QV CA AS RI AF BS UM FA PS PE LC AB PN OV

Tabella 17: distribuzione altimetrica delle tipologie forestali

TIPO FOR QUOTA MIN QUOTA MAX QUOTA MEDIA AB2 1244 1756 1449 AB3 1196 1932 1559 AF4 374 1600 893 AF5 325 1805 891 AN1 339 438 379 AS1 456 1197 758 BS1 475 546 508 BS2 329 1837 1151 BS3 338 1775 873 BS4 446 1473 726 BS5 628 641 634 BS8 352 1883 976 CA1 379 1009 675 CA2 347 1507 751

40 TIPO FOR QUOTA MIN QUOTA MAX QUOTA MEDIA CA3 372 1406 826 CE3 416 614 526 FA3 662 1630 1056 FA5 597 1654 1128 FA6 532 2056 1190 LC1 1249 2098 1672 LC2 463 1970 1421 LC3 1504 2426 1915 LC4 1282 1994 1585 LC5 1211 2181 1735 OV3 1091 2574 1857 PE1 1350 1493 1399 PN1 1579 1987 1783 PS6 478 1892 1253 PS7 785 1845 1273 QC1 312 673 395 QC2 335 395 359 QR1 404 954 574 QR4 363 1514 747 QR5 349 1555 741 QR7 329 1340 630 QV1 339 1510 749 QV2 439 641 554 QV7 346 1307 667 RB1 298 883 449 RI1 297 1331 693 RI2 414 1943 826 RI3 1930 2291 2117 SP1 321 887 394 SP2 314 729 369 SP3 327 469 389 SP4 365 663 542 UM1 423 1642 1011 Totale boschi 297 2574 1062

41 2.2.1.1. FG Faggete

Figura 22: Distribuzione popolamento FG – Faggete

Si tratta della formazione prevalente dell’AF 29, coprendo oltre il 23 % di tutta la superficie forestale. La faggeta è diffusa in particolare modo nell’area montana, a partire ad ovest dai comuni di S. Antonino e Rubiana, fino alla Val Cenischia ad est. Scarseggia nel comune di Mompantero, probabilmente per fattori stazionali sfavorevoli (oasi xerotermica di Susa). La faggeta si colloca a cavallo dell’isoipsa dei 1200 metri, con valori compresi all’incirca tra 550 e 2050 metri di quota. All’interno delle faggete sono stati eseguiti 70 rilievi inventariali, pari ad una densità media di un rilievo ogni 77 ettari di superficie. I dati che emergono a livello di categoria indicano un’area basimetrica media di 32 m2/ha e un volume medio di 211 m3/ha. Nella Tabella 18 e Tabella 20 sono riportati i dati rielaborati dall’indagine inventariale inerenti il numero e il volume per specie e per classe diametrica nei popolamenti di faggio. Il commento a queste tabelle può essere così sintetizzato: − dominanza in numero di piante da parte del faggio (circa il 73% sia come volume che numero di piante);

42 − presenza di molte specie di latifoglie, in numero il 21%, ma relegate spesso ad una posizione secondaria, in quanto rappresentano solo il 15 % del volume; oltre la metà sono rappresentate dalle “altre latifiglie” − discreta presenza di larice che, con il solo 1,5% del numero di piante, rappresenta il 7,1% del volume; − importante anche il pino silvestre, con il 4,2% del numero di piante e il 6,7% del volume; − risultano assenti altre specie di conifere.

Tabella 18: numero di piante ad ha per classe diametrica nei popolamenti FG

Classe 10 20 30 40 50 60 70 80 90 TOTALE AL 22,2 7,8 4,6 0,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 35,0 AP 4,9 4,6 0,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 9,8 BP 20,6 8,2 3,3 0,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 32,4 CS 13,7 16,0 4,2 1,6 1,3 0,3 0,0 0,0 0,0 37,3 FE 8,2 7,2 1,0 0,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 16,7 FS 289,5 210,8 85,3 28,1 7,2 1,3 0,3 0,0 0,3 622,8 LD 0,0 1,6 4,2 2,0 2,3 2,3 0,0 0,0 0,0 12,4 PS 11,4 10,1 8,5 4,6 0,3 0,3 0,0 0,0 0,0 35,3 PT 0,3 1,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 1,6 PV 4,2 3,9 0,3 0,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 8,8 QP 11,1 2,9 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 14,1 QR 5,9 3,9 1,6 0,0 0,3 0,0 0,0 0,0 0,0 11,8 SA 5,2 2,9 0,3 0,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 8,8 SU 0,3 0,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,7 TC 1,6 0,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 2,0 Totale FG 399,3 282,0 113,7 37,9 11,4 4,2 0,3 0,0 0,3 849,3 Fonte inventario

Tabella 19: numero di piante ad ha per classe diametrica nei popolamenti FG espresso in %

Classe 10 20 30 40 50 60 70 80 90 TOTALE AL 2,6 0,9 0,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 4,1 AP 0,6 0,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 1,2 BP 2,4 1,0 0,4 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 3,8 CS 1,6 1,9 0,5 0,2 0,2 0,0 0,0 0,0 0,0 4,4 FE 1,0 0,8 0,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 2,0 FS 34,1 24,8 10,0 3,3 0,8 0,2 0,0 0,0 0,0 73,3 LD 0,0 0,2 0,5 0,2 0,3 0,3 0,0 0,0 0,0 1,5 PS 1,3 1,2 1,0 0,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 4,2 PT 0,0 0,2 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,2 PV 0,5 0,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 1,0

43 Classe 10 20 30 40 50 60 70 80 90 TOTALE QP 1,3 0,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 1,7 QR 0,7 0,5 0,2 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 1,4 SA 0,6 0,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 1,0 SU 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,1 TC 0,2 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,2 Totale FG 47,0 33,2 13,4 4,5 1,3 0,5 0,0 0,0 0,0 100,0 Fonte inventario

Tabella 20: volume (m3) di piante per classe diametrica nei popolamenti FG (in % sul totale)

10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Totale complessivo AL 0,46 0,72 1,11 0,15 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 2,43 AP 0,12 0,37 0,06 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,55 BP 0,43 0,86 0,81 0,15 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 2,25 CS 0,36 1,64 0,93 0,81 1,00 0,44 0,00 0,00 0,00 0,00 5,16 FE 0,25 0,68 0,20 0,15 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1,28 FS 6,57 21,12 21,60 13,74 5,89 1,50 0,50 0,00 0,93 0,00 71,83 LD 0,00 0,14 1,28 0,89 2,05 2,75 0,00 0,00 0,00 0,00 7,10 PS 0,24 1,03 2,40 2,38 0,26 0,41 0,00 0,00 0,00 0,00 6,72 PT 0,01 0,09 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,10 PV 0,06 0,33 0,06 0,13 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,58 QP 0,22 0,22 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,44 QR 0,12 0,30 0,33 0,00 0,22 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,97 SA 0,10 0,18 0,06 0,16 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,50 SU 0,00 0,02 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,03 TC 0,04 0,01 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,06 Totale 8,97 27,70 28,82 18,57 9,42 5,09 0,50 0,00 0,93 0,00 100,00 FG Fonte inventario

I dati più significativi da un punto di vista strutturale sono osservabili nella Tabella 22 e soprattutto il Figura 24, dove appaiono evidenti alcuni aspetti: − scarsa presenza di fustaie; − elevata presenza di cedui semplici e composti; − insignificante presenza delle altre tipologie di assetto; − la maggior parte dei cedui si presenta adulto o maturo.

44 Figura 23: Stadi di sviluppo nei popolamenti di faggio secondo inventario.

2000

Sup. (ha) 1800 1600 1400 1200 1000 800 600 400 200 0 e o o a

Perticaia

Ceduo giovan Ceduo invecchiat Ceduo adulto-matur Fustaia giovane-adultPopolamento irregolare

Figura 24: Stadi di sviluppo nei popolamenti di faggio secondo età

SUP. (ha) 1400

1200

1000

800

600

400

200

0 a e o e e Perticaia Ceduo giovan Popol. irregolar Ceduo adulto/matur Fustaia giovane/adult Ceduo inv./in conversion

45 Figura 25: Età dei cedui di faggio.

Sup. (ha) 5000

4000

3000

2000

1000

0 sotto 25 anni sopra 25 anni

Nel caso dei cedui a prevalenza di faggio, invecchiati o meno, occorre tener conto che questa è una specie che mal si adatta al governo a ceduo: la facoltà pollonifera della specie non è molto elevata, e si riduce drasticamente con l’età. Sezioni di fusto di diametro superiore ai 20 cm tendono già a disseccarsi. In passato, per favorire il ricaccio delle ceppaie, si utilizzavano particolari pratiche oggi ormai in disuso perché eccessivamente onerose e difficili da effettuare con i moderni strumenti da taglio (taglio fra due terre, propagginatura, rilascio di tirasucchi, taglio a sterzo). Le forme di trattamento afferibili al taglio a sterzo prevedevano l’asportazione dei polloni di età più elevata all’interno di un ceduo disetaneo (in genere erano presenti 3 classi di età). La matricinatura era abbondante e formata da piante di faggio spesso tozze e ramose. La continuità di vegetazione delle ceppaie, che non venivano mai private di tutti i polloni, favoriva il ricaccio. Questo poteva essere favorito anche con la il taglio fra due terre (taglio particolarmente basso, che prevedeva l’estrazione della ceppaia per favorire il ricaccio dalle radici) od il taglio sul nuovo (taglio alto, su porzioni di fusto più giovani e quindi con un maggiore facoltà pollonifera). Qualora si verificasse un’eccessiva mortalità delle ceppaie, si provvedeva ad incrementarne il numero mediante la propagginatura. Attualmente però la forma di trattamento più diffusa, in quanto più adatta ai moderni sistemi di lavoro, è il taglio raso matricinato, effettuato con turni lunghi in modo da ottenere una maggiore massa legnosa. Questo tipo di intervento, applicato a cedui invecchiati, spesso ha compromesso irrimediabilmente le capacità di rinnovazione dei soprassuoli, lasciando popolamenti radi e lacunosi.

46 Bisogna sottolineare inoltre che la classificazione dell’assetto individua cedui semplici e composti ma non forme di sterzo; i rilievi di campo però non hanno evidenziato forme di sterzo: ciò ci induce a credere che la disetaneità per ceppaia sia ormai poco pronunciata.

Tabella 21: Diametro medio

TIPO FOR DBH medio [cm] ASSETTO EVOLUTIVO FC FU SG TOT FA3 17 18,2 20,6 18,32 FA5 25,6 14,3 18,2 17,44 FA6 16 18,7 19 16 17,81 TOT 16,7 18,3 19,9 16 18

Tabella 22: ripartizione dell’età (classi) in funzione dell’assetto evolutivo (in %)

CM FC FU SG TOTALE 10 0,0 4,3 2,9 0,0 7,1 20 4,3 7,1 0,0 0,0 11,4 30 10,0 10,0 0,0 0,0 20,0 40 8,6 4,3 4,3 2,9 20,0 50 12,9 7,1 5,7 0,0 25,7 60 5,7 0,0 1,4 0,0 7,1 70 1,4 0,0 0,0 0,0 1,4 80 1,4 0,0 2,9 0,0 4,3 90 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 100 0,0 0,0 1,4 0,0 1,4 110 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 120 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 130 0,0 0,0 1,4 0,0 1,4 140 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 160 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 TOTALE 44,3 32,9 20,0 2,9 100,0

La maggior parte dei cedui e cedui composti della Val di Susa presenta un’età superiore ai 25 anni. Si ritiene che al di sopra di questa età la capacità di rinnovazione dei cedui di faggio si riduca rapidamente e che oltre i 40 anni sia consigliabile l’evoluzione a fustaia, naturale o guidata. Sarà scelta la prima strada per quei soprassuoli vegetanti in aree impervie e con scarsa importanza produttiva, mentre per i migliori popolamenti, situati in aree più facilmente

47 accessibili, è necessario individuare quelle forme di miglioramento che permetteranno di fare evolvere questi soprassuoli verso la fustaia. Molti popolamenti di faggio meriterebbero di essere valorizzati con interventi di avviamento a fustaia. Molti di essi, invecchiati e mai stati oggetto di intervento, la massa ritraibile spesso è paragonabile a quella che si otterrebbe da un taglio raso matricinato di turno ordinario. Le fustaie di faggio inoltre sono generalmente più produttive rispetto ai cedui, grazie alla più efficace protezione del suolo, che a lungo andare determina un incremento della fertilità della stazione. L’incremento delle fustaie consentirebbe la produzione di materiale legnoso di maggior pregio, oltre che la classica legna da ardere.

Per quanto riguarda la composizione specifica si registra una maggiore variabilità nelle faggete oligotrofiche (FA6) rispetto a quelle mesotrofiche (FA5) e mesoxerofile (FA3). Per quanto riguarda le faggete eutrofiche, le aree di saggio disponibili sono troppo scarse per poter essere elaborate. Le faggete mesotrofiche sono caratterizzate da una discreta presenza di frassino maggiore, castagno, pioppo tremolo e altre latifoglie. Nelle faggete oligotrofiche sono presenti soprattutto larice e pino silvestre, oltre che castagno ed altre latifoglie. La maggiore variabilità delle faggete oligotrofiche va attribuita alla maggiore degradazione per eccessivo sfruttamento. Nelle faggete mesoxerofile la composizione è simile, con pesenza di querce (soprattutto roverella) e sorbo montano. Ciò che caratterizza le tipologie analizzate sembra quindi essere: la presenza di latifoglie mesofile nelle faggete mesotrofiche, di specie pioniere e frugali in quelle oligotrofiche, di specie più termofile in quelle mesoxerofile.

48 Figura 26: Composizione specifica nelle faggete (area basimetrica ad ettaro).

30

25

20 FA3 FA5 15 FA6

10

5

0

. ri e o o e e a e . . ace laric betull faggi rover frassin ciliegio tiglio c altre latif castagno roverell sorbo m p. silvestrp. tremulo

Nella Tabella 23 sono riportate le tipologie e varianti incontrati nella faggeta. Sono stati censiti tre Tipi forestali, la Faggeta oligotrofica, la Faggeta mesotrofica e la Faggeta mesoxerofila. Nei rilievi inventariali è stata censita anche la tipologia della faggeta eutrofica, assente nella carta forestale probabilmente perché piuttosto localizzata. Prevale su tutte la faggeta oligotrofica, anche se nell’inventario è presente un buon numero di aree di saggio della mesoxerofila, che forse sfugge al rilievo cartografico probabilmente perché più localizzata e frammentata in bassi versanti, impluvi, ecc.

49 Figura 27: Distribuzione delle tipologie di faggeta.

FA3 FA5 FA6

La Faggeta mesoxerofila è situata nel comune di Bussoleno, in corrispondenza dell’oasi xerotermica di Susa. La faggeta mesotrofica è piuttosto frammentata e localizzata nel versante destro della valle. Particolarmente diffuse le varianti della faggeta oligotrofica con pino silvestre, con betulla, con larice e con latifoglie miste su suoli superficiali. Si tratta nei primi tre casi di soprassuoli in una fase dinamica di successione alla faggeta; in questi popolamenti la struttura è costituita da un piano dominante con abbondante presenza dalla specie pioniera e da un piano intermedio misto.

Tabella 23: ripartizione in tipi e varianti dei popolamenti FG

TIPO DESCRIZIONE SUP. (ha) % FA30X Faggeta mesoxerofila 154,0 2,8 FA50B Faggeta mesotrofica - Var. con latifoglie mesofile 25,6 0,5 FA50X Faggeta mesotrofica 93,4 1,7 FA60X Faggeta oligotrofica 2067,3 37,2 FA60A Faggeta oligotrofica - Var. con abete 7,5 0,1 FA60B Faggeta oligotrofica - Var. con larice 508,6 9,2 FA60C Faggeta oligotrofica - Var. con castagno 399,0 7,2 FA60D Faggeta oligotrofica - Var. con pino silvestre 836,7 15,1 FA60F Faggeta oligotrofica - St. con latifoglie miste su suoli superficiali 672,0 12,1 FA60G Faggeta oligotrofica - Var. con rovere 16,2 0,3 FA60H Faggeta oligotrofica - Var. con betulla 769,9 13,9

50

La forma di governo prevalente è il ceduo, caratterizzato, si sottolinea ancora una volta, da età superiore al turno consuetudinario. Lo stadio di progressivo invecchiamento o comunque di superamento del turno agevola, da un punto di vista degli interventi futuri, l’orientamento alla conversione a fustaia e rende problematica la prosecuzione delle ceduazioni. E’ quindi necessario sottolineare come il governo a ceduo nella maggior parte dei casi sia da abbandonare, riservandolo ai soprassuoli non troppo invecchiati, che rispondono alle esigenze di approvvigionamento di legna da ardere dei villaggi di montagna e che sono ubicati in prossimità di questi. Si raccomanda di adottare modalità di intervento che permettano di conservare o ripristinare la disetaneità dei polloni. Per contrastare la mortalità delle ceppaie occorrerà far seguire al taglio la piantagione di faggio (rinfoltimento) o di altre specie di pregio (arricchimento del ceduo). Interessante potrebbe essere l’introduzione di abete bianco e latifoglie mesofile nelle stazioni migliori (acero montano, tigli, frassino maggiore), anche in vista di un futuro avviamento a fustaia, oppure di larice nei vuoti delle stazioni meno fertili per ottenere un popolamento stratificato più produttivo (anche se il destino della specie sarà quello di scomparire totalmente o quasi con il tempo).

Tabella 24: Piante morte e ceppaie

piante morte/ha ceppaie/ha FA3 68,7 198,9 FA4 71,6 151,3 FA5 74,6 276,1 FA6 56,6 223,5

Osservando la tabella si può cogliere un dato molto significativo che denota una minore dinamica nelle Faggete oligotrofiche. In queste è presente un numero inferiore di ceppaie per ettaro, ed un numero inferiore di piante morte. Le piante morte sono un buon indicatore di quella che viene definita la “stasi vegetativa” del bosco ceduo in fase di invecchiamento; quella fase cioè che si viene a costituire con la chiusura delle chiome del piano dominante del bosco e che è prodromo della successiva fase di crescita differenziale del piano dominante.

51 La presenza di questo maggiore numero di piante morte sta ad indicare che la fase di invecchiamento intesa da un punto di vista stadiale e quindi strutturale, è già in corso nelle faggete mesotrofiche rispetto a quelle oligotrofiche.

Da un punto di vista produttivo sono stati elaborati i dati dendrometrici raccolti con l’inventario forestale. I dati inventariali sono riportati nella Tabella 25, Tabella 26.

Tabella 25: numero di piante ad ettaro nelle varie tipologie di faggeta

CLASSE DIAMETRICA TIPO Specie 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Totale % FA3 AL 3,4 2,3 2,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 7,0 0,9 AP 2,3 5,7 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 7,0 0,9 BP 15,8 1,1 3,4 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 18,0 2,4 CS 9,1 10,2 1,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 18,0 2,4 FE 12,4 7,9 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 18,0 2,4 FS 255,7 208,2 103,0 32,8 9,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 538,0 73,0 LD 0,0 0,0 2,3 2,3 1,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 5,0 0,7 PS 22,6 21,5 20,4 9,1 1,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 66,0 9,0 PV 5,7 4,5 0,0 1,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 10,0 1,4 QP 21,5 6,8 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 25,0 3,4 QR 6,8 7,9 1,1 0,0 1,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 15,0 2,0 SA 4,5 3,4 0,0 1,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 8,0 1,1 SU 0,0 1,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 1,0 0,1 TC 1,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 1,0 0,1 Totale FA3 361,0 280,6 133,5 46,4 12,4 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 737,0 100,0 FA4 AP 26,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 26,1 3,2 BP 0,0 13,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 13,0 1,6 FE 26,1 91,3 26,1 13,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 156,5 19,0 FS 234,8 247,9 91,3 39,1 0,0 0,0 0,0 0,0 13,0 0,0 626,2 76,2 Totale FA4 287,0 352,2 117,4 52,2 0,0 0,0 0,0 0,0 13,0 0,0 821,9 100,0 FA5 AL 72,3 20,7 10,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 103,3 9,3 BP 0,0 10,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 10,3 0,9 CS 62,0 41,3 31,0 10,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 144,7 13,0 FE 113,7 41,3 41,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 196,4 17,6 FS 196,4 217,0 72,3 10,3 10,3 0,0 10,3 0,0 0,0 0,0 516,7 46,3 PT 0,0 10,3 10,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 20,7 1,9 PV 20,7 10,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 31,0 2,8 QR 31,0 10,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 41,3 3,7 SA 41,3 10,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 51,7 4,6 Totale FA5 537,4 372,1 165,4 20,7 10,3 0,0 10,3 0,0 0,0 0,0 1116,2 100,0 FA6 AL 29,0 10,8 5,9 0,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 46,2 5,5 AP 5,4 4,4 0,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 10,3 1,2 BP 24,1 10,8 3,4 0,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 38,8 4,6 CS 13,8 17,7 4,4 2,0 2,0 0,5 0,0 0,0 0,0 0,0 40,3 4,8

52 CLASSE DIAMETRICA TIPO Specie 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Totale % FE 4,4 3,9 0,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 8,8 1,0 FS 306,2 206,9 76,7 26,1 6,4 2,0 0,0 0,0 0,0 0,0 624,2 74,1 LD 0,0 2,5 5,4 2,0 2,9 3,4 0,0 0,0 0,0 0,0 16,2 1,9 PS 7,4 5,9 3,9 2,9 0,0 0,5 0,0 0,0 0,0 0,0 20,6 2,4 PT 0,5 2,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 2,5 0,3 PV 3,4 3,4 0,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 7,4 0,9 QP 7,4 1,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 8,8 1,0 QR 4,4 2,0 2,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 8,4 1,0 SA 3,9 2,5 0,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 6,9 0,8 SU 0,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,5 0,1 TC 2,0 0,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 2,5 0,3 Totale FA6 412,4 274,8 103,7 33,9 11,3 6,4 0,0 0,0 0,0 0,0 842,5 100,0

Tabella 26: volume (m3/ha) per classe diametrica per le varie tipologie di faggeta

CLASSE DIAMETRICA TIPO Specie 10 20 30 40 50 60 70 90 Totale % FA3 AL 0,10 0,46 1,03 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1,59 0,9 AP 0,11 1,17 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1,28 0,9 BP 0,75 0,27 1,71 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 2,73 2,4 CS 0,58 2,02 0,49 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 3,10 2,4 FE 0,77 1,40 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 2,17 2,4 FS 12,60 42,87 54,85 34,31 15,41 0,00 0,00 0,00 160,05 73,0 LD 0,00 0,00 1,47 1,96 2,12 0,00 0,00 0,00 5,55 0,7 PS 0,87 4,86 11,82 9,67 1,90 0,00 0,00 0,00 29,11 9,0 PV 0,12 0,59 0,00 0,98 0,00 0,00 0,00 0,00 1,69 1,4 QP 0,84 1,13 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1,97 3,4 QR 0,30 1,33 0,45 0,00 1,64 0,00 0,00 0,00 3,72 2,0 SA 0,15 0,45 0,00 1,18 0,00 0,00 0,00 0,00 1,79 1,1 SU 0,00 0,18 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,18 0,1 TC 0,09 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,09 0,1 Totale FA3 17,28 56,73 71,83 48,11 21,07 0,00 0,00 0,00 215,02 100,0 FA4 AP 1,69 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1,69 3,2 BP 0,00 4,73 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 4,73 1,6 FE 2,32 16,85 10,86 13,07 0,00 0,00 0,00 0,00 43,11 19,0 FS 12,82 56,02 52,48 40,14 0,00 0,00 0,00 78,06 239,53 76,2 Totale FA4 16,83 77,60 63,35 53,21 0,00 0,00 0,00 78,06 289,06 100,0 FA5 AL 3,00 5,85 5,31 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 14,16 9,3 BP 0,00 3,40 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 3,40 0,9 CS 2,44 7,73 13,91 8,67 0,00 0,00 0,00 0,00 32,75 13,0 FE 4,49 9,88 21,85 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 36,22 17,6 FS 8,81 45,18 44,66 14,18 19,40 0,00 33,30 0,00 165,52 46,3 PT 0,00 3,05 6,82 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 9,87 1,9 PV 0,72 0,99 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1,71 2,8 QR 1,18 1,39 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 2,57 3,7 SA 1,75 2,73 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 4,48 4,6 Totale FA5 22,39 80,20 92,55 22,85 19,40 0,00 33,30 0,00 270,69 100,0 FA6 AL 1,30 2,09 3,07 0,47 0,00 0,00 0,00 0,00 6,92 5,5

53 CLASSE DIAMETRICA TIPO Specie 10 20 30 40 50 60 70 90 Totale % AP 0,26 0,67 0,20 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1,13 1,2 BP 1,03 2,27 1,82 0,49 0,00 0,00 0,00 0,00 5,61 4,6 CS 0,76 3,96 2,07 2,16 3,18 1,39 0,00 0,00 13,51 4,8 FE 0,31 0,93 0,21 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1,45 1,0 FS 14,50 44,26 40,73 26,58 11,11 4,76 0,00 0,00 141,93 74,1 LD 0,00 0,44 3,42 1,98 5,59 8,74 0,00 0,00 20,16 1,9 PS 0,38 1,15 2,51 3,38 0,00 1,30 0,00 0,00 8,73 2,4 PT 0,03 0,27 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,30 0,3 PV 0,12 0,75 0,18 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1,04 0,9 QP 0,34 0,20 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,54 1,0 QR 0,21 0,30 0,85 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1,35 1,0 SA 0,18 0,25 0,18 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,61 0,8 SU 0,01 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,01 0,1 TC 0,09 0,05 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,14 0,3 Totale FA6 19,52 57,59 55,23 35,05 19,87 16,19 0,00 0,00 203,44 100,0

L’analisi di questi dati indica, come già detto in precedenza, una differenza sia in composizione, ma anche differenze dendrometriche che possono essere riassunte nello specchietto sottostante.

Faggeta oligotrofica: • scarsa presenza di latifoglie (21,5% della massa), tra cui poche latifoglie mesofile (2,6% in massa); • scarsa incidenza delle conifere che costituiscono il 4,4% della massa totale;

Faggeta mesoxerofila: • scarsa presenza di latifoglie (17,4% della massa), tra cui poche latifoglie mesofile (3,4% in massa); • discreta incidenza delle conifere che costituiscono il 9,7% della massa totale;

Faggeta mesotrofica: • significativa presenza di latifoglie (53,7% della massa), tra cui molte latifoglie mesofile (17% in massa); • assenza di conifere;

54 Tra le due tipologie si osservano anche altre due differenze: massa dendrometrica e numero di piante lievemente superiori per le faggete mesotrofiche (1.156 piante ad ha per le FA5 contro 1.115 per le FA6 e 205 m3/ha per le FA5 contro 193 m3/ha per le FA6). Nel Figura 28 è riportato il confronto tra le curve ipsometriche delle due tipologie. Si può notare come la curva delle faggete mesoxerofile si mantenga superiore e soprattutto che i soprassuoli mesoxerofili presentano una più spiccata diversificazione strutturale.

Figura 28: curva ipsometrica delle faggete mesoxerofile

25

20

) 15 y = -0,0135x2 + 1,0987x - 0,7077 R2 = 0,5227

ltezza (m 10 a

5

0 0 10 20 30 40 50 60 diametro (cm)

Figura 29: curva ipsometrica delle faggete oligotrofiche

25 y = 4,3645x0,3238 R2 = 0,1744 20

) 15

ltezza (m 10 a

5

0 0 10 20 30 40 50 60 diametro (cm)

55 Dalle analisi condotte sulle tipologie nei popolamenti di faggio ne consegue la necessità di limitare le utilizzazioni boschive a ceduo, di favorire nei soprassuoli migliori e maggiormente accessibili l’avviamento ad alto fusto, attraverso interventi di diradamento selettivo nelle ceppaie, oppure con il metodo della conversione attiva (qualora fossero presenti in numero sufficiente individui in grado di disseminare). Tali interventi avranno anche la funzione di regolare la composizione specifica all’interno della faggeta soprattutto favorendo la diffusione dell’abete bianco, ove presente, e lo sviluppo dei gruppi di latifoglie mesofile. Nelle stazioni meno accessibili e più scadenti, la fustaia si raggiungerà attraverso l’evoluzione naturale o controllata.

Nello specchietto e nella tabella che segue sono riportati alcuni dati dedotti dal piano del 1998.

