Bosnia and Herzegovina Nationalism and Constitutionalism
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Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Relazioni Internazionali Comparate Tesi di Laurea Bosnia and Herzegovina Nationalism and Constitutionalism Relatore Ch. Prof. Duccio Basosi Correlatore Ch. Prof. Antonio Trampus Laureando Patricio Ignacio Barbirotto Matricola 800404 Anno Accademico 2011 / 2012 ABSTRACT La Guerra di Bosnia è ufficialmente finita dal dicembre 1995 ed il regime di Slobodan Miločević è crollato nel duemila, ponendo ufficialmente fine ad un ventennio di tensioni politiche e sociali, di rinascita dei nazionalismi più aggressivi che hanno riportato le armi in Europa dopo più di 50 anni. La Jugoslavia si è divisa in sei entità, quelle che erano le repubbliche costitutive quando la Federazione Yugoslava venne fondata nel 1946: Slovenia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Serbia, Monetnegro e Macedonia, in mero ordine geografico da nord a sud, da ovest ad est. Una settima entità, il Kosovo, non è stata presa in considerazione in quanto il suo status giuridico è dibattuto dopo l'autoproclamazione di indipendenza del 2008 su cui la comunità internazionale è divisa. Le sei repubbliche hanno intrapreso strade diverse con la stessa direzione, l'integrazione nell'Unione Europea, già disperatamente tentatta dall'ultimo Premier federale jugoslavo Ante Marković nel tentativo di scongiurare la tragedia nei primi anni '90. La Slovenia fra già parte dell'Unione dal 2004 ed ha pure adottato la moneta unica. Ormai membro dell'Unione anche la Croazia, che farà l'ingresso ufficiale il primo luglio 2013. Più lunga appare invece la strada degli altri quattro paesi, Bosnia ed Erzegovina, Serbia, Montenegro e Macedonia. Tuttavia, nonostante il tempo trascorso e la via intrapresa dai quattro stati non ancora membri, la situazione di uno dei paesi, la Bosnia ed Erzegovina, è particolarmente diversa dagli altri. Le tensioni nazionalistiche sono forti come venti anni fa, hanno solo cambiato modo di esprimersi preferendo l'arena politica allo scontro armato (anche per l'influenza delle autorità internazionali e la perdità di interesse di forze straniere, Croazia e Serbia fra tutti, più interessati a congiungersi con la comunità internazionale che a perseguire interessi locali in Bosnia). L'architettura statuale fornita dalla Costituzione e introdotta dagli accordi di Dayton nel 1995 prevede due entità con larghissima autonomia federate in uno stato con competenze limitate (che originariamente non comprendevano nemmeno la difesa, prerogativa usualmente propria degli organi centrali di una federazione). Le due entità sono divise su base etnica: una a base serbo-bosniaca, chiamata Republika Srpska (termine usato in italiano per evitare equivoci con la Serbia) ed una mista bosgnacca e croato-bosniaca, chiamata Federazione di Bosnia ed Herzegovina. All'interno delle stesse entità vi è la percezione che lo Stato sia rappresentato dall'entità e non dal Governo centrale di Sarajevo e le spinte indipendentiste sono forti e senza accenno alla diminuzione. Da parte serbo-bosniaca l'obiettivo è i l'indipendenza ma non è chiaro se il leader della Republika Srpska Milorad Dodik voglia effettivamente unirsi alla Serbia o punti a farla da padrone in uno stato indipendente. Nella Federazione invece le pressione croato-bosniache sono focalizzate sull'ottenimento di una terza entità etnica in modo da avere la tripartizione del paese in nazionalità riflessa sul piano instituzionale con tre entità su base etnica. Il presente lavoro ha lo scopo di comprendere i processi che hanno portato ad una tale frattura nella società bosniaca, partendo dalla comprensione della storia e dallo studio della medesima tramite le moderne teorie del nazionalismo. Si pone anche lo scopo di comprendere perché e come le autorità tramite l'attività legislativa, in primis tramite le carte costituzionali adottate, abbiano permesso che il modello basato sulle tre nazionalità abbia prevalso su un modello più diffuso in Europa di nazionalità unica legata al territorio nel quale possono poi essere presenti diverse minoranze e che dà origine allo Stato-nazione figlio della Rivoluzione Francese. Dallo studio emerge che le fratture religiose, createsi nel corso dei secoli fino al XVIII a causa dell'influenza del Sacro Romano Impero, della Chiesa Ortodossa ed infine della dominazione dell'Impero Ottomano, sono diventate nel XIX secolo, con l'insorgere in Europa dei movimenti nazionalisti moderni, i nuclei intorno ai quali sono cresciute le identità nazionali. I bosniaci musulmani sono diventati così “bosgnacchi” (termine che ha preso piede definitivamente dopo l'indipendenza del paese), gli ortodossi “serbi di Bosnia” ed i cattolici “croati di Bosnia”. Il caso Bosniaco presenta una particolarità rispetto ad