Comune di Monteroni d’

Mappa Strategica

Comune di Monteroni d’Arbia

Mappa Strategica

ldp [associati]

Antonio Mugnai Luca Gentili Anna Calocchi Michele Neri Stefania Rizzotti

Roberta Ciccarelli Andrea Magrini

ottobre 2006 le infrastrutture di fondovalle 9 la Cassia 10 la ferrovia 13 i margini naturali 17 margine ovest: il piede delle colline 18 margine est: il parco fl uviale 20 il sistema degli insediamenti collinari 25 le connessioni trasversali 29 il cuneo verde tra Ponte a Tressa e More di Cuna 30 l’asse urbano di Monteroni 34 l’asse di connessione dei parchi agricoli di Ponte d’Arbia 38 il sistema insediativo 43 la residenza 44 i luoghi centrali 46 le attività produttive 48 le grandi fabbriche 51 la Tabaccaia 52 la Grancia di Cuna 53 la Filanda 55 il territorio aperto 57 prime linee statutarie per la tutela del territorio 61 Questo documento, che abbiamo chiamato “mappa strategica”, è successivo all’Avvio del Procedimento e ne costituisce la naturale evoluzione; non rappresenta la “bozza” del nuovo Piano del Comune di Monteroni, quanto piuttosto l’esito di una prima operazione di riordino delle tante questioni emerse ed il tentativo di mettere a fuoco uno sguardo d’insieme per capire quali mosse risultino prioritarie in un territorio complessivamente di pregio costituito da una vasta area di fondovalle che è stata oggetto, negli ultimi cinquant’anni, di un consistente sviluppo delle infrastrutture stradali e ferroviarie e luogo privilegiato per una rapida e spesso disorganica crescita edilizia. In questa fase di elaborazione del nuovo Strumento Urbanistico, il lavoro del gruppo di progettazione si è concentrato sull’ascolto degli orientamenti e delle istanze prospettate dall’Amministrazione Comunale, dagli abitanti e dalle principali realtà produttive. La formazione del nuovo Piano può, infatti, essere un’occasione importante per rifl ettere sulle prospettive di una comunità, anche se dobbiamo evitare di conferire su di esso aspettative sproporzionate alle sue concrete ed effettive potenzialità. Occorre precisare, infatti, che non tutti i problemi che riguardano il territorio di Monteroni d’Arbia, così come di altri, potranno essere risolti solo attraverso la nuova strumentazione urbanistica. Allo stesso tempo però, il lavoro sul Piano, per espressa scelta, intende affrontare anche quelle tematiche, se emergenti, la cui risoluzione sappiamo con certezza non potrà dipendere dalla nuova strumentazione urbanistica; questo allo scopo comunque di individuare possibili ed ulteriori materie di studio ed analisi, necessarie al raggiungimento degli obiettivi individuati e prefi ssati con il Piano stesso. Il Piano Strutturale è uno strumento urbanistico di concezione relativamente recente. Esso è stato introdotto nella prassi urbanistica solo dal 1995, cioè con l’approvazione di una legge regionale, la cosiddetta “Legge 5” - poi sostituita dalla più recente “Legge 1” del gennaio 2005 - che lo istituiva assieme al Regolamento Urbanistico ed al Programma Integrato d’Intervento. Il Piano Strutturale è uno strumento assolutamente innovativo rispetto al tradizionale Piano Regolatore. Gli elaborati che lo costituiscono possiedono, generalmente, un grado di “astrazione” molto maggiore, in quanto le scelte di dettaglio e le norme direttamente prescrittive sono rimandate ad una fase successiva: quella appunto del Regolamento Urbanistico. Il documento della “mappa strategica” non deriva invece da nessuna disposizione legislativa, ma in alcuni casi è stato utilizzato allo scopo di sollecitare, su alcuni temi considerati principali, un confronto che coinvolga alcune delle fi gure considerate essenziali e interessate a vario titolo alla redazione del nuovo Piano Strutturale: prima fra tutte l’Amministrazione Comunale, ma anche altri Enti quali Provincia, Regione, Soprintendenza ed Usl, le principali associazioni, i professionisti, gli operatori del settore edile, la cittadinanza nel suo complesso. Questo documento è stato prodotto con il contributo dell’Uffi cio di Piano e degli Uffi ci Comunali che si occupano delle tematiche del territorio. Esso introduce, in forma più o meno avanzata, una serie di temi progettuali ritenuti d’importanza strategica per le sorti del Comune di Monteroni. La loro analisi e messa a fuoco sono indispensabili per orientare i contenuti del nuovo Piano e precisare alcune prime strategie ed obiettivi sui quali basare il lavoro. Tali questioni sono affrontate nella “mappa strategica” seguendo una lettura del territorio per “strati” tematici e per “fi gure territoriali”, cercando di proporre e chiarire in tal modo la metodologia di studio adottata fi nora. Attraverso tale lettura si tenta di identifi care e chiarire i principali indirizzi progettuali, allo scopo non tanto di fornire risposte defi nitive, quanto piuttosto di individuare una prima traccia di lavoro sugli interventi di trasformazione, quelli che potenzialmente potrebbero ri-defi nire la struttura insediativa urbana e territoriale.

Le infrastrutture di fondovalle

Il territorio di Monteroni ed in particolare la parte riferita al cosiddetto capoluogo, ha avuto uno sviluppo abbastanza recente che ha trovato, quali elementi territoriali ordinatori e/o condizionanti, alcune infrastrutture viarie localizzate sul fondovalle e disposte parallelamente al corso del fi ume Arbia - la Cassia e la ferrovia – assieme ad alcune emergenze quali la “tabaccaia”, il “mulino fortifi cato”, la “fi landa” ed il sistema dei canali (le cosiddette “gore”). La prima vera crescita del capoluogo è avvenuta dopo gli anni sessanta, nella parte di territorio compresa tra la Cassia ed il tracciato ferroviario ed ha superato in una fase successiva il limite dei binari per proseguire, in anni più recenti ad occupare progressivamente il suolo fi no ad intaccare, in parte, il piede della collina. Lo stesso modello di crescita insediativa è rintracciabile, con analoghe caratteristiche, anche più a nord nella frazione di Ponte a Tressa. L’infrastrutturazione di fondovalle continua tutt’oggi a condizionare le scelte urbanistiche e al di là degli indubbi vantaggi che in termini di mobilità esse hanno portato al territorio di Monteroni, vengono comunque percepite e rappresentano indubbiamente delle barriere da superare, dei catalizzatori di traffi co, in buona sostanza dei generatori di confl itti e contrasti con le funzioni presenti lungo i loro margini – residenze ed attività commerciali per lo più, ma anche attività collettive e di uso pubblico. Per superare tali barriere sono necessari costosi, impegnativi e spesso impattanti strutture di attraversamento: “sotterranee” o “sopraelevate”; per ridurre i fenomeni di “sovraccarico” e di “confl ittualità” lungo il loro percorso, sono necessarie “variazioni” e “deviazioni” del loro tracciato. Su questi assi si sono da tempo concentrati alcuni interventi tesi a mitigare le problematiche sopra accennate ed anche il Piano Strutturale è chiamato a fornire risposte e soluzioni coerenti con un disegno possibilmente più organico e maggiormente integrato al tessuto urbano esistente ed a quello futuro.

9 La Cassia

La “vecchia” Cassia attraversa l’intero territorio comunale da Nord a Sud passando attraverso i principali centri abitati: Ponte a

Tressa, More di Cuna, Monteroni, Lucignano e Ponte d’Arbia, prima di entrare nel territorio di Buonconvento. Da tempo è stata realizzata una “bretella” che evita l’attraversamento di Lucignano ed abbastanza recentemente è stata data attuazione ad un primo stralcio della “nuova” Cassia in corrispondenza del capoluogo. Originariamente il progetto prevedeva una grande strada di comunicazione a quattro corsie con doppia carreggiata ed uscite previste con svincoli a livelli sfalsati, per consentire un rapido collegamento tra e Roma, alternativo a quelli già esistenti utilizzando l’Aurelia o l’Autostrada del sole.

Il progetto originario sembrerebbe al momento alquanto ridimensionato, almeno nel tratto che interessa la Provincia di Siena, prevedendo per i restanti tratti una nuova strada a sole due corsie ed unica carreggiata, spesso sovrapposta al tracciato esistente

(in particolare all’esterno dei centri abitati).

La realizzazione della nuova Cassia rimane comunque, anche nella sua versione ridotta, un’importante opportunità per migliorare la vivibilità e la fruibilità dei centri urbani attualmente attraversati dal vecchio tracciato.

Il nuovo sistema viario servirà ad assorbire la crescente domanda di mobilità dovuta all’incremento demografi co degli ultimi anni ed a liberare la vecchia strada dal traffi co pesante, che appare ormai da tempo incompatibile con la modesta sezione stradale e con le funzioni presenti lungo il suo tracciato all’interno dei centri abitati.

In corrispondenza delle aree urbane, con la realizzazione delle singole varianti, l’originario tracciato della Cassia potrà pertanto

1 2 Prime fasi del cantiere in via Roma a Monteroni d’Arbia 3 Stato attuale del cantiere

3 1 2

10 Le infrastrutture di fondovalle la Cassia a Ponte a Tressa

la Cassia a More di Cuna

Monteroni d’Arbia - via San Giusto

la Cassia a Ponte d’Arbia

11 tornare ad essere una parte integrante della rete stradale urbana a servizio quasi esclusivo della popolazione residente.

Questo processo è già in atto nel Capoluogo, dove la realizzazione della Nuova Cassia consente di riproporre, per il “vecchio tracciato”, un ruolo cardine per la struttura urbanistica e sociale del paese.

Il Piano Strutturale dovrà assecondare e sfruttare le previsioni in questo momento in corso di realizzazione a sud e a nord di

Monteroni, con il duplice obiettivo di ottimizzare il funzionamento del principale asse viario e di alleggerire il transito sui principali centri abitati, restituendo ad una parte dei nuclei storici un miglior livello di vivibilità, riducendo quasi totalmente il transito meccanizzato di attraversamento.

In questo momento le problematiche riguardanti tali fenomeni sono molteplici, ma quella principale è riferibile ad una presenza consistente di traffi co pesante che investe tale tracciato e che si auspica sia ampliamente smaltito dalla nuova infrastruttura e magari ulteriormente ridotto mediante un nuovo e più effi ciente utilizzo del tracciato ferroviario.

A Monteroni d’Arbia sono in corso i lavori per la parziale pedonalizzazione di un discreto tratto della vecchia Cassia, i quali congiunti alla futura realizzazione di via San Giusto, consentiranno di raggiungere gli obiettivi preposti.

Il proseguimento del nuovo tracciato in direzione d’Isola d’Arbia, potrà consentire interventi analoghi di riqualifi cazione urbana anche per le frazioni di Ponte a Tressa e More di Cuna, con indubbi vantaggi sul livello qualitativo, in particolare per le vecchie abitazioni prospicienti la strada.

