Dizionario Di Chiaveranese
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DIZIONARIO DI CHIAVERANESE AGGIORNAMENTO: 23 11 20 SI STA COMPLETANDO: l’attribuzione dei codici #26 (v. come cercare) SI LAVORERÀ PER: inserire la possibilità di “ascoltare” la pronuncia di alcuni lemmi, modi di dire, proverbi. A a [prep] prep a; ë von a ca, “vado a casa”. a [pron pers verb] terza persona singolare e terza persona plurale del pronome personale verbale (unità grammaticale assente nella lingua italiana). Sempre presente anche con soggetto esplicito; cël a parla, “egli parla”; lor a parlan, “loro parlano”. abass [avv] in giù, verso il basso. abòrt [s m] aborto. L’atto dell’abortire di un animale è frasar. abot [s m] 1. mucchi di terra che interrompono il corso dell’acqua nei solchi du- rante l’irrigazione. 2. in una ruota di legno è la parte di mozzo che sporge verso l’esterno. abrass [s f] convergenza. L’angolo di convergenza delle ruote di un carro agricolo (v. ròva) deve essere inferiore ai 90°: ciò fa sì che la ruota sia spinta prevalente- mente verso la battuta dell’assal, “assale” e non contro il sivel, “fermo radiale”. Questa regolazione finale dell’assetto del carro era attuata con piccole deforma- zioni dell’assale. #10 #15 aca [s f] acca; se ’l disnar a finiss nin an vaca, a val n’aca, “se il pranzo non termina in vacca, non vale un’acca”: un buon pranzo deve terminare con un formaggio. aciat [agg] volenteroso, sempre disponibile a lavorare, ad aiutare gli altri. acioin [s m] valeriana. acòrdi [s m] accordo, armonia; essi d’acòrdi, “essere d’accordo”. adasi [avv] adagio; adasiòt “adagino, pian pianino”. adat [agg] adatto, riferito alle attitudini della persona. adatar [v tr] adattare, adeguare. adòss [avv] addosso. adritura [avv] nientemeno. aduciar [v tr] adocchiare. adven [avv/prep] davanti, prima. adzora [avv] sopra. afann [s m] affanno. 1 afé [s m] affare. afè [s m] fauno. Nella leggenda locale erano fauni che indossavano strane lunghe vesti. Buoni d’animo, avevano frequentato per un periodo la comunità chiave- ranese per trasmetterle i segreti dell’arte della lavorazione del latte, nella quale erano maestri. La convivenza e la vicinanza avevano però acuito la curiosità dei Chiaveranesi: che cosa nascondevano con il loro abbigliamento? Alcuni decisero di spiarli di nascosto: li aspettarono nel punto in cui dovevano attraversare il Ritano per rientrare nei loro anfratti su per la Serra. Lì sarebbero stati costretti ad alzare le vesti per non bagnarle. Così avvenne che i Chiaveranesi scoprirono che avevano i piedi palmati come quelli delle oche e si misero a ridere dileggian- doli. Gli afè, sentendosi traditi nella fiducia, decisero di punire quegli ingrati provocando una grande frana che distrusse quasi interamente il vecchio villag- gio di Bellesano (v. Roin-a). afél [s m] fiele. afet [avv] affatto, del tutto; gnenti afet: per nulla. afront [s m] affronto, insulto. agasìa [s f] acacia, robinia (Robinia pseudoacacia): nel periodo considerato la sua diffusione era fortemente ostacolata dal contadino chiaveranese perché: a) era molto invadente nei boschi; b) gli alberi esposti a nord o in zone ombrose pre- sentavano muffe sul tronco e bruciavano con difficoltà; c) nella vigna non era idonea per i pergolati: la si usava per i pali di sostegno che non dovevano essere interrati ma legati ai merli di pietra; in questo caso la base veniva bruciacchiata e sfregata con sacchi di juta, la punta veniva tagliata “a fetta di salame” per im- pedire all’acqua di penetrarvi. L’acacia era usata anche dai picaperi che ne sfrut- tavano il differenziale volumetrico tra la condizione di legno secco e legno ba- gnato: ne ricavavano dei cunei lasciati poi essiccare; all’occorrenza li inserivano nel masso da rompere e li bagnavano abbondantemente. L’acacia, per il suo alto peso specifico, era la materia prima ideale per ricavare le mazze di legno utiliz- zate per battere sui cunei con i quali si spaccavano i tronchi. Da citare infine i suoi fiori che, oltre a essere molto apprezzati dagli apicoltori per la qualità e la quantità di miele prodotto, sono anche amati dai buongustai fritti in pastella. agian [s m] ghianda. agil [s m] ghiro. agio [s m] leva. Parola ormai dimenticata, ma un tempo molto usata dai Chiave- ranesi quando costruirono l’infinità di muri a secco che ancora modellano il no- stro territorio. Con la frase fà agio, “fa leva”, si richiedeva un aiuto con il palan- chino per spostare un grosso masso, verso il punto di collocazione. L’azione suc- cessiva era butar la pera a piomb fasend agio fin, “mettere la pietra a piombo lavo- rando di fino”. #15 agliaja [s f] laccio. 