euro 2,50 www.deportati.it TRIANGOLO Giornale a cura dell’Associazione nazionale ex deportati nei Campi nazisti e della IT Fondazione Memoria della Deportazione Nuova serie - anno XXXVI Numero 1-3 Gennaio-marzo 2020 ROSSO sped. in abb. post. art. 2 com. 20/c legge 662/96 - Filiale di Milano ALLA CAsA DELLA Il presidente Aned MEMoRIA A MILANo Dario Venegoni a pagina 4-5 Eclisse della In mostra deportazione politica? frammenti del Memoriale di Auschwitz Da pagina 8 le tele con Dala storia pagina dell’operazione 8 le opere

Nel ventesimo anniversario settimane? Che messaggio passa in dell’istituzione del Giorno della questi giorni? E questo messaggio Memoria c’è di che riflettere: cosa serve o no a fare comprendere resta del bombardamento mediatico davvero quanto accadde nei lager a cui tutti siamo sottoposti in queste di Hitler e a spiegarne il motivo? ELLEKAPPA La battaglia dei “Triangoli rossi” raccontata con Vittore Bocchetta Un ex deportato, e Triangolo Rosso, tornato dalla prigionia racconta e disegna i suoi anni di deportazione. Ragazzi di un liceo ne hanno ricavato la storia che noi riproduciamo nelle pagine centrali. IT QUEsTo NUMERo Triangolo Rosso Pag. 3 Con i giovani a Mauthausen. Ora che manca la “testimonianza diretta” bisogna attualizzare i linguaggi di Giorgio Oldrini Periodico dell’Associazione nazionale Pag. 4 Eclisse della deportazione politica? di Dario Venegoni ex deportati nei Campi nazisti e Pag. 6 Contro l’antisemitismo e ogni forma di razzismo della Fondazione Memoria della Deportazione Pag. 7 Liliana Segre a Salvini: contro tutti i razzismi Pag. 8 Arte, Testimonianza, Memoria. Alla Casa della Memoria una grande Una copia euro 2,50, abbonamento euro 10,00 mostra dei teli di Pupino Samonà di Giuliano Banfi Inviare un vaglia oppure effettuare un bonifico a: Pag. 11 La maratona culturale di Moni Ovadia a Savona coinvolge i giovani nel Giorno della Memoria 2020 di Maria Bolla Aned - c/o Casa della Memoria, Pag. 12 Girano un film ad Auschwitz (e lo interpretano) gli studenti di San Giovanni in Persiceto di Mauro Borsarini Via Federico Confalonieri 14 - 20124 Milano Pag. 14 A Ravensbrück viaggio e ritorno. Così una ragazza racconta la scena vista oggi da lei di Beatrice Oliveti conto corrente c/o Banca Prossima, Pag. 18 Mi chiamo Ester e “Credo” nella memoria”. Lisa racconta come fosse lei Piazza Paolo Ferrari 10 Milano, di Lisa Leri IBAN: IT53 S033 5901 6001 0000 0141934 Pag. 20 Agosto 1944, due ragazzi bergamaschi arrivano a Buchenwald: il nipote di uno di loro racconta di Leonardo Zanchi Telefono 02 68 33 42 Pag. 23 Arriva da Brescia un quadro di Giovitta per non dimenticare e-mail Aned nazionale: [email protected] Loredana è tornata a Bergamo: da qui partì per la deportazione Pag. 24 A Novate Milanese una mostra di inediti di Giandante.X, l’antifascista Fondazione Memoria della Deportazione artista e poeta di Miuccia Gigante Biblioteca Archivio Pina e Aldo Ravelli Pag. 26 Il Giorno della Memoria a Vado Ligure. Via Dogana 3, 20123 Milano- Tel. 02 87 38 32 40 A Foligno commemorazione dei deportati davanti alla lapide con i e-mail: [email protected] nomi dei martiri. Pag. 27 Medaglia d’oro per il sarto Leonardo Orcellet morto a Wittemberg Triangolo Rosso La Medaglia d’Onore per Mario Tedeschi. Era partigiano a Sarzana di Simone Falco Direttore Giorgio oldrini Pag. 28 “Anni difficili”. I disegni di Vittore Bocchetta reinterpretatidai giovani di M. Antonietta Arrigoni Comitato di redazione sauro Borelli Bruno Cavagnola Pag. 31 VITToRE BoCCHETTA “TRIANGoLo Rosso” Giuseppe Ceretti oreste Pivetta CoNTRUIBUTI Angelo Ferranti Pag. 40 Campo di Gusen. Tremende scoperte e permanenti misteri di Alberto Rosati Segreteria di redazione Vanessa Matta Pag. 42 Le Pietre d’Inciampo, monumento per ogni deportato, senza distinzio ne di razza o di credo politico di Marco Steiner Collaborazione editoriale Franco Malaguti Pag. 44 Una lunga ombra per troppo tempo ignorata di Ambra Laurenzi Isabella Cavasino Pag. 48 Il senso di fare ricerca oggi di Laura Tagliabue [email protected] Pag. 50 Le prime vittime naziste sono stati i diversamente abili di Andrea Di Veroli Chiuso in redazione il 28 febbraio 2020 Stampato da Stamperia scrl - Parma LE NosTRE sToRIE Pag. 52 Dante Sturbini che si pensava fosse stato ucciso perché rubava per se e 5 per mille all’ANED per gli altri “soltanto” le bucce di patate di Giovanna Carsughi Pag. 54 Guido Focacci, il toscano pilota di aerosiluranti. Partigiano dall’ 8 set tembre fu deportato a Mauthausen di Gianni Focacci Pag. 58 Raccontata nella serie tv “La guerra è finita” la storia dei ragazzi ospiti della colonia di Selvino di Adriano Arati Pag. 60 Italia chiama, Canada risponde. L’Internato Militare Italiano finito a Montréal per vivere di Andrea Giovarruscio Pag. 62 Sulle bancarelle milanesi vendono (senza pudore) il Mein Kampf diHitler Imbrattata nella capitale la targa per Tina Costa, staffetta partigiana 5 per mille alla Fondazione Pag. 63 Posata a Palermo la Pietra d’inciampo più a sud d’Europa per Libero Baldanza di Flavia Baldanza Memoria della Deportazione BIBLIoTECA-PALCosCENICo Pag. 64 Rileggere i Diari di Anne Frank: nonostante le avversità questo imponente archivio si è salvato di Alberto Cavaglion Pag. 65 I prigionieri che dissero no a Salò “Inutilmente Mussolini insistette” ma la maggior parte rifiutò di Aldo Cazzullo Pag. 67 La Tosca di Puccini messa in scena nel lager di Buchenwald per gli studenti savonesi di Alessandro Clavarino

2 Con i giovani a Mauthausen

ora che manca la “testimonianza diretta” bisogna attualizzare i linguaggi

Il viaggio di maggio a Mauthausen e ai sottocampi è una tradizione del l’Aned che dura ormai da decenni. Molte delle nostre sezioni fanno dell’organizzazione e della partecipazione a questo evento internazionale una parte importante della loro attività, coinvolgendo spesso scuole, ragazze e ragazzi ed insegnanti.

ltre al doveroso ragazzi cosa significa an dare sen, Gusen, Hartheim e altri zionale, ha chiesto che la omag gio a coloro che a Mauthausen, cosa vedran- campi deve essere altissima domenica mattina, prima sono morti nei lager, no e quale storia e quali sto- da parte dell’Aned, tanto più della manifestazione interna- O che ormai i deportati, che il senso profondo di questi rie sono la sostanza di quel zionale, ci sia un incontro di pellegrinaggi è, prima di periodo tremendo del la per molti anni hanno accom- giovani di tutto il mondo tutto, quello di far vedere a vicenda europea e mon diale. pagnato i ragazzi, non ci nella cava di Mauthausen, un numero alto di persone In questi mesi è nata anche sono più e dunque manca la sotto la Scala della morte. che i lager sono esistiti con una polemica sul senso e tensione e la “verità concre- Ci si richiede dunque un tutto il loro carico di dolori e l’utilità di visitare i campi. ta” della testimonianza diret- impegno ancora maggiore drammi. Una risposta con- Si sono pubblicate foto di ta. per attualizzare i linguaggi e creta al negazionismo che ra gazzi che si facevano sel- Ed è anche vero che le le iniziative, ma, credo io, sembra avere preso piede fie davanti all’entrata di nuove generazioni usano lin- partendo dalla idea che i anche in Italia. Una riscoper- Auschwitz, si è polemizzato guaggi diversi e dunque viaggi sono uno strumento ta per molti del perché que- sul fatto che alcuni affronta- impongono a noi lo sforzo di fondamentale del cammino sto è successo e dei va lori e no questo percorso come riuscire a parlare in modi per della memoria che Aned è delle scelte che hanno porta- sem plice “turismo di mas - loro comprensibili ed impegnata a compiere in una to tanti, anche molto giova- sa”. attraenti. realtà italiana e internaziona- ni, a morire laggiù. Certo, l’attenzione alla pre- Un tema che Aned si è le in cui il ritorno di razzi- Le nostre sezioni preparano parazione del viaggio e allo posta, tanto che il presidente smo, antisemitismo, odio e spesso il viaggio spiegando, svolgimento delle giornate Dario Venegoni, nella riu- violenze è preoccupante. nelle settimane precedenti, ai che si passano tra Mauthau - nione del Comitato interna- Giorgio oldrini 3 Eclisse della IT deportazione politica? Nel giro di pochi giorni due importanti centri di ricerche demoscopiche hanno pubblicato i rispettivi rapporti sul tema della Shoah, in occasione del ventesimo Giorno della Memoria

a fatto molto clamore, su bombardamento mediatico a cui tutti a diversi anni l’ANED,

diversi organi d’informazio- siamo sottoposti in queste settimane? l’Associazione degli ex

Hne, il rapporto Eurispes, Che messaggio passa in questi gior- Ddeportati, ha denunciato que- secondo il quale il 15,6% degli ita- ni? E questo messaggio serve o no a sta ricostruzione a dir poco fanta- fare comprendere davvero quanto liani pensa che la Shoah non sia “ siosa della vita e della morte a mai esistita, e che si tratti sostan- accadde nei lager di Hitler, e a spie- Dachau zialmente di un’invenzione. Nel garne il motivo? http://www.deportati.it/news/dac 2004, ha fatto notare l’istituto, que- hau_fandonie/ ma questo non ha sta percentuale si fermava al 2,7 dai roghi di libri sulle arrestato né la tournée del Nostro, per cento, un dato quattro volte né la commozione del suo pubblico. inferiore. I più scettici sulla veridi- piazze della Germania Eppure dovrebbe essere chiaro a cità della memoria dello sterminio tutti che queste falsificazioni delle degli ebrei, secondo l’Eurispes, si del 1933, alla fiamma vicende dei lager portano solo collocherebbero a sorpresa nell’a- nefanda dei crematori acqua al negazionismo. Se questi rea di centrosinistra, dove si trove- due raccontano storie inverosimili, rebbero il triplo dei negazionisti di Birkenau, corre un perché credere agli altri testimoni? rispetto alla destra. nesso non interrotto Chi lo dice che la testimonianza di Liliana Segre non sia altrettanto ontemporaneamente Un dato è certo: cresce il numero infondata? Alessandra Ghisleri, direttri- degli italiani scettici sull’intera narra- “ Cce di Euromedia, ha presen- zione e, contemporaneamente, non ’altra parte se il Giorno della tato i risultati di un’altra indagine, hanno mai avuto tanto successo i rac- Memoria si riduce a una che avrebbe rivelato che la percen- contatori di storie fantasiose, se non Dpura e semplice spettacola- tuale degli italiani che credono che inventate di sana pianta, meglio se rizzazione del dolore non deve sor- la Shoah non sia mai esistita si col- condite di particolari raccapriccianti. prendere che trovi spazio sui media locherebbe all’1,3 per cento, e che chi non risparmia i particolari più l’arco dei partiti di riferimento di di questi giorni la denuncia del efferati. L’effetto finale è sovente chi ritiene al contrario che lo ster- Centro di Documentazione quello dell’assuefazione e dell’o- minio degli ebrei sia avvenuto e ÈEbraica Contemporanea mogeneizzazione delle memorie: di che sia da ricordare si collochi tra (CDEC) a proposito del racconto di morti ammazzati in modo raccapric- la sinistra e Forza Italia, mentre a un sedicente superstite di Auschwitz ciante ce ne sono stati sempre, e destra si collocherebbe la maggior che da anni gira nelle scuole, riscuo- non solo nei lager nazisti. parte degli scettici e dei negazioni- tendo ovunque grande successo con La legge istitutiva del Giorno della sti. un racconto di pura fantasia. E viene Memoria obbliga scuole e Comuni Tutti i sondaggi sono invece d’ac- ancora invitato a tenere conferenze a organizzare riunioni per ricordare, cordo nel segnalare una crescente pubbliche un superstite di Dachau – ma non ha stanziato neanche un preoccupazione degli italiani per lui almeno a Dachau c’è stato davve- centesimo per queste iniziative. episodi di violenza e di discrimina- ro – che ha scritto un libro (pubblica- zione, che del resto riempiono quo- to nientemeno che da Rizzoli) in cui osì la maggioranza degli isti- tidianamente le cronache di tutti i si è auto-etichettato come l’ultimo tuti risolve la questione mezzi di informazione. membro italiano di un Cmostrando un film, o delle Sonderkommando, ovvero di quelle canzoni, o se va bene i disegni dei el ventesimo anniversario squadre di addetti alle camere a gas. bambini di Terezin. Fino a pochi dell’istituzione del Giorno Il libro è ricco di particolari “forti”, anni fa si telefonava all’ultimo Ndella Memoria c’è insomma di regola senza riscontro alcuno se momento all’ANED, chiedendo un di che riflettere: cosa resta del non francamente inverosimili. testimone quale che fosse, purché

4 andasse nella scuola a raccontare, aver varato le leggi razziali. E che come un Jukebox, la propria vicen- evitano di citare la messa al bando da di deportato (ricordo una presi- dei partiti e delle associazioni de che pretendeva che il testimone IT democratiche e la persecuzione facesse cinque volte in una mattina degli oppositori. Così si può pian- la sua performance: un’ora con le gere per le vittime dei bambini, prime, un’altra con le seconde, e delle madri, dei vecchi vittime della via così fino all’ultima ora con Shoah, ma non per il martirio di quelli di quinta). tanti antifascisti e partigiani, Oggi hanno capito che di testimoni tura, la negazione delle libertà demo- annientati negli stessi campi. in grado di girare per le classi non cratiche? ce ne sono quasi più, e quindi si uando il Comune di Schio arrangiano. Eppure ce lo ha insegnato lo stesso rifiuta di porre 14 “pietre Primo Levi, un altro che tutti in que- Qd’inciampo” alla memoria di e guardiamo i programmi che sti giorni citano, evidentemente senza altrettanti cittadini morti nei lager, i Comuni – anche i capoluo- averlo letto: “La storia della ecco che scatta l’automatismo, e il Sghi di Regione, per intenderci Deportazione e dei campi di stermi- fior fiore dei commentatori sui prin- – organizzano per il 27 gennaio c’è nio, la storia di questo luogo cipali giornali si lancia nella filippi- di che trasecolare: le occasioni per [Auschwitz, ndr], non può essere ca sull’antisemitismo. Ma a Schio

una riflessione sull’intero sistema separata dalla storia delle tirannidi le pietre dovevano ricordare un

concentrazionario di Hitler, o addi- fasciste in Europa: dai primi incendi ebreo e 13 operai degli stabilimenti rittura sugli obiettivi del Nuovo delle Camere di Lavoro nell’Italia del tessili della zona, e l’antisemitismo Ordine Europeo, e cioè sulla strate- 1921,“ ai roghi di libri sulle piazze non era la chiave per spiegare quel- gia di lungo periodo del nazismo, della Germania del 1933, alla fiam- lo specifico caso. sono del tutto assenti. Si approfon- E ancora, nel Giorno della discono dettagli, casi particolari – ...si può piangere, Memoria, un grande giornale dedica quest’anno andava abbastanza di una pagina agli “ultimi 13 custodi moda il caso degli sportivi deporta- per le vittime della della Memoria”, di cui si pubblica- ti; l’anno scorso si parlava decisa- no anche le foto. Erano tutti ebrei mente di più degli omosessuali – shoah e per il martirio deportati a Birkenau. Ma ci sono ma non si azzarda mai un racconto di tanti antifascisti certamente altri ebrei ex deportati d’insieme. ancora viventi, che il giornale e partigiani, annientati dimentica, e anche altre donne che l risultato è che tutti veniamo negli stessi campi furono a Birkenau e portano ancora bombardati di film, musiche, il numero di matricola tatuato sul Irassegne teatrali. E nel contem- braccio anche senza essere ebree, po crescono la confusione e la ma nefanda dei crematori di “ per non parlare dei superstiti degli disinformazione. Birkenau, corre un nesso non inter- altri lager e deportati per altri moti- Molti intendono l’unicità della rotto”. vi, la cui tragedia evidentemente Shoah non come un complesso di non è meritevole di menzione. motivazioni che fanno effettiva- e non si affronta il tema del per- mente dello sterminio degli ebrei corso che ha condotto alla trage- uesta confusione e questo d’Europa un unicum nella storia Sdia dei lager si rischia di non pressapochismo portano del mondo, per le dimensioni della comprendere nulla. Non si potrà spie- Qacqua al negazionismo. La tragedia e per le sue modalità; ma gare, per esempio, come mai circa tre campagna sistematica di gruppi raz- più semplicemente come l’unica deportati italiani su quattro siano zisti e fascisti in rete fa il resto. tragedia della seconda guerra mon- stati arrestati e avviati ai lager non Primo Levi si preoccupava di cosa diale che valga la pena di ricorda- per motivi “razziali”, ma “politici”. sarà della memoria il giorno in cui re. E infatti in tante narrazioni si Di questi, in effetti, non si parla più anche l’ultimo testimone sarà scom- parte dal 1938, con le leggi razziste da diversi anni. Chi ricorda Vincenzo parso. antiebraiche di Mussolini. Pappalettera e il suo Tu passerai per Ma quella memoria è sistematica- il camino? E Piero Caleffi (Si fa pre- mente attaccata e negata già adesso, a nel 1938 (è un esempio sto a dire fame)? E Giovanni Meloria quando ancora alcune decine di che faccio spesso a questo (La quarantena)? Sono autori di libri superstiti sono in vita e possono Mproposito) mio padre venduti a centinaia di migliaia di testimoniare della più grande trage- aveva già finito di scontare una copie alcuni decenni fa. Chi conserva dia che mai l’umanità abbia cono- condanna a 10 anni di prigione memoria della loro testimonianza? sciuto. inflittagli dal Tribunale Speciale E, come talvolta accade, a dar per la Difesa dello Stato per motivi ’eclisse della deportazione poli- manforte al negazionismo ci si met- politici: sicuri che si possa raccon- tica è funzionale alla narrazione tono, inconsapevolmente, alcuni tare il razzismo del regime saltan- Ldelle destre, che concedono che che pure pensano di combattere do a pie’ pari la repressione di ogni Mussolini fece effettivamente un sulla trincea opposta. dissenso, la costruzione della ditta- unico, imperdonabile errore, quello di Dario Venegoni

5 La definizione dell’INTERNATIoNAL HoLoCAUsT REMEMBRANCE ALLIANCE Contro l’antisemitismo e ogni forma di razzismo Il 17 gennaio scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato uffi cialmente la definizione di antisemitismo dell’IHRA, (International Holocaust Remembrance Alliance) che è già stata adottata da una tren tina di paesi. Questa è la definizione di antisemitismo secondo questa dichiarazione: “L’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio nei loro confronti. Le manifestazioni retoriche e fisiche di antisemitismo sono dirette verso le persone ebree, o non ebree, e/o la loro proprietà, le istituzioni delle comunità ebraiche e i loro luoghi di culto”

integrazione di questa definizione, l’IHRA ha √ applicare una doppia misura, imponendo a Israele un pubblicato anche alcuni “esempi contemporanei di comportamento non previsto o non richiesto a qualsiasi Aantisemitismo nella vita pubblica, nei media, nelle altro Paese democratico, scuole, sul luogo di lavoro e nella sfera religiosa, tenendo √ usare simboli e immagini associati con l’antisemitismo conto del contesto generale: classico (ad es. gli ebrei uccisori di Gesù o praticanti ritua- √ incitare e contribuire all’uccisione di ebrei o a danni a li cruenti) per caratterizzare Israele o gli israeliani, loro scapito, o a giustificarli, nel nome di un’ideologia √ paragonare la politica odierna di Israele a quella dei radicale o di una visione estremista della religione, nazisti, √ avanzare accuse false, disumanizzanti, perverse o stereo - √ ritenere gli ebrei collettivamente responsabili delle azioni tipate sugli ebrei, in quanto tali, o sul potere degli ebrei dello Stato di Israele”. come collettività, ad esempio, ma non nche le destre in esclu si vamente, il mito Italia hanno di - di una cospirazione chiarato la propria mondiale ebraica o A adesione a questa defi - degli ebrei che con- nizione. trollano i media, l’eco- Pochi giorni prima lo nomia, il go verno o stesso segretario della altre istituzioni sociali, Le ga Matteo Salvini ave - √ accusare gli ebrei di va organizzato un conve - essere responsabili di gno sul tema del l’anti - com por ta menti scor- semitismo, invi tan do a retti, effettivi o imma- partecipare la sena trice a ginari, commessi da vita Liliana Segre. una sola persona o da ‘su Vitebsk’ di Marc Chagall. Esprime l’essenza dell’ebreo errante. Un invito che arrivava a un gruppo ebraico, o breve distan za dalla addirittura di at ti commessi da non ebrei, scan dalosa astensione del centro destra in Parlamento sulla

proposta della stessa Segre di istituire una commissione sul √ negare il fatto, l’ambito, i meccanismi (ad esempio le ca - razzismo, l’antisemitismo e l’odio in rete. mere a gas) o l’intenzionalità del genocidio degli ebrei per- petrato dalla Germania nazionalsocialista e dai suoi soste- “Secca è stata la replica della senatrice a vita, che ha scritto nitori e complici durante la Seconda guer ra mon diale a Salvini rifiutando l’invito: (l’Olocausto), √ accusare gli ebrei come popolo, o Israele come Stato, di aver inventato o esagerato le dimensioni dell’Olocausto, Apprezzo l’iniziativa sull’antisemitismo, un problema √ accusare i cittadini ebrei di essere più fedeli a Israele, o che si riaffaccia virulento nelle cronache del nostro tempo alle presunte priorità degli ebrei in tutto il mondo, che agli in tanti Paesi d’Europa e del mondo intero. Ritengo però interessi dei propri Paesi, che non si debba mai disgiungere la lotta all’antisemitismo dalla più generale ripulsa del razzismo e del pregiudizio √ negare al popolo ebreo il diritto all’auto deter mina zio ne, che cataloga le persone in base alle origini, alle ad esempio, sostenendo che l’esistenza di uno Stato di caratteristiche fisiche, sessuali, culturali o religiose Israe le è un atteggiamento razzista, 6 “ NoTIZIE

Il leader dalla Lega aveva invitato la senatrice ad un convegno del suo partito sul tema dell’antisemitismo. Chiara ed esemplare la risposta della senatrice Liliana segre a salvini: contro tutti i razzismi aro collega, grazie dell’invito al convegno del sulla necessità di fare qualcosa, ciascuno nel proprio 16 gennaio prossimo a Roma, purtroppo non ambito ed a partire dalla propria sensibilità per farvi Cpotrò partecipare perché una serie di im pegni argine. legati al Giorno della Memoria mi trat terranno a Confido che il vostro convegno potrà dare un con tri - Milano tutto il mese. buto in questo senso e che anche nella commissione Apprezzo l’iniziativa sull’antisemitismo, un problema con tro lo hate speech deliberata dal Senato si po - che si riaffaccia vi rulento nelle cronache del nostro trà realizzare una fattiva collaborazione nel l’interesse tempo in tanti Paesi d’Europa e del mondo in tero”. generale del popolo italiano”. Ritengo però che non si debba mai disgiungere la lotta Queste, per intero, le parole scritte dalla Segre e citate all’antisemitismo dalla più generale ripulsa del raz - dal presidente Dario Venegoni sul suo articolo contro zismo e del pregiudizio che cataloga le persone in base ogni forma di razzismo (vedi pagina a lato). alle origini, alle caratteristiche fisiche, sessuali, cul - turali o religiose. Questa visione mi pare tanto più necessaria in questa fase storica, in cui le condizioni di disagio sociale spin gono tanti a indirizzare la propria rabbia verso un ca pro espiatorio, scambiando la diversità per mi - naccia. “Ricordo con piacere la convergenza delle nostre ri - flessioni sui rischi di imbarbarimento della società e

“siamo noi la sua scorta”, gli studenti aprendo l’incontro con Liliana segre al teatro Arcimboldi a Milano La scuola si mobilita contro ogni tentazione negazionista e fascista iamo noi la sua scorta.” Sono state queste le pri- me parole pronunciate dalla ministra per “Sl’Istruzione, Lucia Azzolina. “Nella storia d’Italia c’è uno spartiacque: le leggi raz- ziali del 1938. C’è un prima e un dopo, oggi l’Italia è un Paese che ripudia la guerra e la dittatura. Le leggi razziali furono leggi criminali, dopo quelle leggi fu l’a- bisso dei campi di sterminio”. Accolta come una vera star la senatrice a vita Liliana Segre al Teatro degli Arcimboldi di Milano, al suo ar- rivo gli oltre duemila studenti che affollavano la sala si sono alzati in piedi, accompagnandola con uno scroscio continuo di applausi fino al palco. Su alcuni cartelloni si legge: «Scudo all’odio è l’amo- re», «Grazie mille». 7 Arte, Testimonianza, Memoria. Alla Casa della Memoria una grande mostra dei teli di Pupino Samonà

ned, Fondazione Memoria della Deportazione e delle Deportazioni - di tutte le Deportazioni, politica, raz- Comune di Milano hanno presentato alla Casa del- ziale, militare, di genere, religiosa - e per rimuovere defor- Ala Memoria la Mostra “Arte, Testimonianza, mazioni che si sono stratificate con il trascorrere del tem- Memoria”, valorizzando materiali originali messi a dispo- po. E infine per valorizzare il patrimonio ideale e storico sizione dalla Fondazione che ne è depositaria, e ad essa va di Aned. un convinto ringraziamento per la collaborazione. La mostra espone 27 teli originali - mai mostrati in sede iproporre questi frammenti dà modo di esaminarli e pubblica, della spirale pittorica affidata alla maestria del- valutarli a distanza ravvicinata e di esprimere un giu- l’artista palermitano Pupino Samonà - alcune prove d’au- Rdizio sul rapporto Arte/Memoria. tore su carta e lo straordinario pannello (lungo 10,50 x 1,50 E consente quindi di indignarsi sui motivi, espressi auto- metri) che rappresenta la verifica dimensionale di un arco ritariamente dalla direzione del museo di Auschwitz, che completo della spirale. La mostra espone anche una serie condannò in modo unilaterale il Memoriale allo sfratto in di documenti che consentono di leggere il progetto nella quanto “opera d’arte” che non rispondeva a “nuove linee sua complessità multidisciplinare. guida” del Museo: espo sizione di documenti, oggetti e ci- meli appartenuti ai deportati, cifre e dati, con esclusione di ’obiettivo fondamentale di questa impegnativa e ori- analisi etico-politiche sui motivi della tragedia delle de- ginale iniziativa è stato quello di proporre una am- portazioni e dello sfruttamento criminale del lavoro-schia- Lpia valutazione artistica, storica e politica, che con- vo pianificato fino alla morte. sente di affrontare i temi della Testimonianza e della Memoria Le valutazioni negative, rafforzate da indicazioni di natu-

8 Narrazione del destino di un’opera d’arte: si tratta dei “frammenti originali” dei dipinti realizzati per il Memoriale in onore degli Italiani assassinati nei campi di sterminio nazisti, montato nel Blocco 21 di Auschwitz e sfrattato dalla nuova politica polacca. ra politica – che vietavano la rappresentazione di simboli dito dalla regia di Nelo Risi e accompagnato dalla musica che si richiamassero ai totalitarismi del XX secolo, con una di Luigi Nono: un gruppo di intellettuali di prima gran- impropria e storicamente infondata equiparazione fra na- dezza del Novecento italiano, che ha realizzato un’opera col- zismo, comunismo e stalinismo - hanno determinato la lettiva e coordinata che orienta conoscenza, memoria, sto- chiusura del Memoriale, il suo conseguente degrado, fino ria e giudizio etico-politico. alla minaccia di definitiva demolizione: tutto avvenne nel- l’indifferenza degli organi istituzionali italiani dell’epoca. lla fine, con importante e significativa sensibilità In questo contesto, Aned fu costretta, fra il 2009 e il 2015, politica e istituzionale, il Comune di Firenze e la dopo una negoziazione durissima condotta da Gianfranco ARegione Toscana, entrambe sedi di quote significa- Maris, ad adoperarsi per far rientrare in Italia il Memoriale. tive di deportazione di massa, hanno trovato una degna col- locazione al Padiglione EX-3 di Firenze Gavinana. E quin- rte: è il primo titolo della mostra perché riconosce di, con un’operazione complessa, ma virtuosa, è stato pos- nel Memoriale la dignità di una opera d’arte multi- sibile coordinare una pluralità di soggetti impegnati a supe - Adisciplinare che trasmette memoria e ricordo e nella rare ostacoli e procedure defaticanti. Il Ministero dei Beni quale si accende una straordinaria tensione emotiva, do- Culturali e del Turismo ha consentito che ci si avvalesse vuta all’interazione tra la parola e l’analisi storica di Primo dell’Istituto centrale per il Restauro di Roma, il quale si è Levi, lo spazio architettonico di Lodovico Belgiojoso, in un occupato dello smontaggio, assai complesso, del Memoriale, percorso cromaticamente ossessivo, cadenzato dai colori (ne- della sua messa in sicurezza e del trasporto specializzato a ro, rosso, giallo, bianco) dei teli di Samonà, illuminato e scan- Firenze.

