Lo Sport E Il Movimento Operaio E Socialista
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View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk brought to you by CORE provided by Archivio Ricerca Ca'Foscari Istituto per la Storia del Movimento Operaio e Socialista «P. Marani» Lo sport e il movimento operaio e socialista a cura di Marco Fincardi L’ALmAnAcco, n. 59 - giugno 2012 Direttore Nando Odescalchi [email protected] Condirettore Giorgio Boccolari [email protected] Comitato di direzione Nando Bacchi, Antonio Canovi, Maurizio Casini, Giuseppe Catellani, Corrado Corghi, Flavia De Lucis, Carlo De Maria, Mirco Dondi, Alberto Ferraboschi, Marco Fincardi, Alain Goussot, Giuseppe Innocenti, Marzia Maccaferri, Fabrizio Montanari, Massimiliano Panarari, Dino Terenziani, Adolfo Zavaroni Segreteria Rosanna Gandolfi Editore La Nuova Tipolito snc - Felina (RE) Stampa La Nuova Tipolito snc Via Ganapini, 19 - Felina (RE) - Tel. 0522.717428 La rivista esce in fascicoli semestrali. Prezzo: euro 10,00. Abbonamenti annui (Italia e estero): euro 20,00. I manoscritti e/o dattiloscritti, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. Sito internet: www.almanaccoreggiano.it Periodico dell’Istituto per la Storia del movimento operaio e Socialista «P. marani» (ISMOS) Sede: Via Roma, 44 - 42042 Fabbrico (RE) Autorizzazione n. 593 del Tribunale di Reggio E. del 12.4.1985 L’almanacco rassegnA dI studI storicI E dI ricerchE Sulla Società contemPoranea a. XXXI, n. 59 Giugno 2012 Lo sport e il movimento operaio e socialista M. Fincardi, Il movimento dopo il lavoro ………………………………… 5 F. Fabrizio, con il popolo, per il popolo: materiali per una storia dell’associazionismo escursionistico (1880-1916) ……………………… 15 F. Fernandes, Alpinismo ed escursionismo popolare ……………………… 37 E. Baroncini, Pedalanti eserciti”. La bicicletta nella “settimana rossa” romagnola ……………………………105 S. Giuntini, “La patria” socialista: una società ginnastica carpigiana dall’ottocento al fascismo ……………………………………………………119 F. Quaccia, «Per lo svago degli operai». Lavoratori alpinisti dalle pagine dell’«alleanza cooperativa». Torino 1916-1925 ……………137 L. Goretti, “Sacrifici, sacrifici, e ancora sacrifici”. sport, ideologia e virilità sulla stampa comunista (1945-1956) …………161 M. Fincardi, ciclisti della camera del Lavoro nel 1° maggio reggiano (1902-1922) …………………………………… 189 5 L’almAnAcco, n. 59 2012 Il movimento dopo il lavoro marco Fincardi n Italia, la stagione degli studi storici sulla diffusione nazionale degli sport è iniziata tardivamente e timidamente negli anni settanta. Già negli anni ot- tanta,I però, le ricerche si sono moltiplicate, e in particolare gli studi di Feli- ce Fabrizio, Stefano Pivato, Gaetano Bonetta, Sergio Giuntini e di una rivista specializzata come «Lancillotto e Nausica» hanno reso di ampia circolazione le conoscenze su questo tema complesso1. Gli storici che hanno contribuito a questo fascicolo dell’Almanacco approfondiscono ricerche e analisi riguardo a un fenomeno su cui la discussione è già matura. Ovviamente si tratta oggi di analizzare modalità ed effetti della diffusione dello sport popolare nell’Italia liberale; non di congetturare, nel 2012, se per l’organizzazione giovanile del PSI, un secolo prima, fosse stato o meno opportuno accettare o combattere tale diffusione. Al di là dei significativi approfondimenti tematici portati dalle ricerche qui raccolte, in questo numero de «L’Almanacco» pare ora possibile – rispetto ai primi studi sull’associazionismo sportivo avviati trentacinque anni fa da Felice Fabrizio – individuare e distinguere precise tendenze integrative o oppositive2 all’interno di questo settore della sociabilità popolare. 1 Cfr.: S. Jacomuzzi, gli sport, in Storia d’Italia: i documenti, a cura di R. Romano e C. Vivanti, Torino, Einaudi, 1973; F. Fabrizio, Storia dello sport in Italia. dalle società ginnastiche all’associazionismo di massa, Firenze-Rimini, Guaraldi, 1977; movimento operaio e questione sportiva in Italia (1860-1922), «Lancillotto e Nausica», n. 3, 1983; G. Bonetta, corpo e nazione. L’educazione ginnastica, igienica e sessuale nell’Italia liberale, Milano, Angeli, 1990; S. Giuntini, Sport, scuola e caserma dal Risorgimento al primo conflitto mondiale, Padova, Centro Grafico Editoriale, 1988; S. Pivato, Le pigrizie dello storico: lo sport fra ideologia, storia e rimozioni, «Italia contemporanea», n.174, 1989; Idem, La bicicletta e il sol dell’avvenire. Sport e tempo libero nel socialismo della Belle Époque, Firenze, Ponte alle Grazie, 1992. Per una ricostruzione di questo filone di studi: D.F.A. Elia, Lo sport in Italia. dal loisir alla pratica, Roma, Carocci, 2009, pp. 39-50. 