altri nazionalismi europei: mentre secondo le moderne teorie sullo sviluppo del nazionalismo moderno il primo elemento aggregante è la lingua, questa è invece condivisa con i vicini di Croazia, Montenegro e Serbia e solo dopo l'indipendenza dei vari stati si è proceduto a codificare gli idiomi dei quattro paesi come quattro lingue differenti. Di queste quattro, tre sono lingua ufficiale della Bosnia ed Erzegovina. La situazione è stata esasperata dal fatto che non vi è mai stata nel paese una maggioranza prima religiosa ed, in periodo moderno, nazionale chiara e forte: i vari censimenti e rilevamenti statistici indicano che negli ultimi due secoli la popolazione si è divisa in percentuali variabili che oscillano fra il 30% e il 45% di musulmani ad una simile percentuale di ortodossi ai quali si aggiunge una percentuale nei secoli oscillante fra il 15 ed il 25% di cattolici. La situazione che si è sviluppata nel XIX secolo si è cementata quando, negli anni '20 e 30' del XX secolo, il primo stato jugoslavo, nel tentativo di fomentare per via Costituzionale lo sviluppo di una nazionalità jugoslava, che si rivelò invece essere un tentativo di “serbizzazione” dello stato. Il risultato fu una polarizzazione della stato fra Croati e Serbi che produsse una polarizzazione della società bosniaca fra coloro che si identificavano come serbi di Bosnia e coloro che invece si identificavano come croati di Bosnia. Nel mezzo rimasero i musulmani di Bosnia, che per motivi ii sociculturali erano in ritardo nello sviluppo dell'identità nazionale, che furono oggetto di tentativi di assimilazione e sterminio da parte dei Croati e dei Serbi. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il regime Titino cercò di affermare il concetto di “Jugoslavismo” come unione tra fratelli. Fratelli che erano la varie nazionalità confluite nella Jugoslavia. A tale scopo la prima carta Costituzionale della Bosnia federata evitava di menzionare Serbi, Croati o Musulmani riferendosi ad un generico popolo di Bosnia, nel tentativo di unire le tre nazionalità sotto la bandiera della Bosnia. Nel corso degli anni però, le spinte federaliste ed autonomistiche (anche interne al regime) portarono ad un riconoscimento ufficiale dei bosniaci musulmani come nazionalità a sé stante, rifavorendo la tripartizione della società bosniaca. La morte di Tito ed il vuoto di potere creatosi hanno portato negli anni '80 del XX secolo all'affermarsi delle frange più nazionaliste che hanno portato il paese al collasso ed allo smantellamento. Il processo di sfaldamento della Jugoslavia ha comportato un conflitto armato, anche a causa dell'iniziale tentennamento dei paesi europei e degli Stati Uniti che avrebbero preferito vedere inizialmente una Jugoslavia unica, per poi cambiare parere radicalmente appoggiando la secessione della Slovenia e della Croazia. Le scene più violente del conflitto si sono verificate in Bosnia ed Erzegovina, dove la presenza di Serbi e Croati ha coinvolto direttamente anche i governi di Croazia e Serbia a fianco delle forze armate “etniche” che si opponevano alle forze dello stato centrale bosniaco. La caratteristica, fra le altre, “etnica” del conflitto ha dato origine a fenomeni di pulizia etnica e genocidio perseguiti in un secondo momento dalle Nazioni Unite tramite il Tribunale Internazionale per i Crimini nell'ex Jugoslavia. I processi, ancora in corso hanno visto salire sul banco degli imputati molti che furono leader politici durante il conflitto ed appartenenti alle tre nazionalità. L'accordo di pace del 1995 ha introdotto una nuova carta Costituzionale che è frutto di compromesso e pressioni internazionali e che non spinge in direzione unitaria ma cementa il sistema delle tre nazionalità e delle due entità frutto della guerra. Tale sistema, necessario inizialmente per porre fine al conflitto, non è mai stato seriamente emendato mantenendo così le tensioni che vi erano alla fine delle ostilità. Allo stato attuale il paese necessità di una profonda riforma istituzionale, che però le forze interne, supportate dal sistema delle due entità e delle tre nazionalità non sono in grado di introdurre. I pochi risultati tangibili (fra tutti la riforma della polizia e dell'esercito) sono stati introdotti su pressione, supervisione e disegno dell'Alto Rappresentante e della comunità internazionale. I politici bosniaci sono invece in maggioranza impegnati in lotte di potere portate avanti con slogan nazionalistici e solo in rari casi dimostrano un reale interesse alla Bosnia ed Erzegovina come Stato nella sua unità. Tale atteggiamento si riflette oltre che nella mancanza di fatto di governance autoctona, in una popolazione per cui l'appartenenza iii ad uno dei gruppo nazionali è parte attiva della vita di tutti i giorni, da uffici postali “separati” (non per legge si intende, ma che di fatto sono preferiti da clientela