REGIONE Direzione Regionale Ambiente e Protezione Civile

Provincia di

SIC / ZPS ”Massiccio del , area sommatale” (IT 6050028) STUDIO GENERALE

- RELAZIONE -

Data Consegna: 19/04/2006 Nr. Prot.: Revisione 01 del: Revisione 03 del: Data Approvaz.: Nr. Prot.: Revisione 02 del: Revisione 04 del:

Progettisti: R.T.P. (atto notarile del 20/07/2005)

Collaboratori: Dott. Alessandro Tarquini – Architetto (capogruppo) Dott. Francesco Caponi – Architetto Dott. Robero Bracaglia – Geologo (editing grafico) Dott. Amilcare D’Orsi – Naturalista Dott.ssa Teresa Fusco – naturalista Dott. Domenico Greco – Ingegnere (consulenza botanica) Dott. Alberto Gualdini – Commercialista Dott. Piergiulio Luchetti – Agronomo Dott. Loreto Policella – Architetto

I diritti d’autore sono riservati ai progettisti conformemente alle leggi vigenti ed agli art. 2575,2576,2577,2578 del C.C. . E’ pertanto vietata la riproduzione con qualsiasi mezzo del progetto o di sue parti senza l’autorizzazione scritta dei progettisti. Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028) Indice

I PARTE...... 7 PRESENTAZIONE...... 7 1. CARATTERIZZAZIONE GENERALE DEL SITO...... 9 1.1. Localizzazione e perimetrazione...... 9 1.1.1. Accessibilità ...... 10 1.2. Descrizione generale ...... 11 1.2.1. Scheda Natura 2000 ...... 11 1.2.2. Aggiornamento Scheda Natura 2000 ...... 11 1.2.3. Perimetrazione del SIC...... 13 1.3. Quadro legislativo ...... 14 1.3.1. Quadro normativo regionale...... 14 1.3.1.1. Legge Regione Lazio 2 maggio 1995 n. 17 ...... 14 1.3.1.2. Deliberazione della Giunta Regionale del Lazio del 19 marzo 1996, n. 2146.... 14 1.3.1.3. Legge Regione Lazio 6 ottobre 1997 n.29 ...... 15 1.3.1.4. Deliberazione della Giunta Regionale del Lazio del 2 agosto 2002, n. 1103 ..... 15 1.3.2. Quadro normativo nazionale ...... 15 1.3.2.1. Legge 6 dicembre 1991, n.394...... 15 1.3.2.2. Legge n. 157 dell’11 Febbraio 1992: ...... 16 1.3.2.3. Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997 n.357 ...... 16 1.3.2.4. Decreto Ministeriale 3 settembre 2002 n. 224 ...... 17 1.3.2.5. Legge 3 Ottobre 2002, n.° 221 ...... 17 1.3.2.6. Decreto del Presidente della Repubblica 12 Marzo 2003, n° 120...... 17 1.3.2.7. Decreto Legislativo n. 42 del 22/01/2004 e s.m.i...... 17 1.3.3. Quadro normativo comunitario ...... 17 1.3.3.1. Direttiva Habitat (92/43/CEE) ...... 17 1.3.3.2. Direttiva 97/62/CEE...... 18 1.3.3.3. Direttiva Uccelli (79/409/CEE)...... 18 1.3.4. Quadro normativo internazionale...... 19 1.3.4.1. Convenzione di Berna ...... 19 1.3.4.2. Convenzione di Bonn...... 19 1.3.4.3. Convenzione di Rio de Janeiro...... 19 1.3.5. Altre regolamentazioni...... 19 1.3.5.1. Lista Rossa degli animali d’Italia...... 19

2 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028)

1.4. Vincoli di tutela ambientale ...... 20 1.5. Personale ed infrastrutture per la gestione naturalistica...... 20 1.6. Metodologia ...... 20 1.6.1. Obiettivi del Piano di Gestione ...... 20 1.6.2. Studio Generale...... 24 1.6.3. Indicazioni per la gestione...... 26 1.6.4. Piano di Gestione ...... 26 1.6.4.1. Valutazione socio-economica ...... 26 1.6.4.2. Obiettivi operativi ...... 26 1.6.4.3. Strategie di gestione ...... 27 1.6.4.4. Interventi di gestione...... 27 1.6.4.5. Piano d’azione...... 27 1.6.4.6. Organizzazione gestionale...... 27 1.6.4.7. Monitoraggio...... 28 II PARTE ...... 29 2. QUADRO CONOSCITIVO DEL TERRITORIO...... 29 2.1. Caratterizzazione...... 29 2.1.1. Inquadramento storico...... 29 2.1.1.1. ...... 29 2.1.1.2. ...... 30 2.1.1.3. ...... 30 2.1.1.4. ...... 31 2.1.1.5. Atina...... 31 2.1.1.6. Il sito “Le Fonnelle”...... 32 2.1.2. Inquadramento climatico...... 33 2.2. Inquadramento geologico generale ...... 33 2.2.1. Geologia di dettaglio dell’area ...... 34 2.2.2. Inquadramento pedologico...... 35 2.2.3. Inquadramento geomorfologico ...... 35 2.2.3.1. Attività antropiche...... 36 2.2.3.2. Considerazioni geotecniche...... 36 2.2.3.3. Considerazioni geomorfologiche ...... 36 2.2.4. Idrogeologia: idrografia superficiale...... 37 2.2.5. Inquadramento idrogeologico ...... 37 2.2.6. Sismicità...... 38 2.3. Caratterizzazione biotica: inquadramento vegetazionale e degli habitat presenti...... 40

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2.3.1. Studi Pregressi...... 40 2.3.2. Metodologia ...... 40 2.3.3. Fitoclima...... 41 2.3.4. Inquadramento vegetazionale...... 42 2.3.4.1. Altre formazioni vegetali presenti nel SIC : Faggete...... 43 2.3.4.2. Altre formazioni vegetali presenti nel SIC : Boschi a dominanza di Ostrya carpinifolia ...... 44 2.3.4.3. Altre formazioni vegetali presenti nel SIC : Boschi a dominanza di leccio ...... 44 2.3.4.4. Altre formazioni vegetali presenti nel SIC : Formazione arbustive: I° gruppo .. 45 2.3.4.5. Altre formazioni vegetali presenti nel SIC : Formazione arbustive: II° gruppo 45 2.3.4.6. Altre formazioni vegetali presenti nel SIC : Specie alloctone ...... 46 2.3.5. Habitat di interesse comunitario già segnalati...... 46 2.3.6. Altri habitat di interesse comunitario rilevati...... 50 2.3.6.1. * Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero- Brachypodietea (cod. 6220) ...... 51 2.3.6.2. Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica (cod. 8210) ...... 52 2.3.6.3. * Faggete degli Appennini con Taxus e Ilex (cod. 9210)...... 53 2.3.6.4. Foreste di Quercus ilex e Quercus roduntifolia (cod.9340)...... 54 2.3.7. Specie vegetali di interesse comunitario ...... 54 2.3.8. Altre specie vegetali importanti ...... 54 2.3.9. Specie endemiche...... 55 2.3.10. Orchidee Rilevate...... 55 2.3.11. Altre specie vegetali di rilievo censite ...... 56 2.3.12. check-list delle specie prative presenti nel Monte Cairo...... 56 2.4. Caratterizzazione biotica: inquadramento faunistico ...... 57 2.4.1. Introduzione ...... 57 2.4.2. Caratteristiche generali del sito...... 57 2.4.3. Metodologia ...... 59 2.4.4. Raccolta dati...... 59 2.4.5. Cartografia tematica ...... 60 2.4.6. Check-list delle specie presenti nel massiccio di Monte Cairo...... 61 2.4.7. Risultati delle indagini ...... 61 2.4.8. Erpetofauna ...... 61 2.4.9. Uccelli ...... 62 2.4.10. Mammiferi...... 63

4 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028)

2.4.11. Insetti...... 64 2.4.12. Specie obiettivo...... 64 3. CARATTERIZZAZIONE SOCIO-ECONOMICA...... 65 3.1. Inquadramento socio-economico ...... 65 3.2. Attività antropiche e uso del territorio nel sito...... 72 4. QUADRO PROGRAMMATICO ...... 74 4.1. Proprietà fondiaria...... 74 4.2. Il P.T.R.G...... 74 4.3. Piano Territoriale Paesistico Regionale ...... 74 4.4. Documento Preliminare di Indirizzo del P.T.P.G...... 77 4.5. Altri Piani e Programmi ...... 77 4.5.1. Strumenti di programmazione negoziata (Patto Territoriale) ...... 77 4.5.2. Piano di sviluppo socio-economico e territoriale...... 77 4.5.3. Piano di Sviluppo Locale del G.A.L. “Versante Laziale del PNALM”...... 78 4.5.4. Programma di Riqualificazione Urbana per lo Sviluppo Sostenibile del Territorio “Medio Bacino del , Sora” ...... 78 4.5.5. DOCUP Lazio ...... 78 4.5.5.1. La sottomisura III.3.1...... 78 4.5.5.2. La sottomisura III.3.2...... 79 4.6. Piani e strumenti urbanistici comunali...... 79 4.7. Piano Stralcio per l’assetto idrogeologico - Rischio Frana...... 79 4.8. Vincolo idrogeologico...... 80 5. VALUTAZIONE GENERALE ED IDENTIFICAZIONE DELLE MINACCE ...... 82 5.1. Valutazione Ecologica...... 82 5.1.1. Valore del sito nella Rete Natura 2000 ...... 85 5.1.2. Sintesi delle criticità, individuazione di priorità ...... 86 5.2. Analisi SWOT...... 87 5.3. Valore paesaggistico, storico e archeologico ...... 88 6. BIBLIOGRAFIA...... 90

5 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028)

Autori:

Alessandro Tarquini Architetto [email protected]

Roberto Bracaglia Geologo [email protected]

Amilcare D’Orsi Naturalista [email protected]

Domenico Greco Ingegnere [email protected]

Alberto Gualdini Commercialista [email protected]

Piergiulio Luchetti Agronomo [email protected]

Loreto Policella Architetto [email protected]

6 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028) I PARTE

PRESENTAZIONE

Oggetto del presente Studio Generale è il Sito d’Importanza Comunitaria proposto per la Rete Natura 2000 (SIC), denominato “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”, elemento di indagine fondamentale alla stesura del Piano di Gestione della stessa area comprese le (ZPS) Zone di Protezione Speciale. Si richiama l’attenzione su come la Rete Natura 2000 costituisca un obiettivo strategico dell’Unione Europea tesa a preservare le biodiversità in e di tutti gli stati membri che ospitano habitat specie vegetali ed animali contenute in elenco nella Direttiva Habitat 92/43/CEE e specie ornitiche contenute nella Direttiva Uccelli 79/409/CEE. Queste aree denominate S.I.C. e Z.P.S. sono state individuate da parte della Regione Lazio in n° 183 Siti d’Importanza Comunitaria (SIC) e di concerto con il Ministero dell’Ambiente e del Territorio sono state individuate n° 42 Zone di Protezione Speciale (ZPS) che dovrebbero essere gestite con specifici finanziamenti. Nel territorio provinciale di Frosinone sono contenute 29 aree che appartengono alla Rete Natura 2000, questo importantissimo riconoscimento da parte della Comunità Europea evidenzia l’inviolata naturalità contenuta delle medesime. I finanziamenti a favore della tutela e valorizzazione dei siti Natura 2000 sono contenuti nel DOCUP Obiettivo 2 per il 2000-2006 della Regione Lazio, in particolare la Misura 1.1. “Valorizzazione del patrimonio ambientale regionale” con la Sottomisura 1.1.2 “Tutela e gestione degli ecosistemi naturali”, prevedono la realizzazione di Piani di Gestione (SIC) Il Piano di Gestione del Sito d’Importanza Comunitaria proposto per la Rete Natura 2000 (SIC), oltre alla Zona di Protezione Speciale denominato “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale) ” è stato finanziato dalla Regione Lazio ai sensi della Deliberazione della Giunta Regionale del 02 agosto 2002, n.1103, dandone competenza all’Amm.ne Provinciale di Frosinone per la stesura. La redazione del presente Studio Generale e del Piano di Gestione è stata affidata all’A.T.I. coordinata dall’ Architetto Alessandro M. Tarquini in qualità di capogruppo. Il Piano di Gestione sarà finalizzato a mantenere e rendere più efficace la tutela dei valori naturalistici ed ambientali del Sito d’Importanza Comunitaria (SIC) proposto per la Rete Natura 2000, nonché Zona di Protezione Speciale (ZPS) denominato “Massiccio del Monte Cairo ” in sintonia con l’Art. 6 della Direttiva Habitat.

Saranno prese in considerazione anche le esigenze socio/economiche e culturali della collettività locale caratterizzando il Piano di Gestione con una dinamicità di programmazione tesa ad un uso e godimento più consono del territorio studiato. Sarà quindi indispensabile individuare tutte le caratteristiche peculiarie dei due siti (SIC) e (ZPS), ponendo la massima attenzione sull’attuale stato di conservazione degli Habitat, delle

7 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028) specie attraverso la costituzione di una matrice che conterrà tutte le informazioni legate alle caratteristiche abiotiche, biotiche, socio/economiche e culturali. Questa dinamica metodologia porterà a redigere un piano Azioni/Interventi focalizzato sulla salvaguardia degli habitat e delle specie di interesse comunitario tenendo,inoltre, conto di tutte le evoluzioni in atto sul territorio.

8 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028)

1. CARATTERIZZAZIONE GENERALE DEL SITO

Il presente capitolo è propedeutico alla redazione dello Studio Generale e consite nella individuazione dell’area di studio, nella sua perimetrazione, nell’inquadramento amministrativo della stessa e nella sintesi dell’aggiornamento della scheda NATURA 2000 in funzione delle caratterizzazioni biotiche esguite in dettaglio nei successivi capitoli. Si offre inoltre una panoramica del quadro normativo di riferimento, del sistema dei vincoli presenti e delle potenzialità del sito nell’ottica di una futura organica gestione volta alla tutela di Habitat e specie.

1.1. Localizzazione e perimetrazione Il SIC (ZPS) “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)” si estende su 2.786,84 Ha interessando il territorio dei comuni di Atina, Belmonte Castello, Casalattico, Colle San Magno e Terelle ricadenti nelle Comunità Montane XIV (Atina, Belmonte Castello e Casalattico) e XV (Colle San Magno e Terelle) in Provincia di Frosinone. Le competenze amministrative territoriali sono così suddivise tra i suddetti Comuni: Superficie Incid. % Atina 176,90 Ha 6,35 % Belmonte Castello 10,33 Ha 0,37 % Casalattico 698,13 Ha 25,05 % Colle San Magno 1380,10 Ha 49,52 % Terelle 521,38 Ha 18,71 % TOTALE 2786,84 Ha 100,00 % Tabella 1: incidenza territoriale assoluta e percentuale del SIC tra i Comuni

BELMONTE CASALATTICO CASTELLO

ATINA

TERELLE

COLLE SAN MAGNO

Figura 1: incidenza territoriale assoluta e percentuale del SIC tra i Comuni

Un dato significativo ai fini del presente studio è quello relativo al confronto tra la superficie di territorio ricadente in zona SIC per ciascun (in verde) e la superficie territoriale comunale complessiva (in rosso).

9 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028)

5000,00

4000,00

3000,00

2000,00

1000,00

0,00 ATINA CASTELLO BELMONTE TERELLE CASALATTICO COLLE SAN COLLE MAGNO

Figura 2: rapporto superficie in zona SIC e superficie territoriale comunale

Il sito si sviluppa tra una altezza di 1.000 m s.l.m. e 1.670 m s.l.m. rappresentato dalla vetta del Monte Cairo; l’area si estende intorno alle coordinate geografiche 13°44’00’’ Est e 41°34’50’’ Nord (W/E Greenwich)

1.1.1. Accessibilità I cinque Comuni interessati dal SIC sono raggiungibili da Frosinone attraverso differenti percorsi stradali che si sviluppano lungo le due vallate su cui si affaccia il Monte Cairo ed in particolare a Nord-Est lungo la viabilità della (superstrada -Sora, uscite Atina Inferiore, Belmonte Castello, Cassino) e a Sud-Ovest lungo la viabilità della Valle del Liri (composta dalla autostrada A1, uscite e Cassino, e dalla SS 6 Casilina). La distanza tra il sito e il Capoluogo di Provincia è mediamente di 40,0 Km. Sul versante Ovest esiste una bratella di collegamento trasversale tra le due vallate costituita dalla SP - denominata Tracciolino, che si sviluppa interamente all’interno delle gole del Fiume . Da quanto sopra descritto si possono sintetizare i punti di forza e criticità del sistema localizzativo. Punti di forza • Il diretto contatto con il SIC “Gole del fiume Melfa”; • la vicinanza al Parco Nazionale d’Abruzzo. • la possibilità di raggiungere il sito mediante percorsi agevoli; • l’ampia gamma di accessi al sito.

10 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028)

Criticità • la scarsa notorietà delle valenze naturalistiche del SIC; • l’assenza quasi totale di segnaletica specialistica; • la carenza di percorsi organizzati all’interno del sito. Parametri di monitoraggio • censimento sull’affluenza di visitatori del Sito; • il livello di conoscenza del SIC per mezzo di interviste in loco e la conseguente redazione di opportuni questionari d’indagine. • valutazione dei tempi di percorrenza per il raggiungimento dell’Area.

1.2. Descrizione generale Le caratteristiche generali del SIC e della ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)” di seguito descritte fanno riferimento alle informazioni contenute nella corrispondente Scheda Natura 2000, che dopo la raccolta in situ delle informazioni durante l’elaborazione dello S.G. (campionature ed osservazioni) è stata aggiornata. L’indagine eseguita su “area vasta”, ha preso in considerazione tutti i (potenziali ed attuali) corridoi ecologici che legano il sito nel sistema territoriale e paesaggistico unitario, con gli altri elementi della Rete Natura 2000.

1.2.1. Scheda Natura 2000 Il Sito di Importanza Comunitaria proposto (SIC) nonché Zona di Protezione Speciale (ZPS) “ Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)” è individuato dal Codice Natura 2000 di identificazione del sito IT6050028, così come indicato dal Decreto Ministeriale del 3 aprile 2000, ai sensi della Direttiva Habitat dell’Unione Europea (92/43/CEE) e della Direttiva Uccelli (79/409/CEE). La sua istituzione è dovuta alla presenza dei seguenti habitat e specie di interesse comunitario: Interesse Codice Natura 2000 Nome italiano prioritario Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su 6210 * substrato calcareo ( Festuco-brometalia ) - (*stupenda fioritura di orchidee) Tabella 2: Habitat di interesse comunitario

Interesse Codice Natura 2000 Nome scientifico Nome italiano prioritario A103 SI Falco peregrinus Falco pellegrino A091 SI Aquila chrysaetos Aquila reale A246 SI Lullula arborea Tottavilla A338 SI Lanius collurio Averla piccola A346 SI Pyrrhocorax Pyrrhocorax Gracchio corallino Tabella 3: Specie di interesse comunitario

1.2.2. Aggiornamento Scheda Natura 2000 Lo Studio Generale ha prodotto nuovi dati nella tipologia ecologica del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”, implementando le informazioni sugli habitat e la

11 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028) conseguente copertura (ed il loro dominio), e sulle specie che aggiorneranno la relativa Scheda Natura 2000. Nelle tabelle seguenti sono fornite le informazioni ecologiche relative al SIC e ZPS aggiornate con i nuovi dati. Codice Nome italiano Interesse Percentuale Natura 2000 prioritario di copertura nel SIC Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli 6210 (*) su substrato calcareo ( Festuco-brometalia ) - (*stupenda fioritura di SI 47,40 % orchidee)

Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero- 6220 (*) SI 9,70 % Brachypodietea

8130 Ghiaioni mediterranei occidentali e termofili NO 0,05 %

8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica NO 0,09 %

9210 (*) Faggeti degli Appennini di Taxus e di Ilex SI 25,06 %

9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus roduntifolia NO 9,63 %

---- Altro -- 8,07 %

TOTALE 100,00 %

Tabella 4: Lista aggiornata degli habitat d’interesse comunitario (All. I della 92/43/CEE) presenti nel sito e corrispondente nuova percentuale di copertura (calcolata in base GIS).

Nome comune Nome scientifico Interesse prioritario Nibbio bruno Milvus migrans SI Biancone Circaetus gallicus SI Pellegrino (*) Falco peregrinus SI Averla piccola Lanius collurio SI Falco pecchiaiolo Pernis apivorus SI Aquila reale (*) Aquila chrysaetos SI Succiacapre (*) Caprimulgus europaeus SI Gracchio Corallino (*) Pyrrhocorax Pyrrhocorax SI Tottavilla Lullula arborea SI Coturnice (*) Alectoris greca SI (*) l’asterisco indica specie probabilmente presenti nel SIC, rilevate in passato, ma delle quali non si sono evidenziati segni della presenza durante i sopralluoghi effettuati (fare riferimento alle schede di trattazione delle singole specie) Tabella 5: Lista degli uccelli rilevati nel SIC inseriti nell’Allegato I della Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE.

In particolare, con riferimento ai modelli standard della scheda Natura 2000, si propone il seguente aggiornamento in cui le nuove specie rilevate sono evidenziate con sfondo di colore giallo:

12 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028)

CODICE NOME POPOLAZIONE VALUTAZIONE SITO STANZ. MIGRATORIA POPOL. CONSERV. ISOLAM. GLOBALE RIPROD. SVERN. STAZION.

A091 Aquila crysaetos 2 i C B C B

A103 Falco peregrinus 2p C B C B

Pyrrhocorax A346 50 i C B A B pyrrhocorax

A338 Lanius collurio P D

A246 Lullula arborea P D

Coturnix A113 P C B C B coturnix Phylloscopus A313 P C B B B bonelli Monticola A 280 P C B C B saxsatilis Circaetus A080 P C B C B gallicus

A072 Pernis apivorus P C B C B

A073 Milvus migrans P C B C B

Tabella 6: scheda Natura 2000 aggiornata con le indicazioni sulle specie rilevate.

Gruppo Nome comune Nome scientifico Legislazione di protezione

Mammiferi Lupo Canis Lupus Direttiva Habitat – All. II e IV Mammiferi Istrice Hystrix christata Direttiva Habitat – All. IV Anfibi Salamandrina dagli occhiali* Salamandrina tertigidata Direttiva Habitat – All. II e IV Insetti Arge Melanargie arge Direttiva Habitat – All. II e IV

Tabella 7: Altre specie di fauna presenti nel SIC, (*) l’asterisco indica specie probabilmente presenti nel SIC, rilevate in passato, ma delle quali non si sono evidenziati segni della presenza durante i sopralluoghi effettuati (fare riferimento alle schede di trattazione delle singole specie)

1.2.3. Perimetrazione del SIC Come previsto nella metodologia di lavoro è stata prodotta una verifica puntuale del perimetro della zona SIC allo scopo di verificarne il corretto sviluppo. La perimetrazione fornita dalla scheda Natura 2000 si basa essenzialmente sulla altimetria del massiccio, vincolando l’estensione del Sito di Interesse Comunitario dalla quota di 1.000 m s.l.m. fino alla massima quota di 1.670 m s.l.m. rappresentata dalla vetta del M. Cairo. Tale criterio da un lato garantisce l’inclusione di tutti gli habitat prioritari all’interno del perimetro, ma dall’altro – data l’articolata orografia del territorio – comporta una non esaustiva copertura territoriale. Ciò soprattutto in dipendenza di tre particolari situazioni:

13 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028)

• presenza di concavità significative nello sviluppo planimetrico del perimetro (in corrispondenza delle valli presenti soprattutto sui lati SUD-EST ed OVEST); concavità che rappresentano a tutti gli effetti una continuità tra la circostante area SIC. • Presenza di habitat (ancorché non prioritari) a cavallo del perimetro; tali zone meritano ovviamente parità di trattamento tra le porzioni incluse nella perimetrazione e quelle che ne vengono tagliate fuori. • Presenza di habitat puntuali, anche se non prioritari, all’esterno del perimetro che costituiscono elementi di pregio naturalistico; come i Castagneti di Terelle, ecc. L’inclusione di tutte queste zone all’interno della perimetrazione del SIC avrebbe comportato un aumento significativo della superficie già individuata, senza per altro aggiungere ulteriori habitat prioritari e dunque senza aumentare il valore naturalistico del sito. Si ritiene che dette zone dovranno rimanere all’esterno della perimetrazione ufficiale, ma dovranno essere opportunamente regolamentate per le loro varie vocazioni, rimandando al Piano di Gestione gli ulteriori approfondimenti necessari per la loro tutela.

1.3. Quadro legislativo 1.3.1. Quadro normativo regionale

1.3.1.1.Legge Regione Lazio 2 maggio 1995 n. 17

La L.R. n. 17/95 “Norme per la tutela della fauna selvatica e la gestione programmata dell’esercizio venatorio” disciplina la tutela della fauna selvatica e l’attività venatoria secondo metodi di razionale programmazione delle forme di utilizzazione del territorio e di uso delle risorse naturali, al fine della ricostituzione di più stabili equilibri degli ecosistemi. A tal fine la Regione Lazio provvede a: • promuovere la tutela degli habitat naturali in cui vivono le popolazioni di fauna selvatica; • coordinare la programmazione dell’uso del territorio; • disciplinare l’attività venatoria. Inoltre, in attuazione delle Direttive comunitarie Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (79/409/CEE), la Regione deve provvedere a istituire delle zone di protezione finalizzate al mantenimento e alla sistemazione, conforme alle esigenze ecologiche degli habitat interni a tali zone e ad esse limitrofi.

1.3.1.2.Deliberazione della Giunta Regionale del Lazio del 19 marzo 1996, n. 2146

La Regione Lazio ha partecipato, come tutte le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano, alla realizzazione del Progetto Bioitaly individuando sul proprio territorio i siti con habitat e specie di importanza comunitaria. Quindi ha approvato l’elenco dei 199 siti, fra SIC e ZPS, con Deliberazione della Giunta Regionale n. 2146 “Approvazione della lista dei siti con valori di importanza comunitaria del Lazio ai fini dell’inserimento nella Rete Ecologica Europea Natura 2000”, coerentemente con le disposizioni della Direttiva 92/43/CEE.

