1 - Quadro Programmatico

Il Quadro della Programmazione si articola sulla scala territoriale secondo le ripartizioni amministrative e quelle tematiche. Quindi muove dalla programmazione di scala regionale, sottoposta alla tutela dell’ente Regione, a quella di scala provinciale e poi comunale.

1.1- Il Piano Territoriale Paesistico Regionale

La Giunta Regionale della ha adottato, con deliberazione n. 1956 del 30.11.2006, pubblicata sul B.U.R.C. numero speciale del 10.01.2007, il Piano Territoriale Regionale (P.T.R.) in attuazione dell’art.13 della L.R. n. 16 del 22 dicembre 2004. Il Piano Regionale, quadro di riferimento unitario per tutti i livelli della pianificazione territoriale regionale, persegue gli obiettivi generali stabiliti dalla Legge per la promozione dello sviluppo sostenibile e per la tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio ed individua gli obiettivi di assetto e le linee principali di organizzazione del territorio regionale, nonché le strategie e le azioni volte alla loro realizzazione; i sistemi infrastrutturali e le attrezzature di rilevanza sovraregionale e regionale, nonché gli impianti e gli interventi pubblici dichiarati di rilevanza regionale; gli indirizzi e i criteri per la elaborazione degli strumenti di pianificazione territoriale provinciale e per la cooperazione istituzionale. Il documento adottato dalla Giunta regionale ripropone, in larga parte, i contenuti della proposta di P.T.R., sulla cui base è stata condotta la Conferenza di Pianificazione di cui all’art. 15 della L.R. 16/2004 fatta eccezione che per alcune revisioni, finalizzate ad attualizzare il documento di piano, e per la sostanziale revisione/integrazione degli indirizzi in materia di pianificazione paesaggistica, raccolti nel documento denominato “Linee guida per il paesaggio in Campania”, elaborato al fine di conformare la proposta di P.T.R. agli accordi per l’attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio in Campania. Il Piano Territoriale Regionale si presenta quale documento strategico d’inquadramento, d’indirizzo e di promozione di azioni integrate, articolato in 5 Quadri territoriali di riferimento (QTR) utili ad attivare una pianificazione d’area vasta concertata. L’obiettivo è di contribuire all’ecosviluppo, secondo una visione che attribuisce al territorio il compito di mediare cognitivamente ed operativamente tra la materia della pianificazione territoriale (comprensiva delle componenti di natura paesistico-ambientale) e quella della promozione e della programmazione dello sviluppo. In tal senso, gli indirizzi strategici proposti dal PTR costituiscono tanto un riferimento per la pianificazione territoriale della Regione (piani di settore), delle Province e dei Comuni, quanto un riferimento per politiche integrate di sviluppo, che coinvolgono più complessivamente l’azione degli Enti Locali. Entrando nello specifico del Piano Regionale, il 1° Quadro territoriale di riferimento è dedicato alle Reti che attraversano il territorio regionale: la rete ecologica, la rete dell’interconnessione (mobilità e logistica) e la rete del rischio ambientale. Dall’articolazione e sovrapposizione spaziale di queste reti s’individuano, per gli altri quadri territoriali, i punti critici sui quali è opportuno concentrare l’attenzione e finalizzare gli interventi.

In particolare la pianificazione paesistica viene individuata quale azione integrata nella pianificazione territoriale ed in tutte le altre attività di programmazione sul territorio che, pertanto, dovranno avere tra i propri obiettivi prioritari le azioni di conservazione, recupero e costruzione del paesaggio. 1° QTR: Rete ecologica- Aree protette e siti “Unesco” In tal senso si ricorda che all’atto della adozione del documento di piano lo stesso è stato integrato dalle “Linee guida per il paesaggio in Campania”, che contengono direttive specifiche, indirizzi e criteri metodologici vincolanti per la verifica di coerenza ed il conferimento della valenza paesaggistica ai piani territoriali di coordinamento provinciali (P.T.C.P.) nonché per la verifica di compatibilità paesaggistica dei piani urbanistici comunali (P.U.C.) e dei piani di settore. Passando al 2° Quadro territoriale di riferimento, dedicato agli ambienti insediativi, esso descrive ambiti di livello scalare “macro”, sedi delle scelte 1° QTR: Rete infrastrutturale strategiche con tratti di lunga durata (e dei conseguenti interventi “strutturanti”), nei quali si affrontano e avviano a soluzione rilevanti problemi relazionali derivanti dai caratteri strutturali dell’area (ambientali e/o insediativi e/o economico- sociali) che richiedono, nel lungo periodo, la ricerca concertata di assetti più equilibrati di tipo policentrico e reticolare. Gli ambienti insediativi sono stati individuati sulla base delle analisi della morfologia territoriale e del quadro ambientale, delle trame insediative, delle reti della mobilità, dei caratteri economico-sociali e delle relative dinamiche in atto, con lo scopo di mettere in evidenza l’emergere di città, distretti, insiemi territoriali con diverse esigenze e potenzialità, in una interpretazione della regione plurale

formata da aggregati dotati di relativa autonomia, rispetto ai quali la Regione deve porsi come cornice di coordinamento e sostegno. In particolare il Piano individua nell’intera regione 9 ambienti insediativi, i cui confini sono assunti in modo del tutto sfumato:

Ambienti insediativi: 1. la piana campana, dal Massico al Nolano e al Vesuvio; 2. la penisola sorrentino-amalfitana (con l’isola di Capri); 3. l’agro sarnese-nocerino; 4. l’area salernitana e la piana del Sele; 5. l’area del Cilento e del Vallo di Diano; 6. l’Irpinia; 7. il Sannio; 8. la media valle del Volturno con il Matese; 9. la valle del Liri-Garigliano.

2° QTR: Ambienti insediativi- Livelli di urbanizzazione

Il 3° Quadro territoriale di riferimento è invece dedicato ai Sistemi Territoriali di Sviluppo, e propone un primo tentativo di territorializzazione degli indirizzi strategici definiti dal piano. I STS rappresentano dei luoghi di esercizio di visioni strategiche condivise: ambiti di programmazione di interventi sul territorio e di condivisione di obiettivi di sviluppo e valorizzazione di risorse eterogenee. Il PTR individua in Campania 45 STS, identificati sulla base della geografia dei processi di auto-riconoscimento delle identità locali e di auto-organizzazione dello sviluppo, confrontando il “mosaico” della geografia afferente all’attuazione della programmazione negoziata (patti territoriali, contratti d’area, Leader, P.I. e PIT), con i perimetri dei distretti industriali, dei parchi naturali, delle Comunità montane e degli ambiti di programmazione individuati dal PTCP adottato nel 2001.

Per ciascun STS è stata quindi definita una matrice degli indirizzi strategici determinanti per lo sviluppo dell’ambito territoriale di riferimento, proposta aperta alla discussione, al contributo di approfondimento e precisazione, in parte avviata nell’ambito della Conferenza di pianificazione per il PTR, che dovrà essere ulteriormente sviluppata, di concerto con le realtà locali. Essa, pertanto, va considerata come un quadro di riferimento, che si limita ad una registrazione della presenza di possibili effetti degli indirizzi strategici e ad una prima valutazione della loro incidenza, fornendo indicazioni da correggere e qualificare in base ad ulteriori approfondimenti conoscitivi.

3° QTR: Sistemi territoriali di sviluppo

Il 4° Quadro territoriale di riferimento è dedicato ai Campi Territoriali Complessi, aree nelle quali la sovrapposizione-intersezione dei precedenti quadri territoriali mette in evidenza degli spazi di particolare criticità (riferibili soprattutto a infrastrutture di interconnessione di particolare rilevanza, oppure ad aree di intensa concentrazione di fattori di rischio) dove si ritiene che occorra promuovere un’azione prioritaria di interventi integrati.

Tale Quadro individua nel territorio regionale ambiti prioritari d’intervento, interessati da criticità per effetto di processi di infrastrutturazione funzionale ed ambientale particolarmente densi:  su queste aree si determina la convergenza e l’intersezione di programmi relativi ad interventi infrastrutturali e di mitigazione del rischio ambientale così intensivi da rendere necessario il governo delle loro ricadute sul territorio regionale, anche in termini di raccordo tra i vari livelli di pianificazione territoriale.

Il 5° Quadro territoriale di riferimento definisce, infine, degli indirizzi per le intese intercomunali e le buone pratiche di pianificazione, anche in risposta all’art.13, punto 3, lett. d), della L.R. 16/04, dove si stabilisce che il PTR definisca i criteri per l’individuazione, in sede di pianificazione provinciale, degli ambiti territoriali entro i quali i comuni di minori dimensioni possono espletare l’attività di pianificazione urbanistica in forma associata. Di seguito viene riportata altresì la cartografia relativa alla perimetrazione delle aree protette.

Il di Dugenta è incluso nel Sistema a dominante naturalistica A9 – TABURNO: , , , , , Campoli del Monte Taburno, , Dugenta, , , , , , , , , , Sant’Agata dei Goti, , ,, .

Il Sistema Territoriale di Sviluppo STS A9 – TABURNO si estende ad est di a ridosso del Parco Regionale del Taburno, fino al confine con la provincia di . È delimitato a nord dalla SS 372 Telesina, che lo attraversa dal comune di Solopaca a quello di Torrecuso, e a sud dalla SS 7 via Appia, da Forchia ad Apollosa. È attraversato, inoltre, dalla variante alla SS 265, ovvero la SS Fondo Valle Isclero.

Tra le strade della rete provinciale principale, è attraversato dalla SP 4 Vitulanese 1° tronco da Montesarchio per Vitulano, Foglianise sino al comune di Ponte. Si trova all’incirca a metà strada tra il raccordo autostradale Benevento-A16 e l’autostrada A1 Napoli-Roma, entrambe raggiungibili attraverso l’Appia. Nel primo caso, percorrendo l’Appia in direzione Benevento ci si immette sulla tangenziale di Benevento e successivamente sul raccordo autostradale; nel secondo caso, percorrendo l’Appia in direzione Caserta, arrivati al comune di Maddaloni, si imbocca la SS 265 e, attraverso lo svincolo Caserta Sud, l’autostrada A1.

Le linee ferroviarie a servizio di questo sistema territoriale sono due: la Caserta-Benevento- Foggia, che ne delimita il confine nord, e la Cancello-Benevento che ne delimita quello sud. La prima linea ferroviaria serve il territorio con otto stazioni, ovvero: Valle di Maddaloni, Frasso- Dugenta, -Melizzano, Telese-Cerreto, Solopaca, S. Lorenzo Maggiore, Ponte- , Vitulano-Foglianise. La seconda linea ferroviaria serve il territorio con 5 stazioni di cui due cadono all’interno del confine del sistema territoriale e le restanti tre sono molto prossime. Esse sono: Arpaia, Rotondi-Paolisi, Cervinara, S. Martino Valle Caudina e Tufara Valle--. La zona interna del sistema territoriale è sprovvista di collegamenti ferroviari. L’aeroporto più prossimo è quello di Napoli-Capodichino raggiungibile via autostrada percorrendo circa 25 km di raccordo A1-A3, dallo svincolo di Caserta Sud, fino all’uscita di Capodichino.

