Facino Cane …………………..……….…… 5

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Facino Cane …………………..……….…… 5 ASSOCIAZIONE CASALESE ARTE E STORIA Corso Valentino 95/A, Casale Monferrato www.artestoria.net [email protected] CONSIGLIO DIRETTIVO: PRESIDENTE Aldo A. Settia VICEPRESIDENTE Antonella Perin SEGRETARIO Carlo Aletto TESORIERE Mario Cravino CONSIGLIERI Carlo Aletto, Gabriele Angelini, Mario Cravino, Bruno Ferrero, Germana Mazza, Pier Luigi Muggiati, Antonella Perin, Bruno Sferza COMITATO SCIENTIFICO Aldo A. Settia (Presidente) - Carlo Aletto, Gabriele Angelini, Chiara Devoti, Bruno Ferrero, Enrico Lusso, Luigi Mantovani, Germana Mazza, Pier Luigi Mug- giati, Antonella Perin, Carla Solarino, Evasio Soraci. MONFERRATO ARTE E STORIA Direttore responsabile: Gian Paolo Cassano Autorizz. Tribunale di Casale n. 191 del 27.04.1994 Spedizione in abbonamento postale. Redazione: Carlo Aletto, Gabriele Angelini, Gian Paolo Cassano (direttore responsabile), Mario Cravino, Pier Luigi Muggiati. Composizione e impaginazione: a cura Associazione Arte e Storia. Stampa: Cieffe Print snc I diritti di riproduzione sono riservati. In copertina: Riproduzione dello stemma marmoreo del XVI sec. posto sopra l’ingresso principale del castello di Casale Monferrato e riproducente le armi dei Gonzaga e dei Paleologi. Se ne fornisce descri- zione tratta da: G.A. DI RICALDONE, Annali del Monferrato, Torino 1972, pag. 383 sgg. «L’arma si presenta partita: nel 1° d’argento alla croce patentata di rosso accantonata da quattro aquile spiegate di nero affrontate a due a due. Sul tutto inquartato, nel 1° e 4° di rosso al leone d’argento, nel 2° e 3° fasciato di oro e di rosso (GONZAGA). Nel 2°: inquartato, nel 1° di rosso all’aquila bicipite d’oro coronata dello stesso (PALEOLOGO); nel 4° di rosso alla croce d’oro accantonata da quattro B(eta) d’oro (BISANZIO); nel 2° partito: nel 1° d’argento alla croce potenziata d’oro (GERUSALEMME); nel 2° di rosso a quattro pali d’oro (MAIORCA); nel 3° partito, nel 1° fasciato di nero e d’argento al ramo d’alloro posto in palo (SASSONIA); nel 2° di azzurro a due pesci d’argento posti in palo (BAR). Sul tutto la bal- zana di MONFERRATO: d’argento al capo di rosso.» 3 ─────────────────────────── Sommario STUDI Gian Maria Varanini A proposito di un recente volume su Facino Cane …………………..……….…… 5 Fabio Romanoni «Intrare vel exire non poterant nisi aves». ……………………………………...……..……..…………… L’assedio di Casale del 1370 15 Fiore Ranalli La presenza di Facino Cane a Perugia sullo scorcio del 1383 ………….…. 27 Aldo A. Settia Facino Cane: scuola inglese? ………………………..……………...………….……..……… 35 Bruno Ferrero «Extensis mensis in quodam prato...». Sei lettere inedite del marchese Teodoro II di Monferrato e dei suoi familiari (1409-1417) .……..…...……… 37 Carlo Aletto, Antonino Angelino Presiliano, ossia San Nicolao, ossia Pastrona. Toponimi e stratificazione cronologica ………..……………...……..……..…...……… 57 DOCUMENTI Luca Fois Il monastero di Sant’Ambrogio e Paciliano tra XIII e XIV secolo. Alcune note e nuovi documenti …………………………………….………………………... 75 Antonella Perin, Carla Solarino La donazione del palazzo marchionale detto “di Gian Giorgio” alle monache dell’ordine di Santa Caterina da Siena di Casale Monferrato (6 luglio 1528) ………………..………………………………………………...… 115 AD MEMORIAM Angelo Bignazzi Riccardo Coppo ………………..…………………………………...……………………………...… 125 Recensioni e segnalazioni …………………………………….………………………………... 127 Attività dell’Associazione 2014 ….……………………..…………………………………… 137 Elenco dei Soci ……..…………………………………….......……………………………………… 143 _____________________________________________________________ 5 ─────────────────────────── A proposito di un recente volume su Facino Cane* GIAN MARIA VARANINI Università di Verona 1. Nel secondo dopoguerra, perlomeno fino agli anni Sessanta-Settanta, al- cuni problemi di storia politica e militare dell’Italia tardomedievale furono in larga misura rimossi dalla storiografia italiana, per una sorta di rigetto con- seguente all’overdose di interesse e all’enfasi che tali temi avevano incontra- to nel ventennio fascista. È una constatazione che vale per esempio per la storia delle corporazioni. Ancora nei primi anni Settanta questo tema fu affi- dato, nella Storia d’Italia Einaudi, la grande sintesi di storia nazionale di quegli anni, a uno storico russo1. Ma lo stesso discorso vale per il tema più ampio e generale delle signorie cittadine, che nel dopoguerra restò in ombra molto a lungo, e nonostante alcuni studi importanti degli anni Sessanta (in diversi casi dovuti a studiosi anglosassoni) non tornò realmente al centro dell’attenzione storiografica sino alla metà degli anni Settanta2. In questo ca- so specifico, ciò avvenne naturalmente in reazione all’esaltazione del ruolo del leader (l’uomo forte, il signore) nonché del suo rapporto con il popolo (la folla, le masse), che la medievistica