Luciano Golzi Saporiti. I Toponimi Del Seprio
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LUCIANO GOLZI SAPORITI. I TOPONIMI DEL SEPRIO 0 LUCIANO GOLZI SAPORITI. I TOPONIMI DEL SEPRIO I TOPONIMI DEL SEPRIO INTRODUZIONE Le etimologie proposte per buona parte dei toponimi del Seprio e delle aree immediatamente adiacenti risultano spesso fantasiose, dubbie e contraddittorie: scopo di questo studio è di tentare di stabilirne l’origine e il significato reali. Ricordiamo, innanzitutto, che i nomi di luogo, quando furono attribuiti, avevano un significato preciso e comprensibile, quasi sempre legato ad una divinità, al nome di una persona o a qualche visibile caratteristica fisica del territorio. A seconda delle epoche e delle mode, cambiarono i criteri di denominazione, ma rimasero sempre “semplici” spesso ripetitivi, come oggi i vari Albergo Bellavista, Ristorante della Posta, Trattoria da Giovanni, Residence Lago Blu, Villa Francesca, Cascina Bianchi, Santa Maria di..., Podere del Roveto, Grand Hôtel Terme, Villaggio le Ginestre, eccetera. In un lungo periodo di colonizzazione agricola del territorio, risultarono sempre particolarmente popolari i toponimi “prediali”, indicanti cioè il nome del fondatore e primo proprietario dell’insediamento. Ben raramente le località furono “ribattezzate”, ma i loro nomi subirono radicali modifiche, legate alle variazioni progressive della lingua e della pronuncia; con il passare del tempo, l’origine dei toponimi fu dimenticata e il loro significato divenne incomprensibile. Facciamo degli esempi. Sabaudia, Carbonia e Latina [già Littoria] sono toponimi recenti; ne conosciamo sia il significato che l’origine: tra una generazione saranno dimenticati. Montechiaro, Villafranca, Castelnuovo, Roncaccio sono toponimi medievali ancora comprensibili: abbiamo però dimenticato perchè si chiamino così. Di Busto, Varese, Tradate e Abbiate non conosciamo il significato nè l’origine: possiamo solo ipotizzarli. E’ un dato di fatto che molti dei toponimi del Seprio sono di origine “insubre”; non si è voluto tuttavia generalizzarne aprioristicamente la celticità. Si è comunque tentato di sfatare le etimologie fantasiose del 17° e 18° secolo e quelle altrettanto inaffidabili di alcune opere ancora considerate dei riferimenti obbligati in materia. E’ infatti piuttosto assurdo ritenere di far risalire l’origine di toponimi documentati prima della conquista romana a termini latini semi-letterari o a nomi propri del tutto asincroni: Gallorum Arx per Gallarate, Veneris Agona per Venegono, Theuderade [nome gotico] per Tradate e Columnae per Caronno sono esempi tipici. Con indiscussa fantasia, altri toponimi sono stati legati a termini fisici latini ed italiani già poco frequenti nel linguaggio corrente; come gòrgola per Gornate, gùrgula per Gorla, ceppo [tipo di roccia] per Cep(p)ino e aguazzo per Guazzone. Per non parlare di Busto Arsizio, interpretato come una tautologia: “bruciato arso”. Nell’analisi dei singoli toponimi abbiamo cercato di raggruppare quelli visibilmente simili dell’Italia Settentrionale; dove possibile, ci si è basati sulle forme ricavate dagli atti notarili alto-medievali, spesso indispensabili, ma talvolta fuorvianti per errori o iperlatinizzazioni. E’ stato ritenuto essenziale il confronto con analoghi toponimi di altri paesi europei, normalmente la Francia, ma anche la Spagna, il Portogallo, il Belgio, la Germania, l’Austria e la Svizzera. Solo in pochi casi è risultato utile il confronto con i toponimi delle isole britanniche. In tutta obbiettività, si possono constatare brillanti fantasie interpretative, anche migliori di quelle italiane, in Francia, Belgio, Spagna e, incredibilmente, in Germania e Svizzera. Molto seri e documentati sono invece gli studi portoghesi e galiziani; affidabili, ma limitati al contesto insulare, quelli britannici e irlandesi. Bisogna poi difendersi dalle “mode nazionaliste”, cioè la tendenza a generalizzare il basco come origine dei toponimi spagnoli e francesi, il gotico e lo svevo di quelli spagnoli del nord-ovest; il germanico per i toponimi di Francia e Belgio, il celtico per Germania e Spagna e il latino per l’Italia Settentrionale e gli altri paesi europei. Anche se il testo ne risulta appesantito, abbiamo cercato di descrivere il processo logico seguito per effettuare delle scelte tra varie possibili alternative. In alcuni casi non si sono tratte conclusioni certe, in altri si è rinunciato ad “inventare” delle soluzioni. Ci illudiamo che l’utilizzo di documentazione linguistica, storica e geografica nelle varie lingue europee dell’area latina, celtica e germanica abbia consentito interpretazioni più affidabili di talune di quelle correnti. 