Faggeta Aree di saggio n. 154, di cui n. 5 complete Area basimetrica media m2/ha 26,08, con la seguente ripartizione percentuale tra le specie maggiormente rappresentative: faggio m2/ha. 16,97, pari al 65,09% larice m2/ha. 5,84, pari al 22,41% altre conifere m2/ha 0,75 pari al 0,19% betulla m2/ha 1,47 pari al 5,63% castagno m2 0,42/ha pari al 1,59% altre latifoglie m2 1,18/ha pari al 4,53%

Tabella 27: Dati dendrometrici rilevati dal piano del 1998

Comune Part. Q min Q max Esp n. aree g / ha diam Hm vol/ha med Chiusa S. 1 1100 1312 n Stima 26,08 16 14 183 Michele Mattie 14b 1450 1650 no 8 28,5 38 18 257 Mattie 6 900 1200 so Stima 26,08 18 14 183 Mattie 7a 1190 1500 o-so Stima 26,08 18 14 183 Mattie 8a 1140 1350 no 11 39,636 30 15 297 Mattie 8c 920 1380 no Stima 26,08 20 14 183 Meana 3 980 1600 n 23 24,61 23 18 221

56 Comune Part. Q min Q max Esp n. aree g / ha diam Hm vol/ha med Moncenisio 1 1210 1500 s Stima 26,08 16 13 170 Moncenisio 2b 1160 1380 n Stima 26,08 10 8 104 Novalesa 1 1080 1520 e Stima 26,08 20 16 209 Novalesa 11 870 1300 no Stima 26,08 18 15 196 Novalesa 14 720 1380 o Stima 26,08 18 17 222 S. Antonino 3c 1270 1620 n 12 31 28 14 217 S. Antonino 4a 1030 1360 n 23 24,87 30 17 211 S. Antonino 4b 900 1360 n Stima 26,08 22 16 209 S. Giorio 4 850 1190 n Stima 26,08 20 16 209 S. Giorio 7 700 1000 n 10 33,8 24 17 287 Vaie 2b 1100 1270 n Stima 26,08 23 14 183 Vaie 2c 950 1270 n 32 24,375 23 14 171 Vaie 2d 950 1300 n Stima 26,08 23 14 183 Vaie 2e 1240 1350 n 17 23,765 29 13 154 Vaie 2f 1270 1460 n Stima 26,08 28 16 209 Vaie 2g 1100 1320 n 8 17 20 12 102 Venaus 3 1370 1560 e Stima 26,08 16 10 130 Villarfocchiardo 4 660 1250 no-ne Stima 22,33 20 13 145 Villarfocchiardo 5a 780 1220 n-no Stima 22,33 20 14 156 Villarfocchiardo 5b 970 1400 n 31 24,387 22 13 159

Faggeta Oligotrofica “Insieme ai castagneti le faggete sono i popolamenti fortemente legati all’economia agricola montana in quanto intensamente sfruttati per la produzione di legna da ardere. A tale scopo sono state storicamente oggetto di taglio ceduo, sia a raso con rilascio di matricine, sia a sterzo. Occupano suoli poveri a matrice perlopiù cristallina, spesso con abbondante presenza di scheletro e pietrosità superficiale elevata. Il popolamento principale sia per intervento antropico che per le caratteristiche intrinseche del faggio è quasi sempre puro, ma talvolta si possono ritrovare Larix decidua, Betula pendula, Castanea sativa e Sorbus aucuparia. Il piano arbustivo ed erbaceo, dove la lettiera indecomposta non è troppo abbondante, si caratterizza tra le altre specie per la presenza di Rhododendron ferrugineum, Vaccinium myrtillus, Rubus hirtus, Luzula nivea, Avenella flexuosa, Pteridium aquilinum, Teucrium scorodonia e Prenanthes purpurea. La gestione delle faggete abbandonate pone non pochi problemi, in quanto le ceppaie di faggio non mantengono a lungo la capacità pollonifera, e conseguentemente, se ceduate dopo i 40 anni di età, non sono più in grado di generare nuovi polloni. Pertanto, dove possibile e

57 necessario, occorrerà intervenire con tagli di avviamento all’alto fusto portando il popolamento verso forme più mature e ricche in specie accessorie. Si ribadisce inoltre come anche a livello di scelta economica per i boschi di proprietà pubblica sia più vantaggioso privilegiare l’incremento del patrimonio piuttosto che il relativo interesse. In considerazione dei generali effetti positivi dell’alto fusto per i boschi pubblici si rende l’avviamento a fustaia come scelta preferenziale per tutti i soprassuoli cedui, e primi fra essi per i cedui di faggio, che presentino una minima potenzialità evolutiva. In Comune di Vaie sono numerose le particelle riconducibili alla faggeta oligotrofica. Si tratta di popolamenti in cui in misura diversa entrano a far parte del soprassuolo principale larici di grandi dimensioni, betulle sui displuvi e sui dossi, ed altre latifoglie in rinnovazione soprattutto alle quote inferiori. L’ampia superficie a faggeta è stata in alcuni tratti già oggetto di tagli di ceduazione con abbondante matricinatura, costituenti una sorta di preparazione alla conversione a fustaia. Pertanto in base ai caratteri fisionomici ed alla diversità strutturale sono state create diverse particelle per una migliore pianificazione degli interventi. In generale si propone la conversione del ceduo di faggio con il prelievo di alcuni soggetti di larice e betulla, peraltro residuali, contemporaneamente alla salvaguardia delle specie accessorie al fine di arricchire ulteriormente il soprassuolo. Nelle zone meno accessibili o in cui i fattori stazionali limitano qualsiasi realistica potenzialità di evoluzione, non si propone alcun intervento. Per il popolamento di faggio e larice della particella 1 di Chiusa San Michele, si propone di intervenire con un taglio di conversione sul faggio e con limitati prelievi a carico dei larici. Anche nelle numerose particelle di ceduo di faggio di Mattie si propone una analoga gestione con tagli su piccole superfici per avviare all’alto fusto la faggeta e contemporaneamente prelevare i soggetti di larice e pino silvestre che attualmente sono maturi e da considerarsi come sola riserva patrimoniale. Anche a S. Giorio, S. Antonino, e Novalesa gli interventi sono analoghi. Ovviamente per i soprassuoli di maggiore età i tagli potranno a tratti assumere il carattere o di sementazione o di sgombero in funzione dello stadio di sviluppo del popolamento. Le faggete di Meana occupano stazioni particolarmente scoscese e di difficile percorribilità, in cui al faggio si accompagnano in alcuni casi anche abete bianco, abete rosso e pino silvestre. In generale non si prevedono interventi ad eccezione della particella 3 in cui si prevede la conversione della parte bassa e della particella 4 in cui occorre effettuare un lavoro di ricostituzione boschiva per sanare i danni avuti a seguito di incendio.

58 A Villarfocchiardo è interessante osservare la potenzialità di sviluppo ed espansione dei nuclei di abete bianco presenti all’interno della faggeta, attorno ai quali occorrerà intervenire con tagli di diradamento e conversione per favorirne l’accrescimento. A Venaus è invece necessario intervenire con rinfoltimenti nella particella 3, per supplire al mancato ricaccio delle ceppaie in seguito ad una ceduazione eseguita ormai più di 5 anni fa.

Si evidenzia come a Mattie sia possibile individuare una particella (14b) che per caratteristiche strutturali e fitosociologiche può essere definita come faggeta mesotrofica. Si tratta di un popolamento di faggio avviato all’alto fusto con ottimi portamenti ed accrescimenti, in cui la presenza di abete bianco è notevole soprattutto verso le quote maggiori. Le potenzialità per la costituzione di una fustaia mista di abete bianco e faggio sono ottime.”

2.2.1.2. LC Lariceti

Figura 30: Distribuzione popolamento LC – Lariceti

Si tratta della seconda formazione dell’AF29, coprendo circa il 15 % della superficie forestale. Il lariceto è il primo popolamento in diffusione nel paesaggio subalpino del Piemonte, soprattutto nelle provincie di Torino e di Cuneo. La diffusa presenza del larice in questo territorio, specie spiccatamente eliofila e pioniera, è il risultato di colonizzazioni

59 pregresse anche su terreni lasciati scoperti dal pascolo o da forti tagli dove il larice prolunga la sua esistenza grazie alla sua longevità. I lariceti sono diffusi soprattutto nella parte alta dell’area forestale, ed in particolar modo sul versante destro ed in Val Cenischia. La quota media si colloca intorno ai 1550 m.s.l.m., con valori estremi di distribuzione pari a 2400 e 450 metri. Questo popolamento è stato da sempre una delle fonti primarie di legname da opera e per altri usi attraverso modelli di utilizzazioni differenziati a partire dal boscheggio, modesto prelievo per usi familiari, alle utilizzazioni a raso per vendite di lotti alla trasformazione. Pur essendo un popolamento piuttosto diffuso, l’attività selvicolturale è ridotta e volta soprattutto a soddisfare la domanda locale ed in particolar modo il fabbisogno domestico. L’attività selvicolturale è scoraggiata anche dal cattivo portamento del larice della Val di Susa (dovuto, secondo le credenze popolari, alla ventosità della valle!). Il portamento scorretto si ritrova soprattutto nei lariceti della fascia subalpina, mentre non è raro trovare popolamenti dai fusti cilindrici e poco ramosi nei popolamenti della fascia montana, soprattutto nei rimboschimenti di media e bassa quota, con fenomeni di successione verso il bosco di latifoglie. La composizione di questi soprassuoli è caratterizzata frequentemente dalla presenza di altre specie: il larice occupa quasi sempre oltre il 50% del numero di piante e l’80% del volume. Le specie che più frequentemente accompagnano il larice sono le “altre specie”, (circa 26% del numero di piante e 4% del volume), il faggio (6% num., 5% vol.), il pino silvestre (2% num., 3% vol.). La diffusa presenza di numerosi individui di latifoglie di piccole dimensioni denota la presenza di fenomeni di successione vegetazionale all’interno dei popolamenti. All’interno dei lariceti sono state realizzate 50 aree di saggio inventariali, con una densità di una ads ogni 73 ettari di superficie circa. L’area basimetrica media complessiva elaborata con i dati inventariali indica un valore di 37 m2 ad ettaro e un volume medio di 255 m3.

60 Figura 31: curva ipsometrica per i popolamenti LC

30 y = 1,8334x0,6277 R2 = 0,4173 25

20 ) 15

10 ltezza (m a

5

0 0 10 20 30 40 50 60 70 diametro (cm)

La produttività di questi popolamenti appare in linea con quanto descritto in bibliografia, ovvero soprassuoli situati al di sotto della produttività italiana ed europea, che colloca ad altezze medie di 27,7 e 42,9 metri, con valori corrispondenti di area basimetrica e di volume pari a 34,7 e 41, m2/ha e 394 e 725 m3/ha (Fonte: Tavole alsometriche svizzere). I valori dei lariceti dell’AF 29 risultano invece ben al di sotto con 17 metri di altezza media (si osservi la Figura 31), 37 m2/ha di area basimetrica e 256 m3/ha di volume. Secondo Giordano la produttività dei lariceti subalpini piemontesi si colloca sui seguenti valori: 18-21 m di altezza media, 200-230 m3 di massa per ettaro. Pertanto si può affermare che la produttività dei lariceti dell’AF 29 è in linea con questi ultimi dati e quindi questi si collocano in una fascia di modesta produttività. Il valore relativamente elevato di area basimetrica è dovuto alla prevalenza di lariceti montani con presenza di un piano dominato di latifoglie. Nei lariceti subalpini invece le latifoglie si riducono notevolmente. Osservando la Tabella 28 e la Tabella 29 si può notare come le latifoglie contino a livello di numero di piante oltre il 40% della composizione totale e invece a livello di massa l’11%. Viceversa le conifere diverse dal larice (quasi esclusivamente pino cembro), costituiscono il 5% sia del numero di piante che della massa.

61 Tabella 28: numero di piante per classe diametrica nei popolamenti LC

10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 TOTALE % AA 14,4 4,0 1,6 0,4 0,4 0,4 0,0 0,0 0,0 0,0 21,1 3,5 AL 104,1 15,9 0,8 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 120,8 20,0 AP 9,6 2,8 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 12,4 2,0 BP 10,8 4,0 1,2 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 15,9 2,6 CS 0,4 0,4 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,8 0,1 FE 0,8 0,4 0,4 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 1,6 0,3 FS 30,3 19,9 6,0 4,0 0,4 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 60,6 10,0 LD 50,2 72,6 88,5 53,8 35,9 8,0 1,6 0,0 0,4 0,0 311,0 51,4 PA 0,4 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,4 0,1 PC 0,4 0,4 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,8 0,1 PM 0,4 0,8 0,4 0,0 0,4 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 2,0 0,3 PN 0,0 0,0 0,8 0,4 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 1,2 0,2 PS 0,4 3,2 3,6 2,0 0,4 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 9,6 1,6 PV 1,2 0,8 0,4 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 2,4 0,4 QP 7,2 0,8 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 8,0 1,3 SA 14,0 3,6 0,4 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 17,9 3,0 SU 12,8 2,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 14,8 2,4 TC 2,0 1,6 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 3,6 0,6 259,2 133,2 104,1 60,6 37,5 8,4 1,6 0,0 0,4 0,0 604,9 100,0

Tabella 29: volume (m3) di piante per classe diametrica nei popolamenti LC

Specie 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Totale % complessivo AA 1,1 1,0 1,0 0,3 0,6 1,2 0,0 0,0 0,0 0,0 5,1 2,0 AL 3,6 3,0 0,4 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 7,0 2,7 AP 0,3 0,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,8 0,3 BP 0,5 0,8 0,9 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 2,1 0,8 CS 0,0 0,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,1 0,0 FE 0,0 0,1 0,2 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,3 0,1 FS 1,4 4,2 3,4 4,0 0,6 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 13,7 5,4 LD 2,8 17,0 50,9 56,7 60,7 20,2 5,6 0,0 2,2 0,0 216,1 84,5 PA 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 PC 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,1 0,0 PM 0,0 0,2 0,2 0,0 0,7 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 1,1 0,4 PN 0,0 0,0 0,4 0,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,9 0,4 PS 0,0 0,6 2,0 2,2 0,8 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 5,6 2,2 PV 0,1 0,1 0,2 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,3 0,1 QP 0,3 0,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,4 0,2 SA 0,5 0,4 0,2 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 1,1 0,4 SU 0,5 0,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,8 0,3 TC 0,1 0,2 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,2 0,1 11,2 28,5 59,8 63,8 63,4 21,3 5,6 0,0 2,2 0,0 255,8 100,0

62 Tabella 30: rinnovazione all’interno dei popolamenti LC

n/ha % AA 67,0 5,2 AL 203,8 15,8 AP 13,6 1,1 BP 31,9 2,5 CS 2,4 0,2 FE 1,6 0,1 FS 78,9 6,1 LD 729,3 56,7 PA 1,2 0,1 PC 0,8 0,1 PM 2,0 0,2 PN 3,6 0,3 PS 23,9 1,9 PV 7,2 0,6 QP 23,9 1,9 SA 29,5 2,3 SU 54,2 4,2 TC 10,8 0,8 1285,5 100,0

All’interno dei popolamenti a larice sono state individuate 6 distinte tipologie, 8 sottotipi e 17 varianti. Nella Tabella 31 sono riportate le tipologie incontrate nei lariceti dell’AF 29. Osservandola si può constatare come la tipologia LC2, ovvero lariceto montano, sia la più diffusa coprendo complessivamente 2.488 ha pari all’68,5% di tutti i lariceti dell’AF 29. Il secondo tipo è l’LC5 -Larici-cembreto su rodoreto-vaccinieto- con 597,5 ha pari al 16,4%, quindi LC3, Lariceto mesoxerofilo subalpino, con 281 ha (7,7%) e quindi a seguire LC1 lariceto pascolivo, LC4 Lariceto a megaforbie, LC6 lariceti di campi di massi. I lariceti sono diffusi soprattutto nella parte superiore dell’AF29, nel versante destro della valle e nella Val Cenischia. Lo stesso tipo di distribuzione hanno i lariceti montani (LC1). Gli LC5 sono diffusi alle quote più elevate, e soprattutto nella zona del Rocciamelone. Le altre tipologie sono più localizzate.

63 Tabella 31: ripartizione in tipi, sottotipi e varianti dei popolamenti LC

POP DESCRIZIONE SUP (HA) % LC10X Lariceto pascolivo 170,5 4,69 LC20A Lariceto montano, var. con nocciolo e latif. miste. 191,2 5,26 LC20B Lariceto montano, var con faggio e/o abete bianco 250,9 6,91 LC20C Lariceto montano, var con picea 85,9 2,37 LC20D Lariceto montano, var con betulla 202,4 5,57 LC20E Lariceto montano, var con pino silvestre 176,2 4,85 LC20X Lariceto montano 1316,3 36,24 LC22A Lariceto montano, st. basifilo, var. con nocciolo e latif. miste. 165,7 4,56 LC22B Lariceto montano, st. basifilo, var. con faggio e/o abete bianco. 4,7 0,13 LC22E Lariceto montano, st. basifilo, var con pino silvestre 5,0 0,14 LC22X Lariceto montano, st. basifilo. 90,1 2,48 LC31X Lariceto mesoxerofilo subalpino, st. basifilo. 280,9 7,73 LC41B Lariceto a megaforbie, var con ontano verde. 68,0 1,87 LC51A Larici-cembreto su rodoreto vaccinieto, st. inferiore, var con abete bianco. 156,3 4,30 LC51X Larici-cembreto su rodoreto vaccinieto, st. inferiore. 273,4 7,53 LC52B Larici-cembreto su rodoreto vaccinieto, st. superiore 72,4 1,99 LC52K Larici-cembreto su rodoreto vaccinieto, st. inferiore, pascolato 95,3 2,62 LC60X Lariceto dei campi di massi. 26,8 0,74

I lariceti tipo LC1 e spesso anche gli LC2 derivano da aree precedentemente occupate da prateria. Le fasi evolutive, una volta cessata l’attività di pascolamento, vedono dapprima il larice insediarsi su erosioni e sugli stradellamenti, fino alla trasformazione del pascolo arborato in lariceto più denso. Nel frattempo il sottobosco ha subito delle modificazioni con il contatto tra le specie condizionate dal pascolamento e quelle nuove intervenute. Nei lariceti su rodoreto-vaccinieto e pascolivi del Rocciamelone frequente è la presenza del pino silvestre, fino a formare popolamenti misti di cui è difficile definire la tipologia di appartenenza. I lariceti della fascia subalpina sono caratterizzati spesso dalla presenza di individui contorti e ramosi a seguito dell’azione del vento, particolarmente intensa in questa valle. Pertanto l’attività selvicolturale è stata sempre piuttosto scarsa, a vantaggio di quella pastorale, ad eccezione del prelievo occasionale per uso locale. I lariceti montani si presentano nella maggior parte dei casi caratterizzati dalla presenza di un piano inferiore dominato da latifoglie montane. In alcuni casi questo è talmente sviluppato che risulta incerta l’attribuzione alla categoria dei lariceti od a quella degli Acero-frassineti (ed in alcuni casi di boscaglie di invasione). Questi boschi probabilmente derivano da ex-prati pascoli e coltivi abbandonati dell’area montana, dove si è avuta una prima colonizzazione da parte dei larici, favorita magari da piccoli fenomeni di dissesto e dalla presenza di piante

64 portaseme sui margini delle colture. In alcuni casi sono stati effettuati anche dei piccoli rimboschimenti di larice. Successivamente, sotto la copertura del larice si sono insediati frassino maggiore, acero montano, tiglio cordato, faggio, betulla, nocciolo, maggiociondolo ecc. I popolamenti più sviluppati sono senz’altro quelli derivanti da rimboschimento a basse quote, spesso caratterizzati da densità elevate, fusti cilindrici e slanciati, ma stabilità meccanica ridotta, non essendo mai stati oggetto di diradamento. I popolamenti derivanti da rinnovazione naturale del larice si presentano invece più disformi, con individui distribuiti in maniera casuale o a gruppi, emergenti dal piano inferiore a latifoglie di invasione. Lo sviluppo è migliore nei versanti freddi, mentre in quelli caldi gli accrescimenti ridotti e la forma scorretta dei fusti, dovute alle sfavorevoli condizioni stazionali (ed in particolare alla ventosità ed a fattori edafici) hanno sempre scoraggiato l’attività selvicolturale. Per quanto attiene alle altre tipologie la carenza di aree di saggio non consente commenti.

Tabella 32: Dati dendrometrici nei Lariceti

N° ADS vol/ha n/ha LC1 10 197,0 338,3 LC2 34 281,2 735,0 LC4 1 50,4 487,2 LC5 5 282,4 476,5

Come si può notare le aree di saggio disponibili sono poche e quindi anche l’errore standard di stima è piuttosto elevato.

Fin qui sono state descritte le caratteristiche fisionomiche e produttive dei popolamenti a larice; per quanto riguarda gli aspetti selvicolturali e con essi la forma di gestione passata, bisogna puntualizzare che pochi soprassuoli ricadono in aree con tradizioni orientate alla selvicoltura produttiva, mentre la maggior parte per consuetudine od anche per regime fondiario, non sono oggetto di una gestione selvicolturale attiva.

I boschi dell’AF 29, sono dotati dall’83 di piano di assestamento forestale, redatto dallo studio O.T.A.F. di Trento. Questo è stato oggetto di parziale revisione (solo le proprietà comunali suscettibili di maggiori potenzialità produttive) nel 1998 da parte del Dott. Silvio Durante. La presenza di tali strumenti gestionali ha fornito l’opportunità per tutta l’area di programmare

65 gli interventi selvicolturali e di sviluppare interventi idonei al mantenimento e al miglioramento dei soprassuoli.

Nello specchietto e nella tabella che segue sono riportati alcuni dati dedotti dal piano del 1998.

Lariceto Aree di saggio n. 55 Area basimetrica media m2/ha 22,33, con la seguente ripartizione percentuale tra le specie maggiormente rappresentative: larice m2/ha. 16,07, pari al 71,99% faggio m2/ha. 4,87, pari al 21,82% altre conifere m2/ha 1,02 pari al 4,54% altre latifoglie m2 0,36/ha pari al 1,63% L’analisi statistica dei risultati conferma la sostanziale validità del rilievo in quanto con un coefficiente di variazione (CV) pari al 47,16%, ad una soglia di attendibilità del 95%, quale risulta applicando il parametro “t” di Student pari a 2, si determina un errore percentuale contenuto entro il 12,72%. La maggior percentuale d’errore, nonostante l’elevato numero di rilievi effettuato, è da imputarsi alla notevole eterogeneità strutturale, stazionale e di composizione dei soprassuoli componenti il popolamento definito lariceto.

Tabella 33: Dati dendrometrici rilevati dal piano del 1998

Comune Partic Q min Q max Esp Tip. For n. aree g / ha diam m Hm vol/ha saggio Mattie 9a 1250 1650 no lariceto su rodoreto vaccinieto Stima 22,33 25 18 201 e su pascolo Mattie 7b 1200 1490 no lariceto su rodoreto vaccinieto 23 22,09 36 19 210 e su pascolo Mattie 3 960 1500 n-no lariceto montano Stima 22,33 25 20 223 Mattie 12 1050 1480 n-no lariceto montano Stima 22,33 30 23 257 Moncenisio 4 1570 1930 ne lariceto su rodoreto vaccinieto Stima 22,33 30 14 156 e su pascolo Moncenisio 3 1300 1720 n lariceto su rodoreto vaccinieto Stima 22,33 30 15 167 e su pascolo Novalesa 4 980 1230 s lariceto montano Stima 22,33 25 18 201 Novalesa 9 930 1400 e lariceto montano Stima 22,33 33 20 223 S. 3b 1130 1400 n lariceto montano 19 18,74 31 18 169 Antonino

66 Comune Partic Q min Q max Esp Tip. For n. aree g / ha diam m Hm vol/ha saggio S. Giorio 3 1100 1290 n lariceto montano Stima 22,33 20 19 212 Venaus 2 1500 1760 e lariceto su rodoreto vaccinieto Stima 22,33 25 15 167 e su pascolo Venaus 7b 1460 1680 ne lariceto su rodoreto vaccinieto Stima 22,33 35 20 223 e su pascolo Venaus 7a 1150 1500 ne lariceto su rodoreto vaccinieto Stima 22,33 30 23 257 e su pascolo

I dati che derivavano dai precedenti piani di assestamento forestale per il territorio di proprietà comunale definivano una provvigione media per ettaro inferiore rispetto a quanto evidenziato nella indagine inventariale attuale..

Il piano di assestamento forestale definisce il trattamento di questi soprassuoli prendendo atto dei fenomeni di successione che stanno avvenendo al loro interno, cercando di assecondarli e contemporaneamente di prolungare la presenza del larice in qualità di riserva patrimoniale.

A titolo esemplificativo si riporta un estratto del Piano di Assestamento Forestale:

“Lariceti montani: si tratta in genere di popolamenti monoplani in cui al larice si accompagnano o ceppaie di faggio come nel caso delle particelle di S. Giorio, o abbondante rinnovazione affermata di acero, come a S. Antonino. In entrambi i casi gli interventi previsti vertono essenzialmente sul favorire lo sviluppo delle latifoglie, andando a prelevare i larici malconformati o deperienti, rilasciando i soggetti migliori come eventuale riserva patrimoniale da tagliare in un secondo momento, o come nel caso di S. Antonino, aprendo piccole buche nel soprassuolo dominante per favorire l’abbondante rinnovazione di acero. Si è pensato di far rientrare in questo tipo forestale anche i popolamenti di larice di origine artificiale delle particelle 9 e 4 di Novalesa, in quanto per la loro strutturazione e per essere collocate a quote inferiori ai 1400 m non possono essere considerate come Lariceto su rodoreto-vaccinieto e non hanno più la fisionomia di un rimboschimento di larice, in quanto naturaliformi. Si tratta di fustaie di larice a portamento e sviluppo buoni, in cui è abbondante il faggio, un tempo ceduato. Entrambe le particelle sono state oggetto di diradamento con la duplice finalità di migliorare la stabilità e la strutturazione del larice, ed incrementare la potenzialità di sviluppo del faggio con la prospettiva di giungere nel tempo ad una faggeta d’alto fusto in

67 cui la presenza del larice divenga via via residuale, in quanto poco compatibile con la stazione in cui è posto. Al termine del periodo di validità del piano si potrà intervenire con un ulteriore diradamento a carico del larice ed un taglio di avviamento alla fustaia sul faggio.

Lariceti su rodoreto-vaccinieto: si tratta di popolamenti che, se pascolati, mantengono un certo grado di stabilità, mentre se abbandonati tendono ad evolvere verso cenosi polispecifiche, con il progressivo arricchimento in pino cembro, ed abete rosso alle quote superiori ed in latifoglie miste nel piano inferiore. Generalmente sono popolamenti monoplani, coetaneiformi a densità assai rada, in cui la rinnovazione stenta da affermarsi a causa dello spesso feltro costituito dal cotico erboso, per cui la rinnovazione si ritrova più facilmente nelle chiarie dove in seguito a tagli si è smosso il terreno, o lungo le scarpate stradali. A Villarfocchiardo i popolamenti di larice sono fortemente condizionati dalla giacitura e dalla presenza di abbondanti macereti, che ne impediscono l’evoluzione verso cenosi polispecifiche maggiormente strutturate. Sono boschi radi con alcuni nuclei di abete bianco, faggio e presenza di pino cembro e maggiociondolo. La struttura è irregolare con rinnovazione scarsa ed unicamente di abete bianco. A Meana la particella 7 è un tipico esempio di lariceto su cotica pabulare attualmente non più pascolato, in cui si comincia a notare un aumento delle componenti di betulla, nocciolo, faggio e raramente anche abete bianco. Allo stato attuale non si prevedono interventi. Le particelle 9a e 10 di Mattie fisionomicamente ricalcano perfettamente il tipo in questione; sono lariceti pascolati con cotica pabulare, monoplani e coetaneiformi, a densità colma, costituiti da individui ad ottimi portamenti e dimensioni notevoli. Per quanto riguarda la rinnovazione, nella 9a è presente abete bianco ad ottime potenzialità, mentre nella 10, in prossimità delle radure, abbondano i semenzali di larice ed abete rosso. In entrambi i casi per favorire l’insediamento e lo sviluppo della rinnovazione si prevedono tagli a piccole buche; purtroppo per la mancanza di viabilità si tratterà di interventi a macchiatico negativo di difficile realizzazione. Sempre a Mattie, nelle particelle 15 ed 11, entrambe caratterizzate da elevata pendenza e macereti diffusi, è difficile proporre interventi selvicolturali atti a migliorare la qualità del popolamento. Laddove le condizioni stazionali lo permettono si propone di intervenire per

68 aumentare la polispecificità del popolamento, liberando i nuclei di rinnovazione di latifoglie presenti, tagliando gli esemplari deperienti e particolarmente malconformati. All’interno della particella 7b il popolamento di larice di origine artificiale è localmente pascolato, e si alterna a nuclei di faggeta e a spessine di abete rosso. Si propone di diradare i nuclei di peccio facendo particolare attenzione a non aprire troppo il soprassuolo per non favorire l’ingresso degli ungulati; inoltre, nelle buche presenti, dove la rinnovazione non da una risposta immediata, si dovranno effettuare dei rimboschimenti ed eventualmente anche dei sottoimpianti di conifere anche se gli stessi sono soggetti alla forte pressione esercitata in loco dal capriolo e dal cervo. Nel Comune di Venaus i lariceti sono presenti in tre particelle, ma solo nella 2 e nella 7b sono previsti interventi selvicolturali per mettere in rinnovazione il popolamento. In particolare, nella part. 2 dove è abbondante la presenza di frassino e faggio sottocopertura, si interverrà con tagli a buche che favoriscano le sviluppo delle latifoglie; nella 7b invece il taglio a buche dovrà essere seguito da lavorazioni del terreno per permettere la rinnovazione naturale del larice. Nella particella attigua, la 7a, fisionomicamente più simile ad un lariceto montano pioniero, la cospicua percentuale di ceppaie di faggio e di frassino, dovrà essere lo spunto per attuare dei tagli di conversione delle stesse da eseguirsi contestualmente al prelievo di alcuni dei larici maturi. I lariceti del Comune di Moncenisio, sono rade fustaie a mediocre portamento, in passato teatro di battaglie, in seguito alle quali gli assortimenti legnosi sono difficilmente collocabili sul mercato in quanto scheggiati. Ciò può essere di ostacolo alla vendita dei lotti necessari per mettere in rinnovazione il popolamento. Si dovrebbero effettuare dei tagli a buche per garantire il giusto grado di illuminazione per l’insediamento della rinnovazione. In prossimità del lago della Ferrera, i tagli dovranno essere mirati ad aumentare il grado di fruibilità del bosco, eliminando i soggetti deperienti o sottoposti. Altri lariceti sono presenti a Mompantero e a Novalesa: si tratta di boschi in cui nel periodo di validità del piano non sono previsti interventi selvicolturali ad eccezione di alcuni sporadici tagli di soggetti deperienti o malconformati.”

