LE PIEVI - PARISH CHURCHES - L’ EGLISES PAROISSIALES TESINA EFFETTUATA DA: BRACONI ARIANNA - PUCCI ELEONORA-VATTERONI EVELINA

CLASSE QUARTA B T.S.T. – ISTITUTO PROFESSIONALE “A. SALVETTI” SEDE ASSOCIATA I.I.S. “E.BARSANTI “ – MASSA (MS)

LE PIEVI NEL TERRITORIO LUNIGIANESE

SORANO LA STORICA VIA FRANCIGENA

La Via Francigena è stata una dei più importanti itinerari di pellegrinaggio che collegava il nord Europa con Roma. La strada, che è anche conosciuta con il nome di via Romea, è stata utilizzata da moltitudini di pellegrini che si recavano ad una delle 3 destinazioni principali: - Roma, luogo di sepoltura degli. Apostoli San Paolo e San Pietro; - La Terra Santa, luogo di sepoltura di Gesù; - Santiago di Compostela, luogo di sepoltura di San Giacomo. I pellegrinaggi, che iniziarono nel Medioevo in un momento di profonda consapevolezza spirituale, aiutarono a soddisfare un reale bisogno spirituale. Servivano non solo per l'espiazione della colpa di una persona, ma anche per una migliore comprensione della fede di una persona, anche se alcuni credevano in maniera superstiziosa che avrebbero ottenuto la salvezza semplicemente andando in un luogo santo. I pellegrinaggi erano facilmente riconosciuti dal modo di vestire della gente: piccoli mantelli fatti di un panno ruvido chiamato "Sanrocchino", grandi cappelli a tesa, zaini realizzati in pelle per il cibo e bastoni di legno con punte di metallo da usare contro gli attacchi degli animali o altre difficoltà. Durante il tragitto i pellegrini potevano trovare riparo nei numerosi spedali, rifugi e chiese parrocchiali che offrivano bevande, sistemazione e, se necessario, cure per le lesioni subite, soprattutto da predoni. I pellegrini partivano da Canterbury per raggiungere Roma da dove continuavano nel loro cammino verso la Terra Santa o nel nord Italia prendevano una deviazione per raggiungere Santiago di Compostela. Migliaia di pellegrini intraprendevano questo cammino che è stato possibile ricostruire grazie al documento lasciato da Sigerico, arcivescovo di Canterbury, che ha annotato le varie tappe nel suo diario nel 991. Secondo le varie ricostruzioni e documenti la marcia della via Francigena in Italia lasciava la Valle d'Aosta e continuava fino al Piemonte, alla Lombardia e la Pianura Padana. Da qui (l'itinerario che vedremo più in dettaglio), i pellegrini marciavano in Toscana, poi nel Lazio per raggiungere Roma o la Terra Santa.

L'ITINERARIO NEL NOSTRO TERRITORIO

MASSA - MONTIGNOSO Nel XIV secolo vi era una sola strada principale attraverso Massa chiamata la "Romana" che si estendeva sulle pianure di Massa e Carrara nel territorio di Montignoso. Questa strada è stata poi spostata più all'interno per due motivi: in primo luogo, in modo che i principali centri abitati potessero essere sulla strada principale e in secondo luogo, perché le zone costiere paludose e le incursioni saracene rendevano le strade costiere meno sicure. Così, da quel momento la strada che attraversava la città fu chiamata "Francigena-Romea" o "Romana", mentre la strada costiera è stata chiamata "Stradavecchia". Quindi, si può dedurre che i Romani costruirono due strade: una che attraversava la pianura, parallela alla costa, l'altra che seguiva i piedi delle colline. Analisi delle attuali carte geografiche e mappe di quel periodo, però, dimostrano che c'era anche una rete di strade secondarie: - Via "Silcia" parallela alla costa: dopo l'incrocio con Via Ricortola, questa strada continua con il nome di Via Zara e termina in Via San Leonardo; - Sopra questa strada e parallela ad essa nel territorio di Montignoso c’è Via Croce, che prende il nome Massese di Via Stradella e Via Pandolfino e, infine, al confine con Carrara diventa l'attuale Via del Bozzone; - Ancora nel territorio di Montignoso c’è una strada chiamata "Silcia" che continua con i nomi di Volpina e Ferraretto, attraversa la Poggi e raggiunge borgo di S. Leonardo del quattordicesimo secolo. E 'interessante, tuttavia, a guardare alle origini dei nomi di queste strade. La prima, Via Silcia, la strada vicino al mare, potrebbe essere stata realizzata con selci o pietre tonde bianche dato il nome che si riferisce alla pavimentazione tipica delle grandi vie consolari, la seconda, Via Stradella, potrebbe derivare dal fatto che questo è stato una strada di transito;. terzo, Via Silcia, molto probabilmente deriva come la prima da "silcia" o Selce ", cioè dalla sua costruzione I nomi usati ricordano la tipica o residua vegetazione, i metodi di coltivazione, il raccolto, le condizioni idrografiche, e la natura del terreno, ma un esame più attento ha rivelato che questi nomi ricordano le caratteristiche del territorio e delle aree presenti in quel momento. Ad esempio, i vari insediamenti, soprattutto insediamenti romani (S. Vitale, Montepepe) ma anche Goth (Gotola), oppure i vari usi del terreno, causato dalla bonifica della pianura o perché situate ai piedi delle colline (Cafaggio, Cambonelli), hanno rivelato una zona più frammentata ma fortemente lavorata nelle due pianure del tempo, cioè S. Vitale, e grandi pezzi di terra e delle aree a coltivazione nella pianura di Massa. Comunque la Via Francigena o Romana era importante non solo come strada di transito e anche se questo è confermato da vari fattori. Ad esempio, il punto di pedaggio a Burgo Frigidi o Salto della Cerva ( il salto del cervo ) il nome della zona tra il castello Aghinolfi e il Lago di Porta, che è dove, come vuole la leggenda, iol luogo dove una femmina di cervo è sfuggita alle frecce di un cacciatore ; i numerosi spedali o ricoveri per gli infermi o per i viaggiatori, il più antico dei quali è il rifugio di San Leonardo nei pressi del fiume Frigido, dove c'erano anche locande gestite da privati (quattro nella seconda metà del XV secolo) che offrivano vitto e alloggio per i visitatori. C'era anche una locanda a Porta nel territorio di Montignoso, l'ospedale a Nara e venditori di pane e vino a San Marino e San Cristoforo. Nel comune di S. Vitale c’era un luogo chiamato "Spidalecto" dal nome di un piccolo spedale conosciuto come lo spedale della Madonna che fu in seguito abbandonato a causa di problemi con la palude. Nei campi c’era lo spedale di San. Jacopo, a Ponte, gli spedali delle Opere di Santa Maia di Massa e Antona e Ortola, quest'ultima sotto la giurisdizione della parrocchia di S. Vitale.

CARRARA - LUNIGIANA La Via Francigena attraversava lo spartiacque appenninico nel mondo mediterraneo avattraverso la valle della Cisa (Via Monte Bardone), e scendeva verso il mare seguendo il corso del fiume Magra. La strada per i Longobardi era soprattutto un sistema strategico con punti apparentemente forti per un migliore sistema di difesa. Giù in Lunigiana vi era l'ospitalità del monastero benedettino di Montelungo,così chiamato a causa del Mons Longobardorum, un luogo citato da Sigerico come Sancte Benedicte. La Via Francigena poi portava a Pontremoli. Fuori Pontremoli ci sono ancora i resti della chiesa di San Giorgio, un centro ospitaliero per i pellegrini. Il castello del Piagnaro che ospita il Museo delle Statue Stele della Lunigiana domina la città . Da Pontremoli, la via Francigena correva lungo il Magra fino a Filattiera, dove era situata la chiesa parrocchiale di Santo Stefano di Sorano, un edificio romanico con influenze lombarde. Il luogo prende il nome da PhylaktŠrion, un torrione a forma quadrata. Più avanti si incontra Villafranca, dove si può vedere il castello Malaspina, oggi abbandonato. Proseguendo lungo la valle del Magra si trova uno dei molti villaggi, Fornoli, dove si trova la cosiddetta "Chiesaccia", un edificio romanico. Accanto a questo il letto originale medievale della Via Francigena è ancora visibile. , Aguilla di Sigerico, era un importante centro di comunicazione già agli inizi del secondo millennio dove fu fondata l'Abbazia di San Caprasio. Da qui la strada si diramava in due strade che portavano a Carrara (già nota per l'estrazione del marmo) e poi Massa. Le due strade erano: - Una strada panoramica che seguiva i piedi delle montagne e poi scendeva verso Fosdinovo; - Una strada che lasciava Aulla e andava verso il mare passando da Santo Stefano Magra e Avenza.