2 Su tale distinzione: M. Malatesta, Il concetto di sociabilità nella storia politica italiana 5 MARCO FINCARDI Nell’Europa del 1903 è l’avvio del Tour de France a portare all’apoteosi il suc- cesso degli sport nel loro rapporto con l’informazione stampata. Nel 1909 si av- via il Giro d’Italia, e anche al di qua delle Alpi giunge all’estremo la passione di massa per la gara-spettacolo ciclistica. Nei caffè come nei circoli di ritrovo non si può fare altro che commentare cosa fanno i campioni. Fino ad allora, nell’am- biente intellettuale italiano del XIX secolo, l’affermarsi degli sport è stato a lun- go contrastato dai cultori della ginnastica, che non ammettevano l’esibizione, né l’eccesso di sforzi, predicando semmai il movimento fisico come ricerca di ritmi armonici, a fine secolo sempre più su modelli svedesi, anziché tedeschi3. Bastano pochi anni e a parlare di sport non sono solo i giornali degli industriali che formano l’opinione pubblica borghese. Nel lustro che precede l’ingresso dell’Italia nella prima guerra mondiale, anche l’«Avanti!» fornisce regolarmen- te notizie sportive, pur con uno spazio modesto e spogliate da forti enfasi che diano un senso esagerato a gare in corso. Decisamente scarsa, se non del tutto assente, appare invece tale cronaca nei giornali socialisti di provincia, a co- minciare da un foglio culturalmente molto influente tra i socialisti emiliani e italiani, quale «La Giustizia» di Prampolini e Zibordi4. Fino all’ultimo decennio del XIX secolo, tra i socialisti dell’Europa continen- tale è prevalso il sospetto verso l’associazionismo ginnico-sportivo5. Solo in Inghilterra la classe operaia nell’ultimo trentennio del XIX secolo ha fatto del gioco del calcio e del tifo sui campi da gioco un proprio costume, al pari di quella gallese per il rugby; ma le sue organizzazioni sindacal-politiche man- tengono nel tempo una scarsa stima per queste passioni ad esse estranee, e – ad eccezione del sostegno ad alcuni circoli ciclistici dimostratisi ben politicizzati dell’ottocento, in «Dimensioni e problemi della ricerca storica», 1992, n. 1, pp. 67-71. 3 Cfr. G. Bonetta, corpo e nazione, cit.; P. Ferrara, L’Italia in palestra. Storia, documenti e immagini della ginnastica dal 1833 al 1973, Roma, La Meridiana, 1992; L. Bovo, F. Quaccia, Educazione fisica e sport tra ideali e simboli, Ivrea, Società accademica di storia ed arte canavesana, 1991; B. Pisa, crescere per la patria. I giovani Esploratori e le giovani Esploratrici di carlo colombo (1912-1927), Milano, Unicopli, 2000; A. Magnanini, Il corpo fra ginnastica e igiene, Roma, Aracne, 2005; corpo e comportamento tra età moderna e contemporanea, a cura di I. Botteri, in «Cheiron», XXIV (2007), n. 47. 4 A. Zambonelli, Politica e sport sulle pagine de «La giustizia» domenicale (1899-1925), in gli anni della giustizia. movimento operaio e società a Reggio Emilia (1886-1925), a cura di G. Boccolari e A. Zavaroni, Reggio Emilia, Biblioteca Panizzi, 1986, pp. 289- 294. 5 Cfr. L. Rossi, Sport e cultura operaia in Europa. 1900-1939, in «Italia contemporanea», n. 176, 1989; P. Dogliani, La «scuola delle reclute». L’Internazionale giovanile socialista dalla fine dell’ottocento alla prima guerra mondiale, Torino, Fondazione Einaudi, 1983, pp. 126-128; S. Cavazza, dimensione massa. Individui, folle, consumi 1830-1945, Bologna, Il Mulino, 2004 pp. 230-237. 6 7 IL movimento DOPO IL lavoro – non creano mai propri circuiti sportivi6. Dall’inizio del XX secolo lo sport diviene un continuo produttore di eventi che tramite la stampa eccitano le fol- le, facendo crescere artificialmente aspettative di determinati risultati, la cui fama valica subito frontiere e continenti. Che il tempo del progresso dell’uma- nità venga ormai dettato dai record pare un’insulsaggine ai rivoluzionari, che concepiscono invece il concreto superamento del passato solo nel cambiare gli ordinamenti sociali e politici.7 Dalla fine del XIX secolo, però, le reti associa- tive socialiste tedesche e austriache cominciano tiepidi avvii di propri circuiti in tale ambito, ispirati al classismo e al pacifismo, lentamente imitate da quelle belghe, svizzere, boeme, e solo nel 1907 dalla SFIO francese8. Diffidenti resta- no quelle scandinave e italiane. La promozione di attività nelle organizzazioni proletarie, nei paesi dove i socialisti non le ostacolano, ha lo scopo di tenere vivo tra la gioventù lavoratrice un antagonismo verso il costume sportivo della borghesia: non per sollecitare rivalità nel primeggiare in aperti confronti sul campo, ma piuttosto un marcare distinzioni culturali e distanze nella sociabilità. Si tratta comunque di circuiti associativi con dimensioni decisamente limitate, coesistenti con forti resistenze culturali e remore etiche di settori consistenti del movimento socialista – e in Italia talvolta anche del Partito repubblicano – ver- so l’impegno della gioventù nello sport, visto come una distrazione dalle lotte civili e dalla preparazione intellettuale attraverso lo studio e i dibattiti.