MASARYKOVA UNIVERZITA Filozofická fakulta

Ústav románských jazyků a literatur Italský jazyk a literatura

Il realismo magico nei racconti di

Magisterská diplomová práce

Pavla Mižičová

Vedoucí práce: Mgr. Zuzana Šebelová, Ph.D.

2011

Prohlašuji, že jsem diplomovou práci vypracovala samostatně s využitím uvedených pramenů a literatury.

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Děkuji Mgr. Zuzaně Šebelové, Ph.D. za odborné vedení a cenné rady, které napomohly vzniku této diplomové práce.

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INDICE

1 INTRODUZIONE ...... 6

2 LA VITA E LE OPERE PRINCIPALI DI MASSIMO BONTEMPELLI ...... 8

3 REALISMO MAGICO ...... 14

3.1 La definizione del termine ...... 14

3.2 L’origine del termine ...... 15

3.3 La diffusione del realismo magico letterario in Europa e in America Latina .. 16

3.4 Tratti tipici del realismo magico in letteratura ...... 19

3.5 Realismo magico tra il surrealismo e il fantastico ...... 20

3.6 Bontempelli e la sua concezione del realismo magico ...... 22

4 NUCLEI TEMATICI PRINCIPALI NEI RACCONTI DI BONTEMPELLI ...... 27

4.1 La donna bontempelliana ...... 27

4.1.1 Personaggio femminile di tipo “candido” ...... 28

4.1.2 La donna dai poteri magici ...... 31

4.1.3 La donna dall’origine misteriosa ...... 33

4.2 Lo specchio magico ...... 35

4.2.1 Lo specchio come un tramite tra due mondi paralelli ...... 37

4.2.2 Lo specchio deformante ...... 37

4.2.3 Lo specchio che toglie l’identità ...... 39

4.3 La statua come un oggetto magico ...... 40

4.4 L’omicidio come uno strumento per liberarsi ...... 43

4.5 L’immagine della fine del mondo ...... 46

4.6 Il mito novecentista ...... 50

5 LE STRATEGIE NARRATIVE ...... 53

5.1 Il protagonista-narratore autobiografico ...... 53

5.2 La concezione dello spazio e del tempo ...... 56

4

6 CONCLUSIONE ...... 60

BIBLIOGRAFIA ...... 64

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1 INTRODUZIONE

La presente tesi di laurea riguarda Massimo Bontempelli, lo scrittore che è particolarmente noto sopratutto come il fondatore e l’esponente più significativo del realismo magico italiano. Lo scopo della presente tesi è osservare come i principi teoretici del realismo magico funzionano nei testi di Bontempelli. Siccome la produzione dello scrittore è collegata con movimenti letterari diversi, si punta l’attenzione sui racconti scritti negli anni 1923 – 1931, cioè il periodo in cui si manifesta pienamente il passaggio dello scrittore proprio al realismo magico. S’intende di individuare i tratti principali del realismo magico che appaiono nei testi analizzati, con particolare attenzione all’interpretazione dei temi e motivi ricorrenti. Inoltre, la tesi si propone di esaminare in quale misura i principi teoretici del realismo magico sono applicati nei testi dello scrittore.

La prima parte della presente tesi rappresenta la base teoretica dell’argomento. Il secondo capitolo si occupa della vita e delle opere di Massimo Bontempelli. Per poter capire in modo più aprofondito la produzione letteraria di Bontempelli, vengono delineati gli eventi storici più importanti che influenzano la sua vita, e si accenna anche alle sue numerose attività politiche. L’attenzione viene dedicata anche al contesto culturale e letterario, riassumendo lo sviluppo individuale dell’autore nel contesto degli altri movimenti letterari che sono legati alla produzione dello scrittore.

Il terzo capitolo invece si propone di presentare il concetto del realismo magico letterario. Si accenna all’origine e alla definizione del termine, e si fa il confronto tra la concezione del realismo magico europeo e quello latinoamericano, prestando attenzione agli esponenti più significativi di questo filone letterario. Il capitolo tratta anche le relazioni tra il realismo magico e altri filoni letterari per i quali viene spesso scambiato, e sottolinea proprio i tratti distintivi del realismo magico. Per di più, si esaminano i tratti tipici del realismo magico letterario in generale e ci si concentra sulla concezione specifica del realismo magico di Bontempelli.

I capitoli successivi sono dedicati all’analisi dei testi dello scrittore. Mentre il quarto capitolo si focalizza sull’interpretazione dei nuclei tematici principali che compaiono nelle raccolte analizzate, il quinto capitolo riguarda le strategie narrative che sono usate dall’autore per realizzare il suo concetto del realismo magico.

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La parte analitica della tesi si propone di confrontare i risultati dell’analisi con i principi teoretici proposti dallo stesso autore, esaminando se vengono seguiti o no.

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2 LA VITA E LE OPERE PRINCIPALI DI MASSIMO BONTEMPELLI1

Massimo Bontempelli nasce a Como il 12 maggio 1878. Suo padre lavora come ingegnere nelle Ferrovie dello Stato e per motivi di lavoro si trasferisce frequentemente con tutta la famiglia in varie città italiane. Così Massimo compie gli studi elementari a Civitavecchia e poi frequenta il Liceo Classico Parini a Milano, dove il suo insegnante di lettere è lo scrittore Alfredo Panzini. Dopo un altro trasferimento, nel 1897 Bontempelli prende la maturità ad Alessandria. Finite le scuole secondarie, lo scrittore completa i suoi studi a Torino dove è allievo del poeta e critico lettario Arturo Graf, laureandosi nel 1902 in Lettere e Filosofia.

Dopo un breve periodo di insegnamento nelle scuole medie, lavora per varie case editrici, collabora alla rivista “Nuova Antologia” e comincia a scrivere poesia e racconti. Nel 1912 pubblica un volume di racconti Sette savi che rimane l’unica opera di questo periodo che Bontempelli non rifiuti più tardi. Successivamente, lo scrittore si trasferisce a Milano per collaborare al quotidiano milanese “Secolo” e dalle pagine di questo giornale promuove un’attiva campagna interventista e ultranazionalista. Nei primi mesi della guerra fa il corrispondente dal fronte per conto del giornale romano “Il Messagero” e più tardi combatte come ufficiale di artiglieria, ottenendo varie decorazioni.

È proprio l’esperienza della guerra che è particolarmente significativa per l’esordio letterario di Bontempelli che a partire dal 1919 scrive i suoi grandi romanzi La vita intensa e La vita operosa che, infatti, sono raccolte di novelle organizzate in macrotesto. Tutti e due i testi sono ambientati in Italia intorno al periodo della prima guerra mondiale. Il primo romanzo ci parla della situazione italiana vista da un intelettuale negli anni in cui la guerra ha inizio, mentre il secondo racconta i problemi dell’immediato dopoguerra, mostrando la vita frenetica di questo periodo e la nascita del nuovo secolo attraverso le vicende comiche dei cittadini milanesi. Dal punto di vista tematico e stilistico, tutti e due i romanzi dimostrano la conversione dell’autore

1 Le informazioni generali contenute in questo capitolo sono ricavate dai seguenti libri: AIROLDI NAMER F., Massimo Bontempelli; BALDACCI L., Massimo Bontempelli; CAPPELLO G., Invito alla lettura di Bontempelli; COSTA S., Il racconto italiano del Novecento; GHIDETTI E., LUTI G., Dizionario critico della letteratura italiana del novecento; GUGLIELMI G., La prosa italiana del Novecento II: Tra romanzo e racconto; FERRONI G., Storia della letteratura italiana. Il Novecento, MICALI S., Miti e riti del moderno: Marinetti, Bontempelli, Pirandello; PESCE MARIA D., Massimo Bontempelli, drammaturgo: Il senso del meraviglioso.

8 all’avanguardia letteraria,2 più esattamente al futurismo, il movimento che proprio nel primo e secondo decennio del Novecento domina la produzione letteraria italiana. Il programma ideologico di questo movimento comprende la critica della tradizione e del passato in generale, e celebra il mito della modernità e il progresso tecnologico e industriale della società moderna, promuovendo le innovazioni stilistiche e tematiche nella letteratura. Le opere di Bontempelli scritte all’inizio degli anni ‘20 seguono dunque le regole messe a punto dal futurismo, sopratutto per quello che riguarda gli aspetti formali. Comunque, nella sua produzione successiva, Bontempelli si allontana dalla posizione futurista e sviluppa la propria concezione dell’arte, che pur prendendo spunto dai principi del futurismo, nella maggior parte del suo programma si oppone severamente a questo movimento letterario.

Nello stesso tempo lo scrittore collabora con diversi giornali (“Il ”, “Il Mondo”) e proprio i suoi lunghi soggiorni da giornalista a Parigi lo mettono in contatto con le nuove avanguardie francesi, cambiando perciò sostanzialmente la sua immagine dello scrittore moderno. Infatti, nei suoi romanzi successivi La scacchiera davanti allo specchio (1922) e Eva ultima (1923) si possono individuare i tratti che coincidono in gran parte con i principi presentati nel “Manifesto del Surrealismo”.3 Il romanzo La scacchiera davanti allo specchio descrive un viaggio del narratore al di là di uno specchio, presentando ai lettori un mondo del tutto fantastico e irreale. A prima vista, il testo può essere considerato un racconto per bambini, ma il tema di scontri tra mondi diversi e la problematica della realtà del nostro mondo rivelano i ricchi stimoli culturali dell’autore, dal surrealismo alla pittura metafisica.4 Così questo romanzo rappresenta una lettura che stimola l’interesse anche del pubblico più esigente. Mentre La scacchiera rappresenta un’opera di un alto valore letterario per la sua originalità, i modi narrativi e i temi usati nel romanzo successivo, Eva ultima, sono considerati da alcuni critici come troppo artificiosi e portati all’estremo.5 Anche in questo testo

2 Le avanguardie storiche si diffondono in Europa a partire dal primo decennio del ventesimo secolo. Queste correnti letterarie e culturali si propongono di rompere radicalmente con la tradizione e di cercare le forme dellʼespressione artistica sperimentali. Tra le avanguardie del primo Novecento appartengono il surrealismo e il dadaismo in Francia, l’espressionismo in Germania e il futurismo in Italia e in Russia. 3 “Manifesto del Surrealismoˮ è un testo scritto dallo scrittore francese André Breton (1896-1966) nel 1924. Breton promuove il surrealismo come un movimento letterario e culturale, esponendo i suoi principi teorici fondamentali. 4 “La Pittura metafisicaˮ è una corrente pittorica che cerca di rappresentare quello che si trova al di là dell’apparenza fisica della realtà e dell’esperienza dei sensi, costituendo così un punto di riferimento essenziale per il surrealismo. Gli autori più importanti del movimento sono Giorgio De Chirico (1888- 1978), Alberto Savinio (1891-1952), Carlo Carrà (1881-1966) e Giorgio Morandi (1890-1964). 5 Cfr. CAPPELLO G., Invito alla lettura di Bontempelli, p. 49.

9 l’autore tratta la problematica del conflitto tra il mondo reale e quello fantastico, mettendo a confronto i personaggi reali con le marionette.

Tornato in Italia dopo i suoi soggiorni in Francia, Bontempelli si stabilisce a Roma, dove fa parte del “Teatro degli Undici”6 e stringe amicizia con Luigi Pirandello che lo sollecita a scrivere anche drammi per la sua compagnia teatrale. Nasce così il dramma Nostra Dea (1925), considerato il vero capolavoro della produzione teatrale bontempelliana, e Minnie la candida (1927). Tutte e due le opere hanno in comune una figura femminile come la protagonista e traggono ispirazione dalle opere pirandelliane, soprattutto per quel che riguarda il carattere dei personaggi che, essendo troppo ingenui e influenzabili, sono spesso colpiti da una labilità psicologica ed emotiva. Infatti, Minnie, la protagonista di Minnie la candida, è una donna dolce e fragile, che, colpita dalla follia, si suicida buttandosi dal balcone. Anche la protagonista di Nostra Dea è una persona instabile che cambia aspetto e carattere secondo il vestito che indossa. Oltre a questi due drammi, Bontempelli scrive numerose opere teatrali, che però risultano di minore interesse dal punto di vista della critica.

Nel 1926, Bontempelli tenta di organizzare lo sviluppo culturale e letterario in Italia, pubblicando la rivista intitolata “900, Cahiers d’Italie e d’Europe” che dirige insieme a Curzio Malaparte7. La rivista è pubblicata in francese perché possa raggiungere un pubblico più vasto e si fa portavoce delle idee principali del “Novecentismo”,8 con lo scopo di espandere la cultura italiana all’estero e allo stesso tempo portare in Italia una letteratura più giovane e nuova. Tuttavia, dopo il quarto numero, il regime impose a “900” di usare la lingua italiana e quindi i numeri seguenti vengono tradotti dal francese dallo stesso Bontempelli. Nel giro di tre anni appaiono nella rivista per la prima volta in Italia testi tradotti di , , Anton Čechov o Lev Tolstoj. Oltre ai pezzi letterari, la rivista presenta anche le idee di Bontempelli riguardanti la situazione politica e culturale del tempo, insieme alla sua propria concezione della creazione artistica che chiama “realismo magico”.9 Anche se la

6 “Teatro degli Undiciˮ è una compagnia teatrale fondata da Luigi Pirandello nel 1924. 7 (1898-1957) è uno scrittore e giornalista italiano. Dopo un breve periodo di collaborazione con Bontempelli, Malaparte passa ad un movimento diverso che si chiama “Strapaeseˮ, del quale sviluppa anche fondazioni teoriche. 8 “Novecentismoˮ è un movimento letterario iniziato nel 1926 da Bontempelli. Sostanzialmente, il movimento si oppone contro lo psicologismo, il naturalismo e il sentimentalismo dell’Ottocento e propone l’importanza dell’immaginazione nella creazione letteraria. Tra i collaboratori di Bontempelli appartengono per esempio Antonio Aniante (1900-1983), Marcello Gallian (1902-1968) e (1895-1956). 9 I tratti caratteristici del realismo magico vengono approfonditi nel capitolo seguente della presente tesi.

10 rivista “900” contribuisce in un modo innegabile alla diffusione di idee nuove, movimentando positivamente il dibattito culturale del tempo, dopo un breve periodo, nel giugno del 1929 viene definitivamente chiusa.

Contemporaneamente, in Italia si sviluppa un’altra linea ideologica chiamata “Strapaese” che riguarda gli scrittori che si riuniscono attorno alla rivista “Il Selvaggio” diretta da Mino Maccari.10 A differenza di “900”, “Il Selvaggio”11 promuove le tradizioni, il folclore regionale della gente contadina e rifiuta la cultura moderna e il materialismo della società moderna. Per di più, assume un atteggiamento severamente antieuropeo e antiamericano. Come una reazione a questo movimento, Bontempelli conia il termine “Stracittà” che dovrebbe rappresentare il suo concetto dell’arte avanguardista, cosmopolita, dell’espansione europea. È opportuno aggiungere che gli autori che fanno parte di questi due gruppi letterari opposti si dichiarano tutti fascisti e cominciano la loro produzione letteraria sotto la protezione del regime. Col passare del tempo, però, i loro contributi letterari finiscono molto spesso sotto la censura e così involontariamente diventano esponenti della cultura in opposizione al regime ufficiale, come succede anche nel caso di Bontempelli.

Tra le altre riviste influenti del tempo appartiene anche “La Ronda”, una rivista romana uscita dal 1919 al 1923 e diretta da sette redattori,12 ai quali si aggiungono i numerosi collaboratori. Il programma comprende l’indipendenza e l’autonomia totale dell’arte, esaltando la letteratura separata dalla vita quotidiana dell’artista e dalla politica. Inoltre, gli autori appartenenti a questo movimento reagiscono contro gli avanguardisti e i futuristi e dichiarano l’ammirazione per il linguaggio e il classicismo di Leopardi. Infatti, nei suoi scritti sulla teoria dell’arte, Bontempelli dimostra una certa simpatia nei confronti del programma della “Ronda”, sopratutto per quello che riguarda la critica del futurismo e l’indipendenza della produzione letteraria dalla vita politica del tempo.

Insomma, tutte queste linee letterarie nascono come reazioni agli avvenimenti culturali e politici del tempo, che viene caratterizzato dallo sviluppo industriale e

10 Mino Maccari (1898-1989) è uno scrittore, editore, giornalista e pittore italiano particolarmente noto anche nell’ambito politico-culturale come un rivoluzionario e convinto sostenitore del fascismo. 11 Tra i collaboratori più significativi della rivista appartengono Antonio Baldini (1889-1962), (1887-1959), Aldo Palazzeschi (1885-1974) e Romano Bilenchi (1909-1989). 12 Chiamati anche i „sette nemici“ per indicare le loro idee opposte. Tra questi autori appartengono Antonio Baldini, Vincenzo Cardarelli, Emilio Cecchi, Riccardo Bacchelli, Lorenzo Montano, Bruno Barilli e Aurelio Emilio Saffi.

11 tecnico, da invenzioni di nuovi mezzi di trasporto e di communicazione a distanza che influenzano sostanzialmente il modo di vivere. Per quel che riguarda i rapporti interpersonali, si cominciano a manifestare problemi collegati alla crisi d’identità, sopratutto nelle grandi metropoli. I cambiamenti riguardano anche la struttura della società, infatti, si estende la classe degli intelettuali piccolo-borghesi (tra i quali appartengono per esempio insegnanti e dipendenti statali) che sono sensibili verso la letteratura e verso le ideologie politiche nuove. E perciò in questo periodo riprendono influenza i partiti socialisti che stimolano nella piccola borghesia un’aggressiva volontà di cambiamento. Lo spirito di quest’epoca contradditoria si riflette dunque nella letteratura del tempo, che dimostra il disagio esistenziale e la frattura tra l’individuo e la società borghese insieme al disprezzo verso la mentalità e valori della borghesia.

