DA STILIDA A . PRIME ANNOTAZIONI va di ipotizzare la presenza di insediamenti sparsi, secondo SU FORME E SEQUENZE INSEDIATIVE il tipico modello romano delle ville. IN UN’AREA CAMPIONE CALABRESE In effetti l’Orsi aveva fermato la sua attenzione sulla presenza nell’Itinerarium Marittimum 490, della statio di “Stilida” e per primo ne aveva proposto l’ubicazione “nel- l’agro o nell’area stessa di ” (ORSI 1891, p. 68). FRANCESCO A NTONIO CUTERI, MARIA TERESA IANNELLI L’archeologo sosteneva infatti che il sito di Cocinto del- l’Itinerarium Antonini, quello di Caulon della Tabula Peutingheriana e dell’Anonimo Ravvennate e, infine, quel- I. CARTA ARCHEOLOGICA DELL’ETÀ ROMANA E lo di Stilida dell’Itirerarium Marittimum, fossero una sola TARDO ANTICA cosa e che si dovessero identificare con l’antica città di Caulonia, dall’Orsi stesso scoperta a Punta Stilo. L’area presa in esame è ubicata sul versante ionico del- Recenti studi sulla viabilità in hanno permes- l’attuale Calabria, nel tratto di territorio compreso tra le fiu- so, tra l’altro, di definire in maniera più puntuale il percor- mare Assi a nord ed Allaro a sud. Si tratta di un’ampia zona so di età romana della via costiera ionica, da sempre ritenu- costiera che a monte raggiunge le prime propaggini del- to problematico sia per le distanze segnate negli Itinerari, l’Appennino calabrese costituito dai massicci del monte che per l’identificazione delle stationes citate (GIVIGLIANO Pecoraro, , . 1994, pp. 320-322); a questo proposito sembra ormai un Dal punto di vista storico-archeologico l’area, se si pre- dato acquisito l’identificazione del Promontorio Cocinto con scinde dalle indagini effettuate sul sito dell’antica Caulonia Punta Stilo e quindi con la colonia greca di Caulonia. Tale (attuale Marina), non è stata finora oggetto di identificazione diventa “un punto fermo” nella ricostruzio- studio e pertanto è poco nota; infatti, se lo studio sulla polis ne di quell’itinerario stradale. Comunque, prescindendo dai achea è progredito rispetto a quello effettuato a suo tempo dubbi che possono ancora sussistere anche dopo la più re- cente ricostruzione dell’itinerario in questione, la cosa che dall’Orsi (ORSI 1891, 1916), la ricerca sull’età romana e tardo antica si può considerare solo agli inizi; mentre data- a noi qui interessa rimarcare è la possibile presenza, sugge- no ad epoca recente le indagini avviate dalla Soprintenden- rita per altro dalle fonti, lungo il tracciato viario romano za Archeologica sui siti di Stilo e , grazie anche che collegava Crotone a , di una statio nel alla collaborazione delle locali Amministrazioni comunali sito dell’antica Caulonia, che si sono fatte carico, nella maggior parte dei casi, del In effetti, i più recenti rinvenimenti nella città di finanziamento delle indagini. Caulonia testimoniano, al contrario di quanto conosciuto in Il lavoro che qui si presenta tiene conto sia delle rico- passato e finora sostenuto, una massiccia presenza di mate- gnizioni effettuate nel territorio, nel costante impegno di riali romani, insieme con una serie di tombe, concentrati tutela, sia delle campagne di scavo. È però utile precisare nel tratto della città antica intra moenia, in località S. Mar- che quest’ultime non hanno avuto carattere di continuità e co, e rinvenuti nel corso delle ricerche e delle ricognizioni soprattutto hanno risentito della mancanza di una specifica effettuate tra il 1988 e il 1994. programmazione, adeguandosi spesso alle progettazioni le- Già durante le prime campagne di scavo effettuate nel- gate ad esigenze ben diverse da quelle della ricerca; un pro- la località S. Marco, in corrispondenza dell’attuale rudere gramma organico, invece, si è potuto seguire esclusivamente dell’omonima chiesetta, di cui si dirà in seguito, si erano per il sito dell’antica Caulonia. rinvenuti vasti e consistenti strati superficiali di frequenta- La mancata programmazione della ricerca costituisce zione romana che inglobavano parecchi materiali (Tav. I, un grosso limite alla conoscenza e alla comprensione stori- nn. 3-8); qui di seguito si indicano solo alcune forme cera- co-archeologica di questo territorio e visto che in questa miche importanti per definire i limiti cronologici della vita fase i dati risultano senz’altro frammentari e preliminari, si del complesso: ritiene utile tracciare, seppure a grandi linee, una carta ar- – ceramica campana: sono presenti alcuni piatti riconduci- cheologica che sia comprensiva di tutti i dati finora raccolti bili alla seconda metà del II sec. a.C.; – ceramica africana: in riferimento alle età prese in esame. Il quadro che si pre- questo tipo di ceramica è stata rinvenuta in grande quantità senta, sebbene incompleto relativamente alle reali poten- e copre un arco cronologico compreso tra il I-II ed il VI sec. zialità, rappresenta un primo importante passo verso una d.C.; si segnalano: alcune scodelle databili tra la fine del IV più puntuale conoscenza del territorio. e l’inizio del V sec. d.C.; due di esse risalgono al IV-VI sec. d.C., che è il termine cronologico più tardo, rinvenuto in Caulonia – Area urbana (Fig. 1) questo contesto. Per quanto riguarda l’età romana, l’analisi non può ov- Nel corso delle suddette indagini a S. Marco furono in- viamente prescindere da una messa a punto dei più recenti dividuate due tombe di cui una in anfora, l’altra utilizzava dati relativi alla città di Caulonia. Un elemento importante, alcuni tegoloni piatti con decorazione circolare incisa a stec- acquisito nel corso delle indagini sulla città greca, era che il ca, simili a quelle rinvenuti nelle strutture tombali ad sito dell’antica Caulonia non fosse stato più frequentato in Altavilla Silentina (BISOGNI 1984, tav. LVI, 5); le sepolture, età romana, vista l’assoluta mancanza di materiali relativi a in pessimo stato di conservazione a causa dei lavori agrico- quell’età; le indagini successive a quelle dell’Orsi avevano li che avevano fortemente danneggiato lo strato superficia- confermato l’abbandono della città in quel periodo le, erano tagliate nello strato di frequentazione di età roma- na; in una di esse fu rinvenuto un bronzo di Costante II, (TOMASELLO 1972, p. 632); naturalmente di questo dato si era tenuto conto negli studi successivi, sia in quelli di carat- databile al 347-348 d.C. Le tombe sono, probabilmente, tutte relative ad età tardo romana. tere generale sull’età romana in Calabria (GUZZO 1981, p. Sempre dagli strati più tardi di S. Marco provengono 121), sia in quelli più specifici su questo territorio (SABBIO- alcune monete tutte di età imperiale e tardo imperiale: un NE 1985, p. 54; IANNELLI 1987, p. 133). Si sosteneva, pertanto, che la mancanza di materiali sesterzio di Commodo databile al 188-189 d.C.; un bronzo romani all’interno delle mura di cinta della città indicasse il di Antoniniano Gallieno del 261 d.C.; un follis di Galerio completo abbandono del sito dopo il IV sec. a.C., con una Cesare del 296-305 d.C.; un bronzo di Licinio del 308-313 ridotta frequentazione fino al II sec. a.C.; mentre sul terri- d.C.; un follis di Costantino I del 318-319 d.C.; due bronzi torio, il rinvenimento di strutture di età romana nelle con- di Costante II del 337-361 d.C.; altri due bronzi sempre di trade Mataloni (odierna Maddaloni in di Stilo) e Costante II di cui è illeggibile la zecca; una moneta poco Fontanelle (nel comune di Monasterace Marina) permette- leggibile di età imperiale, un bronzo del Divo Claudio.

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 1 Fig. 1 – Pianta della città di Caulonia.

