La Società Delle Province Renane Nella Tarda Antichità

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La Società Delle Province Renane Nella Tarda Antichità View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk brought to you by CORE provided by Electronic Thesis and Dissertation Archive - Università di Pisa La società delle province renane nella tarda antichità Simone Rendina TESI DI LAUREA MAGISTRALE Relatori: Prof. Cesare Letta Dott.ssa Chiara Ombretta Tommasi Introduzione Ditia pacatae dent vectigalia terrae impleat augustos barbara praeda sinus; aeternum tibi Rhenus aret… Rut. Nam. Red. I, 143-5 Il presente lavoro si pone l’obiettivo di aggiornare lo stato della documentazione relativa alla storia economica e sociale delle province renane nei secoli della tarda antichità, partendo da alcuni momenti chiave dell’età degli “imperatori militari” fino ad arrivare oltre la perdita romana della dioecesis Galliarum. Quanto segue è una ricerca che definirei di “storia regionale” germanica, e si pone come ideale continuazione della mia tesi di laurea triennale, dal titolo “L’occupazione alamannica degli agri decumates”, che aveva come tema principale la perdita romana della zona transrenana avvenuta con tutta probabilità negli anni dell’ “Impero delle Gallie”, analizzata nel suo contesto politico e militare. Il lavoro che presentiamo adesso è tuttavia di natura alquanto differente dalla precedente trattazione, in quanto esso si concentrerà su un periodo più tardo e, dopo una sezione dedicata a una “storia critica” della grande regione in esame, su aspetti legati all’agricoltura e all’economia fondiaria in generale, e inoltre sui protagonisti di tale vita economica tra il III e il V secolo d. C. Intendiamo, con la sintetica espressione di “province renane”, non solo le due province germaniche, nella loro metamorfosi amministrativa dalla “crisi” del III secolo, passando per Diocleziano, fino alla grande invasione germanica del 406, ma anche la provincia di Gallia Belgica, e soprattutto la zona corrispondente alla Belgica I sorta dalla riorganizzazione dioclezianea. Abbiamo scelto di non limitarci all’area direttamente congiunta al limes – l’esistenza di un limes di Gallia Belgica è infatti discussa – ma di trattare anche una zona “nominalmente” differente dalle due province germaniche, per motivi pratici e per alcune questioni essenziali relative alla comprensione della situazione delle province menzionate. Partiamo dal primo punto: è impossibile scrivere una storia economica e sociale delle province germaniche nella tarda antichità senza utilizzare un parallelo quanto più affine, che rispecchi la medesima situazione economica e sociale. La documentazione letteraria è infatti carente, poiché tutti gli autori successivi a Tacito, con l’eccezione forse di Ammiano Marcellino e pochi altri storici, fanno menzione delle province germaniche solo come luogo di vicende militari. La nostra documentazione per una storia economica si limita dunque quasi esclusivamente alle testimonianze archeologiche sulla villa rustica. Chi scrive ammette che, avendo avuto una formazione più storico-letteraria che archeologica, ritiene fondamentale partire dal dato letterario, per osservarne poi la veridicità in base alla documentazione fornitaci dagli archeologi – e si scusa per eventuali carenze in ambito archeologico. In secondo luogo la Gallia Belgica e le province germaniche, fin dalla loro costituzione, costituiscono un’unità economica e amministrativa, cui presiede un procurator provinciae Galliae Belgicae et provinciarum Germaniarum1. La riorganizzazione provinciale a cavallo tra III e IV secolo cambia i nomi, ma 1 O procurator Belgicae et duarum Germaniarum; si veda MEYERS, Belgique, 15-16. 1 non la sostanza di una stretta correlazione tra province germaniche e belgiche. La dioecesis Galliarum comprende infatti anche l’area delle province germaniche2. Dalla riduzione delle province germaniche all’area a sinistra del Reno per via della perdita degli agri decumates in poi, la Belgica si trova a dover affrontare problemi legati alla difesa territoriale da incursioni germaniche e da Treviri si muovono, nel IV secolo, alcune importanti spedizioni talora guidate dagli imperatori stessi. Ciò finisce per caratterizzare questa provincia in maniera diversa dalla Lugdunense o dall’Aquitania. La gestione delle truppe renane da parte delle autorità insediate in Belgica appare altresì chiara nelle vicende che vedono per protagonisti gli usurpatori di III e IV secolo, che utilizzano spesso Treviri come loro base. Un passo del panegirico per Costantino del 313 utilizza il nome del Reno per indicare, con una metonimia, la sede imperiale di Treviri, da cui Costantino parte per combattere contro Massenzio (IX [12], 5, 5). Quanto detto a proposito della difesa del territorio ha anche un risvolto di carattere economico. Nell’età della tetrarchia e di