CAVALLERIA RUSTICANA PAGLIACCI di Pietro Mascagni e Ruggero Leoncavallo

Stagione Lirica, di Balletto e di Concerti 2021

PROGETTO COFINANZIATO DAL PIANO STRATEGICO CULTURALE - POC 2014-2020 1 Direttore Artistico Daniel Oren 2 Ci Muove la Passione Stagione Lirica, di Balletto e di Concerti 2021

Segretario Artistico Antonio Marzullo 3 Bozzetto di scena ‘Cavalleria Rusticana’ (Alfredo Troisi)

Bozzetto di scena ‘Pagliacci’ (Alfredo Troisi) 4 Cavalleria Rusticana Musica di Pietro Mascagni Pagliacci Musica di Ruggero Leoncavallo

Mercoledì 25 agosto ore 20.00 Sabato 28 agosto ore 20.00 Domenica 29 agosto ore 20.00

Durata spettacolo: Cavalleria Rusticana 80 minuti circa Intervallo 20 minuti Pagliacci 75 minuti circa 5 6 Pietro Mascagni (1863-1945) Cavalleria Rusticana Melodramma in un atto Libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci dalla novella e dal dramma omonimo di Giovanni Verga Edizione: Luck’s Music Library- Michigan Prima rappresentazione: Roma, Teatro Costanzi, 17 maggio 1890 Direttore d’Orchestra Daniel Oren Regia Riccardo Canessa Maestro del Coro Francesco Aliberti Scene e Costumi Alfredo Troisi Maestro del coro di voci bianche Silvana Noschese Assistente al Direttore d’Orchestra Francesco Rosa CAVALLERIA RUSTICANA Santuzza Ekaterina Semenchuk Lola Martina Belli Turiddu Azer Zada Alfio Franco Vassallo Mamma Lucia Agostina Smimmero

ORCHESTRA FILARMONICA “GIUSEPPE VERDI” DI SALERNO CORO DEL TEATRO DELL’OPERA DI SALERNO CORO DI VOCI BIANCHE DEL TEATRO “GIUSEPPE VERDI” DI SALERNO

Nuovo allestimento del Teatro “Giuseppe Verdi” di Salerno

Direttore musicale di palcoscenico Direttore di Scena Maurizio Iaccarino Ermeneziano Lambiase

7 8 Ruggero Leoncavallo (1857-1919) Pagliacci Dramma in un prologo e due atti Libretto di Ruggero Leoncavallo Edizione: Edwin F. Kalmus & co., inc. Publishers of Music. Boca Raton, Florida Prima rappresentazione: Milano, Teatro Dal Verme, 21 maggio 1892 Direttore d’Orchestra Daniel Oren Regia Riccardo Canessa Maestro del Coro Francesco Aliberti Scene e Costumi Alfredo Troisi Maestro del coro di voci bianche Silvana Noschese Assistente al Direttore d’Orchestra Francesco Rosa PAGLIACCI Nedda Nino Machaidze Canio Gianluca Terranova (25-29 agosto) Piero Giuliacci (28 agosto) Tonio Franco Vassallo Beppe Francesco Pittari Silvio Biagio Pizzuti (25-29 agosto) Mario Cassi (28 agosto)

ORCHESTRA FILARMONICA “GIUSEPPE VERDI” DI SALERNO CORO DEL TEATRO DELL’OPERA DI SALERNO CORO DI VOCI BIANCHE DEL TEATRO “GIUSEPPE VERDI” DI SALERNO

Nuovo allestimento del Teatro “Giuseppe Verdi” di Salerno

Direttore musicale di palcoscenico Direttore di Scena Maurizio Iaccarino Ermeneziano Lambiase

