I Notiziari Della Gnr Della Provincia Di Vercelli All'attenzione Del Duce
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I notiziari della Gnr della provincia di Vercelli all’attenzione del duce Introduzione e cura di Piero Ambrosio Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia La riedizione del volume è stata realizzata con il contributo della 1a edizione: Istituto per la storia della Resistenza in provincia di Vercelli, 1980 Borgosesia, via Sesone, 10 2a edizione, in formato elettronico: Istituto per la storia della Resistenza e della società con- temporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia, 2012 Varallo, via D’Adda, 6 Sito web: http://www.storia900bivc.it E-mail: [email protected] In copertina: Un reparto della “Tagliamento” sfila per le vie di Vercelli (archivio fotografico dell’Istituto) La riedizione di questo mio lavoro giovanile è dedicata - oggi come trentadue anni fa - a Paola, per gli oltre quarant’anni di vita insieme Edizione identica alla precedente, salvo alcune correzioni e precisazioni nonché una di- versa impostazione grafica; non aggiornata con riferimenti bibliografici e alle nuove co- noscenze nel frattempo acquisite sulla Gnr, sui reparti operanti in provincia di Vercelli e più in generale sull’occupazione nazifascista della provincia. Per quest’ultino aspetto rinvio alla trilogia Sui muri del Vercellese, Sui muri della Valsesia, Sui muri del Biellese e a numerosi articoli pubblicati nella rivista “l’impegno” e nel sito www.storia900bivc.it. L’autore della presentazione, Gustavo Buratti (all’epoca vicepresidente dell’Istituto), è scomparso nel dicembre del 2009: colgo l’occasione per ricordarlo, con gratitudine per tutto quello che mi ha insegnato. L’Istituto per la storia della Resistenza in provincia di Vercelli, così come già quello in Cuneo e provincia, ritiene opportuno pubblicare tutte le notizie che concernono la zona di sua competenza tratte dai notiziari giornalieri della Guardia nazionale repubbli- cana, attingendole al fondo resoci disponibile dall’Archivio “Luigi Micheletti” di Bre- scia, che fraternamente ringraziamo. Nel 1974 è stata data alle stampe una scelta anto- logica, “Riservato a Mussolini”, di analoghi “notiziari” provenienti dall’intero territorio oppresso dalla Repubblica sociale italiana. Ci sembra che tali iniziative rispondano a più di una motivazione. Si tratta innanzitutto di ribadire che l’onestà dello storico, il suo rigore scientifico, non sta in una conclamata e mistificante “obbiettività” intesa come “equidistanza”, ma nel dichiarare esplicitamente le proprie tesi, la prospettiva da cui ci si pone, e nel rendere noto tutto il materiale documentario reperito, senza emendamenti di sorta. Le notizie (2 dicembre 1943 - 14 aprile 1945) che integralmente pubblichiamo ci evidenziano, come dimostra Piero Ambrosio nella sua puntuale e lucida introduzione analitica, l’isolamento assoluto dell’ultimo fascismo, e ciò per ammissione degli stessi informatori frastornati e sgomenti, malgrado tentino di mascherarsi con la retorica na- zionalista e le falsità palesi. Contestualmente, vi è denunciata l’incapacità di analisi del fenomeno socio-culturale e politico della Resistenza da parte degli epigoni del regime combattuto dal mondo operaio e contadino, rifiutato - si potrebbe dire d’istinto, od in conseguenza di violenta crisi di rigetto - dalla civiltà alpina che sarà invece linfa vitale per la lotta di liberazione. Infatti, il movimento partigiano si manifesta in questi “notizia- ri” così dettagliati, ricchi di notizie minute, come un vero e proprio «rosario di atti di ribellione attiva e passiva, organizzata ed individuale». In un crescendo drammatico ed avvincente, il lettore vi reincontra un’epica, qual è quella di un intero popolo alla mac- chia, invincibile grazie alla «complicità ed omertà» e cioè alla coralità da cui scaturiva- no le azioni militari, anonime come lo sono la leggenda e la canzone popolare. Episodi apparentemente insignificanti sono invece la testimonianza del radicamento nel sociale della Resistenza, intessuta non soltanto di atti eroici, di stragi e di eccidi, fissati ormai nella memoria delle classi popolari e delle comunità locali, ma anche di circostanze “minori” riconducibili, tutte, ad un’indomabile caparbietà ed all’osmosi spontanea con le genti della nostra terra. Lo studioso avrà modo di verificare e di confrontare ricordi, notizie, scritti per com- pletare le tessere del mosaico e dare così sempre maggior completezza al quadro della lotta partigiana nella provincia di Vercelli. Confidiamo allora che questo materiale sia di stimolo per approfondire ed estendere le ricerche, arricchendo di nuovi contributi gli studi delle vicende che videro le nostre popolazioni quali protagoniste durante la seconda guerra mondiale e, in generale, nel ventennio