Tesi Di Diploma Di Mediatore Linguistico

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Tesi Di Diploma Di Mediatore Linguistico SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003) Via P. S. Mancini, 2 – 00196 – Roma TESI DI DIPLOMA DI MEDIATORE LINGUISTICO (Curriculum Interprete e Traduttore) Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle LAUREE UNIVERSITARIE IN SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA La figura di Otello tra classicità e modernità RELATORI CORRELATORI Prof.ssa Adriana Bisirri Prof. Paul Farrell Prof. Kasra Samii Prof.ssa Claudia Piemonte CANDIDATA: FEDERICA PRINCIGALLI 1 ANNO ACCADEMICO 2016/2017 “Io volerò, io volerò via, come un gabbiano pure se il petrolio mi pesa sul dorso smorzando la scia, io volerò via.” (Petrolio, Vittorio Andrei AKA Cranio Randagio) 2 3 Indice SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI 1 EQUIPOLLENTE AI DIPLOMI DI LAUREA RILASCIATI DALLE UNIVERSITÀ AL TERMINE DEI CORSI AFFERENTI ALLA CLASSE DELLE 1 CANDIDATA: 1 ANNO ACCADEMICO 20___/20___ 2 INTRODUZIONE 6 CAPITOLO I – I GRECI E L’IRRAZIONALE 7 CAPITOLO 1.1 - ATE 9 CAPITOLO 1.2 – LA CIVILTÀ DELLA VERGOGNA. 12 CAPITOLO II – OTELLO 14 CAPITOLO 2.1 - TRAMA 14 CAPITOLO 2.2 – ANALISI 15 CAPITOLO 2.3 – IAGO E OTELLO 18 CAPITOLO 3 – IL FEMMINICIDIO. 22 CAPITOLO 3.1 - LA MORTE E IL DISTACCO FORZATO. 25 CAPITOLO 4 – ORSON WELLES, BIOGRAFIA E OPERE. 27 CAPITOLO 4.3 – OTELLO: ANALISI E PERSONAGGI 40 CAPITOLO 5 – PIER PAOLO PASOLINI, BIOGRAFIA E OPERE 48 CAPITOLO 5.1 - CAPRICCIO ALL’ITALIANA 51 CAPITOLO 5.2 – CHE COSA SONO LE NUVOLE? 51 CAPITOLO 5.3 – L’INCONTRO TRA TOTÒ, NINETTO E PASOLINI. 53 CAPITOLO 6 – IL PERSONAGGIO DEL DRAMMA: L’OTELLO SECONDO WELLES E PASOLINI 55 CONCLUSIONE 61 INTRODUCTION 63 CHAPTER 1 – THE GREEKS AND THE IRRATIONAL 65 CHAPTER 1.1 – ATE 66 CHAPTER 1.2 - SHAME CULTURE 67 CHAPTER 2 – OTHELLO 68 CHAPTER 2.1 – PLOT 68 CHAPTER 2.2 – ANALYSIS 69 CHAPTER 2.3 – IAGO AND OTHELLO 71 CHAPTER 3 - FEMINICIDE 73 4 CHAPTER 3.1 – DEATH AND FORCED SEPARATION 74 CHAPTER 4 – ORSON WELLES, BIOGRAPHY AND WORKS 75 CHAPTER 5 – PIER PAOLO PASOLINI 80 CHAPTER 5.1 – CAPRICCIO ALL’ITALIANA 81 CHAPTER 5.2 – CHE COSA SONO LE NUVOLE? 81 CHAPTER 5.3 – THE ENCOUNTER BETWEEN TOTÒ, NINETTO AND PASOLINI 83 CHAPTER 6 – THE PROTAGONIST OF THE DRAMA: OTHELLO ACCORDING TO WELLES AND PASOLINI 84 CONCLUSION 86 EINFÜHRUNG 88 KAPITEL 1 - DIE GRIECHEN UND DAS IRRATIONALE 89 KAPITEL 1.1 - ATE 90 KAPITEL 1.2 - SCHAMKULTUR 91 KAPITEL 2 - OTHELLO 93 KAPITEL 2.1 - INHALT 93 KAPITEL 2.2 - ANALYSE 94 KAPITEL 2.3 - IAGO UND OTHELLO 96 KAPITEL 3 - FEMINIZID 97 KAPITEL 3.1 - TOD UND ZWANGSABSCHEIDUNG 98 KAPITEL 4 - ORSON WELLES, BIOGRAPHIE UND WERKE 100 KAPITEL 5 - PIER PAOLO PASOLINI 105 KAPITEL 5.1 - CAPRICCIO ALL'ITALIANA 106 KAPITEL 5.2 - CHE COSA SONO LE NUVOLE? 107 KAPITEL 6 - DER PROTAGONIST DES DRAMA: OTHELLO NACH WELLEN UND PASOLINI 108 SCHLUSSFOLGERUNG ERROR! BOOKMARK NOT DEFINED. 