1 LUCIANO GOLZI SAPORITI. I TOPONIMI DEL SEPRIO NOTAZIONI GEOGRAFICHE Per meglio identificare le località francesi si sono indicati il dipartimento con il suo ordinale e la regione attuale di appartenenza; per la Spagna la provincia e, non sempre, la regione; per la Gran Bretagna e l’Irlanda la contea attuale e la regione storica di appartenenza; in Italia il comune e la provincia attuale. Per gli stati moderni sono state utilizzate le targhe automobilistiche internazionali. Per comodità di riferimento, i toponimi sepriesi sono stati classificati secondo le antiche circoscrizioni ecclesiastiche, le Pievi, checoincidevano, forse, con gli antichi territori tribali. Sono state quindi considerate tutte le antiche pievi del Seprio, cui si sono aggiunte quelle comasche di Fino e di Uggiate, per le similarità linguistiche con quelle adiacenti. Non si sono invece analizzate, se non per singoli toponimi, le pievi di Dairago e di Nerviano, che fecero brevemente parte della Contea del Seprio. ABBREVIAZIONI Nel corso del’analisi dei toponimi è risultato inevitabile far ricorso ad alcune abbreviazioni. > = diventa < = deriva da m. maschile f. femminile a. bret. antico bretone ahd antico alto-tedesco a. irl. antico irlandese a. w. antico gallese bret. bretone cis. gallico cisalpino o leponzio corn. cornico fiamm. fiammingo fr. francese gall. gallico germ. germanico got. gotico hd alto-tedesco ing. inglese irl. irlandese lat. latino long. longobardo mhd medio alto-tedesco nd basso tedesco ol. olandese PIE proto-indoeuropeo ricostruito PC proto-celtico ricostruito skr. sanscrito ted. tedesco w. gallese 2 LUCIANO GOLZI SAPORITI. I TOPONIMI DEL SEPRIO LE LINGUE CELTICHE CLASSIFICAZIONE Le lingue celtiche, una delle famiglie dell’indo-europeo, erano parlate intorno al 2° secolo a.C. in un territorio vastissino: dal Portogallo alla Romania, dalla Scozia all’Asia Minore. Oggi poche di esse sopravvivono all’estremità occidentale dell’Europa. Il gaelico irlandese e la variante scozzese [parlati da meno di 150000 persone], il gallese [ca. 450000 persone], il bretone [forse 200000 persone], infine il cornico della Cornovaglia e il manx dell’isola di Man, lingue estinte e rivitalizzate [meno di 1000 persone in totale]. Dal punto di vista linguistico, le lingue celtiche vengono suddivise in “lingue celtiche in Q” e in “lingue celtiche in P”, a seconda del trattamento del fonema indo-europeo “kw”: nelle prime diventa “k”, nelle seconde “p”, esattamente come nelle lingue italiche, dove il latino era in “Q” e le lingue osco-umbre in “P” [ad esempio, per il numero quattro abbiamo quattuor e petora, per il cinque quinque e pumperias]. Tutte le lingue celtiche derivano da un proto-celtico comune, ora parzialmente ricostruito, che, secondo alcuni studiosi, doveva essere ancora parlato intorno al 1000 a.C. Una ipotesi di evoluzione delle lingue celtiche è rappresentato nello schema seguente. Viene constatata un precoce separazione delle lingue in “Q”, che mantennero il fonema tradizionale kw e i cui locutori si “isolarono” all’estremo ovest del continente europeo; il ramo più antico fu la lingua goidelica dell’Irlanda, da cui derivarono irlandese, scozzese e manx, l’altro fu quello delle lingue estinte ispano- celtiche della Spagna centro-settentrionale: celtiberico e gallaecio. Un ramo delle lingue celtiche in “P” fu quello parlato in Britannia in epoca storica, da cui derivarono le lingue brythoniche: il gallese, il cornico, il bretone e il cumbrico (da tempo estinto); ne doveva far parte anche la lingua dei Pitti della Scozia. Il secondo ramo, il principale, fu il celtico continentale; comprendeva il gallico [gaulois], parlato in Francia e regioni adiacenti; il gallico orientale o norico, parlato in Austria, Boemia e pianura danubiana; infine il galatico, parlato in Galazia. Tutte queste lingue si estinsero tra il 4° e il 6° secolo d. C. Nell’Italia Settentrionale, a partire dalla fine del 2° millennio a. C., nell’ambito della civiltà di Golasecca, si parlava e si scriveva una lingua celtica in “P”, più arcaica del gallico e del britannico, definita 3 LUCIANO GOLZI SAPORITI. I TOPONIMI DEL SEPRIO convenzionalmente lepontico. A partire dall’invasione gallica del 5° secolo a. C. le iscrizioni dimostrano la sostituzione del lepontico, forse per assimilazione, da parte di una lingua definita “celtico cisalpino” o “gallico cisalpino”, intermedia tra il gallico continentale e il lepontico. Si presume si estinguesse tra il 1° e il 2° secolo d. C. La latinizzazione portò alla scomparsa delle lingue celtiche nell’Europa continentale, ma formò anche delle lingue romanze fortemente influenzate dal celtico come suoni, morfologia e lessico: il francese, ovviamente, ma anche il catalano/provenzale, il portoghese/galiziano e il castigliano. Nell’Italia settentrionale si diffusero le parlate gallo-italiche, declassate a dialetti locali dall’espansione del volgare toscano. I TOPONIMI CELTICI E IL “SUBSTRATO LIGURE”. Se ci appare