02 Da Due Ladri Olandesi E Poi Finiti Nelle Mani Della Camorra), Che Costituivano Una Forma Di Investimento Del Predetto Clan Verso I Cc.Dd
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
Analisi di contesto della camorra: le sue principali economie illegali (1) di Gianluigi D’Alfonso* 1. La camorra: un’analisi di contesto – 2. Economie illegali della camorra: il con - trabbando di sigarette – 3. (Segue): la contraffazione – 4. (Segue): l’usura – 5. Conclusioni. 1. LA CAMORRA : UN ’ANALISI DI CONTESTO È possibile fare diverse analisi di contesto (criminale, antropologico, sociale, culturale, ecc.) della camorra. In questa sede mi atterrò ad un’analisi che prende in considerazione le principali economie illegali di questo gruppo criminale, contesto in cui la Guardia di Finanza riveste un ruolo importante attese le sue esclusive competenze di polizia economico-finanziaria. In particolare, l’analisi verterà su quelle che ritengo essere tre attività di economia illegale (2) particolarmente importanti che negli anni hanno maggiormente interessato la camorra napoletana: - contrabbando di sigarette; - contraffazione; - usura. * Generale di Brigata della Guardia di Finanza, Comandante Provinciale di Napoli. (1) Articolo tratto dall’intervento tenuto presso la Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia, nell’ambito della tavola rotonda “Analisi di contesto della Camorra”, indirizzata al XXXIII Corso di Alta Formazione. Roma, 6 aprile 2018. (2) Definiamo contrabbando, contraffazione e usura come attività di economia illegale in quanto tutti e tre i reati hanno una fortissima componente economica e vengono realizzati spes so Tecnica Professionale 838 Gianluigi D’Alfonso Come vedremo, le prime due attività illegali potremo definirle “tradizionali” (quasi dei “marchi di fabbrica”) per la delinquenza napoletana, mentre l’usura è un fenomeno più relativamente recente, legato anche alla particolare con - giuntura economica negativa che sta ancora attraversando il nostro Paese. Prima, però vorrei fare un passo indietro, una premessa importante. E cioè evidenziare come i gruppi di camorra (rispetto ad altri gruppi di cri - minalità organizzata quali mafia e ‘ndrangheta) sono stati da sempre connotati da una natura spiccatamente economico-imprenditoriale. Per meglio comprendere tale caratteristica è opportuno fare anche un breve riferimento storico alle origini della camorra napoletana. Siamo nel 1861, si prepara l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia. Napoli è sovraffollata e soffocata dalla miseria. La città partenopea, a quel tempo, dopo Parigi e Londra, è la terza metropoli più grande d’Europa con circa mezzo milione d’abitanti. Il Ministro dell’Interno del tempo, Liborio Romano (Direttore della pubblica sicurezza), per garantire l’ordine in città, in vista dell’arrivo di Garibaldi, ritiene di avvalersi anche della collaborazione dei cc.dd. “Ca - morristi” (3) per controllare, tramite loro, i gruppi delinquenziali più fa - cinorosi e per “calmierare” le fasce più povere della popolazione. con i crismi di “impresa illecita”. Il contrabbando di sigarette nasce da un prodotto che per qualità interessa fortemente i consumatori, che presenta una forte differenziazione tra prezzo d’acquisto all’origine e prezzo sul mercato legale (dove incide moltissimo la tassazione del prodotto stesso). In questo differenziale (prezzo legale – prezzo all’origine) il contrabbandiere trova il guadagno per coprire le spese, avere un suo ricavo, fare investimenti per migliorare la logistica ed incrementare il traffico. La contraffazione si basa su prodotti realizzati, praticamente con le stesse modalità industriali e imprenditoriali utilizzate per i marchi originali. L’usura costituisce, a tutti gli effetti, un’attività creditizia condotta attraverso canali illegali e non ufficiali. (3) Effettivamente l’origine della “camorra”, come fenomeno malavitoso, si fa risalire ancora prima del 1861 e cioè al 1820 circa, in quanto alcuni scrittori napoletani come Francesco Mastriani e Gaetano Valeriani ne danno, per la prima volta, notizie in quell’epoca per indicare la presenza dei cc.dd. “gamurristi” che estorcevano denaro a chi esercitava giochi, scommesse, commerci, arti varie, per strada e nelle piazze (I. S ALES , Storia dell’Italia Mafiosa , Catanzaro 2015, pp. 59-60). Altri autori (F. B ENIGNO , La mala setta, Torino 2015, p. XXIII) fanno derivare il termine “camorra” dallo spagnolo, termine usato intorno al 1851 nel Regno delle Due Sicilie per indicare rissa, contesa; i camorristi erano, quindi persone dedite ad “attaccar briga” al fine di imporre ai più deboli, all’interno delle carceri e fuori, i loro comportamenti illegali. Rivista della Guardia di Finanza – n. 3 del 2018 Analisi di contesto della camorra: le sue principali economie illegali 839 I rapporti “riservati” della questura segnalano i “camorristi” che