Paesaggi Marginali E Dinamiche Insediative Dominanti Nell'area
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Paesaggi marginali e dinamiche insediative dominanti nell’area jonico-salentina in età storica Christian Napolitano, Giovanni Stranieri To cite this version: Christian Napolitano, Giovanni Stranieri. Paesaggi marginali e dinamiche insediative dominanti nell’area jonico-salentina in età storica. Archeologia medievale : cultura materiale, insediamenti, ter- ritorio, Firenze : CLUSF, 2010, pp.455-465. halshs-00967755 HAL Id: halshs-00967755 https://halshs.archives-ouvertes.fr/halshs-00967755 Submitted on 17 Jul 2018 HAL is a multi-disciplinary open access L’archive ouverte pluridisciplinaire HAL, est archive for the deposit and dissemination of sci- destinée au dépôt et à la diffusion de documents entific research documents, whether they are pub- scientifiques de niveau recherche, publiés ou non, lished or not. The documents may come from émanant des établissements d’enseignement et de teaching and research institutions in France or recherche français ou étrangers, des laboratoires abroad, or from public or private research centers. publics ou privés. Archeologia Medievale XXXVII, 2010, pp. 455-465 Christian Napolitano*, Giovanni Stranieri** Paesaggi marginali e dinamiche insediative dominanti nell’area jonico-salentina in età storica 1. INTRODUZIONE logiche distributive difficilmente comprensibili se indagate sulla base della sola carta archeologica (figg. 2-3). L’indagine che costituisce l’oggetto del presente con- In effetti, l’analisi multivariata dei fattori suscettibili di tributo è parte integrante di un progetto di storia del aver orientato la scelta dei luoghi da insediare ha messo territorio salentino che ha l’obiettivo di sottoporre ad in luce il ruolo decisivo della variabile geomorfologica una lettura diacronica i paesaggi e i sistemi agrari che li manifestando il forte rapporto esistente fra il tessuto strutturano1 (fig. 1). insediativo e la costituzione geolitologica6. Infatti, come Una delle direttrici principali di tale progetto affronta la appare evidente osservando la fig. 4, l’attuale tessuto scomposizione delle diverse componenti del paesaggio at- poleografico in questo settore sembra indicare una chiara traverso analisi multiscalari2, con l’obiettivo di individuare predilezione verso una determinata unità ambientale. gli elementi “invariabili” dell’ambiente ritenuti capaci di D’altra parte, l’individuazione di questa costante nelle condizionare le attività di cooptazione dell’ambiente stesso scelte locazionali ha suggerito l’esistenza di unità ambien- e di costruzione dei paesaggi agrari da parte dell’uomo3. tali repulsive verso le principali forme di insediamento Fra questi elementi, la valutazione del potenziale dei stanziale, invitando a mettere al centro dell’indagine an- suoli (economic land evaluation)4 consente di scomporre che quelle aree tradizionalmente trascurate dalla ricerca il paesaggio in “unità ambientali” (land systems), ovve- archeologica perché caratterizzate da una scarsa presenza ro aree aventi caratteristiche simili per geomorfologia, di insediamenti umani e che in questa sede si propone di idrogeologia, suolo e vegetazione, basandosi sull’analisi definire, in quanto tali, “marginali”. Con tale definizione congiunta delle variabili (uso del suolo, dati archeologici, non si vuole, quindi, fare riferimento a “paesaggi di con- pedologia, geolitologia, idrogeologia ecc.) utili a definire la fine”, in un’ottica amministrativa, ma a quelle unità del predisposizione delle diverse unità ambientali individuate paesaggio che, sulla base delle loro caratteristiche fisiche allo sfruttamento da parte dell’uomo5. e geografiche (bassa fertilità, inaccessibilità, distanza dai In questa sede, si intende proporre e giustificare una principali insediamenti ecc.) e della carta archeologica, possibile lettura del rapporto esistente fra la distribuzione non sembrano aver favorito la nascita di insediamenti degli insediamenti umani aggregati e dispersi noti in età stabili nel periodo preso in considerazione7. storica (e più particolarmente a partire dalla fine dell’età È evidente come tali spazi siano stati generalmente arcaica) e le diverse unità ambientali individuate all’interno considerati privi – o troppo poveri – di informazioni di un’area campione (86 km²) posta fra i territori comunali archeologiche e, pertanto, ignorati da un’archeologia di Sava e di Manduria, a Est di Taranto. Stante la generale prevalentemente indirizzata allo studio degli insediamenti. uniformità morfologica e la vocazione eminentemente Nell’ottica di questo progetto, corroborata dalle esperienze agro-pastorale – quantomeno fino ai cambiamenti so- condotte sul campo, si ritiene, al contrario, che l’elabo- cioeconomici avvenuti nel corso degli ultimi decenni – di