Nell’ambito della programmazione, per il sistema stradale i principali invarianti progettuali sono: - ammodernamento della SS 372 da Benevento a Caianello e bretelle di collegamento alla viabilità principale;

- asse attrezzato S. Salvatore Telesino-Pianodardine (Fondo Valle Isclero): realizzazione tratte Dugenta-Maddaloni e S. Agata dei Goti-Valle Caudina; - collegamento autostradale Caserta-Benevento e bretelle di raccordo con la viabilità preesistente; - lavori di adeguamento della SS 87/88 “Valle Tammaro”; - strada a scorrimento veloce “Fondovalle Vitulanese”; - strada S.V. Fondo Valle Vitulanese, collegamento con la viabilità provinciale del Taburno e potenziamento con interventi di adeguamento funzionale (tratto Ponte-Foglianise); - riammagliamento dei lotti realizzati della S. D. V. Fondo Valle Vitulanese: tratto Foglianise- Montesarchio.

Per il sistema ferroviario gli invariati progettuali sono: - velocizzazione del collegamento Napoli-Bari: tratta Cancello-Benevento via Valle Caudina.

Il Sistema Territoriale di Sviluppo STS. A9 – Taburno in esame è interessato dalle seguenti filiere: Filiera Viniviticola: 1. Marchio DOC Aglianico del Taburno e Taburno 2. Marchio DOC Sannio 3. Marchio DOC Sant’Agata dei Goti 4. Marchio DOC Solopaca 5. Filiera Zootecnica: 6. Marchio IGP Vitellone Bianco Dell’Appennino Centrale 7. Filiera Zootecnica-Lattiero-Casearia: 8. Marchio DOP Mozzarella di Bufala Campana 9. Marchio DOP Caciocavallo Silano 10. Filiera Ortofrutticola: 11. Marchio IGP Mela Annurca Campana

Nella tabella seguente vengono riassunte le linee strategiche relative agli ambiti paesaggistici di nostro interesse delineati nello Schema di Articolazione dei Paesaggi della Campania. Le linee strategiche fanno riferimento, con alcune modifiche conseguenti alla riformulazione dell’asse B «Difesa e recupero della “diversità” ambientale e paesistica», agli “indirizzi strategici” del PTR relativi ai STS e legati agli obbiettivi di «Difesa e recupero della diversità territoriale e della costruzione della rete ecologica», limitatamente a quelli cui è stato attribuito un peso pari a 4 (scelta strategica prioritaria) e 3 (rilevante valore strategico da rafforzare).

1.2- La politica estrattiva regionale: il Piano Regionale Attività Estrattive

Il Piano regionale delle Attività estrattive della Campania (P.R.A.E.), approvato con l’ordinanza del Commissario ad Acta n.11 del 7/06/2006 e successivamente rettificato con l’ordinanza n.12 del 06/07/2006, è l’atto di programmazione settoriale, con il quale si stabiliscono gli indirizzi, gli obiettivi per l’attività di ricerca e di coltivazione dei materiali di cava nel rispetto dei vincoli ambientali, paesaggistici, archeologici, infrastrutturali, idrogeologici ecc. nell’ambito della

programmazione socio-economica. Il P.R.A.E. è uno strumento gerarchicamente sovraordinato rispetto agli strumenti generali comunali, è di pari grado rispetto alla pianificazione paesistica e ambientale regionale; l’arco temporale di efficacia e validità è di 20 anni e sono previsti aggiornamenti ogni 3 anni; ai fini dei vincoli, contempera gli interessi pubblici, privati e sociali in considerazione della produzione di beni fondamentali per l’economia, con quelli della protezione, tutela del paesaggio, dell’ambiente e del territorio. Esso persegue il fine del corretto utilizzo delle risorse naturali compatibile con la salvaguardia dell’ambiente, del territorio nelle sue componenti fisiche, biologiche, paesaggistiche, monumentali. La pianificazione e programmazione razionale delle estrazioni di materiali di cava è legata a scelte operate dalla Regione tenendo conto dello sviluppo economico regionale e di tutte le implicazioni ad esso collegate. Il Piano si propone, infatti, di disciplinare l’attività estrattiva nei termini tali da conseguire le finalità generali in modo che il materiale da estrarre sia quantitativamente rispondente ai reali fabbisogni regionali, nel rispetto della necessità di recupero ed eventuale riuso del territorio interessato all’estrazione.

Altri obiettivi del Piano sono: 0. la riduzione del consumo di risorse non rinnovabili anche attraverso riutilizzo di materie prime seconde (inerti riciclabili); 1. lo sviluppo di attività estrattive in aree specificatamente individuate; 2. la ricomposizione e, ove possibile, la riqualificazione ambientale delle cave abbandonate; 3. l’incentivazione della qualità nell’attività estrattiva con sistemi di controllo più efficaci rispetto a quelli utilizzati in passato; 4. la prevenzione e la repressione dell’abusivismo nel settore estrattivo.

Attraverso, quindi la stima dei fabbisogni regionali, per materiali estraibili, il P.R.A.E. passa alla formulazione di principi tecnici ed amministrativi per il rilascio e per il controllo delle attività di estrazione affidate in concessione.

Partendo, poi, da considerazioni sulle potenzialità minerarie di interesse dei vari quadranti regionali (fatti corrispondere, grosso modo con i territori delle cinque Province) vengono delineate le disponibilità attraverso analisi di tipo geologico tecniche. Su tali valutazioni si innestano, poi altri elementi di natura socio economica ed antropica che hanno permesso al pianificatore di portare in conto altre variabili di grande rilevanza quali il pregio ambientale degli ambiti studiati, il loro degrado e la loro storia estrattiva.

Il P.R.A.E. prevede le aree estrattive suddivise in tre gruppi: a) Aree suscettibili di nuove estrazioni (ex area di completamento) b) Area di riserva (ex area di sviluppo) c) Aree di crisi contenenti anche le: 1.c Zone Critiche (zone di studio e verifica) 2.c Zone di Particolare Attenzione Ambientale (A.P.A.) 3.c Zone Altamente Critiche (Z.A.C.)

Le Aree suscettibili di nuove estrazioni sono le porzioni del territorio regionale in cui sono presenti una o più cave autorizzate nelle quali è consentita la prosecuzione dell’attività estrattiva, l’ampliamento o l’apertura di nuove cave nel rispetto dei criteri di soddisfacimento del fabbisogno regionale calcolato per province. Le Aree di Riserva sono le porzioni del territorio che costituiscono le riserve estrattive della regione Campania e sono porzioni del territorio, che per caratteristiche geomorfologiche e per la presenza di litotipi d’interesse economico, sono destinate all’attività estrattiva. Possono essere riclassificate in aree suscettibili di nuove estrazioni.

Le Aree di crisi sono le porzioni del territorio oggetto di intensa attività estrattiva, connotate da un’elevata fragilità ambientale e caratterizzate da una particolare concentrazione di cave attive e/o abbandonate ove la prosecuzione dell’attività estrattiva è autorizzata, sulla base di un nuovo progetto di coltivazione, in funzione della ricomposizione ambientale, per un periodo massimo di 5 anni decorrenti dalla data del rilascio della nuova autorizzazione. Tale periodo può essere prorogato, per non più di 3 anni, in relazione alla complessità progettuale, alla estensione delle aree interessate alla tipologia del recupero e/o ricomposizione ambientale.

Le Zone Critiche sono aree di crisi, oggetto di verifica, per le quali è prevista la riclassificazione in aree di crisi, con possibilità di prosecuzione dell’attività estrattiva per un periodo non superiore a 5 anni, nel rispetto di prescrizioni volte alla salvaguardia ambientale, paesaggistica, ovvero alla riclassificazione in zone Altamente Critiche (Z.A.C.) con la dismissione entro e non oltre il termine

massimo di 24 mesi, prorogabile per non più di 3 anni al fine di conseguire una più graduale dismissione.

Le Aree di Particolare Attenzione Ambientale (A.P.A.) sono le porzioni di territorio, comprese nelle aree di crisi, che comprendono cave in prevalenza abbandonate, che nell’insieme costituiscono fonte di soddisfacimento di parte del fabbisogno individuato per l’approvvigionamento di materiale, attraverso gli interventi di coltivazione finalizzata alla ricomposizione ambientale di durata complessiva non superiore ai 3 anni, ed eventualmente in ampliamento su ulteriori superfici aventi un estensione non superiore al 30% rispetto all’area di cava.

Le Zone Altamente Critiche (Z.A.C.) sono aree di crisi, costituite da porzioni di territorio in cui sono venute meno le condizioni di sostenibilità ambientale che comprendono cave per le quali è prevista la dismissione controllata dell’attività estrattiva da attuarsi entro il termine di scadenza dell’autorizzazione e, comunque, entro il termine di 24 mesi decorrenti dalla data di entrata in vigore del P.R.A.E. Tale termine può essere prorogato per non più di 3 anni al fine di conseguire una più graduale dismissione. La tabella sottostante riporta, per ciascuna cava del Comune di Dugenta (BN), il codice ISTAT, il codice identificativo del sito di cava, la situazione amministrativa e la destinazione in funzione delle scelte pianificatorie operate dal P.R.A.E (Aree di completamento, Aree di crisi, A.P.A., Z.C.R., Z.A.C., Altro). La cava oggetto di studio è identificata con il codice 62027-03.