LA CHIESA PARROCCHIALE DI CODIPONTE Tornando ala valle Aulella, a Codiponte, si trova la chiesa parrocchiale dei Santi Cornelio e Cipriano, che appare all'improvviso sulla destra del fiume con la sua vecchia facciata divisa da due singolari contrafforti tipo asturiano. Questo è certamente uno dei monumenti più famosi della Lunigiana dal punto di vista di architettura, archeologia e territoriale. La pieve di Codiponte è ancora dibattuta in merito alla sua continuità da precedenti giurisdizioni o insediamenti. Secondo alcuni studiosi, le pievi della diocesi di Luni antica rientrano nel modello tipico del centro-nord Italia, con particolare riferimento a ordini religiosi originariamente dai comuni della valle. L'organo federativo dei Liguri protostorici è stato sottolineato come la "conciliabulum" da Tito Livio. Sembra che il "conciliabulum" fosse l'organo che corrisponde alla romana "pagus" (distretto di paese). Quindi, in Lunigiana non c’erano consigli comunali (commune civitatis) o consigli rurali (commune loci), invece c’erano consigli di valle (commune pagi. Pertanto, questo principio è alla base dell'organizzazione plebana successiva nel Medioevo. La più antica testimonianza della presenza umana a Codiponte è un grande frammento di una statua stele riutilizzato in un edificio nel villaggio del XV secolo. Si tratta di una statuetta in pietra usato come stipite della porta, la scure in una forma molto arcaica può essere attribuita al periodo eneolitico (periodo di transizione tra l'età della pietra e del bronzo). Insediamenti continuarono nel tempo anche nella zona della chiesa parrocchiale. Qui, sotto l’edficio cristiano c’è infatti prova di un insediamento ligure del VII AC, uno tardo romano del primo secolo dell’era “volgare” e, infine, il piano della chiesa primitiva romanica.Durante la ristrutturazione della chiesa negli anni '60 da parte della Commissione Monumenti di Pisa, lavori di scavo sono stati effettuati nella zona della chiesa. La ricerca condotta ha portato alla scoperta di numerosi campioni di vari materiali che dimostra la presenza di due differenti insediamenti pre-cristiani. Il più antico insediamento risale all'età del ferro, in particolare, VII-VI AC I resti del fondo di una capanna con focolare e i resti del pavimento mostrano che l'insediamento pre-romano di Codiponte era abbastanza grande. L'insediamento seguente fu nei giorni dell'Impero Romano ed è separato dal precedente insediamento da un grande accumulo di terreno alluvionale. Ricerche all'interno della pieve e della piazza della chiesa hanno portato alla scoperta di un ampio acciottolato dove sono state trovate reliquie del I-IV secolo DC,. In considerazione delle sue dimensioni, la pavimentazione probabilmente corrispondeva a una piazza. Intorno alla piazza ci dovevano essere case, come dimostrano i resti del muro e parti di mobili trovati. E 'stato più difficile da comprendere l'evoluzione della zona cimiteriale successiva, anche se una delle fasi iniziali sembra risalire al primo medioevo dal secolo ottavo in poi. La chiesa si trova ora a capo di un ponte che allora segnava il passaggio attraverso l'Aulella, della strada che in epoca romana si ramificava dalla strada Parma- e si dirigeva verso la valle del Lucido verso Luni. L'area sotto la sua giurisdizione era probabilmente dovuta alla sua posizione, con il mare da un lato e il valico appenninico (Ospedalaccio e ) dall'altra. Archeologicamente l’area cimiteriale è databile intorno al VIII secolo e le prove documentarie sembrano riferirsi allo stesso periodo. La chiesa di Codiponte con il suo toponimo di "plebe Sancti Cipriani de capite Pontis" era ben quotata nei ben noti privilegi del XII secolo e dell'inizio del XIII secolo che contengono liste complete delle chiese parrocchiali della diocesi di Luni. Si tratta di una pianta a basilica con una navata e due navate laterali, separate da due file di colonne, da cui ci sono archi a tutto sesto che corrispondono a due pilastri triangolari sulla facciata che controbilanciano la spinta. La caratteristica più rilevante della chiesa è comunque la simbologia medievale nel lavoro di scultura sui capitelli Eliana Vecchi ha recentemente tratto la conclusione che gli scalpellini di Codiponte, come quelli di Vendaso e Pognana, erano molto esperti nelle tematiche dei grandi centri della valle del Po e della Toscana, ma preferendo i temi del primo periodo romanico, usavano forme provinciali del loro tempo. Il fonte battesimale romanico è di questo periodo con la sua vasca monolite e croce. La chiesa è molto più bassa della piazza della chiesa ed è necessario scendere alcuni gradini per entrare nella chiesa. La demolizione di una sacrestia sul lato sud ha evidenziato un bel portale decorato con teste e margherite. Il lavoro di scavo ha mostrato le fondamenta di un absidiole che è stato completamente ricostruito. Alla fine della navata destra, è stata trovata la base del primitivo campanile, probabilmente costruito su una torre di difesa di grandi dimensioni. La chiesa ha solo due absidi, uno ricostruito e quello principale, con archetti pensili separati da paraste rettangolari. Il tetto delle absidi è ora rivestito in rame. Degno di nota è anche il fatto che si trattava di una chiesa fortificata: durante i lavori di scavo sono state trovate tracce di una torre e alcuni splendidi archi sono ancora visibili sul lato ovest della canonica. La posizione della pieve "in capite Pontis" sembra darle quell’aspetto arcaico di un centro religioso, politico e di conferenze commerciali. I vari insediamenti del vasto territorio in seguito divennero siti per cappelle (a seconda della matrice plebana) e poi nei tempi moderni per parrocchie autonome.

LA CHIESA PARROCCHIALE DI CRESPIANO La chiesa parochiale di Crespiano sorge in un luogo isolato in fondo alla valle del Tavarone tra i grandi villaggi di Liciana e Comano. Si trova in fondo alla valle all'incrocio di due strade importanti che attraversano l'Appennino al passo di Linari (oggi Passo del Lagastrello), nella valle del Tavarone e, attraverso Camporaghena e Sassalbo, al Passo dell'Ospedalaccio verso Reggio Emilia. Il primo, nella direzione opposta, portava fino al mare. La chiesa parrocchiale di Crespiano era anche situata in una strada che portava alla valle dal Tavarone dalla chiesa parrocchiale di Vendaso e Fivizzano e poi continuava a metà strada sulle montagne nella valle di Bagnone. La sua posizione è centrale paragonata ai centri pastorali attorno alle varie vallate. La sua giurisdizione si estendeva al di là del Monte Giogo e comprendeva la chiesa dell'Abbazia di Linari al passo del Lagastrello (1200 m), che ora è in rovina a seguito di una scossa di terremoto di grandi dimensioni. La Torre di Nocciolo era considerata un castello e una stazione di difesa sul "limes", bizantino in quanto si trovava verso la parte anteriore della valle ed è stato un ottimo posto di osservazione e un baluardo molto importante. Da qui, c'era una vista di tutta la Val di Magra e tutti i suoi affluenti per una area molto vasta. L'esame dei resti del muro della torre che è appena visibile da terra e una pietra di grandi dimensioni e alcune strutture di calce sembrano far risalire le fortificazioni della Torre Nocciolo indietro nel tempo, tra i secoli XII e il XIV, quando duri combattimenti ebbero luogo tra i Vescovi di Luni e la famiglia Malaspina. Sembra che ci sia la documentazione riguardante uno dei nomi liguri molto rari tramandati dalla mitologia: Comano, comune della valle del Tavarone superiore. Il nome leggendario e storico di un re e del popolo ligure, Coamanus è noto oggi dal racconto della fondazione greca di Marsiglia. Formentini suggerisce che la comunità corrispondente alla chiesa parrocchiale di Crespiano sono stati chiamati i Comani. La colonizzazione romana della zona è comprovata da un nascondiglio di monete Imperiali del III secolo trovato nei pressi del castello nel suddetto luogo (oltre che dai toponimi dalla terra). La chiesa parrocchiale di Crespiano è ricordata per la prima volta nel privilegio di Eugenio III nell'espressione "plebem de Sancto Crispiano", che compare come "plebs de Crispiano", nei seguenti due documenti. E 'stato chiaramente un errore nel primo privilegio, per cui quello che era un semplice nome locale è stato modificato (non si sa se dal Tesoro Apostolico sull'originale o dallo scriba del codice Lunense sulla copia) in una dedica. Questo è stato ciò che è accaduto nello stesso documento in materia di Vezzano Ligure (in provincia di La Spezia), dove prende il nome la chiesa parrocchiale come "plebem de Sancto Vetiano" e successivamente "plebem de Veciano". Nella agiografia cristiana non vi è infatti alcuna menzione di San Crespiano considerando che era chiaramente un nome di luogo che terminano in "-Anum" da un nome di esistenza certa: "Crispus", che probabilmente si riferisce a un cognome piuttosto che a un blason e secondo le norme che disciplinano le terre romane. Un riferimento più antico alla chiesa parrocchiale di Crespiano si trova su una lapide del 1079 murata alla base del campanile, che è ora visibile all'interno della sagrestia. Questo è un riferimento di eccezionale importanza in quanto è l'unica epigrafe conosciuta del secolo XI secolo per la Lunigiana e, tra i riferimenti medievali, è il più antico dopo il riferimento longobardo a Filattiera che risale al regno di Astolfo. Non è noto se i lavori di ristrutturazione menzionati nell’iscrizione sulla lapide interessino una ricostruzione sostanziale della parete esterna che, se così fosse, spiegherebbe l'aspetto romanico ora riconoscibile in chiesa, o se queste forme appartengono al vecchio edificio la cui datazione è sconosciuta. Delle antiche pievi in Lunigiana, Crespiano è l'unica con decorazioni ad arco cieco lungo i lati dell'edificio. Dall'interno della sagrestia una parte perfettamente conservata del muro settentrionale è visibile con archi sostenuti alternativamente da semicolonne e ripiani. La costruzione romanica della chiesa parrocchiale subì successive trasformazioni nelle pareti e sulle facciate e la facciata ha ora un aspetto Rinascimentale. L'abside potrebbe essere stata demolita in epoca Gotica e sostituita da una cappella quadrata con volta a sesto acuto. Questa perdita rende impossibile stabilire se la chiesa aveva soltanto una sola abside oppure un corpo a tre absidi simile a quello già visto non molto lontano ad Aulla, nella chiesa dell'Abbazia di San Caprasio, nella parte finale del IX secolo . In data anteriore, il vecchio tetto a capriate è stato sostituito da un triplice sistema di volte a croci. Così, per ragioni statiche le pareti laterali dovevano essere sollevate e rinforzate con robusto contrafforti esterni. Anche il colonnato, probabilmente ha subito cambiamenti. I capitelli sono ora inesorabilmente rovinati a causa di lavori di ristrutturazione del diciannovesimo secolo. Nonostante la mutilazione, però, mostrano analogie con l'arte Romanica di Offiano. Un esame generale delle caratteristiche architettoniche ed epigrafi sulla chiesa porta alla deduzione che la parte più antica della chiesa, ancora oggi visibile e cronologicamente in linea con la pietra tombale. Va inoltre notato che se aveva bisogno di lavori di riparazione già nel 1079 questo significa che era stata costruita molto tempo prima di tale data. Alcuni dei capitelli cubici irregolari e l'arredamento tipico può probabilmente essere attribuito a questa costruzione precedente.

