REGIONE LAZIO ISTITUTO Assessorato NAZIONALE DI Dell’Agricoltura SOCIOLOGIA RURALE
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REGIONE LAZIO ISTITUTO Assessorato NAZIONALE DI dell’Agricoltura SOCIOLOGIA RURALE Presidenza IL TURISMO RURALE NEL LAZIO di Damiano Lucia Quaderni di Informazione socio-economica 1 REGIONE LAZIO ISTITUTO Assessorato NAZIONALE DI dell’Agricoltura SOCIOLOGIA RURALE Presidenza IL TURISMO RURALE NEL LAZIO di Damiano Lucia Quaderni di Informazione socio-economica n. 9 2 REGIONE LAZIO Assessorato Agricoltura Area A – Servizio di informazione socio-economica Via Rosa Raimondi Garibaldi, 7 00145 Roma Istituto Nazionale di Sociologia Rurale Via della Stelletta, 20/23 00186 Roma © Tutti i diritti sono riservati “QUADERNI DI INFORMAZIONE SOCIO- ECONOMICA” COORDINATORE EDITORIALE: Pier Luigi Cataldi IL TURISMO RURALE NEL LAZIO di Damiano Lucia L’ Istituto Nazionale di Sociologia Rurale ringrazia Pier Luigi Cataldi e Silvano Paone dell’ Assessorato all’agricoltura della Regione Lazio per i contributi recati alla definizione del progetto 3 Questo è il nono volume della collana del progetto editoriale denominato “I quaderni dell’Informazione socio-economica”. La collana è frutto di una collaborazione tra il Servizio di informazione socio-economica dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Lazio, il Dipartimento di Economia Agroforestale e dell’Ambiente rurale dell’Università degli Studi della Tuscia e l’ Istituto Nazionale di Sociologia Rurale. Il progetto consiste nella realizzazione di una serie di pubblicazioni a carattere monografico relative all’analisi ed allo studio di problematiche inerenti il settore agricolo e più in generale lo sviluppo agricolo delle aree rurali del Lazio. Sono stati già pubblicati nella collana i volumi: “Le aree rurali del Lazio”, “Percorsi di Sviluppo locale- Il caso del Lazio”, “Indagine sui prodotti agricoli della Regione Lazio”, “ I musei etnografici del Lazio”, “ L’architettura rurale del Lazio”, “Le terre collettive nel Lazio”, “Il Lazio agricolo attraverso il Censimento del 2000”, “I giovani e le donne nell’agricoltura del Lazio”. 4 Indice Prefazione Introduzione 1. Uno sguardo d’insieme 1.1 Comuni senza alberghi 1.2 L’importanza delle zampogne 1.3 Non bastano parchi e santuari 1.4 In Sabina e nella Tuscia 2. Obiettivi e metodologia 2.1 Le finalità di questo studio 2.2 La cornice metodologica 3. Per una definizione del turismo rurale 3.1 L’interpretazione della U.E. 3.2 Agriturismo e non 3.3 Gli orientamenti regionali 3.4 Turismo rurale e turismo ambientale 3.5 Un’ipotesi di definizione 4. Il turismo rurale nel Lazio 4.1 Il turismo nelle province laziali 4.1.1 La provincia di Frosinone 4.1.2 La provincia di Latina 4.1.3 La provincia di Rieti 4.1.4 La provincia di Roma 4.1.5 La provincia di Viterbo 4.2 Turismo rurale nel Lazio: gli indicatori utilizzati 4.2.1 Per una definizione di comune rurale 4.2.2 Ospitalità e ristorazione 4.2.3 Le risorse territoriali collegate al turismo rurale 4.2.4 L’integrazione tra offerta di ospitalità, ristorazione e valenze territoriali 5 5. I risultati a livello comunale: un commento 5.1 Area della ruralità 5.2 Area dell’ospitalità e ristorazione 5.2.1 Una valutazione a livello comunale 5.3 Area della valenza territoriale 5.3.1 Una valutazione a livello comunale 6. L’integrazione dei dati e la loro interpretazione 6.1 Le province in ritardo 6.2 Le province dello sviluppo 7. Prospettive di sviluppo e strategie di intervento 7.1 Il turismo rurale come catalizzatore di sviluppo territoriale 7.2 Le azioni di sostegno 7.3 Per una cultura del turismo rurale ALLEGATI 8. Allegato 1 Le carte tematiche 9. Allegato 2 Cinque casi di iniziative imprenditoriali o associative relative al turismo rurale 10. Allegato 3 I comuni rurali del Lazio e le loro caratteristiche in funzione del turismo rurale 11. Allegato 4 I comuni rurali del Lazio (offerta di alloggio, ristorazione, sagre e feste, prodotti tipici) 6 PREFAZIONE A fronte del forte processo di globalizzazione e di standardizzazione degli stili di vita e dei consumi, negli ultimi decenni, il turismo rurale è stato oggetto di una crescente attenzione da parte delle politiche comunitarie, nazionali e regionali. In particolare, la Regione Lazio ha puntato sulle produzioni agroalimentari e enogastronomiche locali, sul turismo rurale e sull’agriturismo assegnando loro un ruolo strategico per favorire l’avvio e il potenziamento di processi di sviluppo a carattere locale basati su risorse autoctone ambientali, culturali e tradizionali. L’attuazione di programmi comunitari come il Piano di sviluppo rurale e il Leader II offre opportunità di sviluppo per un uso sostenibile e integrato delle risorse locali, recuperando tradizioni che rischiavano di scomparire, di disgregarsi o comunque di rimanere sottoutilizzate. Tutto ciò con l’obiettivo di qualificare il territorio e rafforzare l’identità locale attraverso la creazione di nuovi legami fra gli abitanti locali e la valorizzazione delle risorse culturali, ambientali ed economiche rendendo maggiormente attrattivo il territorio grazie alla creazione di un offerta peculiare. Fondamentale, a tal proposito, è stata pure l’approvazione della legge