5 Introduzione In qualsiasi rappresentazione, teatrale o filmica, Otello viene descritto come un uomo tutto d’un pezzo, un generale valoroso innamorato della sua Desdemona. Amore e onore, dunque: questi due elementi sono per Otello strettamente collegati per vari motivi. Innanzitutto, perché lui, Moro, straniero in terra straniera, ha dovuto combattere la sua piccola guerra personale contro i pregiudizi della società per poter avere Desdemona, di cui è sinceramente innamorato, e in secondo luogo, perché è vivo in lui uno spirito militare che non può sopportare di essere sopraffatto, ingannato o raggirato. Il suo linguaggio all’interno della tragedia, non è quello di uno straniero, ma di un nobile, che utilizza termini aulici e armoniosi. Ma dietro le armi e i bei discorsi c’è un uomo fatto anche di sentimenti e passioni e il problema sorge quando la più intima emozione riesce a prendere il controllo anche del soldato più coraggioso e Otello non può accettare di essere tradito come un qualsiasi marito. Giustizia e vendetta, dunque, per riconquistare l'onore perduto. È proprio a questo punto del dramma che Otello agisce come un qualsiasi eroe omerico, pronto a tutto pur di riconquistare l’onore perso non in battaglia, ma in amore. Non è l’unico tratto in comune che la tragedia di Otello ha con i poemi omerici: mentre Otello sembra vivere nella società della vergogna, Iago ha tutte le caratteristiche dell’antica Ate, la figura mitologica che faceva compiere alle persone terribili atti, di cui le persone si rendevano conto solo quando la catastrofe era ormai manifesta. Iago, accecando Otello di gelosia, provoca la morte dell’innocente Desdemona da parte del cieco Otello. 6 Ecco a questo punto che la tragedia del 1603 diventa un fatto di cronaca nera quotidiana sui nostri giornali: l’ennesima donna uccisa dall’uomo che diceva di amarla. Il regista che più di tutti è riuscito a tradurre in immagine filmica la scena dell’uccisione di Desdemona è Orson Welles, donando alla scena una tragicità e una consapevolezza da parte di Desdemona mai visti prima. A differenza del regista americano, Pier Paolo Pasolini, ci presenta una lettura più comica dell’opera di Shakespeare, arrivando a salvare la dolce Desdemona. Il regista italiano, infatti, deciderà di concludere la tragedia con la morte di Otello e Iago, interpretati da Ninetto Davoli e Totò, che guardando il cielo estasiati, si accorgeranno della straziante, meravigliosa bellezza del creato. Sarebbe però errato affermare che il personaggio di Otello è legato solo al mondo della tragedia e della classicità, in quanto viene spesso strumentalizzato dagli intellettuali e dagli artisti moderni per essere portatore di messaggi ormai tipici della nostra realtà quotidiana. 1. I Greci e l’irrazionale Siamo abituati a pensare i Greci come maestri della razionalità̀, del logos. Ecco cosa scriveva dei Greci Wilhelm von Humboldt nel 1799 :”Per noi la loro conoscenza non risulta solo piacevole, utile o necessaria: in essi soltanto troviamo l’ideale di ciò che noi potremmo essere e realizzare. Mentre qualsiasi altra parte della storia ci arricchisce di umana saggezza o esperienza, dalla frequentazione dei Greci noi traiamo qualcosa di più che terreno, o meglio, qualcosa di vicino al divino.” La sostanza è sempre la stessa: i Greci sono degli dèi. Questa affermazione ne presuppone immediatamente un’altra, 7 ossia che i Greci non sono come gli altri, sono infinitamente superiori agli altri popoli e se i Greci sono dèi allora non possono essere paragonati agli altri popoli perché il divino, per definizione, non ammette il confronto. La Grecia non è forse la culla della cultura e della filosofia, patria di grandi pensatori, medici, e scienziati? Allora come si può considerare il punto di vista di Eric