Maiori. Suicida un 67enne di Cava de’ Tirreni.

Si suicida gettandosi da 50 metri di altezza. Verso le 14 si suicidato Nicola D’Amico, 67enne pensionato originario di Cava de’ Tirreni ma residente a Baronissi, pensionato del Comune di Fisciano, si è lancianto da una piazzola della strada Amalfitana, all’altezza di Capo d’Orso, a Maiori. L’uomo è finito sugli scogli ed è morto all’istante. Il 67enne era arrivato in Costiera asieme alla figlia ed era in bicicletta.

Ulteriori particolari sul nuemro in edicola domani su Le Cronache

Giantonio Gigantino

Cava de’ Tirreni. Un albero si è abbattuto nella villa comunale “Falcone – Borsellino”.

Cava de’ Tirreni. Un albero secolare si è abbattuto nella villa comunale “Falcone – Borsellino”. L’albero ha distrutto le opere presenti in villa e travolto le linee telecom. L’area è stata interdetta. Rapina in casa da “Arancia meccanica”: 4 arresti

Aniello D’Auria

Ferdinando Manzo

Massimo Memoli Armando Vitiello

Giuseppe Annarumma

POMPEI//PAGANI/CAVA DE/TIRRENI. Terrorizzarono la vittima, sfondando la porta della sua abitazione, la legarono mani e piedi e la imbavagliarono, poi fecero razzia di soldi e monili. Un raid con un bottino di 2.000 euro pianificato grazie ad un 85enne vicino di casa che mise a disposizione la sua abitazione. Vittima un’anziana di 73 anni residente in via Civita Giuliana a Pompei, in una zona periferica. All’alba di ieri, i carabinieri del comando gruppo di Torre Annunziata al comando del tenente colonnello Antonio Petti, del maggiore Michele De Riggi, e del luogotenente Tommaso Canino della stazione di Pompei, hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare a Sarno, Pagani e Cava de’ Tirreni, arrestando i quattro rapinatori, mentre al basista è stato applicato il divieto di dimora nella provincia di Napoli, nell’Agro nocerino e a Cava de’ Tirreni. I cinque sono i componenti della banda che nella notte tra il 24 e il 25 febbraio scorso fecero irruzione nella casa di un’ anziana, che viveva da sola nella periferia di Pompei. Dopo aver sfondato la porta. I quattro rapinatori imbavagliarono la 73enne con nastro adesivo e rubarono danaro e preziosi, ma anche bijotteria per 2.000 euro circa. Il basista del raid era l’85enne Armando Vitiello di Sarno, vicino di casa della vittima, che aveva fornito informazioni sulle abitudini della vittima. Il ‘palo’ sarebbe stato il 42enne sarnese Giuseppe Annarumma, mentre i tre rapinatori sarebbero stati il 23enne Aniello D’Auria di Pagani, il 42enne Massimo Memoli di Cava de Tirreni e il 59enne Ferdinando Manzo di Sarno. Questi ultimi tre, con volto coperto da un passamontagna, entrarono in casa con il volto coperto dai passamontagna, dopo aver sfondato la porta, poi legarono mani e piedi la vittima e immobilizzarono la povera anziana sul letto. I malviventi imbavagliarono con nastro adesivo la donna e la minacciarono di cospargerla con l’alcol e darle fuoco se non avesse consegnato loro il danaro. La vittima fu terrorizzata con la minaccia di spararle se non avesse consegnato tutto quello che aveva. Indagato nell’inchiesta della procura di anche un sesto complice che però non partecipò alle fasi del raid, anch’egli sarnese, identificato grazie ad un’auto di colore rossa notata nei pressi dell’abitazione della vittima il giorno prima del raid. Ad incastrare i rapinatori le intercettazioni telefoniche e le indagini dei carabinieri di Pompei. Memoli, Manzo e Annarumma hanno precedenti specifici e sono stati più volte arrestati nel corso degli ultimi cinque anni. Manzo in particolare fu arrestato nel 2012 mentre scavava un tunnel per andare a rubare in un circolo. Dall’esame dei tabulati telefonici del sesto uomo, l’indagato Michele Robustelli, i carabinieri sono risaliti ai componenti della banda ricostruendo spostamenti ma anche ascoltando conversazioni ‘confessorie’ da parte degli indagati. Infatti, i banditi nel corso delle conversazioni hanno parlato a più riprese delle fasi del raid nella casa di via Civita Giuliana. La vittima, nella sua ricostruzione agli inquirenti, aveva raccontato il ruolo avuto dai singoli banditi: «il piccolo» , quello che la sorvegliava , mosso a pietà le aveva tolto lo scotch dalla bocca, ammonendola che se avesse urlato le avrebbe sparato. Poi aveva cercato dell’acqua per farla bere. Poi c’era «uno grosso e robusto»: il cattivo, che l’aveva minacciata di darle fuoco se non avesse consegnato tutto il danaro. Il proseguo delle indagini dimostrerà la loro eventuale colpevolezza.