4 Stato attuale del cantiere in via Roma a Monteroni d’Arbia 5 6 Stato attuale della Cassia a Ponte a Tressa

4 5 6

12 Le infrastrutture di fondovalle

La ferrovia

Un intervento che potenzialmente potrebbe generare ancora più consistenti e decisive modifi cazioni strutturali sull’assetto della mobilità a Monteroni è la trasformazione dell’attuale servizio ferroviario in un più effi ciente e moderno treno metropolitano, che conviva con l’attuale servizio dei treni regionali.

Il progetto è ancora in fase di studio, ma se attuato potrà assumere un valore strategico nel diffi cile compito di realizzare a

Monteroni una reale alternativa al trasporto privato.

Uno degli obiettivi di questo nuovo sistema di trasporto, oltre a rafforzare e migliorare il livello del servizio pubblico, è anche quello di dare origine ad un nuovo rapporto con la città di Siena, non più dipendente quasi esclusivamente da logiche di tipo pendolaristico. Un rapporto cioè a “doppia valenza” basato su ipotesi che possano prevedere l’insediamento di nuove funzioni di eccellenza, capaci di attrarre fl ussi anche oltre i propri confi ni; che abbiano la capacità di innescare una valorizzazione delle notevoli, ma poco note, qualità del territorio nel suo complesso, che se adeguatamente promosse potrebbero innescare fl ussi turistici interessati a conoscere un paesaggio meno affermato, ma di grande valore ed alcuni gradevoli centri minori della Val d’Arbia.

Il progetto prevede l’utilizzo di buona parte delle strutture ferroviarie esistenti e, almeno in una prima fase, la realizzazione di alcune opere d’interscambio per consentire la coesistenza del nuovo servizio metropolitano con quello regionale. Naturalmente dovranno essere incrementate il numero delle stazioni, attraverso la realizzazione di semplici fermate dotate dei livelli minimi di

7 Punto in cui la tratta verso sovrapassa quella verso Buonconvento (copertina di “Tuttotreno” maggio 2005) 8 La stazione di Monteroni d’Arbia

7 8

13 servizio e di una pensilina di protezione. In corrispondenza di ogni nuova fermata potranno essere, a seconda dei casi, realizzati modesti parcheggi scambiatori e parcheggi per biciclette e creati nuovi percorsi pedonali di collegamento con le aree residenziali e con i principali servizi pubblici.

La possibile rivitalizzazione che tale nuovo sevizio potrebbe innescare potrà avere effetti benefi ci anche sui cosiddetti centri minori o frazioni quali Ponte a Tressa e Ponte d’Arbia.

A Ponte a Tressa la stazione è già esistente anche se adesso versa in condizioni di degrado esteso anche agli spazi circostanti.

Anch’essa potrà essere comunque veicolo di qualità soprattutto considerando la possibilità di un semplice ricongiungimento con un’area adiacente nella quale sono previsti interventi di carattere urbano ad interesse pubblico.

A Ponte d’Arbia l’ipotesi di insediare una nuova fermata del treno metropolitano è interessante per le prospettive di spostamento veloce che questa potrebbe offrire. Si riscontra, attualmente, la presenza di un edifi cio delle ferrovie facilmente raggiungibile dal paese percorrendo un breve tratto di strada, che però interessa il territorio di Buonconvento. Sarà importante per Ponte d’Arbia un approfondimento dello studio sul servizio metropolitano, per poter valutare costi e benefi ci derivanti dal prolungamento del servizio fi no a quest’area, da inquadrarsi forse in un ottica di più ampio respiro che dovrà coinvolgere anche le politiche sul territorio del Comune di Buonconvento.

9 Schema della nuova linea metropolitana 10 Piccola stazione di trasporto pubblico a Merano

9 10

14 Le infrastrutture di fondovalle

fermata di Ponte a Tressa / nuovi spazi

fermata di More di Cuna / nuovi spazi

fermata di Cuna / nuovi spazi

fermata Monteroni d’Arbia - tabaccaia

fermata Monteroni d’Arbia - impianti sportivi

fermata Monteroni d’Arbia sud

fermata Monteroni Lucignano

fermata Ponte d’Arbia

15

I margini naturali

Se la Cassia e la Ferrovia hanno costituito nel tempo dei margini “artifi ciali” a volte diffi cilmente superabili, nel territorio di

Monteroni esistono anche altri margini, più naturali, il cui superamento non costituisce una necessità ed ha invece determinato, nel passato, l’insorgenza di problematiche di carattere ambientale, generando un impatto alquanto discutibile sul territorio e sul paesaggio circostante.

I margini naturali della parte di territorio compresa tra Ponte a Tressa e Ponte d’Arbia sono rappresentati ad ovest dalle colline delle crete che accompagnano tutto il percorso della piana di fondovalle, e ad est dal fi ume Arbia corridoio naturale segnato da una ricca vegetazione ripariale.

17 margine ovest: il piede delle colline

Il nuovo Piano Strutturale dovrà affermare la volontà di mantenere integro il paesaggio delle colline evitando che venga aggredito da una progressiva ed indifferenziata espansione delle aree urbane di fondovalle. A tale proposito è ipotizzabile l’istituzione di un margine da individuare anche a fronte di studi specifi ci ed approfonditi che tengano conto dei molteplici fattori che possono determinare tutele non solo riferite ai caratteri estetici e percettivi del territorio ma anche a quelli funzionali e di messa in sicurezza del territorio.

Il margine delle colline dovrà avere pertanto l’obiettivo di tracciare una sorta di confi ne virtuale d’importante valenza tra le pendici collinari ed il fondovalle del fi ume Arbia. Fissare cioè un limite che stabilisca l’obbligo di modifi care i principi ordinatori che hanno caratterizzato la crescita e lo sviluppo dell’area di pianura ed istituisca una sorta di salvaguardia attiva per quella parte di territorio ad ovest del fondovalle, che si affaccia su di esso con un andamento collinare caratterizzato da scorci panoramici di pregio.

Una linea della quale oggi intuiamo il tracciato ma che solo con successivi studi ed approfondimenti, da compiere in sede di elaborazione del Piano Strutturale, potrà assumere una forma più defi nita e soprattutto acquisire compiti e ruolo adeguati all’obiettivo proposto.

Vista delle colline che si affacciano sul fondovalle dell’Arbia dal poggio di Ponte a Tressa

18 I margini naturali

19 margine est: il parco fl uviale Il percorso del fi ume Arbia costituisce ad est dei centri abitati un margine naturale d’altissimo pregio e valore ambientale. Il fi ume è spesso rappresentato nell’immaginario collettivo come un potenziale nemico, un elemento naturale da temere perché incontrollabile e soggetto a mutamenti repentini ed a volte imprevedibili: fattore di rischio per le attività circostanti e per le abitazioni; al tempo stesso però viene percepito anche come risorsa aggiunta di un territorio, elemento non solo ambientalmente caratterizzante, ma anche funzionalmente legato ad una serie di attività quali lo sfruttamento del potere energetico, di trasporto e produttivo. Come sostiene effi cacemente Vittoria Calzolari in un saggio pubblicato su Casabella dal titolo “Natura, sito, opera: il caso del parco fl uviale”, (Casabella 575-576, gennaio-febbraio 1991), “Il fi ume è la manifestazione più tangibile e condensata della risorsa acqua, esprime due realtà storiche antitetiche e insieme complementari del rapporto uomo natura: quella della permanenza e della continuità e quella del rapido cambiamento. Da una parte il fl usso continuo dell’acqua esercita un’azione lenta e inesorabi- le di modellamento delle rocce e dei suoli creando siti diversissimi; (…) dall’altra parte il fi ume può essere il protagonista diretto d’eventi che trasformano in poche ore d’alluvione intere regioni…” “… Al parco fl uviale viene affi dato il compito di recuperare valori perduti, contemperare vecchie e nuove esigenze e diffi denze, comporre attività e luoghi spesso confl ittuali in una trama che dovrebbe trovare il suo connettivo nella recuperata qualità ambientale e dovrebbe esplicarsi in un nuovo paesaggio.” Costruire un nuovo rapporto tra i centri abitati ed il fi ume può essere, alla luce di tali rifl essioni, un obiettivo impegnativo ma importante per il nuovo Piano. La ridefi nizione di un margine naturale così ricco di potenzialità offre opportunità cui diffi cilmente potremo rinunciare. Il Piano di Siena prevede la realizzazione di un’area protetta lungo il fi ume, in accordo con i Comuni limitrofi lambiti dal corso

1 Accesso al fi ume da Ponte a Tressa 2 Fiume Arbia 3 4 Zona per la pesca sportiva a Ponte d’Arbia

1 2 3 4

20 I margini naturali

dell’Arbia. L’obiettivo comune è la realizzazione di un “parco fl uviale” attraverso il quale connettere attraverso percorsi pedonali, ciclabili, aree per lo svago, i centri abitati che sorgono lungo il fi ume. Il risultato dovrebbe essere un continuum di verde, più o meno strutturato, che colleghi Taverne d’Arbia a Ponte d’Arbia per poi proseguire nel Comune di Buonconvento. La realizzazione del Parco fl uviale potrà consistere prevalentemente in interventi di tutela e ripristino del paesaggio e della ve- getazione esistente, di manutenzione dei sentieri, di creazione di piccole aree di sosta attrezzate e di nuovi tratti di connessione per l’individuazione di un percorso continuo. Un primo sguardo allo stato attuale della vegetazione ripariale fornisce alcune linee guida di approfondimento relativamente agli interventi strettamente naturalistici da prevedere nel processo di realizzazione del parco fl uviale. Tali lembi costituiscono un esempio, anche se limitato, di quella bellissima vegetazione riparia naturale che è possibile incontrare lungo i fi umi dell’Italia centrale e potrebbero rappresentare un buon punto di partenza per eventuali interventi di reimpianto di specie autoctone. Il tratto di fi ume raggiungibile in pochi minuti di passeggiata dal paese ha un forte legame con l’agglomerato urbano, riscontra- bile dalla maggior diffusione di specie ruderali ed esotiche invasive: in questo caso, cioè in corrispondenza di aree con caratte- ristiche di forte antropizzazione, appaiono necessarie vere e proprie opere di bonifi ca, privilegiando i metodi naturalistici a quelli tradizionali. Il Parco Fluviale potrebbe attraversare tutto il territorio comunale da Nord a Sud, costeggiare ed includere naturalmente il fi u- me Arbia. Attorno al fi ume le aree coinvolte dovrebbero variare le proprie dimensioni a seconda delle peculiarità che via via si incontrano sul territorio o delle specifi cità che si ritengono adatte ad alcune zone di questo parco.