9 Nella foto del 1979 a partire da sinistra Abele saba, Giuseppe Lanzani, Mario Pupino samonà, Lodovico Barbiano di Belgiojoso e Gianfranco Maris. A destra, l’Arcivescovo di Milano Mario Delpini visita la Mostra alla Casa della Memoria. In basso ancora altri frammenti delle opere che Pupino sa mo nà dipinse per la spirale, traducendo in un linguaggio pittorico il sen so dello scrit to che Pri mo Levi aveva rivolto ai visitatori.

ncora il Ministero ha impegnato l’Opificio delle uesta integrazione si rende necessaria perché ogni al- Pietre Dure, eccellenza italiana riconosciuta mon- terazione di un cimelio identitario genera contra- Adialmente, perché procedesse al restauro dei sei- Qrietà e sofferenze; figurarsi la cancellazione – dal centosessanta metri quadri della spirale pittorica di Samonà. sito per cui era stato realizzato – del Memoriale in onore de- L’opera è stata quindi rimontata in accurata ricostruzione gli Italiani assassinati nei campi nazisti filologica del progetto originale. La mostra quindi - prodotta da Aned, Fondazione Memoria Privati cittadini e aziende hanno contribuito al finanzia- della Deportazione e Comune di Milano - assieme alla ri- mento di un patrimonio artistico italiano, che - pur sottrat- costruzione completa del Memoriale allestito a Firenze, to al suo contesto originale - rimane a testimonianza delle rappresenta uno sforzo di restituzione di Memoria e di com- più drammatiche fasi della storia dell’umanità. pensazione da una gravissima offesa e testimonia un do- veroso riconoscimento della Deportazione italiana. l pianterreno della Casa della Memoria c’è un pan- nello del 1945 con le fotografie dei caduti della È infine un’anticipazione di conoscenza di cui ANED e AResistenza milanese e lombarda del 1943-45, rea- Milano si sono fatte carico perché chi vuole approfondire lizzato dal Comitato di Liberazione Lombardo e dall’Anpi, la qualità artistica del Memoriale si rechi a Firenze dove po- che è diventato parte integrante dell’esposizione, in quan- trà visitare l’opera nella sua ricostruzione filologica com- to rappresenta la nostra gente, i nostri morti, il loro sacri- pleta e riconoscere i frammenti che qui sono esposti. ficio in una continuità ideale fra Resistenza e Deportazione. Giuliano Banfi

10 NoTIZIE Il 27 gennaio 2020 si è celebrato il “Giorno della Memoria” con l’eccezionale partecipazione dell’attore-regista La maratona culturale di Moni ovadia a savona coinvolge i giovani nel Giorno della Memoria 2020 ome è ormai tradizione il teatro comunale “G. Con lo stesso calore con cui è stato accolto, un lungo ap- Chiabrera” ha visto la partecipazione di circa 600 plauso ha dimostrato la giusta scelta per quella occasio- Cstudenti accompagnati dai loro docenti. ne. L’iniziativa è stata aperta dalla sindaca di Savona dotto- La seconda fase della giornata è stata dedicata ad un in- ressa Ilaria Caprioglio, la quale si è congratulata unitamente contro di Ovadia con i parenti dei deportati, organizzato all’assessore alla cultura Rodino per la presenza di così dall’Aned e dalla libreria Ubik. Gli organizzatori aveva- tanti ragazzi, ai quali ha chiesto una riflessione sul valo- no pensato ad un incontro “famigliare”, invece è stata re simbolico della giornata. una grande assemblea popolare. Quindi a nome dell’Aned e dell’Isrec, la professoressa La sala Rossa del Comune di Savona non è stata suffi- Giosiana Carrara ha letto la legge istitutiva per il Giorno ciente ad accogliere il numeroso pubblico, che si è adat- della Memoria e presentato il tanto atteso Moni Ovadia. tato a sedere per terra occupando tutto lo spazio disponi- L’attore accolto da una calorosa ovazione da parte di tut- bile. ti, anziché esordire con un monologo, come previsto dal- L’autore ha ripreso in parte i temi già espressi nella mat- l’organizzazione teatrale, ha immediatamente dialogato tinata, chiamando i presenti ad un impegno sempre più con i giovani citando fatti storici, filosofi e rappresenta- evidente contro i simboli che si richiamano alla discri- ti della cultura dei tempi passati; facendo riferimento an- minazione e al nazismo. che a specifiche opere d’arte ha ribadito che tutte le cul- Moni Ovadia ha, quindi, espresso solidarietà e condivi- ture, sia religiose che laiche, sono e devono tendere a ri- so l’attività dell’Aned, soprattutto per le iniziative che solvere con giustizia la tragedia dei popoli oppressi. Un riguardano la pace. Si è concentrato contro il pericolo dei particolare riferimento ha indirizzato alla politica perché rigurgiti di politica di destra auspicando, per l’Europa, la tragedia della questione israeliana e palestinese sia ri- lo sviluppo di cultura antifascista a favore di una solu- solta nella pacifica convivenza tra i popoli. Un particolare zione per il conflitto israelo-palestinese e sottolineando monito, indirizzato ai giovani, insisteva soprattutto sul che le fedi religiose non possono essere motivo di guer- fatto che il bullismo sia una forma di discriminazione. ra. I giovani studenti avevano preparato una sessantina di Inoltre il 30 gennaio a Savona l’Opera Giocosa ha mes- domande da porgli, purtroppo il tempo non è stato suffi- so in scena l’opera lirica “La Tosca a Buchenwald” pres- ciente e Ovadia ha promesso che avrebbe risposto alle ri- so il Teatro Chiabrera, con il patrocinio dell’Aned; si so- manenti domane via whatsapp. Gli studenti hanno accet- no svolte due rappresentazioni al mattino per le scuole tato insistendo con due ultime domande: medie ed alla sera aperta al pubblico. In entrambe la pre- sentazione è stata fatta ad opera della presidenza dell’Aned. 1. Il razzismo e l’antisemitismo sono la stessa cosa? 2. I tedeschi potevano non conoscere l’esistenza dei lager A pagina 67 dedichiamo ampio spazio a questa opera. sul loro territorio. Maria Bolla Aned Savona-Imperia

11 Girano un film ad Auschwitz (e lo interpretano) gli studenti di San Giovanni in Persiceto Il progetto, finanziato e patrocinato e Fondazione dei Sotto Campi di Au - dall’Assemblea legislativa della Regione schwitz-Birkenau per le autorizzazioni e Emilia Romagna, ha previsto in una pri- l’individuazione dei luoghi per le riprese. ma fase, in occasione del Giorno della Memoria 2019, la realizzazione di una La scenografia è il lager stesso rappresentazione teatrale tratta dal libro È estremamente significativo aver realiz- “Il fumo di Birkenau” di Liana Millu, so- zato questo film nel luogo originario dove pravvissuta ad Auschwitz/Birkenau. le vicende narrate dalla Millu sono avve- In una seconda fase, durante il viaggio nute, con protagonisti le ragazze e i ragaz- della memoria a Cracovia e Auschwitz ad zi dell’Istituto Archimede, con lo scopo inizio ottobre 2019, si è realizzata la tra- non solo di ricordare le vittime, ma anche sposizione filmica dell’opera della Millu. di realizzare un documento adatto alla dif- fusione della didattica della memoria, da Partiti dal libro di Liana Milliu mettere a disposizione di scuole, associa- Il cortometraggio prodotto riproduce i sei zioni e Istituzioni pubbliche e private. racconti presenti nel libro, dove al centro vi sono storie di donne. La Millu, testi- Questo progetto non avrebbe mai potuto mone e scrittrice, osserva il dramma dei essere realizzato senza il grande supporto campi di concentramento e di sterminio e lo straordinario sostegno della Fon da zio - dal punto di vista femminile ed è, quin- ne dei Sotto Campi di Auschwitz-Birkenau di, la particolare condizione delle depor- http://www.auschwitz-podobozy.org/en/, tate al centro delle storie raccontate. che ha messo a disposizione luoghi e ma - Le allieve e gli allievi dell’Istituto Archi - teriali originali, e senza l’autorizzazione mede sono gli interpreti ed hanno lavo- del Museo di Stato di Auschwitz-Birkenau rato intensamente per la preparazione e http://auschwitz.org/en/ che ha autorizza- per la realizzazione del video, coordina- to le riprese all’interno dei campi principa- ti dalle docenti dell’Istituto Daniela Sa - li relativamente alle sole strutture, in quan- guatti e Lucia Castelvetri e diretti dalla to riprese di rappresentazioni sono vietate regista Francesca Calderara. dal Re golamento del Museo. Le riprese, curate da Michele Varasani, sono state effettuate nei luoghi originali I luoghi: una derivazione dai campi di Auschwitz-Birkenau e nei sotto campi Le riprese sono state effettuate (nelle fo- adiacenti. to in alto) a: Il Dirigente Scolastico Mauro Borsarini ha BUDY-BOR (1942-1945), ex scuola tra- curato i rapporti con le Istituzioni polac- sformata in colonia penale femminile do- che, Museo Statale di Auschwitz-Birkenau ve le prigioniere venivano impiegate per 12 L’Istituto Archimede di San Giovanni sia a livello nazionale che in Persiceto, un comune della città internazionale: un cortometraggio metropolitana di , ha interpretato dalle ragazze e dai realizzato un’opera unica nel suo ragazzi e girato in luoghi originali, genere, probabilmente mai come i sotto campi di Auschwitz- realizzata prima da una scuola Birkenau.

gli scavi e la pulizia degli stagni e per la le e allo stesso tempo emozionante. costruzione di argini; nella notte del 5 ot- Il 4 febbraio 2020, nel cinema di San Gio - tobre 1942 vennero assassinate, con asce van ni in Persiceto, è stata presentata la e bastoni, 97 prigioniere francesi. pri ma visione del film, alla presenza di nu merose autorità locali, di Piero Stefani, KANTINE (1941-1945), grande struttu- docente universitario, profondo conosci- ra, completamento in legno, costruita dai tore dell’opera e della vita di Liana Millu, deportati tra il 1941 e il 1942 distante cir- il quale ha, tra l’altro, presentato un testo ca 400 metri dall’ingresso del campo prin- inedito della scrittrice dedicato alla feli- cipale Auschwitz 1. Era la cucina e men- cità femminile nel lager, e con un colle- sa degli ufficiali nazisti e SS, ma anche gamento telefonico in diretta con l’attri- se de di spettacoli teatrali e cinematografi - ce Ottavia Piccolo, che ha nella sua car- ci, poteva contenere oltre 1000 persone. riera più volte interpretato e letto i testi della Millu. JUDENRAMPE (1942-1944), dal 1942 Un’esperienza vissuta in gruppo fi no ad aprile 1944 ha funzionato come ban china di arrivo dei treni che trasporta - Fermo restando i limiti tecnici del lavoro, vano gli ebrei da tutta Europa. Dista cir- non effettuato da professionisti, in sole ca 1 km sia da Birkenau che da Auschwitz, tre giornate di riprese e una di doppiaggio cam po principale. Qui sono giunte circa e con pochi mezzi a disposizione, il va- 800.000 persone tra cui Primo Levi e Li - lore del film va ben oltre la sua riuscita lia na Segre. Solo dal maggio 1944 la ban- tecnica. Le studentesse e gli studenti del - china di arrivo e la nuova Judenrampe l’Archi me de hanno vissuto una esperien- ven gono trasferite dentro al campo di Bir - za condi visa in gruppo, a contatto con luo- kenau per ricevere i circa 400 mila ebrei ghi e materiali storici originali, che ha della grande deportazione ungherese, in modificato la loro vita e il loro modo di es- quest’ultima Judenrampe arrivò, invece, sere, sono stati straordinari interpreti di il 23 maggio 1944 Liana Millu insieme a vicende che hanno inciso sulla loro sen- Piero Terracina. sibilità e sul loro pensiero, sia in veste di vittime che di carnefici. E le guide per aver ben condotto Questi giovani saranno i portatori della Infine, un supporto significativo è stato memoria nel futuro per un rinnovato im- da to dalle guide dei campi Michele An - pegno per la convivenza, il dialogo e la dreola e Diego Audero, per aver condot- pace tra i popoli. to le studentesse e gli studenti attraverso Mauro Borsarini i luoghi e i racconti in modo professiona - Dirigente Scolastico ANED Bologna 13 A Ravensbrück viaggio e ritorno Così una ragazza racconta la scena vista oggi da lei

scena uno. Al quartiere di Centocelle

6 Aprile 1944, Roma, quartiere di Centocelle. La primavera quest’anno non voleva arrivare, c’era la guerra, una guerra ingiusta partita a fianco dei tedeschi, mentre tutti aspettavamo di essere liberati dagli ex nemici, gli alleati sbar- cati ad Anzio il 22 gennaio che ci avevano il- lusi. Ma dovevamo ancora soffrire. Mi chiamo Clara e ho diciassette anni; ero con- siderata da tutti una studentessa modello. L’anno scolastico si avvicinava alla fine e così pure (ma non lo sapevamo) l’occupazione nazi-fa- scista della mia città che sarebbe avvenuta il prossimo 4 giugno… Camminavo da sola sul marciapiede poco lon- tano da Piazza dei Mirti, dove mio fratello sta- va spesso sotto al pergolato all’osteria per in- contrare i partigiani: era un oppositore del re- gime fascista, stampava volantini che incita- vano all’insurrezione e li distribuiva con gran- de rischio in città. Il che procurava grande preoccupazione a mia mamma, mentre in- stancabile lavorava come sarta in casa. Mio padre invece era impiegato di concetto al Palazzo del Rettorato alla nuova Sapienza: ancora si ricordava l’inaugurazione in pompa magna col Re e Mussolini nel ’35. Di famiglia antifasci- Gli studenti di orvieto a Ravensbrück in una mostra sta, era continuamente controllato e richiama- di fotografie e testi (alcuni pannelli in queste pagine). to all’ordine dai superiori. sono di Ambra Laurenzi, presidente del Comitato Me ne ritornavo a casa con i libri allacciati con Internazionale di Ravensbrück, le foto di questo pannello l’elastico sotto braccio, d’improvviso vedo la con i ritratti dei ragazzi durante la visita al campo. strada sbarrata da squadre di camicie nere e 14

soldati tedeschi, camionette, urla, spari, mi chiedono i documenti col mitra puntato, e poi A Terni con Mirella stanzione il buio. Eravamo le vittime dell’ultimo ra- apre la mostra su Ravensbrück strellamento nazifascista a Roma prima della Liberazione. In occasione del “Giorno Ravensbrück. della Memoria”, si è svolta Era stata ar restata, nella scena due. La confisca degli orologi nel gennaio scorso, presso propria abitazione, il 2 il Palazzo del Go verno a luglio 1944 dal le SS assie- La violenza del tuo corpo ostaggio di scono- Terni, una cerimonia di me alla madre Nina sciuti, le minacce, la confisca degli orologi per- commemorazione de dicata Tantini e al fratello Auro ché in quel preciso momento il tuo tempo de- al ricordo della Shoah, che era un partigiano ed ve fermarsi. Presa nel vortice dell’insensa- delle persecuzioni del apparteneva ai Gap (Grup - tezza che ti avvolge d’un tratto e senza alcu- popolo ebraico e dei pi di azione pa triot tica). na ragione: l’accusa è “comportamento anti- deportati nei campi nazisti. Una spia aveva rivelato, ai patriottico”. A diciassette anni. Nel suo intervento il pre - na zisti, che in quella casa E poi l’odore, l’oscurità del vagone merci fetto Emilio Dario Sen si, si tenevano at tività antifa- piombato, il dolore, il cassone di sabbia per ha sottolineato l’importan- sciste. i bisogni corporali e il pianto dei tanti altri za del ricordo non solo per Durante la celebrazione è stipati assieme a te come animali: per quasi rendere omaggio alle vitti- stata presentata la mostra tutti noi sventurati “passeggeri” il destino è me dell’Olocausto ma fotografica (in queste pa - già segnato, ma ancora si spera. anche per non dimenticare gi ne ne proponiamo alcuni Il treno accelerava e poi rallentava, talvolta la tragicità di un periodo dei pannelli) “Raven sbrü - si fermava e poi riprendeva il viaggio verso buio del nostro Paese e ck, la memoria di un viag- Nord incerto ma implacabile, verso l’igno- del l’intera Europa. gio” realizzata dagli stu - to, verso la paura. Da una fessura vidi una Un mo nito affinché simili denti dell’Istituto d’I stru - città incantata sopra una rupe. even ti così lontani nel tem - zione Superiore scien tifico Anni dopo seppi il suo nome: Orvieto. Ciao po rimangano vividamente e tecnico “Majo ra na-Mai - Italia. Durante il trasporto nessuna riusciva ad impressi nella me moria e tani” di Orvieto e curata immaginare niente di peggio del carcere, del- non si ripetano più nel ci - dalla fo tografa Ambra la cella, delle torture, della paura delle rap- clico corso della storia. Laurenzi, presidente del presaglie sui propri cari, ma nessuna di noi po- Alla cerimonia ha parteci- Comitato Inte r nazionale di teva sapere cosa fosse in realtà̀ un campo di pato Mirella Stan zione che Raven sbrück e consigliera concentramento. fu deportata nel cam po di nazionale dell’Aned. 15 scena tre. Quattro giorni di viaggio Dopo quattro giorni e quattro notti di viaggio non si sa per dove, il convoglio si ferma da- vanti alla stazione di Fürstenberg, in Germania. Si aprono con fragore le porte dei treni, tocca saltare giù sia che tu abbia diciassette anni co- me me, sia che tu ne abbia ottanta, come la si- gnora Nora che abitava al Portico di Ottavia ed era scampata alle prime retate antisemite Viaggio a dell’autunno scorso. Ad aspettarci le SS tede- sche che urlano comandi secchi, in tedesco, Ravensbrück cani lupo, aggressività e violenza nella postu- ra, nei colori, nei gesti, nella procedura. Se non capivi - certo che non capivi, ti urlano in tede- (e ritorno) sco - giù manganellate sulla schiena. “Schnell! schnell!” e noi tutte, dolenti e spaesate, ci in- per colonniamo e marciamo lungo una strada: al- la fine si intravvede un muro nero con un gran- raccontare de portone. Benvenuti a Ravensbrück, l’unico campo esclu- sivamente femminile della Germania nazista. Nessuna persona normale può̀ immaginare l’a- spetto di una cosa simile, una città concepita, studiata e strutturata apposta per violentare la persona, per umiliarla, per distruggerla, per renderla bestia. scena quattro. Le speranze inutili Appena entrata nel lager mi rendo subito con- to che tutte le speranze sono inutili: “migliaia di donne, tutte apparentemente uguali, con lo stesso aspetto scheletrito, con gli stessi occhi

16 Un gruppo di insegnanti e di studen ti dell’IIST “Et tore Majo - rana” di Orvieto ha compiuto, nell’ottobre 2019, un viaggio a Raven sbrück. Al ritorno, hanno riflettuto con testi e disegni sul- la loro esperienza. Pubblichiamo, qui, alcuni degli elaborati, dalla mostra al lavoro teatrale di Beatrice Oliveti ispi- rato dal contributo alla memoria di un testimone diretto, Lidia Beccaria Rolfi che fu deportata nel campo di Ravensbrück, per ragioni politiche, e dall’artico- lo “L’oro di Centocelle”di Francesca Gentili

spenti, con gli stessi vestiti di stracci”. matica: bastò un attimo e il pesante marchin- L’antipasto è il corpo violato, la svestizione, gegno le aveva fratturato un dito e tagliato il dor- la rasatura, l’annientamento di ogni sentimen- so. La soccorsero, fecero finta di medicarla in to e la spersonalizzazione programmata. E poi infermeria, e poi il vuoto, Dina Callimanni non bastonate, schiaffi, soprusi: si cambia ritmo, tornava, non c’era più, il suo posto vuoto e do- ragazze. Definitivamente. po due giorni rimpiazzata da una internata po- La vita nella mia baracca, stracolma e insalu- lacca di nome Joanna. Nel buio di novembre a bre, era il luogo migliore che ci fosse dato, e poi Ravensbrück ho appena la forza di guardare in il lavoro. Primo comandamento, vietato farsi ma- alto il camino che fuma, che fuma con un fu- le; di sbagliare qualcosa non se ne parla nean- mo denso e bianco. E il tuo cuore va in frantu- che. Chi sbaglia, si taglia, schiaccia o ferisce an- mi, in quell’aria c’è la mia amica. che poco è spacciato, direzione una “confor- tevole” camera a gas che in circa quindici in- scena sei. Non è facile tornare a casa terminabili minuti ti spedisce al Creatore e poi Liberi? Da chi e come? L’aria nuova e pulita per al forno crematorio. chi ha vissuto come un topo tra gatti affamati Ecco cosa sono il Nazismo, e il connivente di sangue per 384 giorni non la reggi più. Fascismo applicato! L’industria della morte. È come chi dalla città va in alta montagna: trop- po ossigeno, troppa purezza, troppa libertà pos- scena cinque. Dina non c’era più sono far male. Non è facile tornare a casa, una Dina era la mia migliore amica al campo; la- casa che non c’è più. I tuoi compagni di viag- voravamo assieme a confezionare divise per i gio sono quasi tutti rimasti lassù, in Germania. “prodi guerrieri” del Terzo Reich; veniva da Difficile spiegare perché sei sopravvissuta, co- Venezia, da padre italiano e mamma di cultu- s’hai fatto, come sei potuta ritornare in patria; ra ebraica. Il suo nome in ebraico come per meglio chiudersi per un tempo tendente infinito. un’ultima beffa del destino significava “giu- Poi chissà, l’incantesimo potrà rompersi e al- dizio” e nella Bibbia era la figlia di Ya’acòv e lora parlerò e aprirò il mio cuore rammendato Lea (Genesi 30:21). Per questo motivo era sta- di novantenne reduce di Ravensbrück, e spie- ta, per così dire, fortunata e non era finita su- gherò tutto a tutti affinché non si ripeta nulla del bito ad Auschwitz Birkenau come i suoi non- genere nei secoli dei secoli! ni prelevati a casa nel Ghetto veneziano. Vivi la tua libertà ogni giorno, difendi i valori Qui poteva lavorare e un poco pure sperare democratici, non rendere inutile il sacrificio chissà d’avere un futuro. Un giorno di Novembre di Dina e di milioni di innocenti. si ferì alla mano destra con una cucitrice auto- Beatrice oliveti

17 Mi chiamo Ester e “Credo” nella memoria. Lisa racconta come fosse lei

L’Aned, sezione provinciale della Spezia, 03.05.1941 anche per l’anno scolastico 2019-20 ha organizzato il concorso provinciale intitolato a Mi chiamo Ester e CREDo nel futuro. Franco Cetrelli e Adriana Revere, con una Mi chiamo Ester, ho dodici anni e sono la Borsa di Studio destinata agli studenti del migliore della scuola ... d’accordo, in effetti non proprio la migliore della scuola ma comunque triennio superiore. Il concorso gode sono brava e mia mamma è orgogliosa di me. del patrocinio di Regione Liguria, provincia La mia materia preferita è la matematica, sono talmente brava che ieri è arrivata una lettera da e Comune della Spezia e Ufficio scolastico parte della scuola alla mia famiglia, mia mam - provinciale. ma piangeva di gioia. Non l’ho letta personalmente ma la mamma mi ha spiegato che non potrò più frequentare la La proclamazione dei vincitori si è svolta scuola! Incredibile, vero? Finalmente si saranno durante la seduta solenne del Consiglio resi conto che sono troppo intelligente rispetto alla mia classe. Comunale straordinario in occasione Ad essere sincera sono leggermente dispiaciuta del Giorno della Memoria alla presenza delle perché le mie amiche Anna e Sara mi manche- ranno, però la mamma ha detto che supereremo autorità. tutto e che inizierò a studiare a casa. In ogni caso da grande sarò una grande scienzia- Per gli studenti vincitori, e altri giudicati ta, ne sono certa. meritevoli, il premio consiste nella 15.05.1941 partecipazione al viaggio studio - Mi chiamo Ester e CREDo nel futuro. pellegrinaggio organizzato dalla nostra associazione di La Spezia nel mese Non ho ancora iniziato a studiare a casa perché la mamma non ha trovato un maestro adatto. di maggio 2020 in occasione della cerimonia Tutti rifiutano l’incarico dicendo che non hanno internazionale nel 75° anniversario della intenzione di insegnare ad una ebrea, in realtà però io so che non vogliono insegnarmi perché liberazione del Campo di Mauthausen. pensano di non essere all'altezza... peggio per loro. Tra i tanti lavori pervenuti Ieri pomeriggio inoltre ho incontrato Anna e suo ha particolarmente colpito papà, ad Anna si sono illuminati gli occhi ve - dendomi, ero così felice che stavo per svenire ... l’interpretazione di Lisa Leri, poi però suo papà le ha tirato i capelli tanto forte che ambienta il suo scritto da farla piangere, l'ha sgridata e le ha detto che nel maggio, giugno, luglio e agosto del 1941. non deve né parlarmi né salutarmi. Non so il motivo di questo gesto ma, vedendo Lisa frequenta la III E del liceo classico Anna in lacrime, mi si è spezzato il cuore. Lorenzo Costa della spezia. 18 Franco Cetrelli nasce alla Spezia il 24 dicembre 1930; apprendista nel nego- Il concorso zio del fotografo di Migliarina, è catturato assieme al titolare il 19 settembre per l’anno scolastico 1944, durante una serie di arresti di partigiani e collaboratori della Resistenza. Avviato alla Caserma XXI Reggimento Fanteria della Spezia e successiva- 2019/2020 mente al Campo di Bolzano, è deportato a Mauthausen con il trasporto n. dell’Aned La spezia 119. Il 22 aprile 1945 è fucilato per rappresaglia dalle SS nell’Appelplatz. ricorda Adriana Revere nasce alla Spezia il 18 dicembre 1934; i genitori Emilia De Benedetti e Enrico Revere sono arrestati in Vezzano Ligure per appartenenza Franco Cetrelli e alla “razza ebraica”; la piccola è catturata insieme a loro e inviata al Campo Adriana Revere di concentramento di Fossoli. Il 22 febbraio 1944, con lo stesso trasporto di Primo Levi, la famiglia è due giovanissimi deportata al Campo di sterminio di Auschwitz; il padre trasferito a Flossenbürg è ucciso otto mesi dopo l’arrivo; la piccola e la madre sono ucci- deportati e uccisi se il giorno stesso dell’arrivo ad Auschwitz, il 24 febbraio 1944.