LA CHIESA PARROCCHIALE DI OFFIANO La chiesa parrocchiale di Offiano è la chiesa parrocchiale più a oriente della Lunigiana. Il suo territorio comprendeva l'intera valle superiore dell’Aulella, sul monte Casola. La sua posizione è suggestiva, perfettamente sola tra terreni coltivati, prati e boschi verdi. E’ facilmente raggiungibile dalla strada nazionale. 445 a Montefiore. In questo caso, come in altri, possono essere visti due centri separati: uno politico e l’ altro religioso, in posizioni diverse, dato che sono stati costruiti en si sono sviluppati per le proprie funzioni separate. Il Castello di Regnano, ad esempio, costruito dal longobardo Guinterno non molto tempo prima del 1066 domina l'antica strada romana Parma-Lucca alla sommità di una collina che è difficile da raggiungere. Il castello medievale è stato costruito su proprietà romane esistenti rinvenute in località chiamate "Villa" e "Tea". Tegole di grandi dimensioni sono state trovate dagli edifici distrutti. Il toponimo Regnano sembra riferirsi all’Herennius presente nella colonia romana di Luni. La chiesa parrocchiale, dedicata a San Pietro, si trova solitaria su un terrazzo quaternario ondulato con fertili campi. L'area non ha significative caratteristiche di difesa ed è semplicemente abbastanza centrale in relazione ai villaggi sotto la sua giurisdizione. Ancora una volta, è situata sulla strada principale che andava dall’alta valle aulella Aulella fino a Luni. La strada doveva essere una variante della strada Luni-Lucca che attraversava le valli dell’ Aulella e del Serchio. Lasciando la struttura romana, cioè il castello medievale di Regnano, la strada conduceva più o meno in orizzontale al castello di Montefiore e poi alla chiesa parrocchiale, dopo di che continuava al vicino castello di Castiglioncello, a Vigneta e Casola, dove incontrava la strada Lucca-Luni. La chiesa parrocchiale di Offiano è infatti situata nel centro di un territorio con il villaggio di Regnano a nord-est, Castiglioncello e Vigneta a sud e Reusa e Turlago a ovest. Questa "connessione" potrebbe portare alla supposizione che si trattava di una plebs Domini, cioè un ente ecclesiastico modellato su un feudo una volta al di fuori della normativa ecclesiastica legale. Il Prof. Augusto C. Ambrosi ha scritto: "Nel suo lascito, Guinterno non parla di chiese, ma molto probabilmente la chiesa parrocchiale di Offiano, situata sulla sua terra doveva essere incluso. Inoltre, la possibilità che lui stesso l’ha fondata non è da escludere. Non vi è alcun documento che attesta questo tuttavia seguendo l'esempio dei Longobardi nella vicina valle del Serchio e anche di Bonifacio, padre della pia Matilde, Guinterno potrebbe aver fondato la sua chiesa parrocchiale, che all'epoca era dopo tutto un buon investimento. Ciò che rende questo ragionevole è il fatto che il territorio appartenente alla chiesa parrocchiale, che appare nella "Rationes Decimarum" del XIII e XV secolo, è tutto sull’asse Regnano-Reusa-Turlago. "Resta il fatto che Guinterno, sul letto di morte, o poco prima, come la maggior parte dei Longobardi, novelli cristiani, decise di donare tutto al Vescovo di Luni "pro remedio animae". La pieve di Offiano è menzionata per la prima volta l'11 novembre 1148 presso il noto privilegio di Eugenio III. Vari studiosi hanno sostenuto che il toponimo "Offiano" abbia le sue radici nel nome ostrogoto Uffa / Offa e se è così, è una delle poche parole lasciate da questo popolo nella toponomastica della Lunigiana. La presenza di tre castelli medievali, tutti situati intorno al centro plebano, rivela una vita attiva nel Medioevo, ma la chiesa stessa non fu mai costruita all'interno della loro cerchia murata. La vita attiva, mostrata dalle caratteristiche topografiche del terreno e dalla funzione delle vecchie strade, sembra derivare da tempi remoti Queste strade erano infatti utilizzate fino a pochi decenni fa dai greggi transumanti dal mare verso le Alpi e viceversa Esse sembrano collegare le fortificazioni della zona: Regnano e Casteglia sopra Castiglioncello. Tuttavia, è stato soprattutto durante l'epoca romana, che ha lasciato un numero significativo di toponimi, e il periodo bizantino, documentato da vari toponimi derivati dal greco, che si posero le basi per le successive trasformazioni dell'ambiente e espansione demografica.

LA CHIESA PARROCCHIALE DI SORANO Le più antiche tracce del borgo di Sorano risalgono all’epoca pre-romana e la prova di queste è data dalle tombe liguri ritrovate durante la costruzione della ferrovia, i reperti pre-romani trovati nel sito di Castelvecchio e, soprattutto, le stele-statue trovate all'inizio del secolo sotto il pavimento della chiesa parrocchiale di S. Stefano e nel cimitero adiacente alla chiesa durante i lavori di restauro. Grazie a quest'ultimo ritrovamento, ricorrente in molti altri luoghi in Lunigiana, è dimostrato che la zona era fortemente popolata, almeno dall'età del bronzo. Nel corso dei secoli Sorano divenne il paese più importante della parte superiore della valle, grazie alla sua posizione all'incrocio di tre strade molto importanti e molto vecchie, tra cuila Via Aemilia Scauri costruita nel 109 AC che è stata sostituita dalla Via Francigena nel medioevo. Il villaggio romano di Sorano copriva l'area adiacente alla chiesa parrocchiale. Con la dissoluzione dell'Impero, però, le conseguenti invasioni barbariche e la malaria causata dalla frequente trasformazione della terra in palude a causa del fiume Magra, ci fu un lento, ma forse non definitivo, abbandono del sito attuale della chiesa parrocchiale nel posto più alto e più sicuro sulla collina adiacente, cioè Filattiera. Un segno della sua decadenza è il fatto che non vi è alcuna menzione di Sorano come uno dei luoghi noti tra Luni e il Monte Bardone nell’itinerario di Sigerico. La prima menzione della pieve di Sorano è contenuta nel privilegio del 11 novembre 1148 con cui Eugenio III rinnova il possesso di tutte le chiese parrocchiali della Diocesi situate tra Filattiera, Mulazzo e Villafrancea al Vescovo di Luni. Delle cappelle in Lunigiana, Filattiera, rappresentata dall'oratorio di S. Giorgio (una delle chiese più antiche della Val di Magra), divenne così importante che mai il sito di Sorano ha riacquistato il suo prestigio e svolto le sue funzioni sotto la giurisdizione di Filattiera e suoi signori. L’ultima menzione di Sorano come un efficiente centro separato da Filatiera risale al 1203. Poi,soli 12 anni dopo, nel 1299 la chiesa parrocchiale di Sorano fu unita alla chiesa parrocchiale di Filattiera. Ha continuato ad essere il centro religioso più importante dei due villaggi, ma è stato abbandonato una volta per tutte all'inizio del 1700. Il dualismo del territorio tra Sorano e Filattiera probabilmente è iniziato ne eperiodo dell’estrema ultima resistenza dei bizantini contro l'avanzata dei Longobardi poichè Filattiera sembrava essere il villaggio bizantino più importante in Lunigiana, nonché uno dei punti cardine della sua difesa militare. Fu infatti in questo periodo che il vecchio centro di Suranum, che era difficile da difendere perché era in pianura, è stato sostituito dalle fortificazioni costruite sulla collina. Quest'ultimo è stato chiamato "phylacterion" in terminologia militare bizantina, ossia un punto fortificato di guardia e la popolazione, in cerca di sicurezza sul terreno alto già fortificato, cominciò a disertare l'antico borgo in fondo alla valle. La chiesa parrocchiale di Sorano è una costruzione magnifica, con tre absidi e un layout di una basilica, motivi stilistici nella tradizione longobarda (come gli archi con modanature e gli offset e le absidi coronate da nicchie a volta a botte) e nella tradizione di Pisa (come lesene e altri motivi ornamentali come Oculos e diamanti graduati). Di tutti gli eventi che si sono verificati in questo settore e la loro influenza nel determinare il destino economico e sociale della Lunigiana, una volta il clamore e le velleità di dominio delle tribù, vescovi e signori locali, resta la chiesa parrocchiale da sola nel silenzio del cimitero, ora che il villaggio circostante è scomparso. La nudità quadrata dell’alta torre campanaria, insieme alla sobria eleganza delle tre absidi, il movimento di cui è delineato dal contrappunto ritmico degli archi ciechi sulle lesene verticali e le colonne, fornisce un quadro suggestivo. Ciò deriva funzione secolare dalla chiesa come centro religioso, etnico e civili per numerose generazioni che hanno confessato le loro paure e affidato lì le loro speranze.

LA CHIESA PARROCCHIALE DI VENDASO

La chiesa parrocchiale di Vendaso si trova in un punto nodale delle antiche strade romane dalla provincia di Lucca ai passi appenninici. Il suo territorio copriva la parte superiore della valle di Rosaro chiusa a nord da Camporaghena, il passo del Cerreto e il Monte La Nuda, ad est dal crinale che sale dal Monte Casteglia al Monte Tondo, a sud da Soliera, ad ovest dal Monte Tregagliana e dalla catena che divide la valle del Rosaro dalla valle del Tavarone. La solida tradizione alle spalle di questa chiesa parrocchiale ha consentito di mantenere la propria autonomia, nonostante il grande centro medievale politico-militare e commerciale vicino ad esso che è stato il "Verrucola Bosorum". Intorno al 1300, la Verrucola, insieme a Spinetta Malaspina, era il villaggio principale di un dominio di grandi dimensioni che si estendeva dalla Lunigiana alla provincia di Lucca e alla Liguria orientale. Questa è stata l'ennesima circostanza che dimostra che l'importanza della chiesa era di gran lunga superiore alla sua importanza determinata da eventi politici medievali. Ciò era probabilmente dovuto alla sua posizione geografica nel territorio. Vendaso è infatti al crocevia di un importante snodo stradale che porta alla valle del Serchio ad est, a Parma attraverso il passo dell’Ospedalaccio a sud, a Veleia e Piacenza attraverso la Val di Magra e il Paso del Brattello a nord-ovest. Inoltre, la chiesa aveva una posizione centrale in relazione ai vari centri pastorali, come Mommio, Po e Sassalbo. Gli itinerari lunghi da Lucca a Veleia sono stati declassati alla caduta dell'impero romano, mentre gli itinerari trasversali sono rimasti vitali, vale a dire quelli che partivano da Luni e portavano alle "limes" dell’ Appennino durante i conflitti longobardo-bizantino. L'area appartenente alla parrocchia di San Paolo sembra essere stata abitata fin dall'antichità. Numerosi pietre dal tardo Paleolitico (tipo Gravette - da La Gravette in Dordogna) sono state trovate nelle zone montuose sopra Mommio. C'è un muro in grandi pezzi quadrati di pietra arenaria a Verrucola, che è stata probabilmente fatto dai Bosi o dai Dallo. Questo centro, la più grande comunità pastorale nella valle Rosaro, ha conservato costumi che hanno fatto si che gli abitanti dal fondo della valle lo descrivessero come un unico gruppo etnico separato. Gli abitanti, piuttosto piccola con i capelli ricci, erano visti dalla popolazione locale come spie di un gruppo etnico dei Saraceni. Una delle usanze più caratteristiche era il rito funebre con un coro di dolore cantato da tutta la popolazione. Inoltre vi era una tecnica usata per alcuni edifici rurali, che era identico alle volte false o costruzioni a "cupola" tipiche dell'area mediterranea, i "trulli" in Puglia e le "caselle" sulla Riviera di Ponente. La chiesa parrocchiale di Vendaso, dedicata a San Paolo, nonostante alcuni lavori di restauro, ha mantenuto uno stile romanico di particolare bellezza. Nonostante le molte alterazioni in epoca barocca, è stato riportato alla sua linea originale dopo il terremoto del 1920. Ha una navata centrale e due navate con tre absidi coronata da archetti pensili e mensole decorate. I guadi interni sono sostenuti da sei colonne coronate da capitelli a basso con la tipica decorazione longobarda-carolingia. Sull’abaco ci sono iontrecci di vimini e penna ornati fitomorfi a racemo. La foglia d'acanto di angolo è stilizzata in linee curve simili a quelle nella chiesa parrocchiale di Codiponte. Nel triangolo lasciato vuoto ci sono margherite, caratteristiche zoomorfologiche, Scylle con due code e semplici immagini con tutto il vigore dell'arte primitiva. L'interno della chiesa, realizzata con blocchi di dimensioni molto regolare, dona alla chiesa una sensazione molto suggestiva. Ancora una volta, come nel caso di Codiponte, i "maestri" che hanno fatto queste sculture hanno utilizzato stili che non erano stati utilizzati per secoli ed elaborati su questi, dando loro un forte tocco personale provinciale. Alcune funzioni in effetti appaiono come se fossero venuti dal repertorio classico del periodo pre- romantico ma con significati non identificabili. In generale la chiesa parrocchiale risale intorno al XII secolo.

