I dipinti di Sebastiano Conca nella chiesa di San Michele alla Ferrovia ad

Tra i numerosi artisti che con le loro opere contribuirono nel corso del XVIII secolo ad abbellire alcune delle più importanti chiese di Aversa, una citazione a parte merita Sebastiano Conca, che pur presente non certamente con il meglio della sua vasta produzione, emerge comunque per un consistente e qualificato numero di dipinti. Nato a nel 1680, il Conca fu dapprima allievo del Solimena a Napoli, poi si stabilì a Roma, dove svolse la maggior parte della sua intensa attività - anche come teorico - fino al 1750; dopo una parentesi a Torino al servizio della corte sabauda, dal 1721 al 1750. Nel periodo romano l’artista a contatto col Maratta e col Chiari, riuscì a elaborare un linguaggio colto e raffinato ben presto apprezzato dai cultori dello stile» classicheggiante. e che sortì il massimo raggiungimento nell’Incoronazione di santa Cecilia del soffitto della chiesa eponima in Trastevere. Tornato a Napoli nel 1751, si accostò ai modi del barocco napoletano, ispirandosi particolarmente a . Morì nella città partenopea l’1 settembre del 1764. Il primo e più cospicuo gruppo di opere prodotte dal Conca per Aversa è quello proveniente dalla chiesa dello Spirito Santo, chiusa al culto nell’immediato dopoguerra, e che, formato da cinque dipinti, è andato a costituire il corredo pittorico della moderna chiesa di San Michele alla Ferrovia. Dei cinque, l’unico dipinto firmato e datato è quello posto sull’altare maggiore, raffigurante la Discesa dello Spirito Santo eseguito a Roma nel 1750 - come recita la didascalia in calce alla tela - e successivamente spedito ad Aversa, con gli altri quattro dipinti, che, posti sulle pareti della navata centrale, rappresentano San Francesco che riceve le stimmate, Santa Chiara e le clarisse, Santa Margherita da Cortona che adora il Crocefisso e l’Immacolata Concezione. Meno consistente numericamente, perché depauperato nel tempo dai furti e dall’incuria, è il secondo gruppo di dipinti, realizzato per la chiesa di San Lorenzo, anch’esso parte di quella larga produzione del pittore gaetano a carattere devozionale legata alla committenza degli ordini religiosi: in questo caso, i benedettini di Montecassino. Delle numerose tele repertiate e tutte correttamente assegnate al Conca dal Parente, che lo giudica peraltro «un mediocre settecentista», restano, purtroppo, i soli teloni della Natività, della Pentecoste, del San Mauro che guarisce gli storpi e la tela con i Santi Benedetto e Chiara; opere tutte della maturità dell’artista realizzate dopo le tele per la cappella Palatina della reggia di Caserta. Non conservano, però, come queste - andate distrutte durante i bombardamenti della II Guerra mondiale e note solo per riproduzioni fotografiche - quella freschezza e scioltezza che caratterizza la fase ultima della sua produzione, imperniata sull’uso di una gamma cromatica assai prossima, negli esiti, alla pittura di . Franco Pezzella

Aversa, Chiesa di S. Michele alla Ferrovia, S. Conca, Discesa dello Spirito Santo.