In sintesi gli aspetti selvicolturali evidenziati sono i seguenti: • trasformare la composizione del lariceto aumentando la presenza di conifere nelle parti alte e di latifoglie nelle parti inferiori; questa conclusione si basa sull’assunto valido che il

69 lariceto altro non è che una forma di ricolonizzazione più o meno stabile nel tempo, ma che a lungo andare deve per forza lasciare il passo ad altre formazioni più stabili. • Nelle stazioni in cui il lariceto non mostra segni di evoluzione verso popolamenti misti e si ritiene il popolamento capace di rinnovarsi, le modalità con cui intervenire sono fissate con il taglio a buche su piccole superfici, accompagnato da lavorazione andante del terreno.

Tabella 34: riprese volumetriche previste dai piani di assestamento forestale per la caregoria Lariceto.

Comune Ripresa piani di assestamento Utilizzazioni dal 1995 Mattie 1715 635 Moncenisio 614 234 Novalesa 662 S. Antonino 578 S. Giorio 113 Venaus 1096 Villarfocchiardo 7 TOTALE 4116

La ripresa prevista per il decennio dai piani di assestamento ammontava a 4.203 m3, mentre dal 1995 ad oggi le utilizzazioni sono state pari a soli 1547 m3. Questo aspetto ci induce a pensare che l’attività di utilizzazione sia influenzata più dal mercato che da esigenze selvicolturali e che si ponga il problema per il trattamento futuro di definire quali dei soprassuoli di larice siano da destinare alla produzione e quali invece debbano assolvere a funzioni multiple tra cui sicuramente primarie quella protettiva e quella naturalistica-paesaggistica. I criteri che ci hanno guidato la definizione delle destinazioni e dei conseguenti interventi, per i popolamenti di larice sono stati quindi le capacità produttive, la necessità di intervenire per favorire dinamiche in atto (vedi soprassuoli con fenomeni di successione), la necessità di rispondere alla domanda per altro modesta di rifornimento legnoso per uso domestico, la necessità di mantenere il lariceto nelle poche stazioni vocate, dove non si manifestano fenomeni successionali.

Dalle valutazioni sin qui fatte con il presente PFT sono stati previsti le seguenti linee gestionali:

70 • Per i popolamenti destinati ad essere sottoposti a gestione attiva, si prevede la realizzazione di interventi ancora rivolti a favorire l’ingresso delle latifoglie pregiate e dell’abete bianco (e del pino cembro e dell’abete rosso nelle zone dove sono presenti). Sono stati previsti interventi di piccola entità, orientandosi verso il taglio a scelta, intendendo per esso l’esecuzione di piccole utilizzazioni che vadano soprattutto a carico del soprassuolo dominante (con eccezione per le piante portaseme), arrivando in taluni casi ad estendersi per piccole superfici (superficie massima delle buche 4.000 m2). Sulle aree di intervento saranno rilasciati i migliori individui portaseme. Nei soprassuoli più densi (es. quelli derivanti da rimboschimenti a basse quote) sono stati previsti interventi di diradamento, volti a rafforzare la stabilità meccanica del soprassuolo, a favorire l’accrescimento diametrico, l’insediamento e lo sviluppo di rinnovazione di latifoglie pregiate. In alcuni casi è stato indicato l’intervento di diradamento e conversione: si tratta di un diradamento del piano dominante a larice e di un avviamento a fustaia del piano dominato ceduo, con lo scopo di favorire quest’ultimo, alleggerendo la copertura del larice. Tali modalità di intervento sono previste in particolare per i lariceti in esposizioni fresche, dove le dinamiche evolutive sono più rapide. In ogni caso è di mantenere più possibile la presenza del larice nei popolamenti destinati ad evolversi verso formazioni miste di latifoglie o conifere, in quanto questa specie svolge una interessante funzione protettiva: diretta, grazie al profondo apparato radicale fittonante; indiretta per la capacità di rinnovarsi in caso di catastrofe. Inoltre i popolamenti biplani caratterizzati dal larice nel piano dominante sono molto produttivi, in quanto questo, esercitando una scarsa copertura, non deprime gli accrescimenti del piano dominato. Nel caso in cui il larice manifesti potenzialità di rinnovazione e non siano in atto fenomeni di successione, si prevede di mantenere i consuetudinari prelievi legnosi attraverso tagli a scelta molto moderati, per evitare che la vegetazione arbustiva (maggiociondolo, ontano verde ecc..) prenda il sopravvento. Nel caso in cui si vogliano effettuare utilizzazioni più intense ci si dovrà orientare decisamente verso il taglio a buche; questo sarà accompagnato dalla lavorazione andante del terreno, per favorire la rinnovazione naturale, eventualmente ricorrendo alla rinnovazione artificiale posticipata laddove non sia sufficiente quella naturale. Solo con interventi drastici è possibile creare quelle condizioni di pionierismo che consentono la rinnovazione della specie. • Per i popolamenti con una gestione selvicolturale di tipo conservativo, si prevede comunque la tipologia di intervento SC, ovvero taglio a scelta, intendendo però con essa un

71 modesto prelievo orientato soprattutto a rispondere alle necessità di boscheggio, e finalizzato ad interventi di tipo fitosanitario e di regolarizzazione della struttura. Anche in questo caso gli interventi dovranno soprattutto partire dai punti con presenza di abete bianco o di altre specie interessanti. • Per i popolamenti con funzione protettiva si prevede invece l’eventuale asportazione di piante deperienti per modestissime entità di prelievo. Rimane ferma la possibilità di rinnovare popolamenti che devono svolgere una funzione protettiva diretta su abitati ed infrastrutture e che non sono più in grado di espletarla in quanto vetusti ed instabili. Si effettueranno piccoli tagli a buche con rinnovazione artificiale posticipata di larice (o altre specie se ritenute più idonee alla stazione) e rinfoltimenti nelle aree meno dense.

2.2.1.3. CA Castagneti

Figura 32: Distribuzione popolamento CA – Castagneti

Si tratta della terza formazione in ordine di estensione che copre una superficie complessiva di quasi 3300 ha, pari a circa il 14% della superficie forestale dell’AF 29. I boschi di castagno, come si osserva in Figura 32, sono diffusi in particolar modo nella fascia montana, interessando soprattutto il versante destro della valle e la Val Cenischia, mentre in quello sinistro sono diffusi soprattutto nella parte bassa della valle.

72 I limiti altitudinali entro i quali si colloca sono per la quota massima 1.507 m s.l.m. e 347 come limite inferiore. L’asse altitudinale entro cui si sviluppa il castagneto è dato dalla quota dei 754 m s.l.m. All’interno dei castagneti sono stati eseguite 69 aree di saggio, pari ad una densità media di un rilievo ogni 48 ettari di superficie. I dati che emergono a livello di categoria indicano un’area basimetrica media di 36,4 m2 e un volume medio per ettaro di 220,5 m3. Nelle tabelle seguenti sono riportati i dati rielaborati dall’indagine inventariale inerenti il numero e il volume per specie e per classe diametrica nei popolamenti di castagno. Il commento a queste tabelle può essere così sintetizzato: • soprassuoli tendenzialmente misti: la specie dominante, il castagno, rimane sempre intorno la soglia del 70% sia per il numero di piante che per il volume. • presenza di molte specie di latifoglie (in numero il 27,7% e 22,6% in volume); • ridotto numero di specie di conifere con presenza soltanto di larice e pino silvestre; che costituiscono il 3,6% del numero e il 7,2% della massa; • oltre il 76% della massa (solo il 24% del numero) si colloca oltre la classe 20 cm di diametro; questo significa che è presente una matrice dominante di poche piante e moltissime altre di piccole dimensioni, probabilmente in insediamento.

Tabella 35: ripartizione per specie del numero delle piante e del volume.

Specie Num.% Vol.% ROVERELLA 1,4 0,7 ALTRE QUERCE 2,7 2,8 ALTRE LATIFOGLIE 8,4 6,1 LATIF. MESOFILE 10,1 6,8 CASTAGNO 68,7 71,2 FAGGIO 5,2 6,2 ALTRE CONIFERE 0,0 0,0 ABETE BIANCO 0,0 0,0 PINO SILVESTRE 2,3 3,3 LARICE 1,3 2,9 TOTALE 100,0 100,0

73 Figura 33: ripartizione per specie del numero delle piante e del volume

% 80,0

70,0 Num.% 60,0 Vol.% 50,0

40,0

30,0

20,0

10,0

0,0

A E IE LE O RE O RE E

QUERC FAGGI LARIC ROVERELL CASTAGNO ABETE BIANC LATIF. MESOFI ALTRE CONIFE PINO SILVEST ALTRE LATIFOGL

Tabella 36: ripartizione per classi diametriche del volume e del numero di piante classi Num.% Vol.% diamet. 5 0 0 10 39 4 15 20 8 20 16 13 25 11 15 30 5 10 35 3 9 40 2 10 45 1 6 50 1 4 55 1 5 60 0 5 65 0 3 70 0 4 75 0 1 80 0 0 >80 0 3 TOT 100 100

74 Figura 34: ripartizione per classi diametriche del volume e del numero di piante

% 45

40 Num.% 35 Vol.% 30

25 20

15

10

5

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 >80 classe diametrica

Se si osservano i dati percentuali di numero e volume riportati a confronto nella Tabella 33, i tre quarti della massa sono determinati da un quarto delle piante. Questo indica ancor più che in questi soprassuoli sono già presenti piante di notevoli dimensioni. Inoltre queste piante di maggiori dimensioni sono in gran parte latifoglie. Questa peculiarità rende i castagneti interessanti anche sotto il profilo produttivo, in quanto risultano piuttosto ricchi di latifoglie nobili (aceri, frassino maggiore, tiglio, rovere) ed inoltre manifestano una struttura già complessa che potrebbe permettere in tempi brevi l’esecuzione di conversioni a fustaia. Il popolamento dei castagneti risulta comunque piuttosto vario se si considera che si tratta di popolamenti che un tempo erano governati per la produzione del frutto e che per vari motivi, riconducibili spesso a problemi di tipo fitosanitario, ma anche per l’esodo dalla montagna delle popolazioni locali, hanno subito un abbandono gestionale che perdura oramai da decenni. Questi soprassuoli infatti si collocano per la maggior parte su proprietà privata e sono quindi anche molto vari sia da un punto di vista fisionomico strutturale che per l’assetto evolutivo, poiché il mosaico delle proprietà private risulta essere piuttosto frammentato e frazionato.

Dalla Figura 35 si può constatare che il 59% di questi soprassuoli ha un’età piuttosto avanzata (> di 30anni) che già li fa rientrare nella categoria dei cedui invecchiati. Va comunque anche

75 detto che la capacità rigenerativa del castagno è capace di reagire anche a tagli di utilizzazione eseguiti in età di invecchiamento e pertanto l’età in sé non costituisce un limite fisiologico come è invece per il faggio.

Figura 35: ripartizione per classi di età dei soprassuoli di castagno

<10 da 10 a 30 10% 4% da 30 a 70 >70

41%

45%

All’interno dei boschi di castagno sono state distinte tre tipologie: CA1, Castagneto da frutto, CA2, Castagneto ceduo e/o a struttura irregolare e CA3, Castagneto ceduo a Teucrium scorodonia

Tabella 37: ripartizione in tipi, sottotipi e varianti per il popolamenti CA

TIPO DESCRIZIONE SUP. (ha) % CA10X Castagneto da frutto 490,5 14,9 CA20A Castagneto ceduo e/o a struttura irregolare - Var. con robinia 4,4 0,1 CA20B Castagneto ceduo e/o a struttura irregolare - Var. con altre latifoglie 788,4 24,0 d'invasione CA20C Castagneto ceduo e/o a struttura irregolare - Var. con faggio 35,3 1,1 CA20D Castagneto ceduo e/o a struttura irregolare - Var. con rovere 144,2 4,4 CA20G Castagneto ceduo e/o a struttura irregolare - St. acidofilo con pino silvestre 71,9 2,2 CA20H Castagneto ceduo e/o a struttura irregolare - Var. con larice 59,8 1,8 CA20X Castagneto ceduo o/a struttura irregolare 1070,8 32,6 CA30A Castagneto ceduo a Teucrium scorodonia - Var. con betulla 9,8 0,3 CA30B Castagneto ceduo a Teucrium scorodonia - Var. con pino silvestre 37,2 1,1 CA30C Castagneto ceduo a Teucrium scorodonia - Var. con rovere 140,6 4,3 CA30D Castagneto ceduo a Teucrium scorodonia - Var. con roverella 277,8 8,5 CA30E Castagneto ceduo a Teucrium scorodonia - Var. con larice 2,6 0,1 CA30F Castagneto ceduo a Teucrium scorodonia - Var. con faggio 21,5 0,7 CA30X Castagneto ceduo a Teucrium scorodonia 128,0 3,9 TOTALE 3282,8 100,0

76 Il tipo prevalente è senz’altro rappresentato dal CA2, che consta di 2175 ha (l’66% del totale), mentre il CA3 raggiunge soltanto 617,4 ha (18,8%). Interessante la presenza di 490,5 ha di castagneto da frutto (14,9%). La fondamentale differenza tra castagneto ceduo a struttura irregolare e a castagneto ceduo a Teucrium scorodonia sta nel fatto che il primo risente ancora della struttura del castagneto da frutto del precedente ciclo colturale e presenta fenomeni di insediamento di specie arboree invadenti quali betulla, pioppo tremolo, salicone ed altre latifoglie nobili quali rovere, frassino maggiore, tiglio cordato e anche faggio. Il secondo invece ha subito un maggior numero di ceduazioni, e si presenta con una fisionomia più assimilabile ad un ceduo, pur mantenendo in taluni casi e soprattutto per gruppi, una mescolanza con le latifoglie di invasione menzionate. Dai dati dendrometrici inerenti le singole tipologie riportati nella Tabella 38 emerge che le specie più rappresentate dopo il castagno sono il ciliegio, le altre latifoglie, il larice, il pino silvestre, roverella e robinia. I catagneti da frutto sono praticamente puri, con qualche presenza di robinia e ciliegio. Una differenza piuttosto importante che distingue i castagneti a struttura irregolare da quelli a Teucrium Scorodonia è la maggiore presenza nei primi di specie diverse dal castagno, in genere specie di invasione come betulla, frassino, larice, pino silvestre, ciliegio, robinia, tiglio.

Tabella 38: area basimetrica ad ettaro (m2/ha) per specie e per tipologia

tipo tipo altre latifoglie aceri betulla castagno frassino m. faggio larice p. silvestre tremolo p. ciliegio rovere roverella robinia tiglio c. Totale CA1 0,0 0,0 0,0 26,6 0,1 0,0 0,3 0,3 0,0 0,5 0,0 0,0 0,8 0,0 28,6 CA2 1,1 0,4 0,3 25,7 0,6 1,0 1,0 1,5 0,2 1,9 0,1 1,1 0,6 0,6 36,1 CA3 0,7 0,0 0,3 20,8 0,1 3,6 0,4 0,1 0,0 0,4 1,1 0,5 0,0 0,1 28,2 Totale 0,6 0,1 0,2 24,4 0,2 1,5 0,6 0,6 0,1 0,9 0,4 0,5 0,5 0,2

In effetti anche le singole varianti ci indicano la presenza di soprassuoli nei quali sono presenti queste specie e in particolare la variante più diffusa evidenzia la presenza di latifoglie d’invasione. I cedui a struttura irregolare (CA2) presentano quindi una struttura irregolare non tanto per la disformità fisionomica, ma quanto per lo stato di non gestione che li rende difficilmente

77 catalogabili. Resta il fatto però che sono soprassuoli ad alto dinamismo, anche perché il ruolo del castagno, reso prevalente per i pregressi condizionamenti antropici, non può che avere un’importanza secondaria lasciando spazio maggiore alle latifoglie mesofile che possono insediarsi in tempi anche brevi. Il destino di questi boschi, pur essendo caratterizzati da un abbandono colturale, potrebbe essere guidato attraverso la conversione colturale, intervenendo sulla composizione specifica con diradamenti a favore delle latifoglie mesofile e a detrimento del castagno. Per altro le discrete caratteristiche volumetriche’ che vedono la presenza di individui di dimensioni ragguardevoli, potrebbero permettere, anche con interventi intercalari, di ritrarre masse dendrometriche di valore superiore alla normale legna o paleria ricavabili in genere da soprassuoli di castagno. Pertanto nella definizione degli interventi relativi a questo tipo forestale, sono state individuate le condizioni stazionali migliori (sia sotto il profilo dello stadio evolutivo del bosco che della fertilità che del grado di accessibilità) e per queste è stata definita l’esecuzione di diradamenti e di avviamenti ad alto fusto.

Tabella 39: distribuzione per età delle singole tipologie

ETA' CA1 CA2 CA3 <10 0,0 5,1 5,9 da 10 a 30 33,3 35,9 52,9 da 30 a 70 50,0 48,7 35,3 >70 16,7 10,3 5,9 100,0 100,0 100,0

Tabella 40: entità dei danni da agenti parassitari

% piante danneggiate CA1 2,9 CA2 17,2 CA3 5,7

Per quanto attiene invece al tipo CA3, le caratteristiche fisionomiche si presentano più regolari e in particolare modo sono presenti già molte situazioni (ad esempio la variante a pino silvestre) nelle quali vegetano specie d’alto fusto all’interno del soprassuolo. Questa tipologia presenta il 41,2% della superficie in fase di invecchiamento.

78 Tenendo presente che il popolamento dei castagneti potrebbe diventare una risorsa disponibile per la filiera foresta-legna per usi energetici e per la produzione di paleria, si è cercato di individuare per quanto possibile soprassuoli ancora sottoponibili al governo a ceduo; nel piano degli interventi è stata individuata pertanto una superficie ancora utilizzabile a ceduo. Le utilizzazioni a ceduo dovranno essere effettuate privilegiando i soprassuolo puri di castagno (in genere i CA3), ed i soprassuoli con problemi fitosanitari (mal dell’inchiostro, cancro corticale, diffusi soprattutto tra i CA2, che infatti derivano spesso da castagneti da frutto abbandonati anche per questo tipo di problemi). I soprassuoli ricchi di latifoglie mesofile potranno essere avviati a fustaia, con lo scopo di trasformarli in popolamenti misti riducendo la presenza del castagno e di produrre legname di pregio. Alcuni popolamenti potranno essere oggetto di forme di governo intermedie tra ceduo e fustaia, ovvero ceduazioni con turni lunghi, un paio di diradamenti e rinnovazione naturale in parte di origine agamica ed in parte gamica. Ciò è possibile grazie alla elevata facoltà pollonifera della specie, che si mantiene come va? elevata con l’età, ed anche alla facilità con cui si insedia la rinnovazione in questi soprassuoli. In questo modo si potrebbe ottenere paleria di grosse dimensioni e/o legname da opera, favorendo nel contempo l’ingresso di altre specie nella compagine. Per quanto riguarda i CA1, si tratta di soprassuoli da frutto in coltivazione, oppure di soprassuoli scarsamente curati che potrebbero essere rimessi facilmente in esercizio con semplici interventi colturali (potature, ripuliture del sottobosco). Questi soprassuoli rivestono un ruolo importante nell’economia della valle, in quanto la castagna è un prodotto tipico apprezzato, che favorisce anche un discreto richiamo turistico.

79 2.2.1.4. QR Querceti di roverella

Figura 36: Distribuzione popolamento QR – Querceti di roverella

Si tratta della quarta formazione in ordine di estensione che copre una superficie complessiva di quasi 2161,2 ha, pari a circa il 9% della superficie forestale dell’AF 29. I boschi di roverella, come si osserva in Figura 32, sono diffusi in particolare modo nel versante destro della valle a quote relativamente basse. La quota mediai in cui si colloca è pari a 704 m s.l.m.

All’interno dei querceti di roverella sono stati eseguite 36 aree di saggio, pari ad una densità media di un rilievo ogni 60 ettari di superficie. I dati che emergono a livello di categoria indicano un’area basimetrica media di 15,6 m2 e un volume medio per ettaro di 64,4 m3.

Nelle tabelle seguenti sono riportati i dati rielaborati dall’indagine inventariale inerenti la distribuzione per specie del numero di piante e del volume.

Il commento a queste tabelle può essere così sintetizzato: • soprassuoli in cui domina la roverella, soprattutto come numero di piante. • presenza di molte specie di latifoglie (altre latifoglie, latifoglie mesofile e molto castagno);

80 • tra le conifere è presente soltanto il pino silvestre, soprattutto come volume che come numero di piante: si tratta quindi di individui di dimensioni mediamente più grandi delle altre specie. • La classe più numerosa come numero di piante è la classe 10, mentre come volume la classe 15.

Tabella 41: ripartizione per specie del numero delle piante e del volume.

SPECIE Num.% Vol.% ROVERELLA 84,1 77,2 ALTRE QUERCE 0,2 0 ALTRE LATIFOGLIE 5,3 5,3 LATIF. MESOFILE 4 2,6 CASTAGNO 3,8 7,7 FAGGIO 0 0 ALTRE CONIFERE 0 0 ABETE BIANCO 0 0 PINO SILVESTRE 2,1 6,9 LARICE 0,1 0,1

Tabella 42: ripartizione per classi diametriche del volume e del numero di piante diamet. Num.% Vol.% 5 0,0 0,0 10 59,8 23,0 15 27,6 31,5 20 8,4 20,7 25 2,7 12,1 30 1,0 7,8 35 0,4 4,0 40 0,0 0,8 >45 0,0 0,0

Dal Figura 35 si può constatare che il 47% di questi soprassuoli ha un’età piuttosto avanzata (> di 30anni) che già li fa rientrare nella categoria dei cedui invecchiati.

81 Figura 37: ripartizione per classi di età dei soprassuoli di roverella

% <10 da 10 a 30 6% >30

47%

47%

La forma di governo largamente più diffusa è il ceduo matricinato (CM), seguita dai cedui composti (FC), fustaie (FU), e boschi senza gestione.

Figura 38: Forme di governo dei soprassuoli di roverella

Querceti roverella Fustaia Ceduo composto Ceduo semplice 3% 13% Bosco senza gestione

25%

59%

All’interno dei boschi di roverella sono state distinte tre tipologie: QR4, Querceto xero- basifilo di roverella, QR5, Querceto mesoxerofilo di roverella, QR7, Querceto xero-acidofilo di roverella.

82 Tabella 43: ripartizione in tipi, sottotipi e varianti per il popolamenti QR

TIPO DESCRIZIONE SUP. (ha) % QR40A Querceto xero-basifilo di roverella, var. con pino silvestre 199,4 9,5 QR40B Querceto xero-basifilo di roverella, var. con robinia 163,3 7,8 QR40X Querceto xero-basifilo di roverella 492,0 23,4 QR50A Querceto mesoxerofilo di roverella, var. con castagno 92,6 4,4 QR50B Querceto mesoxerofilo di roverella, var. con latifoglie miste 272,3 13,0 QR50C Querceto mesoxerofilo di roverella, var. con pino silvestre 54,4 2,6 QR50X Querceto mesoxerofilo di roverella 175,1 8,3 QR70B Querceto xero-acidofilo di roverella, var con castagno 171,3 8,2 QR70C Querceto xero-acidofilo di roverella, var. con pino silvestre 15,4 0,7 QR70X Querceto xero-acidofilo di roverella 397,8 19,0 QR70Z Querceto xero-acidofilo di roverella, soprassuolo distrutto da incendio 64,6 3,1 TOTALE 2098,4 100,0

Il tipo prevalente è rappresentato dal QR4, che consta di 854,8 ha (47% del totale), diffuso soprattutto nelle aree più xeriche del versante sinistro della valle. Segue il QR7, con 649,2 ha (22,8%). Il QR5 (594,4; 30,9%) è diffuso invece su tutto il versante sinistro della valle, in stazioni meno sfavorevoli rispetto al QR5. Le varianti riscontrate confermano come le specie più frequenti nei roverelleti siano il pino silvestre, il castagno, la robinia. Il soprassuolo distrutto da incendio si trova sul versante orientale del M. Musinè, presso Caselette.

La fondamentale differenza tra le tre tipologie consiste nel fatto che i querceti xero-basifili sono popolamenti di scarso sviluppo ed accrescimento, spesso vegetanti su stazioni estreme per rocciosità ed aridità estiva. Ciò è confermato dai valori di area basimetrica nettamente inferiori ai QR5. Le altre due tipologie invece si presentano più interessanti dal punto di vista selvicolturale. In Val di Susa si è notato un certo interesse per questa categoria forestale: insieme ai querceti di rovere e qualche faggeta, risulta una dei popolamenti più appetiti per le ceduazioni. Spesso vengono utilizzati anche popolamenti di scarsa provvigione ed accrescimento, probabilmente per la buona qualità della legna da ardere di quercia e per la vicinanza alle vie di comunicazione. Spesso si tratta di piccole tagliate per uso familiare. Gli indirizzi colturali che sono stati adottati per i popolamenti di roverella prevedono di proseguire con le ceduazioni ad eccezione dei soprassuoli che vegetano in stazioni scadenti, al fine di evitare un ulteriore impoverimento del suolo, e dei soprassuoli eccessivamente

83 invecchiati. Le capacità di ricaccio della roverella infatti si riducono progressivamente quando le sezioni superano i 20 centimetri di diametro.

Tabella 44: area basimetrica ad ettaro (m2/ha) per specie e per tipologia

tipo altre latifoglie aceri betulla castagno frassino m. larice p. silvestre ciliegio roverelle rovere robinia sorbo montano tiglio c. Totale QR4 0,14 0,31 0,00 0,00 0,04 0,00 0,23 0,14 8,87 0,00 0,07 0,05 0,00 9,85 QR5 1,79 0,00 0,14 3,51 0,03 0,00 0,00 0,48 13,58 0,00 1,48 0,00 0,11 21,11 QR7 0,13 0,12 0,06 0,54 0,02 0,02 0,93 0,08 12,19 0,03 0,00 0,06 0,06 14,24 Totale 0,69 0,14 0,07 1,35 0,03 0,01 0,39 0,24 11,55 0,01 0,51 0,04 0,06

2.2.1.5. AF Acero-tiglio-frassineti

Figura 39: Distribuzione popolamento AF – Acero-tiglio-frassineti

Si tratta di popolamenti piuttosto diffusi (1751 ha, 7,3% di superficie) e situati in particolare modo nelle aree più fresche di tutto il territorio dell’AF29. Per la maggior parte sono soprassuoli d’invasione che hanno colonizzato aree ex agricole abbandonate da molti decenni. La loro dinamica è spiccata essendo costituiti da un consorzio spontaneo e piuttosto ricco di specie arboree.

84 Dominano in genere il frassino maggiore e gli aceri sia montano che riccio. Diffusi a zone il tiglio cordato, la betulla e talvolta il faggio. L’asse altimetrico entro cui si sviluppano si colloca sui 900 m s.l.m, ma è poco marcato, in quanto sono diffusi dal fondovalle fino a toccare la fascia subalpina. Si collocano generalmente in esposizioni fresche, aree di impluvio ed aree poco acclivi (ex coltivi). All’interno di questi soprassuoli sono state eseguite 44 aree di saggio, pari ad una densità di un’area ogni 40 ettari.