Uno degli obiettivi del P.R.A.E. è quello di promuovere non solo la ricomposizione ambientale delle cave, così come sancito dalla legge regionale, ma anche, ove possibile, la loro riqualificazione ambientale e, nel caso di più cave interessate, la riqualificazione territoriale. Per le cave abbandonate è consentita, per un periodo massimo di tre anni la coltivazione per il perseguimento delle seguenti finalità: - innescare processi di riqualificazione del territorio;

- consentire la commercializzazione del materiale di cava eventualmente in esubero ai fini della ricomposizione; - determinare un’economia di spesa correlata al finanziamento pubblico degli interventi. La riqualificazione ambientale nelle cave abbandonate può avvenire per singola cava mediante il riuso del sito di cava; qualora vi sia un’esigenza di recupero di un ambiente degradato e interessato da più cave abbandonate è possibile la sua riqualificazione territoriale con riuso dei siti di cava. La coltivazione delle cave abbandonate, ai fini della loro ricomposizione e riqualificazione ambientale, è consentita ai proprietari del sito e/o titolari di diritti reali o altro titolo equipollente che ne attribuisca la disponibilità, che dimostrino, oltre alla fattibilità dell’iniziativa, il possesso dei requisiti minimi di capacità tecnica economica e finanziaria necessari per l’esercizio dell’attività estrattiva, salvo il ricorso ai concessionari per il caso dell’inerzia dei proprietari o aventi diritto o della carenza dei requisiti minimi. La riqualificazione ambientale e territoriale presuppone un accertamento della compatibilità dell’iniziativa e della destinazione finale del sito, indicata nel progetto di coltivazione, con gli strumenti urbanistici e con gli ulteriori strumenti di pianificazione territoriali vigenti. La coltivazione e ricomposizione di una cava si può scindere in tre fasi: a) fase di coltivazione vera e propria; b) fase di ripristino morfologico; c) fase di recupero delle condizioni di naturalità. La progettazione deve tenere conto della ricomposizione ambientale su cui deve fondarsi l’impianto progettuale. Il piano adotta come criterio generale di ricomposizione ambientale la ricopertura totale dei fronti di coltivazione con adeguato riporto di terreno sterile e terreno vegetale sufficiente per un efficace impianto delle specie arboree ed arbustive tipiche della vegetazione esistentePer le cave di versante e culminali le tecniche di coltivazione definite “a gradoni per trance orizzontali discendenti” consentono un’efficace ricomposizione delle aree di cava; particolare attenzione deve essere prestata al raccordo morfologico con le forme e le caratteristiche del rilievo non interessato dall’attività di cava da prevedere su tutto il perimetro e possibilmente senza soluzione di continuità. Per il ripristino delle condizioni di naturalità è di fondamentale importanza che sia garantita nel tempo la manutenzione delle opere in verde.

Le norme di attuazione del P.R.A.E. disciplinano altresì le destinazioni ammissibili per il riuso dei siti di cava, che sono ricondotte alle seguenti categorie, compatibili con le destinazioni degli strumenti urbanistici locali: a) Riuso naturalistico e/o paesaggistico (oasi naturalistiche, aree naturali di pregio e/o di fruizione naturalistica); b) Riuso agroforestale (colture e annessi); c) Riuso terziario (uffici, attività ricettive e commerciali, servizi pubblici e privati); d) Riuso per il tempo libero (parchi attrezzati, attività sportive, ricreative e culturali in genere); e) Riusi legati alla valorizzazione dell’archeologia industriale (museo geoestrattivo, attività culturali connesse); f) Riuso per attività secondarie sostenibili (artigianato, industria, attività di servizio equiparabili alle secondarie); g) Riuso generalizzato ai fini di produzione di energie alternative compresi pannelli solari,centrali solari, o eoliche, ecc). Nello specifico per il Riuso agroforestale vengono indicati quali requisiti specifici: 1. Ripristino idrogeologico e risanamento paesaggistico particolarmente accurati; 2. Assenza di interferenze negative con la falda acquifera; 3. Disposizione dei livelli del suolo tale da consentire la più efficace regimazione delle acque meteoriche e irrigue; 4. Integrazione organica nel paesaggio; 5. Interconnessione con la filiera agroalimentare; 6. Rispetto delle prescrizioni di cui al comma 2 dell’art. 66 delle presenti norme.

Figura 2- Stralcio della Tav 8 “Aree perimetrale dal PRAE”

Figura 3- legenda

1.3- Il Piano di Sviluppo Rurale

Il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2007-2013 della Regione Campania - Reg. (CE) n. 1698/2005 approvato dalla Comunità Europea in data 20 Novembre 2007 rappresenta un adattamento alla complessa realtà campana delle strategie elaborate nel Piano Strategico Nazionale, alla luce degli obiettivi fissati dalle politiche di coesione. La programmazione regionale per lo sviluppo rurale si colloca all’interno di un complesso ed articolato quadro strategico del quale è opportuno richiamare:  la Decisione del Consiglio relativa ad Orientamenti Strategici Comunitari per lo sviluppo rurale (OSC), adottata conformemente alle disposizioni del Reg. (CE) 1698/05, art. 9, detta gli indirizzi cui deve uniformarsi la programmazione dello sviluppo rurale nel territorio dell’UE per il periodo 2007–2013, in linea con gli obiettivi di sostenibilità fissati dal Consiglio europeo di Göteborg e alla luce della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione;  il Piano Strategico Nazionale (PSN), approvato dalla Conferenza Stato-Regioni nella seduta del 21.12.06, raccoglie ed esplicita le priorità comunitarie attraverso l’elaborazione di un quadro strategico generale articolato su tre obiettivi generali: o migliorare la competitività del settore agricolo e forestale; o valorizzare l’ambiente e lo spazio rurale attraverso la gestione del territorio;

o migliorare la qualità della vita nelle zone rurali e promuovere la diversificazione delle attività economiche;  il Documento Strategico Regionale per le politiche di coesione (DSR) con il quale la Regione Campania, come illustrato nel paragrafo 3.2 e nel Capitolo 9, ha definito, il quadro programmatico per il periodo 2007-2013, nel quale sono previste – tra l’altro - specifiche linee di policy a sostegno delle strategie per lo sviluppo delle filiere agroalimentari e dei territori rurali.

In tale contesto, al PSR è attribuita una missione complessa, che investe gli ambiti della conoscenza e dell’innovazione, della competitività e della sostenibilità ambientale, della produzione di servizi per la collettività e della creazione di nuovi posti di lavoro, della tutela paesaggistica e delle politiche di genere. Il Programma tiene conto dell’articolazione zonale del sistema agroalimentare, ma anche di elementi di contesto locale, riconoscendo l’esistenza di problemi specifici, legati alla pressione urbana, alla disoccupazione, alle diseconomie localizzative, come indicato esplicitamente negli Orientamenti Strategici Comunitari (OSC), ma anche alle condizioni ambientali e dell’inquinamento, alle differenti risposte che i diversi sistemi produttivi stanno elaborando rispetto al processo di riforma della PAC, al diverso grado di organizzazione delle reti relazionali all’interno delle filiere locali. La programmazione nazionale fissa, dunque, il quadro strategico per le politiche di sviluppo rurale, fornendo inoltre indicazioni sul rilievo (anche finanziario) da attribuire a ciascun obiettivo in coerenza con i risultati delle analisi sviluppate su scala nazionale. Il quadro degli obiettivi prioritari per asse, mutuato dal PSN, è di seguito rappresentato in forma schematica.

In definitiva, le linee di policy da perseguire per lo sviluppo del settore agro-alimentare e delle aree rurali si innestano all’interno del quadro strategico definito dal Piano Strategico Nazionale per lo sviluppo rurale e tengono conto delle più generali scelte indicate nel DSR, dell’analisi swot, nonché dei risultati conseguiti dai Programmi in corso di attuazione (POR 2000-2006, PSR 2000-2006, LEADER + 2000-2006).

1.4- Vincoli

Il sito è lambito dal vincolo “Aree tutelate boschi”, marginalmente interessato dal vincolo “Aree tutelate fiumi torrenti acque”, parzialmente interessato dal vincolo “Aree tutelate coste laghi”.

Figura 4 – Aree tutelate e vincoli (fonte: SIT Campania)

Si osserva inoltre che la cava, come del resto l’intero territorio del Comune di Dugenta, è soggetta al vincolo paesistico legato ai cosiddetti Galassini. Il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, nell'agosto del 1985, emana specifici decreti di assoluta inedificabilità, conosciuti come “Galassini”, che piovono su quasi tutto il territorio nazionale, vincolando in alcune regioni intere province e tamponando, in altre, singole richieste di compromissione territoriale non sufficientemente verificate, rispecchiando così una modalità gestionale, spesso affidata a segnalazioni casuali, che portano ad elevare i territori segnalati al rango di “bene di interesse pubblico”. Tali decreti hanno avuto, per quanto attiene l’inedificabilità, carattere di transitorietà e sono stati emanati in attesa dell'elaborazione dei piani paesaggistici regionali. Una volta approvati i piani paesaggistici il vincolo di inedificabilità decade, pur rimanendo efficace la salvaguardia propria della legge 1497/39, in quanto siti di “notevole interesse pubblico”; salvaguardia prevista anche per tutte le 11 categorie di beni elencati all'art. 1 della legge 431, situazione che determina la necessità di un procedimento amministrativo di autorizzazione paesaggistica da parte degli organi competenti per qualsiasi intervento di trasformazione dei luoghi che in esso si manifesti.

Figura 5 - Vincolo paesistico Decreti Galassini

1.5- Il Piano Territoriale Provinciale Generale

Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Benevento (PTCP) è uno strumento di pianificazione complesso, costituito da un insieme di atti, documenti, cartografie e norme che riguarda vari aspetti del territorio, individuando le principali destinazioni d’uso e le vocazioni prevalenti. È stato adottato definitivamente dalla Giunta Provinciale il 16.12.2004 con Delibera di Consiglio Provinciale nr. 86, pochi giorni prima dell’entrata in vigore della Legge Regionale n° 16 del 22/12/2004; esso è costituito da Atti, Documenti, Cartografie e Norme che contengono disposizioni di carattere strutturale e programmatico, finalizzate all’individuazione degli elementi

naturali ed antropici, caratterizzanti il territorio provinciale, alla salvaguardia, valorizzazione e recupero degli stessi, in funzione di uno sviluppo sostenibile del territorio provinciale. Il Piano ha rappresentato, e rappresenta ancora oggi, un’occasione formidabile per la razionalizzazione del territorio e delle sue risorse e, in questa ottica, ha individuato gli elementi costitutivi, con particolare riferimento alle caratteristiche naturali, culturali, paesaggistico- ambientali, geologiche, rurali, antropiche e storiche dello stesso; ha fissato i carichi insediativi ammissibili, al fine di assicurare lo sviluppo sostenibile della Provincia; ha definito le misure da adottare per la prevenzione dei rischi derivanti da calamità naturali; ha dettato le disposizioni volte ad assicurare la tutela e la valorizzazione dei beni ambientali e culturali presenti sul territorio; ha indicato le caratteristiche generali delle infrastrutture e delle attrezzature di interesse intercomunale e sovracomunale; ha incentivato la conservazione, il recupero e la riqualificazione degli insediamenti esistenti.