In questo periodo, Bontempelli continua a scrivere opere che riflettono i suoi atteggiamenti letterari teorici, pubblicando Il figlio di due madri (1929), un libro che parla di un prodigioso caso di reincarnazione, seguito dal romanzo Vita e morte di Adria e dei suoi figli (1930) che a seconda della critica appartiene tra le opere migliori della narrativa bontempelliana.13 Questi due romanzi hanno come elemento comune l’ambientazione realistica insieme all’aspetto magico, sottolineando il mito come il motivo centrale della narrazione.

Negli anni venti escono le raccolte di racconti di stampo “magico” che vengono considerate veri e propri manifesti del realismo magico bontempelliano. Appartengono qui le raccolte La donna dei miei sogni e altre avventure moderne (1925), Donna nel sole e altri idilli (1926), seguiti nel 1931 da Mia vita, morte e miracoli.14 Tutte e tre le raccolte comprendono testi eterogenei, dei quali l’unico tratto comune è rappresentato dalla presenza di avvenimenti miracolosi in varie forme. Nella terza raccolta, l’autore offre ai lettori una specie di autobiografia, nella quale però spiccano gli avvenimenti fantastici, ciò corrisponde esattamente con la sua concezione della creazione letteraria. Tutte e tre le raccolte sono più tardi riunite e riedite sotto il titolo Miracoli che esce nel 1938.

Ormai Bontempelli è conosciuto e apprezzato non solo in Italia, ma anche oltre il confine. In questi anni lo scrittore passa molto tempo all’estero per i suoi viaggi, conferenze e dibattiti sulla cultura italiana, e i suoi libri sono tradotti in molte lingue. Le

13 Cfr. GHIDETTI E., LUTI G., Dizionario critico della letteratura italiana del novecento, p. 113. 14 All’analisi dei temi principali di questi racconti viene dedicata la parte centrale della presente tesi.

12 sue esperienze danno spunto ad alcuni libri di appunti di viaggio. Dalla produzione più tarda di Bontempelli occorre nominare il titolo Gente nel tempo (1936) che rappresenta uno dei pochi romanzi dello scrittore, e la raccolta di testi Giro del sole (1941).

A questo punto sarebbe opportuno soffermarsi sulla questione del fascismo e del suo influsso sulla vita e produzione letteraria dello scrittore. A partire dal 1925, la cultura italiana vive un periodo difficile a causa dell’affermarsi della dittatura fascista. Il regime di Mussolini limita la libertà d’espressione degli scrittori, in molti casi la blocca totalmente. Molti autori sono costretti all’esilio o addirittura al carcere, e riviste e libri vengono bloccati dalla censura. Il rapporto di Bontempelli con il regime è piuttosto ambiguo. All’inizio degli anni venti, lo scrittore si presenta come un convinto sostenitore del regime, vedendo nel fascismo un modo adatto a risolvere i problemi della società del tempo. Il suo rapporto favorevole con il regime emerge nel 1927, quando diventa il segretario nazionale del Sindacato fascista Autori e scrittori, e nel 1930 è addirittura nominato Accademico d’Italia. Tuttavia, col passare del tempo, il suo atteggiamento nei confronti del regime gradualmente cambia, siccome disapprova alcune pratiche del regime, sopratutto per quanto riguarda la censura e gli interventi del regime nell’ambiente della letteratura e dellʼarte in generale. Oltre a pubblicare vari articoli nei quali promuove l’indipendenza dell’arte dal regime e critica i tentativi del regime di sorvegliare la produzione artistica,15 nel 1938 Bontempelli rifiuta la cattedra universitaria tolta ad Arnaldo Momigliano in seguito alle leggi raziali. Dunque, lo scrittore prima protetto dal regime diventa un perseguitato politico che comincia a mettersi in contatto con persone appartenenti agli ambienti antifascisti. Comunque, nel 1948, alle prime elezioni del dopoguerra, dopo essere eletto senatore nelle liste del Fronte Popolare, la sua nomina viene invalidata per il fatto che aveva pubblicato libri di propaganda fascista, tra cui alcune antologie per scuole medie.

Deluso dagli esiti della sua candidatura e soprattutto dalle accuse che cercano di compromettere la sua reputazione, lo scrittore torna definitivamente a Roma e si ritira dalla vita pubblica. Nel 1953 vince il premio Strega con il suo ultimo libro L’amante fedele che contiene i racconti scritti già in periodo dell’immediato dopoguerra.

Negli anni Cinquanta, una grave malattia gli impedisce di scrivere e lo scrittore muore il 21 luglio 1960 a Roma.

15La questione del rapporto tra il regime e l’arte viene approfondita dallo scrittore nel articolo del agosto 1936, pubblicato in Lʼavventura novecentista, pp. 185-186.

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3 REALISMO MAGICO16

I critici letterari che si occupano della produzione letteraria di Bontempelli, adoperano di solito il termine “realismo magico” per definire i tratti tipici del suo stile letterario. Comunque, occorre rendersi conto del fatto che nelle opere di Bontempelli possiamo individuare sia elementi tipici proprio per il realismo magico sia elementi che rivelano l’ispirazione da altre correnti letterarie. La produzione bontempelliana quindi non può essere definita nei limiti di un solito filone letterario, ma si tratta piuttosto di un risultato dell’influenza di vari movimenti letterari, artistici e filosofici del tempo. Siccome la presente tesi si occupa dei racconti di Bontempelli scritti negli anni ‘20 e ‘30, nei quali l’influsso del realismo magico sulla produzione dello scrittore prevale sulle altre tendenze, è opportuno soffermarsi proprio su questo argomento.

Lo scopo di questo capitolo è perciò quello di provvedere uno sfondo teoretico necessario per poter affrontare l’opera letteraria dello scrittore. Si propone di definire il termine realismo magico e di individuare i tratti tipici di questo filone letterario, confrontandolo con altri filoni letterari che manifestano tratti simili. Inoltre, ci si concentra sulla concezione del realismo magico di Bontempelli, delineando i suoi concetti più significativi.

3.1 La definizione del termine

Esaminando l’espressione “realismo magico”, si può notare che si tratta di una sorta di ossimoro che unisce due elementi semanticamente in contrasto - da una parte il sostantivo “realismo” che si riferisce a situazioni e ambienti reali, e dall’altra l’aggettivo “magico” che viene associato con il mondo fantastico e immaginario. Tra i tratti tipici del realismo letterario appartengono l’ambientazione precisa, i protagonisti comuni e la rappresentazione fedele della vita dei personaggi. Gli autori quindi cercano di raffigurare la realtà quotidiana, creando nei lettori la sensazione che raccontino fatti veri. Dal punto di vista della forma, la narrativa tende a seguire l’ordine degli

16 Le informazioni contenute in questo capitolo sono tratte dai seguenti libri: BOWERS MAGGIE A., Magic(al) Realism; BUKÁČEK J., Hlavní směry v italské literatuře; FERRONI G., Storia della letteratura italiana. Il Novecento; GAMBARO F., Surrealismo; GHIDETTI E., LUTI G., Dizionario critico della letteratura italiana del novecento; LUKAVSKÁ E., „Zázračné reálno“ a magický realismus: Alejo Carpentier versus Gabriel García Márquez; RAFFI MARIA E., André Breton e il surrealismo nella cultura italiana (1925 - 1950); ŠRÁMEK J., Morfologie fantastické povídky; TODOROV T., Úvod do fantastické literatury; ZAMORA LOIS P., FARIS WENDY B., Magical realism: theory, history, community.

14 avvenimenti senza sperimentazioni stilistiche o formali, facendo continuamente il riferimento al reale. Il termine “magico”, invece, viene spesso usato per riferirsi a eventi straordinari, soprannaturali e inverificabili. Così, nella narrazione si trovano temi e situazioni inconsueti che si intrecciano e si oppongono con gli schemi tradizionali usati nel realismo. Il termine “realismo magico” è quindi una sintesi di due termini opposti che costituiscono un legame tra il mondo reale e fantastico. In altre parole, si parla del realismo magico quando gli elementi magici appaiono in un contesto realistico.

3.2 L’origine del termine

Il termine “realismo magico” è per la prima volta utilizzato nel 1925 dal critico tedesco Franz Roh17 per descrivere lo stile particolare del gruppo dei pittori tedeschi appartenenti al movimento artistico “Nuova Oggettività”.18 Gli artisti appartenenti a questo movimento cercano di esprimere l’orrore e il caos della guerra, ma i loro dipinti sono privi di ogni sentimentalità. Per di più, nella loro concezione della realtà sono notevolmente influenzati dal pittore italiano Giorgio De Chirico, esponente principale della corrente artistica che si chiama “La Pittura metafisica”. Tra i caratteri fondamentali della produzione di De Chirico appartengono per esempio le prospettive multiple, l’assenza dei personaggi umani, le scene che si svolgono nei posti isolati e l’atmosfera inquietante, tutto ciò suscita la sensazione di solitudine e straniamento. Dunque, i dipinti metafisici raffigurano oggetti ed eventi che fanno parte della realtà quotidiana, ma li presentano da prospettive diverse, creando una sensazione del mistero e della meraviglia. A differenza del realismo magico letterario, nella pittura non troviamo gli elementi magici o fantastici inquadrati esplicitamente nella rappresentazione della realtà, ma si tratta piuttosto di una visione del mondo attonita, come se la realtà fosse vista attraverso un obiettivo misterioso. Successivamente, il realismo magico è associato con il realismo insolito degli artisti come Ivan Albright, Paul Cadmus e George Tooker che fanno parte del gruppo di pittori americani attivi negli anni ‘40 e ‘50.

17 Franz Roh (1890-1965) è un critico tedesco che è particolarmente noto proprio per il suo saggio sulle arti visive intitolato Nach-Expressionismus – Magischer Realismus (1925), dove appare per la prima volta il termine “realismo magicoˮ. 18 “Nuova Oggettivitàˮ (in tedesco “Neue Sachlichkeitˮ) è un movimento artistico nato in Germania alla fine della prima guerra mondiale come una reazione all’espressionismo. Tra i rappresentanti di questo movimento appartengono i pittori come Otto Dix (1891-1969), Christian Schad (1894-1982), Georg Schrimpf (1889-1938), George Grosz (1893-1959) e Alexander Kanoldt (1881-1939).

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Comunque, per quel che riguarda la produzione letteraria, il termine realismo magico assume la popolarità maggiore negli anni ‘60 in America Latina dopo la pubblicazione del romanzo Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez che diventa una delle opere più significative del realismo magico letterario.

3.3 La diffusione del realismo magico letterario in Europa e in America

Latina

Se si tratta del realismo magico, è opportuno affrontare anche la questione dell’influsso di questa tendenza sulla letteratura in località particolari. Naturalmente, nel caso di Bontempelli ci si trova nel contesto culturale europeo. S’intende quindi rintracciare lo sviluppo del realismo magico nei vari paesi europei con particolare interesse per gli esponenti più significativi di questo filone letterario. Tuttavia, occorre anche accennare alla concezione particolare del realismo magico che si sviluppa più tardi nella parte opposta del mondo, cioè nell’America Latina. Infatti, proprio l’America Latina è la località che viene più spesso associata con il termine realismo magico in letteratura. Questo capitolo dunque cerca di delineare le due linee principali del realismo magico, europea e latinoamericana, riassumendo i loro esponenti di maggiore influenza.

Com’è stato già notato, le implicazioni teoretiche introdotte da Franz Roh influenzano notevolmente lo sviluppo letterario e culturale dei vari paesi Europei. Infatti, è proprio Massimo Bontempelli che presenta i principi teoretici del realismo magico in Italia e allo stesso tempo viene considerato il primo scrittore creativo del realismo magico. L’influsso di Bontempelli si può rintracciare nelle opere di vari scrittori italiani, soprattutto in quelle di Buzzati e Landolfi.19 Successivamente, le idee di Bontempelli sul realismo magico ispirano anche molti altri letterati europei, tra i quali appartengono per esempio Daisne e Lampo.20 Il loro concetto del realismo magico è però diverso da quello creato da Bontempelli nel senso che è più vicino al surrealismo

19 (1906-1972) è uno scrittore italiano che viene spesso collegato con il fantastico e il surrealismo. Tra le sue opere più note appartengono Bàrnabo delle montagne (1933), Deserto dei tartari (1940) o Sessanta racconti (1958). (1908-1979) è uno dei maggiori esponenti del fantastico italiano ed è particolarmente noto per i suoi romanzi La pietra lunare (1939), Racconto d’autunno (1947), e numerose raccolte dei racconti, come per esempio Dialogo dei massimi sistemi (1937) e Il mar delle blatte e altre storie (1939). 20 Johan Daisne (1912-1978) e Hubert Lampo (1920-2006) sono scrittori belghi che appartengono tra i rappresentanti più significativi del realismo magico europeo.

16 e influenzato dalla psicoanalisi, esplorando la relazione tra il sogno e la realtà sotto l’apparenza di elementi favolosi.

Comunque, il romanzo europeo più famoso nel quale si possono rintracciare elementi magico-realistici è Il tamburo di latta21 di Günter Grass.22 Anche se lo stesso Grass ammette di essere stato influenzato da favole piuttosto che da Bontepmelli e dalla sua concezione del realismo magico, nella sua opera si possono individuare alcuni tratti comuni con le opere degli altri scrittori legati al realismo magico. Nella sua narrazione quindi emerge la distorsione della verità causata dalle esperienze della violenza che Grass ha vissuto durante la seconda guerra mondiale. Siccome il protagonista racconta la storia dal manicomio, l’affidabilità della sua narrazione è deliberatamente messa in questione. Tuttavia, tutti gli eventi della sua storia, fantastici o realistici, sono presentati come la realtà vera e propria, senza un commento esteriore dell’autore per quanto riguarda il grado della verità. È quindi il dovere del lettore di decidere se credere o no a quello che dice il protagonista e di giudicare l’affidabilità del suo stato mentale.

Il tamburo di latta è indicato come la fonte d’ispirazione principale di un altro scrittore famoso di realismo magico, Salman Rushdie.23 Sostanzialmente, le opere di Rushdie collegano il realismo magico di origine surrealista europeo con quello di origine mitica dell’America Latina. Questa ispirazione duplice è infatti tipica per la maggioranza delle opere del realismo magico scritte in inglese, perché vengono scritte più tardi rispetto alle opere analoghe create nell’ Europa continentale e nell’America Latina. Un altro tratto comune delle opere scritte in inglese è la loro natura politica, infatti, molti scrittori del realismo magico provengono dalle ex colonie britanniche e assumono quindi un approccio critico verso l’imperialismo, mostrando la vita della gente comune nelle regioni dominate dall’impero.24 Infatti, proprio il realismo magico fornisce agli scrittori i mezzi idonei per evidenziare l’influsso negativo della civiltà

21 Il romanzo è ambientato in Polonia durante lʼoccupazione tedesca e la storia è raccontata da Oskar Matzerath, un giovane tedesco fisicamente deforme ma dotato di un’intelligenza superiore. Oskar rievoca vicende della sua famiglia e della sua infanzia. La sua percezione della realtà è influenzata fortemente dalle condizioni della sua crescita ed è quindi in qualche modo rovesciata. 22 Günter Grass (1927) è uno scrittore, poeta e drammaturgo tedesco, vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1999. 23 Salman Rushdie (1947) è uno scrittore britannico dall’origine indiana. Tra i suoi romanzi più significativi appartengono I figli della mezzanotte, I versi satanici e Harun e il mar delle storie. 24 Tra gli esponenti più significativi del realismo magico nella letteratura scritta in inglese appartengono il canadese Robert Kroetsch, l’indiano Amitav Ghosh, l’africano Ben Okri, la scrittrice afro-americana Toni Morrison e la scrittrice inglese Angela Carter.

17 occidentale sulla cultura dei popoli indigeni, la quale viene tradizionalmente associata con gli elementi fantastici che appaiono nei miti e nelle leggende.

Comunque, la regione che viene più spesso collegata con il realismo magico è indubbiamente l’America Latina, soprattutto grazie a Gabriel García Márquez25 che influenza molti altri scrittori della regione, i quali adottano il suo modo di scrivere particolare. La nascita della tradizione letteraria nell’America Latina, che è riconosciuta in tutto il mondo, avviene negli anni ‘50 e ‘60 grazie all’interesse per la sperimentazione narrativa, alla quale appartiene anche il realismo magico. Lo scrittore che espone i principi teoretici del realismo magico latinoamericano è Alejo Carpentier.26 Il suo contributo è particolarmente notevole per quel che riguarda la distinzione tra il realismo magico letterario europeo e quello latinoamericano che chiama “lo real maravilloso”. Nel prologo al suo romanzo più famoso Il regno di questo mondo, Carpentier ritiene che i realisti magici europei creano il senso del mistero attraverso l’uso specifico delle tecniche narrative che non hanno niente a che fare con le loro convinzioni culturali.27 In altre parole, gli scrittori europei producono una forma del realismo magico artificiale che non è associata con le loro specificità culturali. Al contrario, gli scrittori provenienti dall’America Latina creano un realismo magico che è derivato dal loro contesto culturale ed è strettamente legato ai miti e alle leggende antiche. Infatti, nelle opere di Carpentier si possono individuare molti elementi collegati ai costumi africani, che vengono deliberatamente utilizzati per distinguere la produzione letteraria latinoamericana da quella europea, dimostrando così l’indipendenza culturale dell’America Latina. Oltre alle opere di Carpentier e Márquez, con il realismo magico viene collegato anche il romanzo La casa degli spiriti di Isabel Allende.28

25 Gabriel García Márquez (1927) è uno scrittore colombiano e il maggior esponente del realismo magico in letteratura, che nel 1982 ottiene il Premio Nobel. La base narrativa del suo romanzo più significativo Cent’anni di solitudine è composta da avvenimenti reali del periodo dellʼinfanzia dello scrittore. Sullo sfondo degli avvenimenti della resistenza politica e guerre civili appaiono vari avvenimenti magici e soprannaturali che sono descritti come la realtà quotidiana. 26 Alejo Carpentier (1904-1980) è uno scrittore e critico letterario cubano considerato il fondatore della corrente latinoamericana del realismo magico. 27 Cfr. LUKAVSKÁ E., „Zázračné reálno“ a magický realismus: Alejo Carpentier versus Gabriel García Márquez, pp. 17-18. 28 Isabel Allende (1942) è considerata la prima scrittrice latinoamericana. Il suo romanzo di maggiore importanza intitolato La casa degli spiriti ha molti tratti comuni con le opere di Márquez. Anche se l’ambientazione del romanzo è piuttosto realistica, vari eventi straordinari, come per esempio lʼapparizione di fantasmi, sono trattati come una cosa comune e quotidiana.

