Tesi CAMPION
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Corso di Laurea Magistrale in Storia delle arti e conservazione dei beni artistici ordinamento D.M. 270/04 Tesi di laurea L’ INFLUENZA DI ALBRECHT DÜRER E DEGLI INCISORI TEDESCHI NEGLI ARTISTI FERRARESI TRA ERCOLE I E ALFONSO I D’E STE Relatore Prof. Giovanni Maria Fara Correlatore Ch. Prof. Sergio Marinelli Laureando Raffaele Campion Matricola 865792 Anno Accademico 2017 / 2018 A Ferrara e a Venezia, ai loro Luoghi, alle loro Storie Indice Introduzione 1 Capitolo I 5 L’utilizzo dei modelli seriali a Ferrara tra Quattro e Cinquecento Capitolo II 24 Ferrara e il Nord: una lunga storia 2.1 Leonello e Borso: l’arte d’Oltralpe a Ferrara 24 2.2 Ercole I e Alfonso I: la prosecuzione della tradizione del Nord 36 Capitolo III 49 Dürer in Italia e i possibili rapporti con Ferrara 3.1 La formazione di Dürer e le precoci influenze dall’Italia 49 3.2 Il secondo viaggio in Italia e il soggiorno ferrarese 71 Capitolo IV 91 Matteo da Milano, Maineri, Panetti, Garofalo, Mazzolino, Coltellini: influenza delle incisioni nordiche 4.1 Matteo da Milano 91 4.2 Giovan Francesco Maineri 104 4.3 Domenico Panetti 114 4.4 Benvenuto Tisi da Garofalo 123 4.5 Ludovico Mazzolino 138 4.6 Michele Coltellini 157 Capitolo V Alle porte di Ferrara: Bernardino e Francesco Zaganelli da Cotignola 163 Conclusioni 179 Bibliografia 183 Introduzione Nel presente lavoro di tesi magistrale si affronta lo studio denso e complesso della ricezione e dell’influenza della grafica tedesca in ambiente ferrarese tra il Ducato di Ercole I (1471-1505) e di Alfonso I d’Este (1505-1534). Si è deciso di restringere il periodo di indagine a quelli che sono stati gli anni più proficui per lo studio della tematica, concentrandosi in particolar modo sull’ultimo decennio del XV secolo e il primo del XVI secolo, permettendo comunque aperture ulteriori con riguardo a quei pittori che dimostrarono anche in anni più avanzati una conoscenza delle stampe d’Oltralpe. Si intende offrire con questa ricerca una solida analisi del fenomeno di ripresa, copia ed ispirazione in tutti gli artisti ferraresi considerati. A differenza di altre parti d’Italia, dove la grafica tedesca vi giunse, ma in anni successivi o mediante copie secondarie, Ferrara recepì ad un’età precoce le stampe originarie, ed uno degli obiettivi prefissati in questa tesi è anche quello di individuare le probabili motivazioni che possano spiegare perché questo processo poté avvenire nella capitale degli Este. La ricerca non avrebbe potuto avviarsi se non fossero stati considerati alcuni aspetti fondamentali alla comprensione del fenomeno. Si è perciò resa necessaria una riflessione sull’utilizzo dei modelli seriali a Ferrara tra il Quattro e il Cinquecento, ponendo quale prodromo la presentazione delle diverse tecniche e metodologie di intaglio diffuse all’epoca. La capitale ducale non era certo priva di testimonianze grafiche antecedenti a quelle giunte dal Nord, e le stampe, pervenuteci sino ad oggi, sono portavoce di un autentico linguaggio ferrarese. La recente mostra Ludovico Lazzarelli e i “Tarocchi del Mantegna” nelle collezioni dell’Ambrosiana , da pochi mesi conclusasi a Milano, ha permesso di integrare le conoscenze pregresse sulle più importanti incisioni quattrocentesche con gli studi attuali sulla materia, valutando in maniera critica le nuove considerazioni sulla paternità artistica delle cinquanta “carte” dei Tarocchi , arrivate verso la fine del Quattrocento nelle mani di Albrecht Dürer. Le stampe risalenti a tutta la seconda metà del XV secolo permettono di affermare la diffusione a Ferrara delle incisioni, sebbene gli artisti utilizzarono i modelli da queste proposte solamente quando videro le carte tedesche, ottenendo efficaci risultati mediante una rielaborazione sempre diversa. 1 È stato inoltre debitamente considerato il ruolo di Nicoletto da Modena, il più importante e prolifico intagliatore di area emiliana, attivo nel Ducato negli stessi anni in cui i pittori ferraresi assorbirono le invenzioni tedesche. Si è quindi presentata la sua produzione, mettendo in evidenza tutti quei possibili contatti tra il mondo d’Oltralpe, le sue opere e le pitture degli artisti a servizio della corte estense. Si è cercato di attribuire a Nicoletto un ruolo non secondario nella circolazione a Ferrara delle carte tedesche, da lui copiate a più riprese nei primi anni del nuovo secolo. Il secondo capitolo è dedicato ai profondi rapporti tra il Nord Europa e la corte estense di Ferrara. La ricezione della grafica tedesca non può essere considerata un mero fenomeno autonomo e privo di legami con il substrato culturale precedente, perciò sono stati presentati tutti quei processi che hanno potuto creare nel corso del Quattrocento, proseguiti poi nel secolo successivo, un fertile terreno per l’arrivo delle stampe. Con Leonello d’Este, marchese per pochi anni, a Ferrara si ebbe una grandiosa crescita culturale e, dalla terre tedesche giunsero, oltre a manifatture di diversa tipologia, alcuni dipinti di Rogier van der Weyden, apprezzato presso la corte quanto in patria. Il pittore fu importante