9 Pietro Mascagni 10 Pietro Mascagni serie di tournée in giro per l’Italia come direttore d’orchestra di diverse Pietro Mascagni nasce il 7 dicembre compagnie d’opera. Nel 1888 partecipa 1863 a Livorno. Il padre Domenico ad un concorso indetto dalla casa è proprietario di un forno mentre la editrice Sonzogno per un’opera in un madre si occupa della famiglia. Pietro atto. L’argomento con cui decide di ha quattro fratelli e da subito si mostra partecipare è Cavalleria Rusticana, il più intelligente e interessato agli studi opera tratta dall’omonima novella di e per questo, malgrado le ristrettezze Verga, composta assieme ai librettisti economiche, viene avviato agli studi Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido umanistici. Menasci. La passione per la musica si impone Nel 1890 Cavalleria Rusticana viene già in giovane età e Pietro associa lo proclamata vincitrice del concorso studio scolastico con l’apprendimento su 73 partecipanti e il 17 maggio della musica, soprattutto del canto debutta al Teatro Costanzi di Roma e del pianoforte, che impara nella dove ottiene un notevole successo di Schola Cantorum della chiesa di San pubblico e critica. Da quel momento, Benedetto. A tredici anni, Mascagni ovunque venga rappresentata richiama inizia studi musicali più regolari un pubblico entusiasta. sotto la supervisione del maestro L’anno seguente mette in scena un’altra Alfredo Soffredini, direttore fondatore opera al Costanzi di Roma, L’amico dell’Istituto Musicale di Livorno. Fritz. Nel 1897 inizia la collaborazione Nel 1880 a diciassette anni compone con Luigi Illica con il quale lavora le sue prime sinfonie, fra le più all’Iris per l’editore Sonzogno e alle importanti: la Sinfonia in fa maggiore, Maschere per l’editore Ricordi. Elegia per soprano, violino e Dal 1899 al 1903 Mascagni è pianoforte, Ave Maria per soprano e impegnato in alcune tournée che lo pianoforte, Pater Noster per soprano e portano a dirigere nelle più importanti quintetto d’archi. città italiane, europee e americane. Nel 1882 si trasferisce a Milano Rientrato in Italia assume la carica di grazie all’aiuto economico del conte direttore della Scuola Nazionale di de Larderel, il suo secondo mecenate Musica di Roma carica che affianca a (il primo fu lo zio morto un anno quella di direttore del Teatro Costanzi prima). A Milano entra al conservatorio di Roma, che ricopre dal 1907. e stringe amicizie con il mondo Continuano le tournée all’estero. Nel artistico dell’epoca; fra questi incontri 1927 rappresenta l’Italia a Vienna per la spicca quello con Giacomo Puccini, celebrazione del centenario della morte Amilcare Ponchielli e con Vittorio di Ludwig van Beethoven. Nel 1929 Gianfranceschi, che diverrà il suo più viene incluso fra gli accademici della grande amico. Nei tre anni successivi Reale Accademia d’Italia. Nel 1935 compone la romanza per tenore con viene messa in scena alla Scala la sua orchestra Il Re a Napoli, su parole ultima opera Nerone. di Andrea Maffei e inizia a dedicarsi Pietro Mascagni muore il 2 agosto all’opera Guglielmo Ratcliff di Heine. 1945, all’età di 82 anni, nella sua Lascia il conservatorio in polemica camera d’albergo all’hotel Plaza di con il direttore e si dedica ad una Roma dove risiedeva dal 1927. 11 Ruggero Leoncavallo 12 Ruggero Leoncavallo amorosa finita con un omicidio, di cui il padre si trovò a dover giudicare in Ruggero Leoncavallo nasce a Napoli il un processo. Nasce così, in soli cinque 23 aprile del 1857, nel quartiere Chiaia. mesi, Pagliacci. L’opera, acquistata da Il padre Vincenzo è un magistrato, e Edoardo Sonzogno, viene rappresentata la famiglia lo segue nelle sue diverse al Teatro Dal Verme di Milano nel sedi di lavoro, tra cui la Calabria. Qui, maggio del 1892 con la direzione del ancora bambino, Ruggero impara i grande maestro Arturo Toscanini. Il rudimenti del pianoforte. Tornato a successo è strepitoso: l’opera viene Napoli si iscrive al conservatorio e replicata infinite volte a Londra, Parigi, comincia a frequentare i teatri, dove New York, Buenos Aires, Mosca, grazie ad una zia mezzosoprano e ad Stoccolma. Il numero di repliche uno zio tenore si appassiona sempre più di Pagliacci supera di gran lunga all’opera lirica. perfino quelle delle coeve opere del Costretto a tornare a Potenza per gli grande compositore Giacomo Puccini. obblighi di leva, riesce ad evitarla Sull’onda del grande successo viene grazie alla sostituzione con il ripresa I medici che però non ottiene primogenito, il fratello Leone. Si il successo sperato, così come la sua trasferisce così in Egitto, dove vive Bohème che soffre del fatto di essere il fratello più giovane del padre, messa in scena quindici mesi dopo Giuseppe, lì riparato per le sue l’omonima opera di Puccini. cospirazioni antiborboniche. Le mancate conferme delle sue In Egitto lavora come pianista e opere gli procurano delle difficoltà maestro di musica presso la comunità economiche: non riesce a sostenere italiana, rimane in terra africana l’elevato stile di vita che conduce dopo per quattro anni, dal 1879 al 1882, l’improvviso successo internazionale anno in cui è costretto a trasferirsi ed è costretto a vendere la sua villa per l’incrudelirsi del clima contro gli Myriam in Svizzera, dove risiede già immigrati occidentali. Si trasferisce dagli anni Novanta. così a Parigi dove continua a Data la sua bravura come compositore vivere come pianista frequentando di melodie e il possesso di una certa compositori del calibro di Charles vena comica, Leoncavallo si ricicla Gounod e Jules Massenet; conosce come autore di operette; ottiene un anche il baritono prediletto di Giuseppe certo successo, come dimostrano le Verdi, Victor Maurel. Sposa la sua repliche di Malbruk (1910) e de La allieva Berthe Rambaud e dopo sei reginetta delle rose (1912). anni fa ritorno in Italia. Si stabilisce a Gli ultimi anni di vita sono funestati Milano dove grazie a Maurel viene a da problemi di salute: scopre di contatto con Giulio Ricordi a cui vende essere affetto dal diabete. Trascorre il il suo progetto operistico I medici, mai periodo della prima guerra mondiale messo in scena. Dopo il travolgente in Toscana, dove compone nel 1916 successo di Cavalleria Rusticana di l’opera patriottica Mameli ed alcune Pietro Mascagni, decide di scrivere operette. Per le cure del diabete suole un’opera che riprenda gli episodi recarsi a Montecatini; qui Ruggero calabresi a cui ha assistito durante Leoncavallo muore il 9 agosto del l’infanzia: una sanguinaria vicenda 1919, all’età di 62 anni. 13 L’irruzione degli umili sulla scena rappresentazione avvenuta al Teatro Costanzi verista. il 17 maggio 1890 fu un successo clamoroso, di Rosanna Di Giuseppe l’opera si accaparrò così il primo premio, rimbalzando ben presto la sua notorietà in Fu proprio Pietro Mascagni a dare inizio a una Europa (Berlino, Budapest e Londra) e in consuetudine, quella di presentare insieme i America dove approdò un anno dopo nelle due capolavori del verismo musicale italiano città di Philadelphia, Chicago, New York. In Cavalleria Rusticana dello stesso Mascagni e ambiente tedesco ottenne notevoli consensi Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, esponenti dal severo critico Hanslick. significativi della cosiddetta Giovine Scuola Della posizione di Verga e degli assunti (termine questo attribuito a un insieme di del verismo letterario legati al “mito musicisti appartenenti alla generazione dell’impersonalità” non rimane tuttavia successiva a Verdi accomunati pur nella loro molto nel lavoro di Mascagni che riprende sì imprescindibile individualità non proprio da l’ambiente e le vicende di umili personaggi, una “scuola”, essendo ciascuno di diversa ma assecondando piuttosto il musicista e formazione, ma in un certo arco di tempo di “l’incandescente ed elementare interiorità” non più di una quindicina d’anni, da tendenze del dramma. Si pone subito la questione della comuni influenzate anche dalla corrente possibilità stessa di un verismo in musica che letteraria del Verismo), quando nel 1926, al risulta una contraddizione in termini laddove Teatro alla Scala di Milano, diresse, nella la musica dilata le emozioni mediante stessa serata, entrambe le opere. l’astrazione e con notevole coinvolgimento dell’autore. Semmai il verismo musicale potrà Cavalleria Rusticana consistere nella citazione di motivi popolari Fu la prima opera scritta da Mascagni, o d’ambiente che evocano un contesto o una in seguito ad un concorso che l’editore situazione. In Cavalleria la Sicilia rurale Sonzogno aveva indetto nel 1888, in un è tutta racchiusa nella Siciliana che apre momento storico dell’Italia post-unitaria, l’opera, contenuta nel preludio, una serenata in cui il grande Verdi taceva dopo aver di Turiddu a Lola, che trasporta gli ascoltatori dato alla luce un capolavoro come l’Otello, nell’ambiente siciliano ricreato così in modo che non creò certo nell’immediato degli poetico ma realistico. Più che l’impersonalità epigoni, per poi dare il suo ultimo testamento perseguita dai letterati nel raccontare le con il Falstaff (1893). Le novità in campo storie, è la verità dei sentimenti a essere in operistico erano all’epoca semmai legate primo piano, esibiti nelle manifestazioni più ad una ricerca più colta dei soggetti sulla voluttuose e violente. Anche nelle restanti scia della Scapigliatura milanese e nei casi opere veriste del periodo, i soggetti sono più avanguardistici in realizzazioni di tipo spesso bassi e raffigurati secondo il principio avveniristico come il Mefistofeledi Arrigo della rappresentazione della tranche de vie, Boito, ma per il resto l’opera attraverso veristico semmai è l’atto straziante verso musicisti quali Ponchielli o il primo Puccini cui precipita l’azione. E difatti quel che si attardava su un versante tardo romantico. coincide con la novella verghiana è nell’opera Cavalleria fu una sorta di rivoluzione, d’esordio di Mascagni la stringatezza e l’arrivo di una ventata nuova. Il collegamento concisione del finale, in quel grido ultimo naturalmente era con le tendenze ultime (“hanno ammazzato compare Turiddu”) delle correnti letterarie italiane. Non a caso in cui si compie la tragedia. La musica qui i librettisti Giovanni Targioni-Tozzetti si identifica con il testo abbandonando il e Guido Menasci trassero il soggetto canto, l’arte con la realtà. Tale capolavoro dall’omonima novella di Giovanni Verga. apre la stagione verista dell’opera italiana L’opera fu terminata l’ultimo giorno valido racchiusa sostanzialmente tra il 1890 la data di iscrizione al concorso, Mascagni ne era di Cavalleria, e il 1904 anno del trionfo di venuto a conoscenza solo due mesi prima, e Madama Butterfly. Vi furono opere veriste fu scelta, per essere rappresentata a Roma il anche in seguito, ma fu questo il periodo di 5 marzo 1890 tra settantatrè opere esaminate, più stretta relazione tra il Verismo e l’opera assieme a Labilia di Nicola Spinelli e italiana anche nelle sue manifestazioni non Rudello di Vincenzo Ferroni. La prima veriste. Intanto è da Cavalleria, come scrive 14 Parmentola, che “si diparte il rinnovamento dell’aria lirica statica. Il canto segue uno dell’opera italiana in modo quasi esplosivo”. stile declamato e sillabico. I pezzi chiusi Tale rinnovamento consisteva nella veri e propri quando ci sono, sono citazioni rappresentazione di situazioni attinte alla vita come la Siciliana, la Sortita di Alfio, lo quotidiana in un contesto tragico, e comunque Stornello di Lola, il Brindisi. A connotare trattate in un linguaggio, che se la situazione l’ambiente di una Sicilia molto ripresa negli lo richiede, può essere anche “crudo, spazi aperti con tecnica, è stato notato, banale, fatuo, brutale”. Inoltre questo lavoro quasi cinematografica, d’altronde lo stesso accoglieva nuove esigenze espressive e ideali Giovanni Verga scrisse due sceneggiature etico politici che si spingeranno fino a metà cinematografiche perCavalleria Rusticana, Novecento, mostrandosi sensibile a tendenze è anche il popolo, la collettività presentata del linguaggio musicale nazionale ed europeo, nel coro che non fa da semplice fondale ma quali il cromatismo, le problematiche esprime una società dai valori tribali quali innescate dal dramma wagneriano, il la legge d’onore e in cui i poveri personaggi melodismo italiano e l’ideologia di una sono mossi da sentimenti elementari e violenti letteratura che aspirava, nell’Italia unita, a un quali “amore, gelosia, vendetta, tradimento”. teatro che avesse una forte comunicazione Esso interviene intonando un canto di lavoro popolare. A parte la Siciliana, i canti popolari quindi preghiere e il brindisi. E proprio nella e popolareschi evocati non sono propriamente stridente contraddizione tra un’apparente siciliani, come ad esempio lo stornello di religiosità e l’esplosione terribile della Lola “Fior di giaggiolo” di ascendenza violenza, durante il rito della Pasqua, festività toscana, o altro (“Il cavallo scalpita”, “Viva che massimamente esprime i valori del il vino spumeggiante”) per cui il verismo perdono e della redenzione, si compie nel di Calleria non è fotografia ma un modo di sangue la maledizione di Santuzza, la “mala “vedere la realtà” in cui si manifesta una serie Pasqua” augurata a Turiddu. Quest’ultima di idee storicamente maturate dall’autore. La è il personaggio dalla vocalità più sofferta, struttura dell’opera la cui vicenda si svolge in ma anche gli altri, compresi il rude e geloso un atto unico, nel tempo reale di una messa di Alfio, la superficiale Lola e il violento e Pasqua, è a numeri: Preludio-Siciliana-Coro sensuale Turiddu, hanno pari importanza di introduzione-Scena e sortita di Alfio-Scena sul piano drammatico e vocale. Dal punto di e preghiera-Romanza e scena-senza titolo, vista musicale l’armonia pur nel tonalismo divisa in: a) Duetto (Santuzza e Alfio), b) tradizionale presenta un’apertura verso il Stornello di Lola, c) Ripresa del duetto, d) cromatismo atto a sottolineare la sensualità Duetto (Santuzza e Alfio)-Intermezzo-Scena, o istantanee fitte dolorose, o delle arditezze Coro e Brindisi-Finale. I numeri indicati come i “salti armonici” privi di collegamenti tuttavia non coincidono con forme chiuse, modulanti che assieme a dislocazioni di ma corrispondono a insiemi di situazioni accenti forti e deboli tratteggiano la sortita di raggruppate in forme chiuse con diversi stili: Alfio, o ancora appoggiature che camuffano recitativo, recitativo arioso, spesso senza la linearità tonale. Si rimane tuttavia soluzione di continuità e con una tecnica di sicuramente al di qua del più avanzato e struttura a mosaico, laddove si preferisce raffinato linguaggio armonico verdiano. Per tuttavia una continua dialogizzazione del quanto riguarda la melodia l’opera punta pezzo chiuso utilizzando un recitativo dalla a che essa sia di sicura presa, inaugurando carica melodica inconsueta, a parte gli esiti uno stile scarno, essenziale, semplificato, altissimi dell’Otello verdiano. Anche nelle nudo e senza fioriture. Le melodie sono romanze Mascagni mette insieme una serie di di breve respiro o irregolari con frequenti nuclei melodici, pensieri musicali di diverso variazioni metriche adatte a dar voce allo carattere che non si adattano a rispondenze sfogo passionale cui si associano modalità strofiche seguendo l’andamento narrativo nuove del cantare (note acute prese di scatto, del testo, un esempio tra gli altri, la romanza improvvise fratture, inflessioni e accenti di Santuzza “Voi lo sapete o mamma” imitanti il liguaggio parlato). È lo strumentale che a parte minimi elementi di stroficità è che rivela dati interessanti, presentando, oltre articolata in episodi autonomi che seguono la consistenza del cantabile dei violini che il divenire del testo, sostituendo il principio emerge ad esempio dall’Intermezzo, anche 15 delle vere e proprie pennellate fauve nei di tempo e di luogo. Dunque Leoncavallo in momenti più tesi della vicenda. Cavalleria una vicenda serrata anche in questo caso dal rimase davvero un caso isolato nella restante ritmo quasi cinematografico aderì in modo produzione di Mascagni e anche nella ancora più determinante a principi dell’opera ulteriore produzione del teatro lirico tra verista portando sulla scena un fatto vero Otto e Novecento sebbene servì da modello realmente vissuto. Egli stesso ne scrisse il in qualche modo a tutte le opere degli anni libretto un po’ dietro l’influenza delle scelte immediatamente successivi. La sua lezione si wagneriane e un po’ per mettere alla prova legò a una profonda aderenza della musica al la sua esperienza letteraria visto che oltre ad testo e ad un’evidenziazione anche forzata dei aver compiuto gli studi musicali egli si era sentimenti, delle vicende, delle ambientazioni anche laureato in lettere presso l’Università attraverso una “semplificazione” che la pone di Bologna dove aveva seguito i corsi di sia al di là del romanticismo che al di qua Carducci. Nei Pagliacci compare uno dei temi della sperimentazione novecentesca seppure prediletti dai musicisti della Giovine Scuola nel solco di un grande senso del teatro. che è quello del teatro nel teatro. Il fascino di quest’opera consiste proprio nel suo svolgersi Pagliacci sul limite tra realtà e finzione secondo l’idea Fu l’opera di Leoncavallo Pagliacci, andata centrale, pirandelliana ante litteram, di in scena al Teatro Dal Verme di Milano il 21 spettacolo nello spettacolo del libretto che maggio 1892, a condividere più di tutte con vede svolgersi un fatto di cronaca con epilogo Cavalleria le caratteristiche del nuovo stile. tragico, secondo i dettami positivistici dello L’autore Ruggero Leoncavallo, di solida studio naturalistico di sezioni di realtà, in formazione musicale, giunse con essa al suo un contesto umile e umano di artisti, attori primo grande successo, all’età di trentaquattro girovaghi e saltimbanchi, che finiscono per anni, dopo una serie di tentativi falliti e di confondere spettacolo e vita per por fine ai difficoltà. Era stata proprio la clamorosa loro conflitti e passioni umane con l’avvento riuscita di Cavalleria nel 1890 a indurlo a brusco della realtà in un modo fittizio che tentare un’esperienza simile abbandonando non fa altro che condurre alle estreme ambiziosi progetti di opere di soggetto conseguenze l’autenticità del loro sentire. storico come I Medici e assumendo l’idea di L’opera, caso insolito ormai, è dotata di un’opera breve in un atto unico, ispirata per il prologo, presentato dal personaggio di Tonio, soggetto a un fatto di cronaca effettivamente dove l’autore esprime gli assunti della poetica accaduto a Montalto Uffugo in Calabria, città verista annunciando l’intenzione di “pingere” natale del musicista, prima che la famiglia uno squarcio di vita, e rivelando che l’autore è si trasferisse a Napoli, dove Leoncavallo mosso da “un nido di memorie” e che “ei con ricevette la sua educazione musicale. Quel vere lacrime scrisse, e singhiozzi il tempo gli fatto era stato vissuto da vicino proprio dal battevano. Vedrete dell’odio i tristi frutti. Del musicista ragazzo, in quanto aveva riguardato dolor gli spasimi, urli di rabbia udrete, e risa un domestico che lavorava presso la sua ciniche!” e conclude con l’invito a considerare famiglia ucciso a coltellate per gelosia al anziché “le povere gabbane degli attori” la termine della rappresentazione di un teatrino natura “in carne ed ossa” dei personaggi. di saltimbanchi durante una festa di agosto, Interessava a questo teatro che la finzione da un pagliaccio che aveva ucciso prima fosse assunta come vera e che il pubblico si la moglie e poi il suo amante, appunto il immedesimasse con le situazioni emotive dei domestico con cui Leoncavallo era uscito. personaggi tratteggiate con immediatezza dal Durante le prove dell’opera della durata di testo letterario e dalla musica. un’ora e mezza circa, dietro suggerimento del Personaggio emblematico della vicenda è baritono Victor Maurel, che svolgeva la parte quindi Canio, il Pagliaccio, che dopo aver di Tonio, subito accolto dal giovane direttore scoperto le attenzioni che sua moglie Nedda Arturo Toscanini che primo la diresse, si rivolge a uno sconosciuto amante (Silvio), decise di suddividere l’opera in due atti con supponendone il tradimento, esplode in un l’Intermezzo dopo l’intervallo anche se oggi brano drammatico e centrale nella dialettica in molte rappresentazioni quest’ultimo viene tra realtà e finzione dell’opera, lamentando la soppresso, per cercare di recuperare l’unità sua tragica posizione di Pagliaccio costretto 16 a recitare e a dover far ridere con la morte di Bizet e l’opéra lirique di Massenet, con nel cuore “Recitar! Mentre preso dal delirio l’inserzione di scene comiche, cosa evitata non so più quel che dico quel che faccio” che invece accuratamente da Mascagni), la sfocia nel famoso “Ridi pagliaccio sul tuo musica di Leoncavallo è capace di elevarsi, cuore infranto”, cavallo di battaglia di celebri per maggior contrasto, a momenti di grande tenori quali Caruso. È questo il momento in crudezza e drammaticità, un esempio è nel cui il diaframma tra teatro e vita cade nella cupo motivo cromatico e sincopato della vicenda individuale e tragica del protagonista. gelosia che appare fin dalla romanza di Pur condividendo con l’opra di Mascagni i Canio “Un tal gioco” o nel tema marziale toni accesi del soggetto, la tensione lirica e dal sapore grottesco di quando Canio, melodica di tipo “popolaresco”, la ricerca scoperta la tresca della moglie, allontanatosi di effetti e l’esasperazione della sonorità Tonio rimane solo, crescendo di lì a poco vocale e orchestrale, musicalmente l’opera la tensione quando pronuncia la frase “Qui di Leoncavallo presenta un linguaggio che scannata non t’ho già”. Il libretto asseconda ha dei tratti di originalità distinti da quelli di la ricerca di effetti veristici toccando in certe Cavalleria, sebbene quest’ultima possegga espressioni la trivialità. Maggiore distensione un respiro maggiore. A accomunare le due è nella presentazione della natura passionale opere fu già Rimskij Korsakov che senza e sognatrice di Nedda nel lungo monologo apprezzarle molto (aveva parlato di “musica “Qual fiamma avea nel guardo” in cui guarda illusionista”)le aveva giudicate lontanissime il cielo vagheggiando la libertà degli uccelli, dall’arte verdiana. Il linguaggio dei Pagliacci mentre intona una canzone”. L’orchestra, presenta tuttavia una sua freschezza e una come il canto, ha una precisa connotazione certa maestria di scrittura essendo Leocavallo stilistica e funzionale all’atmosfera un musicista colto che risentiva perfino di prevalentemente lirica dell’opera tutta influenze mendelssohniane, schumaniane e giocata sul labile confine tra realtà e finzione, wagneriane. Egli aveva ascoltato il Rienzi a uomo autentico e maschera in un tema che Bologna dove aveva conosciuto Wagner. Da è già novecentesco. Il dramma si apre in un Wagner riprese, pur ovviamente in tutt’altro clima festoso con squilli di tromba e colpi contesto, la tipologia di certi temi, determinate di grancassa che annunciano l’arrivo della risoluzioni armoniche e strumentali, la compagnia degli attori, mentre accorre gente continuità musicale tra le espansioni esultante e finirà col mettere in scena una liriche e i dialoghi espositivi superando la vera rappresentazione che si rovescerà in contrapposizione tra recitativo e canto. Mila spietata verità. Specularmente nel secondo ha parlato di “wagnerismo a uso popolare” atto infatti, dopo l’Intermezzo, associabile al alludendo sia alla trama tematica funzionale Prologo, che presenta una natura lirica al di là al racconto che alla continuità della partitura. delle ambizioni sinfoniche, il coro introduce Vari sono i momenti musicalmente riusciti alla rappresentazione della commedia dove ed efficaci: il prologo con i suoi due incisi Colombina (Nedda) e Arlecchino (Peppe) si vigorosamente affermati nell’introduzione amano alle spalle di Pagliaccio. Tonio (nella strumentale in cui appaiono i due importanti commedia Taddeo), si inserisce con una scena motivi dell’opera “Ridi Pagliaccio” di Canio comica. La finzione sottolineata dai ritmi e quello di “Qual fiamma avea nel guardo” artificiosi di un minuetto e di una gavotta è del duetto tra Nedda e Silvio. Una scena clou bruscamente annullata dall’identificazione del verismo dell’opera è poi nel duetto fra totale di Canio con il personaggio. Il grido Nedda e Tonio, il gobbo anch’egli goffamente “No pagliaccio non son!” la cui sofferenza è innamorato di lei, non ricambiato, che a un sottolineata dal coro, conduce alla conclusione certo punto trascende nella prepotenza e nella tragica dopo una richiesta esasperata del nome sgarbatezza in un abbrutimento della vocalità dell’amante e un insolito breve concertato. dei due secondo toni di ira e di disprezzo. Nedda viene colpita e subito dopo Silvio, Sebbene tra le ascendenze di questo lavoro vi uscito dal pubblico. Quest’utimo irrompe sia un’influenza francese per quanto riguarda sulla scena trasmettendo tutto l’orrore del l’ambientazione della tragedia in un contesto duplice delitto suggellato dal fortissimo (fff ) comico, come è stato notato (Spini), (per dell’orchestra, riunificando in tal modo arte cui un precedente risulta essere la Carmen e vita. 17 Conversazione con Riccardo Quella di Pagliacci è sicuramente Canessa una storia più elaborata e complessa di Claudia Cianciulli e ha un valore drammaturgico più intimo. Non crede? Profondo conoscitore della macchina teatrale, regista attento, accurato e Sicuramente sì, inoltre la caratteristica meticoloso mette nei suoi allestimenti di Pagliacci è anche l’aspazialità. tutta la passione e l’entusiasmo che È una storia senza luogo e senza lo contraddistinguono. Ho incontrato tempo. Ma sebbene l’opera si ispiri Riccardo Canessa alla vigilia del ad una storia di cronaca realmente secondo appuntamento del cartellone accaduta a cui l’autore aveva assistito del Lirico di Salerno che, in trasferta al da bambino nel paesino calabro dove Teatro Ghirelli, nel suggestivo scenario il padre lavorava come magistrato, del Parco Pinocchio, metterà in scena il io porrò l’attenzione non sul fatto di dittico Cavalleria rusticana- Pagliacci. cronaca, ma sul percorso psicologico Nell’anno delle celebrazioni per i cento che lo ha generato. Al centro c’è il anni dalla scomparsa di Enrico Caruso, teatro con i suoi crudeli meccanismi. Riccardo Canessa ha deciso di rendere Una storia del teatro nel teatro. Per omaggio alla memoria del tenore con quest’allestimento abbiamo lavorato un particolare allestimento di Pagliacci. sulla narrazione scenica per omaggiare la memoria di Enrico Caruso.

