Itinerari della Resistenza

POI LA LOTTA PARTIGIANA DILAGÒ IN TUTTO L’ Quella battaglia di Bosco fu solo l’inizio Un esordio clamoroso. Al comando di un ufficiale dei carabinieri disarmata una colonna nazista. In montagna gli antifascisti e gli ex prigionieri di guerra. di Marco Malvestuto solo nella fase piena della sua ma- turità”. Pur con tutti i limiti e le delusioni che comportò, la rivolta di Bosco Martese fu importante soprattutto da un punto di vista simbolico, poiché costituì un pre- ludio dei successi futuri del movi- mento partigiano italiano. er comprendere gli episodi del Bosco Martese occorre cono- scere l’antefatto. Il 12 settem- Pbre 1943 a , in piazza Gari- baldi, fu disarmata una colonna motocorazzata dell’esercito tedesco che, proveniente da Foggia e diretta ad Ascoli Piceno, cominciava a risali- re la Penisola. L’insurrezione, in se- L’ingresso alla località Ceppo guito alla quale l’intera colonna si arrese e consegnò le armi, fu guidata l Bosco Martese (o della Marte- luoghi. Il paese si raggiunge per- dal capitano dei carabinieri Ettore sa) è un dirupo boscoso situato correndo un breve tratto di strada Bianco, mentre gli insorti (tutti di a quota 1400 metri di altezza tortuosa ma percorribile in auto Teramo) comprendevano tutto il Isull’Appennino abruzzese, in località che si distacca dalla strada provin- corpo sociale della città (studenti, Ceppo di Santa Maria, a circa 40 ciale 48, che da Teramo conduce a operai, artigiani, impiegati e profes- chilometri da Teramo. La località spingendosi sionisti). In seguito all’intervento del prende il nome dal borgo di Martese, fino alla località montana del Cep- colonnello Leopoldo Scarienzi, del una frazione del comune di Rocca po (come viene chiamato il bosco 49° reggimento di Artiglieria di stan- Santa Maria, che si trova a quota 997 Martese dagli abitanti del posto). za a Teramo, il 17 settembre il capita- metri, a 1,2 chilometri di distanza u qui che il 25 settembre 1943 no Bianco ricevette l’ordine di ricon- dal capoluogo comunale. Immerso si ebbe il primo vero episodio segnare le armi ai soldati tedeschi, i nel cuore dei , nel di resistenza armata al nazi- quali si impegnarono a non fare rap- territorio del Parco nazionale del Gran Ffascismo in Italia. Definita da Fer- presaglia sulla popolazione civile e Sasso e Monti della Laga, il paese è ruccio Parri “la prima battaglia par- proseguirono la marcia verso Ascoli. rivolto verso le due catene montuose tigiana in campo aperto” (a Porta Dopo quell’episodio, il capitano del parco medesimo che da qui si San Paolo si combatté in città), la d’artiglieria Giovanni Lorenzini fu colgono con un solo sguardo. Il bor- battaglia di Bosco Martese fu consi- l’unico ad opporsi all’ordine del co- go è posto su un promontorio che derata dallo storico Roberto Batta- lonnello Scarienzi e la sera stessa di sovrasta l’alta valle del Tordino. glia come un “esordio clamoroso” quel 17 settembre diede ordine che Il nucleo abitato è costituito da un del movimento partigiano naziona- uomini e mezzi alle sue dipendenze gruppo raccolto di case, con la chie- le, per via del suo “carattere militare si trasferissero nel Bosco. Secondo sa leggermente distaccata da queste, evoluto, quel carattere che la Resi- quanto riporta lo stesso Lorenzini in come è tipico dei borghi di questi stenza acquisterà nel suo complesso un rapporto che nel giugno 1944

