PINOTTA Idillio in Due Atti Libretto Di Giovanni Targioni-Tozzetti Musica Di Pietro Mascagni

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PINOTTA Idillio in Due Atti Libretto Di Giovanni Targioni-Tozzetti Musica Di Pietro Mascagni PINOTTA Idillio in due atti libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti Musica di Pietro Mascagni Personaggi Pinotta, soprano Baldo, tenore Andrea, baritono Le voci degli Zeffiri, soprano, mezzosoprano, contralto Operai ed operaie della filanda PRELUDIO LA VOCE DEGLI ZEFFIRI (dall’interno) Di primavera Gli zeffiri noi siamo, Che da mattina a sera Per piani e monti Per laghi e fiumi erriamo E dei fiori i profumi De’rosignoli il pianto, Via per gli aperti cieli diffondiamo. Or di due cori amanti Ricantiamo la dolce historia... Udite, udite O belle fanciulle, o forti giovani, L’idillio nato al lume delle stelle! ATTO PRIMO IL LAVORO (L’interno di una filanda, in Lombardia. Vasta sala dagli ampi finestroni: a destra lunga riga di telai;a sinistra, gliarcolai e le bacinelle per bagnarla seta. Una grande immagine della vergine, uncrocifisso alla parete. È l’ora del primo mattino. Ilgiorno si fa sempre piú luminoso, a poco a poco) CORO DELLE OPERAIE (da lontano, avvicinandosi lentamente) Appena di roseo Color tinto é il cielo, Appena le tenebre Squarciato hanno il velo; Il sole nascente, Sorriso d’amor, Saluti la gente Giá prona al lavor. CORO DEGLI OPERAI (da lontano, avvicinandosi a poco a poco) Le candide brine, Benefiche e molli, L’azzurro del cielo, Il verde dei colli, Lo specchio del lago, L’armento, i pastor, Par dicano in coro: Lodiamo il Signor! (tutti entrano in scena; colle filatrici, Pinotta. Tra gli operai, Baldo. Andrea viene da una porta laterale) ANDREA Bravi, ragazzi miei! Lodiamo Iddio Che piú gioconda é l’opera Protetta dal signor; Assai piú buono é il pane Se é premio del lavor Al cielo intanto S’innalzi il canto E sia voce di fede e di speranza. (Le operaie s’inginocchiano, mentregli operai s’inchinano, in atto devoto) ANDREA Signor cui sempre loda L’angelica armonía, Gode l’anima mia Di sollevarsi a te. PINOTTA, BALDO e CORO Gode l’anima mia Di sollevarsi a te. ANDREA A te che miri il pianto E lo converti in riso, Che sei del Paradiso E della terra il re! PINOTTA, BALDO e CORO Che sei del Paradiso E della terra il re! PINOTTA Santa Maria, dall’intimo core Mi esce un accento Che tu comprendi; Madre Santa tu guidami, Lenisci il mio tormento... CORO Sopra i tuoi figli volgasi Dolce il tuo sguardo o Padre, E all’opre nostre vigili L’immensa tua bontá! BALDO (s’avvicina ad Andrea, confuso) Scusi, signor padrone. ANDREA Ebben che vuoi? BALDO (tímidamente) Io le vorrei parlar, ma non ho core ANDREA Sei commosso...perché? BALDO Forse...saprá... ANDREA Che vuoi bene a Pinotta? BALDO Oh, mio signore! ANDREA Lo sanno tutti…E s’ella t’ama, o Baldo, Il piú felice sei d’ogni mortale: Tanto é buona e gentil quanto essa é bella, è piú tanto il lavor se amor l’abbella! BALDO (animato dalla speranza) Il mio sogno d’amor oggi s’avvera? Si allieta la mia triste gioventú? Tiepido il vento spira E tra i rami sospira, Ai tiepidi richiami d’amor la capinera. Ride la primavera. Pinotta mia, sorridimi anche tu! (s’allontana, e Andrea si volge agli operai) ANDREA E la fede dell’anima ristoro: Con cuor giulivo ognun vada al lavoro (tutti si avviano ai loro posti) CORO Al lavoro, al lavoro! PINOTTA (siede al primo telaio e canta) La mamma mia che, poveretta, é in cielo, Solea dirmi sovente in su la sera: Pinotta mia, prima che venga il gelo, Il male che mi strugge m’avrá spenta. Il babbo a ritrovar mamma é volato, E sola in questo mondo io son restata. Ma Baldo mi guardó chinai la testa E in cor mi scese una delizia nuova. Corsi dal confessore lesta, lesta Mi disse: prega, ed ho pregato tanto. Se Baldo m’ama e il core mio consola, In questo mondo non saró piú sola! ANDREA (si avvicina a Pinotta e le parla teneramente) O Pinotta, perché sei cosí mesta? É il maggio, il dolce mese degli amori, Il mese delle rondini e dei fiori. É per tutti una festa, tutti sono felici. Su, intona il canto delle filatrici! (ad un suo cenno tutti cominciano a lavorare) CORO Gira, gira, annaspa, annaspa Torci il filo dell’amore, In filanda nasce un laccio Per legare core a core. Lai là. Lai là. Se legato un core all’altro Uno all’altro e poi infedel Non si trova un nuovo laccio Dell’amor né in terra o in ciel! Lai là. Lai là. ATTO SECONDO L'IDILLIO Una piccola Piazza campagnola: nel fondo,una collinetta alberata, degradante verso destra; sulla sua parte piú alta una chiesetta, a destra,l’esterno della filanda, a sinistra la casa di Pinotta. Tra la finestra e la porta, un immagine della Madonna,illuminata da una lampedina. É l’ora del tramonto CORO (esce a gruppi dalla filanda) Lai là. Lai là. La