Il Nuovo Piano Regolatore Generale Di Roma (2008): Dubbi, Ombre E Aspettative Tradite
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELLA TUSCIA Dipartimento di Scienze Umane Corso di Dottorato di Ricerca in Tutela dell’Ambiente, Salvaguardia e Valorizzazione del Paesaggio, come patrimonio collettivo e rilevante interesse dell’etica contemporanea Il Nuovo Piano Regolatore Generale di Roma (2008): dubbi, ombre e aspettative tradite Dottoranda: Cristiana Lupo Coordinatore del Corso: Professoressa Fabienne Charlotte Oräzie Vallino Tutor: Professore Francesco Negri Arnoldi Corso di Dottorato di Ricerca, XX° Ciclo Settore scientifico - disciplinare M-GGR/02 Indice Introduzione p. 1 Capitolo Primo L’Agro Romano in relazione allo sviluppo urbanistico di Roma nel secolo 1870-1970 Dal Governo pontificio a Roma capitale d’Italia: Piano Regolatore 15 del 1873 e successiva espansione della Città Dalla “febbre edilizia” della fine del XIX° secolo all’espansione 23 della prima periferia nel 1903 Città e campagna in previsione di una crescita parallela: il Piano 27 Regolatore del 1909 Il Piano Regolatore del 1931: l’urbanistica fascista e la nascita 33 delle prime borgate L’Esposizione Universale e il Piano Regolatore del 1942 43 L’espansione di Roma nel secondo dopoguerra, 1946-1962 46 Il Piano Regolatore del 1965 51 Andamento della disciplina urbanistica dal 1960 al 1970 59 Nuclei Edilizi e abusivismo 60 Capitolo Secondo La Campagna Romana attraverso la memoria di artisti e letterati dall’esperienza del Grand Tour ad oggi Le condizioni naturali della Campagna Roma 80 Cenni sulla Campagna Romana nel Mondo Antico 81 La Campagna Romana nel Medioevo 89 La Campagna Romana trasformata: dalla seconda metà del XII° secolo 93 alla fine del XIX° secolo Il Grand Tour nella Campagna Romana 96 Un’esperienza d’oltre oceano: il pittore-letterato Thomas Cole 102 (1801-1848) La conoscenza personale dei luoghi attraverso le escursioni 106 Capitolo Terzo Il Nuovo Piano Regolatore Generale di Roma del 2008 Il panorama legislativo nazionale: dal 1942 ai giorni nostri 125 La struttura del Nuovo Piano Regolatore 136 Le finalità del Nuovo Piano Regolatore 141 Il Nuovo Piano Regolatore e l’assenza di obiettivi sostanziali 144 L’Accordo di Programma: le trasformazioni delle Centralità 148 Il diritto a costruire 154 Capitolo Quarto La Campagna Romana perduta Troppo consumo di suolo nel Nuovo Piano Regolatore di Roma 164 La progressiva scomparsa dell’Agro Romano dal 1961 al 1998 166 Dimensioni del sistema insediativo e del territorio aperto nella 170 Pianificazione urbanistica comunale: dal Piano Regolatore del 1965 alla Variante di Sanatoria del 1978 Dalla Variante di Salvaguardia del 1991 alla Variante delle 173 Certezze del 1997 Previsioni di consumo di suolo nel Piano Regolatore in fase di 176 adozione (2002-2003) Nuovi consumi di suolo 178 Il consumo delle “risorse del paesaggio agrario” 183 Evoluzione demografica insediativa del Comune di Roma dal 186 1980 al 2001 Il consumo di suolo dal 1961 e le previsioni nel Nuovo Piano 188 Regolatore Generale di Roma Conclusioni 199 Addenda Strumenti legislativi 204 Elenco delle Illustrazioni 207 Bibliografia 210 Sitografia 219 Introduzione Le ultime battute del 2008 e le primissime battute del 2009 sulla situazione in cui versano l’Agro Romano e la Campagna Romana si traducono con l’esito positivo della Delibera di Giunta Comunale n. 315 del 15 ottobre 2008. L’approvazione di questa Delibera ha convalidato il programma di intervento urbano proposto dal Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, il giorno 8 ottobre scorso, in cui sono stati delineati i punti chiave del social housing1 per l’emergenza abitativa. Si tratta di un bando volto alla ricerca di “Ambiti di riserva a trasformabilità vincolata” (di proprietà privata) che sono aree individuabili nei pochi spazi verdi che circondano la Città, che il Sindaco di Roma ambisce ad acquisire per la realizzazione di circa venticinquemila case popolari. Un coro di “no” si è sollevato unanime2 contro l’ennesimo saccheggio della campagna intorno alla Capitale, denunciando che le aree da reperire ricadrebbero tutte nei ventiquattromila ettari destinati all’Agro Romano Vincolato, con la conseguente previsione di ulteriori nove milioni di metri cubi di costruzioni edilizie, che andrebbero a peggiorare la già pregiudicata condizione dell’Agro Romano. A fronte dell’esito della Delibera citata, soprattutto l’Unione Inquilini ha avanzato una serie di proposte al Sindaco di Roma, sottolineando, una volta per tutte, che l’emergenza abitativa deve garantire ai cittadini più disagiati un alloggio, e non già favorire le esigenze dei costruttori3. 