anche per Martin Schongauer, le cui stampe, le prime poi arrivate a Ferrara, ne furono parziali debitrici. Partendo dai numerosi saggi e contributi scritti in occasione della mostra Le Muse e il principe. Arte di corte nel Rinascimento padano si sono presentati i continui scambi artistici tra Ferrara e il Nord, al centro di una lunga storia destinata a continuare non solo con il successore Borso d’Este, ma anche con i nuovi duchi Ercole I e Alfonso I. È all’interno del paragrafo dedicato a questi due principi che sono state raccolte le reminiscenze nordiche presenti in Dosso Dossi, che si è deciso qui includere in quanto guardò solo parzialmente ai modelli seriali tedeschi e con uno sguardo del tutto differente rispetto ai pittori al centro del presente lavoro. Prima di giungere al corpo centrale della tesi, si è reso necessario dedicare ad Albrecht Dürer, disegnatore, incisore e pittore, un apposito capitolo che ne illustrasse la formazione e la crescita artistica in un’ottica particolareggiata ovvero considerando con maggior riguardo il fenomeno della copia di incisioni dall’Italia, tra cui diverse appartenenti a repertori ferraresi. Nella trattazione di Dürer sono stati presi in oggetto i due viaggi nella nostra Penisola, quello ancora incerto del 1494 e quello sicuro del 1505, con una lunga sosta a Venezia. Si è partiti dalla bibliografia tradizionale (EPHRUSSI 1882; P ANOFSKY 1948; R UPPRICH 1956-1969; S TRAUSS 1974; T HAUSING 1876; 2 THAUSING 1884; W INKLER 1936-1939; W ÖLFFLIN 1987 [1905] ) sino a giungere ai contributi più recenti, con particolare attenzione al catalogo della mostra Dürer e il Rinascimento tra Germania e Italia tenutasi a Milano quest’anno. I contrastanti contributi sull’artista sono stati presentati criticamente, cercando di restituire un quadro quanto più attuale e completo sulla situazione degli studi sui legami tra il maestro di Norimberga e l’Italia. Il soggiorno ferrarese di Dürer, compiuto probabilmente sulla strada del ritorno da Bologna è stato adeguatamente considerato e trattato, sottolineando i possibili motivi di interesse per la città estense da parte dell’artista. Cuore della ricerca è lo studio dell’influenza delle stampe di Martin Schongauer, di Albrecht Dürer ed in parte di Israhel van Meckenem in un ben circoscritto gruppo di artisti ferraresi attivi tra il Quattro e il Cinquecento. Matteo da Milano, Giovan Francesco Maineri, Domenico Panetti, Benvenuto Tisi da Garofalo, Ludovico Mazzolino e Michele Coltellini furono i nativi o “forestieri” attivi presso la capitale al fine di soddisfare le molteplici istanze della corte ducale, delle congregazioni religiose e di tutti i ricchi dignitari in città. In pittura e in miniatura la storiografia artistica (ALEXANDER 1977; FAIETTI 1995; MÉSZÁROS 1983; R OSENBERG 1985-1987 ; ZAMBONI 1968; Z AMBONI 1978 ) ha sempre rilevato ed evidenziato profondi legami con le incisioni provenienti dal Nord Europa, riscontrando prelievi di elementi, particolari e composizioni da diverse opere grafiche. Se gli scritti degli studiosi su di questo fenomeno sono stati molti, si è ravvisata invece la mancanza di un lavoro omogeno e complessivo che potesse contribuire ad una piena comprensione dell’influenza delle stampe in tutti gli artisti attivi a Ferrara in quel determinato periodo. Si è perciò provveduto a realizzare un completo catalogo delle opere, suddiviso per le singole personalità, raccogliendo al proprio interno tutte le evidenti copie e suggestioni nordiche, inserendone inoltre alcune di inedite, non osservate e riportate dalla critica precedente. In apertura ad ogni paragrafo è stata inserita una concisa biografia dell’artista, mettendo in luce all’interno gli aspetti più salienti al fine della successiva comprensione dell’uso dalle stampe. Confronti puntuali tra le incisioni del Nord – bulini e xilografie – e le pitture ferraresi, comprese miniature, formano un apparato iconografico che si è cercato di realizzare nel modo più puntuale possibile, posto alla conclusione di ogni voce dedicata all’artista. 3 L’indagine non è stata solamente ristretta all’ambiente della corte ferrarese, ma si è deciso di estenderla, con un’apposita appendice che va a formare il quinto ed ultimo capitolo, alla produzione artistica di Bernardino e Francesco Zaganelli da Cotignola. I due fratelli costituiscono uno squisito esempio di assorbimento dello stile tedesco mediato soprattutto dalla grafica, senza giungere però ad un’evidente copia dei soggetti contenute nelle stampe come successo negli artisti attivi presso la capitale. È stato quindi considerato importante dedicare uno spazio ai fratelli pittori, contestualizzando il loro operato nell’ambito del Ducato di Ferrara, che assoggettò Cotignola nel 1502 con Ercole I, per poi tenerla anche con il successore Alfonso I. Si approfitta dell’introduzione per specificare fin da subito quali repertori sono stati usati per le stampe degli intagliatori tedeschi e italiani inserite all’interno del testo; per Martin Schongauer LEHRS (L.), per Albrecht Dürer, Israhel van Meckenem e il Maestro FVB BARTSCH (B.) , per Nicoletto da Modena HIND (H.).