14 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028)

1.3.1.3.Legge Regione Lazio 6 ottobre 1997 n.29

La L.R. n. 29/97 “Norme in materia di aree naturali protette regionali e successive modificazioni e integrazioni” con cui la regione Lazio recepisce la Legge Quadro per le aree protette (L.394/91), promuove “la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale, costituito da formazioni fisiche, biologiche, geologiche e geomorfologiche che, assieme agli elementi antropici ad esse connessi, compongono nella loro dinamica interazione, un bene primario costituzionalmente garantito”. In particolare, l’Art. 6 prevede che la Regione tuteli i SIC individuati in base ai criteri contenuti nella Direttiva 92/43/CEE: i siti sono pertanto tutelati a norma della disciplina di attuazione della normativa comunitaria e sono integrati nello schema di piano regionale delle aree protette. Ad essi si applicano le previsioni di cui all’art. 10 della L.R. 74/91 ”Disposizioni in materia di tutela ambientale”, ossia l’adozione, qualora vengano accertate situazioni di grave pericolo o di danno ambientale, di ordinanze per la sospensione di lavori ed opere che rischiano di compromettere interessi generali di tutela ambientale e provvedimenti di divieto di qualsiasi trasformazione di aree di particolare pregio naturalistico e paesistico.

1.3.1.4.Deliberazione della Giunta Regionale del Lazio del 2 agosto 2002, n. 1103

La DGR n. 1103/02 “Approvazione delle linee guida per la redazione di piani di gestione e la regolamentazione sostenibile dei SIC e ZPS, ai sensi delle Direttive nn. 92/43/CEE (habitat) e 79/409/CEE (uccelli) concernenti la conservazione degli habitat naturali e seminaturali della flora e della fauna selvatiche di importanza comunitaria presenti negli Stati membri, anche per l’attuazione della Sottomisura I.1.2 “Tutela e gestione degli ecosistemi naturali” (Docup Obiettivo 2 2000-2006)) costituisce l’atto amministrativo più avanzato sulla conservazione delle specie e degli habitat e sulla conseguente gestione dei siti Natura 2000 della Regione Lazio. La deliberazione, che recepisce le “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000”, contenute nel D.M. n.224/02, si pone l’obiettivo di approvare le linee guida per la redazione di piani di gestione e la “regolamentazione sostenibile” dei siti Natura 2000, in applicazione della Direttiva Habitat e per “fornire criteri metodologici per l’attuazione dei programmi di sistema” previsti nei SIC e ZPS inseriti nel Documento Unico di Programmazione 2000-2006. Le Linee guida hanno “valenza di supporto tecnico-normativo alla elaborazione di appropriate misure di conservazione funzionale e strutturale” per i siti Natura 2000: tali misure sono rappresentate da idonee forme di gestione rappresentate dai piani, dai regolamenti per la tutela dei valori di importanza comunitaria e da “interventi per la salvaguardia e il recupero di situazioni particolarmente vulnerabili e minacciate”.

1.3.2. Quadro normativo nazionale

1.3.2.1.Legge 6 dicembre 1991, n.394

A livello nazionale la normativa di riferimento in materia di aree naturali protette è costituita dalla Legge quadro per le aree naturali protette (L.394/91), che detta “principi fondamentali per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette, al fine di garantire e di promuovere, in forma coordinata, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del paese”. Nonostante i SIC non rientrino tra le aree naturali protette, questa legge costituisce comunque il riferimento normativo a livello nazionale per la gestione di tali siti, e si tiene conto, per la definizione della metodologia adottata per il piano di gestione del SIC, delle disposizioni che, all’art. 12, vengono date relativamente al Piano del Parco .

15 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028)

Questo ha un’importanza fondamentale per le finalità di conservazione e di sviluppo sostenibile all’interno delle aree protette; deve infatti conciliare le esigenze di tutela con le attività antropiche presenti, garantendo le prime e andando a costituire le premesse per le prospettive di sviluppo sostenibile che vengono organizzate dal Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale. Il Piano è quindi lo strumento principale del soggetto gestore dell’area protetta ed ha valenze molto più ampie di quelle prettamente naturalistiche, perché non stabilisce solo gli indirizzi ed i criteri per gli interventi sulla flora, sulla fauna e sull’ambiente naturale in genere, ma disciplina anche l’uso del territorio da parte dei soggetti interessati.

1.3.2.2.Legge n. 157 dell’11 Febbraio 1992:

Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. GU, serie generale, n. 46 del 25 febbraio 1992. Legge che tutela tutta la fauna omeoterma, sia quella oggetto di tutela, sia quella particolarmente protetta, sia quella cacciabile e che rispetto alle leggi precedenti considera la caccia come elemento che partecipa alla gestione faunistica, ponendo sempre in primo piano la tutela della fauna.

1.3.2.3.Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997 n.357

Il recepimento della Direttiva Habitat in Italia è avvenuto con il DPR n.357/97: ” Regolamento recante attuazione della Direttiva 92/43/CEE ” che “disciplina le procedure per l’adozione delle misure previste dalla Direttiva ai fini della salvaguardia della biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali elencati nell’allegato A e delle specie della flora e della fauna indicate negli allegati B, D ed E.” Gli allegati A e B del Regolamento sono stati modificati e gli elenchi inclusi aggiornati dal Decreto Ministeriale del 20 gennaio 1999 “ Modificazioni degli allegati A e B del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n.357, in attuazione della Direttiva 97/62/CE del Consiglio, recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della Direttiva 92/43/CEE ”. Il DPR 357/97 prevede che le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano “adottino per i SIC le opportune misure per evitare il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie, nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate, nella misura in cui tale perturbazione potrebbe avere conseguenze significative per quanto riguarda gli obiettivi del regolamento”. Definisce, inoltre, altri due aspetti estremamente importanti per la tutela della biodiversità di interesse comunitario all’interno dei SIC: • la redazione di una Valutazione di Incidenza di piani territoriali, urbanistici e di settore e di progetti che interessino il SIC, per i quali non è prevista l’applicazione della procedura della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA); • le specie faunistiche e vegetali da tutelare e le opportune misure da adottare in materia di prelievi e di introduzioni e reintroduzioni di specie animali e vegetali. E’ attualmente in corso la procedura per l’approvazione di modifiche e integrazioni al DPR 357/97 relativamente alle norme sulla valutazione di incidenza.

16 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028)

1.3.2.4.Decreto Ministeriale 3 settembre 2002 n. 224

Il D.M. n. 224/02 “ Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000 ” è finalizzato all’attuazione della strategia comunitaria e nazionale rivolta alla salvaguardia della natura e della biodiversità, oggetto delle Direttive comunitarie Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (79/409/CEE). Le linee guida costituiscono un supporto tecnico-normativo alla elaborazione di appropriate misure di conservazione funzionale e strutturale, tra cui i piani di gestione, per i siti della rete Natura 2000. Il decreto, in particolare, delinea l’iter logico-decisionale per la scelta del piano di gestione per un sito Natura 2000 e ne definisce la struttura, ai sensi dell’art. 6 della Direttiva Habitat.

1.3.2.5.Legge 3 Ottobre 2002, n.° 221

Integrazioni alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in materia di protezione della fauna selvatica e di prelievo venatorio, in attuazione dell'articolo 9 della direttiva 79/409/CEE. ( GU n. 239 del 11 ottobre 2002) .

1.3.2.6.Decreto del Presidente della Repubblica 12 Marzo 2003, n° 120

Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997 n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche. GU n. 124 del 30 maggio 2003, serie generale .

1.3.2.7.Decreto Legislativo n. 42 del 22/01/2004 e s.m.i.

Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, ai sensi dell’art. 10 della L. 6/7/2002 n. 137

1.3.3. Quadro normativo comunitario

1.3.3.1.Direttiva Habitat (92/43/CEE)

Con l’adozione delle Direttive Habitat e Uccelli gli Stati Membri hanno consentito l’istituzione di Natura 2000, ossia una rete ecologica di aree destinate alla conservazione della biodiversità sul territorio dell’Unione Europea attraverso la conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. In particolare, la Direttiva Habitat (92/43/CEE) prevede che gli habitat e le specie di interesse comunitario presenti nei SIC siano mantenuti o riportati al loro “stato ottimale di conservazione” attraverso la definizione di strategie di tutela basate su criteri di gestione opportuni. Non è quindi richiesta necessariamente la tutela del SIC con l’istituzione di parchi o riserve, purché la biodiversità di interesse comunitario non sia messa a rischio dalle attività umane o da una loro conduzione ecologicamente non sostenibile. L’iter istitutivo di Rete Natura 2000 prevede che i SIC, una volta valutata la loro proposta da parte dello Stato membro, perdano questa denominazione, per acquisirne un’altra: Zone Speciali di Conservazione (ZSC). L’articolo 6 della Direttiva Habitat recita: “per le Zone Speciali di Conservazione, gli Stati membri stabiliscono le misure di conservazione necessarie che implicano all’occorrenza appropriati piani di gestione specifici o integrati ad altri piani di sviluppo e le opportune misure regolamentari, amministrative o contrattuali che siano conformi

17 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028) alle esigenze ecologiche dei tipi di habitat naturali di cui all’allegato I e delle specie di cui all’allegato II presenti nei siti”. La definizione di queste misure di tutela, a causa della presenza dei SIC in aree antropizzate o direttamente interessate da attività umane, avviene generalmente mediante la stesura di un piano di gestione che dovrà contenere linee guida in grado di assicurare: • la gestione a breve termine del SIC; • la gestione a lungo termine del SIC; • la pianificazione delle azioni in un piano di lavoro coerente e attuabile; • la realizzazione di una rete informativa e di collaborazione che coinvolga i soggetti designati per la gestione dell’area e quelli che svolgono attività a diverso titolo al suo interno.

1.3.3.2.Direttiva 97/62/CEE

Direttiva del Consiglio del 27 ottobre 1997 recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche . GUCE n. L 305 del 08/11/1997 .

1.3.3.3.Direttiva Uccelli (79/409/CEE)

La Direttiva Uccelli (79/409/CEE) concerne la conservazione delle specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio dell’Unione Europea (Art. 1.1) e si applica agli “uccelli, alle uova, ai nidi e agli habitat” (Art. 1.2). I vari allegati della direttiva riportano le specie ed il grado di tutela alle quali devono essere soggette. La Direttiva Uccelli si pone dunque come obiettivo primario la tutela di determinate specie ornitiche, utilizzando come strumento prioritario l’individuazione e la protezione di aree denominate ZPS, in cui tali specie hanno il proprio ambiente vitale. Direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici. GUCE n. 103 del 25 aprile 1979 .modificata da: • Direttiva 81/854/CEE del Consiglio, del 19 ottobre 1981 che adatta la direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici, a seguito dell'adesione della Grecia. GUCE L 319, 07.11.1981 ; • Direttiva 91/244/CEE della Commissione, del 6 marzo 1991 che modifica la direttiva 79/409/CEE del Consiglio concernente la conservazione degli uccelli selvatici (in particolare, sostituisce gli allegati I e III). GUCE L 115, 08.05.1991 (G.U. 13 giugno 1991, n.45, 2° serie speciale) ; • Direttiva 94/24/CE del Consiglio, dell'8 giugno 1994 che modifica l'allegato II della direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici GUCE L 164, 30.06.1994 (GU 12 settembre 1994, n.69, 2° serie speciale) ; • Decisione 95/1/CE del Consiglio dell'Unione europea, del 1° gennaio 1995, recante adattamento degli atti relativi all'adesione di nuovi Stati membri all'Unione europea (Atto di adesione dell'Austria, della Finlandia e della Svezia). GUCE L 1, 01.01.1995 ; • Direttiva 97/49/CE della Commissione, del 29 luglio 1997. (sostituisce l'allegato I della direttiva Uccelli). GUCE L 223, 13.08.1997(G.U. 27 ottobre 1997, n.83, 2° serie speciale) .

18 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028) 1.3.4. Quadro normativo internazionale

1.3.4.1.Convenzione di Berna

La convenzione di Berna si pone come obbiettivo la conservazione di flora e fauna selvatica e dei loro habitat naturali. In particolare si fa riferimento a specie minacciate di estinzione o classificate come vulnerabili. Gli allegati che riguardano la fauna sono due: l’Allegato II comprende le specie da proteggere e per le quali non è prevista alcuna forma di gestione o sfruttamento; l’Allegato III comprende le specie da proteggere per le quali sono previste possibili forme di gestione o i sfruttamento.

1.3.4.2.Convenzione di Bonn

La Convenzione di Bonn, sottoscritta nel 1982, si pone come obiettivo lo sviluppo della cooperazione internazionale allo scopo di conservare le specie migratrici della fauna selvatica. La fauna selvatica deve essere oggetto di un'attenzione particolare per la sua importanza ambientale, ecologica, genetica, scientifica, ricreativa, culturale, educativa, sociale ed economica. Le parti contraenti della Convenzione riconoscono l'importanza della conservazione delle specie migratrici, e affermano la necessità di rivolgere particolare attenzione alle specie migratrici il cui stato di conservazione sia sfavorevole attraverso azioni internazionali rivolte a salvaguardare habitat, siti di sosta, di riproduzione e di svernamento delle specie..

1.3.4.3.Convenzione di Rio de Janeiro

La Convenzione sulla diversità biologica è stata firmata dalla Comunità Europea e da tutti gli Stati Membri nel corso della Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo, tenutasi a Rio de Janeiro dal 3 al 14 giugno 1992. La Convenzione si pone come obiettivo quello di anticipare, prevenire e attaccare alla fonte le cause di significativa riduzione o perdita della diversità biologica in considerazione del suo valore intrinseco e dei suoi valori ecologici, genetici, sociali, economici, scientifici, educativi, culturali, ricreativi ed estetici. Promuove, inoltre, la cooperazione internazionale, regionale e mondiale tra gli Stati e le organizzazioni intergovernative e non governative.

1.3.5. Altre regolamentazioni

1.3.5.1.Lista Rossa degli animali d’Italia

Si tratta di un rapporto sulle specie animali o vegetali definite “a priorità di conservazione” a cura del WWF Italia, che costituisce un elenco in cui sono sintetizzati i cotenuti delle diverse direttive e convenzioni internazionali sopra menzionate e una loro interpretazione con lo stato di conservazione all’attualità sul territorio nazionale delle diverse specie. All’attualità questo documento appare un indispensabile punto di riferimento per l’inquadramento generale biotico e come tale è stato oggetto di consultazione durante tutte le fasi di esecuzione dei rilievi ed osservazioni in loco.

19 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028) 1.4. Vincoli di tutela ambientale Sulla superficie del SIC insistono diversi vincoli di tutela, di seguito riportati in ordine cronologico ed il provvedimento che lo ha istituito. • Legge n. 1497/1939 “Protezione delle bellezze naturali ” (vincolo paesistico); • Legge 1086/1971 e .s.m.i. sul rischio sismico su tutta l’area • Legge n. 431/1985 “Tutela delle zone di particolare interesse ambientale” per le aree al di sopra dei 1.200 m s.l.m • Dir. 92/43/CEE,DPR 08/09/1997, n.357: Sito d’Importanza Comunitaria. Punti di forza • Sottoporre a vincolo l’Area ai sensi della Direttiva Comunitaria 92/43/CEE; • il vincolo di rimboschimento prodotto dal P.T.P.; • il vincolo idrogeologico; Criticità • Non sono state individuate criticità. Indicatori per il monitoraggio • Alla luce di quanto sopra espresso il monitoraggio dell’area del SIC altro non sarà che l’ottemperanza ai vincoli esistenti su di essa.

1.5. Personale ed infrastrutture per la gestione naturalistica Al momento della redazione della presente relazione non sono presenti personale e strutture preposte alla gestione del SIC.

1.6. Metodologia 1.6.1. Obiettivi del Piano di Gestione Il Piano di Gestione del Sito d’Importanza Comunitaria proposto per la Rete Natura 2000 (SIC), oltre alla Zona di Protezione Speciale denominato “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)” è stato finanziato dalla Regione Lazio ai sensi della D.G.R. del 02 agosto 2002, n.1103, dandone competenza all’Amm.ne Provinciale di Frosinone per la stesura.

20 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028)

Inventario delle previsioni Il sito è interno o esterno normative riferite al sito ad un’area naturale già protetta?

interno esterno

Gli strumenti di protezione esistenti sono Il Piano di Gestione è sufficienti a mantenere in uno stato di necessario rispetto alle misure conservazione soddisfacente gli habitat e di conservazione obbligatorie e le specie per le quali il sito è stato NO agli strumenti di pianificazione individuato? già esistenti?

SI NO SI

IL SITO NON RICHIEDE SPECIFICHE E’ possibile integrare le MISURE DI CONSERVAZIONE misure di conservazione e gli SI strumenti di pianificazione già esistenti?

NO

IL PIANO DI GESTIONE E’ NECESSARIO

Figura 3: Processo metodologico decisionale

Il Piano di Gestione, in sintonia a quanto contenuto nell’Art. 6 della Direttiva Habitat, si è posto lo scopo di ottenere le migliori condizioni degli Habitat e delle Specie presenti, i quali in ragione della loro presenza hanno determinato l’istituzione del SIC, con l’applicazione di flessibili piani di salvaguardia e gestione che si adattano anche alla presenza di attività antropiche. Lo Strumento di Gestione ricalca, il processo metodologico definito dal Ministero dell’Ambiente e del Territorio nelle “Linee Guida per la Redazione dei Piani di Gestione di SIC e di ZPS”, rappresentato in Errore. L'origine riferimento non è stata trovata. . Tutta la metodologia si è basata sui contenuti dei documenti proposti dall’Unione Europea, dal Ministero dell’Ambiente della Tutela del territorio e dalla Regione Lazio e che sono : • Allegato II “Considerazioni sui piani di gestione” del documento “La Gestione dei Siti della Rete Natura 2000. Guida all’interpretazione dell’articolo 6 della Direttiva Habitat 92/43/CEE, 2000”;

21 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028)

• “Linee Guida per la Redazione dei Piani di Gestione di SIC e di ZPS” redatte dal Ministero dell’Ambiente e del Territorio, Servizio Conservazione Natura, nell’ambito del PROGETTO LIFE 99 NAT/IT/006279. D.M. del 3/9/2002 pubblicate sulla G.U. n° 224 del 24/9/2002; • “Linee guida per la redazione dei piani di gestione e la regolamentazione sostenibile dei SIC e ZPS” redatte dall’Assessorato All’Ambiente – Direzione Regionale Ambiente e Protezione Civile della Regione Lazio. DGR 2002/1103 pubblicato sul BURL n°28 del 10/10/2002. Fondamentale apporto scientifico e metodologico è stato dato dalle documentazioni prodotte dall’Unione Europea sugli specifici argomenti non ultima le Linee Guida tratte dalle conclusioni del seminario di Galway suggerite nel Programma dei Lavori consegnatoci l’Amm.ne Provinciale. La strutturazione del Piano di Gestione è stata concepita secondo il modello seguente dettato dalle Linee Guida per la Redazione dei Piani di Gestione dei Siti Natura 2000

Figura 4: Struttura del Piano di Gestione Fonte: Linee Guida per la Redazione dei Piani di Gestione dei Siti Natura 2000

La stesura del P.di G. è stata eseguita in ottemperanza a quanto previsto e contenuto nel DOCUP della Regione Lazio.

22 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028)

STUDIO GENERALE

Caratterizzazione Caratterizzazione Caratterizzazione Caratterizzazione ABIOTICA BIOTICA SOCIO -ECONOMICA TERRITORIALE -AMM.TIVA

Risultati Risultati Risultati Risultati Criticità Criticità Criticità Criticità

VALUTAZIONE GENERALE

Valutazione ECOLOGICA Valutazione SOCIO -ECONOMICA

PIANO DI GESTIONE

Obiettivi Strategia di Gestione Uso del Territorio del Piano di Gestione

Ambiti omogenei d’intervento Regolamento (ZONIZZAZIONE) (N.T.A.)

Interventi di Gestione

Monitoraggio

Organizzazione gestionale

Piano di Azione

Il Piano si compone di uno Studio Generale propedeutico alla redazione del Piano di Gestione così come indicato dai documenti prodotti dal Ministero dell’Ambiente e del Territorio, Direzione Conservazione Natura. Il primo costituisce l’analisi dello “ stato di fatto ” del territorio individuando e descrivendo aspetti prettamente scientifici (dalla caratterizzazione abiotica a quella biotica) ed aspetti socio economici generali. Tali caratteristiche, attraverso l’analisi dei relativi -punti di forza -criticità - indicatori per il monitoraggio , sono oggetto di una attenta valutazione generale del sito (ecologica, socio-economica, ecc.), che costituisce la base per la successiva pianificazione propriamente detta, che sarà finalizzata al miglioramento delle condizioni di habitat e specie.

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Lo schema metodologico adottato, riassunto nella figura seguente, rappresenta la struttura del Piano di gestione del SIC “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”.

1.6.2. Studio Generale Lo Studio Generale si propone di profilare la struttura sociale, economica ed ecologica del SIC seguendo le modalità di seguito elencate: • individuazione della biodiversità di interesse comunitario definendone i pregi, lo stato di conservazione, le riticità e gli indicatori per il monitoraggio • rapporto tra le attività umane / biodiversità, sia all’interno del SIC che all’esterno di quest’ultimo. I campi di studio saranno composti dalle: • caratteristiche amministrative del territorio; • caratteristiche socio economiche; • caratteristiche biotiche; • caratteristiche abiotiche. Sono stati tratti tutti gli aspetti e le caratteristiche strettamente legati alla presenza delle biodiversità d’interesse comunitario oltre a tutti i parametri che è stato possibile rilevare ed aggiornare i quali hanno consentito di applicare puntualmente la metodica da noi adottata. Di conseguenza sono stati inseriti tutti i dati di aggiornamento nella Scheda Natura 2000. Particolare attenzione è stata data, nella stesura dello Studio Generale, alla sua elasticità (nella più ampia accezione) così da allargare il campo di esistenza alle metodologie canoniche non disdegnando applicazioni sperimentali ed innovative. L’elaborazione dello Studio Generale ha contemplato l’informatizzazione di tutti i dati amministrativi, economici, fisici, ecologici dell’area; georeferenziando, sia pur con grande difficoltà, gli stessi e redigendo un SIT compatibile con il sistema informativo Provinciale e Regionale. L’immediata lettura dello S.G. così realizzato consente di operare le possibili valutazioni incidenti, oltre a costituire una piattaforma per la elaborazione del P. di G.. Di seguito si elencano le caratteristiche innovative della metodologia usata nella redazione dello S.G.: 1. indicazioni socio / economiche strettamente legate all’habitat e specie di interesse comunitario; 2. indicazioni amministrative / territoriali strettamente legate all’habitat e specie di interesse comunitario; 3. indicazioni sulle attività antropiche strettamente legate all’habitat e specie di interesse comunitario; 4. indicazioni sulle caratteristiche abiotiche / clima e come queste influenzano l’habitat e le specie; 5. censimento di tutte le attività umane ricadenti nell’area di studio (SIC); 6. indicazioni ottenute da interviste in loco rivolte a personaggi rappresentativi (stakeholders).

24 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028)

In particolare: Caratterizzazione abiotica Ha come obiettivo lo studio del contesto abiotico su cui poggia l’ecosistema presente nel sito. In particolare, ai fini del Piano di Gestione, si concentra sul definire le influenze che la geologia, la geomorfologia, la pedologia, il clima e dell’idrografia esercitano sugli habitat e sulle specie di interesse comunitario rilevate nel SIC. Lo studio restituisce la definizione di criticità specifiche e delle appropriate metodologie di monitoraggio. Caratterizzazione biotica Ha come obiettivo la definizione dello status e della distribuzione degli habitat e delle specie di interesse comunitario nel SIC attraverso una serie di rilievi sul campo focalizzati sugli habitat e le specie di interesse comunitario. Inoltre fornisce delle indicazioni sulle criticità a cui possono essere soggette con i sistemi di monitoraggio dell’evoluzione ecologica più adatti nel contesto locale. Questa analisi permette di rilevare la presenza di ulteriori habitat e specie di interesse comunitario rispetto a quelle segnalate e di individuare possibili specie alloctone ed infestanti verificandone lo stato. Lo studio restituisce la definizione di criticità specifiche e delle appropriate metodologie di monitoraggio. Caratterizzazione socio economica L’analisi delle variabili socio-economiche oltre a rappresentare un elemento fondamentale nella definizione del contesto di riferimento, ha come obiettivo anche quello di evidenziare eventuali criticità del sistema territoriale in termini di sviluppo e di squilibri. Tale analisi è stata condotta sulla base di diverse fonti statistiche, riconducibili principalmente a dati ISTAT (censuari e non), ANCITEL, CCIAA, ecc.. Inoltre, deve essere premesso che le informazioni ricavate fanno riferimento a periodi diversi ed in qualche caso, non essendo disponibili dati più aggiornati (perché ancora provvisori, incompleti o mancanti del tutto), al censimento del 1991. La caratterizzazione socio-economica ha come obiettivo la definizione delle principali caratteristiche economiche e sociali del territorio in esame. L’analisi si basa sulla determinazione di una serie di indicatori (raccolti nel relativo allegato n° SG01), raggruppabili nelle seguenti classi: • indicatori demografici; • indicatori della struttura abitativa; • indicatori della struttura economico-produttiva; • indicatori di fruizione turistica; Gli indicatori demografici rappresentano un’informazione utile alla comprensione della composizione, del comportamento e delle tendenze evolutive (invecchiamento, spopolamento, ecc.) della popolazione residente. Gli indicatori della struttura abitativa forniscono dati sulle scelte abitative e sull’attitudine della popolazione a risiedere in aree più o meno urbanizzate. In particolare, con riferimento al SIC, si cerca di valutare l’evoluzione della componente antropica che insiste nell’area. Attraverso gli indicatori della struttura economico-produttiva si definisce la condizione del sistema locale in termini di vocazione produttiva e dinamicità imprenditoriale e la possibilità di creare nuova occupazione con attività connesse alla presenza del SIC. Un altro indicatore è quello relativo alla fruizione turistica del sito poiché è strettamente legato alle risorse del territorio, alle sue potenzialità di attrazione e al livello di domanda e di offerta ricettiva presente nello stesso.

25 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028)

Per tutti i suddetti indicatori sono stati considerati anche i corrispettivi dati a livello provinciale e regionale, in modo da fornire un quadro di riferimento più ampio ed evidenziare eventuali disomogeneità e criticità specifiche. Di ogni indice adottato vengono riportati nella tabella seguente la definizione, la motivazione che ne ha determinato l’adozione in termini di incidenza (diretta o indiretta) sul SIC, la fonte dell’informazione (ISTAT, Ancitel, C.C.I.A.A., ecc.) ed il riferimento, inteso come soggetto che ne ha ritenuto significativa l’adozione (“Linee Guida” e/o gli Autori del seguente Piano) Caratterizzazione territoriale amministrativa Comprende l’inquadramento amministrativo del territorio in cui il SIC è posto e l’individuazione dei vincoli e degli strumenti di pianificazione in vigore o in via di definizione nell’area, al fine di garantire la congruenza e l’integrazione del Piano di Gestione con gli strumenti di pianificazione territoriale. La caratterizzazione prevede anche la definizione di criticità specifiche e delle appropriate metodologie di monitoraggio.

