Chiara Di Serio, La Corrispondenza Tra Alessandro E Dindimo. La
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Università di Roma La Sapienza Dottorato in Storia, Antropologia, Religioni XXXII ciclo Curriculum Storia delle Religioni La corrispondenza tra Alessandro e Dindimo: la costruzione dell’immagine dei Bramani Dottoranda: Chiara Di Serio Tutor: Prof. Sergio Botta Commissione giudicatrice: Prof. Carmine Pisano Prof. Jordi Redondo Prof. ssa Chiara Ombretta Tommasi INDICE Introduzione …………………………………………………………………… p. 7 Capitolo 1. La tradizione della Collatio Alexandri et Dindimi ……………… p. 23 1.1. Lo status quaestionis 1.2. Le coordinate fondamentali 1.2.1. La datazione 1.2.2. L’autore 1.2.3. La forma epistolare 1.3. La circolazione del testo 1.4. La trasmissione del testo: le tre redazioni della Collatio 1.4.1. La Collatio I 1.4.2. La Collatio II 1.4.3. La Collatio III 1.5. I testi correlati: i “trattati indiani” 1.5.1. Il Commonitorium Palladii 1.5.2. Il De gentibus Indiae et Bragmanibus di Palladio 1.5.3. Il De moribus Brachmanorum di Ambrogio 1.5.4. L’Epistola Alexandri ad Aristotelem Capitolo 2. Una chiave di lettura: l’immagine dei Bramani dall’antichità classica al mondo cristiano ...…………………………………………………… p. 57 2.1. Questioni di metodo 2.2. Lo stile di vita dei saggi indiani 2.3. La nudità 2.4. Foreste, deserti e caverne 2.5. I prodotti della terra 2.6. L’astinenza dalla carne 2.7. La programmazione delle nascite 2 2. 8. L’assenza di malattie e l’indifferenza verso la morte 2. 9. Le pratiche di resistenza 2.10. L’inattività e il rifiuto della civiltà 2.11. Fare filosofia 2.12. Divinazione, astrologia, ordalie, dimensione sacra Capitolo 3. La Collatio e l’apologetica cristiana …………………………… p. 140 3.1. Il discorso di Dindimo sulla religione 3.2. La polemica contro il sacrificio 3.3. La critica al politeismo 3.4. Cristianesimo e paganesimo 3.5. Il dio dei Bramani 3.6. Il dibattito sulla continentia Capitolo 4. La ricezione medievale della corrispondenza …………………. p. 178 4.1. Gli scenari della fortuna del testo 4.2. Alcuino e Carlo Magno 4.3. I Bramani nella teologia di Abelardo 4.4. La dimensione contemplativa dei Bramani negli scritti di Alberto Magno 4.5. La Collatio nelle opere dei cronografi e degli enciclopedisti Conclusioni …………………………………………………………………… p. 206 Appendice I …………………………………………………………………… p. 214 Testo e traduzione della Collatio I Appendice II ………………………………………………………………… p. 240 Testo e traduzione di Ps.-Callisth. III 5-6 (ed. Müller) Appendice III ………………………………………………………………… p. 245 3 Testo e traduzione di Fulg. Myth. 3, 7 (ed. Helm) Testo e traduzione di Myth. Vat. 2, 206 (ed. Bode) Testo e traduzione di Myth. Vat. 3, 11, 21 (ed. Bode) Testo e traduzione di Myth. Vat. 3, 11, 23 (ed. Bode) Appendice IV ………………………………………………………………… p. 252 Testo e traduzione di Petr. Abael. Introd. ad theol. 1, 22-23 (PL 178 col. 1032- 1033) Appendice V ………………………………………………………………… p. 256 Testo e traduzione di Albertus Magnus, Super Ethica 10,16 praef. - 3 (ed. W. Kübel) Appendice VI ………………………………………………………………… p. 260 Testo e traduzione di Ioannis Saresberiensis, Polycraticus 4, 11 (PL 199 col. 534) Appendice VII .