7 Sentiero lungofi ume a Ponte d’Arbia destinato a divenire nuovo tratto 5 6 Pista ciclabile a della ciclabile Poggibonsi Buonconvento

5 6 7

21 Potranno essere previsti nelle aree adiacenti i centri abitati di Ponte a Tressa, Monteroni d’Arbia e Ponte d’Arbia la realizzazione di sentieri maggiormente attrezzati che potranno in alcuni casi essere illuminati ed in parte pavimentati. Nella zona di Ponte d’Arbia tale passeggiata non potrà che intersecarsi e costituire una naturale evoluzione della zona attrezzata per la pesca sportiva, di recente realizzazione. Gli accessi al parco fl uviale potranno avvenire per larga misura attraverso i percorsi esistenti che si dipartono dai centri abitati per i quali potrà essere previsto un adeguamento attraverso minime opere di urbanizzazione che li rendano idonei al ruolo di invitanti portali di accesso al lungofi ume. Per garantire una continuità di percorrenza pedonale lungo tutto il tragitto del fi ume potrebbe prevedersi la realizzazione di una passeggiata-escursione naturalistica, di piacevole fruizione, che nelle zone in adiacenza ai centri abitati potrebbe divenire un semplice luogo di passeggio “urbano”. Tale percorso potrà in parte coincidere od intersecarsi con una seconda linea di mobilità parallela al corso dell’Arbia costituita dalla nuova pista ciclabile Poggibonsi Buonconvento che da Monteroni d’Arbia, in direzione Ponte d’Arbia, non si discosti molto dal tracciato del fi ume. Risulta importante sottolineare l’importanza strategica del parco assieme al percorso ciclabile, che fa parte di un lavoro di co- progettazione e verifi ca intercomunale che si auspica possa essere la prima occasione naturalistico sostenibile di connessione tra i diversi comuni.

8 Banchina per il passeggio sul fi ume 9 Area canoe lungofi ume 10 Posteggio per biciclette, Shiga, Giappone

8 9 10

22 I margini naturali

passeggiata lungofi ume di Ponte a Tressa

passeggiata lungofi ume di Monteroni d’Arbia

la ciclabile della Val d’Arbia

parco attrezzato per la pesca sportiva

passeggiata lungofi ume di Ponte d’Arbia

23

Il sistema degli insediamenti collinari

Salvaguardare le aree collinari non serve solo a mantenere intatte le qualità paesaggistiche, ma anche a preservare i segni an- cora leggibili dell’organizzazione mezzadrile in base alla quale ha preso corpo la forma del territorio e che è rimasta pressoché inalterata, almeno fi no all’avvento della meccanizzazione in agricoltura. Il territorio che oggi conosciamo è il frutto di un’accorta distribuzione degli insediamenti sul territorio aperto, di una spontanea ma appropriata distanza tra i poderi; una testimonianza storica questa ancora visibile, mentre le colture, la tessitura dei campi, la regimentazione delle acque hanno subito modifi che più consistenti ed a volte radicali, in seguito all’introduzione delle nuove tecniche di coltivazione. Attraverso la lettura morfologica del territorio di Monteroni è stato possibile ricostruire la trama delle relazioni tra i diversi inse- diamenti collinari e riferirli al diffuso sistema dei crinali e degli spartiacque. La loro posizione in cresta o in mezza costa, ha spesso determinato variazioni del loro principio insediativo e condizionato la creazione di modelli di riferimento che sono stati seguiti nel corso degli anni in occasione delle numerose ed a volte consistenti opere di modifi ca e adattamenti del contesto alle mutate esigenze abitative e produttive. Come già detto, da un lato la meccanizzazione delle attività agricole, dall’altro l’introduzione di nuovi materiali e tecniche edilizie, hanno costituito dal dopoguerra ad oggi, una rottura evidente, rispetto al passato, delle metodologie e dei processi di costruzione e modifi ca dei contesti rurali. L’introduzione del cemento armato e dell’acciaio, che hanno consentito di superare i limiti strutturali imposti dai materiali tradi- zionali come il legno, la pietra ed il cotto, assieme alla perdita di una certa sensibilità architettonico-ambientale istintivamente posseduta dagli antichi abitanti delle campagne, ha provocato, nel migliore dei casi, un’alterazione consistente ed incontrollata dei caratteri primitivi degli insediamenti rurali ed ha comportato, in alcuni casi estremi, la loro defi nitiva ed irrecuperabile scom- parsa.

25 Una certa cultura, oggi molto diffusa, sembra aver ritrovato una certa sensibilità, molto meno spontanea, verso il contesto rurale con un progressivo apprezzamento dei modelli abitativi preindustriali. Tale atteggiamento è facilmente riscontrabile nei nuovi quartieri residenziali realizzati nell’ultimo quinquennio, dove ad elementi strutturali tipologicamente contemporanei, vengono sovrapposti elementi di chiusura e fi nitura che richiamano – spesso con forme improprie ed ibridate con culture estranee alla nostra regione - elementi fi gurativi del passato ed utilizzano materiali cosiddetti tradizionali. Questi “pastiche” trovano campo, sovente, anche in occasione d’interventi di recupero di contesti rurali, anche di pregio, conferendo ai medesimi effetti caricaturali e marcatamente artefatti, abbastanza vistosi. Il Piano Strutturale, avendo quale obiettivo la tutela “attiva” dei contesti rurali e del territorio aperto, dovrà defi nire i criteri attra- verso i quali riproporre un corretto equilibrio tra le mutate esigenze in termini abitativi ed insediativi ed il rispetto e la salvaguardia dei caratteri essenziali dell’architettura rurale di pregio. A tale proposito risulta fondamentale comprendere che l’insieme dei poderi, delle ville, delle case padronali, delle fattorie e degli annessi agricoli; delle loro pertinenze, dei giardini, dei parchi, delle aie; dei loro sistemi di accesso e delimitazione, le strade, i viali, le gradonate, i muri a secco, le siepi ed i fi lari, appartengono tutti ad un sistema codifi cato nel tempo, che fatichiamo sempre di più a riconoscere ed a rispettare come tale. Compito del Piano sarà allora quello di instillare alcuni principi quali il rispetto della trama di relazioni tra le singole entità rurali, la tutela dei loro delicati e fragili rapporti dimensionali, la valorizzazione dei materiali e delle tecniche costruttive autenticamente originarie, la rivalutazione delle soluzioni architettoniche, funzionali e decorative originali. Nell’ambito di elaborazione del Quadro Conoscitivo della nuova strumentazione urbanistica è prevista la redazione di un rilievo a tappeto e sul campo di tutta l’edilizia rurale di pregio. Verrà cioè elaborata una schedatura dettagliata di ogni singola abitazione e annesso rurale, con una raccolta sistematica di informazioni registrate sia in forma testuale che grafi ca, assieme ad una estesa e completa documentazione fotografi ca. Tale rilievo costituirà la base per la defi nizione puntuale ed esaustiva delle regole di comportamento su tali manufatti, in occasione di interventi di recupero, parziale trasformazione o riconversione funzionale.

26 Il sistema degli insediamenti collinari

Schema degli insediamenti e dei percorsi di crinale

27

Le connessioni trasversali

Fino adesso abbiamo trattato sistemi e fi gure territoriali esistenti, cui il Piano dovrà cercare di riferire alcuni progetti d’adeguamento e di miglioramento funzionale, assieme ad azioni più generali di tutela e salvaguardia ambientale e paesaggistica. Ci siamo così occupati della trama diffusa costituita dagli insediamenti rurali di collina, per certi versi correlata ad alcune fi gure territoriali: i margini naturali e le fasce infrastrutturali longitudinali. In particolare relazione con queste fi gure è ipotizzabile la creazione di un sistema di connessioni trasversali, aree scoperte prevalentemente trattate a verde ed innervate di percorsi pedonali e ciclabili, che abbiano lo scopo primario di mettere in rapporto tra loro i principali elementi lineari: il fi ume ed il parco fl uviale, la vecchia

Cassia, la pista ciclabile di attraversamento nord-sud, la ferrovia da un lato, con il tessuto insediativo compatto e con i principali spazi aperti di relazione e di scambio che ne caratterizzano la struttura dall’altro.

29 Il cuneo verde tra Ponte a Tressa e More di Cuna Il ruolo degli spazi verdi nel contesto urbano può assumere valenze molto diverse tra loro, mirate alla valorizzazione degli spazi non edifi cati e conseguentemente alla migliore fruizione degli spazi costruiti. Può costituire infatti il mezzo di penetrazione e distribuzione tra gli spazi pubblici e quelli privati o tra luoghi urbani e la campa- gna circostante; può essere concepito come confi ne invalicabile per l’edifi cato, oppure come la struttura che sostiene un centro sportivo o altre attrezzature di interesse collettivo. Le frazioni di Ponte a Tressa e More di Cuna sono tra loro ravvicinate e destinate a saldarsi se non sarà interrotto il processo di naturale e quasi scontata espansione lungo l’asse primario costituito dalla Strada Statale. Allo stato attuale lo spazio verde compreso tra i due centri urbani non è interessato, se non in minima parte, da nuove costruzioni. Questa fascia verde residua è un’importante occasione, se letta in tale ottica e per questo motivo si ritiene importante salvaguar- darla, sancendo il suo mantenimento e tutelandone l’attuale integrità, in modo da impedire e bloccare il fenomeno d’espansione residenziale già in atto. Questa fascia, che abbiamo enfaticamente defi nito “cuneo verde”, potrà svolgere il triplice compito di presidiare la discontinuità urbana tra le due frazioni, di dotarle di nuovi spazi aperti fruibili per il tempo libero, per lo svago e per un rinnovato rapporto con la natura, ed infi ne per connetterle adeguatamente da un lato alle colline, dall’altro alle nuove strutture del futuro sistema di trasporto metropolitano e del doppio nuovo asse pedonale della Cassia e del parco fl uviale.

30 Le connessioni trasversali

La realizzazione del “cuneo verde” permetterà inoltre di mantenere libere alcune prospettive verso una delle principali eccellenze architettoniche di Monteroni, cioè la Grancia di Cuna, presenza signifi cativa che contribuisce a caratterizzare l’identità di questo territorio. In una zona d’alto valore paesaggistico la relazione tra centri urbani e natura è un aspetto qualifi cante che dovrà essere raffor- zato proprio attraverso scelte coraggiose, decise e defi nite, quali ad esempio quella di mantenere continuità visiva e fi sica tra le pendici delle colline ed il fi ume, di realizzare un sistema naturale dalle caratteristiche mutevoli: prima agricolo, poi urbano, infi ne fl uviale. Dal punto di vista vegetazionale si dovranno mantenere nel “cuneo verde” quelle prerogative di seminaturalità che caratterizzano il paesaggio toscano nei suoi aspetti di migliore conservazione. A questo proposito risulta interessante, dal punto di vista paesag- gistico e naturalistico, incrementare la presenza di siepi, elementi orizzontali di continuità essenziali per la conservazione della biodiversità sia fl oristico-vegetazionale che faunistica. Come già accennato questa ampia fascia verde dovrà servire ad intensifi care le relazioni tra i due centri, ospitando attività all’aria aperta in spazi fl essibili ed informali, prevedendo una serie di percorsi pedonali che consentano il collegamento delle frazioni in modo alternativo alla viabilità principale. La separazione tra i fl ussi meccanizzati e quelli pedonali o ciclabili, permetterà di defi nire una rete di percorsi sicuri a tutela delle

