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PROFESSIONE COSTUMISTA di Giovanni Cavaliere Incontro con MAURIZIO MILLENOTTI, che ha ricevuto due“Nomination all’Oscar”, per i migliori costumi di Otello (1986) e Amleto (1990), un David di Donatello per “La leggenda del pianista sull’oceano”(1999), quattro Nastri d’Argento e tra i tanti riconoscimenti quello alla carriera alla IV Edizione del Premio Internazionale Cinearti – La Chioma di Berenice. Come ha iniziato? Per caso. Non ho frequentato accademie, ma un Istituto Tecnico Professionale a Reggio Emilia. Giovanissimo sono andato a Parigi, dove ho seguito per quattro mesi un corso di storia dellÊarte e disegno per studenti stranieri, consigliatomi da alcuni miei amici pittori. Successivamente ho lavorato, sempre a Parigi, in un laboratorio di maschere ed elaborazione di La leggenda del pianista sull’oceano costumi, dove ho iniziato ad appassionarmi a questo mestiere. Tornato in Italia ho conosciuto Umberto Tirelli, che era di Gualtieri, vicino a Reggiolo, mio paese dÊorigine. Mi offrì una collaborazione, e senza pensarci su, mi sono trasferito a Roma dove ho lavorato nella sartoria Tirelli per tre anni al fianco dei migliori costumisti di quel periodo:Piero Tosi,Pierluigi Pizzi, Giulio Coltellacci, Danilo Donati,Lucia Mirisola. Ho visto realizzare dei costumi bellissimi e ne sono rimasto affascinato, tanto da innamorarmi di questo mestiere. Considero quel periodo come una vera e propria„ Università del Costume‰dove ho avuto la fortuna di essere a contatto con diverse scuole di pensiero, da cui ho imparato tanto. Poi ho fatto lÊassistente per otto - nove anni, prima con Lucia Mirisola e successivamente con Gabriella Pescucci: ho conosciuto così il grande cinema. Quando è avvenuta la sua vera e propria svolta professionale? Grazie allÊincontro con Federico Fellini, che conobbi sul set de „La città delle donne‰ dove ero lÊassistente di Gabriella Pescucci. Tempo dopo mi propose di lavorare come capo costumista nel film „ E la nave va‰, addirittura imponendomi alla produzione. Ricordo che ero terrorizzato. EÊ stato un debutto sensazionale e per quel film ho ricevuto il Nastro dÊArgento. In sintesi, quali sono le fasi della realizzazione di un costume? Ogni costumista ha un proprio metodo di lavoro e ogni film ha una propria storia. In ogni caso si inizia subito - insieme al regista - con la lettura della sceneggiatura e si cerca di capire quanti costumi bisogna realizzare. A questo punto, si disegnano dei bozzetti o si prendono come riferimento delle foto indicative del costume da realizzare. Per un costumista è molto importante saper disegnare? Si, ma non è fondamentale. Ci sono dei bravissimi costumisti che non sanno disegnare, ma sono straordinari. In alcuni casi, infatti, ci si avvale di assistenti particolarmente portati per il disegno che, dietro la direttiva del capo costumista, realizzano il bozzetto. E a questo punto? Si iniziano le campionature delle stoffe, cioè si scelgono i tessuti, e quindi si chiedono dei preventivi alle sartorie che dovranno essere poi accettati dalla produzione. Successivamente inizia la fase creativa vera e propria, con la realizzazione dei costumi. Va puntualizzato che mentre di solito per le comparse ci si avvale di costumi già esistenti- che vengono affittati dalle sartorie- per gli attori si realizzano su misura e, una volta fatta „la prova costume‰ ci si rende conto se il costume funziona o meno. In che senso? Ad esempio i colori dei tessuti potrebbero non valorizzare il viso dellÊattore. O il taglio dellÊabito di scena potrebbe esaltarne o correggerne i difetti fisici. Quindi la „prova costume‰va valutata a seconda delle esigenze del copione. UnÊatra valutazione nella scelta di un costume di scena, è che i colori si abbinino con lÊarredamento: in tal caso la collaborazione con scenografo e direttore delle luci è fondamentale. Di solito il capo costumista si occupa solo degli attori? Per quanto mi riguarda dò molta importanza anche alle comparse,che curo personalmente ad una ad una: interpretare una faccia, un personaggio e Io e Napoleone 30 mestieri capire come vestirlo è sempre una palestra e, per me, anche un piacere. E poi io parto dal presupposto che la riuscita di un film dipenda dalla coralità scenica dÊinsieme e questo è un insegnamento ereditato dai vecchi maestri come Bolognini e Fellini, che davano molta importanza a quello che cÊera intorno agli attori. Preferisce i film di attualità o quelli storici? Quelli storici. EÊ bello ricostruire fedelmente i costumi di epoche passate, sia per il cinema che per il teatro. E poi, soprattutto nellÊopera, puoi esprimere tutta la tua creatività. Come definisce il suo lavoro e quali sono le doti principali che deve avere un professionista del settore? Sicuramente una vera e propria arte. Bisogna avere un „talento innato„,fantasia, estro, passione, Io e Napoleone spirito di sacrificio e umiltà. EÊ un lavoro artigianale che richiede però una profonda conoscenza della storia e della storia dellÊarte: è necessario, infatti, conoscere nel dettaglio i vari periodi storici, per poter realizzare i costumi giusti, nel rispetto delle „mode‰ dellÊepoca. Bisogna documentarsi e aggiornarsi continuamente, visitando musei, pinacoteche e consultando libri di fotografie e di pittura. E poi, non bisogna dimenticare che è un lavoro dÊequipe: bisogna convivere con sarte, ricamatrici, cappellai, calzolai⁄ tutte figure professionali indispensabili per la realizzazione del prodotto finito. Quanto è importante la sinergia con parrucchieri e truccatori? Fondamentale, tanto che in fase contrattuale si cerca di avere truccatore e parrucchiere di fiducia. Nella „creazione del personaggio‰ è fondamentale soprattutto che ci sia una perfetta Nativity armonia fra abito, trucco e acconciatura. Ad esempio lo status sociale, il carattere di un personaggio e lÊepoca storica determinano sia lÊuso di certi costumi sia lÊacconciatura. Prendendo come esempio un kolossal come„La passione di Cristo‰, quante e quali sono le figure professionali coinvolte? In questo film, viste anche le particolari esigenze sceniche e tecniche del lavoro produttivo - come ad esempio lÊinvecchiamento dei costumi- oltre a servirci di laboratori esterni, ne avevamo uno sul set dove lavoravano circa 30 persone, tra costumista capo, assistenti, tintori, sarte, addette al rammendo, capo guardaroba e vestiaristi (addetti alla vestizione di attori e comparse), realizzatori di gioielli e accessori vari, oltre a 40 tra parrucchieri e truccatori. Quante ore al giorno si lavora? Dipende dal film. Può capitare, in alcuni casi, di lavorare anche dalle 5 del mattino fino alla 22. La Passione di Cristo In media, quanto guadagna un costumista? La paga può variare notevolmente a seconda della produzione – nazionale o internazionale – e naturalmente del livello professionale dei vari reparti: capo costumista, assistente, eccetera. In alcuni casi, poi, a me personalmente è capitato - in passato - di lavorare per pochi soldi o addirittura gratuitamente per progetti particolarmente interessanti che oltre a gratificarmi professionalmente, mi avrebbero dato un ritorno dÊimmagine. Quali consigli si sente di dare ad un giovane che vuole intraprendere questo mestiere? Di avere pazienza, perché per fare questo lavoro bisogna acquisire esperienza, lavorando con passione, umiltà e spirito di sacrificio. Bisogna frequentare una buona scuola e successivamente imparare il mestiere „sul campo‰, facendo tanta pratica. Ma attenzione! EÊ fondamentale che venga fatta con persone qualificate. In caso La Passione di Cristo contrario, può essere controproducente. A tal proposito, in alcuni casi è utile una collaborazione attiva tra scuole e costumisti: i miei assistenti, ad esempio, provengono dal Centro Sperimentale di Cinematografia e mi vengono consigliati direttamente da Piero Tosi. UnÊultima domanda: cÊè un futuro per questa specializzazione? Mi auguro di si, anche se mi rendo conto, a malincuore, che il nostro mestiere è sempre meno riconosciuto dai registi e, soprattutto, dai produttori che investono budget limitati per la realizzazione dei costumi. A differenza di una volta cÊè meno cura dei dettagli e, soprattutto, spesso si produce senza passione e amore per il cinema, ma esclusivamente con lÊintento di realizzare dei prodotti a basso costo,con i massimi ricavi. La causa principale di questo declino dellÊarte, è sicuramente la televisione che propone prodotti di bassissima qualità. L’importanza di chiamarsi Ernesto MAURIZIO MILLENOTTI Ha ricevuto due“Nomination all’Oscar”, per i migliori costumi di Otello (1986) e Amleto (1990), quattro Nastri d’Argento per “La passione di Cristo”(2005), “L’importanza di chiamarsi Ernesto” (2003), “E la nave va” (1984)“ e “La leggenda del pianista sull’oceano”(1999), con cui nello stesso anno ha ricevuto anche un David di Donatello. Tra gli altri film più significativi, ricordiamo “Il ventre dell’architetto”, “La voce della luna” , “Donne con le gonne” , “Amata immortale” , “Anna Karenina”, “Malena” , “N (Io e Napoleone)“, “Tristano e Isotta”, “Nativity”, “Il segreto del bosco vecchio”. Ha lavorato con registi di fama nazionale e internazionale: Federico Fellini, Mel Gibson, Peter Greenaway, Ermanno Olmi, Oliver Parker, Bernard Rose,Giuseppe Tornatore, Paolo Virzì,Franco Zeffirelli, Francesco Nuti e tanti altri. 31 mestieri A CHI RIVOLGERSI SARTORIE CINETEATRALI Sartoria Farani LE SCUOLE Via A.Dandolo, 8 - 00153 - ROMA Qui di seguito vi elenchiamo le più accreditate scuole per Tel. 065815308 – 065815298 Fax. 0658345866 scenografi e costumisti dello spettacolo. E-mail: [email protected] www.farani.it