…………………………………………………………….... p. 262 Testo e traduzione di Vincentius Bellovacensis, Speculum Historiale 5, 66-71 (Villaroel Fernández 2016, ms. BNF, lat. 14354, fols. 60r-69r) Appendice VIII ……………………………………………………………… p. 274 Testo e traduzione di Ranulphus Higden, Polychronicon 3, 29 (ed. J. R. Lumby) Bibliografia …………………………………………………………………… p. 282 4 Ringraziamenti Questa tesi è il frutto di un progetto di ricerca sviluppato nel corso dei miei tre anni di dottorato, iniziato nel novembre del 2016. Durante lo svolgimento dei miei studi ho avuto modo di discutere gli argomenti che ho affrontato con diverse persone, che credo sia doveroso ringraziare. Prima di tutto devo esprimere la mia riconoscenza a Sergio Botta, che è stato la mia guida per questo lungo periodo ed ha contribuito in maniera significativa, con la sua competenza, alla mia formazione nel campo degli studi storico-religiosi, insegnandomi ad affrontare sempre con spirito critico le questioni che di volta in volta venivano ad aprirsi. In special modo, rivolgo la mia profonda gratitudine anche a Giulia Piccaluga, che non mi ha mai fatto mancare i suoi suggerimenti e il suo sostegno. Un altro debito riconoscimento devo indirizzarlo a Jordi Redondo, che durante il mio soggiorno di studi presso il Dipartimento di Filologia Classica dell’Università di Valencia mi ha generosamente ospitato, mettendo addirittura a mia disposizione il suo ufficio, e mi ha sempre offerto un valido supporto, anche moralmente. Tra gli studiosi con cui mi sono confrontata e che mi hanno offerto i loro preziosi consigli nell’indirizzare le mie prospettive di indagine, voglio ringraziare sentitamente Roberto Alciati, Corrado Bologna, Corinne Bonnet, Jan Bremmer, Michele Campopiano, Mario Casari, Emanuela Prinzivalli, Federico Squarcini, Lorenzo Verderame. Devo qui ricordare anche Marc Steinmann, che ho potuto consultare soltanto via posta elettronica e che purtroppo, finora, non sono riuscita ad incontrare di persona. È stato per me un importante punto di riferimento, fornendomi, senza mai risparmiarsi, tutte le volte che mi sono rivolta a lui, i chiarimenti necessari a sciogliere i miei dubbi. Particolarmente, poi, sono grata a Marianna Ferrara per aver creduto fin dall’inizio nel mio progetto e per le sue utili indicazioni, ad Alessandro Saggioro, per la sua umanità, con cui ha contribuito a sostenermi sempre, e a Walter Montanari, per la sua pazienza nell’ascoltarmi. Infine, sento di dovere spendere qualche parola di riconoscenza ai miei colleghi dottorandi, con i quali ho condiviso il percorso di crescita professionale e che mi hanno 5 aiutato, mostrandosi sempre disponibili anche nei momenti di incertezza: Pierluigi Banna, Ludovico Battista, Marinella Ceravolo, Maria Fallica, Andrea Maria Nencini, Andrea Pintimalli. Dedico questo lavoro a mio padre, che ora non c’è più. Roma 23 dicembre 2019 6 Introduzione L’antichità classica ci ha lasciato numerosi racconti sull’incontro – avvenuto durante la spedizione in India – di Alessandro con i Bramani, identificati con i “filosofi nudi” (gymnosophistai)1. Una parte consistente della tradizione vuole che essi abbiano scritto una lettera al sovrano per dissuaderlo dalla conquista del loro territorio2. Un’altra parte, meno nota e più tarda, riporta un’intera corrispondenza tra il loro re Dindimo e lo stesso Alessandro. Tale scambio epistolare costituisce il testo della Collatio Alexandri et Dindimi, l’oggetto principale di questo lavoro. Si tratta di un documento latino di epoca tardo-antica, datato agli inizi del V secolo d. C.3, scritto da un anonimo autore cristiano4, composto da cinque lettere, di cui la prima, la terza e la quinta sono attribuite ad Alessandro, e le altre due al bramano