Immediatamente più a sud dello scavo appena descrit- denza Archeologica della Calabria, nel tratto di costa com- to un’indagine, eseguita nel 1998 sul ciglio della duna che preso tra il tempio dorico e la Assi; le prospezioni attualmente separa la città antica dalla spiaggia, ha messo subacquee hanno messo in luce un complesso architettoni- in luce un’altra sepoltura in anfora (Tav. I, n. 1). Questa, co relativo ad un tempio ionico non finito o in corso di la- riconosciuta come tomba di bambino e priva di corredo, vorazione databile all’inizio del V sec. a.C. (IANNELLI 1992; risulta, a giudicare dalla tipologia dell’anfora, di età tardo- IANNELLI-LENA-MARIOTTINI 1993, IANNELLI 1997); ma quello antica. che a noi interessa evidenziare in questa sede è la presenza, È necessario precisare che sempre nella stessa località, in quel contesto, di alcuni reperti mobili databili ad età ro- ma a monte della strada ferrata e nei pressi della sopracitata mana e tardo antica (MEDAGLIA c.s.); si tratta di un fram- chiesetta di S. Marco, si infittiscono in superficie i rinveni- mento d’anfora Dressel 2/4, databile al I-metà del II sec. menti di materiali romani costituiti soprattutto da parecchi d.C.; di un frammento di anfora di forma Ostia IV, 147, di frammenti di sigillata africana del tipo chiara D; mentre produzione nord-africana della fine del II-V sec. d.C; di una nella corrispondente area a mare sono state rinvenute, frut- brocca frammentaria databile al V-VII sec. d.C. A seguito to di ricognizioni, altre quattro monete riferibili: ad dei rinvenimenti subacquei, sembra abbastanza probabile Antoniniano Gallieno del 253-26; a Teodosio I del 378-392; la presenza a Caulonia di un porto-canale lungo la fiumara ad Arcadio del 378-383; ad imperatore incerto, ma comun- Assi e di una zona d’approdo nelle vicinanze del tempio que databile al IV sec. d.C.; un’altra moneta, rinvenuta sem- dorico. Lo dimostrano le due bitte da ormeggio, alcuni bloc- pre lungo il mare è databile anch’essa al IV sec. d.C. chi con grappe in piombo trovati sott’acqua e la presenza, Nel 1994, uno scavo ad opera della società SIETI, per evidenziata dal Medaglia, di opere di cantieristica subac- conto ANAS, effettuato lungo la SS 106 lato monte, ha quea (due puntazze in ferro e una ghiera di testa in piom- messo in luce tra l’altro due tombe di età romana, come le bo), che sono da considerarsi strumenti usati per le fonda- definiscono sia la tecnica costruttiva che il materiale cera- zioni subacquee o per il consolidamento delle rive. mico inglobato; infatti le due tombe, di cui una (US 6) in In verità ancora tutto da dimostrare è l’utilizzo in età buono stato di conservazione, erano costruite con muretti romana e tardo antica del porto cauloniate, di cui però i laterali di mattoni e tegoloni piatti tenuti insieme da malta materiali citati potrebbero essere un primo flebile indizio. giallastra abbastanza dura e sul fondo erano sistemati due Alla luce di questi rinvenimenti si viene a delineare embrici. Nello strato di riempimento della tomba meglio un’ampia area, all’interno della cinta muraria greca, nella conservata sono stati rinvenuti: un frammento di fondo di quale è presente in maniera inequivocabile un complesso di padella a vernice rossa interna; un frammento di fondo di età romana; di questo, come abbiamo visto, sono noti solo vaso di impasto grossolano ma lisciato all’esterno, generi- alcuni strati di frequentazione che, anche se al momento non camente riferibile all’età romana ed infine un piccolo fram- è possibile riferire a strutture, sembrano individuare, ad una mento di sigillata chiara di tipo D di imitazione. prima disamina, un complesso abitativo in parte riutilizzato, Sempre al fine della comprensione storico-archeologi- forse in età tardo antica, come area di necropoli. Rimane ca di questo territorio, assumono importanza e rilievo i rin- tuttavia da precisare che alcune tombe, ad esempio quelle venimenti subacquei effettuati nel corso degli anni ’80 dal- lungo la SS 106, potrebbero essere coeve all’insediamento l’Associazione Culturale Kodros per conto della Soprinten- romano. In conclusione, in questa vasta area sembrano esse-

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 2 Tav. I – Nn. 1, 3-8: Monasterace M., loc. S. Marco; n. 2: Monasterace M., loc. Fontanelle; nn. 9-13: Stilo, Via Cattolica. re presenti due fasi d’uso databili, grosso modo, l’una tra il DE SANCTIS 1916, col. 698) appare molto suggestiva. Del II sec. a.C. e V-VI sec. d.C. (insediamento in villa?) e l’altra resto, va messo in evidenza che le strutture rinvenute erano a partire dal VI sec. d.C. (necropoli). L’ipotesi di identifica- probabilmente in corrispondenza dell’importante asse via- re il complesso rinvenuto in località S. Marco con la statio rio jonico che, come si è ipotizzato, non doveva discostarsi Caulon-Stilida degli Itinerari antichi (ORSI 1916, col. 752; molto dall’attuale tracciato della SS 106; senza contare che,

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 3 Fig. 2 – Monasterace M.:Villa romana di Fontanelle. e qui ritorna un’altra suggestione, dalla località S. Marco A sud dello , sui bassi pianori di contrada Ellera, erano probabilmente visibili, anche in età tarda, le vestigia è stata segnalata la presenza di materiali di età romana, tan- oppidi Caulonis di pliniana memoria. to che si è ipotizzata l’esistenza di uno o più insediamenti relativi a quell’età (SABBIONE 1985, p. 60). Il territorio (Fig. 3) A qualche km dalla costa lungo l’attuale strada che sale da Manasterace a Stilo è ubicata la villa di contrada Fonta- Nell’aggiornamento dei dati relativi al territorio in esa- nelle (Fig. 2), di cui Orsi aveva in passato segnalato i resti me cominceremo da Nord verso Sud segnalando la presen- (ORSI 1891); l’area è stata oggetto di indagini regolari nel za, nelle vicinanze dell’attuale letto del Guardavalle, in pro- corso degli anni ’80. Si sono rinvenuti una serie di ambienti prietà Curtale, di un complesso in villa che non sembra es- di cui alcuni pavimentati con cocciopesto, uno solo pavi- sere molto esteso ma che, a giudicare dal materiale scarica- mentato con bei mattoni quadrati, ed un ampio cortile privo to lungo il corso di quella fiumara, perché distrutto dai la- di copertura, in cui erano ubicati una fornace circolare ed vori agricoli, doveva essere sicuramente monumentale; pur- un pozzo; è molto probabile che questo settore della villa troppo una campagna di prospezioni e carotaggi, fatta ese- fosse adibita alle lavorazioni, visto anche l’assenza di am- guire dalla Soprintendenza Archeologica della Calabria, ha bienti di rappresentanza particolarmente curati nelle rifini- evidenziato la distruzione quasi totale degli strati archeolo- ture, mentre consoni a tutto il contesto sono grossi fram- gici scoraggiando la ben che minima azione di tutela. Tra il menti di contenitori presenti su tutta l’area e il cortile che materiale mobile raccolto durante i sopralluoghi si segnala- costituisce l’area artigianale. Si sono definite varie fasi di no le seguenti tipologie ceramiche: sigillata italica, sigilla- utilizzo del complesso che ebbe una vita particolarmente ta africana chiara D, parecchi frammenti di anfore e grandi lunga che si sviluppò in un arco cronologico compreso tra quantità di materiale acromo da cucina con grande preva- il II sec. a.C. ed il V sec. d.C.; dopo questo periodo il com- lenza di pentole. plesso cadde in disuso, come confermato dalla presenza di Più a Sud, in località Campo Marzo, su una collinetta in una quarantina circa di tombe che riutilizzano i muri ed i ottima posizione ora coltivata a vigneto, durante una rico- pavimenti di tutto il complesso. Dette sepolture, costituite gnizione effettuata nel 1990 con i volontari dell’Associa- nella maggior parte dei casi da tegoloni piatti che spesso zione Kodros, è stata rinvenuta in superficie grande abbon- presentano una decorazione incisa, simile a quella osserva- danza di materiale archeologico relativo ad una villa per lo ta nella località S. Marco, sono quasi sempre prive di corre- sfruttamento agricolo del territorio. Vi sono numerosi fram- do; ad eccezione di due tombe il cui corredo è costituito, menti ceramici a vernice nera del tipo campana A e B, ma rispettivamente, da una brocchetta acroma, materiali questi sono presenti anche: ceramica da cucina del tipo a vernice ormai noti e diffusi in tutta la Calabria, che sono datati tra rossa interna, sigillata italica con decorazione a rotellature, VI e VII sec. d.C. (DI GANGI-LEBOLE 1999, pp. 416-417); ma priva di bolli, quella africana di tipo A nelle prime for- brocchette simili erano state segnalate a suo tempo, dal De me Hayes, anfore, tutte del tipo Dressel 2/4 e, tra i conteni- Franciscis in località Lesa, rinvenute in alcune tombe che tori, un frammento di spatheion con una particolare forma a erano state sconvolte da lavori agricoli (DE FRANCISCIS 1957, fiasca ascrivibile al IV-V sec. d.C. pp. 188-189, fig. 11).

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 4 Fig. 3 – Carta archeologica dell’area di Punta Stilo: Ville romane; ✙ Necropoli; Grotte eremitiche; ■ Monasteri; ✕ Chiese; ˆ Casali rurali; Nuclei rupestri.