Maestro si confronta con uno In che maniera? dei dittici più rappresentati nei Io sono un profondo estimatore principali teatri d’opera, due di Enrico Caruso e mi commuove capolavori che aprirono una nuova l’opportunità di poter mettere in epoca per il melodramma. Cosa scena, nell’anno delle celebrazioni l’affascina maggiormente delle due per il centenario della sua scomparsa, opere? l’opera che lo ha visto maggiormente Sono due lavori che amo molto, coinvolto tanto in palcoscenico quanto due opere che portano in scena in sala di registrazione. E, accresce spaccati di vita quotidiana e maggiormente l’emozione il fatto un’espressività portata all’eccesso, che l’opera venga messa in scena basata su sentimenti elementari ma proprio a Salerno dove per molti violenti. Storie di tragedie e amori anni Caruso ha cantato calcando la che si consumano tra tradimenti scena dell’allora Teatro Municipale di e omicidi. Non amo, comunque, Salerno. L’opera simbolo di Caruso è definirle opere veriste perché credo anche, probabilmente, quella che per che il verismo in musica non sia lui era anche la più affine, almeno dal esistito. Musicalmente assistiamo punto di vista narrativo. Infatti, per all’esasperazione del romanticismo Caruso l’opera di Leoncavallo seguì e alla conseguente innovazione anche la narrazione del “doppio” che, in ambito drammaturgico, e della “verosimiglianza” proprio prevede tinte più cupe e fosche, per il parallelismo tra la vita del e dà vita a intrecci torbidi di temi protagonista dell’opera Canio e quella drammatici che si snodano su nuove del celebre tenore che viveva nella configurazione drammaturgiche che finzione e nella realtà un enorme puntano alla forte suggestione delle dramma sentimentale. Sarà proprio melodie cantabili. Sono due racconti quella compenetrazione autentica struggenti e potentissimi. e viscerale che renderà magistrale 18 l’interpretazione di Caruso, così come un’espressività portata all’eccesso, ebbe a scrivergli Lina Cavalieri “tu basata su sentimenti elementari ma interpreti meravigliosamente Vesti la violenti. Giubba perché canti un dolore che ti appartiene”. Sì, è una storia tragica che si consuma tra tradimenti e omicidi al sole Cosa vedremo in scena? dell’Italia del Sud. Cavalleria rusticana In scena ho fatto ricostruire il offre un ritratto nitido di un’epoca, camerino di Caruso con stampe l’affresco di una Sicilia quasi di che lo ritraggono proprio mentre cinematografia che la partitura evocava interpretava Pagliacci. Il camerino ad ogni momento. Un intreccio per me rappresenta il dualismo torbido di temi drammatici che si della vita reale e della vita del snodano su una nuova configurazione teatrante: è infatti tana e rifugio drammaturgica che punta alla forte ma rappresenta anche la solitudine suggestione delle melodie cantabili. estrema dell’artista; nel camerino si Con Cavalleria ci troviamo di fronte ad racchiude la dicotomia tra il finto e un capolavoro la cui caratteristica è la il falso, tra la rappresentazione delle localizzazione geografica: è una storia proprie emozioni e la trasposizione che può avere come scenario unico la delle proprie fragilità in palcoscenico. Sicilia. Infatti nell’omonima novella Il camerino è quel luogo dell’anima di Verga, da cui fu tratto il libretto, che resta a lungo sospeso tra ciò che agiscono personaggi profondamente appare e ciò che si è, un posto che calati nell’ambiente siciliano, intriso di idealmente rappresenta lo scambio comportamenti atavici; il loro margine tra vita e teatro, e sintetizza in sé di iniziativa è pressoché nullo e l’ambiguità del rapporto uomo-attore, riflette la convinzione che l’ambiente l’ambivalenza della finzione scenica in influisca deterministicamente sulla rapporto all’autenticità dei sentimenti, psicologia individuale. Nell’opera di insomma è la rappresentazione del Mascagni i ruoli drammatici sono dramma tipicamente teatrale. perciò rigidi e corrispondono a veri Inoltre la scena, ambientata negli e propri stereotipi; ciò comporta anni cinquanta, sarà adorna di tanti una drammaturgia semplificata, manifesti cinematografici. Come caratterizzata da violenza gestuale e in una qualsiasi piazza di paese di passionalità spinta. quel tempo saremo catapultati in un’epoca in cui film come “Roma città Come sarà l’allestimento di aperta”, “Ladri di biciclette” erano Cavalleria? immagini impresse quotidianamente Mi ha sempre affascinato il tema nello sguardo dei passanti e facevano della religione come valore sociale e parte tanto dell’arredo cittadino folkloristico oltre che, naturalmente, quanto della storia stessa del luogo. rigore religioso. Cavalleria si svolge Si traccerà, così, un parallelo tra il nel giorno di pasqua e i riti della neorealismo cinematografico a quello processione pasquale caratterizzano che è stato il neorealismo della vita di la terra siciliana, anche perché sono Caruso. diversi di borgo in borgo. Nella nostra Cavalleria assisteremo ad una sorta di Cavalleria rusticana è un’opera cerimonia vivente, non statica come più epica, nella quale Mascagni spesso viene rappresentata. porta in scena per la prima volta uno spaccato di vita quotidiana e 19 Argomento con commosse parole la madre Lucia, a cui affida l’affranta Santuzza, e va ad Cavalleria Rusticana incontrare il rivale. Poco dopo dall’orto giunge l’urlo Atto Unico di una donna: «Hanno ammazzato compare Turiddu!». Giorno di Pasqua in un paese della Sicilia orientale. L’azione si svolge nella piazza nella quale si trova una chiesa e l’osteria di Lucia. Si sente Turiddu che canta una serenata a Lola. Prima di partire per la guerra le ha giurato amore eterno ma lei, durante la sua assenza, ha sposato Alfio. Turiddu, di ritorno, per vendicarsi ha iniziato a corteggiare Santuzza e, con la promessa di sposarla, l’ha sedotta. Turiddu, che non può dimenticare l’antico legame, si aggira nei pressi della casa di Alfio il quale, spesso assente, non si accorge di nulla. Chi invece se ne avvede è Santuzza che, preoccupata e angosciata, cerca Turiddu per parlargli e comprendere il suo comportamento. Confida anche quanto sta accadendo a Lucia, madre di Turiddu, svelandole ciò che prova come donna ormai disonorata e abbandonata. Arriva Turiddu e tra i due nasce una concitata discussione, interrotta dal passare di Lola, che sta andando alla messa di Pasqua. Le due donne si scambiano parole ironiche finché Lola va a messa. Poco dopo la segue Turiddu, insensibile a Santuzza che, nella sua condizione di scomunicata, non ha il permesso di entrare in chiesa e dunque, disperata, augura la mala Pasqua all’uomo che la sta abbandonando, e decide di rivelare quanto succede ad Alfio. Finita la messa, la piazza torna a popolarsi; Turiddu beve qualche bicchiere con Lola ed alcuni amici e, al suo avvicinarsi, ne offre uno anche ad Alfio, che rifiuta sdegnato. Ai due rivali non occorrono altre discussioni. La sfida è lanciata; tutti si allontanano: il duello avrà luogo dietro l’orto. A questo punto Turiddu, che si finge ubriaco, saluta 20 Il Libretto

CAVALLERIA RUSTICANA

Melodramma in un atto

libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci musica di Pietro Mascagni Prima rappresentazione assoluta Roma, Teatro Costanzi, 17 maggio 1890

PERSONAGGI

SANTUZZA soprano

LOLA mezzosoprano

TURIDDU tenore

ALFIO baritono

MAMMA LUCIA contralto

CORO Contadini e contadine

[Il presente melodramma è tolto dalle Scene popolari omonime di G. Verga.]