istitutiva delle strade del vino, dell’olio e dei prodotti tipici di qualità. Dopo dieci anni di stallo il Lazio si è così munito di uno strumento fondamentale che permetterà di innescare dinamiche di sviluppo durature e sostenibili anche dal punto di vista economico e occupazionale. Altrettanto significativo è stato il successo ottenuto col progetto Ippovie che ha dimostrato la possibilità di incrementare il mercato equestre nel settore del turismo. Attraverso l'equitazione è possibile riscoprire i paesaggi naturali e le bellezze storico monumentali che, assieme alla produzione agroalimentare, fanno parte della cultura locale. In questo modo l'amministrazione regionale mira ad indirizzare in un'unica direzione le potenzialità dei settori turistici, artigianali, culturali ed enogastronomici per puntare alla valorizzazione e al rilancio del territorio e far emergere un unico prodotto, il "Prodotto Lazio". 7 Ci auguriamo che questo quaderno possa essere per tutti un’occasione di riflessione e di stimolo per lo sviluppo di tali iniziative. Antonello Iannarilli Assessore all’agricoltura 8 INTRODUZIONE 9 Prof. Corrado Barberis 10 1. Uno sguardo d’insieme Come si sviluppa l’offerta turistica nei comuni rurali del Lazio? E, in particolare, quanta di questa offerta è da classificare all’interno del modello di ospitalità che va sotto il nome di “turismo rurale”?. I capitoli che seguono vogliono rispondere a queste domande, partendo dai dati raccolti per ogni singolo comune rurale del Lazio. Motivi di spazio impediscono di allegare, comune per comune, il corposo “data base” su cui tali informazioni sono state riportate, che infatti vengono di seguito commentate a livello provinciale e sinteticamente visualizzate (questo sì su scala comunale) nelle cartine allegate al testo. La notevole mole di dati disponibili permette però di fare qui delle considerazioni che, in ultima analisi, vogliono rispondere ad alcune semplici domande preliminari. Quanti sono i comuni rurali regionali a offrire ospitalità turistica? Ne esistono alcuni da cui - l’eventuale turista/visitatore – deve necessariamente allontanarsi per trovare un alloggio, in quanto totalmente privi della possibilità di pernotto? Ci sono, sempre in Regione, comuni che non posseggono neppure una piccola trattoria/pizzerie dove rifocillarsi? Se sì, in quali accade? Necessariamente nei più piccoli? 1.1 comuni senza alberghi Anzitutto è da dire che più della metà dei comuni rurali laziali risulta priva di strutture alberghiere (precisamente il 51,3%). Sono infatti 170 i paesi dove non si è ritrovato neppure un piccolo hotel dove passare la notte. La situazione migliora se il nostro “turista rurale” si accontenta di soluzioni un po’ più spartane. In ostello, nei bed and breakfast, o magari in campeggio (sempre che abbia con sé il camper o almeno la tenda). Scendono infatti a quota 90 (il 27%) i comuni che risultano totalmente privi della possibilità di dare alloggio - nelle più diverse forme - al forestiero di passaggio. Molto più difficile (e appannaggio quasi esclusivo di comuni la cui dimensione demografica è minimale) è incontrare paesi dove non esiste neppure una piccola trattoria. Solo in 21 casi non si è infatti trovato alcun segno di offerta di ristorazione nel comune. E’ comunque probabile che tale numero sia sovrastimato. Nel senso che non si può escludere che, anche dove ufficialmente non esistono ristoranti, questi poi nei fatti ci siano. Il dato è infatti condizionato dal poco interesse riscontrato presso gli Apt a censire questa informazione in modo completo. Ed anche dalle possibili forme di 11 “ristorazione” che non compaiono nei repertori ufficiali. Come per i cosiddetti “circoli gastronomici” riservati solo agli associati, ma spesso disponibili – basta fare la tessera! – anche per il frequentatore occasionale. 1.2 L’importanza delle zampogne Un’ulteriore notazione riguarda il rapporto tra dimensione del comune, offerta di alloggio e ristorazione. Se è vero - almeno tendenzialmente - che a comune molto piccolo corrisponde una offerta di ristorazione ridotta o addirittura inesistente1, la regola nel caso dell’alloggio non è più così evidente. Nella provincia di Frosinone, ad esempio. Dove convivono grandi comuni come Pontecorvo (13.394 abitanti) o Boville Ernica (8.942 ab.) senza offerta di ricettività, con altri, come Acquafondata che - pur essendo il paese meno popolato della provincia (solo 331 abitanti) - si ritrova ad avere due alberghi, oltre che un paio di ristoranti. Merito della notorietà di cui Acquafondata gode per le botteghe artigiane specializzate nel costruire zampogne e dell’annuale festival internazionale riservato a questo strumento da fiato che richiama ogni anno musicisti e appassionati? Difficile dirlo, anche se piace pensarlo così. Per la conferma che si ha di quanto, una tradizione artigianale di pregio, possa aiutar il turismo. Resta il fatto che, anche nelle altre province, si ritrovano numerosi esempi di piccoli comuni dotati di strutture ricettive e di grandi che ne sono invece sprovvisti. E’ così in provincia di Latina dove nessuna delle tre “Rocche” (Rocca Gorga, Rocca Massima e Rocca dei Volsci) ha strutture di pernotto per i visitatori.