Possibili Scenari Di Riqualificazione Urbana: Il Caso Di Biella

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Possibili Scenari Di Riqualificazione Urbana: Il Caso Di Biella Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia, Comunicazione Corso di Laurea in Scienze Sociali Applicate Tesi di Laurea Magistrale in Teorie e metodologie della valutazione Possibili scenari di riqualificazione urbana: il caso di Biella Candidata: Isabella Borrione Relatore: Correlatore: Giovanni Di Franco Carmelo Bruni Anno Accademico: 2014/2015 “Un contadino scendeva un giorno a Biella. Faceva un tempo così brutto che per le strade non si poteva quasi andare avanti. Ma il contadino aveva un affare importante e continuava ad andare a testa bassa, contro la pioggia e la tempesta. Incontrò un vecchio che gli fece: - Buon dì! Dove andate, buon uomo, così in fretta? - A Biella, - disse il contadino, senza fermarsi. - Potreste dire almeno: “se Dio vuole”. Il contadino si fermò, guardò il vecchio in faccia e ribatté: - Se Dio vuole, vado a Biella; e se Dio non vuole, devo andarci lo stesso. Ora quel vecchio era il Signore. - Allora a Biella ci andrete tra sette anni, - gli disse. - Intanto, fate un salto dentro quel pantano e stateci sette anni. E il contadino si trasformò tutt'a un tratto in una rana, spiccò un salto e giù nel pantano. Passarono sette anni. Il contadino uscì dal pantano, tornò uomo, si calcò il cappello in testa, e riprese la strada per il mercato. Dopo pochi passi, ecco di nuovo quel vecchio. - Dov'è che andate di bello, buon uomo? - A Biella. - Potreste dire: “se Dio vuole” - Se Dio vuole, bene; se no, il patto lo conosco, e nel pantano ci so andare ormai da solo. E non ci fu verso di cavarne altro.” (Italo Calvino, Biellesi, gente dura- Fiabe italiane, 1956) “Penso che il tema del Biellese sia un po’ come una maglia, un tessuto che dev’essere lavato in candeggina, si perde il colore, però rimane la trama: bisogna riutilizzare e rivalutare la storia, ma reinventarsi conoscendo bene le proprie radici.” (Marco S., intervista 21/10/2015) Sommario Introduzione 1 Parte I Analisi dei dati territoriali Nota metodologica 8 Capitolo 1 Demografia biellese 12 1.1 Componente demografica 12 1.1.1 Dati demografici e statistici di sfondo 15 1.1.2 La popolazione dei comuni biellesi: andamento per aggregazioni territoriali 23 1.1.3 La popolazione immigrata nel Biellese 28 1.1.4 Elementi di criticità e stati di disagio 31 Capitolo 2 Descrivere un territorio 57 2.1 Componente ecologica 57 2.2 Componente morfologica 62 2.2.1 Descrizione fisico-geografica 63 2.2.2 Inquadramento storico 67 2.2.3 Prima metà del Novecento 69 2.2.4 Seconda metà del Novecento 75 2.3 Componente organizzativa 80 2.3.1 Lavoro, produzione ed economia locale 81 2.3.2 Dimensione socio-culturale 84 2.3.3 Servizi sul territorio e Associazioni di volontariato 90 2.4.4 Musei ed ecomusei 93 Parte II Ricerca empirica Nota metodologica 96 Capitolo 3 Il pensiero dei testimoni privilegiati 101 3.1 Punti di forza 101 3.2 Punti di debolezza 105 3.3 Opportunità 120 3.4 Vincoli 136 Conclusioni 138 Appendice A.1 Tabelle e figure 144 A.2 Traccia dell’intervista 151 A.3 Trascrizioni delle interviste 152 A.4 Sintesi dei risultati attraverso l’analisi SWOT 218 Bibliografia 223 Sitografia 225 Introduzione Il lavoro svolto consiste in uno studio di comunità centrato sul territorio di una piccola provincia del nord Italia, Biella, situata nella parte nord-orientale del Piemonte. La scelta di tale approccio è motivata dal fatto che gli studi di comunità si focalizzano su una particolare estensione territoriale, i cui abitanti sono accomunati da specifiche caratteristiche: vengono indagati una moltitudine di fattori costituenti la vita di microcosmi sociali autonomi, territorialmente definiti e dotati di un universo culturale specifico. Questo tipo di studio, spesso condotto per mezzo di un approccio qualitativo, basato per esempio sull’osservazione partecipante o attraverso la raccolta di interviste focalizzate e storie di vita, caratterizza molti studi antropologici ed etnografici, ma anche sociologici. Tra questi, ricordiamo gli studi ecologici condotti dall’Università di Chicago nei primi anni del Novecento, per conto di Robert Park, Louis Wirth, Nels Anderson ed Ernest Burgess. La Chicago del 1920 era una metropoli caratterizzata da una straordinaria crescita demografica e da un rapido sviluppo industriale, una città di frontiera in cui si condensavano tutti gli elementi della città moderna, ancora più che a New York. La sua espansione era dovuta soprattutto a massicce ondate di immigrazione, documentate anche nella suddivisione dello spazio urbano1. Park per primo introdusse il metodo di studio e di osservazione sul campo: egli individuò i luoghi e gli aspetti cruciali dell’interazione e raccolse le storie di vita dei suoi abitanti; insieme ai suoi studenti osservò nella vita urbana l’aumento della divisione del lavoro, la perdita di importanza dei legami di parentela e di vicinato, l’acuirsi della lotta per l’esistenza e la competizione per lo spazio; indagarono la struttura urbana, economica e sociale dei quartieri di Chicago, al fine di 1 http://online.scuola.zanichelli.it/percorsiscienzeumane/files/2012/03/2b_Tappa1_Studio.pdf 