[dedica] Al conte Florestano de Larderel l’autore P. Mascagni

21 Siciliana DONNE SANTUZZA Cessin le rustiche No! l’han visto in paese Opre: la Vergine Ad alta notte. TURIDDU Serena allietasi (a sipario calato) Del Salvator; LUCIA O Lola ch’ai di latti la cammisa Tempo è si mormori Che dici? Si bianca e russa comu la cirasa, Da ognuno il tenero Se non è tornato a casa! Quannu t’affacci fai la vucca Canto che i palpiti (avviandosi verso l’uscio di a risa, Raddoppia al cor. casa) Biato cui ti dà lu primu vasu! Entra! Ntra la porta tua lu sangu è (Il coro attraversa la scena ed sparsu, esce.) SANTUZZA E nun me mporta si ce muoru (disperata) accisu... Non posso entrare in casa E s’iddu muoru e vaju Scena vostra. mparadisu Sono scomunicata! Si nun ce truovo a ttia, mancu Santuzza e Lucia ce trasu. LUCIA SANTUZZA E che ne sai La scena sul principio è vuota. (entrando) Del mio figliolo? Albeggia. Dite, mamma Lucia... LUCIA SANTUZZA CORO D’INTRODUZIONE (sorpresa) Quale spina ho in core! Sei tu? Che vuoi? DONNE (di dentro) SANTUZZA SORTITA DI ALFIO CON Gli aranci olezzano Turiddu ov’è? CORO Sui verdi margini, Cantan le allodole LUCIA Alfio, Coro e dette Tra i mirti in fior; Fin qui vieni a cercare Tempo è si mormori Il figlio mio? ALFIO Da ognuno il tenero Il cavallo scalpita, Canto che i palpiti SANTUZZA I sonagli squillano, Raddoppia al cor. Voglio saper soltanto, Schiocca la frusta. E va! Perdonatemi voi, dove trovarlo. Soffi il vento gelido, (Le donne entrano in scena.) Cada l’acqua o nevichi, UOMINI LUCIA A me che cosa fa? (di dentro) Non lo so, non lo so, In mezzo al campo Non voglio brighe! CORO Tra le spiche d’oro O che bel mestiere Giunge il rumor SANTUZZA Fare il carrettiere Delle vostre spole, Mamma Lucia, vi supplico Andar di qua e di là! Noi stanchi piangendo, ALFIO Riposando dal lavoro Fate come il Signore a M’aspetta a casa Lola A voi pensiam, Maddalena, Che m’ama e mi consola, O belle occhi-di-sole. Ditemi per pietà dov’è Turiddu Ch’è tutta fedeltà. A voi corriamo . . . Il cavallo scalpiti, Come vola l’augello I sonagli squillino, Al suo richiamo. LUCIA E Pasqua, ed io son qua! È andato per il vino (Gli uomini entrano in scena.) A Francofonte. Scena e preghiera 22 LUCIA Inneggiam Ad implorare Iddio, Beato voi, compar Alfio, Al Signore risorto E pregate per me. Che siete sempre allegro così! Oggi asceso Verrà Turiddu, Alla gloria del Ciel! Vo’ supplicarlo ALFIO CORO Un’altra volta ancora! Mamma Lucia, (interno della chiesa) N’avete ancora Ora pro nobis Deum. LUCIA Di quel vecchio vino? Alleluja! (avvicinandosi alla chiesa) Gaude et laetare, Virgo Maria. Aiutatela voi, LUCIA Alleluja! Santa Maria! Non so; Quia surrexit Dominus vere. Turiddu è andato Alleluja! (Esce.) A provvederne. (Tutti entrano in chiesa tranne Scena ALFIO Santuzza e Lucia.) Se è sempre qui! Santuzza e Turiddu L’ho visto stamattina Romanza e Scena Vicino a casa mia. TURIDDU Lucia e Santuzza (entrando) LUCIA Tu qui, Santuzza? (sorpresa) LUCIA Come? Perché m’hai fatto SANTUZZA Segno di tacere? Qui t’aspettavo. SANTUZZA (rapidamente) SANTUZZA TURIDDU Tacete. Voi lo sapete, o mamma, È Pasqua, Prima d’andar soldato, In chiesa non vai? (Dalla chiesa odesi intonare Turiddu aveva a Lola l’Alleluja.) Eterna fè giurato. SANTUZZA Tornò, la seppe sposa; Non vo. ALFIO E con un nuovo amore Debbo parlarti... Io me ne vado, Volle spegner la fiamma Ite voi altre in chiesa. Che gli bruciava il core: TURIDDU M’amò, l’amai. Mamma cercavo. (Esce.) Quell’invidia d’ogni delizia CORO mia, SANTUZZA (interno della chiesa) Del suo sposo dimentica, Debbo parlarti... Regina coeli laetare. Arse di gelosia... Alleluja! Me l’ha rapito... TURIDDU Quia quem meruisti portare. Priva dell’onor mio rimango: Qui no! Qui no! Alleluja! Lola e Turiddu s’amano, Resurrexit sicut dixit. Io piango, io piango! SANTUZZA Alleluja! Dove sei stato? LUCIA SANTUZZA, LUCIA E CORO Miseri noi, TURIDDU ESTERNO Che cosa vieni a dirmi Che vuoi tu dire? (sulla piazza) In questo santo giorno? A Francofonte! Inneggiamo, Il Signor non è morto, SANTUZZA SANTUZZA Ei fulgente Io son dannata. No, non è ver! Ha dischiuso l’avel, Andate o mamma, 23 TURIDDU TURIDDU Gli dicevo che oggi è Pasqua Santuzza, credimi... Santuzza! E il Signor vede ogni cosa!

SANTUZZA SANTUZZA LOLA No, non mentire; Quella cattiva femmina Non venite alla messa? Ti vidi volger Ti tolse a me! Giù dal sentier... SANTUZZA E stamattina, all’alba, TURIDDU Io no, ci deve andar chi sa T’hanno scorto Bada, Santuzza, Di non aver peccato. Presso l’uscio di Lola. Schiavo non sono Di questa vana LOLA TURIDDU Tua gelosia! Io ringrazio il Signore Ah! mi hai spiato? E bacio in terra. SANTUZZA SANTUZZA Battimi, insultami, SANTUZZA No, te lo giuro. T’amo e perdono, (ironica) A noi l’ha raccontato Ma è troppo forte Oh, fate bene, Lola! Compar Alfio. L’angoscia mia. Il marito, poco fa. TURIDDU (a Lola) TURIDDU Stornello di Lola Andiamo, andiamo! Così ricambi Qui non abbiam che fare. L’amor che ti porto? Lola e detti Vuoi che m’uccida? LOLA LOLA (ironica) SANTUZZA (dentro alla scena) Oh! rimanete! Oh! questo non lo dire... Fior di giaggiolo, Gli angeli belli SANTUZZA TURIDDU Stanno a mille in cielo, (a Turiddu) Lasciami dunque, lasciami; Ma bello come lui Sì, resta, resta, Invan tenti sopire Ce n’è uno solo. Ho da parlarti ancora! Il giusto sdegno (entrando) Colla tua pietà. Oh! Turiddu... È passato Alfio? LOLA E v’assista il Signore: SANTUZZA TURIDDU Io me ne vado. Tu l’ami dunque? Son giunto ora in piazza. TURIDDU Non so... (Entra in chiesa.) No... LOLA Duetto SANTUZZA Forse è rimasto Assai più bella Dal maniscalco, Santuzza e Turiddu È Lola. Ma non può tardare. (ironica) TURIDDU TURIDDU E... voi (irato) Taci, non l’amo. Sentite le funzioni in piazza? Ah! lo vedi, Che hai tu detto...? SANTUZZA TURIDDU L’ami... Santuzza mi narrava... SANTUZZA Oh! maledetta! L’hai voluto, e ben ti sta. SANTUZZA (tetra) 24 TURIDDU SANTUZZA Per la vergogna mia, (Le s’avventa.) (nel colmo dell’ira) Pel mio dolore Ah! perdio! A te la mala Pasqua, spergiuro! La triste verità (Cade affranta ed angosciata.) Vi dissi, ahimè! SANTUZZA Squarciami il petto! Duetto ALFIO Comare Santa, TURIDDU Santuzza e Allor grato vi sono. (s’avvia) ALFIO No! (Sorte Alfio e s’incontra con SANTUZZA Santuzza.) Infame io son SANTUZZA Che vi parlai cosi! (trattenendolo) SANTUZZA Turiddu, ascolta! Oh! Il Signore vi manda ALFIO Compar Alfio. Infami loro: TURIDDU Ad essi non perdono; No! ALFIO Vendetta avrò A che punto è la messa? Pria che tramonti il di. SANTUZZA Io sangue voglio, No, no, Turiddu, SANTUZZA All’ira m’abbandono, Rimani ancora. E tardi ormai, ma per voi In odio tutto Abbandonarmi Lola è andata con Turiddu! L’amor mio finì... Dunque tu vuoi? ALFIO (Escono.) TURIDDU (sorpreso) Perché seguirmi, Che avete detto? Perché spiarmi INTERMEZZO SINFONICO Sul limitare SANTUZZA Fin della chiesa? Che mentre correte (Tutti escono di chiesa, All’acqua e al vento Lucia traversa la scena ed entra SANTUZZA A guadagnarvi il pane, in casa.) La tua Santuzza Lola v’adorna il tetto Piange e t’implora; In malo modo! Come cacciarla Scena, Coro e Brindisi Così tu puoi? ALFIO Ah! nel nome di Dio, Lola, Turiddu e Coro TURIDDU Santa, che dite? Va, ti ripeto UOMINI Va non tediarmi, SANTUZZA A casa, a casa, Pentirsi è vano Il ver. Turiddu Amici, ove ci aspettano Dopo l’offesa! Mi tolse l’onore, Le nostre donne, E vostra moglie Andiam. SANTUZZA Lui rapiva a me! Or che letizia (minacciosa) Rasserena gli animi Bada! ALFIO Senza indugio corriam. Se voi mentite, TURIDDU Vo’ schiantarvi il core! DONNE Dell’ira tua non mi curo! A casa, a casa, SANTUZZA Amiche, ove ci aspettano (La getta a terra e fugge in Uso a mentire I nostri sposi, chiesa.) Il labbro mio non è! Andiam . 25 Or che letizia CORO ALFIO Rasserena gli animi Beviam! Viva il vin! Or ora? Senza indugio corriam. (Entra Alfio.) (Il coro si avvia.) TURIDDU Or ora! TURIDDU FINALE (Alfio e Turiddu si abbracciano. (a Lola che s’avvia) Alfio e detti Turiddu morde l’orecchio destro Comare Lola, di AIfio.) Ve ne andate via ALFIO Senza nemmeno salutare? A voi tutti salute! ALFIO Compare Turiddu, LOLA CORO Avete morso a buono... Vado a casa: Compar Alfio, salute. (con intenzione) Non ho visto compar Alfio! C’intenderemo bene, TURIDDU A quel che pare! TURIDDU Benvenuto! Non ci pensate, Con noi dovete bere: TURIDDU Verrà in piazza. (Empie un bicchiere.) Compar Alfio! (al Coro) Ecco, pieno è il bicchiere. Lo so che il torto è mio: Intanto amici, qua, E ve lo giuro Beviamone un bicchiere. ALFIO Nel nome di Dio (Tutti si avvicinano alla tavola (respingendolo) Che al par d’un cane dell’osteria Grazie, ma il vostro vino Mi farei sgozzar, e prendono i bicchieri.) Io non l’accetto. Ma... s’io non vivo, Viva il vino spumeggiante Diverrebbe Resta abbandonata... Nel bicchiere scintillante, Entro il mio petto. Povera Santa!... Come il riso dell’amante Lei che mi s’è data... Mite infonde il giubilo! TURIDDU Viva il vino ch’è sincero (Getta il vino.) (con impeto) Che ci allieta ogni pensiero, A piacer vostro! Vi saprò in core E che annega l’umor nero, Il ferro mio piantar! Nell’ebbrezza tenera. LOLA Ahimè! che mai sarà? ALFIO CORO (freddamente) Viva il vino spumeggiante, ecc. ALCUNE DONNE Compare, (a Lola) Fate come più vi piace; (Si riprende il brindisi.) Comare Lola, Io v’aspetto qui fuori Andiamo via di qua. Dietro l’orto. TURIDDU (a Lola) (Tutte le donne escono (Esce.) Ai vostri amori! conducendo Lola) TURIDDU TURIDDU Mamma, (Beve.) Avete altro a dirmi? Quel vino è generoso, e certo LOLA Oggi troppi bicchieri (a Turiddu) ALFIO Ne ho tracannati... Alla fortuna vostra! Io? Nulla! Vado fuori all’aperto. Ma prima voglio (Beve.) TURIDDU Che mi benedite TURIDDU Allora sono agli ordini vostri. Come quel giorno Beviam! Che partii soldato. 26 E poi... mamma... sentite... S’io... non tornassi... Voi dovrete fare Da madre a Santa, Ch’io le avea giurato Di condurla all’altare.

LUCIA Perché parli così, figliuol mio?

TURIDDU Oh! nulla! È il vino che mi ha suggerito! Per me pregate Iddio! Un bacio, mamma... Un altro bacio... addio!

(L’abbraccia ed esce precipitosamente.)

LUCIA (disperata, correndo in fondo) Turiddu?! Che vuoi dire? Turiddu? Turiddu? Ah! (Entra Santuzza.) Santuzza!...

SANTUZZA (Getta la braccia al collo di Lucia.) Oh! madre mia!

(Si sente un mormorio lontano.) DONNE (correndo) Hanno ammazzato compare Turiddu!

(Tutti gettano un grido.)

