Gli Avvenimenti Di Sicilia E Le Loro Cause

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Gli Avvenimenti Di Sicilia E Le Loro Cause Napoleone Colajanni Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause www.liberliber.it Questo e-book è stato realizzato anche grazie al sostegno di: E-text Editoria, Web design, Multimedia http://www.e-text.it/ QUESTO E-BOOK: TITOLO: Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause AUTORE: Colajanni, Napoleone TRADUTTORE: CURATORE: NOTE: Il testo è presente in formato immagine sul sito The Internet Archive (http://www.archive.org/). Realizzato in collaborazione con il Project Gutenberg (http://www.gutenberg.net/) tramite Distributed proofreaders (http://www.pgdp.net/). DIRITTI D'AUTORE: no LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet: http://www.liberliber.it/biblioteca/licenze/ TRATTO DA: Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause / Napoleone Colajanni ; con prefazione di Mario Rapisardi - Palermo : Sandron, 1895 - 508 p. ; 19 cm. CODICE ISBN: non disponibile 1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 1 dicembre 2009 INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilità bassa 1: affidabilità media 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima ALLA EDIZIONE ELETTRONICA HANNO CONTRIBUITO: Distributed proofreaders, http://www.pgdp.net/ REVISIONE: Claudio Paganelli, [email protected] PUBBLICAZIONE: Claudio Paganelli, [email protected] Informazioni sul "progetto Manuzio" Il "progetto Manuzio" è una iniziativa dell'associazione culturale Liber Liber. Aperto a chiunque voglia collaborare, si pone come scopo la pubblicazione e la diffusione gratuita di opere letterarie in formato elettronico. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito Internet: http://www.liberliber.it/ Aiuta anche tu il "progetto Manuzio" Se questo "libro elettronico" è stato di tuo gradimento, o se condividi le finalità del "progetto Manuzio", invia una donazione a Liber Liber. Il tuo sostegno ci aiuterà a far crescere ulteriormente la nostra biblioteca. Qui le istruzioni: http://www.liberliber.it/sostieni/ D.r NAPOLEONE COLAJANNI Deputato al Parlamento GLI AVVENIMENTI di SICILIA E LE LORO CAUSE CON PREFAZIONE DI MARIO RAPISARDI PALERMO REMO SANDRON - EDITORE VIA VITT. EMAN., 324 1894. Proprietà letteraria dell'Editore REMO SANDRON AVVERTENZA Di questo libro fu fatta una 1.a edizione per cura di Edoardo Perino. Accintosi l'A. a questa seconda trovò tanto da correggere e da aggiungere che ne raddoppiò la mole, e la modificò talmente che solo in pochissime pagine è uguale all'antecedente, sicchè può a ragione considerarsi libro affatto nuovo. L'Editore TIPOGRAFIA DIRETTA DA SANTI ANDÒ - Via Celso N. 49 PREFAZIONE Carissimo Colajanni Catania, 10 Febbraio 94. I tumulti recenti della Sicilia hanno, per le origini e gli effetti loro, una importanza sociale, che la facilità onde sono stati repressi non parrebbe loro concedere. Tu che li hai osservati con occhio di filosofo, moderati con accorgimento d'uomo politico e con cuore di cittadino, fai bene di consegnarli alla storia con quella serenità di giudizio, che alle coscienze intemerate non è difficile mantenere nei momenti più tempestosi e fra le passioni più vive. Due principali verità risultano, a parer mio, dalla notizia sincera dei fatti: la indipendenza dei moti siciliani da qualunque opera di partito, e la prepotenza d'un governo che vuol parer forte e non è. Non che essere eccitate e preparate dai socialisti, a me pare che le ribellioni, determinate unicamente dalle condizioni specialissime dell'isola, dagli arbitrî feudali dei proprietarî, dalla spietata ingordigia delle amministrazioni, dalla miseria ineffabile dei lavoratori, abbiano fatto constatare e toccar con mano la nessuna coesione del partito socialista, la discordia dei suoi capi, la varietà bizzarra dei suoi gruppi, l'incertezza dei principî, dei metodi, dell'azione. Il socialismo in Sicilia ha avuto più presa che altrove, perchè ha trovato terreno più proprio: la propagazione meravigliosa dei Fasci prova che esso non è artificiale e superficiale, ma ha radici nelle viscere stesse della vita del proletario siciliano; è piuttosto effetto che causa. Il popolo, per altro, quale ch'esso sia, poco suole accogliere e fecondare delle teoriche d'un partito: afferra tutt'al più un'idea rispondente al suo stato, un sentimento che consuona col suo; e quando si sente alle strette, si getta nell'azione, senza chiedere consiglio a nessuno. La miseria e la mala signoria furono e saranno mai sempre i motivi principali delle rivolte. Questa condizione di cose rende ancor più colpevoli e mostruosi i modi adottati dal governo per reprimere le ribellioni. Qualche agevolezza conceduta lì per lì alle prime avvisaglie, avrebbe probabilmente sedato il fermento dei contadini affamati. Ma sì! I cartelloni erano già stati affissi alle cantonate; la baracca era aperta, i