PARISH CHURCHES IN THE LUNIGIANA TERRITORY

CODIPONTE CRESPIANO

THE HISTORICAL VIA FRANCIGENA

The Via Francigena was one of the most important pilgrimage roads which connected northern Europe with Rome. The road, which was also known by the name of Via Romea, was used by multitudes of pilgrims on their way to one of the 3 main destinations:

- Rome, burial place of the apostles St. Paul and St. Peter;

- The Holy Land, burial place of Jesus;

- Santiago di Compostela, burial place of the apostle St. James.

The pilgrimages, which began in the Middle Ages at a time of deep spiritual awareness, helped to satisfy a real spiritual need. They served not only for the expiation of a person's guilt but also for a better understanding of a person's faith, although some believed superstitiously that they would gain salvation simply by going to a holy place. Pilgrimages were easily recognised by the people's dress: small cloaks made out of a rough cloth called "Sanrocchino", large-brimmed hats, haversacks made out of skin for food and wooden sticks with metal points against animal attacks or any other difficulties. On the way the pilgrims could find shelter in the numerous hospitals, shelters and parish churches which offered refreshments, accommodation and, if necessary, treatment for injuries incurred, especially from plunderers. The pilgrims left from Canterbury to reach Rome from where they continued on their way to the Holy Land or otherwise in the north of they took a deviation to reach Santiago di Compostela. Thousands of pilgrims undertook this march which it was possible to piece together thanks to the document left by the Archbishop Sigericus of Canterbury who noted down the various stops in his diary in 991. According to the various reconstructions and documents the Francigena march in Italy left the Valle d'Aosta and continued down to Piedmont, to Lombardy and the Po Valley. From here (the itinerary which we will look at in more detail) the pilgrims marched into , then into Lazio to reach Rome or the Holy Land.

THE ITINERARY IN OUR TERRITORY

MASSA - MONTIGNOSO In the fourteenth century there was only one main road across Massa called the "Romana" which stretched over the plains of Massa and Carrara into the territory of Montignoso. This road was then moved more inland for two reasons: firstly, so that the main inhabited centres would be on the main road and secondly, because the coastal marsh areas and the Saracen raids made the coastal roads less safe. So, from that time the road which crossed the town was called the "Francigena-Romea" or "Romana" while the coastal road was called the "Stradavecchia". So, it can be deduced that the Romans built two roads: one which crossed the plains, parallel to the coast, the other which followed the foot of the hills. Analysis of current geographical maps and maps from that period, though, show that there was also a network of minor roads:

- Via "Silcia" parallel to the coast: after the crossroads with Via Ricortola, this road continues with the name of Via Zara and finishes in Via San Leonardo;

- above this road and parallel to it in the Montignoso territory is Via Croce which takes the Massese name of Via Stradella and then Via Pandolfino and finally at the border with Carrara becomes the present-day Via del Bozzone;

- again in the territory of Montignoso is a road called "Silcia" which continues by the names of Volpina and Ferraretto, crosses the Poggi and reaches the fourteenth century S. Leonardo village.

It is interesting, however, to look at the origins of the names of these roads. The first, Via Silcia, the road near the sea, could well have been made with flintstones or round white stones given its name which refers to paving typical of large consular roads; the second, Via Stradella, could derive from the fact that this was a transit road; the third, Via Silcia, most probably derived like the first from "silcia" or selce", i.e. from its construction. The names used recalled the typical or residual vegetation, the cultivation methods, the crops, the hydrographical conditions, and the nature of the land, but closer examination has revealed that these names recalled the characteristics of the land and the areas present at that time. For example, the various settlements, above all Roman settlements (S. Vitale, Montepepe) but Goth too (Gotola), or the various uses of the land, given by the reclaiming of the plain or because they were situated at the foot of the hills (Cafaggio, Cambonelli), have revealed a more fragmented but heavily worked area in the two plains of the time, i.e. S. Vitale, and larger pieces of land and areas in tillage in the Massa plain. The Via Francigena or Romana was important not only as a transit road though and this is confirmed by various factors. For example, the toll point at Burgo Frigidi or Salto della Cerva (the leap of the doe), the name taken from the area between Aghinolfi castle and Lake Porta, which is, as legend has it, where a doe escaped the arrow of a ruthless hunter; the numerous hospitals or shelters for the infirm or travellers, the oldest of which being the San Leonardo shelter near the River Frigido where there were also privately-managed inns(four in the second half of the fifteenth century) which offered food and lodgings for visitors. There was also an inn at Porta in the Montignoso territory, the hospital at Nara and bread and wine sellers at San Marino and San Cristoforo.

In the S. Vitale commune there was a place called "Spidalecto" named after a small hospital known as the hospital of the Lady which was later abandoned because of marshland problems. In the fields there was S. Jacopo hospital, at Ponte the hospitals of the Works of Santa Maia of Massa and Antona and Ortola, the latter under the jurisdiction of S.Vitale parish though.

CARRARA - LUNIGIANA The Via Francigena crossed the Appenines watershed into the Mediterranean world through the Cisa valley (Via Monte Bardone) and went down to the sea following the course of the River Magra. The road for the Longobards was above all a strategic system with supposedly strong points for a better defensive system.

Down into Lunigiana there was the hospitality of the Benedictine monastery at Montelungo, named after Mons Longobardorum, a place quoted by Sigerico as being Sancte Benedicte. The Via Francigena then led to Pontremoli. Outside Pontremoli there are still the remains of the church of San Giorgio, a hospital centre for the pilgrims. Dominating the town is Piagnaro castle which houses the museum of the Stele Statues from Lunigiana. From Pontremoli, the Via Francigena ran along the Magra up to Filattiera where the Parish church of Santo Stefano di Sorano was situated, a Romanesque building with Lombard influence. The place took its name from PhylaktŠrion, a square-shaped keep. Further on is Villafranca where the now somewhat delapidated Malaspina castle can be seen. Continuing down the Magra valley is one of the many villages, Fornoli, where there is the so-called "Chiesaccia", a Romanesque building. Next to this the original Medieval bed of the Via Francigena is still visible. Aulla, Aguilla for Sigericus, was an important communications centre already at the beginning of the second millenium where the San Caprasio Abbey was founded. From here the road forked into two roads which led to Carrara (already known for the extraction of marble) and then Massa. The two roads were:

- a scenic road which followed the foot of the mountains and then descended towards Fosdinovo;

- a road which left Aulla and led towards the sea crossing Santo Stefano Magra and Avenza.

THE PARISH CHURCH OF CODIPONTE

Returning up the Aulella valley, at Codiponte, is the parish church of Saints Cornelio and Cipriano which suddenly appears on the right of the river with its old facade divided by two singular asturian-type buttresses.

This is certainly one of the most famous monuments in Lunigiana from the point of view of architecture, archaeology and demoterritory. The parish church of Codiponte is still debated as to its continuity from previous jurisdictions or settlements. According to some scholars, the parish churches of the old diocese of Luni come under the typical models of central-northern Italy, with particular reference to religous orders originally from the councils in the valley. The federative organ of the protohistorical Ligurians was pointed out as the "conciliabulum" by Livy. It seems that the "conciliabulum" was the organ that corresponds to the Roman "pagus" (country district). Hence, in Lunigiana there were no town councils (commune civitatis) or rural councils (commune loci), instead there were valley councils (commune pagi. Therefore, this principle forms the basis of the subsequent plebean organisation in the Middle Ages. The oldest evidence of human presence at Codiponte is a large fragment of a stele statue reused in a fifteenth century building in the village. It is a stone figure used as a door jamb; the axe in a very archaic shape can be attributed to the Eneolithic period (transition period between the Stone Age and the Bronze Age). Settlements continued over time though in the area of the parish church itself too. Here, below the Christian building there is in fact evidence of a Ligurian settlement in VII B.C, one late Roman one from the first century of the "volgare" era and finally the plan of the early Romanesque church. During the church's renovation in the 60s by the Monuments Commission in Pisa, excavation work was carried out in the area of the church. The research conducted led to the discovery of numerous samples of various materials which proves the presence of two different pre-Christian settlements. The oldest settlement dates back to the Iron Age, in particular VII-VI B.C. The remains of the bottom of a hut with hearth and the floor remains show that the pre-Roman settlement of Codiponte was fairly large. The following settlement was in the days of the Roman Empire and is separated from the previous settlement by a large accumulation of alluvial soil. Research on the inside of the parish church and the church square led to the discovery of a wide cobbled paving where relics from I-IV A.D. were found. In view of its size, the paving probably corresponded to a square. Around the square there must have been houses, as is shown by the wall remains found and the furniture parts. It was more difficult to understand the evolution of the subsequent cemetery area, although one of the initial stages seems to date back to the early Middle Ages from the eighth century on. The church is now situated at the head of a bridge which then marked the passage through the Aulella, of the road which in Roman times branched off from the Parma-Lucca road and headed for the Lucido valley towards Luni. The area under its jurisdiction was probably due to its position, with the sea on one side and the Appenines pass (Ospedalaccio and Garfagnana) on the other. Archaeologically the cemetery area can be dated to around the eighth century and the earliest documentary evidence seems to refer to the same period. The church at Codiponte with its place-name of "plebs Sancti Cipriani de capite pontis" was then quoted in the well-known privileges of the twelfth century and beginning of the thirteenth century which contain complete lists of the parish churches in the diocese of Luni. It is impossible today to trace back to the plan of the church before the Romanesque church, even though the latter seems to have partially copied the former layout. It is a basilica layout with a nave and two aisles, separated by two lines of columns, from which there are round arches corresponding to two triangular pillars on the facade which counterbalance the thrust. The most outstanding characteristic of the church though is the Medieval symbology in the sculpture work on the capitals. Eliana Vecchi has recently drawn the conclusion that the stone-cutters from Codiponte, like those from Vendaso and Pognana, were very well versed in the themes of the large centres of the Po' valley and Tuscany, yet preferring the early Romanesque themes, used provincial shapes out of their time. The Romanesque baptismal font is from this period with its monolith tub and cross. The church is much lower than the church square and it is necessary to go down a few steps to enter the church. The demolition of a vestry on the southern side highlighted a beautiful portal decorated with heads and daisies. The excavation work showed up the foundations of an absidiole which has been totally reconstructed. At the end of the right aisle, the base of the primitive bell tower was found, probably constructed on a large defense tower. The church has only two apses, one reconstructed and the main one with suspended arches separated by rectangular pilaster strips. The roof of the apses is now covered in copper. Worthy of note too is that this was a fortified church: throughout the excavation work traces were found of a tower and some splendid arches are still visible on the west side of the parsonage. The position of the parish church "in capite pontis" seems to give it that archaic look of a religious, political and commercial conference centre. The various settlements of the vast territory subsequently became sites for chapels (depending on the plebean matrix) and then in modern times for autonomous parishes.