27 Argomento teatrino; Canio è sconvolto al pensiero di dover far ridere il pubblico in un momento Pagliacci in cui è in preda alla disperazione. SECONDO ATTO PROLOGO Il pubblico, compreso Silvio, arriva Tonio, nelle vesti del commediante Taddeo, nel teatrino; esce Nedda, nei panni di a sipario chiuso si presenta al pubblico e Colombina e gira fra il pubblico per spiega di essere il Prologo: dice che sulla raccogliere qualche moneta; si avvicina scena stanno per apparire antiche maschere anche a Silvio e gli rinnova l’impegno ma non si tratta di finzione: il pubblico per la fuga. Si alza il sipario e la vedrà un reale squarcio di vita. commedia rappresenta quanto è realmente successo: Colombina (Nedda) passeggia PRIMO ATTO nervosamente in attesa dell’amante Arlecchino (Peppe), lo sente cantare una L’azione si svolge presso Montalto Uffugo, serenata ma non può farlo entrare finché in Calabria nel Ferragosto del 1865. non è sicura che lo sposo Pagliaccio In piazza giunge una compagnia di attori (Canio) sia lontano. Entra il servo per uno spettacolo da tenersi nel teatrino Taddeo (Tonio) e fa profferte amorose a della fiera: Pagliaccio. La compagnia è Colombina. Questa, ora che Pagliaccio formata da Canio, capocomico, Nedda, sua è lontano, fa entrare Arlecchino, che giovane moglie, e altri due attori: Peppe e il prende a calci Taddeo e lo allontana. I due deforme Tonio. Mentre i contadini festanti amanti si siedono a tavola e lui propone di circondano il carro della compagnia, Canio fuggire insieme. Improvvisamente entra annuncia che lo spettacolo avrà luogo alle Taddeo per annunciare che Pagliaccio ore ventitre. Tonio intanto fa il galante con sta tornando rabbioso. Poi si nasconde, Nedda e Canio, gelosissimo della giovane mentre il pubblico si diverte e ride. moglie gli dà un ceffone. Alcuni contadini Arlecchino scappa dalla finestra. Pagliaccio invitano Canio e Peppe ad andare con loro entra furioso, aggredisce Colombina e le all’osteria e prendono in giro Canio per la chiede il nome dell’amante. Canio, ormai sua gelosia. Lui risponde che non esiterebbe impazzito per la gelosia che realmente un attimo ad uccidere Nedda se lei gli fosse prova, dimentica la finzione scenica e infedele. Mentre i paesani vanno in chiesa, minaccia di uccidere con un coltello Nedda resta sola; è preoccupata e inquieta Nedda se non gli svelerà subito il nome poiché ama segretamente Silvio, un giovane dell’amante. Il pubblico è affascinato dalla del luogo. Si avvicina Tonio e la importuna recitazione particolarmente realistica, nuovamente; Nedda lo deride per la sua ma Silvio sospetta che non si tratti più di gobba e poi, con una frusta, lo colpisce sul finzione: mentre tenta di salire sul palco, viso. Tonio, giurando vendetta, si allontana Canio colpisce a morte Nedda che cerca mentre arriva Silvio per convincere Nedda l’aiuto di Silvio. Canio, che ha capito chi a fuggire con lui dopo lo spettacolo. Tonio è l’amante della moglie, lo colpisce al ha ascoltato tutto di nascosto e avverte cuore. Alcuni spettatori salgono sul palco e Canio, che sopraggiunge, ma Silvio bloccano Canio, mentre Tonio, cinicamente, riesce a fuggire. Canio affronta Nedda e, si rivolge al pubblico sbigottito: «la minacciandola col coltello, le impone di commedia è finita». rivelare il nome dell’amante. Nedda rifiuta e Canio sta per ucciderla ma Peppe lo ferma e lo calma, in vista dello spettacolo che sta per cominciare. I commedianti entrano nel 28 Il Libretto

PAGLIACCI

Dramma in un prologo e due atti

libretto e musica di Ruggero Leoncavallo

Prima rappresentazione assoluta Milano, Teatro Dal Verme, 21 maggio 1892

PERSONAGGI

NEDDA soprano (nella commedia Colombina), attrice da fiera, moglie di

CANIO tenore (nella commedia Pagliaccio), capo della compagnia

TONIO baritono (nella commedia Taddeo lo scemo), commediante, gobbo

PEPPE tenore (nella commedia Arlecchino), commediante

SILVIO baritono campagnuolo

CORO Contadini, contadine e paesani

La scena ha luogo in Calabria presso Montalto, il giorno della festa di Mezzagosto, fra il 1865 e il 1870.

29 PROLOGO di carne e d’ossa, CORO di CONTADINI e e che di quest’orfano mondo CONTADINE al pari di voi spiriamo l’aere! (arrivando a poco a poco): (Tonio, in costume da Taddeo Il concetto vi dissi... Son qua! Ritornano... come nella commedia, Or ascoltate com’egli è svolto. Pagliaccio è là! passando attraverso al telone.) (gridando verso la scena) Tutti lo seguono, Andiam. Incominciate! grandi e ragazzi, ai motti, ai lazzi TONIO applaude ognun. Si può?... Si può?... (Rientra e la tela si leva.) Ed egli serio (poi salutando) saluta e passa Signore! Signori!... Scusatemi ATTO PRIMO e torna a battere sulla se da sol me presento. gran cassa. Io sono il Prologo: La scena rappresenta un bivio Poiché in iscena ancor di strada in compagna, RAGAZZI le antiche maschere mette all’entrata di un villagio. (di dentro) l’autore, La destra occupata Ehi, sferza l’asino, bravo in parte ei vuol riprendere obliquamente da un teatro di Arlecchino! le vecchie usanze, e a voi fiera. di nuovo inviami. All’alzarsi della tela si sentono CONTADINI E CONTADINE Ma non per dirvi come pria: squilli di tromba stonata In aria gittano i cappelli! “Le lacrime che noi versiam son alternantisi con dei colpi di false! cassa, CANIO Degli spasimi e de’ nostri martir ed insieme risa e, grida allegre, (di dentro) non allarmatevi!” No! No: fischi di monelli Itene al diavolo! L’autore ha cercato e vociare che vanno invece pingervi appressandosi. PEPPE uno squarcio di vita. (di dentro) Egli ha per massima sol Attirati dal suono e dal To! To! birichino! che l’artista è un uom frastuono i contadini di ambo e che per gli uomini i sessi, CONTADINI, CONTADINE e scrivere ei deve. in abito da festa, accorrono a RAGAZZI Ed al vero ispiravasi. frotte dal viale, I lor cappelli diggià. Un nido di memorie mentre Tonio il gobbo, va a fra strida e sibili diggià. in fondo a l’anima guardare verso la strada a cantava un giorno, sinistra, (Un gruppo di monelli entra, ed ei con vere lacrime scrisse, poi, annoiato dalla folla che correndo, in iscena dalla e i singhiozzi arriva, si sdraia, dinanzi al sinistra.) il tempo gli battevano! teatro. Dunque, vedrete amar LA FOLLA sì come s’amano gli esseri Son tre ore dopo mezzogiorno; Ecco il carreto... umani; il sole di agosto splende Indietro... Arrivano... vedrete de l’odio i tristi frutti. cocente. Che diavolerio! Dio benedetto! Del dolor gli spasimi, urli di rabbia, udrete, e risa ciniche! (Arriva una pittoresca carretta E voi, piuttosto SCENA I dipinta a vari colori che le nostre povere gabbane e tirata da un asino che Peppe, d’istrioni, RAGAZZI in abito da Arlecchino, le nostr’anime considerate, Eh! guida a mano camminando, poiché siam uomini mentre collo scudiscio 30 allontana i ragazzi. ripetutamente sulla cassa per (Tonio si avanza per aiutar Sulla carretta sul davanti e dominar le voci) Nedda a discendere dal sdraiata Nedda in un costume Signori miei! carretto, tra la zingara e l’acrobata. ma Canio, che è già saltato giù, Dietro ad essa è piazzata la LA FOLLA gli dà un ceffone dicendo.) gran cassa. (scostandosi e turandosi le Sul di dietro della carretta è orecchie) CANIO Canio in piedi, in costume di Uh! ci assorda! Finiscila! Via di lì! Pagliaccio, (Poi prende fra le braccia tenendo nella destra una CANIO Nedda e la depone a terra.) tromba e nella sinistra la mazza (affettando cortesia e della gran cassa.) togliendosi il berretto con un LA FOLLA (I contadini e le contadine gesto comico) Ah! ah! ah! etc. attorniano festosamente la Mi accordan di parlar? carretta.) CONTADINE LA FOLLA (ridendo, a Tonio) LA FOLLA (ridendo) Prendi questo, bel galante! Viva Pagliaccio, viva Ah! ah! ah! ah! ah! ah! Pagliaccio, Con lui si dee cedere, RAGAZZI Evviva! il principe se’ dei tacere ed ascoltar! (fischiando) pagliacci! Con salute! I guai discacci tu co’l lieto CANIO umore! Un grande spettacolo a ventitré (Tonio mostra il pugno ai Ognun applaude a’ motti, ai ore monelli che scappano, lazzi... prepara il vostr’umile e buon poi si allontana brontolando Ed ei, ei serio saluta e passa... servitore! e scompare sotto la tenda a Viva! Viva Pagliaccio! etc. (riverenza) destra del teatro.) Evviva Pagliaccio, t’applaude Vedrete le smanie del bravo ognun! Pagliaccio; TONIO e com’ei si vendica e tende un (a parte) CANIO bel laccio... La pagherai! brigante! Grazie! Vedrete di Tonio tremar la carcassa, (Intanto Peppe conduce l’asino La FOLLA e quale matassa d’intrighi col carretto dietro al teatro.) Evviva! ordirà. Venite, onorateci signori e UN CONTADINO CANIO signore. (a Canio) Grazie! A ventitré ore! A ventitré ore! Di’, con noi vuoi bevere un buon bicchiere sulla LA FOLLA LA FOLLA crocevia? Bravo! Verremo, e tu serbaci Di’, vuoi tu? il tuo buon umore. CANIO A ventitré ore! CANIO Vorrei... Con piacere. CANIO LA FOLLA A ventitré ore! PEPPE E lo spettacolo? E lo (ricompare di dietro al teatro; spettacolo? LA FOLLA getta la frusta, che ha ancora in A ventitré ore! mano, dinanzi alla scena e dice) CANIO Verremo! Aspettatemi... (picchiando forte e Anch’io ci sto! 31 (Poi entra dall’altro lato del CANIO Don, din don, din don, etc. teatro per cambian costume.) (un po’ commosso) Din don, suona vespero, Io!?... Vi pare!! Scusatemi!... ragazze e garzon, din don! CANIO Adoro la mia sposa! A coppie al tempio ci (gridando verso il fondo) (Va a baciar Nedda in fronte.) affrettiam! Di’, Tonio, vieni via? Din don, diggià i culmini (Un suono di cornamusa si fa il sol vuol baciar. TONIO sentire all’interno; Le mamme ci adocchiano, (di dentro) tutti si precipitano verso la attenti, compar! Io netto il somarello. sinistra, guardando fra le Din don, tutto irradiasi Precedetemi. quinte.) di luce e d’amor! Ma i vecchi sorvegliano UN ALTRO CONTADINO MONELLI gli arditi amador! (ridendo) (gridando) Din don, suona vespero, Bada, Pagliaccio, I zampognari! ragazze e garzon, din don, etc. ci solo vuol restare per far la corte a Nedda! CONTADINI E CONTADINE (Durante il coro, Canio entra I zampognari! dietro al teatro CANIO Verso la chiesa vanno i compari. e va a lasciar la sua giubba da (ghignando, ma con cipiglio) (Le campane suonano a vespero Pagliaccio, Eh! Eh! Vi pare? da lontano.) poi ritorna, e dopo aver fatto, Un tal gioco, credetemi, Essi accompagnano la comitiva sorridendo, un cenno d’addio è meglio non giocarlo con me, che a coppie al vespero sen va a Nedda, miei cari; giuliva. parte con Peppe e cinque o sei e a Tonio... e un poco a tutti or Le campane... Ah! Andiam. contadini per la sinistra.) parlo! La campana ci appella al (Nedda resta sola.) Il teatro e la vita non son la Signore! stessa cosa; no... non son la stessa cosa!!... CANIO SCENA II E se lassù Pagliaccio Ma poi... ricordatevi! sorprende la sua sposa A ventitré ore! NEDDA col bel galante in camera, (pensierosa) fa un comico sermone, (I zampognari arrivano dalla Qual fiamma avea nel guardo! Poi si calma sinistra in abito da festa Gli occhi abbassai per tema od arrendesi ai colpi di con nastri dai colori vivaci e ch’ei leggesse bastone!... fiori ai cappelli acuminati. il mio pensier segreto! Ed il pubblico applaude, Li seguono una frotta di Oh! s’ei mi sorprendesse... ridendo allegramente! contadini e contadine ach’essi bruttale come egli è! Ma se Nedda sul serio parati a festa. Ma basti, orvia. sorprendessi... Il coro, che è sulla scena, Son questi sogni paurosi e fole! altramente finirebbe la storia, scambia con questi saluti e O che bel sole di mezz’agosto! com’è ver che vi parlo!... sorrisi, Io son piena di vita, Un tal gioco, credetemi,... poi tutti si dispongono a coppie e, tutta illanguidita per arcano è meglio non giocarlo! ed a gruppi, desìo, si uniscono alla comitiva e si non so che bramo! NEDDA allontanano, cantando, (guardando in cielo) (a parte) pel viale del fondo, dietro al Oh! che volo d’augelli, Confusa io son! teatro.) e quante strida! Che chiedon? dove van? chissà! CONTADINI CONTADINI E CONTADINE La mamma mia, che la buona Sul serio pigli dunque la cosa? Andiam! Andiam! etc. ventura annunziava, 32 comprendeva il lor canto TONIO TONIO e a me bambina così cantava: Non rider, Nedda! Non rider, no! Non rider! Hui! Hui! /Subito ho l’incanto, m’ha vinto Stridono lassù, liberamente NEDDA l’amor! lanciati a vol, a vol come frecce, Va, va all’osteria! |Nedda gli augel. \Per ora tal pena... ah! ah! Disfidano le nubi e’l sol TONIO cocente, So ben che difforme, contorto TONIO e vanno, e vanno per le vie del son io; |Nedda! ciel. che desto soltanto lo scherno e Lasciateli vagar per l’atmosfera, l’orror. NEDDA questi assetati d’azzurro e di Eppure ha’l pensiero un sogno, Ah! ah! splendor: un desio, seguono anch’essi un sogno, e un palpito il cor! TONIO una chimera, Allor che sdegnosa mi passi Nedda! e vanno, e vanno fra le nubi d’accanto, d’or! non sai tu che pianto mi spreme NEDDA Che incalzi il vento e latri la il dolor! Tal pena ti puoi risparmiar! Ah! tempesta, Perché, mio malgrado, subito ah! con l’ali aperte san tutto sfidar; ho l’incanto, la pioggia i lampi, nulla mai li m’ha vinto l’amor! m’ha vinto TONIO arresta, l’amor! (delirante con impeto) e vanno, e vanno sugli abissi e (appressandosi) No, è qui che voglio dirtelo, i mar. Oh! lasciami, lasciami or dirti... e tu m’ascolterai, Vanno laggiù verso un paese che t’amo e ti desidero, strano NEDDA e che tu mia sarai! che sognan forse e che cercano (interrompendolo e in van. beffeggiandolo) NEDDA Ma i boèmi del ciel, seguon che m’ami? Ah! ah! ah! (seria ed insolente) l’arcano poter Hai tempo a ridirmelo stasera, Eh! dite, mastro Tonio! che li sospinge... e van! e van! e se brami! La schiena oggi vi prude, van! e van! o una tirata d’orecchi (Tonio durante la canzone sarà TONIO è necessaria al vostro ardor?! uscito di dietro al teatro Nedda! e sarà ito ad appoggiarsi TONIO all’albero, ascoltando beato.) NEDDA Ti beffi?! Sciagurata! (Nedda, finito il canto, fa per Stasera! Per la croce di Dio! rientrare e lo scorge.) Facendo le smorfie colà, Bada che puoi pagarla cara!! Sei là? credea che te ne fossi colà, sulla scena! andato! NEDDA TONIO Minacci? Vuoi che vada a TONIO Non rider, Nedda! chiamar Canio? (ridiscendendo, con dolcezza) È colpa del tuo canto. NEDDA TONIO Affascinato io mi beava! Hai tempo (muovendo verso di lei) /Facendo le smorfie colà! Ah! Non prima ch’io ti baci! NEDDA ah! ah! ah! (ridendo con scherno) |Tonio NEDDA Ah! ah! Quanta poesia!... |Non sai tu che pianto (retrocedendo) \mi spreme il dolore! Bada!