1 Asilo nido Scuola materna

2 Centro aggregazione giovani Ludoteca

3 Centro civico Farmacia Biblioteca

4 Parco

5 Percorso pedonale e ciclabile Aree sosta

31 fasce sociali più deboli come i bambini, gli anziani e i disabili, per realizzare concretamente una città anche a partire dalle loro esigenze. A contatto con tale fascia, sul lato verso Ponte a Tressa sono concentrati alcuni importanti luoghi pubblici: impianti sportivi, la stazione ferroviaria, spazi verdi con giochi per i bambini. In adiacenza a tali servizi già realizzati è previsto l’insediamen- to di nuove funzioni utili alla collettività rappresentate dal centro civico, la farmacia, una mediateca ed una biblioteca. Attraverso un progetto complessivo e di ampio respiro che dovrà riguardare l’intera area verde e tutte le aree limitrofe, si potrà attuare una vera e propria “ricucitura” di tutti gli spazi aperti e dei percorsi pedonali, oggi molto frazionati e poco fruibili. Allo stesso tempo dovrà essere valutata la migliore soluzione per realizzare un nuovo attraversamento della ferrovia per rendere maggiormente confortevole il collegamento dell’area residenziale più recente, al di là dei binari, con la Cassia e, in particolare, con la nuova tangenziale. La soluzione che sembra rispondere in modo più effi cace a questa esigenza è senz’altro quella di prevedere una nuova viabilità che attraversi il margine sud ovest del cuneo verde e vada a raccordarsi, attraversando la ferrovia e la gora, con l’attuale svincolo della nuova Cassia. Le necessarie rifl essioni in merito ad un eventuale e successivo sviluppo delle due frazioni, dovranno essere compiute nell’ambito di tale operazione generale di riqualifi cazione urbanistica del contesto. Ogni intervento privato, in sostanza, dovrà contribuire, in quota parte, al riassetto urbanistico dell’intera area del “cuneo verde” e degli altri contesti aperti ad esso limitrofi , assecondando

1 2 Schizzo del progetto del Centro Civico 3 Area in cui verrà realizzato il nuovo Centro Civico

1 2 3

32 Le connessioni trasversali

e rispettando una strategia di intervento che dovrà essere messa a punto dall’Amministrazione e che sarà tradotta, in termini progettuali, in direttive e prescrizioni prima di Piano Strutturale poi di Piano Operativo (cioè di Regolamento Urbanistico). Tale progetto dovrà individuare anche una nuova area, in continuità con il “cuneo verde”, idonea ad assumere la valenza di “luogo centrale” da dedicare a servizi pubblici specifi catamente indirizzati ai giovani ed in particolare alla fascia dei bambini e degli adolescenti. L’area, non ancora defi nita nei suoi confi ni esatti, dovrà rapportarsi ai centri abitati, avere ottime visuali verso le colline circo- stanti e possibilmente anche verso l’insediamento storico di Cuna e relazionarsi visivamente e funzionalmente al “cuneo verde” attraverso percorsi ciclabili e pedonali. La posizione della nuova scuola materna, per la quale esiste già un progetto architettonico, dovrebbe essere verifi cata alla luce di tale ipotesi. Anche in questo caso sarà senz’altro utile porsi in relazione con un progetto di più ampio respiro, integrando la nuova struttura scolastica con la vasta operazione di riassetto e sistemazione complessiva del verde e degli spazi aperti e con le altre funzioni che saranno ospitate in quest’area: asilo nido, ludoteca ed altre strutture per i giovani alle quali si è già accennato in precedenza.

Schema con l’indicazione dei diversi tipi di verde: verde urbano, verde agricolo, parco fl uviale e parco urbano

33 L’asse urbano di Monteroni

Se si esclude l’agglomerato urbano più antico sviluppatosi lungo la vecchia Cassia, il centro abitato del capoluogo non possiede una chiara e leggibile struttura urbana. Questo è dovuto alla disordinata e rapida crescita avvenuta dal secondo dopoguerra ad oggi, attuatasi per lo più attraverso il ricorso al tipo edilizio del villino mono o bi-familiari e ad un’ibridazione dello stesso con tipi plurifamiliari in modo tale da garantire comunque una certa “privacy” e caratteri funzionali e distributivi delle unità edilizie riferiti comunque sempre al modello della casa unifamiliare.

Alcuni interventi compiuti negli ultimi decenni, quali il recupero del Mulino fortifi cato e del sistema della “gora”, con la creazione del relativo parco – ottimo intervento di valorizzazione funzionale d’indubbio valore urbanistico ed ambientale – la realizzazione della piazza d’ingresso al suddetto parco ed altri interventi più diffusi e di minore entità, hanno contribuito a migliorare l’assetto spaziale di alcuni “vuoti” che nel tempo – causa l’assenza di un vero e proprio “centro urbano” riconoscibile

– sono divenuti comunque luoghi di riferimento e di incontro per la collettività monteronese; tutto questo senza però avere quei caratteri architettonici ed urbanistici che tali contesti dovrebbero possedere, per potersi qualifi care ed affermare, nell’immaginario cittadino, come elementi dello spazio urbano di riferimento identitario del paese.

34 Le connessioni trasversali

Coerenti con la volontà di migliorare ulteriormente l’assetto urbanistico di questa parte importante del capoluogo sono anche altri interventi oggi in corso d’attuazione, come ad esempio il rifacimento dei marciapiedi e della pavimentazione di via Roma e la ristrutturazione ed il prolungamento di Via San Giusto, ai quali potranno più avanti legarsi una serie d’operazioni quali il recupero del “Supercinema”, l’estensione dell’asilo nido comunale. Attraverso questi interventi sarà possibile fornire o recuperare la continuità con i piccoli fabbricati sorti in modo casuale sul retro dei vecchi edifi ci, ed incrementare la permeabilità verso il centro del paese. In modo analogo risultano coerenti anche altre ipotesi quali il trasferimento della sede del Comune nell’attuale edifi cio della Scuola Media, la ristrutturazione dell’area della stazione ferroviaria con la realizzazione della passerella pedonale, l’ampliamento del centro commerciale, la riconversione funzionale di alcune strutture produttive dismesse come quella della

Ex “Artistica Cristalli”, da cui potranno trarre origine nuovi ed attraenti interventi architettonici di qualità, ed infi ne, il recupero di alcune grandi fabbriche, prima fra tutte la Tabaccaia.

Quello che sembra al momento mancare, però, è il “tessuto connettivo” e soprattutto l’elemento urbanisticamente rilevante in grado di mettere in rapporto tra loro spazi aperti, aree verdi, percorsi pedonali, luoghi notevoli, edifi ci pubblici e di interesse

1 Centro commerciale e Tassinaia

2 Nuove residenze e servizi pubblici

3 Nuova piazza

4 Tabaccaia

5 Passerella pedonale e stazione

6 Nuovo sede del Municipio

7 Scuola materna

8 Ex fi landa e accesso al parco della gora

9 Centro storico

35 collettivo, secondo un disegno organico e capace di dare armonia ad un contesto disordinato, denso ma allo stesso tempo spazialmente disperso.

Per questi motivi abbiamo pensato che la costituzione di un “nuovo asse” urbano pedonale, disposto perpendicolarmente al fascio infrastrutturale costituito dalla Cassia e dalla ferrovia, che attraversi tutto il paese e connetta, oltrepassandolo, i due margini naturali - il fi ume, cioè il parco fl uviale da un lato e le pendici collinari di Tassinara dall’altro -, possa risultare la soluzione più corretta ai problemi sopra accennati.

Un “asse urbano” che dovrebbe costituirsi quale elemento lineare portante di un tessuto urbano frammentato e indistinto come quello attuale, capace di conferire una struttura ed un ordine oggi mancante ed al quale possano relazionarsi, riscoprendo nuovi rapporti architettonici, spaziali e funzionali, i numerosi interventi cui prima si accennava, - assieme ad altri futuri e da defi nire, di iniziativa pubblica e/o privata -, in modo tale da trasformare, con decisione ed in modo signifi cativo, l’assetto urbano del paese, apportando nuova qualità e vivibiltà degli spazi pubblici e di relazione.

Uno dei punti focali di questo nuovo progetto urbano dovrà essere la nuova piazza da realizzarsi contestualmente al recupero dell’edifi cio dell’ex-tabaccaia. Questo nuovo “luogo centrale” dovrà relazionarsi in particolare con la stazione ferroviaria ed essere il naturale punto di arrivo del sistema di attraversamento pedonale della linea ferroviaria, attraverso il quale sarà possibile

1 Tabaccaia 2 3 Viale delle Rimembranze

1 2 3

36 Le connessioni trasversali

garantire la continuità funzionale tra due parti di città oggi nettamente separate.

La funzionalità e la capacità di assolvere ai diffi cili compiti che vorremmo assegnare al nuovo asse urbano di Monteroni e che abbiamo sopra tracciato sinteticamente, dipenderà in maniera fondamentale dalla soluzione adottata per l’attraversamento della ferrovia e dunque dal progetto, giustamente ambizioso, di riconnettere, non solo fi sicamente, l’area del borgo lineare antico e della prima zona di espansione di Monteroni ad ovest della Cassia, con la zona della tabaccaia e delle più recenti estensioni del centro urbano, con quella del centro commerciale, fi no all’area di Tassinaia. L’occasione che oggi si presenta è, infatti, quella di collegare tra loro alcuni grandi edifi ci pubblici e questi con altri; il già citato centro commerciale, le fabbriche dismesse, per integrarli in un tessuto urbano che possa trarre effetti positivi da tali nuove relazioni e sappia a sua volta attrarre, in un processo di natura sinergica, nuovi stimoli per un miglioramento generale della qualità architettonica ed urbana dell’intero contesto.

Solo per meglio capire cosa signifi ca “ripensare” alcune scelte urbanistiche alla luce d’obiettivi chiari e defi niti, la costituzione del nuovo “asse urbano” potrebbe ad esempio innescare alcune modifi che al sistema della sosta oggi in essere ed in particolare a quello riferito al centro commerciale, allo scopo di recuperare spazi e “fronti” oggi sotto utilizzati, ma che nella prospettiva di un intervento generale di riqualifi cazione urbana, potrebbero assumere un ruolo molto più interessante: luoghi con forte capacità attrattiva e quindi idonei alla localizzazione di nuove attività commerciali e/o direzionali. Tutto questo avrebbe inoltre la possibilità di integrare, ancora maggiormente, il centro commerciale e tutte le attività a questo connesse, con il tessuto urbano residenziale e con le altre attività collettive.

Sull’altro lato, in direzione del fi ume Arbia, un tema che dovrà essere maggiormente approfondito è quello della ricomposizione del tessuto connettivo al di la della cortina di edifi ci disposti lungo la vecchia Cassia e del reperimento di soluzioni e forme che garantiscano la permeabilità dei percorsi verso l’area tra il retro del tessuto lungo strada ed il fi ume. A questo tema potrà legarsi un’operazione altrettanto interessante e strategica, quella della ri-progettazione dell’intero margine posteriore del tessuto lineare antico lungo la vecchia Cassia; intervento correlato alla ri-defi nizione di Via San Giusto.