Lisa legge 20.06.1941 il suo elaborato durante la Mi chiamo Ester e CREDo nel futuro. seduta solenne del Cosiglio Oggi mentre giocavo in giardino si sono presen- comunale. tati due signori e mi hanno chiesto il mio nome e il mio cognome, dopo mi hanno chiesto di andare a chiamare la mamma ed io così ho fatto. Appena la mamma ha visto i due signori mi ha ordinato di entrare in casa e chiudermi in came- ra, così adesso mi trovo in camera ad aspettare che mi venga a chiamare, sono molto emoziona- ta, quelli potrebbero essere i miei nuovi maestri. 17.07.1941 Il cibo è letteralmente disgustoso e non ho nes- Mi chiamo 5547 e CREDo nel futuro. suno con cui parlare ... Da alcuni giorni però nevica! La neve ha un colore diverso, sul grigio, Alla fine lo scorso mese (quei due uomini non io lavoro tutto il giorno e, non avendo il tempo erano maestri), la mamma non mi ha detto i loro di studiare e giocare, mi diverto a guardarla nomi anche perché appena è tornata in casa ha scendere a fiocchi. iniziato a tremare dalla paura, ha detto che di lì a poco saremmo dovute partire per un viaggio 19.08.1941 verso la Polonia. Siamo partite due giorni dopo su una specie di Mi chiamo 5547 e CREDo nel futuro. treno insieme a centinaia di altre persone. C’era una puzza insopportabile e le persone sembrava- Sono davvero stanca ... mi manca la mia no tutte tristi, persino la mamma che è un’incre- mamma. dibile guerriera mi è sembrata distrutta. Siamo arrivate qualche giorno dopo e subito ci 20.08.1941 hanno assegnato un numero, io da oggi in poi mi chiamerò Mi chiamo 5547 e CREDo nel futuro. 5547 e la mamma 8340, a me sembrava tutto divertente fino a che non ci hanno tagliato i Oggi è venuta una signora che ha detto a me e capelli e dopo ci hanno addirittura separate. ad alcune mie compagne di stanza che stasera La mamma senza capelli faceva un pò paura ma verremo portate in una specie di doccia, credo era comunque bellissima. sia bello finalmente fare una doccia dopo tanto Prima di portarla via, mi ha detto che mi vuole tempo e non capisco perché le mie compagne bene e che dovrò essere coraggiosa. stiano continuando a piangere da ore. È tanto tempo che non la vedo e mi manca molto, non siamo mai state separate per un 21.08.1941 periodo così lungo ma spero che almeno lei si stia divertendo. Mi chiamo Ester e CREDo nella memoria. 19 Agosto 1944, due ragazzi bergamaschi arrivano a Buchenwald: il nipote di uno di loro racconta

Achille ignorava che il personale del lager aveva sostituito le parole con le botte e non Bonifacio Ravasio militare in Italia e, in piccolo poteva immaginare che qualcuno avrebbe vi- ricavata dalla scheda tedesca, la foto da deportato in sto in lui non un uomo con cui comunicare, Germania. ma solo una bestia da annientare con disuma- na violenza. Quel dizionario gli fu rispedito Il mio incontro con Antonio Savoldelli, quando fece ritorno a casa: da quel momento era un uomo libero e poteva riappropriarsi del- deportato dai nazifascisti l’uso della parola, nell’immane sforzo di tro- con mio nonno Bonifacio Ravasio. vare quelle giuste per descrivere ciò che ave- va subito. 75 anni dopo, grazie a un documento Angelo, invece, dopo essere tornato da Dachau, scrisse al Ministero dell’As sistenza Postbellica, conservato all’Archivio di Stato di perché un annuncio sul giornale invitava gli ex Milano, un giovane ripercorre il cammino internati a segnalare i loro indirizzi, per ria- vere indietro gli oggetti che gli furono sottratti di due ragazzi che finirono in un lager. all’ingresso nel lager. Hanno conservato gli effetti di tutti Carlo giunse a Buchenwald con in Quel Ministero cercò di mettersi in contatto con tutti i sopravvissuti, con i familiari di co- tasca un por tafortuna, che purtroppo loro che non fecero ritorno e con i sindaci dei non fece il suo dovere; il portafortuna loro paesi di residenza, per provare a colma- si sal vò e tornò nelle mani di suo padre, re almeno in parte quell’indicibile dolore, re- stituendo gli averi dei propri cari. L’oro logio, quelle stesse mani che invece avrebbero il portafoglio, l’accen disigari, il pettine, la tanto voluto stringere loro figlio. penna stilografica, un mazzo di chiavi. Oggetti meticolosamente archiviati dai nazisti, dal va- lore materiale quasi nullo, ma di inquantifi- Ad Achille furono sequestrati diversi cabile valore umano e affettivo. Le carte che og getti quando fu internato nel lager, testimoniano queste operazioni di restituzio- ne, le buste che contennero gli oggetti, le let- fra cui un dizionario italo-tedesco, tere fra il Mini stero e i sindaci e le risposte de- che probabilmente credeva potesse gli interessati sono oggi conservati in un fon- do dell’Archivio di Stato di Mi la no. Più di essergli utile per orientarsi in Germania. 1600 fascicoli riguardanti gli effetti perso- 20 Leo nardo Zanchi con Antonio savoldelli in una foto, molto espressiva, di Ro berto Caccuri. sotto Leonardo di qualche anno più giovane col nonno Bonifacio.

nali di persone state a Bu chenwald e Dachau. l’insù verso quel balcone del primo piano lo Durante la scorsa estate, siamo andati con osserviamo mentre sta per rientrare in casa; a Andrea Giovarruscio e Georgia Mariatti a esa- quel punto, pur di impedire che ci ignori, gli minare quei documenti. Fra quei fogli, ce n’e- dico che credo di conoscere una persona che ra uno riferito ad un certo Antonio Savoldelli, era stata presa con lui. Il signor Savoldelli tor- na to a Clusone, in provincia di Bergamo. na indietro sul balcone e ci chiede chi fosse: Essendo nipote di un deportato nato ad Alzano «Si chiamava Ravasio». I suoi occhi si illu- Lombardo, paese che, come Clusone, si tro- minano: «Il Ravasio di Alzano? Sì, era con va in Valle Seriana, quel documento mi incu- me. Come fai a conoscerlo?» Gli rispondo riosì. Insieme ad Andrea e Georgia andammo che era mio nonno. a cercare qualche informazione in più sul si- Pochi minuti dopo siamo tutti nel salotto del gnor Savoldelli. suo appartamento intenti ad ascoltare una vi- cenda che Anto nio si era quasi sempre tenu- Antonio è a Clusone: lo abbiamo trovato to per sé, perché nella sua lunga vita rara- I documenti dell’archivio di Arolsen dispo- mente aveva trovato qualcuno davvero inte- nibili online ci vennero in aiuto: Antonio ressato e disposto ad ascoltarla. Da allora ogni Savoldelli era stato arrestato il 10 luglio 1944 volta che andiamo a trovarlo ci accoglie con a Tarcento (Udine) e deportato a Buchenwald affetto e non manca di rispondere alle nostre con il trasporto partito da Trieste il 31 luglio numerose domande, affidandosi alla sua e giunto nel lager il 3 agosto; esattamente co- lucidissi ma memoria. me mio nonno Boni facio Ravasio. Antonio Savoldelli perse il padre in un inci- I due erano anche coetanei, entrambi na ti nel dente nel 1940. Negli anni successivi, la ma- 1927 ma, mentre mio nonno è mancato nel dre lo mandò a lavorare per l’Organizzazione 2016, Antonio vive ancora nella sua Clusone. Todt, poiché aveva letto annunci in cui si pro- A quel punto incontrare il signor Savoldelli mettevano due mila lire al mese, vitto e al- divenne per noi una missione quasi irrinun- loggio per i giovani che si fossero presentati ciabile. all’ufficio reclutamento. Il 6 luglio scorso, grazie a vari agganci, era- Anto nio fu mandato in un cam po di adde- vamo tutti e tre finalmente sotto casa sua a stramento del la Todt a Tarcento, nei pressi di Clusone. Udine. Suoniamo e Antonio esce sul balcone; gli spie- ghiamo perché siamo lì e ci sentiamo rispon- Picchia un fascista e finisce arrestato dere che è proprio lui la persona che stiamo cer- Anche mio nonno Bonifacio Ravasio finì nel- cando, ma che ha fatto di tutto per dimenti- la Todt. La vorava per la STIPEL distri buendo care e non vuole ricordare. Stando sempre elenchi telefonici a domicilio per le vie di Ber - dietro alle sbarre del cancello con il naso al- ga mo: in quegli elenchi inseriva manifestini 21 Bonifacio Ravasio, carta tedesca del prigioniero. A destra: Antonio savoldelli, la stessa carta tedesca del prigioniero con ben evidenziato il “triangolo rosso”. Nelle foto piccole risalta la somiglianza.

contro il duce e volantini antifascisti. La sua di aerei per il noto Messerschmitt Me 262 del- posizione si aggravò, soprattutto quando mi- l’aviazione tedesca. Entrambi fecero ritorno a se le mani addosso a un fascista per difende- casa: Antonio fu liberato dagli americani il 2 re suo nonno Francesco, un vecchio sociali- maggio 1945 a Salisburgo; Bonifa cio venne li- sta, dalle botte di alcuni squadristi di Alzano berato dai russi a Lovosice, località a circa 70 Lombardo. Ricercato, fuggì a Tarcento da co- km da Praga, l’8 maggio 1945. I due giovani noscenti e lì si mise a lavorare per riuscirono ad incontrarsi pochi mesi dopo: pri- l’Organizzazione Todt, sperando che i nazi- ma Antonio andò ad Alzano a cercare Bonifacio, fascisti non venissero a cercarlo in quei luo- ma la madre gli disse che non era ancora tor- ghi. nato; poi fu Bonifacio che si recò a Clusone per trovare Antonio e bere finalmente con lui un Viaggiarono sullo stesso convoglio bicchiere di vino: ora erano uomini liberi. Il 10 luglio 1944 Antonio e Bonifacio rimasero I percorsi della vita li hanno poi allontanati: coinvolti in un rastrellamento della polizia te- Antonio si trasferì con la famiglia in Svizzera, desca; vennero portati nelle carceri manda- dove ha vissuto e lavorato fino agli anni ’90; mentali di Tarcento e poi trasferiti in quelle di Bonifacio rimase nella bergamasca, ma si tra- Udine. Il 31 luglio furono condotti alla sta- sferì a San Pellegrino Terme dove si sposò nel zione e caricati su un convoglio partito da 1951. Trieste e diretto a Buchenwald (trasporto 68 secondo la numerazione di Tibaldi). La forza di quell’amicizia Quel giorno Anto nio compiva 17 anni e dice Entrambi hanno potuto godere di quella pace e di non aver più dimenticato quel ragazzino di quella libertà così duramente conquistata, suo coetaneo con cui ha potuto scam biare ma nessuno dei due ebbe più il coraggio di cer- qualche frase in bergamasco prima di giun- care l’altro. Da qualche mese, tuttavia, Antonio gere nel lager. è tornato a far parte della storia della mia fa- Insieme arrivarono a Bu chenwald il 3 agosto miglia: mai, dopo la scomparsa del nonno, avrei 1944 e furono immatricolati con il triangolo pensato di trovare qualcuno che potesse rac- rosso dei deportati politici italiani: Bonifa cio contarmi quei fatti con tanta precisione e che divenne il 33843, Anto nio il 34309. si ricordi di lui con affetto. In seguito furono separati: Antonio venne 75 anni dopo, quell’amicizia nata in un contesto mandato a la vorare su una tradotta che si spo- così doloroso e ingiusto, rivela ancora tutta la stava nei pressi di Co lonia per raggiungere i sua forza: una forza fatta di scelte, di coraggio, punti in cui i deportati venivano impiegati per di resistenza e di libertà, in nome dei diritti e riparare i binari bombardati; Bonifa cio fu de- della convivenza pacifica fra tutti gli esseri stinato al sottocam po di Hadmersleben dove, umani. in miniere sotterranee, si costruivano pezzi Leonardo Zanchi 22 NoTIZIE Colori e simboli di un tragico ricordo Arriva da Brescia un quadro di Giovitta per non dimenticare l quadro in rilievo qui riprodotto è stato donato dal pittore camuno Riccardo Giovitta alla sezione Aned Idi Brescia, di cui è socio, per non dimenticare il pas- sato e tramandare ai giovani la memoria della deporta- zione e della shoah. Donando il quadro Giovitta ha af- fermato che il suo lavoro artistico è un pensiero per gli amici conosciuti e per quelli scomparsi nei lager. In particolare vuole ricordare Settimia Spiz zichino, Slomo Venezia, Gian franco Maris, Pietro Terracina e tanti altri che hanno sacrificato la loro vita per darci la libertà.

Farà piacere al pittore Giovitta rivedere questa sua fotografia con Gianfranco Maris.

NoTIZIE È una delle ultime prigioniere per gli scioperi del ’44 Loredana è tornata a Bergamo: da qui partì per la deportazione o scorso 29 gennaio il sindaco di Bergamo Giorgio Go ri e l’assessora alla Cultura Nadia Ghisalberti Lhan no accolto a palazzo Frizzoni Loredana Bul - garelli, una delle ultime superstiti di quegli 835 deporta- ti che, a seguito degli scioperi del marzo 1944, furono concentrati nella caserma Montelungo di Bergamo – al- lora Umberto I – e poi deportati dal binario 1 della stazione daco ha sottolineato come il ricordo di Bergamo sia mol- di Bergamo verso Mauthausen. to positivo nella sua memoria, perché proprio nella ca- Loredana lavorava alla Caproni di Milano e durante gli scio- serma Montelungo vide per l’ultima volta i suoi genito- peri era assente perché malata, ma fu arrestata lo stesso. ri, che vennero a trovarla lasciandole una valigia per af- Portata a Bergamo, partì dalla stazione con il convoglio frontare il viaggio in Germania. Con commozione ha ri- del 5 aprile 1944: arrivò a Mauthausen dove non venne im- cevuto dalle mani del sindaco la Medaglia della Città di matricolata e venne poi trasferita ad Auschwitz-Birkenau. Bergamo e ha lasciato una firma sul libro d’onore della città Fu liberata a Flossenbürg il 23 aprile 1945. che, oggi più che mai, le è riconoscente. 75 anni dopo Loredana è tornata nella città da cui partì la sua deportazione; durante l’incontro nell’ufficio del sin- Leonardo Zanchi Vicepresidente ANED Bergamo 23 A Novate Milanese una mostra di inediti di Giandante.X,

La scheda della polizia fascista. Nel ’33 scappa in Francia. Nel ’36 va a combattere in spagna. Il lavoro principale che l’antifascista gli assegna il capo delle brigate internazionali Luigi Longo è realizzare migliaia di volantini di propaganda per il fronte popolare. È lì che conosce Giovanni Pesce, il leggendario Visone, comandante dei Gap, di cui resterà amico tutta la vita. artista e poeta Il Comune di Novate Milanese Ho conosciuto Giandante.X in occasione della Giorno nell’estate del 1947 Mio zio, Aldo Morandi, ci disse di aver incontrato della Memoria ha inaugurato, in quel giorno un compagno: si erano conosciuti in Spagna, quando lo zio era stato tra i primi a rag- collaborazione con la locale sezione giungere quel Paese che stava combattendo con- dell’Anpi, una mostra su Gian dante.X. tro la dittatura del generale Francisco Franco, appoggiato dalle milizie di Mussolini e da Hitler. Aldo ci parlò di lui, Giandante.X, che ci avreb- Sono stati esposti, nella Sala d’onore be raggiunto quella sera a cena; lo ricordava al fronte curvo, ad un tavolo costruito con due ca- di Villa Venino, lavori dell’artista valletti e un’asse, su grandi fogli di carta bianca provenienti dalla collezione mentre, con il suo tratto di penna rapido ed inci- sivo, disegnava manifesti. Alcuni di essi inco- di Miuccia Gigante. raggiavano la popolazione a resistere agli uo- mini di Franco, altri denunciavano gli orrori del- la guerra combattuta anche dalle milizie fasci- Dopo il sindaco della città Daniela ste italiane, altri ancora si rivolgevano ai giova- ni incitandoli ad aderire alle Brigate Internazionali. Maldini e il presidente della sezione Morandi lo ricordava instancabile, disegnava ore Anpi Giuseppe Labate, ha preso la ed ore dimentico della fame e del sonno. parola Miuccia Gigante. “Non l’ho mai visto ridere” Giandante arrivò quella sera e così lo conobbi. Era piccolo di statura, magrissimo, una persona mi- Durante la cerimonia sono state lette nuta e fragile, il capo completamente rasato, un volto scarno, come scolpito nel legno, gli occhi delle poesie scuri, severi, che sembravano volessero scruta- di Lodovico Barbiano di Belgiojoso. re a fondo i pensieri di chi gli stava di fronte. Risaltava il naso lungo e sottile, le labbra erano solo un segno scuro sulla bocca ristretta. Sorrideva poco, e spesso corrugava la fronte come se al- Riportiamo il testo della presentazione l’improvviso qualcosa lo preoccupasse. Non l’ho mai visto ridere. scritta per il catalogo della mostra. Da quel giorno venne da noi quasi tutte le sere, 24

Alcune opere di Giandante.X, pseudonimo di Dante Pescò, molte dell’anteguerra. spicca la prima, in alto a sinistra che con il titolo ‘Galera’ rappresenta, con gran sintesi, i simboli del carcere che da antifascista, poi da confinato, dovette subire: finestra con sbarre, manette, palla al piede e cintura al muro. A destra una statua particolarmente espressiva. Giandante era nato nel 1899 ed è scomparso nel 1984.

poi, improvvisamente, scomparve. Chiedemmo mie ricerche ho saputo che si erano incontrati al notizie ad amici comuni, ci risposero che era sua carcere di Palermo poi trasferiti sull’isola di abitudine eclissarsi d’improvviso. Ustica e in seguito confinati al campo di Renicci, vicino ad Anghiari, e da lì, dopo l’8 settembre La ‘ragazza’ come lui mi chiamava 1943, si erano liberati. Giandante.X si diresse Giandante.X portava sempre un pesantissimo verso il nord. Il suo rispetto verso mia madre, la borsone, enorme, sembrava impossibile che un sua gentilezza, oserei dire l’affetto nei miei con- uomo così minuto potesse reggere tanto peso. fronti, nascondevano quello che conosceva ma di Conteneva carte, stampe, libri, disegni, cartel- cui non voleva parlare? È una domanda, la mia, lette, colori, tutto il suo mondo. Passava parte che non avrà mai una risposta. delle sue giornate in studio, ma quando le gior- nate erano calde andava sulle rive dei Navigli, ...una presenza viva e militante schizzando soggetti che avrebbe elaborato nei Talvolta, Morandi e Giandante.X ricordavano i suoi dipinti; preparava anche liquidi colorati in fatti vissuti in battaglia fianco a fianco, pensavano cui immergere vecchie, scialbe camicie che, ste- ai compagni caduti e a quelli che, tornati, si era- se al sole ad asciugare, sarebbero diventate in- no dispersi e non avevano più incontrato. C’era dumenti dai colori forti. Inoltre trascorreva ore tanta nostalgia nelle loro parole, qualcosa li ave- a cercare sulle bancarelle libri d’arte e stampe va profondamente delusi. antiche. I venditori lo conoscevano e serbavano Nei giorni in cui non lo vedevamo arrivare sa- per lui tutto ciò che pensavano potesse interes- pevamo che era nel suo studio a disegnare volti sargli. Alcuni libri erano destinati alla “ragaz- di operai, contadini, intellettuali, uniti nello stes- za” come lui mi chiamava. Talvolta mi portava so ideale, oppure a colorare, con grandi macchie, delle stampe affinché io le copiassi, dato che fre- fogli porosi che lasciavano alla fantasia di chi li quentavo il Liceo Artistico. guardava la scelta del soggetto. Nei momenti di grande intensità creativa mangiava solo noci che Aveva conosciuto mio padre, confinati teneva in un cassetto del suo tavolo da lavoro. Nei giorni successivi avremmo rivisto insieme il Poi, dopo un anno che vedevamo Giandante qua- lavoro svolto. Fra la Guerra di Spagna, che lo si tutti i giorni, improvvisamente scomparve di aveva toccato profondamente, e il suo studio a nuovo. Ma dalla nostra casa non si è mai allon- Milano, c’era un grande vuoto. C’era un Gian - tanato, sulle pareti delle mie stanze ci sono i suoi dante.X seduto in terra circondato da fogli bian- fiori dai colori forti ed intensi, i suoi leggeri pa- chi che, con una rapida pennellata ed un solo co- stelli, i volti di uomini a carboncino con forti lore dava luce ai fogli, poi cambiava colore fin- tratti di colore che rendono più intensa l’espres- ché da quei fogli nascevano quadri di grande ar- sione e, sugli scaffali delle mie librerie, ci sono monia di toni. Ma in quel vuoto c’era anche mio le sue poesie. Una presenza viva e militante. padre, non disse mai di averlo conosciuto. Dalle Miuccia Gigante 25 NoTIZIE organizzata dall’Aned savona Savona dott. Antonio Cananà, il Questore della Provincia di Savona dottoressa Giannina Roatta, il di- rettore della Scuola della Polizia penitenziaria genera- Il Giorno della Memoria le Giuseppe Zito, il consigliere regionale Mauro Righello e il sindaco della Città di Vado Ligure Monica Giuliano, oltre al coinvolgimento di altri sindaci e delle Associazioni a Vado Ligure combattentistiche e d’Arma. Il corteo si è diretto a Villa Groppallo per deporre la se- abato 25 gennaio, la sezione Aned di Savona, ha conda corona in ricordo dei deportati vadesi. Al termi- organizzato la Cerimonia per il “Giorno della Me - ne, presso l’Aula Magna, sono stati portati i saluti del- Smoria” a Vado Ligure che è stata patrocinata dal le auto rità e letti l’intervento del professor Alessandro Comune, dalla Provincia di Savona e dall’Istituto Storico Clavarino, provveditore provinciale agli studi, e la re- della Resistenza “Umberto Scardaoni”. lazione storica del professor Giorgio Amico sulla de- La commemorazione è iniziata con la deposizione di portazione dei savonesi nei lager nazisti. Ha concluso una corona di alloro e gli onori da parte di una rappre- la giornata l’intervento di Mari Bolla, presidente della sentanza della Scuola di Formazione della Polizia Pe - sezione Aned di Savona. All’incontro erano presenti nitenziaria “Andrea Schivo” di Cairo Montenotte alla numerosi famigliari iscritti alla sezione di Savona presenza delle autorità della Provincia, il Prefetto di simone Falco NoTIZIE Ventiquattro i giovani deportati, soltanto cinque fecero ritorno A Foligno commemorazione dei deportati davanti alla lapide con i nomi dei martiri

quanti di Foligno soffrirono e caddero per la dignità e la grandezza della Patria”. Queste “Ale parole incise sulla lapide del cimitero cen- trale dedicata ai folignati che persero la vita nei lager di Mauthausen e Flossenbürg. Qui lunedì 3 febbraio si è presidente Aned Umbria, Maria Pizzoni, ha scandito, svolta la cerimonia di ricordo dei caduti alla presenza uno ad uno, i nomi dei caduti. La stessa Pizzoni - so- delle autorità con la deposizione di una corona d’allo- rella, tra l’altro, di un martire dei lager nazisti - inter- ro. Uguale celebrazione è avvenuta presso il monumento venendo ai microfoni di Radio Gente Umbra ha com- che si trova nella rotatoria di via 3 febbraio. mentato lo scenario globale attuale caratterizzato da crescenti e rinnovate forme di odio e di negazionismo Un nome e una data che per Foligno hanno un signifi- della Shoah. cato particolare. Lo stesso giorno del 1944, infatti, 24 Uno scenario, di cui il nostro Paese sembra far parte. giovani furono catturati dalle forze naziste e deportati nei due campi di concentramento tedeschi. Di loro sol- Il “Rapporto Italia 2020” dell’Eurispes, tanto per fare tanto cinque fecero ritorno a casa. Un giorno, quindi, un esempio, ha stimato l’aumento – dal 2004 ad oggi – da commemorare per Foligno. di coloro che pensano che la Shoah non sia mai avvenuta: E così, il sindaco Stefano Zuccarini, autorità civili e si è passati dal 2,7% al 15,6% odierno. “Perché queste militari, rappresentanze di Aned e Anpi, lo hanno fatto. persone non vanno nei campi di concentramento a ve- Uniti nel ricordo delle vittime, figli della città della dere le prove di quanto è successo – ha dichiarato la Quintana. “Condannare con forza gli scempi di quegli presidente Aned Umbria ai microfoni di Rgunotizie.it – anni – ha detto il primo cittadino – è nostro dovere, per- e perché non danno fiducia alle testimonianze delle po- ché il pensiero di uccidere e di imporre con violenza un che persone rimaste in vita, come ad esempio la Segre?” ideale è qualcosa di assurdo. Oggi commemoriamo i Per Maria Pizzoni, dunque, una questione di ignoranza. nostri concittadini caduti – ha concluso – e lo facciamo “È colpa nostra - ha concluso - della generazione che in condivisione di un ricordo che ci appartiene indiffe- ha preceduto quella attuale, rea di aver custodito in si- rentemente da distinzioni politiche”. lenzio e troppo gelosamente un dolore che, invece, avreb- Dopo un minuto di silenzio al cospetto della stele, la be dovuto essere diffuso con più forza”. 26 NoTIZIE

Dalla sezione di savona e Genova notizia di due riconoscimenti Medaglia d’oro per La Medaglia d’onore il sarto Leonardo orcellet per Mario Tedeschi. morto a Wittemberg Era partigiano a sarzana unedì 27 gennaio pres- onsegnata la Medaglia d’Onore, il 27 Gennaio so il salone delle Ce - 2020 a Palazzo Ducale di Genova, in Memoria di Lri monie, in Prefet tura CMario Tedeschi nato a Sarzana il 23 Gennaio 1888 a Savona, il prefetto della e arrestato a Genova, dai nazifascisti, per attività parti- Pro vincia dott. Antonio Ca - giana. Detenuto nel carcere di Marassi e successivamen- nanà insieme al sindaco di te trasferito a Bolzano, fu deportato prima nel lager di Sa vona Ilaria Caprioglio ha Dachau dove giunge tra il 20 e 21 gennaio 1944 numero consegnato la Medaglia di matricola 61952, successivamente trasferito nel cam- d’Onore alla memoria di po di Flossenbürg e poi nel sottocampo di Leitmeriz tra il Leonardo Orcellet di profes - 23 gennaio e il 2 febbraio sione sarto, nato a Bardo nec - 1945 con il numero di chia (To) il 24 marzo1914 e matricola 45439. Muore deportato, l’1 marzo 1944 a Leitmeriz nel marzo dai nazifascisti, da Savona 1945. in sieme ai lavoratori delle La Medaglia è stata riti- grandi industrie che avevano aderito allo sciopero pro- rata dal nipote Mario clamato dal CLN Alta Italia. Orcellet venne deportato Barigione durante la ce- nel campo di Mauthausen e successivamente trasferito rimonia alla presenza del nel sotto campo di Wittenberg dove è deceduto il 16 Prefetto e delle massime giugno 1944. Dal 1993 è sepolto nel cimitero di Piesteriz. autorità civili, militari e Il riconoscimento è stato ritirato dalla nipote Simona religiose. Mario Bari - Brignone, nonostante sia ancora in vita la figlia di gione dal 2019 è iscritto Orcellet che, per motivi di salute, non ha potuto parte- alla sezione di Savona. cipare alla cerimonia. simone Falco NoTIZIE

Il ricordo delle bombe del 1944 I ragazzi ripuliscono la lapide imbrattata dallo sporco e dall’incuria In occasione del 75° anniversario del bombardamento di abbandonata fra cartoni di vino e resti alimentari lascia- Reggio Emilia (7-8 gennaio 1944) gli studenti di una scuo- ti da bivaccatori notturni e con le parole ormai illeggibi- la sono andati a scoprire il monumento in ricordo delle li. Di fronte a questo degrado, i ragazzi dell’Istituto Tecnico tante vittime civili, un’opera collocata nella zona dove Scaruffi-Levi-Tricolore si sono organizzati autonoma- allora sorgeva il vecchio ospedale Santa Maria. mente e con acqua, spugnette e buona volontà hanno ri- Non poco è stato il disagio nello scoprire che la lapide era pulito il monumento, ridandogli dignità. 27 “ Anni difficili” è il titolo di un breve e-book, realizzato tra le attività didattiche per il Giorno della Memoria

