Il Mestiere Di Storico Nei Regimi Comunisti Dell'europa Orientale
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5 La collana Tracce. Percorsi internazionali di storia contemporanea nasce dall’e- sigenza di esplorare nuove correnti storiografi che e nuovi approcci metodologici TRACCE con una prospettiva internazionale e transnazionale. In un mondo dai contorni fl uidi anche lo studio della storia deve adottare una visione complessa che tenga Percorsi internazionali di storia contemporanea conto degli apporti provenienti dalle scienze sociali e dalle arti visive e letterarie. L’ambizione è quella di restituire al lettore la pluralità dei modi di ‘fare’ e di ‘leggere’ la storia, offrendo anzitutto spunti di analisi per aprire un dibattito sui e Francesco Zavatti cura di Stefano Santoro A percorsi della ricerca storica. Per oltre quarant’anni, la scrittura della storia nei paesi dell’Europa orientale è stata fortemente condizionata dagli imperativi ideologici e propagandistici dei regimi comunisti. La storia, più di ogni altra disciplina umanistica, offriva CLIO NEI SOCIALISMI giustifi cazioni, e quindi legittimità, al potere. Indagare il rapporto tra storia e potere in questo ambito signifi ca tanto addentrarsi nella storia dei socialismi REALI reali e dei loro obiettivi – strategie, tattiche, tra rotture con il passato e con- tinuità – quanto approfondire il rapporto che storici ed istituzioni di ricerca intrattenevano con la politica. Il mestiere di storico I saggi presentati in questo volume si concentrano su alcuni aspetti cruciali del rapporto tra Clio e dittature comuniste, dal signifi cato del mestiere di storico nei regimi comunisti all’interno di realtà che spingevano a cercare accomodamenti e compromes- CLIO NEI SOCIALISMI REALI si con il regime – pena la marginalizzazione o la persecuzione –, all’analisi dell’Europa orientale dell’interazione delle storiografi e e della loro evoluzione in relazione ai rispet- tivi contesti istituzionali, all’uso pubblico della storia e dei miti storici da parte A cura di Stefano Santoro e Francesco Zavatti dei regimi comunisti. Stefano Santoro è ricercatore in Storia dell’Europa orientale all’Università di Trieste, con abilitazione scientifi ca nazionale come professore associato. Fra le sue pubblicazioni: L’Italia e l’Europa orientale. Diplomazia culturale e propa- ganda 1918-1943, Milano, FrancoAngeli, 2005 e Dall’Impero asburgico alla Grande Romania. Il nazionalismo romeno di Transilvania fra Ottocento e No- vecento, Milano, FrancoAngeli, 2014. Francesco Zavatti è ricercatore in Storia alla Södertörn University (Svezia), docente di storia della storiografi a dell’Europa orientale all’Università di Roma Tre e visiting lecturer all’Università di Bucarest. Fra le sue pubblicazioni: Co- munisti per caso. Regime e consenso in Romania durante e dopo la Guerra fredda, Milano, Mimesis, 2014 e Writing History in a Propaganda Institute. Political Power and Network Dynamics in Communist Romania, Huddinge, Södertörn University Publishing, 2016. € 25,00 EDIZIONI UNICOPLI TRACCE Percorsi internazionali di storia contemporanea Collana diretta da Deborah Paci Tutti i volumi della collana sono sottoposti a referaggio anonimo Nella stessa collana: Elisa Grandi, Deborah Paci (a cura di) La politica degli esperti. Tecnici e tecnocrati in età contemporanea Jacopo Bassi, Gianluca Canè (a cura di) Sulle spalle degli antichi. Eredità classica e costruzione delle identità nazionali nel Novecento Luca G. Manenti, Deborah Paci (a cura di) Irredentismi. Politica, cultura e propaganda nell'Europa dei nazionalismi Deborah Paci (a cura di) La storia in digitale. Teorie e metodologie CLIO NEI SOCIALISMI REALI Il mestiere di storico nei regimi comunisti dell’Europa orientale a cura di Stefano Santoro e Francesco Zavatti EDIZIONI UNICOPLI ISBN: 9788840021096 Prima edizione: luglio 2020 Copyright © 2020 by Edizioni Unicopli, via Andreoli, 20 - 20158 Milano - tel. 02/42299666 http://www.edizioniunicopli.it Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla Siae del compenso previsto dall’art. 68, comma 4, della legge 22 aprile 1941, n. 633, ovvero dall’accordo stipulato fra Siae, Aie, Sns e Cna, Confartigianato, Casa, Claai, Confcommercio, Confesercenti il 18 dicembre 2000. INDICE p. 7 Introduzione di Stefano Santoro e Francesco Zavatti 19 Parte prima CONTROLLO, COMPROMESSO E RESISTENZA 21 Il mestiere di storico nell’Europa dell’Est tra stalinismo e destalinizzazioni di Francesco Zavatti 37 Le politiche storiografiche dell’Unione Sovietica verso i paesi slavi del blocco orientale. Strutture formali ed istituzionali, 1945-1989 di Jan Szumski 59 La scrittura della storia nella Repubblica democratica tedesca attraverso il prisma della destalinizzazione sovietica. Controversie storiografiche e politiche intorno alle opere dello