Si presenta qui di seguito una scelta di materiali cera- linare la presenza di strutture relative a muretti di terrazza- mici rinvenuti nel corso delle indagini in località Fontanel- mento che inglobano materiali antichi. le, che documentano le varie fasi d’uso del complesso: All’ingresso dell’attuale centro storico di Stilo, proprio – ceramica campana: sono presenti pochi frammenti del tipo alle falde della collina su cui è costruito il settore moderno A; mentre più numerosi sono i materiali del tipo B e C; – della città, l’espansione edilizia che rischia di soffocare la ceramica a pareti sottili: si tratta di pochi pezzi relativi a bella chiesetta di S. Nicola da Tolentino ha determinato l’in- boccaletti di cui alcuni decorati con motivo a rotella, data- tervento della Soprintendenza Archeologica; nella zona bili al II-I sec. a.C.; – ceramica sigillata italica: le forme denominata Loco, dov’era stata segnalata la presenza di una attestate con maggior numero di esemplari sono riconduci- necropoli con deposizioni in pithoi, sono state rinvenute due bili alle forme Goudineau 15, 38, 43; sono presenti alcuni tombe scavate nel banco di argilla che costituisce il rilievo frammenti con bolli; – ceramica africana fine da mensa: collinare di cui si è detto; le sepolture, ricavate entrambe tipo A 1/2: sono attestate le forme Hayes 6,8,9,36, databili nella nuda terra, avevano come corredo tre anforette di cui tra il I e II sec. d.C.; tipo A2: presente in minore percentua- una sola intera e le altre frammentarie, tutte databili al II le con la forma Hayes 27, databile al 160-220 d.C.; tipo D: sec. d.C.; al momento non vi è traccia del probabile com- sono presenti esemplari d’imitazione, la forma più tarda plesso abitativo cui i rinvenimenti sono connessi, che pure attestata è la Hayes 61a, databile al 325-400/420 d.C.; – dovrebbe essere ubicato non molto distante. ceramica africana da cucina: tra la gran quantità di questo In località Zija, nei pressi del villaggetto moderno lun- tipo di ceramica si segnalano le forme più tarde che sono go la SS che conduce a Serra S. Bruno, in passato sono stati costituite in gran numero da tegami relativi alle forme: Lam- segnalati materiali romani; si tratta di una località interna ubi- boglia 10a-Hayes 23b; Lamboglia 10b-Hayes 23a; databili cata lungo una via di penetrazione verso il massiccio delle Serre alla seconda metà del II-fine IV/inizi V sec. d.C.; ma non calabresi, la cui importanza per la presenza di un redditizio mancano frammenti di coperchi databili tra la fine del IV- paesaggio boschivo era nota anche in età romana; è possi- inizi del V sec. d.C. bile che le due vie fluviali Stilaro ed Assi, abbiano avuto un ruolo importante nel collegamento con l’entroterra. Nella località Maddaloni del comune di Stilo, nella pro- L’analisi della carta archeologica del territorio preso in prietà del barone Giuseppe Crea, già fin dalla fine dell’800, esame, pur nei limiti evidenziati in premessa, mette in rilie- il Fiorelli segnalava la presenza di almeno due stanze con vo la presenza diffusa di complessi in villa, probabilmente pavimenti in mosaico policromo e geometrico relativi ad legati allo sfruttamento agricolo del territorio, secondo un una villa romana, molto probabilmente di età imperiale modello insediativo ormai ben noto per il mondo romano. (FIORELLI 1893); i sopralluoghi effettuati nella zona, ora pian- In questa età sembra confermato l’abbandono del centro tata ad agrumeto, hanno evidenziato ai piedi del pendio col- urbano di Caulonia che seppure sopravvive, come stazione

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 5 di posta, certo non può avere avuto il ruolo di centro urba- versante settentrionale della collina del faro (ORSI 1916, p. no cui in genere le ville romane fanno riferimento; sembra 121) e non è da escludere che sulla piccola altura, indicata ipotizzabile, perciò, almeno per i dati disponibili a questo già a partire dal XVI secolo come Castellone, vi fosse qual- stadio della ricerca, che il polo economico di questo terri- che piccola struttura difensiva. Due monete fortemente cor- torio sia da identificarsi con la vicina città di che rose, ma riferibili al gruppo dei folles, sono state recuperate sopravvive come municipium oppure con la non lontana sulla spiaggia antistante la chiesa di S. Marco. Alcune mo- colonia Minervia Nervia Scolacium (attuale Roccelletta, nete infine, provenienti dal territorio di Monasterace ma in comune di Borgia), dove recenti scavi hanno messo in senza specifica indicazione, sono presenti nella collezione evidenza un centro molto attivo in questa età; l’estensione Cimino (GUZZETTA 1998, p. 29): follis di Giustiniano I (551- di campagne di scavo anche al territorio e un puntuale stu- 2, Antiochia), follis di Giustino II (570-1, Nicomedia), de- dio dei materiali, potranno fare luce su questo punto. canummio di Maurizio (590-602, Catania), follis di Leo- Mentre pochi argomenti di riflessione offre la carta ne V (813-820, Siracusa), quattro folles di Leone VI (886- archeologica delineata, relativamente alla problematica 912, Costantinopoli), due folles anonimi, uno di classe A2 connessa alla probabile continuità tra gli insediamenti greci (976?-ca. 1030-35) e l’altro di classe C (1042-ca. 1050). e i nuovi nuclei insediativi romani, un dato affermativo sem- Nel territorio sono quasi esclusivamente i piccoli e medi bra venire dallo scavo in località S. Marco, per la presenza cimiteri a testimoniare una frequentazioni sia lungo i per- di materiali di III-II sec. a.C. nello stesso sito del comples- corsi fluviali che sulle ridotte alture di mezza costa (Fig. 3). so insediativo romano; del resto, in più punti della città di Come nel caso della villa di Fontanelle, localizzata a mar- Caulonia, si era già riscontrata una diffusa presenza di ma- gine del letto dello Stilaro, si assiste a una diversa occupa- teriali databili a quell’età che dovette segnare un cambia- zione degli ambienti, così sulle alture di contrada Lesa, l’in- mento importante nel modelli insediativi e di sfruttamento sediamento sembra svincolato da schemi preesistenti. del territorio. In entrambi i casi la documentazione archeologica è Per quanto riguarda l’età tardo antica, se ancora non costituita da sepolture che hanno restituito manufatti cera- siamo in grado di valutare correttamente il fenomeno inse- mici (Tav. II, nn. 1-10) ampiamente inquadrabili nelle pro- diativo, è certa una sempre maggiore attestazioni delle ne- duzioni tipiche del VI- VII secolo (ROTELLA-SOGLIANI 1988, cropoli, seppur povere, che riutilizzano talvolta costruzioni con bib. prec.; DI GANGI-LEBOLE 1997b, p. 155, fig. 2). Ci si precedenti ormai cadute in disuso. Esse sembrano presup- limita ad osservare in tale sede che l’impasto delle anforet- porre l’esistenza di piccoli e non molto floridi complessi te è di migliore qualità rispetto a quello delle brocchette. insediativi. Aggiungo che alcuni esemplari sono privi di una piccola Infine, per lo studio dell’economia di questo territorio parte del bordo. Credo che questa caratteristica sia dovuta sembra quanto mai fondamentale riuscire a definire meglio all’intenzione di rendere il vaso simbolicamente inutilizza- il ruolo che assume il porto sia nell’età romana che in quel- bile per sottolineare l’unicità del rito praticato (probabil- la tardo antica. mente battesimo o matrimonio). M.T.I. Non molto tempo addietro Vera von Falkenhausen ha proposto di identificare la sfuggente città di Myria con la Mystia che le fonti latine collocano sul litorale Jonico nei II. L’ETÀ BIZANTINA pressi di Caulonia e ha avanzato l’idea che in un periodo successivo Mystia abbia dato il nome ad una massa che A differenza di altri centri costieri attivi in età romana, comprendeva i territori dell’antica Caulonia, ove fu istitu- ad esempio Locri o Scolacium, l’area dell’antica Kaulon si ita, come nella massa Nicoterana, una sede vescovile presenta da tempo fortemente contratta e con i caratteri di (FIACCADORI 1994, pp. 737-738). A tal riguardo è necessa- ager publicus (FIOCCADORI 1994, p. 738). rio sottolineare che i dati archeologici non permettono al Maria Teresa Iannelli ha già messo in evidenza sia il momento di localizzare la città. Tuttavia, in un documento ruolo del centro in rapporto alla viabilità di età imperiale scritto nell’XI secolo si fa esplicito riferimento all’esisten- che il perdurare di traffici, diretti o indiretti che fossero, za nel territorio compreso tra gli attuali centri di e con le regioni nord-africane fino a tutto il V secolo. Tra , del prètorion di Sumpesa. Tale struttura è forse l’età tardoantica ed il primo medioevo si colloca l’inseri- un’eredità dell’antico centro, tappa intermedia nel proces- mento in questo nucleo insediativo di una chiesa di mode- so che porterà alla nascita in età medio-bizantina dell’im- ste dimensioni. Già segnalata dall’Orsi, che ne fornisce la portante kastron di Stilo? localizzazione all’interno della planimetria urbana, conser- Spingendoci verso l’interno, disponiamo di un unico va oggi solo il muro perimetrale meridionale, con tre fine- importante ritrovamento. Nel 1987, nel corso della realiz- strelle strombate, e una piccolissima parte del muro occi- zazione di un muro di contenimento in Via Cattolica a Sti- dentale. Tutta la parte absidale venne distrutta durante i la- lo, furono messi in vista i resti di un muro e un pavimento vori di costruzione del tracciato ferroviario. Ho proposto in malta e furono recuperati alcuni manufatti ceramici. Il una datazione tra V e VI secolo basandomi sull’analisi del dato è particolarmente significativo sia per il tipo di cera- contesto e su un preliminare studio della muratura. Tale mica rinvenuta, sia perché ci troviamo in un contesto non costruzione è stata realizzata con l’utilizzo di ciottoli flu- funerario. I dati raccolti ci permettono di supporre l’esi- viali, calcare, embrici, qualche frammento di trachite vul- stenza di un’abitazione di una certa consistenza. Le cera- canica e malta grossolana. Qualora il riferimento cronolo- miche sono rappresentate da tre anfore frammentarie del gico venisse confermato con saggi archeologici, ci trove- tipo a fondo umbonato (Tav. I, n. 12, 13), da due brocchette remmo alla presenza di una tra le più antiche chiese cala- frammentarie, l’una dipinta in bruno e l’altra con decorazione bresi, e numerosi sarebbero gli spunti di riflessione sul- incisa (Tav. I, nn. 9, 11), ed infine da un recipiente probabil- l’evangelizzazione di quest’area. La chiesa, che nella tradi- mente monoansato (Tav. I, n. 10). La forma di quest’ultimo è zione locale è detta di San Marco, è unicamente citata in un simile alle anfore precedentemente descritte ma l’impasto è testo del 1677: …essendoci ancora in quel luogo molte fab- grezzo. L’ansa è a sezione ellittica e il bordo, rientrante, è briche, e chiese; fra l’altre, una al lito del mare, sotto il assottigliato. Vistose tracce di annerimento da fuoco sul fon- titolo dell’Evangelista S. Marco, et un’altra più dentro ter- do e sulle pareti ne sottolineano la versatilità funzionale. ra, dedicata a S. Nicolò il Grande (CUNSOLO 1987, p. 15). Le anfore trovano confronti con i materiali di Locri- Per ricostruire le vicende dell’area dell’antica polis nella Paleapoli, Tiriolo e Tropea, datati tra la fine del VI e l’VIII prima età bizantina si può al momento contare solo su alcu- secolo d.C. (DI GANGI-LEBOLE 1997b; RAIMONDO 1998). È ne indicazioni di carattere numismatico. Due monete defi- prematuro esprimerci sulle aree di provenienza ma potreb- nite genericamente bizantine, furono rinvenute dall’Orsi sul be trattarsi di una produzione locale.