Il Piano attuale delinea un “nuovo disegno di territorio”, attraverso: - il “tracciato” della “rete ecologica provinciale”, ispirata al principio della interconnessione tra le aree “Core” (parchi naturali del Taburno, matese e Partenio), ad alta naturalità e biodiversità, tra loro e con le aree “Stepping” (pSIC, ZPS e altre aree naturali protette) attraverso i cosiddetti “corridoi ecologici” (fiumi). - la razionalizzazione dei 5 “ambiti insediativi”, determinati sulla scorta di interpretazioni di carattere geomorfologico, paesaggistico e culturale, denominati: “il sistema urbano di benevento e delle colline beneventane”, “il sistema degli insediamenti rurali e aperti del fortore”, il sistema dei centri rurali delle pendici meridionali del matese”, “il sistema della città diffusa della valle del calore”, “il sistema delle città storiche della valle caudina”; - la nuova rete viaria e delle infrastrutture su ferro, che prevede il potenziamento degli assi trasversali e longitudinali di attraversamento del territorio.

Inoltre, il Piano presenta ulteriori scenari di approfondimento, quali la definizione del nuovo carico insediativo e il contributo per la definizione delle unità di paesaggio e della complessa articolazione del territorio rurale e aperto.

Gli obiettivi che si pone il PTCP, nello spirito di quanto stabilito dalla Legge Regionale n° 16 del 22/12/2004 che sancisce “Norme sul Governo del Territorio”, sono quindi costituiti da: - individuazione degli elementi costitutivi e caratterizzanti il territorio provinciale, l’assetto

attuale dello stesso e quello di previsione, con riferimento alle caratteristiche naturali ambientali e storico-culturali; - individuazione dell’assetto attuale del territorio e di quello di previsione, in relazione alla prevenzione dei rischi che possano derivare da calamità naturali; - indicazione delle Linee Guida generali da seguire per la conservazione ed il recupero degli insediamenti esistenti; - indicazione delle caratteristiche delle infrastrutture, delle vie di comunicazione, delle attrezzature di interesse intercomunale e sovracomunale; - indicazione dei criteri generali da rispettare nella valutazione dei carichi insediativi ammissibili, in funzione dello sviluppo sostenibile del territorio provinciale; - indicazioni delle linee generali da seguire per la realizzazione degli interventi previsti.

In data 01.06.2007, con delibera di Giunta Provinciale n.299, è stata adeguato alla Legge regionale n.16/2004 l’art. 8 delle NTA del PTCP. In data 25.07.2007, con delibera di Giunta Provinciale n.549, sono stati adeguati gli artt. 6 e 8 delle NTA del PTCP secondo il dettato della Legge regionale n. 16/2004. Gli atti ed elaborati che costituiscono il PTCP sono: 1) Il Documento di Indirizzi per la redazione del PTCP, approvato in Consiglio Provinciale nella seduta del 20.04.2002; 2) La Relazione della Parte Strutturale - Quadro Conoscitivo-Interpretativo (QCI) e relativi allegati, che rappresentano approfondimenti conoscitivi di carattere settoriale; 3) La Relazione della Parte Strutturale - Quadro Strategico (QS); 4) La Relazione della Parte Programmatica; 5) Le Norme Tecniche di Attuazione relative sia alla Parte Strutturale che a quella Programmatica del PTCP; 6) Gli allegati tecnici e procedurali alle NTA, in corso di pubblicazione; 7) Le Tavole della Parte Strutturale – Quadro Conoscitivo-Interpretativo (QCI); 8) Le Tavole della Parte Strutturale - Quadro Strategico (QS); 9) Le Tavole della Parte Programmatica.

Le Norme Tecniche di Attuazione, relative sia alla Parte Strutturale che a quella Programmatica, le Tavole della Parte Strutturale - Quadro Strategico (QS) e le Tavole della Parte Programmatica, hanno valenza normativa; esse rappresentano direttive, indirizzi o prescrizioni e possono subire variazioni solo ai sensi dell’articolo 9 delle stesse NTA. Inoltre, ai sensi dell’articolo 3 delle NTA il PTCP assume valenza di strumento di tutela ambientale e paesistica.

- Norme tecniche di Attuazione del PTCP Nell’analisi dei su citati obiettivi, è preminente l’attenzione volta nel PTCP alla tutela di tutte le risorse naturalistiche ed ambientali, archeologiche, storiche. Infatti il PTCP, attraverso le NTA, stabilisce Direttive ed indirizzi tecnici per la tutela e fissa Prescrizioni nel merito; le NTA contengono inoltre Disposizioni di carattere strutturale nella Parte II e di carattere programmatico nella Parte III.

- La tutela e valorizzazione del sistema ambientale e naturalistico Emerge già dalla analisi della Relazione del PTCP - Parte strutturale - Quadro Conoscitivo- Interpretativo, al punto 3 “Quadro conoscitivo relativo al sistema ambientale e naturalistico”, paragrafo 3.1- “Le analisi naturalistiche e ambientali”1, il metodo con cui si analizza il sistema ambientale e naturalistico dell’intero territorio provinciale.

Lo studio è stato predisposto dall’Università del Sannio, Facoltà di Scienze MM. FF. NN, prof. Carmine Guarino ed ha riguardato l’analisi delle risorse ambientali e naturalistiche, in particolare: - Inquadramento - fitoclimatico, - vegetazionale - vegetazione reale - e potenziale - floristico; - Inquadramento agronomico e forestale - gli usi dei suoli, - gli usi agronomici - e forestali dei suoli, - qualità dei suoli ecc.; - Inquadramento faunistico (habitat faunistici); - Valutazioni di sintesi:

1 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale – Relazione alla Parte Strutturale – Quadro Conoscitivo- Interpretativo, pagg. 210-211

- ecosistemi, - emergenze naturalistiche, - livelli di biodiversità e naturalità (indice di naturalità, valore naturalistico); - Valutazioni di sintesi: qualità dell’ambiente ripariale dei principali corsi d’acqua (funzionalità degli ecosistemi fluviali) - Valutazioni di sintesi: livelli di vulnerabilità delle risorse ambientali e cause di degrado; - Valutazioni di sintesi: ambiti di fragilità-vulnerabilità delle risorse ambientali; - Valutazioni di sintesi: aree suscettibili di istituzione di nuovi parchi e riserve.”

La classificazione è stata formulata secondo 13 classi di riferimento che qui di seguito si riportano: - 0 Aree estrattive - 1 Edificato urbano continuo - 2 Edificato urbano discontinuo - 3 Terre arabili non irrigate - 4 Vigneti - 5 Oliveti - 6 Pascoli - 7 Boschi di conifere - 8 Aree agricole a struttura complessa - 9 Alberi e arbusti da frutto - 10 Praterie naturali - 11 Aree di transizione cespugliato-bosco - 12 Vegetazione a sclerofille - 13 Boschi di latifoglie.

Le classi di naturalità sono ordinate secondo il criterio di vicinanza alla tappa matura di vegetazione poiché i processi di sindinamica vegetazionale tendono a portare il sistema verso uno stadio complesso in cui il biotopo finale coincide con la vegetazione climatica ad elevato grado di naturalità e funzionalità ecologico-paesaggistica. - Il territorio della provincia di Benevento occupa una superficie di circa 2000 Km2, si estende nella porzione più settentrionale della regione Campania ed esprime una marcata vocazione di tipo agricolo-forestale. Nell’intero territorio provinciale sono state individuate quattordici classi di naturalità e per ciascuna è stata calcolata la percentuale dell’estensione territoriale.

Come si può vedere dalla tabella “Indice di Naturalità” nel Comune di Dugenta le classi di naturalità presenti sono specificatamente le seguenti: - classe 8 – Aree agricole a struttura complessa, - classe 9 – - classe 10 –

La quasi totalità del Comune di Dugenta è classificato secondo la classe 8 di Naturalità, il territorio comunale è quindi caratterizzato in prevalenza da “aree agricole a struttura complessa”.

E’ la parte II delle NTA che contiene disposizioni di carattere strutturale relative alla tutela e valorizzazione del sistema ambientale ed il Titolo I – “Tutela e valorizzazione del sistema ambientale e naturalistico”, al Capo I., articolo 14, nel precisare quali siano i Progetti Strutturali, intesi come progetti necessari alla “tutela e conservazione delle risorse ambientali e naturalistiche”, stabilisce al comma 5 gli interventi strutturali previsti che si riferiscono alle seguenti linee di intervento previste dal POR Campania (Misure 1.9, 1.10, 1.11): - recupero, restauro e risanamento ambientale, tutela e manutenzione idrogeologica del territorio; - recupero, restauro del patrimonio paesistico - ambientale, incluse le emergenze storico – culturali e la conservazione degli ecosistemi; - interventi per la valorizzazione e la fruizione del patrimonio paesistico - ambientale, incluse le emergenze storico - culturali e la conservazione degli ecosistemi; - recupero degli ambiti compromessi; predisposizione ed attuazione di programmi idonei a per contenere ed eliminare le pressioni sulle risorse.

L’articolo 15 individua invece le aree interessate dai progetti strategici prioritari che devono essere realizzati entro 5 anni dalla approvazione del PTCP e la Tavola n° B 1.6, individua le aree interessate in: - corridoio ecologico del Cammarota; - corridoio ecologico del Casiniello; - corridoio ecologico del Lente; - corridoio ecologico Paliterno-Serretelle; - corridoio ecologico Porrella;

- corridoio ecologico del torrente San Giovanni.2 Al Capo II – “Direttive ed indirizzi tecnici per la tutela delle risorse naturalistico-ambientali”3 – articolo 16 – “Le strutture complesse del sistema ambientale e naturalistico. Descrizione e obiettivi specifici di tutela”, le NTA individuano nella Tavola B.1.1 “Elementi costitutivi del sistema ambientale”, i capisaldi del sistema ambientale e naturalistico in: - corridoi ecologici regionali principali (fascia di almeno metri 500 per lato, dalla sponda); - corridoi ecologici regionali secondari (fascia di almeno metri 300 per lato, dalla sponda); - corridoi ecologici locali principali (fascia di almeno metri 200 per lato, dalla sponda); - corridoi ecologici locali secondari (fascia di almeno metri 150 per lato, dalla sponda); - riserve di naturalità primarie (massicci carbonatici, sistema orografico del Matese e del Taburno); - riserve di naturalità secondarie (sistemi orografici minori ); - aree di protezione dei massicci carbonatici; - aree di protezione dei corridoi ecologici ; - Siti di Interesse Comunitario.