37 L’asse di connessione dei parchi agricoli di Ponte d’Arbia La frazione di Ponte d’Arbia è l’ultimo nucleo urbano di Monteroni in direzione di Buonconvento e, come il capoluogo e Ponte a Tressa, è interamente attraversato dal tracciato della vecchia Cassia. Come gli altri centri soffre pertanto dei disagi dovuti alla presenza di un’arteria viaria così importante che separa nettamente il paese in due parti e che implica problemi in termini di sicurezza e di inquinamento acustico ed atmosferico. Diverso dagli altri due contesti è invece il rapporto con la ferrovia, che risulta distante dal centro abitato alcune centinaia di metri. Questa posizione costituisce allo stesso tempo un vantaggio – minori interferenze con le abitazioni e con le attività giornaliere – ma anche, in prospettiva futura, uno svantaggio se vista in relazione al possibile sfruttamento dell’auspicato nuovo servizio di trasporto pubblico ferroviario metropolitano. Il nuovo servizio, al quale abbiamo già accennato in precedenza, risulta limitato, almeno in una prima ipotesi di fattibilità, all’area di Lucignano d’Arbia, ma in una seconda fase potrebbe essere presa in considerazione anche l’ipotesi del prolungamento fi no a Ponte d’Arbia e più oltre fi no a Buonconvento. La rifl essione sul dimensionamento residenziale, che occuperà una parte importante del futuro Piano Strutturale, dovrà tener conto di questi aspetti ed ipotizzare diversi scenari la cui attuazione possa eventualmente essere legata e quindi “condizionata” al concretizzarsi di determinate operazioni, ritenute indispensabili per la sostenibilità dell’intervento, introducendo così il concetto di “intervento condizionato”. Per la frazione di Ponte d’Arbia sembrano comunque al momento rivelarsi strategici due possibili interventi, sicuramente meno complessi e dispendiosi di quelli legati alla ferrovia: il primo, già affrontato dal precedente Prg con una soluzione che però appare migliorabile, riguarda la necessità di reperire un’alternativa viaria all’attuale tracciato della vecchia Cassia nel tratto interno al

38 Le connessioni trasversali

paese; un intervento pertanto in sintonia con gli altri già in programmazione lungo la ex Statale; il secondo che riguarda invece la necessità di realizzare, anche nella prospettiva di recuperare un rapporto funzionale migliore con il tracciato ferroviario, un elemento di connessione tra quest’ultimo – ma in particolare con un’ipotetica fermata metropolitana - ed il centro abitato e più oltre, a nord, in direzione del fi ume. Questo elemento di connessione trasversale dovrebbe possedere caratteristiche diverse da quelli precedenti (a Monteroni l’asse è quasi interamente in area urbana ed a Ponte a Tressa si incunea tra le due frazioni) in quanto buona parte del suo sviluppo interesserebbe aree non edifi cate e che tali dovranno rimanere, in quanto parte integrante ed essenziale del contesto agricolo ambientale. Nella parte interna al centro abitato invece, l’asse potrebbe svolgere funzioni analoghe – forse ancora in modo più spiccato – di quelle ipotizzate negli altri contesti e dunque costituirsi quale elemento generatore ed ordinatore di un intervento complessivo di riqualifi cazione urbanistica del paese che potrà prevedere anche sviluppi edilizi futuri. A Ponte d’Arbia la spinta edilizia appare al momento meno forte e pressante di quella presente negli altri due centri trattati, vuoi a causa della minore capacità attrattiva dell’area nei confronti di Siena, vuoi per alcune tematiche legate alla presenza di fattori di rischio idraulico derivanti dalla prossimità con i principali corsi d’acqua. In questo caso pertanto le previsioni di Prg sono state scarsamente attuate e quindi potrebbe essere questa l’occasione buona per riesaminarle anche alla luce degli studi idraulici per la messa in sicurezza. In tale contesto potrà essere riconsiderata anche la necessità di dare forma ad un progetto di riassetto del tessuto urbano esistente, più coerente con le logiche di sviluppo già esposte e forse anche più ambizioso di quello programmato in passato.

1 2 Immagini del margine dell’abitato in direzione della linea ferroviaria

1 2

39 La domanda di crescita edilizia nel contesto della frazione è ancora da ben valutare, ma se presente potrebbe comunque rivelarsi un potenziale da investire in un tentativo di costituire, anche a Ponte d’Arbia, un nucleo urbano più forte e riconoscibile di quello attuale; questo potrà attuarsi proprio attraverso la ricucitura di alcuni brani della debole odierna struttura urbana. La fi bra con la quale effettuare una corretta operazione di ricucitura, in modo analogo agli altri casi, dovrà essere composta in prevalenza da elementi come percorsi pedonali e ciclabili, aree di sosta e di ombreggiatura, fi lamenti verdi e piccole attrezzature, in modo tale da costituire una sorta di parco naturale che, molto semplicemente si limiti a valorizzare i già esistenti valori ambientali e si ponga in rapporto equilibrato e coerente con il sistema agricolo circostante. Gli elementi lineari in questo caso potrebbero concludersi con ampie aree aperte da sistemare - o meglio mantenere - a parco naturale agricolo da un lato verso il torrente Sorra, dall’altro verso la grande ansa dell’Arbia. Sul lato est, tra il fi ume e la Cassia, è inoltre presente un interessante sistema poderale di pianura, costituito da tre complessi rurali di notevole valore architettonico ed ambientale (Poderi Volta, S.Angelo e Ponte) che andrà sicuramente salvaguardato soprattutto come testimonianza di un rapporto ottimale tra attività produttive e contesto ambientale e paesaggistico. Come già evidenziato per gli insediamenti diffusi in collina, anche in questo caso è importante capire come sia indispensabile mantenere intatto il sistema di relazioni spaziali e le sistemazioni del suolo se si vuole veramente conservare la natura sostanziale degli insediamenti rurali in zona agricola e non limitarsi ad una conservazione dei soli elementi architettonici che in alcuni casi può risultare anche eccessiva ed ineffi cace. Tutto questo non dovrà e non potrà necessariamente implicare la cristallizzazione del contesto rurale ma semmai comportare una necessaria salvaguardia degli elementi essenziali di un sistema così complesso come quello agricolo, la cui matrice ha avuto origine in un contesto socio economico che ormai appartiene ad un passato che non potrà più tornare, almeno nei termini con i quali è arrivato ancora intatto fi no al secondo dopoguerra.

40

Il sistema insediativo

Come più volte sottolineato il sistema insediativo recente del Comune di Monteroni d’Arbia si è sviluppato in prevalenza lungo il fondovalle, sulla riva destra del fi ume, attorno ai tre nuclei più antichi che si erano formati lungo la via Cassia: due di questi in relazione ad antiche strutture di attraversamento dei corsi d’acqua della Tressa e dell’Arbia, mentre il capoluogo attorno al mulino costruito e fortifi cato in epoca medioevale. In origine la situazione era però alquanto diversa, in quanto i maggiori centri abitati risultavano arroccati in posizione più elevata (Lucignano posto a 193 m.s.l.m., Ville di Corsano a 279 m.s.l.m.). Alla fi ne del secolo diciannovesimo infatti il maggiore nucleo abitato del Comune risultava Lucignano d’Arbia con 728 abitanti, seguito dalle Ville di Corsano che contava al censimento di allora 474 abitanti. Monteroni contava a quel tempo solo 378 abitanti poco più di Cuna che ne ospitava 323, mentre a Ponte a Tressa abitavano solo 174 persone. Oggi lungo il fondovalle si contano ben 5.700 abitanti su un totale di 7.170 registrato al censimento del 2001, un dato che conferma come la quasi maggioranza della popolazione dell’intero Comune, circa l’ottanta per cento, abiti in pianura ed in case relativamente nuove (più della metà risultano infatti costruite dopo il 1960). Poco più di un decimo della popolazione abita nelle cosiddette case sparse, una sessantina d’abitanti vive nei Castelli di Radi e Grotti e nel casale di Quinciano, mentre solo l’otto per cento risulta oggi abitare negli antichi borghi di Lucignano d’Arbia (127 ab.), Ville di Corsano (341 ab.) e Cuna (99 ab.), un tempo strutture portanti dell’intero territorio. Da questi dati e considerazioni dovrebbe risultare chiaro quale rivolgimento, in termini di relazioni e rapporti territoriali, abbia comportato l’impetuoso sviluppo edilizio del secolo scorso; non solo una crescita consistente di alcuni contesti urbani, ma un vero e proprio ribaltamento delle gerarchie territoriali sulle quali affondavano le radici del paese. In tale contesto, la crescita edilizia molto intensa degli ultimi trent’anni, ha prodotto un tessuto abitativo abbastanza disarticolato, con una viabilità non sempre chiara e ordinata; anche i luoghi pubblici non sembrano dialogare con il costruito circostante ma piuttosto creare frammentazione e disomogeneità. Per questi motivi la riqualifi cazione degli spazi urbani, da attuarsi anche attraverso interventi di ricucitura del contesto esistente sembra apparire come un tema imprescindibile e non più rimandabile, in particolare per i centri urbani di fondovalle.

43 La residenza Un’attenta rifl essione sul sistema residenziale del Comune di Monteroni pone, a nostro avviso sul tavolo, due possibili questioni cui fornire risposte adeguate: la prima attiene alla possibilità o meno di proseguire con un processo d’espansione indifferenziato dei centri abitati che appare alquanto disinteressato alle peculiarità ed ai caratteri orografi ci del territorio e non sembra essere basato su riscontri di sostenibilità in termini di risorse, infrastrutture e servizi; la seconda attiene alla possibilità o meno di individuare tipologie abitative alternative a quelle estensive, che hanno conformato e caratterizzato gli interventi passati, le quali, oltre a determinare un alto consumo di suolo sembrano inoltre poco dialogare con il contesto e con gli spazi aperti urbani circostanti. Sulla prima questione sarà importante la costruzione di un documento preliminare al Piano, con il quale impostare una prima bozza del dimensionamento del sistema insediativo,da assumere quale riferimento essenziale e strategico nell’elaborazione del Piano Strutturale. La popolazione di Monteroni, in controtendenza con il trend provinciale e regionale, è in costante aumento dai primi anni settanta ad oggi, anche e soprattutto grazie all’apporto di un alquanto massiccio livello d’immigrazione; il numero medio dei componenti del nucleo familiare sta viceversa diminuendo, anche se in misura minore rispetto al dato provinciale, determinando così una maggiore domanda di nuovi alloggi. Attraverso un’analisi attenta di questi dati ed incrociando ad essi quelli riferiti alla produzione edilizia degli ultimi venti anni, sarà possibile stabilire il livello massimo di crescita, in termini residenziali, considerato ancora sostenibile, in relazione alle risorse naturali del territorio ed al livello potenziale ed attuale delle dotazioni infrastrutturali e dei servizi, con particolare riferimento al sistema di approvvigionamento idrico ed elettrico, allo smaltimento fognario e dei rifi uti urbani. Con il Piano Strutturale potranno susseguentemente essere individuati gli eventuali correttivi e gli interventi atti ad incrementare le dotazioni insuffi cienti e, se del caso, porre gli eventuali e necessari “condizionamenti” agli interventi ipotizzati dal Piano stesso, nell’ottica del “faccio questo… a condizione che…”.