Tabella 45: ripartizione per specie del numero delle piante e del volume.

SPECIE Num.% Vol.% ROVERELLA 0,3 0 QUERCE 1,3 1,2 ALTRE LATIFOGLIE 26,5 23,8 LATIF. MESOFILE 63,7 53,9 CASTAGNO 2,8 8,5 FAGGIO 3 3,4 ALTRE CONIFERE 0,3 1 ABETE BIANCO 0 0 PINO SILVESTRE 0,8 1,5 LARICE 0,9 6,3

Tabella 46: ripartizione per classi diametriche del volume e del numero di piante classi diametriche Num.% Vol.% 5 0,0 0,0 10 44,6 7,0 15 24,8 15,4 20 16,5 21,6 25 6,6 14,5 30 3,8 12,3 35 1,3 6,4 40 0,9 5,6 45 0,6 4,7 50 0,2 1,5 55 0,3 2,9 60 0,1 1,9 65 0,0 0,0 70 0,2 4,4 75 0,0 0,0 80 0,0 0,8 >80 0,0 1,1

85 Tabella 47: ripartizione in tipi e varianti nei popolamenti AF

TIPO DESCRIZIONE SUP. (ha) % AF40X Acero-frassineto di forra 377,9 21,8 AF41X Acero-frassineto di forra – St. subumido con ontano nero 36,2 2,1 AF42X Acero-frassineto di forra – St. dei canaloni di valanga con maggiociondolo 13,2 0,8 alpino AF50A Acero-tiglio-frassineto d'invasione - Var. a tiglio cordato 69,7 4,0 AF50B Acero-tiglio-frassineto d'invasione - Var. a frassino 189,3 10,9 AF50C Acero-tiglio-frassineto d'invasione - Var. ad acero di monte 70,1 4,0 AF50D Acero-tiglio-frassineto d'invasione - Var. con faggio 30,2 1,7 AF50E Acero-tiglio-frassineto d'invasione - Var. con castagno 215,7 12,4 AF50X Acero-tiglio-frassineto d'invasione 734,1 42,3 TOT. 1736,5

Come si può notare dalle tabelle precedenti, sia la struttura che la composizione specifica risultano piuttosto articolate: sono presenti numerose piante di piccole dimensioni, ed il 63% della massa si ripartisce tra la classe 15 e 30. La specie prevalente è il frassino maggiore, seguito dall’acero di monte. Molto diffuso a chiazze risulta il tiglio cordato. Da notare la discreta presenza di castagno, faggio e larice e della betulla pendula tra le altre latifoglie. Questi soprassuoli si presentano spesso come un mosaico formato da gruppi a prevalenza delle singole specie sopra elencate. Nel caso in cui in questo tipo di mescolanza intervengano molta betulla, nocciolo, maggiociondolo, i soprassuoli sono stati classificati come unità mosaico.

La principale differenza tra AF4 e AF5 sta nel fatto che nei primi, ubicati spesso in stazioni scoscese o comunque a carattere protettivo, la diversità specifica risulta nettamente inferiore: sono presenti praticamente solo aceri, frassini e tigli.

Gli Acero-frassineti di invasione rappresentano un interessante serbatoio di latifoglie mesofile nobili con potenzialità notevoli per l’impiego in falegnamerie locali di tipo artigianale. Le attuali forme gestionali sono pressoché inesistenti, se si eccettuano alcune utilizzazioni a bosco ceduo, per altro di entità non rilevante. Viceversa molti soprassuoli sono in fase di invecchiamento per abbandono colturale e spontaneamente si stanno convertendo all’alto fusto. Nella Figura 40 si evidenzia come i boschi di invasione e senza gestione siano la maggior parte, ma che esistono anche classificazioni a ceduo e fustaia.

86 L’irregolarità dunque è il fattore preminente di questi soprassuoli.

Figura 40: distribuzione delle forme di sviluppo nei popolamenti di AF

50 45 40 35 AF4 30 AF5 25 20 15 10 5 % 0

e .

Fustaia

Ceduo compostoCeduo semplic Bosco di neoformaz Bosco senza gestione

Prima di formulare ipotesi gestionali occorre premettere che la selvicoltura degli aceri frassineti non è ancora ben definita e deve essere ancora in gran parte inventata: occorrerà quindi sperimentare più soluzioni per trovare quelle più adatte. Soprattutto in perticaie e spessine, frutto cioè di insediamenti accelerati su suoli estremamente favorevoli, si potrebbe intervenire con di sfolli e diradamenti, al fine di impartire alle piante del soprassuolo una crescita regolare, una buona conformazione dei fusti e soprattutto influenzare la composizione a favore delle latifoglie nobili. Intervenire con la conversione attiva e con il diradamento e conversione potrebbe essere valido soprattutto per i soprassuoli che, per le passate ceduazioni, sono oggi rappresentati da una fisionomia irregolare, dove convivono piante da seme e piante di origine agamica. L’intervento in questo caso si riassume in un diradamento selettivo a favore del piano dominante, ma anche sullo stesso piano nei casi di gruppi di piante o ceppaie dominanti. Alcuni soprassuoli si presentano eccessivamente irregolari, con grossi individui derivanti da insediamenti precoci e con caratteri tecnologici scadenti, spesso aduggianti soggetti insediatisi con ondate di rinnovazione successive. In questo caso converrà ceduare, riservandosi la possibilità di avviare a fustaia un soprassuolo più regolare in un secondo momento.

87 Un’altra possibilità è intervenire sui soprassuoli irregolari, esaltandone questa caratteristica, con lo scopo di ottenere fustaie disetanee a gruppi. Questo tipo di intervento sarà possibile solo nei soprassuoli migliori per quanto riguarda composizione specifica, accrescimenti e caratteri tecnologici dei fusti. L’intervento potrà somigliare più ad un diradamento selettivo che a un vero e proprio taglio a scelta, con in più la possibilità di eseguire piccole buche.

2.2.1.6. BS Boscaglie pioniere e di invasione

Figura 41: Distribuzione popolamento BS – Boscaglie rupestri e pioniere

Si tratta della quarta formazione in ordine di estensione, che copre una superficie complessiva di quasi 1698 ha, pari a circa il 7% della superficie forestale dell’AF 29, e sono diffusi un ’ in tutta la valle.

All’interno di questi boschi sono stati eseguite 10 aree di saggio, pari ad una densità media di un rilievo ogni 170 ettari di superficie. I dati che emergono a livello di categoria indicano un’area basimetrica media di 22 m2/ha e un volume medio di 136,5 m3/ha. I risultati dell’inventario sono soltanto valori indicativi, in quanto oltre la metà della superficie è occupata da boscaglie rupestri, nella maggioranza dei casi non saggiate perché inaccessibili ai rilevatori.

88 La categoria BS comprende tipologie molto diverse tra di loro: BS2, betuleti pionieri e d’invasione BS3, boscaglie di invasione: saliconi, maggiociondoli, olmo ed acero campestre BS4, corileti BS5, pioppeti di p. tremulo BS8, boscaglie rupestri

Sono tutte formazioni di scarso interesse selvicolturale, ad eccezione di alcuni betuleti abbastanza densi, che rappresentano forme di transizione dai pascoli verso gli aceri frassineti, e che come questi potrebbero essere trattati. In molti casi infatti sotto le betulle si insediano successivamente le latifoglie mesofile, dando luogo a compagini che potrebbero divenire interessanti per la produzione di legname di pregio, da allevare a fustaia con periodici diradamenti. Le boscaglie a maggiociondolo, salicone, nocciolo, spesso si sono espanse a seguito della degradazione di precedenti soprassuoli forestali, dovuta a tagli sconsiderati che non hanno dato luogo a rinnovazione. Caso tipico è l’esecuzione di tagli a scelta o a buche (senza lavorazione del terreno o rinnovazione artificiale) in soprassuoli di larice dove queste specie erano già presenti nel piano dominato. In queste formazioni, le uniche attività selvicolturali previste sono finalizzate al ripristino della copertura forestale vera e propria, mediante rimboschimento. Le boscaglie rupestri invece hanno un interesse forestale nullo, in quanto si tratta di popolamenti di specie varie (roverella, pino silvestre, faggio, larice, ) su stazioni estreme per pendenza e fertilità del terreno.

Tabella 48: ripartizione in tipi, sottotipi e varianti per il popolamenti BS

TIPO DESCRIZIONE SUP. (ha) % BS21A Betuleto montano – St. pioniero – Var. con larice 16,9 1,0 BS21X Betuleto montano – St. pioniero 131,7 7,8 BS22A Betuleto montano – St. d’invasione – Var. con rovere 2,9 0,2 BS22B Betuleto montano – St. d’invasione – Var. con nocciolo 24,3 1,4 BS22C Betuleto montano – St. d’invasione – Var. con larice 54,9 3,3 BS22X Betuleto montano – St. d’invasione 243,6 14,5 BS31A Boscaglie di invasione – St. planiziale e collinare – Var. ad olmo e/o acero 2,4 0,1 campestre BS31X Boscaglie di invasione – St. planiziale e collinare 123,5 7,3 BS32C Boscaglie di invasione – St. montano – Var. a maggiociondoli 79,1 4,7

89 TIPO DESCRIZIONE SUP. (ha) % BS32D Boscaglie di invasione – St. montano – Var a saliconi 2,1 0,1 BS32X Boscaglie di invasione – St. montano 119,0 7,1 BS41X Corileto – St. pioniero 16,1 1,0 BS42A Corileto – St. d’invasione – Var con latifoglie varie 57,5 3,4 BS50X Pioppeto d’invasione a pioppo tremolo 2,9 0,2 BS80A Boscaglia rupestre pioniera – Var con bagolaro 6,6 0,4 BS80X Boscaglia rupestre pioniera 797,5 47,4

Tabella 49: ripartizione in tipi classi di età per i popolamenti BS età % <10 20 tra 10 e 20 10 tra 20 e 40 30 tra 40 e 60 30 >60 10

2.2.1.7. PS Pinete di pino silvestre

Figura 42: Distribuzione popolamento PS – Pinete di pino silvestre

Questa formazione copre una superficie complessiva pari a circa 1200 ha (5% della superficie forestale). Le pinete di pino silvestre sono soprattutto diffuse nel versante destro della valle, tra Susa e Condove.

90 L’asse altitudinale entro cui si sviluppa la pineta di pino silvestre è dato dalla quota 1.250 m s.l.m.. E’ interessante fare notare che le pinete di pino silvestre vegetano prevalentemente in stazioni esposte a sud. All’interno delle pinete di pino silvestre sono stati eseguiti 17 rilievi inventariali, pari ad una densità media di un rilievo ogni 71 ettari. I dati che emergono a livello di categoria indicano un’area basimetrica di 27,6 m2/ha e un volume di 127,5 m3/ha. Questi popolamenti occupano infatti generalmente stazioni con suoli superficiali ed aridi, dove altre specie possono incontrare problemi nel rifornimento idrico. Nelle esposizioni sud i popolamenti sono puri o quasi, con assenza di latifoglie nel piano dominato, mentre mano a mano che aumenta la freschezza del suolo si ritrova il faggio nelle esposizioni più fresche, che in alcune stazioni diventa un piano inferiore compatto, e il castagno più diffusamente negli orizzonti inferiori. In alcune stazioni più fresche e con presenza di vicini soprassuoli in grado di disseminare, si ha anche l’ingresso di abete bianco (ad es. in località Pampalù in comune di Mompantero).

All’interno dell’AF 29 sono presenti formazioni a pino silvestre distinguibili per la loro origine primaria o secondaria. Nel primo caso ci troviamo di fronte a soprassuoli piuttosto stabili, che vegetano in stazioni povere, ricche di affioramenti rocciosi; le pinete di origine secondaria invece sono frutto dell’insediamento del pino silvestre all’interno di stazioni più fertili, come possono essere ad esempio quelli dell’abieti-faggeto, dove il pino silvestre tende a mescolarsi in maggiore misura con faggio, rovere, latifoglie mesofile e abete bianco. In questi casi le opportunità di insediamento sono state create in passato dall’uomo, mediante taglio, pascolo e incendio dei soprassuoli originari

Tabella 50: numero di piante e volume per specie nella categoria PS

Specie Num.% Vol.% ROVERELLA 0,5 0,1 QUERCE 3 0,6 ALTRE LATIFOGLIE 6,4 1,5 LATIF. MESOFILE 0,9 0,2 CASTAGNO 0 0 FAGGIO 5,7 2,5 ALTRE CONIFERE 0,5 0,4 ABETE BIANCO 1,5 0,9

91 Specie Num.% Vol.% PINO SILVESTRE 77,4 88,9 LARICE 3,6 4,4

Tabella 51: numero di piante e volume per classe diametrica nella categoria PS

Classe diamet. Num.% Vol.% 5 0 0 10 32,0 4,2 15 24,5 8,8 20 16,1 12,4 25 11,9 17,2 30 6,1 14,3 35 4,7 16,2 40 2,5 12,3 45 1,7 10,4 50 0,4 2,9 55 0,1 1,2 >60 0 0

La provvigione di questi soprassuoli è in genere relarivamente scarsa, ed è costituita per quasi il 90% dal pino silvestre con meno dell’80% del numero di piante. Si nota la presenza di numerose piante di latifoglie che però contribuiscono poco come massa legnosa: sono discretamente presenti nell’ordine: altre latifoglie, faggio e larice, ma solo il larice da un significativo contributo come volume. La distribuzione in classi diametriche evidenzia come le piante piccole, fino alla classe 15, rappresentano circa il 50% del numero di piante ma solo il 50% del volume. La distribuzione in classi di età sembra spostata sulle classi intermedie.

Figura 43: distribuzione per classe di età delle pinete di pino silvestre

% Età 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0

0 0 0 0 0 >8

da 0 a 2 da 20 a 4 da 40 a 6 da 60 a 8

92 All’interno delle pinete sono state riscontrate due tipologie (PS6 e PS7). La tipologia principale in sostanza è la Pineta mesalpico acidofila, che si riscontra in oltre i due terzi dei casi. Importante anche la pineta mesalpica basifila, localizzata tendenzialmente in corrispondenza di substrati geolitologici di natura carbonatica. Il sottotipo xerofilo è localizzato nelle stazioni più secche (esposizioni sud, dossi). Da notare la presenza di pinete mesalpico acidofile con castagno, che non compare tra le specie censite nell’inventario per il ridotto numero di aree di saggio che interessano la categoria. Nel comune di Mompantero esiste un soprassuolo recentemente danneggiato da incendio.

Tabella 52: ripartizione dei tipi, sottotipi e varianti nei popolamenti PS

TIPO DESCRIZIONE SUP. (ha) % PS60X Pineta mesalpico acidofila di pino silvestre del Piemonte centro-meridionale 505,3 42,8 PS60A Pineta mesalpico acidofila di pino silvestre del Piemonte centro-meridionale 190,3 16,1 var. con castagno PS60B Pineta mesalpico acidofila di pino silvestre del Piemonte centro-meridionale 32,9 2,8 var. con faggio e/o abete bianco PS60C Pineta mesalpico acidofila di pino silvestre del Piemonte centro-meridionale 58,4 4,9 var con rovere PS60D Pineta mesalpico acidofila di pino silvestre del Piemonte centro-meridionale 4,8 0,4 var con larice PS60K Pineta mesalpico acidofila di pino silvestre del Piemonte centro-meridionale, 26,3 2,2 pascolata PS60Z Pineta mesalpico acidofila di pino silvestre del Piemonte centro-meridionale, 36,0 3,0 distrutta da incendio PS71X Pineta mesalpica basifila di p. silvestre st. xerofilo 115,1 9,7 PS72X Pineta mesalpica basifila di p. silvestre st. mesoxerofilo 72,1 6,1 PS72A Pineta mesalpica basifila di p. silvestre st. mesoxerofilo var con betulla 65,8 5,6 PS72B Pineta mesalpica basifila di p. silvestre st. mesoxerofilo var con latifoglie 73,9 6,3 miste TOT. 1180,9 100%

Per quanto riguarda le classi di sviluppo, questi popolamenti si concentrano prevalentemente nelle fustaie giovani e adulte, e secondariamente nelle spessine e nelle perticaie. La mancanza di fustaie irregolari può essere imputata alla difficile accessibilità di queste ultime, che ha portato a scartare le aree di saggio nelle zone più impervie.

93 Tabella 53: ripartizione degli stadi di sviluppo nei popolamenti PS

Stadio di sviluppo % Spessina 17,6 Perticaia 11,7 Fustaia giov./adulta 70,5

Riportiamo alcuni passi ripresi dai piani di assestamento forestale.

“Pineta Aree di saggio n. 18 Area basimetrica media m2/ha 25,78, con la seguente ripartizione percentuale tra le specie maggiormente rappresentative: pino silvestre m2/ha 24,88, pari al 96,55% larice m2/ha. 0,90, pari al 3,45% L’analisi statistica dei risultati conferma la sostanziale validità del rilievo in quanto con un coefficiente di variazione (CV) pari al 25,19%, ad una soglia di attendibilità del 95%, quale risulta applicando il parametro “t” di Student pari a 2, si determina un errore percentuale contenuto entro il 11,88%. Nonostante l’esiguità del campione la notevole omogeneità del popolamento Pineta, iscritto nella Classe Economica di Produzione – Protezione, ha permesso con un numero ridotto di rilievo di conseguire un risultato affetto da un errore statistico di poco superiore al 10% con una soglia di attendibilità del 95%

Pineta mesalpica basifila di pino silvestre Si tratta di popolamenti pionieri, ma soggetti ad un’evoluzione assai lenta a causa delle difficili condizioni stazionali. Si collocano, in esposizione sud su suoli molto superficiali, ben drenati, con molto scheletro e calcare libero, in stazioni a bassa piovosità con minimo estivo e precipitazioni nevose scarse e poco persistenti. Fitosociologicamente riconducibili all’all. Erico-Pinion, presentano infiltrazioni dei Brometalia e Quercetalia pubescentis. Non è raro trovare la roverella nel piano dominato, accompagnata nel piano arbustivo da Amelanchier ovalis, Acer opulifolium, Cytisus sessifolius ed Arctostaphylos uva-ursi; il piano erbaceeo si compone prevalentemente da Carex humilis, Teucrium chamaedrys Viola hirta.

94 Il più esteso popolamento in Val di Susa è in Comune di Mompantero. Si tratta di una fustaia di pino silvestre coetanea a gruppi, inframmezzata ad aree in cui il l’elevata rocciosità rende il bosco discontinuo e maggiormente irregolare. In genere la densità è colma ed i portamenti non sono ottimali, anche in relazione alla scarsa fertilità del sito. In alcune particelle sono numerosi i nuclei di rinnovazione, e dove il popolamento è stato sottoposto a diradamento, la stabilità strutturale è aumentata e si ha risposta, seppur lenta, della rinnovazione. Alcune particelle riportano danni da incendio, mentre in altre è forte la pressione esercitata in passato dal pascolo in bosco. In tali zone i portamenti sono scadenti e la rinnovazione stenta ad insediarsi. Le uniche particelle in cui il portamento è buono e la struttura, coetanea a gruppi, risulta sufficientemente articolata, sono la 3b e la 3c, oltre alla parte inferiore della 3a. A seconda delle condizioni strutturali e di fertilità, si è scelto di intervenire o di lasciare a libera evoluzione almeno per i quindici anni di validità del piano. Dove il popolamento è giovane e denso, si provvederà a diradarlo al fine di migliorare la stabilità meccanica dello stesso ed aumentare gli incrementi diametrali dei giovani fusti. Nelle fustaie adulte si propongono dei tagli successivi da attuarsi in tutte le loro fasi e ponendo particolare attenzione al taglio di sementazione. Dove il danno da incendio ed il pascolamento hanno compromesso la vitalità e la successione naturale, si provvederà con rinfoltimenti e tagli fitosanitari. Per quanto riguarda le particelle di S. Giorio si tratta di popolamenti dalla stabilità precaria, la cui evoluzione è bloccata per condizionamenti stazionali. Occorre effettuare in entrambi i casi un monitoraggio continuo delle condizioni fitosanitarie al fine di intervenire tempestivamente onde evitare collassi strutturali per danni meteorici o attacchi parassitari. Per il momento non si prevedono interventi attivi. Pineta mesalpica e submontana acidofila di pino silvestre delle Alpi Cozie Si tratta di popolamenti pressoché puri di pino silvestre, in cui può entrare a far parte del soprassuolo principale quale componente caratteristica anche il faggio e la rovere. La cenosi non è dotata di un corteggio floristico che ne caratterizzi in particolar modo la posizione fitosociologica, in quanto abbondano le specie acidofile ad ampia distribuzione. Si tratta in genere di boschi di protezione localizzati su soprassuoli accidentati, e da tempo privi di gestione, pertanto da considerarsi in libera evoluzione, i cui soli interventi previsti sono mirati ad aumentarne la stabilità meccanica.

95 Le due particelle che in Bassa Valle di Susa sono riconducibili a tale tipo forestale (Venaus Partt.4 – 5), ricalcano perfettamente la descrizione generale che di esso viene data. Si tratta di popolamenti di pino silvestre a copertura colma, coetanei per grandi gruppi, con presenza di ceppaie di faggio sottoposte o, nelle zone in cui la densità del pino diminuisce, svettanti nel piano dominante. Nella particella 5 le condizioni sono maggiormente stentate, ed il faggio diminuisce a discapito della rovere. Al fine di aumentare la stabilità meccanica della formazione boscata, si prevede di intervenire con tagli di diradamento, che nei tratti di fustaia adulta potranno essere assimilati a dei tagli di preparazione, al fine di incrementare l’accrescimento diametrale e stimolare la rinnovazione da seme. Sulle ceppaie di faggio si effettuerà una selezione dei polloni, al fine di favorirne l’accrescimento e la conformazione della chioma.”

2.2.1.8. QV Querceti di rovere

Figura 44: Distribuzione popolamento QV – Querceti di rovere

I querceti a rovere sono localizzati principalmente sul versante destro e sui versanti bassi, a contatto e frammisti con i castagneti. Questi popolamenti occupano una superficie pari a quasi il 5% della superficie forestale, con un asse altimetrico di vegetazione sui 737 m s.l.m.

96 Si tratta di formazioni governate a ceduo, con rovere mista principalmente a castagno e latifoglie mesofile: si alternano popolamenti puri a zone di mescolanza con il castagno e le latifoglie mesofile; può assumere una certa importanza il pino silvestre. I boschi di rovere interessano spesso aree marginali che non potevano essere utilizzate dall’agricoltura e dalla castanicoltura per scarsa fertilità ed elevata pendenza. Spesso tra questi boschi sono compresi appezzamenti un tempo coltivati o pascolati ed ora in via di colonizzazione da parte di specie arboree di invasione, in competizione con la vegetazione arbustiva. Diffusa è in questi casi la sistemazione con terrazzamenti in muratura a secco. Come già visto per i cedui di roverella, i soprassuoli quercini sono tra i più appetiti per la produzione di legna da ardere: spesso si vedono utilizzati soprassuoli di scarsa fertilità ed accrescimento, magari ubicati a poca distanza da ben più produttivi aceri-frassineti o cedui di castagno in abbandono. Diffuse anche le utilizzazioni per la produzione di legna da ardere per uso locale. Tuttavia le superfici utilizzate non sono elevatissime in assoluto, ma solo in proporzione agli altri boschi di latifoglie. All’interno dei boschi di rovere sono state eseguite 24 aree di saggio, pari ad una densità media di un rilievo ogni circa 50 ettari di superficie. I dati che emergono a livello di categoria indicano un’area basimetrica media di 20 m2/ha e un volume medio di 107 m3/ha.

Il commento a queste tabelle può essere così sintetizzato: • soprassuoli misti, in cui solo circa la metà del volume è rappresentato dalla rovere. • presenza di molte specie di latifoglie(latifoglie mesofile, altre latifoglie, castagno, faggio); • tra le conifere è presente soltanto il pino silvestre, soprattutto come volume piuttosto che come numero di piante: si tratta quindi di individui di dimensioni mediamente più grandi delle altre specie. Anche faggio e castagno danno un contributo maggiore al volume che al numero di piante. • La classe più numerosa come numero di piante è la classe 10, mentre come volume la classe 25.

97 Tabella 54: ripartizione per specie del numero delle piante e del volume. classi Num.% Vol.% ROVERELLA 4,7 2,5 ROVERE 55,9 51,7 ALTRE LATIFOGLIE 7,8 7,3 LATIF. MESOFILE 14,1 11,4 CASTAGNO 7,6 10,4 FAGGIO 4,4 6,3 ALTRE CONIFERE 0 0 ABETE BIANCO 0 0 PINO SILVESTRE 4,8 9 LARICE 0,4 1,1

Tabella 55: ripartizione per classi diametriche del volume e del numero di piante diamet. Num.% Vol.% 5 0 0 10 50,8 10,6 15 25,1 17,5 20 13,2 22,5 25 7,4 24,6 30 1,7 9,7 35 0,9 7,6 40 0,8 7,5 >40 0 0

Si può notare come la classe 20 e le superiori costituiscano il 24% del numero di piante ed il 72 % del volume. Ciò fornisce un’idea dello stato di invecchiamento dei soprassuoli, dove si trovano numerosi individui di diametro tale da non garantire una efficace rinnovazione agamica in caso di ceduazione.

Dalla figura seguente si può constatare che una buona fetta di questi soprassuoli ha un’età piuttosto avanzata (il 50% supera i 30 anni), che li fa rientrare nella categoria dei cedui invecchiati. Ciò ne sconsiglia la prosecuzione del governo a ceduo.

98 Figura 45: ripartizione per classi di età dei soprassuoli di roverella

classi di età da 0 a 20 da 20 a 40 da 40 a 60 13% 33% >60

29% 25%

La forma di governo largamente più diffusa è il ceduo matricinato (CM), seguita dai cedui composti (FC), fustaie (FU), e boschi senza gestione.

Figura 46: Assetto strutturale dei soprassuoli di rovere

Ceduo Matricinato forma di governo Ceduo composto Fustaia 33% 8% Senza gestione 13%

46%

All’interno dei boschi di rovere sono state distinte tre tipologie: QV1, Querceto di rovere a Teucrium scorodonia, QV2, Querco-tiglieto, QV7, Querceto di rovere a Potentilla alba. Predomina il querceto di rovere a Teucrium scorodonia, di cui si distinguono varianti per specie di accompagnamento. I querceti a Potentilla alba sono diffusi sui substrati di natura ofiolitica del M. Musinè: si tratta di popolamenti invecchiati, non molto produttivi e non facilmente accessibili, in una zona ad alto rischio di incendio ed interessata da frequentazione turistica. Data anche la natura pubblica della proprietà (comunale), per essi si prevede l’evoluzione a fustaia, da ottenersi

99 mediante evoluzione controllata e secondariamente interventi di avviamento a fustaia nelle aree più fertili ed accessibili.

Tabella 56: ripartizione in tipi e varianti nei popolamenti QV

TIPO DESCRIZIONE SUP. (ha) % QV10X Querceto di rovere a Teucrium scorodonia 602,1 50,2 QV10A Querceto di rovere a Teucrium scorodonia - Var. con faggio 73,0 6,1 QV10B Querceto di rovere a Teucrium scorodonia - Var. con pino silvestre 11,7 1,0 QV10C Querceto di rovere a Teucrium scorodonia - Var. con castagno 210,6 17,6 QV10D Querceto di rovere a Teucrium scorodonia - Var. con betulla 6,8 0,6 QV10E Querceto di rovere a Teucrium scorodonia - Var. con latifoglie miste 98,7 8,2 QV11X Querceto di rovere a Teucrium scorodonia – St. mesoxerofilo con roverella 28,6 2,4 QV20X Querco-tiglieto 3,5 0,3 QV70X Querceto di rovere a Potentilla alba 165,0 13,8

Le indicazioni di trattamento emerse nel presente PFT sono le seguenti: • mantenimento del governo a ceduo per la parte dei soprassuoli più regolari e regolarmente utilizzati; • evoluzione colturale per i soprassuoli che vegetano su stazioni difficili (aree rocciose, o fortemente pendenti); • diradamenti e conversioni per i soprassuoli invecchiati che non possono ragionevolmente essere mantenuti a ceduo.

100 2.2.1.9. RI Rimboschimenti

Figura 47: Distribuzione popolamento RI – Rimboschimenti

I rimboschimenti occupano circa 1000 ha, il 4% della superficie forestale. Il nucleo principale si trova nel comune di Almese, ma sono presenti numerosi piccoli nuclei in tutta la parte bassa della valle. La quota media è piuttosto bassa, collocandosi intorno ai 450 m.s.l.m. Si tratta prevalentemente di boschi di conifere, soprattutto di pino nero. Si tratta di soprassuoli impiantati dall’inizio del secolo fino agli anni ‘70, con lo scopo di dare una copertura forestale a vaste aree nude e degradate. Contemporaneamente vennero effettuati anche opere di sistemazione idraulico-forestale volte a bloccare i vasti fenomeni erosivi in atto. I rimboschimenti sono caratterizzati da una serie di problematiche che ne condizionano fortemente la selvicoltura: si trovano in aree interessate da una intensa fruizione turistica, con forti rischi di incendio. All’interno dei rimboschimenti sono state realizzate 15 aree di saggio inventariali con una densità di una area ogni 67 ettari di superficie circa. L’area basimetrica media complessiva elaborata con i dati inventariali indica un valore di 38 m2/ha ed un volume medio di 292 m3/ha.