Ohne Namen di Vittore “Anni difficili” Bocchetta (nella foto) è l’importante scultura da I disegni di lui donata al Memoriale del sottocam- po di Vittore . Accanto la struttura Bocchetta che vi è stata costruita con accanto un reinterpretati pannello sul campo. In basso un toccante dai giovani disegno dell’artista- deportato. tri disegni da abbinare alle parti di testo scelte. Senza la di Maria Antonietta Arrigoni disponibilità di Vittore tutto questo sarebbe stato impossi- bile, a lui va ancora, a distanza di tempo, il nostro ringra- “Anni difficili” è il titolo di un breve e-book, rea- ziamento e il nostro affetto. lizzato nell’anno scolastico 2016-2017, nell’ambi- n particolare, nella fase della progettazione e della rac- to delle attività didattiche per il Giorno della Me- colta dei materiali, i ragazzi furono colpiti dall’incipit moria, dai ragazzi della IVB del liceo classico Idell’opera di Vittore che definiva la sua “una storia semplice” che narrava “le vicende di un giovane”. E con- “Benedetto Cairoli” di Vigevano. cludeva: “le memorie, al di là di una parentesi di oltre mezzo secolo, sono fresche e vive come il ricordo di due In qualità di loro insegnante di storia e filosofia giorni fa”. Un alunno al proposito disse che bisognava ri- avevo proposto la lettura e l’analisi di brani dal spettare la volontà di Vittore e ricercare nel testo “per fare memoria” non per ricordare soltanto. I disegni erano la testo di Vittore Bocchetta “1940-1945. Quinquen- traccia della memoria vivente, e sarebbe stato importante nio infame”. L’obiettivo era quello di paragonare trovare risposte alla domanda: perché proprio quei disegni la condizione umana nel lager di politici ed ebrei, e non altri? avendo, nell’anno scolastico precedente, già lavo- rato su testi di deportati ebrei ad Auschwitz.

disegni inseriti dall’autore nel suo libro di memorie avevano suggerito ai ragazzi l’idea di realizzare un e- Ibook in stile graphic novel, abbinando i testi all’ico- nografia. La classe fu subito consapevole che il proget- to, pur rispecchiando il pensiero di Vittore, sarebbe stato qualcosa di diverso rispetto al libro. Da qui la necessità di un titolo nuovo “Anni difficili” avrebbe evidenziato, secondo i ragazzi, quello che, a loro avviso, era il tema che dava l’avvio all’opera, definendo anche la condizio- ne del deportato politico: i tremendi anni della seconda guerra mondiale avevano creato la possibilità di una par- tecipazione attiva di Vittore agli eventi della grande sto- ria, facendogli maturare la decisione di entrare nella Re- sistenza. Per completare il progetto furono necessari al- 28 “ L’opera artistica non poteva essere intesa come la “fotografia” del reale ma come parte di una storia

vicino al condannato per togliergli lo sgabello da sotto i L’opera artistica non poteva essere intesa come la “foto- piedi. Ed è vero: il potere può costringere tutti a com- grafia” del reale ma come parte di una storia più comples- portarsi in un determinato modo, può reprimere ogni sa di cui ne era il frammento. dissenso, può esercitare una violenza estrema sulle per- Da questo punto di vista che cos’hanno in comune i dise- sone, può imprimere le stimmate della sofferenza, quel- gni e i dipinti di Vittore con quelli di Giovanni Baima Be- l’espressione dolente testimoniata anche nelle rare foto squet? Rappresentano le stazioni di un calvario, all’inter- di deportati. Fa da cesura tra l’arrivo e l’immatricola- no del quale la vicenda del singolo è simbolo di una storia zione il disegno che rappresenta la prima doccia. comune e in cui la storia comune racchiude in sé il calei- A Flossenbürg i politici, nel momento dell’entrata in doscopio di migliaia di vite singole. campo, venivano picchiati e sottoposti a getti di acqua gelida e bollente, una vera forma di tortura, con l’obiet- i può dire che in quasi tutti i lager ci sono state per- tivo di fiaccare subito lo spirito di resistenza. sone che, clandestinamente, hanno lavorato per “fare Ci sono diverse testimonianze di partigiani di varie na- Smemoria” attraverso l’arte. E, come spesso succede zionalità su questa pratica, il tracollo psicologico che nei grandi eventi, o processi storici, chi non avrebbe mai ne poteva derivare era funzionale all’obiettivo di an- scritto o disegnato è stato spinto a lasciare segni tangibili nientamento fisico, perseguito con tutti i mezzi. La mor- di ciò che stava vivendo in prima persona. Anche dopo, i te sarebbe stata inevitabile nel breve o medio periodo. sopravvissuti hanno lavorato in questo senso. L’arte diven- ta strumento di denuncia dell’orrore concentrazionario, ittore ha dedicato molte opere al processo di gra- linguaggio privilegiato per cogliere le logiche di potere, la duale sfruttamento e degradazione dell’essere sofferenza, l’umano nel disumano. Vumano. Nella lotta per resistere, a partire dalla Le opere di Vittore, pur rappresentando momenti, situa- difesa della propria esistenza, contro la presenza perva- zioni, persone, non escluso lui stesso, sempre testimonia- siva della morte, il viso, con le sue metamorfosi, diven- no, e testimonieranno, il suo impegno civile, i suoi valori, ta centrale. Ma il viso non è solo sofferenza, manifesta le sue scelte. l’essenza della persona. Ogni viso è diverso, anche se la morte pare renderlo iustamente i miei allievi avevano osservato che in uguale a quello dell’altro. Non solo. L’abbinamento dei alcuni disegni si coglie la pressione del sistema di visi mostra, nell’immediato, i differenti valori e ruoli: il Gpotere delle SS sui prigionieri. Per esempio quan- fascista della RSI e Vittore, il kapo e Vittore. Nel viso si do il trasporto entra a Flossenbürg, i deportati sono ritratti manifesta la battaglia per continuare a esistere come di schiena, così come quando viene rappresentata una im- persona e per essere riconosciuto come tale. Lo sguardo piccagione. interroga chi sta di fronte, gli chiede di pronunciarsi, di Qui la prospettiva “a volo di uccello” mostra il momento schierarsi, di interrogare innanzitutto sé stesso. Su che in cui tutti, inquadrati e in divisa zebrata, stanno attenden- cosa? Occorre recuperare la grande lezione di vita della do l’ordine della SS, mentre un deportato, forse un kapo, è deportazione. 29 “Nel 2018 cinquanta studenti del liceo Cairoli in viaggio a Hersbruck per una manifestazione ricordo

Ecco la lezione di Vittore: ogni persona è unica e lo è stata anche nei campi di concentramento dove tutti do- Un lavoro di ragazzi vevano essere uguali. Proprio per questo la narrazione, anche a scuola, su deportazione e sterminio non può es- sere ridotta a una serie di frasi fatte tutte simili tra loro, come suggerimento sempre uguali anno per anno, bisogna dare ai ragazzi la possibilità di attuare riflessioni personali sulla base di per raccontare a tutti percorsi costruiti da loro stessi. la storia e la memoria el 2018, il 27 gennaio, una delegazione di cin- quanta ragazzi del triennio del liceo Benedetto Vittore Bocchetta è nato a nel 1918, ha NCairoli, tutti volontari, andò a Hersbruck per par- dunque compiuto 101 anni. Dopo aver vissuto tecipare alla manifestazione in ricordo delle vittime del nazismo che si tiene ogni anno nella piccola cittadina, fra Bologna, e la Libia si stabilisce a che a quei tempi, ospitava un sottocampo di Flossen - dove aderisce giovanissimo al movi- bürg. Sul far della sera la gente si era radunata nella chie- sa protestante per una funzione ecumenica in cui parte- mento antifascista. cipavano religiosi delle più diverse confessioni, ebrei, Nel 1943 subisce la prima incarcerazione con cristiani, musulmani. Ogni anno si ricorda una categoria di deportati in parti- i membri del 1° Comitato di Liberazione colare. Nel 2018 furono ricordati gli zingari. Un anziano Nazionale (CLN) di Verona per aver contri- Rom, deportato ad Auschwitz e a Flossenbürg, parlò, raccontando la sua storia e quella del suo popolo desti- buito alla fuga di alcune centinaia di militari nato allo sterminio. Alcuni giovani suonarono antiche italiani detenuti dai tedeschi. Liberato si uni- melodie zingare. Nella chiesa ci avevano riservato i po- sti, non potemmo fare a meno di notare che, a parte i mu- sce al 2° CLN della città e viene nuovamente sicisti tedeschi e di etnia rom, vi erano davvero pochi giovani in rapporto al numero degli adulti. Alla fine del imprigionato, appena dopo essersi laureato in concerto a tutti fu data una fiaccola. Lettere. Torturato, viene quindi deportato al La fiaccolata attraversò la cittadina in silenzio e si recò al monumento del deportato, una scultura di Vittore mol- campo di transito di Bolzano e, il 5 settembre to suggestiva. Qui tutti si disposero a semicerchio intor- 1944, al lager di Flossenbürg. Da qui il 30 set- no, molte persone parlarono, tra cui i rappresentanti del- le autorità del paese, infine il concerto di musiche zinga- tembre al sottocampo di Hesbruck, dove re riprese. Mentre ascoltavamo quelle musiche bellissi- vedrà morire quasi tutti i suoi compagni di me, non potevamo fare a meno di guardare la scultura di Vittore, illuminata dalla luce delle fiaccole, solitaria e in lotta e di viaggio (tra cui Teresio Olivelli). parte coperta di neve e di ghiaccio, quella sera c’erano Nell’aprile del 1945, durante la marcia di eva- 15 gradi sotto zero. cuazione del campo, fugge e viene soccorso uando la manifestazione si sciolse, molti tedeschi dalle truppe inglesi. Nel dopoguerra emigra in vennero a salutare i ragazzi e a parlare con loro. QAncora con le fiaccole accese ci dirigemmo ver- Argentina deluso dal clima politico italiano e so il pullman, erano le dieci di sera, non avevamo né mangiato né bevuto da molte ore. Le mie sei ragazze mi locale. È il 1989 quando ritorna a Verona vennero vicino e mi dissero: “dovremmo fare spesso dove si dedica a scrivere le sue memorie di queste esperienze, per comprendere veramente che si- gnifica stare con gli altri, conoscerli e non sentirsi più antifascista e deportato. Innumerevoli le soli. Abbiamo capito molte cose.” mostre d’arte con le sue opere. Non ho mai chiesto quali fossero le cose che avevano ca- pito. Non perché non mi interessasse ma perché è giusto che ognuno compia un suo percorso, scegliendo di farlo strumento didattico in un determinato modo, senza bisogno di sentirsi con- trollato o di subire pressioni di alcun genere. necessario più che mai Questa mi sembra essere un’altra lezione della Resisten- za e della deportazione: nessuno dei ragazzi partigiani, coetanei dei miei allievi, era stato chiamato o indottrina- in questo sbandamento to, si erano convinti e radunati da sé, accettando il ri- schio implicito nella loro scelta e nei loro valori. della “coscienza civile” 30 Una storia vera racconta il coraggio di pochi IT

Vittore Bocchetta “Triangolo rosso”

Arriva il Brigatista Nero che ha dato soldi a un traditore per fargli denunciare un patriota ono lì, sulla soglia, con tanto di pu- gnale e mitra. Sono vestiti di nuovo, Snero fiammante: l’uniforme delle Bri- gate Nere. “Andiamo, devi rispondere di molte cose”.

Partigiano combattente A calci devo passare tutta la città: vogliono far vedere contro fascisti e nazisti come prendono “i ribelli” i fanno attraversare Verona per il fui spedito dai tedeschi centro, a calci nei fondelli perché Mtutti vedano e imparino. E quelli che vedono e imparano vedono in Germania, schiavo due sgherri vestiti di nero, due neri mastini che azzannano un nuovo sventurato lungo le vecchie strade ribattute dalla loro perse- nel campo di prigionia cuzione.

31 La partenza verso un campo di prigionia. Futuro incerto L’interrogatorio: chi è il tuo contatto con i partigiani? E cominciano le nerbate sulla schiena

tamattina presto mi rimettono sulla sedia in faccia a Freda a fianco del Sdattilografo: “Chi è il suo contatto coi partigiani?” “Non ho contatti con i partigiani”. “Chi è che porta gli ordini da Parigi? Chi è?” “Da Parigi non so di chi e di che cosa par- la”. Adesso, di colpo, ho paura. Insisto a non saper nulla. Allora mandano a chiamare un altro figuro, tristemente noto ai veronesi. Mi rendo conto di chi ha “lavorato” Doma- schi. Mi fanno sedere su una sedia senza spalliera. Il bruto si mette in canottiera e il suo nerbo di bue incomincia a straziare la mia schiena, finché svengo.

Francesco mi consola. “sono gli ultimi sfoghi di una tirannide moribonda” rancesco Viviani è ancora sofferente per le ferite lasciate sulla sua carne da FFreda, ma, dice lui, “Quelli sono gli ultimi sfoghi di moribonda tirannide”. Nel- la biblioteca del carcere degli Scalzi ho rin- venuto una vecchia edizione della Divina Commedia. Chiedo a Viviani di leggerla e lo ascoltiamo: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere, in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!” Nella sua voce c’è un impeto che ci travol- ge; poggia il libro e ognuno lo toglie all’al- tro. Se non mi sbaglio più che commossi siamo trasfigurati da quel l’imprecazione così lontana ma così presente.

Poi il 4 settembre sul solito autocarro. Arriviamo (tappa) al Campo di Bolzano il 4 settembre, ci fanno montare sul solito autocarro. Partiamo, non sap pia - Èmo. Arriviamo. Scendiamo a Bolzano, campo di concentramento. Be’, è meglio che in prigione! Ma… un momento! Ci mettono in un capannone circondato da un recinto di filo spinato. Al farsi notte la nostra baracca rimane quasi al buio. Cristini è balbuziente, Ballerini lo incita a can tare, lo preghiamo tutti, perde la balbuzie e ci sorprende con la sua voce. Canta una melodia in voga: “Mamma Rosa”. Dalla ba racca attigua un’altra voce intona “O mia pa tria, sì bella e perduta”. Ci uniamo tutti sottovoce e ognuno è contaminato dal pianto dell’altro… 32 Per i nazisti è un Triangolo Rosso IT da deportare Chiudono il vagone, dentro siamo in 150, stretti per 4 giorni. Arrangiatevi. Ecco Flossenbürg

omini 40, cavalli 8”. Il vagone si chiu de e il treno parte. “UUomini 150, cavalli nes suno. La notte è così lunga che fa dispe rare il giorno, ma l’alba arriva lo stes so; così per quattro-cinque giorni. Il treno si ferma e la portiera si apre. Meccanicamente, per cinque, la nostra colonna di forse mille piedi raggiunge in silenzio il lager di Flossenbürg lungo una strada senza gente che sale fino a un vasto ripiano di fronte a un grosso cancello. su una targa è scritto: “il lavoro rende liberi” ma qui siamo solo prigionieri

na vistosa targa di bronzo al lato sinistro del grande cancello Usull’entrata del lager dice Arbeit Macht Frei , il lavoro rende liberi. Un altro scherno della speranza! Alla sinistra dello spiazzo va sfilando lenta una schiera di pseudo umani vestiti da zebra. Carichi di grosse pietre trascinano faticosamente i loro zoccoli di legno.

Ci ordinano di spogliarci, poi arrivano i “Kapo” furiosi per farci vedere chi comanda i ordinano di spogliarci. Ac cu mu - liamo le nostre cose in una mon - Ctagna d’indumenti, di valigie e… di ricordi. Qualcuno protesta arrivano i Ka po. Anche loro hanno l’uniforme zebrata, ma non è sporca né logora come quelle che ab - bia mo visto nel corteo delle pietre; questi so no puliti e sono diavoli scatenati che fan - no da argine alla nostra mandria. Ognuno brandisce un pezzo di tubo nero di gomma dura, il Gummi che cade su teste, spalle e natiche con terribile vio lenza per straziare le nostre carni nude. Come demoni furiosi attaccano alla rinfu- sa e urlano spiritati.

33 Comincia il massacro: tutti a nerbate a fare la doccia

Nelle docce di colpo precipita l’acqua impazziti in un groviglio mentre i Kapo ci massacrano di botte mpazziti corriamo uno contro l’altro e le nostre grida si sommano all’eco del- Ile pareti vuote per assordarci in un cre- scendo indicibile. Di colpo dalle docce precipita l’acqua insieme alla gragnuola delle nerbate nere e cruente. Bagnati, lividi, storditi, esausti ci ac - calchiamo uno contro l’altro in un grovi - glio assurdo. Poi l’acqua si ferma e le bot - te dei demoni ci accalcano in uno stanzone adiacente. Qui altri Kapo perquisiscono tutti gli orifi- zi del nostro corpo, l’ultima viola zione della nostra umanità.

Loro sono prigionieri come noi ma hanno la facoltà di gridare e di uccidere “al meglio”

Kapo sono prigionieri come noi, ma so- no quelli che hanno la facoltà natu ra le Idi esistere al di sopra del bene e del ma- le. Sopravvivono su quelli che uccidono e soc combono, a loro volta, sotto chi sa gri - dare più forte e sa uccidere meglio. Senza di loro questo sistema si sfasce - rebbe. Non sono scelti per nazionalità o per “raz - za”. Chiunque può aspirare a essere Ka po se riesce a disfarsi dell’io.

Fuori! C’è una bufera di neve, al freddo le lacrime e i nasi si induriscono come ghiaccioli

uori, fuori!” C’è una forte bufera di ne ve e siamo ancora “Fin settembre. Tre mia mo e il nostro freddo è più freddo delle nostre lacrime e i nostri nasi s’indu riscono in ghiaccioli. Qualcuno grida qualcosa che non capisco e tutti corrono uno sull’altro. Come i buoi muschiati dell’Artico, facciamo circolo uno addosso all’altro. I più fortunati sono nel centro, chi arriva dopo ripara i primi arrivati. È la “stufa umana”.

34 Addosso ai Triangoli Rossi IT loro sì sono pericolosi Il nostro trasporto (600 pezzi) arriva all’entrata di un tunnel che buca tutta la montagna ersbruk. Chi ne ha mai sentito par - la re? pochissimi ne riparle ran no. È Hun paesino bavarese a 30 km da No- rimberga. Il nostro “transport” è composto da circa 600 “pezzi”, inclusi Bravo, Deam- brogi, Oli velli, Zenorini e io. La nostra squadra, giunge all’entrata di un grande tunnel che buca la montagna. Un animato brulichio di schiavi zebrati, spor - chi di terra gialla, perseguitati dalle Gum- mi dei Kapo, ci avvisa che “non c’inganni l’ampiezza dell’entrare”. Siamo alla porta dell’inferno. Il nostro Kapo ci assegna le nostre tre condanne : picco, pala, spalle. Sono destinato alle “spalle”: dobbiamo tra- sportare sulle spalle un tratto di rotaia. L’iniziazione è stata atroce.

Impiccano due russi, che erano riusciti a scappare, catturati (per soldi?) dai villici del paese

i colpo siamo svegliati dalle fu - ribonde gommate dell’irriducibile DSchreiber. Dobbiamo assistere all’impiccagione di due russi che erano riusciti a scappare. Sono stati ricatturati dai villici di Her - sbruck. Hanno le mani legate dietro la schiena, il nodo al collo, diritti su due sga belli. Il Lagerältester, per assicurarsi che nessu - no eviti di guardare, fa circolare i suoi Ka po in ricognizione. Poi d’improvviso scoppia il suo latrato rauco: “Ausführen” (ese guire). Il boia calcia gli sgabelli e i due dondolano tranquilli e sereni.

Un “Triangolo rosso” ucraino viene a sapere che sono professore e parliamo perfino di Voltaire!

utta la nostra esistenza gira attorno a un pezzo di pane e a una ciotola di Sup pe. TEppure noi del nostro branco ve ro ne se conserviamo la consolazione di una no stra umanità, una testarda illusione che non tra - lascia la pur minima occasione per con fidare e consolare. “Non vedo nessuno di quel li di Flos senbürg”. “Li hanno separati. Chis sà do- ve sono andati? Ieri ho visto Oli velli”. Olivel- li di venta il nostro nuovo Schreiber, il capo- ba racca. Un gob betto, ucraino, con triangolo rosso qui è un Doktor. Olivelli gli dice che so- no un pro fessore di filosofia. Mi chiede se ho letto Vol taire e parliamo del migliore dei mon- di pos sibili, poi mi stringe la mano e se ne va.

35 E se sei malato non servi più come schiavo e consumi! Il Kapo mi guarda con scherno: “Malato? Infermeria via...” Il gobbetto trucca il termometro l kapo mi guarda con scherno: “Was ist los (Che cosa succede)”? “Krank, Ikrank (Malato, malato)!” “Krank? Re - vier… raus (Malato? Infermeria… via)”. E mi appioppa una pedata. Mi avvio al Re vier. Conosciamo tutti la regola: se non mi riscontreranno più di 38 di febbre mi cureranno con cinquanta gommate sulle natiche. Ma io ho deciso: entro e mi fer - mo sorpreso davanti al Doktor, il gob- betto voltairiano. Mi riconosce e mi con- segna un termometro: “Tu es malad… j’e- spère! At tend ici! (Tu sei malato… spe- ro. Aspetta qui)”. Dopo alcuni secondi lo guarda senza leg gerlo e me lo restituisce con un sorrisetto: “Tu as la fievre, marche au lit (Tu hai la feb bre, vai a letto)”. Nessuno si è accorto del termometro. Un regalo prezio so. Grazie Voltaire! Grazie, amico, caro Can did!

Una figura macilenta mi chiama; è olivelli, gli chiedo “Cosa fai?”Arriva il Kapo che urla l regno dei giusti è anomalo. Olivelli non dura più di un paio di settimane. IUn giorno sento chiamare il mio no - me: è una povera figura macilenta, sche - letrica con due grandi occhi immen sa - mente buoni: Olivelli. “Come stai Olivel - li? Cosa fai?” “Lo vedi da te! Scavo in questo fango inu - ti le”. Arriva il suo Kapo urlando e scarican do - gli una terribile gommata sulla schiena. Neanche Olivelli, amato da tutti e che, per il suo tedesco, è il più dotato… neanche Oli velli sembra farcela! Solo chi cessa di essere uomo può esistere in questa bolgia di dannati! È l’ora del medico che decide. Gli utili escono inquadrati. Gli altri finiscono al crematorio

inalmente arriva al Revier il medi co che si accinge all’in ventario periodi co Fdegli attrezzi umani; gli utili, gli uti - lizzabili e gli utiliz zati. Il vaglio pro cede rapido, effi cien te: gli “uti li” esco no e s’inquadrano all’ aper to dove un truce Mi nos se li destina al lavoro; gli “utilizzati”, con una “C” sulla fron te, sono inghio ttiti dal treno che li porta al crematorio di Flossen bürg e gli “utilizzabili”, con una “X” pas sano al secondo corridoio. Il medico desti na: “Ar beit – Kaputt – Krank”.

36 Al campo un Triangolo Rosso IT o lavora o si ammazza scaldo il termometro, fingo malattia delitto molto grave. Mi assegnano alla squadra escrementi

i colgono in flagrante mentre scal do il termometro. Così su - Mbisco l’atroce scotto di 50 gom - ma te sulle natiche. Il mio delitto è stato molto grave: mi assegnano allo Scheis - skom mando (squadra escrementi). La vera punizione sta nel raccogliere con un barattolone di latta le feci delle latrine per versarle in una grande botte su ruote. Invece di usare una pompa dobbiamo fare il lavoro a mano (in che consisterebbe altri menti il castigo?). Dopo un’infinità di su e giù, facciamo il pieno che dobbiamo trascinare su per le colline arate e melmo - se. Distribuiamo qua e là la densa broda. Noi siamo i tre dannati. Diventiamo pre - sto irriconoscibili.

Incrociamo degli spettri quasi vivi completamente nudi, le membra ridotte a ossa, sul teschio occhi vitrei

volte, avanzano barcollanti, con pas si a vanvera, cerei, incredi bil - Amente reali, degli spettri quasi vi - vi. Avanzano completamente nudi, le mem - bra ridotte all’ossa e il teschio spaventoso bucato da due enormi occhi, vitrei, spa - lancati nel vuoto. Raggiungono stenta - tamente la latrina e qui si lasciano cadere esausti. I monatti li mettono a sedere con - tro una staccionata, uno accanto all’altro. Non hanno più anima, ma non sono morti. La nostra “pietas” si è estinta dietro a loro.

La fame nel lager è all’ultimo stadio della coscienza, sono arrivato all’ossessione del cibo ntanto la vita del lager si fa sempre meno insopportabile. Sono partiti quasi tutti, sia- Imo rimasti in pochi, qualche centinaio, gli scarti. La fame è sempre e comunque la pri- ma e l’ultima soglia della coscienza: sono molto mal ridotto. Non c’è nulla che mi spa- venti, solo sono pos seduto dall’ossessione del cibo. Mentre mi trascino in giro sperando di tro varne, fermo i miei passi, sono arrivato alla grande baracca dei morti. Due monatti afferrano i corpi per le gambe e per le braccia e li lanciano sul camion dove al- tri due li accatastano come foglie di tabacco.

37 Per i tedeschi un Triangolo Rosso IT è un testimone stanno arrivando a liberarci il campo di Hersbruk è vuotato: comincia il trasferimento ppel: tutti i presenti sono riuniti nel grande piazzale; i pochi Kapo ri ma - Asti e un paio di vecchi vestiti da sol- dato, ci contano e ricontano fino al tra mon - to. Finalmente, per cinque, usciamo dal la- ger. Si marcia di notte. Il campo di Her- sbruck è vuotato. Che sia maledetto! Una squadra di SS armati di Maschin - pistolen ci segue. Naturalmente non man ca il cane. Siamo poco più di cinquecento. Si marcia. Camminiamo per 4 o 5 ore. In vi- sta di un paese facciamo sosta. Ci lasciamo cadere. Una ventina di cadaveri, quelli ca- duti lun go la marcia sono portati fuori vi- sta. Ora si spiegano le raffiche udite duran- te la marcia. Intanto niente pane, niente Suppe, solo erba del fossato. Fuggiamo dalla colonna in fuga, Abbiamo pubblicato più è il primo giorno di libertà, volte la “tabella” sotto preparata dai tedeschi con l’ultima minaccia del kapò per assegnare ad ogni deportato un simbolo da cucire sulla divisa. Il triangolo rosso, come il o e Marcel fuggiamo. Col sole nasce il titolo della nostra testata nostro primo giorno di vita, il primo era il primo, il più peri- gior no tutto nostro, il primo giorno del- coloso per il loro sistema I di sterminio. la nostra esistenza. Marcel mi incita e mi sostiene, mi aspetta paziente e ci sentiamo fratelli e parliamo delle cose più belle e più assurde, le cose di chi sa cosa vuol dire essere liberi. Una voce improvvisa rompe il nostro silen- zio: “Krank? Das Lazarett suchst du? Das ist da, dein Lazarett! (Malato? Cerchi l’ ospe - dale? Eccolo là il tuo ospedale)”.

L’arrivo della libertà comincia con un bagno!!! La cura è un sogno: acqua tiepida

La redazione di Triangolo Rosso ha dato la forma ti- pografica al breve e-book scolastico, “Anni diffici- li”, realizzato con testi e immagini tratti da“Quin- invengo: sono immerso, nudo, in un quennio infame”e da altri gran bagno d’acqua tiepida, due uo - disegni di Bocchetta, che Rmini mi stanno lavando con spazzola era stato impaginato da e sapone. Riccardo Cossu classe IV Parlano, non li capisco, non reagisco, posso B del liceo classico vige- balbettare la mia ossessione: vanese, nell’anno 2016/ - “Essen… essen … essen! 2017, di cui abbiamo par- (Mangiare, mangiare, mangiare)” lato in queste pagine.