italiana aveva proposto durante il re- gime fascista (a partire dalla seconda metà degli anni Venti, dopo un impor- tante dibattito). È significativo che solo in anni recentissimi – tra l’altro pro- prio grazie a quel progetto di ricerca che ha finanziato anche il convegno e il conseguente volume su Facino Cane che oggi è al centro della nostra atten- zione – si sia concluso un lungo percorso di revisione storiografica che ha portato a una sostanziale sdrammatizzazione della contrapposizione delle coppie antinomiche (comune / signoria, democrazia / tirannide) che avevano * Facino Cane. Predone, condottiero e politico, a cura di B. DEL BO, A.A. SETTIA, FrancoAngeli, Mi- lano 2014, 249 pp. (Storia/Studi e ricerche). Si tratta del testo, corredato da note, della presentazione del volume, letta a Casale Monferrato il 13 settembre 2014. 1 V.I. RUTENBURG, Arti e corporazioni, in Storia d’Italia, 5 (I documenti), Milano 1973, t. 1, pp. 613- 642. In questo volume, al saggio di Rutenburg segue proprio il breve e non eccelso saggio di C. ANCONA dedicato a Milizie e condottieri, pp. 643-665, che dà un qualche minimo spazio anche alla svolta tre- quattrocentesca della storia militare italiana. 2 Basti qui rinviare al bilancio storiografico recente di A. ZORZI, Un problema storico non esaurito: le signorie cittadine. Rileggendo Ernesto Sestan, in Uomini paesaggi storie. Studi di storia medievale per Giovanni Cherubini, a cura di D. BALESTRACCI, A. BARLUCCHI, F. FRANCESCHI, P. NANNI, G. PICCINNI, A. ZORZI, II, Siena 2012, pp. 1247-1264. 6 a lungo tenuto il campo nell’interpretazione della storia italiana del Due e Trecento3. Le stesse considerazioni, mutatis mutandis, possono valere per il versante più propriamente militare della storia del Trecento italiano. Questo ambito di studi ha avuto in Piero Pieri, docente a Torino (e peraltro tutt’altro che filo- fascista, da buon allievo di Salvemini), un protagonista importante dagli anni Trenta agli anni Cinquanta; egli fu attento a queste tematiche lungo tutto l’arco cronologico dal medioevo alla contemporaneità, e anche la storia degli eserciti trecenteschi non fu del tutto al di fuori dal suo orizzonte4. Ma negli anni Cinquanta e Sessanta, e anche più tardi, sono stati complessivamente alquanto trascurati anche gli studi sugli eserciti signorili del Trecento italia- no e sui grandi capitani: e anche in questo caso per una certa qual reazione al cosiddetto condottierismo «volto a prefigurare nei grandi capitani del passato la guida di Mussolini»5. Nei decenni successivi, a partire dagli anni Settanta, c’è stato – è vero – un importante rinnovamento nella storiografia militare italiana, e Aldo Settia ne è stato il principale promotore ed esponente per quanto riguarda il medioevo. Almeno inizialmente, egli ha tuttavia studiato soprattutto i secoli centrali del medioevo, dal X al XII, pur avendo progres- sivamente allargato i suoi interessi anche al basso medioevo italiano in gene- rale6. È però un fatto che la storiografia militare italiana, e in particolare quella dedicata al Trecento e al Quattrocento e ai condottieri di ventura e agli eserciti professionali, sia rimasta per molto tempo riserva di caccia degli stu- diosi stranieri, a partire dal libro di Bayley su War and Society in Renaissan- ce Florence (1961), peraltro dedicato a un trattato sulla milizia, quello del Bruni7. Ma è dovuta allo storico americano Bueno de Mesquita8, specialista di storia viscontea, proprio la voce Cane Facino del Dizionario biografico degli italiani, edita nel 1974. Particolare rilievo ebbero poi in quegli anni le ricerche dello storico inglese Michael Edward Mallett (1932-2008). Dopo quarant’anni, la sua monografia del 1974, Mercenaries and their Masters. Warfare in Renaissance Italy9, è ancora importante; e al decennio successivo risalgono le sue ricerche non meno esaurienti e accurate sull’organizzazione militare della repubblica di Venezia nel Quattrocento10. Non a caso, gli studi di Mallett sono ancora ampiamente citati in questo volume su Facino Cane. 3 Signorie cittadine nell’Italia comunale, a cura di J.C. MAIRE VIGUEUR, Roma, Viella, 2013. 4 P. PIERI, La crisi militare italiana nel Rinascimento nelle sue relazioni con la crisi politica ed econo- mica, Napoli 1934; P. PIERI, Il Rinascimento e la crisi militare italiana, Torino 1952. Naturalmente Pieri non fu il solo a occuparsi di questi temi; cfr. ad esempio il breve, ma acuto contributo di L. SIMEONI, Note sulle cause e i danni del mercenarismo militare italiano del 300, «Atti della reale Accademia di scienze, lettere ed arti di Modena», ser. V, II (1937), pp. 1-12. 5 Così P. GRILLO, Una generazione in transizione. Capitani e condottieri fra Tre e Quattrocento, in Facino Cane, p. 13. 6 I suoi primi studi sugli eserciti tardomedievali non sono peraltro anteriori
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