1.6.3. Indicazioni per la gestione L’analisi condotta sulla valutazione ecologica del sito contenuta nell’ultimo capitolo dello Studio Generale ha rilevato da un lato la presenza di fattori di vulnerabilità e criticità che costituiscono minacce per la conservazione biotica, e d’altro lato le potenzialità ancora inespresse del sito. Da una accurata sintesi dei punti di forza e delle criticità scaturisce il processo di detrminazione degli obiettivi operativi che – ricolcando i tre ambiti di azione (tutela e salvaguardia della biodiversità, sviluppo socio-economico, gestione sostenibile) – saranno l’elemento di fulcro del processo di zonizzazione. Il processo di pianificazione, alla luce della importanza ecologica di alcune realtà non presenti nella perimetrazione iniziale del SIC, ha interessato anche zone esterne allo stesso offrendo indicazioni di gestione agli enti territoriali preposti in sintonia con gli strumenti urbanistici vigenti.

1.6.4. Piano di Gestione Le finalità del Piano di Gestione, tese a mantenere e rendere più efficace la tutela dei valori naturalistici ed ambientali, saranno tese ad avere una spiccata versatilità di programmazione tale da adattarsi, di volta in volta a tutte le scelte di gestione operate alla luce di quanto ottenuto dalle indagini propedeutiche. I parametri di sintesi (amministrativi, socio/economici ed ecologici) derivati dallo Studio Generale permetteranno di strutturare un Piano di Gestione conferendo ad esso la già detta versatilità.

1.6.4.1.Valutazione socio-economica

L’indagine socio/economica rileverà il trend posto in essere sul territorio attingendo dai dati emersi dalla valutazione ecologica.

1.6.4.2.Obiettivi operativi

Alla luce delle intrinseche caratteristiche ecologiche dell’area, in ottemperanza agli obiettivi del P.di G., sono stati desunti i parametri operativi socio/economici e di sostenibilità ecologica necessari alla tutela delle specie e degli habitat di interesse comunitario.

26 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028)

1.6.4.3.Strategie di gestione

Dall’insieme delle valutazioni si arriva alla individuazione delle strategie di gestione che determineranno la continuità dello stato ottimale habitat/specie che hanno permesso l’istituzione del Sito di Interesse Comunitario, ottemperando a quanto contemplato nell’art.6 della Direttiva Habitat. Si arriva , infine, a stabilire la zonizzazione degli ambiti omogenei d’intervento ed alla conseguente stesura di un regolamento di attuazione (delle norme di attuazione).

1.6.4.4.Interventi di gestione

Le strategie di gestione troveranno pratica realizzazione attraverso la definizione programmatica degli interventi gestionali che consentiranno l’attuazione delle azioni di ripristino, di conservazione, di ricerca e valorizzazione delle componenti ambientali. Le categorie d’intervento sono: • interventi ordinari – monitoraggio e mantenimento ottimale delle condizioni deglle specie e dgli habitat; • interventi straordinari – recupero e ripristino delle condizioni delle specie e degli habitat. Ciascun intervento comporterà la definizione dei relativi indicatori per il monitoraggio, sì da poter controllare in qualsiasi momento l’efficacia degli stessi.

1.6.4.5.Piano d’azione

In esso sono stabilite in ordine d’importanza e/o urgenza tutte le azioni contenute nel Paino di Gestione con la relativa tempistica di attuazione. Gli interventi seguiranno il seguente ordine di priorità: 1. interventi definiti non urgenti: l’insieme degli interventi che non si profilano con caratteristiche di speciale urgenza ma fondamentali per la buona gestione del SIC.. 2. interventi definiti urgenti : l’insieme degli interventi che si profilano con caratteristiche di speciale urgenza fondamentali per la buona gestione del SIC.. 3. interventi definiti ordinari : l’insieme degli interventi che riguardano opere e/o progetti in corso di realizzazione o quelli individuati e contenuti nel Piano di Gestione. I tempi di realizzazione si articoleranno in: interventi a breve e medio termine (BMT), con tempi di realizzazione che vanno da un minimo di 12 mesi ad un massimo di 36 mesi; interventi a lungo termine (LT), con tempi di realizzazione che vanno da un minimo di 36 mesi ad un massimo di 60 mesi ed oltre;

1.6.4.6.Organizzazione gestionale

In essa sono contenute le procedure tecnico-amministrative per l’eseguibilità del Piano dove sarà suggerito un assetto di gestione calzante al S.I.C. e all’insieme di tutte le attività in previsione contenute negli interventi di gestione.

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In particolar modo si farà riferimento alle procedure e metodologie tipiche di “Agenda 21” che prevedono, per l’attuazione degli interventi, il diretto coinvolgimento degli stakeholders attraverso Forum Territoriali, e incontri di concertazione con tutti gli attori locali sia pubblici che privati. Sarà altresì favorita la divulgazione del PdG allo scopo di trasferire i contenuti essenziali dello stesso alla popolazione interessata

1.6.4.7.Monitoraggio

Attrverso le indicazioni di valutazione dell’applicabilità del P. di G. si opererà il monitoraggio di tutti gli indicatori che si integreranno nella sruttura di gestione e di azione del piano.

28 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028)

II PARTE

2. QUADRO CONOSCITIVO DEL TERRITORIO

2.1. Caratterizzazione

Il presente capitolo è da leggersi unitamente alla relativa cartografia di inquadramento territoriale e di tipo geologico, deomorfologico, idrologico e pedologico.

2.1.1. Inquadramento storico Nei successivi paragrafi sono sinteticamente riportate le notizie storico-culturali, architettoniche ed archeologiche necessarie per la definizione di una panoramica generale dei relativi centri amministrativi incidenti sul SIC. Tale ricerca è stata condotta con procedimenti di sintesi di notizie reperite in loco, da testi e da altre pubblicazioni raccolte durante le fasi di incontro con gli stakeholders, successivamente rielaborate nella breve trattazione che segue. La frammentarietà dei dati storici, archeologici, ecc. raccolti denuncia la mancanza di organicità delle informazioni, e ciò anche a causa della coincidenza di differenti competenze amministrative tra le due Comunità Montane in cui il sito ricade. Prima di procedere ad illustrare i brevi cenni storici, artistici, archeologici, economici dei cinque Comuni oggetto di approfondimento, vale la pena evidenziare il rapporto socio-economico prioritario che l’Abbazia di Montecassino ha avuto negli ultimi secoli con questo territorio attraverso scambi commerciali dei prodotti legati alle risorse rurali. Ancora oggi il Cenobio rappresenta il fulcro emergente per l’intero territorio anche se i rapporti sono mutati verso scambi turistici e culturali.

2.1.1.1.Colle San Magno

Colle San Magno è un centro prettamente agricolo situato a circa 45 km a sud-est del capoluogo di provincia, posto a 540 metri s.l.m. ed esteso su un territorio di circa 44,66 kmq. Fondato nell'XI secolo e oggetto di lunghe contese fino al 1861, anno in cui, con l’unità d’Italia, Colle San Magno entra nella vita politica, civile, amministrativa nazionale, il Comune ha conservato una vocazione prettamente agricola e montana e anche oggi i suoi boschi sono attraversati da sentieri (già fruiti in passato per le modeste attività legate alla produzione e vendita del ghiaccio e del carbone vegetale oltre alla presenza delle cave d’asfalto) molto frequentati ancora oggi dagli abitanti anche per la ricerca del tartufo. La presenza di altri siti rurali, come quello in località “ Le Iannole ”, nel territorio di connessione tra il SIC del M. Cairo ed il SIC delle Gole del Melfa, rappresentano una notevole potenzialità per la gestione sostenibile di entrambe i SIC. Il Patrimonio archeologico consiste essenzialmente nella presenza di resti di sepolture dell'età della pietra e reperti vari (frecce in selce e quarzite).

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Il Patrimonio storico e architettonico è composto dal Castello medioevale, dalla Chiesa di S.M. Assunta e dalle Vecchie miniere di asfalto che nel secolo scorso erano collegate a tramite una teleferica di cui restano sporadiche tracce.

2.1.1.2.Terelle

Terelle è un centro montano, situato a 72 km a Sud-Est del capoluogo di provincia, posto a 905 metri s.l.m. ed esteso interamente sul versante settentrionale del monte Cairo per 31,67 kmq. Fondata intorno all’anno 1000, intorno ad un nucleo fortificato parzialmente distrutto nella II guerra mondiale. Le costruzioni coeve attorno a detto nucleo sono ancora abitate. L’economia tipica nei secoli scorsi era rappresentata esclusivamente dallo sfruttamento delle risorse naturali montane: pastorizia, agricoltura sui terrazzamenti, castagneti, commercio estivo del ghiaccio accumulato durante l’inverno nelle “ fosse della neve ” ( cavità naturali site al alta quota ). Ancora oggi il Paese conserva una vocazione prettamente montana, ma negli ultimi anni si è rivolta anche al settore turistico; i sentieri del CAI e la recente ristrutturazione dei rifugi (“ Le Casermette ”) in infrastrutture ricettive rappresentano un primo passo per una migliore fruizione dei luoghi. Altri siti rurali, come quello in località “ Pozzagoni-Laghi ” rappresentano da un lato una potenzialità non completamente espressa e dall’altro un valore aggiunto (in termini di archeologia rurale) per il SIC. Il Patrimonio archeologico consiste essenzialmente nella presenza di ruderi di vecchi manufatti rurali (edifici, pozzi, muri a secco di terrazzamento) diffusi lungo il pendio OVEST del M. Cairo. Il Patrimonio storico e architettonico è composto dai resti del Castello medioevale e dalla Chiesa di S.Egidio.

2.1.1.3.Casalattico

Casalattico è situato a circa 53 Km a sud-est dal capoluogo di Provincia, nella Valle di Comino, sorge a 420 metri s.l.m. e si estende su una superficie di 28,34 Kmq. Le origini del paese risalgono all’epoca romana, difatti il nome deriva da una antica villa romana, successivamente trasformata in castello medievale, appartenuta a T. Pomponio Attico, amico ed editore di Cicerone. La storia del paese si è sviluppata nei secoli scorsi tra passaggi di sudditanza verso diversi Signori e sconvolgenti eventi naturali (terremoti e colera). L’economia tipica è sempre stata basata sullo sfruttamento delle risorse agricole e montane, tanto da mantenere vive diverse popolose frazioni (come quella di Montattico, Monforte, Vallenoce, Cisterna, ecc.) a quote elevate lungo i pendii del massiccio di M. Cairo. Negli anni ’70 il Paese ha subito un notevole fenomeno di emigrazione verso i paesi nord europei e all’attualità anche lo sfruttamento della montagna con attività di pastorizia è limitatissimo. Il Patrimonio archeologico consiste nella presenza di ruderi di vecchi manufatti rurali (edifici, pozzi, muri a secco di terrazzamento) diffusi lungo i pendii del M. Cairo, intorno alla località “Campo del popolo ” (1.200 m s.l.m.) dove è presente un rifugio di proprietà Comunale. Il Patrimonio artistico-architettonico può avvalersi dei reperti del pittore polacco Taddeo Kuntz, della Scuola Napoletana del Santafede e di Jacopo Colombo (XVIII sec.) all’interno della Chiesa di S. Barbato. Si ricordano ancora la Chiesa della Madonna della Pace, la Chiesa di S. Antonio,

30 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028) la Chiesa di S. Agostino, la Chiesa di S. Nazario e la Chiesa di Madonna degli Angeli. In località Montattico si segnala la presenza di un ponte definito “romano” (attribuzione, questa, derivante presumibilmente dalla fattezza costruttiva) verso il confine con il Comune di Casalvieri.

2.1.1.4.Belmonte Castello

Belmonte Castello è situato ad una distanza da Frosinone di circa 57 Km, al centro di una valle tortuosa e stretta che collega la valle di Comino con il cassinate; sorge a 369 m s.l.m. e si sviluppa su una superficie di 14,25 kmq. Il nome ha origine dal latino “Bellus Mons” a cui nel 1862 fu aggiunto il termine “Castello” ma la storia del piccolo centro lascia tracce solo a partire dall’anno Mille. Anche in questo caso la storia del paese si è sviluppata tra passaggi di sudditanza a diversi casati e solo nel 1851 si dotava di una amministrazione indipendente svincolandosi da quella di Terelle. Belmonte è sempre stato un piccolo paese ed una solida fortificazione, legato economicamente alla valle di Comino ed in particolare ad Atina. L’economia non è mai stata legata alle attività silvo-pastorali tipiche degli altri comuni incidenti sul SIC, anche in considerazione della limitata estensione territoriale sul versante montano. Il Patrimonio archeologico consiste nei resti della cinta muraria, con le sue tre porte principali, nei resti del castello (distrutto durante l’ultima guerra), nella torre, nei resti della Chiesa di San Benedetto de Chio (o Clia), (in località San Venditto), e nei resti dell'aquedotto romano in località “ Costa-Campopiano ”. Il Patrimonio architettonico consiste nella Chiesa di San Nicola (sorta probabilmente nel XII secolo ed affrescata con pitture attribuite al XIV secolo), Chiesa di S. Rocco, Chiesa di S. Venditto. Si segnala la presenza di due depressioni originate da fenomeni carsici; si tratta di due crateri profondi oltre 100 metri in località “Capodivalle” e in contrada “Vaccareccia”.

2.1.1.5.Atina

Atina sorge a circa 50 Km da Frosinone in direzione Est su di un colle a 490 metri s.l.m. e si sviluppa su una superficie totale di 29,80 kmq. La città, di origini Volsche (già citata da Virgilio nel VII° canto dell’Eneide) occupa una posizione privilegiata che domina la Valle ai confini con il Parco Nazionale d’Abruzzo. Un’antica leggenda vuole che Atina sia stata fondata da Saturno, così come , , Aquino ed . La sua storia si sviluppa attraverso le dominazioni Sannitiche (a testimonianza di ciò sono ancora oggi evidenti lunghi tratti delle possenti mura poligonali), quelle Romane (Colonia nel III° sec. a. C.), quelle Longobarde (nel VI° secolo), quelle di differenti Signorie nel periodo medievale (Ducato di Benevento nel 702, Conti e Principi di Capua, Conti dei Marsi e Conti d’Aquino) e quelle del Regno di Napoli a cui fu legata fino al 1860, anno dell’Unità d’Italia. L’economia prevalente del territorio è da sempre legata allo sviluppo intorno al fiume Melfa e ai suoi affluenti dapprima per fini agricoli e, dal 1800 in poi, anche per scopi industriali; il rapporto con la montagna, ad eccezione della presenza di miniere di ferro sul monte Meta, ha da sempre rivestito un ruolo marginale per gli aspetti di sviluppo della economia locale. Il patrimonio archeologico è costituito dai resti di lunghi tratti di mura poligonali che in due diversi circuiti murari sviluppano una lunghezza di circa 8000 metri coprendo una superficie di

31 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028)

110 Ha circa. Nell’agro sono venuti alla luce diversi reperti archeologici, tra cui i resti di una villa romana, mosaici, necropoli ed anche elementi di torri. L’abbondanza di reperti ha favorito l’arricchimento del Museo Civico Archeologico dove sono esposti reperti raccolti nella zona. Il patrimonio architettonico è, per quantità di beni e qualità dei manufatti, di notevole pregio. Il Palazzo Ducale, in stile gotico, realizzato dai Duca di Cantelmo dopo il terremoto del 1349 conserva, tra l’altro, al suo interno uno splendido mosaico a tessere bianche e nere databile al II° sec. a. C. ed ospita, nel salone centrale, il Museo archeologico. La Cattedrale S. Maria Assunta, di classico stile barocco, è riccamente ornata da opere ed arredi di pregevole fattezza. La Chiesa e Convento di San Francesco, edificato nella prima metà del sec. XVII, si distingue per il porticato con quattro archi a sesto ribassato che precedono la facciata della chiesa. Interessanti affreschi all’interno. La Chiesa di Santa Croce, a pianta ottagonale, risale agli inizi del XVIII secolo.

2.1.1.6.Il sito “Le Fonnelle”

Il sito de “ Le Fonnelle ” ricade interamente nel cuore del SIC, è situato in una zona a confine tra i Comuni di Terelle, Cassalattico e Colle San Magno che ne sono parimenti competenti per territorio e fruitori. Per questo motivo si è deciso di considerarlo avulso dalle precedenti trattazioni relative ai singoli ambiti territoriali. Si tratta di un suggestivo ed incantevole altopiano in cui si svolgeva buona parte della attività agricola degli abitanti di Colle San Magno, Casalattico e Terelle, in cui sono presenti i resti di strutture rurali (muri a secco e pozzi). Il sito è stato oggetto di un recente intervento di conservazione e ha il duplice vantaggio di fornire l’approvigionamento idrico per l’abbeveraggio del bestiame in pascolo e costituire un polo di potenziale attrazione turistica. Ad oggi vi si celebra annualmente la “ festa della montagna ” che coinvolge i tre Comuni di pertinenza. Punti di forza • l’alto pregio paesaggistico; • l’elevato valore del patrimonio storico/archeologico dei Comuni interessati. • La presenza in zona SIC di testimonianze storiche di reperti indicanti la vocazione agro- silvo-pastorale. Criticità • La scarsa notorietà dell’Area, e delle ricchezze paesaggistico/ambientali. • Le pubblicazioni edite dalle Amministrazioni locali non hanno mai riguardato il SIC nella sua interezza, ma solo porzioni di esso ricadenti negli ambiti territoriali di competenza. Indicatori per il monitoraggio • valutazione del livello di soddisfazione della visita al Sito. • livello di conoscenza dell’area in esame per mezzo di compilazioni questionari.

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2.1.2. Inquadramento climatico Dagli elementi di analisi non sono emersi elementi di particolare criticità per la tematica clima. I fenomeni climatici globali e le loro conseguenze a scala locale impongono di verificare, nel medio e nel lungo periodo, eventuali variazioni dei parametri meteorologici e climatici che possano comportare effetti sulla stabilità dell’ecosistema (ad es. aumento della temperatura). L’indagine climatica è stata svolta evidentemente sulla base dei soli dati di letteratura disponibili, essendo scarsamente significativa la misurazione di dati in situ che non coprano l’arco dell’intero anno solare. L’importanza di un corretto inquadramento climatico è di fondamentale importanza per il settore agricolo influenzando in modo considerevole le scelte in termini di ciclo produttivo, di specie colturali e di caratteristiche varietali, vista la sensibile influenza che i fattori climatici hanno sull’andamento del ciclo produttivo e sulla resa finale, in termini quantitativi e qualitativi. Punti di forza • Il clima del SIC consente la fruizione turistica per tutto l’arco dell’anno. Criticità • Non si segnalano criticità nei confronti del clima. Indicatori per il monitoraggio • Temperature, precipitazioni, venti, pressione atmosferica, radiazione solare, ecc.

2.2. Inquadramento geologico generale Il territorio del gruppo di Monte Cairo si sviluppa tra i comuni di Arpino e Cassino e morfologicamente è compreso nei (costituendone l’appendice sud-orientale), ma geologicamente se ne differenzia per le caratteristiche geologiche particolari che si rilevano. Gli affioramenti presenti nell’area del Monte Cairo appartengono a depositi sedimentari di piattaforma carbonatica (successioni di calcari e dolomie deposti in ambienti di acque sottili a bassa energia, in genere a pasta fine o finissima) depostisi per oltre 200 milioni di anni dal Trias superiore al Cretacico superiore con ripresa della sedimentazione carbonatica nel Miocene inferiore e medio. Tali sedimenti sono stati coinvolti nella strutturazione della catena appenninica a partire dal Messiniano insieme a tutto il settore simbruino-ernico. Durante la precedente fase tettonica, che ha coinvolto il settore dei -Ausoni-Aurunci nel Tortoniano superiore, l’area in esame costituiva il margine esterno dell’avanfossa che ha ospitato la sedimentazione dei depositi torbiditici della ( Formazione di Frosinone) che si sono depositati in trasgressione sui depositi della piattaforma laziale-abruzzese . Più in generale il settore in esame è delimitato, tramite il settore simbruino-ernico, verso nord-est dalla superficie tettonica di sovrascorrimento del Fronte della Val Roveto (età Messiniano inferiore). L’intera area inoltre presenta elementi di tettonica pellicolare, retroscorrimenti e tettonica trascorrente che rendono molto complessi i rapporti geometrici tra le diverse unità tettoniche riconoscibili. In tempi successivi alla strutturazione del catena appenninica, sviluppatasi dal Miocene inferiore fino al Pliocene inferiore, l’area è stata coinvolta in un’intensa fase tettonica a carattere

33 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028) distensivo. Questa tettonica, connessa con lo sviluppo del bacino Tirrenico, ha causato lo sprofondamento di interi settori di catena lungo sistemi di faglie dirette che hanno determinato la formazione di fosse tettoniche all’interno delle quali si sono sviluppati numerosi bacini continentali (lacustri e fluviali) intramontani che hanno determinato, a Ovest del settore in esame, la sedimentazione delle puddinghe di (plio-pleistocene). L’assetto geometrico attuale, del settore preso in esame, è quindi il risultato della sovrapposizione degli effetti della tettonica distensiva postorogena plio-pleistocenica su quelli compressivi legati allo sviluppo della catena appenninica durante tutto il Miocene.

2.2.1. Geologia di dettaglio dell’area Il massiccio del Monte Cairo, verso la Valle Latina, è limitato da una lunga e rettilinea faglia bordiera che decorre da Roccasecca fino a ; a NW esso è separato dai Simbruini dall’estesissima placca dei conglomerati di “Santopadre”, molto potenti e riferibili al Pleistocene intrappenninico: tuttavia questi conglomerati sono bordati tutto attorno da piccole placche di Cretaceo o di Miocene che lasciano intravedere la continuità del Gruppo del Monte Cairo fino alla Valle del Liri ed oltre. In questo massiccio si rilevano sistemi di faglie orientate da Nord a Sud e da Est ad Ovest oltre ad altri sistemi di faglie ad andamento appenninico se pur di limitata estensione rispetto ai rilievi carbonatici adiacenti. L’area è caratterizzata dalla presenza di affioramenti appartenenti alla cosiddetta successione laziale-abruzzese costituita da calcari e dolomie in facies di piattaforma carbonatica depositatesi, nell’area di M.te Cairo, dal Dogger al Paleocene e di seguito descritti:

Calcari del Dogger - Cretacico-inferiore (C3-G5 0) in facies di scogliera e di periscogliera : costituiti da calcari oolitici e pseudo-oolitici alternati a calcari organogeni brecciati e calcari detritici in genere mal stratificati. Questi calcari passano lateralmente a calcari di facies neritica interna. Affiorano a Sud Ovest di Atina in corrispondenza dell’area circostante a Monte Piano. Calcari del Dogger - Cretacico-inferiore (C3-G5) in facies neritica interna : costituiti da calcari regolarmente stratificati di colore variabile dal bianco al nocciola, con intercalazioni irregolari di calcare oolitico e detritico a frammenti arrotondati. Affiorano marginalmente nel settore settentrionale del SIC in esame e diffusamente in corrispondenza dell’area interessata da Monte Cairo. Calcari del Cretacico (Aptiano - Cenomaniano inferiore) (C6-4) in facies neritica interna : costituiti da Calcari nocciola a pasta fine o microgranulari, stratificati talora in grosse bancate, con intercalazioni di livelli oolitici e di micriti straterellate. Alla base della successione è presente un livello bauxitico che testimonia una lacuna stratigrafica dovuta alla parziale emersione della piattaforma carbonatica. Affiorano diffusamente nel settore centrale del SIC di Monte Cairo. Calcari detritici e calcareniti bianche pseudosaccaroidi (Cenomaniano - Paleocene) (PC-Cd) in facies di transizione esterna , in strati o bancate con intercalazioni di brecce calcaree. Nelle zona in corrispondenza di Terelle, Atina e Arpino le calcareniti, le calciruditi e le brecce affiorano in grandi estensioni e con spessori variabili da pochi metri a 400 metri; le calcareniti predominano nettamente sulle brecce calcaree e solo raramente (Belmonte Castello, Monte Cifalco) si hanno forti spessori di quest’ultime. Questo complesso calcareo detritico poggia in trasgressione su terreni talora molto più antichi. Affiorano in prossimità di Terelle e di Belmonte Castello all’estremo orientale dell’area del SIC di Monte Cairo.

34 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028)

Calcari bianchi ed avana microgranulari a pasta fine, a luoghi dolomitici, ben stratificati (Cenomaniano superiore Paleocene) (PC-C6) in facies neritica interna . Al passaggio Cenomaniano Turoniano sono presenti modeste lenti bauxitiche sostituite talora da brecce o da conglomerato puddingoide a cemento rossastro. Affiorano nella fascia compresa tra il SIC del Monte Cairo e il SIC delle Gole del Melfa. Miocene Calcari a Briozoi e Litotamni, brecciole calcaree in trasgressione sui termini sottostanti (Langhiano-Elveziano e Tortoniano pro parte). Sono formati da calciruditi organogene di colore biancastro, con venature ocracee, in grosse bancate mal stratificate. Superiormente si passa a litotipi calcareo marnosi, poi marne calcaree e infine marne. Affiorano nella fascia compresa tra il SIC del Monte Cairo e il SIC delle Gole del Melfa. Depositi Quaternari (depositi continentali) Terre rosse (Olocene) presenti sul fondo di doline e depressioni carsiche o lievemente terrazzate su fondo valle, di genesi alluvionale, rappresentano la porzione insolubile silicatica dei sottostanti calcari. Presentano una modesta potenza valutata in pochi metri. Detriti di falda (Olocene) costituiti da ciottoli poco evoluti di origine prevalentemente frammisti a luoghi a terre rosse. Presentano spessori variabili limitati a pochi metri. Si rinvengono in affioramento ai piedi del versante occidentale di C.le Le Cese e riempiono parte della depressione valliva associata al Rio Armucci.

2.2.2. Inquadramento pedologico I suoli dell’area del SIC del monte Cairo traggono origine dalla trasformazione delle rocce carbonatiche presenti diffusamente. Utilizzando la classificazione della FAO-UNESCO si rileva che l’area in generale è caratterizzata da suoli appartenenti al Gruppo E Rendzinas: si tratta di suoli poco profondi su materiali calcarei; non presentano orizzonti diagnostici tranne che un orizzonte “A” mollico direttamente sovrapposto a materiali fortemente calcarei. Non presenta caratteri vertici. Le aree in cui maggiore appare la presenza di suolo sono localizzate in corrispondenza degli affioramenti di terre rosse e sui versanti soggetti a terrazzamento antropico. Si evidenzia che in corrispondenza delle aree terrazzate, sono presenti fenomeni di erosine del suolo dovuto al completo abbandono delle coltivazioni agricole.