Rispetto a tali aree, strategiche per il funzionamento del sistema ambientale, nel Piano sono individuate le azioni (interventi, strategie) necessarie per la loro conservazione. Sono inoltre definiti i criteri di gestione che costituiranno l’orientamento obbligatorio per l’azione di pianificazione dei Comuni (che dovranno cioè tradurli in norme prescrittive all’interno dei Piani Urbanistici Comunali). E per essi prescrivono: Art.17. - Direttive e indirizzi tecnici da osservare nelle strutture ambientali complesse "corridoi fluviali”: 1) Ricostituzione degli ecosistemi fluviali attraverso interventi di: - potenziamento e/o ricostituzione della fascia ripariale; - rinaturalizzazione dei tratti di argine artificializzato, previa verifica delle condizioni di sicurezza per le aree edificate alla data di adozione del PTCP e compatibilmente con le previsioni dei piani di bacino; - eliminazione delle attività ad elevato impatto antropico lungo i corsi d’acqua (cave in alveo, delocalizzazione di aree o impianti industriali poste a meno di 200 metri dalla sponda, ecc.) e ripristino delle condizioni ambientali attraverso rimodellamento degli argini naturali,

2 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale – Norme Tecniche di Attuazione, pag 10 3 idem

piantumazione della vegetazione ripariale, eliminazione di scorie, ecc.; - miglioramento della qualità delle acque superficiali (attraverso politiche di controllo degli scarichi civili e industriali, adeguamento degli impianti di depurazione, ecc.); - conservazione o ripristino del deflusso minimo vitale del corso d’acqua (verifica e controllo degli emungimenti; verifica delle concessioni; ecc.) - conservazione e/o ripristino della continuità degli ecosistemi fluviali (in particolare della fascia ripariale) ovvero realizzazione di interventi di minimizzazione e/o compensazione degli impatti non eliminabili (causati da infrastrutture, impianti ed edifici non delocalizzabili, ecc.); - realizzazione di interventi mirati di restauro ambientale in siti particolarmente critici e/o degradati; - minimizzazione e/o compensazione degli impatti ambientali provocati da strutture e manufatti artificiali in alveo (strutture di ponti, briglie, ecc.); - miglioramento e conservazione delle aree di confluenza fluviale (potenziamento vegetazione, restauro ambientale, ecc.). 2) Ripristino di condizioni di uso sostenibili: attività agricole: - riduzione graduale delle aree coltivate lungo i corsi d’acqua - entro la fascia dei 500, 300, 200, 150 metri- per consentire la spontanea ricostituzione della fascia ripariale e/o interventi di restauro o ripristino ambientale; - i Piani Urbanistici Comunali, in questi ambiti, dovranno vietare la nuova edificazione e l’ampliamento degli edifici rurali e loro annessi; - i Piani Urbanistici Comunali dovranno consentire esclusivamente interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, ristrutturazione a parità di volume, restauro e risanamento conservativo. - Gli interventi dovranno riguardare anche le aree di pertinenza ed i giardini o orti privati, eventualmente presenti, onde consertirne un migliore inserimento paesistico; attività industriali: - i Piani Urbanistici Comunali, in questi ambiti, non dovranno prevedere nuova edificazione di carattere industriale; - per aree ed edifici industriali esistenti, i Piani Urbanistici Comunali dovranno prevedere le tipologie per le quali è redatto uno studio di impatto ambientale, secondo i contenuti previsti dal DPR 12 aprile 1996. Lo studio identifica gli impatti prodotti e le misure di minimizzazione

e compensazione necessarie a ridurre la pressione sugli ecosistemi fluviali. Tutti gli interventi necessari al ripristino delle condizioni minime di sostenibilità sono oggetto di protocolli di intesa o accordi di programma tra il Comune e la Provincia per agevolare i privati; attività edilizia: - i Piani Urbanistici Comunali, in questi ambiti, devono vietare la nuova edificazione e l’ampliamento degli edifici (anche se ciò non sia previsto dai Piani di Bacino). Dovranno consentire esclusivamente interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, ristrutturazione a parità di volume, restauro e risanamento conservativo. Gli interventi dovranno riguardare anche le aree di pertinenza ed i giardini o orti privati, eventualmente presenti, onde consertirne un migliore inserimento paesistico; infrastrutture viarie: - i progetti di nuove infrastrutture viarie e ferroviare non soggette a valutazioni di impatto ambientale (di seguito VIA) dovranno comunque tenere conto della presenza dei corridoi fluviali e prevedere interventi di minimizzazione e compensazione degli impatti ambientali; - gli attraversamenti di strade e infrastrutture esistenti, laddove sia significativo l’impatto, dovranno essere sottoposti a interventi di recupero ambientale e di minimizzazione degli impatti prodotti; infrastrutture tecnologiche interrate: - il PTCP individua – di concerto con il Piano Energetico Provinciale- le aree nelle quali sia opportuno collocare i corridoi infrastrutturali. Per corridoio infrastrutturale si intende una porzione lineare di territorio opportunamente dimensionata, all’interno della quale, preferibilmente in sotterraneo, siano concentrati i fasci delle reti tecnoclogiche di maggiore impatto e dimensione (rete gas, linee elettriche ecc.). In tal modo sarà possibile garantire la minima interferenza tra i corridoi naturalistici e quelli tecnologici ad elevato impatto. Per le infrastrutture tecnologiche esistenti che attualmente attraversano il territorio senza alcuna “regola”, producendo notevoli impatti all’ambiente ed alla popolazione, dovranno essere gradualmente dismesse e/o spostate negli appositi corridoi infrastrutturali che verranno individuati definitivamente in sede di Piano Energetico Provinciale; attività di manutenzione dei fiumi (da parte degli enti competenti):

- tutti gli interventi di manutenzione dei corsi d’acqua dovranno prevedere tecniche di ingegneria naturalistica, salvo casi in cui tali tecniche non garantiscano la stabilità dei versanti e delle sponde; - non dovranno essere in alcun modo alterate le caratteristiche naturali delle fasce ripariali e della vegetazione spondale che potranno essere sottoposte – oltre che alle modifiche prescritte dai Piani di bacino – ai soli interventi di recupero/restauro ambientale;

3) Previsioni di usi sostenibili : attività sportive e del tempo libero: - i Piani Urbanistici Comunali dovranno, con preferenza in tali aree, prevedere o ampliare sistemi e attrezzature sportive o del tempo libero di limitato impatto, individuando le localizzazioni più idonee; - i Piani Urbanistici Comunali dovranno, con preferenza in tali aree, prevedere o ampliare parchi naturalistici o tematici; attività didattiche: - i Piani Urbanistici Comunali dovranno prevedere opportuni spazi destinati ad attività didattiche, al fine di sensibilizzare ed informare le popolazioni – in particolare quelle in età scolare- sui temi ambientali, realizzando idonei programmi di educazione ambientale; attività scientifiche: - nelle aree dei corridoi fluviali dovranno essere previsti e incentivati, da parte della Provincia e di intesa con i Comuni, programmi di studio e di ricerca scientifica, con particolare riferimento ai caratteri peculiari del territorio ed alle azioni di tutela e di valorizzazione degli stessi; - nelle aree dei corridoi fluviali dovranno essere previsti e incentivati la salvaguardia e l'uso ecocompatibile del patrimonio agricolo ivi presente, anche promuovendo ricerche e sperimentazioni volte alla realizzazione di un sistema produttivo agro-ambientale a basso impatto; produzioni legnose e agronomiche: - nelle aree dei corridoi fluviali idonee in rapporto al rischio di alluvioni potranno essere previste e incentivate produzione legnose (attività vivaistiche) di specie autoctone da utilizzare negli interventi di recupero ambientale.”

Il Comune di Dugenta ricade in un’Area di protezione dei corridoi ecologici, evidenziata nella Tavola B.1.1 “Elementi costitutivi del sistema ambientale e naturalistico”. Per quest’area di protezione l’articolo Art. 19. - Direttive e indirizzi tecnici da osservare nelle strutture ambientali complesse “aree di protezione”, stabilisce:

“Obiettivi di gestione principali per le aree di protezione Le aree di protezione sono le aree pedemontane dei massicci carbonatici, caratterizzate dalla presenza di numerose sorgenti lineari e puntuali; si tratta di un territorio ad elevata vulnerabilità (stante il contatto diretto tra serbatoio idrico e suolo), al quale va riconosciuto il ruolo fondamentale di filtro per il serbatoio idrico sotterraneo. a) Protezione delle aree ad elevata vulnerabilità, interventi: - eliminazione delle attività ad elevato impatto antropico; - interventi di protezione e valorizzazione nonché di recupero ambientale delle sorgenti; - miglioramento della qualità delle acque superficiali (attraverso politiche di controllo degli scarichi civili e industriali, adeguamento degli impianti di depurazione, ecc.); - realizzazione di interventi mirati di restauro ambientale in siti particolarmente critici e/o degradati. b) Ripristino di condizioni di uso sostenibili: attività agricole: - la Provincia dovrà incentivare e promuovere la conversione ad attività agricole eco-compatibili e biologiche; attività industriali: - i Piani Urbanistici Comunali, in questi ambiti, non dovranno prevedere nuova edificazione di carattere industriale; - per aree ed edifici industriali esistenti, i Piani Urbanistici Comunali dovranno prevedere le tipologie per le quali dovrà essere redatto uno studio di impatto ambientale, secondo i contenuti previsti dal DPR 12 aprile 1996. Lo studio dovrà identificare gli impatti prodotti e le misure di minimizzazione e compensazione necessarie a ridurre la pressione sugli ecosistemi fluviali. Tutti gli interventi necessari al ripristino delle condizioni minime di sostenibilità saranno oggetto di protocolli di intesa o accordi di programma tra il Comune e la Provincia per agevolare i privati; attività edilizia:

- i Piani Urbanistici Comunali, in questi ambiti, devono ridurre, per quanto possibile, la previsione di nuova edificazione. c) Previsioni di usi sostenibili: attività sportive e del tempo libero: - i Piani Urbanistici Comunali dovranno, con preferenza in tali aree, prevedere o ampliare parchi naturalistici o tematici; attività didattiche: - la progettazione dovrà prevedere opportuni spazi destinati ad attività didattiche, al fine di sensibilizzare ed informare le popolazioni – in particolare quelle in età scolare- sui temi ambientali; - realizzazione di programmi di educazione ambientale; attività scientifiche: - dovranno essere previsti e incentivati la salvaguardia e l'uso ecocompatibile del patrimonio agricolo ivi presente, anche promuovendo ricerche e sperimentazioni volte alla realizzazione di un sistema produttivo agro-ambientale a basso impatto; produzioni legnose e agronomiche: - nelle aree potranno essere previste e incentivate produzione legnose (attività vivaistiche) di specie autoctone da utilizzare negli interventi di recupero ambientale.”

La Tavola denominata “Progetti strategici del PTCP del Sistema Ambientale” individua le aree interessate ai progetti strategici del PTCP, in essa il Comune di Dugenta non è interessato dalla presenza di Corridoi Ecologici. La Tavola denominata “Sistema Ambientale e Naturalistico della Valle Telesina”, individua le aree interessate da norme e prescrizioni, in essa il Comune di Dugenta è interessato da una cospicua quantità di norme che dettano indicazioni per la salvaguardia, la tutela e il miglioramento paesistico e naturalistico-ambientale del Comprensorio tutto.