101 Tabella 57: ripartizione per specie del numero delle piante e del volume.

Specie Num.% Vol.% QUERCE 0,4 0 ALTRE LATIFOGLIE 13,4 10,3 LATIF. MESOFILE 0,8 1 ALTRE CONIFERE 65,2 79,1 PINO SILVESTRE 11,8 6 LARICE 8,1 3,4

Come si può notare dalla tabella, la specie prevalente va ricercata tra le altre conifere: si tratta infatti prevalentemente di rimboschimenti di pino nero. Sono presenti anche, in ordine decrescente di importanza, soprassuoli di pino silvestre, larice, pino marittimo, quercia rossa, pino strobo, douglasia e qualche pioppeta abbandonata. In genere si tratta di popolamenti puri o a larga prevalenza di una specie. Le stazioni dove vegetano questi soprassuoli sono molto varie: si va da soprassuoli stentati, vegetanti su aree scoscese e rocciose, aride o comunque di fertilità molto ridotta (rocce ferromagnesiache), a soprassuoli di discreto sviluppo ed accrescimento, localizzati in aree poco pendenti e a terreno profondo. I popolamenti di migliore sviluppo si sono rivelati alcune pinete di pino nero, alcuni soprassuoli di quercia rossa e i rari impianti di douglasia. Si tratta di boschi spesso molto densi, interessati da schianti dovuti alla scarsa stabilità meccanica. I diradamenti sono stati spesso tralasciati, addirittura a volte sono state eliminate le latifoglie insediatesi spontaneamente. Il larice in genere ha dato luogo a boschi radi e con piante sofferenti per la quota troppo bassa. Gli impianti di pino marittimo si sono rivelati un fallimento per l’elevatissimo grado di infiammabilità. Questo è dovuto alla tendenza all’accumulo di necromassa, causato dagli schianti e dall’accumulo di lettiera, ed alla struttura stratificata dei popolamenti, dove sono presenti anche arbusti e rinnovazione di pino marittimo. Molti rimboschimenti sono interessati dall’insediamento di latifoglie autoctone e di robinia: si tratta soprattutto di castagno, rovere, roverella, nocciolo, frassino maggiore, faggio.

I soprassuoli migliori sarebbero caratterizzati da una discreta produttività, che però contrasta con lo scarso valore di mercato del legno della specie prevalente, il pino nero. E’ anche vero però che si stanno raggiungendo diametri medi interessanti, che consentono di ridurre sempre di più il passivo degli interventi di diradamento.

102

Tabella 58: ripartizione per classi diametriche del volume e del numero di piante. classi diamet. Num.% Vol.% 5 0,0 0,0 10 13,0 1,6 15 21,6 8,7 20 33,0 26,8 25 18,9 25,4 30 7,3 15,6 35 4,3 12,9 40 1,3 5,1 45 0,3 1,7 50 0,2 1,2 55 0,0 0,0 60 0,0 0,0 65 0,1 1,1 >65 0 0

Tabella 59: ripartizione in tipi, sottotipi e varianti dei popolamenti LC

Tipologia Descrizione Superficie % RI10X Rimboschimento dei piani planiziale e collinare 5,8 0,6 RI10A Rimboschimento dei piani planiziale e collinare, var con latifoglie 24,3 2,5 codominanti d’invasione RI10B Rimboschimento dei piani planiziale e collinare, var a pino strobo 63,2 6,4 RI10C Rimboschimento dei piani planiziale e collinare, var a quercia rossa 49,1 5,0 RI20X Rimboschimento del piano montano 1,3 0,1 RI20B Rimboschimento del piano montano, var a pino nero 415,9 42,2 RI20C Rimboschimento del piano montano, var a larice europeo 148,0 15,0 RI20D Rimboschimento del piano montano, var a picea 2,1 0,2 RI20E Rimboschimento del piano montano, var a pino marittimo 133,2 13,5 RI20F Rimboschimento del piano montano, var a pino silvestre 106,4 10,8 RI20G Rimboschimento del piano montano, var a douglasia 1,9 0,2 RI20H Rimboschimento del piano montano, var a conifere miste 16,7 1,7 RI20Z Rimboschimento del piano montano, distrutto da incendio 1,4 0,1 RI30A Rimboschimento del piano subalpino, var a larice 16,1 1,6

Riportiamo alcuni passi del piano del 1998.

Rimboschimento di pino nero “…Attualmente si presentano come popolamenti adulti a densità più che colma con portamenti buoni nelle zone meno acclivi e mediocri nelle stazioni meno fertili. La mancanza di cure colturali e diradamenti ha portato il popolamento al limite del collasso, con molti casi

103 di schianti, e comunque scarsi accrescimenti diametrali. Gli unici interventi effettuati si sono limitati a spalcature ed all’eliminazione sistematica delle latifoglie in rinnovazione oltre che a generalizzati diradamenti dal basso di grado debole, tendendo ad incrementare ulteriormente la già naturale tendenza a costituire popolamenti monoplani, quindi di scarsa stabilità. In alcune aree il passaggio dell’incendio ha compromesso ulteriormente la stabilità del popolamento. Inoltre la fitta copertura limita l’insediamento della rinnovazione bloccando l’evoluzione verso cenosi maggiormente complesse. La funzione eminentemente protettiva e di ricostituzione della copertura forestale del rimboschimento è oggi terminata, pertanto occorre lavorare al fine di aumentare la polispecificità della cenosi, incrementare la biodiversità e strutturare maggiormente il piano arboreo principale, favorendo dove possibile l’insediamento della rinnovazione e il suo sviluppo successivo. Nelle aree rupicole non si prevedono interventi. In quelle percorse da incendio si propone la ricostituzione boschiva per accelerare i naturali processi evolutivi mettendo a dimora piantine di latifoglie miste, e facendole seguire nel tempo da cure colturali adeguate. In funzione dello stadio di sviluppo del popolamento, le diverse particelle saranno percorse con tagli di diradamento o da tagli successivi, ponendo particolare attenzione al taglio di sementazione al fine di preparare la cenosi ad una naturale successione. In ogni caso verranno sempre rilasciate le latifoglie presenti, siano esse arboree od arbustive al fine di favorire una maggior evoluzione del popolamento e del substrato.”

Rimboschimento di larice “…I popolamenti, monoplani, coetaneiformi, a densità rada, sono attualmente costituiti da soggetti a portamento stentato ed altezze ridotte, sia per la scarsa fertilità stazionale, sia perché si tratta di aree non propriamente adatte per quota e clima al larice. In alcuni tratti il passaggio dell’incendio ha compromesso ulteriormente lo sviluppo della cenosi. Il sottobosco, quasi esclusivamente erbaceo, si arricchisce in alcuni tratti in cui il feltro erbaceo è minore, di rinnovazione spontanea di latifoglie pioniere e mesoxerofile. È un ulteriore segno che la funzione preparatoria e consolidatrice del larice è giunta a termine, ed è in atto un, seppur lentissimo, processo evolutivo. Gli interventi selvicolturali, dovranno pertanto essere mirati ad accelerare la naturale dinamica, favorendo l’insediamento e lo sviluppo di roverella, betulla e faggio. I tagli di diradamento dovranno altresì aumentare il grado di stabilità meccanica dei popolamenti,

104 favorendo una maggiore disetaneizzazione a gruppi, carattere fondamentale, insieme alla polispecificità, per ridurre gli effetti devastanti dell’incendio…”

Rimboschimento di pino strobo “L’unica particella in cui il soprassuolo arboreo è stato ricostituito utilizzando il pino strobo (…) È un popolamento monoplano, coetaneiforme a densità più che colma, confinante con un nucleo di abeti rossi. I portamenti sono buoni e le dimensioni dei fusti elevate. La completa assenza di infestanti nel sottobosco, aumenta il grado di fruibilità dell’area…”

Rimboschimento misto subalpino di conifere autoctone “…rientra in questa tipologia la part. 7 di Novalesa, posta nell’alto bacino del rio Merdarello e caratterizzata su buona parte della sua superficie da un’alternanza di rimboschimenti eseguiti a fini protettivi a partire dagli anni ’50 sino ad oggi. Si tratta di un tipico rimboschimento del piano subalpino, volto a consolidare il limite forestale superiore, e realizzato mediante consociazioni a gruppi di larice, abete rosso pino mugo. Gli impianti più vecchi risultano ben affermati e in taluni casi sarebbero opportuni alcuni leggeri diradamenti selettivi al fine di favorire la strutturazione in collettivi. Nel corso del 1998 sono stati eseguiti ulteriori rimboschimenti nella part. 7 di Novalesa mediante l’impianto secondo lo schema a collettivi di larice e pino cembro su una superficie complessiva di ha 13”

Lo scopo di questi soprassuoli oggi è quello di aprire la strada alle specie autoctone: pertanto la gestione selvicolturale sarà indirizzata favorire la rinnovazione naturale presente, attraverso regolari interventi di diradamento che ne favoriscano lo sviluppo e l’ulteriore insediamento, e nel contempo migliorino la stabilità dei soprassuoli. Nei soprassuoli di età più avanzata si potrà liberare la rinnovazione mediante l’apertura di piccole buche. I soprassuoli radi e stentati, con funzione eminentemente protettiva, saranno destinati all’evoluzione controllata. La progressiva riduzione della componente di conifera in questi boschi è auspicabile per ridurne i grado di infiammabilità. Nelle aree maggiormente a rischio (strade, sentieri frequentati) dovranno essere effettuati interventi di diradamento volti a separare nettamente dal terreno il piano delle chiome, in modo da ridurre le probabilità di innesco di un fuoco di chioma.

105 Interventi di questo genere potrebbero essere effettuati anche per rendere più accoglienti le aree di maggiore frequentazione turistica, come le aree di sosta ed i punti panoramici.

2.2.1.10. OV Ontanete di ontano verde

Figura 48: Distribuzione popolamento OV – Ontanete di ontano verde

Si tratta della quarta formazione in ordine di estensione, che copre una superficie complessiva di oltre 800 ha, pari a circa il 3,4% della superficie forestale dell’AF 29. Sono diffusi soprattutto nel versante destro della valle ed a quote elevate: l’asse altimetrico si colloca infatti sui 1850 m.s.l.m. All’interno di questi soprassuoli sono stati eseguite solamente 3 aree di saggio, pari ad una densità media di un rilievo ogni 271 ettari di superficie, in quanto sono state scartate molte aree inaccessibili. I dati inventariali devono essere quindi presi con la debita cosiderazione. La composizione specifica denota la dominanza dell’ontano verde, con una certa presenza di larice, sorbo uccellatori e betulla.

Tabella 60: ripartizione in tipi, sottotipi e varianti dei popolamenti LC

Tipologia Descrizione Superficie % OV31X Alneto di ontano verde st. primario 432,5 53,1 OV32A Alneto di ontano verde st. d’invasione 292,6 36,0 OV32X Alneto di ontano verde st. d’invasione, var. con larice 88,7 10,9 Totale 813,9 100,0

106

Si tratta di formazioni di scarso interesse selvicolturale, se non per il fatto che alcune ontanete con larice derivano da utilizzazioni sconsiderate di lariceti. Altre ontanete derivano invece dall’invasione di pascoli, soprattutto in esposizione nord. Questi soprassuoli svolgono un’efficace azione antierosiva (ma favoriscono il distacco delle valanghe) e di miglioramento del suolo, anche se sono piuttosto stabili dato che l’insediamento di una cenosi forestale di alto fusto è bloccato o richiede tempi molto lunghi. Per questi soprassuoli si prevede generalmente l’evoluzione controllata, essendo troppo oneroso ed impattante l’estirpazione ed il rimboschimento, unico metodo per tornare in tempi rapidi ad una cenosi forestale arborea.

2.2.1.11. Robinieti

Figura 49: Distribuzione popolamento RB – Robinieti

Questi soprassuoli rivestono una certa importanza nella parte bassa della valle, in qualità di boschi di invasione di ex coltivi e boschi di castagno. L’asse altimetrico in cui si collocano è piuttosto basso, sui 450 m.s.l.m. Occupano una superficie complessiva piuttosto ridotta, pari al 2,3 % della superficie forestale.

All’interno di questi boschi sono stati eseguite 7 aree di saggio, pari ad una densità media di un rilievo ogni 80 ettari di superficie.

107 I dati che emergono a livello di categoria indicano un’area basimetrica media di 21 m2 e un volume medio per ettaro di 148 m3.

Tabella 61: ripartizione per classi diametriche del volume e del numero di piante classi diamet. Num.% Vol.% 5 0,0 0,0 10 55,6 10,0 15 22,7 13,0 20 9,2 11,2 25 5,7 13,2 30 3,2 11,2 35 0,5 2,9 40 1,8 11,7 45 0,0 0,0 50 0,0 0,0 55 0,7 11,8 60 0,0 0,0 65 0,0 0,0 70 0,0 0,0 75 0,0 0,0 80 0,5 15,0 >80 0,0 0,0

In genere si tratta di soprassuoli abbastanza giovani (<30 anni), molto densi e con struttura irregolare dovuta alla mancanza di gestione selvicolturale.

Tabella 62: ripartizione in tipi, sottotipi e varianti per il popolamenti RB

Tipologia Descrizione superficie % RB10X Robinieto 110,1 24,7 RB10B Robinieto, var con latifoglie mesofile 222,2 49,8 RB10C Robinieto, var con castagno 217,7 48,8 RB13X Robinieto, st. di greto 6,5 1,5

Molti robinieti si presentano ricchi di latifoglie mesofile d’invasione: le specie più diffuse sono frassino maggiore, castagno, roverella, nocciolo, ciliegio .Questi soprassuoli rappresentano forme di transizione verso gli aceri frassineti, e che come questi potrebbero essere trattati per la produzione di legname di pregio, da allevare a fustaia con periodici diradamenti, cercando di favorire le specie più pregiate. D’altronde con le ceduazioni non si

108 farebbe altro che favorire la robinia, dotata di maggiore facoltà pollonifera. Le ceduazioni per usi energetici però potrebbero essere proseguite nei soprassuoli puri, dove non vi sono pericoli di ulteriori invasioni nei boschi circostanti. Un caso particolare è rappresentato dai robinieti di greto: in queste formazioni è necessario intervenire periodicamente per rimuovere le piante più instabili, che potrebbero costituire un ostacolo per il corretto deflusso idrico.

2.2.1.12. Abetine

Figura 50: Distribuzione popolamento AB – Abetine

Le abetine nell’AF 29 interessano quasi 350 ha, poco meno dell’1,5 % della superficie forestale. Si tratta di popolamenti piuttosto circoscritti: l’abetina del Sapei nel comune di S. Giorio e Bussoleno, il Bosco Nero in comune di Novalesa ed altri soprassuoli caratterizzati da una maggiore mescolanza e meno accessibili nei comuni di Mattie e Meana. Questi boschi prediligono versanti freschi spesso orientati a nord, a quote oscillanti tra i 1.200 e i 1.900 m s.l.m. con un asse altimetrico di vegetazione di 1.550 m s.l.m. La composizione di questi soprassuoli è prevalentemente a carico di abete bianco e secondariamente larice, altre latifoglie (faggio, sorbo degli uccellatori) abete rosso, pino cembro ed uncinato.

109 Tabella 63: ripartizione per classi diametriche del numero di piante

CLASSI DIAMETRICHE Specie 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Totale % AA 153,5 121,8 136,1 72,8 30,1 12,7 0,0 1,6 0,0 0,0 528,4 76,6 AL 14,2 9,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 23,7 3,4 BP 4,7 3,2 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 7,9 1,1 FS 20,6 6,3 4,7 0,0 0,0 1,6 0,0 0,0 0,0 0,0 33,2 4,8 LD 1,6 4,7 17,4 23,7 9,5 6,3 1,6 0,0 0,0 0,0 64,9 9,4 PA 0,0 0,0 6,3 1,6 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 7,9 1,1 PC 1,6 3,2 1,6 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 6,3 0,9 PT 0,0 1,6 0,0 1,6 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 3,2 0,5 SA 1,6 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 1,6 0,2 SU 12,7 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 12,7 1,8 TOT. 210,4 150,3 166,1 99,7 39,6 20,6 1,6 1,6 0,0 0,0 689,8 100,0

Complessivamente nelle abetine sono stati realizzati 16 rilievi inventariali pari ad una densità di un’area ogni 21 ettari di superficie. L’elaborazione dei dati rilevati indica per questo popolamento un’area basimetrica pari a 39,12 m2 ed un volume ad ettaro pari a 399 m3; il numero di piante per ettaro risulta invece 690.

Tabella 64: volumi (m3) per classe diametrica e per specie nei popolamenti AB

CLASSI DIAMETRICHE 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Totale % AA 11,9 32,1 81,2 80,3 53,9 33,4 0,0 6,8 0,0 0,0 299,6 75,1 AL 0,7 1,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 2,2 0,5 BP 0,2 0,7 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,9 0,2 FS 1,0 1,3 3,5 0,0 0,0 4,0 0,0 0,0 0,0 0,0 9,9 2,5 LD 0,1 1,2 11,3 25,9 17,6 15,6 5,8 0,0 0,0 0,0 77,5 19,4 PA 0,0 0,0 3,8 1,6 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 5,3 1,3 PC 0,1 0,8 0,6 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 1,6 0,4 PT 0,0 0,5 0,0 1,4 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 1,8 0,5 SA 0,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,1 0,0 SU 0,4 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,4 0,1 TOT. 14,4 38,2 100,4 109,1 71,5 53,0 5,8 6,8 0,0 0,0 399,2 100,0

Come si può notare dalle tabelle la presenza dell’abete bianco (costituisce quasi il totale delle Conifere varie) costituisce il 75% della massa e il 77% del numero di piante. Tra le altre specie la più importante è il larice, che con solo il 9,4% delle piante determina il 19,4% della massa: si tratta quindi di individui di grosse dimensioni, che potrebbero testimoniare l’antica

110 origine del popolamento da un lariceto per un fenomeno di successione o comunque episodi di pionierismo avvenuti in passato. Tra le specie secondarie invece emerge il faggio (4,8%, del n. di piante 2,5% della massa). La fustaia di abete denota una struttura relativamente disetaneiforme, ma coetaneiforme per gruppi, con presenza di sparsi nuclei in fase di perticaia più o meno densi. Il larice quando è misto all’abete svetta su di esso formando dei gruppi biplani. La rinnovazione in questi soprassuoli oltre il 90% presenta al suo interno mediamente un numero di 63 piante di avvenire per ettaro.

Tabella 65: ripartizione in tipi e varianti nei popolamenti AB

Tipologia Descrizione Sup. (ha) % AB20A Abetina mesotrofica – Var. con larice 14,1 3,9 AB20B Abetina mesotrofica - Var. con faggio 14,8 4,1 AB30X Abetina oligotrofica 105,7 29,0 AB30A Abetina oligotrofica - Var. con larice 148,6 40,8 AB30B Abetina oligotrofica - Var. con picea 48,5 13,3 AB30C Abetina oligotrofica - Var. con faggio 32,4 8,9

Nella Tabella 65 sono riportate le tre tipologie e le varianti incontrate nei rilievi forestali.

Riportiamo alcuni passi sul trattamento delle abetine definito dal piano di assestamento del 1998:

Abetina oligotrofica “…Il popolamento maggiormente esteso è il Bosco nero di Novalesa, che si contraddistingue dai caratteri del tipo, per un soprassuolo pressoché puro, condizionato in particolar modo dalla quota generalmente superiore a quella a cui fa riferimento la tipologia. È un popolamento disetaneo a gruppi in alcuni tratti monoplano con rinnovazione localizzata nelle aree oggetto di diradamento circa quarant’anni fa. Nel complesso si tratta di un popolamento stabile con un buon grado di strutturazione e stratificazione, nonostante la forte pressione esercitata dagli ungulati a carico della rinnovazione. Le altre abetine si ritrovano nei comuni di Meana, Mattie e San Giorio. Si localizzano spesso su suoli superficiali, ad elevata rocciosità. Sono popolamenti a struttura biplana o disetanei a gruppi, in cui il soprassuolo principale è costituito da abete bianco accompagnato alle quote

111 inferiori da faggio, e al limite superiore delle particelle da larice, abete rosso e pino cembro. Sono caratterizzati da una buona dinamica, con numerosi nuclei di rinnovazione sia di abete bianco che di peccio purtroppo spesso compromessi dal brucamento degli ungulati. I portamenti sono generalmente buoni, ad eccezione delle zone poste al limite superiore. Gli interventi passati, mirati al prelievo di singole piante di ottima conformazione e di diametro, hanno operato una selezione negativa contribuendo a ridurre la qualità complessiva del popolamento. Oggi gli interventi, quando previsti, dovranno essere mirati ad aumentare il grado di disetaneizzazione, favorendo lo sviluppo dei nuclei di rinnovazione già presenti. Un caso particolare è rappresentato dalla part. 3a di Mompantero in cui l’abetina, pascolata fino all’inizio del secolo, confina con la pineta di pino silvestre, dove peraltro è diffusa la rinnovazione di abete bianco.

Si sottolinea che in generale la presenza dell’abete bianco è in aumento, ed esistono particelle che dimostrano una spiccata tendenza ad evolvere ad abetina; (…)

Al fine di mantenere e migliorare la strutturazione del popolamento di abete, nel Bosco nero di Novalesa è possibile un intervento di tipo colturale, mirato ad una maggiore diversificazione strutturale del soprassuolo, prevedendo di liberare i nuclei di rinnovazione affermata, aprire nuove chiarie in cui si possano insediare i semenzali e favorire lo sviluppo degli individui più giovani. Al fine di garantire un elevato grado di biodiversità, dovranno essere fatti salvi al taglio alcuni individui di notevoli dimensioni benché deperienti. Si tratta di interventi che prevedono un prelievo di circa 80 mc/ha esteso sul 70 % della superficie; in considerazione delle difficoltà di accesso ed esbosco si tratta di intervento attualmente a macchiatico negativo. Nelle particelle di San Giorio si prevede di intervenire con tagli colturali che favoriscano la diversificazione della struttura e creino le condizioni ideali per permettere l’insediamento della rinnovazione. (…) A Mompantero l’intervento nella particella 3a verrà eseguito secondo i criteri del taglio saltuario, avendo cura di sgomberare i soggetti maturi che costituiscono impedimento allo sviluppo della rinnovazione, cercando nel contempo di limitare il rischio di costituire un popolamento spiccatamente monoplano…”

112 Con il presente PFT è stato indicato per la maggior parte delle abetine a destinazione produttivo-protettiva il taglio a scelta colturale. Questo intervento consiste in un taglio secondario a favore della rinnovazione di abete bianco e faggio dove questa esiste, in un diradamento dal basso piuttosto energico nei tratti di perticaia densa, in un taglio di sementazione relativamente prudenziale nei tratti di abetina matura e in un taglio a raso per buche nelle aree molto rade e prive di sufficiente e promettente rinnovazione naturale. Per le abetine a destinazione naturalistica, comprese all’interno del Parco Regionale Orsiera- Rocciavrè, si è invece preferito limitare al massimo qualsiasi forma di intervento, in quanto questi popolamenti rappresentano una delle emergenze più interessanti ma meno diffuse rispetto alle potenzialità. Ciò permetterà anche di osservare l’evoluzione di questi soprassuoli in assenza di selvicoltura.

2.2.1.13. Altre Categorie

Figura 51: Distribuzione delle altre categorie forestali

LEGENDA AN AS CE PE PN QC SP UM

Tabella 66: ripartizione delle altre categorie forestali

Cod. Descrizione Sup. (ha) % SP Formazioni legnose riparie 273,5 1,1 QC Querco-carpineti 206,8 0,9 AS Arbusteti planiziali, collinari e montani 110,3 0,5 UM Unità mosaico 51,8 0,2 AN Alneti planiziali e montani 33,5 0,1

113 Cod. Descrizione Sup. (ha) % CE Cerrete 28,2 0,1 PN Pinete di pino uncinato 28 0,1 PE Peccete 14 0,1

Per questi soprassuoli, che occupano una superficie inferiore ai 300 ha, si può dire poco, in quanto sono praticamente assenti i dati inventariali. E’ possibile quindi descriverli solamente in base a ciò che è emerso dai rilievi cartografici.

Le formazioni legnose riparie sono rappresentate da saliceti e pioppeti ubicati lungo l’alveo della Dora Riparia. Si tratta praticamente di formazioni di tipo lineare o comunque che si estendono prevalentemente in due dimensioni. La selvicoltura di questi soprassuoli dovrà essere indirizzata ad una sorta di manutenzione volta a garantire il deflusso delle acque, mediante l’eliminazione degli individui instabili che ostruiscono gli alvei o potenzialmente potrebbero farlo. Per i popolamenti del Parco Naturale dei laghi di Avigliana, a destinazione naturalistica, non sono stati previsti interventi. I querco-carpineti e gli alneti planiziali sono formazioni boschive di interesse naturalistico, rare in quanto la maggior parte dei terreni di pianura sono urbanizzati od occupati dalle attività agricole. Pertanto si è generalmente previsto l’evoluzione controllata o l’avviamento a fustaia. Specialmente per i querco-carpineti, il governo a fustaia è necessario per frenare le invasioni della robinia, che si hanno soprattutto in corrispondenza delle ceduazioni. Anche per la cerreta che è stata ritrovata in comune di Villar Focchiardo, al confine con S. Giorio, è stato previsto l’avviamento a fustaia, nell’ambito della destinazione naturalistica. Questa formazione, spesso confusa con i boschi di roverella e di rovere (e quindi sfruttata per la produzione di legna da ardere) rappresenta un’emergenza ed una rarità da tutelare. Gli arbusteti montani xerofili sono soprassuoli che svolgono esclusivamente una funzione di tipo protettivo, ed in particolar modo anti-erosiva. Si tratta prevalentemente di arbusteti a Prunus mahaleb, in assolati ed aridi versanti esposti a sud, che spesso hanno invaso colture terrazzate abbandonate. Per essi non si prevedono interventi. Come abbiamo visto in precedenza le unità mosaico in genere sono fitte alternanze di aceri- frassineti e boscaglie d’invasione (spesso betuleti, noccioleti e soprassuoli a maggiociondolo); pertanto a queste categorie ci si dovrà riferire per quanto riguarda gli aspetti selvicolturali. Le pinete di pino uncinato si trovano principalmente in Val Cenischia, in comune di Novalesa. Si tratta di soprassuoli a destinazione eminentemente protettiva, per la scarsa

114 fertilità, i fenomeni di dissesto ed essendo ubicati al limite della vegetazione arborea in versanti scarsamente accessibili. Per quanto riguarda le peccete, queste sono particolarmente scarse nella zona. L’abete rosso si ritrova come componente delle abetine di abete bianco, e può formare qualche addensamento qua e la. Uno di questi è stato rilevato in comune di Bussoleno, presso l’abetina del Sapei. Per quanto riguarda la selvicoltura si farà riferimento alle indicazioni date per le abetine a destinazione naturalistica del Parco Orsiera-Rocciavrè.

Tabella 67: ripartizione in tipi e varianti

Tipo forestale Descrizione Sup. % (ha) AN11X Alneto di ontano nero, st. umido 16,7 49,9 AN11B Alneto di ontano nero, st. umido, var con frassino 5,6 16,7 AN12X Alneto di ontano nero, st. paludoso 10,1 30,1 AN12A Alneto di ontano nero, st. paludoso, var con frassino 1,2 3,6 TOTALE 33,5

AS10C Arbusteto montano xerofilo di Prunus sp.pl/Berberis vulgaris, var. con 111,3 latifoglie miste

CE30X Cerreta acidofila 28,2

PE10A Pecceta montana mesalpica, var. con larice 14,0

PN11X Pineta di pino uncinato, st. di suolo superficialmente acidificato 28,0

QC10X Querco-carpinero della bassa pianura 50,3 24,5 QC10H Querco-carpinero della bassa pianura, var con robinia 12,5 6,1 QC11X Querco-carpinero della bassa pianura, st. collinare d’impluvio 15,3 7,5 QC11B Querco-carpinero della bassa pianura, st. collinare d’impluvio, var. con/a 68,9 33,5 latifoglie mesofile QC20B Querco carpineto d’alta pianura a elevate precipitazioni, var con rovere 2,8 1,4 QC20H Querco carpineto d’alta pianura a elevate precipitazioni, var con robinia 53,0 25,8 QC22X Querco carpineto d’alta pianura a elevate precipitazioni, var con robinia, st. 2,6 1,3 idromorfo a molinia arundinacea TOTALE 205,5

SP10X Saliceto arbustivo ripario 1,2 0,6 SP10C Saliceto arbustivo ripario, st. con pioppo nero e p. bianco 59,8 28,5 SP20X Saliceto di salice bianco 64,6 30,7 SP21X Saliceto di salice bianco, st. paludoso con ontano 23,0 10,9 SP30X Pioppeto di greto e di conoide a pioppo nero 4,1 1,9 SP30A Pioppeto di greto e di conoide a pioppo nero, var con pioppo bianco 51,7 24,6 SP40B Pioppeto di pioppo bianco, var. con salice bianco 4,0 1,9

115 Tipo forestale Descrizione Sup. % (ha) SP40C Pioppeto di pioppo bianco, var. con robinia 2,0 0,9 TOTALE 210,2

UM10X 96,1

2.3. Individuazione e descrizione delle Unità di Terre

Per l’individuazione e la classificazione dei dissesti in atto e delle porzioni di territorio vulnerabili, oltre alla valutazione del grado di stabilità dei versanti e dell’assetto delle basse sponde, è stato utilizzato, come previsto nel PTF, il sistema di suddivisione del territorio in unità cartografiche omogenee per morfologia, litologia e uso del suolo, denominate “Unità di Terre”. Di seguito sono riportati, oltre al materiale cartografico utilizzato, la metodologia di identificazione delle UdT, il sistema di classificazione e la loro descrizione.