2.2.3. Inquadramento geomorfologico L’area si sviluppa in un territorio a morfologia montuosa con quote superiori ai 950 m s.l.m., la massima quota si raggiunge in corrispondenza del Monte Cairo (1669 m s.l.m.). L’intero settore si sviluppa su rilievi caratterizzati da rocce carbonatiche che presentano pendenze ed esposizioni geografiche estremamente variabili con creste spartiacque che assumono prevalentemente direzione est-ovest e nord-sud. I versanti si presentano abbastanza incisi e si hanno numerose e piccole vallecole separate da brevi e ripetute creste rettilinee affilate. Dall’analisi dei fossi presenti risulta mediamente una densità di drenaggio poco sviluppata evidenziando una discreta permeabilità dei litotipi affioranti; le linee di impluvio si impostano

35 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028) secondo un andamento più o meno parallelo ad indicare un certo controllo tettonico secondo un sistema di fratture ben definito. I processi morfologici maggiormente attivi sono riconducibili all’azione di degradazione chimico-fisica delle acque meteoriche che esercitano un modellamento carsico abbastanza diffuso vista la presenza pressoché totale degli affioramenti delle litofacies calcaree. Tali rocce sono interessate da una fittissima rete di fratturazione di natura essenzialmente tettonica, cui si sommano spesso discontinuità e giunti di stratificazione che favoriscono la penetrazione e l’attacco chimico delle acque superficiali. Questo da origine a fenomeni che generano elementi erosivi superficiali tipo doline e sistemi profondi (ipogei) costituiti da inghiottitoi e grotte. Caratteristica è inoltre la presenza di bacini carsici caratterizzati da depressioni chiuse come in località “Le Sett’are” (nel settore centrale del SIC di Monte Cairo) con tipica forma allungata o come in località La Soda (nel settore nord-orientale del SIC di Monte Cairo) con tipica forma a conca interessata da una rete di drenaggio endoreica e da doline. Questo modellamento si trova prevalentemente associato a quello fluvio-denudazionale con reticolo idrografico organizzato su rocce carbonatiche.

2.2.3.1.Attività antropiche

Le aree non ricoperte da zone boschive sono interessate da terrazzamenti antropici che in passato erano oggetto di coltivazioni ormai in disuso. Si nota che per mancanza di manutenzione sono frequenti locali fenomeni di erosione dei terrazzamenti. Si evidenzia inoltre che a 3 km a Nord-Est di Colle San Magno, si rinviene una cava di asfalto di una certa importanza. Il filone asfaltifero, sfruttato nel passato, è dovuto all’impregnazione di una vasta fascia milonitica lunga circa 900 m con un dislivello di 200 metri tra il punto più alto di affioramento e il più basso. Lo sfruttamento della mineralizzazione proseguì per lungo tempo sia in galleria che a cielo aperto e fu interrotto per il pericolo derivante dalle numerose frane prodotte dell’eccessiva friabilità della roccia. Altre attività estrattive sono state effettuate nel passato nelle zone di Terelle, Belmonte Castello e Mortale (SE di Casalattico), in cui dal 1939 al 1942 furono sfruttati dei piccoli filoni di pirolusite e manganite. Dopo il 1943 la scarsezza di minerale rese antieconomico ogni ulteriore sfruttamento.

2.2.3.2.Considerazioni geotecniche

I terreni affioranti nell’area del Monte Cairo sono costituiti prevalentemente da litotipi carbonatici a comportamento litoide con buone caratteristiche geotecniche. In corrispondenza delle zone di faglia e localmente, dove si individuano particolari condizioni di fatturazione, i terreni presentano una sostanziale diminuzione delle caratteristiche geotecniche e si possono innescare locali fenomeni di accentuata erosione da parte degli agenti esogeni. Nei settori interessati dalla presenza di terre rosse e detriti si evidenziano locali fenomeni di erosione accentuata dei suoli.

2.2.3.3.Considerazioni geomorfologiche

Nel complesso l’area presenta una bassa propensione al dissesto; i versanti carbonatici sono generalmente stabili rispetto a fenomeni profondi di instabilità gravitativa tuttavia, lungo i pendii

36 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028) maggiormente acclivi, si posso verificare fenomeni di dissesto dovuti a crolli di massi calcarei disarticolati. In particolare nella porzione nord-orientale dell’area in esame, sul versante settentrionale del Vallone Campo del Popolo, si individuano delle aree interessate da fenomeni gravitativi dovuti a coni di detrito in atto o quiescente a cui si associano locali fenomeni di ribaltamento o crollo di massi. Poco più a sud, sul versante orientale del Campo del Popolo, si individua un’altra area in dissesto interessata da deformazione gravitativa profonda quiescente; tale area risulta esterna al perimetro del Sic del Monte Cairo. Altre forme di dissesto si rinvengono immediatamente ad ovest del Comune di Terelle in cui si individuano zone interessate da fenomeni gravitativi dovuti a coni di detrito in atto o quiescente a cui si associano locali fenomeni di ribaltamento o crollo di massi. Sul versante meridionale di Monte Cairo, in corrispondenza di alcune incisioni vallive, si individuano fenomeni di tipo debris flow in atto o quiescenti. Si evidenzia inoltre il rischio di crolli di cavità carsiche nascoste nel sottosuolo data la caratteristica carsica del territorio.

2.2.4. Idrogeologia: idrografia superficiale Il territorio del Monte Cairo si sviluppa all’interno del bacino idrografico del Liri-Garigliano, la circolazione idrica superficiale dell’area risulta tuttavia molto limitata per gli elevati valori di permeabilità secondaria (per fratturazione e per carsismo) che caratterizzano i litotipi carbonatici affioranti. Ne consegue che la quasi totalità delle acque meteoriche tendono ad infiltrarsi nel sottosuolo limitando notevolmente la percentuale di acque che ruscellano in superficie lungo le linee di impluvio presenti nell’area. Nel territorio del SIC del Monte Cairo non si rinvengono corsi d’acqua come fiumi o torrenti (anche a carattere stagionale): i principali fiumi sono posti nelle valli che bordano il massiccio del Monte Cairo. Nel settore nord dell’area in esame, ai piedi dei comuni di Atina, Casalattico e Casalvieri, si rinviene il Fiume Melfa, questo scorre da est verso ovest e, a metà strada tra Santopadre e Montattico, devia verso sud in direzione di Roccasecca immettendosi all’interno dell’area del SIC delle Gole del Melfa. Ai piedi del settore orientale dell’area interessata dal SIC del Monte Cairo, nei Comuni di Belmonte Castello, Terelle, e Caira, la circolazione idrica superficiale si realizza mediante una serie di fossi che drenano verso sud-est in corrispondenza del collettore di fondovalle del Fiume Rapido.

2.2.5. Inquadramento idrogeologico Il massiccio del Monte Cairo si inserisce, all’interno di un schema idrogeologico generale, in un complesso di piattaforma carbonatica che costituisce un’area di alimentazione di un importante acquifero regionale presente all’interno delle rocce carbonatiche profonde. In particolare la struttura del monte Cairo rappresenta una parte limitata di un grande complesso idrogeologico che comprende i gruppo dei monti Simbruini, Ernici, M.Te Camino, M.ti delle Mainarde e M.te Cesima. Il complesso di piattaforma carbonatica rappresenta un’importante area di ricarica di un acquifero di importanza regionale costituito da rocce carbonatiche con spiccata attitudine ad immagazzinare le acque sotterranee (rocce serbatoio); queste rocce si trovano in condizioni tali da poter essere ricaricate e saturate da una falda di importanza notevole.

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Il complesso idrogeologico carbonatico è caratterizzato da elevati valori di infiltrazione efficace (ie > 750 mm/anno) per permeabilità secondaria e carsismo da buona ad elevata (k>10 -1 cm/sec). Gli elevati valori di infiltrazione alimentano, come sopra specificato, la falda principale che satura la base della struttura carbonatica. Nell’area del Massiccio del Monte Cairo la falda alimenta una serie di importanti sorgenti le cui emergenze sono localizzate ai limiti della struttura del massiccio del Monte Cairo, nei pressi dell’abitato di Cassino, rappresentate dalla Sorgente del gruppo del Gari e, nell’abitato di Castrocielo, dalla sorgente di Capodacqua. Le principali caratteristiche delle sopramenzionate sorgenti sono riportate nella seguente tabella riepilogativa:

Quota Portata Temperatura Salinità Totale Sorgente (m s.l.m.) (mc\sec) (°C) (mg\l) Gruppo del Gari 35 18 13 490 Capodacqua 112 1.2 13 470 Tabella 8: sorgenti relative all’acquifero del M. Cairo

La circolazione idrica della falda regionale nell’area di Monte Cairo presenta quindi una direzione di flusso verso Sud e Sud-Est in direzione delle sorgenti di Cassino e Castrocielo. All’interno del territorio del Massiccio del Monte Cairo, a causa dell’elevata permeabilità dei litotipi carbonatici, non si rinvengono sorgenti montane, si individuano invece numerose cisterne che immagazzinano le acque di precipitazione meteorica.

2.2.6. Sismicità Il territorio dei Comuni del SIC del Monte Cairo, in base alla attuale “Riclassificazione sismica del territorio della Regione Lazio in applicazione dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n° 3274 del 20 Marzo 2003”, sono classificati ad elevato rischio sismico secondo il seguente schema riepilogativo:

Popolazione Zona Intensità massima Comune residente (1998) Sismica osservata Atina 4762 1 10 Belmonte Castello 790 1 9 Colle San Magno 861 2 6 Casalattico 710 1 10 Terelle 628 1 8 Tabella 9: classificazione sismica del territorio

Nota: dati su popolazione residente da annuario statistico Provinciale 1999 Camera di Commercio Industria e Artigianato di Frosinone

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Dal catalogo dei forti terremoti in Italia (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) si riportano i terremoti che hanno prodotto le maggiori intensità nei Comuni interessati dal SIC del Monte Cairo:

Coordinate Intensità Intensità epicentro Località Comune Data massima massima epicentro osservata epicentro Lat. Long. Magnitudo Lazio Atina 9/9/1349 10 10 41.98 14.07 7.0 Meridionale Sorano Belmonte Castello 23/7/1654 9.0 9.5 41.63 13.68 6.1 Marsica Sorano Colle San Magno 23/7/1654 6.0 9.5 41.63 13.68 6.1 Marsica Sorano Casalattico 23/7/1654 10.0 9.5 41.63 13.68 6.1 Marsica Terelle 13/1/1915 8.0 10 41.98 13.63 Marsica 7.0

Tabella 10: eventi sismici registrati

I terremoti sono causati dalla tettonica ancora attiva legata alla fase post-collisionale dell’orogene appenninico. Punti di forza • L’area non presenta consistenti fenomeni di instabilità geologica, ma solo dissesti localizzati. Criticità • Fenomeni di erosione nei settori interessati dalla presenza di terre rosse; • Fenomeni locali di instabilità e di distaccamento di massi disarticolati sui pendii più acclivi; • Assenza di ruscellamenti e/o sorgenti in quota; • Elevato rischio sismico e possibile innesco di fenomeni di crollo legati ad esso Indicatori per il monitoraggio • Osservazione dei fenomeni di erosione del suolo nelle aree in cui affiorano i depositi delle terre rosse e in cui sono presenti terrazzamenti antropici; • Misure di controllo mediante metodi topografici di misura di punti fissi, analisi aerofotogrammetriche a distanza di tempo e indagini in situ per il controllo degli spessori in movimento e delle deformazioni dei corpi di frana

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2.3. Caratterizzazione biotica: inquadramento vegetazionale e degli habitat presenti 2.3.1. Studi Pregressi In letteratura esistono pochi studi che si occupano della flora del Monte Cairo uno dei quali è quello di Nicola Terracciano (1873-74) riportato su “Provincia di Terra del Lavoro” in cui l’autore cita 181 entità per Monte Cairo ed oltre 225 specie per Cassino, Montecassino e Roccasecca. Successivamente De Marco (1886-87) nel suo lavoro, limitato però alla flora di Montecassino, descrive 261 entità riscontrate anche sul Monte Cairo. In epoca recente il lavoro di Banchieri ed Anzalone (1995) sulla Flora Vascolare del Monte Cairo ha portato all’identificazione di 526 entità rilevate in un intervallo altitudinale tra gli 800 ed i 1669 m slm. Ulteriore prezioso contributo è stato offerto dagli studi raccolti nella Tesi di laurea di Teresa Fusco e Riccardo Copiz, Università “La Sapienza” di Roma anno 2002 dal titolo “Serie di vegetazione del massiccio di Monte Cairo”

2.3.2. Metodologia Studio preliminare al rilevamento sul campo è stata l’individuazione delle principali fisionomie di vegetazione tramite fotointerpretazione e l’ ausilio della CTR (scala 1:10.000). Prima di procedere al rilievo floristico è stata effettuata una descrizione dettagliata della stazione i cui elementi essenziali - località, altitudine s.l.m., esposizione, acclività, suolo, rocciosità, petrosità, specie presenti nel minimo areale – risultano necessari per una specifica caratterizzazione della stazione stessa. Per la determinazione delle specie ci si è avvalsi di: Flora d’Italia (Pignatti, 1982), Prodromo della Flora Romana (Anzalone 1994-96). Sono stati eseguiti complessivamente 45 rilievi che hanno riguardato le diverse formazioni presenti nel SIC utilizzando il metodo di Braun-Blanquet. Prima di procedere al rilievo floristico è stata compilata una descrizione dettagliata della stazione, i cui elementi - località, altitudine s.l.m., esposizione, acclività, suolo, rocciosità, petrosità, e le specie presenti nel minimo areale – risultano necessari per una caratterizzazione della stazione stessa. Nel rilievo fitosociologico, l’elenco delle specie è stato fatto per strati, considerando lo strato arboreo, arbustivo e quello erbeceo, e valutando le caratteristiche strutturali, l’altezza e la copertura dei vari strati espressa in percentuale. Ad ogni specie dell’elenco floristico è stato attribuito un valore di “abbondanza-dominanza” secondo la scala di Braun-Blanquet. Dopo aver effettuato su campo la descrizione floristico-statistica delle comunità vegetali si è proceduto al riordino dei dati. Dall’insieme dei rilievi fitosociologici sono state ricavate e riordinate delle tabelle, cercando di raggruppare i rilievi più omogenei e rappresentativi di particolari aspetti della vegetazione studiata.

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2.3.3. Fitoclima Tutto il territorio compreso nel SIC ricade nella unità fitoclimatica riportata da Blasi Fitoclimatologia del Lazio 1994 come: • Regione Temperata, • Termotipo montano inferiore, • Ombrotipo umido superiore/iperumido inferiore, • Regione mesaxerica/axerica fredda (sottoregione ipomesaxerica e temperata fredda). I valori climatici risultano essere i seguenti: • precipitazioni abbondanti (1247-1558 mm) • piogge estive comprese tra 160 – 205 mm • assenza di aridità estiva (possibile un periodo di subaridità a luglio e agosto) • freddopiuttosto intenso in inverno che si prolunga da ottobre a maggio • media delle minime del mese più freddo sempre al di sotto dello zero (-2,1). Si riporta di seguito il diagramma climatico di Bagnouls-Gaussen (a) e quello di Mitrakos (b) per l’intensità e durata del freddo mensile (MCS) e per l’intensità e durata dell’ aridità mensile (MDS), relativi alle due stazioni termo-pluviometriche di Leonessa (974 m) e M.te Guadagnolo (1203 m). (fonte: Blasi –1994)

Figura 5: Diagramma climatico

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2.3.4. Inquadramento vegetazionale Per quanto riguarda lo studio sindinamico sono state osservate le variazioni strutturali tra le formazioni forestali e le erbecee ed è stata rilevata la presenza limitata di formazioni arbustive poste nella zona di transizione fra i due ecosistemi principali. I boschi nel settore submontano e montano del massiccio si presentano fisionomicamente costituiti da faggete ed ostrieti. Le faggete sono riferibili all’associazione Aquifolio-Fagetum (Gentile, 1969) mentre gli ostrieti al Melittio-Ostryetum carpinifoliae (Avena et al., 1980), spesso rilevati in contatto catenale. Le formazioni arbustive, rappresentate da Juniperus communis, Rosa canina, Crataegus monogyna e Rubus canescens sono in contatto seriale e catenale con le faggete, mentre Pyrus pyraster, Rosa arvensis e Rubus canescens sono in contatto con gli ostrieti. Nell’insieme possono essere riferite all’alleanza Berberidion vulgaris . Lo studio fitosociologico condotto su formazioni erbacee in contatto seriale con le faggete, ha permesso di individuare un aggruppamento a Hieracium pilosella e Knautia arvensis appartenente all’alleanza Phleo ambigui-Bromion erecti (Biondi & Blasi, 1982; ex Biondi et al., 1995). Nei settori non più occupati dalla faggeta, sono presenti questi prati mesofili in contatto seriale con essa e con copertura discontinua, mentre nelle zone più pianeggianti o leggermente depresse si originano formazioni erbose molto più dense. Una parte di questi prati possono essere considerati di origine primaria date le condizioni stazionali critiche, la geomorfologia e lo strato muscinale ben rappresentato; infatti si sviluppano soprattuto nella fascia più elevata del gruppo che comprende le linee di cresta, acclività elevate e substrato clastitico. Altre formazioni erbose sono fasi di regressione dovuta al disboscamento degli ostrieti o al sovrapascolamento e sono in contatto seriale con il Melittio-Ostryetum . Nei boschi di Monte Cairo sono frequenti processi degenerativi dovuti essenzialmente al pascolo di equini e bovini che modificano la composizione floristica attraverso l’apporto di specie cosmopolite, o addirittura con la scomparsa di specie caratteristiche di associazioni vegetali. Interessante è lo scatenarsi delle successioni secondarie in prati secondari, interpretabile come una forte tendenza al ritorno della vegetazione originaria. E’ il caso delle formazioni a Juniperus communis rilevate su Pizzo Prato Caselle in contatto catenale e seriale con faggete. Il ginepro comune ha colonizzato i prati del Phleo ambigui-Bromion erecti , favorendo le condizioni idonee per il ritorno delle specie forestali. Questo processo di recupero su suoli poco evoluti è molto lento e ciò fa pensare ad una più complessa successione di fitocenosi in rapporto dinamico di tipo evolutivo, non ancora completamente individuata. Le formazioni arbustive legate dinamicamente e fisicamente con il bosco di Ostrya carpinifolia sono rappresentate da un aspetto degenerato del Cytision sessilifolii (Biondi et al., 1988) (assenza di specie caratteristiche), mentre le praterie di sostituzione del bosco sono rappresentate da formazioni erbacee a prevalenza di Anthoxanthum odoratum e Leucanthemum vulgare appartenente all’alleanza Phleo ambigui-Bromion erecti. Per quanto riguarda i boschi, l’azione antropica ha fortemente modificato l’originaria struttura e composizione floristica. Si rinvengono infatti molti cedui di faggio, per lo più invecchiati e di

42 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028) mediocre feracità poiché le originarie foreste furono pesantemente depauperate per la produzione di legname, legna da ardere e carbone. Attualmente molte di queste faggete risultano abbandonate e solo nelle zone più accessibili si è cercato di favorire l’evoluzione verso la ad alto fusto, al contrario degli ostrieti che risultano essere governati a ceduo. La dinamica evolutiva di queste formazioni forestali, lasciate alla sola azione della natura, comporta un processo di invecchiamento dell’attuale soprassuolo agamico. Merita considerazione l’impianto di riforestazione ad aghifoglie sul versante Sud-orientale del Monte Cairo. La presenza di numerosi semenzali e giovani piante di Quercus pubescens, Acer campestre, Ostrya carpinifolia e Fraxinus ornus costituisce già un promettente inizio della successione che porterà alla naturale ricostituzione della vegetazione naturale potenziale dell’area ma tale evenienza comporterà profonde modificazioni sulle popolazioni animali e soprattutto dell’avifauna. Queste formazioni sono in contatto seriale con prati del Phleo ambigui-Bromion erecti in alto e con boschi misti a Quercus pubescens, Fraxinus ornus e Quercus cerris in basso, inoltre presentano una fase evolutiva verso stadi maturi della fustaia.

2.3.4.1. Altre formazioni vegetali presenti nel SIC : Faggete

Le faggete sono localizzate, oltre che sulla cima di Monte Cairo anche in altre aree del massiccio (Soda-Pizzo Prato Caselle, Monte Salere, Colle Rotondo, Monte Marro, Monte Le Catenelle). Le faggete sono impostate su suoli di media profondità, ricco in sostanza organica con scarsa presenza di clastite. Si sviluppano lungo un intervallo altitudinale di 880-1640 m s.l.m., con esposizione soprattutto settentrionale ed orientale ed inclinazione media dei versanti di 20°. Nelle zone più in quota troviamo boschi di faggio monospecifici, mentre con la diminuzione altitudinale troviamo boschi di faggio misti a carpino nero, acero opalo e leccio, mentre sporadico è il cerro. Lo strato arboreo presenta un’altezza media di 15-18 m. con copertura del 90%. Lo strato arbustivo è rado ed è costituito da arbusti di faggio, accompagnati da Ilex aquifolium, Rubus hirtus, Rubus canescens, Crataegus momogyna e Rosa sempervirens con un’altezza variabile tra 0,5m e 2m. Lo strato erbaceo, con copertura bassa, è caratterizzato da Ranunculus lanuginosus, Aremonia agrimonioides, Campanula trachelium, Daphne laureola, Melittis melissophyllum, Epipactis helleborina, Neottia nidus-avis , Galium aparine ecc. La forma di governo più diffusa è quella del ceduo matricinato con turno di taglio di circa 15 anni impiantati per buona parte su ex terrazzi (soprattutto quelle del Monte Salere e Costa Ciamurro). Le specie esclusive del gruppo sono: Polysticum aculeatum, Koeleria splendens, Laburnum anagyroides, Geranium molle, Geum urbanum e Lathyrus venetus.

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Fitosociologia L’associazione di riferimento per queste formazioni è l’ Aquifolio-Fagetum (Gentile, 1969), per la presenza di Ilex aquifolium , Melica uniflora, Daphne laureola, Euphorbia amigdaloides, Lathyrus venetus, Allium pendulinum

2.3.4.2. Altre formazioni vegetali presenti nel SIC : Boschi a dominanza di Ostrya carpinifolia

I boschi misti che ricadono in questo gruppo sono localizzati soprattutto sui versanti settentrionali del Massiccio di Monte Cairo in corrispondenza di terre brune più o meno lisciviate con rendzine limitate alle stazioni pioniere su roccia. L’ampiezza altitudinale varia dagli 820m ai 1220m s.l.m. in condizioni stazionali anche molto varie e acclivi (35-40°). La struttura è polimorfica potendosi frequentemente incontrare boscaglie insieme al bosco evoluto. Una buona parte di questi è costituito da boschi cedui o da ex impostati talvolta su antichi terrazzamenti ormai abbandonati e distribuiti sul versante settentrionale del Monte Salere dove è frequente il pascolo soprattutto nella stagione estiva. L’altezza dello strato arboreo dominante varia tra i 7m ed i 14m e la sua copertura presenta un valore medio di 85-90%. Le specie dominanti di questo strato risultano essere Ostrya carpinifolia, Fraxinus ornus , Quercus pubescens e Fagus sylvatica in rapporti quantitativi variabili. Rari sono gli aspetti di ostrieti monospecifici la cui presenza è limitata a Colle Rotondo, Morroni, Fosso di Cairo e Monte le Catenelle. Lo strato arbustivo, con altezza variabile tra 1,5m e 3m, è rappresentato soprattutto da Pyrus pyraster , Rosa arvensis, Crataegus monogyna, Rubus hirtus e Rubus canescens . Lo strato erbaceo risulta abbastanza sviluppato ed in relazione con il pascolo e la ceduazione. Le specie che lo rappresentano sono: Sesleria autunnalis, Helleborus foetidus, Vincetoxicum hirundinaria, Viola alba ssp. Dehnardtii, Geum urbanum, Dactylis glomerata, Vicia sepium, Fragaria vesca e Cruciata glabra. Fitosociologia Queste cenosi sono inquadrate nell’associazione del Melittio-Ostryetum carpinifoliae (Avena et al., 1980), le cui specie caratteristiche sono: Melittis melissophyllum, Acer obtusatum, Tamus communis, Laburnum anagyroides, a cui si aggiungono come differenziali: Anemone apennina, Lathyrus venetus, Melica uniflora, dei Fagetalia sylvaticae. Sul Massicccio di Monte Cairo, queste formazioni si alternano con quelle a Carpinus orientalis, come del resto si verifica in gran parte dell’Appennino.

2.3.4.3. Altre formazioni vegetali presenti nel SIC : Boschi a dominanza di leccio

Caratterizzati dalla dominanza di Quercus ilex e da una altezza dello strato arboreo compresa tra 5 e 12 m, con una copertura del 90-100%, le quote osservate sono tra i 900 e i 1100 m slm. Queste formazioni sono a contatto con ostrieti e faggete che si compenetrano vicendevolmente.

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In queste particolari leccete sono presenti Fagus sylvatica, Acer obtusatum, Ostrya carpinifolia. A sua volta non è raro trovare nelle faggete circostanti esemplari arborei o arbustivi di leccio. Probabilmente anche qui la ceduazione e altre forme di disturbo hanno permesso la costruzione di queste formazioni, ma la potenzialità dell’area non appare certamente essere quella per il leccio, bensì per il carpino nero e il faggio. Fitosociologia Queste cenosi sono ascrivibili alle associazione Orno-Quercetum ilicis (Horvatic 1958) e alla Cephalanthero-Quercetum ilicis (Biondi e Venanzoni 1984), quest’ultima ritenuta dagli autori la vicariante geografica per la penisola italiana dell’associazione balcanica Ostryo-Quercetum ilicis (Trinajstic 1965, 1974), la quale racchiude gli aspetti più mesofili dei boschi misti a sclerofille e caducifoglie.