Al Capo IV.- Quadro di insieme degli interventi sul sistema ambientale e naturalistico, articolo 35. – Progetti strutturali del sistema ambientale e naturalistico” è stabilito che: “1.- Il PTCP, nelle Tavole B1.5. (a, b, c, d, e) “Progetti strutturali del sistema ambientale- naturalistico”, individua i “progetti strutturali”, quelli cioè necessari per il funzionamento del sistema ambientale e naturalistico. Gli interventi individuati fanno riferimento a tre tipologie di intervento:

- interventi di restauro ambientale (interventi preordinati al ripristino e/o conservazione di risorse di elevato pregio ambientale e naturalistico); - interventi di miglioramento e/o mantenimento dello stato di fatto (interventi preordinati alla manutenzione ordinaria e straordinaria di risorse di medio pregio ambientale e naturalistico; - interventi di recupero e ripristino di condizioni ambientali minime (interventi preordinati alla ristrutturazione di intere aree o siti degradati). 2.- Gli interventi costituiscono delle proposte progettuali di scala vasta, hanno carattere esemplificativo e costituiscono una guida per le previsioni comunali (Piani Urbanistici e relative norme tecniche, studi di fattibilità, progetti, programmi di intervento, ecc.) e degli altri enti competenti per territorio (comunità montane, enti parco, ecc.). 3.- Nei piani, programmi o progetti di maggiore dettaglio dovranno essere svolti specifici studi di settore al fine di pervenire all’individuazione definitiva degli interventi. 4.- Gli interventi individuati in scala 1:25.000 sono di seguito dettagliati per ciascun ambito del sistema ambientale e naturalistico. (…) 4.2.- Sistema ambientale-naturalistico della Valle Caudina–Taburno. Sono previsti i seguenti principali interventi: - ricostruzione e/o potenziamento del bosco ripariale del fiume Isclero (corridoio ecologico regionale secondario) e dei suoi affluenti principali e secondari; - area di protezione ambientale delle confluenze fluviali Volturno-Isclero e Isclero e suoi principali affluenti; - ricostituzione inoltre dei boschi misti di valle in particolare lungo tutte le fasce pedemontane del Monte Taburno in continuità con le fasce ripariali dei corsi d’acqua principali anche attraverso interventi volti a favorire l’espansione spontanea della vegetazione forestale; - ricostruzione e/o mantenimento degli elementi vegetazionali (siepi, filari, boschetti, ecc.) tipici del paesaggio agrario, in particolare nelle aree a seminativo lungo i corsi d’acqua principali; - mantenimento e potenziamento della vegetazione naturale in area agricola (boschetti, arbusteti, cespuglieti) nelle fasce pedemontane e lungo i corsi d’acqua; - interventi di miglioramento paesistico con particolare riferimento alle sistemazioni tradizionali e alle trame storiche, in particolare nella zona pedemontana del Monte Taburno; - realizzazione delle connessioni ecobiologiche tra aree vallive e Monte Taburno (Parco Regionale); - interventi di integrazione tra il sistema ambientale e naturalistico e le aree verdi urbane con particolare attenzione nei territori dei comuni di Montesarchio e Airola;

- interventi di recupero di aree di cava nel territorio del Comune di Montesarchio. La tutela e valorizzazione del sistema storico-paesistico e dell’identità culturale del territorio sannita All’articolo 38 del capo I Titolo II relativo alla tutela e valorizzazione del sistema storico-paesistico e dell’identità culturale del territorio sannita sono stabiliti gli obiettivi di programmazione nel settore della tutela del paesaggio e dei beni culturali.

Gli obiettivi da perseguire per la tutela del paesaggio e dei beni culturali relativi sono sanciti dall’articolo 39, “Obiettivi generali di tutela del paesaggio e dei beni culturali”, che al comma 3 sancisce: 3.-Nel rispetto delle direttive -di tutela del paesaggio- internazionali, comunitarie e nazionali nonché di quelle regionali indicate nel POR Campania, nelle attività di pianificazione, programmazione e gestione delle risorse territoriali, ambientali, paesistiche e dei beni culturali gli enti competenti dovranno incentivare prioritariamente gli interventi volti: - alla conservazione e valorizzazione dei territori agro-pastorali, come già indicato nel precedenteT itolo II, attraverso azioni mirate alla riduzione dei carichi inquinanti, alla conservazione della diversità dei paesaggi agrari del territorio beneventano, al ripristino dei caratteri tipici del paesaggio tradizionale; - alla tutela dei caratteri peculiari dei diversi paesaggi individuati dal PTCP al successivo articolo 41; - alla tutela e valorizzazione delle reti di beni storico-architettonici extraurbani e dei centri storici come indicato nei successivi articoli. 4.- Il PTCP fornisce ai Comuni elaborazioni e documentazioni, relative al sistema dei beni di interesse storico-culturale, che devono essere ulteriormente approfondite in sede di adeguamento dei Piani Urbanistici Comunali al PTCP. La tutela e valorizzazione dei beni storico-archeologici Analoga analisi va condotta per quel che riguarda le “Direttive e indirizzi tecnici per la tutela e valorizzazione dei beni e delle aree archeologiche” – Capo II delle NTA4 che, all’articolo 53, stabiliscono i Progetti strategici:

Art.53– Progetti strategici prioritari - 1. Tra le aree interessate dai progetti strutturali, il PTCP, nelle Tavole B1.2.6 e B1.2.7 ne individua alcune che – per la particolare significatività o rilevanza scientifica - sono oggetto di progetti

4 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale – Norme Tecniche di Attuazione, pag. 37 strategici prioritari cioè da realizzare nel corso dei successivi cinque anni all’approvazione definitiva del PTCP. Nelle Tavole indicate il PTCP individua schematicamente l’assetto e i principali interventi. Sulla base di tali indicazioni di massima dovranno essere successivamente redatti i piani particolareggiati ovvero gli Studi di fattibilità e progetti preliminari, definitivi ed esecutivi degli interventi previsti, secondo i tempi e le modalità indicate nella Parte III delle presenti norme. 2. Le aree archeologiche interessate dai progetti strategici prioritari corrispondono ai principali siti di epoca romana e preromana e sono: 1. Aree archeologiche e monumentali di Beneventum (Benevento); 2. Area archeologica di Caudium (Montesarchio); 3. Area archeologica di Saticula (S. Agata dei Goti); 4. Area archeologica di Telesia (S. Salvatore Telesino); 5. Area archeologica dei Liguri Bebiani (); 6. Area archeologica di Castelmagno (S. Bartolomeo in Galdo); 7. Regio Tratturo.”5

L’art. 54 - “Le strutture complesse del sistema archeologico. Descrizione e obiettivi specifici di tutela” - stabilisce direttive ed indirizzi tecnici per la tutela e valorizzazione dei beni e delle aree archeologiche, come di seguito integralmente riportato:

Art.54. – Le strutture complesse del sistema archeologico. Descrizione e obiettivi specifici di tutela 1. Le grandi arterie viarie dell’antichità e il percorso del Regio Tratturo costituiscono gli assi privilegiati per l’organizzazione storica del territorio, lungo i quali sono presenti le maggiori emergenze monumentali di tutte le epoche, e data la loro particolare rilevanza si configurano tra i principali elementi su cui far gravitare una particolare attenzione da parte del PTCP. 2. Nella Tavola B.2.1. “Le aree archeologiche e i beni storico-artistici” sono indicati i capisaldi del sistema dei beni culturali. La Tavola schematizza la presenza dei beni culturali sul territorio e per una visione di dettaglio si rimanda al Quadro conoscitivo. In particolare sono indicati i grandi sistemi di tutela e valorizzazione quali: - sistema Benevento – Colline beneventane – Vie Appia e Traiana; - sistema Valle Caudina – Taburno; - sistema Valle Telesina – Matese;

5 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale – Norme Tecniche di Attuazione, pag. 37 - sistema Valle del Tammaro – Regio Tratturo; - sistema Valle del Fortore. 3.- Rispetto a tali aree, strategiche per il funzionamento del sistema delle aree di interesse storicoarcheologico, sono individuate le azioni (interventi, strategie) necessarie per la loro tutela e valorizzazione. Sono inoltre definiti i criteri di gestione che costituiranno l’orientamento obbligatorio per l’azione di pianificazione dei Comuni (che dovranno cioè tradurli in norme prescrittive all’interno dei piani urbanistici comunali). Le azioni e i criteri di gestione individuati rappresentano le condizioni minime per una corretta tutela e valorizzazione.”

Ed ancora l’articolo 56 che sancisce le “ Direttive e indirizzi tecnici da osservare nel sistema archeologico “Valle Caudina - Taburno”, stabilendo che: 1.- La Valle Caudina è segnata dall’importantissimo tracciato della via Appia, che collegando la piana campana con il Beneventano costituiva il punto di passaggio preferenziale per dirigersi verso la Puglia. La Valle è segnata dai due punti di transito di Forchia-Arpaia e di Tufara, ed era dominata al suo centro dall’insediamento di Caudium (Montesarchio). Nella sua parte settentrionale il sistema può comprendere il parco regionale del Taburno, con la valle vitulanese ed il sistema insediativo antico segnato dal corso dello Ienga. Ad occidente il sistema può comprendere il settore compreso tra la valle del Volturno ed il corso dell’Isclero, dominato dall’insediamento di Sant’Agata dei Goti, assurta a sede diocesana ed erede dell’antica Saticula; area questa dalle notevoli testimonianze di epoca sannitica, che vanno dai ritrovamenti di Frasso Telesino alle cinte fortificate di Melizzano e Sant’Agata, alle necropoli saticulane. In particolare i Piani Urbanistici Comunali dovranno prevedere: 2.1- La realizzazione di interventi di tutela e valorizzazione incentrati sui centri archeologici di Caudium e di Saticula, le cui necropoli sono sotto il costante rischio della spoliazione clandestina; la realizzazione del parco archeologico di Caudium e del Museo del Sannio Caudino. 2.2- La realizzazione degli indispensabili approfondimenti di ricerca per una più precisa conoscenza del tracciato della via Appia. 2.3- Interventi di recupero, messa in sicurezza e valorizzazione dei sentieri micaelici e dei siti rupestri nell’area del Parco del Taburno-Camposauro. 2.4- Interventi di recupero e valorizzazione nel centro storico di Torrecuso. 2.5- La realizzazione di indagini e ricognizioni per definire una verosimile carta del rischio per le aree archeologiche nel territorio in esame. 2.6- La valorizzazione sistemica delle risorse storico-archeologiche e culturali attraverso la messa in rete dei castelli e borghi fortificati di Torrecuso, , Tocco Caudio, Montesarchio, Arpaia, Airola, S. Agata dei Goti, , Dugenta, Limata, Solopaca; della cinta fortificata sannitica di Melizzano; dei musei ed antiquarium di Montesarchio, Airola, Forchia; dei siti di Montesarchio e S. Agata dei Goti afferenti al progetto dei percorsi in rete della ceramica e della pietra; dei siti rupestri di Frasso Telesino, Vitulano, Foglianise e Bucciano; dei siti di interesse storico religioso di S. Agata dei Goti.