CRESPIANO PARISH CHURCH Crespiano parish church stands in an isolated spot at the bottom of the Tavarone valley between the large villages of Licciana and Comano. It is at the bottom of the valley at the crossroads of two important roads crossing the Appenines at the Linari pass (today called the Lagastrello Pass) in the Tavarone valley and, across Camporaghena and Sassalbo, at the Ospedalaccio Pass towards Reggio Emilia. The former, in the opposite direction, led down to the sea. Crespiano parish church was also situated along a road which led to the Tavarone valley from Vendaso parish church and Fivizzano and then continued half-way up the mountains into the Bagnone valley. Its position was central compared to the pastoral centres around the various valleys. Its jurisdiction extended beyond Mount Giogo and included the church of Linari abbey at Lagastrello pass (1200 m), which is now in ruins following a large earth tremor. Nocciolo Tower used to be considered a castle and defence station on the Byzantine "limes" since it was located towards the front of the valley and was an excellent observation post and a very important bulwark. From here, there was a view of the entire Magra valley and all its tributaries for a very large area. Examination of the wall remains of the tower which is just visible from the ground and a few large stone and lime structures seem to date the Nocciolo Tower fortifications back to a time between the twelfth and fourteenth centuries when the harsh fighting took place between the Bishops of Luni and the Malaspina family. There seems to be documentation regarding one of the very rare Ligurian names handed down from mythology: Comano, the chief town in the upper Tavarone valley. The legendary and historical name of a King and the Ligurian people, Coamanus is known today from the tale of the Greek foundation of Marseilles. Formentini suggests that the community corresponding to Crespiano parish church were called the Comani. The Roman colonisation of the area is proven by a store room of Imperial coins from the III century found near the castle in the above-mentioned place (as well as by the land place-names). Crespiano parish church is remembered for the first time in the privilege of Eugene III in the expression "plebem de Sancto Crispiano" which appears as "plebs de Crispiano" in the following two documents. It was clearly a mistake in the first privilege, by which what was a simple local name was changed (it is not known whether by the apostolic treasury on the original or by the scribe of the Lunense Code on the copy) into a dedication. This was what happened in the same document with regard to Vezzano Ligure (in the province of La Spezia) where the parish church is named as "plebem de Sancto Vetiano" and subsequently "plebem de Veciano". In Christian hagiography there is in fact no mention of San Crespiano whereas there was clearly a place name ending in "-anum" from a name of certain existence: "Crispus" which probably refers to a surname rather than to a coat-of-arms according to the rules governing Roman lands. An older reference to the Crespiano parish church is given on a gravestone dated 1079 walled into the base of the bell tower which is now visible inside the vestry. This is a reference of exceptional importance since it is the only epigraph from the eleventh century known for Lunigiana and, among medieval references, it is the oldest after the Longobard reference in Filattiera which dates back to the reign of Astolfo. It is not known whether the renovation work mentioned in the inscription on the gravestone involved a substantial rebuilding of the outside wall which, if it did, would account for the Romanesque look now recognisible in the church, or whether these shapes belong to the former building the date of which is unknown. Of the old parish churches in Lunigiana, Crespiano is the only one with blind arch decorations along the sides of the building. From the inside of the vestry a perfectly kept part of the northern wall is visible with arches supported alternately by semicolumns and shelves. The Romanesque construction of the parish church underwent subsequent transformations in the walls and on the faces and the facade now has a Renaissance look. The apse may have been demolished in the Gothic period and replaced by a square chapel with an ogival vault. This loss makes it impossible to establish whether the church had one apse only or a three-apsed body similar to one already seen not far away in Aulla, in the church of the Abbey of San Caprasio, at the tail-end of the ninth century. At an earlier date, the old trussed roof was replaced by a triple system of cross vaults. Thus, for static reasons the side walls had to be raised and reinforced with sturdy external buttresses. The colonnade probably underwent changes at the same time. The capitals are now ruthlessly ruined because of nineteenth century renovation work. Despite the mutilation, though, they show similarities to the Romanesque art of Offiano. An overall examination of the architectural features and epigraphs on the church leads to the deduction that the oldest part of the church still visible today is chronologically in line with the gravestone. It should also be noted that if it needed repair work already in 1079 this means that it had been built a long time prior to that date. Some of the erratic cubic capitals and typical furnishings can probably be attributed to this previous construction.

OFFIANO PARISH CHURCH Offiano parish church is the easternmost parish church in Lunigiana. Its territory included the entire upper Aulella valley, on Mount Casola. Its position is striking, perfectly alone among cultivated land, meadows and green woods. It is easily reached from the national road no. 445 at Montefiore. In this case, as in others, two separate centres can be seen: one political and the other religious, in different positions, since they were built and developed for their own separate functions. Regnano Castle, for instance, built by the Longobard Guinterno not long before 1066 overlooking the old Roman Parma-Lucca road at the top of a hill which is difficult to reach. The Medieval castle was built on existing Roman property found in a place called "Villa" and "Tea". Large roof tiles were found from destroyed buildings. The place-name Regnano seems to refer to Herennius present in the Roman colony of Luni. The parish church, dedicated to Saint Peter, stands alone on an undulating quaternary terrace with fat fields. The area has no significant defence characteristics and is merely fairly central with regard to the villages under its jurisdiction. Again, it is situated on the main road which went from the upper Aulella valley down to Luni. The road must have been a variant of the Luni-Lucca road across the Aulella and Serchio valleys. Leaving from the Roman property, i.e. the Medieval castle of Regnano, the road led more or less horizontally to Montefiore castle and then to the parish church, after which it continued to the nearby Castiglioncello castle, Vigneta and Casola, where it met the Lucca-Luni road. Offiano parish church is in fact situated in the centre of a territory with Regnano village to the north-east, Castiglioncello and Vigneta to the south and Reusa and Turlago to the west. This "connection" could lead to the assumption that it was a plebs domini, i.e. an ecclesiastical body modelled on a feudal estate once outside the ecclesiastical legal regulations. Prof. Augusto C. Ambrosi wrote: " In his legacy, Guinterno does not speak of churches, but most probably Offiano parish church, situated on his land must have been included. Moreover, the possibility that he himself founded it is not to be excluded. There is no document which testifies to this yet following the example of the Longobards in the nearby Serchio valley and even Boniface, father of the most pious Mathilda, Guinterno may well have founded his own parish church which at the time was after all a good investment. What makes this sound reasonable is the fact that the territory belonging to the parish church, which appears in the "Rationes Decimarum" of the thirteenth and fifteenth centuries, is all on the Regnano-Reusa-Turlago axis." The fact remains that Guinterno, on his deathbed, or just before, like most Longobards, novice Christians, decided to donate everything to the Bishop of Luni "pro remedio animae". Offiano parish church is mentioned for the first time on 11 November 1148 in the well-known privilege of Eugene III. Various scholars have maintained that the place-name "Offiano" has its roots in the name of the Ostrogoth Uffa/Offa and if so, it is one of the few words left by this people in the place-names of Lunigiana. The presence of three Medieval castles, all located around the plebean centre, reveals active life in the Middle Ages, yet the church itself was never built inside their walled circle. The active life, shown by the topographic characteristics of the ground and the function of the old roads, seems to stem from remote times. These roads were in fact used until a few decades ago by the transhumant flocks from the sea towards the Alps and vice versa. They seem to link the fortifications in the area: Regnano and Casteglia above Castiglioncello. However, it was mostly during the Roman times, which left a significant number of land place-names, and the Byzantine period, documented by various place-names derived from Greek, that laid the foundations for the subsequent transformations of the environment and demographic expansion.

