Le Chiesette Di Tricesimo
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LE CHIESETTE DI TRICESIMO MONICA VUERICH Sul territorio tricesimano, come del resto in tutto il rate le proprie radici e di tutte quelle espressioni di un Friuli, le chiesette sono numerose. Le si incontra qua e passato che si vuol mantenere in vita, pur nel difficile là, nel centro di un borgo, all ’ interno del paese o isolate contesto economico e ambientale. in aperta campagna, immerse nel silenzio di luoghi Vittime, troppo spesso, dell ’ incuria degli uomini, solitari. Qualunque sia la loro origine sono testimo- dell ’ azione corrosiva degli agenti atmosferici, delle varie nianze di sentimenti di fede e di sincera devozione e, calamità naturali, delle ristrutturazioni, del mutare dei se per il credente sono il luogo per comunicare con il tempi e del generale desiderio di ammodernamento, Trascendente, per il non credente sono dimostrazioni le nostre chiesette hanno trovato vita migliore solo del modo di vivere e di pensare dei nostri progenitori. in questi ultimi anni. Per molte di esse il terremoto Raffigurano dunque un punto fondamentale per chi ha del 1976 ha costituito la rovina, ma per molte altre la fede, ma anche per chi ne è privo e non possono, e non rinascita. La maggior parte è accomunata dalla stessa devono, essere sottovalutate, perché sono un ’ eredità data di costruzione: post 1511. In quell ’ anno infatti un che ci è stata lasciata e, come tale, vanno preservate. terribile terremoto distruttivo sconquassò il Friuli e poi, Del ruolo che esse rappresentano all ’ interno della comu- a seguire, pestilenze e lotte fratricide come il ben noto nità se ne fecero carico anche le passate amministrazioni, eccidio della zoiba grassa, cioè del giovedì grasso, quando che chiamarono la strada con il medesimo nome della le masse contadine si opposero e si ribellarono ai nobili chiesetta che lì si erge. Quindi, se ci troviamo in borgo filo-asburgici provocando una sommossa generalizzata Sant ’ Antonio, sappiamo che, prima o poi, incontreremo contro Venezia, che al tempo teneva il potere sul terri- l ’ omonima chiesetta; se stiamo percorrendo via San torio della Patria. Allora la necessità di affermazioni di Giuseppe non possiamo ignorare la graziosa chiesina fede di fronte a uno dei momenti più tragici della storia a lui dedicata, e via dicendo. E se il nome della strada friulana si concretizzò con l ’ edificazione di chiesette, ce le ricorda quotidianamente, c ’ è da dire che in tempi ancone votive e affreschi devozionali. recenti si assiste ad una generale riappropriazione, da Alcune semplici riflessioni meritano anche i titoli a cui parte della popolazione, di quelle che vengono conside- sono destinate e le particolarità costruttive che le con- LE CHIESETTE DI TRICESIMO 545 notano. Le dedicazioni delle chiesette del Tricesimano del proprio essere. Si donava alla chiesa non solo per hanno origini antiche e, in molti casi, dipendono dai scongiurare le sventure, ma anche per favorire la buona santi venerati in loco. Come osservò Biasutti (Biasutti conclusione di un affare, prima di intraprendere un 1972, 195 e segg.) “ in pochi altri luoghi quanto nel viaggio, per guadagnarsi un posto sicuro nell ’ aldilà, Tricesimano i titoli lasciano trasparire il succedersi di dopo il tanto patire della vita terrena. successive dominazioni politiche ”. I richiami a titoli Così si trovano registrazioni di lasciti e donazioni di bizantini e longobardi si succedono a quelli carolingi beni di consumo come legati di modeste, o a anche e, non ultimi, medioevali. cospicue, quantità di olio per l ’ illuminazione della chiesa Seguendo poi la prassi degli oratori, quasi tutte le chie- e degli altari, di vino per la celebrazione religiosa e di sette hanno il presbiterio, luogo sacro per eccellenza frumento per il pane, e poi ancora terreni, campi, case infuso di luce, orientato verso oriente, proprio là dove e granai. E l ’ amministrazione e la gestione di quei beni sorge il sole. Hanno la centa, il cimitero, la casa della era affidata direttamente alla comunità locale attraverso chiesa con relativi granaio e cantina o caniva. Spesso la cameraria secondo regole emanate dal patriarcato già hanno dimensioni contenute, altre volte hanno volumi nell ’ Alto Medioevo. L ’ assemblea dei capifamiglia della considerevoli, pronte ad accogliere la comunità che sta villa eleggeva il cameraro che rimaneva in carica un anno numericamente aumentando. L ’ edificio sacro non è solo ed aveva il compito specifico di registrare ogni spesa il luogo della preghiera, ma è anche luogo d ’ incontro sostenuta a favore della chiesa, di riscuotere gli affitti in cui si svolge la vita comunitaria. Pertanto, anche dal dei campi e delle case di proprietà, i canoni annui sui punto di vista architettonico, tra di esse l ’ assomiglianza campi ceduti in godimento perpetuo (i così detti livelli) è evidente: nel sagrato si tengono le trattazioni degli e i lasciti testamentari (i legati) costituiti il più delle affari, nel porticato si tengono le adunanze della vicinìa, volte da prodotti agricoli e, sporadicamente, in denaro. il campanile