Le “Prescrizioni per la tutela e la valorizzazione dei beni storico-archeologici”, sono sancite al Capo III delle NTA del PTCP, all’articolo 60 di seguito riportato: “Art. 60. – Prescrizioni per la gestione di aree ed elementi di interesse culturale e per la realizzazione di progetti di ricerca e catalogazione - La Regione, la Provincia, i Comuni, singoli o associati, possono prevedere di gestire la valorizzazione delle aree di interesse storico-archeologico e dei beni culturali, sia direttamente sia attraverso enti od istituti pubblici o a partecipazione pubblica, sia stipulando apposite convenzioni con associazioni od organizzazione culturali o con soggetti privati. In tal caso le predette convenzioni devono definire, tra l’altro, le modalità di gestione con particolare riferimento ai modi ed ai limiti di fruizione dei beni interessati da parte della collettività, garantendosi comunque che tali limiti siano posti in esclusiva funzione della tutela dei beni suddetti nonché all’assolvimento degli obblighi di conservazione e vigilanza. - Saranno favorite le azioni volte alla valorizzazione dei beni culturali non ancora adeguatamente fruibili o alla creazione o organizzazione di Musei, Archivi, Centri di Studio e di Documentazione, anche da parte di fondazioni, associazioni culturali, ed imprese (con priorità per l’imprenditoria giovanile e femminile). - La Regione, la Provincia ed i Comuni provvedono a definire, nell’ambito delle rispettive competenze, a promuovere e incentivare progetti per la redazione di una schedatura dei beni culturali nei singoli territori comunali, condotta secondo la metodologia di catalogazione elaborata ed adottata dall’ICCD e dalla Soprintendenza Regionale, e con una corretta individuazione cartografica, in accordo con le norme dell’articolo 17 del nuovo “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”. Per i catalogatori si attingerà all’Elenco Provinciale dei Professionisti ex articolo 9 comma 7 del Regolamento di Attuazione della Legge Regionale 26 del 18 ottobre 2002 per la catalogazione dei beni architettonici, storico-artistici e naturalistici.”

Ed il Capo IV restituisce il “Quadro di insieme degli interventi sul sistema storico-archeologico”, elencando all’articolo 61 i Progetti strutturali del sistema storico-archeologico.

Il Comune di Dugenta è interessato in quanto tra gli altri si fa riferimento all’articolo 61 ai: “Progetti strutturali del sistema storico-archeologico.- 1.- Il PTCP , nelle Tavole B2.1.1, B2.1.2, B2.1.3, B2.1.4, B2.1.5, individua i “progetti strutturali”, quelli cioè necessari per la valorizzazione del sistema archeologico. Gli interventi individuati fanno riferimento alle seguenti tipologie: - individuazione delle emergenze storico-archeologiche caratterizzanti per ciascun sistema, su cui far convergere gli interventi di indagine, recupero, conservazione e valorizzazione; - interventi di recupero, messa in sicurezza e di valorizzazione sia della viabilità storica che delle aree archeologiche o monumentali; - attività di verifica e documentazione, individuando aree dove sviluppare interventi di esplorazione archeologica, ed aree di “rischio archeologico”, dove condurre attività di verifica, documentazione e prospezione preliminarmente ad ogni intervento di trasformazione; - individuazione delle aree monumentali di particolare interesse, da valorizzare sistemicamente; - valorizzazione attraverso la messa in rete dei siti di interesse storico-religioso, dei siti rupestri, delle cinte fortificate sannitiche, dei castelli e borghi fortificati, dei circuiti museali integrati, dei “percorsi della pietra e della ceramica”. 2.- Gli interventi costituiscono delle proposte progettuali di scala vasta, hanno carattere esemplificativo e costituiscono una guida per le previsioni comunali (Piani Urbanistici e relative norme tecniche, studi di fattibilità, progetti, programmi di intervento, ecc.) e degli altri enti competenti per territorio (comunità montane, enti parco, ecc.). 3.- Nei piani, programmi o progetti di maggiore dettaglio dovranno essere svolti specifici studi di settore al fine di pervenire all’individuazione definitiva degli interventi. 4.- Gli interventi individuati in scala 1:50.000 sono di seguito descritti per ciascun ambito del sistema storico-archeologico. “(…); 4.2.- Valle Caudina – Taburno. Gli interventi proposti dal PTCP sono: - La realizzazione del parco archeologico di Caudium e del Museo del Sannio Caudino. - Interventi di recupero, messa in sicurezza e valorizzazione dei sentieri micaelici e dei siti rupestri nell’area del Parco del Taburno-Camposauro.

Il Capo II dà direttive ed indirizzi in merito alla tutela delle specificità e per lo sviluppo sostenibile

del sistema insediativo locale. Per la riqualificazione degli insediamenti vallivi, l’articolo 116 sancisce:

Art. 116- Direttive per la riqualificazione degli insediamenti vallivi a) Per insediamenti vallivi si intendono i nuclei abitati, capoluoghi (Airola, Amorosi, , Arpaia, Benevento, Bucciano, Castelpoto, , , Dugenta, Durazzano, Forchia, Limatola, Melizzano, Moiano, Paolisi, Ponte, , , , Sant'Agata dei Goti, Solopaca, ) e frazioni localizzati a quota compresa tra 0 e 299 m. s.l.m. b) Negli insediamenti vallivi, gli enti competenti dovranno incentivare interventi volti prioritariamente alla riduzione del consumo di suolo determinato da non oculate scelte urbanistiche, alla qualificazione del patrimonio edilizio esistente sia residenziale che produttivo, alla valorizzazione dei centri storici e degli insediamenti diffusi, alla mitigazione e/o compensazione degli impatti ambientali determinati dalla presenza di attività produttive e di infrastrutture ad elevato impatto per l’ambiente e la popolazione. Dovranno altresì incentivare gli interventi volti alla messa a norma del settore produttivo, incentivando l’applicazione delle norme e dei regolamenti in materia di tutela ambientale ed in particolare quelli riferiti alle certificazioni ambientali (EMAS, Certificazioni di qualità, Ecolabel, ecc.). c) La Provincia provvederà, entro sei mesi dalla data di approvazione definitiva del PTCP, alla definizione di criteri di premialità per i Comuni che, nell’ottica degli obiettivi di cui ai commi precedenti, facciano ricorso agli strumenti finanziari disponibili (misure del POR Campania) e si dotino di un parco progetti di elevata qualità, anche al fine di poter partecipare adeguatamente e tempestivamente ad eventuali programmi di intervento nazionali e comunitari (PIT, PRUSST, ecc.). A tal fine la Provincia garantirà un costante supporto tecnico attraverso le proprie strutture. d) In particolare, nella concreta prospettiva di sviluppo delle risorse storico-culturali e naturalistiche (attraverso il PIT Regio Tratturo di Benevento, il PIT , il PIT Filiera Termale e il PIT Filiera Enogastronomica), dei SIC e dei corridoi ecologici regionali e locali (attraverso le misure 1.9, 1.10, 1.11 del POR Campania), la Provincia darà priorità a programmi e progetti intercomunali, promovendo forme di concertazione tra comuni contermini per il raggiungimento degli obiettivi. e) Ai fini della premialità di cui al precedente comma, sono ritenuti strategici gli interventi volti a

realizzare: - il contenimento dell’espansione edilizia residenziale e produttiva, attraverso un’azione incisiva di recupero del patrimonio esistente e attraverso previsioni urbanistiche rapportate al reale fabbisogno insediativo; - la razionalizzazione e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente (residenziale e produttivo) e dei loro contesti ambientali e paesistici di appartenenza; - la riqualificazione del sistema infrastrutturale anche ai fini della mitigazione degli impatti da esso prodotti; - la riqualificazione e messa a norma delle aree produttive esistenti e attuazione delle misure di mitigazione e/o compensazione degli impatti ambientali, eventualmente non eliminabili; - il supporto, attraverso le misure del POR Agricoltura, alle attività agricole e zootecniche attraverso incentivi connessi al possibile ruolo dell’agricoltura come attività di manutenzione e di presidio del territorio; - la realizzazione di aziende agrituristiche connesse al restauro di masserie e casali storici, anche non di pregio architettonico, ma di indubbio riferimento alla memoria contadina, e connesse, altresì, alla riscoperta delle pratiche agricole tradizionali; - la realizzazione di strutture produttive e del terziario finalizzate alla trasformazione, commercializzazione e pubblicizzazione dei prodotti agricoli, con particolare riguardo alle produzioni biologiche e di qualità connesse all’immagine del territorio e alle diverse tradizioni locali; - la promozione del turismo naturalistico legato a quello storico-culturale ed al turismo enogastronomico, attraverso la definizione di una rete di accessi ed itinerari a basso impatto ambientale; - la specializzazione e la qualità delle attrezzature ricettive e dei servizi rivolti al turismo; - il potenziamento della rete di scambi e collegamenti immateriali per favorire l’accesso alle informazioni nei circuiti nazionali ed internazionali; - lo sviluppo di itinerari culturali di collegamento tra i centri e tra questi e i siti monumentali.