biglietti distribuiti; la gran cassa rintronava già negli stomachi degli spettatori; e come si faceva a sopprimere lo spettacolo. La signora Astrea, che dietro alle quinte avea fatto copia di sè a tutta la borghesaglia legittima e legalitaria, venne allora su la ribalta e recitò col peggior garbo del mondo la parte della verginella oltraggiata: scaraventò i pesi in faccia ai presunti seduttori: agguantò la bilancia per il giogo e la sbatacchiò su la testa dei primi poveri diavoli che le vennero a tiro. La borghesaglia legittima e legalitaria si dichiarò soddisfatta; si soffiò il naso impeperonito: e con le dita intrecciate sul buzzo e tentennando la testa come i cuorcontenti di gesso, esclamò in falsetto pecorino: Le istituzioni son salve; l'ordine regna in Varsavia; ora possiamo tornare tranquillamente a barattare, a banchettare e a russare. A proposito: e le riforme? Ah! sì: ci sono anche queste per aria; o per dir meglio, c'è una commissione che le studia, e che ponza la felicità del genere umano. Lasciamola ponzare; e che Dio la renda lubrica. Che cosa saranno queste riforme il gazzettume ufficioso nol dice: esso spreca tutto il suo fiato prezioso per informarci di balzelli nuovi, di soppressioni di ufficî, di monopolî audaci, di ricchezze cavate dalle borse e dalle vene di tutti. Le istituzioni, si sa, han da salvarsi; i sagrificî non sono mai troppi. E poi, i balzelli hanno l'ale; e le riforme la gotta. Aspettiamo dunque che l'erba cresca; e se l'asino muore, peggio per lui. Ciò che saranno codeste riforme possiamo immaginarlo: riforme borghesi; e non occorrerebbe dir altro: semi di lino su la cancrena; concessioni ed elemosine tirate in faccia con la balestra. E se non bastano, piombo: procedura solita e spicciativa. Ma il piombo credi che basterà? Io modestamente credo di no: salvo che siasi trovato il modo di renderlo digeribile e nutritivo, come il pane che manca. In conclusione, questi tumulti hanno rivelato condizioni tali, che non possono e non devono assolutamente durare, per l'onore d'Italia e della razza umana; hanno resa necessaria una fraterna intesa di tutti i partiti democratici in un ideale, in una fede, in un'opera comune; hanno ridotta la questione sociale all'aut aut degli scolastici. L'idea-valanga s'è già staccata dal vertice, e seguirà fatalmente il suo corso. O unirsi ad essa o rimanere stritolati nel fango. È la Storia che passa. M. RAPISARDI I. PRIME ARMI DEL SOCIALISMO IN SICILIA. Dopo le elezioni politiche generali del 1890, e più ancora dopo quelle del 1892, la stampa che rispecchia le tendenze, i bisogni e i timori delle classi dirigenti italiane, gittò un grido di allarme, additando una macchia grigia sulla carta geografica d'Italia, che rappresentava la zona dove maggiormente si era rivelato potente per numero di adepti e per organizzazione il socialismo. La macchia era più scura nel Modenese, nella provincia di Reggio Emilia e di Parma; ma si manteneva abbastanza cupa in alcuni punti della provincia di Cremona, nel Mantovano, nel Polesine ecc., mentre si era rischiarata nel più antico centro di diffusione: nelle Romagne. Giovani ardenti, colti, instancabili nella propaganda, sinceri nella fede, come Berenini, Agnini e Prampolini erano venuti in Parlamento da quelle zone ed era significante assai che il secondo fosse riuscito contro il generale Gandolfi, che pure, a parare la sconfitta, nel suo programma e nei suoi discorsi molte dichiarazioni in senso socialista aveva fatte. Allora pochi o nessuno avevano dato importanza a ciò che avveniva in Sicilia, non ostante la doppia elezione dell'amico G. De Felice, non ostante l'onore delle quattro candidature, che mi toccò nel 1890 e la vittoria che ebbi allora e nel 1892. Non senza fondamento questi due ultimi avvenimenti furono spiegati collo intervento di alcuni fattori, che attenuarono sensibilmente la importanza del contributo che vi aveva apportato il socialismo. Intanto nel silenzio, o almeno con un rumore che non si faceva sentire al di là dello stretto di Messina, si organizzavano i Fasci dei lavoratori, da principio con intenti non nettamente determinati, sicchè si sarebbe potuto prenderli per organizzazioni non molto dissimili dalle antiche società operaie; ma più tardi, e particolarmente dopo il Congresso di Genova, con programma schiettamente socialista, ed anzi esclusivamente marxista. Credo di essere stato il primo, o uno dei primi, a notare la esistenza dei Fasci fuori d'Italia, in un articolo pubblicato nella Grande Revue di Parigi-Pietroburgo nello scorso inverno; e confesso che allora non sospettavo che avessero dovuto fare parlare molto, e presto, di loro; e fui dei primi, pur rallegrandomi, come socialista, dei progressi che facevano le idee, a dare un grido di allarme per certi fenomeni poco rassicuranti da me osservati. Parlai al vento; e gli eventi seguirono il loro corso, come se
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