2.3.4.4. Altre formazioni vegetali presenti nel SIC : Formazione arbustive: I° gruppo

Altre formazioni vegetali sono rappresentate dalle chiarie o radure boschive, che sono risultate interessanti a livello di ricchezza di specie ma ancor più per capire la dinamica della vegetazione. Sono state rilevate sul versante Nord di Monte Occhio e sul versante Nord del Monte Cairo. Si sviluppano su suoli profondi con presenza di uno strato muscinale e clastite, le pendenze sono di 30° per la chiaria sul Monte Cairo, mentre per M. Occhio si ha un intervallo tra i 2° ed i 5° con un’altitudine massima di 1230m s.l.m.. Presentano uno strato arbustivo, con copertura che va dal 30% al 70% a seconda delle stazioni, caratterizzata da: Pyrus pyraster, Rubus canescens, Rosa arvensis e Daphne laureola. Fitosociologia Queste formazioni sono state inserite nella classe Rhamno cathartici - Prunetea spinosae (Rivas Goday & Borja Carbonell,1961) a cui appartengono le formazioni arbustive, all’ordine Prunetalia spinosae (Tuxen,1952) caratterizzato dalle specie arbustive essenzialmente spinose.

2.3.4.5. Altre formazioni vegetali presenti nel SIC : Formazione arbustive: II° gruppo

Altri stadi arbustivi sono le poche formazioni a Juniperus communis rinvenute in località Soda-Pizzo del Prato Caselle e tra Monte Le Catenelle-Monte Marro. Queste cenosi arbustive sono impiantate su suoli poco profondi, ricchi in clastiti, con pendenze che oscillano tra i 5° (per Le Catenelle-Monte Marro) ed i 30° (per Soda-Pizzo del Prato Caselle) a quote tra i 1100-1260m s.l.m. Il mantello ubicato su Le Catenelle-Monte Marro è impostato su un ex terrazzo ad esposizione meridionale a contatto con faggete; quelli di Soda-Pizzo del Prato Caselle si presentano come isole nei prati a contatto con le faggete, su versanti esposti ad Ovest.

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Lo strato presenta una copertura che va dal 95% al 100%, rappresentato dalle specie: Juniperus communis, Rosa canina, Crataegus monogyna, Rosa arvensis, Rubus canescens e Daphne laureola . Fitosociologia Sebbene si denoti l’assenza di specie caratteristiche, queste formazioni sono stati inseriti nell’alleanza Berberidion vulgaris (Br.-Bl., 1950) coerentemente con le affinità corologiche, floristiche e cenologiche riscontrate dal confronto delle cenosi del Monte Cairo con altre simili dell’Appennino centrale.

2.3.4.6.Altre formazioni vegetali presenti nel SIC : Specie alloctone

I vari interventi di riforestazione realizzati con Pinus nigra negli anni ‘50-‘60 con lo scopo di contenere il dissesto idrogeologico, risultano circoscritti al versante sud-orientale di Monte Cairo a quote comprese tra i 700m ed i 1400m e costituiscono una porzione relativamente consistente del patrimonio forestale dell’area. Le cenosi di pino nero rappresentano la formazione più consistente e di maggiore interesse sia dal punto di vista produttivo che ecologico rispetto ad altre specie consociate (Pinus pinea a Cupressus sempervirens e C. macrocarpa ) riscontrabili prevalentemente nel comune di Casalvieri, o ad altre essenze ( Cupressus arizonica, Ailanthus altissima, Juglans regia, Robinia pseudoacacia, Opuntia ficus-indica ) presenti in zona a quote più basse. Di interesse puramente documentario sono i rimboschimenti situati sopra Terelle, ma fuori la delimitazione del SIC, dove fu adottata una geometria di impianto a scacchiera con quadrati dispersi di circa 10 m di lato, le cui finalità attualmente non appaiono ben chiare.

2.3.5. Habitat di interesse comunitario già segnalati Nel SIC “Massiccio del Monte Cairo (aree sommitali) ” è stato segnalato nel Formulario Standard – Natura 2000 un solo tipo di habitat: Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuca-Brometalia) *(notevole fioritura di orchidee) cod. 6210.

Descrizione e localizzazione Si tratta di praterie xerofitiche e semimesofitiche presenti nel piano montano e altomontano del massiccio di M. Cairo (800-1669 slm). Risultano frequenti in tutto il SIC soprattutto in esposizione sud-ovest, preferendo posizioni acclivi. Anche se buona parte dei prati sono di origine secondaria, sviluppatisi in seguito ad opere di deforestazione in sostituzione soprattutto di ostrieti, attualmente lo strato erbaceo, da mediamente a molto denso e continuo, risulta caratterizzato da un’abbondante ricchezza di specie. Si tratta per lo più di praterie miste dove dominano graminacee ( Bromus erectus, Phleum ambigum). Le praterie xeriche vanno intese come una vegetazione perenne, strutturalmente caratterizzate da emicriptofite e/o camefite e si articolano soprattutto in relazione alle caratteristiche morfologiche e strutturali delle stazioni, in due gruppi:

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- il primo gruppo, fa riferimento a formazioni erbacee rinvenute su Soda-Pizzo di Prato Caselle, Monte Marro, Monte Le Catenelle e la cima del Monte Cairo; - il secondo gruppo, comprende consorzi erbacei presenti su Monte Salere, Monte Denti e parte del versante Nord di Monte Cairo. Le terofite costituiscono normalmente zone di chiarie o comunque più aperte in contatto con le specie perenni, possono raggrupparsi in un unico terzo gruppo presente su Monte Occhio e parte del versante Nord di Monte Cairo. -I° GRUPPO- Queste formazioni erbacee si sviluppano su litotipo calcareo, su suoli poco evoluti (litosuoli) caratterizzati da elevata petrosità e localmente da affioramenti di roccia madre, presentando nei tratti pianeggianti o depressi suoli bruni più evoluti. Le praterie in esame sono ubicate nei diversi settori del Massiccio, tra i 1040 m ed 1640 m s.l.m., su versanti con inclinazione media di 25°. Queste cenosi presentano una copertura media dell’85%, rappresentata da Festuca circummediterranea, Phleum ambigum, Carex caryophyllea, Sanguisorba minor, Cynosurus echinatus, Petrorhagia saxifraga. Specie esclusive e differenziali di questo gruppo sono: Hieracium pilosella e Knautia purpurea. -II° GRUPPO - Questi consorzi erbacei si impostano su suoli essenzialmente simili ai precedenti (anche se meno profondi), con un intervallo di acclività maggiore rispetto ai precedenti, tra i 2° ed i 35° su versanti soprattutto settentrionali e meridionali. A differenza delle formazioni suddette, si estendono dai 980m ai 1340m s.l.m., sono rappresentate da prati e radure e presentano una copertura tra il 70-90%. Le specie che li caratterizzano sono essenzialmente: Lotus corniculatus, Medicago lupulina, Thymus longicaulis, Euphorbia cyparissias, Festuca circummediterranea e Phleum ambiguum. Le specie differenziali di questo gruppo sono: Anthoxanthum odoratum e Leucanthemum vulgare, mentre le esclusive sono rappresentate da Cerastium ligusticum, Bellis perennis e Bromus hordeaceus. Come emerso dall’analisi biologica dei due gruppi, a prevalere in entrambi sono le specie Emicriptofite . Forte è anche la componente Terofitica, seguito dal contingente delle Camefite, entrambe maggiormente rappresentate nei prati montani che in quelli submontani, che danno informazioni sulla xericità dell’habitat di queste unità (soprattutto nella facies di cresta). Al contrario le Geofite sono presenti ma con percentuali minori rispetto alle precedenti. La corologia delle specie conferma che si tratta di praterie della Regione Temperata, come è dimostrato dalla dominanza della componente Eurasiatica rispetto a quelle ad areale mediterraneo. Seguono il gruppo ad ampia distribuzione e ciò a causa dell’intensa utilizzazione delle aree meno acclivi e con scarsa petrosità, dove infatti si concentra il pascolo bovino ed equino mentre, al contrario, su habitat con minor spessore edafico vi è una consistente presenza del contingente delle Orientali.

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La consistenza significativa delle specie Endemiche, che conferisce una forte impronta Centro- Appenninica al sito, è rappresentata: nel I° gruppo da Phleum ambiguum, Centaurea deusta, Crepis lacera, Polygala flavescens, Linaria purpurea, e nel II° gruppo da Phleum ambiguum, Cerastium tomentosum, Avenula praetutiana, Polygala flavescens, Linaria purpurea, Digitalis micrantha. Il ruolo più importante nella caratterizzazione fisionomica di questi consorzi erbacei è svolto dalle graminacee, in particolare da Festuca circummediterranea, Phleum ambiguum, Bromus erectus, dalle leguminose quali Lotus corniculatus, Medicago lupulina seguite dalle composite con Leucanthemum vulgare e Hieracium pilosella che caratterizzano due aggruppamenti differenti. Da un’attenta analisi sulle cenosi prative riscontrate sull’area SIC e dal confronto con lavori italiani su cenosi affini (Allegrezza et al., 1997; Baldoni, et al., 1996; Blasi et al., 1990 e1998; Biondi et al., 1986, 1992, 1995, 1997; Lucchese et al., 1995; Venanzoni et al., 1999), ha consentito di inquadrare sintassonomicamente queste cenosi erbacee sino a livello di alleanza. Sono ben rappresentate la classe Festuco-Brometea (Br.-Bl. et Tx., 1943), e subordinatamente quella del Thero-Brachypodietea (Br.-Bl., 1947). La classe dei Festuco-Brometea comprende le praterie xeriche, continue, presenti sul piano montano dell’Appennino e delle Alpi fino a circa 1500-1600 m s.l.m.., in particolare comprende formazioni che si sviluppano su suoli basici o debolmente acidi, in zone con clima invernale non rigido ed estati calde e moderatamente secche (formazione meso-xerofile). L’ordine a cui si fa riferimento è quello dei Brometalia erecti Br.-Bl., 1936, presente lungo l’intero arco Appenninico, riunendo le praterie meso e xeriche che si rinvengono su substrati calcarei, calcareo-marnosi e marnoso-arenacei nel piano collinare, submontano e montano dell’Appennino. A livello di alleanza queste cenosi erbacee sono state collocate nel Phleo ambigui-Bromion erecti (Biondi & Blasi, 1982; ex Biondi et al., 1995) per la presenza delle specie caratteristiche, quali: Festuca circummediterranea, Phleum ambiguum, Galium lucidum, Koeleria splendens, Centaurea triumfetti, Dianthus cartusianorum, Silene italica. Questa alleanza è endemica dell’Italia centrale e rappresenta le praterie di sostituzione dei boschi misti e delle faggete. La diffusione di queste praterie nell’ambito del territorio in esame, è stata infatti favorita dalla distruzione antropica della vegetazione forestale finalizzata alla crescita del pascolo. L’alleanza Phleo ambigui-Bromion erecti, che caratterizza i settori calcarei dell’Appennino, comprende la vegetazione xerofitica e mesofitica dei piani collinari e montani è distribuita in tutto l’arco Appenninico: basti pensare che ad essa appartengono circa 22 associazioni che ne rappresentano in buona parte le formazioni prative.

Popolazioni di singole specie costitutive tale habitat, si ritrovano nella compagine delle formazioni dei Thero-Brachypodietea , assieme alle quali costituiscono praterie dalla struttura floristica eterogenea a mosaico. E’ da segnalare però, grazie ai rilievi effettuati, che la classe dei Festuco-Brometea è presente in modo molto più consistente rispetto a quella dei Thero-Brachypodietea , rispettivamente cinque ad uno di tutte le praterie in esame, che espresse in termini percentuali rispetto alla superficie totale risultano 47,4 e 9,7.

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Per la resa cartografica, a causa dell’estrema sovrapposizione delle due classi, non è stato possibile definire mediante singola poligonazione i due habitat, ma è stato a tal fine utilizzato un apposito simbolismo che li racchiude entrambi. Le specie vegetali rilevate in questo habitat sono principalmente rappresentate da:

Lotus corniculatus L. Euphorbia cyparissias L. Sanguisorba minor Scop. Thymus longicaulis Presl Medicago lupulina L. Plantago lanceolata L. Scabiosa columbaria L. Cerastium arvense L. Helianthemum numm. ssp. obs. (L.) Miller Carex caryophyllea La Tourr. Bromus erectus Hudson Anthyllis vulneraria L. Rhinanthus alectorolophus (Scop.) Pollich Teucrium chamaedrys L. Armeria canescens ssp.canes. (Host) Boiss. Hippocrepis comosa L. Trifolium pratense L. Luzula campestris (L.) Dc. Teucrium montanum L. Asperula purpurea (L.) Ehrend. Crepis lacera Ten. Carduus nutans ssp. nutans L. Ornithogalum umbellatum L. Eryngium campestre L. Euphrasia stricta D. Wolff Polygala flavescens Dc. Dactylis glomerata L. Orchis morio L. Gymnadenia conopsea (L.) R. Br. Stachys recta L. Globularia punctata Lapeyr. Allium sphaerocephalon L.

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Brachypodium rupestre (Host) R. Et S. Bunium bulbocastanum L. Polygala nicaeensis Risso Potentilla recta L. Dianthus sylvestris subs.long. Wulfen Satureja montana L. Galium verum L. Trifolium ochroleucum Hudson Silene vulgaris (Moench) Garcke Ranunculus bulbosus L. Linum catharticum L. Stachys officinalis (L.) Trevisan Gentiana cruciata L. Ophrys fuciflora (Crantz) Moench Linum tenuifolium L. Thesium divaricatum Jan Chamaecytisus hirsutus (L.) Link Prunella laciniata (L.) L. Carlina corymbosa L.

Conservazione Lo stato di conservazione di queste praterie complessivamente risulta essere medio e necessita di particolare attenzione nella gestione in virtù dell’incidenza significativa del pascolo incontrollato.

Minacce Il pascolo libero, l’eccessivo carico zootecnico ed il degrado del suolo che ne consegue, rappresentano probabilmente la maggiore minaccia insieme al rischio incendio da non sottovalutare.

Indicatori Indici di valenza ambientale come il numero e il tipo di specie vegetali, accompagnate dalla presenza numerosa di Lepidotteri e della Lepre italica, ma dall’assenza della Coturnice, possono rivelare uno stato di conservazione complessivamente medio.

2.3.6. Altri habitat di interesse comunitario rilevati Nel corso delle osservazioni svolte sul sito si è palesata la presenza di ulteriori habitat che concorrono, con la loro diversa percentuale di copertura, ad aumentare la biodiversità. In particolare si segnalano i seguenti habitat:

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- 6220 * Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea - 8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica - 9210 * Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex - 9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus roduntifolia

2.3.6.1. * Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero- Brachypodietea (cod. 6220) Caratteristiche Habitat legato alle presenza di praterie xeriche con vegetazione erbacea annua tipica degli ambienti caldo aridi. Queste praterie terofitiche si alternano, nella generalità dei casi, ad aree con querceti mediterranei o a macchia mediterranea e si caratterizzano per la diffusa presenza su suoli poco profondi ed in contatto con affioramenti carbonatici. Definiti “percorsi substeppici di graminacee e piante annue”, rappresentano l’ultimo stadio di degrado della vegetazione spontanea presente nel mediterraneo, caratterizzati dalla forte siccità estiva e dall’assenza di ritenzione idrica in zone con forte presenza di carsimo come nel caso del M. Cairo. Benché apparentemente inospitale, tale habitat risulta essere potenzialmente ricco di entomofauna, soprattutto in primavera-estate, fattore imprescindibile per la presenza di fauna. Le formazioni vegetali rilevate sul M. Cairo per questo habitat, come accennato precedentemente, non sono assolute ma si intersecano in maniera continua con le altre formazioni dell’habitat 6210 tanto da non poter fare una netta distinzione tra i due habitat, motivo questo per l’uso di una poligonazione comune in cartografia.

Le specie vegetali caratteristiche maggiormente presenti sono rappresentate da:

Brachypodium rupestre Acinos arvensis (Lam.) Dandy Hypericum perforatum L. Cynosurus echinatus L. Bupleurum baldense Turra Petrorhagia prolifera (L.) Ball Et Heyw. Cerastium ligusticum Viv. Trifolium stellatum L. Sideritis romana L. Urospermum dalechampii (L.) Schmidt Lathyrus setifolius L. Geranium columbinum L. Calamintha nepeta (L.) Savi Medicago minima (L.) Bartal. Linum strictum L.

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Trifolium scabrum L. Reichardia picroides (L.) Roth Hypochoeris achyrophorus L.

Localizzazione Maggiore presenza delle specie sopracitate è stata riscontrata perlopiù su M. Cairo esposizione a S ed E, M. Salere, Soda e Pizzo Prato Caselle, ma generalmente sono presenti in tutte le zone prative e contemporaneamente ai Festuco-Brometea.

Conservazione L’elevato numero di specie e la bassa presenza di specie cosmopolite da un lato, insieme alla bassa presenza di specie nitrofile dall’altro, sono motivi indicatori di uno stato di conservazione complessivamente buono.

Minacce Come per l’ habitat 6210, il pascolo incontrollato con fenomeni ad esso legati quali la compattazione e la nitrificazione del suolo, la selezione di essenze erbacee, erosione per ruscellamento, assieme ad altri potenziali pericoli quali l’incendio, la trasformazione in prati coltivati, la scomparsa totale del pascolo.

Indicatori Ricchezza di specie vegetali, presenze endemiche, bassa presenza di specie cosmopolite e di specie nitrofile; presenza di volatili tipici di praterie aride (Tottavilla, Falco pecchiaiolo, Biancone) nonché la Lepre italica, rappresentano indici del buono stato di conservazione.

2.3.6.2. Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica (cod. 8210) Caratteristiche La vegetazione pioniera che caratterizza questi tipi di habitat è legata, oltre alla litologia e geomorfologia, al ridotto spessore del suolo, tipico degli ambienti rupestri, che ne determina un grado di copertura generalmente esiguo. Presente in diverse regioni biogeografiche, da quella alpina a quella mediterranea ma ad altitudine elevata, è inquadrabile prevalentemente nelle classi Sedo-Scleranthetea e Asplenietea trichomanis che include le associazioni di Potentilletalia caulescentis. Si tratta per lo più di formazioni xero-termofile e comprende specie per lo più isolate e dotate di un robusto apparato radicale, atto a colonizzare un substrato roccioso compatto pressocchè privo di materiale organico e soggetto a condizioni di stress idrico. Le specie vegetali caratteristiche maggiormente presenti sono rappresentate da:

Onosma echioides Satureia montana Micrometria greca

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Campanula fragilis ssp. Cavolini Bryza maxima Allium sphaerocephalon Euphorbia spinosa

Localizzazione Morroni, pendici sud di M. Cairo.

Conservazione Dal grado di conservazione della struttura e delle funzioni, grazie alla particolare localizzazione di isolamento, per questo habitat il giudizio non può che essere eccellente.

Minacce Fenomeni naturali di erosione idrica incanalata ed erosione del limitato strato di suolo a disposizione della vegetazione, accanto ad un improbabile uso turistico-sportivo, risultano essere tra le cause di possibili minacce.

Indicatori Presenza di endemismi e componenti floristico-vegetazionali tipiche; presenza di specie animali direttamente legate alle rupi quali rapaci diurni come il Gheppio e potenzialmente il Falco pellegrino.

2.3.6.3. * Faggete degli Appennini con Taxus e Ilex (cod. 9210) Caratteristiche Habitat contraddistinto dalla presenza dell’ Ilex aquifolium con specie caratterizzanti le faggete quali Acer obtusatum, Allium pendulinum, Anemone apennina, Aremonia agrimonoides, Cardamine chelidonia, Daphne laureola, Lathyrus venetus, Viola alba subsp. Dehnhardtii ecc.

Localizzazione Versanti nord dei principali rilievi del massiccio.

Conservazione La presenza elevata in tutta l’area ed in gruppi di varia ampiezza, assieme all’ esistenza di altre specie caratterizzanti lo strato arbustivo ed erbaceo, dimostrano un buono stato di conservazione.

Minacce Oltre al rischio incendio anche per questo habitat il pericolo maggiore è quello rappresentato dalla cattiva gestione del bosco con tagli pressoché totali di intere aree di notevole ampiezza. Altra minaccia è rappresentata dalla raccolta delle specie d’interesse comunitario ( Ilex aquifolium ) e dalla raccolta incontrollata di funghi e tartufi. Il pascolo di ungulati domestici, seppur presente, non desta al momento particolare minaccia.

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Indicatori Le diverse classi diametriche, l’ esistenza di alberi adulti, la naturale capacità di rinnovamento, la presenza di sempreverdi oltre alla presenza di Picidi ( Picchio verde e Picchio rosso maggiore ), di rapaci ( Sparviere e Allocco ), di Mustelidi e del Lupo, risultano essere indicatori di uno stato in buona conservazione.

2.3.6.4. Foreste di Quercus ilex e Quercus roduntifolia (cod.9340) Caratteristiche Foreste a dominanza di leccio ( Quercus ilex ), riferibili all’associazione Orno-Quercetum ilicis (Horvatic 1958) e alla Cephalanthero-Quercetum ilicis (Biondi e Venanzoni 1984), in contatto seriale con altre formazioni boschive, principalmente faggio e carpino nero, nonché con le praterie aride. Occupano il limite inferiore di quota del SIC posizionandosi pertanto sulle aree a ridosso del confine. Le specie vegetali caratteristiche presenti sono Quercus ilex, Fraxinus ornus, Coronilla emerus ssp. Emeroides, Lonicera etrusca.

Localizzazione Monte Pilone, Colle S. Magno, Puzzaca, Cava di asfalto, La Starza, Mortale (Casalattico), Cerreto.

Conservazione La notevole estensione, soprattutto oltre il confine del SIC, assieme alla presenza di altre specie caratterizzanti anche lo strato arbustivo ed erbaceo, fanno scaturire un buon giudizio dello stato di conservazione.

Minacce Oltre al rischio incendio il pericolo maggiore è quello rappresentato dalla cattiva gestione del bosco con tagli pressoché totali di intere aree di ampiezza considerevole. Il pascolo di animali domestici, seppur presente, non desta al momento particolare minaccia.

Indicatori Le diverse classi diametriche, la presenza di alberi adulti, la naturale capacità di rinnovamento, il quasi totale grado di copertura assieme alla presenza di entità entomofile caratteristiche, oltre alla presenza di rapaci (Sparviere) e di rettili (Colubro di escupapio, Cervone, Luscengola e Lucertola muraiola) risultano essere indici del buono stato di conservazione.

2.3.7. Specie vegetali di interesse comunitario Così come già evidenziato nella Scheda Natura 2000 - prima edizione, non sono presenti specie vegetali riportate negli Allegati II, IV e V della Direttiva 92/43 CEE – Testo consolidato 2004.

2.3.8. Altre specie vegetali importanti Elenco delle specie rilevate nei sopralluoghi e già segnalate al punto 3.3 del Formulario:

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Crepis lacera Digitalis micrantha Euphorbia characias Lilium bulbiferum L. Phleum ambiguum Polygala flavescens Teucrium silicum Rafin. Viola pseudogracilis

2.3.9. Specie endemiche Elenco delle specie endemiche rilevate nei sopralluoghi ma non segnalate al punto 3.3 del Formulario: Avenula praetutiana (Parl.) Pign. Bupleurum rollii Montelucci Centaurea deusta Ten. Cerastium tomentosum L. Hieracium virgaurea Cosson Linaria purpurea (L.) Miller

2.3.10. Orchidee Rilevate Epipactis helleborine (L.) Crantz G Rhiz Paleotemp. Epipactis microphylla (Ehrh.) Swartz G Rhiz Europ.-Caucas. Cephalanthera damasonium (Miller) Druce G Rhiz Eurimedit. Cephalanthera longifolia G Rhiz Eurasiat. Cephalanthera rubra (L.) L.C. Rich. G Rhiz Eurasiat. Limodorum abortivum (L.) Swartz G Rhiz Eurimedit. Neottia nidus-avis (L.) L.C. Rich. G Rhiz Eurasiat. Platanthera bifolia (L.) Rchb. G Bulb Paleotemp. Platanthera chlorantha (Custer) Rchb. G Bulb Eurosib. Gymnadenia conopsea (L.) R. Br. G Bulb Eurasiat. Orchis maculata L. G Bulb Paleotemp. Orchis morio L. G Bulb Europ.-Caucas. Orchis pauciflora Ten. G Bulb Stenomedit. Aceras anthropophorum (L.) R. Br. G Bulb Stenomedit.-Atl.

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Anacamptis pyramidalis (L.) L.C. Rich. G Bulb Eurimedit. Serapias vomeracea (Burm.) Briq. G Bulb Eurimedit. Ophrys bertolonii Mor. G Bulb W-Stenomedit. Ophrys sphecodes G Rhiz Eurimedit. Ophrys fuciflora (Crantz) Moench G Bulb Eurimedit.

2.3.11. Altre specie vegetali di rilievo censite Dryopteris villarii (Bellardi) (RR) Paris quadrifolia (R) Thymus vulgaris (R) Alyssum montanum (PC) Anthemis segetalis (PC) Arum maculatum (PC) Bromus arvense (PC) Bupleurum rollii (PC) Cardamine enneaphyllos (PC) Carex macrolepis (PC) Coronilla valentina (PC) Lathyrus nissolia (PC) Lens ervoides (PC) Poligala major (PC) Polysticum aculeatum (PC) Ranunculus monspeliacus (PC) Scrophularia vernalis (PC) Stachys arvensis (PC) Thlaespi praecox (PC) Trinia dalechampi (PC) Veratrum nigrum (PC) Vicia lathyroides (PC) specie rarissime (RR), rare (R) o poco comuni (PC) nella Regione Lazio (Anzalone, 1994-96)

2.3.12. check-list delle specie prative presenti nel Monte Cairo La tabella delle specie prative rilevate con relativo indice di Braun-Blanquet è riassunta nel relativo allegato SG02 .

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2.4. Caratterizzazione biotica: inquadramento faunistico 2.4.1. Introduzione Obiettivo generale dello studio è stata la raccolta di dati scientifici concernenti la presenza ed eventualmente la distribuzione delle specie di vertebrati nel massiccio di Monte Cairo, al fine di incrementare le conoscenze pregresse sulla fauna, soprattutto per quanto riguarda la presenza dei mammiferi ed uccelli, in particolare riguardo a specie comprese negli allegati delle Direttive Habitat e Direttiva Uccelli. Gli obiettivi specifici dell’indagine condotta ai fini dell’elaborazione del Piano di Gestione sono stati la valutazione delle aree potenzialmente frequentate dalle specie, l’individuazione delle zone critiche per la presenza, in particolare, di quelle ritenute a priorità di conservazione, dei possibili fattori di minaccia e degli interventi necessari per assicurarne la persistenza e la conservazione a lungo termine nell’ambito dell’area SIC, definendone anche azioni di monitoraggio. Il presente lavoro propone pertanto gli strumenti di gestione per la conservazione delle specie animali all’interno degli habitat del Massiccio di Monte Cairo, ma si pone come strumento utilizzabile anche nei territori esterni all’area SIC; la corretta gestione degli habitat limitrofi ne garantisce infatti la funzionalità e la produttività sia per le specie selvatiche sia per le attività dell’uomo.