Ed all’articolo 128 sono sanciti gli “Indirizzi per gli insediamenti della Valle dell’Isclero, di cui fa parte il Comune di Dugenta: 1.- Nell’ambito della redazione dei Piani Urbanistici in adeguamento al PTCP, nonché nella redazione del Piano di assetto del Parco Naturale Regionale del Taburno-Camposauro, i Comuni e

l'Ente Parco dovranno, attraverso una procedura concertativa, pervenire ad un accordo di pianificazione che coordini le scelte urbanistiche e territoriali al fine di: - assicurare, in primo luogo, l'attribuzione del ruolo di Centro Ordinatore di Livello Provinciale al Comune di Sant'Agata de'Goti, quale centro portante dell’armatura urbana provinciale cui è assegnato il ruolo di polarizzazione dell’offerta di funzioni rare e di strutturazione delle relazioni a livello dei sottosistemi territoriali ed in particolare del Distretto Industriale di Sant'Agata de' Goti e Casapulla. 2.- I Piani Urbanistici Comunali dovranno inoltre prevedere: 2.1- la conservazione dell’identità storico-morfologica dell'assetto insediativo e paesistico dell’ambito e di ciascun centro. 2.2- la conservazione e/o la salvaguardia e il ripristino, attraverso interventi di recupero, dei rapporti fisico spaziali e visivi tra i tessuti storici e i contesti paesistici e ambientali limitrofi, dei rapporti funzionali (percorsi pedonali, viali, viali alberati, ecc.) tra i centri e gli insediamenti rurali e tra i centri ed il sistema dei beni storico-culturali ed archeologici diffusi sul territorio, dei rapporti funzionali (percorsi pedonali, viali, itinerari, ecc.) tra i centri e i percorsi montani e di fondovalle. In particolare le previsioni urbanistiche e territoriali dovranno: - salvaguardare i rapporti fisico-spaziali e visivi tra i tessuti storici del sistema insediativo di Durazzano e i contesti paesistici circostanti e, in particolare, con il sito di interesse comunitario n.3 denominato “Bassa Valle del Fiume Volturno”; - salvaguardare i rapporti fisico-spaziali e visivi tra i tessuti storici del sottosistema costituito dai centri di Limatola e i contesti paesistici delle pendici orientali delle colline del Casertano; - ripristinare e riqualificare, attraverso interventi di recupero dei sentieri vallivi e degli insediamenti periferici, i rapporti funzionali tra i centri del sottosistema Dugenta - Durazzano ed il sistema fluviale costituito dal bacino del fiume Isclero; 2.3- contenere l’espansione edilizia lungo la viabilità principale di collegamento storico tra i centri e riqualificare quella esistente anche in rapporto ai caratteri ambientali e paesistici dei territori attraversati; in particolare le previsioni urbanistiche e territoriali dovranno: 2.4- il divieto di nuova edificazione in zona rurale che non sia strettamente connessa con l’attività agricola e/o agrituristica e la sua regolamentazione; in particolare le previsioni urbanistiche e territoriali dovranno rafforzare il rapporto con i centri storici, favorendo il recupero e la reinterpretazione delle tipologie edilizie tradizionali e dei materiali della tradizione vernacolare e dovranno: 2.5- il divieto di nuova edificazione turistica ad elevato impatto e consumo rilevante di suolo ed incentivazione del recupero di nuclei edilizi in zona rurale a scopi turistici; in particolare le previsioni urbanistiche e territoriali dovranno riqualificare e rivitalizzare gli ambiti turistici già esistenti nelle aree del Parco del Taburno-Camposauro, onde favorire il consolidamento del turismo naturalistico, evitando la diffusione di nuovi nuclei; 2.6- contenere –nei limiti indicati dall’articolo 130– le aree di nuova espansione residenziale che debbono configurarsi, per quanto possibile, come (congrui) ampliamenti di aree edificate esistenti e da riqualificare, al fine di contenere al massimo il consumo di suolo; in particolare le previsioni urbanistiche e territoriali dovranno: 2.7- riqualificare i caratteri morfologici delle aree di recente espansione e la riprogettazione dei rapporti tra queste ed il contesto paesistico e ambientale.

1.6- Le aree di interesse naturalistico

La Campania con l’istituzione dei due Parchi Nazionali – Cilento e Vallo di Diano e Vesuvio – e delle undici aree protette regionali, Parchi e Riserve Naturali si pone tra le prime regioni d’Italia come superficie territoriale protetta.

La Provincia di Benevento è interessata da tre Parchi regionali:  il Parco Regionale del Matese,  il Parco Regionale del Partenio,  il Parco Regionale del Taburno –Camposauro; sono inoltre state avviate formalmente la fase istitutiva del “Parco Fluviale Calore-Sabato” e le procedure per l’istituzione del Parco fluviale del Calore-Volturno quale Sito di Interesse Comunitario e di altrettanti contratti di fiume per l'Isclero, il Tammaro e il Sabato.

Nessuna delle predette aree comprende il comune di Dugenta, dal cui territorio sono, nella maggior parte dei casi, anche alquanto lontane.

Figura 6- i parchi della regione scala 1:250.000

Il Parco Regionale del Matese Comprende comuni casertani ed i seguenti comuni beneventani:  Ailano, Alife, Capriati a Volturno, Castello del Matese, Cerreto Sannita, , , Fontegreca, Gallo Matese, Gioia Sannitica, Letino, Piedimonte Matese, , Prata Sannita, Raviscanina, San Gregorio Matese, San Lorenzello, San Potito Sannitico, Sant'Angelo d'Alife, Valle Agricola. Il Parco del Matese è centrale rispetto alle principali vie di comunicazione del centro-sud Italia. La zona è servita da strade, ferrovie e autolinee, quindi raggiungerci è facile, sia in macchina sia coi mezzi pubblici. L’accessibilità al Parco Regionale del Matese avviene attraverso l’autostrada A3, la SS158 dir , le SP 372 e SP89, per chi proviene dalla Campania, la SS158dir e le SP94, SP75, SP106, per chi proviene dal Molise. Con l’autostrada Milano –Napoli (A1), l’uscita più conveniente è quella di Caianello provenendo da Nord; provenendo da Sud l’uscita più conveniente è quella di Caserta.

Il Parco regionale del Partenio Comprende comuni in provincia di Avellino, Benevento, Caserta, Napoli. In particolare i comuni coinvolti nella provincia di Benevento sono: Arienzo, Arpaia, Avella, Baiano, Cervinara, Forchia, Mercogliano, Monteforte Irpino, Mugnano del Cardinale, Ospedaletto d'Alpinolo, , Paolisi, Pietrastornina, Quadrelle, Roccarainola, Rotondi, San Felice a Cancello, San Martino Valle Caudina, Sant'Angelo a Scala, Sirignano, Sperone, Summonte Il Parco Regionale del Partenio può essere raggiunto dai capoluoghi di provincia attraverso l’autostrada Caserta - Salerno e la Napoli – Bari, la Via Appia (SS 7) pronevenendo da nord, la Statale 7 bis provenendo da sud e con la Linea ferrata Benevento - Napoli e Avellino – Napoli.

Parco regionale del Taburno-Camposauro Istituito nel 1993, è l’unico dei tre parchi che ricade i completamente nella provincia di Benevento con i suoi 14.200 ha. Può essere raggiunto: - da Roma percorrendo l’autostrada A1, uscendo a Caianello, proseguendo sulla SS72 direzione BN, poi per la SP44 direzione Paupisi-Torrecuso, ancora sulla SP4 direzione Foglianise- Campoli del Monte Taburno, TOCCO CAUDIO. - da Napoli percorrendo l’autostrada A1, uscendo a CasertaSud-Marcianise, proseguendo per la SS7 in direzione BN e poi la SP4 FOGLIANISE. - Da Benevento centro prendendo la Strada di Vitulano Foglianise, poi la strada Comunale Foglianise Cautano e poi la SP4 TOCCO CAUDIO.

L’area è complessivamente in gran parte esterna alla zona sottoposta a tutela dal vincolo paesaggistico imposto dal PTP del Taburno. Circa il 12% del suolo, e per la sola parte di cava già utilizzata e in fase di recupero, ricade in zona SIC – IT8010027. Come si evince dal grafico B l’area SIC insiste solo marginalmente sul suolo oggetto di intervento in quanto incide sul solo fosso C (4.500 mq.) da colmare e per una parte dell’ex fosso D (6.400 mq.), già colmato. Nella zona di margine fluviale, comprendente la ripa vera e propria e la fascia immediatamente a ridosso di circa 50 mt. di larghezza, non è previsto alcun tipo di intervento.

1.7- La Pianificazione Comunale

L’area ricade urbanisticamente in zona E6 di PRG (zona agricola e di recupero cave) ed è in gran parte esterna alla zona sottoposta a tutela dal vincolo paesaggistico imposto dal PTP del Taburno.

1.8- Conclusioni

Il progetto riguarda la ricomposizione ambientale di una cava di fosso attualmente dismessa, codice P.R.A.E. 62027 03, ubicata nel Comune di Dugenta (BN) alla località “Nodagnazio”.

Il progetto fa riferimento alle Norme di Attuazione del PRAE, non ricade in una Area di Particolare Attenzione Ambientale (APA) è soggetto alle norme dell’art. 63 “cave di pianura a fossa” e quindi al vincolo che le pendenze del profilo finale siano realizzate con opportuni raccordi morfologici rispetto alle aree pianeggianti contermini. La forma di riuso prevista è “agroforestale” (coltivi).

Il Comune di Dugenta è incluso nel Sistema a dominante naturalistica A9 – TABURNO che si estende ad est di Benevento a ridosso del Parco Regionale del Taburno, fino al confine con la provincia di Caserta. È delimitato a nord dalla SS 372 Telesina, che lo attraversa dal comune di Solopaca a quello di Torrecuso, e a sud dalla SS 7 via Appia, da Forchia ad Apollosa. È attraversato, inoltre, dalla variante alla SS 265, ovvero la SS Fondo Valle Isclero.

Si tratta di un territorio interessato da numerose filiere della filiera vitivinicola e interessato dalle azioni B1 (costruzione della rete ecologica e della biodiversità), B2 (valorizzazione e sviluppo dei territori marginali), B 4.1 (Valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio- valorizzazione delle identità locali attraverso le caratterizzazioni del paesaggio colturale e insediativo), C6 (rischio attività estrattive), E2 (attività produttive per lo sviluppo agricolo), E3 (attività per lo sviluppo turistico) dello Schema di Articolazione dei Paesaggi in Campania.

Per quanto attiene i vincoli, il sito è lambito dal vincolo dal vincolo “Aree tutelate boschi”, marginalmente interessato dal vincolo “Aree tutelate fiumi torrenti acque”, parzialmente interessato dal vincolo “Aree tutelate coste laghi”. Si osserva inoltre che la cava, come del resto l’intero territorio del Comune di Dugenta, è soggetta al vincolo paesistico legato ai cosiddetti Galassini.

Nel Piano Provinciale la quasi totalità del Comune di Dugenta è classificato secondo la classe 8 di 61 Naturalità, il territorio comunale è quindi caratterizzato in prevalenza da “aree agricole a struttura complessa”. In tali territori (inoltre interessati dai “corridoio fluviale”) è prescritta l’indicazione di:  Potenziare e ricostruire la fascia ripariale,  Eliminare le attività ad elevato impatto antropico (tra cui le cave in alveo),  Ripristino delle condizioni ambientali attraverso il rimodellamento degli argini naturali, la piantumazione della vegetazione ripariale, etc.  Riduzione graduale delle aree coltivate lungo i corsi d’acqua;

Il Comune di Dugenta ricade in un’Area di protezione dei corridoi ecologici, evidenziata nella Tavola B.1.1 “Elementi costitutivi del sistema ambientale e naturalistico”.

Il Comune di Dugenta non è incluso nel perimetro dei Parchi regionali interessanti la Provincia di Benevento.