Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio delle province di Frosinone, Latina e

Rieti

TERRACINA (LT): RELAZIONE GEOLOGICA SINTETICA.

IL FUNZIONARIO RESPONSABILE (Dott. Francesco Di Mario)

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RELAZIONE GEOLOGICA Per la presente relazione, si è ritenuto utile ed opportuno prendere in considerazione sia le caratteristiche geologiche, litostratigrafiche, tettoniche ed idrogeologiche dell’intera area in cui si trova il territorio di Terracina, che tenere presente il suo inquadramento nell’ambito della geologia regionale. La storia geologica dell’area in oggetto può essere suddivisa in due fasi successive: - nella prima, corrispondente all’intervallo Giurassico – (130 milioni di anni) l’evoluzione strutturale avviene in ambiente marino per deformazioni successive dovute essenzialmente a movimenti di subsidenza; - nella seconda, che corrisponde al Pliocene ed al Pleistocene e si protrae fino ai giorni nostri (7 milioni di anni), accanto ad aree in subsidenza, quasi sempre in ambiente marino, si ha l’emersione ed il successivo sollevamento in ambiente continentale della catena appenninica in generale e dei - Ausoni e del Monte Circeo in particolare.

All’inizio della prima fase, in corrispondenza del Giurassico basale (circa 190 milioni di anni fa) l’area comprendente la Pianura Pontina si trova al margine di un alto fondo marino, praticamente a fior d’acqua, esteso su gran parte dell’Italia centro meridionale. Questo alto fondo è interessato da un diffuso, lento e continuo movimento di subsidenza, con velocità variabile nello spazio e nel tempo, compensato costantemente da una sedimentazione carbonatica (calcari e dolomie), derivante dall’accumulo di fanghi e resti di alghe e di altri organismi. Alla fine del Cretacico la subsidenza, la cui velocità è andata gradualmente rallentando nel tempo, si arresta del tutto con la contemporanea cessazione della sedimentazione; questo periodo di stabilità perdura per circa 60 milioni di anni fino al Miocene Inferiore. La seconda fase della storia geologica dell’area in oggetto, che si evolve durante il periodo Pliocene- Pleistocene, cioè per circa 7 milioni di anni, è caratterizzata da tre fenomeni geologici diversi, successivi e sovrapposti: - il sollevamento delle catene montuose (orogenesi) e la contemporanea subsidenza della zona attualmente corrispondente alla Pianura Pontina; - le oscillazioni eustatiche del livello del mare; - l’attività vulcanica nella zona dei Colli Albani. Tralasciando i primi due eventi, se si prende in considerazione il terzo, nell’area dei Colli Albani, sul bordo nord occidentale della Pianura Pontina, a partire da circa 700.000 anni fa, inizia un’intensa attività

2 vulcanica che, con fasi di quiescenza alternate a fasi parossistiche, effusive ed esplosive, prosegue fino ad almeno 30.000 anni fa, ed è ancora presente con numerosi e diffusi fenomeni post vulcanici (sorgenti termali, fumarole, sismicità locale). Viene quindi a formarsi l’apparato vulcanico dei Colli Albani, caratterizzato dalla sovrapposizione di colate laviche e coperture piroclastiche per uno spessore di un migliaio di metri, il quale costituisce lo spartiacque superficiale tra la Pianura Pontina ed il bacino del fiume Tevere. Infine, lungo il bordo dell’apparato vulcanico le formazioni vulcaniche si alternano con quelle sedimentarie, regolarizzando e ricoprendo le accidentalità derivanti dalle fasi erosive collegate con le regressioni marine, venendo a loro volta ricoperte dai depositi terrigeni nelle fasi di innalzamento del livello marino. Lungo tutta la fascia costiera, i sedimenti piroclastici vengono ricoperti dall’ampio cordone dunare denominato “Duna Antica” o “Duna Pleistocenica”, originato dalla sovrapposizione di banchi sabbiosi dello spessore massimo di 10 – 15 ml. Questo cordone dunare, con il suo andamento parallelo alla costa tra Campoverde e S. Felice Circeo, viene a formare un elemento morfologico caratterizzante la suddivisione della Pianura Pontina, separando la parte pedemontana più depressa dalla fascia costiera.

Il territorio del Comune di Terracina, che si colloca all’estremo settore sud-orientale della Pianura Pontina, si inserisce nella Zona sismica 3, a bassa sismicità (ex seconda categoria con grado di sismicità S = 6). La Pianura Pontina, allungata in direzione NW-SE, è ubicata nel Meridionale e risulta delimitata a N.E. ed a S.E. dai rilievi dei Monti Lepini e dei Monti Ausoni, a S.W. dal Mar Tirreno mentre a N.W. dalle propaggini meridionali dell’apparato vulcanico dei Colli Albani. Dal rilevamento geologico di superficie e dall’esame dei caratteri morfologici della zona, non si notano fenomeni di instabilità o indizi di tettonica attiva. L’area è caratterizzata prevalentemente da sabbie quarzose giallo-rossicce di trasporto eolico, a tratti debolmente cementate, contenenti sedimenti sabbiosi ed argillosi, databile cronologicamente al Pleistocene. Al di sotto, dopo circa una quarantina di cm. di suolo vegetale, è presente un’argilla sabbiosa più o meno consistente che poggia su uno strato, posto a circa m. 3,50 costituito da sabbia poco addensata che diviene, man mano che si scende in profondità molto più addensata.