2.4.2. Caratteristiche generali del sito Il massiccio di Monte Cairo proprio per la sua collocazione è un area poco indagata sia dal punto di vista faunistico sia da quello floristico. Monte Cairo visto dall’alto appare come una “penisola montuosa che penetra nella valle del Liri”, vicino ma allo stesso tempo indipendente dal comprensorio dei monti del Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise e separato dalla valle di Sora dai , Cantari e Simbruini. Un ambiente montano “isolato” ma che proprio grazie a questo a saputo conservare elementi di grande interesse non solo naturalistico ma anche culturale. Le tipologie ambientali presenti nell’area sono diversificate e caratterizzate da coltivi e incolti alle quote inferiori, querceti misti e castagneti, lecceta nei versanti a sud e faggeta alle quote più alte e generalmente sui versanti a nord. Le aree sommitali sono invece caratterizzate da habitat di prateria. Interessanti poi gli habitat di rupi. Sono presenti le diverse tipologie degli habitat prioritari dell’Allegato I della Direttiva 92/43/CEE già enunciate nello studio vegetazionale. Il sito appare interessante per molteplici aspetti ecologici. Percorrendo le praterie d’altitudine si può percepire innanzitutto l’abbandono, in particolare legato alla presenza di antichi terrazzamenti incolti. Le praterie d’altitudine sono state in un passato abbastanza recente intensamente coltivate mentre oggi sono sfruttate soprattutto per il pascolo bovino ed equino. Questa situazione di coltivo prima e pascolo dopo ha determinato un generale impoverimento delle essenze vegetali spontanee, in particolare se confrontate con quelle di monti vicini come ad esempio M.Sammucro (Lucchese, 1995). Ciononostante le praterie offrono riparo a numerose specie di importanza comunitaria in particolare rapaci. L’area si presta per la posizione geografica esposta precedentemente ad ospitare individui di specie stanziali ma in fase di dispersione come l’Aquila reale che ha provato anche in passato a stabilirsi nell’area

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(colonizzazione non avvenuta per attività di bracconaggio). Interessante è poi la presenza di specie migratrici come il Biancone, il falco Pecchiaiolo, il Nibbio Bruno tutte specie presenti nel libro rosso della fauna d’Italia e nella Direttiva uccelli, che trovano sia un ambiente per la caccia ma soprattutto un area da occupare più o meno a lungo durante le fasi di migrazione. Non si hanno dati sufficienti per stabilire se le specie nidificano nell’area. Importante è la segnalazione della Tottavilla e della Quaglia, mentre non si hanno elementi per confermare la presenza del Gracchio Corallino e del Corvo Imperiale. Altro aspetto di particolare rilievo è la presenza di numerose specie di Lepidotteri e tra questi la Melanargie arge specie prioritaria. La tipologia di boschi più diffusa è la lecceta nei versanti esposti a sud e la faggeta in quelli generalmente esposti a nord. La lecceta è in genere gestita a ceduo e presenta aspetti più o meno degradati in relazione alla gestione e all’esposizione, spesso anche in relazione a incendi (questo ultimo aspetto è stato osservato in aree esterne ai confini del SIC). In particolare spesso la ceduazione appare eseguita prevedendo il rilascio di un numero esiguo di matricine e soprattutto con turni troppo ravvicinati nel tempo. Inoltre si assiste ad attività di pascolo in aree sottoposte a ceduazione che determina un degrado della macchia mediterranea. La gestione a ceduo del leccio non appare condizionare fortemente la comunità ornitica, che in realtà appare ben strutturata e favorita soprattutto dalla presenza di un agricoltura tradizionale, con presenza di rotazione delle colture, alternanza di aree coltivate e altre tenute a foraggere, con siepi e boschetti. Per quanto riguarda le faggete queste occupano generalmente i versanti nord dei rilievi. Sono anch’esse cedui, l’alto fusto è localizzato e si rinviene solo in alcune aree come ad esempio in loc. Morroni dove la presenza dell’alto fusto determina una maggiore presenza di specie forestali come Picidi, Rapaci (Allocco, Sparviere). In generale comunque le faggete sono relativamente giovani, i boschi hanno risentito in questa area dei tagli del dopoguerra che hanno ringiovanito il bosco. La struttura attuale delle faggete non è comunque ottimale per l’insediamento duraturo di specie che frequentano l’area come il Lupo ad esempio legato alla presenza di formazioni boschive vecchie e dissetanee. Gli ambienti di rupi per le caratteristiche proprie di isolamento-inaccesssibilità si prestano ad ospitare molte specie endemiche vegetali e soprattutto ospitano rapaci come il falco Pellegrino e il Gheppio. Molto interessanti sono le rupi poste sul versante sud di Monte Cairo (i Morroni) che per la posizione centrale sul rilievo e la non facile accessibilità ben si prestano ad ospitare specie rare e sensibili alle attività umane. Nell’area SIC sono presenti boschi di conifere, il più esteso è quello che si estende sul versante sud-est di Monte Cairo. La conifereta non appare gestita in alcun modo, la competizione tra le piante determina una condizione di diffusa mortalità di esemplari che non riescono a conquistare spazi utili. La condizione non è ottimale e si presta allo sviluppo di patologie e parassiti forestali come ad esempio la Processionaria. I castagneti ed in particolare presso Terrelle dove è particolarmente esteso rappresenta un ambiente interessante. Grandi e vecchi alberi favoriscono la presenza di una numerosa comunità ornitica con specie interessanti quali Luì bianco, Luì piccolo, Luì verde, Picchio verde, Picchio rosso maggiore, Sparviere, Allocco, Civetta, Poiana.

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2.4.3. Metodologia Il protocollo procedurale ha previsto le seguenti fasi di lavoro: a) Delimitazione dell’area in esame e delle zone limitrofe su base cartografica; b) suddivisione del territorio in subunità (celle) di 500 m di lato al fine di riportare tutte le informazioni in unità di campionamento univoche; c) individuazione delle specie oggetto di studio, scelte come tali in base a parametri quali il loro valore naturalistico intrinseco, l’interesse biogeografico, il valore conservazionistico (inclusione nella Lista Rossa dei vertebrati italiani, Convenzione di Bonn, Convenzione di Berna, Direttiva Uccelli 79/409/CEE, Direttiva Habitat 92/43/CEE, L.N. 157/92, L.R. n. 50 del 07/09/1993, trattato CITES), la richiesta di condizioni ambientali di medio-alta naturalità (specificità d’habitat); d) analisi della documentazione bibliografica esistente riguardo alla fauna dell’area SIC; e) elaborazione di schede per il rilevamento dei dati relativi alla presenza delle varie specie; f) monitoraggio della presenza delle specie tramite transetti stratificati nelle principali unità ambientali presenti nell’area SIC; g) elaborazione delle linee guida per la conservazione e la gestione delle specie.

2.4.4. Raccolta dati La raccolta in natura di dati sulla fauna necessita di tempi lunghi; numerosi parametri di tipo ambientale e più strettamente legati all’ecologia delle diverse specie (per es., periodi di attività brevi e circoscritti in archi temporali molto circoscritti, elusività, fenologia, ecc.) possono infatti influire seriamente sul successo dei rilievi sul campo. La presenza delle specie in un territorio è inoltre spesso difficilmente riscontrabile attraverso l’osservazione diretta, richiedendo metodologie di monitoraggio adeguate non disponibili durante il presente lavoro. Considerato il tempo avuto a disposizione per lo studio, sono stati dunque effettuati sopralluoghi a carattere speditivo al fine di confermare le presenze faunistiche già rilevate da studi specialistici precedenti e soprattutto di incrementare le conoscenze relative alla mammalofauna e soprattutto all’ornitofauna che al momento risultano essere le più carenti. L’indagine faunistica è iniziata in primavera 2005 ed è terminata nel periodo estivo del 2005, con appendici di rilevamenti protrattesi fino all’autunno dello stesso anno. In una prima fase sono state raccolte tutte le informazioni bibliografiche sulla presenza faunistiche dell’area, successivamente sono iniziati i rilievi sul campo compatibilmente con le condizioni ambientali. I dati raccolti nel corso delle ricerche sul campo sono stati riportati su apposite schede di rilevamento i cui campi includono tutte le informazioni utili alla caratterizzazione del dato di presenza delle specie. Successivamente tali dati sono stati immagazzinati in un archivio informatizzato per la costruzione di una banca dati. I rilevamenti di campo sono stati effettuati in modo tale da coprire tutte le tipologie di ambienti presenti nell’area SIC e delle aree e/o ambienti esterne all’area di studio (es. castagneto di Terelle) e hanno comunque riguardato tutti i siti potenzialmente idonei alle specie faunistiche di particolare interesse; particolare attenzione è stata prestata ai siti riproduttivi. Il rilevamento della presenza delle specie è stato effettuato mediante osservazione diretta degli individui, l’ascolto

59 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028) delle emissioni canore, l’individuazione di nidi, penne e uova per quanto concerne gli uccelli, e infine, poiché l’opportunità di osservare i mammiferi in natura è spesso limitata, in quanto le specie sono elusive, notturne e di solito presenti a bassa densità, il censimento delle specie presenti è stato effettuato quasi esclusivamente mediante i segni indiretti di presenza lasciati dagli animali nei loro periodi di attività (orme, piste, depositi fecali, resti di prede, peli, grattatoi, vocalizzazioni, osservazioni dirette, giacigli, insogli, tane, aculei, ecc.). In particolare, la forma e la dimensione di escrementi e impronte ben conservati consentono al ricercatore esperto di risalire con un buon margine di certezza all’identificazione dell’animale che li ha prodotti. Si è pensato comunque di mantenere una distinzione tra i dati certi, ossia sostenuti da elementi oggettivamente inconfutabili, e dati probabili, che presentano caratteristiche di attendibilità pur mancando di prove oggettive certe. È inoltre necessario ricordare che il rinvenimento in natura di segni di presenza è funzione di variabili quali le caratteristiche fisiche del substrato, l’etologia della specie, la stagione, le condizioni ambientali, le fonti trofiche, il disturbo antropico e così via. Da tale raccolta dati sono stati esclusi i Chirotteri, il cui studio richiede tempi più lunghi di quelli consentiti da questa ricerca e metodologia di indagine apposita.

2.4.5. Cartografia tematica La fauna è la componente ambientale più difficile da mostrare su una mappa a causa della sua mobilità e della relativa difficoltà di localizzazione. Ciò implica che in un determinato momento si può avere soltanto una certa probabilità di trovare l’individuo di una specie in una data località. Tradizionalmente le carte di distribuzione si basano sulle località in cui le specie sono state rilevate, possono essere prodotte in vari modi e il loro potere predittivo dipende dalla scala utilizzata (Scott et al ., 1993). Nel presente piano le carte evidenziano aree ed habitat di particolare interesse faunistico, per la presenza di specie importanti, che utilizzano il territorio o per la caccia o per la nidificazione. Sono stati evidenziati anche elementi di connessione tra il territorio del SIC e le aree vicine SIC fiume Melfa e territori esterni al Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Si tratta di carta che evidenzia: AREE A ELEVATO VALORE FAUNISTICO: Aree interessate prevalentemente dalla presenza di praterie d’altitudine, faggeta e rupi. Si tratta di aree caratterizzate dalla presenza di numerose specie faunistiche - presenti su habitat anche diversi - a priorità di conservazione, che la utilizzano di volta in volta per la riproduzione, per la ricerca di risorse alimentari, di luoghi di rifugio e sosta, e quale corridoio di dispersione AREE AD ALTO VALORE FAUNISTICO: Castagneti Area di interesse per la presenza di alcune specie prioritarie che in questa parte del SIC trovano habitat preferenziali e risorse trofiche. La struttura dei castagneti assimilabile a quella dei boschi ad alto fusto permette di offrire abbondanti risorse trofiche alla fauna selvatica e mettono a disposizione siti per la riproduzione di specie importanti di Strigiformi e Picidi AREE A MEDIO VALORE FAUNISTICO: Aree bosco misto e ceduo (leccete) Area caratterizzata dalla presenza di specie faunistiche legate soprattutto al bosco misto. AREE AGRICOLE E CONNESSIONI Aree funzionali alla presenza di numerose specie e al loro spostamento tra tipologie ambientali differenti (aree corridoio), potenzialmente utilizzate in particolare da anfibi, rettili e mammiferi per dispersione tra aree contigue.

60 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028)

2.4.6. Check-list delle specie presenti nel massiccio di Monte Cairo La lista delle specie presenti nel massiccio di Monte Cairo è il risultato di informazioni desunte da lavori specialistici pregressi e da osservazioni e informazioni raccolte dagli autori. Nella lista è stata evidenziata l’inclusione delle specie negli allegati delle seguenti leggi, liste rosse e direttive comunitarie. Asterischi individuano specie la cui presenza non è stata evidenziata ne da lavori bibliografici ne dai sopralluoghi effettuati, l’assenza dei dati sulla presenza di queste specie è legata alla non indagine specifica sulle stesse. Le specie asteriscate possono ritenersi quindi potenzialmente presenti anche perché già segnalate in aree limitrofe con tipologie di habitat simili, come il Parco Nazionale d’Abruzzo, il Parco Simbruini, Monti Cantari (D’Orsi A., Martullo S., 2004) e propaggini meridionali Mainarde: M.Sammucro [in questo ultimo caso osservazioni personali relative solo al Corvo imperiale (2005), Succiacapre (2002) e alla Coturnice (1996), Cerambicide delle querce (2004)] ma non sono state osservate durante i rilievi. Nella lista delle specie presenti sono incluse anche specie rinvenute in aree limitrofe al SIC, come il Castagneto di Terelle e le leccete alle pendici di M. Cairo e M. Obachelle. Per gli anfibi è stato rinvenuto solo il Rospo comune, mentre per la Salamandrina dagli occhiali e il Tritone italiano si è fatto riferimento a dati bibliografici (Bologna et al., 2000). La Check-list delle specie rilevate e potenziali, con i relativi riferimenti al quadro normativo che le tutela è riportata nell’allegato SG03

2.4.7. Risultati delle indagini L’indagine condotta sul campo ha preso in considerazione la mammalofauna e nell’ambito di questa soprattutto i carnivori ed ungulati, ornitofauna in particolare rapaci e picidi, l’erpetofauna. Complessivamente i rilievi condotti sul campo sono stati effettuati con transetti e punti di ascolto/avvistamento concentrati in aree ed habitat di particolare pregio, in considerazione del fatto che l’area è particolarmente estesa, i transetti hanno interessato anche aree esterne al SIC. Di seguito viene riportato un quadro delle conoscenze pregresse e delle integrazioni a queste apportate.

2.4.8. Erpetofauna Durante i transetti e le attività di indagine nell’area SIC massiccio di monte Cairo area sommitale non sono state rilevate presenze di anfibi, ad eccezione del Rospo comune. Nell’area tuttavia dovrebbero essere presenti sia la Salamandrina terdigitata sia il Triturus italicus così come riportato in bibliografia (Bologna et al., 2000).

Per quanto riguarda i rettili (quattro sauri: Podarcis muralis , Lacerta viridis , Podarcis sicula, Chalcides chalcides ; e quattro serpenti: Coluber viridiflavus , Elaphe longissima , Elaphe quatuorlineata , e Vipera aspis ). Tra queste Salamandrina terdigitata , ed Elaphe quatuorlineata rivestono particolare interesse conservazionistico poiché incluse nella Direttiva Habitat e/o nel Libro rosso degli animali italiani. Per quanto riguarda i rettili sono state rilevate all’interno dell’area SIC la vipera, il saettone, il ramarro, la lucertola campestre, la lucertola muraiola. Mentre possiamo considerare per la Salamandrina dagli occhiali ( Salamandrina terdigitata ) solo come specie potenziale e per quanto riguarda il Cervone ( Elaphe quatuorlineata ) la specie, è presente nelle aree limitrofe al SIC (gole

61 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028) del Melfa) ed nell’area SIC di Monte Cairo potrebbe colonizzare gli ambienti più caldi (versanti sud sud-ovest) del Massiccio di monte Cairo a ridosso delle leccete in aree agricole rurali.

2.4.9. Uccelli L’avifauna rappresenta una componente estremamente importante per il mantenimento degli equilibri dei vari habitat. In questa ricerca si sono concentrate le osservazioni specialmente su specie presenti nel Libro Rosso degli animali d’Italia e su quelle di maggiore importanza conservazionistica. . Le specie a priorità di conservazione sono l’Aquila reale, il Pellegrino, il Biancone, il Nibbio bruno, il Pecchiaiolo,la Coturnice, la Tottavilla e il Gracchio corallino. Allo stesso tempo sono state considerate specie quali il Gheppio, la Poiana e i rapaci notturni che proprio per il ruolo che occupano nella catena alimentare possono dare indicazioni sullo stato di salute degli habitat presi in esame. L’area SIC di Monte Cairo ospita numerose specie di uccelli rapaci. Nel bosco è presente sia lo Sparviere , che occupa la faggeta dove è stato avvistato in località Morroni (coppia nidificante), ma anche nel bosco misto che caratterizza le aree a quote inferiori (Terelle, Casalattico, Monte Salere) . Negli ambienti di rupi nidificano sia il Gheppio, sia il Falco pellegrino. Per il Gheppio si hanno solo dati di una coppia nidificante in area esterna al SIC, in località “La Fossa”, non si hanno dati certi, invece, sul Falco Pellegrino. L’Allocco frequenta invece le aree boschive, nei transetti notturni eseguiti in faggeta e nel castagneto di Terelle il canto è stato ascoltato con una certa regolarità, Civette e Barbagianni occupano invece gli ambienti agricoli e suburbani interessati dall’area SIC. I Picidi sono stati presi in considerazione in virtù del fatto che molte specie necessitano di habitat di bosco disetaneo e possibilmente indisturbato. Punti di ascolto sono stati eseguiti nel castagneto di Terelle (esterni al SIC) e nelle faggete sia in loc. Morroni sia in località Terelle (settore nord monte Cairo), pendici del Monte Salere, mettendo in evidenza una buona distribuzione del Picchio verde. Il Picchio rosso maggiore predilige invece il bosco di conifere (rimboschimento della forestale) che occupa il versante sud-est del Monte Cairo e soprattutto il castagneto di Terelle, le faggete sono poco frequentate forse in funzione del fatto che si presentano con una struttura da ceduo anche se invecchiato, la specie è da considerarsi nidificante probabile. Per il Gracchio Corallino, specie inclusa come vulnerabile nel Libro Rosso degli animali d’Italia e nella Direttiva Uccelli, non si sono raccolti dati di presenza, tuttavia la specie potrebbe frequentare le praterie d’altitudine soprattutto nei periodi invernali. L’Aquila reale è presente con individui erratici e/o con esemplari provenienti dai vicini Simbruini o dal Parco Nazionale d’Abruzzo. Le praterie d’altitudine sono poi anche il territorio di caccia del Biancone, non sono stati individuati nidi ma è possibile che gli esemplari avvistati nidificano nelle vicine gole del Melfa ed utilizzano le praterie del Massiccio di Monte Cairo come aree di caccia. Avvistati poi sia il Pecchiaioli sia il Nibbio bruno, non si sono raccolti dati su eventuali siti di nidificazione. Appare invece verosimile che le due specie utilizzino l’area come territorio di caccia e durante migrazioni.

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Durante le indagini non è stata rilevata la presenza della Coturnice per la quale si auspicano studi specifici finalizzati all’accertamento dello status nell’area SIC e l’eventuale progetto di reintroduzione nell’area.

2.4.10. Mammiferi Le indagini condotte sul campo hanno consentito di raccogliere dati sulla presenza di 13 specie di mammiferi, le altre specie evidenziate con asterisco sono specie potenzialmente presenti ma che i tempi e le attenzioni durante le ricerche non hanno evidenziato. La lepre europea ( Lepus europaeus ), specie di particolare interesse conservazionistico in quanto inclusa nel Libro rosso degli animali d’Italia come ‘specie minacciata in modo critico, è presente nell’area SIC ed è oggetto di caccia. Di recente la specie è stata oggetto di revisione sistematica (Palacios, 1996) e quella che veniva considerata sottospecie della Lepre europea (Lepus europaeus corsicanus ) è stata elevata a rango di specie Lepus corsicanus. Questa diffusa in gran parte della penisola ha visto contrarre il proprio areale sia per la caccia sia per la competizione con esemplari di Lepre europea introdotta per scopi venatori. Le tracce (escrementi) sono state rilevate a quote comprese tra 735 m e 1600 m, soprattutto nelle praterie montane, ma anche in aree aperte nell’ambito delle aree boscate. Non si è potuto stabilire se si tratta di Lepus europaeus o Lepus europaeus corsicanus. Tra i roditori l’istrice ( Hystrix cristata ), la specie più grande presente nel SIC, è stato osservato soprattutto su versanti rocciosi e soleggiati. Tutte le tracce di presenza osservate sono state rinvenute nell’ambito del bosco misto, eccetto quelle rinvenute su versante roccioso. Tali risultati confermano quanto noto riguardo alle preferenze ambientali della specie, la quale in ambiente montano predilige il bosco e i sistemi agroforestali ma si rinviene anche in aree rocciose e pietraie dove trova rifugio. Per quanto riguarda i carnivori le tracce della Volpe ( Vulpes vulpes ) sono state rinvenute in tutti gli habitat dell’area indagata. La specie occupa infatti tutti gli ambienti presenti nel area SIC. Tra le specie appartenenti ai mustelidi la Faina ( Mustela foina ) appare quella più diffusa. Rilevata soprattutto nel bosco misto ma anche in faggeta, in ambiente roccioso e durante i transetti notturni sulle strade di accesso al SIC, adattabile e presente in ambienti molto vari fino ad altitudini abbastanza elevate. La presenza della Donnola ( Mustela nivalis ), il più piccolo predatore europeo è testimoniata dalla presenza di escrementi e osservazioni personali. La specie è comunque raramente avvistabile anche mediante segni di presenza, essa è pertanto probabilmente più diffusa di quanto appaia. Il Tasso ( Meles meles ), che è stato invece rilevato in numerose località sia esterne al SIC che in area sommitale fino al limite del bosco.Questa specie predilige di solito i versanti collinari e montani sino a circa 1000 m di altitudine caratterizzati da una copertura continua di boschi mesofili di latifoglie miste con una buona presenza di sottobosco. Ulteriori indagini mirate potranno ampliare l’areale di distribuzione di tali specie nell’area protetta. Per quanto riguarda il Lupo ( Canis lupus ), specie appartenente alla famiglia dei Canidi che senza dubbio riveste una notevole importanza conservazionistica in quanto tuttora considerata una minacciata di estinzione, non sono stati raccolti dati che possano avvalorarne la presenza con certezza, tuttavia sono state osservate tracce di presenza probabilmente attribuibili alla specie (l’incertezza nell’attribuzione delle tracce è come noto dovuta al fatto che queste sono facilmente confondibili con quelle dei cani). E’ probabile che il Lupo utilizzi l’area come territorio di caccia, come area di rifugio o che semplicemente la attraversi durante gli spostamenti compiuti

63 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028) da individui in dispersione tra il Parco dei Simbruini e il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Per quanto riguarda gli ungulati, nei boschi soprattutto di leccio dei versanti sud di monte Cairo è presente il Cinghiale, le tracce di attività lasciate da questo animale sono facilmente osservabili ed è una specie cacciata localmente. La specie non sembra al momento presente ad alta densità.

2.4.11. Insetti Le indagini sugli insetti si sono concentrate su specie incluse nella Direttiva Habitat. Riconfermata la presenza della Melanargia arge farfalla endemica. Si sono cercati in particolare il Cerambyx cerdo , Cerambicide delle querce che è un insetto legato alla presenza dei boschi di querce. La presenza della specie è un elemento importante per valutare lo stato di “salute”e di maturità dei querceti.

2.4.12. Specie obiettivo La trattazione di alcune specie che appaiono nel panorama faunistico dell’area SIC come elementi giudicati importanti sia perché specie a priorità di conservazione, sia perché specie indicative di particolari condizioni ecologiche, è realizzata in apposite schede sinottiche allegate al presente S.G.. Le informazioni sulla biologia e sulla legislazione di protezione sono state riprese da : Fauna Italiana inclusa nella Direttiva Habitat, 2002 e da Uccelli, 2002. Anfibi e Rettili del Lazio, 2000.

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3. CARATTERIZZAZIONE SOCIO-ECONOMICA

3.1. Inquadramento socio-economico Dalla seconda metà degli anni Novanta si è sviluppato in seno all’Unione Europea un orientamento favorevole al riconoscimento dell’importanza del fattore “territorio” per uno sviluppo capace di coniugare competitività e sostenibilità ambientale. Più di recente, tale orientamento si è tradotto in un nuovo indirizzo volto a ritenere che la coesione non possa essere più concepita esclusivamente in base a parametri economici e sociali, bensì debba tenere conto anche della dimensione territoriale. Di qui il concetto di “coesione territoriale” che rimanda in primo luogo al concetto di “sviluppo maggiormente equilibrato”, “equilibrio territoriale” e “riduzione degli squilibri territoriali”. Di seguito si cerca di rappresentare, attraverso valori ed indici, l’aspetto socio economico sia dell’area SIC/ZPS, sia dei territori adiacenti (i 5 Comuni interessati all’area). Indicatori questi (socio-economici), che rappresentano un elemento fondamentale nella definizione del contesto di riferimento globale e che ci permettono di evidenziare eventuali criticità del sistema territoriale in termini di sviluppo e “coesione territoriale”. Il reperimento di questi dati è stato effettuato su fonti statistiche : dati ISTAT (censuari e non), dati CCIAA di Frosinone, dati APT Frosinone e dati ANCITEL. Si è cercato di utilizzare dati il più aggiornati possibile e comunque non più vecchi dell’anno 2001 . Così come avvenuto in tutta Italia, il più cospicuo fenomeno demografico, all’interno della Provincia di Frosinone, è rappresentato dall’ingresso degli immigrati; si ricorda però che riguardo alla concentrazione territoriale della popolazione, calcolata nel 1999, Frosinone si poneva per ultima rispetto alle altre Province laziali. Al 31 dicembre 2004 i residenti nei Comuni di Atina, Belmonte Castello, Casalattico, Colle San Magno e Terelle sono 7.346, pari al 1,5 % della popolazione complessiva della Provincia di Frosinone. La densità demografica dell’area totale dei cinque Comuni è di 49,2 abitanti/ Km2 , inferiore al dato provinciale (150,2 abitanti/ Km2) e a quello regionale (302,5 abitanti/ Km2) ed indica un basso livello di pressione antropica. In realtà i dati relativi ai cinque Comuni sono profondamente diversi tra loro, ad indicare situazioni molto disomogenee; il Comune con il maggior numero di abitanti, risulta essere Atina, con c.a. 4533 abitanti, mentre gli altri non superano gli 818 abitanti di Colle San Magno. A tale situazione corrispondono anche i valori della densità demografica ( Atina 176; Belmonte Castello 55; Casalattico 23; Colle San Magno 18; Terelle 18). Il numero medio dei componenti delle famiglie è in linea con i dati provinciali e regionalie e si attesta tra il 2,6 di Casalattico ed il 2,8 di Atina. Il solo Comune di Terelle ha un valore medio di 2,2 persone per nucleo familiare. Dal punto di vista della dinamica della popolazione, nel decennio ’91-’01 nell’area è stato registrato un decremento dei residenti. Il calo maggiore si è avuto a Terelle con un –14,6% , segue Colle San Magno con un -8,5%, mentre il Comune di Atina ha avuto un decremento pari al –4,4%.

