Città Sicure Città
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città sicure 39 q u a d e r n i d i I RAGGRUPPAMENTI MAFIOSI IN EMILIA-ROMAGNA. Elementi per un quadro d’insieme A cura di Enzo Ciconte Vice Presidenza della Giunta Servizio politiche per la sicurezza e la Polizia locale Sito internet. http://www.regione.emilia-romagna.it/sicurezza 1 La ricerca è stata realizzata con il coordinamento del Servizio politiche per la sicurezza e la Polizia locale, nell’ambito delle attività di monitoraggio dei fenomeni presenti sul territorio regionale. La cura redazionale del volume è stata seguita da Samanta Arsani e Giovanni Sacchini. * * * Nel testo si fa spesso riferimento a documenti che provengono da fonti giudiziarie o investigative nel citare le quali è agevole il ricorso a degli acronimi. Per favorire la lettura si precisa qui di seguito il significato di tali acronimi. DNA – Direzione Nazionale Antimafia. La DNA è un organo della Procura generale presso la Corte di Cassazione. È stata istituita alla fine del 1991 con il compito di coordinare, in ambito nazionale, le indagini relative alla criminalità organizzata. È diretta dal Procuratore nazionale antimafia (PNA), nominato direttamente dal Consiglio Superiore della Magistratura in seguito ad un accordo col ministro della Giustizia e ne fanno parte, quali sostituti procuratori, venti magistrati esperti nella trattazione di procedimenti relativi alla criminalità organizzata. A sua volta, il PNA è sottoposto alla vigilanza del Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, che riferisce al Consiglio Superiore della Magistratura circa l’attività svolta e i risultati conseguiti dalla DNA e dalle direzioni distrettuali antimafia (DDA) istituite presso le Procure della Repubblica presso i tribunali dei 26 capoluoghi di distretto di Corte d’appello. Ha funzioni di coordinamento delle procure distrettuali e ha poteri di sorveglianza, controllo e avocazione. Non può compiere direttamente le indagini e non può dare direttive vincolanti nel merito alle procure distrettuali, ma può avocare le indagini condotte dalla procura che ha dimostrato grave inerzia o che non si è coordinata con le altre. DDA – Direzione Distrettuale Antimafia. La DDA è l’organo delle procure della Repubblica presso i tribunali dei capoluoghi di distretto di corte d’appello a cui viene demandata la competenza sui procedimenti relativi ai reati di stampo mafioso. Le 26 DDA sono coordinate a livello nazionale dalla Direzione nazionale antimafia (DNA), a sua volta incardinata nella Procura generale presso la Corte Suprema di Cassazione. DIA – Direzione Investigativa Antimafia. La DIA è un organismo investigativo del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’interno, a composizione interforze (Guardia di Finanza, Polizia di Stato e Carabinieri), con compiti investigativi di tipo specializzato nella lotta contro le associazioni mafiose o similari. L’organizzazione si compone di una struttura centrale a Roma e di una struttura periferica, costituita da 12 centri operativi e da 8 sezioni operative. A Bologna sarà attivata nel corso del 2012 proprio una di queste sezioni operative. Complessivamente la DIA si compone di circa 1.300 uomini. Indice Presentazione 5 di Simonetta Saliera Premessa 9 Capitolo Primo Le diversità dell’Emilia-Romagna 1.1 - Una barriera che ha fermato le infiltrazioni 14 1.2 - L’economia come fattore attraente 15 1.3 - L’aggravante mafiosa dei comportamenti 16 1.4 - L’Emilia-Romagna non è terra di mafia 17 1.5 - Le difficoltà culturali 18 1.6 - Il rapporto con la politica 18 1.7 - La minaccia alla politica 19 1.8 - La minaccia ad un giornalista 20 1.9 - In terra ostile e nemica 21 1.10 - Un lungo percorso di conoscenza 22 1.11 - La consapevolezza dell’esistenza delle mafie 24 1.12 - Il mancato controllo del territorio 25 1.13 - La presenza negli appalti pubblici 25 Capitolo Secondo Le mafie che vengono da un lontano passato 2.1 - I soggiornanti obbligati 31 2.2 - La presenza dei casalesi a Modena 32 2.3 - La sparatoria di via Benedetto Marcello 32 2.4 - La lotta per il controllo delle bische 34 2.5 - La cattura di Antonio Iovine e Michele Zagaria 36 2.6 - La ‘ndrangheta nel campo delle truffe a Modena 38 2.7 - Il sistema delle truffe 41 2.8 - La ‘ndrangheta a Reggio Emilia 41 2.9 - Il reggiano Paolo Bellini 42 2.10 - L’ascesa di Nicolino Grande Aracri 42 2.11 - I nuovi equilibri tra Cutro e Reggio Emilia 47 Capitolo Terzo Traffico di stupefacenti, un mercato che non è in crisi 3.1 - Le caratteristiche di un mercato libero 51 3.2 - Un mercato mobile e dinamico 52 3.3 - Tra Modena e Reggio Emilia 54 3.4 - A Modena la droga della ‘ndrangheta 55 3 3.5 - Affiliazioni e gradi 56 3.6 - Stupefacenti sotto le due torri 58 Capitolo Quarto I mutamenti nell’economia 4.1 - L’usura che cambia pelle 67 4.2 - Acquisizioni immobiliari 69 4.3 - Recupero crediti 71 4.4 - Una mancata truffa di 870 milioni di dollari 73 4.5 - L’attentato all’Agenzia delle entrate a Sassuolo 74 Capitolo Quinto La presenza nei territori 5.1 - Modena: gli imprenditori vittime dei casalesi 79 5.2 - Qualche imprenditore si ribella 82 5.3 - Tra le vittime anche imprenditori emiliani 86 5.4 - Sotto scacco i professionisti modenesi 87 5.5 - Videopoker e bische 89 5.6 - I casalesi e alcuni agenti della polizia penitenziaria 91 5.7 - Il clan Moccia a Modena 92 5.8 - Gli uomini di Cosa nostra a Modena 94 5.9 - I casalesi a Rimini 95 5.10 - Tra Rimini e San Marino 106 5.11 - A Rimini tra l’opacità del mondo economico 107 5.12 - Le bische nella riviera romagnola 109 5.13 - L’omicidio di Gabriele Guerra 111 5.14 - Gli Zagaria a Parma 113 5.15 - I gelesi a Parma 117 5.16 - Reggio Emilia, tra conferme e novità 118 5.17 - L’edilizia 120 5.18 - Gli imprenditori vittime 121 5.19 - Gli imprenditori senza coraggio 122 5.20 - Gli imprenditori che fanno affari con i mafiosi 122 5.21 - La questione degli imprenditori 123 5.22 - L’esproprio mafioso 127 5.23 - Incendi ed attentati 128 5.24 - Attentati-manifesto 129 5.25 - Attentati che non finiscono più 130 5.26 - I casalesi a Reggio Emilia 132 5.27 - Tra Bologna, Cesena, Forlì, Piacenza 134 5.28 - Cesena Forlì 138 Considerazioni Conclusive 139 4 Presentazione Simonetta Saliera Vicepresidente e Assessore Finanze, Europa, cooperazione con il sistema delle autonomie, valorizzazione della montagna, regolazione dei servizi pubblici locali, semplificazione e trasparenza, politiche per la sicurezza. Il testo che qui si pubblica è un ampio aggiornamento di un lavoro che Enzo Ciconte aveva condotto già una decina d’anni fa per rispondere alla domanda che anche questa volta ha guidato il suo lavoro e cioè «come si configurano i comportamenti criminali di natura mafiosa che tentano di infiltrarsi nell’economia e nella società emiliano- romagnola?». La domanda è oggi più che mai di attualità e, come spesso abbiamo fatto in passato, riteniamo che la conoscenza di quanto accade nel proprio territorio sia determinante per indirizzare meglio le nostre politiche in questo campo, anche quando si tratta di un fenomeno così complesso e per certi aspetti poco visibile come quello dell’infiltrazione mafiosa nell’economia legale e illegale del territorio. Su questi argomenti sono quindi ormai quindici anni che, attraverso ricerche e analisi sul territorio regionale, condotte dal Servizio politiche per la sicurezza e prima ancora dal Progetto Città sicure, cerchiamo di tenere monitorata l’evoluzione del fenomeno con l’aiuto delle Prefetture e attraverso le sentenze della magistratura. Abbiamo anche sempre cercato di rendere fruibili per la comunità regionale e nazionale i risultati di queste analisi, convinti come siamo che una comunità consapevole e informata rappresenti un argine importante nella resistenza ai fenomeni di illegalità. Questa ricerca è anche il risultato di un rinnovato impegno della Giunta regionale in materia. Va qui ricordato infatti che il 9 maggio 2011 l’Assemblea regionale ha approvato la legge per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose e la diffusione della cultura della legalità (L.R. 3/2011), dopo che il 12 novembre dell’anno precedente aveva approvato le «Disposizioni per la promozione della legalità e della semplificazione nel settore edile e delle costruzioni a committenza pubblica e privata» (L.R. 10/2010). Due leggi importanti, una relativa al settore specifico degli appalti e dell’edilizia privata – ambiti di grande vulnerabilità quando si parla di infiltrazione mafiosa – ed una di coordinamento delle attività della regione in questa materia, con particolare attenzione alla prevenzione e al sostegno della società civile e degli enti locali. Gli obiettivi della legge regionale 9 maggio 2011 vanno infatti dal sostegno ai Comuni e alle Associazioni nel recupero dei beni confiscati alla mafia, alla formazione 5 specifica delle forze di polizia locale, da interventi di sensibilizzazione nelle scuole, alla costituzione di un Osservatorio regionale permanente sul fenomeno criminale organizzato, per citare solo alcuni degli interventi previsti. A suo tempo, la stesura di questa legge ha visto il coinvolgimento di tutti gli assessorati della Regione, degli Enti locali, dell’associazionismo e del volontariato, delle forze economiche e sociali, dei rappresentanti della magistratura e dello Stato sul territorio e dell’Università proprio al fine di emanare una legge utile, potenzialmente efficace a dare risposta ai bisogni della collettività. La legge ha previsto l’adesione ad Avviso Pubblico: per dare il nostro contributo in fatto di idee e di progetti e soprattutto per poter attingere alla grande esperienza di questa realtà. Dopo un anno dalla sua approvazione, la legge ha prodotto i suoi primi risultati. Nel dettaglio sono già stati finanziati circa quaranta progetti attraverso le intese firmate con Enti locali, scuole, università e progetti gestiti da associazioni.