Goffredo Mameli Scritti Editi E Inediti

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Goffredo Mameli Scritti Editi E Inediti Goffredo Mameli Scritti editi e inediti www.liberliber.it Scritti editi e inediti Goffredo Mameli Questo e-book è stato realizzato anche grazie al sostegno di: E-text Editoria, Web design, Multimedia http://www.e-text.it/ QUESTO E-BOOK: TITOLO: Scritti editi e inediti AUTORE: Mameli, Goffredo TRADUTTORE: CURATORE: Barrili, Anton Giulio NOTE: con prefazione "Ai giovani" di Giuseppe Mazzini DIRITTI D'AUTORE: no LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet: http://www.liberliber.it/biblioteca/licenze/ TRATTO DA: “Scritti editi e inediti”, di Goffredo Mameli; ordinati e pubblicati con proemio introduzione e note a cura di Anton Giulio Barrili Società ligure di storia patria Palazzo Bianco, già Brignole Sale Genova, 1902 CODICE ISBN: informazione non disponibile 1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 14 gennaio 2007 INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilità bassa 1: affidabilità media 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima ALLA EDIZIONE ELETTRONICA HANNO CONTRIBUITO: Paolo Alberti, [email protected] Catia Righi, [email protected] REVISIONE: Paolo Oliva, [email protected] PUBBLICATO DA: Claudio [email protected] Informazioni sul "progetto Manuzio" Il "progetto Manuzio" è una iniziativa dell'associazione culturale Liber Li- ber. Aperto a chiunque voglia collaborare, si pone come scopo la pubblicazio- ne e la diffusione gratuita di opere letterarie in formato elettronico. Ulte- riori informazioni sono disponibili sul sito Internet: http://www.liberliber.it/ Aiuta anche tu il "progetto Manuzio" Se questo "libro elettronico" è stato di tuo gradimento, o se condividi le finalità del "progetto Manuzio", invia una donazione a Liber Liber. Il tuo sostegno ci aiuterà a far crescere ulteriormente la nostra biblioteca. Qui le istruzioni: http://www.liberliber.it/sostieni/ 2 Scritti editi e inediti Goffredo Mameli 3 Scritti editi e inediti Goffredo Mameli SCRITTI EDITI E INEDITI DI GOFFREDO MAMELI ORDINATI E PUBBLICATI CON PROEMIO, NOTE E APPENDICI A CURA DI ANTON GIULIO BARRILI GENOVA NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA Palazzo bianco, già Brignole Sale 1902 Proprietà Letteraria della Società Ligure di Storia Patria in Genova GENOVA - Tipografia R. Istituto Sordomuti, 1902. 4 Scritti editi e inediti Goffredo Mameli PROEMIO 5 Scritti editi e inediti Goffredo Mameli GOFFREDO MAMELI NELLA VITA E NELL'ARTE Manibus date lilia plenis. Quando si pensa agli anni del nostro risorgimento politico, tornano a mente ardori e bol- lori di popolare entusiasmo; bandiere ad ogni finestra e coccarde ad ogni petto; giubbe e calzoni di velluto nero, con cinture di cuoio lucido; cappelli alti di testiera e larghi di falda, con piume tricolori di lana, tessute su verghette di fil di ferro; e grida ed inni a perdifiato, e fatti pochi o di- sordinati, presto anche finiti, dove in isterili proteste, e dove in nulla; tutto ciò davanti ad un ne- mico campeggiante in armi, dalle prime paure fatto feroce, ed avido di ricattarsene, mentre da parte del popolo sollevato era necessaria unità d'indirizzo e di comando, non diffidenze e discor- die; né, per contro, tutte le discordie evitabili, né tutte le diffidenze irragionevoli; onde, per colpa di tutti e di nessuno, ogni cosa andò a male. Questo il complesso delle memorie, nella mente di coloro che erano in quel tempo fanciulli. Ma le memorie non sempre sono fedeli, perché non go- vernate dal raziocinio, non disciplinate e guidate e corrette da una severa disamina. Leggendo e raffrontando, i ricordi confusi vengono a chiarirsi, a precisarsi, ed anche in molte parti a trasfor- marsi: certe note minori e superficiali del quadro spariscono, o vanno estenuate nell'ombra; altre, non prima avvertite, e pure essenziali, vengono in luce; le cause vere s'intendono, i giudizi si formano e logicamente si svolgono; si conchiude allora, malinconicamente, ma coll'onesto com- piacimento della giustizia resa: quel moto non era maturo, ma non fu per ciò meno necessaria la prova: non ne rimase già un pugno di ceneri, come d'un fuoco di paglia: nel concorrere di tante anime d'ogni regione a sperare, a soffrire, ed anco ad errare insieme, fu il grande profitto che piú non aveva a disperdersi; vogliam dire l'unità della patria moralmente ottenuta, insieme coll'inse- gnamento opportuno a compierla di fatto, cansando errori che alla prima prova non era stato pos- sibile evitare. Come ai tempi delle prime guerre Napoleoniche, portanti tra noi la rivoluzione ar- mata, era stata necessaria a spazzare il terreno quella mano di ferro, che abbatté due repubbliche aristocratiche, distrusse dominii stranieri e domestici, spostando e mutando dinastie, scomponen- do, ricomponendo stati grossi e piccini in nuove forme e variabili; cosí, a preparare piú tardi uno stabile assetto alla nuova Italia, era necessario quel viluppo di