razione di specifici strumenti di lettura impiegati a livello questo comprensorio, sarebbe lecito prevedere una distri- microscalare consenta di estrarre proprio dai “paesaggi buzione più o meno uniforme degli insediamenti. Tuttavia, marginali” – privi (o quasi) di indizi di insediamento – dati l’osservazione della rete degli stanziamenti umani manifesta archeologici capaci di arricchire il quadro ricostruttivo dell’identità di un territorio, contribuendo allo sviluppo di inediti modelli “cognitivi” del paesaggio antico e contem- poraneo. In tal modo, il paesaggio non insediato – sulla * Scuola di Specializzazione in Archeologia Classica, Università lunga durata o in un determinato periodo – diventa un del Salento. oggetto di studio archeologico in sé, a partire dal momento ** Centre interuniversitaire d’histoire et archéologie médiévales, Université Lumière Lyon 2. in cui esso restituisce dati utili alla ricostruzione storica. 1 Cfr. Guilaine 1991 per gli approcci metodologici e le tecniche di indagine elaborati nel solco della tradizione dell’archeologia agraria. 2 Sulle valenze storiche dello studio dei paesaggi, cfr. i lavori pio- neristici di Sereni 1962 e Caldo 1987; cfr. anche, sull’archeologia 6 In realtà, una stretta relazione tra l’attuale presenza umana dei paesaggi, le sintesi di Aston 1985; Cambi, Terrenato 1994; aggregata e le caratteristiche geologiche del territorio salentino era Chouquer 2000. stata individuata per la prima volta da Carmelo Colamonico già agli 3 Monti 2006. inizi del Novecento (Cfr. Colamonico 1916). Essa è stata, in seguito, 4 Così come definito dalla Food and Agricultural Organization ripresa da Domenico Novembre (cfr. Novembre 1971) e, di recente, (FAO): cfr. FAO 1976. corroborata statisticamente tramite ricerche di carattere geografico 5 Sull’argomento cfr. Van Joolen 2003; Attema et al. 2007; (Cfr. Mørch 1987; Mørch 1993). Verhagen 2002. 7 Van Leusen 2002. 455 NOTE E DISCUSSIONI fig. 1 – Localizzazione geografica dell’area d’indagine. fig. 2 – Distribuzione degli insediamenti aggregati attuali nell’area d’indagine. 2. BREVE STORIA DELLE RICERCHE soprattutto sull’osservazione diretta del paesaggio e non avendo la pretesa di essere il riflesso di una bibliografia Il settore considerato non è mai stato investito da topografica esaustiva, è apparsa adeguata allo scopo sistematici ed estesi programmi di ricerca. Pertanto, di delineare le dinamiche insediative dominanti in un la maggior parte dei dati sui quali è stata impostata la comprensorio relativamente vasto8. problematica di questa indagine proviene dall’inces- Per l’età preistorica, sono state condotte alcune im- sante attività di tutela della Soprintendenza per i Beni portanti ma circoscritte indagini, volte alla definizione Archeologici della Puglia, da circoscritti interventi di ricerca e dalle occasionali segnalazioni prodotte nel corso 8 Occorre anche sottolineare che quasi tutte le indagini archeologi- degli anni dai cultori di storia locale. Nonostante l’ete- che effettuate in passato hanno privilegiato la definizione archeologica rogeneità quali-quantitativa delle informazioni, la carta dei siti e lo studio della cultura materiale, trascurando il rapporto archeologica prodotta e utilizzata, pur essendo basata dialettico uomo-ambiente (cfr. Corrado, Ingravallo 1988). 456 NOTE E DISCUSSIONI tipologico-funzionale di singoli insediamenti ed all’analisi differenti16: i Calcari di Altamura (Cretaceo), le Calcareniti delle culture materiali9. Per la fase messapica e ellenistico- di Gravina (Pleistocene medio-Pleistocene inferiore) e le romana, diversi interventi dell’autorità di tutela sono stati Argille Subappennine (Pleistocene inferiore)17 (fig. 5). puntualmente editi (nonché raccolti in diversi contributi di Dal punto di vista pedologico, sui Calcari di Altamura sintesi), mentre i progetti di ricerca a carattere territoriale sono spesso presenti i terreni rocciosi a substrato affio- non hanno ancora raggiunto l’area in questione10. Per rante, caratteristica questa che rende poco redditizio lo quanto attiene il Medioevo, sono soprattutto gli edifici sfruttamento agricolo di queste aree, destinate perciò pre- di culto altomedievali ad aver catalizzato le ricerche più valentemente alla coltura dell’olivo18. Noti come terre ros- approfondite ed esaustive11. Per tutte le epoche, poi, sono se, tali terreni sono generalmente di spessore assai limitato. disponibili numerosi dati editi da ricercatori e appassio- Al contrario, i suoli delle Argille Subappennine (di colore nati, generalmente molto attenti alla localizzazione e alla bruno scuro o nero) si presentano molto spessi, tendenti descrizione dei dati rilevati12. ad una forte idromorfia di superficie, attualmente ridotta A partire dal 1991, il Prof. Paul Arthur dirige presso grazie ad opere di bonifica d’età moderna e contempora-