Patria indipendente giugno 2013 24 Itinerari della Resistenza

ne di fuoco, ripiegò sulla strada Tera- mo-Pescara. Dopo il combattimen- to, gli insorti (su proposta del maggiore jugoslavo Mattiatievic) si dispersero in piccole bande per con- tinuare la lotta. Nel pomeriggio del 26 settembre i tedeschi cannoneggia- rono a lungo il Bosco, che però era ormai deserto. Tra il 26 e il 27 set- tembre cinque uomini che avevano preso parte alla battaglia furono fuci- lati dai tedeschi, altri (a riprova delle carenze organizzative) vagarono per giorni nei boschi senza meta, riuscendo però a scampare alla fe- Una banda partigiana in una foto dell’epoca La lapide di Fonte Palumbo roce caccia all’uomo dei tedeschi. ome già detto, nonostante i inoltrò al comando supremo del combattimento vero e proprio, emer- limiti e le carenze organizza- nuovo esercito italiano, quando il 19 sero tuttavia evidenti limiti organiz- tive dimostrate da quel primo settembre raggiunse insieme ai suoi zativi e di comando. La mattina del Cnucleo di resistenza armata, e andan- uomini la località prescelta vi trovò 25 settembre, quando arrivò la noti- do oltre un discorso puramente mili- già alcuni esponenti dell’antifasci- zia che un battaglione motorizzato tare, non c’è dubbio che la battaglia smo teramano. Fra questi, i fratelli tedesco composto da 32 automezzi di Bosco Martese segnò una vera e Felice e Antonio Rodomonti, “lì ri- era in marcia verso il campo, il di- propria svolta per il movimento par- fugiati per sfuggire alle rappresaglie spositivo di difesa non era ancora del tigiano abruzzese. Dopo quell’episo- dei nazifascisti”. Nei giorni successivi tutto pronto. I primi a sostenere l’ur- dio, sulle montagne teramane (e non arrivarono man mano altri uomini, to della colonna tedesca furono otto solo) le bande partigiane riuscirono a senza alcun accordo preventivo né partigiani, in prevalenza giovani, po- darsi una struttura solida e ad opera- tra singoli né tra gruppi. La scarsa sti a guardia di un deposito di armi e re con una certa efficacia, soprattutto univocità delle testimonianze impe- viveri presso un mulino: sette di essi dopo la fine del terribile inverno ’43- disce di comprendere a fondo le ra- furono fucilati, soltanto uno soprav- ’44: furono stabiliti i primi contatti gioni di quella scelta. Sta di fatto che, visse. Secondo la ricostruzione fatta tra gruppi prima autonomi e fu costi- una volta decisa la concentrazione al da Lorenzini, nella battaglia i tede- tuito un unico coordinamento sotto il Cippo (sinonimo dialettale di Cep- schi persero circa 50 uomini (30 se- cui controllo si sarebbero mosse alcu- po), fra il 20 e il 24 settembre ci fu condo altre fonti), cinque camion e ne centinaia di uomini organizzati in un continuo pellegrinaggio di uomi- due autovetture. Il comandante del cinque bande (o settori), ciascuna del- ni (militari, vecchi e nuovi antifasci- battaglione, il maggiore Hartman, le quali, suddivisa in più squadre, sti, ma anche semplici cittadini) i fu catturato e fucilato, mentre il resto avrebbe operato con un proprio capo quali, munitisi di armi e munizioni della colonna, dopo una dura reazio- e in una determinata area. abbandonate dai soldati sbandati o sottratte dalle caserme, decisero di fronteggiare i tedeschi sul terreno della lotta armata. In loro aiuto cor- sero anche molti soldati slavi fuggiti dal vicino campo di concentramento di Tossicia, come pure soldati inglesi, canadesi, statunitensi, neozelande- si e australiani, anch’essi evasi dai vari campi di prigionia: in tutto fu- rono più di mille gli uomini che presero parte alla battaglia. a guida effettiva delle opera- zioni del gruppo fu presa dal capitan Bianco (l’artefice Ldell’insurrezione contro la colonna corazzata tedesca), insieme ad alcuni esponenti politici e ai capi delle for- mazioni Rodomonti e Ammazzalor- so. Quando si giunse alla fase del Un gruppo di partigiani abruzzesi

25 Patria indipendente giugno 2013