SORANO PARISH CHURCH The oldest traces of the village of Sorano date back to pre-Roman times and evidence of these is given by the Ligurian tombs found during the construction of the railway, the pre-Roman relics found in the above site of Castelvecchio and above all the stele-statues found at the beginning of the century beneath the flooring of the parish church of S. Stefano and in the cemetery adjacent to the church during restoration work. Thanks to the latter find, recurrent in many other places in Lunigiana, it is proved that the area was strongly populated at least from the Bronze Age. Over the centuries Sorano became the most important village in the upper part of the valley thanks to its position at the crossroads of three very important and very old roads, including the Via Aemilia Scauri built in 109 B.C. which was replaced by the Via Francigena in the Middle Ages. The Roman village of Sorano covered the area adjacent to the parish church. With the dissolution of the Empire, though, the consequent Barbaric invasions and the malaria caused by the frequent transformation of the land into marshland because of the River Magra there was a slow, yet maybe not definitive, abandonment of the present site of the parish church to the higher and safer place on the adjacent hill, i.e. Filattiera. A sign of its decadence is the fact that there is no mention of Sorano as one of the known places between Luni and Mount Bardone in Sigiericus's "itineriarum". The first mention of Sorano plebs is contained in the privilege of 11 November 1148 whereby Eugene III renews the possession of all the parish churches of the Diocese situated between Filattiera, Mulazzo and Villafrancea to the Bishop of Luni. Of the chapels in Lunigiana, Filattiera, represented by the oratory of S. Giorgio (one of the oldest churches in the Magra valley), became so important that the Sorano site never regained its prestige and carried out its functions under the jurisdiction of Filattiera and its lords. The last mention of Sorano as an efficient centre separate from Filattiera dates back to 1203. Then, only 12 years later, in 1299 Sorano parish church was joined to Filattiera parish church. It continued to be the most important religious centre of the two villages but was abandoned once and for all at the beginning of the 1700s. The dualism of the territory between Sorano and Filattiera probably began at the time of the last extreme resistance of the Byzantines against the advance of the Longobards while Filattiera seemed to be the chief village of Byzantine Lunigiana as well as one of the cardinal points of its military defence. It was in fact at this time that the old centre of Suranum, which was hard to defend because it was on the plain, was replaced by the fortifications built on the hill. The latter was called a "phylacterion" in Byzantine military terminology, i.e. a fortified guard point and the population, looking for safety on the already fortified high ground, began to desert the old village at the bottom of the valley. Sorano parish church is a magnificent construction with three apses and a basilica layout, stylistic motifs in the Longobard tradition (such as arches with mouldings and offsets and apses crowned by barrel-vault niches) and in the Pisa tradition (such as pilaster strips and other ornamental motifs such as oculos and graded diamonds). Of all the events which occurred in this area and their influence in determining the economic and social destiny of Lunigiana, once the clamour and velleity of the dominion of tribes, bishops and local lords, there remains the parish church standing alone in the silence of the cemetery now that the surrounding village has disappeared. The squared bareness of the high bell tower, together with the sober elegance of the three apses, the movement of which is outlined by the rhythmic contrapunto of the blind arches on the vertical pilaster strips and columns, provides an evocative picture. This derives from the church's centuries-old function as a religious, ethnic and civil centre for numerous generations who have confessed their fears and entrusted their hopes there.

VENDASO PARISH CHURCH Vendaso parish church is located at a key point of the old Roman roads from the province of Lucca to the Appenine passes. Its territory covered the upper part of the Rosaro valley enclosed to the north by Camporaghena Alp, Cerreto pass and Mount La Nuda, to the east by the ridge which climbs from Mount Casteglia to Mount Tondo, to the south by Soliera, to the west by Mount Tregagliana and the chain which divides the Rosaro valley from the Tavarone valley. The solid tradition behind this parish church enabled it to maintain its autonomy despite the large Medieval political- military and commercial centre nearby beneath it which was the "Verrucola Bosorum". Around the 1300s, the Verrucola, along with Spinetta Malaspina, was the chief village of a large dominion which extended from Lunigiana to the province of Lucca and eastern Liguria. This was yet another circumstance which shows that the church's importance was far greater than its importance determined by Medieval political events. This was probably due to its geographical position in the territory. Vendaso is in fact at the crossroads of an important road network leading to the Serchio valley to the east, to Parma via the Ospedalaccio pass to the south, to Veleia and Piacenza via the Magra valley and the Brattello pass to the north-west. Furthermore, the church had a central position with regard to the various pastural centres such as Mommio, Po and Sassalbo. The long itineraries from Lucca to Veleia were downgraded at the fall of the Roman Empire, while the crosswise itineraries remained vital, i.e. those which left Luni and led to the Apennine "limes" during the Longobard-Byzantine conflicts. The area belonging to San Paolo parish appears to have been inhabited since ancient times. Numerous flintstones from the late Paleolithic period (Gravette type - from La Gravette in the Dordogne) were found in the mountainous areas above Mommio. There is a wall in large square pieces of standstone at Verrucola which was proabably made by the Bosi or the Dallo. This centre, the largest pastural community in the Rosaro valley, has preserved customs which have made the inhabitants from the bottom of the valley describe it as a separate unique ethnic group. The inhabitants, rather small with curly hair, were seen by the local people as spies from a Saracen ethnic group. One of the most typical customs was the funeral ritual with a chorus of grief sung by all the population. Furthermore, there was a technique used for certain rural buildings which was identical to the false vaults or "domed" buildings typical of the Mediterranean area, the "trulli" in Puglia and the "caselle" on the western Riviera. Vendaso parish church, dedicated to Saint Paul, despite a few restoration works, has kept a Romanesque style of particular beauty. Despite the many alterations in the Baroque period, it was brought back to its original lines after the 1920 earthquake. It has a nave and two aisles with three apses crowned by suspended arches and decorated shelves. The internal fords are supported by six columns crowned with low capitals with typical Longobard-Carolingian decorations. On the abacus there are wicker plaits and pen and racemate phytomorphous ornaments. The corner acanthus leaf is stylized in curved lines similar to those in the parish church of Codiponte. In the triangle left empty there are daisies, zoomorphological features, Scylle with two tails and naive pictures with all the vigour of primitive art. The inside of the church, made with very regular-sized blocks, gives the church a very evocative feeling. Again, as in the case of Codiponte, the "magistri" who made these sculptures used styles which had not been used for a few centuries and elaborated on these, giving them a strong, personal provincial touch. Some features do in fact look as if they came from the classical repertoire of the pre-Romantic period yet with unidentifiable meanings. In general the parish church dates back to around the twelfth century.

L’ EGLISES PAROISSIALES DANS LE TERRITOIRE DE LA LUNḖGIANE

OFFIANO VENDASO L’HISTORIQUE ROUTE FRANCIGENA

La route “Francigena” fut l’une des plus importantes routes pélerines qui reliait le Nord de l’Europe à Rome. Celle-ci, connue aussi sous le nom de Route “Romea” était utilisée par une multitude de pélerins qui la parcouraient pour rejoindre l’un des trois plus importants pôles d’attraction, tels que:

- Rome, où se trouvait la sépulture des apôtres Pierre et Paul;

- La Terre Sainte, lieu de sépulture de Jésus;

- Saint Jacques de Compostelle, lieu de sépulture de l’apôtre Saint Jacques.

Le pélerinage, né à une époque de profonde sensibilité religieuse comme le Moyen-Age, aidait à satisfaire un véritable besoin spirituel car il servait non seulement comme expiation de ses péchés mais aussi comme Moyen de connaissance de sa foi, même si guelques-uns pensaient conquérir le salut tout simplement en se rendant dans un lieu saint.

Le pélerin, au cours de son chemin, était reconnaissable par son habillement particulier qui consistait en une petite pélerine de tissus grossier appelé “Sanrocchino”, un chapeau aux bords très larges, une besace où il tenait la nourriture et enfin le bourdon, bâton en bois avec la pointe en métal, utile pour se défendre contre les animaux ou surmonter d’autres éventuelles difficultés.

Au cours de son chemin, le pélerin pouvait faire étape dans les nombreux hospices, refuges et églises paroissiales auprès desquels il pouvait manger, loger et soigner les blessures dues aux embuscades dont il pouvait être victime le long de son chemin, surtout de la part des brigands.

Son itinéraire partait de Canterbury pour rejoindre Rome d’où il continuait et arrivait en Terre Sainte ou bien à Saint Jacques de Compostelle après avoir emprunté un parcours différent dans le Nord de l’Italie.

Cet itinéraire fut parcouru par des milliers de pélerins mais il n’a été possible de le rétablir en détail que grâce à la découverte d’un document de l’archevêque Sigéric de Canterbury qui, en l’an 991, en décrivit les étapes dans son journal. Selon les reconstitutions et la documentation actuelle, le tronçon italien de la route pélerine partait de la Vallée d’Aoste, descendait par le Piémont, la Lombardie et la plaine du Pô. D’ici, et c’est justement l’itinéraire que nous examinerons plus en détail, elle entrait en Toscane et continuait dans le Latium pour atteindre enfin Rome ou la Terre Sainte.

NOTRE ITINERAIRE

MASSA - MONTIGNOSO

Massa, au XIVème siècle, était traversée par une unique grande voie de communication appelée “Romana” qui parcourait les plaines de Massa et de Carrare et continuait dans le territoire de Montignoso. Cette route, au cours des années fut déplacée plus vers l’intérieur du territoire de Massa pour différentes raisons: d’abord afin de toucher les agglomérations urbaines et ensuite parce que les zones marécageuses et les incursions des Sarrasins rendaient toujours moins sûres les routes qui longeaient la mer; voilà pourquoi à partir de ce moment, la route qui passait par la ville prit le nom de “Francigena-Romea” ou “Romana”, tandis que la véritable route “Francigena”, qui longeait la côte fut appelée “Stradavecchia”. Donc, après ce premier examen, nous pouvons remarquer que les routes construites par les Romains étaient deux: l’une qui traversait la plaine longeant la côte, l’autre qui suivait le pied des collines. Néanmoins, en analysant les cartes géographiques tant actuelles que de l’époque, nous pouvons remarquer un réseau routier romain moins important ainsi constitué:

- La route “Silcia” parallèle à la côte: cette route, après avoir croisé la “Via Ricortola” continue sous le nom de “Via Zara” et aboutit au croisement avec la “Via San Leonardo”;

- Parallèlement à celle-ci, on trouve dans le territoire de Montignoso une “Via Croce” qui dans le territoire de Massa est appelée “Via Stradella” pour devenir ensuite “Via Pandolfino” et qui termine avant d’arriver à Carrare par l’actuelle “Via del Bozzone”:

- Toujours dans la commune de Montignoso se trouve une route appelée “Silcia” qui continue sous les noms de “Volpina” et “Ferraretto”, traverse les “Poggi” et arrive jusqu’au bourg San Leonardo du XIV ème siècle.