33 TONIO Ah bah! mai, (S’avanza ancora aprendo le Sapea ch’io non rischiavo nulla. S’è ver che t’è in odio braccia per ghermirla.) Canio e Peppe da lunge a la il ramingar e’l mestier che tu Oh, tosto sarai mia! taverna, fai, a la taverna ho scorto!... se l’immenso amor tuo NEDDA Ma prudente pe la macchia una fola non è (Sale retrocedendo verso il a me nota qui ne venni. questa notte partiam! teatrino, fuggi, fuggi con me! vede la frusta lasciata da NEDDA Peppe, E ancora un poco NEDDA l’afferra e dà un colpo in faccia in Tonio t’imbattevi! Non mi tentar! a Tonio, dicendo.) Vuoi tu perder la vita mia? Miserabile! SILVIO Taci Silvio, non più... (ridendo) È deliro, è follìa! TONIO Oh! Tonio il gobbo! Io mi confido a te, (Dà un urlo e retrocede.) a te cui diedi il cor! Per la Vergin pia di NEDDA Non abusar di me, mezz’agosto, Nedda, Il gobbo è da temersi! del mio febbrile amor! giuro... me la pagherai! M’ama... Ora qui mel disse... Non mi tentar! Non mi tentar! e nel bestial delirio suo, Pietà di me! Non mi tentar, non (Esce minacciando dalla baci chiedendo, mi tentar! sinistra.) ardia correr su me! Non mi tentar! E poi... Chissà!... meglio è NEDDA SILVIO partir. (immobile guardandolo Per Dio! Sta il destin contro noi, allontanarsi) è vano il nostro dir! Aspide! Va! NEDDA Eppure dal mio cor Ti sei svelato ormai... Ma con la frusta strapparti non poss’io, Tonio lo scemo! del cane immondo vivrò sol de l’amor Hai l’animo la foga calmai! ch’hai destato al cor mio! siccome il corpo tuo di forme... lurido!... SILVIO SILVIO E fra quest’ansie in eterno Ah! Nedda! fuggiam! vivrai?! SCENA III Nedda! Nedda! NEDDA Decidi il mio destin, Ah! Non mi tentar! etc. SILVIO Nedda! Nedda, rimani! (sporgendo la metà dei corpo Tu il sai, la festa ha fin SILVIO arrampicandosi dal muretto a e parte ognun domani. Nedda rimani!... destra, Nedda! Nedda! Che mai sarà per me e chiama a bassa voce) E quando tu di qui sarai partita, quando sarai partita? Nedda! che addiverrà di me... Riman! Nedda! Fuggiam! della mia vita?! Deh vien! etc. NEDDA (Tonio appare dal fondo a (affrettandosi verso di lui) NEDDA sinistra.) Silvio! a quest’ora... (commossa) No, più non m’ami! che imprudenza! Silvio! TONIO SILVIO SILVIO (scorgendoli, a parte) (saltando allegramente e Nedda, Nedda, rispondimi: Ah! T’ascolta, sgualdrina! venendo verso di lui) s’è ver che Canio non amasti 34 (Fugge dal sentiero (stringendola fra le braccia) CANIO minacciando.) Verrai? (che dal punto ove si trova ode queste parole, dà un urlo) NEDDA NEDDA Ah! Che! Si... Baciami! Si, mi guarda e mi bacia! NEDDA SILVIO T’amo, t’amo. (si volge spaventata e grida Più non m’ami! verso il muro) SILVIO Fuggi! NEDDA Si, ti guardo e ti bacio! Sì, t’amo! t’amo! T’amo, t’amo. (D’un balzo Canio arriva anch’esso al muro; SILVIO Nedda gli si para dinante, E parti domattina? SCENA IV ma dopo breve lotta egli la (amorosamente, cercando spinge da un canto, ammaliarla) (Mentre Silvio e Nedda scavalca il muro e scompare.) E allor perché, di’, tu m’hai s’avviano (Tonio resta a sinistra stregato parlando verso il muricciuolo, guardando Nedda, se vuoi lasciarmi senza pietà?! arrivano, che come inchiodata presso il Quel bacio tuo perché me l’hai camminando furtivamente dalla muro cerca sentire dato scorciatoia, Canio e Tonio.) se si ode rumore di lotta fra spasmi ardenti di voluttà?! mormorando.) Se tu scordasti l’ore fugaci, TONIO io non lo posso, e voglio ancor, (ritenendo Canio) NEDDA que’ spasmi ardenti, que’ caldi Cammina adagio e li Aitalo, Signor! baci, sorprenderai! che tanta febbre m’han messo CANIO in cor! (Canio s’avanza cautamente (di dentro) sempre ritenuto da Tonio, Vile! t’ascondi! NEDDA non potendo vedere, dal punto (vinta e smarrita) ove si trova, TONIO Nulla scordai... sconvolta e Silvio che scavalca il (ridendo cinicamente) turbata muricciuolo.) Ah! ah! ah! m’ha questo amor che ne’l guardo ti villa! SILVIO NEDDA Viver voglio a te avvinta, (che ha già la metà del corpo (al riso di Tonio si è voltata affascinata, dall’altro lato ritenendosi al e dice con disprezzo fissandolo) una vita d’amor calma e muro) Bravo! Bravo il mio Tonio! tranquilla! Ad alta notte laggiù mi terrò. A te mi dono; su me solo Cauta discendi e mi ritroverai. TONIO impera. Fo quel che posso! Ed io ti prendo e m’abbandono (Silvio scompare e Canio si intera! appressa all’angolo del teatro) NEDDA Tutto scordiam! È quello che pensavo! Negli occhi mi guarda! NEDDA Baciami, baciami! (a Silvio che sarà scomparso TONIO Tutto scordiamo! di sotto) Ma di far assai meglio no A stanotte e per sempre tua dispero! SILVIO sarò. Tutto scordiam! NEDDA Ti guardo, ti bacio! Mi fai schifo e ribrezzo! 35 TONIO sulla risposta di Nedda corre a (Canio ha un gesto disperato, Oh non sai come lieto ne son! Canio ma Tonio spingendolo col e gli strappa il pugnale che gomito prosegue piano.) (Canio, intanta scavalca di getta via tra gli alberi.) nuovo il muro TONIO e ritorna in scena pallido, PEPPE Io la sorveglio. Ora facciam la asciugando il sudore con un Padron! che fate! Per l’amor di recita. fazzoletto di colore oscuro.) Dio! Chissà ch’egli non venga a lo La gente esce di chiesa spettacolo CANIO e a lo spettacolo qui muove!... e si tradisca! (con rabbia concentrata) Andiamo... via, calmatevi!... Or via. Bisogna fingere per Derisione e scherno! riuscir! Nulla! Ei ben lo conosce quel CANIO sentier. (dibattendosi) PEPPE Fa lo stesso; poiché del drudo il Lasciami Peppe! (uscendo dalle scene) nome or mi dirai. Il nome! Il nome! Andiamo, via, vestitevi padrone. NEDDA PEPPE E tu batti la cassa, Tonio! (volgendosi turbata) Tonio, vieni a tenerlo! Chi? (Tonio va di dietro al teatro e CANIO Peppe anch’esso CANIO Il nome! ritorna all’interno, mentre (furente) Canio accasciato Tu, pel padre eterno!... PEPPE si avvia lentamente verso la (cavando dalla cinta lo stiletto) Andiamo, arriva il pubblico! cortina.) E se in questo momento qui scannata non t’ho già (Tonio prende Canio per la CANIO gli è perché pria di lordarla mano Recitar! Mentre presso dal nel tuo fetido sangue, mentre Peppe si volge a delirio o svergognata, codesta lama, Nedda.) non so più quel che dico e quel io vo’ il suo nome!... Parla!! che faccio! PEPPE Eppur è d’uopo... sforzati! NEDDA Vi spiegherete! Bah! sei tu forse un uom? Vano è l’insulto. E voi di lì tiratevi Tu se’ Pagliaccio! È muto il labbro mio. Andatevi a vestir... Vesti la giubba e la faccia Sapete... Canio è violento, ma infarina. CANIO buon! La gente paga e rider vuole qua. (urlando) (Spinge Nedda sotto la tenda e E se Arlecchin t’invola Il nome, il nome, scompare con essa.) Colombina, non tardare, o donna! ridi, Pagliaccio... e ognun CANIO applaudirà! NEDDA (stringendo il capo fra le mani) Tramuta in lazzi lo spasmo ed No! No, nol dirò giammai! Infamia! Infamia! il pianto; in una smorfia il singhiozzo e’l CANIO TONIO dolor... (slanciandosi furente col (piano a Canio, spingendolo sul Ridi, Pagliaccio, sul tuo amore pugnale alzato) davanti della scena) in franto! Per la madonna! Calmatevi padrone... Ridi del duol t’avvelena il cor! È meglio fingere; il ganzo (Peppe, che sarà entrato dalla tornerà. (Entra commosso sotto la tenda, sinistra, Di me fidatevi! mentre la tela cade lentamente.) 36 ATTO SECONDO CONTADINI CONTADINI Veh, come, come corrono le Veh! s’accapigliano! chiamano La stessa scena dell’atto primo. bricconcelle! aiuto! Sedete, via, senza gridar! La FOLLA Che correre mio Dio! (Nedda esce vestita da SCENA I Colombina CONTADINI col piatto per incassare posti. Accomodatevi comari belle! Peppe cerca di mettere a posto (Tonio compare dall’altro lato le donne. del teatro colla gran cassa; CONTADINE Tonio rientra nel teatro era a piazzarsi sull’angolo Per giunger tosto qua. portando via la gran cassa.) sinistro del proscenio del teatrino. TONIO CONTADINE Intanto la gente arriva da tutte Pigliate posto! Su, v’è posto accanto! le parti per lo spettacolo Su, Peppe, aiutaci! e Peppe viene a mettere nei La FOLLA Ma non pigiatevi, banchi per le donne.) Cerchiamo posto! fa caldo tanto!