2 agliass [s m] insieme di steli di grano ritorti utilizzati per legare il covone. agnoss [s m] fico d’India nano (O-puntia compressa): pianta grassa spinosa, spon- tanea, infestante, selvatica molto comune in Chiaverano. Sin picioross. agriman [s m] piacere, cortesia, agevolazione, preferenza. a-i [loc] loc formata dal pron pers verb a e l’avv di luogo i; a-i é andà, “c’è andato”. aimì [inter] ahimè, ohimè; aimì povròm: povero me!, me sventurato! airòla [s f] piccola incudine da conficcare nel terreno per incrudire e assottigliare, con un apposito martello, il filo della falce. #01 a-j [loc] locuzione formata dal pron pers verb a e dal pron pers j (gli, a lui, a lei, li, loro, a loro), a-j dà, “gli, le dà”. aj [s m] aglio; sòma d’aj: fette di pane tostate con olio e soffregate di aglio; a l’é gion ’me l’aj: è molto giovane. ajassin, aliassin [s m] callo. ajoca [s f] raponzolo di monte. Erba spontanea che è alla base del gustoso piatto supa d’ajochi, “zuppa di aiucche”. #18 ajut [s m] aiuto. al (a l’, a lë, a la, ai, a jë, a j’) [prep] al, allo, alla, alle, agli. La preposizione a unita agli articoli determinativi forma preposizioni articolate; essi al prim pòst, “essere al primo posto”; a l’alvar dël sol, “al levar del sole”; a lë stupid, “allo stupido”; a la stala, “alla stalla”; ai marmòti, “alle marmotte”; a jë sparz, “agli asparagi”; a j’aso, “agli asini”. albarela, arbarela [s f] vaso di vetro per conserve. Sin burnìa. alégar [agg] allegro, brillo. alegrìa [s f] allegria. alèrgich [agg] allergico. alfabeto [s m] sistema di segni grafici usati per rappresentare i suoni di una lin- gua; alfabeto Mòrse, v. mòrse. aliam [s m] letame. L’impiego di concimi chimici era sussidiario e limitato alle coltivazioni dei cereali a Cascinette. Per tutto il resto si usava esclusivamente il letame. Questo era tolto dalla stalla una o due volte la settimana e sistemato nella concimaia (tampa). Era composto da tre elementi di origine animale o vegetale: sterco (busa), foglie (fòja) o paglia (paja), urina (piss). Era portato al giusto grado di maturazione con particolari attenzioni e cure: si faceva in modo che fosse al riparo dalla pioggia e dal sole, periodicamente si inumidiva distribuendo sulla superficie l’urina che si accumulava nel pozzetto di scolo. Solo a quel punto era utilizzato (v. sapar, laurar). Il trasporto al fondo rustico era effettuato a spalle con la gerla (sest) oppure con il cavallo o la mucca e i rispettivi carri (v. tombarel, baròss). Nel primo caso lo scarico avveniva con l’accortezza di distribuire i pic- coli mucchi sul terreno da concimare; il carico di un carro costituiva invece un unico mucchio che doveva essere distribuito nell’appezzamento in lavorazione: 3 ciò avveniva ricaricandolo nella gerla e portandolo poi a destinazione transi- tando per gli stretti sentieri che mettevano in comunicazione i vari ripiani colti- vati. alòcc [s m] alloggio. #01 alora [avv] allora. alora [cong] allora, quindi, dunque con valore conclusivo o sollecitazione, dubbio; alora resta sì, “dunque rimani qui”; alora que ch’ë foma?, “allora cosa facciamo?”. altro che [loc] sì, a fronte di una certezza. alvà [s f] lievito madre, massa di pasta che risulta dal processo di lievitazione. alvar [v tr/v intr pron] 1. alzare, levare; a l’ha alvà na nìvola ëd povër, “ha alzato una nuvola di polvere”. 2. sorgere, risvegliarsi, alzarsi; ël sol as leva prést, “il sole sorge presto”; ëm levo prest, “mi alzo presto”; as leva a l’ora dla bela, “si alza all’ora della bella”: persona che si alza tardi al mattino; a s’ha alvà mal, “si è alzato male”: è di cattivo umore. am [part pron comp] egli/essa mi. Formata da a + ëm; am ciama, “egli /essa mi chiama”. ambajà [agg] 1. affascinato, stupito, ammutolito; stà nin lì ambajà: non stare lì im- mobile; ë son ristà ’mbajà: sono rimasto interdetto. 2. socchiuso. ambajar [v tr] socchiudere una porta o finestra. ambalagi [s m] contenitore per verdure. ambalar [v tr] 1. impilare gli scarti agricoli su di una base formata da rami secchi: lo scopo era quello di favorire una buona aereazione durante il processo natu- rale che trasforma la sostanza organica in humus. L’operazione avveniva in au- tunno. 2. imballare la paglia (v. batar). #01 ambalinà [agg] impallinato, fissato. ambambolar [v tr] abbindolare, raggirare, ingannare. ambaravar [s m] leva ausiliaria per aumentare l’effetto frenante del baròt dël fren nell’affrontare discese molto ripide. Una persona, diversa dal conducente, se- guiva a piedi il carro e, con l’ambaravar, faceva leva direttamente sul meccanismo del freno se riscontrava che la velocità del mezzo stava aumentando. ambarcà [agg] storto, incurvato. ambardar [v tr] mettere i finimenti a un animale, vestire; va a ambardati da la festa: vai a metterti l’abito bello. ambaronar [v tr] ammucchiare in modo disordinato, accumulare ricchezza.