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Documento1, Page 1-2 @ Normalize L’ENIGMA DELLA MODERNITÀ Venezia nell’età di Pompeo Molmenti ISTITUTO VENETO DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI L’ENIGMA DELLA MODERNITÀ Venezia nell’età di Pompeo Molmenti a cura di GIUSEPPE PAVANELLO VENEZIA 2006 ISBN 88-88143-62-9 Il volume riporta le relazioni presentate al Convegno di studio promosso dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti nel 150° anniversario della nascita di Pompeo Molmenti Venezia, 17 e 18 ottobre 2002 © Copyright Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti – Venezia 30124 Venezia – Campo S. Stefano 2945 Tel. 041 2407711-Telefax 041 5210598 [email protected] www.istitutoveneto.it INDICE Presentazione . Pag. VII GIUSEPPE PAVANELLO Introduzione . » IX GIUSEPPE GULLINO Molmenti e l’Istituto Veneto . » 3 GIANDOMENICO ROMANELLI Venezia nella vita privata. L’ideologia della venezianità . » 19 ANCO MARZIO MUTTERLE Il letterato . » 27 GIUSEPPE PAVANELLO Lo storico dell’arte veneziana . » 57 NICO STRINGA «Ogni eccesso è una follia»: Molmenti e la critica d’arte . » 97 MONICA DONAGLIO Il politico . » 129 MASSIMO FAVILLA «Delendae Venetiae». La città e le sue trasformazioni dal XIX al XX secolo . » 165 ALVISE ZORZI Molmenti e l’idea di Venezia . » 227 GIANCARLO LANG «Questo sacro alla pace intimo nido»: Molmenti e il suo lago . » 239 Indice dei nomi . » 265 PRESENTAZIONE Il 17 e 18 ottobre 2002 l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti celebrò, con un convegno, il 150° anniversario della nascita di Pompeo Gherardo Molmenti (1852-1928), con l’intendimento di rendere il giu- sto omaggio a un illustre cittadino veneziano, che fu eminente studio- so, giornalista, letterato, uomo politico e – non ultimo – socio dell’Isti- tuto Veneto dal 1889 e suo presidente negli anni 1914-1916. Dopo una intensa attività quale membro del Consiglio comunale di Venezia, Molmenti divenne deputato nel 1890, per essere poi nomina- to senatore nel 1909. Nel biennio 1919-1920 fu sottosegretario alle Belle Arti. Dedicò gran parte della sua attività di storico alla storia di Venezia. Per quella che diverrà una delle sue maggiori opere, La Storia di Venezia nella vita privata dalle origini alla caduta della Repubbli- ca, era stato, nel 1878, premiato dall’Istituto. Il presente volume raccoglie gli atti del convegno, dove qualificati studiosi, di varie discipline, hanno dato il loro contributo per illustrare la personalità complessa e multiforme di questo profondo conoscitore e amante della sua città. Di questa ha sempre cercato di custodire e di- fendere l’immagine presente in un periodo storico in cui – come oggi – Venezia veniva chiamata a compiere delle scelte fondamentali per il suo futuro, nella dialettica, mai completamente risolta, tra conserva- zione e innovazione. Venezia, 30 dicembre 2005 Il Presidente Leopoldo Mazzarolli INTRODUZIONE Pompeo Gherardo Molmenti è stato di sicuro un personaggio emblematico nel contraddittorio ambiente della Venezia di fine Ot- tocento-inizi Novecento. La sua poliedrica personalità, di scrittore e di intellettuale, di studioso e di politico lo colloca fra le menti più au- torevoli dell’epoca, quando la città si sforzava di mantenere la pro- pria secolare identità, messa in discussione da nuovi modelli di vita e di sviluppo: una serie di questioni e problemi che, con vicende alta- lenanti, si prolungheranno per l’intero Novecento, fino ai nostri gior- ni, senza essere stati ancora composti. Cosa direbbe oggi Molmenti della metropolitana sublagunare o del Mose? L’essersi interessato attivamente alle ‘sorti’ di Venezia («Delendae Venetiae») ha messo talvolta in ombra l’operosità politica e la figura di studioso, che rimarrà essenzialmente legata alla monumentale Storia di Venezia nella vita privata, un testo accattivante, ancora fondamentale, su cui ci si è soffermati a lungo nel convegno. Una carriera brillante, quella di Molmenti, da enfant prodige in campo letterario. Fu curioso e attivo come pochi, e con una vecchiaia caratterizzata da modi scontrosi, tanto da ingenerare la diceria che avesse l’abitudine, quando percorreva con il treno il ponte ferrovia- rio di Venezia, di tirare le tendine per non vedere il ponte automobi- listico, da lui fortemente osteggiato; costruito tuttavia, come si sa, so- lo dopo la sua morte. Giuseppe Pavanello L’ENIGMA DELLA MODERNITÀ Venezia nell’età di Pompeo Molmenti GIUSEPPE GULLINO MOLMENTI E L’ISTITUTO VENETO Nel 1885 Molmenti è nominato socio corrispondente interno della Deputazione veneta di storia patria, per poi passare, nel 1889, effettivo della Deputazione e – cosa che maggiormente ci interessa – socio corri- spondente dell’ Istituto Veneto: ha trentasette anni, e ne son passati die- ci dall’ uscita della sua famosa e fortunatissima Storia di Venezia nella vi- ta privata. È questa, a mio avviso, la