In elicottero da Cava per un esorcismo a Castellamare

CAVA DE’ TIRRENI/CASTELLAMARE DI STABIA. «Satana esci da questa città» la notizia è di quelle che in un secondo hanno fatto il giro del web e che c’è da scommetterci per giorni sarà al centro delle chiacchiere da spiaggia sotto l’ombrellone. Un esorcismo per allontanare il male dalla città delle acque. Nel pomeriggio del 9 luglio scorso si racconta che un elicottero con a bordo un prete di Cava de’ Tirreni ha sorvolato la città cospargendola di acqua benedetta. Un fatto che ha fatto perdere “la santa pazienza” al clero stabiese che chiamato a commentare la notizia si è trincerato in un “no comment” con l’impegno però a capirci qualcosa di più. Considerato che il primo a non essere a conoscenza di questa storia incredibile è lo stesso vescovo, il nocerino monsignor Francesco Alfano. A rendere noto l’episodio è stato il sacerdote cavese che, come è noto ai più, raccoglie ogni settimana numerosi fedeli in un santuario della zona per la preghiera e la meditazione. Dietro l’idea vi sarebbe l’aumento, negli ultimi tempi, di profanazioni, furti sacrileghi nelle chiese e danneggiamenti di croci in tutta la zona. A praticare l’esorcismo secondo i ben informati sarebbe stato don Gennaro del santuario cavese dell’Avvocatella. Prete ed esorcista. Persona che nella chiesa stabiese viene definita “stravagante” ma molto seguito in terra cavese e nella provincia. Fedeli da ogni dove, il giorno 13 di ogni mese giungono alla Madonna dell’Avvocata a Cava de’ Tirreni per ascoltare “il messaggio”. E a quanto pare in un una delle ultime visite un gruppo di preghiera stabiese, facente riferimento ad una comunità della periferia ha invocato l’aiuto divino per «vedere rinascere le antiche Terme dalle 28 sorgenti chiuse per fallimento, il Monte Faito, ora irraggiungibile perché la funivia è stata dismessa dalla Circumvesuviana, il fiume Sarno che da decenni sversa veleni in un mare bellissimo ma non balneabile a causa dell’inquinamento, le industrie ridotte in macerie, la delinquenza diffusa, il cantiere navale fondato dai Borbone che vede l’esodo dei lavoratori al Nord per mancanza di commesse, la villa Comunale chiusa per lavori, il commercio in ginocchio, il Comune in dissesto economico». A sostenere l’iniziativa un gruppo di imprenditori che hanno preso in carico il costo del fitto dell’elicottero. C’è chi racconta che a Castellammare in questi mesi si stiano ripetendo episodi satanici. Notizie che però fino ad oggi non hanno trovato conferma. Una bufala si rivelò la decapitazione di una statua di Padre Pio così come una bufala si sono rivelate notizie rispetto a messe nere con sacrifici di animali. Con questo esorcismo, si spera che si possano avverare molti miracoli, come la ripresa economica del cantiere navale e la riapertura dei due stabilimenti termali, insomma, una rapida ricrescita di tutta l’area stabiese. Al popolo di Castellammare non resta che “pregare” che l’esorcismo sia andato a buon fine, e aspettare i primi frutti di un gesto, fatto con tutte le buone intenzioni, da chi crede ancora nel cambiamento, in meglio, di una città nel pieno della crisi, in tutti i settori. A chi invece ha un’altra concezione della fede non resta che farsi una allegra risata. La notizia ha fatto subito il giro anche di Cava de’ Tirreni. Qui, le attività esorcistiche perpetrate nel santuario sono note e, più di qualche chiacchiera sotto i portici non destano. Ilarità, comunque, ha suscitato la notizia della trasferta stabiese e a bordo dell’elicottero: «Ma non bastava affacciarsi dal Monte Faito o benedire dal porto Castellammare? Si sarebbe risparmiato un bel po’ di soldi», commentano sorridendo molti cavesi. E qualche altro, sull’uso dell’elicottero, rifacendosi alla canzone di Pino Daniele ha affermato: «Si vede che non volevano rimanere bloccati nel traffico di Castellamare!».