fre - quentano – in particolare – il mondo della mediazione commerciale e del contrabbando, usano la violenza per attuare una redistribuzione di ogni fonte di reddito tra le classi più povere e meno abbienti (4). E per l’occasione si dichiarano, appunto, disponibili a collaborare anche le forze del potere. Questo riferimento storico ci torna utile proprio per evidenziare l’ori - ginaria vocazione economico/imprenditoriale dei primi gruppi di camorra che fa leva – allora come oggi – su una situazione di degrado economico e sociale della città, unita ad una altissima densità abitativa. Napoli oggi, come allora, si presenta ancora con: - tanta popolazione ed una forte densità abitativa; - poche risorse economiche e alta disoccupazione; - una vocazione commerciale della città ed una frammentarietà della catena di distribuzione. Storicamente si data, quindi, la nascita “formale” della Camorra al 1820 quando la “Bella Società Riformata” si costituì ufficialmente presso la chiesa di Santa Caterina a Formiello a Porta Capuana. I camorristi napoletani definivano la loro organizzazione anche come “ Società della Umirtà ” o “ Annurata Suggità” (“Onorata Società”) per alludere alla difesa del loro “onore”, che consisteva nell’omertà (Umirtà), cioè il codice malavitoso del silenzio e dell’obbligo a non parlare degli affari interni all’organizzazione con la polizia. Per accedere all’organizzazione era previsto un vero e proprio rito di iniziazione definito “zumpata” (o dichiaramento) una sorta di duello rusticano. All’inizio i camorristi si occupano principalmente della riscossione del pizzo da alcuni dei numerosi biscazzieri, che affollano le strade dei quartieri popolari di Napoli. Con l’Unità d’Italia, il fenomeno dilaga e le estorsioni iniziano a danneggiare la quasi totalità dei commercianti della città (A. CONSIGLIO , La camorra a Napoli, Napoli 2005). Secondo I. SALES (op.cit. , p. 71) “la Camorra ha esercitato un chiaro e forte ascendente sui primi passi delle organizzazioni che poi prenderanno il nome di mafia e di ‘ndrangheta. È stata, infatti la Camorra napoletana a svilupparsi per prima e a influenzare le altre organizzazioni criminali attraverso il suo statuto (già in vigore nel 1842) e il suo primato sul controllo delle carceri borboniche. È la camorra, dunque, a poter vantare una primogenitura nel campo delle criminalità italiane che hanno conosciuto un così eclatante successo di potere, di consenso e di durata”. (4) Napoli si connota allora (come oggi), per la diffusa attività commerciale della sua gente, che la rende una sorta di “città bazar”, e la camorra nasce e si sviluppa come faccia criminale di una “città bazar”. Tecnica Professionale 840 Gianluigi D’Alfonso E anche oggi la camorra evidenzia l’eccellente capacità di saper leggere perfettamente i contesti socio-economici e sfruttarli ai propri fini inserendosi appieno nel tessuto economico-imprenditoriale. L’alta densità abitativa e la particolare conformazione urbanistica (5), geografica e demografica della città, che dal mare “cammina” verso l’interno, fa sì che questa sia oggi l’unica grande metropoli dove si mischiano e si li - vellano popolazioni diverse, classi sociali altrove antagoniste, culture che in altri luoghi e città non si accettano, qui trovano una convivenza tollerante (è difficile, se non impossibile, trovare altre grandi città con un centro storico abitato indifferentemente da borghesia e famiglie povere, alcune di queste partecipi ad attività delinquenziali) (6). Tali caratteristiche, rimaste praticamente costanti nel tempo, condizionano ancora oggi, fortemente, la lettura del contesto criminale della città anche con riguardo ai fenomeni di economia illegale dei suoi gruppi criminali. Alcuni dati statistico-economici di Napoli e provincia illustrano il quadro demografico appena delineato: COMUNI SUPERFICIE 1.179 Km 2 92 DELLA PROVINCIA ABITANTI 2.653 – tra le più 3.127.390 Densità (Ab/Km 2) DELLA PROVINCIA alte a livello Int.le Industria manifatturiera, SETTORI ECONOMICI piccole e medie imprese – Commercio Impianti industriali TRAINANTI (cantieristica, abbigliamento, (41 imprese su 100) pelli e calzature) TASSO 22,6 per cento (quasi doppio DISOCCUPAZIONE della media nazionale) su una superficie NAPOLI CITTÀ densità (Ab/Km 2) 8.566* di 117 Km 2 * La città di Milano ha una densità di 6.900 abitanti per Km 2 (su una superficie di 181 Km 2), mentre la provincia di Roma di 1.982 abitanti per Km 2 (su una superficie di 1.507 Km 2). (5) Napoli oggi è una grande città per popolazione, ma una media città per estensione. (6) M. SERAO ne Il ventre di Napoli (Napoli, 1906) descriveva eccellentemente “l’anima” della città partenopea: “(…) a pochi metri di distanza. Il decente e l’indecente, il pulito e lo sporco, la pompa e l’inguaribile miseria, il lusso e la povertà più abbietta. Che cosa è falso, che cosa è vero ? (...)”, “anima” che oggi