1 Recenti interventi di edilizia residenziale 2 Recente costruzione di casa isolata su lotto

1 2

44 Il sistema insediativo

Certo, sembra diffi cile con il nuovo Piano immaginare di poter ancora assecondare, la recente e progressiva occupazione del suolo, anche pedecollinare, fondata su una lettura del territorio identifi cato come elemento isotropo ed omogeneo, piuttosto che secondo principi insediativi coerenti e differenziati in relazione al diverso contesto morfologico. Oggi il tessuto edilizio nuovo sembra diffondersi ed estendersi ovunque, secondo forme e principi insediativi tipici dei soli insediamenti di pianura. Gli interventi residenziali futuri dovranno invece cercare nuove relazioni con il contesto, naturale e costruito, saper cogliere occasioni per portare nuova qualità urbana ed insediativa sul territorio e rispettare alcuni principi insediativi basilari ed invariabili che il Piano Strutturale dovrà individuare per i diversi contesti, defi nirli e fi ssarli con chiarezza. Sulla seconda questione urge riconsiderare l’impiego diffuso e ricorrente del tipo edilizio della casa isolata su lotto o della casa unifamiliare più o meno aggregata. Sembra alquanto improbabile, a meno di scelte diffi cilmente “sostenibili”, caratterizzare ancora in futuro l’offerta residenziale attraverso l’impiego prevalente o addirittura esclusivo (come molti sembrano richiedere) di tipi edilizi che producono un consistente consumo di suolo, senza porsi il problema dell’evidente e progressiva carenza di spazio ancora utilizzabile. L’offerta che il Piano dovrà “confezionare”, crediamo debba essere frutto di un’operazione di “mixage” tipologico, basato su un’analisi accorta del rapporto tra “superfi cie utile” e “superfi cie coperta” degli insediamenti. Potranno inoltre essere introdotte tipologie edilizie meno dispersive e più compatte, ma allo stesso tempo rispondenti alle esigenze di “privacy” e di riduzione dei fenomeni d’introspezione, come sempre più reclamato dai futuri abitanti. L’utilizzo diffuso di tali tipi edilizi e lo sfruttamento intelligente delle loro caratteristiche, potrà inoltre meglio consentire la costruzione di brani edilizi che possiedano caratteri spiccatamente urbani ed integrabili alle parti già costruite, in modo tale da poter attuare l’auspicata ricucitura del tessuto urbano preesistente e la sua integrazione con i nuovi interventi, nell’ambito di un’operazione generalizzata di riqualifi cazione urbana ed architettonica.

3 Area di espansione residenziale sul territorio pedecollinare adiacente al centro urbano di Monteroni d’Arbia

3

45 I luoghi centrali Il processo generale di riqualifi cazione urbana, al quale più volte si è fatto riferimento, dovrà basarsi sulla ri-defi nizione di alcuni “luoghi centrali”. I luoghi centrali di un territorio sono i luoghi dell’incontro collettivo, sono luoghi che attraggono fl ussi di persone, a volte anche da grandi distanze. Nei luoghi centrali si ha concentrazione d’attività commerciali, direzionali e servizi; sono i luoghi dello stare, dell’incontrarsi, del vedere e del divertimento. Spesso assumono un ruolo ed un valore simbolico per l’intera collettività; possono essere edifi ci, spazi aperti, piazze, giardini, parchi o semplicemente strade, pedonali o ciclabili. Le “connessioni trasversali” descritte in precedenza, potranno determinare dei “luoghi centrali” e la concentrazione in tali luoghi di funzioni importanti e di riferimento per la collettività, non potranno che contribuire a conferire tale ruolo a tali contesti. A Ponte a Tressa esiste già un’ampia area che comprende anche il campo sportivo che potenzialmente potrà acquisire i connotati di luogo centrale (e in parte forse li possiede già), in particolare quando sarà ultimata la realizzazione del nuovo centro civico, adesso in fase di progettazione ed effettuata la sistemazione di tutta l’area verde circostante. A questa potrà essere legato un sistema di spazi aperti e di nuove funzioni d’interesse collettivo costituito dall’ipotizzato “cuneo verde” e dall’area della nuova scuola materna. Dall’analisi della situazione attuale e dell’andamento demografi co della popolazione è emersa infatti una que-

1 2 3

1 Campo sportivo a Ponte a Tressa 2 Zona sportiva di Monteroni d’Arbia 3 Edifi cio della scuola media 4 Palestra, Giappone 5 Muro per arrampicata, Paesi Bassi 6 Skatepark, Astoria, Oregon

4 5 6

46 Il sistema insediativo

stione verso cui l’Amministrazione ha manifestato particolare sensibilità; si tratta del tema degli edifi ci scolastici. Per molti di essi risulta forse necessario ridefi nire la loro posizione e la conformazione dei suoi spazi aperti; programmare i necessari interventi di miglioramento ed adeguamento e, in alcuni casi, valutare la necessità di nuove strutture aggiuntive. In particolare nel capoluogo si rende necessaria la realizzazione della nuova scuola media, per la cui costruzione l’Amministrazione sta bandendo un concorso di progettazione che investirà l’attuale area della scuola elementare. La nuova scuola media determinerà alcuni “trasferimenti” di funzioni tra i quali lo spostamento degli uffi ci comunali nell’edifi cio dove attualmente trova sede la scuola media. Un altro progetto vasto e complesso riguarda la riconfi gurazione degli impianti sportivi esistenti, dove sono oggi presenti alcuni campi da tennis, due campi da calcio ed una piccola piscina scoperta. Un’ipotesi percorribile è quella di prevedere un’espansione dell’attuale area sportiva verso sud, dove potrebbero trovare spazio un nuovo palazzetto dello sport – che si coniughi anche con la funzione di auditorium e di spazio per eventi -, un nuovo campo da calcetto, una pista di pattinaggio e potenzialmente, anche una nuova piscina coperta, la cui opportunità dovrà essere valutata alla luce della presenza di una struttura analoga nel Comune di Buonconvento e con le previsioni di nuovi impianti sportivi ad Isola d’Arbia.

7

7 Fronte sud dell’attuale scuola elementare 8 9 Esempio di piazza pubblica con fontana 10 Passerella pedonale pubblica a Torino

8 9 10

47 Le attività produttive La presenza a Monteroni di un importante e consolidata realtà produttiva, ha costituito e costituisce un’indubbia risorsa di sviluppo per l’intero territorio della Val d’Arbia, che ha infl uenzato la struttura urbana e ne ha determinato l’impetuoso sviluppo degli ultimi trent’anni. Analizzate dal punto di vista urbanistico le attuali aree industriali del capoluogo presentano una conformazione piuttosto disorganica e caotica, dove il consumo spaziale non è mai stato ottimizzato ed il sistema dei collegamenti viari, interni ed esterni, risulta carente ed inadeguato rispetto alle esigenze delle importanti attività che vi si svolgono. Le aree destinate alle attività produttive, sia in struttura che all’aperto, sembrano inoltre aver raggiunto un discreto livello di saturazione. Nell’area a sud di Monteroni, in misura superiore rispetto a quella sorta sul fronte opposto, sembra essere in atto un fenomeno di progressiva “terziarizzazione” delle attività produttive, in linea con quanto sta accadendo in molte altre realtà produttive che si trovano a contatto o molto prossime ad aree abitate. La vicinanza con tali contesti le rende infatti molto appetibili, così come gli edifi ci in esse presenti, che possono facilmente essere convertiti, più o meno parzialmente, in centri commerciali e/o direzionali. Nel caso specifi co di Monteroni questo fenomeno potrebbe costituire un’occasione tendenzialmente da assecondare, fermo restando la necessità di evitare una riconversione terziaria di tipo spontaneo e non controllato, ma invece piuttosto di programmarne una trasformazione equilibrata e pianifi cata, anche dal punto di vista temporale, con una verifi ca costante del livello di dotazioni standard, in particolare parcheggi ed aree scoperte attrezzate, requisiti necessari ed indispensabili per contesti con funzioni com- merciali e terziarie, anche miste. Le due aree, a sud ed a nord, una volta praticamente saturate, hanno compresso fi sicamente il centro abitato, impedendo un suo sviluppo naturale in direzione parallela al tracciato ferroviario e della Cassia. Inoltre la presenza di attività di un certo rilievo (grandi industrie di arredamento e farmaceutiche) con esigenze di movimentazione piuttosto consistenti, evidenziano sempre di più i notevoli confl itti, in particolare tra le attività produttive e quelle abitative. La possibilità di reperire un’alternativa localizzativa

1 2 Area industriale sud

1 2

48 Il sistema insediativo

per tali insediamenti è in corso di accertamento, ma certo non risulta operazione semplice, a causa della particolare conforma- zione territoriale di Monteroni ed alla sua indiscutibile complessità e fragilità ambientale e paesaggistica. La poca probabilità di successo di tale ricerca, non può in ogni modo sottrarci da una rifl essione sulla valenza che potrebbe assumere un’operazione di riconversione di alcune tra le più grandi aree a destinazione produttiva, secondo utilizzi più consoni e confacenti alle attività del centro urbano. Certo è importante sottolineare che solo e soltanto in presenza di una contropartita così densa di possibilità di sviluppo e miglioramento della qualità cittadina, potrà essere ipotizzata dal Piano una previsione così audace come quella di una nuova area industriale nel capoluogo. Quale risposta, invece, all’esigenza di poter disporre di nuovi spazi per lo stoccaggio ed il deposito dei materiali e dei macchinari, od a quella di reperimento di piccoli lotti ove instaurare piccole e medie attività artigianali e commerciali, si dovrà immaginare soluzioni meno rischiose e potenzialmente non impattanti, rivolgendo l’attenzione verso aree interstiziali, in parte già compro- messe da attività pseudo-produttive, comunque diffi cili da reperire, oppure indicando, quale possibile area di sviluppo produttivo, la zona di Ponte d’Arbia, già in parte destinata dal vigente Prg a destinazione industriale ed artigianale. Una terza ipotesi, meno convincente, risulta quella di ampliare, oltre la ferrovia, una delle aree produttive esistenti; ma sarebbe un operazione che desta una certa preoccupazione, in quanto aprirebbe un fronte in futuro diffi cilmente arginabile ed inoltre contribuirebbe ad aggravare l’attuale pressione della zona industriale sul contesto cittadino. Quello che sembrerebbe derivare da queste prime rifl essioni, è che in una sorta di confronto ed analisi dei costi-benefi ci riferiti alle varie ipotesi e conferendo al ter- mine “costi” una valenza ambientale ed urbanistica, la soluzione più soddisfacente sembra al momento quella di Ponte d’Arbia, sulla quale potrebbero confl uire, in un futuro forse non troppo remoto, interventi sulla mobilità tendenzialmente sinergici a tale soluzione.