38 I NosTRI LUTTI Addio a Piero Terracina, Franco Schönheit, “il tra gli ultimi sopravvissuti ragazzo di Buchenwald” italiani di Auschwitz sopravvissuto alla Shoah

morto Piero Terraci - gratitudine e di solidarietà i giovani diceva: maturata dopo anni e anni di na uno degli ultimi e crediamo che condivi- «Cosa potete fare per silenzio, al servizio dei gio- Èsopravvis suti italia- derne uno sia il modo mi- Aportare avanti il ri- vani e dell’intera colletti- ni ad Ausch witz, una per- gliore per onorare la sua cordo e per comprendere il vità. Siamo cresciuti e ma- dita inestimabile per tutti me moria: passato? Leggere, leggere, turati con il suo dono di te- noi. Il nostro compito sarà «Caro Piero, le parole non leggere». stimonianza che ci ha resi por tare avanti i suoi tragi- bastano mai, soltanto un Ci ha lasciato Franco più consapevoli e respon- ci ricordi. grazie per avere avuto il Schönheit, aveva 92 anni ed sabili verso la verità e la sto- La Fondazione Memoria coraggio di rivivere tanto era uscito dall’inferno di ria da tramandare, sua, del- della Deportazione appren - dolore, quando lasciarsi Buchenwald. la sua Ferrara, della sua ge- de, con dolore e sgomen- tutto alle spalle sarebbe L’Italia tutta perde un’altra nerazione», ha aggiunto. to, la notizia della scom- stato più facile, per rega- instancabile «voce di Me - Schönheit era nato nel 1927 a parsa di Piero Terracina. larci un futuro migliore e mo ria». Con queste parole la Ferrara, dove venne arre- Egli, con coraggio, ha sen- per fare in modo che ciò presidente dell’Unione del- stato e deportato prima nel tito tutto l’impegno ed il che ha segnato la sua vita le Comunità Ebraiche campo di Fossoli, in pro- profondo senso etico di tra- non avvenga più. Sappia Italiane Noemi Di Segni, ha vincia di Modena. smettere la memoria della che io ci credo, tutti insie- comunicato la morte, il 14 Il 5 agosto del 1944 Deportazione per la cono- me possiamo fare memo- gennaio, di uno degli ultimi Schönheit arrivò a Buchen - scenza e la coscienza del- ria. Giorgio» sopravvissuti all’ Olo - wald, uno dei campi di con- le generazioni future. Alla famiglia, alla comu- causto. «Un uomo corag- centramento tra più grandi Durante la sua attività di nità ebraica e all’Aned di gioso, affettuoso e appas- della Germania nazista. Qui testimone Piero ha ricevu- Roma le nostre più sentite sionato, che ha messo la sua venne fu liberato l’11 apri- to numerosi messaggi di condoglianze. coraggiosa testimonianza, le 1945. Anna Bravo, prof a Torino mancata Anna Bra - portati in seguito pubbli- vo, già docente di cate nell’importante volu- ÈStoria contem po - me “La vita offesa” riedi- ranea all’Università di To - tato recentemente. ri no e studiosa dei movi- Restano fondamentali l’al- menti sociali e politici del tro libro “Una misura one- ‘900. sta” e un’ampia serie di in- Con Aned ha avuto una terventi in congressi in- lunga, proficua ed affet- ternazionali, svolti a tuosa collaborazione: ori- Torino e altrove. ginale studiosa delle fonti Inoltre determinante è sta- orali, è stata l’anima del to il suo contributo alla sto- progetto di raccolta delle ria della deportazione fem- “storie di vita” degli ex de- minile. 39 “ Si è inserito il governo polacco (di destra) che ha avanzato la candidatura per acquistare villa ed aree Campo di Gusen Tremende scoperte e permanenti misteri Gusen sopra: centinaia di baracche tra alte montagne. di Alberto Rosati

Per diversi aspetti in questi mesi il lager di Gu- sen è al centro di importanti notizie che hanno riacceso l’interesse internazionale sul campo nel quale sono morti anche migliaia di italiani. Chi compra la villa in vendita? Come abbiamo scritto in un numero dello scorso anno della nostra rivista, si è aperta la possibilità che i proprietari di al- cune aree del campo, a cominciare dalla villa che era all’in- Gusen sotto: lunghe gallerie scavate nelle montagne. gresso del lager e che da decenni è una lussuosa residenza di famiglia, siano disposti a vendere. Ma chi può comprare? Si era parlato all’inizio del Governo austriaco, ma la lunga crisi politica seguita alla fine dell’alleanza di destra che guidava il Paese, ha messo in sordina questa possibilità e dunque per mesi da Vienna tutto è stato silenzio. i è allora inserito il governo polacco che, con una di- chiarazione del premier di destra Mateusz Morawiecki, Sha avanzato la sua candidatura ad acquistare villa ed aree. L’affermazione di Morawiecki è stata che a Gusen so- no morti migliaia di polacchi e dunque che è un diritto di Varsavia difendere la sacralità di quei luoghi. Il problema è che il governo polacco di destra sta usando il tema della de- portazione come un’arma politica di identità e di populismo. Ricordiamo la legge approvata mesi fa dal Parlamento, che ha aperto polemiche politiche e crisi diplomatiche, in conse- guenza della quale vengono giudicati e condannati a pene detentive coloro che affermano che anche i polacchi furono complici del Reich. E Ambra Laurenzi ha spiegato su queste colonne di come gruppi polacchi di destra abbiano cercato di strumentalizzare le manifestazioni di Ravensbrück. l Comitato internazionale di Mauthausen ha subito rispo- sto che tocca all’Austria il compito di preservare la me- Imoria del lager e dunque che il governo deve acquistare Gusen: lo strazio alla liberazione. I soccorritori trovano villa e terreni. cadaveri e rovine tra le baracche del campo.

40 “ C’è chi sostiene che in gallerie supersegrete i nazisti stessero cercando di costruire la bomba atomica

Dall’inizio dell’anno la crisi politica austrica si è risolta con la nascita di un inedito governo tra il Partito popolare del pre- La villa mier Sebastian Kurz, di centro destra, e i Verdi del vice pre- che fungeva mier Werner Kogler. Nel programma elettorale degli ambien- da ingresso talisti era compresa anche la richiesta che il nuovo governo di del lager. Vienna acquistasse tutto quello che è in vendita a Gusen. Si tratta di vedere ora se agli impegni elettorali seguiranno i fatti. I resti ritrovati e quelli scomparsi Alla fine del 2019 è tornata di attualità la vicenda della sco- Nel 1943 perta, in realtà iniziata un anno prima, dei resti umani ritrovati durante i lavori di ampliamento della stazione ferroviaria di Lungitz, un comune a 5 chilometri da Gusen. Alla fine del 2018 un operaio che stava scavando ha visto tra la terra smos- sa uno scheletro. I lavori vennero fermati e le analisi attestaro- no che si trattava di resti umani risalenti all’Alto Medioevo. Ma proseguendo poi gli scavi si è arrivati ad una sorta di vano nel quale vi erano crani, mandibole, ossa e ceneri evidente- mente umane e in quantità molto rilevante. Questa volta i pe- riti hanno attestato che si trattava di esseri umani morti nel pe- riodo della guerra. Nel 1945 ome noto, non è mai stato chiarito quanti siano stati gli assassinati a Gusen, sottocampo di Mauthausen che era Cstato definito “l’inferno dell’inferno” per le tremende condizioni in cui erano ridotti i prigionieri. Sono migliaia an- che gli italiani morti qui. Ma la differenza tra il numero dei prigionieri registrati e quelli ritrovati vivi al momento della li- berazione è amplissima, addirittura, secondo alcuni, di decine di migliaia. È noto che nei giorni immediatamente precedenti la resa dei nazisti, moltissimi prigionieri vennero fucilati sulle rive del Danubio e che un certo numero di ebrei vennero spo- stati altrove. Ma negli ultimi tempi della guerra, proprio alla Nel 1960 stazione ferroviaria di Lungitz erano arrivati convogli carichi di prigionieri spostati da Auschwitz. È chiaro che mancano comunque all’appello i nomi e i resti di migliaia e migliaia di vittime. Dove sono? lcuni degli assassinati, molto probabilmente, sono quelli ritrovati sotto i binari di Lungitz, che parrebbero Aappartenere a circa 6.500 persone. Anche perché, co- me ricorda Martha Gammer, proprio nei pressi vi era un gran- de forno di una fabbrica di mattoni, ma che, probabilmente, Nel 2013 almeno negli ultimi mesi del conflitto, venne usato come cre- matorio. Ma gli altri di cui non si ha traccia? Qui entriamo nel sta ipotesi sarebbe sostenuta anche dalla rilevazione che nel- campo delle ipotesi. le gallerie vi è la presenza di tassi di radioattività 26 volte superiore al normale. Le gallerie segrete scavate dai deportati econdo Sulzer negli ultimi giorni di guerra i prigionie- A Gusen i deportati avevano dovuto scavare un reticolato di ri che avevano lavorato a questi esperimenti sarebbero gallerie nella montagna, nelle quali da un certo periodo si co- Sstati portati nelle gallerie e uccisi per non far sapere struirono, tra l’altro, i caccia Messerschmitt 262. Ma c’è chi agli Alleati che qui si facevano esperimenti atomici. Proprio sostiene che in un sistema di gallerie supersegrete i nazisti sotto questi enormi tunnel nella roccia dunque ci sarebbero stessero cercando di costruire la bomba atomica. Lo sostiene ancora seppelliti migliaia di morti. ormai da anni il documentarista Andreas Sulzer che pensa di avere trovato anche l’imbocco di quel tunnel segreto. Ma il Ipotesi, naturalmente, ma proprio per questo sarebbe neces- governo austriaco gli aveva vietato di continuare le ricerche. sario proseguire nelle ricerche e chiarire una volta per tutte Dello stesso parere lo storico austriaco Rainer Karlsch e que- se c’è qualcosa nelle viscere di quelle montagne. 41 “ Demnig vuole frazionare questa memoria collettiva, riportarla all’individualità. Ogni Pietra è una Persona

o spesso occasione di parlare di Pietre d’Inciampo Le Pietre avendo davanti un pubblico ogni volta diverso; Hoggi posso dare per acquisito il fatto che esisto- no, così come è frequente l’intervento di quanti riferi- scono di aver “inciampato” in una Pietra d’Inciampo. Fino d’Inciampo, allo scorso anno dovevo, invece, iniziare spiegando co- sa fossero. monumento per omunque non tutto è facile e scontato. Per molti non è ancora chiaro l’obiettivo del progetto di CDemnig e questo deve essere ribadito in ogni oc- ogni deportato, casione: portare memoria di tutte le vittime del nazi- fascismo, indipendentemente da etnia, religione e orien- tamento politico. Una memoria che deve essere estesa senza distinzione a tutti i deportati senza distinzione alcuna: razziali, po- litici, militari, rom, omosessuali, testimoni di Geova, disabili fisici o psichici. di razza o di Esiste una memoria collettiva che ci ricorda l’enormità della deportazione nazi-fascista: Demnig vuole frazio- nare questa memoria collettiva, riportarla all’indivi- credo politico dualità. Ogni Pietra è una Persona. Per questo il luogo ideale della collocazione è quello dove risiedeva: l’in- dividuo faceva parte di quel contesto e improvvisamente di Marco steiner vi fu strappato, quindi proprio lì può e deve essere ri- portato. Con l’ultimo viaggio di Gunter Demnig, nello scorso mese di gennaio, sono state collocate in el progetto originale sulla Pietra dovevano ap- Italia 1342 Pietre d’Inciampo in 141 comuni parire solo poche, ma fondamentali, iscrizioni: in- diversi, dalla sicilia al Friuli - Venezia Giulia, Nnanzitutto “qui abitava” (il contesto fisico lega- to ad un edificio), nome e cognome (la persona), l’an- intitolate a 1342 persone, vittime della no di nascita (il contesto temporale), la data dell’arre- persecuzione nazi-fascista. sto (definizione del momento in cui inizia il percorso di distruzione della personalità), il campo nazista (defi- A queste vanno aggiunte 4 Pietre intitolate a nizione del luogo dove la personalità viene distrutta), la gruppi di deportati e 2 soglie d’Inciampo. data della morte. Dalle prime 31 Pietre d’Inciampo posate a Sulla Pietra d’Inciampo non dovrebbe comparire alcun Roma il 28 gennaio 2010 è stata fatta molta riferimento alla religione, all’orientamento politico, o strada. si può oggi affermare che il progetto comunque al motivo della deportazione: tutti sono ri- originale di un monumento diffuso è una cordati in quanto persone e ad ognuno è restituita l’i- realtà anche nel nostro Paese. dentità sancita dal proprio nome.

Tanti i luoghi. In riva al lago (Meina). In piazza (Guastalla). In una calle (Venezia). Davanti alla bottega (Genova). 42 “

Aned deve essere protagonista nel percorso italiano delle Stolpersteine

Le Pietre d’Inciampo (in tedesco Stolpersteine) sono un progetto efficace dell'artista tedesco Gunter Demnig (non toglie mai il cappello) iniziato nel 1992 e che consiste nell’incorporare, nel selciato stradale delle città, dei blocchi in pietra con una targa in ottone con i dati delle vittime di deportazione nei campi di sterminio nazisti. Con queste premesse è naturale che chiunque è legitti- su un campione di 635 nominativi su 1342 (47,4%), mato a chiedere la posa di una Pietra d’Inciampo per un solo il 18,1% è stato destinato alla deportazione po- individuo che sia stato vittima della persecuzione nazi- litica e solo il 6,3% a quella militare. Ciò è in con- fascista. Nella realtà dei fatti le regole originali non trasto con la realtà della deportazione italiana. sempre sono rispettate: è comunque prevalente la con- siderazione che la Pietra d’Inciampo è intitolata a per- uesti sono i numeri che troppo spesso fanno ti- sona cui è stata intenzionalmente tolta la sua indivi- tolare ai media che le Pietre d’Inciampo sono dualità. Qcollocate a memoria delle vittime della Shoah, facendo così un torto a quanti vittime della Shoah u tutto questo Aned deve far sentire maggiormen- non furono e soprattutto dimenticando l’obiettivo te la propria voce. Infatti è Associazione Nazionale primario del progetto: riportare all’individualità del- Sex-Deportati nei Lager Nazisti; deportati senza di- la persona, senza distinzione alcuna, indipendente- stinzione alcuna: razziali, politici, militari, rom, omo- mente da etnia, religione e orientamento politico. sessuali, testimoni di Geova, disabili fisici o psichici. Il Consiglio Nazionale di Aned del marzo 2019 ave- Esattamente quanto espresso negli obiettivi di Gunter va approvato la formazione di un gruppo di lavoro per Demnig. Aned quindi deve essere protagonista nel per- la definizione delle linee guida per la intitolazione corso delle Pietre d’Inciampo italiane. e la gestione delle Pietre d’Inciampo in Italia. Si trat- Questa rinnovata partecipazione dell’Associazione de- ta di farlo ora funzionare a pieno titolo. ve produrre anche un riequilibrio rispetto ad una og- Vero che l’incremento delle Pietre negli ultimi due gettiva sottovalutazione della deportazione politica nel- anni è stato esponenziale: a maggior ragione dun- l’intitolazione delle Pietre d’Inciampo. Ho in corso di que è indispensabile che Aned ne sia protagonista elaborazione un’approfondita analisi sulle persone cui cercando di far sentire la propria voce in ogni sede in questi undici anni sono state intitolate Pietre in Italia: ed in ogni occasione.

43 “ Introduzione per Ich bin schwanger – Sono incinta di Anna Di Gianantonio e Gianni Peteani

nna Di Gianantonio e Gianni Peteani affrontano que- sto difficile tema raccontando la storia emblemati- Una lunga Aca di Nerina Ursini Legovich, partigiana triestina che ha affrontato l’arresto, la detenzione, il trasferimento e la deportazione nel campo di concentramento di Ra - ombra vensbrück e ad Abterode (sottocampo di Buchenwald), consapevole di aspettare un bambino che riuscirà incredi- bilmente a nascere un mese e mezzo dopo il suo ritorno a Trieste. per troppo La prima riflessione degli autori scaturisce da una logica ed intuitiva domanda: Siamo dunque davanti ad una storia a lieto fine in cui la vi- ta prevale sulla disperazione e sulla morte? tempo ignorata Nel corso della loro indagine capiranno che la traumatica esperienza del lager lascia ferite che non è facile com- di Ambra Laurenzi* prendere anche perché la maggioranza dei testimoni, al ri- torno, ha fatto concludere la propria narrazione prima di oltrepassare la porta di casa (rari sono gli esempi dei rac- Da molto tempo era attesa una pubblicazione conti sul dopo. Tra questi il bellissimo libro “L’esile filo che mettesse in primo piano la complessità della della memoria” di Lidia Beccaria Rolfi). relazione tra i sopravvissuti ai lager nazisti e le seconde e le terze generazioni. erito di Anna Di Gianan tonio e di Gianni Peteani è essere andati oltre quella porta. L’hanno aperta Non significa togliere attenzione alle vittime, i Mcon discrezione, in punta di piedi, rispettando l’as- deportati, ma, al contrario, proporre una rifles- senza di Nerina, venuta a mancare nel marzo nel 2007, e la sione che amplifica la loro terribile esperienza iniziale difficoltà della figlia Sonia a raccontare il com- come un’ombra sulle generazioni successive. plesso rapporto con la madre. Ma prima di addentrarsi nelle dinamiche familiari, emer- se dopo la nascita della bambina, gli autori si soffermano sull’analisi del tessuto sociale e politico in cui Nerina ha vis- suto ed ha maturato la sua scelta di antifascismo. Era un antifascismo nato dalla sorprendente naturalezza e inelut- tabilità del Co se devi, se fa (frase in dialetto triestino “Bisogna fare quello che è necessario fare”), all’interno di reti familiari e amicali che operavano come supporto e col- legamento per la Resistenza. Potremmo immaginare quindi che la comune lotta contro il nazifascismo abbia creato uno stretto legame tra i diver- si componenti delle famiglie, sia quelle di origine che quel- le acquisite con il matrimonio ma, nonostante questo, tor- nata a casa Nerina sente di non poter condividere la sua Nel tardo autunno 1938, ad 80 Km. a nord di Berlino, esperienza nel lager ma soprattutto i sentimenti contrad- fu costruito il più grande campo femminile del Terzo dittori legati alla sua gravidanza. Reich, come luogo di punizione e rieducazione, per detenute tedesche. Dopo l’inizio della guerra il 2 er comprendere meglio questa storia privata, che si in- settembre 1939 e l’occupazione nazista dei paesi serisce nel grande tragico affresco della storia dei la- europei, divenne campo di concentramento KZ per le Pger, è necessario comprendere le peculiarità della de- donne delle nazioni invase: oppositrici politiche, ebree, portazione femminile di cui così poco si è indagato e dibattuto. testimoni di Geova, sinti e Rom, omosessuali, detenute Negli anni Quaranta del ‘900 il destino delle donne, a par- comuni, asociali. Ravensbrück, dove vennero te rare eccezioni di donne emancipate, contemplava il ma- immatricolate 130.000 donne, con l’ampliamento del trimonio e l’accudimento dei figli e in questa ottica la cu- fronte di guerra fu ingrandito e divenne campo di ra di sé e un comportamento pudico e riservato erano esi- lavoro forzato quindi campo di sterminio per mezzo genze irrinunciabili. È con questa immagine che le depor- del lavoro, delle camere a gas, di stenti. tate hanno dovuto fare i conti entrando in un contesto, il Il campo, da cui erano state evacuate la maggior parte lager, inimmaginabile e devastante. delle detenute con la marcia della morte, venne liberato dall’esercito sovietico il 30 aprile del 1945. Oltre a tutte le esperienze equiparabili a quelle della de-

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L’annullamento dell’individuo primo obiettivo della prassi concentrazionaria: non più persone ma numeri portazione maschile: il freddo, la fame, il lavoro forzato come strumento di sterminio, gli appelli interminabili e massacranti, le malattie e le infezioni, la paura di non so- pravvivere, le donne hanno subito offese come donne, co- me madri, come figlie, ogni singolo aspetto del femmini- le è stato violato ed è in questa molteplice visione che si in- serisce e deve essere analizzata la loro esperienza nel cam- po di Ravensbrück. Il taglio dei capelli, la perdita del ciclo mestruale che viene bruscamente interrotto, il dover re- stare nuda davanti ai soldati o ai medici, e vedere nuda an- che la propria madre o la propria figlia. E ancora, per le donne incinte, subire un aborto, oppure, una volta partorito, veder uccidere il proprio bambino o vederlo morire di fame e stenti perché il proprio seno non contiene alcun nutrimento. Il loro corpo diventa strumento di esperimenti medici e viene sezionato, vi si iniettano virus e quant’altro possa diventare veicolo di infezione che deve essere studiata al L’edizione, in Francia, dell’operetta scritta da fine di trovare antidoti per la cancrena gassosa, causa del- Germaine Tillion e sotto una rappresentazione. l’alto numero di vittime tra i soldati tedeschi al fronte, ma che spesso diventa, per le deportate, strumento di morte tra atroci sofferenze. Il corpo della donna è il terreno in cui si svolge una batta- glia cruenta.

a tutto questo nasce la paura dell’oblio, dall’essere in un luogo, non si sa dove, per un motivo, non si sa Dquale, per un tempo, non si sa quanto, sperando in un ritorno, non si sa come e quando. Come precipitare in un buco nero pensando che nessuno verrà a conoscenza di ciò che è accaduto. In questo groviglio di incertezze Nerina si attacca alla vi- ta sognando di poter riprendere il suo posto vicino al ma- rito, di poter tornare nella sua casa e nella famiglia in cui aveva lasciato le sue sicurezze. Ma oltre ai sogni, per so- pravvivere e tornare ha bisogno di tutte le energie che la bam- bina, crescendo dentro di lei, le prosciuga e per questo la percepisce come un impedimento alla sopravvivenza. Nonostante tutto Nerina riesce a tornare a Trieste e alla sua ’annullamento dell’individuo era il primo obietti- famiglia, anche se dovrà vedere passare molti convogli per vo della prassi concentrazionaria, non più persone l’Italia perché, nella sua condizione di gravidanza, non rie- Lma numeri, non più volontà ma accettazione passi- sce ad ottenere l’autorizzazione a partire. Nuovamente va di regole e ordini imposti. Nerina vive la presenza della bambina come un ostacolo a Con felice intuizione Germaine Tillion, etnologa e resi- ciò che desidera sopra ogni altra cosa, rientrare nella sua ca- stente francese deportata a Ravensbrück, intitolerà l’o- sa e ricongiungersi al marito. peretta che riesce a scrivere nel campo, con la compli- cità delle sue compagne, “Le Verfügbar aux Enfers”( qui uanto dura un conflitto e sino a che punto in- sopra la foto). Chiusa dentro una scatola da imballaggio fluenza il nostro presente? In che modo i figli e e protetta dalle compagne, Germaine Tillon scrive una “Qi nipoti sono segnati dalla deportazione dei ge- lucida analisi dell’universo concentrazionario con toni nitori, dalle loro azioni, dai loro silenzi?” da operetta, che poi legge alle compagne per far loro me- L’ iniziale domanda che gli autori si pongono, e ci pongo- glio comprendere ciò che stanno vivendo e, facendole ri- no, non ha una risposta né facile né univoca. dere della loro stessa condizione, le aiuterà a trovare le ener- Per molte donne il silenzio e il non detto sono state l’uni- gie per resistere. (Les Verfürgbar aux Enfers éditions de ca comunicazione possibile nell’ambito familiare, ed è dif- La Martinière, Parigi 2005). ficile ritenere che la mancata elaborazione di questo trau- Con il termine tedesco Verfügbar sono identificate le di- ma, subìto in molti casi nell’età della formazione, non ab- sponibili l’ultimo gradino delle graduatoria delle depor- bia lasciato conseguenze nella loro vita futura. tate a cui venivano affidati i lavori più umili e pesanti.

45 “ Ancora una volta, della violenza sulle donne, vengono ritenute responsabili le donne stesse

Tardo autunno 1938. Le deportate entrano, sotto il mitra degli ss con i cani, al campo sotto l’insegna dell’industria nazista. n questo contesto di totale perdita di sé, il ritorno avreb- In pratica la deportazione è considerata come una colpa. be dovuto contenere un percorso di elaborazione e di Alle donne non resta che riprendere il loro ruolo nell’am- Iricostruzione del proprio io, ma non sarà facile per nes- bito della famiglia, là dove lo avevano interrotto, come se suna delle sopravvissute. Dovranno affrontare un’altra quanto è loro accaduto fosse stata una parentesi ora chiu- terribile prova scoprendo che coloro da cui si aspettava- sa. no accoglienza e comprensione, esprimeranno diffidenza Metaforicamente è come se, per l’improvviso abbandono accusandole, in quanto donne, del loro impegno nella della casa, avessero lasciato nel lavello della cucina le sto- Resistenza, causa dell’arresto e della deportazione. viglie che adesso potranno riprendere a lavare... Inoltre, l’essere ritornate fa sorgere il dubbio che il loro com- portamento, per ottenere privilegi, non sia stato consono osì la narrazione della deportazione femminile si è alla morale. uniformata, nell’opinione comune, a quella maschi- Cle e nulla della loro traumatica esperienza è stato ela- Affiora nuovamente l’immagine che la società ha loro im- borato. posto e, ancora una volta, della violenza sulle donne ven- Nella ricomposizione il proprio io, che diventa in molti ca- gono ritenute responsabili le donne stesse che per decen- si ipertrofico, non sono esenti le dinamiche familiari che pas- ni non hanno voluto parlare della loro tragica esperienza. sano anche attraverso un’identificazione nei figli, cercan- do in essi una possibilità di riscatto. Nerina identifica nella figlia la causa delle sue sofferenze non solo nel campo ma anche al ritorno, percependola co- me motivo della limitata attenzione che riceve dopo la sua nascita, nonostante il suo estremo bisogno di cura. Per questi motivi la storia di Nerina è emblematica ed è una prima riflessione verso una più profonda analisi della lunga ombra per troppo tempo ignorata. l Memoriale di Ravensbrück da tempo si svolge un forum annuale sulle seconde e terze generazioni or- Aganizzato e coordinato dal direttore dell’ International Youth Meeting Centre, Dr. Matthias Heyl. All’incontro di quest’anno sono arrivati in molti, prove- nienti da diversi paesi europei. Figli e nipoti dalla Francia, Germania, Belgio, Polonia, Svezia, Svizzera, Repubblica Ceka, Slovenia, Italia, sono arrivati in silenzio alla spic- Il dott. Matthias Heyl durante un forum. ciolata, nella sala del forum, per confrontarsi sulla comu-

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La Storia non sia relegata nel passato ma diventi un presente consapevole, una Memoria attiva

Fine aprile del 1945. Un autocarro parte con alcune ragazze dopo la liberazione del campo da parte dell’Armata Rossa.

ne condizione di legame parentale con le donne deportate sa di coscienza di una generazione che condivide la sto- nel campo di Ravensbrück, consapevoli che la storia privata ria familiare di lotta e di deportazione, consapevole che di ognuno in quel momento sarebbe stata condivisa. alla base di questi incontri sono presenti valori comuni che devono essere a loro volta tramandati e, dunque, la do- Spontaneamente il microfono passa di mano in mano sen- cumentazione deve essere la più puntuale e ricca possibile. za un preciso ordine, i racconti riempiono la sala e in alcuni (La Parola ai figli e nipoti - Aned-Milano Nimesis Edizioni, casi, dopo aver ascoltato le diverse testimonianze, cala un 2007; I nuovi testimoni dei Lager, figli e nipoti di depor- silenzio carico di emozioni e di pensieri. tati raccontano -Aned-Milano Nimesis Edizioni, 2010) Si ascoltano storie di silenzio, durato anni, di chi non vuo- le ricordare e raccontare, ma vuole anche proteggere i figli ianni Peteani, figlio di Ondina Peteani prima de- dagli orrori vissuti, soprattutto quelli nati prima della de- portata ad Auschwitz e poi compagna di prigionia portazione rimasti in attesa del ritorno della madre. Gdi Nerina a Ra vensbrück, ha curato il rapporto con Si tracciano ritratti di madri eroine che hanno combattuto Nerina per molti anni, fino alla sua morte, e poi con Sonia contro il drago. Si riconosce il rifiuto da adolescente ad e suo figlio Manolo indispensabili per la sofferta realiz- ascoltare la storia della madre che l’avrebbe resa, ai propri zazione di questo lavoro. occhi, irraggiungibile. Così come altrettanto sofferto, crediamo, sia stato scri- vere l’ultimo capitolo dedicato ai protagonisti racconta- Si descrivono periodi alterni di profonda depressione, di ti in prima persona da chi li ha conosciuti bene. esplosioni di rabbia e di rifiuto della vita. Ma si ricordano anche gli insegnamenti per reagire ai fascismi e quelli a vi- Anna Di Gianantonio in conclusione scrive: vere: Quand on a contemplè la mort, on est blindè pour la ...il fascismo e nazismo non sono solo periodi storici con- vie (“Quando abbiamo contemplato la morte, siamo pro- segnati al passato, ma il loro ricordo condiziona in mo- tetti per la vita”. do permanente i superstiti e le loro famiglie che ne siano Claude du Granrut figlia, oggi novantenne, di Germaine più o meno consapevoli. Per questo ci occupiamo di po- de Renty, ricorda queste parole che la madre spesso ha ri- litiche, immaginari, violenze e ideologie che fanno an- portato nei suoi interventi e nei suoi scritti). cora parte integrante della nostra società”. a molto tempo anche l’Aned- Associazione Nazionale Si, ed è per questo che ci auguriamo che la Storia non sia ex-Deportati, organizza a Milano un convegno an- relegata nel passato ma diventi un presente consapevole Dnuale in cui i figli e i nipoti raccontano l’esperien- e che la memoria familiare non si racchiuda nel privato ma za di loro familiari, dalla persecuzione all’arresto, dalla re- diventi una Memoria attiva sulla quale tracciare un solco sistenza alla deportazione, che di anno in anno viene ag- per le future generazioni. giornata e arricchita con nuove ricerche negli archivi di fa- miglia. Un’esperienza collettiva in cui si testimonia la pre- *Presidente Comitato Internazionale di Ravensbrück