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 6 Tav. II – Nn. 1,2: Monasterace M., loc. Fontanelle; nn. 2-7: Monasterace M., c.da Lesa; nn. 11, 12: Stili, Cattolica; n. 13: Stilo, centro storico; n. 14: Bivongi, Chiesa di S. Giovanni Decollato; n. 15: Stilo, area esterna Cattolica.

Il ritrovamento di Via Cattolica risulta al momento iso- veteres muros da localizzare nell’area ora compresa tra il lato ma possiamo ipotizzare l’esistenza, tra VI e VIII seco- Borgo e la località Pilatello (VARGAS 1765, p. XV, par. XV). lo, di un abitato disposto alla base orientale del massiccio Tale abitato è da intendersi come tappa preliminare al calcareo del monte Consolino. Potrebbero avvalorare tale grande sviluppo che caratterizzerà Stilo a partire dal IX se- ipotesi sia i marmi altomedievali reimpiegati nel centro sto- colo, quando avverrà il trasferimento nella parte sommitale rico (CUTERI 1997b), parte dei quali da riferire ad un edifi- del monte Consolino. cio di culto, sia il riferimento in un documento del 1094 a L’integrazione tra i dati derivanti dalle ricognizioni di

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 7 superficie, dagli scavi archeologici e dalla lettura delle fonti Le ricognizioni condotte sul monte Consolino e sul documentarie, consente di delineare un quadro ben detta- monte Stella hanno permesso di individuare la presenza di gliato sulle forme insediative tra IX e XII secolo. numerose grotte (Fig. 3). Si tratta di anfratti naturali di pic- cole e grandi dimensioni talvolta regolarizzati e adattati alle Il Kastron bizantino di Stilo esigenze del culto. Si trovano localizzati esclusivamente sul versante orientale dell’imponente massa di calcare dolomi- L’esistenza del kastron è documentata da alcune fonti tico, creando una “fascia sacra” tra il sovrastante kastron e di età bizantina mentre la presenza, nel 1071, di una fortifi- il sottostante nucleo rupestre descritto precedentemente. cazione interna, il castellum, è testimoniata dalla cronaca Due di queste grotte esicastiche conservano importanti del Malaterra. (MARTORANO 1986, p. 164). testimonianze pittoriche: Gli scavi condotti nell’ambito del progetto di riqualifi- – Grotta di S. Maria della Stella: si apre sulla parete del cazione del centro storico hanno evidenziato la quasi totale monte omonimo, l’antico Cuccumella, dominando l’ampia assenza di strutture murarie e reperti mobili anteriori al XIII valle dello Stilaro. L’ambiente ipogeo, che raggiunge la pro- secolo (vetrina sparsa: Tav. II, n. 13), mentre pochi fram- fondità lineare di oltre venti metri, conserva all’interno un menti di ceramica a vetrina pesante e sparsa sono stati recu- affresco che rappresenta la scena della comunione di S. perati nei riempimenti cinquecenteschi della Chiesa Matri- Maria Egiziaca, datato da Marina Falla Castelfranchi alla ce. Questi dati, unitamente alla presenza di strutture mura- fine del X secolo. Sempre secondo la studiosa la posizione rie sui terrazzi calcarei che sovrastano l’abitato attuale, lo- dell’affresco sottolinea la funzione eremitica della grotta e calizzano il kastron bizantino sul monte Consolino, nel cui il tema iconografico prescelto sembrerebbe collegarsi alla punto più alto domina il castello. Una conferma è offerta da presenza di un eremo femminile. Nelle vicinanze dell’alta- un documento della prima metà del XVI secolo: Et da dicto re barocco si conserva la parte inferiore di un affresco raffi- loco sagle per le ripe ad monti et ense ad la terra vecchia gurante un santo vescovo. Anche questo affresco potrebbe antiqua de Stilo, quale ey sopra lo monti alto et lassa lo essere riferito al X secolo. viscopato antiquo, quale ey dirrupato sopra dicto monti (MOSINO 1986, p. 164). – Grotta dell’Angelo: anche questa grotta si apre verso la Il riferimento al viscopato antiquo ripropone una que- valle dello Stilaro ma si presenta in posizione più nascosta. stione a lungo discussa ma ancora sostanzialmente irrisol- È larga circa 7 metri e profonda 3. La parte superiore pre- ta: l’istituzione o meno a Stilo di una sede vescovile. Infat- senta una piccola cupola a trullo, ora solo in parte affresca- ti, anche se in molti documenti bizantini e normanni si fa ta, e la parete sud una piccola nicchia. Qui si notano tracce esplicito riferimento al vescovo di Stilo e ai suoi possedi- di affreschi datati al X secolo: si tratta dell’Incontro fra i menti, per alcuni studiosi ci troviamo unicamente in pre- SS. Apostoli Pietro e Paolo (LEONE 1996, p. 28, n. 92). senza di una “distaccamento” della sede vescovile di Altre grotte importanti sono quella della Pastorella o di Squillace, divenuta dal 1096 di rito latino. Rimane comun- S. Maria di Tramontana, ancora oggi luogo di venerazione, que il fatto che, sia nell’uno che nell’altro caso, le struttura la grande grotta situata sopra il piazzale antistante la Catto- del vescovado antico, ancora ben riconoscibili su di un ter- lica, con all’interno resti di edifici tardo-medievali e quella razzo del monte, occupavano all’interno del contesto urba- presente al di sopra della strada per . Qui sgorga no una posizione di tutto rilievo. una sorgente d’acqua. Le già ricordate indagini archeologiche del centro sto- Ai fini di una migliore comprensione della presenza rico e le ricerche condotte da Giorgio Metastasio sulla do- monastica nell’area, assume un significato di rilievo la pre- cumentazione catastale hanno permesso di approfondire la senza della piccola chiesa nota come la Cattolica. Si tratta conoscenza topografica dell’insediamento e di riscontrare forti analogie con i coevi centri di Santa Severina, e di un edificio datato al X secolo, con pianta a croce greca Rossano. Il quadro che emerge è quello di una diffusa pre- inscritta in un quadrato e tre piccole absidi rivolte ad orien- senza, al di sotto degli edifici moderni, di grotte di varie te (BOZZONI 1998). dimensioni scavate in progressione nelle arenarie compatte La sua più antica menzione si ha in un documento del seguendo le curve di livello e di cunicoli di notevole lun- 1094: Et per dexteram catholici, conscendit in cacumen ardui montis… (VARGAS 1765, pp. XVI-XVII). Un analogo ghezza finalizzati ad intercettare le vene d’acqua (CUTERI 1997a, p. 351). Purtroppo sono del tutto assenti gli elemen- riferimento compare in un documento del XVI secolo: ti utili a proporre sicure annotazioni cronologiche, anche lassando la Chatolica antiqua de dicta terra ad mano perché molte grotte sono rimaste in uso per lungo tempo, dextra… (MOSINO 1986, p. 163). ma in via ipotetica si può pensare all’esistenza di un “quar- La sua funzione originaria è molto discussa: per alcuni tiere” rupestre disposto ai margini del kastron bizantino e si tratta del Katholikon di un nucleo monastico in grotta, inizialmente destinato a frequentazioni di tipo stagionale o per altri del Katholikè del kastron e dunque della Cattedrale o della chiesa principale. comunque connesse alle pratiche agrarie (CUTERI 1998, pp. Recenti ricognizioni condotte nei terreni circostanti al- 73 ss.; DI GANGI-LEBOLE DI GANGI 1997a, p. 211). È riferi- bile al XIII secolo l’inserimento all’interno di questo “quar- l’edificio hanno portato all’individuazione di strutture mu- tiere “di una chiesa dedicata, secondo quanto indicato da rarie isolate e di ambienti adattati ai terrazzi rocciosi e al fonti tardo-medievali, a S. Maria di Ognissanti. Recenti rinvenimento di frammenti di ceramica (Tav. II, n. 15). La campagne di scavo hanno permesso di ricostruire le diffe- presenza di queste strutture e l’esistenza di una porta, ora renti fasi edilizie dell’edificio e di individuare un impor- murata, nel muro nord della chiesa, lasciano intendere che tante ciclo di affreschi, circa venti metri lineari, da riferire ci si trovi in presenza di un complesso monastico. Tali ele- menti portano ad interpretare la piccola chiesa come un alla fine del XIV-XV secolo (CUTERI 1997b, p. 70, n. 11). Katholikon. Gli scavi condotti all’esterno della chiesa, sul lato orien- La presenza lauritica tale, hanno permesso, con il rinvenimento di alcuni con- «Cos’è una laura? Si tratta di un villaggio monastico trafforti, di integrare la restituzione planimetrica dell’edifi- nel quale i monaci restano uniti dalla lode che si eleva al cio (Fig. 5). Negli spazi presenti fra i contrafforti sono state Signore dalla grande e dalle piccole grotte, celle eremitiche rinvenute due sepolture riferibili probabilmente al basso- che costellano questa montagna. Qui si capisce come ere- medioevo. Tale dato integra quanto già segnalato in propo- mo e cenobio non costituiscano nell’ascetismo cristiano due sito dall’Orsi per il versante occidentale (CUTERI 1997, p. poli privi di comunicazione: la laura si pone come sintesi di 62, n. 7). Sono stati inoltre recuperati numerosi frammenti entrambe le esperienze che caratterizzano le Vitae dei Santi ceramici acromi e decorati a bande rosse ed alcuni fram- italo-greci». (VATOPEDINO c.s.). menti di lucerne del XII-XIII secolo (Tav. II, nn. 11-12).