Marcello Sorrentino

Angela Longobardi

Cava de’ Tirreni. Il 20 luglio forse il prossimo consiglio comunale: da chiarire il rebus del presidente

Il primo Consiglio comunale dell’amministrazione Servalli potrebbe tenersi il prossimo 20 luglio. La convocazione ufficiale ancora non c’è ma ben presto potrebbe arrivare. Il tempo di trovare la giusta quadra in maggioranza. Non si escludono, infatti, rimodulazioni in giunta. Ma tutto dipenderà dall’indicazione che la maggioranza vorrà dare per la presidenza del Consiglio comunale. Si dice che qualcuno sia orientato a cedere lo scranno più alto al professore Armando Lamberti. Altri, invece, punterebbero sul giovane Giuliano Galdo, già segretario cittadino del Pd. Resta da sciogliere il nodo Polichetti, il consigliere comunale super votato che attende il giusto riconoscimento politico. Non si esclude, in tal senso, che Nunzio Siani possa cedere la delega di vicesindaco proprio a lui. Dal canto suo Siani manterrebbe le deleghe “pesanti” all’igiene urbana e ai lavori pubblici. Questa naturalmente solo una ipotesi per riequilibrare la maggioranza e garantire a Servalli un avvio senza problemi.

Andrea Pellegrino

Omicidio di Simonetta Lamberti: confermata la condanna a 30 di rcelusione per Antonio Pignataro.

Omicidio di Simonetta Lamberti: confermata la condanna a 30 di rcelusione per Antonio Pignataro. I giudici di appello confermano l’assunto del primo grado sull’assassinio della figlia del procuratore di Sala Consilina Alfonso Lamberti (obiettivo del gruppo di fuoco), trucidata all’età di 11 anni della camorra, il 29 maggio 1982 a Cava de’ Tirreni.

Pignataro, all’epoca appartenente alla Nco di Cutolo, ha confessato di aver preso parte al commando che avrebbe dovuto uccidere Alfonso Lamberti. Alla lettura della sentenza erano presenti in aula la madre e la sorella di Simonetta, con gli avvocati Gaspare D’Alia ed Elena Coccia; presenti inoltre Annamaria Torre, in rappresentanza di Libera Memoria e Libera , Tiziana Apicelli, responsabile dell’area vittime della Fondazione Polis della Regione Campania, e Goffredo Locatelli per Libera Salerno Cava, la nuova giunta di Servalli

nell’Aula Consiliare di Palazzo di Città, l’esecutivo dell’Amministrazione Servalli. Cinque gli assessori che formeranno la Giunta: scelti per esperienza e competenze.

Alla dott.ssa Autilia Avagliano, sono state affidate le Politiche Sociali; all’avv. Paola Moschillo. la Pubblica Istruzione, le Politiche Giovanili e le Partecipate; al dott. Adolfo Salsano, il Bilancio, Programmazione Economica e Fondi Europei; al dott. Enrico Bastolla, le Attività Produttive; al dott. Nunzio Senatore, la carica di Vice Sindaco, e le deleghe ai Lavori Pubblici, alla Manutenzione e Igiene Urbana.