3 4 Esempi di terziarizzazione dell’area industriale

3 4

49

Le grandi fabbriche

Percorrendo la vecchia Cassia alcune grandi ed antiche fabbriche s’impongono alla vista con la loro massiccia e per certi versi imponente presenza. Sono state in passato elementi “catalizzatori” per il tessuto urbano e per il territorio aperto che li ha ospitati ed oggi versano in condizioni di degrado a causa della dismissione o della modifi cazione della originaria funzione e del conse- guente abbandono della struttura o di parti di essa. Nonostante l’avanzare del degrado, questi edifi ci risultano ancora condizionare, con la loro presenza, l’evoluzione futura del contesto nel quale si trovano. Sono importanti perché costituiscono ancora luoghi della memoria collettiva ed un loro recupero architettonico, strutturale e funzionale, risulta in un certo senso ad essi dovuto, se non altro per l’importanza che in passato hanno avuto nelle vicende, non solo urbanistiche, del territorio della Val d’Arbia. Alcuni di essi hanno attraversato (quasi indenni) molti secoli di storia, subendo trasformazioni, adattamenti, saccheggi, ma anche fornendo ricovero e protezione alla popolazione, ospitando al loro interno personaggi importanti quali pontefi ci, nobili; altri edifi ci, meno antichi e celebrati, hanno anch’essi comunque contribuito al progressivo e crescente sviluppo economico del territorio ed in particolare del capoluogo. La Grancia di Cuna, la Tabaccaia e la Filanda di Monteroni, rappresentano oggi le “grandi fabbriche” per le quali non è più riman- dabile un programma di interventi volto al loro integrale recupero, strutturale, funzionale e materico. Un’operazione di recupero che dovrà confi gurarsi come azione capace di riaffermare quel ruolo centrale che tali strutture hanno avuto in passato nello sviluppo urbanistico del paese.

51 La Tabaccaia Il grande complesso della tabaccaia risulta, non da molto tempo, dismesso e non più utilizzato per le attività produttive, ma negli ultimi tempi i suoi ampi locali sono stati comunque utilizzati per manifestazioni ed eventi che hanno coinvolto e richiama- to, anche da fuori, un discreto numero di persone, utilizzando e sfruttando il signifi cato di quegli spazi, il loro valore di luoghi della memoria. Queste iniziative hanno confermato che questi organismi architettonici hanno acquisito ormai un valore simbolico ed assunto signifi cati che travalicano il semplice ruolo di spazi funzionali allo svolgimento di un’attività produttiva; essi hanno potenzialmente acquisito una valenza culturale cui sembra diffi cile poter rinunciare ed un loro recupero, con conseguente riconversione ad altra funzione, appare ormai un’azione obbligata, che assume un signifi cato ed un valore culturale, oltre che architettonico, di assoluto rilievo. Il recupero architettonico del complesso dell’ex tabaccaia pertanto non potrà limitarsi ad un semplice intervento edilizio, impron- tato sul solo riuso fi sico strutturale degli ampi e consistenti spazi e dei volumi dei quali è ampiamente dotata. Prioritarie, rispetto a valutazioni e logiche utilitaristiche e di solo rendiconto economico, ci sembrano pertanto alcune considerazioni in merito alla conservazione degli elementi architettonici e spaziali che la caratterizzano come ad esempio: il rispetto della sua struttura tipologica, la valorizzazione e comprensione del ruolo strategico che essa riveste nel contesto urbano nel quale si colloca, la corretta defi nizione delle molteplici funzioni che possono essere ospitate al suo interno. Abbiamo già accennato alla necessità che l’intervento sulla tabaccaia faccia parte integrante di un progetto più ampio di ricon- fi gurazione urbanistica del capoluogo, quello cioè della ridefi nizione del “nuovo asse urbano”. Le funzioni che potranno trovare luogo nell’ambito di tale intervento riteniamo importante debbano essere numerose, eterogenee e complesse. L’ampia dotazione di spazi e la loro particolare articolazione, consentono infatti di immaginare uno spettro di attività molto vasto che potrà essere

1 Trebbiatura 2 Carro di Tabacco

1 2

52 Le grandi fabbriche

messo a punto progressivamente anche nel corso degli interventi di recupero che potrebbero far parte di un programma tempo- rale di azioni non necessariamente contestuali. Allo scopo di poter meglio valutare le enormi potenzialità che una struttura come questa potrà rivestire in futuro per il territo- rio di Monteroni ed acquisire contributi di spessore in merito alle possibilità di utilizzo ed alle modalità di intervento su di essa, potrebbe essere valutata la possibilità di organizzare un concorso internazionale di idee, forse allargato all’intero asse urbano, focalizzato sull’area della tabaccaia. Questa operazione potrebbe avere anche la capacità di sollecitare un dibattito ed un confronto con la cittadinanza, indispensabile ad attivare operazioni di tale portata.

La Grancia di Cuna La fattoria fortifi cata di Cuna, comunemente indicata come “grancia”, è un complesso il cui valore storico, architettonico ed urbanistico risulta ormai consolidato. La particolarità della struttura urbana, oltre a quella specifi camente architettonica della “torre” e dei “granai”, l’ha resa uno degli organismi più studiati e citati della nostra realtà territoriale. Risulta pertanto una di quelle presenze urbane la cui importanza e infl uenza travalica non solo i confi ni comunali ma anche quelli regionali e forse nazionali. L’importanza della Grancia è stata perfettamente compresa dalla collettività e recepita dall’Amministrazione comunale che attraverso un contratto di comodato pluriennale ne ha acquisito l’uso, pressoché in forma gratuita. Questo passaggio è molto importante perché nell’ambito del nuovo Piano Strutturale, consente di inserire la Grancia di Cuna nel contesto ad essa più ido-

3 Lavatoi a Ponte a Tressa 4 Fornace

3 4

53 neo: quello del sistema dei luoghi centrali di livello territoriale. La Grancia, come già detto, è un organismo urbano con caratteri di assoluta straordinarietà, che tutt’ora, nonostante evidenti problemi di carattere strutturale, mantiene in vita una serie di funzioni, prime fra tutte quella residenziale. Alcuni spazi, quelli dei tre “granai”, sono stati anche recentemente utilizzati per manifestazioni che hanno richiamato un vasto pubblico, interessato alle attività promosse ma anche a riscoprire spazi ed ambienti poco noti ma di assoluta bellezza e valore testimoniale. Il loro recupero è un atto in qualche modo dovuto, proprio per non disperdere tale insostituibile patrimonio. I “granai” versano purtroppo in condizioni non buone, soprattutto sotto l’aspetto puramente strutturale; in particolare il sistema delle coperture necessita di un intervento di consolidamento che, per gli esclusivi caratteri architettonici presenti, risulta molto complesso e delicato. Questo obbligherà, necessariamente, a dotarsi di professionalità di esperienza e valore affermato, tali da garantire interventi impostati sul rispetto della struttura originaria ma al contempo capaci di consentire il recupero funzionale degli spazi e la loro messa in sicurezza; tutto ciò districandosi tra norme e disposizioni restrittive e spesso omologanti, che rendono oggi sempre più complesso e problematico il rispetto del carattere strutturale ed architettonico originario degli edifi ci di pregio. L’intervento sulle strutture pertanto, dovrà confi gurarsi necessariamente come “progetto di restauro” e non come mera operazione di consolidamento strut- turale. L’altro aspetto che appare determinante, se vogliamo valorizzare questa importante risorsa, sarà quello della corretta sistemazione dello spazio aperto circostante, cioè della sua ampia pertinenza. Il complesso della Grancia basa il suo carattere e la sua potenzialità urbana sulla particolarità della sua posizione nel contesto territoriale di Monteroni e nel suo isolamento visivo e percettivo rispetto al contesto. Questa valenza dovrà essere rispettata e tutelata e ad essa si dovrà fare riferimento nella defi nizione degli interventi sulle aree circostanti.

1 2 Area della Tabaccaia vista dall’alto

1 2

54 Le grandi fabbriche

La Filanda Il complesso architettonico della ex fi landa è sicuramente meno noto delle altre due grandi fabbriche, ma ugualmente denso di signifi cati e di valori per il contesto di Monteroni. In primo luogo per la sua posizione così centrale e strategica rispetto all’asse urbano ed in particolare al sistema del parco della gora, in secondo luogo per le dimensioni comunque rilevanti e per la sua particolare struttura architettonica. L’edifi cio versa attualmente in condizioni di grave degrado e ritardare ancora nel tempo il necessario intervento di consolidamento potrebbe dar luogo ad un processo irreversibile di perdita e distruzione dei caratteri essenziali del complesso, che potrebbe anche rendere impraticabile o non più conveniente un suo recupero. La presenza della gora, sicuramente una risorsa ambientale di notevole pregio, al contempo comporta problemi di non poco conto per un recupero effi ciente delle strutture murarie ed anche in questo caso diventa centrale un progetto specifi co sulle strutture portanti, da elaborarsi però con le accortezze e le prudenze indicate per la Grancia di Cuna. Una volta recuperato, il complesso potrà tornare a svolgere un ruolo attivo per il centro urbano di Monteroni, anche se con funzioni completamente diverse da quelle originarie. In questo caso, più che nel complesso della Tabaccaia e della Grancia, la funzione residenziale potrà avere un ruolo cardine, sia in relazione alla diversa articolazione spaziale e strutturale degli edifi ci che alla particolare ubicazione. Ciò non toglie la possibilità, anzi forse la necessità, di poter includere anche spazi dedicati ad attività di carattere ed interesse collettivo, che si pongano in stretta relazione con il parco della gora e con il nuovo asse urbano cui più volte abbiamo fatto riferimento in questo documento.

3 La Grancia di Cuna 4 Il complesso del Mulino e della Filanda

3 4

55

Il territorio aperto

Il territorio del Comune di Monteroni d’Arbia è compreso nella pianura alluvionale tra il fi ume Arbia, il Torrente Sorra e il Torrente Stile e copre una superfi cie totale di 10.573 ettari. L’uso del suolo è prevalentemente di tipo agricolo, con un’occupazione terri- toriale superiore al 75% della superfi cie totale. Le aree interessate da attività agricola sono caratterizzate da estesi appezzamenti di solito in continuità tra loro; le fi tocenosi più diffuse sono i seminativi, i prati pascoli e gli incolti. In passato il paesaggio colturale agricolo evidenziava, con le sue forme, le piccole proprietà tipiche della mezzadria poderale diffusa in Toscana fi no al 1964, anno della sua abolizione. Ogni mezzadro coltivava il proprio appezzamento e nel territorio di Monteroni la morfologia permetteva la coltivazione di ampi appezzamenti, il cui ricavato veniva anche venduto per il sostenta- mento del mezzadro stesso. La maggior parte dei campi era suddivisa in “prese”. Nelle zone pianeggianti, alla fi ne e all’inizio d’ogni presa, non era raro trovare un fi lare di gelsi (Morus alba) disposti lungo le strade e i fossati. Oggi questi importanti elementi del paesaggio agrario che, insieme alla vegetazione ripariale, svolgono la funzione di corridoi ecologici, sono quasi del tutto scomparsi, con una drastica riduzione di biodiversità vegetale ed animale a causa della estrema rarefazione di habitat adatti per molte specie di piccoli uccelli. A tale scopo, per la conservazione della fl ora e della fauna, la Legge Regionale numero 56 del 2000, riconosce primaria importanza alle aree di collegamento ecologico. Nella Delibera della Giunta Regionale del 21 ottobre 2002, la numero 1148, vengono riassunte le indicazioni tecniche per l’individuazione e la pianifi - cazione delle aree di collegamento ecologico, tra cui la rete delle siepi e dei fi lari alberati in zone agricole. Le indicazioni per il loro mantenimento sono la conservazione della rete esistente e l’incremento nelle zone dove questi elementi sono oggi rari o assenti. Dalla cartografi a esistente possiamo vedere come attualmente questi elementi siano del tutto scomparsi, sia in mezzo ai campi, che lungo le strade bianche. Il Piano Strutturale, per la defi nizione dei sottosistemi ambientali, dovrà tenere conto di tali indica- zioni e soprattutto incentivare la ricostituzione e ricomposizione della maglia ecologica La superfi cie occupata dalla vegetazione forestale rappresentata da boschi di leccio e querce caducifoglie, latifoglie mesofi le, boschi ripariali e di conifere, è pari a circa il 12% della superfi cie totale. Tali aspetti sono molto interessanti in quanto rappre- sentano habitat prioritari riportati anche nella Direttiva Europea del 2000 (la numero 92/43) e nella Legge Regionale numero 56 del 2000. Sono tipologie vegetazionali poco rappresentate nel territorio comunale e frammentate in piccoli nuclei; talvolta si ritrovano ampie aree boscate nei pressi di nuclei abitativi con funzione di parco privato, situazione questa che ha permesso il loro mantenimento.