Dodds che nella sua più importante opera, I greci e l’irrazionale, analizza questa civiltà adottando le stesse categorie che gli etnologi adoperano per le società primitive? A primo impatto saremmo portati a rispondere che si tratta di una singola opera poco convenzionale. Ma guardando la questione più da vicino si noterà che non è così inconsueta e che anzi sarebbe opportuno rovesciare la domanda: “perché ritenere i Greci antichi immuni da forme di pensiero primitive, se non è immune alcuna società che cade sotto la nostra diretta osservazione?” Ma cosa intende Dodds per irrazionale? Nel suo testo non fornisce una definizione chiara e definitiva del termine di per sé molto ambiguo, né sembra che il regius professor di greco a Oxford si sforzi a delimitare e a misurare i confini della propria idea di irrazionale. Ciononostante, sfogliando il testo, è possibile farsi almeno un’idea approssimativa di quello che è l’irrazionalità per Dodds: irrazionali sono la pazzia connotata positivamente, fonte da cui trarre ispirazione e vista come un dono divino, l’influenza del mondo onirico nella vita cosciente, la disgrazia o il male interpretati come conseguenti a una colpa commessa dall’uomo, lo sciamanesimo e la dottrina dell’anima. Un comportamento irrazionale, secondo Dodds, è un comportamento diverso da quello che una mente razionale terrebbe in analoghe circostanze. Egli definisce irrazionale tutti quegli aspetti che l’uomo moderno considererebbe tali; gli stessi che costui, visto che si sente legittimo discendente dei greci, preferirebbe mettere in ombra anche nell’antica culla della cultura. Dodds copre, con la sua analisi, un vastissimo arco di tempo che va dall’VIII al II sec. d.C. e la trattazione prende avvio con un tema caro alla tradizione omerica: la questione dell’ate. 8 1.1 ATE Il vocabolo femminile Ate (ἄτη) significa «sciagura, pena, disgrazia, rovina, punizione». Nei poemi omerici, l’annebbiarsi o lo smarrirsi temporaneo della coscienza normale viene attribuito a fattori esterni che offuscavano la mente dell’essere umano. Nella mitologia greca, Ate «che tutti acceca»2, rappresenta l’errore, una sorta di accecamento che annebbia la mente rendendo inconsapevoli delle terribili conseguenze del proprio comportamento e quindi, più in generale, della sventura che la propria condotta provoca sugli altri e su se stessi. Così dice pubblicamente Agamennone nel diciannovesimo libro dell’Iliade: “Io dunque al Pelide mi rivolgerò: ma voi altri comprendetemi, o Argivi, capite bene la parola ciascuno. Spesso questo discorso mi facevan gli Argivi E mi biasimavano; pure non io son colpevole Ma Zeus e la Moira e l’Erinni che nella nebbia cammina; essi nell’assemblea gettarono contro di me stolto errore quel giorno che tolsi il suo dono ad Achille. 2 OMERO, Iliade, XIX, 91. 9 Ma che potevo fare? I numi tutti compiscono. 3” Il brano suggerisce che l’accecamento associabile ad Ate e da essa provocato è un fenomeno complesso. Da un lato Agamennone sembrerebbe imputare la causa dei suoi gesti ad operatori esterni – Ate, Zeus, il Destino, le Erinni – l’inizio della contesa con Achille, ossia la tentazione di rifarsi della perdita della propria concubina sottraendo al suo migliore guerriero la schiava Briseide, provocando l’ira funesta che compare nel primo verso del poema.
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