Statuto Dei Padri Del Comune Della Repubblica Genovese
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'\UU^i>+^ v (fi STATUTO DUI PADRI DEL COMUNE DELLA PUBBLICATO F5 E R C LJ R A DEL MUNICIPIO IllUSTRATO [THE NLW YORK public llbrary 138574 ASTOR, LENOX ANO 1 TRDEN FOUNDATIONS. | T899. • » • .• • •. •• I. Ferve oggi piii viva che mai l'opera laboriosa del raccogliere documenti, illustrarli e mandarli alla luce, e fra queste pubblicazioni la parte della legislazione non è cer tamente la meno importante. Per quanto riguarda la nostra Genova, già nel 1859 la Società Ligure di Storia Patria aveva esordito con un frammento di statuto del secolo XIII e colla serie dei Consoli che governarono il Comune nel secolo precedente. E mentre essa continua edizioni di Cro nache e di documenti, quelli segnatamente che hanno tratto alle Colonie del Mar Nero, della Propontide e dell' Oriente in genere , alcuni membri della Società stessa , apparte nenti anche alla Regia Deputazione Storica per le antiche Provincie , furono chiamati all' onore di pubblicare , nei Monumenta Historice Patria, la serie dei più antichi sta tuti genovesi inediti, lavoro che è sotto stampa. Frattanto sottentrano all' opera anche le Città sorelle nella Liguria. Albenga ha pubblicato testé i proprii statuti, e Savona inau gura la costituzione della sua nuova Società di Storia Patria e pubblica gli Annali savonesi inediti del Verzellino. L' illustre nostro Sindaco il Barone Senatore Andrea Podestà, non pago del curare indefesso lo svolgimento econo mico e il decoro di Genova, ha voluto che anche nell' o- pera sovra lodata di pubblicazioni legislative, il Municipio somministrasse il proprio contributo ; in ciò come in tutto secondato dalla Onorevole Giunta e dall' intero Consiglio. IL L' Archivio Civico conserva due preziosi Codici mem branacei del secolo XV ; l' uno dei quali contiene le regole dell' Uffizio de' Censori o Maestrali , cioè dei Sovrinten denti al minuto commercio delle grasce o vettovaglie, ai posi, misure, ecc. L' altro Codice serba gli ordinamenti del l'antico Uffizio de' Padri del Comune; e questo secondo come il più importante si è quello che il benemerito Se natore destinò all' onore della pubblicazione. Il Ch. Avv. Ippolito Federici che meritamente presiede a quell'Archivio ne intraprese e compiè la copiatura; vi ag giunse la numerazione progressiva de' singoli capitoli , la rubricazione ove mancasse e la revisione e rifusione del l' indice generale. Onorato io del compito di sovrintendere alla edizione, riconobbi con piacere che nella trascrizione di parecchie pagine quasi cancellato superò felicemente il lo dato Archivista difficoltà molto gravi, indovinando quasi più che trovando traccia di scritto ; in tutto poi lavorò con amore e corresse errori di antica copiatura , di guisa che lungo la intera revisione che dovetti farne sulle bozze di stampa poco mi venne da aggiungere alle lacune rimastevi e poco da mutare nelle note del testo. La incompatibilità del convenire insieme, attese le diverse occupazioni, fu la sola cagione che impedì di giovarmi della cooperazione del signor Federici , come avrei desiderato ; onde mi valsi del mio sotto archivista signor Binda , il quale mi prestò il suo ajuto nel modo più lodevole. III. Il Codice, che in qualche documento trovo indicato col nome di rosso ('), consta di carte 152 in quarto. Esso è au torevole bensì ed autentico ma non originale ; dove perciò sono anche errori di senso che non fu ben compreso dal l' antico copista. Non parlerò della ortografia, delle iniziali maiuscole o no, perchè il difetto è abituale nei manoscritti del medio evo. Così avviene della punteggiatura la quale è al fuori di ogni regola e rende sempre più intralciato e incerto lo stile già abbastanza negletto , specie quello in italiano; giacché almeno la parte latina fa sentire di quando in quando un qualcho gusto letterario nei Can cellieri della Repubblica. In tale condizione di cose ab biamo dovuto addottare una via mezzana; lasciar gene ralmente parlare 1' originale come fu scritto e copiato coi suoi errori , acciò non se ne dovesse mutar troppo la fi- sonomia; rimediare ai soli errori più evidenti, più gros solani o che più possano concorrere a fraintenderne il senso; od almeno se si lascino tal quale, avvertirne i lettori con un sic, con un punto interrogativo o con una nota, con una parentesi che compia la frase e la renda più chiara. Più liberi, benché non in tutto, stimammo doverci reputare intorno alla punteggiatura ; dividendo in più i parecchi periodi che toglievano il senso ed il fiato ; disponendo le majuscole per guisa che si renda più pronto ed agevole il concetto di un decreto , dell' importanza d' un uffizio o della cosa significata. (') Ved. Poch. (Ma. della Bibl. Civica) IV, Reg. 2° pag. 86. Anche il Magi strato de' Censori aveva i suoi Statuti coi nomi di liossino e di Negrino (Bocca, pesi e misure pp. 7, 9, 67, 72). Le voci di bassa latinità e