chiave per capire la rapida e luminosa car- riera accademica del Molmenti; egli era poco più di un bambino quan- do Samuele Romanin completava (1861) la Storia documentata di Vene- zia, che in dieci volumi sgomberava il campo della storiografia veneta dalle contrapposte faziosità dei detrattori ad oltranza come pure di troppi laudatores temporis acti, fornendo una solida base a ulteriori stu- di, da quelli dedicati alla sapienza giurisdizionalista dell’antica Repub- blica (Cappelletti 1873, Cecchetti 1874), a quelli di impianto economi- co-politico (Errera 1877). Uno «scheletro [...] che regge», secondo Ben- zoni, la grande sintesi documentata di Romanin, che fornisce buon sup- porto al flusso imponente di una venezianistica diramantesi in moltepli- ci direzioni, e di cui – è ancora Benzoni che scrive – risulterà «efficace- mente complementare» la monumentale Storia di Venezia nella vita pri- vata del nostro Molmenti1. Sono gli anni dell’«Archivio Veneto» (1871), della Deputazione di ABBREVIAZIONI AIV = Archivio dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti BCMVe = Biblioteca del Civico Museo Correr di Venezia 1 G. BENZONI, La storiografia, in Storia della cultura veneta, 6, Dall’età napoleonica alla prima guerra mondiale, a cura di G. ARNALDI - M. PASTORE STOCCHI, Vicenza 1986, pp. 610-611. 4 GIUSEPPE GULLINO storia patria (1874), della storiografia d’impianto positivistico che vive – supportata dall’indispensabile pratica paleografica – nel culto del vero racchiuso nel documento, nell’indagine condotta su fonti scoperte ed esaminate di prima mano: i frutti migliori di tanto fervore archivistico saranno la benemerita impresa della pubblicazione dei Diarii di Marin Sanudo (il cui primo volume esce nel 1879, contemporaneamente alla Vita privata di Molmenti), del corposo Calendar of State papers [...] rela- ting to English affairs existing in the archives [...] of Venice, ideato e cu- rato da Rawdon Brown e, più avanti (1897), dei documenti finanziari della Serenissima, appoggiata a Besta e patrocinata da Luzzatti. La Vita privata di Molmenti si inscrive in tale periodo, respira di questa temperie, si alimenta dell’onda di tanto fervore, ma sfugge all’in- casellamento nella scuola paleografico-documentaria. I documenti, è vero, ci sono, è riservata ad essi un’apposita Appendice, ma l’impianto dell’opera elude il rigore di una ricerca esclusivamente archivistica (Molmenti amplia lo sguardo dal documento cartaceo ai manufatti, ai palazzi, ai mobili, al vestiario, a quell’oggettistica che oggi è tanta parte della cosiddetta «storia materiale»), sicché il prodotto finale appare più lieve, più sciolto nel piglio espositivo, più immediatamente percepibile, risultando fruibile anche a lettori non necessariamente specialisti. È la sua fortuna, di allora e di oggi, che ne determina la traduzione in varie lingue, persino in croato. Del resto, come avrebbe potuto un giovane av- vocato ventiseienne, che aveva alle spalle un intermezzo pisano (inizial- mente si era iscritto – di malavoglia – a giurisprudenza nella città tosca- na), con qualche esperienza di romanziere e pubblicista, incerto sulla via da intraprendere, tra politica, letteratura e insegnamento; come avrebbe potuto, dicevo, il giovane, troppo giovane Molmenti stendere un’opera che davvero risultasse scientificamente documentata in ogni sua parte, onde rispondere al quesito proposto dall’Istituto Veneto per conto della Fondazione Querini Stampalia, il 14 agosto 1877? Il tema era: Della vita privata dei veneziani fino al cadere della Repub- blica, con speciale riguardo all’influenza scambievole del governo e del po- polo. Scadenza: 31 marzo 1879, con premio di £ 3.000 (una bella cifra, laddove si pensi che la dotazione annua concessa dal Ministero all’Istitu- to era di £ 15.136,80 e il segretario percepiva uno stipendio, sempre su base annua, di £ 1.814,71); la commissione risultava formata da Giusep- pe De Leva, Rinaldo Fulin, Fedele Lampertico, Emilio Morpurgo e Gio- vanni Veludo. Due politici, due docenti, un bibliotecario: bei nomi, note- voli personalità, emergenze intellettuali di grande rilievo. Fulin era il re- latore della commissione, ma non fu lui a far vincere Molmenti, che pure era stato suo allievo al liceo “Marco Polo” (aveva avuto negli stessi anni, MOLMENTI E L’ISTITUTO VENETO 5 nella stessa classe, due ottimi allievi, diversissimi fra loro e reciprocamen- te detestantesi: Molmenti e Monticolo, ma fra i due aveva sempre prefe- rito il secondo, la cui dedizione allo studio, unitamente al rigore metodo- logico ed al profitto scolastico, appariva senz’ombra di dubbio superio- re2). Non fu dunque l’abate Fulin e neppure De Leva e neppure Veludo a far vincere Molmenti, bensì i “politici” Lampertico e Morpurgo. Vediamo allora di capire come andarono le cose. In un primo tempo, posto che
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