47 “ Italo Tibaldi e l’immane costruzione dei percorsi concentrazionari dei suoi “compagni di viaggio”

urono loro i capisaldi della nostra letteratura con- centrazionaria. In seguito toccò ai figli ricostrui- Il senso Fre la memoria dei padri, anche per ricucire i vuo- ti e le perdite. A latere, intanto, iniziava con Italo Tibaldi l’immane costruzione dei percorsi concentrazionari dei suoi “com- di fare ricerca pagni di viaggio”, un elenco infinito che arrivò a regi- strare più di 44.000 immatricolazioni. Contare significava dare riconoscimento, restituire va- oggi lore e considerazione a ciò che aveva coinvolto una par- te così consistente di italiani, dare un nome e un volto a coloro che per i nazisti erano dei numeri. Da lì prese avvio un più ampio processo di analisi storica dei la- di Laura Tagliabue ger e dei destini dei nostri deportati: ricerche che negli anni hanno arricchito le indagini e sono state fonda- Parlare di ricerca in Aned è un’operazione mento delle nostre attività, delle narrazioni che ancora scontata. Tuttavia, come ultima arrivata, mi oggi andiamo facendo in ogni luogo e occasione. sento in dovere di ricordare a me stessa per prima le molteplici valenze di questa attività. e sezioni fecero la loro parte nella ricerca, e tutte conservano preziosa documentazione, elenchi di All’inizio la ricerca fu l’inseguire concitato di Ldeportati e dei loro famigliari, testimonianze, fo- tracce e notizie da parte dei famigliari che to e oggetti che costituisco un corpus importante di ignoravano la sorte dei loro cari; poi vennero informazioni che andrebbero altrimenti perdute. Su questa mole di dati metodologicamente disomoge- le memorie di chi tornava, a cui figli, mogli, nei, talvolta dispersi in armadi, casse e cassetti, sono madri e sorelle chiedevano una certezza, state pro dotte separatamente interessanti opere di ri- drammatica o di speranza. cerca locale, che ci restituiscono la realtà e l’atmosfe- ra delle singole situazioni, preziose per comprendere la complessità della storia nel suo insieme, una storia fat- ta proprio dalle piccole storie provinciali. Inoltre ci mettono a disposizione i particolari della “vi- ta di prima” utili a stabilire la relazione fra le logiche politiche della deportazione e i diversi luoghi di desti- nazione. olo con Il Libro dei Deportati prodotto dal - l’Università degli Studi di Torino si è raggiunto Sun quadro sintetico d’insieme, che affianca il qua- dro delle deportazioni razziali delineato dal Libro del- la Memoria di Liliana Picciotto. Entrambi pietre miliari di qualsiasi ricerca attuale, ri- sultano tuttavia carenti nei dettagli di cui parlavamo, del contesto locale e delle situazioni specifiche, dove il particolare avrebbe argomentato meglio le ragioni del- la deportazione, come per esempio le circostanze del- l’arresto e, soprattutto, quando ci sono, i precedenti at- ti di polizia subiti dai politici. Chi viene deportato nel tragico anno 1944 era molto spesso già stato arrestato, condannato ad anni di car- cere o al confino, costretto a fuggire all’estero, vigila- to speciale. ... iniziava con Italo Tibaldi l’immane costruzione Alla prima occasione, come un attentato e ancor di più dei percorsi concentrazionari dei suoi a fronte degli scioperi, le liste si costruiscono prima di “compagni di viaggio”, un elenco infinito che arrivò tutto coi loro nomi, accanto ai giovani renitenti alla le- a registrare più di 44.000 immatricolazioni. va, impegnati nella resistenza sulle montagne e nelle

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È il tassello di un quadro ancora non completo, ma insieme rimanda e completa le informazioni

Il Museo al Deportato di Carpi (Mo) è stato “costruito” con i nomi. La gestione è a cura della Fondazione Fossoli. città, talvolta scioperanti senza nemmeno sapere bene chi nega tali fatti o ne mistifica il peso e il significato. cosa significasse. Politico è permettere a tutti di avere accesso ai dati, alle cifre, per informare direttamente o per permet- a persecuzione razziale inizia nel 1938 ma per i tere attività didattiche, ma soprattutto per proporci “sovversivi”, per gli oppositori del regime fasci- come exemplum di correttezza comunicativa in un Lsta era già cominciata da molti anni. mondo che propende per la semplicioneria, il luogo Ora, dopo 75 anni dalla liberazione dei campi, mentre comune, che utilizza puntualmente la mistificazio- i nostri testimoni diretti vengono a mancare progressi- ne, la manipolazione e la falsa notizia. vamente, mi sembra importante attivare un’azione an- cora più intensa di divulgazione e di approfondimento empre di più dobbiamo contrapporci – anche se per cercare di completare una ricerca che appare senza lo facciamo già – a smontare l’immagine di un fine, perché ogni nuova informazione costituisce un Sfascismo “benevolo” che solo dalla stolta al- tassello di un quadro ancora non completo, ma insieme leanza con Hitler “si è adeguato” ad utilizzare mez- rimanda e completa le informazioni correlate. zi di repressione e discriminazione razzista. Ogni nome custodito in un documento ne porta con sé Discriminazione razziale e repressione delle oppo- altri, rivela differenti dettagli, nuove informazione di con- sizioni avevano la stessa radice ideale. testo. Il fascismo di oggi anche. Ogni saggio rimanda a nuove domande e nessuna sin- tesi esplicativa riesce a contenere tutte le varianti di L’Aned lo ha sempre fatto, basta scorrere i vecchi ambiente e personali. numeri del Triangolo Rosso e le relazioni congres- Se le storie emblematiche sono numerose, le eccezioni suali, ma oggi a tutti viene chiesto qualcosa di più, lo sono altrettanto. ciascuno di noi deve poter attingere ad un materia- le completo e accessibile rapidamente, deve trova- o dobbiamo per il rispetto di cui siamo debitori a re prontamente “il caso personale” per ribattere e chi ci ha preceduto, lo dobbiamo perché lo studio smentire fatti raccontati senza fondatezza e per op- Ldella documentazione sulle deportazioni e sul fa- porci a mistificatorie ricostruzioni della storia. scismo è uno dei nostri scopi statutari, lo dobbiamo per la sua significativa valenza etica e ideale. Questo è il gigantesco censimento a cui siamo chia- mati a dare un contributo. Con la costruzione di un Ma lo dobbiamo anche come gesto “politico”. database on line di tutti i nomi e le informazioni de- Politico è l’atto di ridare un nome a chi era considera- gli italiani deportati, Aned si è posta un obiettivo al- to uno stück, una razza da eliminare, un pericoloso sog- to, di grande difficoltà, di lunga durata ma di im- getto da togliere dalla circolazione. portantissimo peso politico. Politico è l’atto di dare informazioni fondate, corrette Siamo orgogliosi di costruirne anche solo qualche e complete su persone e fatti storici, soprattutto contro tassello.

49 “ “Quelle dei disabili – diceva Hitler nel suo Mein Kampf – erano vite indegne di essere vissute”

l nome di questo programma deriva dall’indirizzo do- Le prime ve era collocato il quartier generale dalla Gemeinnützige IStiftung für Heil- und Anstaltspflege, Per la salute e l’assistenza sociale. La procedura escogitata era stata pen- sata per mantenere il più stretto segreto, infatti le cliniche vittime naziste e gli ospedali erano invitati a segnalare per mezzo di mo- duli molto generici, i dati sulle persone diversamente abi- li, psichici o fisici. Poi si procedeva con la farsa di un parere di tre periti e quin- sono stati di veniva inviato il modulo ad un supervisore che decideva sulla vita o la morte del paziente, senza alcuna informa- zione all’interessato o ai suoi familiari. i diversamente Arrivata la sentenza di eliminazione, il regime dalla sede centrale di Berlino, procedeva con i trasferimenti degli ammalati, a cura della “Società di Pubblica Utilità per il trasporto degli ammalati”. I pazienti venivano traspor- abili tati da pullman ben camuffati in uno dei centri di elimi- nazione Grafeneck, Bern burg, Sonnenstein, Hartheim, di Andrea Di Veroli Brandenburg, Hadamar, dove si procedeva con quelle che furono le prime camere a gas, mascherate da docce, e quindi con i forni crematori per l’eliminazione dei cada- Nella Celebrazione del Giorno della Memoria veri. non si può venir meno al ricordo dei diversa- mente abili, perché la folle ideologia della raz- parenti del paziente venivano informati per mezzo di za pura li prese come prime vittime. una lettera della morte certificando una causa qual- Isiasi, aggiungendo che per ragioni di sicurezza e sani- L’Aktion T4, abbreviazione di Tier garten - tarie, il cadavere era stato cremato. “Quelle dei disabili – diceva Hitler – erano vite indegne di essere vissute”. Nel strasse 4, è il nome con cui si identifica il Pro - suo Mein Kampf (1925–1926), nel capitolo Stato, scrisse gramma nazista di eutanasia dei diversamen- chiaramente le sue idee in merito: “Chi non è sano e de- te abili. gno di corpo e di spirito, non ha diritto di perpetuare le sue sofferenze nel corpo del suo bambino. Qui, lo Stato na- zionale deve fornire un enorme lavoro educativo, che un giorno apparirà quale un’opera grandiosa, più grandio- sa delle più vittoriose guerre della nostra epoca borghe- se”. osì come nel discorso di Himmler, comandante del Terzo Reich, alle SS troviamo: “I nazisti devono Ccreare una nuova morale, rude e brutale, che igno- ri la compassione e i problemi di coscienza. Si prova for- se rimorso a schiacciare uno scarafaggio? No. Gli op- positori del nazismo sono scarafaggi, esseri nocivi e abiet- ti. Distruggerli, non solo non è peccato, ma significa ope- rare per il bene comune, agire a favore della razza e del- la nazione tedesca. Zingari, ebrei, pazzi ed emarginati, la lista, di coloro che si dovrà imparare a maltrattare sen- za battere ciglio, a umiliare, a torturare e, per finire, ad asfissiare nella totale impunità e senza l’ombra del minimo rimorso, è lunga”. ubito si sviluppò la concezione del diritto dello Stato di uccidere tutti i diversamente abili e i malati incu- Srabili principalmente per tre motivi: • per loro stessi, in quanto la loro vita è infelice • per i loro famigliari, la cui vita era dolore e impotenza • per lo Stato, che poteva drenare altrove importanti ri- sorse pubbliche.

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Lo sterminio iniziò con l’eutanasia di 5000 bambini con iniezioni da parte di medici e infermieri

Tutto cominciò qui, nell’edificio del programma T4. Coloro che erano stati selezionati per l’eutanasia venivano prelevati dagli istituti e trasportati su autobus come questo (a destra) per l’ Aktion T4. L’ultima tappa era nel castello di Hartheim, troppo bello (tutti pensarono) per sterminare.

Il 14 luglio 1933 viene emanata la legge per la preven- zione di nuove generazioni affette da malattie ereditarie, introducendo l’obbligo della sterilizzazione, che può es- sere richiesta non solo dai diretti interessati, persone di- sabili e dai loro familiari, ma anche dai medici del Servizio Sanitario e dai Direttori degli Ospedali civili e psichiatrici, qualora lo ritengano opportuno. Sei giorni dopo (20 luglio ’33) fu firmato il Concordato con il Vaticano, atto approvato da Eugenio Pacelli, il fu- turo papa Pio XII, e da Franz von Papen per conto rispet- tivamente di papa Pio XI e del presidente tedesco Paul on dimentichiamo che lo sterminio dei diversa- von Hindenburg. mente abili iniziò con l’eutanasia di circa 5000 Nbambini da parte di medici e infermieri con inie- l 5% della popolazione tedesca, quasi 350 mila perso- zioni letali o con pratiche di denutrizione direttamente ne, furono sottoposte a castrazione attraverso raggi X nelle strutture in cui erano ricoverati, per passare subito Io interventi chirurgici, durante i quali molti morirono. dopo, in breve tempo, agli adulti. Anche quando, nell’a- Il Regime mise in piedi una macchina di propaganda, uti- gosto del 1941, Hitler ordinò la sospensione della prima le a convincere una sorta di idea di “giustezza” della ste- fase dell’eutanasia degli adulti, i bambini non rientraro- rilizzazione e eutanasia per la selezione degli individui no in questo cosiddetto “ordine di sospensione” e l’eu- migliori. Riporto ad esempio il testo di un libro di mate- tanasia infantile continuò. matica, Mathematik in Dienst der nationalpolitischen Era diffusa l’ideologia nazista secondo la quale era giu- Erziehung, 1941, traduzione di Alessandro Berlini, degli sto eliminare i bambini che dalla nascita presentano gra- anni quaranta. vi disabilità poiché essi rappresentavano: • un peso insostenibile per la famiglia e per la società; uesto il problema da svolgere nelle scuole ele- • costi per le cure mediche ed assistenziali. mentari del Reich: “Un pazzo costa allo Stato 4 Qmarchi al giorno, uno storpio 5,50, un criminale uesti esseri, inferiori, sarebbero stati condannati a 3,50. In molti casi un impiegato statale guadagna solo condurre soltanto delle vite di sofferenza e di do- 3,50 marchi per ogni componente della sua famiglia, e Qlore, pertanto lo sterminio dei diversamente abili un operaio specializzato meno di 2. Secondo un calcolo serviva nella malata concezione nazista a porre fine alla approssimativo risulta che in Germania gli epilettici, i sofferenza personale e consentire una distribuzione più pazzi, etc. ricoverati sono circa 300.000. Calcolare: quan- razionale ed utile delle risorse economiche. to costano complessivamente questi individui ad un costo Nella speranza che la nostra Costituzione e la Repubblica medio di 4 marchi? Quanti prestiti di 1.000 marchi alle cop- Italiana siano il baluardo perché ciò che è stato non pos- pie di giovani sposi si ricaverebbero all’anno con quella sa mai più ripetersi. Meditate che questo è stato (Primo somma?” Levi)

51 Dopo l’armistizio dell’8 settembre si trovò intrappolato in una Trieste concitata ed

Le nostre Dante sturbini che si pensava storie fosse stato ucciso perché rubava per se e per gli altri “soltanto” le bucce di patate di Giovanna Carsughi

Dante sturbini, il prozio ritrovato dopo un lungo viaggio della memoria. Nonostante non abbia mai conosciuto di persona il mio prozio materno, c’è sempre stata una sorta di irra- zionale, ma profondo legame spirituale ed affettivo tra lui e me.

Fin da bambina, ogni volta che ne sentivo parlare per accenni ed allusioni, il mio cuore, ben prima della mia mente, si metteva in moto soggiogato da una molteplice risonanza Il plastico del campo di concentramento di Drütte, di sentimenti contraddittori. dove era deportato sturbini. ante, nato il 15 set- detto/non detto sperimentato che i mostri del la fervida mi se, in seguito ad una tale tembre 1904, era durante la mia in fanzia, mente umana possono gene- ef frazione, a Dan te non sia Dl’ultimo di quattro accomunati tutti da una con- rare: Dante che si getta sul sta ta comminata come puni- fra telli (mio nonno materno clusione sempre iden tica tra- filo spinato o che viene ucci- zione il trasferimento imme- Umberto, il primogenito, mandata per boc ca di un so da un colpo di pistola diato dal primo campo di do po la morte del padre si parente IMI (Vita liano Gag - sparato dall’impietoso inse- concentramento dove è arri- ar ro gò il compito di pater giotti) che è riuscito a so - guitore. In realtà, da quanto vato al cam po satellite di fa milias e si erse a baluardo prav vivere e che è sta to te - emerso dalle mie suc cessive Drüt te, di cui parlerò in di tutti quei valori e diritti sti mone di un finale apo - ricerche, mi è le cito chieder- seguito. contrapposti e contrari alla calittico. Dante era bravissi- dittatura fascista). Il destino mo nel ru bare le patate per infame, a braccetto con la sé e per gli altri, fino a quan- Grazie a www.dimenticatidistato.com guer ra, si accanì sul quarto- do un giorno, colto sul fat to, genito e sulla terzogenita viene visto essere inseguito ho ritrovato parte della mia famiglia. Ma ria (l’unica femmina), da una guardia nazista, per Poi gli anni passano, il tem - diale, ecco comparire lo che trovò la morte insieme poi far perdere completa- po vola, e quel mito atem po - stesso cognome, ma prece- ai suoi due figli nel rifugio mente le sue tracce fisiche in rale e quasi afono di un pa - duto da un nome diverso, un di Via Fanti straziati, accan- quell’atemporale mondo/ - rente morto, chissà do ve nome che ha riportato alla to ad altre quattrocento vitti- non mon do dei KZ. C’è chi, chis sà quando, finisce nel di - luce una evanescente orda di me provenienti dal quartiere nella mia famiglia, ha voluto menticatoio delle cose per- ricordi e memorie. È grazie San Pietro, dal carcere di stigmatizzare questo nebulo- dute. a quel sito, www.dimentica- Santa Palazia e dal rifugio so episodio dandogli una Fino a quando, nel 2017, tro- tidistato.com, se ho ritrovato per orfanelle Birarelli, dal- categorica e vivida cornice vandomi “per ca so” a digita- una parte dispersa del passa- l’onda d’urto di uno o più di de finitiva ed inopinabile re il nome e co gnome di mio to mio e della mia famiglia. or digni caduti in prossimità con clusione, forse perché nonno materno in un motore È doveroso spendere poche dell’entrata, durante il bom- l’immaginare una fine, sep- di ricerca, spinta dalla curio- pa role in proposito: esso è bardamento di Ancona del - pure tragica, risulta più facil- sità di trovare informazioni sta to ideato da Roberto l’1 novembre 1943. Questi, mente accettabile dell’inco- sulle forze armate in cui era Zam boni che, dopo anni ed in sostanza, sono i ri cordi gnita rappresentata da tanti stato arruolato durante la pri - anni di ricerche, è riuscito a che contraddistinguono quel finali differenti e contrastanti ma e se conda guerra mon- crea re una lista di circa 52 occupata e successivamente rinchiuso con altri 47 prigionieri in un treno per Vienna

Il 24 gennaio ad Ancona è stata posta in Piazza del Plebiscito una pietra d’inciampo in onore e memoria di Dante. 16.000 deportati militari e di concentramento di te in tedesco). civili italiani i cui corpi furo- Neuengamme (Am burgo), Per andare al lavoro, nel ca - no traslati dagli originali luo- dove venne loro assegnato pannone Aktion 88, Walz - ghi di sepoltura nei cimiteri un numero di matricola (ho werk, i deportati dovevano militari d’onore di Austria, imparato a memoria quello pri ma radunarsi nel l’Ap pel l - Germania e Polonia. Gran di mio prozio: 23628. platz (dove adesso è stata par te dei loro nomi e tracce Dalle fonti il numero risulta posta una scultura a forma di erano finiti in una sorta di emesso tra il 24 ed il 27 set- triangolo rovesciato rivestita limbo burocratico perché il tembre 1943. Successiva - di tanti piccoli triangoli di commissariato generale di men te fu trasferito al campo tutti quei colori usati dai Te - ono ranze ai caduti non ave - sa tellite di Drüt te, a circa deschi per contraddistingue- va notificato ai loro familiari 160 chilometri a sud di Am - re le varie tipologie di pri- alcuna notizia in merito. burgo. gionieri), per poi camminare Da un piccolo passo nasce Sono andata a visitarlo sem- e camminare ad un ritmo re - un viaggio infinito. Mi sono La medaglia d’onore pre ad agosto 2018, in quello golare all’interno di un tun- attivata per far ottenere a a Dante sturbini che sono so lita definire un nel, controllati a destra e a Dante la medaglia d’onore, un mondo nuovo si è aperto pellegrinaggio sulle orme si nistra dalle SS. Essi do - facendo richiesta ai due prin- davanti ai miei occhi, un del la me moria. Esso è rima- vevano fabbricare ordigni cipali centri tedeschi (ITS - mondo fatto di annotazioni sto strutturalmente identico a bellici, in particolare granate International Tracing Ser - pedissequamente dettagliate, come era nel 1942, collegato del peso di circa 12 chili cia- vice di Bad Arolsen ed alla precise ed ordinate, fin quasi alle Reichswerke Hermann scuna. Deutsche Dienst Stelle di al limite dell’ossessione per Göring, fabbriche di acciaio Qui mio prozio trovò la Berlino) di tutta la documen- date, numeri ed orari scandi- fondate nel 1937 (ancora og - mor te il 14 marzo 1944 per tazione in loro possesso. Ed ti in ore e minuti. gi vi si produce acciaio, de - “broncopolmonite ad en - stinato al mercato delle auto, tram bi i polmoni”. Una ma - Da Vienna gli Italiani furono portati al e per entrare bisogna avere no glaciale ed anafettiva ne un permesso speciale ottenu- ha registrato persino l’ora campo di Neuengamme e poi a Drütte to tramite la fondazione del esat ta della morte: 20:10. Il Dopo l’armistizio dell’8 set- dire, un punto d’intersezione memoriale vittime Gedenk - suo corpo, insieme a quello tembre, Dante si trovò in - con quello di Dante: stättenleitung di Drütte). Nel di parecchi altri prigionieri trap polato nelle spire di una “Quando si viaggia, la 1942 il management si ac - di questo sottocampo fu inu- Trieste concitata ed occupata mente anticipa il corpo ne gli cordò con le SS per costrui- mato nel vicino cimitero di e, successivamente, rinchiu- spostamenti immaginando le re, nelle immediate vicinan- Jammertal. Ciò potrebbe so insieme ad altri 47 prigio- tappe, l’arrivo, le sen sazioni ze, un campo di lavoro coat- sembrare strano, se pensia- nieri in un treno per Vienna. che si proveranno. Il loro, to. Non vi erano capanne, mo per esempio a quello che Provando ad immaginare però, dal momento che ma stanze ritagliate diretta- accadde ai corpi di altre, che cosa debbano aver pro- erano all’oscuro di tutto, era mente sotto la strada soprae- infinite vittime di altri, troppi vato tutti quegli infelici, mi un viaggio immobile. I corpi levata (Ho chstraße) di acces- KZ, ma in realtà le risposte viene in soccorso il libro si spostavano e si avvicina- so, in ognuna delle quali era - datemi dalla guida sono state “Sto ria di Sergio” di Andra e vano alla metà, ma le menti no stipate circa 600 persone due: si trattava di un sotto- Tatiana Bucci con Ales san - erano cieche e anche quelle disumanizzate, tutte diverse campo di dimensioni esigue dra Viola, che ho scoperto e di chi stava im maginando per lingua e nazionalità (me ed i Tedeschi tenevano a fare letto proprio durante que sti l’orrore in cui sarebbero ne è stata fatta visitare una, bella figura e a mostrare ai giorni di poco successivi al sprofondati vagavano smar- adibita a museo, dove tutte contemporanei e posteri co - Giorno della Me moria spinta rite tra incubi im precisati”. le di da scalie relative a foto, me e quanto fossero rispetto- anche dal fatto che il destino Da Vienna gli Ita liani prigio- pian tine ed oggetti sono si nei confronti dei morti (!). di Sergio presenta, per così nieri furono portati al campo scrit te so lo ed esclusivamen- 53 Fin da ragazzino era letteralmente fissato con gli aeroplani.Nel tempo libero Guido Focacci, il toscano Le nostre storie pilota di aerosiluranti. Partigiano dall’ 8 settembre fu deportato a Mauthausen

di Gianni Focacci

Il figlio racconta la vicenda di un padre, plu- ridecorato pilota di aerosiluranti, passato indenne tra le terribili azioni nel Me diter - raneo occidentale.