Cinque le deleghe trattenute dallo stesso Sindaco, Vincenzo Servalli: Urbanistica, Sicurezza, Polizia Locale, Cultura e Turismo.

“La Giunta è stata formata in funzione delle specifiche competenze, dichiara, il Sindaco, Vincenzo Servalli – e c’è tempo per valutare l’opportunità di allargare l’esecutivo, altrimenti stiamo bene così. Sappiamo di avere grosse responsabilità,. abbiamo il dovere di affrontare le difficili situazioni che aspettano una soluzione e ritengo che la squadra messa in campo fornisca ampie garanzie per fare un buon lavoro”.

Battipaglia. Usura a un commerciante con l’84% di interesse: arrestate due persone

I Carabinieri della Compagnia di Battipaglia hanno dato esecuzione, alle prime luci del’alba, ad un Decreto di fermo emesso dal P.M. della Procura Distrettuale di Napoli.

Destinatari della misura due pregiudicati: uno residente ad Avellino, A.G. 36enne, considerato elemento di primo piano del clan camorristico “Cava” operante nella provincia irpina, ed un pregiudicato battipagliese C.F 69enne, ritenuti responsabili, dei reati di usura continuata ed aggravata dall’aver agito con metodo mafioso.

L’attività di indagine condotta dai Carabinieri di Battipaglia e coordinata dalla Procura antimafia partenopea (in ragione della competenza sul luogo di residenza del promotore dell’attività criminale), avviata a seguito di denuncia prodotta da un commerciante di Battipaglia, ha permesso di delineare un dettagliato quadro probatorio con gravi elementi di reità a carico dei pregiudicati i quali, a fronte dei prestiti elargiti in favore della parte offesa richiedevano il saldo del debito contratto con tasso di interesse usuraio calcolato nell’84% su base annua, minacciando, in caso di insolvenza, di presentare all’incasso i titoli di credito prestati a garanzia, oppure, persistendo il mancato assolvimento degli obblighi, ritorsioni anche fisiche ben più gravi vantando l’appartenenza alla consorteria criminale sopra richiamata.

Le operazioni di cattura e di perquisizione hanno permesso di sequestrare documentazione, soprattutto contabile e bancaria, estremamente utile per le indagini e di evidenziare l’esistenza di numerose altre vittime dell’attività usuraria, una delle quali sorpresa dai Carabinieri proprio mentre si era recata presso l’esponente del clan camorristico per tentare di rinegoziare i termini del rapporto usuraio stante l’impossibilità di far fede ai pagamenti.

I due fermati sono stati rinchiusi nelle case circondariali di Salerno ed Avellino.

Inchiesta Le Cronache su pronto soccorsi 2: Nocera, sarno, Ravello, Cava e Mercato S.S.

Dall’emergeza sovraffollamento e scarso organico del pronto soccorso di Nocera, dove le aggressioni al personale sono all’ordine del giorno, alla situazione analoga di quello di Sarno, causato dalla chiusura dell’ospedale di . L’incerta sorte del nosocomio di Cava, il buon funzionamento di quello Ravello i problemi del “fucito di Mercato San Severino.

