Luca Guglielmino Luca Guglielmino
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CROATI A TORINO E IN PIEMONTE Luca Guglielmino Luca Guglielmino Croati a Torino e in Piemonte © 2016 Luca Guglielmino - Tutti i diritti riservati Stampa: Progetto Immagine Torino A NEVENKA Pronuncia delle consonanti croate con segno diacritico e dei grafemi Cc come la z italiana di pezza , pozzo Čč come la ch inglese di church o come l’italiano goccia Ćć come l’italiano città Dž dž come jungle in inglese Đđ simile all’italiano giro ( debole rispetto a dž) Lj lj come l’italiano conigli (- gli) Nj nj come l’italiano gnomo Šš come l’italiano sciarpa Žž come il francese Jacques (J) Acronimi e abbreviazioni AS – SR Archivio di Stato Sezioni Riunite AS – SC Archivio di Stato Sezione Corte ASCT Archivio Storico della Città di Torino ASME Archivio Storico Ministero degli Esteri D. A. I De administrando imperio VMRO Vnatrešna Makedonska Revolucionerna Organizacija - Organizzazione rivoluzionaria interna macedone NDH Nezavisna Država Hrvatska – Stato indipendente di Croazia KPJ Komunisti čka partija Jugoslavije – Partito comunista jugoslavo OZNA Odeljenje za Zaštitu Naroda – Dipartimento per la Sicurezza del popolo UDBA Uprava Državne Bezbednosti – Amministrazione della Sicurezza Statale SKOJ Savez komunisti čke omladine Jugoslavije – Lega giovanile comunista di Jugoslavia. PREFAZIONE Tucidide. Si potrebbe chiedere il lettore cosa ci faccia l’insigne storico in un testo dedicato ai Croati a Torino e in Piemonte. Ebbene, chi scrive di storia, qualsiasi tipo di storia, deve aver sempre ben presenti dei canoni fissi e noti da tempo immemore per non incorrere in quello che spesso si dice “la storia la scrivono i vincitori”. No la storia deve essere scritta il più obiettivamente possibile. Tucidide (Proemio I - 21) elimina pertanto ogni abbellimento agiografico e poetico dei fatti, onde non dilatarli e ingigantirli, ogni retorica o logografia tendente a dilettare chi scrive e soprattutto chi ascolta non privilegiando quindi la verità. Tutti questi materiali sono incontrollabili e servono solo a creare miti fatti di sacralità e di totemismo. Ciò che espone Tucidide è dapprima individuato, poi analizzato e quindi esposto. Le informazioni vengono vagliate con scrupolo (Proemio I - 22) senza arbitrio, con precisione, per quanto naturalmente è possibile, sapendo bene che le memorie dei vari individui coinvolti nei diversi avvenimenti divergono sempre e mai sono uguali nell’esporre tali avvenimenti. Questo avviene sia per il differente modo di ricordare che per le propensioni anche politiche che ogni individuo mantiene. Le Storie tucididee hanno un tono severo e realista perché viene in esse scrutata solo la verità; non vi sono fiabe o racconti. Tale verità deve compenetrare le vicende del passato e consentire l’esame di quelle future che avverranno in modo simile o anche identico, per via delle leggi immutabili e immanenti del mondo e degli uomini che in esso vivono. Sono due bellissimi passi da leggere in greco, per chi può, pur non essendo Tucidide così facile da leggere e tradurre. Ecco come deve essere quindi concepita la storia: ricerca scrupolosa della verità dei fatti storici, comoda o scomoda che sia, studio del comportamento umano ripetitivo e studio del divenire storico, della fluidità storica, delle varie epoche in tesi, antitesi e sintesi: se il rinascimento viene negato quantomeno si contrappone alla controriforma, l’illuminismo è la sintesi, ma ogni sintesi è un punto di partenza che diventa tesi con un’antitesi successiva. Ora non è negativo in sé il parlare di Risorgimento. Sarebbe assurdo il non parlarne. Occorre solo sapere come parlarne sgravandolo dal mito che si è cristallizzato su di esso e che ancora oggi sussiste. Occorre imparare intanto che anche i cosiddetti potenti di turno sono uomini come gli altri con i loro pregi e difetti proprio perché i risultati talvolta non hanno corrisposto alle aspettative. In gioventù certo si sono studiati Garibaldi e Cavour come persone mitizzate, parlanti dall’alto del piedestallo non della storia, ma del mito, là ove si dividevano buoni e cattivi inventandoli: Re Bomba (negativo, cattivo) così come Franceschiello, il Papa, noioso, poco gratificante, astratto, reazionario, l’austriaco sempre dittatore, reazionario, anti- italiano e anti- piemontese, sanguinario e liberticida, lo slavo barba- ro, incivile e senza coscienza nazionale, il turco, un poveretto debole e fiacco che viveva però in modo violento e liberticida, Garibaldi e il mito dei garibaldini, il genio superbo di Cavour… Siamo vissuti di miti. Andando a riesaminare tutto ci si accorge di realtà ben diverse che vengono nuovamente studiate almeno da più di un decennio e come si deve, senza togliere nulla ai pregi, ma evidenziando anche, finalmente, i difetti. Non è antipatriottismo, è solo logica in quanto tutti fanno giusto o sbagliano se lavorano a qualcosa e tanto più in politica, scienza relativa e non assoluta. E i miti sono partiti dallo stesso Risorgimento per transitare al nazionalismo e al fascismo. Occorre