Il est intéressant d’analyser la particularité des noms de ces routes: la première, “Via Silcia”, celle près de la mer, pourrait être constituée, vu le toponyme qui se réfère à un dallage typique des grandes voies consulaires, de pavés et de cailloux arrondis; le nom de la deuxième, “Via Strdella” pourrait dériver du fait qu’elle était une voie de transit, tandis que la troisième, dont le nom est issus de “Silcia” est appelée ainsi, comme la première, à cause du matériau employé. Les toponymes utilisés rappelaient la végétation typique ou les méthodes de culture, les cultures elles- mêmes, l’hydrographie et la nature du sol du territoire; un examen plus approfondi confirme cette théorie: par exemple, les différents établissements de populations, surtout des Romains, (San Vitale, Montepepe) mais aussi des Goths (Gotolo) ou les différentes exploitations du sol, tant pour l’assèchement de la plaine que pour leur position aux pieds des collines ( Calfaggio, Cambonelli...) ont révélé comment dans les deux plaines de l’époque il existe une zone plus morcelée mais intensément exploitée: celle de San Vitale et aussi des zones de la plaine de Massa plus étendues et en voie de défrichement. L’existence de la Route “ Francigena” ou “Romana” revêtait une grande importance non seulement comme voie de transit et de nombreux éléments nous le confirment: par exemple, la présence d’un octroi à Borgo Frigidi ou le “Salto della Cerva” appellation dérivant de la localité entre le château Aghinolfi et le lac de Porta, dont la légende locale rapporte qu’un cerf aurait échappé à l’arc d’un chasseur sans pitié. On compte aussi des hospices ou refuges pour infirmes et pélerins, dont le plus ancien est celui de San Leonardo qui se trouvait non loin du fleuve Frigido. Dans cette zone se trouvaient également d’autres auberges gérées par des particuliers: on estime que, vers la moitié du XVème siècle, il existait en tout quatre hospitatores et venditores cibi et potus, c’est à dire des petites fermes données en location, équipées pour fournir nourriture et logement à ceux qui se rendaient au Frigido. Cette activité était exercée par des personnes d’humble condition qui, grâce à cette activité, arrondissaient leurs revenus. Il y avait aussi une hostaria à Porta, dans la commune de Montignoso, l’hospice de la Nara et des vendeurs de pain et de vin à San Marino et à San Cristoforo. Dans la commune de San Vitale se trouvait la localité de “Spidalecto” ainsi appelée à cause de la présence d’un petit hospice, connu comme l’hospice de la comtesse, puis abandonné à cause du problème de la transformation du terrain en marécages; il y avait aussi l’hospice de San Jacopo, les hospices des oeuvres de Sainte Marie de Massa et d’Antona et celui de Ortola qui dépendait de la paroisse de San Vitale.

CARRARE – LA LUNḖGIANE

La Route Francigena franchissait les Apennins et entrait dans le monde méditerranéen par le col de la Cisa (ou route Monte Bardone) pour se diriger ensuite vers la mer en suivant le cours du fleuve Magra. Pour les Lombards, cette route constitua surtout un réseau stratégique qui impliquait la présence de points forts, importants surtout pour un système de défense plus efficace.

En descendant vers la Lunégiane, on pouvait trouver hospitalité au monastère bénédictin de Montelungo, toponyme issu de Mons Longobardum, localité que Sigéric appelle Sancte Benedicte. La Route Francigena dévalait vers Pontremoli. Hors de la cité, on trouve encore les ruines de l’église de San Giorgio, un ensemble destiné à accueillir les pélerins, dominé par le château du Piagnaro qui abrite actuellement le musée des statues stèles de la Lunégiane.

De Pontremoli, la route continuait le long du Magra jusqu’à Filattiera où se trouvait l’église paroissiale de Santo Stefano di Sorano, un édifice roman aux influences lombardes. La localitè tire son nom de Phylacterion, un donjon de forme carrée.

En poursuivant le chemin, on arrive à Villafranca où l’on peut voir le château Malaspina, désormais en ruines.

En descendant le long de la vallée du Magra, on rencontre l’un des nombreux bourgs tels que Fornoli où se trouve la “Chiesaccia”, un édifice roman; ici, on peut encore voir le pavé original du Moyen-âge de la Route Francigena.

Aulla, que Sigéric appelait Aguilla, déjà au début du deuxième millénaire était un important carrefour de communication où fut fondée l’abbaye de San Caprasio. D’ici il y avait une bifurcation formée de deux routes qui se joignaient à nouveau à Carrare (déjà connue à l’époque pour l’extraction du marbre) pour se diriger vers Massa. Les deux bifurcations étaient:

- Un chemin pour les excursions qui côtoyait les pieds des montagnes et qui descendait ensuite vers Fosdinovo;

- Un parcours qui, de Aulla, côtoyait la ligne maritime et traversait Santo Stefano Magra et Avenza.

EGLISE PAROISSIALE DE CODIPONTE

En remontant la vallée du fleuve Aulella, on trouve à Codiponte l’église paroissiale des Saints Cornelio et Cipriano qui apparaît presque à l’improviste sur la rive droite du fleuve, avec son ancienne façade issue de deux contreforts de type asturien.

C’est sans doute l’un des monuments les plus remarquables de la Lunégiane sous l’aspect architectural, archéologique et pour ce qui concerne l’étude des populations et du territoire.

L’église paroissiale de Codiponte représente certainement un point ferme du problème de la continuité de la Paroisse comme héritage des administrations et populations préexistantes. Selon certains chercheurs, les églises paroissiales de l’ancienne diocèse de Luni suivent les modèles typiques de l’Italie du centre et du Nord et, plus particulièrement, les institutions religieuses qui tirent leur origine des communes de la vallée. L’organisme fédéraliste des Liguriens protohistoriques était indiqué par Tite Live comme conciliabulum . Et il semble que le conciliabulum soit l’organisme qui, dans le monde romain s’identifie au pago. Donc, pour la Lunégiane, il ne s’agit pas de communes urbaines (commune civitatis) ni de communes rurales (commune loci), mais de communes de la vallée (commune pagi). Ce principe serait donc à la base de la successive organisation de la cité que nous retrouvons au Moyen-Age.

La documentation la plus ancienne de la présence humaine à Codiponte est fournie par un gros fragment de statue stèle utilisé dans une construction du bourg du XVème siècle . Il s’agit d’une représentation en pierre utilisée comme montant de porte; la hache, de forme extrêmement archaïque, remonte probablement à la période énéolithique, c’est à dire à la période de transition de l’âge de la pierre à l’âge du bronze. Mais les populations continuent à s’installer dans la zone de l’église paroissiale. Ici en effet, il existe la documentation de la présence d’un habitat ligure du VIIème siècle sous l’édifice chrétien ainsi que d’un autre post-romain du premier siècle de l’ère vulgaire et enfin de la structure de l’église protoromane.

A l’occasion de la réfection des années 60 de la part de la direction générale des beaux-arts de Pise, on commença les fouilles dans l’aire de l’église paroissiale. Les recherches ont permis de découvrir de nombreux ouvrages qui témoignent de deux habitats préchrétiens. L’habitat le plus ancien remonte à l’âge du fer, et plus particulièrement aux VIIème et VIème siècles A.C. . Les vestiges d’une Cabane avec cheminée et les restes d’un dallage indiquent que l’habitat préromain de Codiponte était assez vaste.

L’habitat successif est celui de l’époque de la Rome impériale, séparé du précédent par un gros dépôt d’alluvions. Des études effectuées à l’intérieur de l’église et sous le parvis ont mis au jour une vaste surface en pavés remontant à une période qui va du Ier au IVème siècle après J.C. . Le pavé de par ses dimensions considérables est à identifier avec une place. Autour de cette place se trouvaient sans doute des habitations comme le prouvent la présence de meubles et les vestiges des murs découverts.

Il a été plus difficile de comprendre l’évolution successive de la zone du cimetière, mais une première phase semble remonter à une période du haut Moyen-Age à partir du VIIIème siècle.

Actuellement, l’église se trouve à l’extrémité d’un pont qui à l’époque marquait le passage à travers l’Aulella de la route qui, se détachant de la Parme - Lucques, se dirigeait vers Luni en passant par la vallée du Lucido. A cette particulière position topographique, reliant le site à la côte d’une part et aux cols des Apennins de l’Ospedalaccio et de la Garfagnana de l’autre, est probablement due l’extension territoriale de sa juridiction.

Si au point de vue archéologique l’aire du cimetière peut être datée du VIIIème siècle environ, un premier témoignage documenté semble se référer à une période analogue. L’église de Codiponte, avec son nom topographyque actuel de Plebs Sancti Cipriani est citée dans les privilèges du XIIème et du début du XIIIème siècle qui contiennent les listes complètes des églises paroissiales de la diocèse de Luni.

Il s’agit d’une structure basilicale à trois nefs séparées par deux rangées de colonnes desquelles partent des arcs en ogive et qui trouvent dans la façade deux piliers triangulaires qui en contrebalancent la poussée. Mais le caractère le plus évident et le plus spectaculaire de l’église est donné par la symbologie qui parle le lointain langage médiéval de la sculpture des chapiteaux. Tout récemment, Eliana Vecchi a conclu que les lapicides de Codiponte, tout comme ceux de Vendaso et de Pognana, connaissaient parfaitement les sujets des grands centres de la plaine du Pô et de la Toscane et que, préférant les sujets protoromans, ils se sont exprimés en utilisant des formes provinciales qui n’étaient pas de leur époque.

C’est à cette époque que remontent les fonts baptismaux romans caractérisés par une vasque monolitique ornée d’une croix.

L’église est beaucoup plus bas que le parvis et que l’on est donc obligé de descendre quelques marches pour avoir accès à l’église. La démolition d’une sacristie du côté Sud a mis au jour un magnifique portail orné de têtes de marguerites. Les fouilles ont également mis au jour les fondations d’une absidiale qui a été complètement reconstruite. Au bout de l’autre nef, celle de droite, on a découvert le soubassement du clocher original, sans doute construit sur un grand donjon. L’église ne présente que deux absides, l’une reconstruite et la plus grande caractérisée par des arcs suspendus à pilastres ornementaux rectangulaires. Le toit des absides est actuellement recouvert de cuivre.

De cet ensemble, il faut encore remarquer qu’il s’agit d’une église fortifiée: au cours des travaux, on a retrouvé les traces d’une tour et on peut voir en outre quelques splendides arcs su le côté Ouest du presbytère.

La position de l’église paroissiale « in capite pontis » semble lui conférer ce caractère archaïque d’un centre de réunions religieuses, politiques et même d’affaires. Sur les lieux où s’est installée la population naissent par la suite des chapelles d’origine populaire et, à l’époque moderne, des paroisses autonomes.