Prosegue, quindi, narrando che, dopo l’8 settembre ‘43, Guido Focacci aderisce alla Resistenza nelle file di Giustizia e Libertà e viene imprigionato come politico dal giugno ‘44 alla liberazione del campo a maggio ‘45. in da ragazzino Guido eravamo privi di ogni guida Focacci era letteral- in proposito” Fmente fissato con gli Nel 1938 prese il brevetto aeroplani. Abitava in un pae- civile di 1° grado, passando sino del Casentino in To - poi dalla Fanteria alla Regia scana, Borgo alla Collina, Aeronautica, come Ufficiale Studente universitario a di Complemento, e prenden - Bologna, per non gravare do il brevetto militare pres- Dal luglio ‘41 in Sardegna con il 130° troppo sulle esigue disponi- so la scuola di Pilotaggio del- bilità familiari, vendeva i la Regia Aeronautica di 1° gruppo: pilotava il “Gobbo Maledetto” suoi aeromodelli ai negozi periodo di Frosinone sul bi- Era un mestiere tremendo zioni di caccia nemici che specializzati. Erano perfet- plano Ro 41. quello dell’aerosilurantista: si potevano incontrare sia ti, i migliori tra quelli che si Nel 1940 iniziò l’addestra- il pilota doveva calcolare nella rotta di avvicinamen- potevano reperire allora. mento sugli SM-79 presso tutto ad occhio, velocità del- to al bersaglio che in quel- Trovai una elica di balsa fat- la Scuola di Bombardamento la nave da colpire, distanza la di scampo. ta da mio padre in un vec- di Aviano che continuò al 1° di lancio, angolo di rileva- E sono orgoglioso di poter chio armadio che gelosa- Nucleo Addestramento Aero - mento e di impatto. aggiungere alla storia di mio mente conservo tra le cose siluranti di Gorizia. Ai re- Calcolata con questi dati la padre anche questa prima più care. parti arriverà il 18 agosto migliore mira possibile, a parte aeronautica, durante Non aveva certo simpatie 1941. bassissima quota e dopo aver la quale fu decorato con 4 per il regime fascista, tutt’al- L’SM-79, detto il Gobbo messo l’apparecchio in po- medaglie d’ Argento al valor tro, ma soltanto quella gran- Maledetto, era un grosso tri- sizione di sgancio e lancia- Militare ed una di Bronzo de passione per gli aeropla- motore utilizzato come bom- to il siluro, i piloti doveva- al valor Civile. ni che l’accompagnerà sem- bardiere e poi come aerosi- no poi eseguire la manovra Nel Luglio del1941 fu as- pre, da adolescente, da stu- lurante. di scampo, passando sopra segnato al 130° Gruppo, in dente universitario, durante Il velivolo venne scelto in la nave o virando, a secon- particolare alla 283° Squa - la guerra ed in tutta la sua quest’ultimo ruolo per le af- da dei casi, cosa che richie- dri glia Autonoma aerosilu- carriera. A 20 anni, dichia- fermazioni prestigiose di pri- deva abilità spiccate per non ranti, appena costituita ad rerà poi tantissimo tempo ma del conflitto e per essere offrire un bersaglio al fuoco Elmas. Sono tanti gli assi dopo, “i ragazzi capivano stato già impiegato per i col- della unità colpita o di altre dell’ SM-79 di tutti i Gruppi ben poco di quello che sta- laudi dei siluri nella rada di cooperanti alla difesa con- che operavano da svariati va accadendo, prevaleva un Fiume. Fu il suo aeroplano traerea. Il tutto reso ancora fronti, Grecia, Sicilia, Africa certo spirito goliardico ed per quasi tre anni. più temibile dalle forma- Settentrionale, Sardegna. 54 si divertiva a lanciare modellini in balsa con l’elastico che si costruiva da sé

Nella foto sotto il titolo Guido durante il periodo dell’addestramento militare nel 1940. sopra il “Gobbo Maledetto”. Destra: il sorvolo dell’ “Empire Guillemot” dopo il lancio del siluro del tenente Focacci. In quest’ultima missione, 5 ni ed ai bombardieri tede- Equipaggi sempre pronti al decollo e velivoli della 283° squadri- schi. Non credevo che il si- glia, tra cui Focacci, e 4 del- luro che aveva colpito il ber- all’azione nel Mediterraneo la 280° attaccano un convo- saglio fosse stato il mio, se Il 130° gruppo di stanza ad Galite (Tunisia). Ala contro glio e affondano un grosso non fosse per l’onestà del Elmas costituì una costante ala i tre aerei in formazione incrociatore e due impor- Magg. Erasi che aveva vi- minaccia per le Squadre stretta si avvicinano al ber- tanti navi da carico. Un pi- sto saltare la nave a segui- Navali Inglesi, che subirono saglio, ciascuno conosce il roscafo è danneggiato gra- to del mio lancio”. nel corso del conflitto si- suo compito. La nave viene vemente. La reazione della Sono solo alcuni esempi di gnificative perdite. Gli equi- individuata ed attaccata da controaerea è come al soli- azioni che gli valsero le tre paggi erano sempre pronti destra e da sinistra. Il terzo to terribile e le perdite no- medaglie d’Argento al Valor al decollo su allarme. velivolo non deve sgancia- stre, in termini di uomini e Militare. Ottenne anche la Un solitario eroico ricogni- re per attendere l’esito del mezzi, saranno rilevanti. medaglia di Bronzo al Valor tore ci ha dato l’allarme ini- lancio degli altri due. La rea- Dichiarerà Focacci: “la Rada aeronautico per un atterrag- ziale, un convoglio nemico zione è violentissima, la mo- di Bougie la ricordo anco- gio di emergenza, che ha del- è stato avvistato circa 30 mi- tonave reagisce ferocemen- ra, una specie di pozzo roc- l’incredibile, del 18 dicem- glia ad ovest di La Galite. te con il fuoco delle sue mi- cioso alto circa 200 metri bre 1941 a Tripoli di ritor- Via di corsa degli equipag- tragliatrici e dà indietro tut- dal fondo del quale un nu- no da una missione, mentre gi agli aerei, decollo e for- ta nella speranza di far pas- mero inverosimile di navi sorvolava una zona abitata mazione ad ala, rotta su La sare il siluro. sparava ai siluranti italia- a sud-ovest della città. Continuano anche nel ‘42 gli attacchi Tre motori bloccati e deve atterrare italiani ai convogli inglesi verso Malta in emergenza col siluro sotto la pancia Focacci stringe l’attacco, si Si trovò costretto ad un at- Lo stress continuo accu- posiziona per il lancio e terraggio di emergenza, tut- mulato nei due anni prece- sgancia alla minima distan- ti e tre i motori si erano ar- denti, i rischi altissimi che za per poi indirizzarsi sulla restati per un problema elet- correvano quotidianamen- rotta di scampo. La nave, trico. te, la perdita di tanti amici l’Empire Guil lemot, è col- La bassa quota non gli con- e colleghi piloti e membri pita ed affondata. 20 nau- sentiva di portarsi fuori dal- di equipaggio ed una con- fraghi furono recuperati per l’abitato ed inoltre aveva sapevolezza che maturava fortuna giorni dopo. ancora il siluro sotto e non ormai da tempo sull’inutilità Siamo a settembre del 1941, volle sganciarlo, cosa che e sulle atrocità delle guerre si ripetono gli attacchi ai avrebbe dovuto fare per un lo indussero, insieme ad al- convogli nel Mediterraneo atterraggio di emergenza, tri, a richiedere di lasciare Occidentale che cercavano per non procurare un sicu- Elmas e la 283° squadriglia insistentemente di rifornire ro disastro. Sfruttando al li- alla fine del 1942. Malta e si ripetevano gli al- Guido Focacci, nato ad mite le possibilità del veli- Fu assegnato a gennaio del larmi. Vengono registrati Impruneta il 23 Luglio 1914 volo, riuscì a superare due 1943 al 1° Nu cleo adde- tanti affondamenti di unità prattutto una guerra ai rifor- ordini di cavi ad alta ten- stramento Aerosi luranti di navali nemiche ma le per- nimenti navali verso Malta. sione e ad atterrare nei pres- Gori zia ed a giugno alla dite purtroppo saranno sem- Nella rada di Algeri, così co- si di una casa colonica sen- 274° squadriglia di Fo ligno pre rilevantissime. me nella zona dell’isola La za che il siluro esplodesse. dove terminò i collaudi di Il conflitto nel Mediterraneo Galite o nella rada di Bougie Riuscì a mettere in salvo un quadrimotore allora in Occidentale continuerà, an- continuano gli attacchi ita- l’equipaggio ed a spegnere fase di sviluppo, il Piaggio che nel 1942, ad essere so- liani ai convogli inglesi. un principio di incendio. P108. 55 Guido Focacci, il toscano pilota di aerosiluranti. Partigiano dall’ 8 settembre poi deportato a Mauthausen

L’8 Settembre si trovava in ma molto verosimilmente aeroporto a Foligno e due lui già da mesi prima del- La sua tessera del Corpo Volontari della Libertà. giorni dopo nello sbanda- l’armistizio aveva segreti sotto la tessera del Centro Assistenza Reduci Germania, mento generale corse subito contatti con gruppi clande- che specifica “politico”, rilasciato a Mauthausen. via a casa sua in Toscana. stini del CVL. Borgo alla Collina è un pae- Il Partito d’Azione dopo l’8 sino delizioso del Casentino, Settembre 1943 aveva crea- lì vivevano i genitori e le so- to a Firenze un efficiente relle, felici di rivederlo, e lui Servizio di Informazioni per di rasserenarli, dopo i con- tenere i collegamenti con gli tinui bollettini di guerra che Alleati. Questa emittente sovente richiamavano le ge- clandestina venne creata dal sta dei valorosi piloti degli Servizio Informazioni del aerosiluranti.. Partito d’Azione ed i com- Durò pochi mesi la sua tran- ponenti del Gruppo appar- quillità nel borgo. A Firenze tenevano all’organizzazio- entrò di nuovo in contatto ne clandestina del PdA fio- con ambienti della Resi - rentino guidato da Tristano stenza, in particolare con le Codignola, Carlo Ludovico Formazioni di Giustizia e Ragghianti ed Enzo Enriques Libertà del Partito d’Azione, Agnoletti. Il 1943 e l’armistizio. Collabora al ser- L’adesione alla Resistenza, la scoperta vizio informazioni di Radio CoRa della Radio, la cattura e la deportazione Per cinque mesi circa, tra convenzionale l’Arno scor- Lo studente Luigi Morandi ques Agnoletti, per la sua at- gennaio e giugno del 1944, re a Firenze, Radio CoRa fu sorpreso mentre trasmet- tività di cattolica impegna- trasmise ininterrottamente continuerà a trasmettere an- teva ed ebbe la prontezza di ta con i “cristiano-sociali” da Firenze. Ten nero per gli che due volte al giorno, e sottrarre una pistola ad un nella Resistenza. L’avvocato Alleati un Ser vizio Infor - sarà continuamente sposta- soldato tedesco e di ferirlo Enrico Bocci dopo giorni di mazioni di alto livello mili- ta per evitare la sua localiz- a morte. Venne a sua volta inaudite torture fu ucciso e il tare, che trasmetteva noti- zazione. Fornirà informa- colpito da numerosi proiet- suo corpo non sarà mai tro- zie di intelligence (disloca- zioni così perfette e affida- tili e morirà due giorni più vato. zione e consistenza delle bili da destare l’ammira- tardi in ospedale. Mio padre fu, con Enrico truppe tedesche, sposta- zione e il riconoscimento In quell’occasione si trova- Boc ci ed Italo Piccagli, sot- menti, programmi, mezzi, degli Alleati. L’attività di vano nell’appartamento En - toposto a terribili torture. A etc) ed era accreditata per intelligence del Gruppo fu ri co Bocci, l’animatore e fon- questo ci pensavano pur- richiedere agli Alleati avio- considerata uno dei miglio- datore della Radio, Italo Pic - troppo gli aguzzini italiani lanci paracadutati di armi, ri Servizi di Informazione ca gli, suo principale collabo- della famigerata Banda Cari - viveri, rifornimenti e sup- militare tanto da contribui- ratore, Carlo Campolmi, tà, che collaborava attiva- porto per i partigiani. re significativamente alla li- Gui do Focacci, Franco Gi - mente con le SS. Ma nessu- Mio padre faceva parte di berazione di Firenze e dell’ - lardini e Gilda Larocca che no del Gruppo Radio CoRa questo gruppo che operava Ita lia. saranno tutti arrestati e por- parlò. Guido Focacci fu de- alla radio ed era incaricato, Le informazioni fornite da tati a Villa Triste (sede del- portato prima a Fossoli e poi per la sua esperienza aero- Radio CoRa consentirono la polizia repubblichina e a Mauthausen a fine giugno nautica, di individuare le agli Alleati di distruggere delle SS). Il Cap. Piccagli, 1944. Gilda La Rocca, in- aree dove gli inglesi o gli quasi totalmente la divisio- quattro paracadutisti alleati stancabile segretaria del- americani potevano effet- ne corazzata Hermann Go - appena lanciati per sostene- l’avv. Bocci, riuscirà a scap- tuare gli aviolanci e di te- ring tra Siena e Grosseto. re radio CoRa ed un ignoto pare ed a riunirsi alla Resi - nere i contatti con i vari CLN Il 7 Giugno 1944 i nazisti partigiano cecoslovacco fu- stenza. di zona per avere la neces- individuarono la ricetra- rono fucilati nei boschi di Enrico Bocci, Anna Maria saria collaborazione. smittente in piazza d’Aze - Cercina (FI) il 12 giugno En riques Agnoletti, Italo Pic - Dopo la prima trasmissione glio a Firenze e fecero irru- 1944. Insieme a loro venne cagli e Luigi Morandi sono di prova, fatta con la frase zione. fucilata Anna Maria Enri - stati insigniti della Medaglia 56 d’Oro alla Memoria. Il pa- padre è morto a febbraio del co sa significasse quel lega- Marcello Martini ritorne- dre di Luigi Morandi, igna- 2013, Marcel lo ad agosto me unico. Un giorno le due ranno a casa. Una bella sto- ro della sorte del figlio, ven- dell’anno scorso. co lonne, siamo ad inizio ria di amicizia ed anche, va ne arrestato poco dopo l’irru - Il Lager di Mauthausen di apri le del 1945, l’una pro- detto, di diversi momenti di zione a Radio CoRa e de- annientamento attraverso il veniente da Wiener Neustadt solidarietà tra tanti prigio- portato a Mauthausen e non lavoro era il più grande cam- e l’altra da Hinterbruhl, pro- nieri. face mai ritorno. po sul territorio austriaco ed cedettero parallele per un Il ritorno a casa ed il reinse- A questo punto la storia si uno dei più atroci dell’inte- breve tratto e Marcello, pur rimento nella vita di ogni in treccia con quella di Mar - ro complesso concentrazio- senza incontrarlo, in quella giorno è stato per tutti i so- cello Martini, figlio del nario, fu classificato di 3° situazione catastrofica e di- pravvissuti un percorso dif- Magg. Mario Martini, alto livello, il più duro per i pri- sumanizzante, volle sapere, ficilissimo e lungo: la soli- di rigente toscano del Comi - gionieri politici che vi furo- e ci riuscì, se Guido era vi- tudine, una forma di ritegno tato Liberazione Nazionale no deportati, cioè coloro che, vo. nelle descrizioni, una fatica Alta Italia e collaboratore di incorreggibili per la follia Marcello è stato liberato a a comunicare, la percezio- Radio CoRa per i lanci che nazista (asociali, criminali, Mauthausen il 5 Mag - ne della fatica ad essere com- solitamente avvenivano nel- pregiudicati) erano impos- gio1945 e si ricongiungerà presi a causa dell’inferno su- la zona di Prato. I nazisti il sibili da rieducare e veniva- qualche giorno dopo con bito. Marcello e Guido ri- 9 giugno ‘44 andarono a no trattati come elementi da Guido, liberato a Gusen, rag- tornarono per fortuna dalle Mon temurlo dove era sfol- annientare psico-fisicamen - giungendolo dopo qualche proprie famiglie che li inon- lata la famiglia Martini per te. giorno senza sapere mini- darono di affetto. Stettero catturarlo, ma, non riusci- Guido Focacci e Marcello mamente dove fosse il sotto- anche, poco dopo il ritorno, rono a portarlo via e così ar- Martini furono destinati da campo e con ben pochi con- per una decina di giorni in- restarono il resto della fa- Mauthausen ad uno dei suoi tadini che erano disposti ad sieme a casa della famiglia miglia. Madre e sorella sa- 49 sotto-campi, quello di indicargli la strada, viste le Focacci e piano piano riac- ranno poi per fortuna libe- Wiener Neustadt ove veni- condizioni in cui versava. quisirono entrambi un cer- rate, Marcello di appena 14 vano prodotte, con il lavo- Insieme Guido Focacci e to equilibrio. anni fu deportato a Fossoli, ro schiavo dei prigionieri, i dove incontrò Guido caccia Messerschmitt 109 Focacci, e insieme saranno ed i missili A-4. Marcello Il dopoguerra, come da ragazzo avviati a Mau thau sen con il Mar tini fu poi trasferito a trasporto del 21 giugno che Hinterbruhl nella Seegrotte, sempre a trafficare intorno agli aerei... arrivò il 24 giugno. Guido altro sotto-campo di Mau - Focacci era ben più grande thau sen, che produceva com- Mio padre riprese una vita (NA) e ricostituì, converten - e gli fece un po’ da padre du- ponenti per i caccia a rea- più o meno normale nel dola, la Divisione Motori rante la prigionia fino a quan- zione. 1946. Insegnò in un Istituto Avio che diventò uno dei do non furono divisi. Ne è Entrambi sopravviveranno Tecnico, era istruttore centri più importanti per la nata una amicizia unica, alle terribili marce della mor- all’Aero Club di Firenze e manutenzione e revisione di enorme, granitica, che so- te. Un episodio lo vorrei cita - poco dopo ritrovò sotto un motori a turbina. L’Alfa pravvive nell’esempio che re perché rende l’idea in pagliaio un velivolo mono- Romeo Avio sviluppò, e que- hanno sempre lasciato. Mio quel la immane tragedia di motore FL3 smontato, ma sto segnò il ritorno in una apparentemente in buone azienda aeronautica italia- condizioni. Lo acquistò, do- na di attività significative di po lunghe trattative, da un progettazione, un motore tur- con ta dino riluttante a vender - bo-prop per l’aviazione ge- lo e se lo portò a Peretola. nerale (AR318), robustissi- Lo rimontò, lo rimise in ef- mo, che fu sacrificato sul ta- ficienza ed alla fine ci volò volo di miopi politiche azien- felice. La vita riprendeva. dali. Per diverso tempo diresse L’amicizia continuerà sem- una azienda di Marina di pre: Marcello Martini lavorò Massa che acquisiva per po- con mio padre Guido diver- che lire jeep Willies dai cam- si anni in Alfa Romeo. pi ARAR, pieni di residuati È stato a lungo il presidente bellici di ogni tipo, e le ri- dell’Aero Club di Napoli ed condizionava per venderle. il vice presidente dell’Aero Con degli amici ottenne poi Club d’Italia. Contribuì alla nel 1949 un terreno dal Co - realizzazione di importanti mu ne in comodato e mate- programmi di rinnovo flotte rialmente realizzò la pista degli Aero Clubs in Italia. Guido Focacci (a destra nella foto) e Marcello Martini ed i primi hangars dell’at- Che dire oltre, se non una che, in quanto internato a 14 anni, è con Franco Cetrelli tuale aeroporto di aviazio- profonda riconoscenza ver- il più giovane tra i deportati politici italiani al campo di ne generale del Cinquale so mio padre che mi ha per- concentramento di Mauthausen. (Massa Carrara). messo con la sua testimo- Guido Focacci ci ha lasciato a febbraio del 2013, Nel 1952 arrivò all’Alfa Ro - nianza di vita di scrivere una Marcello Martini è scomparso nel 2019. meo di Pomigliano d’Arco storia così piena e bella! 57 La fortunata fiction tv mostra quello che è “venuto dopo” la liberazione e gli orrori Raccontata nella serie tv Le nostre storie “La guerra è finita” la storia dei ragazzi ospiti

della colonia di selvino Cominciò nella ex di Adriano Arati colonia

storie d’amore, storie di guerra. Ci sono anche diverse tracce reggiane in “La guerra è finita”, la miniserie televisiva che ha debutta- to con successo a metà gennaio su Rai·Uno.

Il lavoro per la Tv diretto da Michele soavi, andato in onda in quattro puntate, racconta la vicenda dei bimbi di sciesopoli, giovanissi- mi ebrei che l’olocausto e la guerra avevano reso orfani e che a selvino, nelle Alpi bergamasche, tro- varono un primo rifugio.

a Guerra è fini- Auschwit-Bi r kenau e a Te - ta”, che vede co - re zin, raccontando la sua “Lme protagonisti in cre dibile esperienza. Mi chele Riondino e Isa - Nato in un villaggio ebrai- bella Ragonese, è stata gira- co polacco, in quella che Una fotografia della Colonia di selvino. “sciesopoli” è ta in buona parte in terra og gi è Bielorussia, ha visto il nome di una grande colonia alpina, sorta per volere reggiana, nei campi di con- la sua intera famiglia uccisa dei capi del fascismo milanese e inaugurata l’11 giugno centramento ricostruiti dal - o dai nazisti durante le fuci- 1933. la produzione Palomar a lazioni di massa della pri - Sab bio ne, nel centro storico ma fase della Soluzione fi - La struggente storia dei bambini riporta cittadino e a San Donnino na le, o dai partigiani bian- di Ca salgrande, nella bellis- chi polacchi, da sempre an - la Shoah nell’attualità del momento sima villa Spalletti. Ma vi è tisemiti. Da loro è stato accompa- Selvino, una bimba di no - anche un altro legame, col- Giovanissimo, ha combat- gnato a Selvino, un paese me Ayala, che Avraham ha legato ai Viaggi della Me - tuto con i partigiani sovieti- sulle Alpi sopra Bergamo, poi reincontrato a Cipro, moria e al lavoro dell’istitu- ci operando come tradutto- dove si trova una colonia dove la nave dei migranti to storico del territorio. re prima di cercare una fu - per bambini costruita in ebrei era stata bloccata dal - Nel decennio appena tra- ga verso quella che riteneva epoca fascista e appunto le truppe inglesi, e poi ha scorso Reggio Emilia ha, la Terra promessa, Israele. utilizzata nel pri mo dopo- spo sato in Israele. infatti, ospitato in diverse Al termine di un lunghissi- guerra come orfanotrofio Nel mezzo altre guerre e oc casioni due bambini di mo viaggio a piedi per per bimbi ebrei sopravvis- altre battaglie, combattute Selvino, Avraham e Ayala l’Eu ro pa, respinto più volte suti alla Shoah. anche da Ayala, e la testi- Aviel, marito e moglie che alle varie frontiere, è arri- Al Selvino, nella struttura monianza al processo Eich - pro prio a Sciesopoli si era - vato in Italia e lì ha incon- chia mata Sciesopoli, Avra - mann come uno dei pochis- no incrociati per la prima trato i componenti milanesi ham ha passato diversi simi superstiti alla fase del - volta per poi ritrovarsi a Ci - del Cln, il co mi tato di libe- mesi prima di partire per le fucilazioni che ha portato pro e infine in Israele. Avra - razione nazionale, e della Israele, dove è giunto poco alla morte di oltre un milio- ham Aviel ha parlato più Bri gata ebraica che aveva tempo prima della guerra ne di persone. Sino al 2016 volte agli studenti del Viag - par tecipato al con flitto con del 1948. la coppia non era mai tor- gio della Memoria di ret ti ad gli alleati. Fra le altre piccole ospiti di nata al Selvino. 58 dei campi di concentramento. Per la prima volta si parla di rimboccarsi le maniche

Il protagonista della storia, Davide, è interpretato da Michele Riondino, Isabella Ragonese ricopre il ruolo di Giulia. Valerio Biansco è Ben, che viene da Israele.

ora la storia è in televisione

Avraham e Ayala ci sono tornati

Due dei bambini di allora. Qui si erano conosciuti poi Il gruppo di bambini sopravvissuti è stato interpretato, sposati in Israele. Avraham e Ayala Aviel sono tornati a con successo e simpatia, nelle scene girate per la Rai dal visitare la colonia. Ayala è morta pochi mesi fa. la casa di produzione cinematografica e televisiva italiana. Quattro anni fa, complice la ave vano letteralmente per - che cattoliche e non ebree. Sciesopoli porta con sé de - chiamata di Istoreco per so tutto. La storia di Ayala Una vicenda che mette in - cine di narrazioni simili, e una testimonianza, i coniu- non era meno cupa di quel- sie me la cosiddetta Storia proprio da lì è partita l’ispi- gi Aviel e le loro figlie sono la del marito, unica super- con la S maiuscola e un in - razione per la “Guerra è sta ti accompagnati sino al stite fra le tre sorelle man- crocio di amori, passioni e finita”. paesino bergamasco da una date in treno in Germania vo glia di vivere dall’enor- La serie mette al centro delegazione dell’Istituto dal la famiglia a meno di me impatto emotivo a cui Davide (Michele Riondi - sto rico, in un momento die ci anni, nel tentativo Reg gio Emilia ha da to un no), un ex ingegnere parti- segnato da grande commo- disperato di fingersi polac- bel contributo. giano, alla ricerca disperata zione e dagli onori ufficiali del figlio Daniele. che il Co mune di Selvino Avraham da Non lo troverà ma si imbat- ha riservato ai due. giovane terà in tanti altri orfani Erano gli anni in cui - gra- quando, ebrei senza famiglia e senza zie agli sforzi di tanti ricer- reduce dai una casa tornati liberi con catori - si tornava a parlare campi, fu la caduta del nazismo. della vi cenda del Selvino, testimone al Assieme a Ben, un ex uffi- di quella prova di solida- processo ciale della Brigata Ebrai ca, rietà che coinvolse ebrei e contro Adolf e a Giulia (interpretata da non ebrei, militanti politici Eichmann Isabella Rago nese) proverà e cittadini comuni, per aiu- in Israele a trovar loro una sistema- tare ragazze e ragazzi che nel 1961. zione sulle Alpi, a Selvino. 59 Una storia di peripezie piccole, le nostre, grandi quelle del protagonista. La raccontiamo Italia chiama, Le nostre storie Canada risponde. L’Internato Militare Italiano finito a Montréal per vivere

di Andrea Giovarruscio

Associazione Nazionale, un pomeriggio di dicembre, suona il telefono e fin qui tutto bene. La persona dall’altra parte del telefono si presenta come Luciano Maesano, è appena rientrato dal Canada dove vivono diversi suoi parenti

Per la prima volta uno di loro si è confidato dicendogli di essere stato deportato e che avrebbe avuto piacere di raccontare la sua storia. Maesano conclude dicendo: “Ci potete pensare voi?”. Pascale, dall’altra parte del mondo, è pronto a narrarci la sua storia ecidiamo di telefona- accordiamo per sentirci di re, siamo pronti a nuovo un po’ più in là e riu- Drispondere in inglese, sciamo nel frattempo a pren- ma temiamo la difficoltà di dere contatti con il una conversazione fatta “a Consolato Generale d’Italia freddo”, senza conoscerci e a Montréal. Ci rispondono, per di più su argomenti così veloci e molto disponibili, sensibili. “Halo” risponde in offrendoci la possibilità di francese un’anziana voce far intervistare Pascale da tre femminile, ma aggiunge studentesse universitarie ita- subito: “Halo, buongiorno”. liane in tirocinio da loro: Meraviglioso. Ostacolo lin- Brenda Candura, Emilia guistico abbattuto. Ora si Evangelista e Chiara Finetti. tratta di spiegare chi siamo, Fantastico, l’intervista si fa e che chiamiamo dall’altra si fa in italiano, una lingua Un caloroso grazie al Consolato Generale d’Italia a parte del mondo e che vor- che Pascale non ha mai Montréal, al Console Lorenzo solinas, a Brenda remmo parlare col signor dimenticato nonostante sia Candura, Emilia Evangelista e Chiara Finetti per Domenico Pascale. La in Canada da quasi set- averci permesso di registrare questa testimonianza, signora gentilissima non fa tant’anni. a Luciano Maesano per averci contattato e, soprat- una piega e ci passa il marito Domenico Pascale nasce il tutto grazie, a Domenico Pascale per averci trasmes- che è stato in realtà preav- 30 marzo 1923 a Torre di so la sua storia; questo è un breve riassunto della sua vertito da Maesano ed è Ruggiero (CZ) in una fami- deportazione. pronto a narrarci la sua sto- glia di agricoltori. Ha due sul nostro sito pubblicheremo il testo integrale del- ria. Dopo un racconto per fratelli, soldati, e a dicianno- l’intervista, molto preziosa anche per i tanti dettagli sommi capi, Pascale ci dice ve anni, nel 1942 viene chia- che contiene e che fanno meglio comprendere le con- però: “Vedersi di persona mato alle armi. Per lo meno dizioni di vita degli Internati Militari Italiani, sarebbe meglio, è un’altra la famiglia riceverà una pen- costretti a un duro regime di lavoro coatto. cosa”. Vero, ma come? Ci sione di qualche lira per cia- 60 perché Aned è la casa di tutte le deportazioni e salvare una storia è per noi importante

Prigionieri fuori dal campo sorvegliati dalle guardie naziste.