TONIO CONTADINI Pigliate posto! Ma via sedetevi! CONTADINI E CONTADINE Sedete, via, senza gridar! (arrivando) LA FOLLA Ohé! Ohé!... Presto! Presto! etc. Ben sul davanti. PEPPE Presto affrettiamoci, svelto, Cerchiam di metterci Sedete, via, senza gridar! compare! ben sul davanti, ché lo spettacolo SILVIO TONIO dee cominciare. (piano a Nedda, pagando il (picchiando la cassa) posto) Avanti, avanti, avanti, avanti! TONIO Nedda! Avanti! CONTADINI E CONTADINE NEDDA ché lo spettacolo dee LA FOLLA Sii cauto! Non t’ha veduto! cominciare. Spicciatevi! O Dio che correr per giunger SILVIO tosto! TONIO Verrò ad attenderti. Non obliar! Pigliate posto! su! (Silvio arriva dal fondo e va a (Nedda dopo aver lasciato pigliar posto sul davanti LA FOLLA Silvio riceve ancora a sinistra salutando gli amici.) Via su spicciatevi, incominciate. il prezzo della sedie da altri, Perché tardate mai? e poi rientra anch’essa nel TONIO perché tardate? teatro con Peppe.) Si dà principio! Siam tutti là! LA FOLLA CONTADINI E CONTADINE TONIO Suvvia, spicciatevi! Presto compari, ci affrettiam. Avanti, avanti, avanti, avanti! Perché tardate? incominciate! Dee lo spettacol cominciar. Perché indugiate? CONTADINE TONIO (cercando sedersi, spingendosi) PEPPE Si dà principio, avanti, avanti! Ma non pigiatevi, fa caldo! Che furia! Diavolo! Su, Peppe, aiutaci! Peppe! Prima pagate, Nedda incassate! 37 LA FOLLA COLOMBINA tragica.) (volendo pagare nella stesso Pagliaccio mio marito tempo) a tarda notte sol ritornerà... TADDEO Di qua! Di qua! etc. E quello scimunito di Taddeo... È dessa! Incominciate! perché mai non è ancor qua? (poi levando bruscamente al Perché tardar? Spicciate, Ah! ah! cielo le mani ed il paniere) incominciate. Dei, come è bella! Perché tardar? Suvvia questa (Si ode un pizzicar di chitarra commedia! all’interno; La FOLLA Facciam rumor, sì, sì, facciam Colombina corre alla (ridendo) rumore! finestra e dà segni d’amorosa Ah! ah! ah! etc. Diggià, diggià... suonar ventitré impazienza.) ore! TADDEO Facciam rumor! Facciam ARELCCHINO Se a la rubella io disvelassi rumor! (di dentro) l’amor mio che commuove fino Allo spettacolo ognun anela! O Colombina, il tenero fido i sassi! (Si ode una lunga e forte Arlecchin Lungi è lo sposo. scampanellata.) è a te vicin! Perché non oso? Ah! S’alza la tela! Di te chiamando, e sospirando Soli noi siamo Silenzio! Silenzio! Olà! Olà! aspetta il poverin! e senza alcun sospetto! La tua faccetta mostrami, ch’io Orsù... Proviamo! (Le donne sono parte sedute sui vo’ baciar (sospirando lungo, esagerato) banchi, senza tardar. Ah! situati obliquamente, volgendo La tua boccuccia. Amor mi la faccia alla scena del cruccia! (Il pubblico ride.) teatrino; Amor mi cruccia e mi sta a parte in piedi formano gruppo tormentar! COLOMBINA cogli uomini Ah! e mi sta a tormentar! (volgendosi) sui rialzo di terra ov’è il grosso O Colombina, schiudimi il Sei tu, bestia? albero. finestrin, Altri uomini in piedi lungo le che a te vicin TADDEO prime quinte a sinistra. di te chiamando, (immobile) Silvio è innanzi ad essi.) e sospirando Quell’io son, sì! è il povero Arlecchin! A te vicin è Arlecchin! COLOMBINA E Pagliaccio è partito? SCENA II COLOMBINA Commedia. (ritornando ansiosa sul davanti) TADDEO Di fare il segno convenuto (come sopra) (La tela del teatrino si alza. appressa l’istante, Egli parti! La scena, mal dipinta, ed Arlecchino aspetta! rappresenta una stanzetta con COLOMBINA due porte laterali (Siede ansiosa volgendo le Che fai così impalato? ed una finestra praticabile in spalle alla porta di destra. Il pollo hai tu comprato? fondo. Questa si apre e Tonio entra Un tavolo e due sedie rozze di sotto le spoglie del servo TADDEO paglia sono sulla destra del Taddeo, Eccolo, vergin divina! teatrino. con un paniere infilato al (Precipitandosi in ginocchio, Nedda in costume da braccio sinistro. offrendo colle due mani il Colombina passeggia ansiosa.) Egli si arresta a contemplare paniere a Colombina che si Nedda con aria esageratamente appressa.) 38 Ed anzi, eccoci entrambi ai m’arrendo ai detti tuoi. e poi fuggiamo insiem! piedi tuoi! (ad Arlecchino) Poiché l’ora è suonata, o Vi benedico! Là veglio su voi! COLOMBINA Colombina, Sì, porgi! di svelarti il mio cor! (Taddeo esce. Il pubblico ride Di’, udirmi vuoi? Dal dì... ed applaude.) TADDEO (spalanca la porta a destra (Colombina va alla finestra la COLOMBINA e traversa la scena tremando schiude e fa un segno; Arlecchin! esageratamente) poi va verso Taddeo) Attenti! Pagliaccio... è là... ARELCCHINO tutto stravolto... ed armi COLOMBINA (con affetto esagerato) cerca!... (strappandogli il paniere) Colombina! Ei sa tutto... Io corro a Quanto spendesti dal trattore? Alfin s’arrenda ai nostri prieghi barricarmi! amor! TADDEO (Entra precipitoso a sinistra Una e cinquanta. COLOMBINA e chiude la porta. Il pubblico Da quel dì il mio core, Facciam merenda. ride.) il mio core... (Colombina prende dal tiretto COLOMBINA COLOMBINA due posate e due coltelli. (ad Arlecchino) (presso alla tavola) Arlecchino va a prender la Via! Non seccarmi Taddeo! bottiglia, poi entrambi siedono a tavola ARELCCHINO (Arlecchino scavalca la finestra, uno in faccia all’altro.) (scavalcando la finestra) depone a terra una bottiglia che Versa il filtro ne la tazza sua! ha sotto il braccio, COLOMBINA (Scompare.) e poi va verso Taddeo mentre Guarda, amor mio, che questi finge non vederlo.) splendida (Canio in costume da cenetta preparai! Pagliaccio, compare sulla porta TADDEO a destra.) (a Colombina, con intenzione) ARELCCHINO So che sei pura, so che sei pura! Guarda, amor mio, che nettare COLOMBINA sei pura e casta al par di neve! divino t’apportai! (alla finestra) Sì, casta!... al par di neve! A stanotte... E ben che dura, dura ti mostri, A DUE E per sempre io sarò tua! dura, ad obliarti non riesco L’amore ama gli effluvii no! non riesco! del vin, de la cuccina! CANIO (porta la mano al cuore e ARELCCHINO ARELCCHINO mormora a parte) (Lo piglia per l’orecchio Mia ghiotta Colombina! Nome di Dio! quelle stesse dandogli un calcio e lo obbliga parole! a levarsi.) COLOMBINA (Avanzandosi per dir la sua Va a pigliar fresco! Amabile beone! parte.) Coraggio! (Il pubblico ride.) ARELCCHINO (forte) (prendendo un’ampolletta che Un uomo era con te! TADDEO ha nella tunica) (retrocedendo comicamente Prendi questo narcotico; NEDDA verso la porta a destra) dallo a Pagliaccio Che folle! Sei briaco? Numi! s’aman! pria che s’addormenti, 39 CANIO del drudo infame a cui ti desti tu viscere non hai... sol legge e’l (fissandola) in braccio, senso a te! Briaco! sì... da un’ora!! o turpe donna! Va, non merti il mio duol, o meretrice abbietta, NEDDA NEDDA vo’ ne lo sprezzo mio (riprendendo la commedia) (sempre recitando la commedia) schiacciarti sotto i piè!! Tornasti presto. Pagliaccio! Pagliaccio! LA FOLLA CANIO CANIO (entusiasta) (con intenzione) No! Pagliaccio non son; Bravo! Ma in tempo! se il viso è pallido, T’accora? T’accora! è di vergogna, e smania di NEDDA dolce sposina!! vendetta! (fredda, ma seria) (Riprende la commedia.) L’uom riprende i suoi dritti, Ebben! Se mi giudichi di te Ah! sola io ti credea e’l cor che sanguina vuol indegna, (mostrando la tavola) sangue mi scaccia in questo istante. e due posti son là! a lavar l’onta, o maledetta! No, Pagliaccio non son! CANIO NEDDA Son quei che stolido (sogghignando) Con me sedea Taddeo, ti raccolse orfanella in su la via Ah! ah! che là si chiuse per paura! quasi morta di fame, Di meglio chiedere non dèi (verso la porta a sinistra) e un nome offriati, che correr tosto al caro amante. Orsù... parla! ed un amor ch’era febbre e Se’ furba! No! per Dio! follia! Tu resterai... TADDEO e il nome del tuo ganzo mi (di dentro, fingendo tremare ma (Cade come affranto sulla dirai!! con intenzione) seggiola.) Credetela! Credetela! NEDDA Essa è pura!! CONTADINE (cercando riprendere la E abborre dal mentir Comare, mi fa piangere! commedia quel labbro pio!! Par vera questa scena! sorridendo forzatamente) Suvvia, così terribile LA FOLLA CONTADINI davver non ti credeo! (ridendo) Zitte laggiù! Che diamine! Qui nulla v’ha di tragico. Ah! ah! ah! ah! (verso la porta a sinistra) SILVIO Vieni a dirgli o Taddeo, CANIO (a parte) che l’uom seduto or dianzi, (rabbioso al pubblico) Io mi ritengo appena! or dianzi a me vicino Per la morte! era... il pauroso ed innocuo (poi a Nedda sordamente) CANIO Arlecchino! Smettiamo! (riprendendosi ed animandosi a Ho dritto anch’io d’agir come poco a poco) (Risa tosta represse ogn’altr’uomo. Sperai, tanto il delirio accecato dall’attitudine di Canio.) Il nome suo... m’aveva, se non amor, pietà... mercé! CANIO NEDDA Ed ogni sacrifizio al cor lieto, (terribile) (fredda e sorridente) imponeva, Ah! tu mi sfidi! Di chi? e fidente credeva E ancor non l’hai capita più che in Dio stesso, in te! ch’io non ti cedo?... CANIO Ma il vizio alberga sol ne l’alma Il nome, o la tua vita! Il nome! Vo’ il nome de l’amante tuo, tua negletta; (Assieme.) 40 NEDDA (Le donne che indietreggiano (La tela cade.) (prorompendo) spaventate, rovesciano i banchi Ah! No, per mia madre! ed impediscono agli uomini di Indegna esser poss’io... avanzare, quello che vuoi, ma vil non son, ciò che obbliga Silvio a lottare per Dio! per arrivare alla scena. Intanto Canio al parossismo CONTADINI E CONTADINE della collera, Fanno davvero? ha afferrata Nedda in un attimo Seria è la cosa? e la colpisce per di dietro Zitti laggiù! mentre essa cerca di correre Seria è la cosa e scura! verso il pubblico.)

SILVIO CANIO (a parte) A te! A te! Io non resisto più! (a Nedda) Oh la strana commedia! Di morte negli spasimi lo dirai!

(Peppe vuoi uscire dalla porta a NEDDA sinistra, ma Tonio lo ritiene.) (cadendo agonizzando) Soccorso! Silvio! PEPPE Bisogna uscire, Tonio. Ho SILVIO paura!... (che e quasi arrivato alla scena) TONIO Nedda! Taci sciocco! (Alla voce di Silvio, Canio si NEDDA volge come una belva, Di quel tuo sdegno è l’amor balza presso di lui è in un mio più forte! attimo lo ferisce, dicendo.) Non parlerò! No! A costo de la morte! CANIO Ah!... sei tu? CANIO Ben venga! (urlando dà di piglio a un coltello sul tavolo) (Silvio cade come fulminato.) Il nome! il nome! LA FOLLA NEDDA (urlando) (sfidandolo) Arresta! Gesummaria! No! (Mentre parecchi si precipitano SILVIO verso Canio per disarmarlo ed (snudando il pugnale) arrestarlo, Santo diavolo! Fa davvero... egli, immobile, istupidito lascia cadere il coltello dicendo) LA FOLLA e PEPPE (che cerca svincolarsi da Tonio) CANIO Che fai! Ferma! Aita! La commedia è finita!