casi e di moti infelici, che fecero pianger tanto e pensare, mentre fra tutte quelle rovine fatali restavano, a conforto del nostro or- goglio, a stimolo della nostra virtú, i due mirabili esempi di Venezia e di Roma, eroiche combat- tenti fino all'estremo del poter loro. Degli entusiasmi, poi, non durò forse un'eco gradevole in tut- ti i cuori? Alcune mostre furono puerili, sí, certo; ma non senza gentilezza di poesia, che è buon contorno alla prosa eterna del vivere. Troppi gl'inni, che gridavano: «andate!», ma qualcuno fu di poeta che gridava «seguitemi!». Ed uno di questi poeti non fu solamente il Tirteo delle memo- rande giornate; fu anche il profeta delle miserande vigilie; tipo nobilissimo della gioventú Italia- na venuta su alla scuola delle audaci proteste e delle alte aspirazioni. Pio IX non era anche ap- parso nella vita nazionale a benedire, forse inconsapevole, una grande speranza; ed egli, il profe- tico cantore, aveva già salutata l'alba della redenzione, apparsa agli occhi suoi di veggente sull'o- rizzonte lontano. Ed era già meditato di quel tempo l'inno ai Fratelli Bandiera, che nel luglio del 1846 doveva escire alla luce come segno dei giorni maturi; e fu del 1847 l'inno ai Fratelli d'Italia, primo e solenne invito alla pugna, mentre ancora non erano preparate le armi, se pure erano già pronti gli spiriti. Il giovine Tirteo non aspettò le occasioni, per rivelarsi alla patria; diverso da tutti i poeti della sua generazione, non prese incitamento dal fatto, bensí dal diritto; dall'obbligo, dall'intima convinzione del fare. E già salutato poeta, non si contentò di eccitare la gente a com- battere; andò egli tra i primi; aveva già varcato il Ticino, mentre in Milano cominciava a scorrere il sangue d'un popolo generoso. Precoce in tutto, come nel sicuro ardimento delle visioni fatidi- che, poco piú che ventenne era acclamato capitano dai cento compagni che aveva condotti alle prove del fuoco; e per due anni di guerra fu tutto ardore di pensieri e di opere, a Governolo, a 6 Scritti editi e inediti Goffredo Mameli Luino, a Morazzone, a Palestrina, a Velletri, alle porte di Roma, Quel poeta, quel combattente, quell'Italiano compiuto, fu GOFFREDO MAMELI. Nell'atto di pubblicare tutte le cose sue, dobbiamo vedere, e mostrare alle nuove genera- zioni della patria, come si sia formata quella mente e fortificata quella volontà singolare. Né sembri effetto di audacia temeraria l'accingermi ch'io faccio all'impresa. Bene ho letto ancor io, e piú volte, il mònito di una facil rettorica: nessuno si attenti di aggiunger parola a quanto scrisse di lui Giuseppe Mazzini. Certo, il grande Italiano ne scrisse degnamente, molto stringendo in po- che pagine sue, vibranti di commozione profonda: ma tutto non disse di lui, e del non poterne di- re di piú espresse le oneste cagioni, questa tra l'altre del non conoscere di Goffredo ogni cosa. E quanto ne rimarrebbe ignorato, se nessuno si dovesse attentare di parlarne ancora! Del resto, le parole del Mazzini rimangono, ed io riverente le prepongo a tutti gli Scritti di Goffredo Mameli, com'esse già furono preposte a quella minor parte che ne aveva data in luce l'edizione Genovese del 1850. Qui ardisco guardare piú addentro, nella vita e nell'arte del Poeta; dandomi buon dritto a far ciò, lo averlo amato molto, l'esser vissuto lungamente di lui, perfino facendo mio proprio soggiorno la casa che lo aveva accolto bambino, e d'allora in poi, per anni ed anni studiando le sue carte, a me confidate, preservandole ancora dalle insidie cortesi dei raccoglitori d'autografi, onde tanta parte di preziose reliquie d'uno scrittore insigne va miseramente dispersa. Cosí mi ac- cade il poter pubblicare di lui, non solo in piú sincera forma quanto ne aveva dato la citata edi- zione, ma tre e quattro volte tanto. Vedere l'adolescente, quasi il fanciullo, levarsi precoce alla gagliarda virilità del pensiero, tra studi indefessi, letture svariate, indagini pazienti che parrebbe- ro di vecchio, e uscir di là, armato di tutto punto, baldo di forze, ardente di volontà; ecco ciò che possiamo far noi, cogliendo in pari tempo il segreto di quell'arte sua, se pur debba restarci oscuro in qual modo un'anima eletta possa tanto accostarsi all'ideale divino, mentre tant'altre di poco si scostano dagli istinti del bruto. Perché a questo non è ancor giunta la scienza; né forse mai giun- gerà. Ma è bene che qualche cosa rimanga di oscuro tra noi, aspettando le luci di un' altra vita, che è da speràr migliore di questa, e da credere certamente diversa. I. Giorgio, nato a Cagliari, nel 1799, da Don Raimondo Mameli dei Mannelli, era il secon- do d'una figliuolanza di tre maschi e due femmine. Non sarà inutile il notare che la famiglia Mameli dei Mannelli, di chiara nobiltà Cagliaritana, ma non di larghe fortune, fu tra quelle che all'arrivo di Vittorio Emanuele I in Sardegna posero a disposizione della Corte, fuggiasca da To- rino, gli averi e la vita.
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