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3.4 Tratti tipici del realismo magico in letteratura

Com’è stato già accennato, il termine realismo magico non indica una corrente letteraria precisamente definita, ma si tratta piuttosto di uno stile di scrivere che si manifesta in maniera particolare. Questo capitolo riassume alcuni tratti che le opere di realismo magico hanno in comune e i quali sono quindi considerati tipici proprio per questo filone letterario.

Uno di questi elementi caratteristici è l’accettazione degli elementi magici o fantastici dai protagonisti senza mettere in dubbio la logica degli avvenimenti. Anche gli eventi fantastici sono presentati come fatti veri, nonostante il grado di probabilità con la quale possano accadere. Per di più, il lettore deve accettare il fatto che gli elementi magici non sono mai spiegati dall’autore. La spiegazione può essere intuita, ma l’autore sempre lascia uno spazio per interpretazioni multiple.

Per quanto riguarda il lettore, la distinzione tra il fantastico e il realistico e l’accettazione della narrativa magico realistica è assolutamente soggetiva. È importante notare che la soggettività è determinata dalla condizione sociale e dall’ambiente geografico e culturale del lettore. In altre parole, il lettore considera realistiche le cose con le quali viene in contatto nella realtà quotidiana. In questo contesto emerge la differenza tra la mentalità latinoamericana e quella europea nel senso che alcuni avvenimenti che possono sembrare straordinari al lettore in Europa, sono considerati abbastanza comuni dal lettore proveniente dall’America Latina.29 Inoltre, la soggettività consiste nella capacità dell’individuo di andare al di là dei confini della razionalità e di credere in quello che si trova al di là della realtà.

Considerando la natura degli elementi magici, si può notare che spesso hanno l’origine nelle leggende o nei miti popolari e fanno riferimento alla tradizione orale che viene spesso associata alla storia e a un paesaggio particolare.

Un altro elemento che si può spesso individuare nella narrativa magico-realistica è il motivo del contrasto, come per esempio l’opposizione tra la vita e la morte, il razionale e il fantastico, la città e la campagna, che viene utilizzato come uno strumento per far emergere le prospettive multiple della realtà quotidiana.

29 Cfr. LUKAVSKÁ E., „Zázračné reálno“ a magický realismus: Alejo Carpentier versus Gabriel García Márquez, p. 32.

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In alcune opere del realismo magico si trovano anche motivi di ribellione contro un governo totalitario o contro il colonialismo. Inoltre, i protagonisti spesso vivono ai margini della società e rappresentano modi alternativi della vita. Mentre nell’America Latina si tratta di gente repressa per motivi etnici, in Europa si tratta di persone emarginate piuttosto per motivi sociali.

Tuttavia, il realismo magico non si manifesta in un testo solo per quanto riguarda il contenuto, ma tocca anche l’aspetto formale. Lo stile è sperimentale, gli scrittori si oppongono agli schemi narrativi tradizionali e utilizzano tecniche nuove. Un altro tratto tipico è la sperimentazione con il concetto del tempo e dello spazio. Distorsioni e inversioni temporali di vario genere sono elementi rintracciabili in molti testi del realismo magico. Perciò, lo stesso evento può accadere più volte o viene più volte menzionato nel testo, la storia è spesso raccontata in maniera retrospettiva e c’è una grande distanza tra il presente e il passato che è il soggetto della narrazione. Invece del carattere lineare, il tempo viene continuamente spostato dal futuro al passato e la realtà sembra di esistere indipendentemente dal tempo. A volte, la storia è presentata da vari punti di vista e da prospettive diverse, mostrando il mondo delle persone che credono in una realtà diversa da quella nostra. Una tecnica narrativa molto spesso usata dagli autori del realismo magico è anche l’inversione di causa ed efetto, ciò significa che un personaggio può soffrire prima che un evento spiacevole avvenga.

Per di più, anche il linguaggio è diverso da quello realistico, sopratutto nella sua ricchezza e l’uso estensivo delle metafore. Uno strumento tipico del realismo magico è l’iperbole che ha la potenza di trasformare ordinario in straordinario. Nei testi magico- realistici, gli autori intenzionalmente esagerano, trasformando “normale” in “incredibile”, cancellando così la differenza tra la realtà quotidiana e il mondo fantastico. Similmente, l’ironia viene utilizzata come un mezzo per mantenere una certa distanza dal fantastico che permette agli autori di non riflettere nei testi le loro visioni del mondo.

3.5 Realismo magico tra il surrealismo e il fantastico

La problematica della definizione precisa del termine realismo magico è stata già trattata nei capitoli precedenti della presente tesi. È da notare che in alcune opere letterarie, che secondo la critica appartengono ad altre correnti o movimenti letterari, si

20 possono rintracciare anche alcuni tratti tipici proprio per il realismo magico. Allo stesso tempo, gli scrittori del realismo magico prendono spunto dalle varie tendenze letterarie che influenzano il loro modo di scrivere. Questo capitolo si propone di delineare le correnti letterarie con le quali il realismo magico viene più spesso collegato, concentrandosi sia sui tratti che hanno in comune sia su quelli che li distinguono.

Il movimento letterario con il quale il realismo magico viene più spesso associato è indubbiamente il surrealismo. Infatti, molti autori del realismo magico ammettono un’ispirazione proprio dalla concezione narrativa dei surrealisti. Prima di tutto, sia il surrealismo sia il realismo magico si oppongono alla letteratura realistica che riflette la vita della società borghese, distruggendo gli schemi narrativi tradizionali. Per di più, tutte e due le tendenze letterarie esplorano gli aspetti non-pragmatici e non- realistici dell’esistenza umana, mescolando il reale e il magico. Tuttavia, il tratto distintivo più tipico del surrealismo consiste nella concentrazione sull’immaginazione e sulla psicologia della mente umana, insieme all’intenzione di esprimere quello che è nascosto nel subcosciente e nell’inconscio. Gli elementi straordinari nel realismo magico invece non sono mai legati al sogno o ad un’altra esperienza psicologica, ma sono fissati nella realtà tangibile e materiale. Inoltre, il surrealismo come il movimento artistico è chiaramente definito in un manifesto scritto da Breton che fornisce una descrizione dettagliata dei principi di questo movimento letterario. Il realismo magico, al contrario, è trattato da molti scrittori e critici lettarari, ma non è mai rigorosamente definito nel senso assoluto.

Un altro termine con il quale viene realismo magico spesso confuso è il fantastico. Infatti, alcuni critici considerano il realismo magico una forma particolare del genere fantastico e le opere di alcuni scrittori del realismo magico sono interpretate proprio sulla base del fantastico. Il critico letterario Tzvetan Todorov che si dedica allo studio della letteratura fantastica definisce questo genere come quella narrativa che provoca una specie di esitazione costante tra la credenza e non-credenza nell’evento soprannaturale o straordinario presente nel testo.30 Secondo Todorov, il fantastico consiste nell’incertezza del lettore se l’evento descritto nel testo può essere spiegato razionalmente o se è necessario ricorrere al mondo dell’immaginazione. Quest’esitazione può essere condivisa con il protagonista del romanzo oppure può essere deliberatamente utilizzata dall’autore per suscitare il sentimento dell’ambiguità e

30 Cfr. TODOROV T., Úvod do fantastické literatury, pp. 25-26.

21 incertezza. A differenza del fantastico, il soprannaturale nel realismo magico non dovrebbe mai sconcertare il lettore, siccome è pienamente accettato dai protagonisti, i quali non chiedono mai una spiegazione razionale dell’accaduto. Dunque, lo stesso fenomeno che viene presentato come problematico dallo scrittore della narrativa fantastica può essere descritto come un fatto indiscutibile dall’autore dell’opera magico- realistica.

Esaminando i tratti del realismo magico menzionati sopra, ci si può accorgere che gli stessi tratti sono frequentemente presenti anche nella letteratura postmoderna. Infatti, la filosofia postmoderna è basata su principi molto simili, sopratutto per quello che riguarda l’uso delle strutture narrative sperimentali e l’abbandono degli schemi tradizionali. Il fatto che molti scrittori del realismo magico vengono definiti come postmodernisti indica che c’è un’interrelazione reciproca tra il realismo magico e il postmodernismo. In questo modo, il realismo magico può essere considerato uno dei modi del postmodernismo, incorporato nel concetto complesso della filosofia, cultura e stile di vita della seconda parte del ventesimo secolo. Naturalmente, il realismo magico dell’era postmoderna è arricchito con elementi magici che spuntano dalla realtà quotidiana.

3.6 Bontempelli e la sua concezione del realismo magico

Il realismo magico in termini generali è stato già presentato nei capitoli precedenti. Questa parte della presente tesi si dedica alla concezione specifica del realismo magico di Massimo Bontempelli e cerca di delineare le sue teorie critiche che riguardano non solo il realismo magico ma anche la creazione letteraria in generale.

Per poter capire la natura del realismo magico bontempelliano, è opportuno riferirsi agli articoli pubblicati nei Preamboli dei primi quattro numeri della rivista “900”31 che manifestano le sue riflessioni critiche. Nella dichiarazione programmatica contenuta nel quarto quaderno della rivista “900”, Bontempelli cerca di spiegare che cosa intende per il termine “realismo magico”. Lo scrittore, attratto dalle opere dei pittori italiani quattrocenteschi, analizza le loro opere e descrive il loro realismo particolare che da una parte riflette la realtà con una precisione realistica ma d’altra

31 Gli articoli pubblicati nella rivista „900“ vengono più tardi raccolti e riediti insieme agli altri scritti di Bontempelli sulla cultura e società del tempo sotto il titolo L’avventura novecentista (1938), al quale si fa riferimento nella presente tesi.

22 parte contiene un elemento di stupore che crea un’atmosfera di tensione eccezionale. Secondo Bontempelli, i tre pittori di particolare importanza sono Masaccio, Andrea Mantegna e Piero della Francesca. Bontempelli ritiene che il maggiore contributo di questi pittori consista nel fatto che si interessano di qualche altra cosa al di là della realtà, considerando il vero protagonista della loro pittura la magia che si confonde con gli elementi realistici.32 Allo stesso tempo, lo scrittore rifiuta la pittura italiana del suo tempo perché rappresenta “la morte, il funerale e il sotterramento definitivo dello stupore”.33 Per di più, Bontempelli dedica una gran parte del suo articolo alla critica dei vari movimenti artistici come per esempio l’impressionismo, il futurismo e il cubismo, sottolineando le differenze tra la loro concezione della rappresentazione della realtà. L’atmosfera magica che appare nelle opere di alcune di queste tendenze artistiche è però sostanzialmente diversa da quella che si riflette nella pittura del Quattrocento, la quale Bontempelli paragona al “novecentismo” letterario:

In nessun’altra arte troviamo nel passato le parentele più strette che con quella pittura di cui abbiamo parlato, in nessuna vediamo così in pieno attuato quel “realismo magicoˮ che potremmo assumere come definizione della nostra tendenza. E in quei pittori italiani del Quattrocento, molto più utilmente che in tanti scrittori che furono citati da ogni parte, una critica avveduta potrebbe scoprire i veri precedenti e maestri di certa nostra prosa narrativa modernissima.34

Bontempelli quindi utilizza il termine “realismo magico” per definire il suo modo di scrivere, considerando i pittori del Quattrocento i veri precedenti della sua creazione letteraria.

Nello stesso articolo del 1927, Bontempelli affronta la questione del rapporto tra il futurismo e il novecentismo, sottolineando le differenze tra questi due movimenti letterari. Tra i principi fondamentali della sua concezione novecentista è il rifiuto dell’atteggiamento lirico dei futuristi e la proposta di un’arte narrativa che, secondo lo scrittore, deve “inventare i miti e le favole necessari ai tempi nuovi”,35 prendendo spunto dalla mitologia classica. Infatti, Bontempelli vede la storia dell’arte e della civiltà in generale come un progresso da un’età primitiva mitopoietica a una decadenza inevitabile che dopo aver raggiunto il proprio punto estremo fa iniziare una nuova

32 Cfr. BONTEMPELLI M., L’avventura novecentista, pp. 35-37. 33 Ivi, p. 36. 34 Ivi, p. 37. 35 Ivi, p. 39.

23 epoca, nella quale sorgono nuovi miti che appaiono durante il nuovo ciclo storico. Il concetto del mito che viene sviluppato nell’età postmoderna è però sostanzialmente diverso da quello classico che sorge dalla lunga tradizione orale, cioè da una condizione che è impossibile riprodurre nell’epoca moderna. Bontempelli si rende conto del fatto che un’opera letteraria è un prodotto individuale e originale, ma sostiene che secondo il modello dei miti antichi “l’ideale supremo di tutti gli artisti dovrebbe essere: diventare anonimi”.36 Dunque le opere dovrebbero staccarsi il più possibile dai loro creatori, diventando così un oggetto della natura. Infatti, la questione del ruolo dell’artista nel processo della creazione dell’opera viene elaborata da Bontempelli anche in relazione al futurismo, il quale viene criticato dallo scrittore per essere “ultrasoggettivo”. Insomma, secondo Bontempelli lo scrittore dovrebbe essere piuttosto l’interprete del proprio tempo, dei suoi desideri e dei suoi tormenti più nascosti, che egli riesce ad esprimere nella forma dei miti. In altre parole, l’artista è una persona sensibile che raccoglie e interpreta i miti, i quali però servono solo come un’ispirazione fondamentale che viene arricchita e rielaborata dalla propria invenzione dell’autore.

Un altro aspetto del futurismo che viene criticato da Bontempelli è troppa attenzione che è dedicata alla stilistica e alle regole formali che gli autori appartenenti a questo movimento letterario seguono. Come un esponente del novecentismo letterario, Bontempelli assume l’atteggiamento antistilistico, affermando che i novecentisti dovrebbero cercare d’inventare storie e personaggi talmente nuovi e forti da poter farli passare attraverso varie forme e stili, proprio come avviene nei miti. Per questo motivo il novecentismo non è una “scuola” vera e propria che imponga agli scrittori metodi e forme di creazione particolari, infatti, i principi del novecentismo proposti da Bontempelli riguardano sopratutto gli aspetti tematici, non quelli formali. Come chiarisce nel articolo intitolato “Riassunto”37 del 1933, l’unico strumento della costruzione nuova dovrebbe essere l’immaginazione. È propiro quell’immaginazione che Bontempelli chiama “realismo magico” e lo scopo della quale dovrebbe essere il piacere del miracolo e della meraviglia:

L’uomo può ottenere la maraviglia per due vie: - scoprendo le leggi delle cose (il bambino quando scopre che dagli alberi spuntano i fiori; che i suoi piedi lo fanno

36 Ivi, p. 19. 37 Anche questo articolo fa parte degli scritti pubblicati in Lʼavventura novecentista.

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camminare) – oppure quando con la immaginazione si riesce a mescolare e sovvertire le leggi scoperte: far camminare gli alberi.38

Dalle varie caratteristiche proposte da Bontempelli quindi emerge che l’arte novecentista è piuttosto un’arte che si concentra su personaggi, ambienti e storie direttamente comprensibili e godibili per tutti, e perciò le opere novecentiste cercano di avvicinarsi al pubblico. Il futurismo, al contrario, è in questo aspetto piuttosto avanguardista ed elitario, staccandosi così dalla realtà quotidiana della gente comune. In altre parole, il novecentismo vede l’arte come “arte applicata” accessibile a tutti, che rappresenta il contrario della cosiddetta “arte pura”.39 Lo scrittore novecentista è dunque una persona capace di scoprire la magia nelle situazioni più comuni della nostra vita quotidiana e di trovare il proprio mistero nelle persone e nelle cose che lo circondano.

Per di più, Bontempelli ammette l’ammirazione per gli scrittori americani del tempo, sopratutto per la loro “verginità spirituale”40 e per il loro modo dell’espressione artistica, il quale può servire come un’ispirazione per gli scrittori novecentisti. Da questa ipotesi nasce, nelle opere di Bontempelli, il concetto dei personaggi che lo scrittore stesso chiama “anime candide”, cioè personaggi che vedono il mondo in un modo particolare, piuttosto ingenuo, e per i quali la realtà può diventare magica in ogni momento. Lo scrittore novecentista deve quindi scoprire in sé stesso quell’approccio infantile che gli permetta di vedere il mondo come un meraviglioso prodigio che poi presenta ai lettori.

Tuttavia, quando Bontempelli parla della fantasia e di una visione infantile del mondo, non ha in mente storie simili alle fiabe. Infatti, la parola sottolineata dallo scrittore stesso è “avventura”, ciò significa che i novecentisti vogliono vedere la vita quotidiana come un rischio continuo che suscita avventure di vario genere. Secondo Bontempelli, anche la creazione artistica, a modo suo, diventa un rischio d’ogni momento, perché uno non può essere mai certo dell’effetto. L’artista novecentista dovrebbe dunque scoprire l’incanto delle avventure imprevedibili, però senza perdere il controllo della sua ragione, imparando a dominare la natura e il mondo reale esterno attraverso la magia.