41 Daniel Oren Riccardo Canessa Francesco Aliberti

Alfredo Troisi Silvana Noschese

42 Cavalleria Rusticana

Ekaterina Semenchuk Martina Belli Azer Zada

Franco Vassallo Agostina Smimmero

Pagliacci

Nino Machaidze Gianluca Terranova Piero Giuliacci

Franco Vassallo Francesco Pittari Biagio Pizzuti

Mario Cassi

43 44 Orchestra Filarmonica Al suo ventesimo anno di vita, l’Orchestra Filarmo- “Giuseppe Verdi” di Salerno nica “Giuseppe Verdi” di Salerno vanta un curricu- lum già molto ricco e prestigioso. Domenico Procida, presidente Nel corso di questi anni, la direzione ed il potenzia- Giovanni Carlo Cuciniello, direttore artistico mento musicale dell’orchestra sono stati affidati a Pietro Nunziata, segretario direttori del calibro di Peter Maag, Janos Acs, Ni- cola Luisotti, Yoram David, Daniel Lipton, Dona- to Renzetti, Roberto Tolomelli, Paolo Arrivabeni, Massimo Pradella, Piero Bellugi, Yves Abel, David Garforth, Ralph Weikert, Miguel Gomez Martinez, Giampaolo Bisanti, Frederic Chaslin, Antonio Pi- rolli, Antonino Fogliani, Kery Linn Wilson. Celebri solisti hanno impreziosito l’attività della Filarmonica con concerti di grande livello: Mas- simo Quarta, Felice Cusano, Carlo Chiarappa, François Joel- Thiollier, Laura De Fusco, Miche- le Campanella, Marco Postinghel, Guido Corti, Paolo Restani, Vadim Repin, Nicola Martinucci, Ghena Dimitrova, Neil Shicoff, Fiorenza Cedolins, Maria Dragoni, Katia Ricciarelli, Luciana Serra, Juan Diego Flores, Marcelo Alvarez, Sergej Levi- tin, Giovanni Allevi, Stefano Bollani, Zukermann Chamberplayers, Luca Vignali, Giampiero Sobrino, Paolo Guelfi, Josè Cura, Annick Massis, Roberto Aronica, Elena Mosuc. La compagine orchestrale salernitana dal 1997 è ormai protagonista di tutte le produzioni liriche ef- fettuate al Teatro “G. Verdi” di Salerno. Dalla prima rappresentazione (Falstaff con Rolando Panerai, dir. J.Acs) sono state messe in scena la Traviata, Rigo- letto, il Trovatore, Aida, Macbeth, Un ballo in ma- schera, Nabucco, Cavalleria Rusticana, Pagliacci, La Bohème, Tosca, Edgar, Manon Lescaut, Turan- dot, Madama Butterfly, Nozze di Figaro, Don Gio- vanni, Norma, Carmen, Il barbiere di Siviglia, La Cenerentola, Hänsel e Gretel, Werther, L’elisir d’a- more, Sonnambula, Lucia di Lammermoor, Vedova Allegra, Francesca da Rimini, Romeo e Giulietta. Nel 2001 ha portato in scena il balletto Romeo e Giulietta di Prokof’ev, con la direzione di David Garforth e in seguito, nel corso della stagione 2004, si è particolarmente distinta nella rappresentazione de Il cappello di paglia di Firenze di Nino Rota e Vedova allegra con la regia di Gino Landi e la prestigiosa partecipazione di Vincenzo Salemme (2008). 45 Grazie alla convinta determinazione dell’Ammi- della Repubblica Giorgio Napolitano. nistrazione Comunale presieduta dall’allora Sin- Il 18 dicembre 2011 l’Orchestra diretta da Daniel daco Vincenzo De Luca, l’Orchestra Filarmonica Oren è stata protagonista della XV edizione del “Giuseppe Verdi” di Salerno ha avuto ed ha nelle Concerto di Natale, grande evento promosso dal Se- fantastiche mani di Daniel Oren una guida conside- nato della Repubblica tenutosi nell’Aula di palazzo rata dal pubblico internazionale una delle migliori Madama con diretta televisiva su Rai Uno, trasmes- in assoluto. Ed è per merito di Daniel Oren che la so in Eurovisione, in diretta radiofonica su Radio3 “Verdi” ha potuto “lavorare” con protagonisti di al- nonché in differita su Rai International. tissimo valore artistico in molte produzioni liriche L’l’Orchestra Filarmonica “Giuseppe Verdi” di Sa- come Renato Bruson con un memorabile Falstaff; lerno, diretta dal M° Oren, durante la stagione Lirica Dimitra Theodossiou, intensa Luisa Miller; Daniela 2013 ha registrato per conto della casa discografica Dessy, una delicatissima Francesca da Rimini; Fa- Brillant tre opere: La Gioconda, Robert Le Diable e bio Armiliato, Leo Nucci, un tragico Nabucco; Hui- Les Pêcheurs de perles. He, Cio-Cio-Sun particolarissima; e poi Marco Ber- La compagine salernitana nel 2014 è stata protago- ti, Kristin Lewis, Nino Machaidze, Markus Werba, nista di due importanti appuntamenti internazionali: Celso Abelo, Tarmar Ivery. Non ultima la preziosa al Daegu Opera Festival con La Traviata e all’Ope- e puntuale regia di nomi eccelsi del firmamento ci- ra di Pechino con Carmen. nematografico e televisivo: Franco ZeffirelliTra ( - Il 14 maggio 2015 l’Orchestra si è esibita nel Con- viata, Aida), Hugo De Ana, Renzo Giacchieri, Gigi certo della Pace in Vaticano al cospetto di Sua San- Proietti, Michele Mirabella, Lorenzo Amato, Vitto- tità Papa Francesco. rio Sgarbi, Riccardo Canessa, Giancarlo Del Mo- L’l’Orchestra Filarmonica “Giuseppe Verdi” di Sa- naco, Ivan Stefanutti, Pier Paolo Pacini, Lamberto lerno è stata protagonista di prestigiosi concerti al Pugelli, Lina Wertmüller. Festival di Ravello: nel 2016 e 2017 con il Concerto La lunga serie degli interpreti è arricchita da altre all’Alba e nel 2018 con il Concerto di Capodanno. stars internazionali che si sono avvicendate sul pal- co del “Verdi”: Quartetto di Tokio, Grigory Soko- lov, Angela Hewitt, Nicolaj Luganskij, Shlomo Mintz, e Roberto Bolle, Mischa Maiskij, Uto Ughi, Salvatore Accardo, Fazil Say, Matthias Rexroth, Alexei Volodin. La notevole crescita interpretativa, diventata punto di riferimento nel mezzogiorno d’Italia, ha fatto in modo che la Filarmonica “Verdi” si imponesse an- che a Catanzaro (Teatro Comunale), Napoli (Are- na Flegrea), Isernia, Roma, e al di fuori dei confini nazionali, in particolare con tournée in Germania (Stoccarda e Kessel Kirchen), un’acclamata tour- née in India (New Delhi e Mumbay) con Il barbiere di Siviglia di Rossini, in occasione del Vertice UE 2003, in Giappone e in Portogallo con Carmen e una tournée in Francia con Turandot - regia di Yang-Zimoun. Si è esibita, inoltre, alla presenza di Papa Giovan- ni Paolo II, della Regina di Svezia e dell’emerito Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, diretta da Daniel Oren e in presenza del Presidente 46 CORO DEL TEATRO DELL’OPERA DI SALERNO

CORO DI VOCI BIANCHE DEL TEATRO “GIUSEPPE VERDI” DI SALERNO 47 Coro del Teatro dell’Opera di Coro di Voci Bianche del Teatro Salerno Verdi di Salerno

La storia della vocalità corale a Salerno nasce nel Il Coro di Voci Bianche del Teatro Verdi di 1997. In quell’anno infatti, in occasione dell’im- Salerno è nato nel 2000. E’ costituito da circa 60 bambini di Salerno e provincia che si incontrano portante produzione del Falstaff, interpretata da settimanalmente per dedicarsi allo studio della Rolando Panerai, che inaugurò dopo i lavori di musica, della vocalità e del repertorio usufruendo restauro la riapertura del Teatro Municipale “Giu- di una preziosa opportunità formativa, educativa seppe Verdi”, fece il suo debutto in palcoscenico culturale e musicale. Il Coro ha partecipato regolarmente alle produzioni d’opera e alle attività il Coro dell’Opera. Da allora il coro è divenuto concertistiche del Teatro “Giuseppe Verdi” di parte fondamentale delle produzioni del Lirico Salerno. Tra queste ricordiamo: La Bohème, Edgar salernitano, un vero e proprio elemento di rife- e Tosca di Giacomo Puccini, Carmen di Bizet, rimento abituale per la vita del Teatro, una realtà Pagliacci di Mascagni e Werther di Massenet. Il artistico-musicale che contribuisce regolarmente Coro ha partecipato a numerose manifestazioni distinguendosi anche fuori dalla realtà cittadina, al prestigio delle stagioni d’opera lirico sinfoni- nelle produzioni Hänsel und Gretel e Carmina che. Negli anni di attività è riuscito a proporre Burana al Teatro di San Carlo di Napoli. A dicembre molteplici aspetti della propria creatività musi- 2008 il Coro ha partecipato alla realizzazione di cale. Accanto alla Filarmonica, con la quale è in Nativitas oratorio di Gaetano Panariello eseguito a Napoli e a Pompei, nel settembre 2009 si è costante collaborazione sinergica, il coro ha as- esibito a Positano nello spettacolo Voglio essere sunto una fisionomia eclettica. Il suo vastissimo libero omaggio a Rudolf Nureyev,e il 25 dicembre repertorio infatti si dipana lungo quattro secoli di 2009 è stato protagonista del Concerto di Natale storia dell’opera lirica, nonché comprende ope- del Teatro “Giuseppe Verdi” di Salerno. Nel rette, oratori e composizioni sacre. L’esperienza 2010 oltre a concerti e manifestazioni, il Coro è stato impegnato al Massimo salernitano per due artistica del complesso, costituito in gran parte da importanti allestimenti: Carmen di Bizet (regia Gigi giovani salernitani e campani perlopiù formati- Proietti) e Al lupo, al lupo! opera per bambini con si al Conservatorio di Musica “G. Martucci” di musiche di Gaetano Panariello. Nel 2011 sotto la Salerno, si è sviluppata anche con l’indispensa- direzione orchestrale del M° Daniel Oren i piccoli coristi si sono esibiti nelle opere Tosca e Pagliacci bile apporto dei direttori di coro che dalla sua e nel concerto Carmina Burana. Il 2012 è stato un costituzione ad oggi hanno operato all’insegna anno ricco di impegni per il Coro di Voci Bianche: di un graduale quanto costante processo di affi- si è esibito in concerto presso il Teatro Municipale namento qualitativo. Oggi il coro costituisce una “Giuseppe Verdi” di Salerno, in occasione della presenza fondamentale in produzioni che vanno “Giornata Mondiale contro il razzismo”, e nell’opera lirica La Gioconda di Ponchielli; ha partecipato, da la Messa da Requiem di Verdi a La Traviata, presso la Chiesa di San Giorgio a Salerno, al da Nabucco a Cavalleria Rusticana, da Tosca a Concerto di Pasqua; e ha cantato - nell’ambito della Norma, da la Bohème a Carmen, fino a Carmina V edizione Arti di Maggio- al concerto presso la Burana e alla Nona Sinfonia di Beethoven. Nel chiesa Addolorata (Complesso Monumentale Santa Sofia) di Salerno. Nel 2013 il Coro si è esibito in settembre 2013 ha compiuto una tournée in Cina concerto in occasione della Giornata della Memoria a Canton (Guangzhou) per la rappresentazione de e ha partecipato agli allestimenti operistici Otello di La Traviata in una produzione del Covent Gar- Verdi e la Bohème di Puccini. Negli anni 2014, 2015 den di Londra. Durante la stagione 2014 il Coro e 2016 ha partecipato alle opere Turandot Carmen salernitano si è esibito in Corea con La Traviata e Bohème Pagliacci e Tosca e ai Concerti di Natale presso il Teatro Verdi. Nell’anno 2017 ha partecipato in Cina con Carmen. Il Coro nel corso della ma- al Concerto dell’Epifania presso il Santuario Maria nifestazione “Un’estate da RE” ha partecipato, S.S. del Carmine di Salerno,all’opera Carmen nel 2016, alla produzione di Nabucco con il Coro presso il teatro “Giuseppe Verdi”, e - con il Coro del Teatro di San Carlo e, nel 2017, al Concerto di Voci Bianche del Teatro di San Carlo - è stato protagonista del colossale concerto Carmina Burana The 60 Years of Music tour diretto da Ennio Mor- messo in scena alla Reggia di Caserta nell’ambito ricone e agli spettacoli Cori da Opera e Carmina della manifestazione “Un’estate da re”. Burana. . Il coro è diretto dal Maestro Silvana Noschese Il coro è diretto dal Maestro Tiziana Carlini Pianista: Gabriella Iorio Maestro collaboratore: Tiziana Caputo 48 Coro del Teatro dell’Opera di Salerno Figuranti

Soprani Bassi-Baritoni Emiliano Aliberti Rosaria Armenante Andrea Ariano Fortuna Capasso Francesca Borrelli Francesco Biasiucci Davide Della Rocca Rossella Bruno Maurizio Bove Giuseppe Erra Giada Campione Rino Califano Chiara Frallicciardi Jaqueline Ciardiello Antonio Cappetta Gianluca Lenza Valeria Feola Angelo Corrado Elena Renna Bianca Galante Antimo Dell’Omo Francesca Napoletano Vittorio Di Pietro Anna Picerno Alessandro Menduto Filomena Rega Marino Orta Rosita Rendina Gabriele Panaro Margherita Rispoli Massimo Rizzi Rita Santucci Alessandro Tino Giulia Sensati Domenico Ventriglia Francesca Siani Marlene Szpack Ispettore del coro Miriam Tortora M°Sabato Procida Mezzosoprani-Contralti Barbara Candela Coro di Voci Bianche Annalisa Fariello Vincenzina Antonia Abbagnara Daniela Grimaldi Serena Carola LiaCarmen Maiorino Maria Concetta Casciano Assunta Minerva Joseph D’Acunto Anna Napoli Gaia De Martino Valeria Padovano Chiara Ferrara Mariateresa Petrosino Salvatore Fiorillo Teresa Ranieri Sarah Fiorillo Sandra Santangelo Ludovica Gaito Sara Vicinanza Iolanda Gigantino Rossella Vingiani Aysheh Husainat Genoveffa Volpicelli Sofia Lia Patrizia Zoccoli Susanna Masullo Giorgia Mazzeo Tenori Gloria Miranda Tommaso Castello Giuseppe Naddeo Alessandro Caro Giulia Nastri Michele Casabona Sofia Rago Francesco Cuccia Melody Samo Cosimo D’ambrosio Francesca Troiano Cristian d’Aquino Antonio Vitiello Nazzareno Darzillo Salvatore De Crescenzo Achille Del Giudice Alessandro Di Domenico Paolo Gloriante Antonio Landolfi Francesco Malafronte Salvatore Minopoli Antonio Palumbo Giuseppe Toscano

49 MAESTRI SOSTITUTI STAFF TECNICO Assistente del Direttore di scena Elettricista Antonella Di Poto Luigi Carobene Pianista del Coro Macchinisti M° Lucrezia Benevento Raffaele Caravano Daniele Pagano Maestro di sala Valerio Pagano Maurizio Iaccarino Vincenzo Pagano Camillo Postiglione Maestro Collaboratore Antonio Sabato Paolo Cavaliere Attrezzisti Maestro alle luci Fabio Caggiano Daniela Grieco Marcelino Faiella Carmine Pastore Sarte Rosalia De Leo Loredana Durante Liliana Landi Giulia Picariello Maria Resciniti Immacolata Vitale Truccatori Linda Biardini Immacolata De Crescenzo Francesco Trotta Parrucchieri Emanuela Passaro Tiziana Passaro Materiale elettrico: luci e audio Trade Mark di Nino Tramice Scene Festival Lirico dei Teatri di Pietra Costumi Arrigo – Milano Calzature Epoca – Milano Parrucche Annamaria Sorrentino – Napoli Trasporti Positano Express

50 51 Botteghino Piazza Matteo Luciani | Tel. (+39) 089 662141 | email: [email protected] www.teatroverdisalerno.it 52