quelle del dialetto latiniz zato furono raccolte, come suole in simili pubblicazioni, nel glossario che segue, e quivi spiegate. Così non le si avranno a ripetere di nota in nota sotto il testo e il lettore potrà meglio trovarle disposte alfabetica mente. Ma non già raccolte tutte (chè sarebbe stato un ripubblicare il testo poco meno che intiero) sì sol tanto quelle voci che ai meno intendenti più abbiso gnino di dichiarazione ; oppure quelle che , sebbene ab bastanza chiare , possono fornire occasione a qualche utile avvertenza. E in cotale lavoro ci ajutammo volentieri degli studi di chi ci precedette. Oltre 1' indispensabile Ducango e il Dizionario genovese-italiano del Casaccia , trovammo buoni materiali negli scritti dell' amico nostro cav. Belgrano, specie nei due sui Documenti delle cro ciate di San Luigi di Francia e sulla Vita privata de' Genovesi. Quanto alle monete , nostro studio antico , ci richiameremo alle Tavole dei valori che dettammo ha più anni e che il lodato collega Prof. Belgrano ha voluto ac cogliere nel suo lavoro ultimo citato. Pei pesi e per le misure non potevamo desiderare di meglio che la pub blicazione dell' altro amico nostro il cav. Rocca ; a cui il Municipio , anche qui provvido , fornì i mezzi d' illu strare sui campioni ufficiali la metrologia genovese; ed egli ci potè svolgere la sua acutezza e dottrina sin golare, lodata anche da dotti stranieri. Noi stessi ab biamo già avuto occasione di stendere alcune altre glosse nella pubblicazione dei conti dell' Ambasciata al Chan di Persia e nella recensione del libro d' Oltremare , e ce ne gioveremo anche al presente. Ma più di tutto abbiamo sfruttato ed anche molto copiato alla lettera il dotto e di- ligentissimo Dizionario del linguaggio italiano storico ed amministrativo del coram. Rezasco (Firenze 1881). L'illustre autore è persuaso, io credo, che le voci genovesi di finanza o d' altri ufficii che sono da lui spiegate , tornano abba stanza a noi famigliari per lunghi studi e consuetudine. Ma è vero altresì che le definizioni, le dichiarazioni del comm. Rezasco sono esposte in modo così esatto e così elogante ad un tempo che ci sarebbe parso un peccato non gratificarne i lettori , e non eccitarli a ricorrere so vente a tutto quel tesoro italiano di ammaestramenti ed esempi. Infine spero essere non inutile e non discaro il pre mettere una scorsa a volo d' uccello sulla materia in discorso; rinviando chi più desideri al glossario, ai fonti citati nelle note e piti di tutto al testo dello Statuto che qui si pubblica. IV. Il Codice dei Padri del Comune comincia con ventitre ordini o capitoli, approvati in complesso il 9 novembre 1459. Seguono disposizioni relative all' Uffizio e alle at tribuzioni del Magistrato medesimo , che corrono fino all' anno 1676 e furono ivi scritte dai Cancellieri mano mano che venivano emanate; oppure furono trascritte da Codici più antichi ed anche di altri Uffizi, secondo che il bisogno o l' occasione ne dimostravano la conve nienza. Abbiamo quindi anche il vantaggio di trovarvi conservati capitoli di arti, e di statuti del Comune che sono ora perduti nella sede nativa; alludo segnatamente alla collezione legislativa del 1403 e a quella dei due capitani Oberti, Doria e Spinola, tra il 1270 e il 1286. Di che si capisce che esso Codice è uno dei Manuali, soliti allora ed anche oggi ad essere serbati in Uffizio, per tener viva nel Cancelliere e nel Magistrato la memoria delle disposizioni in vigore a seconda dei singoli casi. Viii V. Conservavasi già nell' Archivio de' Padri del Co mune un altro volume che si può credere copia di questo ma cartaceo a quanto pare e di un maggior numero di carte (fino alle 394). Lo ricordava nel 1788 1' Archivista Aurelio M.a Piaggio , cho ne fece il diligente sommario o Ristretto ora conservato nella Biblioteca Universitaria. Giovò non poco al nostro studio il consultarlo. Quel volume che s'intitolava il Libro del Magistrato non si trova più nel l'Archivio civico, ne sen' ha altra traccia; sarebbe im portante in quanto continuava le trascrizioni giungendo fino agli ultimi tempi ; e conteneva non solo decreti po steriori , ma anche quelli che la diligenza de' nuovi Can cellieri andava scovando e mettendo in vista. Il sommario del Piaggio li enumera, e, richiamando anche le fonti, abi lita lo studioso a ritrovarli nei documenti originali del l' Archivio. VI. iNon può dirsi in poche parole , come e quando pre cisamente sorgesse 1' Ufficio dei Padri del Comune ; se badiamo, più che al nome, alla somma delle attribuzioni che gli vennero in varii tempi assegnate. Questo nomo certamente comparisce la prima volta sui principii del secolo XV o tutt' al più all' anno 1399 , ma quei Padri del Comune in alcune delle principali loro incombenze suc cedevano ai Salvatori del Porto e Molo; anzi continua ancora questa più antica denominazione in atti uffìziali dopo il 1403 , per esempio nelle Regole di Cancelleria ossia Statuto politico del 1413.