38 BONTEMPELLI M., Lʼavventura novecentista, p. 351. 39 Ivi, p. 40. 40 Ivi, p. 41.

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Le idee di Bontempelli sulla creazione artistica novecentista quindi si riflettono nella sua concezione del realismo magico che viene riassunta dallo stesso scrittore con le parole seguenti: “La vera norma dell’arte narrativa è questa: raccontare il sogno come se fosse realtà e la realtà come se fosse un sogno”.41

41 Ivi, p. 251.

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4 NUCLEI TEMATICI PRINCIPALI NEI RACCONTI DI BONTEMPELLI

Questo capitolo presenta i risultati dell’analisi dei racconti dello scrittore pubblicati negli anni 1925 – 1931, che sono compresi nelle tre raccolte: La donna dei miei sogni e le altre avventure moderne (1925), Donna nel sole e altri idilli (1928) e Mia vita, morte e miracoli (1931). Tutte e tre le raccolte vengono più tardi riunite e pubblicate sotto il titolo Miracoli (1938), al quale ci si riferisce nella presente tesi.

Siccome le tre raccolte analizzate raccolgono testi assai brevi che toccano una vasta gamma di temi, lo scopo dell’analisi non è affrontare tutti gli argomenti emergenti. Comunque, ci si concentra sulle linee tematiche ricorrenti e si propone di interpretare i motivi principali che svolgono il ruolo significativo nella produzione bontempelliana.

4.1 La donna bontempelliana

Se si considera tutta la produzione bontempelliana in complesso, si nota che i personaggi femminili svolgono uno dei ruoli fondamentali nella narrativa dell’autore. Inoltre, l’importanza dei caratteri femminili emerge proprio nei titoli delle sue opere, basta ricordare le due raccolte analizzate La donna dei miei sogni e altre avventure moderne e Donna nel sole e altri idilli.42

Le donne quindi appaiono praticamente in tutti i racconti, nei quali assumono un ruolo più o meno importante. In alcuni racconti i personaggi femminili compaiono solo come i testimoni di un evento magico e non partecipano attivamente all’avvenimento. A volte però diventano persino protagoniste della vicenda al posto del solito narratore- protagonista. E proprio su questi casi si concentra il presente capitolo che si propone di esaminare i personaggi femminili e i ruoli diversi che acquistano nei racconti bontempelliani.

Siccome è possibile individuare alcuni tratti simili che caratterizzano le donne bontempelliane, si possono stabilire le categorie nelle quali questi personaggi possono essere classificati a seconda del loro carattere e del rapporto che hanno sia con il

42 Tra le opere più significative di Bontempelli nelle quali il ruolo principale viene attribuito ad un personaggio femminile appartengono per esempio Eva ultima (1923), Nostra Dea (1925), Minnie la candida (1928) e Vita e morte di Adria e dei suoi figli (1930).

27 protagonista sia con gli eventi miracolosi accaduti. In sostanza, i personaggi femminili che appaiono nei racconti appartengono a tre categorie fondamentali:

4.1.1 Personaggio femminile di tipo “candido”

Questa categoria infatti comprende la maggior parte delle donne che appaiono nei racconti analizzati.43

Sostanzialmente, si tratta di donne dolci e ingenue che tendono a credere a qualsiasi cosa che venga loro presentata, nonostante l’assurdità e improbabilità dell’affermazione.44 Non c’è quindi da stupirsi che gli altri personaggi, soprattutto il narratore,45 sfruttino questa ingenuità e la deridano, come in alcuni casi risulta negli eventi tragici.

Un archetipo vero e proprio di questo personaggio candido viene presentato dall’autore nel racconto intitolato a proposito Giovine anima credula.46 La protagonista di questo racconto è Minnie che viene descritta dal narratore-protagonista come una persona semplice, “facile allo stupore”, la cui anima è “incapace di incredulità”.47 Il protagonista sfrutta l’occasione e la prende costatamente in giro, inventando delle affermazioni sempre più assurde, le quali però Minnie prende tutte sul serio. Così riesce a convincere Minnie che alcuni animali, come per esempio pesci o uccelli non siano vivi ma artificiali, inventati e fatti dall’uomo come un risultato di un esperimento scientifico segreto. Il suo scherzo culmina con la dichiarazione che ci sono anche degli uomini finti che sono talmente ben fatti che sono indistinguibili dagli uomini veri. La cosa più inquietante è che questi uomini finti non si rendono conto della loro natura artificiale e credono di essere veri. Mentre il protagonista con il suo amico si divertono a tale idea, Minnie si spaventa e diventa ossessionata dal pensiero che alcune delle persone che lei conosce non siano vere:

43 Infatti, la presenza dei personaggi “candidiˮ è uno dei tratti più tipici della produzione bontempelliana in generale. Cfr. CAPPELLO G., Invito alla lettura di Bontempelli, p. 112. 44 Lo stesso autore afferma di scrivere i suoi racconti proprio per persone “candideˮ, cioè persone che sono capaci di vedere il mondo attraverso gli occhi di un bambino e per le quali la realtà può diventare “magicaˮ in ogni momento. Cfr. CAPPELLO G., Invito alla lettura di Bontempelli, p. 112. 45 Si nota che il narratore infatti coincide con il protagonista che è identico nei tutti i racconti analizzati. 46 La trama di questo racconto viene più tardi ripresa dallo scrittore e rielaborata in un dramma intitolato Minnie la candida che diventa una delle opere teatrali più significative dell’autore. Per ulteriori informazioni su questa opera si veda PESCE MARIA D., Massimo Bontempelli, drammaturgo: Il senso del meraviglioso, pp. 96-114. 47 BONTEMPELLI M., Miracoli, p. 99.

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In ognuno che incontrava, sospettava di vedere uno degli uomini finti. Gemeva e si dibatteva. Voleva rifugiarsi in casa, poi nella stanza più nascosta, poi nell’angolo più scuro. [...] L’ossessione entrava ogni giorno più in fondo, nel midollo delle ossa.48

Lo scherzo innocente del protagonista ha quindi delle implicazioni fatali. Minnie impazzisce, credendo che lei stessa sia una persona artificiale, e alla fine si suicida, buttandosi dalla finestra.

Un’altro esempio di un personaggio femmninile che scompare alla fine, ma non per la colpa del protagonista, è Adelina del racconto L’idillio finito bene. Essendo molto innamorata del protagonista, vuole passare tutte le serate con lui a guardare il cielo pieno di stelle. Di nuovo, il suo affetto e sopratutto la sua ingenuità danno molta noia al protagonista, il quale inventa nomi delle stelle e delle leggende che sono collegate ad esse. Naturalmente, Adelina crede a tutto quello che lui dice e diventa sempre più incantata dal sapere del suo fidanzato. Il protagonista invece sente un grande desiderio di liberarsi dalla sua presenza e dal suo amore fastidioso. Una volta inventa una teoria secondo la quale tutte le costelazioni sarebbero esseri umani o animali i quali dopo la morte sarebbero stati assunti nel cielo. Come Minnie dal racconto precedente, anche Adelina diventa ossessionata da questa teoria e la sua credenza dà inizio a un evento straordinario, cioè alla sua propria assunzione nel cielo davanti agli occhi del protagonista. A questo punto il protagonista abbandona la sua solita ironia distaccata e diventa commosso dal miracolo e atratto dall’aspetto cambiato della sua fidanzata che per la prima volta è degna della sua ammirazione. “Il suo nuovo aspetto m’investì d’una ammirazione affetuosa e sgomenta. [...] Non osavo parlarle”.49

Un altro esempio di una donna piuttosto semplice che viene presa in giro dal protagonista può essere individuato nel racconto Maschera di Beethoven. È da notare che in questo racconto emerge in particolare l’atteggiamento ironico dell’autore verso il personaggio di questo tipo. Infatti, il racconto comincia con la dichiarazione del protagonista che “gli Dei si vendicano”,50 seguita dalla descrizione di Lavinia e dei suoi numerosi diffetti che irritano il protagonista, tra i quali sopratutto il suo continuo inesperto suonare il pianoforte. Il protagonista quindi commenta con un distacco piuttosto sarcastico il comportamento della sua fidanzata, la quale dopo aver comprato la maschera di Beethoven, la appende sopra il pianoforte e suona la sua musica,

48 Ivi, pp. 103-104. 49 Ivi, pp. 200-201. 50 Ivi, p. 107.

29 ignorando alcuni avvenimenti straordinari che si manifestano subito dopo. D’un tratto, la tastiera del pianoforte si irrigidisce come se la maschera volesse impedire a Lavinia di suonare. Un’altra volta, la maschera di Beethoven si sposta da una all’altra parte della camera. Il protagonista osserva tutti gli avvenimenti senza alcun tentativo di intervenire o di evitare le conseguenze catastrofiche, pur rendendosi conto già dall’inizio che sta accadendo qualcosa di magico e intuisce anche la ragione perché tutto ciò avviene. La presenza della maschera gli dà il senso dell’inquietudine e dell’angoscia, facendogli sentire un presagio della tragedia. Non confessa però le sue preoccupazioni a Lavinia. Al contrario, cerca di convincerla che non accada niente di straordinario e che non ci sia niente da temere: “La persuasi che anche la maschera sulla sedia era stata un sogno. Ma ho capito che fatti più paurosi si preparavano. Stetti ad aspettarli, rassegnato, in silenzio”.51 Dopo qualche tempo anche Lavinia capisce che la maschera ha un potere miracoloso, ma quando chiede la spiegazione, il protagonista risponde che “i misteri non si spiegano”.52 Alla fine, Lavinia finalmente capisce che la maschera non vuole che lei suoni la musica di Beethoven, ma non potendo vivere senza questa musica, compra un gramofono e comincia ad ascoltare i dischi con la sua musica. A questo punto tutta la casa salta in aria e Lavinia viene lanciata in “punto opposto del mondo”.53

Il protagonista ritiene che in questo caso la tragedia sia avvenuta proprio per “l’ignoranza” della donna che non si rende conto di quello che sta succedendo fino all’ultimo momento e non capisce la ragione dell’accaduto. Per di più, il protagonista spesso dimostra la sua intelligenza superiore a quella del personaggio femminile e sottolinea la sua capacità di prevedere l’evento miracoloso.

Un’altra donna che mette alla prova la pazienza del protagonista viene presentata nel racconto Potenza dell’abitudine. Qui il protagonista descrive Pamela, “la donna più abitudinaria che la storia ricordi”,54 che fa ogni giorno certi riti alla stessa ora precisa. Una di quelle abitudini è chiamare il protagonista tutte le mattine alle dieci: “Durante i due anni che durò il nostro amore abbiamo avuto così settecentotrentun colloqui telefonici mattutini”.55 E proprio questa abitudine diventa la base per un evento miracoloso che si manifesta una mattina quando i due fidanzati per la prima volta passano la notte insieme. Nonostante il fatto che il suo fidanzato stia con lei, Pamela

51 Ivi, p. 108. 52 Ivi, p. 111. 53 Ivi, p. 115. 54 Ivi, p. 212. 55 Ibidem.

30 telefona alla sua casa come sempre e con meraviglia sente che lui risponde. La forza della sua abitudine fa sì che “la parte parlante” si stacca per un attimo dal protagonista per poter rispondere al telefono come tutti i giorni a quell’ora essatta. Anche in questo caso la storia dell’amore di due protagonisti finisce proprio con l’avvenire del evento straordinario, perché Pamela non riesce a superare l’orrore dell’avvenuto, e dicendo che non sarebbe più stata capace di telefonare al suo fidanzato, lo abbandona. Sebbene alla fine di questo racconto non accada una tragedia vera, il protagonista si trova libero, come nei casi precedenti.

Insomma, i miracoli in questi racconti avvengono proprio mediante il personaggio femminile, però vengono suscitati involontariamente, senza che le protagoniste si rendano conto del loro ruolo essenziale nell’accaduto.

Per quanto riguarda l’atteggiamento del protagonista verso le donne di tipo “candido”, è opportuno ammettere che si sente piuttosto annoiato dalla loro presenza. Quando sta con una donna di questo tipo, di solito desidera di abbandonarla e di liberarsi da lei. Non è però capace di agire, o perché la ama o solo perché gli dispiacerebbe lasciarla da sola. Resta dunque con lei e in alcuni casi riesce a liberarsi dalla sua presenza fastidiosa, sopratutto con l’aiuto delle forze magiche. Dopo che si rende conto che la donna lo ha abbandonato per sempre, non dimostra nessuna traccia di rimpianto per l’accaduto.

4.1.2 La donna dai poteri magici

Anche questa categoria comprende donne che causano un evento fantastico, però questa volta lo causano deliberatamente, dimostrando i propri poteri soprannaturali. Una di queste donne è per esempio Medora, la protagonista del racconto La passeggiata pericolosa. All’inizio, Medora è descritta dall’autore come una donna estremamente fredda e orgogliosa, che non si lascia toccare e per di più non manifesta nessun interesse per il protagonista che la corteggia. E proprio per questo disprezzo il protagonista si sente particolarmente attratto da lei, siccome cerca di scoprire il suo mistero che secondo lui tale donna dovrebbe avere. In questo racconto non troviamo più il distacco ironico e i commenti sarcastici riguardanti l’intelligenza della donna. Al contrario, il protagonista si sente intimidito nella sua presenza e diventa insicuro e servile ogni volta quando sta con lei. Il racconto finisce con un grande incendio che assorbisce il mondo

31 dopo che Medora si lascia baciare e libera tutte le sue emozioni e le passioni finora represse.

Un’altra donna dai poteri magici appare nel racconto intitolato Le promesse sicure. Qui la fidanzata del protagonista, di solito una ragazza dolce e tranquilla, è capace di trasformarsi in una furia che emette delle minacce terribili, le quali però si realizzano. È da notare che già il suo nome Tizia rimanda alla Pizia, la sacerdotessa della Grecia antica che pronunciava gli oracoli nel santuario di Apollo a Delfi.56 Inoltre, le profezie di Tizia sono tutte basate sulla figura retorica che si chiama “adynaton”, cioè un’iperbole eccessiva e irrealizzabile che denota una situazione paradossale e la confronta con un’altra.57 Dunque, litigando con il suo fidanzato, Tizia dice che “Prima torneranno i fiumi ai monti, prima ch’io mi dimentichi di questa offesa”.58

Comunque, Tizia non cambia solo il suo umore e la sua capacità oratoria, ma si trasforma anche fisicamente, almeno a seconda del protagonista che rimane costernato, osservando questo mutamento straordinario:

... contemplai come un’improvvisa metamorfosi di tutto l’essere suo. Il suo collo s’eresse, la faccia da dolce che era s’incavò di solchi tenebrosi, la sua fronte s’ingrandì, i suoi capelli turbinarono; e tutt’insieme lei diventò più alta e potente e dalla sua bocca periodi focosi irruendo s’arrotondavano verso il soffitto, s’incurvavano a scoppiare ai miei piedi come una tempesta.59

Ancora più sbalordito rimane il protagonista quando scopre che le profezie della sua fidanzata diventano realtà. E i lettori che vorrebbero spiegare questa trasformazione razionalmente, ritenendo che si tratti di uno sdoppiamento di personalità e che quell’effetto visivo esista solo nell’immaginazione del narratore, vengono finalmente convinti quando diventano testimoni di un evento misterioso che consiste nel fatto che il pianoforte inizia a suonare da solo, proprio come ha previsto Tizia, dicendo che “tra un’ora quel pianoforte sonerà da solo se io respirerò ancora l’aria di questa terra”.60 Il protagonista, che inizialmente si spaventa, si tranquilizza subito quando si rende conto che questo prodigio conferma il fatto che la donna amata non ha messo in atto la sua

56 BAHNÍK V., Slovník antické kultury, pp. 520-521. 57 All’inizio del racconto Bontempelli finge di aver dimenticato il nome della figura e coglie l’occasione per fare riferimento a Ovidio, il quale usava questa figura retorica come “tutti i poeti per beneˮ. Cfr. BONTEMPELLI M., Miracoli, p. 220. 58 Ivi, p. 221. 59 Ivi, p. 220. 60 Ivi, p. 223.

32 minaccia. Il racconto si chiude con il lieto fine, siccome i due fidanzati si riconciliano e decidono di non litigare più. In questo aspetto è quindi diverso dagli altri racconti bontempelliani di questo tipo, i quali di solito finiscono con la separazione della coppia.

Come nel racconto precedente, anche in questo caso il protagonista tratta la donna amata con ammirazione e rispetto, non osa opporsi ai suoi desideri e non cerca mai di dominarla.

Comunque, un esempio assai diverso di un personaggio femminile con le capacità di prevedere l’avvenire è rappresentato da Settimia del racconto Il ventuno di maggio. All’inizio del racconto, il protagonista la tratta con molto disprezzo e superiorità per la sua origine umile, però, dopo che gli salva la vita, prevedendo un incidente, la vede “illuminata e bellissima”,61 proprio come il suo angelo custode.

Al contrario, la protagonista del racconto I presagi funesti suscita una tragedia, persino la fine del mondo, mediante i suoi pensieri pessimistici. Arabella è talmente superstiziosa che vede dappertutto presagi di catastrofe. Dopo una giornata piena di cattivi presagi, il protagonista e la sua fidanzata sono testimoni della fine del mondo:

Lo spazio andava in pezzi, forse anche il tempo si stava frantumando e rimescolando in mezzo a quello sfacelo. [...] Qui cominciava come un infinito incenerirsi di tutto il creato, e spremeva un mormorio monotono, forse la voce del niente che si avvicinava.62

4.1.3 La donna dall’origine misteriosa

Appartengono a questa categoria le donne dall’origine misteriosa, le quali il protagonista non conosce o le incontra solo per una volta. Tipicamente, la donna di questo tipo appare e scompare senza nessun’ avvertenza e lascia il protagonista in dubbio sulla sua origine e per di più innamorato e affascinato dalla sua bellezza. Queste donne vengono descritte con ammirazione e rispetto, manca quindi qulasiasi traccia dell’ironia che è tipica per la descrizione delle donne della categoria precedente.