A cura di Alessio Vicidomini, Gabriele Musco, Carmine Pecoraro e Lucio Senatore

NOCERA INFERIORE. «Questi sono i risultati della politica dell’Asl salerno e dell’ “Umberto I” , nello specifico. Non siamo tutelati». E’ visibilmente arrabbiato Rosario Fabbricatore, infermiere dell’ospedale “Umberto I”, che assieme ad una sua collega è stato aggredito nei giorni scorsi da due persone al pronto soccorso. Per lui una prognosi di 45 giorni e un intervento chirurgico al naso. «Al pronto soccorso (di Nocera, ndr) si lavora tantissimo per l’utenza. Un’utenza in piccola parte composte da balordi e noi non siamo tutelati –afferma Fabbricatore in un’intervista a Telenuova-. Sono state messe delle guardie giurate e poi si è detto che avrebbero rimesso il drappello, ma tutto questo andava fatto prima. Noi piccoli infermieri o Oss non siamo nemmeno retribuiti per le nostre risorse». Fabbricatore batte sul problema sicurezza non solo del pronto soccorso ma di tutti i reparti della struttura sanitaria nocerina. «C’è una mancanza di tutela non solo per un pronto soccorso del genere ma anche degli altri reparti, dove si sono verificati diversi episodi spaventosi riportati anche dai giornali. E’ necessaria una maggiore tutela». Da anni si verificano violenze sistematiche al pronto soccorso di Nocera Inferiore con utenti che aggrediscono infermieri e medici o sfasciano i locali e le suppellettili perché stufi di attendere il loro turbo. Va ricordato che l’ospedale di Nocera Inferiore serve una popolazione non solo dell’Agro nocerino ma anche di parte del vesuviano, dopo la chiusura del presidio di Scafati che fungeva da filtro. Chiuso il “Mauro Scarlato”, all’ “Umberto I” si sono riversate almeno una settantina di pazienti in più al pronto soccorso che, in molte ore, rendono affollatissima la struttura e i tempi per somministrare le prestazioni si allungano notevolmente, scatenando litigi e violenze tra utenti e personale ospedaliero. Violenze che sono all’ordine del giorno, perché l’organico è nettamente sottodimensionato ad affrontare una tale mole di utenza. La chiusura del posto di polizia ha aumentato il senso di insicurezza e numerosi sono gli interventi della polizia di stato e dei carabinieri per letteralmente salvare i medici e gli infermieri dalle violenze dei pazienti o dei loro familiari, inviperiti per le necessarie ma lunghe attese per una visita o per trovare un posto letto». Alessio Vicidomini

NOCERA/PAGANI. «La revisione della spesa per il direttore sanitario del presidio di Nocera/Pagani sta a significare solo la chiusura di servizi come avviene a Pagani per il laboratorio di analisi cliniche e riduzione di quote di salario accessorio con decurtazioni illegittime ed arbitrarie ma solo per i meno abbienti – infermieri e operatori socio sanitari. il tutto si inquadra in uno scenario di assenza di organizzazione e riordino delle strutture e dei servizi sanitari». Lo scrive in una nota Pietro Antonacchio Segretario Cisl – FP. «L’ assenza di capacità di gestione dei dirigenti delle strutture periferiche dell’Agro nocerino sarnese con specifico riferimento al presidio di Nocera/Pagani – prosegue Antonacchio – ha raggiunto una situazione non più tollerabile. Speriamo che il manager Squillante intervenga immediatamente per ripristinare sane e corrette relazioni sindacali poiché i processi di riordino e riorganizzazione dei servizi senza la partecipazione responsabile del sindacati oltre ad essere vani rischiano di arrecare ulteriori danni ai cittadini in un sistema oramai già al collasso». Ieri mattina la Cisl ha proclamato lo stato di agitazione davanti all’ingresso dell’”Umberto I”. Avrebbero voluto parlare dell’organizzazione dell’ospedale, delle carenze degli organici, del problema sicurezza in una struttura sanitaria, dea di terzo livello, che esegue ben 12.000 ricoveri l’anno i cura mediamente 150 pazienti al giorno al pronto soccorso. Numeri incredibili, se consideriamo che anche altri reparti fanno dei veri e propri record, come ginecologia, il secondo in Campania per numero di nascite. Volevano discutere anche dei materassi non idonei alle esigenze dei pazienti. Tante problemi da risolvere ma la direzione sanitaria dell’ “Umberto I” non li ha ancora ricevuti. Bisogna una volta per tutte comprendere che i numeri delle prestazioni sanitarie (specie quelli da pronto soccorso) e i tempi di attesa sono diventati insostenibili per la struttura nocerina. Pochi mesi fa, la stessa direzione sanitaria fu costretta a dichiarare che, vista la situazione, avrebbe prediletto i ricoveri in emergenza che gli interventi chirurgici programmati o di elezione. In alcuni casi, la Tin, la terapia intensiva neonatale non ha potuto più accettare neonati. Quando si metterà mano a risolvere questa situazione? Alessio Vicidomini