scuno dei figli e il padre di Domenico pensa di metterle da parte per quando i giova- ni torneranno a casa. Domenico parte e dopo sei mesi in Italia, tra Salerno e Bari, viene inviato in Alba - nia. Di lì a poco viene di - chiarato l’Armistizio, l'8 set- tembre 1943, e si rimane senza ordini. Gli ufficiali sono di stanza a Tirana così Domenico e i suoi compagni decidono di andare là per capire cosa fare, nel rispetto di una pras- si che non li aiuterà. È febbraio e l’Armata no liberando Maut hausen, L’Italia è devastata, qualcuno gliel’aveva Rossa avanza da est, il le SS abbandonano Pascale detto: “Non la troverete come era prima” campo centrale di Aus - e tutti i suoi compagni, in chwitz è già libero. lontananza si sentono can- A Tirana incontrano i propri risposta è “RAUSS!” e le Domenico lo scoprirà poi, noni e bombardamenti, ufficiali, ma sono i tedeschi, porte restano sbarrate. le SS invece lo sanno qualcuno capisce e fa capi- “i germanesi” come li chia- Il treno riprende la sua lenta benissimo e una mattina re che ci devono essere gli ma Pascale, a dire agli italia- marcia e arriva in Polonia, anziché portare il komman- inglesi, gli americani e i ni di seguirli per tornare in nella zona di Auschwitz. do a lavorare, avviano i pri- russi. Bene i primi due, ma Italia e combattere contro gli Domenico Pascale diventa il gionieri in una marcia verso dei terzi si ha paura, Alleati oppure tornarsene a 48203, si tiene la sua divisa - un’altra zona della Polonia Pascale dice: “poi quelli ci casa. E perché no? Le la porterà a lungo e si ricor- più a ovest. Fino ad aprile mandano in Siberia”, non si alleanze sono appena state da ancora i pidocchi che ne la squadra lavora in una può ris chiare di finire in sciolte tra i due Stati, ma da erano diventati inquilini - e fonderia. mano loro e i prigionieri soldato a soldato “siamo rifiutandosi di combattere Domenico racconta spedi- sono sfiniti e restano all’ad- stati camerati fino ad ora: nella Wehrmacht resta alla tamente senza eccessivi diaccio in un bosco, nasco- fidiamoci”. Domenico e altri mercé della macchina di dettagli; la parte su cui sia sti, in attesa di quello che vengono messi su dei treni, lavoro dei nazisti. Lavora per telefono sia nell’intervi- deve essere. su dei carri bestiame - stra- prima nelle costruzioni, poi sta si sofferma di più inizia Qualcuno arriva, a cavallo, no, ma siamo in tempo di nelle miniere di carbone il 29 aprile del 1945. Quel sono i russi, male. Urlano, guerra non si può pretendere dove a ogni deportato è giorno comincia una nuova pensano che i prigionieri molto - e vengono portati affiancato un civile polacco. marcia. Ci sono italiani, siano tedeschi ma Pascale fino a Vienna, con pause Il cibo per i deportati è polacchi, russi, anche risponde: “italianski, ita- lungo il viaggio e delle con- quasi inesistente ma per i donne russe prigioniere da lianski!”. Nessuno fa loro dizioni accettabili. Si dorme polacchi non va particolar- più di quattro anni. del male e la pattuglia se ne sui vagoni ma una mattina mente meglio, hanno le tes- Se ti fermi ti sparano, se va. Per tre giorni niente, ma per quanto si bussi e si chie- sere e in ogni caso la guerra cadi ti sparano. Passano la fame è implacabile e non da di poter scendere per sta portando povertà e rovi- così sei giorni ed è il 5 la si sopporta più. Ci si andare al gabinetto l’unica na dappertutto. maggio. Gli americani stan- decide, si formano dei 61 gruppi, si lascia il bosco e chissà cosa penseranno. A NoTIZIE Pascale con altri ha la for- luglio finalmente viene tuna di trovare un vagone lasciato partire su delle tra- merci carico di zucchero e dotte che lo portano fino a farina. Dopo aver ripreso Vienna. Qui passa sotto Neanche fosse un classico un minimo di forze il grup- tutela americana e riesce a po decide di spostarsi, cer- raggiungere Bologna. Il sud sulle bancarelle milanesi care qualche treno, qualcu- Italia però è tagliato fuori no che li aiuti a tornare in dalle tratte ferroviarie, vendono (senza pudore) Italia, a casa. Camminano l’Italia è devastata, qualcu- fino a Brno e incrociano un no gliel’aveva detto: “Non il “Mein Kampf” di Hitler accampamento russo, non la troverete come l’avevate Il Mein Kampf di Hitler, con tanto di svastica in coper- si fidano più di nessuno e lasciata”. tina, in vendita su una bancarella in piazza Duomo a ce ne vuole prima che un Domenico e alcuni compa- Milano. interprete li convinca che gni arrivano a Bologna, do - Lo denuncia il consigliere comunale Manfredi Palmeri: senza treni e senza cibo non ve restano per due settima- “Fa venire i brividi” possono certo mettersi in ne, si dividono in squadre e marcia per mesi fino fanno la guardia in stazione all’Italia. Domenico e i suoi in attesa che qualcuno restano con i russi e scopro- annunci un treno per il no che in realtà nessuno Meridione, ovunque, ma pensava di portarli in più vicino a casa. Siberia. I sovietici sono Finalmente un convoglio simpatici, danno loro da per Roma, ci vogliono tre mangiare e li trattano bene. giorni ma ci siamo. Poi Ma Domenico vuole torna- Napoli e Salerno - non re a casa, da quando è parti- sembra vero - Battipaglia, to non ha più potuto man- Reggio, Catanzaro, Locri e dare notizie alla famiglia, Sorrento. La guerra è finita, ma di pace si fa fatica a vederne e di lavoro non se ne trova Le tratte sono interrotte, i pensioni di guerra dei tre Imbrattata nella capitale percorsi scombinati, si va fratelli Pascale bastano avanti e si torna indietro e appena perché il maggiore la targa in onore di Tina per arrivare a casa serve si possa fare un vestito. anche l’aiuto di alcuni Prima della guerra tutti con Costa, staffetta partigiana operai ferroviari e dei loro quei soldi si sarebbero carrelli a spinta perché in comprati della terra, una A Roma, nel giardino davanti alla sede dell’VII Municipio alcuni paesi il treno non casa. Domenico nel ’50 si della capitale, il solito (notturno) insulto alla memoria arriva. sposa, nel marzo dell’anno di una donna simbolo della Resistenza scomparsa nel È l’agosto del 1945 e final- seguente nasce la prima marzo di un anno fa. mente Domenico riesce ad figlia e la famiglia decide Zingaretti: “Un gesto vergognoso contro una protago- arrivare a Torre. di seguire la strada traccia- nista della nostra Repubblica”. Sulla piastra era scrit- Un paesano lo riconosce: ta dal cognato di Domenico to: “sarò in piazza fino a quando avrò l’ultimo respiro, “Madonna ti devono fare i e partire per il Canada. perché so di essere dalla parte del giusto e che le mie idee funerali!” Cosa? “I soldati Sono anni duri: bisogna sono condivise da tanti, Tina Costa”. liberati dagli americani cambiare lingua, alzarsi sono arrivati mesi fa, sono all’alba per andare al lavo- tre anni che di te non si sa ro, pagati pochi centesimi niente e i tuoi fratelli all’ora, e rientrare in una dall’Africa e Inghilterra casa piccola e poco riscal- pure sono rientrati”. data a notte fonda. Sì, Domenico Pascale era Domenico lo dice molte passato per quello che tanti volte: “Se fossi stato solo avrebbero chiamato inferno sarei tornato in Italia”, ma ma era vivo e finalmente a per fortuna c’è la sua fami- casa. glia, sua moglie e tre bam- La guerra è finita, ma di bini, così decidono tutti di pace si fa fatica a vederne e rimanere a Montreal. di lavoro non se ne trova: Dopo 35 anni di fatica, l’Italia è distrutta e in crisi, Domenico può finalmente la lira non vale niente e le andare in pensione. 62 NoTIZIE

Memoria di un operaio Flavia Baldanza, in deportato da sesto san Giovanni municipio a Palermo con il sindaco Posata a Palermo Leoluca orlando e la Pietra d’inciampo Gunter Demning, più a sud d’Europa lo scultore tedesco con per Libero Baldanza l’immancabile cappello. er la seconda volta, a poco meno di un anno di di- Siamo poi stati ricevuti a Villa Niscemi, una delle residenze stanza, la Sicilia ha voluto rendere omaggio a un suo del Comune di Palermo, dove abbiamo portato la nostra Pfiglio martire del nazifascismo, Liborio Baldanza (det- testimonianza, raccontando al folto pubblico la vita, il per- to Libero), posando per lui una Pietra d’inciampo a Palermo. corso politico e la deportazione di Libero. Dopo una lun- Libero, nativo di Geraci Siculo, sulle Madonie, dopo l’in- ga militanza antifascista, già pagata negli anni ’30 con nu- fanzia si era trasferito a Palermo con la madre ed i fratelli. merose condanne alla detenzione comminate dal Tribunale Qui ha studiato e ha lavorato per alcuni anni e nel 1922 si speciale, fuoriuscito in Francia e Svizzera dove era stato in- è iscritto al neonato Partito Comunista, prima di trasferir- viato dai vertici del PC, Libero al rientro in Italia ha iniziato si al nord nel comune di Sesto San Giovanni. A Palermo ha a lavorare alla Breda di Sesto San Giovanni continuando la lavorato presso i Cantieri Navali come aggiustatore mec- lotta ed organizzando, insieme ai suoi compagni antifasci- canico dei motori diesel e, proprio nei pressi dell’ingresso sti, gli scioperi del ‘43 e del marzo ‘44. principale dei cantieri, Gunter Demnig con martello, ce- Il 14 marzo ‘44, dopo otto lunghissimi giorni di sciopero, mento, spatola e l’immancabile cappello a larghe falde, ha è stato arrestato a casa a tarda notte, alla presenza di sua posato la Pietra d’inciampo. moglie e suo figlio di otto anni, ed inviato nei lager au- L’artista, intervistato da una TV locale, ha dichiarato di es- striaci, da dove non ha più fatto ritorno. sere molto felice di questa iniziativa, perché Palermo è la Flavia Baldanza città più a sud dell’Europa in cui lui sia stato a posare una delle sue Pietre. La Sicilia è terra accogliente nei confronti di chiunque, ric- ca di botteghe arabe, di artigiani stranieri, di giovani pro- venienti da terre lontane e Palermo ha accolto con calore anche noi e gli amici che ci accompagnavano da Sesto San Giovanni. L’emozione e la commozione sono state forti anche questa volta, non appena ci siamo resi conto di quan- te persone fossero presenti alla cerimonia. Quando siamo arrivati sul luogo della posa della Pietra, infatti, abbiamo trovato ad accoglierci una nutrita rappresentanza di stu- denti di ogni etnia e colore del liceo Ninni Cassarà, oltre a parecchi cittadini consapevoli degli orrori della deportazione politica. In rappresentanza della città era presente il sin- daco Leoluca Orlando, che ha rinnovato “l’invito a in- ciampare, a fermarsi, a riflettere, a fare memoria”, l’as- sessore alla cultura Adlam Darawsha, un medico arabo na- tivo di Nazareth, il rappresentante dell’Anpi palermitana e la signora Evelyne Aouate, presidente dell’Istituto sicilia- no di studi ebraici che ringraziamo per aver voluto pre- senziare ad una cerimonia in onore di un Triangolo Rosso. Hanno voluto essere con noi, e abbracciarci nuovamente con il loro affetto, anche i rappresentanti di Geraci Siculo, il paese natale di Libero, dove era stata posata una Pietra già nello scorso aprile, e quindi sono scesi dal piccolo centro sulle Madonie il sindaco Luigi Iuppa, accompagnato dal- la “sindachina” Ludovica Attinasi, dal presidente del con- siglio comunale geracese, da alcuni consiglieri e da pa- recchi loro compaesani. La mattinata è poi proseguita con la posa di un’altra Pietra dedicata a Maria Di Gesù, anch’essa deportata politica pa- Dimitri e Flavia Baldanza alla posa della pietra a Palermo. lermitana. Nella foto riquadrata Liborio col figlio, il piccolo Dimitri. 63 BIBLIoTECA Alberto Cavaglion Anne Frank Diario oscar Mondadori Moderni euro 13,00 pag. 536

Una nuova traduzione delle due stesure del diario Rileggere i Diari di Anne Frank: nonostante le avversità questo imponente archivio si è salvato

olpisce nei diari di tormentato dei suoi scritti, dere chiunque voglia avvici - Anne Frank il fre- “la pazienza delle carte”. narsi a questo straordinario Cquente ricorso a pro- In Italia, a partire dalla pri- e vivacissimo atelier di scrit - verbi: una traccia, si direb- ma traduzione del 1954, i tura. be, delle consuetudini pe- diari hanno conosciuto una Il primo dato da rilevare è la dagogiche in uso nelle fa- larghissima circolazione, ma circostanza fortunosa in virtù miglie della borghesia ebrai- non è stato facile prendere della quale i diari sono arr- co-tedesca. Il riferirsi alla coscienza della stratifica- sivati a noi. Il salvataggio nire così i soccorsi libreschi, bontà degli insegnamenti zione e della ricchezza di una rappresenta il primo capito- ricorrendo a una tradizione antichi contrasta con la gio- fonte che è preziosa per la lo della “pazienza” delle car- teatrale europea consolida- vane età di chi scrive, con- storiografia della deporta- te di Anne Frank. Nella sto- ta. tribuendo a delineare il ri- zione e dello sterminio de- ria del secondo con flitto Le scritture dall’estremo, tratto di un’adolescente- gli ebrei olandesi, ma anco- mondiale non esiste soltan- drammaticamente interrot- adulta. ra di più lo è come un pre- to il dramma dei li bri bru- te dal precipitare degli even- I diari si presentano incor- coce laboratorio di lettera- ciati sui roghi. Esiste anche, ti, costituiscono un para- niciati da due massime che tura, degno di stare accanto ma attende di essere scritta, grafo, si potrebbe dire, di sarebbero i migliori sottoti- ad altri libri composti sul la contro-storia dei mano- Resistenza dei libri e delle toli. Nelle ultime pagine, in confine dell’abisso. Re - scritti salvati da tenaci bi- carte: una vicenda non me- data 15 luglio 1944 leggia- lativamente recente, del bliotecari, archivisti, pre- no encomiabile dell’assai mo: “La gioventù è più so- 1986, è l’edizione critica, murosi amici. Pièces au sau- più studiata Resistenza de- litaria della vecchiaia”. Il dalla quale non può prescin - vetage: si potrebbero defi- gli individui. Opere scritte 20 giugno 1942, giorno in in nascondigli poco sicuri, cui decide di confidarsi con poi abbandonate durante ra- un “quaderno cartonato” strellamenti, perquisizioni o (diario le sembra una defi- bombardamenti ne sono esi- nizione «altisonante»), Anne stite parecchie. Esse rap- prevede le sofferenze cui an- presentano la trama di una dranno incontro i suoi pen- ricerca che aspetta di esse- sieri se mai riusciranno ad re completata. uscire in libertà da quella ca- Di questa trama avventuro- sa-rifugio dove è stata a lun- sa, il caso di An ne Frank è go ristretta: “La carta è più esemplare, per non dire uni- paziente degli uomini”. Si co. Noi oggi possiamo leg- riassume in questi due as- gerla - non per intero, una siomi la genesi dei diari e in parte dei suoi fogli non è sta- un certo senso la vicenda ta ritrovata - perché nei mi- stessa di Anne: da un lato la nuti immediatamente suc- solitudine di un’adolescen- cessivi all’arresto la mano te-adulta, una gioventù so- di una collaboratrice del pa- litaria, dall’altro il destino Tra le cose salvate ecco l’originale del Diario. dre, Miep Gies, si è precipi- 64 BIBLIoTECA

Nel volume «I militari italiani nei lager nazisti» tata a raccogliere cartelle, sparsi e disordinati fogli ca- duti in terra e li ha nascosti. I prigionieri che dissero no a salò Su questa azione tempestiva di soccorso disponiamo un “Inutilmente Mussolini insistette” circostanziato resoconto, in un libro appassionante del- la stessa Gies. ma la maggior parte rifiutò La salvaguardia di “carte scrit te”, ad opera di persone oi non vogliamo za senz’armi 1943-1945» è degli Imi, che ci fa scoprire che a buon diritto andreb- restare qui, come storia degli oltre seicento- aspetti nuovi o poco noti, dal bero premiate come Giusti «Nqualcuno insi- mila internati militari de- loro bagaglio di umanità al- dei Libri, è un vasto e ap- nua, per vigliaccheria, qua- portati nei lager nazisti, gli la capacità e al coraggio di passionante argomento di ri- si imboscati. Siamo tutti ex Imi, che dopo l’armistizio resistere a tutte le avversità, cerca: riguarda non solo tac- combattenti, molti decorati, dell’8 settembre 1943 rifiu- raccontando attraverso le sto- cuini, diari, ma anche capo- molti volontari. Noi non sia- tarono di continuare a com- rie individuali la storia col- lavori della letteratura, del- mo degli attendisti, come battere con la Germania na- lettiva degli internati mili- la filosofia, della storiogra- qualcuno ci chiama. Non è zista e di aderire alla tari italiani. fia, delle arti figurative, spar- per calcolo né per capriccio Repubblica sociale. È una I nazisti vietarono severa- titi musicali, poesie salvati né per puntiglio, ma solo per pagina assai rilevante della mente agli Imi di tenere dalla catastrofe. Mentre co- coerenza, per un principio partecipazione italiana alla diari. «Premetto - avverte sì tanto sangue scorreva per di dignità, di onore, di giu- Seconda guerra mondiale e infatti un tenente, Giorgio le strade del vecchio conti- stizia. Noi siamo uomini, vo- della Resistenza, ma è stata Marras, alla data del 22 gen- nente, nonostante le avver- gliamo essere uomini». a lungo trascurata. Nel 2009 naio 1944 - che se mi trova- sità, un imponente archivio È il 5 aprile del 1944. sono ad aprire la pista a questo per- no questo diario mi fucila- di carte si è potuto salvare. trascorsi sette mesi dalla corso fu l’antologia delle let- no». Ma nonostante il peri- Storici come Marc Bloch e sera di settembre in cui la ra- tere e dei diari degli Imi cu- colo la pratica dei diari è ab- Federico Chabod, entrati nei dio ha annunciato l’armisti- rata da Mario Avagliano e bastanza diffusa, perché movimenti di Resistenza, zio e l’esercito italiano si è Marco Palmieri. A undici an- «raccontare - come annota hanno continuato le loro ri- sfaldato. Per centinaia di mi- ni di distanza arriva in libre- Lino Monchieri il 3 ottobre cerche, salendo sulle Alpi gliaia di militari italiani cat- ria il nuovo saggio dei due 1943, subito dopo la cattu- con una valigia piena di sche- turati e deportati in Germania giornalisti e studiosi, I mili- ra - è mio dovere. Qualcuno de, di libri, di abbozzi di ope- è stato un inverno durissi- tari italiani nei lager nazi- dovrà pure sapere cosa suc- re. Molti lavori li abbiamo mo, di prigionia e lavoro sti. Una resistenza senz’armi cedeva qui…», anche se ereditati in forma incompiuta coatto, poiché hanno scelto 1943-1945 . «queste disordinate note - è ed è il nostro caso: come tut- di non continuare a combat- In questo libro Avagliano la consapevolezza del capi- ti i pensieri che non potero- tere al fianco degli ex allea- e Palmieri, con il rigore sto- tano Guido Baglioni, il 12 no essere più pensati sono ti e di non aderire alla Rsi. rico che li contraddistin- luglio 1944 - non potranno giunti a noi temprati dall’e- Uno di loro è il capitano gue e un sapiente uso della mai rendere i giorni di di- nergia del naufrago. Giuseppe De Toni, nato a diaristica e della corrispon- sperato tormento, di sconfor- In aggiunta alle mappe del- Modena, clas se 1907, inter- denza coeva, per lo più ine- to, di fame e abbrutimento le città bombardate, dei luo- nato nel cam po di Ham - dita o scarsamente cono- superati più per miracolo ghi dello sterminio, delle merstein, che scrive clande- sciuta, e di altri documenti che per forza di volontà». razzie contro civili, ci ser- stinamente questa lunga e come i rapporti della censu- Il viaggio nella memoria si virebbe una carta delle «ca- appassionata lettera al fra- ra, le relazioni delle autorità snoda in quindici tappe, se segrete» come il nascon- tello Nando, che lo aveva in- italiane e tedesche, i volantini quanti sono i capitoli, ac- diglio dei Frank in Prin - vitato ad optare per uscire e i manifesti di propaganda compagnate dalle parole vi- sengracht 263 ad Amster - dal lager. tedesca o della Rsi, condu- ve dei protagonisti dell’e- dam. Il libro «I militari italiani nei cono il lettore in un appas- poca (non solo gli internati Alberto Cavaglion lager nazisti. Una resisten- sionante viaggio nel mondo ma anche i loro familiari e i 65 BIBLIoTECA Mario Avagliano e Marco Palmieri I militari italiani nei lager nazisti. Una resistenza senz’ armi 1943-1945 il Mulino euro 26,00 pag. 457 «Una resistenza senz’armi 1943-1945» le ricerche di Avagliano e Palmieri loro oppressori). La vicenda nia subita dagli Imi liberati da Imi si ritrovano numerosi degli Imi è analizzata nel suo parte dei russi di Stalin o de- personaggi che raggiunge- complesso, dalla reazione al- gli jugoslavi di Tito. Gli ul- ranno posizioni di spicco nel- l’annuncio dell’armistizio timi due capitoli riguardano la cultura, nell’economia, alla cattura da parte dei te- la liberazione, il rientro in nello spettacolo e nella po- deschi, dal viaggio in tradotta patria e la difficile reinte- litica del dopoguerra, come verso i lager alle sofferenze grazione degli ex internati. Alessandro Natta, Vittorio patite nei campi e al lavoro La vicenda degli Imi, del Emanuele Giuntella, coatto, fino alla liberazione resto, è stata per decenni Giovanni Ansaldo, Oreste e al ritorno in patria. pressoché dimenticata, per Del Buono, Mario Rigoni Un’attenzione particolare è diversi motivi: il desiderio Stern, Tonino Guerra, stata rivolta alle motivazio- del Paese di voltare pagina Luciano Salce e Giovannino ni della scelta di fronte alle of- e non sentir più parlare del- Guareschi, la cui foto con la ferte di adesione alle SS da la guerra e delle responsabi- matricola di Imi campeggia parte dei tedeschi e a quelle lità del fascismo; la loro re- nella copertina del libro e scelta non è necessariamen- rivolte ai militari italiani da- sistenza in nome di un re e che, come raccontano Ava - te dettata da motivazioni di gli emissari della Rsi dopo di una dinastia andati via gliano e Palmieri, con la sua natura politico-ideologica, il ritorno di Mussolini. dall’Italia; la scelta del si- straordinaria verve fu uno ma nel caso dei non optanti Il libro scandaglia tutti gli lenzio da parte degli stessi dei protagonisti del «no» al- risponde in particolare a sen- aspetti della vita quotidiana reduci, delusi dal mancato la Rsi e della vita culturale e timenti confusi di stanchez- degli Imi, caratterizzata dal- riconoscimento della propria artistica nei lager. Altri in- za della guerra, sfiducia ver- l’ossessione della fame, ma esperienza come contributo ternati saranno genitori di so il regime, fedeltà alla di- anche dagli sforzi compiuti alla Resistenza; il fardello di personaggi famosi, come visa e al giuramento presta- per difendere la loro dignità aver combattuto la guerra l’ufficiale Ferruccio Guccini, to al re, smobilitazione inte- di soldati e di uomini nel- voluta dal fascismo e la me- catturato in Grecia, padre del riore, attendismo o mera imi- l’inferno dei campi, come la moria della rovinosa disso- cantautore Francesco; tazione dei compagni e dei fede religiosa, le iniziative luzione dell’esercito all’in- Carmelo Carrisi, padre del superiori. Una scelta che gli culturali, gli espedienti per domani dell’armistizio, in cantante Al Bano; Giuseppe internati pagano ad un prez- ricevere e diffondere infor- un clima di tutti a casa. Basti Di Pietro, padre del magi- zo altissimo, visto che il cen- mazioni (i giornali parlati e dire che nel 1950, e fino al strato ed ex ministro Anto - simento in corso da parte le radio clandestine), il rap- 1977, agli Imi venne negata nio; Giovanni Carlo Rossi, dell’Anrp (Albo degli Imi porto con la popolazione ci- la concessione della qualifi- padre di Vasco. caduti nei Lager nazisti 1943- vile, i contatti con i prigio- ca di Volontario della libertà Quello che ora è stato tar- 1945) ha accertato al mo- nieri e i deportati di altre na- perché «questo ministero divamente riconosciuto, e mento 50.834 caduti. Con zioni, le storie d’amore e di (della Difesa) è del parere che dagli scritti coevi degli questo libro Avagliano e sesso, che in alcuni casi do- che sia doveroso mantenere Imi emerge nitidamente, è Palmieri sviscerano e riem- po la liberazione si tradus- una differenziazione fra i ci- che ai militari italiani disar- piono di senso il sacrificio sero in matrimoni e in figli vili che volontariamente pre- mati e internati si deve il pri- di quei militari italiani, e fu- (qualcuno tornò a casa con sero parte all’attività parti- mo rifiuto in massa della rono la grande maggioran- la moglie o la fidanzata te- giana (...) e i militari che ne- guerra e del fascismo, con za, che fino alla fine decise- desca o polacca). gando la propria collabo- una «specie di plebiscito - ro di dire «no», come Vengono approfonditi an- razione ai nazifascisti e su- come lo ha definito Vittorio Giovannino Guareschi indi- che profili nuovi o poco co- bendo l’internamento si at- Emanuele Giuntella - da par- ca nella dedica del volume: nosciuti, come i campi di pu - tennero semplicemente ai do- te di una generazione che «Ingannato, Malmenato, nizione, le violenze dei car- veri derivanti dal proprio non aveva mai partecipato Impacchettato / Internato, cerieri, le fughe, la collabo- stato», senza il «presuppo- a consultazioni elettorali», Malnutrito, Infamato / razione con la resistenza lo- sto della volontaria parteci- ferma restando un’aliquota Invano Mi Incantarono / Inu - cale, i casi di resistenza ar- pazione alle ostilità contro non trascurabile di aderenti tilmente Mussolini Insi - mata, la deportazione dei ca- i nazifascisti». di cui pure bisogna tenere stette». Aldo Cazzullo rabinieri, la seconda prigio- Eppure nell’esercito degli conto. In entrambi i casi la (Corriere della Sera) 66 PALCosCENICo

Un articolo del dirigente dell’Ufficio Regionale scolastico Alessandro Clavarino La Tosca di Puccini messa in scena nel lager di Buchenwald per gli studenti savonesi Rinnovando una consuetudine benemerita, il Teatro Chiabrera, ha offerto alle scolaresche savonesi la pos- sibilità di assistere alla prova generale dell'opera “Buchenwald Tosca” con musiche di Giacomo Puccini per la regia di Mauro Pagano, in collaborazione con l'as- sociazione Musicale Rossini di savona. e scuole della pro- programma di collabora- Andrea Piccardi, dirigen- grande capacità “totale” di vincia hanno egre- zione fra Teatro e Scuole, te scolastico dell’IC Va - coinvolgimento che è of- Lgiamente risposto, e in perfetta linea, anche con razze ha a sua volta rap- ferta dall’Opera. la mattina del 30 gennaio il gli auspici del Ministero presentato la valenza pe- Un’esperienza di bellezza, Teatro, con uno splendido dell’Istruzione, mentre la dagogica e artistica della che diventa un momento colpo d’occhio, appariva presidente Aned di Savona Tosca ambientata all’in- significativo per continuare gremito di giovani, esau- Bolla Cesarini ha esplici- terno del lager, luogo del- a riflettere, senza stancar- rito in tutti gli ordini di po- tato il forte significato cul- la distruzione dell’essere si, sui temi del Giorno del- sti. turale, storico e morale del- umano e dell’arte, ricor- la Memoria. L’Opera Giocosa Savona la rappresentazione, rin- dando che gli alunni del attraverso il direttore mae- graziando le scuole per la prof. Alessandro Clavarino suo istituto sono stati im- Dirigente ambito territoria- stro Di Stefano, ha espres- partecipazione e la colla- pegnati direttamente come so la sua soddisfazione per borazione a questo per- le di Savona-Ordinamenti coristi. L’allestimento è ap- scolastici-Politiche formati- la riuscita dell’evento che corso di lotta all’indiffe- parso, sin dall’ingresso in si inquadra in un nutrito renza e al negazionismo. ve-Diritto allo studio-Comu - teatro, impressionante. nicazione. Assai d’impatto la presen- za di una bandiera del Reich, l’inquietante muo- versi di figuranti in abiti militari e il dolore espres- so da un gruppo di prigio- nieri, reclusi in un angolo. Struggente e veramente emozionante poi la resa scenica dell’opera . Come Ufficio Scolastico provinciale riteniamo as- solutamente utile che i gio- vani, mediante la parteci- pazione diretta e la frui- Una scena dello spettacolo al Teatro Chiabrera. zione dei linguaggi della Clavarino e Falco spicca il “triangolo rosso”sulla giacca del deportato. musica e del teatro, fac- (segretario Anpi di Vado sopra il manifesto. ciano esperienza di quella Ligure) ad Ebensee. 67 Cartelloni dedicati ai deportati politici partiti dal binario 1 della stazione I prigionieri (ripensati dagli studenti di oggi) come se tornassero a Bergamo, alla stazione Cartelloni e carte di identità dedicati ai deportati politici passati da da cui erano Bergamo e partiti dal binario 1 della Stazione. I volti e le storie di Angelo Biffi, Ines Figini, Cesare Lorenzi, Raffaele Maruffi e Guido Valota nei lavori degli studenti delle classi IV e V B stati portati dell’Istituto Mario Rigoni Stern, guidati dalla professoressa Ombretta Cosentino nell’ambito del progetto “Erano barboni, erano i nostri padri” ai lager voluto dal Comune di Bergamo e realizzato da Isrec e Aned Bergamo. Le foto e i cartelloni (qui è Peppino Valota che li guarda) sono stati espo- sti alla stazione bergamasca.

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