L’archetipo di una donna perfetta, intoccabile, di una bellezza quasi divina, è per esempio Euridice, la protagonista del racconto Donna nel sole. Infatti, l’incontro del protagonista con questa donna avviene proprio nell’aria, quando tutti e due fanno un giro in aeroplano. E l’autore fa delle allusioni che riguardano l’aspetto quasi angelico di Euridice e tutta la loro conversazione si svolge passando “il corridoio di una luce

61 Ivi, p. 250. 62 Ivi, p. 264.

33 immensa di tutto il creato”.63 E il protagonista desidera di poter andare così per l’eternità. Comunque, a un certo punto Euridice decide di tornare a casa e rifiuta l’invito del protagonista a fare una passeggiata il giorno dopo, spiegando che suo padre non la lascia andare da sola per terra, e fugge via. Così il protagonista rimane incantato e allo stesso tempo insicuro della vera natura di questa donna che piuttosto che una donna vera sembra un essere d’altro mondo.

Un personaggio femminile di tipo spettrale appare nel racconto Un dramma della notte, dove il protagonista, girando per le strade deserte della città notturna, incontra Vanessa, una donna dalla pelle pallida, vestita in nero, che odia il giorno e non sopporta il sole. Affascinato dal suo aspetto straordinario, il protagonista accetta l’invito a casa sua e rimane ancora più stupito quando vede la sua camera buia attrezzata solamente con cose nere. Tuttavia, dopo un breve tempo trascorso in presenza di questa donna misteriosa, il protagonista diventa piuttosto annoiato di lei, soprattutto per la sua tendenza a sostenere monologhi lunghi e patetici, nei quali appaiono affermazioni come “la mia anima è fatta di pezzi di tenebra. [...] così mi annulo nel giorno e rinasco ogni notte, circondata di cose nere, di sogni neri, di pensieri neri”.64 Prima di addormentarsi, Vanessa chiede al protagonista di non aprire le tende, spiegando che “se un raggio d’alba entrasse di là, mi ucciderebbe”.65 Il protagonista però non bada alla sua richiesta e con il piacere malizioso apre le tende, guardando come il corpo di Vanessa gradualmente sparisce nella luce del giorno.

A differenza del racconto trattato precedentemente, il protagonista dimostra piuttosto l’indifferenza nel rapporto con questa donna, descrivendo la vicenda con un atteggiamento distaccato. Per di più, il protagonista non sente dei rimorsi per quello che ha fatto, ma accetta la sparizione di Vanessa come se fosse una cosa normale, quotidiana, e perfino comincia ad abitare nella camera di Vanessa come se non accadesse niente di straordinario.

63 Ivi, p. 190. 64 Ivi, p. 208. 65 Ivi, p. 209.

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4.2 Lo specchio magico

Un altro nucleo tematico che occupa grande spazio nell’opera bontempelliana è quello collegato allo specchio. Infatti, Bontempelli manifesta in molti dei suoi racconti una vera ossessione per gli specchi, i quali nella sua concezione assumono le forme e le funzioni più diverse, svolgendo però sempre il ruolo insostituibile nella creazione dell’atmosfera magica. Per poter capire bene il funzionamento dello specchio nei racconti di Bontempelli sarebbe opportuno riassumere brevemente la linea simbologica dello specchio nella storia, soffermandosi sulla questione del rapporto tra l’uomo e la sua propria immagine speculare.

Generalmente, gli specchi appartengono tra gli oggetti che accompagnano l’umanità già dai tempi più antichi proprio per la loro caratteristica fondamentale che consiste nella capacità di riflettere il mondo esterno. E proprio questa capacità stimola le persone a riflettere sulla questione dell’identità e della percezione di se stessi, ciò significa che lo specchio non è considerato solo come un oggetto utilitario, ma nel corso della storia l’uomo stabilisce diverse relazioni con gli specchi anche al livello psicologico, filosofico e simbolico. Infatti, è da notare che lo specchio appare abbastanza spesso nelle leggende e nella mitologia popolare, ciò dimostra che a questo oggetto vengono attribuite proprietà straordinarie e svolge quindi il ruolo importante nelle culture di tutto il mondo.

Nelle credenze popolari, l’immagine speculare viene spesso connessa con l’anima. Perciò alcuni popoli hanno il costume di coprire gli specchi dopo la morte di qualcuno per permettere alla sua anima di passare al di là, siccome credono che l’immagine rispecchiata possa imprigionare l’anima del morto.66 Inoltre, a seconda delle leggende, esistono alcune creature di origine demoniaca che non si possono vedere nello specchio, come per esempio i vampiri, perché sono privi di anima. Tra le altre superstizioni molto diffuse appartiene anche la credenza che rompere uno specchio porti sette anni di sfortuna. Il concetto dello specchio è però fortemente ancorato non solo nelle tradizioni popolari ma anche nella lingua. Basta ricordare il noto proverbio che gli occhi sono “specchio dell’anima”. Per di più, nelle varie leggende e fiabe appare uno specchio magico, in cui si può vedere il futuro o gli eventi che si realizzano lontano dal luogo in cui ci si trova. Di solito, nello specchio di questo tipo si possono vedere anche

66 Cfr. BIEDERMANN H., Lexikón symbolov, p. 353.

35 le persone e gli oggetti nascosti che non si potrebbero trovare senza l’auito dello specchio.

L’importanza che lo specchio assume nelle credenze popolari si riflette anche nell’ambito filosofico-culturale, nel quale viene trattata sopratutto la questione del rapporto tra l’immagine speculare e la percezione del proprio io. Occorre nominare lo scrittore e filosofo argentino Jorge Luis Borges che si occupa del tema della moltiplicazione dell’imagine, la quale crea un’altra persona chiamata Alter Ego.67 Similmente, secondo il filosofo francese Jacques Lacan lo specchio svolge un ruolo fondamentale nella fase dell’accettazione di se stesso. Appena il bambino riconosce se stesso nello specchio, per la prima volta comincia a percepire il suo corpo come il complesso e si crea l’immagine di se stesso, rendendosi conto del proprio io.68

Nella letteratura, lo specchio viene collegato con mondi fantastici e universi paralleli, i quali sono spesso legati al regno dei sogni. Si ricorda per esempio lo specchio attraverso il quale Alice entra nel mondo fantastico nel libro Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll. Naturalmente, lo specchio come un concetto letterario svolge anche funzioni diverse e diventa il simbolo di certe caratteristiche sia positive sia negative. Un’ampia produzione letteraria prende lo spunto dal mito di Narciso, un personaggio della mitologia greca che è talmente atratto dalla sua immagine riflessa in uno specchio d’acqua che si innamora di se stesso. Rendendosi però conto dell’impossibilità del suo amore, muore per il dolore.69 Lo specchio diventa quindi simbolo della vanità, siccome serve per ammirare la propria bellezza. In questo senso appare spesso nell’arte figurativa come un attributo tipicamente femminile. In alcuni casi, invece, lo specchio è associato anche con le caratteristiche positive, come per esempio con il concetto della verità, proprio per la sua capacità di riflettere la realtà e riprodurre fedelmente il mondo esterno.70

Nelle sue opere, Bontempelli rimanda a varie tradizioni e credenze popolari e attribuisce allo specchio caratteristiche straordinarie diverse. Questa parte della presente tesi quindi cerca di riassumere i racconti nei quali l’evento magico è collegato alla presenza di uno specchio e propone la classificazione degli specchi a seconda della loro funzione nei singoli racconti.

67 Cfr. ANDERSON M., The Book of the Mirror, p. 135. 68 Ivi, p. 142. 69 Cfr. HOUTZAGER G., Encyklopedie řecké mytologie, p. 173. 70 Cfr. BIEDERMANN H., Lexikón symbolov, p. 354.

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4.2.1 Lo specchio come un tramite tra due mondi paralelli

La tematica di due mondi paralelli, cioè il mondo reale e il mondo rispecchiato nel vetro, è la base del racconto Quasi d’amore. La storia comincia in un salotto di un albergo durante la cena del protagonista e la sua fidanzata.

Vedendo che la sua fidanzata si specchia nel vetro della finestra, il protagonista comincia a riflettere sulla relazione tra la propria immagine nel vetro e il mondo al di là del vetro:

Due mondi che occupano tutti e due lo stesso spazio. Ma – questo è il curioso – non si mescolano, non si urtano, non si sovrappongono, non si completano. Non si danno né piacere né fastidio. Perché non si conoscono. [...] Ognuno di quei due mondi è opaco in sé, e trasparente rispetto all’altro.71

Quest’idea induce il protagonista a fare un esperimento, cioè a trovare un punto dove questi mondi paralelli si scontrino e possano quindi intervenire l’uno nell’altro. E infatti, dopo qualche tempo ci riesce, quando muove il geranio che si trova fuori sul davanzale, usando solo l’immagine della sua mano sul vetro. Per confermare che non si tratta di pura coincidenza, procede con altre prove che tutte finiscono con successo. L’affidabilità dell’evento miracoloso viene rafforzata dall’esperienza diretta della sua fidanzata, la quale sente il bacio sul collo, pur essendo voltata per non vedere niente.

Tutti e due i protagonisti vengono colpiti dalle immagini rispecchiate, giocano con gli effetti della luce, facendo emergere prospettive nuove. Per un certo periodo si dimenticano del mondo reale e vivono solo nel mondo delle immagini riflesse nel vetro. Lo specchio in questo racconto quindi funziona come uno strumento per congiungere i due mondi che normalmente esistono indipendentemente l’uno dall’altro.

4.2.2 Lo specchio deformante

Nel racconto Donna dei miei sogni, Bontempelli offre ai suoi lettori una sorta di versione rovesciata del mito di Narciso, siccome ci presenta uno specchio che distorce la realtà, rendendola più repulsiva.

Il protagonista racconta una vicenda, nella quale la sua bellissima fidanzata si trasforma in un mostro orrendo davanti a uno specchio particolare che si trova in un parco dei giochi, dove i due fidanzati vanno a divertirsi. È interessante che lo specchio

71 BONTEMPELLI M., Miracoli, p. 18.

37 non deforma tutto nella stessa misura, infatti, il protagonista vede se stesso leggermente distorto ma quell’immagine gli sembra piuttosto ridicola. La visione della sua fidanzata, invece, lo colpisce, siccome la vede come una creatura orribile:

Ecco vidi là la figura di Anna, sformata, slargata, umiliata, vilipesa oltraggiosamente, orribilmente rugosa come un vecchio feto, stupidamente distorta; - e pure inchiodato e gelato la guardavo, mi protendevo a esplorarla, incrudivo a esaminarla. Pareva che un’invincibile gran mano piatta la avesse schiacciata giù, così dilatandola in ogni sua parte: la fronte annullata tra i capelli e i soppracigli, il volto un mucchio depresso di rughe cavernose ove s’aprivano come buchi orridi le narici nere e la bocca sconfinatamente squarciata in un ghigno; non c’era più collo, quella testa idiota stava conficcata direttamente in un tozzo tronco d’aborto maligno, con le spalle squadrate, il petto gonfio e spugnoso: e più il dilatamento malvagio cresceva scendendo giù, per il corpo di lei, il corpo di Anna, fino alla vita che tortuosa calava bassa quasi in terra: le gambe eran fatte cortissime e larghe e arcurate sopra i piedi ridotti due schifose macchie senza forma. Sopra essi premeva e oscenamente barcollava tutta la massa orrida, ch’era lei, Anna, e dinoccolando come un’anitra sciancata pareva stesse per camminare avanti e uscir dallo specchio e venirmi incontro, e con un riso ebete delle narici e della bocca dirmi – Ecco, sono io, Anna tua.72

La descrizione dettagliata della trasformazione di Anna crea un’atmosfera di angoscia, suscitando nel protagonista il sentimento di una paura irragionevole. Dopo quest’esperienza, il protagonista cerca di dimenticare quello che ha visto nello specchio, ma non ci riesce. Da quel momento vede Anna trasformata in una creatura e persino ha degli incubi nelle quali vede quel riflesso sconvolgente. La storia d’amore finisce quindi proprio in quel momento, perché il protagonista non riesce a liberarsi dal pensiero ricorrente, anche se in realtà si rende conto che si tratta solo di un’illusione e che Anna non è cambiata davvero.

Questo racconto è uno dei pochi racconti bontempelliani in cui non viene raccontato un evento fantastico vero e proprio. Infatti, si tratta di un prodigio apparente che si svolge solo nella mente del protagonista e non si manifesta all’esterno.

72 Ivi, pp.12-13.

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4.2.3 Lo specchio che toglie l’identità

Come è stato già accennato, lo specchio viene spesso legato anche all’identità dell’individuo. Nel racconto intitolato appunto Lo specchio, Bontempelli fa allusione alla credenza popolare che l’immagine speculare possa imprigionare l’anima di una persona. Per di più, rielabora anche un’altra superstizione, cioè che una persona senza l’anima non si possa vedere nello specchio.

In questo racconto, il protagonista racconta come una volta ha lasciato la sua immagine in uno specchio di un albergo a Vienna. La storia comincia con il protagonista che si trova davanti a uno specchio nella camera di un albergo. All’improvviso, si sente una grande esplosione e lo specchio si rompe a pezzi. Il protagonista quindi abbandona in fretta l’albergo e solo dopo essere tornato a casa, si rende conto che non vede più la sua immagine nello specchio. A questo punto Bontempelli offre ai lettori la sua propria concezione teoretica sulla relazione tra l’uomo e la sua immagine speculare:

Tutti coloro che si servono dello specchio, e specialmente le donne, credo si siano accorti che al momento di allontanarsi dallo specchio in cui si guarda, si sente un leggero disagio momentaneo, avviene cioè un piccolo strappo. È il lievissimo, impercettibile sforzo che l’uomo fa per strappar via di là, e riprendere con sé, la propria immagine.73

Applicando quindi questa teoria all’avventura di Vienna, si rende conto del fatto che lo specchio si è rotto così d’improvviso che il protagonista non riesce a ritirare la propria immagine che è rimasta nello specchio.

Comunque, la storia finisce bene e il protagonista trova la sua identità perduta, siccome l’immagine torna da lui parecchi giorni dopo, mandando persino un telegramma che annuncia il suo arrivo.

La tematica dell’identità si può individuare anche nel racconto Avventura di pensione che narra una vicenda straordinaria. Questa volta il protagonista si trova nel salotto di una pensione, dove tutti gli altri ospiti d’improvviso cominciano ad imitarlo fedelmente come se fossero la sua immagine allo specchio:

E subito quell’angoscioso fenomeno si riprodusse, che tutti, dico tutti, coloro che arrivavano, prima mi fissavano un istante con un lampo di maraviglia poi sembravano

73 Ivi, p. 356.

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svagarsi e del tutto trascurarmi, ma da quel momento ognuno cominciava, pure senza guardarmi, con una faccia distratta e inespressiva, a rifare tutti i miei gesti ...74

Inoltre, il protagonista vede una figura strana nell’angolo opposto della camera e cerca di scoprire chi è. Dopo qualche tempo si rende conto che si tratta di lui stesso, più esattamente della sua immagine che si riflette nello specchio, ma della quale si può vedere solo un’ombra scura. Il protagonista è stupefatto da quella scena assai bizzarra che genera in lui sentimenti di ansia e spavento, perché non riesce a capire il senso dell’avvenuto. Alla fine, il protagonista scappa dal salotto e decide di non tornarci mai più. In questo racconto, l’autore rimane fedele al suo principio e lascia la spegazione del mistero all’immaginazione dei lettori, non propone nessun indizio che potrebbe portare a una possibile interpretazione. Neanche il protagonista riflette su quello che è successo e dopo esser uscito dalla pensione riprende la sua vita quotidiana.

È opportuno aggiungere che gli specchi appaiono anche in altri racconti analizzati, nei quali però non svolgono il ruolo principale. In questi casi, l’autore utilizza lo specchio piuttosto per rinforzare l’effetto visuale della scena descritta. Così, nella descrizione dell’apocalisse che avviene alla fine del racconto I presagi funesti, i protagonisti sono circondati da vari oggetti, tra i quali ci sono anche degli specchi nei quali vedono “in un lampo tutte le dimensioni della nostra disfatta”.75 Ed è proprio lo specchio che riflette la scena di lotta tra il protagonista e il suo rivale nel racconto Avventure di terra e di mare, permettendo così alla sua fidanzata di vedere tutto quello che succede in dimensioni accentuate:

Così ci vide (com’io mi scorgevo in un grande specchio) in piedi, omerici, col tavolino candido in mezzo, lanciati fiamme gialle dalle quattro pupille, ognuno con un braccio alzatissimo e una bottiglia inalberata in cima ad esso. E così vedendoci, dette un grido e svenne.76

4.3 La statua come un oggetto magico

Comunque, Bontempelli non attribuisce le proprietà magiche soltanto agli specchi. Tra gli oggetti magici che appaiono nelle sue opere si possono individuare

74 Ivi, p. 371. 75 Ivi, p. 264. 76 Ivi, p. 118.

40 anche statue di forme diverse, le quali rivelano l’ispirazione dello scrittore da varie fonti della tradizione culturale e letteraria.

Infatti, le statue sono già da secoli considerate la parte integrale della cultura umana proprio per la loro caratteristica fondamentale, cioè la capacità di rappresentare fedelmente le persone o gli animali sia reali sia immaginari, come per esempio varie divinità. La funzione delle statue non è quindi solo estetica, ma sopratutto simbolica. Naturalmente, le statue assumono grande importanza nelle religioni di tutto il mondo - già gli antichi egizi seppelliscono i morti con delle statue che secondo le loro tradizioni svolgono funzioni essenziali nella vita dopo la morte. Anche nella Grecia antica le statue accompagnano tutti i riti e cerimonie importanti di vario genere. Abbastanza noto è anche l’uso delle statue nelle cerimonie vudù e nei riti legati alla magia nera in generale. Non c’è da stupirsi che proprio questi rituali oscuri attraggono l’attenzione di molti artisti e scrittori che li usano come un’ispirazione per le loro opere.