2.3.1. Raccolta e preparazione del materiale di base Per determinare la forma e la distribuzione delle Unità di Terre sul territorio oggetto del presente lavoro, si è operato sul seguente materiale cartografico: • Carta Geologica d’Italia in scala 1:50.000, che è stata utilizzata come unica base litologica; • Carte delle pendenze e delle esposizioni, fornite dall’ufficio pianificazione sotto forma di plottaggi in scala 1:25.000, con la delimitazione della CTR che consente la sovrapposizione del fondo topografico; • Carta dei Bacini Idrografici (Regione Piemonte – Servizio Geologico); • Carta forestale e dell’uso del suolo.

Inoltre, sono stati utilizzati una serie di documenti che si sono rivelati necessari ad ottenere un prodotto finale il più possibile omogeneo: • Legenda dell’uso del suolo; • Legenda litologica semplificata, nella quale sono stati realizzati accorpamenti delle varie formazioni geologiche. • Legenda morfologica relativa alle principali forme riconoscibili sul territorio piemontese.

116 2.3.2. Metodologia di identificazione delle Unità di Terre Il lavoro d’interpretazione delle forme del paesaggio e dei rapporti esistenti fra queste e la loro posizione all’interno dei bacini idrografici già individuati, l’uso del suolo e la litologia, è stato eseguito su fondo cartografico in scala 1:25.000, che è la stessa utilizzata per la presentazione del Piano. Le UdT sono state individuate essenzialmente sulla base delle seguenti caratteristiche del territorio: • Forma del rilievo (secondo i criteri classificativi della legenda morfologica fornita); • Natura del substrato roccioso (tipo litologico prevalente); • Collocazione della forma del rilievo all’interno del paesaggio (aree di fondovalle, di versante collinare o montano, di crinale, conoidi e morene); • Idrografia di superficie; • Pendenza ed esposizione dei versanti; • Uso del suolo.

Il successivo lavoro di rilevamento a terra per l’identificazione dei fenomeni di dissesto, ha permesso il controllo dei limiti provvisori delle Unità, tracciati durante la fase di interpretazione cartografica in studio; sono state infine individuate n. 654 unità elementari . La fase successiva ha visto l’operazione di riaggregazione delle unità elementari in Unità di Terra basandosi su indici di somiglianza secondo il seguente ordine gerarchico: morfologia → litologia → pendenza → esposizione → uso del suolo. Sulla base di questa scala gerarchica sono state individuate somiglianze prima per la morfologia poi, all’interno di unità morfologicamente uguali, per litologia e così via per gli altri fattori. Evidentemente per i primi fattori si è cercato di mantenere un criterio rigoroso, mentre via via che si è scesi nella scala gerarchica sono state fatte delle valutazioni complessive sulla effettiva necessità di considerazione del parametro per la determinazione di una UdT. Al termine sono risultate 238 Unità.

2.3.3. Classificazione e descrizione delle UdT Le UdT individuate sono contrassegnate da una sigla alfanumerica composta dalla lettera T seguita da un numerazione progressiva; ogni UdT è stata descritta nella tabella seguente secondo le principali caratteristiche di morfologia, litologia e uso del suolo prevalenti: più

117 Unità con la stessa codifica sono caratterizzate dallo stesso modello di morfologia, litologia e uso del suolo.

Classi di pendenza

bassa 0-10% media 10-35% medio-alta 35-50% alta 50-80% molto alta >80%

Tabella 68: Descrizione delle Unità delle Terre

UdT Morfologia Litologia Uso del suolo T001 Fondovalle alluvionale intravallivo, a pendenza bassa Depositi superficiali incoerenti Prato-pascoli grossolani T002 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Calcari, calcari dolomitici e Prato-pascoli affioramenti rocciosi, a pendenza alta ed esposizione dolomie prevalente verso SO (calda). Presenza di scariche detritiche, in alcune situazioni T003 Conoide formato da corso d'acqua laterale, a pendenza Depositi superficiali incoerenti Prato-pascoli bassa ed esposizione prevalente prevalente verso SO grossolani (calda) T004 Conoide formato da corso d'acqua laterale, a pendenza Depositi superficiali incoerenti Prato-pascoli bassa ed esposizione prevalente prevalente verso NE grossolani (fredda) T005 Conoide formato da corso d'acqua laterale, a pendenza Depositi superficiali incoerenti Bosco bassa ed esposizione prevalente prevalente verso NE grossolani (fredda) T006 Conoide formato da corso d'acqua laterale, a pendenza Depositi superficiali incoerenti Bosco bassa ed esposizione prevalente prevalente verso SO grossolani (calda) T007 Margine lacustre, a pendenza bassa Depositi superficiali incoerenti Prato-pascoli grossolani T008 Roccia affiorante Rocce metamorfiche Rocce e carbonatiche a tessitura pietraie scistosa T009 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Depositi superficiali incoerenti Prato-pascoli incisioni, a pendenza alta ed esposizione prevalente grossolani prevalente verso NE (fredda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T010 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche Prato-pascoli incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione carbonatiche a tessitura prevalente verso SO (calda). Presenza di affioramenti scistosa rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T011 Circo glaciale, a pendenza da bassa a media ed Depositi superficiali incoerenti Prato-pascoli esposizione prevalente verso NE (fredda) grossolani T012 Versante uniforme, a pendenza bassa ed esposizione Rocce metamorfiche acide a Prato-pascoli prevalente verso NE (fredda). Presenza di tessitura scistosa

118 UdT Morfologia Litologia Uso del suolo affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T013 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Rocce metamorfiche acide a Prato-pascoli prevalente verso NE (fredda). Presenza di tessitura scistosa affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T014 Versante uniforme, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche acide a Bosco esposizione prevalente verso NE (fredda). Presenza di tessitura scistosa affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T015 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Rocce metamorfiche acide a Bosco prevalente verso NE (fredda). Presenza di tessitura scistosa affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T016 Circo glaciale, a pendenza da bassa a media ed Rocce metamorfiche acide a Prato-pascoli esposizione prevalente verso NE (fredda) tessitura scistosa T017 Versante uniforme, a pendenza bassa ed esposizione Rocce metamorfiche acide a Bosco prevalente verso SO (calda). Presenza di affioramenti tessitura scistosa rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T018 Versante uniforme, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche acide a Bosco esposizione prevalente verso SO (calda). Presenza di tessitura scistosa affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T019 Circo glaciale, a pendenza da bassa a media ed Rocce metamorfiche acide a Bosco esposizione prevalente verso NE (fredda) tessitura scistosa T020 Circo glaciale, a pendenza da bassa a media ed Depositi morenici Bosco esposizione prevalente verso NE (fredda) T021 Circo glaciale, a pendenza da bassa a media ed Depositi morenici Praterie esposizione prevalente verso NE (fredda) rupicole T022 Circo glaciale, a pendenza da bassa a media ed Depositi morenici Prato-pascoli esposizione prevalente verso NE (fredda) T023 Circo glaciale, a pendenza da bassa a media, con Depositi morenici Rocce e affioramenti rocciosi pietraie T024 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche acide a Bosco incisioni, a pendenza alta ed esposizione prevalente tessitura scistosa verso NE (fredda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T025 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Depositi superficiali incoerenti Prato-pascoli prevalente verso NE (fredda) grossolani T026 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche acide a Bosco incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione tessitura scistosa prevalente verso NE (fredda) T027 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche acide a Bosco incisioni, a pendenza media ed esposizione prevalente tessitura scistosa verso NE (fredda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T028 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Rocce metamorfiche acide a Bosco prevalente verso SO (calda) tessitura scistosa T029 Versante uniforme, a pendenza alta ed esposizione Rocce metamorfiche acide a Bosco prevalente verso NE (fredda). Presenza di tessitura scistosa affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T030 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Coltri colluviali Bosco incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione prevalente verso NE (fredda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni

119 UdT Morfologia Litologia Uso del suolo T031 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche acide a Prato-pascoli incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione tessitura scistosa prevalente verso NE (fredda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T032 Pietraie e macereti Depositi superficiali incoerenti Rocce e grossolani pietraie T033 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Coltri colluviali Bosco affioramenti rocciosi, a pendenza media ed esposizione prevalente verso NE (fredda). Presenza di scariche detritiche, in alcune situazioni T034 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Coltri colluviali Prato-pascoli incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione prevalente verso NE (fredda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T035 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Calcari, calcari dolomitici e Prato-pascoli incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione dolomie prevalente verso NE (fredda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T036 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche Bosco incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione carbonatiche a tessitura prevalente verso NE (fredda) scistosa T037 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Coltri colluviali Bosco incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione prevalente verso NE (fredda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T038 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Depositi superficiali incoerenti Prato-pascoli incisioni, a pendenza media ed esposizione prevalente grossolani verso NE (fredda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T039 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Coltri colluviali Prato-pascoli affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed esposizione prevalente verso NE (fredda). Presenza di scariche detritiche, in alcune situazioni T040 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Depositi superficiali incoerenti Prato-pascoli incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione grossolani prevalente verso NE (fredda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T041 Roccia affiorante Rocce metamorfiche acide a Rocce e tessitura scistosa pietraie T042 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Depositi superficiali incoerenti Bosco incisioni, a pendenza media ed esposizione prevalente grossolani verso NE (fredda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T043 Pianoro su versante, a pendenza bassa Depositi superficiali incoerenti Bosco grossolani T044 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche acide a Bosco affioramenti rocciosi, a pendenza alta ed esposizione tessitura scistosa prevalente verso NE (fredda). Presenza di scariche detritiche, in alcune situazioni T045 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Rocce metamorfiche Bosco prevalente verso SO (calda). Presenza di affioramenti carbonatiche a tessitura rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni scistosa

120 UdT Morfologia Litologia Uso del suolo T046 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche Bosco affioramenti rocciosi, a pendenza da bassa a media ed carbonatiche a tessitura esposizione prevalente verso NE (fredda) scistosa T047 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche Bosco incisioni, a pendenza molto alta ed esposizione carbonatiche a tessitura prevalente verso SO (calda). Presenza di affioramenti scistosa rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T048 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche Bosco incisioni, a pendenza media ed esposizione prevalente carbonatiche a tessitura verso SO (calda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scistosa scariche detritiche, in alcune situazioni T049 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche Bosco incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione carbonatiche a tessitura prevalente verso SO (calda). Presenza di affioramenti scistosa rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T050 Versante uniforme, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche Bosco esposizione prevalente verso SO (calda). Presenza di carbonatiche a tessitura affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune scistosa situazioni T051 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche Prato-pascoli affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed carbonatiche a tessitura esposizione prevalente verso SO (calda). Presenza di scistosa scariche detritiche, in alcune situazioni T052 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche Bosco incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione carbonatiche a tessitura prevalente verso NE (fredda). Presenza di scistosa affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T053 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche Bosco affioramenti rocciosi, a pendenza media ed carbonatiche a tessitura esposizione prevalente verso SO (calda). Presenza di scistosa scariche detritiche, in alcune situazioni T054 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Depositi superficiali incoerenti Bosco prevalente verso SO (calda). Presenza di affioramenti grossolani rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T055 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche Praterie incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione carbonatiche a tessitura rupicole prevalente verso SO (calda). Presenza di scariche scistosa detritiche, in alcune situazioni T056 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche Bosco incisioni, a pendenza alta ed eposizione verso SO carbonatiche a tessitura (calda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche scistosa detritiche, in alcune situazioni T057 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche Prato-pascoli incisioni, a pendenza media ed esposizione prevalente carbonatiche a tessitura verso SO (calda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scistosa scariche detritiche, in alcune situazioni T058 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche Bosco incisioni, a pendenza molto alta ed esposizione carbonatiche a tessitura prevalente verso SO (calda). Presenza di scariche scistosa detritiche, in alcune situazioni T059 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche Prato-pascoli incisioni, a pendenza molto alta ed esposizione carbonatiche a tessitura prevalente verso SO (calda). Presenza di affioramenti scistosa rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T060 Crinale arrotondato, a pendenza da bassa a media Rocce metamorfiche Prato-pascoli carbonatiche a tessitura

121 UdT Morfologia Litologia Uso del suolo scistosa T061 Crinale arrotondato, a pendenza da bassa a media Rocce metamorfiche Bosco carbonatiche a tessitura scistosa T062 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Rocce metamorfiche Prato-pascoli prevalente verso NE (fredda) carbonatiche a tessitura scistosa T063 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche Bosco affioramenti rocciosi, a pendenza alta ed esposizione carbonatiche a tessitura prevalente verso NE (fredda). Presenza di scariche scistosa detritiche, in alcune situazioni T064 Pianoro su versante, a pendenza bassa Rocce metamorfiche Prato-pascoli carbonatiche a tessitura scistosa T065 Roccia affiorante. Presenza di scariche detritiche, in Rocce metamorfiche Rocce e alcune situazioni carbonatiche a tessitura pietraie scistosa T066 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Rocce metamorfiche Prato-pascoli prevalente verso NE (fredda). Presenza di carbonatiche a tessitura affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune scistosa situazioni T067 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Rocce metamorfiche Prato-pascoli prevalente verso SO (calda). Presenza di affioramenti carbonatiche a tessitura rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni scistosa T068 Versante uniforme, a pendenza alta ed esposizione Rocce metamorfiche Prato-pascoli prevalente verso NE (fredda). Presenza di carbonatiche a tessitura affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune scistosa situazioni T069 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche Prato-pascoli incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione carbonatiche a tessitura prevalente verso NE (fredda). Presenza di scistosa affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T070 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche Praterie affioramenti rocciosi, a pendenza alta ed esposizione carbonatiche a tessitura rupicole prevalente verso NE (fredda) scistosa T071 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche Bosco incisioni, a pendenza alta ed esposizione prevalente carbonatiche a tessitura verso NE (fredda). Presenza di affioramenti rocciosi scistosa e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T072 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche Praterie incisioni, a pendenza alta ed esposizione prevalente carbonatiche a tessitura rupicole verso NE (fredda). Presenza di affioramenti rocciosi scistosa e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T073 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche Prato-pascoli affioramenti rocciosi, a pendenza alta ed esposizione carbonatiche a tessitura prevalente verso NE (fredda) scistosa T074 Versante uniforme, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche Bosco esposizione prevalente verso NE (fredda). Presenza di carbonatiche a tessitura affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune scistosa situazioni T075 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche Praterie incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione carbonatiche a tessitura rupicole prevalente verso NE (fredda) scistosa T076 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche Bosco affioramenti rocciosi, a pendenza molto alta ed carbonatiche a tessitura

122 UdT Morfologia Litologia Uso del suolo esposizione prevalente verso NE (fredda) scistosa T077 Versante uniforme, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche Bosco esposizione prevalente verso NE (fredda). carbonatiche a tessitura scistosa T078 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche Prato-pascoli incisioni, a pendenza alta ed esposizione prevalente carbonatiche a tessitura verso NE (fredda). Presenza di affioramenti rocciosi scistosa e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T079 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Rocce metamorfiche Bosco prevalente verso NE (fredda) carbonatiche a tessitura scistosa T080 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche Bosco incisioni, a pendenza molto alta ed esposizione carbonatiche a tessitura prevalente verso NE (fredda). Presenza di scistosa affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T081 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Calcari, calcari dolomitici e Bosco prevalente verso NE (fredda) dolomie T082 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche Bosco incisioni, a pendenza media ed esposizione prevalente carbonatiche a tessitura verso NE (fredda). Presenza di affioramenti rocciosi scistosa e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T083 Crinale arrotondato, a pendenza da bassa a media Calcari, calcari dolomitici e Bosco dolomie T084 Versante uniforme, a pendenza alta ed esposizione Calcari, calcari dolomitici e Bosco prevalente verso NE (fredda) dolomie T085 Pianoro su versante, a pendenza bassa Calcari, calcari dolomitici e Prato-pascoli dolomie T086 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Depositi superficiali incoerenti Prato-pascoli affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed grossolani esposizione prevalente verso SO (calda). Presenza di scariche detritiche, in alcune situazioni T087 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche Bosco incisioni, a pendenza alta ed esposizione prevalente carbonatiche a tessitura verso NE (fredda) scistosa T088 Versante uniforme, a pendenza medio-alta ed Calcari, calcari dolomitici e Bosco esposizione prevalente verso SO (calda) dolomie T089 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Calcari, calcari dolomitici e Bosco incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione dolomie prevalente verso NE (fredda) T090 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Calcari, calcari dolomitici e Bosco incisioni, a pendenza media ed esposizione prevalente dolomie verso NE (fredda) T091 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Calcari, calcari dolomitici e Prato-pascoli prevalente verso NE (fredda) dolomie T092 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Calcari, calcari dolomitici e Bosco affioramenti rocciosi, a pendenza alta ed eposizione dolomie verso SO (calda). Presenza di scariche detritiche, in alcune situazioni T093 Roccia affiorante Rocce ignee basiche e Rocce e ultrabasiche e derivati pietraie metamorfici T094 Versante uniforme, a pendenza alta ed esposizione Rocce metamorfiche Praterie prevalente verso NE (fredda) carbonatiche a tessitura rupicole scistosa

123 UdT Morfologia Litologia Uso del suolo T095 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche Prato-pascoli incisioni, a pendenza media ed esposizione prevalente carbonatiche a tessitura verso NE (fredda). Presenza di affioramenti rocciosi scistosa e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T096 Versante uniforme, a pendenza alta ed esposizione Rocce ignee basiche e Praterie prevalente verso NE (fredda) ultrabasiche e derivati rupicole metamorfici T097 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Depositi morenici Prato-pascoli incisioni, a pendenza media ed esposizione prevalente verso NE (fredda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T098 Versante uniforme, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche Praterie esposizione prevalente verso NE (fredda) carbonatiche a tessitura rupicole scistosa T099 Cresta affilata con numerosi affioramenti rocciosi, a Rocce ignee basiche e Rocce e pendenza da alta a molto alta ultrabasiche e derivati pietraie metamorfici T100 Versante uniforme, a pendenza medio-alta ed Calcari, calcari dolomitici e Prato-pascoli esposizione prevalente verso NE (fredda). Presenza di dolomie affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T101 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Calcari, calcari dolomitici e Bosco incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione dolomie prevalente verso NE (fredda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T102 Pianoro su versante, a pendenza bassa Depositi morenici Prato-pascoli T103 Pianoro su versante, a pendenza bassa Depositi morenici Bosco T104 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Calcari, calcari dolomitici e Bosco affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed dolomie esposizione prevalente verso NE (fredda). Presenza di scariche detritiche, in alcune situazioni T105 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche acide a Bosco incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione tessitura scistosa prevalente verso NE (fredda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T106 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Rocce metamorfiche acide a Bosco prevalente verso NE (fredda) tessitura scistosa T107 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Rocce metamorfiche acide a Prato-pascoli prevalente verso NE (fredda) tessitura scistosa T108 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Depositi morenici Prato-pascoli prevalente verso NE (fredda) T109 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee basiche e Prato-pascoli incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione ultrabasiche e derivati prevalente verso NE (fredda). Presenza di metamorfici affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T110 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Calcari, calcari dolomitici e Bosco prevalente verso NE (fredda). Presenza di dolomie affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T111 Crinale arrotondato, a pendenza da bassa a media Calcari, calcari dolomitici e Prato-pascoli dolomie T112 Versante uniforme, a pendenza medio-alta ed Calcari, calcari dolomitici e Bosco esposizione prevalente verso NE (fredda) dolomie

124 UdT Morfologia Litologia Uso del suolo T113 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche acide a Prato-pascoli incisioni, a pendenza media ed esposizione prevalente tessitura scistosa verso NE (fredda) T114 Versante uniforme, a pendenza bassa ed esposizione Calcari, calcari dolomitici e Prato-pascoli prevalente verso NE (fredda) dolomie T115 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Calcari, calcari dolomitici e Prato-pascoli incisioni, a pendenza media ed esposizione prevalente dolomie verso NE (fredda) T116 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Calcari, calcari dolomitici e Prato-pascoli incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione dolomie prevalente verso NE (fredda) T117 Versante uniforme, a pendenza bassa ed esposizione Calcari, calcari dolomitici e Bosco prevalente verso NE (fredda) dolomie T118 Versante uniforme, a pendenza alta ed eposizione Calcari, calcari dolomitici e Bosco verso SO (calda) dolomie T119 Versante uniforme, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche acide a Bosco esposizione prevalente verso NE (fredda) tessitura scistosa T120 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Rocce metamorfiche acide a Bosco prevalente verso NE (fredda) tessitura massiccia T121 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche acide a Bosco incisioni, a pendenza media ed esposizione prevalente tessitura massiccia verso NE (fredda) T122 Pianoro su versante, a pendenza bassa Rocce metamorfiche acide a Prato-pascoli tessitura massiccia T123 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche acide a Bosco incisioni, a pendenza media ed esposizione prevalente tessitura scistosa verso NE (fredda) T124 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Calcari, calcari dolomitici e Praterie affioramenti rocciosi, a pendenza alta ed esposizione dolomie rupicole prevalente verso NE (fredda) T125 Roccia affiorante Calcari, calcari dolomitici e Rocce e dolomie pietraie T126 Pianoro su versante, a pendenza bassa Depositi superficiali incoerenti Prato-pascoli grossolani T127 Versante uniforme, a pendenza alta ed esposizione Calcari, calcari dolomitici e Prato-pascoli prevalente verso NE (fredda). Presenza di dolomie affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T128 Versante uniforme, a pendenza alta ed eposizione Rocce metamorfiche acide a Bosco verso SO (calda) tessitura scistosa T129 Versante uniforme, a pendenza medio-alta ed Calcari, calcari dolomitici e Prato-pascoli esposizione prevalente verso SO (calda) dolomie T130 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche acide a Bosco incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione tessitura massiccia prevalente verso NE (fredda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T131 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee basiche e Bosco incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione ultrabasiche e derivati prevalente verso NE (fredda). Presenza di metamorfici affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T132 Pianoro su versante, a pendenza bassa Rocce metamorfiche acide a Bosco tessitura scistosa T133 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Depositi superficiali incoerenti Bosco prevalente verso NE (fredda) grossolani

125 UdT Morfologia Litologia Uso del suolo T134 Cresta affilata con numerosi affioramenti rocciosi, a Rocce metamorfiche Rocce e pendenza da alta a molto alta carbonatiche a tessitura pietraie scistosa T135 Versante uniforme, a pendenza alta ed eposizione Rocce metamorfiche Bosco verso SO (calda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o carbonatiche a tessitura scariche detritiche, in alcune situazioni scistosa T136 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Rocce ignee basiche e Bosco prevalente verso SO (calda). Presenza di affioramenti ultrabasiche e derivati rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni metamorfici T137 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche Bosco affioramenti rocciosi, a pendenza alta ed eposizione carbonatiche a tessitura verso SO (calda) scistosa T138 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche Praterie affioramenti rocciosi, a pendenza alta ed esposizione carbonatiche a tessitura rupicole prevalente verso SO (calda) scistosa T139 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Calcari, calcari dolomitici e Bosco incisioni, a pendenza alta ed esposizione prevalente dolomie verso NE (fredda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T140 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee basiche e Bosco incisioni, a pendenza molto alta ed esposizione ultrabasiche e derivati prevalente verso SO (calda). Presenza di affioramenti metamorfici rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T141 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce ignee basiche e Bosco affioramenti rocciosi, a pendenza molto alta ed ultrabasiche e derivati esposizione prevalente verso NE (fredda) metamorfici T142 Versante uniforme, a pendenza medio-alta ed Rocce ignee basiche e Bosco esposizione prevalente verso SO (calda). Presenza di ultrabasiche e derivati affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune metamorfici situazioni T143 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee basiche e Prato-pascoli incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione ultrabasiche e derivati prevalente verso SO (calda). Presenza di affioramenti metamorfici rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T144 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee basiche e Bosco incisioni, a pendenza alta ed eposizione verso SO ultrabasiche e derivati (calda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche metamorfici detritiche, in alcune situazioni T145 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Calcari, calcari dolomitici e Bosco incisioni, a pendenza media ed esposizione prevalente dolomie verso SO (calda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T146 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Calcari, calcari dolomitici e Bosco incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione dolomie prevalente verso SO (calda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T147 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Calcari, calcari dolomitici e Praterie affioramenti rocciosi, a pendenza alta ed esposizione dolomie rupicole prevalente verso SO (calda) T148 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Calcari, calcari dolomitici e Praterie affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed dolomie rupicole esposizione prevalente verso SO (calda) T149 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee basiche e Prato-pascoli incisioni, a pendenza media ed esposizione prevalente ultrabasiche e derivati verso SO (calda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o metamorfici scariche detritiche, in alcune situazioni

126 UdT Morfologia Litologia Uso del suolo T150 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce ignee basiche e Praterie affioramenti rocciosi, a pendenza molto alta ed ultrabasiche e derivati rupicole esposizione prevalente verso SO (calda) metamorfici T151 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Rocce ignee basiche e Prato-pascoli prevalente verso NE (fredda). Presenza di ultrabasiche e derivati affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune metamorfici situazioni T152 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce ignee basiche e Praterie affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed ultrabasiche e derivati rupicole esposizione prevalente verso SO (calda). Presenza di metamorfici scariche detritiche, in alcune situazioni T153 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Calcari, calcari dolomitici e Prato-pascoli prevalente verso SO (calda). Presenza di affioramenti dolomie rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T154 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Calcari, calcari dolomitici e Bosco incisioni, a pendenza molto alta ed esposizione dolomie prevalente verso SO (calda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T155 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Calcari, calcari dolomitici e Praterie incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione dolomie rupicole prevalente verso SO (calda) T156 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Depositi superficiali incoerenti Prato-pascoli prevalente verso SO (calda) grossolani T157 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche acide a Bosco incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione tessitura scistosa prevalente verso SO (calda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T158 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Calcari, calcari dolomitici e Bosco incisioni, a pendenza alta ed eposizione verso SO dolomie (calda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T159 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce ignee basiche e Prato-pascoli affioramenti rocciosi, a pendenza alta ed esposizione ultrabasiche e derivati prevalente verso NE (fredda). Presenza di scariche metamorfici detritiche, in alcune situazioni T160 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee basiche e Prato-pascoli incisioni, a pendenza alta ed esposizione prevalente ultrabasiche e derivati verso SO (calda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o metamorfici scariche detritiche, in alcune situazioni T161 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Depositi superficiali incoerenti Bosco incisioni, a pendenza media ed esposizione prevalente grossolani verso SO (calda) T162 Versante uniforme, a pendenza medio-alta ed Depositi superficiali incoerenti Prato-pascoli esposizione prevalente verso SO (calda) grossolani T163 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Rocce ignee basiche e Prato-pascoli prevalente verso SO (calda). Presenza di affioramenti ultrabasiche e derivati rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni metamorfici T164 Pianoro su versante, a pendenza bassa Rocce ignee basiche e Prato-pascoli ultrabasiche e derivati metamorfici T165 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce ignee basiche e Bosco affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed ultrabasiche e derivati esposizione prevalente verso SO (calda). Presenza di metamorfici scariche detritiche, in alcune situazioni T166 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce ignee basiche e Praterie affioramenti rocciosi, a pendenza alta ed esposizione ultrabasiche e derivati rupicole prevalente verso SO (calda). Presenza di scariche metamorfici