1 Il social housing consiste nella realizzazione di nuovi alloggi da affittare ad un canone agevolato che prevede un costo non inferiore ai 500-600 euro mensili, escluse le spese condominiali. (Si tratta di cifre ancora troppo elevate se si pensa che lo stipendio di una famiglia media si aggira intorno ai mille euro al mese). Tuttavia, non ha nulla a che vedere con le case popolari, gestite direttamente dall’Ente ATER, dal momento che il social housing prevede un rapporto tra Comune e costruttore da una parte e cittadino dall’altra. Ciò significa che i futuri richiedenti di alloggi popolari dovranno fronteggiarsi direttamente con i privati. 2 Il Partito Democratico, Legambiente, Italia Nostra, il Comitato per il Verde Urbano, l’Unione degli Inquilini, la Destra di Storace si sono trovati d’accordo contro il programma social housing. 3 Le linee guida presentate dall’Unione Inquilini al Sindaco Gianni Alemanno sono sintetizzate nei quattro punti che seguono: 1) realizzazione e recupero di almeno 15.000 case popolari da consegnare alle famiglia in graduatoria; 2) realizzazione e recupero di almeno 8.000 alloggi tramite il cambiamento di destinazione d’uso, a favore di famiglie in condizioni di precarietà abitativa e che non hanno potuto acquistare gli alloggi messi in vendita da Enti privatizzati; 3) emanazione di un bando per l’autorecupero e l’autoricostruzione, attraverso cooperative interetniche, per aree pubbliche e immobili; 4) iniziativa contro i canoni “neri” per studenti fuori sede, a favore dello sviluppo di una offerta di alloggi ad essi destinati. Si veda www.quotidianocasa.it/2008/10/22/5929/roma-terreni- cercansi-per-social-housing.html. 1 La perdita di biodiversità, lo spreco senza regole di risorse naturali, il progressivo avanzamento dei processi di depauperamento e desertificazione dei suoli, la crisi idrica globale, con conseguente perdita di ulteriori habitat naturali, la scomparsa di vaste aree a foresta pluviale a seguito di indiscriminati disboscamenti, le modificazioni antropogeniche dei suoli, sono problematiche sulle quali la società contemporanea appare sempre più sensibile. La perdita della natura, da un lato, le azioni umane, dall’altro, sono state al centro dei maggiori eventi internazionali a partire dal 1972 con la Conferenza dell’ONU tenutasi a Stoccolma sullo Sviluppo Sostenibile, la Conferenza di Rio del 1992 sui cambiamenti climatici, seguita dalla Conferenza di Parigi del 1994 sui problemi legati alla desertificazione, nonché da quella di Kyoto del 1997, la quale ha avuto come obiettivo quello di fronteggiare la minaccia dell’effetto serra e dei cambiamenti climatici4. Sotto il profilo strettamente europeo, primo fa tutti, va ricordato il Trattato di Roma (1957) che, pur non facendo riferimento esplicito alla tutela dell’ambiente, negli articoli 100 e 235 trova il fondamento giuridico degli atti comunitari adottati in materia ambientale5. Anche l’Atto Unico Europeo6 (1986) ha evidenziato alcuni 4 B. CARAVITA – Diritto dell’ambiente, Il Mulino, Bologna, 2005. A. CAPRIA – Unione europea e ambiente. La politica comunitaria in materia ambientale, in S. NESPOR, A.L. DE CESARIS – Il codice dell’ambiente, Padova, 2008; Introduzione al diritto dell’ambiente, Mondadori, Milano, 2003. H. JANS – European Environmental Law, III° rev. ed., Groningen, 2001; A. KISS & D. SHELTON – Manual of European Environmental Law, II° ed., Cambridge, 1997; L. KRÄMER – Manuale di diritto comunitario per l’ambiente, I° ed., Milano, Giuffrè, 2002; L. KRÄMER – EC Environmental Law, V° ed., London, 2003. Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, sede a New York, data di adozione 9 maggio 1992, sottoscritta a Rio ed entrata in vigore il 21 marzo 1994. Convenzione delle Nazioni Unite contro la desertificazione nei Paesi gravemente colpiti dalla siccità e/o dalla desertificazione, in particolare in Africa, sede a Parigi, data di adozione 17 giugno 1994, entrata in vigore il 26 dicembre 1996. Protocollo di Kyoto, sede Kyoto, adottato il 10 dicembre 1997, in occasione della Conferenza (COP3) della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) ed entrato in vigore il 16 febbraio del 2005. 5 Si tratta del Trattato istitutivo della Comunità Economica Europea, tenutosi a Roma il 25 marzo 1957. Questo trattato ha adottato i sei Programmi d’Azione dell’Ambiente. I primi tre hanno introdotto il principio dell’azione preventiva, il principio della correzione alla fonte dei danni causati all’ambiente e il principio “chi inquina paga” che sono alcuni tra i principi fondamentali in materia ambientale. Soprattutto il quinto Programma d’Azione si concentra sul principio dello Sviluppo Sostenibile. Si veda www.europa.eu/abc/treaties/index_it.htm 6 Atto Unico Europeo, recepito in Italia con l’art. 2 della L. n. 23 dicembre 1986, n. 909. In particolare, l’art. 2 tratta dello Sviluppo Sostenibile; negli artt. 130 R-S-T, invece, vengono codificati i principi 2 obiettivi chiave sulla “salvaguardia, protezione e miglioramento