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 8 Concludiamo questa parte dedicata alla Cattolica con done supporre una gestione laica tutta da definire. Anche due piccole segnalazioni. alcuni dei casali, parte dei quali individuati nel corso di ri- La prima riguarda la presenza del bollo RCM su alcuni cognizioni di superficie, confinano con le proprietà eccle- dei mattoni di III sec. d.C. utilizzati nei muri perimetrali siastiche, lasciando supporre una loro preesistenza. dell’edificio. Considerando che tale bollo è al momento ri- Lo studio della toponomastica ed alcune ricognizioni feribile solo a botteghe operanti a Scolacium e che il mate- mirate hanno permesso negli ultimi anni di individuare buo- riale impiegato per la costruzione della chiesa è da riferire a na parte dei monasteri, metochia e chiese presenti nelle fonti edifici romani presenti nell’area dello Stilaro, possiamo ipo- documentarie (Fig. 3). tizzare che in età imperiale l’area dell’antica Kaulonia gra- Il toponimo Evraikì, riportato dal Brebion, lascia sup- vitasse nell’orbita dell’importante centro romano. Ciò spie- porre l’esistenza di una sinagoga nell’area compresa tra gherebbe la successiva appartenenza di questo territorio alla Stignano e Camini. Ancora oggi, nella stessa area, trovia- diocesi di Squillace, che trovava nel fiume Allaro il proprio mo una zona chiamata Iudari. limite meridionale. (D’AGOSTINO 1995, p. 104). La seconda segnalazione riguarda la scoperta su una I choria delle colonne in marmo di una doppia iscrizione in arabo: nel rigo superiore troviamo la professione di fede Non c’è È stato più volte sottolineato come questi insediamenti- Dio all’infuori del Dio unico, mentre il rigo inferiore reci- unità fiscali compaiano nelle fonti solo a partire dal IX se- ta: A Dio la lode. Per tale iscrizione, che offre nuovi spunti colo. I choria o casali rurali presenti nell’area dello Stilaro, di ricerca, ho proposto una datazione all’XI secolo (CUTERI 1997b, pp. 74-76). ben documentati nell’XI e XII secolo, sono prevalentemen- L’esistenza di un complesso lauritico è attestata anche te localizzati su piccole alture e in prossimità di sorgenti o in una zona più interna della . Infatti, piccoli corsi d’acqua. Nel caso dei casali Rosito e Bivongi, lungo il torrente che conserva significativamente il nome di è da mettere in evidenza la notevole vicinanza allo Stilaro, Cellia, troviamo la presenza di alcune grotte. Tale sito è da sempre ricordato nelle fonti come il fiume del kastron. La identificare con la collina delle celle che compare nel 1098 loro distanza media dalla costa è di circa 6-7 chilometri. È in una sentenza del Giudice di Stilo. L’esistenza in que- sempre presente, al loro interno o nelle immediate vicinan- st’area di un monastero rupestre era stata già ipotizzata ze, una chiesa. I casali rurali che conosciamo sono i seguenti (GUILLOU (GUILLOU et al. 1980, p. 66). 1974; GUILLOU et al. 1980): I centri monastici – Trogion o Troiano, posto non lontano dalla via pubblica, dai confini del vescovado di Stilo e dal monastero di S. Il territorio di Stilo è interessato da una notevole e arti- Leonte. È alimentato da una sorgente posta nelle vicinanze colata presenza di istituzioni monastiche. e vi sono attestate opere di canalizzazione. Non lontano Le numerose fonti documentarie disponibili, da riferire sorgeva l’oratorio di S. Giorgio. prevalentemente all’XI e XII secolo, consentono non solo – Rousiton, o Rosito, ha nei pressi una sorgente utilizzata di seguire le vicende di fondazione di alcuni centri mona- per irrigare; stici, ma anche di distinguere quelli di diritto vescovile da – Kannaboutzoi, i cui campi risultano divisi, nel 1054, in quelli di diritto metropolitano. sei parti; Di particolare importanza è un testamento del 1040 con – Sakrai, non identificato, compare in una sentenza del giu- il quale un primikerios lascia le sue terre in dotazione al dice di Stilo del 1098; monastero di S. Maria da lui stesso fondato. Questo docu- – S. Andrea, non lontano dalla fiumara Assi; è presente un mento, in cui sono tra l’altro ricordati terreni seminativi, omonimo luogo di culto; oliveti, vigneti e gelsi, oltre a mettere in evidenza il notevo- – Kourtzanon, Buttaria, sulla sinistra orografica della fiu- le frazionamento della proprietà terriera, sottolinea il ruolo mara Assi. Nel 1154 la chiesa della Théotokos e gli edifici svolto dai privati nell’edificazione dei centri monastici (VON annessi sono donati da Zoe, vedova di Genesios Moschatos, FALKENHAUSEN 1982, p. 68). Ugualmente significativo è il al monastero di S. Giovanni Theristìs. documento che ricorda l’istituzione del monastero di S. Si deve al Lipinsky la segnalazione di un anello in ar- Giovanni Theristìs, su terre di sua proprietà, ad opera di gento proveniente dal Casale di Cursano e un tempo con- Geronimos Atulinos intorno alla metà dell’XI secolo servato presso la famiglia Carnovale di Stilo. La datazione (GUILLOU et al. 1980, p. 66). dell’oggetto, che reca tra l’altro incisa una iscrizione in let- La maggiore presenza di strutture monastiche favorì, tere greche, oscilla tra il VI e l’XI secolo. È interessante il tra X e XI secolo, la messa a coltura di nuovi terreni. Nel fatto che l’anello sia stato ritrovato in una località dove per quadro di questa riassetto rurale assumono particolare rilie- lo più erano cocci e frammenti di mattoni non dissimili a vo i metochia, piccoli monasteri soggetti all’igumeno del quelli che si incontrano nella famosa Cattolica, in S. Gio- monastero principale e finalizzati all’amministrazione di un vanni vecchio ed in ruderi bizantini. Il Lipinsky riporta inol- territorio circoscritto. Per la nostra area ricordiamo il tre come nella località fossero state trovate in passato delle metochio di S. Pantaleimon, dipendente da S. Maria di armi (LIPINSKY 1944, pp. 219-221). Arsafia e quelli di S. Cosma e Damiano, S. Bartolomeo il Giovane, S. Nicola al Limite e S. Nicola il Compassione- – Bivongi, posto ai piedi del versante nord-orientale del vole, dipendenti da S. Giovanni Theristìs. monte Consolino. Recenti indagini archeologiche compiu- Nel caso di alcuni centri monastici è possibile, incro- te nella chiesa di S. Giovanni Decollato, hanno portato al ciando i dati delle diverse fonti, ricostruirne l’estensione ritrovamento dei resti di un edificio di culto del XIV seco- territoriale, individuarne le colture praticate e coglierne i lo. Sono stati inoltre recuperati frammenti di ceramica a segni di attività estrattive (sale e metalli) o produttive (mu- vetrina sparsa databili tra X e XI secolo (Tav. II, n. 14) che lini e forni da calce o per metalli). evidenziano una più antica frequentazione del casale. Nelle Una lettura finalizzata ad individuare i territori di per- vicinanze di questo casale esisteva quello di Bingi. tinenza è stato fatta, con risultati soddisfacenti, da Domeni- Anche se quanto rinvenuto a Cursano e Bivongi è poco co Minuto in riferimento ai monasteri di S. Leonzio di Sti- rappresentativo, possiamo supporre che già nel corso del lo, S. Pietro di Sùmpesa e S. Maria di Arsafia (MINUTO 1998). IX secolo i casali rurali o choria fossero così diffusi da an- Partendo dalle ricostruzioni di Minuto si può sottolineare ticipare, probabilmente, lo sviluppo delle istituzioni mona- come una fascia di territorio disposta intorno all’area del stiche e della Chiesa metropolitana di Reggio. Ciò testimo- Kastron non sia toccata dalle proprietà monastiche, lascian- nierebbe una presenza forte dello Stato e la precisa volontà di