SARNO. Il pronto soccorso dell’ospedale “Martiri del Villa Malta” di Sarno vive ormai da anni delle criticità piuttosto serie dovute all’aumento del numero di utenti, in particolar modo dopo la chiusura dell’ospedale “Mauro Scarlato” di Scafati. Da allora Sarno si è sobbarcato di un lavoro immane, in troppi casi i medici e il personale infermieristico sono presi di mira da persone che non vogliono rispettare il regolare rispetto dei codici definiti dall’Asl. Una problematica dovuta al grande flusso di utenza che Sarno riceve, non solo dall’Agro nocerino sarnese ma, anche e soprattutto, dai paesi vesuviani che hanno il “Villa Malta” come punto di riferimento. In troppe circostanze i sindacalisti hanno protestato contro la direzione sanitaria e amministrativa dell’azienda che “lascia soli” i dipendenti. Costretti a turni estenuanti, dovuta ad una cronica e irrisolta carenza di personale, oltre alla mancanza di una struttura idonea ad ospitare il pronto soccorso. L’appello per maggiore sicurezza e una più efficace organizzazione dei reparti emergenziali viene sempre rinnovato ma la soluzione tarda ancora oggi ad arrivare. Tanti sono gli episodi di aggressioni subiti e denunciati, episodi abbastanza seri a cui finora non si riesce a mettere la parola fine. Gabriele Musco

CAVA DE’ TIRRENI. E’ stato uno degli elementi di dibattito nella recente campagna elettorale ma per il “Santa Maria incoronata dell’Olmo”, ospedale cavese, la situazione certamente non è facile. Ubicato in una struttura antica certamente non è adeguato alle esigenze moderne. Si è cercato di evitarne la chiusura trasferendolo sotto il mantello dell’azienda universitaria, ma il rischio chiusura non è certamente scongiurato. Il pronto soccorso non ha più i numeri di un tempo, quando all’ospedale cavese si rivolgeva tutta l’utenza della Costiera amalfitana. Ormai, perlopiù si ricorre a Cava l’utenza cittadina e quella di Vietri sul Mare. Occorrerebbe una seria ristrutturazione e ammodernamento dell’intero edificio, c’è chi ne pensava a una delocalizzazione in altra zona della città, ma il destino della struttura sanitaria cavese sembra attendere un triste declino. I tempi di attesa per le prestazioni del pronto soccorso non sono lunghi ma molti utenti, per patologia più complicate, preferiscono raggiungere l’ospedale di Nocera, distante ouan decina di chilometri) o Salerno, più o meno alla stessa distanza. Lucio Senatore

MERCATO SAN SEVERINO. Un ospedale con qualche problema dove tutto o quasi funziona bene e con diverse eccellenze. Questa la radiografia dell’ospedale “Amico Gaetano Fucito” di Curteri di Meracto San Severino. Il pronto soccorso, diretto da Gaetano Maio, del nosocomio rischia il collasso per carenza di personale e mezzi. Per il mancato turn over dovuto alla mobilità ed al pensionamento mancano infermieri e medici. Tra i problemi dell’ospedale oltre al fatto di essere a padiglione, anche il mancato aggiornamento tecnologico di tutti gli impianti. Vi è una chiusura parziale del reparto di ortopedia dopo il trasferimento a Sarno, nel gennaio 2012, del primario Antonio Toro. Al suo posto è arrivato il professore Nicola Maffulli, docente all’Università di Salerno e luminare internazionale. Tra le eccellenze dell’ospedale figurano il reparto di urologia diretto dal Giuseppe Barba, di quello di chirurgia Fulvio Casella, oncologia diretto di Nicola Lambiase, l’allergologia guidata da Mario Lo Schiavo, l’ endoscopia guidata da Attilio Maurano, segretario regionale della Cisl Medici e l’angiologia guidata da Enzo Prisco. Il comitato proospedale guidato da Peppe Saggese e Luca Picarella non abbassa la guardia sui problemi della struttura sanitaria della valle dell’Irno. Carmine Pecoraro