bella giornata sacrata al lavor Suggelli la strofa del lieto cantor! Ormai si sa, é veritá Amar dovrá in ogni etá Chi amore suscitó. Ormai si sà. Cosí sará fatalitá Se incontrerá gentil beltá Che amor non disdegnó. Quel fiore di bontá Da’bei capelli d’or Allor risponderá a' moti del suo cor. Punisce amor chi non conobbe amore; Non si puó sfuggire al tentator! Cosí va l’ape dove olezza il fiore, Ed il cor va incontro all’amator! La sera che sorge dá tregua al lavoro Conforta il riposo la loda al signor! Lodiamo il Signor. PINOTTA Quanto nel cor mi scende grato e dolce Il lor canto festivo! Unirmi io pure al lor gioir vorrei Ma troppo afflitta io sono. Oh! Come é bello il sole Quando muor nel lontano; E come trenular soavemente Le stelle luminose io vedo, e mesta Al par del core é la mia stella fida Quella che prima in suo splendor fulgente Lá mi sorride e col muto linguaggio Dardeggia agli occhi miei di fede un raggio. O stella della sera Limpida e senza vel Accogli la preghiera Che innalzo fino a te. Tu che immutabil scorri Tutte le vie del ciel Quest’anima socorri Che in braccio a te si dié. Suscita a lui nel petto Un palpito d’amore Gli svela il casto affetto Col tremulo splendor. Oh ,l’ansie ed i tormenti Tutti dovran svanir, Se i nostri cuori ardenti Un dì potremo unir O stella della sera Accogli la preghiera Che innalzo fino a te! BALDO che era andato via coi compagni,ritorna sul colle alle ultime paroledella preghiera di Pinotta, e dice fra sè Prega. (poi si avvicina e la chiama sottovoce) Pinotta! PINOTTA (si alza vivamente sorpresa) Oh Dio! A quest’ora, chi é? BALDO Sono il tuo Baldo! PINOTTA Ahimé! BALDO Lá su dall’erta t’ho visto pregare E un gran desio provai di rivederti. Quando, Pinotta, guardi la tua stella, Sembri beata, in dolce attesa d’amore L’astro dardeggia e la tua fronte bella Risplende di novissimo fulgore! PINOTTA (turbata) Ma soli siam noi. BALDO Non soli, o carissima... Ci guarda e ci guida la stella. PINOTTA (lieta) A te pure la stella sorrida! BALDO Dimmi, o gentil, se é l’astro luminoso Che sfolgora sul tuo volto grazioso O se é il chiaror della tua pura fronte Che all’astro sal, di viva luce fonte. PINOTTA Queste parole nel mio cor, soave, Incantevole, arcano, un sentimento ignoto a me fan sorgere. Mi sento, o Madre del Signor, tutta tremare. La notte é buia. BALDO Pinotta bella! PINOTTA Ho paura. BALDO C’illumina la stella. PINOTTA Un grande affetto hai tu per me? BALDO Io t’amo. PINOTTA Né sola al mondo piú saró, se meco starai. BALDO Io t’amo! PINOTTA Io t’amo tanto. BALDO Tu m’ami tanto? PINOTTA La notte é buia... BALDO C’illumina la stella... PINOTTA e BALDO (si prendono per le mani e guardano negli occhi) Andrem beati, tranquilli, uniti, Per sempre verdi colli fioriti... Vivremo in estasi la nostra vita Godremo amandoci gioia infinita. BALDO Saranno ardenti gli affetti nostri... PINOTTA Sará piú ardente la nostra fé... PINOTTA, BALDO Vivrem felici sciogliendo gl’inni Del nostro amore O stella a te! T’amo! T’amo! FINE .
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    Pietro Mascagni nacque a Li- Ebbe come maestri due illustri vorno il 7 dicembre del 1863, da docenti: A. Ponchielli (autore della Domenico ed Emilia Reboa (pro- celeberrima Danza delle ore dal- prietari di un forno in Piazza delle l’opera lirica La Gioconda) e M. Erbe a Livorno); morì a Roma il 2 Saladino. Come mecenate il conte agosto 1945 (presso l’Hotel Plaza, Florestano de Larderel. dove viveva stabilmente dal 1927). Apprese i primi rudimenti musicali Senza aver completato gli studi, studiando pianoforte con E. Biagini, venne allontanato per il suo caratte- e successivamente fu allievo del- re ribelle e poco incline alle regole l’istituto musicale Cherubini di Li- dell’istituto, retto allora dal direttore vorno, allora diretto da Alfredo Sof- Bazzini, con il quale pare abbia avu- fredini, suo maestro di Armonia, to un acceso scontro. contrappunto e fuga. Per mantenersi cominciò a fare Nel 1877 interruppe gli studi il maestro sostituto con una compa- ginnasiali – contro il volere del pa- gnia d’operetta, dirigendo per la dre, che nutriva per il figlio ambi- prima volta Cuore e mano di A. Le- zioni giuridiche – per dedicarsi coq; continuò poi l’esperienza con esclusivamente allo studio della mu- la compagnia di Scognamiglio a Ge- sica. Lo zio Stefano lo sostenne fi- nova e con la compagnia di Maresca nanziariamente; ma venuto meno il a Napoli. suo sostegno a causa della prematu- ra scomparsa, Mascagni si trasferì a A Genova conobbe Argenide Milano nel 1882 per iscriversi al Carbognani (nata a Parma il 1862 e Conservatorio di Musica, dove ebbe morta nel 1946) e a Cerignola, nella come amico e consigliere Giacomo Chiesa Madre, la sposò poco tempo Puccini.
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