Dindimo. L’epistolario, che rientra negli scritti minori afferenti al corpus latino del Romanzo di Alessandro, era circolato come documento indipendente. La ricostruzione della complessa trasmissione del testo mostra come della Collatio esistano altre due versioni differenti, una databile al X secolo, presente nel solo manoscritto di Bamberga Hist. 3 (precedentemente E. III. 14), l’altra interpolata nelle recensioni J1, J2 e J3 dell’Historia de preliis di Leone Arciprete, di cui le prime due appartengono all’XI secolo, la terza al XIII5. Nel corso del Medioevo vi furono numerosi rifacimenti di tale corrispondenza, che venne variamente riutilizzata e inserita, spesso con notevoli modificazioni testuali, nelle cronache e nelle enciclopedie di letterati ed eruditi, come Giovanni di Salisbury, Vincenzo di Beauvais, o Ranulfo di Higden6. La Collatio fa parte del gruppo dei cosiddetti “trattati indiani”, che per la maggior parte forniscono la descrizione della vita dei Bramani, come il Commonitorium Palladii, il De gentibus Indiae et Bragmanibus e il De moribus 1 Il racconto compare principalmente in Plu. Alex. 64; Ps.-Callisth. III 5-6; Cl. Alex. Strom. VI 4, 38. 2 Ps.-Callisth. III 5. 3 Sulla datazione dell’opera si veda il paragrafo 1.2.1. 4 Per l’autore si rinvia al paragrafo 1.2.2. 5 Si veda il capitolo 1. Cfr. M. Steinmann, Alexander der Grosse und die ,,nackten Weisenˮ Indiens, Frank & Timme, Berlin 2012, pp. 3-82. 6 Sulla tradizione medievale del testo G. Cary, A note on the Mediaeval History of the Collatio Alexandri cum Dindimo, in «Classica et Mediaevalia» 15 (1954), pp. 124-129. 7 Bragmanorum, oppure il racconto della spedizione di Alessandro in India, nel caso dell’Epistola Alexandri ad Aristotelem7. Proporre uno studio ed un’analisi approfondita dei contenuti della Collatio Alexandri et Dindimi significa inevitabilmente occuparsi non solo delle tre diverse redazioni che ci sono pervenute, ma anche dei “trattati indiani”, che sono indissolubilmente legati ad essa sia per le vicende testuali, sia soprattutto per gli argomenti, i temi, le idee trasmessi. Il percorso di questa ricerca si snoda attraverso una prospettiva comparativa, che prende le mosse dall’esame dei documenti – provenienti dalla cultura classica, tardo-antica e medievale – dedicati alla costruzione di un’immagine di maniera della vita dei Bramani. L’indagine si sofferma, poi, sui contenuti del testo e sulle questioni interpretative più rilevanti. Leggendo le lettere attribuite a Dindimo, ci troviamo di fronte alla descrizione di un ampio quadro di consuetudini e prescrizioni, caratterizzanti l’esistenza di un popolo quanto mai singolare, anomalo, e posto ai margini della civiltà. La rappresentazione dei Bramani, nei termini riportati dal discorso del saggio indiano, ripropone fortemente, al lettore, la questione dell’alterità8. A monte di tale raffigurazione, vi è la visione del mondo greco classico, in cui le relazioni con i popoli altri hanno dato luogo, per secoli, ad un processo di stigmatizzazione, volto alla definizione della propria identità e della propria cultura. Il senso di superiorità nutrito dai Greci, nei confronti delle genti con cui entravano in contatto, ha prodotto un formidabile modello culturale di “marginalizzazione”, il cui scopo doveva essere quello di tenere a distanza e controllare quelle realtà, che potevano risultare critiche o pericolose per il mantenimento stesso dei propri valori9.