Ravello. Non ci sono problemi per il servizio di emergenza in Costiera amalfitana. Un buon servizio di accoglienza e di funzionamento contraddistingue l’ospedale di Castiglione. Nonostante le piccole dimensioni, l’ospedale è riuscito a gestire anche diverse emergenze sanitarie, Collaudato anche il sistema di trasporto in elicottero per i casi più gravi. Molti inglesi e americani rimangono sorpresi per la qualità del servizio e per l’assistenza gratuita fornita per il pronto soccorso. Purtroppo, manca la chirurgia di urgenza che avrebbe potuto affrontare molti casi di emorragie interne che adesso devono essere trasferiti a Salerno in eliambulanza. Purtroppo, di notte, l’elicottero non si alza in volo e quindi il trasferimento dev’essere effettuato in ambulanza. Lucio Senatore

Procura per Agro, Valle dell’Irno e Cava: esporre frutta e verdura in strada è un reato

AGRO NOCERINO/VALLE DELL’IRNO/CAVA DE’ TIRRENI. Vendere o esporre frutta, verdura e ogni prodotto alimentare su aree vicino al traffico dei veicoli determina il cattivo stato di conservazione della merce che è penalmente perseguibile. Tempi duri per molti commercianti ambulanti, specie dei mercati rionali, ma anche per molti fruttivendoli che sono soliti esporre sui marciapiedi a confine della strada la merce. Negli scorsi giorni, il procuratore Gianfranco Izzo ha inviato una circolare ai carabinieri, alla guardia di finanza, ai Nas, all’Asl Salerno, e alla polizia locale e ai comuni dell’Agro nocerino, di Cava de’ Tirreni e della Valle dell’Irno per richiamarli ad un’attenta vigilanza su queste trasgressione delle merci esposte agli agenti inquinanti, ad un corretto rilascio di autorizzazioni per l’occupazione di suolo pubblico. «Il commerciante che depositi e venda prodotti ortofrutticoli all’aperto, su marciapiedi o bancarelle in zone esposte alla circolazione dei veicoli, esponendoli in tal modo ad agenti atmosferici ed inquinanti», scrive il procuratore che sottolinea come la Cassazione ha ribadito che in questi casi si viola la legge 283/162 . «Esporre frutta e verdura, o prodotti ittici, od alimentari in genere, sul banco o carretti all’aperto (abitudine facilmente riscontrabile praticata dai rivenditori di prodotti alimentari, in particolare prodotti ortofrutticoli, ed ittici, nonché alimenti preparati per es. carciofi ecc.) costituisce violazione dell’articolo 5, lettera b, della legg283/2962…» per esposizione e vendita di merce in cattivo stato di conversazione, anche quando non modificate le caratteristiche intrinseche del prodotto. «Non è necessario –scrive il procuratore- accertare la sussistenza di un concreto danno per la salute o un concreto deterioramento del prodotto», polizia, carabinieri, finanzieri e vigili urbani possono procedere alla denuncia penale per il solo fatto che la merce sia esposta vicino al transito di auto o alle intemperie». Tutto questo significa che la stragrande maggioranza dei fruttivendoli non potranno esporre più sui marciapiedi o per strade al loro merce e soprattutto guai seri anche in molti mercati rionali. Uno ad esempio, quello sul trincerone di Nocera Inferiore, dove gli operatori alimentari sono a pochi centimetri dal transito delle auto e, quelli nella parte dell’incrocio con via Siciliano, sono praticamente a ridosso. I Comuni avranno la forza di far rispettare queste norme con maggiore severità, specie imponendo alla polizia municipale i controlli sui banchi alimentari esposti alle intemperie e sui marciapiedi e agli spuntisti?