della dittatura fascista. Finalmente, riteniamo che questa iniziativa non sia soltanto di conforto, come lo è ogni ritorno alle sorgenti, ma costituisca altresì un monito di attualità essenziale nel 1 costume e nel metodo. Siamo convinti, in effetti, che non nelle enunciazioni globali, nei messaggi generici e perentori, ma nell’analisi precisa delle situazioni e dei rapporti cul- turali, sia possibile trovare un valido deterrente al tragico disorientamento che attana- glia la nostra società contemporanea, ed i giovani in particolare, a causa specialmente della divaricazione, in atto da troppo tempo ed in modo sempre più grave, tra fattore politico e fattore sociale che, invece, la Resistenza aveva saputo intimamente collegare, dando prova di inventiva e di vitalità, traducendo i principi in scelte e prassi che incide- vano realmente sulle coscienze per costruire la grande speranza di una società migliore. Gustavo Buratti 2 Un lembo di Rsi: la provincia di Vercelli L’euforia per l’annuncio dell’armistizio durò poco nella nostra provincia. Già il 10 settembre 1943 giunsero le prime pattuglie tedesche a presidiare i punti più importanti di Vercelli. La sera stessa e il mattino seguente altre truppe completarono l’occupazio- ne del capoluogo1. Dieci giorni dopo tutta la provincia era sotto il loro controllo2. Il comandante tedesco ordinò subito a soldati e cittadini di «coadiuvare le Forze Armate germaniche nella lotta contro il comune nemico»3. Il prefetto Enrico Avalle il 18 settembre emanò un’ordinanza per proibire «sotto pena della fucilazione, le riunioni di qualsiasi genere» e per ordinare la consegna delle armi «entro il termine improrogabile delle ore 18 del 20 settembre al Comando militare ger- manico più vicino»4. I proclami si susseguirono a ritmo serrato: il 29 settembre fu la volta del comandante delle forze armate tedesche in Biella, Richter, di minacciare la pena di morte per gli atti di sabotaggio e per chi non consegnasse le armi5. Cominciarono a costituirsi anche i comandi militari fascisti e «in seguito ad accordi intervenuti fra autorità germaniche e civili locali» il 20 settembre riprese a funzionare il distretto militare per il disbrigo di pratiche amministrative6. Si ricostituì invece con dif- ficoltà il fascio. «Non si trovava nessuna persona di un certo prestigio che accettasse di farne parte. I vecchi gerarchi si erano quasi tutti eclissati; qualcuno anzi era già di- ventato fervente antifascista [...] Poiché [dopo il 25 luglio] gli opportunisti e quanti avevano senso pratico avevano abbandonato definitivamente il fascismo, non rimasero che i mascalzoni e i sognatori»7 che ripresero fiato grazie soprattutto alla presenza dei nazisti. Il 30 settembre si tenne a Vercelli, a Palazzo Littorio, un’assemblea nel corso della quale venne nominato commissario federale il seniore Mario Uboldi, affiancato da quattro collaboratori: l’ing. Eugenio Vittani, Cesare Cavalli, Dante Gadina e Luigi Merlo8. Due di essi però, il Cavalli e il Vittani, dichiararono subito pubblicamente che rinunciavano all’incarico9. L’Uboldi si affrettò a smentire l’attribuzione degli incarichi e a «far noto che i collaboratori» se li sarebbe scelti «da sé»10. Il commissario reggente tuttavia «pro- 1 Cfr. Gli avvenimenti a Vercelli, in “La Sesia”, 17 settembre 1943. 2 Cfr. “Il Biellese”, 19 ottobre 1943. 3 Le disposizioni germaniche ed italiane. Proclama, in “La Sesia”, 21 settembre 1943. 4 Le disposizioni germaniche ed italiane. Il Prefetto della provincia di Vercelli, ivi. 5 Comando militare tedesco di Biella, Ordinanza n. 3, in “Il Biellese”, 1 ottobre 1943. 6 Il Distretto Militare, in “La Sesia”, 1 ottobre 1943. 7 ROSALDO ORDANO, Cronache vercellesi 1910-1970. La vita politica, Vercelli, La Se- sia, 1972, p. 153. 8 La commissione federale del Fascismo repubblicano vercellese “F. Corridoni”, in “La Sesia”, 5 ottobre 1943 (riprende una notizia pubblicata da “La Stampa” il 2 ottobre). 9 Cfr. “La Sesia”, 5 e 12 ottobre 1943. 10 Dichiarazione orientativa n. 1 del Commissario reggente temporaneo della Federa- zione Fascista Repubblicana di Vercelli, in “La Sesia”, 12 ottobre 1943. 3 seguì con tenacia la sua impresa»11. Il 1 ottobre fece affiggere un manifesto con cui informava che la Federazione fascista repubblicana era funzionante12. Pochi giorni dopo iniziò le pubblicazioni “La Provincia Lavoratrice”, organo della Federazione. Il 25 novembre apparve il primo numero del settimanale “Il Lavoro Biellese”. Su questi strumenti propagandistici, come sugli altri periodici locali, non mancarono gli inviti alla pacificazione sociale. «È necessario che ognuno non rimanga passivamente inerte in mezzo al grande dramma che tutti ci investe [...] ma se ne faccia una intima e forte coscienza, e ne tragga la convinzione dei propri doveri»13. «La popolazione è in- vitata alla