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 9 promuovere o incrementare una ripresa del mondo rurale. sud, successivamente tamponato; questo è pavimentato con Integriamo questa nota sugli insediamenti segnalando laterizi disposti “a spina di pesce”, ed intorno alle pareti che sono presenti, nelle zone in cui affiorano le arenarie com- corre uno zoccolo-sedile, anch’esso in laterizi, alto circa 50 patte e in prossimità dei corsi d’acqua, gruppi di unita rupestri. cm e delimitato da un intonaco di buona fattura dipinto a Di tali “villaggi”, definiti dalle fonti tardo-medievali antra et fasce rosse; in fase con la pavimentazione sono anche alcu- porcarias, non troviamo alcun riferimento nei documenti bi- ni gradini relativi ad un ingresso aperto nella parete est. Il zantini. Si può dunque pensare ad insediamenti funzionali terreno intorno a questo ambiente viene adibito a necropo- alla messa a coltura dei terreni, non censiti fiscalmente. li; anch’essa scavata in parte nella roccia, ma in maggior Un’ultima nota riguarda la presenza delle case rusti- parte nella sabbia, comprende povere tombe a fossa e a cas- che: i documenti normanni ne ricordano una non lontana sa costituita da lastroni di pietre. I corredi sono completa- dalla contrada Lesa (a. 1100) ed un’altra nei pressi di Stilo mente assenti, ma la posizione stratigrafica di tutte le tom- (a. 1105). I resti di un edificio sono stati recentemente sco- be pone la necropoli in fase con l’ambiente quasi quadrato perti nel corso degli scavi condotti nell’area della chiesa di precedentemente descritto; si sono riconosciute almeno due S. Nicola da Tolentino, alle porte di Stilo. Si tratta di un sepolture di bambini. lungo muro realizzato con pietre legate da terra che si data, Successivamente, nella seconda metà del XII secolo, sulla base dei pochi materiali raccolti, tra XI e XII secolo. viene costruita la chiesa, il cui muro perimetrale sud si ap- poggia a quello dell’ambiente quadrato preesistente; chia- Per sottolineare le potenzialità archeologiche del terri- ramente leggibile, soprattutto nella facciata esterna, risulta torio di Stilo, segnaliamo infine un ritrovamento avvenuto il punto di contatto tra le due murature che sono nettamente in contrada Mindosso nel 1912: si tratta di quattro vasi in diverse tra di loro. Nella prima parte della parete sud, ini- metallo, uno dei quali reca graffita, in lettere greche, l’iscri- ziando dal presbiterio, la muratura è costituita da letti di zione tardo-bizantina: Leon i dorea, dono per Leon. È forse ciottoli legati con malta, delimitati con regolarità da file possibile riconoscere in tale figura uno di quei personaggi orizzontali di mattoni; mentre nella restante parte, che cor- che, a giudicare dalle fonti bizantino-normanne, occupava- risponde all’originaria parete dell’ambiente quadrato, sono no nell’area di Stilo una posizione sociale di tutto rispetto utilizzati solo ciottoli, sempre legati con malta, ma senza (GUILLOU 1974; GUILLOU et al., 1980). Nelle stesso contesto l’uso dei mattoni; nella parte alta della parete è presente furono recuperati numerosi oggetti in ferro destinati al ca- una decorazione a dentelli fatta con mattoni messi di taglio. vallo (MOSINO 1974). La chiesa, pertanto, con le sue belle strutture architet- F.A.C. toniche, è successiva all’ambiente quadrato, che pare abbia inglobato e che per un certo periodo è stato senz’altro uti- lizzato contemporaneamente alla chiesa stessa; infatti, sem- III. IL MONASTERO DI S. GIOVANNI THERISTÌS pre nel corso del XII secolo, il pavimento in laterizi viene sfondato per la costruzione di una tomba monumentale, un Nel 1990, nell’ambito dei lavori di restauro avviati dal ossario; questo è coperto a volta, con muratura costituita da Comune di Bivongi con finanziamenti regionali, la Soprin- mattoni, interi e spezzati, e pietre legate con malta; le spal- tendenza Archeologica della Calabria ha condotto all’in- lette W e S della copertura risultano in faccia a vista su due terno del complesso monastico di S. Giovanni Theresti uno lati, perché sono ricoperte con intonaco lisciato; una siffat- scavo stratigrafico. ta sistemazione porta ad ipotizzare che l’ambiente pavimen- Nello studio del monumento, noto in letteratura fin tato in laterizi sia stato frequentato, per un certo periodo, dall’800, è stato privilegiato l’edificio di culto, mentre sono mentre la tomba era in vista. Questa obliterava l’altro ac- rimasti del tutto trascurati alcuni ambienti del complesso cesso aperto nella parete nord dell’ambiente, il cordolo lungo monastico presenti a sud della chiesa, solo parzialmente il perimetrale dello stesso lato e lungo quello est. All’inter- osservati dall’Orsi (ORSI 1929, p. 44). L’interpretazione cro- no dell’ossario sono stati rinvenuti materiali databili al XII- nologica e filologica di questi ambienti è, purtroppo, ormai XIII secolo (ceramica dipinta a fasce strette ed ondulate, definitivamente compromessa, a causa della scriteriata e mai invetriata dipinta in e bruno, invetriata trasparente troppo deprecata demolizione effettuata nel corso dei lavo- da fuoco, ingubbiata, invetriata verde e dipinta in rosso e ri di “restauro”. manganese). In ogni caso, il pavimento in mattoni dell’am- Le ricerche archeologiche, avviate in quell’occasione, biente quadrangolare risulta abbandonato intorno alla fine hanno dovuto innanzitutto tenere conto delle esigenze di del XIII sec. per la presenza, nello strato di obliterazione, restauro che consigliavano un prioritario intervento nella di ceramica invetriata e dipinta in verde e bruno, relativa a chiesa; mentre sarebbe stato anche di grande interesse po- quell’età; si confermerebbe così, anche per il periodo più tere indagare integralmente alcuni ambienti, tuttora interra- tardo, il carattere funerario che il vano in questione ebbe, ti e pertinenti al monastero, posti a sud della chiesa, e l’area con molta probabilità, fin dalla sua costruzione. di una grande cisterna presente nell’attuale cortile del com- Al momento attuale, la navata unica della chiesa risulta plesso monumentale; in questo settore è stata messa in evi- divisa dall’ambiente quadrato tramite un muro conservato denza, tra l’altro, una lunga aula con più colonne portanti a in elevato, che poggia sulle strutture preesistenti (il pavi- sostegno della copertura, da tempo crollata. mento in cotto, il muro perimetrale dell’ambiente quadrato, Per dare l’opportunità di effettuare il restauro della chie- le spallette dell’ossario prima descritto), segno inequivoca- sa, se ne è effettuato lo scavo all’interno e si è estesa l’inda- bile, come del resto già aveva intuito l’ Orsi, che si tratta di gine anche ad un settore esterno, lungo il perimetrale sud. un muro posteriore alla costruzione della navata. I perime- Lo scavo ha consentito di datare intorno alla seconda trali di quest’ultima risultano poggiati in parte sul banco meta’ del XII secolo la costruzione della chiesa ad unica roccioso, in parte su una fondazione realizzata in grossi ciot- navata, con transetto sporgente, parte presbiteriale triabsi- toli di fiume e pietre di grandi dimensioni, legati con malta; data e ingresso sul perimetrale sud; ha confermato la conti- nel perimetrale sud è appena accennata la risega di fonda- nuità della frequentazione della chiesa almeno fino al XVIII zione, mentre quello nord è in parte crollato per un movi- secolo, cosa peraltro già testimoniata dalle fonti in riferi- mento franoso che, a detta dei geologi, è tuttora in atto. Nel mento a tutto il complesso monastico; ha messo in luce una muro nord è stata praticata un’apertura ad arco per consen- fase precedente al XII secolo che, al momento, costituisce tire l’accesso ad un ambiente adibito a cappella, il cui altare la testimonianza costruttiva più antica di tutto il complesso. è forse databile al XVI-XVII secolo. In un primo periodo, databile a prima del XII secolo, su Da segnalare nella navata centrale, nelle immediata vi- un banco geologico costituito da argilla, roccia e sabbia, cinanze del perimetrale sud della chiesa, la presenza di una viene costruito un ambiente quasi quadrato, con ingresso a piccola fornace in mattoni costruita in epoca anteriore al muro

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 10 Fig. 4 – Bivongi: Monastero di S. Giovanni Theristìs.