Anche nei racconti di Bontempelli le statue spesso figurano come oggetti legati al mondo soprannaturale e funzionano come fonti di forze magiche, le quali causano un evento miracoloso.

Nel racconto intitolato La cura comodissima, Bontempelli fa riferimento ad una vecchia pratica medievale che si chiama “envoûtement”. Questa pratica consiste nel costruire una figura di cera che dovrebbe fedelmente rappresentare una certa persona. Avendo costruito la statuina, si deve fare un rito specifico, cioè pronunciare certe formule stregonesche, tramite le quali la figura viene indivisibilmente collegata alla persona. Così, qualunque cosa sia fatta alla statuina, la stessa cosa succede subito dopo anche alla persona reale. Questa pratica era dunque spesso utilizzata nei rituali della magia nera per ferire o uccidere una persona.77

Comunque, il protagonista del racconto bontempelliano decide di usare questa pratica con intenzioni opposte, cioè per guarire la sua cliente. Con il permesso di una signora che spesso soffre di malatie croniche costruisce una figura grandissima che fedelmente rappresenta il corpo umano sia dall’esterno sia dall’interno, siccome ci si trovano tutti gli organi. Secondo delle istruzioni tratte da un vecchio libro sulla magia medievale, esercita un rito magico con l’aiuto di una strega e porta la statua alla propria camera da letto. Ogni giorno esamina la statua e corregge ogni deformazione leggera,

77 Cfr. KIECKHEFER R., Magie ve středověku, p. 91.

41 che emerge nella statua. Così la signora guarisce subito e non ha più bisogno di andare dal suo medico. Tuttavia, un giorno accade una cosa spiacevole. La statua si scioglie sulla stufa che ha accidentalmente acceso la cameriera del protagonista, il quale, preso dall’orrore, va a trovare la signora che però all’improvviso sparisce e nessuno la vede mai più. Anche se non trova una prova evidente, il protagonista è fortemente convinto che proprio la statua magica sia responsabile della sparizione misteriosa della signora.

Il tema della statua mediante la quale si può uccidere una persona riappare nel racconto Storia di quattro ore. Questa volta però non si tratta di un’uccisione accidentale, ma il protagonista utilizza la statua appunto con intenzioni maliziose. Prendendo un tassì per andare a trovare una donna, il protagonista scopre che non ha soldi per pagare al tassista. Usa quindi una statuina di una divinità che si trova nella casa della donna e che, secondo la leggenda, ha il potere di compiere qualunque desiderio della persona che la tocca. Il protagonista desidera di “salvarsi” dalla situazione spiacevole e subito dopo vede il risultato di quel desiderio – il tassista muore per apoplessia proprio davanti ai suoi occhi.

Un tipo di statua assai diverso è rappresentato nel racconto Maschera di Beethoven, al quale è stato già fatto riferimento nel capitolo precedente a proposito di un personaggio femminile. In questo racconto quindi appare una maschera che rappresenta un personaggio storico, cioè il famoso compositore. Tuttavia, anche questa maschera di Beethoven dimostra un potere magico che viene ovviamente attivato dalla musica che suona la fidanzata del protagonista. Infatti, sembra che Beethoven non voglia che Lavinia suoni la sua musica e cerca di impedirglielo. Quando non ci riesce, si arrabbia e fa esplodere tutta la casa, lanciando la povera Lavinia in aria.

Di nuovo, il protagonista si sente “libero” alla fine del racconto, ma in questo caso non è per la sua iniziativa. Pur vedendo le capacità magiche della maschera, il protagonista non interviene nel corso degli eventi e lascia la maschera “vendicarsi” per conto proprio.

Le statue diventano protagoniste anche nel racconto Le mie statue, nel quale il narratore presenta la sua ricca collezione di statue di marmo. Tutte le statue sono nella sua camera da letto, dove occupano tutto lo spazio disponibile, spaventando non solo i visitatori ma anche il protagonista stesso. Di giorno l’aspetto delle statue è assai comune, ma di notte, con i giochi di luce e di ombre, acquistano una consistenza

42 soprannaturale, ciò terrorizza il protagonista. Una notte, quando tutte le luci sono spente, accade un fenomeno meraviglioso che il protagonista descrive, intimorito:

Sentivo in quel buio la presenza delle mie statue. Passò qualche secondo ancora. E il buio si gonfiò di moti regolari, uguali. Stentai ad afferrarli. Poi li compresi: le mie statue respiravano. Lentissimamente respiravano, come il mare; e tutto il buio raccoglieva quei respiri in un palpito piano, che arrivava come a spiaggia fino a me, e mi premeva ora sul cuore, opprimeva, fin che i sensi mi si offuscarono.78

A questo punto il protagonista si addormenta e la mattina quando si sveglia, non vede più nessuna traccia del prodigio. Tuttavia, rimane in lui una specie di ansia e non riesce a sopportare i loro sguardi, anche se non li vede animarsi mai più.

Le statue in questo racconto hanno il potere magico ma non influenzano gli avvenimenti come le statue menzionate nei racconti precedenti. La loro capacità di animarsi consiste solo nel fatto che respirano, non si muovono e non abbandonano i loro posti.

4.4 L’omicidio come uno strumento per liberarsi

Un altro motivo che si può individuare assai spesso nella produzione bontempelliana è la tendenza del protagonista all’omicidio. Questa tendenza si dimostra in varie circostanze e in varie forme, ciò significa che il protagonista causa la morte degli altri personaggi sia direttamente sia indirettamente.

Questa parte della presente tesi cerca di delineare tutti i casi dell’omicidio nei racconti analizzati, esaminando le circostanze e i motivi per cui questi eventi accadono.

L’atteggiamento del protagonista verso questo fenomeno viene espresso abbastanza chiaramente all’inizio del racconto intitolato Io in Africa, quando il protagonista riflette sul primo omicidio che ha commesso:

Io non ho mai avuto una vera inclinazione per l’omicidio. Non ho ucciso finora che il mio amico Amilcare, ma anche ripensandoci dopo tanto tempo, mi pare che non sia stata una cattiva idea.79

78 BONTEMPELLI M., Miracoli, pp. 82-83. 79 Ivi, p. 140. È da notare che quest’affermazione viene negata dallo stesso narratore-protagonista nel libro Mia vita morte e miracoli, dove riassume tutti gli omicidi dei quali si sente responsabile. Cfr. BONTEMPELLI M., Miracoli, p. 376.

43

In seguito, l’autore racconta una storia ambientata a Casablanca, dove il protagonista trascorre qualche tempo, stringendo amicizia con Amilcare, il venditore di tappeti che ha la passione per i giochi d’azzardo. Scoprendo per caso la capacità meravigliosa di indovinare i numeri vincenti nella roulette, il protagonista suggerisce i numeri ad Amilcare che sempre vince. Dopo qualche tempo, però, Amilcare lascia il suo lavoro e vive soltanto dei soldi vinti grazie all’ispirazione prodigiosa del protagonista, il quale diventa piuttosto annoiato dalla situazione e cerca di liberarsi dall’amico dipendente da lui. Cerca dunque di ingannarlo e deliberatamente gli suggerisce numeri sbagliati, i quali però risultano sempre vincenti. Per risolvere la situazione disperata, il protagonista decide di uccidere Amilcare, buttandolo giù dalla finestra e subito dopo l’atto scappa in Europa.

Insomma, il protagonista cerca di convincere i lettori che l’omicidio è stato l’unica soluzione possibile della situazione disperata, e invece di sentire dei rimorsi, sente il sollievo: “La pace tornò nell’animo mio”.80

Tuttavia, quest’omicidio non è l’unico nella vita del narratore-protagonista. Nel racconto Porto rosso uccide persino la sua fidanzata, strozzandola a sangue freddo per motivi di gelosia. La tragedia è il risultato dell’evento miracoloso accaduto poco prima, quando il protagonista acquisisce per un breve tempo la capacità di vedere i pensieri della sua fidanzata. Naturalmente, i pensieri di certo tipo suscitano nel protagonista irritazione e gelosia, le quali si trasformano persino in una rabbia cieca, quando si rende conto che le capacità straordinarie lo hanno abbandonato: “Mi sentii solo e povero, caduto da un trono divino giù allo stesso piano di lei. Le gridai con voce soffocata: - Che cosa pensi? Chi è Edoardo”.81

Preso dalla vergogna enorme per aver dimostrato la sua gelosia in modo così imbarazzante, e rendendosi conto che non leggerà mai più i pensieri della sua fidanzata, non c’è per lui altra soluzione che ucciderla.

Di nuovo, nel raccontare del protagonista non si trova nessuna traccia del senso di colpa per quello che ha fatto. Al contrario, riesce a ragionare sull’avvenimento a mente fredda, come se non fosse accaduto niente di straordinario.

80 Ivi, p. 147. 81 Ivi, p. 258.

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Inoltre, l’omicidio di una donna è anche il tema del racconto Un dramma della notte,82 nel quale il protagonista uccide Vanessa, una persona di origine misteriosa, mediante un raggio del sole. In questo caso, il protagonista non è spinto da motivi particolari, sembra che lo faccia per curiosià, oppure per divertimento:

... mi sentivo sorridere di malizia. [...] Il biancore ch’io gettavo sul letto rodeva il contorno della donna. Lo invadeva lentamente e lo annulava, come un acido silenzioso. Scavai così un ampio vuoto in un fianco di lei. [...] Ora il disegno della donna era ridicolissimo.83

Infatti, subito dopo la sparizione di Vanessa, il protagonista si mette nel suo letto e rimane ad abitare nella sua camera per qualche tempo.

L’omicidio di un genere diverso viene compiuto nel racconto Quattro ore,84 dove il protagonista uccide un tassista mediante la statua con poteri magici. Naturalmente, in questo caso non è possibile attribuirgli la piena responsabilità per l’accaduto. Il protagonista ammette solo il desiderio di poter allontanarsi dalla situazione imbarazzante. Dopo aver compiuto il suo desiderio, pensa infatti: “Che cosa avrà potuto fare la statuina per salvarmi?”,85 ciò dimostra che non ha nessun’ idea di quello che sta per succedere. Comunque, il protagonista non è stupito dall’effetto del suo desiderio e racconta la storia senza provare nessuna compassione per l’uomo ucciso per la sua colpa.

Nel racconto intitolato Incidenti in Danimarca, il protagonista non uccide nessuno nel senso letterale, ma riesce a manipolare la folla che uccide al suo posto, trasformando così la colpa individuale in una colpa collettiva. In questo racconto l’autore narra una vicenda che si svolge nella capitale della Danimarca, dove il protagonista passa un certo periodo e fonda un teatro sotto la protezione del re. Il suo teatro ottiene un successo eccezionale e la sua fama si diffonde in tutto il paese. Dopo un certo tempo però diventa piuttosto annoiato dalla gloria e desidera di abbandonare il paese, ma non riesce a trovare la scusa per liberarsi dal suo impegno. Intanto, tutte le attrici della sua compagnia si innamorano di lui, mentre gli attori sono gelosi. Tutti insieme quindi decidono di ucciderlo. Il protagonista scopre le loro intenzioni e decide di approfittare della situazione in un modo assai originale. Scrive un dramma che parla

82 La trama di questo racconto è delineata nel capitolo 4.1.3 della presente tesi. 83 BONTEMPELLI M., Miracoli, p. 210. 84 Alla trama di questo racconto si dedica il capitolo 4.3 della presente tesi. 85 BONTEMPELLI M., Miracoli, p. 384.

45 di una rivolta contro un tiranno, e mediante i versi riesce a manipolare gli spettatori che, presi dalla rabbia, salgono sulla scena e violentemente uccidono tutti gli attori e attrici. Così, il protagonista si salva la propria vita e allo stesso tempo può finalmente abbandonare Danimarca per il motivo della scomparsa di tutti gli attori della sua compagnia.

Questo racconto rappresenta un caso unico nella produzione bontempelliana, siccome l’evento “miracoloso” consiste nella manipolazione della folla che esegue le intenzioni maliziose del protagonista.

Di interesse è che l’autore stesso accenna al tema dell’omicidio nel capitolo VI del libro Mia vita morte e miracoli, dove il protagonista riflette sugli omicidi che ha finora commesso. Oltre a ricordare i due casi nei quali ha deliberatamente ucciso una persona86, menziona anche il caso di Adelina, una ragazza che è assunta nel cielo e si trasforma in una stella.87 Tuttavia, la sua responsabilità per questo evento straordinario è discutibile, e per di più, non si può concludere se in questo caso si tratti di una morte.

Inoltre, il protagonista cerca di mettere in dubbio la sua colpa per la morte di Vanessa e del tassista, richiamandosi alle forze magiche che funzionano in modo autonomo.

Comunque, il motivo centrale di tutti gli omicidi commessi dal protagonista rimane il desiderio di liberarsi dai vincoli imposti sia da una persona sia da una situazione spiacevole.

4.5 L’immagine della fine del mondo

Nei racconti analizzati spesso appare la scena nella quale il protagonista osserva un evento con conseguenze catastrofiche che causano la fine del mondo. Sostanzialmente, la fine del mondo nella concezione bontempelliana è spesso suscitata dalle forze degli elementi naturali che sono confrontati con l’incapacità umana di intervenire. Spesso quindi appaiono delle immagini di orrore che raffigurano una catastrofe con un impatto mondiale, accompagnata da una descrizione assai naturalistica della sofferenza della gente.

86 Si tratta di Romana dal racconto Porto rosso e Amilcare dal racconto Io in Africa. 87 Si tratta del racconto L’idillio finito bene che viene approfondito nel capitolo 4.1.1 della presente tesi.

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Per quello che riguarda le forze naturali, il tema più riccorente è un’inondazione suscitata dall’acqua. Tra i racconti con questa tematica spicca il racconto Clemenza del mare, nel quale l’acqua viene personificata, ciò significa che assume le caratteristiche umane. Il protagonista racconta della sua relazione d’amore con il mare, la quale però si interrompe quando il protagonista si trova una fidanzata e si trasferisce in casa sua in montagna, abbandonando così il mare definitivamente. Dopo un certo periodo trascorso in montagna, il protagonista decide di andare a rivedere il mare, il quale però vedendolo si arrabbia orribilmente:

Ed ecco di colpo s’oscurò rabbrividendo il sole e un tremito scosse il mondo come un gran terremoto dell’aria; d’improvviso tutto fu grigio e tempesta intorno a me, ed era spaventevolmente sconvolta la faccia del mare. Una ruga enorme d’un tratto l’avea tutta solcata dalla riva all’orizzonte come una voragine torbida, e poi cento altre, o mille rughe lo frantumarono; caverne si scavarono e montagne s’arrampicarono, tutto si riccavallò il mare di acque immense che lo sconquassavano schiumando con una gran rabbia in tutte le direzioni. Le onde si mescolavano in alto con le nubi e riempivano l’aria di grida terribili correndo fragorosamente a rovesciarsi sempre più cavernose e colleriche contro la spiaggia, l’aria era piena di gelo e la sbattevano i venti. Anche il cielo era gonfio di nuvole e rabbioso e nero, perché il cielo è la fronte espressiva del mare.88

Il protagonista quindi osserva intimorito come la sua “amante” gelosa suscita una tempesta immensa che inonda il mondo. La storia finisce con il protagonista che si butta nell’acqua e si lascia trascinare verso l’orizzonte. Un altro elemento naturale rappresentato è il fuoco, la forza distruttiva del quale è messa in rilievo in molti racconti. Nel racconto Storia d’un incendio l’autore offre ai lettori un’immagine molto suggestiva del fuoco che si estende incontrollabilmente in una città, distruggendo tutto quello che gli viene incontro:

Il paese appariva ormai una maceria. Le case erano nere come in inferno. Le muraglie si contorcevano come i muscoli dei sollevatori di pesi. Ogni tanto enormi fasci di carbone crepitando si squarciavano, in pochi crolli tutta quella materia si rimescolava poi s’irrigidiva in pose disperate come i cadaveri nei forni della cremazione. [...] Arrivati, tutti i pompieri scesero a terra e s’abbracciarono l’un l’altro senza riuscire a

88 BONTEMPELLI M., Miracoli, pp. 94-95.

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trattenere le lacrime. Subito fummo circondati da una folla spaventata, lacera, mezzo nuda, mezzo cotta, impazzita.89

La descrizione dell’apocalisse viene interrotta dalla scena finale che descrive il salvamento miracoloso di due bambini, i quali sono gli unici a sopravvivere. L’immagine della fine del mondo che assomiglia all’inferno riappare anche nel racconto I presagi funesti, nel quale i due protagonisti dopo aver incontrato vari presagi della catastrofe sono testimoni dell’apocalisse finale. I due fidanzati quindi precipitano in un abisso immenso, incontrando oggetti di vario genere che volano nello spazio intorno a loro e si dirigono verso l’eternità che sembra “un infinito incenerirsi di tutto il creato”.90 Il motivo di un incendio immenso che consuma tutto il mondo può essere rintracciato anche nel racconto La passeggiata pericolosa. In questo caso però non è suscitato dalle forze naturali, ma dai poteri miracolosi di una donna. Il protagonista guarda con meraviglia come la passione della sua fidanzata, fino a quel momento nascosta, d’improvviso si materializza e consuma il mondo circostante: “La neve e l’aria ardevano dappertutto, le cime dei monti in cerchio gettavano fiamme contro le nubi”.91

Una catastrofe suscitata dai poteri miracolosi di una persona avviene anche nel racconto Cataclisma. Anche in questo racconto lo scrittore accenna al tema dell’inondazione, ma si tratta di un’inondazione molto particolare, siccome avviene attraverso delle luci. Il racconto è ambientato nella “Protometropoli del Mondo”,92 una città che non viene specificata ed è descritta soltanto in un modo assai vago e astratto. L’autore di nuovo collega le immagini ai suoni, descrivendo l’atmosfera della città come una lotta continua tra il rumore (che vince di giorno) e le luci (che invece vincono di notte). La città quindi diventa un simbolo della vita frenetica della società moderna.93 Il protagonista si sente annoiato da quel rumore costante che insieme alle luci pubblicitarie onnipresenti suscitano in lui delle sensazioni di inquietudine. Guardando tutta la città di notte dal luogo più alto, il protagonista si sente solo e smarrito tra tutta la pubblicità che spicca da ogni luogo possibile e diventa l’aspetto dominante del paesaggio. Il protagonista sente una grande avversione per quello che vede e mediante i suoi pensieri lancia una specie di protesta – le luci spuntano dai cartelloni pubblicitari,

89 Ivi, p. 337. 90 Ivi, p. 265. 91 Ivi, p . 289. 92 Ivi, p. 173. 93 Un atteggiamento scettico dellʼautore verso la vita nelle grandi città si riflette in opinioni del protagonista, il quale spesso sottolinea vantaggi della vita in campagna. Cfr. BONTEMPELLI M., Miracoli, p. 174.