a vela con la sua campana, oltre a scandire E se le chiese minori erano ad un tempo entità auto- i momenti della giornata, è il segnale dell ’ adunanza nome d ’ altra parte dipendevano dalla chiesa matrice o dei capifamiglia. pievanale, concorrevano alle spese per la sua gestione Realizzate con semplici mattoni e sassi, senza grandi e la sua manutenzione e ad essa erano assoggettate, pretese architettoniche, da secoli custodiscono dei tesori, per curare l ’ evangelizzazione e il culto nelle varie ville. apparentemente minori, come popolari affreschi e sup- Si rende doveroso spendere alcune parole sul ter- pellettili lignee spesso di valore. Storie di gente semplice mine ‘ pieve ’ , sull ’ origine, sulla strutturazione e sulle che non aveva grandi possibilità economiche, che met- funzioni di questo tipo di istituzione ecclesiastica. Era teva a disposizione tutti i propri beni alla chiesa per regola generale che le pievi dovessero dipendere diretta- abbellirla e conservarla durante la propria permanenza mente dal vescovo, come pure i loro plebani, proprio per- terrena. Perché di questo si trattava, perché, per quella ché esse erano chiese per il popolo. Le chiese nell ’ Alto e gente, la religione era parte integrante della vita anzi, nel Basso Medioevo potevano dipendere direttamente il ‘ soprannaturale ’ , ne era parte fondamentale e motivo da Roma, come era nel caso in cui fossero state costruite 546 MONICA VUERICH e poi donate a San Pietro, mentre in altre circostanze maniera schematica, le chiesette della nostra zona delle erano registrate nel liber censuum e quindi risultavano cui origini e motivazioni del loro essere, si è poc ’ anzi subordinate al Capitolo Cattedrale, per privilegi papali detto. Ci occuperemo degli edifici sacri tralasciando le o vescovili che dopo il Concilio di Trento furono causa due chiese maggiori - vale a dire la matrice e la Ognis- di liti a non finire. Altro possibile assoggettamento santi di Adorgnano - e quelle di San Bartolomeo di Ara era ai monasteri, da ospedali e da privati così come le e dei Santi Vito Modesto e Crescenzia di Fraelacco che cosiddette chiese ‘ proprie ’ sorte nello spirito del diritto giuridicamente diventarono autonome con l ’ erezione germanico; le rimanenti erano subordinate direttamente canonica in parrocchia. al vescovo come le chiese del popolo e tali, in primo luogo, erano le pievi. In esse i sacerdoti facevano vita comune, vi esercitavano il loro ministero sia il pievano che il suo vicario, mentre nelle chiese delle ville c ’ erano i vari curati, del cui beneficio erano titolari. Le feste BIBLIOGRAFIA solenni e alcuni sacramenti venivano comunque celebrati Biasutti 1982 = Guglielmo Biasutti, I santi titolari del tricesimano, in Andreina nella chiesa matrice, con la partecipazione dei fedeli e di Ciceri e Tito Miotti (a cura di), Tresésin, Società filologica friulana, tutto il clero. Non va dimenticato che solo nella matrice Udine, pagg. 194-204. Chiesa 2010 = Alessandro Chiesa, Il contesto storico e religioso dell ’ epoca di c ’ era il fonte battesimale, e solo nel corso dei secoli il edificazione dell ’ attuale chiesa di San Pelagio, in Monica Vuerich (a cura privilegio del fonte venne concesso anche ad altre chiese di), La chiesa di San Pelagio in Adorgnano di Tricesimo, Lithostampa, Pasian di Prato. che si trasformarono così da curiazie a parrocchie e i Dreosto 1982 = Dreosto Italo, Chiese di Tricesimo, in Andreina Ciceri e loro curati assunsero il titolo di parroci, diventando Tito Miotti (a cura di), Tresésin, Società filologica friulana, Udine, pagg. 115-93. autonomi, mentre ai pievani venne attribuito il titolo Gavagnin 1997 = Chiara Gavagnin (a cura di), Colli del Friuli Centrale, di arcipreti, già sedi di pievi. [Le guide del Friuli Venezia Giulia. Provincia di Udine], Provincia di Percorrendo così il territorio tricesimano - partendo da Udine - Cooperativa Alea, Udine. Marchetti 1972 = Giuseppe Marchetti, Le chiesette votive del Friuli, a cura nord e proseguendo in senso orario - presentiamo, in di Gian Carlo Menis, Società filologica friulana, Udine. LE CHIESETTE DI TRICESIMO 547 CHIESA DI SAN PIETRO ORA TEMPIETTO VOTIVO Secc. XIV-XVI e XX Intitolata al primo degli apostoli, la chiesetta fu eretta in tempi imprecisati, comunque assai remoti, sulla collina chiamata Zuch o Zucco un poggio che si erge a nord-est di Tricesimo. Il primo accertato riferimento risale al 1360; più volte è ricordata come oggetto di donazioni sia nell ’ Obituario di Tricesimo che nel Rotulus Lumi- narie… eccl.aie S. Marie e poi, a seguire, in rilevanti testimonianze di lasciti. Se le origini sono trecentesche, l ’ attuale fabbrica risale al primo Cinquecento e i successivi lavori di rifacimento, datati agli inizi del secolo scorso, ce la restituiscono nell ’ aspetto attuale. Nel 1923 fu designata come luogo più consono per ricordare i centoventotto soldati tricesimani caduti sul fronte della prima guerra mondiale. Così da chiesa cinque- centesca venne trasformata in tempietto votivo, sotto il progetto e la direzione dell ’ architetto Arduino Berlam, e il 5 ottobre del 1924 fu inaugurata da Re Vittorio Emanuele III.