Fig. 5 – Stilo: La Cattolica. stesso. Forse è possibile collegare la presenza di questa to da un muro che corre parallelo al perimetrale sud della struttura alle fasi di cantiere della chiesa, oppure, meno pro- navata, che è in parte utilizzato per sostenere la copertura babilmente, essa è stata funzionale alle costruzioni precedenti. dell’ossario voltato; la struttura sembra avere ignorato la Alla fase di utilizzo della chiesa sono da collegarsi al- presenza delle tombe con lastre di pietra costruite nel pri- meno un ossario, esterno alla navata, ed una tomba – ossa- mo periodo, di cui abbiamo detto. La tomba-ossario interna rio, ubicata all’interno di essa. L’ossario esterno è delimita- alla navata risulta molto interessante dal punto di vista del-

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 11 Fig. 6 – Bivongi: Monastero di S. Giovanni Theristìs. la struttura. Si tratta di una cassa in muratura di forma ret- Molto interessanti, per lo studio e la ricostruzione cro- tangolare, con pareti interne e fondo intonacati accurata- nologica delle varie fasi, possono essere gli strati pavimen- mente; la copertura, probabilmente a botte, era superior- tali rinvenuti, che sono parecchi e spesso conservati in pic- mente intonacata e dipinta, come sembrerebbero indicare i coli lacerti ubicati in vari punti della chiesa; la difficoltà numerosi frammenti ricurvi rinvenuti nel riempimento. L’in- consiste proprio nella correlazione dei vari pavimenti e nella tonaco è dipinto con motivi geometrici, con bande rosse e identificazione di brandelli dello stesso pavimento conser- nere, dritte e serpentiformi; in alcuni frammenti si notano vatisi in punti diversi del piano di calpestio. Nell’ambiente lettere dell’alfabeto ma, almeno a questo stadio della ricer- quasi quadrato, di cui si è detto, al di sopra della prima pa- ca, non sembra potersi ricostruire alcuna scritta. L’interno vimentazione in mattoni, se ne è rinvenuta un’altra costitu- della cassa è diviso in due scomparti da una lastra posta in ita da un battuto di calce, con relativa preparazione in ciot- verticale; il riempimento dello scomparto più stretto era toli di fiume di medie dimensioni e pietre legate con malta; omogeneo e ben depurato, assolutamente privo di reperti in questo ambiente, il dislivello tra la pavimentazione in ceramici e con pochissimi frammenti di ossa, che invece mattoni e l’ultima in calce era colmato con uno strato di erano del tutti assenti nell’altro scomparto. Forse non è az- calce disfatta, in cui erano presenti numerosi frammenti di zardato collegare la presenza di questa tomba al racconto intonaco dipinto e qualche frammento di ceramica di XII dell’Agresta relativo alla traslazione delle reliquie di S. secolo. Il battuto in calce di questo ambiente corrisponde, Giovanni, asportate da una cassa in muratura; giustifiche- per manifattura e quote ad alcuni brandelli di pavimento rebbe questo collegamento la particolare ricercatezza co- rinvenuti nella navata e ad un consistente piano di calce struttiva della tomba che certo doveva essere dedicata, al- ben leggibile e presente nell’ambiente centrale del presbi- meno in una prima fase, ad un personaggio di una certa terio. I dati di scavo permettono di interpretare questo stra- rilevanza. Un’ultima e ben più recente fase di utilizzo della to, costituito da argilla compatta mista con calce e ben li- chiesa, probabilmente di età tardo medievale, è documen- sciato in superficie, come piano pavimentale relativo all’ul- tata dalla presenza di un altro ossario, ubicato a ridosso del tima fase di frequentazione della chiesa; esso sembra esse- perimetrale nord della navata. All’interno della copertura re contemporaneo al muro divisorio tra la navata e l’am- sono evidenti le tracce delle assi utilizzate per la centina di biente quadrangolare, poiché sembra coprire la tomba mo- costruzione e, sempre all’interno, l’ossario, si presenta com- numentale tagliata nel pavimento in mattoni posti a spina pletamente rivestito di malta lisciata; il riempimento era di pesce. La sua datazione puntuale è connessa allo studio costituito da ossa deposte alla rinfusa, tanto da fare pensare degli intonaci dipinti rinvenuti che è in corso e pertanto, al a sconvolgimenti; tra il materiale rinvenuto si notano: grani momento, non è precisabile; si potrebbe tuttavia pensare ad di rosario in osso, alcune monete in bronzo ed argento, tutti un’età posteriore al XIII secolo. reperti databili tra il XVI ed il XVII secolo. Con una breve campagna di scavo, finanziata dalla So- L’Istituto di Paleontologia dell’Università di Pisa ha printendenza Archeologica, si è pure intervenuto all’ester- eseguito una prima schedatura degli scheletri rinvenuti ri- no della chiesa, nel settore posto a sud est dell’attuale ac- conoscendo quaranta individui di cui: un bambino di età cesso al complesso monastico. Sono stati messi in luce una non determinabile, due adolescenti tra i 13 e i 17 anni, due serie di ambienti con strutture a carattere artigianale, come giovani di circa 18-20 anni, e 35 adulti superiori ai 20 anni. quello con vasca per la premitura del vino; gli strati scavati I soggetti maschili sono in maggioranza, con un totale di 22 sono quasi tutti inquinati dai lavori agricoli, ma anche dalla individui rispetto a quelli femminili che sono 11; si è inol- recentissima frequentazione dell’area; non è comunque da tre notato che la componente maschile ha avuto una certa escludere che queste strutture fossero state utilizzate anche longevità, poiché almeno 9 decessi sono avvenuti in età pie- in qualche fase precedente e fossero connesse alla vita con- namente matura o senile, e che gli individui sono stati sog- ventuale. In ogni caso, come sempre, solo la prosecuzione getti ad una notevole attività fisica con esposizione a gravi dello scavo potrà chiarire questa e le altre problematiche rischi. Ciò è documentato dalla presenza, in almeno tre casi, ancora non risolte, in considerazione del fatto che l’indagi- di esiti di fratture, una delle quali particolarmente grave, ne, interessando come già detto quasi esclusivamente l’in- tanto da causare il sensibile accorciamento dell’arto e l’in- terno della chiesa, non è stata esaustiva. sorgere di una zoppia permanente. M.T. I.