1 comprendere i fattori alla base della distribuzione urbana della popolazione e, di conseguenza, della sua disomogeneità territoriale. La nostra ricerca indaga le componenti territoriali, culturali ed economiche caratterizzanti la zona del Biellese, al fine di descrivere le trasformazioni sociali avvenute negli ultimi vent’anni e spiegare la situazione attuale di una provincia chiamata a rinnovarsi in senso economico, urbanistico, sociale e culturale. Ci siamo soffermati sui principali problemi che investono la popolazione biellese, primo fra tutti l’impoverimento del territorio in senso lato e quindi dal punto di vista demografico, del mercato del lavoro e dell’aggregazione sociale. Quest’ultimo è, nel lavoro in questione, un aspetto interessante in quanto contraddittorio: da un lato l’associazionismo rappresenta la risposta alle difficoltà di famiglie e singoli individui, causate o esasperate dalla crisi economica che perdura ormai da quasi dieci anni, dall’altro è invece un associazionismo che “tende a dividere” e a rendere faticose le progettualità che necessiterebbero di una logica sistemica, forse proprio a causa dell’alto numero che le agenzie e le cooperative sociali hanno raggiunto nel contesto biellese. Emile Durkheim, sociologo francese vissuto nella seconda metà dell’Ottocento, vedeva nella coesione sociale la “solidarietà”2,un legame in grado di tenere insieme la società; essa è per l’Autore il risultato del funzionamento di un insieme di norme in cui gli individui si rispecchiano, concetto espresso con il termine 2 Nello specifico, parliamo di “solidarietà organica”, tipica delle società moderne. Queste, diffuse soprattutto nelle città industriali, erano caratterizzate dalle differenze individuali e dalla specializzazione e divisione del lavoro, le quali determinavano l’esistenza di una moltitudine di occupazioni lavorative. Questa realtà determinava da un lato la possibilità di acquisire maggiore libertà ed autonomia nelle scelte individuali e dall’altro generava il reciproco bisogno tra gli individui, necessità che si esprimeva nei rapporti di interdipendenza. La solidarietà organica, nella teoria di Durkheim, si contrapponeva alla “solidarietà meccanica” che caratterizzava la vita delle comunità primitive e tradizionali; quest’ultima indicava legami sociali basati su similitudini, costumi, credenze, riti e simboli comuni. Le persone che vi partecipavano erano simile negli aspetti più importanti, risultando unite quasi naturalmente. Ogni famiglia o tribù era autosufficiente, poteva sopperire ad ogni necessità vitale senza dover dipendere da altri gruppi. (Macionis e Parrillo, 2014). 2 “coscienza collettiva”; il mancato riconoscimento degli individui nelle regole sociali vigenti è chiamato da Durkheim “anomia”, un fenomeno che determina l’esclusione o l’isolamento volontario degli individui dalla società e che spiega la messa in atto di comportamenti non in linea con l’ordine sociale, come per esempio la devianza e, nei casi peggiori, il suicidio. Dagli studi condotti negli ultimi anni sulla coesione sociale molti autori parlano di questa come un concetto multidimensionale e per questo difficile da definire; esso viene spesso confuso con quello di capitale sociale o con quello di integrazione sociale, destando ulteriore confusione fra i non addetti ai lavori. Alcuni autori collegano questo concetto all’ambito economico, altri a campi sociali e culturali; ad ogni modo, esso deve riferirsi ad unità aggregate di livello meso o macro, come categorie, gruppi, o interi Stati. Per indagare la coesione sociale bisogna interrogarsi sulla realtà culturale e valoriale che ci circonda: come afferma Di Franco, <<gli ultimi decenni hanno visto l’affermazione dell’individualismo e del soggettivismo che hanno prodotto dei cambiamenti nella società e varie forme di narcisismo sociale. Più la società tende a valorizzare l’individuo e la sua soggettività, più essa tende a disgregare la sua coesione. Non a caso, quando le condizioni economiche peggiorano, rendendo ampie fasce della popolazione non più in grado di badare a sé stesse, si torna a valorizzare la coesione sociale come base o pilastro per una società equa e solidale>> (Di Franco, 2014, 15). L’attuale crisi economica, in corso da anni, ha messo a dura prova il ruolo degli ammortizzatori sociali di cui le istituzioni sono (o dovrebbero essere) promotrici, che non sono riuscite a contenere l’aumento di fenomeni quali la disuguaglianza sociale, oltre che economica e culturale, le nuove povertà, l’isolamento, la depressione e i tentativi di suicidio. Questo malessere diffuso è causato dall’aumento dell’incertezza dell’assetto socio-economico, vittima dei cambiamenti causati dalla crisi mondiale che stiamo attraversando, che impone l’attuazione di nuove forme di strategie di azione e di adattamento. Una 3 condizione, questa, peraltro non nuova, ma caratterizzante il periodo del Postmodernismo, connotato dalla sensazione dell’esaurimento del mondo moderno, data dalla necessità di dover adottare schemi interpretativi diversi da quelli culturali tipici dell’epoca moderna e questo sia per quanto riguarda il punto di vista individuale che quello collettivo.
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