57 Tra la vegetazione arborea naturale, i querceti misti con roverella, cerro e carpino nero, elementi che partecipano in misura diversa alla costituzione dei boschi, sono di dimensione limitatissima e se si eccettuano quelli nei pressi delle Ville di Corsano, sono relegati a pendici scoscese esposte a Nord e comunque non favorevoli per l’utilizzo agricolo. Ancora più ridotti sono i boschi di leccio, con partecipazione di orniello, roverella e carpino nero (Viburno-Quercetum ilicis). Si tratta di alcuni lembi di lecceta situata al confi ne con il comune di e che rientra tra gli habitat d’interesse comunitario (Codice Natura 2000:9340). Le zone umide sono abbastanza diffuse nel territorio del Comune (ne sono state censite 266 nell’ambito degli studi dello Schema Metropolitano). Esse sono costituite per la loro quasi totalità da stagni artifi ciali di modeste dimensioni utilizzati in passato come abbeveratoi per gli animali. Alcuni specchi d’acqua presentano comunità elofi tiche ed idrofi tiche con specie vegetali di elevato interesse conservazionistico. Nei corsi d’acqua principali e nella rete di fossi che interrompono la vegetazione antropogena si insedia invece una vegetazione boschiva di ambiente più umido. Molto probabilmente, in tali casi, della vegetazione ripariale restano delle sottili strisce, molto spesso interrotte, distribuite lungo i corsi d’acqua più importanti. Nonostante l’esiguità e l’estrema riduzione di queste cenosi, la vegetazione igrofi la svolge un ruolo importante in quanto pro- tegge la struttura degli alvei fl uviali e svolge una funzione di autodepurazione delle acque. Assume inoltre un importante ruolo di corridoio ecologico poiché questo habitat costituisce uno degli ambienti a più elevata biodiversità animale e vegetale ed assume una funzione estetica che caratterizza il paesaggio di fondovalle. La bellezza del territorio aperto di Monteroni d’Arbia è frutto di un corretto ed equilibrato rapporto tra l’organizzazione produt-

Immagini del territorio aperto di Monteroni

58 Il territorio aperto

tiva ed il suolo agricolo; il cambiamento dei sistemi di produzione ha portato inevitabilmente nel tempo una trasformazione del paesaggio. Quello che si ritiene importante sottolineare è la necessità di conservare un territorio di così notevole pregio, che rappresenta una risorsa non rinnovabile e non ricostituibile una volta perduta o pesantemente compromessa. La diffi coltà sta nel concepire politiche di conservazione che non conducano ad un immobilismo artifi cioso, ma piuttosto si muovano verso un governo del ter- ritorio consapevole delle stratifi cazioni storiche da rispettare, anche quando queste sono meno chiaramente identifi cabili rispetto all’evidente pregio architettonico di manufatti edili quali poderi o borghi. Nel nostro paese ed in particolare nella nostra Regione e nella nostra Provincia, sono sempre più diffuse spinte pressanti volte allo sfruttamento di una delle risorse più pregiate dei nostri territori: il suolo. Anche nell’ambito del settore turistico si assiste alla richiesta di una maggiore utilizzazione delle volumetrie esistenti, sempre più spesso dichiarate insuffi cienti rispetto alle esigenze economico gestionali dell’impresa. Quello di Monteroni è un territorio che viene spesso percepito, nel bacino senese, come di minore qualità rispetto ad altri contesti quali la Montagnola e le Crete Ascianesi. Ad un’analisi attenta esso rivela però risorse e peculiarità insospettate, sia dal punto di vista paesaggistico, che del patrimonio edilizio. Il Piano Strutturale dovrà certamente affrontare il fenomeno della richiesta di nuove volumetrie in zona agricola, sia per fi ni residenziali che turistico ricettivi. In particolare il Piano dovrà defi nire norme per il recupero dei numerosi volumi considerati oggi “incongrui” e dismessi, ma costruiti all’origine per esigenze legate ad attività produttive di tipo agricolo (coltivazioni, allevamenti, ecc.) ed oggi non più necessarie all’azienda. Sono spesso volumi di grandi dimensioni, molte volte realizzati con materiali sca-

Immagini del territorio aperto di Monteroni

59 denti e poco in sintonia con il contesto, sovente di pregio. La loro rimozione è sostenuta, da chi la propone, come azione virtuosa di miglioramento ambientale, salvo poi vanifi carla con nuovi insediamenti sostituivi, realizzati nell’ambito d’operazioni di solo recupero volumetrico, che se non guidate e limitate rischiano di determinare una ferita al territorio ben più grave di quella inferta dai preesistenti oggetti; senza contare i problemi che il nuovo insediamento e le nuove funzioni introdotte in un contesto, spesso caratterizzato da fragili equilibri, potranno comportare nel tempo. Come al solito, non sempre si tratta di impedire, ma semmai di limitarne i rischi guidando tali operazioni ormai sempre più dif- fuse e richieste. E’ indispensabile perciò mantenere un atteggiamento critico, teso allo sviluppo sostenibile ed alla conservazione attiva piuttosto che a logiche di consumo e prevalenza, questo considerando anche il ruolo strategico che riveste il territorio aperto come spazio complementare alla densità del fondovalle. L’integrità e la permanenza d’identità in diversi manufatti rurali e l’eccellenza delle emergenze storico-architettoniche possono offrire “occasioni” per collegarli tra loro attraverso una rete di percorsi esistenti (per lo più strade bianche) secondo un sistema destinato ad una fruizione turistica attenta e mirata. Nello specifi co, in zone immediatamente prossime ai centri abitati esistono spazi pregiati, come la Gora, il Parco della Cipressaia, i mulini lungo la Fusola, che potrebbero essere oggetto di restauro e valorizzazione in modo da poter divenire un buon attrattore sia verso i visitatori esterni che, in primo luogo, verso la popolazione residente.

Localizzazione dei corpi d’acqua oggetto delle future indagini Immagini del territorio aperto di Monteroni

60 Prime linee statutarie per la tutela del territorio

Il territorio di Monteroni, così fortemente urbanizzato nel fondovalle dell’Arbia e scarsamente nel resto del territorio comunale, connotato da paesaggi prevalentemente agricoli, con spazi boscati limitati, ma di pregio ed un articolato sistema idrografi co, risulta di grande delicatezza e qualsiasi intervento di trasformazione dovrà essere sottoposto a verifi ca di sostenibilità e di impatto ambientale. Complessivamente gran parte del territorio è da conservare e salvaguardare poiché costituisce una risorsa naturale essenziale d’enorme pregio, un bene comune che dobbiamo difendere senza per questo temere che nulla si possa fare. Il Piano dovrà perciò occuparsi degli interventi possibili e consentibili nelle aree extraurbane, quando necessari alla conduzione delle attività agricole, soggette ad innovazioni ed evoluzioni quanto le altre attività produttive; è evidente però che anche gli interventi a sostegno dell’attività agricola o delle altre attività in ambito rurale dovranno seguire criteri adeguati allo specifi co contesto, senza rischiare di compromettere le notevoli risorse ambientali presenti. Lo “Statuto dei luoghi”, parte centrale ed essenziale del Piano Strutturale, dovrà stabilire le regole per il corretto equilibrio tra le esigenze della comunità e quelle dell’ambiente, costruendo inoltre una mediazione tra quelle collettive e quelle dei singoli, attraverso un insieme di salvaguardie del patrimonio storico e dell’ambiente naturale e di indirizzi per azioni specifi che mirate a migliorare la qualità delle prestazioni fi siche, sociali e culturali del territorio. Questo non dovrà essere confi gurato come un semplice sistema di vincoli, cioè di un’infi nita serie di divieti imposti per inibire qualsiasi azione. Tra le principali cause di alcuni degli attuali fenomeni di degrado presenti sul territorio di Monteroni, infatti,

61 sembra esservi più una inadeguata disciplina degli interventi piuttosto che un insuffi ciente livello di vincolo. Le regole e le disposizioni per la corretta tutela del territorio aperto saranno disposte dal Piano Strutturale attraverso l’indivi- duazione delle “invarianti strutturali”, cioè di quegli elementi irrinunciabili ed indispensabili al mantenimento dei caratteri fonda- mentali e delle risorse essenziali del territorio; le invarianti infatti individuano tutti gli elementi fi sici che esprimono un carattere permanente e sono connotati da una specifi ca identità: tra di esse sono dunque comprese le principali strutture di costruzione antropica del paesaggio - ad esempio le pregiate aree boscate, quali essenziali riserva di naturalità. Le “tutele strategiche” invece specifi cano le salvaguardie riferite a parti del territorio connotate da valenza paesistica ed ambientale o da condizioni di fragilità e/o criticità ambientale. Invarianti e tutele fanno parte integrante e costituiscono lo “Statuto del territorio” dal quale come già detto, deriveranno nel Piano Strutturale le prescrizioni e gli indirizzi per ciascuna zona ed attraverso i quali saranno precisati i margini di trasformazione, cioè quali interventi potranno essere ammessi ed a quali condizioni, fi ssando la differente attitudine e disponibilità dei singoli luoghi ad interventi trasformativi. La defi nizione dei livelli di trasformabilità deriveranno dunque dall’incrocio di molti punti di vista e di aspetti, sia quelli legati alle caratteristiche del suolo – stabilità e pericolosità geologica o idraulica – sia quelli legati alla composizione del paesaggio agrario con le sistemazioni e gli impianti specifi ci, oppure quelli di valore storico-architettonico.

62

Alcune delle immagini presenti in questo documento sono tratte dal libro “Monteroni. Arte, storia e territorio” edito da Cassa Rurale ed Artigiana di contenente immagini storiche e fotografi e recenti realizzate da Bruno Bruchi. Si ringrazia l’Università di Siena, Area di Archeologia Medievale, Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi e Telerilevamento (LAP&T) per la gentile concessione delle foto aeree presenti in questo documento. Il disegno della Grancia di Cuna è di Giancarlo Calocchi. ldp [ associati + progetti gis] viale Toselli 43/7, 53100 Siena · 0577/531049 · fax 0577/49994 · [email protected] · www.ldpassociati.it