48 cominciano ad inondare la città e seppelliscono le case e la gente. Il protagonista, osservando quell’apocalisse, gode la sensazione del proprio potere e il silenzio che finalmente si stende dappertutto: “Il mondo non eravamo più che io e quell’inondazione infinita, silenziosa come un sepolcro, fatta d’onde di luce sotto il cielo sudato. Affrontai con fede e con forza l’oceano”.94 La città nella concezione bontempelliana assume quindi delle connotazioni del tutto negative, diventando un posto ostile, nel quale le persone circondate dalla tecnica perdono il legame non solo con la natura ma anche con le altre persone e con se stesse.

Un altro motivo strettamente legato all’apocalisse è l’immagine della folla che rappresenta una forza distruttiva incontrollabile. Spettatori impazziti che lacerano gli attori e distruggono il teatro appaiono alla fine del racconto Incidenti in Danimarca, al quale è stato già accennato nei capitoli precedenti. Un motivo simile si può individuare anche nel racconto Uomo con la rosa in mano, nel quale l’immagine della folla è accentuata dalla fusione di luci e suoni, creando atmosfera di una confusione appocalittica:

Ma quando ogni persona ebbe raggiunto con gli strilli il massimo della sua potenza vocale, quando il rumore degli uomini fu bene impastato con i suoni degli strumenti che a gran forza cercavano soverchiarlo, un disagio enorme cominciò a soffiare in mezzo alla gente, a scrollare le luci; ne rabbrividivano le spalle nude e gli sparati duri. Un formicolio elettrico corse il pavimento, faceva tremare le bottiglie e le persone. La frenesia entrò misteriosamente dal soffitto come una corrente d’aria ubriaca. Nessuno più sapeva perché gridasse. Tutti s’agitavano per non precipitare in un baratro vuoto. Un morso lungo afferò i cuori e li strinse. Gli strilli e i suoni si fusero in uno spalancato grido di angoscia, che non riusciva a finire, come gli ululi delle sirene.95

Il motivo della protesta, questa volta contro le convenzioni sociali, emerge anche nel racconto Scandalo alle corse. Osservando la cerimonia iniziale di una corsa di cavalli, il protagonista immagina che cosa succederebbe se uno dei cavalli dei carabinieri si intromettesse nella gara. Subito dopo, la sua immagine si realizza, quando uno dei cavalli con un carabiniere si mette in moto e persino sorpassa tutti gli altri cavalli, suscitando una confusione enorme con delle conseguenze fatali:

94 Ivi, p. 179. 95 Ivi, p. 162.

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Tutta la terra si crollò e parve sconquassarsi al consumato sacrilegio. I purosangue mandarono all’aria i cinque fantini poi si gettarono su loro rotolati nella pista in un groviglio sanguinoso nitrendo fino al cielo per la vergogna e il dolore.96

Anche gli spettatori sembrano impazziti, cominciano a demolire le tribune e molti di loro, buttandosi a terra e “storcendo gli occhi come epilettici”97 muoiono. La scena finale, nella quale un incendio immenso infiamma il cielo “fino agli estremi lembi dell’orizzonte”98 completa l’immagine della distruzione totale che si stende davanti agli occhi del protagonista.

Il motivo della folla dunque accenna alla questione della percezione dell’identità dell’individuo che si lascia trascinare dalla folla, la quale simboleggia una forza distruttiva incontrollabile. Un altro potere ingovernabile è rappresentato dagli elementi naturali, i quali funzionano indipendentemente alla volontà dell’uomo, essendo quindi comparabili con le forze magiche.

4.6 Il mito novecentista

Secondo l’affermazione dello scrittore, che è contenuta nei suoi saggi sulla letteratura e cultura, il letterato novecentista dovrebbe ispirarsi ai miti e alle leggende tradizionali, creando però allo stesso tempo “miti nuovi”, i quali dovrebbero diventare rappresentanti del proprio tempo. Lo stesso Bontempelli segue questo principio e fa un ampio riferimento alla mitologia nelle sue opere. Occorre però aggiungere che le fonti mitologiche si possono rintracciare soprattutto nei suoi romanzi,99 mentre nei racconti analizzati le allusioni alla mitologia appaiono soltanto in una misura assai limitata. Siccome alcuni di questi casi sono stati già menzionati nei capitoli precedenti, nel presente capitolo vengono solo riassunti e completati con esempi nuovi.

Una delle tracce che rimandano alla fonte mitologica emerge nel racconto Incidenti in Danimarca, nel quale viene descritto un massacro che avviene quando degli spettatori fanatici, confondando la realtà con il dramma che guardano, invadono il palcoscenico e spietatamente lacerano i protagonisti. Infatti, esempi di una persona che

96 Ivi, p. 325. 97 Ibidem. 98BONTEMPELLI M., Miracoli, p. 326. 99 Secondo Airoldi Namer, le fonti mitologiche sono rintracciabili soprattutto nei romanzi Giro del sole, Vita e morte di Adria e dei suoi figli, Viaggi e scoperte, dove l’autore fa delle allusioni esplicite su miti particolari. Per approfondire questo argomento si veda AIROLDI NAMER F., Massimo Bontempelli, pp. 138-145.

50 viene lacerata dalla folla si trovano anche nella mitologia e sono collegati con i riti sacri in onore di Dioniso. Uno degli esempi più notevoli è il caso di Orfeo che secondo la leggenda è assalito dalla furiosa folla delle baccanti che lo fanno a pezzi e gettano la sua testa insieme alla sua arpa nel fiume Evros.100 La stessa sorte tocca anche a Penteo, che guardando di nascosto il rito bacchico, viene scoperto e strappato dalle donne che si trovano in estasi dionisiaca e lo scambiano per un leone.101 Bontempelli quindi prende il mito legato ad un rito primitivo, ma lo ambienta in una città moderna contemporanea.

Un altro mito collegato con le opere bontempelliane è il mito di Narciso, il quale si manifesta come un’ossessione per gli specchi, che in alcuni racconti bontempelliani svolgono il ruolo decisivo nell’evento magico.102 Naturalmente, il mito non viene adottato dallo scrittore nella sua forma originale, ma viene rielaborato e utilizzato con funzioni e con implicazioni diverse. Si ricorda il racconto Lo specchio, dove l’autore tratta il tema del rapporto fra l’uomo e la sua immagine speculare. Anche nel racconto Donna dei miei sogni si trova un’allusione al mito di Narciso, ma questa volta il mito viene capovolto, siccome ci si trova uno specchio che distorce l’immagine, suscitando quindi nel personaggio sentimenti negativi al posto del piacere narcistico.

Inoltre, il fatto che la donna bellissima diventa un mostro davanti a uno specchio deformante può essere considerato anche come una sorta di metamorfosi, ciò rimanda ad un altro fenomeno collegato alla mitologia classica.103 Altri esempi della metamorfosi comprendono il caso di Adelina, la quale si trasforma in una stella, o il caso di Tizia, la quale si trasforma in una furia ogni volta quando i due fidanzati litigano.104 Un genere assai diverso di una metamorfosi si può individuare nel racconto Le mie statue, dove le statue si trasformano in esseri umani, i quali respirano. Comunque, una metamorfosi assai particolare avviene nel racconto Il buon vento, nel quale il narratore inventa una polverina miracolosa che serve per materializzare le metafore usate nella lingua. Dopo varie avventure, quando il protagonista si rende conto delle implicazioni della sua invenzione miracolosa, decide di approfittarne. Non avendo i soldi per pagare il suo conto in un ristorante, il protagonista dà dell’asino al cameriere che si trasforma immediatamente in animale. È da notare che il motivo rimanda al

100 Cfr. HOUTZAGER G., Encyklopedie řecké mytologie, pp. 193-194. 101 Cfr. BAHNÍK V., Slovník antické kultury, p. 352. 102 Di questo argomento si occupa più dettagliamente il capitolo 4.2 della presente tesi. 103 Cfr. BAHNÍK V., Slovník antické kultury, p. 466. 104 Tutti e due i racconti sono approfonditi nel capitolo 4.1.1 di questa tesi.

51 romanzo L’asino d’oro di Apuleio, nel quale il protagonista subisce una metamorfosi in un asino, ridiventando l’uomo dopo numerose avventure.105

Nella produzione bontempelliana, la mitologia non appare solo nei temi trattati, ma delle allusioni ai miti si possono rintracciare anche nei nomi di alcuni dei suoi personaggi. Così oltre alle donne dai nomi “comuni” come per esempio Anna, Adelina o Barbara, nei racconti bontempelliani appaiono anche per esempio Lavinia, Euridice o Atenaide.

Insomma, la “mitologia nuova” significa per Bontempelli un tentativo di dare origine a miti moderni e a leggende nuove, inquadrando i motivi di origine mitologica in un contesto contemporaneo.

105 Cfr. KIECKHEFER R., Magie ve středověku, p. 49.

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5 LE STRATEGIE NARRATIVE

Naturalmente, il realismo magico nelle opere di Bontempelli non si manifesta soltanto al livello tematico, ma anche a quello formale. Infatti, nei testi bontempelliani si possono individuare certe strategie che l’autore utilizza per la realizzazione delle sue intenzioni letterarie e che, quindi, si mostrano tipiche per la sua concezione del realismo magico. Il presente capitolo tratta proprio tali strategie narrative importanti, concentrandosi in particolare sul personaggio del narratore e il concetto dello spazio e del tempo.

5.1 Il protagonista-narratore autobiografico

Anche mi sgomenta il pensare, che forse stenterete sulle prime a credermi. Io ve ne supplico, lettori miei vecchi, lettori nuovi che forse soltanto da questo libro cominciate a conoscermi; vi supplico a mani giunte (deponendo perciò per un momento la penna): prestatemi fede, intera e cieca fede; ve ne scongiuro; quello che sto per dirvi, è la pura, la semplice, la naturale verità.106

Con queste parole Bontempelli si rivolge ai suoi lettori all’inizio della raccolta Mia vita morte e miracoli. Infatti, la presenza di un protagonista autobiografico è uno dei tratti più tipici non solo delle raccolte analizzate ma anche di tutta la produzione bontempelliana in generale.107 Ciò dimostra che questa strategia narrativa non viene usata a caso, però svolge un ruolo importante nella creazione dei racconti che si trovano al confine tra fantasia e realtà.

In sostanza, la narrazione in prima persona contribuisce all’autenticità della storia, siccome il narratore stesso si assume la responsabilità per quello che racconta invece di usare la testimonianza di un’altra persona. Inoltre, lo scrittore sottolinea il fatto che prende lo spunto dalle proprie esperienze:

Ora, in quei sessantotto racconti, non una, non una volta, non una volta sola, ho raccontato fatti altrui. Fatti miei, sempre. Sessantotto avventure della mia vita. Sessantotto attimi della mia esistenza. Ne ho scorso i titoli. Ognuno mi ricordava il momento del mio passato recente o lontano, un episodio da me vissuto e poi mi

106 BONTEMPELLI M., Miracoli, p. 301. 107 Cfr. AIROLDI NAMER F., Massimo Bontempelli, p. 31.

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consegnato, chi sa per quale suggerimento, se del demonio o del mio angelo custode, alla carta e alla stampa e alla pubblica curiosità.108

Il narratore quindi assume il nome Massimo e l’autore ogni tanto inserisce nel testo commenti che rimandano alla sua propria vita, rendendo così la storia più credibile. Anche se i racconti possono essere considerati piuttosto fantastici, un certo grado di credibilità viene mantenuto proprio mediante un atteggiamento del narratore- protagonista verso gli eventi fantastici.

Sostanzialmente, nei racconti di Bontempelli si possono individuare due tipi fondamentali del narratore-protagonista. Il primo è un osservatore passivo che racconta le vicende con un certo distacco e non interviene mai nel corso degli eventi, lasciando le forze magiche agire per loro conto. Di solito, il protagonista di questo tipo spesso dimostra un’ammirazione verso le forze magiche e descrive l’accaduto con una specie di timore e angoscia, siccome sente la propria incapacità di influenzare la realtà. Così il protagonista del racconto Le mie statue osserva la misteriosa metamorfosi delle sue statue:

Mi voltai sbigottito a guardare entro la mia camera. Il brivido mi fu fermato di colpo da un’immensa paura che sentii rampollarmi nel cuore. [...] Immobile aspettai, stretto nell’angolo.109

Similmente, il protagonista guarda come la sua fidanzata si trasforma in una stella nel racconto L’idillio finito bene, ammutolito e incapace di muoversi. Anche nel racconto La maschera di Beethoven assume un distacco dagli eventi straordinari, anche se questa volta in modo piuttosto ironico. Pur sentendo che sta per succedere qualcosa di magico, non cerca di trattenere la sua fidanzata e aspetta l’avvenire con rassegnazione.

D’altra parte, nei racconti bontempelliani si possono rintracciare anche numerosi casi nei quali il protagonista viene direttamente coinvolto nel corso degli avvenimenti fantastici, diventa quindi partecipante attivo. In molti casi anche coglie l’occasione e usa le forze magiche a proprio vantaggio, ciò avviene per esempio nei racconti La cura comodissima e Il buon vento. Tuttavia, il protagonista spesso perde il controllo sulle forze magiche, le quali alla fine sempre vincono e il protagonista è forzato ad accettare

108 BONTEMPELLI M., Miracoli, p. 300. 109 Ivi, p. 82.

54 questo fatto. Inoltre, ci sono anche casi particolari nei quali proprio il protagonista inizia un evento miracoloso, dimostrando lui stesso dei poteri soprannaturali. Nel racconto Cataclisma il protagonista suscita un’inondazione di una città attraverso le luci e da distanza osserva quell’apocalisse, provando la sensazione inebriante della propria “demiurgia”.110 Un evento misterioso suscitato appunto dal pensiero del protagonista si verifica anche nel racconto Scandalo alle corse. Dopo che gli è venuta in mente un’idea assai ridicola e assurda, il protagonista con stupore osserva come quest’idea si realizza proprio davanti ai suoi occhi, causando la fine tragica della corsa di cavalli. Dopo aver raccontato quest’esperienza, lo stesso protagonista comincia a riflettere sugli avvenimenti ed esprime la convinzione che abbia un potere magico:

In breve tempo dovetti convincermi che il potere misterioso era in me veramente, e che rapidamente si sviluppava. Seguì un periodo, di due anni almeno, in cui il miracolo usciva da ogni mia azione e nasceva intorno a me con una facilità e una fecondità veramente sorprendenti.111

In seguito il protagonista riassume tutti i casi, nei quali si sono dimostrati i suoi poteri soprannaturali, sottolineando il fatto che non si tratta degli avvenimenti casuali, ma anzi dei miracoli suscitati per mezzo della sua propria volontà.

In altri casi però lo scrittore usa una strategia del tutto opposta, la quale consiste nel fatto che il protagonista stesso si rende conto della incredibilità della propria narrazione: “Fatti maravigliosi. Incredibili forse. Certo se qualcuno me li racontasse, stenterei a crederli. Ma devo ben credere a me stesso”.112 Lo scrittore naturalmente suppone che i lettori cercheranno di spiegare l’avvenuto razionalmente e perciò cerca di avvicinare il protagonista ai suoi lettori, rendendo il suo atteggiamento deliberatamente scettico. Qualche volta il protagonista è sorpreso dalla manifestazione di un fenomeno magico e stenta a credere nella verità dell’accaduto. Cerca quindi di smentire il suo sospetto, facendo un esperimento che però sempre prova l’esistenza delle forze soprannaturali, ciò fa sì che non solo il protagonista ma anche i lettori non dovrebbero dubitare più. Inoltre, quell’atteggiamento scettico del protagonista si manifesta mediante domande retoriche che ogni tanto vengono inquadrate nella narrazione. Queste domande dovrebbero infatti coincidere con le domande che si pone il lettore e vengono inserite nel testo quando la storia potrebbe sembrare troppo inverosimile.

110 Ivi, p. 178. 111 Ivi, p. 375. 112 Ivi, p. 52.

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L’autore anche inserisce nel testo vari commenti del protagonista, quando la storia assume una dimensione troppo fantastica e si allontana dalla via realistica. In questi casi, il protagonista commenta gli eventi fantastici con un tono realistico e distaccato e non dimostra nessuna traccia di stupore sull’accaduto, come se si trattasse di una cosa normale, quotidiana.

In generale, si può concludere che il protagonista non mette mai in dubbio la sua esperienza e non cerca di spiegare l’accaduto razionalmente come un’allucinazione o un sogno. Il protagonista non cerca mai di combattere le forze soprannaturali e deve accettare la logica degli avvenimenti sia come il partecipante attivo sia come l’osservatore passivo. Il protagonista spesso prevede che qualcosa di strano stia per accadere. Questi presagi dovrebbero suscitare la curiosità dei lettori e creare uno sfondo per gli avvenimenti fantastici.