Costantino i Panegyrici Latini testimoniano indirettamente l’esistenza del problema degli agri deserti, ossia dell’abbandono delle terre, nella zona di nostro interesse. L’unica soluzione può essere per gli imperatori l’insediamento, in qualità di coloni, dei barbari delle gentes sottomesse. Una tale barbarizzazione doveva rendere la Gallia Belgica strutturalmente affine al territorio delle province germaniche, in cui il problema dello spopolamento doveva però presentarsi in maniera più grave. Al di là di tale problema e della minore prosperità dell’area direttamente adiacente al Reno, lo stato delle province germaniche e della Belgica doveva apparire in gran parte uguale. Nell’Ordo Urbium Nobilium, Ausonio, non facendo menzione di Colonia e Magonza – divenute probabilmente, almeno nel secondo caso, semplici basi militari, soprattutto dopo che Costantino ebbe dato maggiore rilevanza all’exercitus comitatensis, alle truppe mobili, rispetto ai limitanei – pone Treviri al sesto posto per importanza tra le più prestigiose città dell’impero e ne parla in questi termini: Armipotens dudum celebrari Gallia gestit / Trevericaeque urbis solium, quae proxima Rheno / pacis ut in mediae gremio secura quiescit, / imperii vires quod alit, quod vestit et armat. / Lata per extentum procurrunt moenia collem: / largus tranquillo praelabitur amne Mosella, / longinqua omnigenae vectans commercia terrae. (Ordo Urbium Nobilium, vv. 28-34, ed. Green). La città di Treviri e il suo territorio rappresentano dunque il nucleo di quella parte dell’impero nord-occidentale che si estende sul Reno, sono baluardo per la difesa di questa zona da incursioni germaniche – e naturalmente anche usurpazioni – e sono dotati di favorevoli condizioni economiche. Data l’importanza del territorio germanico, mi è sembrato opportuno svolgere un riesame della documentazione relativa alla sua vita economica e ai caratteri della sua società nei secoli del tardo impero, che possa allo stesso tempo offrirne nuove letture, e cercare di trarne qualche spunto originale per l’interpretazione dell’Occidente tardoantico. Un contributo indispensabile al tipo di studio che mi propongo è già stato dato, negli anni ’70 e ’80 dello scorso secolo, da Edith Mary Wightman, con le due monografie “Roman Trier and the Treveri” (London 1970) e soprattutto “Gallia Belgica” (London 1985). Nei decenni successivi la documentazione, soprattutto quella archeologica, è cresciuta, e la sua raccolta e analisi è stata opera di studi di carattere locale, di riviste di archeologia “regionali” e minori in lingua tedesca – e non 2 HEINEN, Trier, 219-21. 2 sempre facilmente consultabili in Italia. Il risultato delle scoperte recenti non si è fatto sentire molto né in Italia, dove gli studi sulle province settentrionali dell’impero non rappresentano un ambito frequentatissimo, né negli altri paesi. Il tardo impero è inoltre oggetto di nuove interpretazioni e letture, non sempre accettabili – in particolare nell’attuale tendenza dominante a vedere la tarda antichità in maniera assolutamente ottimistica, tendenza rilevata criticamente da Andrea Giardina3 – da cui Germanie e Belgica non sono state molto toccate, se si fa un paragone, ad esempio, con le province orientali. A questa, che mi sembra una lacuna negli studi attuali, vuole sopperire in parte il presente lavoro. In una fase avanzata della stesura di questa tesi, sono venuto a conoscenza della pubblicazione della nuova monografia di Peter Brown, “Through the eye of a needle” (Princeton-Oxford 2012), che per certi versi copre uno dei principali argomenti che mi sono proposto di esaminare, ossia l’economia agricola delle province settentrionali – Brown però si occupa di tutto l’Occidente romano tardoantico: Spagna, Britannia, Italia, Africa, e le Gallie nel loro complesso – e i rapporti tra i “magnati” che ne erano gli “attori” e la società, urbana e agraria, delle province che usufruivano della ricchezza prodotta dall’agricoltura. La produzione accademica anglofona ha attualmente un’egemonia, per molti versi giustificabile, sull’intero panorama degli studi tardoantichi – e classici in generale; in più Peter Brown, anche se non certo l’iniziatore degli attuali studi storici tardoantichi4, è stato ed è uno dei protagonisti di un innovativo modo di vedere la storia tardoantica, i cui strumenti principali sono lo studio delle élites dirigenti, della loro cultura e del loro pensiero: in altre parole, una “storiografia del potere”. Anche se non copre tutti gli ambiti degni di interesse della società tardoantica – Brown non ha una grande propensione per la storia economica “pura” – perché, comprensibilmente, si concentra su altri motivi, questa storiografia ha avuto molti epigoni, di varia validità scientifica; a maggior ragione l’uscita di una monografia dell’attore principale e iniziatore di questo movimento
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