ASSETTO IDROGEOLOGICO Prima di analizzare l’area in oggetto, occorre considerare l’andamento generale della circolazione idrica

3 sotterranea dell’area in oggetto. Si hanno due diverse situazioni idrogeologiche: la prima riguarda la falda di base contenuta nei calcari mesozoici dei Monti Lepini e dei Monti Ausoni; la seconda delle acque provenienti dalle precipitazioni sui vari affioramenti permeabili. In questi ultimi si possono distinguere tre tipi di falde: - falde contenute nelle formazioni vulcaniche dei Colli Albani; - falda sospesa contenuta nelle sabbie della Duna Antica; - falde contenute negli interstrati sabbiosi presenti nei terreni di riempimento dell’antica laguna compresa tra Latina Scalo e Terracina.

Più in particolare la circolazione idrica sotterranea dell’area risente delle interazioni tra l’unità idrogeologica della Pianura Pontina e la struttura carbonatica dei Monti Lepini. La Pianura Pontina è caratterizzata da terreni argillo-limo-sabbiosi con intercalazioni travertinose, che costituiscono una sacca di materiali a bassa permeabilità. Le falde idriche contenute in questi terreni hanno caratteristiche variabili che rispecchiano l’eterogeneità dei tipi litologici. Infatti negli orizzonti più permeabili si trovano acquiferi anche considerevoli, alimentati non solo dalle precipitazioni meteoriche, ma anche dalla falda basale dei Monti Lepini. Quest’ultimi a causa dell’intensa fratturazione subìta della roccia calcarea nelle fasi epirogenetiche, influenzata dalla morfologia carsica superficiale e profonda, ha portato le acque di precipitazione meteorica ad infiltrarsi nel sottosuolo in profondità dando origine ad un „imponente falda basale. Il terreno investigato appartiene alla formazione geologica della Duna Antica; nella zona i materiali di origine alluvio-lacustre a componente argillo-limo-sabbiosa sono sede di acquiferi che a volte sono di notevole importanza. Questi acquiferi sono alimentati sia direttamente per infiltrazione delle acque meteoriche e sia da contributi di grossa entità provenienti dalla falda carsica dei Monti Lepini. Le acque superficiali sono drenate da una serie di fossi. Tali fossi presentano un regime a carattere torrentizio, con stati di piena nel periodo invernale, mentre d’estate sono asciutti. Il terreno investigato appartiene ad un complesso ad alta permeabilità per porosità. SISMOLOGIA DELL’AREA Dal punto di vista della sismicità : i centri sismici attivi che possono influenzare la zona del Comune di Terracina sono : 1) La ; 2) La zona di mare aperto compresa tra Anzio e il Monte Circeo; I maggiori terremoti registrati nei Colli Albani sono avvenuti il 22/01/1892 e il 18/07/1899.

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Il massimo evento sismico con fuoco nella Valle Latina avvenne il 24/08/1877. Nella zona di mare aperto al largo di Torre Astura sono stati individuati alcuni epicentri sismici storici. Il maggiore evento in quest’area avvenne nel 1919. Prendendo in considerazione la geologia di superficie e quella del substrato profondo, queste non presentano indizi di faglie attive; inoltre non si ha notizie di terremoti con epicentri ricadenti in questo settore di territorio. Se a questo si aggiunge che studi moderni hanno messo in evidenza solo modesti cenni di tettonica recente, si può affermare che il rischio sismico per la zona dove ricade il terreno investigato è piuttosto limitato. CONCLUSIONI Nella presente relazione si è preso in considerazione i lineamenti geomorfologici, litostratigrafici e idrogeologici dell‟area in cui ricade il terreno oggetto d‟indagine. Il terreno è ubicato in una zona pianeggiante. La stratigrafia è caratterizzata da un primo strato di argilla sabbiosa a cui fa seguito una sabbia più o meno addensata fino a circa m. 5 dal p.c. Durante la fase esecutiva degli interventi di realizzazione della struttura portante del tetto occorrerà effettuare un sondaggio a rotazione e carotaggio continuo, con estrazioni di campioni su cui effettuare delle prove di laboratorio; eseguire delle prove penetrometriche dinamiche, in modo da poter ricavare con precisione le caratteristiche geotecniche del terreno oggetto d’indagine e calcolare così la capacità portante del terreno che verrà interessato poi alla realizzazione degli interventi su citati.

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