127 UdT Morfologia Litologia Uso del suolo detritiche, in alcune situazioni

T167 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche Prato-pascoli incisioni, a pendenza alta ed esposizione prevalente carbonatiche a tessitura verso SO (calda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scistosa scariche detritiche, in alcune situazioni T168 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce ignee basiche e Bosco affioramenti rocciosi, a pendenza alta ed eposizione ultrabasiche e derivati verso SO (calda). Presenza di scariche detritiche, in metamorfici alcune situazioni T169 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce ignee basiche e Bosco affioramenti rocciosi, a pendenza alta ed esposizione ultrabasiche e derivati prevalente verso NE (fredda). Presenza di scariche metamorfici detritiche, in alcune situazioni T170 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee basiche e Bosco incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione ultrabasiche e derivati prevalente verso SO (calda). Presenza di affioramenti metamorfici rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T171 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Depositi morenici Prato-pascoli incisioni, a pendenza media ed esposizione prevalente verso SO (calda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T172 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce ignee basiche e Prato-pascoli affioramenti rocciosi, a pendenza alta ed esposizione ultrabasiche e derivati prevalente verso SO (calda) metamorfici T173 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce ignee basiche e Prato-pascoli affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed ultrabasiche e derivati esposizione prevalente verso NE (fredda). Presenza di metamorfici scariche detritiche, in alcune situazioni T174 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce ignee basiche e Praterie affioramenti rocciosi, a pendenza alta ed esposizione ultrabasiche e derivati rupicole prevalente verso NE (fredda) metamorfici T175 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee basiche e Praterie incisioni, a pendenza alta ed esposizione prevalente ultrabasiche e derivati rupicole verso SO (calda). Presenza di scariche detritiche, in metamorfici alcune situazioni T176 Circo glaciale, a pendenza da bassa a media ed Rocce ignee basiche e Prato-pascoli esposizione prevalente verso SO (calda) ultrabasiche e derivati metamorfici T177 Crinale arrotondato, a pendenza da bassa a media. Rocce ignee basiche e Prato-pascoli Presenza di scariche detritiche, in alcune situazioni ultrabasiche e derivati metamorfici T178 Crinale arrotondato, a pendenza da bassa a media Rocce metamorfiche acide a Bosco tessitura scistosa T179 Crinale arrotondato, a pendenza da bassa a media Rocce metamorfiche acide a Prato-pascoli tessitura scistosa T180 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche acide a Prato-pascoli incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione tessitura massiccia prevalente verso SO (calda) T181 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche acide a Prato-pascoli affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed tessitura massiccia esposizione prevalente verso SO (calda) T182 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Rocce metamorfiche acide a Bosco prevalente verso SO (calda). Presenza di affioramenti tessitura massiccia rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T183 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche acide a Bosco incisioni, a pendenza media ed esposizione prevalente tessitura massiccia

128 UdT Morfologia Litologia Uso del suolo verso SO (calda) T184 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche acide a Prato-pascoli affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed tessitura scistosa esposizione prevalente verso SO (calda). Presenza di scariche detritiche, in alcune situazioni T185 Versante uniforme, a pendenza medio-alta ed Rocce ignee basiche e Prato-pascoli esposizione prevalente verso SO (calda). Presenza di ultrabasiche e derivati affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune metamorfici situazioni T186 Versante uniforme, a pendenza medio-alta ed Rocce ignee basiche e Bosco esposizione prevalente verso NE (fredda). Presenza di ultrabasiche e derivati affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune metamorfici situazioni T187 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee basiche e Bosco incisioni, a pendenza media ed esposizione prevalente ultrabasiche e derivati verso SO (calda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o metamorfici scariche detritiche, in alcune situazioni T188 Incisione dovuta ad erosione fluvio-torrentizia, a Rocce metamorfiche acide a Bosco pendenza da bassa a media. tessitura scistosa T189 Incisione dovuta ad erosione fluvio-torrentizia, a Rocce ignee basiche e Bosco pendenza da bassa a media. ultrabasiche e derivati metamorfici T190 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee basiche e Bosco incisioni, a pendenza alta ed esposizione prevalente ultrabasiche e derivati verso NE (fredda). Presenza di affioramenti rocciosi metamorfici e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T191 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche acide a Bosco incisioni, a pendenza alta ed eposizione verso SO tessitura massiccia (calda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T192 Versante uniforme, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche acide a Prato-pascoli esposizione prevalente verso SO (calda) tessitura massiccia T193 Crinale arrotondato, a pendenza da bassa a media Depositi superficiali incoerenti Prato-pascoli grossolani T194 Crinale arrotondato, a pendenza da bassa a media Depositi superficiali incoerenti Bosco grossolani T195 Versante uniforme, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche Prato-pascoli esposizione prevalente verso SO (calda) carbonatiche a tessitura scistosa T196 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche Bosco incisioni, a pendenza media ed esposizione prevalente carbonatiche a tessitura verso SO (calda) scistosa T197 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee basiche e Bosco incisioni, a pendenza media ed esposizione prevalente ultrabasiche e derivati verso NE (fredda). Presenza di affioramenti rocciosi metamorfici e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T198 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Rocce metamorfiche Bosco prevalente verso SO (calda) carbonatiche a tessitura scistosa T199 Circo glaciale, a pendenza da bassa a media ed Depositi morenici Prato-pascoli esposizione prevalente verso SO (calda) T200 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce ignee basiche e Prato-pascoli affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed ultrabasiche e derivati esposizione prevalente verso SO (calda). Presenza di metamorfici scariche detritiche, in alcune situazioni T201 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee basiche e Praterie incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione ultrabasiche e derivati rupicole

129 UdT Morfologia Litologia Uso del suolo incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione ultrabasiche e derivati rupicole prevalente verso SO (calda) metamorfici T202 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Rocce ignee basiche e Bosco prevalente verso NE (fredda). Presenza di ultrabasiche e derivati affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune metamorfici situazioni T203 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee basiche e Prato-pascoli incisioni, a pendenza media ed esposizione prevalente ultrabasiche e derivati verso NE (fredda). Presenza di affioramenti rocciosi metamorfici e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T204 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee basiche e Prato-pascoli incisioni, a pendenza bassa ed esposizione prevalente ultrabasiche e derivati verso NE (fredda) metamorfici T205 Versante uniforme, a pendenza bassa ed esposizione Rocce ignee basiche e Prato-pascoli prevalente verso SO (calda) ultrabasiche e derivati metamorfici T206 Pianoro su versante, a pendenza bassa Rocce ignee basiche e Bosco ultrabasiche e derivati metamorfici T207 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Depositi morenici Bosco incisioni, a pendenza media ed esposizione prevalente verso NE (fredda) T208 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Depositi morenici Bosco prevalente verso NE (fredda) T209 Versante uniforme, a pendenza bassa ed esposizione Depositi morenici Bosco prevalente verso NE (fredda) T210 Versante uniforme, a pendenza bassa ed esposizione Depositi morenici Prato-pascoli prevalente verso NE (fredda) T211 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Depositi morenici Bosco incisioni, a pendenza bassa ed esposizione prevalente verso NE (fredda) T212 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Depositi morenici Bosco prevalente verso SO (calda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni T213 Versante uniforme, a pendenza medio-alta ed Depositi morenici Bosco esposizione prevalente verso SO (calda) T214 Crinale arrotondato, a pendenza da bassa a media Rocce ignee basiche e Bosco ultrabasiche e derivati metamorfici T215 Versante uniforme, a pendenza bassa ed esposizione Rocce ignee basiche e Bosco prevalente verso SO (calda) ultrabasiche e derivati metamorfici T216 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Depositi morenici Bosco incisioni, a pendenza media ed esposizione prevalente verso SO (calda). Presenza di scariche detritiche, in alcune situazioni T217 Versante uniforme, a pendenza bassa ed esposizione Rocce ignee basiche e Bosco prevalente verso NE (fredda) ultrabasiche e derivati metamorfici T218 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce ignee basiche e Bosco affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed ultrabasiche e derivati esposizione prevalente verso NE (fredda). Presenza di metamorfici scariche detritiche, in alcune situazioni T219 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce ignee basiche e Prato-pascoli affioramenti rocciosi, a pendenza media ed ultrabasiche e derivati esposizione prevalente verso NE (fredda). Presenza di metamorfici scariche detritiche, in alcune situazioni

130 UdT Morfologia Litologia Uso del suolo T220 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche Bosco affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed carbonatiche a tessitura esposizione prevalente verso NE (fredda). Presenza di scistosa scariche detritiche, in alcune situazioni T221 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche Prato-pascoli incisioni, a pendenza bassa ed esposizione prevalente carbonatiche a tessitura verso SO (calda) scistosa T222 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Depositi morenici Prato-pascoli incisioni, a pendenza bassa ed esposizione prevalente verso SO (calda) T223 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Depositi morenici Bosco incisioni, a pendenza bassa ed esposizione prevalente verso SO (calda) T224 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche Prato-pascoli incisioni, a pendenza bassa ed esposizione prevalente carbonatiche a tessitura verso NE (fredda) scistosa T225 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce ignee basiche e Bosco affioramenti rocciosi, a pendenza media ed ultrabasiche e derivati esposizione prevalente verso SO (calda). Presenza di metamorfici scariche detritiche, in alcune situazioni T226 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Depositi superficiali incoerenti Bosco incisioni, a pendenza bassa ed esposizione prevalente grossolani verso NE (fredda) T227 Versante uniforme, a pendenza media ed esposizione Depositi morenici Prato-pascoli prevalente verso SO (calda) T228 Versante uniforme, a pendenza bassa ed esposizione Depositi morenici Bosco prevalente verso SO (calda) T229 Versante uniforme, a pendenza bassa ed esposizione Depositi morenici Prato-pascoli prevalente verso SO (calda) T230 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Depositi superficiali incoerenti Bosco incisioni, a pendenza bassa ed esposizione prevalente grossolani verso SO (calda) T231 Versante uniforme, a pendenza bassa ed esposizione Depositi superficiali incoerenti Prato-pascoli prevalente verso SO (calda) grossolani T232 Palude, a pendenza bassa Depositi superficiali incoerenti Prato-pascoli grossolani T233 Terrazzo alluvionale, a pendenza bassa Depositi superficiali incoerenti Prato-pascoli grossolani T234 Fondovalle alluvionale intravallivo, a pendenza bassa Depositi superficiali incoerenti Bosco grossolani T235 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche acide a Praterie affioramenti rocciosi, a pendenza molto alta ed tessitura scistosa rupicole esposizione prevalente verso NE (fredda) T236 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche Praterie affioramenti rocciosi, a pendenza molto alta ed carbonatiche a tessitura rupicole esposizione prevalente verso SO (calda) scistosa T237 Versante complesso, con salti di roccia, scarpate ed Rocce ignee basiche e Praterie affioramenti rocciosi, a pendenza media ed ultrabasiche e derivati rupicole esposizione prevalente verso SO (calda) metamorfici T238 Versante complesso, caratterizzato da impluvi ed Rocce metamorfiche acide a Bosco incisioni, a pendenza medio-alta ed esposizione tessitura massiccia prevalente verso SO (calda). Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche, in alcune situazioni

131 Nelle pagine seguenti sono riportate le figure inerenti la sovrapposizione tra UdT e le varie fonti cartografiche servite per la loro definizione.

132

Figura 52: Carta delle Unità delle Terre

133

Figura 53: Unità delle Terre su carta delle esposizioni

134

Figura 54: Unità delle Terre sulla carta delle pendenze (azzurri valori bassi, rosso alti)

135 3. PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E ASPETTI SOCIO-ECONOMICI

3.1. Strumenti di Pianificazione territoriale esistenti (urbanistici comunali o sovracomunali, piani di sviluppo di Comunità Montana, piani paesistici, di aree protette, piani zonali di sviluppo agricolo ecc.)

3.1.1. Parchi naturali All’interno dei confini dell’Area Forestale n. 29 ricadono interamente o per parte della loro superficie due Parchi naturali. Nel primo caso si tratta del Parco naturale Laghi di Avigliana, mentre nel secondo del Parco naturale Orsiera-Rocciavrè L’istituzione dei due Parchi è antecedente l’approvazione della L.R. 22 marzo 1990, n. 12 «Nuove norme in materia di aree protette (Parchi naturali, Riserve naturali, Aree attrezzate, Zone di preparco, Zone di salvaguardia)», che riordina il sistema delle aree protette già esistenti e detta le regole per l’istituzione di nuove. Secondo la legge regionale suddetta ciascuna area istituita a Parco naturale ha l’obbligo di dotarsi di un Piano naturalistico, ovvero di uno «strumento di previsione, guida ed indirizzo per la gestione delle aree oggetto di pianificazione […]» (Art. 25 comma 5 della L.R. 12/90). Inoltre, dove previsto dallo specifico provvedimento istitutivo, debbono essere redatti i Piani d’area e i Piani di assestamento forestale.

Figura 55: parchi e riserve (rosso) e biotopi (verde).

R.N.R.N. ORRIDOORRIDO DIDI FORESTOFORESTO R.N.R.N. ORRIDOORRIDO DIDI CHIANOCCOCHIANOCCO

P.N.P.N. LAGHILAGHI DIDI AVIGLIANAAVIGLIANA P.N.P.N. ORSIERA-ROCCIAVRE'ORSIERA-ROCCIAVRE'

136 Parco naturale Orsiera-Rocciavrè Il Parco naturale Orsiera-Rocciavrè è stato istituito con L.R. 30 maggio 1980, n. 66. A seguito di numerose richieste, soprattutto provenienti dall’ambiente scientifico. Con L.R. 20 febbraio 1985, n. 13, i confini del Parco sono stati modificati e la superficie protetta è aumentata. Con l’attuale perimetrazione quest’area protetta si estende per una superficie di 10.928 ha a cavallo delle Valli Susa, Sangone e Chisone. Nell’AF29 Bassa Val di Susa occupa parte dei territori comunali di Meana, Mattie, Bussoleno, S. Giorio e Villar Focchiardo. Cuore del Parco è un importante nodo orografico che prende il nome dalle due cime più importanti, il Monte Orsiera e il Monte Rocciavrè, poste sulla linea spartiacque che separa la Valle Susa dalla Val Chisone.Questo Parco si è dotato di un Piano d’area nel 1990 (Regione Piemonte) e di un Piano naturalistico nel 1992 (I.P.L.A.). Per quanto attiene al presente P.F.T. va ricordata unicamente l’indicazione, scaturita dall’indagine ornitologica, di tutelare le formazioni di larice e quelle miste ad abete-larice-faggio, quali habitat con ricche e diversificate ornitocenosi. In particolare vengono segnalate l’abetina alle pendici del Monte Cormetto (località Sapei), classificata nel Piano stesso come Riserva naturale speciale.

Parco naturale Laghi di Avigliana Il Parco naturale Laghi di Avigliana è stato istituito con L.R. 30 maggio 1980, n. 66. Si estende per una superficie di 409,39 interamente nel Comune di Avigliana, attorno agli omonimi laghi. Nell’AF29 Bassa Val di Susa occupa parte dei territori comunali di Meana, Mattie, Bussoleno, S. Giorio e Villar Focchiardo. Elementi fondamentali del parco sono i due laghi di origine morenica, la Palude dei Mareschi e l’imponente anfiteatro morenico che li circonda. Questo Parco si è dotato di un Piano naturalistico nel 1996. Per quanto attiene al presente P.F.T. va ricordata in particolare l’indicazione, scaturita dall’indagine ornitologica, di tutelare le aree umide, habitat con ricche e diversificate ornitocenosi..

3.1.2. Riserve naturali All’interno dell’AF29 esitono due riserve naturali regionali, gestite dal Parco Orsiera- Rocciavrè.

137 Orrido e Stazione di Leccio di Chianocco. Si tratta di una riserva naturale speciale ed è stata istituita nel 1980 ed ha una superficie di 26,1 ha. L'orrido è una profonda incisione nel banco calcareo che caratterizza il lato orografico sinistro della media Val di Susa. E' l'unica stazione sicuramente spontanea in Piemonte di Quercus ilex (leccio), relitto di periodi interglaciali passati. Localizzato sulle ripide pareti retrostanti l'orrido sopravvive, quindi, in condizioni precarie. Le zone boscate sono caratterizzate dalla presenza di roverella, castagno, faggio, frassino e tiglio. La fauna è di notevole interesse soprattutto per quanto riguarda i rapaci: gheppio, sparviero, poiana, falco pecchiaiolo. Inoltre sulle pareti dell'orrido nidifica il corvo imperiale. Sono ben rappresentate anche altre specie avifaunistiche come la rondine di monte, o il codirosso spazzacamino. L'entomofauna è piuttosto ricca.

Orrido di Foresto e Stazione di Ginepro Coccolone. La riserva naturale speciale dell'orrido di Foresto è stata istituita nel 1998 ed interessa una superficie di 179,24 ha. Il principale motivo di tutela è dato dalla presenza nella zona di Juniperus oxicedrus, il ginepro coccolone, che ha trovato condizioni climatiche ideali sulle calde bancate calcaree, soleggiate tutto l'anno, del versante sinistro della media Val di Susa. Ve ne sono decine di esemplari, alcuni alti anche 4 o 5 metri, con la tipica forma a cono regolare. Altre specie vegetali presenti: la Diplachne serotina e la Fumana phoenica. Numerose le specie di uccelli. Nell'area della riserva, luogo di insediamenti temporanei di pastori nomadi che risalgono alla fine dell'età del bronzo, si trovano anche rocce incise e coppelle che testimoniano un'ininterrotta presenza umana.

3.1.2.1. Biotopi Sette sono le aree proposte quali “Siti di Interesse Comunitario” (S.I.C.) ai sensi della Direttiva 92/43/UE “Habitat” che ricadono all’interno dei confini dell’Area Forestale oggetto di questa indagine. Recentemente la Regione ha proposto, con deliberazione n. 37 – 28804 del 29/11/99, i territori del Parco Orsiera-Rocciavré e della Val Troncea quali “Zone di protezione speciale” ai sensi della Direttiva 79/409/UE “Uccelli” al Ministero dell’Ambiente. Tali aree dovrebbero anche essere recepite quali biotopi ai sensi della L.R. 3/4/95 n. 47. Per maggior chiarezza e facilità di lettura di seguito sono state elencate le principali caratteristiche e gli eventuali indirizzi gestionali di ciascun biotopo.

138

Tabella 69: Denominazione e principali caratteristiche dei biotopi ricadenti all’interno dell’Area Forestale n. 29 Bassa Val di Susa e Val Cenischia (da: Database Bioitaly www.bioitaly.casaccia.enea.it).

Nome Sup Interesse specifico (ha)

Orrido di Chianocco 26 Forra con pareti a picco scavata nelle rocce calcaree, valle incassata a forti pendenze e affioramenti rocciosi cristallini più a monte, boschi cedui di roverelle prevalenti. Unica stazione sicuramente spontanea, in Piemonte, di Quercus ilex oltre a quella, formata da alcuni individui, del Forte Brunetta (Susa). Uno dei pi— interessanti siti xerotermici del Piemonte con presenza di interessantissima entomofauna Orsiera-Rocciavrè 10946 Estesa area alpina che interessa i piani montano, subalpino e alpino con consistenti popolazioni di molte specie tipiche. Numerose specie endemiche delle Alpi Occidentali e stazioni dello stenoendemita Carabus cychroides Laghi di Avigliana 409 Bacini di escavazione glaciale e area palustre adiacente con rilievi di origine morenica. I laghi di Avigliana e la Palude dei Mareschi costituiscono una zona umida di rilevante interesse faunistico e botanico. Monte Musinè 1385 La pi— importante oasi xerotermica del Piemonte, con fauna di invertebrati ricchissima. Molte specie in piemonte sono esclusive di questo sito. Uno dei pochi siti di nidificazione di Occhiocotto, Sterpazzolina e Biancone. Area di xerobrometo con stupende fioriture di orchidee. Oasi xerotermiche della Val di Susa 490 Mosaico composto da vegetazione steppico (-mediterranea), prevalente, di tipo primitivo o secondario, alternata a colture (vigne, per lo più in abbandono) invase da arbusteti del Berberidion. Lembi di ceduo di roverella, degradati, molto xerofili; rade pinete transitorie di pino silvestre e lembi di faggeta termofila con affioramenti rupestri calcarei e non. Eccezionale compresenza di numerosi relitti floristici mediterranei e steppici rari (alcuni esclusivi) e insetti fitofagi loro legati: Aphillanthes monspeliensis, Telephium imperati, Ephedra helvetica, Argyrolobium zanonii, ecc. Stupende fioriture di orchidee. Importanti siti di nidificazione per uccelli rupicoli. Rocciamelone 1965 Vasta oasi xerotermica in cui specie xerophile e relitti mediterranei raggiungono quote insolitamente elevate. Presenza molto significativa di Polyommatus exuberans microendemita plesiomorfico stenoendemico (migliore popolazione conosciuta). Nelle zone di quota presenza di Dichotrachelus manueli endemico delle Alpi Graie. Presenza alle quote più elevate di Sassurrea depressa, endemica delle Alpi occidentali. Laghi di Caselette 105 Il meglio conservato è il Lago di Caselette Inferiore. Il lago di Borgarino malgrado la forte alterazione mantiene un buon numero di specie palustri. Nell'area alle falde del Monte Musinè, in un ex poligono militare sono presenti pozze d'acqua temporanee con interessante batracofauna e entomofauna acquatica. Alcune specie idrofile, della fascia di interramento a grandi carici, tifeti e limitati fragmiteti in via di generale scomparsa dalla Padania. Presenza dell'unica popolazione

139 Nome Sup Interesse specifico (ha)

piemontese di Maculinea teleius (seconda in Italia) e di Maculinea arion. Sapei 180 Interessante cenosi boschiva; rara nelle Alpi Occidentali piemontesi. Rilevante interesse ornitico, con significative nidificazioni di Aegolius funereus e Dryocopus martius.

3.1.3. Piani di Assestamento forestale I Piani di Assestamento Forestale citati spesso nella presente relazione, costituiscono uno dei rari esempi di pianificazione forestale nel Piemonte. Altri piani di assestamento forestale sono presenti nell’adiacente Val Chisone. I piani eseguiti separatamente per ciascun comune, interessano la proprietà comunale e sono costituiti da una parte descrittiva ambientale (clima, geologia, vegetazione), la statistica della foresta (aspetti dendroauxometrici), la definizione del bosco normale, la suddivisione economica della foresta, la definizione delle destinazioni, il piano delle utilizzazioni e degli interventi di miglioramento. Ciascun piano focalizza per ciascun comune la classe economica più estesa o più importante da un punto di vista produttivo. Questo tipo di pianificazione, ormai superata, prevedeva infatti la definizione del bosco normale ovvero l’assetto che il bosco ottimale dovrebbe avere in distribuzione di classi di età, in massa dendrometrica, ecc. Tutti gli interventi sono quindi orientati ad una regolarizzazione del bosco anche se talvolta gli interventi stessi non si renderebbero necessari; un esempio tipico è la previsione di un surplus di utilizzazioni nei complessi forestali eccedenti in soprassuoli, al fine di regolarizzare la distribuzione delle età e quindi degli sviluppi.

3.1.4. Altre pianificazioni in essere • Piano quinquennale di sistemazione idraulico-forestale recentemente rinnovavato; • Piano Faunistico Provinciale relativo al Comparto Alpino CA TO 2; • Piani regolatori Urbanistici Comunali • Piano di sviluppo socio economico in fase di approvazione da parte dei comuni della Comunità Montana; Quest’ultimo prevede tra l’altro interventi in campo forestale, tra cui costituzione di consorzi forestali, proposte di pianificazione particolareggiata:

140 Tabella 70: Obiettivi del Piano di sviluppo socio-economico della Comunità Montana Bassa Val di Susa e Val Cenischia.

Obiettivo operativo Localizzazione codice descrizione 1-1A Miglioramento infrastrutture alpeggi Comprensori di Condove e Mompantero Comprensori di Meana, Villar Focchiardo e Settore Chianocco Bruzolo 1-1B Adeguamento funzionale piccoli caseifici Comprensori di Condove e Mompantero Comprensori di Meana, Villar Focchiardo e Settore Chianocco Bruzolo 1-1C Acquisti attrezzature Tutto il territorio della C.M. 1-1D Miglioramento genetico e sanitario degli Tutto il territorio della C.M. allevamenti 1-2 Ricomposizione fondiaria Tutto il territorio della C.M. 1-3 Miglioramento agronomico pascoli Comprensori di Condove e Mompantero Comprensori di Meana, Villar Focchiardo e Settore Chianocco Bruzolo 1-4 Promozione prodotti agricoli tipici fiere eccetera 1-5 Valorizzazione del settore lattiero Caseario della Valle Cenischia Val Cenischia 1-6 Agriturismo Tutta la C.M. 1-7 Agricoltura biologica Tutto il territorio della C.M. 1-8 Frutticoltura Tutto il territorio della C.M. 1-9 Viticoltura Comuni della Bassa Valle Susa con aree vocate 1-10 Piante officinali Tutto il territorio della C.M. 1-11 Riutilizzazione reflui sede CM, comuni, Associazioni 1-12 Irrigazione Tutto il territorio della C.M. 1-13 Conoscenza allevamenti minori Tutto il territorio della C.M. 1-14 Apicoltura Tutto il territorio della C.M. 1-15 Razionalizzazione norme di regolam. Attività Tutti i comuni agrosilvop. 1-16 Piccoli interventi di manutenzione ambientale Tutto il territorio della C.M.

2-1 Pianificazione risorse forestali Tutto il territorio della C.M. 2-2 Creazione di struttura di gestione forestale Tutto il territorio della C.M. 2-3 Incentivazione delle imprese forestali Tutto il territorio della C.M. 2-4 Miglioramento e risanamento del castagneto da Tutto il territorio della C.M. frutto 2-5 Incentivazione arboricoltura Tutto il territorio della C.M. 2-6 Costituzione di consorzi privati Tutto il territorio della C.M. 2-7 Incentivazione produzione fungina Tutto il territorio della C.M. 2-8 Produzione ed utilizzazione di cippato Tutto il territorio della C.M.

3-1 Potenziamento ufficio CILO Bussoleno (sede) 3-2 Erogazione servizi alle piccole imprese Tutto il territorio della C.M. 3-3 Costituzione dell'Agenzia per lo Sviluppo Locale da definire 3-4 Sviluppo del polo produttivo Media Valle Comuni di Borgone, Bruzolo, San Didero, Sant'Antonino 3-5 Costituzione dei Patti territoriali Tutti i comuni

4-1 Riposizionamento dell'immagine della CM in Tutto il territorio della C.M. termini turistici

141 Obiettivo operativo Localizzazione codice descrizione 4-2 Realizzazione di un punto di informazione e Villar Focchiardo: Casina Rolland promozione turistica 4-3 Coordinamento della iniziative ? 4-4 Costruzione di circuiti turistici e culturali Tutto il territorio della C.M. 4-5 Valorizzazione della casa comune italo-francese Moncenisio: casa comune 4-6 Potenziamento della visibilità del territorio Tutto il territorio della C.M. 4-7 Valorizzazione degli eventi tradizionali (laici e Tutto il territorio della C.M. religiosi) 4-8 Tutela del patrimonio culturale e storico Tutto il territorio della C.M. 4-9 Fruibilità del patrimonio culturale ecc.. Tutto il territorio della C.M. 4-10 Incentivazione delle Zimmer Tutto il territorio della C.M. 4-11 Recupero della ex casa di ferie "Pacces" Novalesa, Casa Pacces

5-1 No all'alta velocità 5-2 Interventi di sistemazione idrogeologica Chiusa San Michele, Bruzolo, Novalesa, Chianocco, Venaus, Novalesa 5-3 Ciclo delle acque (acquedotti) Tutto il territorio della C.M. 5-4 Smaltimento acque reflue (II° e III° tronco Tutta la Bassa Valle di Susa collett.fognario) 5-5 Dotazione servizi primari alle Borgate decentrate Tutto il territorio della C.M. 5-6 Manutenzione viabilità collegamento alle borgate Novalesa-Moncenisio, Mompantero-Pampalù, decentrate Cresto-Falotone, Colombardo 5-7 Incentivi per il recupero del patrimonio edilizio Borgate da individuare DOPO APPOSITO STUDIO

6-1 Manutenzione e ripristino sentieri Tutto il territorio della C.M. 6-2 Realizzazione di sentieri/itinerari turistici Aree meritevoli (???) 6-3 promozione di tecniche di ingegneria Aree degradate nella CM naturalistica… 6-4 Potenziamento aree turistiche attrezzate Tutto il territorio della C.M.(con part. Attenzione alle aree con voc turistica) 6-5 Raccolta e smaltimento rifiuti - studio di forme Tutto il territorio della C.M. alternative 6-6 Educazione ambientale sede CM, comuni, associazioni 6-7 monitoraggio ambientale (controllo indicatori) Tutto il territorio della C.M.