Per quel che riguarda il modo dell’introduzione degli elementi fantastici nella storia, si possono rintracciare due maniere diverse. O la storia comincia con un evento miracoloso che poi nel corso della narrazione viene collocato nel mondo reale, o siamo introdotti in un contesto realistico, nel quale poi avviene un evento straordinario che però viene rimesso nella realtà alla fine del racconto.

5.2 La concezione dello spazio e del tempo

Il mondo fantastico di Bontempelli non è legato soltanto al livello tematico, ma anche a quello spaziale. Com’è stato già notato, proprio l’ambientazione precisa è considerata uno dei tratti caratteristici della letteratura magico-realistica. Infatti, i racconti bontempelliani sono spesso ambientati in grandi città non solo italiane ma anche europee, come per esempio Praga, Parigi, Budapest o Vienna. L’autore fa uso delle sue numerose esperienze di viaggi e inquadra nei testi dettagli collegati con le città, affermando così l’autenticità di fatti narrati. In un contesto puramente realistico vengono in seguito introdotti i fenomeni soprannaturali. Occorre aggiungere che le città nella concezione bontempelliana assumono connotazioni piuttosto negative, siccome la descrizione dell’ambiente cittadino rinvia alla questione dell’identità dell’individuo e suscita delle sensazioni di straniamento.

L’ambientazione precisa nella concezione bontempelliana però può assumere dimensioni assai diverse, persino misteriose, come avviene nel caso del racconto

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Incidenti in Danimarca che è situato in un ambiente realistico solo apparentemente. Danimarca viene descritta in modo piuttosto soggettivo, come un paese selvaggio e oscuro isolato dal resto del mondo, ciò suscita nel protagonista il senso dell’alienazione e inquietudine.

Inoltre, in alcuni casi Bontempelli ambienta i suoi racconti in paesi del tutto immaginari, come nel racconto Un quartetto che si svolge in Duiblar, “una delle regioni più variate e sorprendenti d’Europa”.113 Il protagonista racconta delle particolarità di questo paese misterioso, nel quale la gente vive secondo la concezione di una morale rovesciata.114 Lo scrittore abbandona il contesto realistico anche nel racconto Avventure di terra e di mare, nel quale dopo essere partito da Torino, il protagonista si trova all’improvviso in un’isola ignota abitata dai barbari, i quali vivono secondo le tradizioni antiche. La storia di un viaggiatore che giunge al paese misterioso abitato dalla gente indigena, che lo tratta con rispetto e persino lo acclama il re, rimanda piuttosto a un’origine fiabesca. Comunque, alla fine il protagonista decide di abbandonare l’isola e torna in Italia, riprendendo la sua vita di prima. Per di più, sembra che il protagonista viaggi nel tempo, siccome dopo numerose avventure e dopo il lungo viaggio ritorna al punto di partenza, che però rimane inalterato, persino il suo vetturino lo aspetta al posto originale. Lo stesso protagonista confessa di essere incapace di determinare la durata della sua avventura: “E ripensando le ottuse vicende di tutto il recente periodo - ch’io non sapevo menomamente calcolare se fossero settimane, o mesi, o forse anni”?115 L’autore infatti propone ai lettori un’interpretazione del tutto razionale della vicenda, accennando alla possibilità che si sia trattato di un sogno. Lascia però l’interpretazione ai lettori e non offre nessuna prova o spiegazione dell’accaduto. In questo caso Bontempelli quindi parte da un’ambientazione realistica, e dopo aver spostato la vicenda in un mondo del tutto fantastico e immaginario, torna al punto di partenza, cioè nel mondo reale.

Un’ambientazione di tipo particolare appare nel racconto Avventura deserta, nel quale il protagonista è circondato da un deserto infinito. Sperduto in un paesaggio ostile dominato da una luce abbagliante e dal calore, il protagonista prova un’esperienza misteriosa, cioè incontra un angelo, con il quale si mette a parlare. Dopo un breve discorso l’angelo sparisce e il narratore si trova di nuovo abbandonato in mezzo al

113 BONTEMPELLI M., Miracoli, p. 342. 114 Il nome del paese insieme al tema sono infatti ripresi dal romanzo Eva ultima, pubblicato nel 1923. 115 BONTEMPELLI M., Miracoli, p. 122.

57 deserto, ma con l’anima “piena di luce e di malinconia”.116 È da notare che in questo racconto spuntano in particolare gli elementi surrealistici, sopratutto per quello che riguarda un paesaggio astratto e immaginario e il motivo di un’allucinazione visiva.

Anche nel racconto Sopra una locomotiva l’ambientazione realistica manca completamente. La storia inizia con il protagonista che si trova in una locomotiva insieme al macchinista, una persona misteriosa e taciturna. La presenza del macchinista, insieme al paessaggio deserto che circonda i due viaggiatori, suscitano nel narratore sensazioni di angoscia e tensione:

Era una pianura, anzi landa; e sterminata uguale talmente, che correndo, sempre n’eravamo al centro. Ebbi subito la sensazione fosse il silenzio del mio compagno a generare la infinita pianura e tenerla così in perpetuo distesa avanti e intorno a noi. [...] Ora il silenzio assai più di prima mi pesava e mordeva. Sembrava si facesse solido e stretto intorno a me, come se la muta atmosfera indurasse in ghiaccio, e mi prendesse. Allora più disperatamente di prima tesi l’orecchio verso la landa, verso gli orizzonti, verso l’infinità circolare, per afferare nel vento il seme d’un suono.117

Dopo alcuni disperati tentativi di iniziare la conversazione, il protagonista finalmente spinge il suo compagno a parlare. Il macchinista gli rivela la sua teoria particolare sulla relazione tra la vita e la morte. Dopo quel discorso, che lo rende ancora più angoscioso, il protagonista ha una specie di allucinazione sia visiva (guardando dalla finestra scopre che il treno corre senza rotaie) sia uditiva (sente la morte che si avvicina a lui). Persi poi i sensi e la percezione del tempo, il protagonista si sveglia e si accorge che il treno si è fermato. Cerca di scoprire dove si trovano, però vedendo solo una pianura infinita e deserta, non ci riesce. In questo racconto spicca in particolare il motivo del piano spaziale che si intreccia con il piano acustico, influenzandosi reciprocamente. Così il silenzio dei due viaggiatori si materializza, rispecchiandosi nel paessaggio circostante. La descrizione dettagliata dello stato d’animo del protagonista e la gradazione della sua angoscia avvicinano questo racconto particolarmente al surrealismo. È da notare che questo racconto è uno dei pochi in cui non si manifesta la solita ironia dell’autore, la quale viene spesso usata proprio come uno strumento per allontanare la narrazione dalla dimensione troppo surrealista.

116 Ivi, p. 187. 117 Ivi, pp. 136-137.

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Anche al piano temporale si può notare una specie di vaghezza intenzionale, la quale culmina nel momento in cui il protagonista perde la nozione del tempo: “L’angoscia m’impedì di misurare il tempo a quel modo trascorso, il quale poté essere un minuto, o molti anni”.118 A differenza del racconto trattato precedentemente, la storia alla fine non viene collocata in un ambiente preciso, ma il protagonista si trova perduto nello spazio e nel tempo.

Infatti, il tempo che si ferma è il motivo ricorrente nei racconti bontempelliani. Questo avviene soprattutto nel momento in cui si manifesta il fenomeno miracoloso, quando il protagonista osserva gli avvenimenti con stupore e rimane paralizzato dalla paura. Ci si può rintracciare persino un intero racconto, intitolato Mistero del mezzogiorno, che viene dedicato a questo particolare fenomeno. Il protagonista racconta del fatto che ogni giorno a mezzogiorno il tempo si ferma per un periodo imprecisato („quell’attimo di immobilità potrebbe fissarsi in eterno“)119, ciò però la maggior parte delle persone non può percepire. In questo caso però non ci sono prove esteriori che dimostrerebbero che non si tratta solo di una sensazione del protagonista. Prove di questo tipo invece troviamo nel racconto Poema della prudenza, nel quale il protagonista, tornando dopo molti anni in un certo posto, scopre che il tassista che lo ha portato alla stazione, lo aspetta ancora allo stesso posto dove è sceso tanto tempo fa.

Nei racconti con questo motivo sembra quindi che alcuni personaggi entrino in un mondo parallelo, nel quale il tempo o passa più lentamente o si ferma completamente.

118 Ivi, p. 139. 119 Ivi, p. 282.

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6 CONCLUSIONE

La presente tesi tratta di Massimo Bontempelli, uno dei maggiori esponenti del realismo magico letterario. Lo scopo di questo lavoro è stato delineare i tratti tipici del realismo magico, prestando attenzione ai principi teoretici proposti da Bontempelli e analizzare i racconti dello scrittore scritti negli anni 1923 - 1931. Per l’analisi letteraria sono stati scelti i racconti provenienti dalla raccolta Miracoli, la quale comprende le raccolte La donna dei miei sogni e altre avventure moderne, Donna nel sole e altri idilli e Mia vita morte e miracoli.

Nella prima parte della tesi è stata presentata la vita e le opere principali di Bontempelli insieme agli avvenimenti storici significativi che influenzano la produzione letteraria dello scrittore. Nel terzo capitolo sono stati riassunti i tratti tipici del realismo magico letterario e sono stati citati i maggiori esponenti di questo filone letterario sia in Europa sia in America Latina. Inoltre, il capitolo ha trattato anche il concetto particolare del realismo magico di Bontempelli, riassumendo i principi suggeriti dallo stesso scrittore. Nei capitoli successivi sono stati presentati i risultati dell’analisi dei testi dello scrittore, la quale comprende sia i nuclei tematici principali, sia le strutture narrative più significative.

Nei racconti bontempelliani si sono rivelati motivi che sono strettamente legati alla mitologia e alle leggende popolari. Il più riccorente di questi motivi è lo specchio che rimanda al mito di Narciso e viene rielaborato dall’autore in vari racconti, assumendo soprattutto connotazioni negative, siccome svolge due funzioni di base – di deformare la realtà e di togliere l’identità alla persona rispecchiata. In alcuni casi può funzionare come un tramite tra due mondi paralelli che esistono indipendentemente l’uno dall’altro.

Un altro oggetto al quale nelle opere di Bontempelli vengono attribuite caratteristiche soprannaturali è la statua. Lo scrittore collega il concetto della statua con le pratiche esoteriche e con i riti della magia nera. Le statue nei suoi racconti quindi funzionano come uno strumento con il quale il protagonista può uccidere indirettamente una persona. Tuttavia, le statue rappresentano anche delle forze magiche, le quali non si lasciano dominare dagli uomini. Ogni volta quando il protagonista utilizza il potere magico di una statua per realizzare le sue intenzioni, la vicenda finisce con conseguenze imprevedibili, siccome il protagonista perde il controllo sulla statua, la quale agisce per

60 conto proprio, suscitando una tragedia finale di vario genere. Il legame stretto delle statue con il mondo soprannaturale emerge anche nella loro capacità di trasformarsi in esseri umani di notte e ridiventare le statue di giorno. Infatti, in questo caso si tratta di un tipo particolare della metamorfosi, alla quale Bontempelli fa un ampio riferimento nelle sue opere e la quale rappresenta un altro concetto che rimanda alla mitologia. I casi della metamorfosi nei racconti bontempelliani riguardano una ragazza che si trasforma in una stella, un cameriere che si trasforma in un asino e una donna bellissima che diventa un mostro orribile davanti ad uno specchio deformante.

Il tema ricorrente in tutte le raccolte analizzate è il desiderio del protagonista di liberarsi sia dalla situazione spiacevole sia dalla persona la quale gli dà fastidio. Ciò può essere effettuato per mezzo di un viaggio in paesi reali o piuttosto fantastici. Un altro strumento per liberarsi è un omicidio, il quale è commesso direttamente dal protagonista, oppure mediante le forze soprannaturali di cui il protagonista fa uso. In generale, nei racconti analizzati, l’omicidio è visto come l’unica soluzione possibile di una situazione sgradevole e il protagonista lo commette intenzionalmente senza avere dei rimorsi. Anche con il tema di omicidio l’autore a volte accenna alla mitologia, sopratutto al mito di Orfeo che rappresenta una persona lacerata dalla folla impazzita.

Alle fonti antiche rimanda anche il motivo della fine del mondo che spesso rappresenta la scena finale dei racconti bontempelliani. In queste scene giocano il ruolo principale gli elementi naturali come l’acqua e il fuoco, i quali quindi rappresentano le forze incontrollabili sovrapposte alla civiltà umana. Caratteristiche di una forza ingovernabile assume anche la folla, la quale in molti racconti diventa iniziatrice della catastrofe finale. Insomma, lo scrittore cerca di inquadrare nei suoi racconti motivi collegati alle leggende e ai miti popolari, e li ambienta nel mondo moderno, facendo emergere significati ed intepretazioni nuove.

Per quel che riguarda i personaggi bontempelliani, un ruolo insostituibile lo svolgono donne di tipo “candidoˮ. Si tratta di donne ingenue e credule che sono sottomesse al narratore-protagonista, il quale dimostra un’intelligenza superiore e la capacità di prevedere gli eventi miracolosi dei quali i personaggi femminili non si rendono conto fino all’ultimo momento. In alcuni casi proprio la presenza o il comportamento del personaggio femminile di questo tipo involontariamente suscita un evento miracoloso che nella maggioranza dei casi risulta in una catastrofe. Comunque, nei racconti analizzati sono stati individuati anche personaggi femminili del tutto

61 diversi, cioè donne indipendenti e forti, in presenza delle quali il protagonista si sente intimorito e spesso diventa vittima delle loro capacità soprannaturali. Un altro tipo di donne viene rappresentato dalle figure femminili “misteriose”, le quali tipicamente appaiono per una volta sola, lasciando il protagonista incantato dal loro aspetto quasi angelico. Queste donne rappresentano un ideale di bellezza intoccabile, essendo talmente belle che secondo il protagonista devono appartenere al mondo soprannaturale. Anche le donne quindi raffigurano un tramite tra il mondo reale e quello fantastico.

La presenza del personaggio autobiografico è una costante nella produzione bontempelliana in generale. Infatti, la narrazione in prima persona si è dimostrata utile nell’ambito della prosa magico-realistica, siccome questa strategia narrativa accentua il grado di credibilità dell’evento raccontato. Sostanzialmente, il narratore-protagonista assume nella narrazione due funzioni fondamentali - o osserva gli avvenimenti con un certo distacco senza intervenire, o partecipa attivamente allo sviluppo della storia. A volte persino causa eventi miracolosi, che riguardano soprattutto catastrofi di vario genere, per mezzo dei propri poteri magici.

Uno dei tratti più tipici dei racconti analizzati è l’accettazione degli elementi magici da parte dei protagonisti, i quali non cercano mai di spiegare l’accaduto razionalmente. L’autore stesso offre ogni tanto alcuni indizi che accennano all’interpretazione possibile, ma non impone mai ai lettori il suo punto di vista soggettivo. Uno strumento molto utile per mantenere un certo distacco dal contenuto della narrazione è anche l’ironia, la quale appare sopratutto nei commenti fatti dal protagonista e riguarda sia gli altri personaggi sia gli avvenimenti miracolosi. Un distacco si riflette anche nel tono con il quale il protagonista descrive le vicende fantastiche, eliminando così la differenza tra gli eventi realistici e quelli fantastici.

Un’altra strategia narrativa adoperata dallo scrittore è l’associazione di concetti contrastanti come per esempio la luce e la tenebra, la città e la campagna, la vita e la morte o la natura e la civilizzazione. Il contrasto è usato dall’autore con lo scopo di rendere la realtà quotidiana più impressionante. Proprio nell’immagine della città moderna piena delle luci artificiali e del rumore costante che soffoca gli uomini, interrompendo il loro collegamento con la natura, si dimostra l’allontanamento dello scrittore dal futurismo.

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Per quanto riguarda la relazione tra i personaggi e gli eventi miracolosi, Bontempelli quindi rimane fedele alle regole del realismo magico. I principi del realismo magico non sono però sempre rispettati nella concezione dell’ambientazone dei racconti. Infatti, l’ambientazione precisa è considerata uno dei tratti fondamentali del realismo magico in generale, che lo distingue anche dalle altre correnti letterarie legate al mondo fantastico. Bontempelli mantiene questo principio soltanto parzialmente, siccome in alcuni racconti appare un contesto del tutto irreale e astratto. Il protagonista si trova spesso in mezzo a paesaggi immaginari circondato dall’infinità, ciò accenna alla questione dell’identità dell’individuo e crea un’atmosfera di straniamento. Dunque Bontempelli spesso si trova al confine del realismo magico e altre correnti letterarie legate al fantastico, accennando ai motivi del sogno e dell’immaginazione. Anche l’attenzione ai processi psicologici del protagonista, soprattutto ai sentimenti collegati all’angoscia e timore, insieme alla descrizione dettagliata dello stato d’animo del protagonista, puntano ad un’ispirazione surrealista.

In sostanza, le vicende sono raccontate in maniera retrospettiva, ciò è legato al personaggio autobiografico che riflette sulle proprie esperienze, facendo a volte un’anticipazione di quello che sta per succedere. La sperimentazione con il concetto del tempo, che è assai tipica per i scrittori magico-realistici, appare anche nei racconti bontempelliani, anche se in misura assai limitata. Il protagonista ogni tanto perde la nozione del tempo e non offre quindi ai lettori una narrazione del tutto consecutiva. In alcuni casi appare anche il motivo di un mondo fantastico, che esiste parallelamente al mondo reale, nel quale il tempo passa più velocemente. Il protagonista quindi, dopo aver trascorso un periodo assai lungo nel mondo fantastico, torna al mondo reale, il quale però non dimostra segni di cambiamento. Inoltre, lo scrittore accenna alla questione della relatività del tempo, lasciando il protagonista provare una strana sensazione di trovarsi in un mondo in cui il tempo si ferma, per un certo periodo o per sempre, senza che gli altri personaggi se ne accorgano.

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