Il Testo Dell'inno Di Mameli
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Il vero titolo dell’Inno di Mameli, conosciuto anche come l’Inno d’Italia, è in realtà Canto degl’Italiani. Questo testo musicato è l’inno nazionale d’Italia dall’ottobre 1946. L’Inno d’Italia però è stato scritto nel 1847, un secolo prima, dallo studente e patriota genoveseGoffredo Mameli e musicato nello stesso anno a Torino da Michele Navarro, genovese anche lui. Il Canto degl’Italiani è stato composto a Genova in occasione dei moti popolari, in un clima di fervore patriottico. Scopriamo insieme l’Inno di Mameli, il testo e il significato dell’Inno d’Italia. L’Inno di Mameli è caratterizzato da un linguaggio arcaico ed è ricco di richiami al nostro passato, dall’Impero Romano ai Vespri Siciliani. Queste sei strofe di otto senari piani e sdruccioli hanno un ritmo davvero incalzante. Vi troviamo un ritornello di due settenari rimati e un senario tronco che rima con l’ultimo verso di ciascuna strofa. L’impeto magniloquente del testo va ricondotto all’intenso fervore patriottico del tempo e all’entusiasmo del giovane ventenne, animato da spirito rivoluzionario di libertà dall’oppressore straniero. Il testo dell’Inno di Mameli Fratelli d’Italia L’Italia s’è desta, Dell’elmo di Scipio S’è cinta la testa. Dov’è la Vittoria? Le porga la chioma, Ché schiava di Roma Iddio la creò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò. Noi siamo da secoli Calpesti, derisi, Perché non siam popolo, Perché siam divisi. Raccolgaci un’unica Bandiera, una speme: Di fonderci insieme Già l’ora suonò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò. Uniamoci, amiamoci, l’Unione, e l’amore Rivelano ai Popoli Le vie del Signore; Giuriamo far libero Il suolo natìo: Uniti per Dio Chi vincer ci può? Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò. Dall’Alpi a Sicilia Dovunque è Legnano, Ogn’uom di Ferruccio Ha il core, ha la mano, I bimbi d’Italia Si chiaman Balilla, Il suon d’ogni squilla I Vespri suonò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò. Son giunchi che piegano Le spade vendute: Già l’Aquila d’Austria Le penne ha perdute. Il sangue d’Italia, Il sangue Polacco, Bevé, col cosacco, Ma il cor le bruciò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L’Italia chiamò. Parafrasi dell’Inno d’Italia Fratelli italiani, compatrioti, l’Italia si è svegliata; si è posta sul capo l’elmo di Scipione l’Africano. Dov’è la Vittoria? Ceda all’Italia la sua chioma (i Romani usavano tagliare i capelli agli schiavi), giacché Dio l’ha fatta schiava di Roma. Teniamoci stretti e vicini (la coorte era la decima parte della legione romana), siamo pronti a morire, l’Italia ci ha chiamati. Da secoli noi veniamo calpestati e derisi, perché non siamo uniti in un solo popolo, perché siamo divisi. Ci raccolga un’unica bandiera, una sola speranza: è giunto il tempo che ci fondiamo in un’unità. Teniamoci stretti e vicini (la coorte era la decima parte della legione romana), siamo pronti a morire, l’Italia ci ha chiamati. Uniamoci, amiamoci; l’unione e l’amore rivelano ai popoli le strade del Signore. Giuriamo di liberare la terra in cui siamo nati: uniti, grazie a Dio, chi potrà sconfiggerci? Teniamoci stretti e vicini (la coorte era la decima parte della legione romana), siamo pronti a morire, l’Italia ci ha chiamati. Dalle Alpi alla Sicilia, su tutto il territorio da nord a sud, ogni luogo è Legnano (dove nel 1176 i comuni lombardi sconfissero Federico I Barbarossa); ognuno di noi ha il coraggio e il valore di Francesco Ferrucci (un eroico difensore della Repubblica di Firenze); i bambini italiani si chiamano Balilla (soprannome di Giovan Battista Perasso, il giovane che a Genova diede l’inizio alla sollevazione contro gli Austriaci); tutte le campane suonarono i Vespri (1282, i Vespri Siciliani, il movimento popolare che scoppiò a Palermo contro il dominio francese). Teniamoci stretti e vicini (la coorte era la decima parte della legione romana), siamo pronti a morire, l’Italia ci ha chiamati. Le spade dei mercenari diventano fragili come giunchi che si piegano; già l’Aquila (simbolo araldico dell’Austria imperiale) ha perso le sue penne, è indebolita. Ha bevuto, con i suoi alleati cosacchi, il sangue italiano (guerre di successione tra il 1700 e il 1748) e quello polacco (si riferisce allo smembramento della Polonia tra il 1772 e il 1795), ma le hanno bruciato il cuore, la situazione le si è rivoltata contro. Teniamoci stretti e vicini (la coorte era la decima parte della legione romana), siamo pronti a morire, l’Italia ci ha chiamati. Inno di Mameli, significato L’Inno di Mameli ripercorre alcuni degli episodi salienti della storia del nostro paese. Grande attenzione viene posta sul passato dell’Impero Romano, esempio di onore e grandezza. Tanti i richiami metaforici alle gesta eroiche e valorose degli antichi romani, e anche il linguaggio richiama