storico Jürgen Kuczynski di Paul Maurice 73 Gli storici sotto il peso della pressione politica, tra sottomissione e resistenza. Alcune riflessioni sul contesto bielorusso di Anna Zadora 6 Indice p. 97 Parte seconda STORIOGRAFIE A CONFRONTO 99 Nonostante la Cortina di ferro. Un tentativo di spiegazione riguardo al fenomeno delle somiglianze metodologiche tra alcuni storici polacchi e l’ambiente delle «Annales» francesi (1956-1989) di Patryk Pleskot 121 Karl Drechsler, uno storico tedesco(-orientale) della Guerra fredda di Ghislain Potriquet 135 L’immagine dei tatari di Crimea nelle opere di Aleksey Novoselsky e Bohdan Baranowski. Uno studio comparativo sull’interpretazione della storia da parte dei sovietici e dei comunisti polacchi di Sait Ocaklı 151 Parte terza USO PUBBLICO DELLA STORIA 153 Clio e i miti nazionali in Europa orientale durante il “socialismo reale” di Stefano Santoro 177 Rappresentazioni di unità e di frattura nei Balcani. La narrazione delle relazioni fra Albania e Jugoslavia da parte del socialismo albanese prima e dopo la crisi del Cominform di Daniel Perez 199 La Resistenza vista dal cinema della Rdt (1949-1969) di Perrine Val 213 Appendice BUSSOLE 235 Bibliografia 281 Indice dei nomi 291 Gli autori INTRODUZIONE Stefano Santoro e Francesco Zavatti Clio e i “socialismi reali” Nella seconda metà del ventesimo secolo, dalla fine della Secon- da guerra mondiale alla caduta del Muro di Berlino, la scrittura della storia nei paesi dell’Europa orientale è stata fortemente condizionata dagli imperativi propagandistici dei regimi comunisti. Per i regimi sa- telliti di Mosca la storia era strumentale, poiché più di ogni altra disci- plina umanistica offriva giustificazioni e quindi legittimità. Indagare il rapporto tra storia e potere in questo ambito significa addentrarsi nel- la storia dei socialismi reali, dei loro obiettivi, delle loro strategie e tat- tiche, tra rotture con il passato remoto e prossimo e continuità ideali e “fattuali”. Indagare Clio significa anche e soprattutto approfondire il rapporto che gli storici e le istituzioni di ricerca hanno intrattenuto con la politica. La scienza storica è per Marc Bloch una professione dalla grandis- sima responsabilità. Gli storici hanno, secondo Bloch, una responsabi- lità civica e morale verso la società, portandone sulle spalle la coscien- za (Le Goff 2009, 9-10). Per metodo, lo storico ricerca autonomamen- te nuovi problemi, approcci, oggetti da definire che aiutino la società a comprendere processi storici complessi. Scrivendo Apologia della Storia in un contesto di guerra (l’occupazione tedesca della Francia), di personale esclusione dalla vita pubblica, e vivendo forse in uno dei frangenti storici più estremi del secolo, egli era ben conscio che la narrazione storica poteva anche essere strumento finalizzato alla stigmatizzazione di persone, di bandiere politiche e religiose, e alla divisione del passato in vittorie e sconfitte, in nemici e salvatori (Bloch 2009, 171-172): poteva essere propaganda. Sin dagli inizi del secolo breve, gli intellettuali europei intravidero nelle chimere ideologiche delle nuove religioni politiche una possibilità di salvezza nazionale o addirittura di redenzione universale. Negli anni Venti, il filosofo Ju- 8 Stefano Santoro, Francesco Zavatti lien Benda accusò apertamente gli intellettuali contemporanei di aver rinunciato alla propria funzione critica, finendo per appoggiare dot- trine politiche che li allontanavano dal ruolo che avrebbero dovuto rivestire e sostituendo gli ideali assoluti di giustizia con un perpetuo divenire di valori morali transitori dettati dalla lotta politica del pre- sente: la verità come prodotto delle circostanze (Stalin) e la coerenza come trappola mortale (Mussolini) (Benda 2012, 43-45). Se da una parte, come sostiene Bloch (2009, 66), la disciplina sto- rica può svilupparsi autonomamente al di là dei «piccoli scrupoli d’u- na morale corporativa», l’intuizione di Benda sul rischio che le istitu- zioni schiaccino l’individuo all’interno del prodotto più barbaro della modernità, l’organizzazione totale, si è rivelata profetica: il discorso storico come arma politica, come supporto in una continua guerra di propaganda, come prodotto culturale più esemplificativo dell’«orga- nizzazione intellettuale degli odî politici» (Benda 2012, 93) avrebbe continuato a tormentare l’umanità anche nella seconda metà del seco- lo, dopo la fine dei fascismi europei. Solide basi per un imbarbarimento della scienza storica (e dell’u- manità in generale) in favore di obiettivi strettamente politici vennero poste dai regimi comunisti dopo la fine della Seconda guerra mon- diale. Con temi di ricerca obbligati, ambienti professionali coesistenti a commissioni di controllo, uffici di censura e sezioni di propaganda ed agitazione in università,