disincrostare ciò che si è ossidato su questi fatti e che come ogni ossidazione, deturpa. Nello studio dei rapporti con gli Slavi occorre partire dai medesimi presupposti evitando la nostra e la loro mitologia, poiché anche loro in contrappunto al nostro, hanno dato vita a un nazionalismo. Non occorre vedere chi ha cominciato prima o chi è venuto dopo anche perché la maturazione patriottica prima e nazionalista dopo è avvenuta quasi contemporaneamente intorno al 1848 con molti indizi e segnali precedenti. Il vedere “chi per primo…” è puerile e infantile e porta nuovamente e unicamente ad attriti inutili. Va ricordata solamente la famosa frase evangelica: “ Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra …” ( Gv. 8,7) Una storia va riscritta quindi sull’umiltà, sul perdono reciproco, eliminando l’orgoglio, ringraziando Dio che poco a poco gli screzi si ricompongono e sempre pensando che poteva comunque e in ogni caso, andar peggio. La storia ben esposta è la speranza dell’umanità, la prima pietra per un dialogo fruttifero, per un forum, dove ognuno ha il diritto di dire ciò che pensa, ovviamente supportato da fatti e documenti. Questo forum si è già organizzato tra gli storici locali o di confine, tra Trieste, la Slovenia, l’Austria e l’Istria, in una nicchia di storia locale ma europea, che occorre diventi finalmente anche italiana. Ricordo solo alcuni nomi: Pupo, Apih, Collotti, Sala, Miccoli, Stuhlpfarrer( austriaco), Valdevit, Spazzali, Troha (slovena), Dukovski (croato) ecc. hanno dato vita a una letteratura vasta e documentata che va al di là dei miti e cerca la verità, pure con sfumature e impostazioni diverse. Il piccolo contributo che qui viene proposto fa luce su di un aspetto in Italia non conosciuto ed è per sottolineare il fatto che di stranieri Torino ne ha sempre accolti, per scopi ed esigenze diversi e praticamente fin dal momento in cui si costituì capitale cisalpina,completa di istituzioni funzionanti e di poteri operanti e quindi dalla fine del XVI secolo. Altro argomento importante, dal momento che sul lettore non si può gravare con una messe eccessiva di dati riguardante una storia sconosciuta ai più, è suggerire, impostare approfondimenti successivi e si spera dialogici e non polemici, onde far progredire lo studio e ampliarlo. Si è inteso dare il più sinteticamente possibile un quadro d’insieme riguardante i ruoli di personaggi di spicco del mondo croato i Piemonte e i ruoli dei croati potremmo dire della quotidianità, non famosi ma non per questo non degni di essere ricordati nel momento in cui ci portano via dai campi di battaglia e dalle corti dorate per illustrarci come si viveva. Inoltre si é dato pure un quadro dei rapporti oltre confine accennando alla rete di consolati, ambasciate e spie organizzata dal Regno di Sardegna e dall’Inghilterra. E’soprattutto un contributo all’avvicinamento con una parte troppe volte dimenticata dell’area balcanica. A supporto dell’opera vi è un apparato di note abbastanza completo che fornisce al lettore ampie e ulteriori spiegazioni su nomi, eventi, località e denominazioni prettamente slave. Ringrazio mia moglie Nevenka che mi ha aiutato a coordinare fonti e dati e a selezionare materiali e argomenti, nonché a tradurre da diverse altre lingue, oltre naturalmente a quella croata. Ringrazio personale e dirigenza dell’Archivio Storico della Città di Torino e pure dell’Archivio di Stato Sezione Corte e Sezioni Riunite. Un particolare ringraziamento al prof. Nenad Moa čanin dell’Università di Zagabria per i suggerimenti e la traduzione di un documento ottomano e al Prof. Séamas Ó Siocháin del dipartimento di antropologia della Maynooth University di Dublino. Un ultimo ringraziamento va alla dr.ssa Iva Pavi ć, già Console Generale della Repubblica di Croazia in Milano e ora Console e Consigliere diplomatico all’Ambasciata della Repubblica di Croazia a Roma, che ha seguito con passione la vicenda di tale libro che a suo dire, viene “a colmare una lacuna” storica e al dr. Stefano Gyulai per le precisazioni inviatemi circa la sua illustre famiglia. Guglielmino Luca Torino, 15 ottobre 2016 SAŽETAK Knjiga prestavlja pri ču Hrvata koji su živjeli u Pijemontu i Torinu kroz XVII, XVIII, XIX stolje će. Prvi Hrvati na tom podru čju bili su ve ćinom vojnici, no bilo je i umjetnika, me đu kojima se isti če glazbenik Ivan Šiben čanin. U po četku Hrvati su sudjelovali u ratovima pod Savojskim vojvodstvom, a zatim pod Sardinskim kraljevstvom gdje su se borili protiv Francuza u nadi da će kralj stvoriti prvo samostalno kraljevstvo u Italiji. Doprinos Hrvata pomogla je u ostvarivanju naše samostalnosti. Tijekom XIX stolje ća posje ćuju nas mnogi politi čari poput Eugena Kvaternika, Nikole Tomaševi ća (Niccolò Tommaseo), Petra Aleksandra Paravije (Pietro Alessandro Paravia) te Imbre Ignjatijevi ća Tklaca. Bilo je tu i mnogo dezertera iz Carske i Kraljevske Vojske (K.u.K.), ali i Hrvata i Hrvatica koji su samo bili u potrazi za poslom. Hrvatski pravaši nisu prihva ćali granicu izme đu Italije i Hrvatske jer bi Gorizia i Istra bile pod Hrvatskom dok bi Trst ostao izvan.