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Sulla base delle informazioni di fonte anagrafica, al 31 dicembre 2000, si ricavano due elementi molto significativi per lo studio demografico: il bilancio demografico e la struttura della popolazione per fasce di età. Per quanto riguarda il primo, nei cinque Comuni si sono registrati dei saldi negativi sia per il movimento naturale ,sia per quello anagrafico, solo per Colle S. Magno il saldo anagrafico è positivo. Atina registrava un bilancio fortemente negativo, pari in termini assoluti a –47. Un primo paragone tra la tendenza all’invecchiamento nel Lazio in generale e la Provincia di Frosinone, pone questa provincia in una zona intermedia, dove il fenomeno non è accentuato. I maggiori indici di invecchiamento si riscontrano infatti nelle province di Rieti e Viterbo. Analizzando la composizione della popolazione complessiva del nostro sistema, per fasce d’età emerge che la componente giovane (vale a dire fino a 14 anni) rappresentava il 14,1% della popolazione residente, la fascia con età compresa tra i 15 e i 64 anni il 66,8% e che il restante 19,1% era costituito dalla popolazione con età superiore o uguale a 65 anni. Da tali dati risultava una popolazione meno giovane rispetto a quella provinciale e regionale; tra i cinque Comuni, Terelle ( con, rispettivamente, il18,2%, il 56,3% ed il 37,5% ) è il paese con la percentuale di popolazione sopra i 65 anni, quasi doppia rispetto a quella provinciale e regionale. L’instabilità e la precarietà dell’economia familiare non favoriscono lo stabilirsi di famiglie giovani, che dovrebbero essere le principali protagoniste per un rilancio demografico. L’indice di ricambio generazionale complessivo per i cinque Comuni era pari al 53,0%, molto inferiore a quanto riscontrato a livello provinciale (74,0%), con il valore minimo per Terelle (22,0%) ed il massimo per Atina (63,1%). Per quanto riguarda la struttura abitativa, i dati del 1991 mostravano una ripartizione tra abitazioni occupate e non, decisamente diversa da quella provinciale; in particolare i cinque Comuni presentavano un maggior numero percentuale di case non occupate mediamente intorno al 40% con punte per il Comune di Casalattico addirittura pari al 44,5 . Per ciò che attiene alla presenza di abitazione per le vacanze, esse sono presenti solo nei Comuni di Atina, Casalatico e Colle s. Magno, mentre non ci sono abitazioni per tale utilizzo nei Comuni di Belmonte Castello e Terelle . Per la determinazione della popolazione attiva ci si basa sul censimento ISTAT del 2001. All’interno della popolazione residente dei cinque Comuni risultava occupato il 29,0% , disoccupato il 6,55 ed il restante 51,21% risultava non forza lavoro, in linea con i dati provinciali. Facendo riferimento ai dati disaggregati per Comune, in termini percentuali, il maggior numero di occupati vivevano ad Atina (30,4%), mentre il minore numero di occupati viveva a Colle San Magno ( 24,45%). Il tasso di occupazione e quello di disoccupazione, con riferimento al Censimento 1991, sono complessivamente entrambi vicini ai dati provinciali ed inferiori a quelli regionali. Analizzando la distribuzione degli occupati tra i principali settori economici ( agricoltura, industria e servizi), si ricavano i seguenti dati: nel settore agricolo era occupato il 7,6% del totale dell’area esaminata, nell’industria il 36,4%, mentre per quanto concerne le altre attività, che generalmente fanno riferimento al settore terziario, queste impiegavano il 56,0% della popolazione attiva in condizione professionale. Casalattico risultava in controtendenza con il 21,3 % di occupati in agricoltura ed il 19,7% nell’industria.

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Risulta comunque evidente che nell’area il settore agricolo occupa al momento un ruolo trascurabile nell’ambito della struttura economico-produttiva , ma resta comunque legato ad un antico patrimonio di produzioni e tradizioni locali. Allo scopo di salvaguardare il mantenimento di quegli assetti paesaggistico-ambientali e culturali, che di questo territorio costituiscono la risorsa chiave, tale settore andrebbe potenziato. Relativamente alle attività economiche produttive, Unità locali e numero di addetti, si farà principalmente riferimento al Censimento 2001. Tra il 1991 e il 2001 sono state censite alcune Unità locali in meno nei Comuni di Atina, Colle S. Magno e Terelle, metre sono risultate in più nei Comuni di Belmente Castello e Casalattico. Nel totale di cinque Comuni risultano complessivamente censite in meno 29 Unità Locali. Le variazioni percentuali degli Addetti, relative al periodo 1991-2001, confermano la disomogeneità economica dell’area: Atina +48 , Belmonte Castello +2 , Casalattico -2, Colle S. Magno -20 e Terelle -10, per una variazione complessiva nei cinque Comuni pari a 18 Addetti . L’analisi dei flussi turistici è importante per valutare le risorse di un territorio, le sue potenzialità di attrarre visitatori e fruitori di beni ambientali e culturali e i potenziali impatti provocati da tale fruizione; inoltre, il turismo, nella Provincia di Frosinone, rappresenta una sicura opportunità di sviluppo, sia in senso imprenditoriale che occupazionale. Dall’analisi dei dati forniti dall' Azienda di promozione Turistica della Provincia di Frosinone sulla ricettività e sui movimenti turistici del 2005, si ricava che nel territorio in esame, l’offerta di posti letto in strutture alberghiere ed extra alberghiere ( campeggi, agriturismo, …) tende allo zero per entrambe le tipologie ricettive. Nello stesso anno sono state registrate pochissime presenze in termini sia assoluti che relativi. Di fatto, solo nel Comune di Atina si rilevano disponibilità di posti letto in strutture alberghiere , anche se di modeste entità (57). Per quanto riguarda il turismo nelle seconde case, nei Comuni presi in esame, non si hanno valori significativi. E' comunque da segnalare che il Comune di Casalattico ha un numero di seconde case per le vacanze molto alto rispetto alla popolazione residente, e quindi una naturale predisposizione a tale flusso turistico. Punti di forza • un basso livello di pressione antropica; • rilevante presenza di addetti e di produzioni agricole tradizionali, in alcuni casi di particolare pregio ; • rilevante numero di abitazioni non occupate; • possibilità di realizzare itinerari di turismo specializzati (es. rurale e naturalistico).monitoraggio continuo di tutte le attività (boschive, zootecniche, edilizie, inquinanti, ricreative ecc.) direttamente connesse allo stato di conservazione dell’area. Criticità • il bilancio demografico negativo; • il progressivo invecchiamento della popolazione ( alta percentuale di anziani e basso indice di ricambio generazionale); • la forte dipendenza della fascia di popolazione in età non lavorativa da quella produttiva; • la diminuzione del numero di unità locali;

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• il debolissimo sistema ricettivo ( quasi inesistente) e lo scarso (quasi nullo) movimento turistico dovuti anche alla difficile accessibilità.un basso livello di pressione antropica; Indicatori per il monitoraggio • la dinamica della popolazione residente; • la popolazione per classi di età; • le caratteristiche della popolazione attiva; • le presenze negli alberghi e negli esercizi complementari; • la produzione di prodotti di qualità.il bilancio demografico negativo;

68 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028) Tabella 11: Indicatori socio-economici

INDICATORI DATO FONTE Regionale Provinciale Comunale

Atina Belmonte Castello Casalattico Colle San Magno Terelle Totale 5 Comuni

Indicatori demografici

Popolazione residente al 5.205.139 487.504 4.533 780 645 818 570 7346 ISTAT (1) 31.12.2004 Densità demografica 302,5 150,2 152 55 23 18 18 49 ISTAT (1) Numero Famiglie 2.111.986 184.926 1.608 288 245 299 263 ISTAT (1) N° medio comp. famiglie 2,5 2,6 2,8 2,7 2,6 2,7 2,2 Variazione della popolaz. -0,5 1 -4,4 -2 -6,3 -8,5 -14,6 ISTAT (1) legale '91-'01 (%) saldo naturale 2682 -491 -2 -7 -2 -7 -4 -22 ISTAT (2) saldo migratorio 62.151 2.029 -45 6 -7 10 -8 -44 ISTAT (2) bilancio demografico 64.833 1.538 -47 -1 -9 3 -12 -66 ISTAT (2) popolazione 0-14 722.159 68.823 603 93 80 105 47 928 ISTAT (2) % 13,9 14,1 13,3 11,9 12,4 12,8 8,2 12,6 popolazione 15-64 3.515.429 325.654 2.975 506 401 483 321 4686 ISTAT (2) % 67,5 66,8 65,6 64,9 62,2 59,0 56,3 63,8 popolazione 65+ 967.551 93.022 955 182 173 227 1751 214 ISTAT (2) % 18,6 19,1 21,1 23,3 26,8 27,8 18,6 Indice di vecchiaia 134,0 135,2 158,4 195,7 216,3 216,2 455,3 188,7 ISTAT (2) (ricambio generazionale)

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Indicatori della struttura Regione Provincia Atina Belmonte Castello Casalattico Colle San Magno Terelle Totale 5 Comuni abitativa

Abitazioni totali 2.316.582 220.021 2.408 400 454 541 424 3867 ISTAT (1)/Ancitel Abitazioni occupate 174107 1571 273 252 321 278 2695 ISTAT (1)/Ancitel % 82,3 79,0 76,7 68,3 55,5 59,3 65,6 69,7 Abitazioni non occupate 45914 837 127 202 220 146 1532 ISTAT (1)/Ancitel % 17,7 20,9 40,9 31,8 44,5 40,7 34,4 39,6 Abitazioni per le vacanze 1430 24 0 15 2 0 41 ISTAT (3)/Ancitel % 51,8 0,6 1,2 0,0 3,3 0,4 0,0 1,1

Indicatori della struttura Regione Provincia Atina Belmonte Castello Casalattico Colle San Magno Terelle Totale 5 Comuni economico-produttiva

Popolazione occupata 1.885.229 154.753 1.378 208 183 200 161 2130 ISTAT/Ancitel Popolazione disoccupata 279.241 29.501 304 52 45 45 35 481 ISTAT/Ancitel Popolazione non forza di ISTAT/Ancitel 2.240.052 229.077 2.172 405 363 461 361 3762 lavoro Popolazione residente dai 15 ISTAT/Ancitel 4.404.522 413.331 3.854 665 591 706 557 6373 anni in su Tasso di occupazione % 42,8 37,4 35,8 31.3 31 28,3 28,9 33,4 ISTAT Tasso di disoccupazione % 12,9 16 18,1 20 19,7 18,4 17,9 18,4 ISTAT

Popolaz. attiva nel settore 64.071 6.141 72 14 39 30 7 162 ISTAT/Ancitel agricoltura % 3,4 4,0 5,2 6,7 21,3 15,0 4,3 7,6

Popolaz. attiva nel settore 414.509 58.164 492 92 36 79 77 776 ISTAT/Ancitel industria % 22,0 37,6 35,7 44,2 19,7 39,5 47,8 36,4

Popolaz. attiva in altre attività 90.448 814 102 108 91 77 1192 ISTAT/Ancitel 1.406.649 (sett. terziario) % 58,4 59,1 49,0 59,0 45,5 47,8 56,0 Unità Locali (UL) 30.679 437 37 15 35 11 535 ISTAT/Ancitel Addetti 111.812 1.053 56 25 48 15 1197 ISTAT/Ancitel

70 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028)

Indicatori di fruizione Regione Provincia Atina Belmonte Castello Casalattico Colle San Magno Terelle Totale 5 Comuni turistica

Posti letto negli esercizi Ancitel/APT 123.245 15.536 57 0,0 0,0 0,0 0,0 alberghieri Presenze negli esercizi Ancitel/APT 19.136.298 1.290.526 2.582 0,0 0,0 0,0 0,0 alberghieri Presenze esercizi 3.635,3 2.700,1 347,5 0,0 0,0 0,0 0,0 alberg/abitanti (per 1.000) Grado di utilizzazione degli Ancitel 42,5 16,0 12,4 0,0 0,0 0,0 0,0 esercizi alberghieri (1) XIV Censimento della Popolazione e delle Abitazioni (ottobre 2001) (2) Dato anagrafico al 31 dicembre 2000 (3) XIII Censimento della Popolazione e delle Abitazioni (1991)

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3.2. Attività antropiche e uso del territorio nel sito Il SICp “Massiccio del Monte Cairo (aree sommitali)”, con riferimento alla classificazione dei fenomeni e delle attività prevista dai formulari delle Schede Natura 2000, è caratterizzato dalle seguenti presenze: • per Agricoltura e Foreste, di: pascoli (Cod. 140), boschi (Cod. 160) con vari usi e dall’allevamento di animali (Cod. 170) allo stato semibrado. Altro fenomeno riscontrato è quello della raccolta di prodotti del sottobosco; • per Pesca, Caccia e Raccolta, di: caccia (Cod. 230) controllata, con presenza di un’azienda faunistico-venatoria denominata ”Casalattico”. L’intera area risulta suddivisa secondo le seguenti tipologie: Tipologia di copertura Ettari Percentuale Edificato 0 0,00% Praterie e altre aree 1660,0954 59,57% Boschi 1030,1093 36,96% Rimboschimento a Pinus 96,7187 3,47% tot 2786,9234 100,00% Tabella 12: Lista di controllo delle attività antropiche presenti all’interno del SIC “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)” Si riporta di seguito la scheda prevista dai Formulari Natura 2000 riguardante i fenomeni e le attività presenti all’ interno del sito: CATEGORIA Cod. ATTIVITA’ Cod. SUBATTIVITA’ Agricoltura, Foreste 140 Pascolo 160 Gestione forestale 161 piantagione forestale 162 piantagione artificiale 163 reimpianto forestale 164 taglio raso 165 pulizia sottobosco 166 rimozione piante morte o morienti 167 disboscamento senza reimpianto 170 Allevamento animali Pesca, caccia e raccolta 230 Caccia Prelievo/raccolta di fauna in 240 generale intrappolamento, avvelenamento, 243 bracconaggio 244 altre forme di cattura della fauna

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Urbanizzazione, industrializzazione e attività similari 400 Aree urbane, insediamenti umani 403 abitazioni disperse 409 altri tipi di insediamenti 430 Strutture agricole Trasporti e comunicazioni 500 Reti di comunicazione 501 sentieri, piste e piste ciclabili 502 strade e autostrade Divertimento e turismo Attività sportive e divertimenti 620 all'aperto passeggiate, equitazione e veicoli non 622 motorizzati volo a vela, deltaplani, parapendii, 625 mongolfiere Modifiche da parte dell'uomo

delle condizioni idrauliche Altre modifiche nelle condizioni 890 idrauliche indotte dall'uomo Processi naturali (biotici e

abiotici) 900 Erosione 950 Evoluzione della biocenosi inaridimento/accumulazione di sostanza 951 organica

Punti di forza • Bassa antropizzazione del sito. Criticità • presenza del pascolo non regolamentato. • pratica della caccia . • bracconaggio. Parametri di monitoraggio • monitoraggio continuo di tutte le attività (boschive, zootecniche, edilizie, inquinanti, ricreative ecc.) direttamente connesse allo stato di conservazione dell’area.

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4. QUADRO PROGRAMMATICO

Come già detto il SIC “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)” si sviluppa sul territorio di cinque Comuni del basso Lazio: Atina, Belmonte Castello, Casalattico, Colle San Magno, Terelle, coinvolgendo due diverse Comunità Montane. Inoltre i Comuni di Terelle, Atina, Casalattico e Belmonte Castello hanno costituito (insieme con il Comune di non interessato dal SIC) una Associazione intercomunale con lo scopo di favorire gli interessi condivisi e i possibili scenari di sviluppo. Nel presente capitolo sono sintetizzate le indicazioni contenute negli strumenti di pianificazione territoriale a vario livello cogenti sulla zona in esame.

4.1. Proprietà fondiaria La proprietà fondiaria nel sito è in gran parte demaniale e gravata da usi civici, tuttavia significative porzioni dello stesso territorio sono di proprietà privata (come ad esempio i Castagneti di Terelle). Le terre gravate da usi civici già incluse nella Legge Galasso sono state riportate nel T.U. tra i beni ambientali da tutelare.

4.2. Il P.T.R.G. Lo schema di PTRG è stato adottato dalla G.R. in data 19.12.2000. Con tale atto sono stati determinati gli indirizzi programmatici della politica territoriale della regione. In particolare, per il sistema ambientale, il PTRG indica una serie di azioni che tendono a completare l’iter dei Piani Paesistici e del Piano dei Parchi e delle Riserve, entrambi tesi a realizzare l’integrazione fra tutela e valorizzazione ambientale, promozione sociale e sviluppo economico. Pertanto per il PTRG assumono particolare importanza da un lato l’istituzione dei parchi e delle riserve d’interesse regionale, e dall’altro la operatività delle strutture di gestione del SIC e ZPS (Massiccio di Monte Cairo) con interventi volti alla protezione e alla valorizzazione ambientale di dette aree

4.3. Piano Territoriale Paesistico Regionale La Legge 1497 del 1939, in materia di protezione delle bellezze naturali, disponeva all’articolo 5 “[…] Delle vaste località incluse nell'elenco di cui ai nn. 3 e 4 dell'art. 1 della presente legge, il Ministro per l'educazione nazionale (della pubblica istruzione) ha facoltà di disporre un piano territoriale paesistico, da redigersi secondo le norme dettate dal regolamento e da approvarsi e pubblicarsi insieme con l'elenco medesimo, al fine di impedire che le aree di quelle località siano utilizzate in modo pregiudizievole alla bellezza panoramica” . Solo dopo quarantasei anni con l’emanazione della Legge 431 del 1985, è avvenuta la predisposizione dei PTP individuando per categorie omogenee i beni da tutelare. Il PTP espime soltanto un piano di vincolo, inteso come limitazione d’uso del “bene”, e non uno strumento di pianificazione urbanistica.

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La Regione Lazio, in attuazione della sopra citata Legge, ha predisposto nel 1986 i Piani Territoriali Paesistici (PTP) per 14 ambiti (escluso il Comune di Roma), che coprono l’intero territorio regionale. In particolare la provincia di Frosinone è interessata dai PTP degli ambiti interprovinciali n. 8, 11, 12, 13, 14, ed ancora più in dettaglio, l’area del SIC del Massiccio del Monte Cairo ricade a cavallo degli ambiti nn. 12 (Casalattico, Belmonte Castello e Atina) e 14 (Colle San Magno e Terelle). Successivamente, nel 1999 la Regione ha approvato definitivamente con i PTP un Testo Coordinato delle norme Tecniche di Attuazione dei piani per ogni ambito. Attualmente é in corso di redazione il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) che riporterà ad unità la pianificazione paesistica effettuata nei singoli ambiti, verificandola e perfezionandola sotto il profilo della ricognizione dei beni e della relativa normativa. Tra tutti i beni vincolati, come da art.1 L. 431/85, nel SIC sono presenti: - montagne per la parte eccedente i ml 1200 slm ( Monti Simbruini, Monti Ernici, , Le Mainarde, Monte Cairo, Monte Maio,… ); - territori coperti da boschi o foreste sottoposti a vincoli di rimboschimento ( con particolari addensamenti nelle zone dei Monti Simbruini ed Ernici, dei Monti della Meta e Mainarde, delle gole del Melfa, del Monte Cairo, dei Monti Lepini, dei , dei Monti Aurunci,… ); Una sintesi dei vincoli esistenti nei due ambiti territoriali (12 e 14) in cui il SIC/ZPS risulta diviso è offerta dalla relativa Carta dei Beni Vincolati ai sensi della L. 431/85 secondo i P.T.P. della Regione Lazio contenuta nel P.T.P.G. della Provincia di Frosinone e riportata nella pagina successiva.

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fonte P.T.P.G.

Figura 6: stralcio della carta dei Beni Vincolati ai sensi della L. 431/85

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4.4. Documento Preliminare di Indirizzo del P.T.P.G. Il Documento Preliminare di Indirizzo del Piano Territoriale Provinciale Generale – rapporto sullo stato del territorio provinciale: sintesi valutativa delle dinamiche e dei problemi, indirizzi di proposta, adottato dal Consiglio Provinciale con Deliberazione n° 7 del 5 marzo 2003 dedica al “sistema ambiente, tutela ecologica e valorizzazione delle risorse naturalistiche” un approfondito capitolo. Esso fornisce una indicazione delle modalità con cui il PTPG dovrà regolamentare l’uso delle diverse zone di interesse naturalistico, prevedendo la possibilità da un lato di inserire nelle norme del PTPG il ricorso a procedure valutative ambientali concettualmente simili alla VIA e alla VAS, e d’altro lato – in modo più incisivo – introdurre nella normativa del PTPG una serie di norme prescrittive o d’indirizzo per i piani comunali o per ambiti intercomunali, che permettano di orientare le trasformazioni verso le aree meno sensibili e prevedano dei meccanismi di compensazione e mitigazione tali da favorire la riqualificazione e il recupero degli ambiti più degradati. Seguendo questa metodologia il Piano di Gestione potrà contenere quell’insieme di prescrizioni normative legate alla tutela degli habitat e delle specie, oltre che allo sviluppo socio economico compatibile che il PTPG auspica vengano adottate dall’ambito intercomunale ricadente nel SIC.

4.5. Altri Piani e Programmi 4.5.1. Strumenti di programmazione negoziata (Patto Territoriale) Come è noto la Provincia di Frosinone dal 1996 con la costituzione del “Patto Territoriale per lo sviluppo di Frosinone” si è resa promotrice di un partenariato locale composto dale istituzioni, asociazioni e parti sociali allo scopo di concertare il rilancio economico territoriale. Nel Patto Territoriale è coinvolto unicamente il Comune di Atina tra quelli oggetto del presente studio, e pertanto appare come uno strumento di scarsa appetibilità per l’accesso a forme di sviluppo e di finanziamento per il SIC/ZPS.

4.5.2. Piano di sviluppo socio-economico e territoriale Con la Legge n. 97/1994 “ Nuove disposizioni per le zone montane” e la Legge Regionale n. 9/1999 “ Legge sulla montagna”, si redigono a cura delle Comunità Montane i relativi Piani di sviluppo socio-economico e territoriale. Nel nostro caso il territorio preso in esame è interessato da due Piani, il primo redatto a cura della XIV il secondo a cura della XV Comunità Montana. I comuni compresi nel primo PSSET sono Casalattico, Belmonte Castello ed Atina; nel secondo PSSET sono, Colle S. Magno, Terelle. I contenuti condivisi dai due Piani di Sviluppo si possono sinteticamente riassumere in: • Incentivazione dell’imprenditoria locale tesa al recupero del patrimonio territoriale; • tutela e salvaguardia dell’ambiente; • valorizzazione delle risorse socio/economiche; • incentivazione, divulgazione e sviluppo del territorio e dei prodotti tipici locali.

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4.5.3. Piano di Sviluppo Locale del G.A.L. “Versante Laziale del PNALM” Si tratta di un Piano che si attua su 25 Comuni tra cui tutti i Comuni territorialmente competenti per il SIC/ZPS. La Pianificazione si attua su 4 settori: Agricoltura, Artigianato, Turismo ed Ambiente, programma e gestisce progetti co-fonanziati con fondi LEADER +. Il Piano si attua attraverso un DOCUP preventivamente approvato dalla Regione Lazio e contiene azioni progettuali riferite ai suddetti settori, con procedure simili a quelle di “Agenda 21” (Forum Territoriali, incontri di concertazione, co-pianificazione) e con beneficiari pubblici e privati. Per la vocazione del Piano e per l’efficacia della sua attuazione verificata negli ultimi anni tale strumento appare di fondamentale importanza per l’accesso ai finanziamenti delle iniziative proposte nel Piano di Gestione del SIC/ZPS.

4.5.4. Programma di Riqualificazione Urbana per lo Sviluppo Sostenibile del Territorio “Medio Bacino del Liri, Sora” Il PRUSST “ Medio Bacino del Liri, Sora” comprende 31 Comuni, in cui solo Casalattico tra quelli competenti per territorio nel SIC/ZPS; Adottando questo strumento di programmazione concertata, le amministrazioni comunali interessate appicano il principio generale di sviluppo dando priorità agli investimenti tesi all’occupazione attraverso accordi tra le parti sociali. I PRUSST presentano diversi punti di forza quali l’occupazione, l’adozione di linee di sviluppo innovative, le azioni integrate su aree eterogenee e complementari. Tuttavia la puntiforme rappresentatività dei Comuni appartenenti al SIC/ZPS nell’ambto dei Programmi di Riqualificazione Urbana per lo Sviluppo Sostenibile, rende questo strumento poco significativo per l’accesso a finanziamenti da investire sul territorio.

4.5.5. DOCUP Lazio Gli interventi di gestione previsti nel Piano d’Azione conseguente al presente S.G. ricadono, in buona parte, tra quelli contemplati nelle misure Obiettivo 2 Asse III (2000/2006) “Valorizzazione dei sistemi locali” previste nel DOCUP Lazio. In particolare, oltre alle misure proprie dell’Asse III che riguardano lo sviluppo sostenibile del territorio in generale (dotazione infrastrutturale, museale, turistico-ricettiva, urbanistica, ecc.) e quindi complementari alla gestione delle aree protette, nel biennio 2005/2006 si può fare riferimento alle seguenti sotto-misure specifiche per le zone SIC e ZPS: • III.3.1.: Compeltamento ed ottimizzazione del sistema di fruizione e ricettività nelle aree protette, nei SIC e nelle ZPS; • III.3.2.: Sviluppo di attività sostenibili all’interno delle aree protette, dei SIC e delle ZPS

4.5.5.1.La sottomisura III.3.1.