7-1 realizzazione di cantieri di lavoro tutti i comuni 7-2 attivazione dei lavori socialmente utili tutti i comuni 7-3 supporto alla formazione professionale sede CM di Bussoleno, Ufficio CILO 7-4 Inserimento nel mondo del lavoro di svantaggiati tutti i comuni 7-5 Censimento delle strutture di aggregazione Tutto il territorio della C.M. 7-6 Progetto giovani Tutto il territorio della C.M. 7-7 Informabus Comuni e borgate decentrate 7-8 Sviluppo del progetto "parliamone" tutti i comuni 7-9 Programmazione di iniziative per sport e tempo tutti i comuni libero 7-10 Apertura di "laboratori" tutti i comuni 7-11 Iniziative e scambi culturali per studenti tutti i comuni 7-12 Qualità della vita degli anziani tutti i comuni 7-13 Progetti legge 285/97 tutti i comuni

8-1 Coordinamento indirizzi urbanistici Tutto il territorio della C.M. 8-2 Sostegno alle attività di protezione civile tutti i comuni 8-3 Realizzazione Piano Integrato Protezione Civile Tutto il territorio della C.M.

142

3.2. Vincoli territoriali esistenti, sviluppo urbanistico e tutela ambientale

I vincoli insistenti sull’AF 29 riguardano in primo luogo il vincolo idrogeologico ai sensi del R.D.L. 3267/23. L’area vincolata riguarda quasi per esteso tutta l’area forestale con l’eccezione dei fondovalle; nella Tabella 71e nella Figura 56 sono riportati i dati inerenti questo vincolo.

Tabella 71: ripartizione delle superfici secondo il vincolo idrogeologico per comune

COMUNE Sup. Vincolata Sup. Totale % vincolata Almese 1031 1785 57,7 Alpignano 94 1186 7,9 Avigliana 1050 2316 45,3 Borgone di Susa 238 491 48,5 Bruzolo 957 1257 76,1 Bussoleno 2958 3699 80,0 Caprie 1278 1620 78,9 Caselette 725 1430 50,7 Chianocco 1540 1856 83,0 Chiusa di San Michele 381 590 64,6 Condove 6717 7091 94,7 Mattie 2754 2779 99,1 Meana di Susa 1646 1753 93,9 Mompantero 2916 2996 97,3 Moncenisio 443 459 96,4 Novalesa 2849 2857 99,7 Rubiana 2648 2691 98,4 San Didero 216 330 65,4 San Giorio di Susa 1733 1964 88,2 Sant'Ambrogio di Torino 337 856 39,3 Sant'Antonino di Susa 663 983 67,4 Susa 285 1120 25,4 Vaie 488 721 67,7 Venaus 1860 1919 96,9 Villar Dora 242 565 42,9 Villar Focchiardo 2094 2560 81,8 TOTALE 38140,7 47874,0 79,7

143 Figura 56: carta del vincolo idrogeologico (in rosso la zona vincolata)

Per quanto attiene al vincolo paesistico “Legge Galasso” nella Figura 57 e nella Tabella 72 risultano oltre 32.000 ettari situati al di sopra dei 1.600 metri e ben 9.186 in pertinenze fluviali e lacusri.

Figura 57: pertinenze fluviali e laghi.

144 Figura 58: suddivisione del territorio secondo la quota dei 1600 m sl.m (in rosso quota>1600m).

Tabella 72: superficie ricadente al di sopra della quota 1600 e in pertinenze fluviali e lacustri

COMUNE SUP. TOT. (ha) SUP. % q. >1600m PERTINENZE QUOTA>1600 FLUVIALI E m LACUSTRI Almese 1785 0,0 328,6 Alpignano 1186 0,0 211,9 Avigliana 2316 0,0 613,8 Borgone di Susa 491 0,0 97,2 Bruzolo 1257 303,4 24,1 196,9 Bussoleno 3699 951,5 25,7 542,8 Caprie 1620 27,9 1,7 196,8 Caselette 1430 0,0 215,4 Chianocco 1856 539,4 29,1 332,4 Chiusa di San Michele 590 0,0 68,1 Condove 7091 2563,8 36,2 830,9 Mattie 2779 1130,6 40,7 305,5 Meana di Susa 1753 723,1 41,2 301,8 Mompantero 2996 1645,4 54,9 194,1 Moncenisio 459 214,0 46,6 190,7 Novalesa 2857 1509,8 52,8 488,9 Rubiana 2691 183,8 6,8 221,1 San Didero 330 0,0 23,6 San Giorio di Susa 1964 732,4 37,3 211,9 Sant'Ambrogio di Torino 856 0,0 110,1 Sant'Antonino di Susa 983 4,8 0,5 101,6

145 COMUNE SUP. TOT. (ha) SUP. % q. >1600m PERTINENZE QUOTA>1600 FLUVIALI E m LACUSTRI Susa 1120 0,0 376,5 Vaie 721 0,0 118,6 Venaus 1919 738,0 38,5 165,1 Villar Dora 565 0,0 22,6 Villar Focchiardo 2560 547,0 21,4 480,7 TOTALI 47874 11814,7 24,7 6947,4

Per quanto attiene alle aree protette si rimanda a quanto già scritto nel capitolo 3.1.1 a pag. 142.

3.3. Analisi demografica e principali attività socio-economiche - aziende di utilizzazione e trasformazione presenti - mercato dei prodotti.

I dati che sono stati rielaborati per lo sviluppo di questo paragrafo derivano dalle seguenti fonti: • Secondo piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale della Comunità Montana Bassa Valle di Susa e Val Cenischia per il Periodo 1999-20033; • Sito Ufficiale ISTAT • 7° Censimento generale dell’industria e dei servizi (ISTAT, 1995)., organizzato in una base dati regionale a livello comunale georeferenziata • Censimento generale dell’agricoltura (ISTAT 1992) organizzato in una base dati regionale a livello comunale georeferenziata • Censimento generale della popolazione (ISTAT 1991 e 1981) organizzato in una base dati regionale a livello comunale georeferenziata. Il primo dato che rendiamo evidente è la popolazione residente di tutta l’AF 29 stato al censimento del 1991 e confronto con quello del 2000. Si osservano alcuni dati estremamente significativi: • Elevata densità di popolazione, pari a 143 abitanti/km2 nella Comunità Montana, 175 abitanti/km2 nell’AF29 che comprende in più il popoloso comune di Alpignano.

3 Si ringrazia il Dott. Mauro Parisio della Comunità Montana Bassa Valle di Susa e Val Cenischia che ha gentilmente fornito una copia del piano (l’AF29 comprende interamente la Comunità Montana ed in più il comune di Alpignano).

146 • In soli sette comuni è concentrato il 60% della popolazione della Comunità Montana: in ordine: Avigliana, Bussoleno, Susa, Almese, Condove, S. Antonino, S. Ambrogio. • aumento del 19,8% della popolazione della Comunità Montana negli ultimi 20 anni. • diminuzione del 32% degli occupati in agricoltura della Comunità Montana negli ultimi 10 anni.

Tabella 73: Dati inerenti la popolazione residente al 1 gennaio 2000 per comune.

COMUNE Popolaz. 1981 Popolaz. 2000 Variazione% Agricoltura Agricoltura Variazione% 1981 1991 Almese 4.427 5.550 25,4 60 50 -16,7 Alpignano - 17.214 - - - - Avigliana 9.180 10.977 19,6 98 53 -45,9 2.146 2.268 5,7 18 12 -33,3 Bruzolo 1.273 1.336 4,9 20 20 0,0 Bussoleno 6.481 6.615 2,1 78 69 -11,5 Caprie 1.710 1.792 4,8 33 20 -39,4 Caselette 2.344 2.627 12,1 52 60 15,4 Chianocco 1.493 1.663 11,4 42 22 -47,6 Chiusa di San 1.602 1.585 -1,1 10 8 -20,0 Michele Condove 4.444 4.446 0 180 109 -39,4 Mattie 672 697 3,7 25 7 -72,0 Meana di Susa 881 890 1 28 15 -46,4 Mompantero 672 655 -2,5 17 8 -52,9 Moncenisio 32 46 43,8 5 2 -60,0 Novalesa 527 542 2,8 68 32 -52,9 Rubiana 1.220 1.963 60,9 31 4 -87,1 San Didero 349 418 19,8 4 6 50,0 San Giorio di 827 929 12,3 14 15 7,1 Susa Sant’Ambrogio 4.084 4.210 3,1 36 33 -8,3 di Torino Sant’antonino di 3.986 3.998 0,3 25 29 16,0 Susa Susa 7.099 6.598 -7,1 63 41 -34,9 Vaie 1.055 1.310 24,2 26 22 -15,4 Venaus 997 971 -2,6 21 23 9,5 Villar Dora 1.966 2.564 30,4 23 23 0,0 Villar 1.976 2.067 4,6 64 33 -48,4 Focchiardo TOTALE 57.016 61.167 17,0 981 666 -32,1

Osservando i dati di Tabella 73 si nota che l’aumento di popolazione della Comunità Montana è particolarmente elevato in alcuni comuni (Rubiana, Moncenisio, Villar Dora, Vaie, Almese, S.Didero, Avigliana, S.Giorio, Caselette, Chianocco) mente in 3 soli casi si è verificata una

147 diminuzione (Susa, Mompantero, Chiusa S. Michele). I comuni con i maggiori incrementi sono quelli della bassa della valle, più vicini a Torino. Per quanto riguarda gli addetti in agricoltura, il loro numero è piuttosto basso (3% della popolazione) ed è diminuito del 32% in 10 anni. Altri caratteri salienti del territorio della Comunità Montana sono: • Capacità attrattiva in termini di popolazione residente a fronte di un saldo naturale negativo; • Continua tendenza a concentrarsi della popolazione nei centri urbani • Indice di vecchiaia in forte crescita (rapporto popolazione con più di 65 anni e quella con meno di 14); • Tasso di disoccupazione elevato (11,3% nel ’91), aggravatosi fino al ’94, ma con inversione di tendenza successiva; • Alto numero di occupati nel settore industria (49% nel ’91);

Per quanto attiene agli aspetti economici sono stati presi in considerazione i dati inerenti le Unità Locali (centri di attività dell’impresa) censite sul territorio dei 25 comuni della Comunità Montana. Complessivamente sono presenti 4378 UL censite che si distribuiscono tra i comuni con una certa concentrazione in quelli di fondo valle rispetto a quelli ubicati sulla montagna. Nella Figura 59 è evidenziata la distribuzione del totale delle UL.

Figura 59: distribuzione delle UL nei comuni della Comunità Montana

LEGENDA 3 300 - 800 (6) 22 150 - 300 (6) 50- 150 (6) 0 - 50 (7) 33 20 60 67 241 130

112 534 22 503 137 135 348 218 46 38 65 294 53 280 134 126

757

148

In tutto sono presenti 4.378 imprese per un totale di addetti pari a 19.278. In particolare si posso notare i seguenti aspetti: 1. concentrazione delle imprese nei comuni di fondo valle, con punte massime nell’area Bussoleno-Susa e Avigliana, Almese, prossima all’area torinese. 2. scarsa presenza di UL nella Val Cenischia e nei comuni di Mattie e Meana..

Analizzando singolarmente questi aspetti si può senz’altro confermare che la prima emergenza è data dal fatto che la concentrazione delle principali attività industriali risiede nel fondovalle e che tale presenza attrae a sé gran parte degli occupati nel settore industriale e servizi.

Tabella 74: occupati distinti per settore agricolo, industriale, turistico e altro al 1981 e al 1991;

SETTORE 1981 1991 AGRICOLTURA, CACCIA, PESCA 14 30 ATTIVITA' MANIFATTURIERE ED ESTRATTIVE 8624 8544 PROD. E DISTRIBUZ. ENERGIA ELETTRICA, GAS, ACQUA 179 206 COSTRUZIONI 1358 1786 COMMERCIO ALL’INGROSSO ED AL DETTAGLIO 2377 2709 ALBERGHI E RISTORANTI 620 710 TRASPORTI, MAGAZZINAGGIO E COMUNICAZIONI 1535 1341 ISTRUZIONE 846 1105 ALTRI SERVIZI 1990 2847

Per quanto concerne la tipologia più rappresentata attività manifatturiere commercio e servizi detengono il primato; importanti anche le attività nel campo dell’edilizia, trasporti ed istruzione. Di scarsa rilevanza le unità imprenditoriali nel settore agricolo e forestale. Per quanto riguarda la “filiera foresta-legno” si evidenzia uno scarso numero di occupati, pari a 121 UL. Con il termine “Filiera foresta-legno” vengono indicate tutte quelle attività che vanno dalla utilizzazione del legname, alla sua trasformazione di prodotti semilavorati, per poi arrivare alla produzione del prodotto finito e alla sua commercializzazione.

149 Tabella 75: UL del settore forestale.

COMUNE UTILIZZAZIONE SEGHERIA SEMILAVORATI FALEGNAMERIA IMBALLAGGI ALTRO MOBILI TOTALE ALMESE 0 1 0 9 0 1 1 12 ALPIGNANO 0 2 0 13 1 1 2 19 AVIGLIANA 0 0 0 4 1 2 12 19 BORGONE SUSA 0 0 0 2 0 0 1 3 BRUZOLO 0 0 0 3 0 0 0 3 BUSSOLENO 0 1 0 9 0 1 1 12 CAPRIE 0 0 0 2 0 0 1 3 CASELETTE 0 0 0 0 1 2 1 4 CHIANOCCO 0 0 0 2 0 0 0 2 CHIUSA DI SAN MICHELE 0 0 0 1 0 0 2 3 CONDOVE 0 0 0 1 1 0 3 5 MATTIE 0 0 0 0 0 0 0 0 MEANA DI SUSA 0 0 0 2 0 1 0 3 MOMPANTERO 0 0 0 1 0 0 0 1 MONCENISIO 0 0 0 0 0 0 0 0 NOVALESA 0 0 0 2 0 0 0 2 RUBIANA 0 0 0 1 0 0 1 2 SAN DIDERO 1 0 0 1 0 0 0 2 SAN GIORIO DI SUSA 0 0 0 0 0 0 0 0 SANT'AMBROGIO DI TORINO 0 1 0 4 0 0 0 5 SANT'ANTONINO DI SUSA 0 0 0 2 0 0 2 4 SUSA 0 1 0 6 0 1 1 9 VAIE 0 0 0 0 0 0 2 2 VENAUS 0 0 0 1 0 0 0 1 VILLAR DORA 0 1 0 0 0 0 1 2 VILLAR FOCCHIARDO 0 0 0 2 0 0 1 3 TOTALE 1 7 0 68 4 9 32 121

150 Tabella 76: addetti del settore forestale ripartiti per comune.

R

COMUNE ANIFATTURIE UTILIZZAZIONE SEGHERIE SEMILAVORATI MOBILIFICI FALEGNAMERIA IMBALLAGGI ALTRI TOTALE FORESTALE MANIFATTURIER O % SUL TOTALE M O ALMESE 0 0 0 0 4 0 2 6 966 0,6 ALPIGNANO 0 1 0 0 1 2 1 5 2401 0,2 AVIGLIANA 0 0 0 1 0 2 0 3 1676 0,2 BORGONE SUSA 0 0 0 1 0 0 0 1 343 0,3 BRUZOLO 0 0 0 0 0 0 0 0 454 0,0 BUSSOLENO 0 2 0 0 11 0 1 14 148 8,6 CAPRIE 0 0 0 0 1 0 0 1 375 0,3 CASELETTE 0 0 0 0 0 1 2 3 1504 0,2 CHIANOCCO 0 0 0 0 19 0 0 19 8 70,4 CHIUSA DI SAN MICHELE 0 0 0 1 0 0 0 1 342 0,3 CONDOVE 0 0 0 1 0 8 0 9 374 2,3 MATTIE 0 0 0 0 0 0 0 0 5 0,0 MEANA DI SUSA 0 0 0 0 10 0 9 19 15 55,9 MOMPANTERO 0 0 0 0 20 0 0 20 5 80,0 MONCENISIO 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0,0 NOVALESA 0 0 0 0 22 0 0 22 7 75,9 RUBIANA 0 0 0 1 2 0 0 3 25 10,7 SAN DIDERO 8 0 0 0 1 0 0 9 100 8,3 SAN GIORIO DI SUSA 0 0 0 0 0 0 0 0 9 0,0 SANT'AMBROGIO DI 0 1 0 0 2 0 0 3 723 0,4 TORINO SANT'ANTONINO DI SUSA 0 0 0 0 0 0 0 0 774 0,0 SUSA 0 2 0 0 2 0 0 4 333 1,2 VAIE 0 0 0 3 0 0 0 3 60 4,8 VENAUS 0 0 0 0 8 0 0 8 6 57,1 VILLAR DORA 0 2 0 0 0 0 0 2 179 1,1 VILLAR FOCCHIARDO 0 0 0 0 2 0 0 2 48 4,0 TOTALE 8 8 0 10 105 13 15 159 10880 1,4

Si può osservare come il settore forestale sia poco rappresentato: non si superano i 22 addetti per comune. Nei comuni dove gli addetti del settore forestale sono relativamente più elevati, ciò è dovuto alle attività di falegnameria. In questi casi si raggiungono anche percentuali elevate rispetto all’intero settore manifatturiero, superiori al 50%(Novalesa, Mompantero,

151 Meana, Chianocco). Risultano invece praticamente assenti le imprese di utilizzazione, con solo 1 UL e 8 addetti nel comune di S. Didero. Dopo le falegnamerie (68 UL) vengono i mobilifici, con 32 UL ma solo 10 addetti. Gli altri settori sono scarsamente rappresentati, non superando le 10 UL ed i 15 addetti ciascuno. In nessun comune la filiera presenta coperti tutti i settori a partire dall’utilizzazione per terminare al mobile. Ciò avviene solamente per l’intera valle, con un numero ridotto di UL e addetti e in maniera sbilanciata verso la trasformazione. Lo sbilanciamento è probabilmente dovuto allo scarso utilizzo del materiale legnoso locale. Questo che potrebbe essere utilizzato più agevolmente da piccole imprese di falegnameria artigianale capaci di utilizzare materiale qualitativamente inferiore. All’opposto, segherie di medie dimensioni, (che dai dati peraltro non sembrano abbondare) necessitano di materiale standard e certificato facilmente reperibile sul mercato estero. Da ciò si deduce che essendo l’area forestale 29 relativamente ricca di risorse legnose, si debbano seguire i seguenti sviluppi: • far crescere imprese di utilizzazione capaci di rispondere alla domanda delle segherie di medie dimensioni attraverso l’aumento della professionalità della manodopera e lo sviluppo di assistenza tecnica per la certificazione del prodotto; tale attività si adatterebbe bene ai soprassuoli di conifere. • incentivare la creazione di piccole imprese artigianali capaci di verticalizzare la propria attività trasformando il materiale legnoso in prodotto finito; tali imprese richiederebbero materiale legnoso anche non certificato, in buona parte potrebbero utilizzare essenze nobili di latifoglie generando quindi la crescita di domanda su assortimentazioni ottenibili da soprassuoli di latifoglie in conversione.

Dai risultati emersi sembra quindi che la valorizzazione delle risorse forestali locali debba orientarsi in parte verso la produzione legnosa qualitativamente elevata e con un certa continuità di fornitura, in parte verso produzioni di nicchia volte ad un mercato locale in stretto collegamento con le politiche di trasformazione del bosco ceduo in alto fusto. La promozione di tali strategie di nicchia è legata alle particolari caratteristiche tecnologiche del materiale legnoso presenti in valle.

Recentemente la Comunità Montana ha avviato un progetto con la finalità di attivare una fliera legno-energia. Il progetto si presenta con le seguenti caratteristiche:

152 − realizzazione di un impianto pilota a cippato di legna in Comune di Bussoleno (potenza circa 1000 Kw); − avvio di una produzione di cippato locale derivante da materiale legnoso ottenuto dai lavori di manutenzione idraulico-forestale (ed in prospettiva anche solo forestale) utilizzando agricoltori locali ai sensi della L. 97/94 art. 17 e L.R. 16/99; − inserimento dell’obiettivo legno-energia nel protocollo del Patto Territoriale valli di Susa.

3.3.1. Cenni storici sull'utilizzazione delle risorse silvo-pastorali Dalla tabella seguente si può aver un’idea dalla scarsa utilizzazione delle risorse boschive della valle. Basti pensare che le superfici utilizzate nel periodo 1986-1996 risultavano pari a 9387 m3 su 4988 ha di boschi di proprietà comunale, contro i 20878 previsti dal Piano di Assestamento. E’ quindi in atto una fase di accumulo della provvigione legnosa. Nel periodo 1995-1999 invece sono stati utilizzati 8775 m3, denotando una ripresa delle utilizzazioni.

Tabella 77: Superfici utilizzate nei soprassuoli di proprietà pubblica nell’AF 29.

COMUNE Tot. 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996

Almese 124 84 355 52 8 600 1223 Alpignano Avigliana 0 Borgone Susa 52 52 Bruzolo 0 Bussoleno 943 7 30 387 1367 Caprie 0 Caselette 0 Chianocco 0 Chiusa di San 34 34 Michele Condove 928 1 929 Mattie 287 48 909 8 1252 Meana di Susa 11 11 Mompantero 0 Moncenisio 0 Novalesa 4 48 52 Rubiana 14 1731 52 10 1807 San Didero 95 37 132 San Giorio di Susa 8 8

153 COMUNE Tot. 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996

Sant’Ambrogio di 0 Torino Sant’antonino di 363 160 523 Susa Susa 2 2 Vaie 915 915 Venaus 1063 7 2 1072 Villar Dora 0 Villar Focchiardo 8 8 TOTALE 14 2362 1512 1118 373 2671 164 100 52 411 610 9387

Tabella 78: masse utilizzate nelle proprietà pubbliche dell’AF 29 distinte per essenza periodo 1995-1999

COMUNE E ABETE PIOPPO LARICE BIANCO FAGGIO TOTALE CONIFERE CONIFERE LATIFOGLI ALMESE 160 160 BORGONE 840 840 BUSSOLENO 367 367 CAPRIE 64 64 CHIANOCCO 1452 1452 MATTIE 635 635 MOMPANTERO 862 862 MONCENISIO 243 243 NOVALESA 662 662 SAN GIORIO 1504 1504 SANT'ANTONINO 955 955 VENAUS 1024 1024 VILLARFOCCHIARDO 7 7 TOTALE 1504 1886 1452 1547 1271 1115 8775

154 3.4. Consistenza e regime patrimoniale (aspetti catastali, proprietà pubbliche e private, usi civici, Servitù)

Le proprietà pubbliche presenti nell’AF 29 sono per la maggior parte di tipo comunale; sono presenti infatti oltre 17000 ettari di superficie afferenti a questo tipo. Per quanto attiene agli usi civici questi si sovrappongopno alle stesse proprietà comunali.

Tabella 79: ripartizione delle proprietà per comune nell’AF 29 (sup. in ha)

COMUNE Descrizione Altre proprietà Comunale Statale Provinciale Privata Totale rilevata complessivo 001006 Almese 1.037,02 747,62 - - - 1.784,64 001008 Alpignano 1.186,33 - - - - 1.186,33 001013 Avigliana 2.122,77 12,68 - 1,89 180,21 2.317,55 001032 Borgone di 390,35 101,02 - - - 491,37 Susa 001040 Bruzolo 761,76 495,09 - - - 1.256,85 001044 Bussoleno 1.904,15 1.795,29 - - - 3.699,44 001055 Caprie 1.087,84 419,64 - - 112,28 1.619,76 001062 Caselette 940,76 460,87 - - 29,01 1.430,63 001076 Chianocco 906,50 809,18 - - 140,39 1.856,08 001081 Chiusa San 376,40 212,55 1,04 - - 589,99 Michele 001093 Condove 3.328,38 2.736,47 - - 1.026,22 7.091,08 001147 Mattie 1.092,25 1.689,68 - - - 2.781,93 001149 Meana di Susa 797,02 966,02 - - - 1.763,04 001154 Mompantero 999,45 1.996,85 - - - 2.996,30 001157 Moncenisio 201,62 250,43 7,18 - - 459,23 001169 Novalesa 1.338,61 1.116,08 - - 402,65 2.857,33 001229 Rubiana 1.751,56 737,15 - 164,52 37,65 2.690,88 001239 San Didero 275,87 54,41 - - - 330,28 001245 San Giorio di 901,31 571,98 - - 488,44 1.961,73 Susa 001255 San Ambrogio 744,61 47,48 0,48 - 64,06 856,63 di Torino 001256 San Antonino 593,74 389,42 - - - 983,16 di Susa 001270 Susa 1.098,69 13,52 7,52 - - 1.119,73 001283 Vaie 485,40 236,18 - - - 721,57 001291 Venaus 994,86 924,01 - - - 1.918,87 001303 Villar Dora 528,91 35,68 - - - 564,59 001305 Villar 1.285,76 830,30 - - 443,36 2.559,41 Focchiardo Totale 27.131,92 17.649,59 16,22 166,41 2.924,26 47.888,40

155 Tabella 80: Intestatari per tipo di proprietà

Intestatario Superficie [ha] Altro (privata non rilevata) 27.131,92 Comunale - Almese 747,62 Comunale - Avigliana 12,68 Comunale - Borgone di Susa 101,02 Comunale - Bruzolo 495,09 Comunale - Bussoleno 1.795,29 Comunale - Caprie 419,64 Comunale - Caselette 350,02 Comunale - Chianocco 1.687,42 Comunale - Chiusa di San Michele 212,55 Comunale - Rivera cod. Istat 001006 110,84 Comunale - Condove 1.858,23 Comunale - Mattie 1.689,68 Comunale - Meana di Susa 966,02 Comunale - Mompantero 1.996,85 Comunale - Moncenisio 250,43 Comunale - Novalesa 1.116,08 Comunale - Rubiana 737,15 Comunale - San Didero 54,41 Comunale - San Giorio di Susa 571,98 Comunale - Sant'Ambrogio di Torino 47,48 Comunale - Sant'Antonino di Susa 389,42 Comunale - Susa 13,52 Comunale - Vaie 236,18 Comunale - Venaus 924,01 Comunale - Villar Dora 35,68 Comunale - Villar Focchiardo 830,30 Privata rilevata - Ala Luigi 112,72 Privata rilevata - Allais Aldo 80,25 Privata rilevata – intestario non disponibile 488,44 Privata rilevata - Amprino Arnaldo 53,04 Privata rilevata - Aschieris Carlo 126,11 Privata rilevata - Carmino Giuseppe 31,30 Privata rilevata - Carnino Bruna 32,49 Privata rilevata - Carnino Caterina 93,11 Privata rilevata - Carnino Giovanni 125,43 Privata rilevata - Cevrero Ines 42,30 Privata rilevata - Cibrario Angelo 98,09 Privata rilevata - Favro Armando 187,71 Privata rilevata – FIAT 61,45 Privata rilevata - Fra Giovanni 88,10 Privata rilevata - Gerardi Alfredo 35,27 Privata rilevata - Giacomelli Virginia 144,44

156 Intestatario Superficie [ha] Privata rilevata - Giovale Emilio 276,54 Privata rilevata - Giovale Michele 68,41 Privata rilevata - Giulard Olimpia 40,75 Privata rilevata - Intestatario non disponibile 149,93 Privata rilevata - Ivol Adolfo 21,67 Privata rilevata - Ordine Mauriziano 29,01 Privata rilevata - Parrocchia di San Pietro 24,68 Privata rilevata - Pognant Silvana 90,23 Privata rilevata - Rocci Giovanni 115,73 Privata rilevata - Sefusalti Federico 109,50 Privata rilevata - Senor Alessandra 27,57 Privata rilevata - Soc stabilimento amianto 102,69 Privata rilevata – SPANIGOLF 38,51 Privata rilevata - Vito Rotunno 28,78 Provinciale - Prov. Torino 166,41 Demaniale 16,22 Totale complessivo 47.888,40

Gli usi civici gravano come già detto sulle proprietà comunali e consistono principalmente in uso di legnatico con il quale le popolazioni locali hanno da sempre usufruito di una certa quantità di legname per il proprio fabbisogno. Tale pratica sembrava destinata a scomparire con l'avvento dei prodotti petroliferi che risultavano molto più convenienti rispetto alla legna. Va evidenziato che questo fenomeno in passato a causa di questa contingenza economica, veniva addirittura auspicato per ottenere lo scopo di ripulire il bosco; attualmente la situazione è mutata e la richiesta di legname è in aumento; si calcola che per alcuni comuni tale richiesta sia di circa 200-300 m3 di legna annui.

Figura 60: carta delle proprietà

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Per l’indagine patrimoniale si è proceduto implementando nella base informativa territoriale del PFT gli elenchi delle particelle catastali intestate alle partite dei comuni dell’AF 29, raccolte con visure catastali svolte per ciascuno dei 26 comuni dell’area. Una volta acquisite gli elenchi si è proceduto alla digitalizzazione dei confini di ciascuna aggregazione di intestatario.

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