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 12 APPENDICE cfr. BOZZONI 1974, pag. 54, nota 61; per una bibliografia aggiornata cfr. IDEM 1999, pp. 293-295; ZINZI 1998. I. Per la bibliografia relativa a Caulonia si rimanda a IANNELLI 1992. Nel progetto di restauro, gli ambienti monastici conservati in In riferimento all’età romana, quest’area è presente nel catalogo elevato sono stati interpretati come “inutile superfetazione” che della ville di GUZZO 1981, p. 133, nn. 176-177; da ultimo SANGINETO deturpava il corpo architettonico ecclesiale; la loro demolizione 1994, tav. IV, nn. 49 e 50; tav. V, n. 102: i due complessi romani, ha messo in evidenza la continuazione verso ovest del muro che indicati rispettivamente ai nn. 50 (contrada Fontanelle di Stilo) e 102 si aggiunge al perimetrale sud della chiesa. I lavori di restauro (contrada Fontanelle di Monasterace), sono in realtà un unico sito, avevano inizialmente interessato anche la parte centrale di un lungo già individuato e segnalato in ORSI 1891, pp. 69-71 (e non dal Fiorel- ambiente, dov’era stato praticato uno scasso meccanico che ave- li, come annota invece il Sangineto), ed in seguito, negli anni 1981- va messo in luce un pilastro circolare in muratura, tuttora visibile. 1982, parzialmente scavato con regolari campagne d’indagine di- Le indagini archeologiche, dirette da M.T. Iannelli, sono sta- rette da chi scrive. Per l’età più recente cfr. da ultimi: ZINZI 1998; te eseguite da un’èquipe costituita da due archeologhe: dott.sse CUTERI 1997; BOZZONI 1999; MINUTO-VENOSO 1999. Le indagini ar- M. D’Andrea ed F. Sogliani, dall’Arch.V. Ammendolia della So- cheologiche, nella stragrande maggioranza dei casi, sono state ef- printendenza, dal Disegnatore L. Rodinò; nel corso dello scavo è fettuate in seguito al finanziamento di progetti presentati dalle varie stato eseguito un breve intervento sugli intonaci dipinti rinvenuti, Amministrazioni, scaturiti da esigenze legate a problemi urbanistici, come a cura di A. Muleo e collaboratori; il CNR di Bari, nella persona i lavori di restauro di monumenti ecclesiastici (le chiese di Stilo e Bivongi), del Dott. Milella, ha effettuato il rilievo fotogrammetrico delle oppure quello per il recupero del centro storico di Stilo che, tra l’al- strutture in elevato. tro, ha determinato il rifacimento della pavimentazione stradale. La problematica delle identificazioni delle varie statio lungo la via costiera ionica da Locri a Punta Stilo è ripresa in SABBIONE 1985, BIBLIOGRAFIA pp. 54-55. Nella località S. Marco, ubicata in prossimità delle mura di BISOGNI G. 1984, Tegole e mattoni, in P. PEDUTO (a cura di), Vil- cinta greche, lato nord della città, sono state condotte parecchie laggi fluviali nella pianura pestana del secolo VII. La chiesa campagne di scavo già a partire dal 1986 e continuate anche nel e la necropoli di S. Lorenzo di Altavilla Silentina, Salerno, corso degli anni ’90. I materiali ceramici rinvenuti trovano con- pp. 149-156. fronto con le seguenti forme: Morel pl. 11, n. 13112, e pl. 23, n. BOZZONI C. 1974, Calabria normanna, Roma. 1534, h2; Atlante I, tavv. XXIV, fig. 2 e tav. XXXV, fig. 2; Atlan- te I, tav. CVI, fig. 6; Atlante I, tav. XXXIV, fig. 8; Atlante I, tav. BOZZONI C. 1998, Lettura di un monumento: la Cattolica di Stilo, CVI, fig. 9; Atlante I, tav. XXXVII, fig. 10; Atlante I, tav. CVI, in Calabria bizantina, pp. 383-401. fig. 6; Atlante I, tav. XLVII; Atlante I, tav. CVI, fig. 6. BOZZONI C. 1999, L’Architettura, in , pp. 275-331. Lo scavo lungo la duna nei pressi di S. Marco è stato eseguito Calabria bizantina = Calabria Bizantina. Civiltà bizantina nei nel 1989 con la collaborazione di H. Tréziny del CNRS francese, territori di Gerace e Stilo, Atti dell’XI Incontro di Studi Bi- Centro Camille Jullian, che ha rinvenuto edifici di età greca; la zantini, Soveria Mannelli 1998. tomba in questione (US. 6), riferibile a un bambino, è stata rinve- CUNSOLO L. 1987, La storia di Stilo e del suo regio demanio, Roma- nuta nel quadrato AE10. Reggio Calabria. L’intervento ANAS-SIETI lungo la statale 106 mise in luce, oltre alle tombe, due strutture murarie in ciottoli (USM 2 e 11), la CUTERI F.A. 1997a, (RC) Stilo, Centro Storico. 1996-1997, «Ar- seconda meglio conservata, con andamento NE-SO, insieme ad cheologia Medievale», XXIV, Schede, p. 351. alcuni strati relativi alla vita delle due strutture che devono asse- CUTERI F.A. 1997b, La Chatolica antiqua e il Kastron di Stilo: gnarsi ad età greca; il materiale rinvenuto è costituito da fram- note archeologiche e topografiche, «Vivarium Scyllacense», menti ceramici a vernice nera di età compresa tra il V e IV sec. VIII, 2, pp. 59-90. a.C. Si segnala inoltre un frammento di arula con scene zoomorfe CUTERI F.A. 1998, L’insediamento tra VIII e XI secolo. Strutture, og- su tutti i lati e Kymation ionico sul listello di base. Le due tombe getti, culture, in R. SPADEA (a cura di), Il Castello di Santa Seve- (US 5 e 6) erano tagliate in uno strato di argilla mista a terra di rina. Ricerche archeologiche, Soveria Mannelli, pp. 49-91. colore rossiccio (US7), e la n. 6 era riempita con uno strato sem- D’AGOSTINO E. 1995, La diocesi greca di Bova, in Calabria bi- pre di argilla e terra di colore scuro (US8). zantina. Il territorio grecanico da Leucopetra a Capo Le indagini nella villa di località Fontanelle si sono svolte Bruzzano, Atti X Incontro di Studi Bizantini, Soveria negli anni 1981 e 1982; brevi rapporti preliminari, quando lo sca- Mannelli, pp. 89-113. vo era in corso, sono apparsi nell’attività della Soprintendenza archeologica della Calabria, negli atti del XXI Convegno di Ta- DE FRANCISCIS A. 1957, Monasterace Marina (Caulonia). Sco- ranto (Taranto 2-5 ott. 1981), Taranto 1982, a cura di E. Lattanzi, perte fortuite, «Notizie Scavi», XI, pp. 184-190. pp. 230-232, e eadem in atti del XXII Convegno (Taranto 7-11 DE SANCTIS G. 1916, Caulonia nelle fonti classiche, in ORSI 1916, ott. 1982), Taranto 1983, p. 556; cfr. anche SABBIONE 1985, p. 60. Le coll. 685-698. ceramiche di tale località trovano confronto con le forme Goudineau DI GANGI G., LEBOLE DI GANGI C.M. 1997a, La Calabria tra Bi- 15, Goudineau 38, Goudineau 43; Hayes 6, Hayes 8, Hayes 9, Hayes zantini e Svevi alla luce dei dati archeologici: alcuni spunti 36; Lamboglia 10a-Hayes 23b, Lamboglia 10b-Hayes 23a. per una discussione, in I Congresso Nazionale di Archeolo- II. Le ceramiche di contrada Lesa, rinvenute all’interno di tombe in gia Medievale, (pretirage), Auditorium del Centro Studi del- la Cassa di Risparmio di Pisa (ex Benedettine), Pisa 29-31 muratura coperte da mattoni o lastre di pietra, sono descritte in DE maggio 1997, Firenze, pp. 211-214. FRANCISCIS 1957, p. 189; gli esemplari nn. 4 e 10 che presentiamo alla tav. II sono rispettivamente decorati con bande brune e arancio. DI GANGI G., LEBOLE C.M. 1997b, Anfore, ceramica d’uso comu- Sul significato del termine prètorion possiamo osservare come ne e ceramica rivestita tra VII e XIV secolo in Calabria: pri- per Guillou indichi un borgo fortificato (GUILLOU 1974, p. 48 e n. ma classificazione e osservazioni sulla distribuzione e circo- 4); Per Minuto il termine assume dalla tarda-antichità il significato lazione dei manufatti, in La céramique médiévale en di Palazzo, signorile o governativo (MINUTO 1998, p. 484 e n. 9). È Méditerranée, Atti del VI Congr. AIECM2, Aix-en-Provence, una residenza fortificata in VON FALKENHAUSEN 1982, pp. 58, 65. pp. 153-165. Per quanto riguarda la più antica attestazione del kastron di DI GANGI G., LEBOLE C. 1999, La ceramica. Origini, produzioni, Stilo possiamo fare riferimento a un documento che ricorda la significato storico, in PLACANICA 1999, pp. 413-427. presenza del rappresentante dello stratego di Calabria proprio in FIACCADORI G. 1994, Calabria tardoantica, in SETTIS 1994, pp. tale centro. La Martorano considera il documento, di cui sono 707-762. noti solo il mese e l’indizione, dell’861. Credo sia invece da rife- FIORELLI G. 1893, Stilo, «Notizie Scavi», pp. 189, 257. rire a dopo la metà del X secolo, quando il titolo di stratego di Calabria compare ufficialmente nelle fonti: cfr MARTORANO 1996, GIVIGLIANO G. 1994, Percorsi e strade, in SETTIS 1994, pp. 243-362. p. 70, n. 8. Per altre attestazioni del kastron cfr. GUILLOU 1974, pp. GUILLOU A. 1974, Le Brébion de la Métropole byzantine de Règion 33-35; LUCÀ 1998, p. 256. Del castello di Stilo rimangono cospi- (vers 1050), Città del Vaticano. cui avanzi di età bassomedievale. È riferibile all’età bizantina la GUILLOU A., MERCATI S.G., GIANNELLI C. 1980, Saint-Jean Théristès cinta muraria mentre sono posteriori le piccole torri circolari. Si (1054-1264), Città del Vaticano. conservano i resti della chiesa dedicata a San Giorgio. GUZZETTA G. 1998, Da Locri a Stilo: le testimonianze monetarie, III. Lo scavo della chiesa di S. Giovanni Theristìs è stato in gran in Calabria bizantina, pp. 25-30. parte finanziato dal Comune di Bivongi, cui si è aggiunto un piccolo GUZZO P. 1981, Il territorio dei Brutti, in A. GIARDINA, A. SCHIAVONE contributo della Soprintendenza Archeologica della Calabria. Il com- (a cura di), Società romana e produzione schiavistica, I, Bari, plesso monastico è noto anche come S. Giovanni Vecchio di Stilo, ma pp. 114-135. ora ricade nel Comune di Bivongi; per gli studi relativi al monumento IANNELLI M.T. 1987, Kaulonia, in E. 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