Beneficiari: Regione Lazio, soggetti pubblici locali, Enti gestori delle aree protette regionali. Tipologia di intervento: a) Realizzazione, recupero e completamento di strutture per l’accoglienza, la fruizione, l’educazione e l’informazione ambientale;

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b) Realizzazione di sistemi telematici per la messa in rete di aree naturalistiche. Le azioni riguardano: aree ricadenti all’interno del Sistema delle Aree Naturali Protette nazionali e regionali, disciplinate dalla L. 394/91 e dalla L.R. 29/97 e la Rete Natura SIC e ZPS individuati ai sensi delle Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE.

4.5.5.2.La sottomisura III.3.2.

Beneficiari: Regione Lazio, soggetti pubblici locali, Enti gestori delle aree protette regionali, ARP Lazio Tipologia di intervento: a) Interventi di promozione ed informazione a sostegno dello sviluppo delle attività artigianali sostenibili e dell’agricoltura biologica e di qualità; b) Interventi per promuovere il turismo sostenibile nei parchi; c) Promozione di Agende XXI locali per lo sviluppo di attività e servizi sostenibili; d) Costituzione di aree e piccole strutture di sperimentazione per osservatori sulla biodiversità e sugli habitat naturali. Le azioni riguardano: aree ricadenti all’interno del Sistema delle Aree Naturali Protette nazionali e regionali, disciplinate dalla L. 394/91 e dalla L.R. 29/97 e la Rete Natura SIC e ZPS individuati ai sensi delle Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE.

4.6. Piani e strumenti urbanistici comunali Sono dotati di strumento urbanistico generale (P.R.G.) i Comuni di: • Colle San Magno, approvato con D.G.R. n° 1994 del 19/04/1983 e successiva Variante Generale approvata con D.G.R. n° 1128 del 29/11/2004; • Terelle, approvato con D.G.R. n° 123 del 21/02/2003 Mentre i Comuni di Casalattico, Atina e di Belmonte Castello, non si sono ancora dotati di Strumento Urbanistico Generale o lo stesso è in via di elaborazione. In ogni caso la destinazione di zona prevista per le aree incluse nel SIC varia da “E3 - ZONA AGRICOLA DI QUALITA’ (BOSCHI)” a “E4 – PASCOLI”. Per quanto riguarda le zone E3: è vietata l’attività edificatoria e l’attività di taglio di alberi ad alto fusto se non per esigenze colturali, mentre sono consentiti gli interventi di miglioramento dei percorsi di montagna anche con rimodellamento del fondo, e la realizzazione di piccole opere in legno per attività legate all’esercizio della silvicoltura e della vigilanza sui territori boscati Per quanto riguarda le zone E4: sono consentite solo interventi di trasformazione finalizzati alla conservazione di piccoli manufatti e stazzi per il ricovero del bestiame, oltre alla realizzazione di piccoli abbeveratoi per gli animali e di cisterne per la raccolta delle acque piovane.

4.7. Piano Stralcio per l’assetto idrogeologico - Rischio Frana Il piano stralcio per l’assetto idrogeologico - Rischio Frana è stato redatto dall’Autorità di Bacino dei fiumi Liri Gariglieno e Volturno (L. n.183 del 18 maggio 1989 - L. n.253 del 7 agosto 1990 - L. n.226 del 13 luglio 1999 - L. n.493 del 4 dicembre 1993 L. n. 365 del 11

79 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028) dicembre 2000) e contiene la individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico, le norme di attuazione, le aree da sottoporre a misure di salvaguardia e le relative misure. Fino all’approvazione del Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico da parte del Comitato Istituzionale, di cui all’ art. 1 bis della legge dell’11 dicembre 2000 n.365, restano in vigore le individuazioni e le perimetrazioni operate e le misure di salvaguardia di cui ai Piani Straordinari (approvazione Comitato Istituzionale del 27/10/99 e pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n.275 del 23/11/99).

4.8. Vincolo idrogeologico L’intero territorio del SIC del Monte Cairo è sottoposto a vincolo idrogeologico R.D. 30/12/1923 n. 3267 (“Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani”, pubblicato in G.U. n. 117 del 17/05/1924). Tale decreto, che fissa le norme fondamentali che riguardano il riassetto dei terreni montani, interviene in particolare nel settore forestale ed istituisce il cosiddetto “vincolo idrogeologico” in quelle aree che possono subire un danno pubblico in conseguenza di denudazione, perdita di stabilità o turbamento del regime delle acque. Il decreto medesimo, anche attraverso il successivo R.D. 16/05/1926 n. 1126 (“Approvazione del regolamento per l’applicazione del r.D. n. 3267/1923”, pubblicato in G.U. n. 154 del 6/07/1926) sottopone ad una specifica normativa le forme di utilizzazione dei terreni vincolati (la trasformazione dei boschi in altre qualità di coltura, la trasformazione dei terreni solidi in terreni soggetti a periodica lavorazione, nonché gli scavi, i movimenti di terreno ecc., in base agli articoli 19 e 20 de Regolamento). Ogni deroga alla normativa ed ogni intervento che comporti modifiche o trasformazioni nei terreni vincolati, devono essere preventivamente autorizzati (la materia è stata trasferita di competenza all’Amministrazione Provinciale di Frosinone).

Punti di forza • La proprietà della maggior parte degli habitat prioritari è pubblica. • Assenza di costruzioni e di insediamenti antropici. • Imposizione di un sistema vincolistico rigoroso nel PTP. • Manifesta importanza delle zone SIC e ZPS negli strumenti di pianificazione territoriale a tutti i livelli. • la presenza degli strumenti urbanistici per diversi livelli di pianificazione. • Presenza di differenti forme di finanziamenti possibili per la realizzazione degli interventi sostenibili. Criticità • I “ Castagneti di Terelle ” sono di proprietà privata. • Assenza di PRG in alcuni dei Comuni interessati. • Disomogeneità dei supporti cartografici di base su cui sono redatte le diverse pianificazioni vigenti.

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Parametri di monitoraggio • Coerenza tra tutti i diversi strumenti di pianificazione attraverso l’interscambio di dati omogenei ed aggiornati tra le pianificazioni poste in essere e/o vigenti. • Reiterazione degli strumenti finanziari nei periodi successivi .

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5. VALUTAZIONE GENERALE ED IDENTIFICAZIONE DELLE MINACCE

5.1. Valutazione Ecologica Il massiccio di Monte Cairo è un area poco indagata sia dal punto di vista faunistico sia da quello floristico. Visto dall’alto appare come una “penisola montuosa che penetra nella Valle del Liri”, vicino ma allo stesso tempo indipendente dal comprensorio dei monti del Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise e separato dalla valle di Sora dai Monti Ernici, Cantari e Simbruini. Un ambiente montano “isolato” ma che proprio grazie a questo ha saputo conservare elementi di grande interesse non solo naturalistico ma anche culturale. Le tipologie ambientali presenti nell’area sono diversificate e caratterizzate da coltivi, incolti oltre a leccete che occupano i versanti a sud, e faggete che si insediano alle quote più alte generalmente sui versanti a nord, assieme a boschi misti, oltre a castagneti alle quote inferiori ma fuori area. Le Le aree sommitali sono invece caratterizzate da habitat di prateria insieme a sporadici habitat di rupi. Il sito appare però caratterizzato dal cattivo uso delle risorse presenti -boschi e pascoli- e dal totale disinteresse verso testimonianze antropiche collegabili ai terrazzamenti in pietra usate in passato per coltivazioni erbacee ma ormai in totale degrado. La situazione di coltivo prima e pascolo dopo, ha determinato un generale impoverimento delle essenze vegetali spontanee, in particolare se confrontate con quelle di monti vicini come ad esempio M. Sammucro area SIC del Molise (Lucchese, 1995). E’ da annoverare però la presenza di numerose specie endemiche, come Cerastium tomentosum, Phleum ambiguum, Avenula praetutiana, Linaria purpurea e Poligala flavescens , oltre a quella di numerose specie di orchidee come ad esempio Orchis italica, Orchis maculata, Ophris apifera che assieme ad altre le hanno fatto attribuire il carattere di priorità all’habitat 6210. Le praterie, e non solo, inoltre offrono riparo a numerose specie animali di importanza comunitaria, soprattutto rapaci. L’area si presta, per la posizione geografica esposta precedentemente, ad ospitare sia individui di specie stanziali sia in fase di dispersione come l’Aquila reale. Il grande rapace ha provato anche in passato a stabilirsi nell’area, ma la colonizzazione è stata compromessa per l’ attività di bracconaggio. Interessante è poi la presenza di specie migratrici come il Biancone, il Falco pecchiaiolo ed il Nibbio bruno, tutte specie presenti nel Libro Rosso della Fauna d’Italia e nella Direttiva Uccelli. Queste specie trovano nel comprensorio del M. Cairo un ambiente ideale per la caccia ma soprattutto un’area da occupare più o meno a lungo durante le fasi di migrazione. Le praterie d’altitudine ospitano poi una numerosa comunità ornitica che ha nella Tottavilla, nel Gracchio corallino e nella Quaglia i suoi più illustri rappresentanti. Altro aspetto di particolare rilievo è la presenza di numerose specie di Lepidotteri e tra questi la Melanargie arge specie considerata prioritaria. La tipologia di boschi più diffusa è la faggeta nei versanti esposti a nord e la lecceta in quelli generalmente esposti sud. Quest’ultima in particolar modo, gestita nella generalità a ceduo semplice, presenta aspetti più o meno degradati in relazione alle modalità di conduzione ma anche all’esposizione, e più spesso in relazione ad incendi (questo ultimo aspetto è stato osservato perlopiù in aree contermini al SIC). Non sempre la ceduazione appare eseguita prevedendo il rilascio di un numero adeguato di matricine e con turni sufficientemente lunghi,

82 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028) bensì con tagli a raso di ampie aree che inevitabilmente favoriscono la rapida mineralizzazione dell’humus nonché l’erosione. Inoltre si assiste ad attività di pascolo incontrollato in aree sottoposte a ceduazione che determina un degrado progressivo della vegetazione, soprattutto del sottobosco. La gestione a ceduo del leccio non appare condizionare fortemente la comunità ornitica, che in realtà appare ben strutturata e favorita soprattutto dalla presenza di un agricoltura tradizionale con alternanza di aree coltivate, siepi e boschetti, questo principalmnte nelle aree confinanti con il SIC. Per quanto riguarda le faggete sono anch’esse cedui, l’alto fusto è praticamente inesistente e si rinviene solo in alcune aree come ad esempio in loc. Morroni dove la presenza dell’alto fusto determina una maggiore presenza di specie animali legate alla foresta come Picidi e Rapaci (Allocco, Sparviere). In generale comunque le faggete sono relativamente giovani e hanno risentito dei tagli eseguiti in passato che hanno ringiovanito il bosco. La struttura attuale delle faggete a ceduo meriterebbe una serie di modesti interventi atti a favorire l’evoluzione a bosco ad alto fusto, condizione ottimale per l’insediamento duraturo di specie che frequentano l’area come il Lupo ed i rapaci forestali. Gli ambienti rupicoli, per le caratteristiche proprie di isolamento-inaccesssibilità, ben si prestano ad ospitare molte specie endemiche vegetali come la Viola pseudogracilis ssp. cassinensis e soprattutto rapaci come il Falco pellegrino e il Gheppio. Molto interessanti sono le rupi poste sul versante sud di M. Cairo in località Morroni che, grazie anche alla presenza di alto fusto circostante, ben si prestano ad ospitare specie rare e sensibili alle attività umane soprattutto avifauna. Nell’area SICp-ZPS sono presenti boschi di conifere impiantate negli anni 50-60, il più esteso dei quali è quello che si ritrova sul versante sud-est di Monte Cairo. La conifereta non appare gestita in alcun modo e la competizione tra le piante determina una condizione di diffusa mortalità di esemplari che non riescono a conquistare spazi utili. La condizione non è ottimale e si presta allo sviluppo di patologie e parassiti forestali come ad esempio la Processionaria. Nel corso dei sopralluoghi si è rilevata la presenza di essenze vegetali spontanee quali Acero montano, Carpino nero e Orniello che denotano una naturale ricolonizzazione dell’area, ma accanto a questa si è riscontrato, purtroppo, anche un rinnovo da parte delle stesse conifere. I castagneti, non presenti in area SIC ma particolarmente estesi in prossimità di Terelle, rappresentano un ambiente interessante sia da un punto di vista floristico che faunistico. La struttura di queste colture, assimilabile a quella di un bosco d’alto fusto, favorisce la presenza di una numerosa comunità ornitica, con specie interessanti quali Luì bianco, Luì piccolo, Luì verde, Picchio verde, Picchio rosso maggiore, Sparviere, Allocco, Civetta, Poiana. Tra le specie erbacee del sottobosco sono inoltre da evidenziare alcuni endemismi quali Phleum ambiguum, Hieracium virgaurea e Digitalis micrantha.

Dai rilievi effettuati e dai dati raccolti scaturisce una valutazione globale complessivamente buona, ma contemporaneamente sono da mettere in evidenza elementi di disturbo e di degrado. In particolare gli habitat di prateria presentano segni di disturbo legati alla forte pressione del pascolo incontrollato che ne determina, nelle aree più sfruttate, un impoverimento della composizione floristica dovuto alla selezione operata dagli animali, all’eccessivo calpestamento e all’effetto delle deiezioni. Questo degrado si riflette anche sulle popolazioni animali selvatiche che vedono diminuita la risorsa trofica e/o vengono disturbate durante le fasi di nidificazione. In

83 Piano di Gestione del SIC e ZPS “Massiccio del Monte Cairo (area sommitale)”(IT6050028) particolare possono risentire dell’effetto del sovrappascolo sia specie come la Lepre e la Coturnice, che rappresentano importanti anelli nella catena alimentare per le specie predatrici, sia particolari specie di Lepidotteri e Coleotteri. La conferma della particolare situazione di criticità dell’habitat dovuta al sovrappascolo è la presenza di specie indicatrici quali Carlina acaulis, Carlina corimbosa , e varie specie di Cardus. Il pascolo incontrollato ha inoltre condizionato l’impoverimento delle specie del sottobosco della faggeta sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo tanto da riscontrare una significativa presenza di Stellaria media, specie nitrofila legata ad ambienti molto pascolati e quindi arricchiti di azoto. In contrapposizione, nelle zone aperte di praterie, dove il pasolo è inesistente o molto ridotto, si assiste alla inevitabile riconquista dello spazio da parte di specie arbustive prima e arboree dopo. Elemento da tenere in seria considerazione è quello dovuto all’erosione causata, a volte, dalla cattiva gestione antropica delle aree boschive. L’acclività dei versanti, insieme ai tagli pressochè totali di ampie aree, determina fenomeni di intenso erosione superficiale impoverendo il già sottile strato edafico presente.

Naturalita’ La presenza limitata legata all’uso antropico del territorio denota complessivamente un buon grado di naturalità Fragilità Predisposizione all’erosione Desertificazione dei suoli Possibile diminuzione della biodiversità Isolamento del Massiccio rispetto ai rilievi montuosi circostanti Diversità Positiva per la presenza di numerosi habitat Rarità Fioritura di numerose orchidee Presenza di specie vegetali endemiche Presenza di specie di fauna prioritaria Presenza di ambienti rupestri Tendenze Le praterie montane sono legate alla presenza del pascolo, ma essendo a volte evolutive e eccessivo, determina un ulteriore impoverimento sia floristico che pedologico. Un potenziali pascolo controllato ed esteso potrebbe portare ad un giusto equilibrio e favorire un miglioramento degli sressi habitat prativi.

Minacce • Sovrappascolo • Allevamenti incontrollati • Erosione • Desertificazione • Nitrificazione • Taglio incontrollato del bosco • Bracconaggio • Incendi

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• Frammentazione ecologica • Randagismo 5.1.1. Valore del sito nella Rete Natura 2000

Codice habitat Rappresentatività Superf. relativa Grado Valutaz. (*) conserv. globale 6210/048 B C B B 6220/009 B C B B 8210/001 C C A A 9210/025 B C B B 9340/010 C C B B

(*) la valutazione sulla Superficie relativa è ovviamente solo stimata.

RAPPRESENTATIVITÀ (grado di rappresentatività del tipo di habitat naturale sul sito) A: rappresentatività eccellente B: buona rappresentatività C: rappresentatività significativa

SUPERFICIE RELATIVA (superficie del sito coperta dal tipo di habitat naturale rispetto alla superficie totale coperta da questo tipo di habitat naturale sul territorio nazionale) A: 100 > = p > 15% B: 15 > = p > 2% C: 2 > = p > 0%

STATO DI CONSERVAZIONE (Grado di conservazione della struttura e delle funzioni del tipo di habitat naturale in questione e possibilità di ripristino) A: conservazione eccellente B: buona conservazione C: conservazione media o ridotta

VALUTAZIONE GLOBALE (Valutazione globale del valore del sito per la conservazione del tipo di habitat naturale in questione) A: valore eccellente B: valore buono C: valore significativo

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5.1.2. Sintesi delle criticità, individuazione di priorità Nella tabella che segue (tabella 1.5 I) sono sintetizzati i fattori di pressione che insistono sia all’interno del SICp - ZPS che nelle aree limitrofe. I fattori di pressione sono distinti in criticità e in minacce: con il termine di “criticità” si intendono i fattori potenzialmente capaci di alterare le attuali condizioni ambientali del SICp - ZPS. Se tali fattori realmente alterano e/o stanno alterando l’equilibrio ambientale dell’area sono considerati “minacce”. Ai diversi fattori di pressione è stato attribuito un grado di priorità, in base al quale saranno poi programmate le priorità di intervento del Piano di Gestione.

Fattori di pressione (habitat e/o specie) Livello Priorità

Attività edilizia abusiva Criticità BASSA

Presenza di discariche abusive Criticità BASSA

Apertura cave Criticità BASSA Incendio non controllato Minaccia MEDIA

Erosione del suolo Criticità BASSA Pascolo eccessivo, compattazione del suolo Minaccia ALTA Sfruttamento cotico erboso Minaccia ALTA Sfruttamento agricolo Minaccia BASSA Raccolta specie vegetali spontanee Minaccia MEDIA Abbandono totale del pascolo Minaccia BASSA Ceduazione eccessiva Minaccia ALTA Taglio della componente boschiva sui versanti più ripidi Minaccia ALTA Bracconaggio Criticità MEDIA Disturbo ai siti di nidificazione specie ornitiche elusive Minaccia MEDIA (Falconiformi) Carenza di risorse trofiche per i predatori terminali Minaccia MEDIA (Falconiformi) Frammentazione dell’habitat Criticità MEDIA

Tabella 13Fattori di pressione potenziali o reali presenti nel SICp - ZPS “Massiccio del Monte Cairo (aree sommitali)” e nelle aree contermini e loro relativo livello e grado di priorità

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5.2. Analisi SWOT Le analisi condotte nello Studio generale e le successive valutazioni riportate in questo capitolo, tese a restituire un quadro dettagliato del contesto del SICp, sono oggetto di una sintesi finalizzata ad individuare gli obiettivi e le strategie per il raggiungimento di tali obiettivi. I risultati di tale analisi critica, effettuata analizzando i punti di forza e di debolezza, le opportunità e i rischi presenti nel territorio in esame, definita analisi SWOT, viene riportata nella tabella seguente.

Punti di forza Punti di debolezza Opportunità Rischi

Innesco di fenomeni erosivi lungo i versanti Presenza di habitat di Fenomeni erosivi lungo i versanti più Aumento della sensibilità più acclivi; interesse comunitario acclivi; ambientale; Perdita di qualità e Varietà di specie ad alto Elevato sfruttamento di alcune praterie Opportunità legate a quantità delle aree a valore conservazionistico per il Pascolo finanziamenti a favore pascolo non dell’ambiente; Presenza di specie Assenza di sorgenti regolamentate ornitiche di interesse Opportunità legate alla Ceduazione eccessiva comunitario Caccia e bracconaggio valorizzazione di Rete delle aree boschive Risorse naturali Probabile presenza del Sfruttamento delle risorse boschive senza Natura 2000 (il SICp - Perdita di presenze di Lupo pianificazione ZPS è anche ZPS). specie prioritarie per prelievo incontrollato Bilancio demografico negativo Valorizzazione delle case Basso livello di pressione Progressivo invecchiamento della non occupate per antropica popolazione (alta percentuale di anziani e aumentare le potenzialità basso indice di ricambio generazionale) turistiche del territorio Aumento dell’istruzione rispetto al livello provinciale e regionale superiore Valorizzazione del Forte dipendenza della fascia di Rilevante presenza di settore agricolo con la popolazione in età non lavorativa da commercializzazione dei produzioni agricole quella produttiva tradizionali ed in alcuni prodotti tipici locali Eccessivo carico casi di particolare pregio Diminuzione dei residenti inserendoli in circuiti produttivi pregiati antropico dovuto Pratica della caccia Diminuzione del numero di unità locali all’incremento turistico controllata Utilizzazione delle Mancanza di un sostegno all’ artigianato risorse ambientali a Problemi di accessi Presenza di boschi e produttivo locale favore dello sviluppo carrabili lungo le pascoli per l’allevamento turistico infrastrutture da di animali allo stato Precarietà dell’economia familiare regolamentare socio-economica Nuove possibilità di Caratterizzazione semibrado Crisi di alcuni tra i principali settori occupazione legate allo Possibilità di realizzare industriali territoriali (FIAT e indotto) sviluppo del settore itinerari di turismo Maggior numero percentuale di case non turistico di qualità specializzati (es. rurale e occupate naturalistico) Nuove possibilità di Inesistente sistema ricettivo occupazione legate allo Presenza di siti di sviluppo del settore agro archeologia rurale di Scarso (quasi nullo) movimento turistico alimentare di qualità notevole interesse Carenza e cattiva manutenzione di infrastrutture viarie per l’accesso al SIC

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Punti di forza Punti di debolezza Opportunità Rischi

Vicinanza al Parco Nazionale d’Abruzzo Presenza di vincoli di rimboschimento, idrogeologico e per la tutela delle risorse ambientali Proprietà quasi Istituzione di un Ufficio esclusivamente pubblica di Piano per la Gestione del territorio Frammentazione del territorio tra 5 sostenibile del SIC/ZPS Comuni e 2 Comunità Montane Assenza di costruzioni Inserimento in rete del Assenza di cartellonistica stradale SIC/ZPS e creazione di Dotazione di strumenti di link significativi con i siti tutela ambientale Scarsa notorietà del SICp - ZPS Natura 2000 circostanti Conflitti di competenze Presenza di vincoli Assenza di PRG (Piano Regolatore Abbinamento di visite al Scarsa attenzione alla indicati dal PTP (Piano Generale) in alcuni comuni SIC con visite alle altre presenza del SICp - ZPS Territoriale Strade locali poco agevoli testimonianze storiche, Particolareggiato) artistiche, archeologiche Caratterizzazione Segnaletica poco chiara presenti nel territorio Dotazione di strumenti urbanistici per la territoriale e amministrativa Miglioramento della pianificazione a diversi viabilità esterna al SICp - livelli ZPS. Vicinanza del Sito a altri Centri turistici rilevanti (Montecassino) Facilità di raggiungimento del sito dalle dorsali NORD/SUD e EST/OVEST

Integrazione dell’offerta storico-paesaggistica e Elevato valore naturalistica paesaggistico dell’area Differenziazione Scarsa notorietà dell’area per le valenze Impatto ambientale dell’offerta turistica Elevato valore del paesaggistiche dovuto ai flussi turistici patrimonio storico- Carenza di percorsi all’interno del sito Accedere a finanziamenti dell’area archeologico dei comuni per la Conservazione e paesaggistiche archeologiche e Risorse storico- interessati. Manutenzione delle valenze storiche ed archeologiche del sito

5.3. Valore paesaggistico, storico e archeologico Posto a guardia della Valle di Comino Monte Cairo ne rappresenta, per dimensioni e caratteristiche fisiche, il simbolo naturale di più elevata importanza. Inserito in un contesto paesaggistico caratteristico dell’Appennino le sue pendici sono ricche di testimonianze, oltre che naturalistiche, storicho archeologiche ed architettoniche presenti sui territori limitrofi l’Area di studio. Corre l’obbligo, in questo caso, ricordarle con una sintetica descrizione: • Colle S. Magno con i suoi boschi ricchi di tarufi, le Vecchie miniere di asfalto, la presenza dei siti rurali in località “Le Iannole”, nel territorio di connessione tra il SICp- ZPS del M. Cairo ed il SICp-ZPS delle Gole del Melfa, i resti di sepolture dell'età della pietra e reperti di vario impiego, il Castello medioevale, dalla Chiesa di S.M. Assunta.

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• Terelle con i suoi reperti archeologici composti da manufatti rurali come edifici, pozzi e muri a secco di terrazzamento, le testimonianze storiche ed architettoniche espresse dai resti del Castelo Medievale e dalla chiesa di S. Egidio. Di notevole valore naturalistico è il castagneto il sui impianto risale al XIV sec.. • Casalattico di origine romana conserva testimonianze archeologiche oggi ridotti allo stato di ruderi quali un ponte romano verso il confine con il Comune di Casalvieri e manufatti rurali. Il patrimonio storico architettonico è, invece, rappresentato dalla chiesa di S. Barbato, nella quale sono conservate alcune tele del pittore polacco Taddeo Kuntz e della Scuola Napoletana del Santafede e di Jacopo Colombo (XVIII sec.), la Chiesa della Madonna della Pace, S. Antonio, S. Agostino, S. Nazario ed infine la Chiesa di Madonna degli Angeli. • Belmonte Castello con i resti archeologici della cinta muraria, le tre porte di accesso, i resti del castello e la torre, i resti della Chiesa di San Benedetto de Chio e dell'aquedotto romano in località “Costa-Campopiano”. Il patrimonio storico architettonico consiste nella Chiesa di San Nicola (XII sec. ed affrescata con pitture attribuite al XIV secolo), Chiesa di S. Rocco, Chiesa di S. Venditto. La presenza di due depressioni originate da fenomeni carsici; in località “Capodivalle” e in contrada “Vaccareccia” ne rappresentano il patrimonio naturalistico. • Atina di origini Volsche conserva un notevole patrimonio archeologico consistente nei resti di acquedotto di origini Volsche/Romane, due circuiti di mura poligonali oltre agli innumerevoli resti venuti alla luce nell’agro: una villa romana, mosaici, necropoli ed anche elementi di torri. Il patrimonio storico architettonico è ben rappresentato dal Palazzo Ducale, la Cattedrale barocca di S. Maria Assunta, la Chiesa e Convento di San Francesco del sec. XVII e la Chiesa di Santa Croce del XVIII sec.. La criticità è espressa dalla scarsa conoscenza e diffusione dei “Patrimoni” che questi comuni conservano e da una quasi inesistente informazione e pubblicità mirata.

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