alla guerra, all’esercito, alle unità di combattimento tipiche delle legioni romane. Il tema principale è il forte desiderio di ribellarsi all’oppressore straniero e raccogliersi sotto un’unica bandiera, creare uno stato unico: nel 1848 l’Italia era ancora divisa in sette Stati (Regno delle due Sicilie, Stato Pontificio, Regno di Sardegna, Granducato di Toscana, Regno Lombardo-Veneto, Ducato di Parma, Ducato di Modena). E ancora tanti i riferimenti alle lotte e le battaglie per la libertà: la battaglia di Legnano, del 1176, durante la quale la Lega Lombarda, al comando di Alberto da Giussano, sconfisse l’imperatore Federico I di Svevia, il Barbarossa; l’eroica difesa della Repubblica di Firenze che tra il 12 ottobre del 1529 e il 12 agosto del 1530 venne assediata dall’esercito imperiale di Carlo V d’Asburgo; la rivolta popolare di Genova contro la coalizione austro-piemontese guidata nel 1746 dal leggendario Giambattista Perasso, detto Balilla; l’insurrezione della Sicilia contro il dominio angioino in quelli che furono i Vespri Siciliani. Goffredo Mameli era repubblicano, mazziniano, giacobino, e sostenitore del motto nato dalla Rivoluzione francese Liberté, Égalité, Fraternité. Forte l’ispirazione, nella composizione del testo, all’inno nazionale francese, La Marsigliese: ad esempio, «Stringiamci a coorte» richiama il verso della Marsigliese, «Formez vos bataillon» ("Formate i vostri battaglioni"). L’Inno di Mameli è ufficiale? Gli inni patriottici come l’Inno di Mameli ebbero un ruolo fondamentale nella propaganda degli ideali del Risorgimento, per incitare la popolazione all’insurrezione. L’Inno di Mameli fu ampiamente diffuso nei moti del 1848 e anche durante la spedizione dei Mille nel 1860, ma dopo l’unità d’Italia nel 1861 come inno nazionale fu scelta la Marcia Reale (1831): il Canto degli Italiani era caratterizzato da una decisa impronta repubblicana e giacobina e non si combinava con l’epilogo del Risorgimento, di matrice monarchica. L’Inno di Mameli divenne l’Inno d’Italia soltanto nel 1946 su proposta del ministro della Guerra Cipriano Facchinetti, che lo suggerì come inno provvisorio. Ebbene, sembra che l’inno sia rimasto provvisorio fino ai giorni nostri. Sono recentissimi infatti gli eventi che lo vedono di nuovo protagonista: il 29 giugno 2016 è stata presentata alla Commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati una proposta di legge per rendere il Canto degli Italiani inno ufficiale della Repubblica Italiana. La proposta è stata approvata il 25 ottobre 2017, e il 27 ottobre, il disegno di legge è passato all’omologa commissione del Senato della Repubblica. Il 15 novembre 2017 il disegno di legge che riconosce il Canto degli Italiani di Goffredo Mameli e di Michele Novaro quale inno nazionale della Repubblica Italiana è stato approvato in via definita dalla Commissione Affari costituzionali del Senato. L’iter si è concluso definitivamente il 15 dicembre 2017. Per approfondire l’argomento potete leggere L’ Italia s’è desta. La vera storia dell’inno di Mameli e del tricolore, AA.VV., Cairo Publishing. Inno d’Italia: due curiosità In origine, nella prima versione dell’inno, era presente un’ulteriore strofa interamente dedicata alle donne italiane: "Tessete o fanciulle / bandiere e coccarde / fan l’alme gagliarde / l’invito d’amor". Venne eliminata dallo stesso Mameli. Nella versione originaria dell’inno, il primo verso della prima strofa recitava «Evviva l’Italia», ma Michele Novaro lo modificò in «Fratelli d’Italia». Inno di Mameli, testo e significato Veniamo ora al significato del testo dell'Inno di Mameli. Per la spiegazione ci siamo fatti aiutare dal sito del Quirinale, sede del presidente della Repubblica che attualmente è Sergio Mattarella. “Fratelli d'Italia L'Italia s'è desta, Dell'elmo di Scipio S'è cinta la testa” Dov'è la Vittoria? Le porga la chioma, Ché schiava di Roma Iddio la creò” --> “L'elmo di Scipio” Di cultura classica, Mameli ricorda Scipione l'Africano, il generale romano che nel 202 avanti Cristo sconfisse a Zama (l'attuale Algeria) il cartaginese Annibale. --> “Le porga la chioma” La Vittoria sarà di Roma, cioè dell'Italia. Nell'antica Roma, alle schiave venivano tagliati i capelli, e così la Vittoria ("schiava") dovrà porgere la sua chioma perché sia tagliata. (RITORNELLO) “Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò” --> “Coorte” Si tratta di un richiamo alle armi, all'essere pronti a morire per un ideale (come Mameli, del resto): la coorte, infatti, era la decima parte della legione romana. “Noi siamo da secoli Calpesti, derisi, Perché non siam popolo, Perché siam divisi. Raccolgaci un'unica Bandiera, una speme: Di fonderci insieme Già l'ora suonò” (RIT) --> “Raccolgaci” Nella lingua di Mameli, ottocentesca, significa “ci tenga uniti”. --> “Bandiera, una speme” Un'unica bandiera, una speranza per l'Italia, all'epoca ancora divisa in sette Stati.