EGLISE PAROISSIALE DE CRESPIANO

L’église paroissiale de Crespiano s’élève dans un endroit isolé, au fond de la vallée du Tavarone, entre les importants centres urbains de Licciana et de Comano, chefs-lieux de commune. L’église se trouve au croisement de deux importants axes routiers qui franchissent l’Apennin au col des Linari (aujourd’hui Lagastrello) dans la vallée du Tavarone et par Camporaghena et Sassalbo, au col de l’Ospedalaccio, en direction de Reggio Emilia. La première, en sens opposé descendait vers la côte. L’église paroissiale de Crespiano se trouvait en outre sur une route qui, de la paroisse de Vendaso et de la région de Fivizzano, rejoignait la vallée du Tavarone pour continuer dans la vallée de Bagnone. Sa position reflète les principes de centralité adoptés par les centres pastoraux des vallées. La juridiction de la paroisse s’étend également au-delà du mont Giogo et comprenait l’église de l’abbaye de Linari, près du col de Lagastrello (1.200 m.), actuellement en ruine à cause d’un éboulement.

Torre Nocciolo a été autrefois considérée un château fort et point de défense du limes byzantin car, étant avancé dans la vallée, il constituait un excellent poste d’observation et un rempart extrêmement important. De cette localité, en effet, le regard embrassait toute la vallée du Magra et ses affluents. Les murailles et quelques structures en pierre et chaux qui ont été dégagées du terrain nous permettent de situer les fortifications de Torre Nocciolo dans une période qui va du XIIème au XIVème siècle et de les placer dans le cadre des luttes entre les évêques de Luni et les Malaspina.

Sur ce territoire, on trouve la documentation d’un des rares noms ligures transmis par la mythologie. Comano, chef- lieu de commune de la haute vallée du Tavarone. Nom légendaire et historique de rois et de populations ligures, le nom Coamanus nous est parvenu par le récit de la colonie grecque de Marseille. Formentini soutient l’hypothèse que la communauté de la Paroisse de Crespiano ait porté le nom des Comani.

La romanisation de la zone, outre que par les toponymes fonciers, est témoignée par des monnaies impériales du IIIème siècle retrouvées dans les environs du château de la localité susdite.

L’église paroissiale de Crespiano est mentionnée pour la première fois dans le privilège d’Eugène III dans les mots plebem de Sancto Crespiano qui deviennent plebs de Crispiano dans les deux documents successifs. Il s’agit d’une erreur évidente dans le premier privilège dans lequel la mention, qui était un simple nom local, a été transformée en dédicace (on ignore si cette transformation est à attribuer à la chancellerie apostolique dans l’acte original ou au scribe du “Codice Lunense “ dans la copie); il s’agirait là d’un cas analogue à celui qui s’est produit pour le même document à propos de Vezzano Ligure (dans la province de La Spezia) où cette Paroisse est appelée Plebem de Sancto Vetiano d’abord et plebem de Veciano ensuite.

Dans l’hagiographie, on ne trouve en effet aucun San Crespiano, tandis qu’est signalée l’existence d’un toponyme en -anum issu d’un nom sûrement vérifié: le vocable Crispus qui peut être ramené à un cognomen, plutôt qu’à un gentilice selon la règle des fonds prédiaux romains [ Prédial: du Latin médiéval predialis, de predio qui signifie propriété foncière, a ici le sens de relatif aux terrains en tant qu’objet de normes juridiques ] . On trouve une trace plus ancienne de l’église de Crespiano sur une pierre tombale de l’an 1079, scellée dans la base du clocher et actuellement visible à l’intérieur de la sacristie. Il s’agit là d’un témoignage exceptionnel car c’est la seule épigraphe du XIème siècle que l’on connaisse en Lunégiane et parmi celles du Moyen-Age, la plus ancienne après l’épigraphe lombarde de Filattiera qui remonte au règne d’Astolphe.

Nous ignorons si la réfection dont parle l’inscription qui est reportée sur la pierre tombale se réfère à une réfection importante du périmètre des murs d’enceinte, et cela expliquerait l’actuel aspect roman de l’édifice, ou si ces formes appartiennent à la construction antérieure dont nous ne sommes pas en mesure de déterminer la période. Parmi les vieilles églises paroissiales de la Lunégiane, celle de Crespiano est la seule qui offre la décoration en arcades fermées qui s’étend sur les côtés de l’édifice: sur le côté Nord, un pan de mur parfaitement conservé présentant des arcs soutenus alternativement par des demi colonnes et des consoles est encore visible à l’intérieur de la sacristie.

La structure romane de l’église subit ensuite des transformations en ce qui concerne la construction des murs et des ornements jusqu’à prendre l’aspect renaissance que présente actuellement la façade. A l’époque gothique, le corps absidial fut sans doute démoli et remplacé par une chapelle carrée à voûte ogivale; cette perte ne nous permet pas d’établir si cette église a eu une seule abside ou un corps à trois absides que l’on retrouve d’ailleurs non loin, à Aulla, dans l’église de l’abbaye de Saint Caprasio, vers la fin du IXème siècle.

Plus tard, l’ancienne toiture à chevrons fut remplacée par un triple système de voûtes croisées, ce qui entraîna, pour des raisons de stabilité, la surélévation des murs latéraux et leur rehaussement par de robustes contreforts extérieurs. Sans doute, à cette occasion, la colonnade a-t-elle subi des modifications.

Actuellement, les chapiteaux apparaissent pitoyablement abîmés par une réfection du XIXème siècle. Malgré les mutilations, ils montrent quand même quelques traces de l’art roman de Offiano.

Un examen général des éléments architecturaux et épigraphiques de l’église nous permet de conclure que ce qui est actuellement visible de la partie la plus ancienne est chronologiquement en accord avec la pierre tombale.

Il faut également remarquer que, si déjà en 1079 l’église avait eu besoin de réparations, elle avait probablement été construite depuis longtemps. A cette construction précédente il faut sans doute attribuer quelques chapiteaux cubiques erratiques, typiques éléments d’ameublement.

EGLISE PAROISSIALE DE OFFIANO

C’est l’église paroissiale la plus à Est de la Lunégiane. Son territoire comprenait toute la haute vallée de l’Aulella, en amont de Casola. Elle se trouve dans une position splendide, en parfaite solitude, parmi terrains cultivés, prés et forêts touffues. On y accède facilement par la R.N. 445 aux environs de Montefiore,

Dans ce cas, comme dans d’autres, on remarque la présence de deux centres distincts: l’un politique et l’autre religieux, situés dans des lieux différents car ils existent et se développent pour des raisons différentes.

Observons le château de Regnano, fait construire par le Lombard Guinterno peu avant 1066; il domine la vieille route romaine Parme - Lucques au sommet d’une colline difficilement accessible. Le château médiéval s’élève sur un fonds prédial romain préexistant retrouvé dans les localités «Villa» et « Tea » . Le matériel découvert était constitué de grosses tuiles provenant d’édifices détruits. Le toponyme de Regnano semble être confirmé par le nom de Herennius , présent dans la colonie romaine de Luni.

L’église, consacrée à Saint Pierre, s’élève solitaire sur une plate-forme du quaternaire à mouvement ondulatoire entourée de champs fertiles. Ce n’est pas une zone qui se distingue par un efficace système de défense et elle répond uniquement à un critère de centralité par rapport à l’emplacement des centres urbains soumis.

Située elle aussi sur l’important axe routier qui de la haute vallée de l’Aulella descendait vers Luni. Cette route devait être une modification de la Luni-Lucques à travers les vallées de l’Aulella et du Serchio. En se détachant du fonds prédial romain, ensuite château médiéval de Regnano, la route, suivant un parcours presque horizontal, touchait le château de Montefiore et arrivait à l’église pour continuer vers le château de Castigloncello, puis à Vigneta et à Casola où elle s’unissait à la Lucques-Luni. L’église de Offiano se trouve en effet au centre d’un territoire formé par les villages de Regnano au Nord-Est, Castiglioncello et Vigneta au Sud, Reusa et Turlago à l’Ouest.

Le territoire de la Paroisse qui terminait sur la crête de la montagne qui sépare la vallée de l’Aulella de celle du Rosaro à Turlago correspondait presque exactement au domaine du Lombard Guinterno. Cela pourrait faire penser qu’il puisse s’agir d’une plebs domini, c’est à dire d’une structure ecclésiastique sur le modèle d’une propriété féodale qui n’avait au début rien à voir avec l’organisation juridique du clergé. Le professeur Augusto C. Ambrosi écrit: « Guinterno dans son testament ne parle pas d’églises, mais l’église paroissiale d’Offiano, construite sur un terrain qui y était mentionné, devait probablement déjà exister et il n’est pas non plus à exclure que c’est lui-même qui l’a fait construire. Nous ne possédons aucun document qui le prouve, mais, selon l’exemple de ce que les Lombards de la voisine vallée du Serchio faisaient alors avec une certaine facilité, et comme l’avait d’ailleurs fait Boniface lui-même, père de Mathilde la Pieuse, il est possible que Guinterno ait fondé sa propre église qui, à cette époque, après tout, finissait par être un bon investissement. Cette hypothèse semble être confirmée par le fait que tout le territoire de la Paroisse, comme reportent les Rationes Decimarum des XIIIème et XIVème siècles, soit orienté sur l’axe Regnano - Reusa - Turlago »

De toute façon, Guinterno, à sa mort, ou peu avant, décide, comme la plupart des Lombards, néophites du christianisme, de tout léguer à l’évêque de Luni pro remedio animae suae.

L’église paroissiale de Offiano est mentionnée pour la première fois le 11 novembre 1148 dans le privilège d’Eugène III. De nombreux chercheurs ont estimé que le toponyme « Offiano » est issu du nom ostrogoth Uffa / Offa et ce serait là l’un des rares mots que ce peuple a laissé dans la toponomastique de la Lunégiane.

La présence de trois châteaux médiévaux, tous autour du centre urbain, révèle une activité intense au Moyen-Age qui, toutefois, ne parvient jamais à attirer l’église à l’intérieur de ses remparts. Cette activité, confirmée par les caractères topographiques du territoire et par l’importance des anciennes routes, semble venir d’époques lointaines. En effet, ces routes sont fréquentées jusqu’à une époque récente par les troupeaux transhumant de la côte vers les montagnes et vice-versa. Ces routes semblent relier les châteaux-forts qui se trouvent dans la zone: celui de Regnano et celui de Casteglia au-dessus de Castiglioncello. Mais c’est surtout au cours de l’époque romaine qui nous a laissé un bon nombre de toponymes fonciers et au cours de l’époque byzantine, documentée par de nombreux toponymes d’origine grecque, que s’instaurent les conditions pour les successives transformations de l’habitat et de l’essor démographique.

L’EGLISE PAROISSIALE DE SORANO Les traces les plus anciennes du village de Sorano remontent à la période préromaine et elles sont témoignées par les tombes ligures retrouvées durant la construction de la voie ferrée, par du matériel préromain mis au jour dans la zone de Castelvecchio et surtout par les statues stèles découvertes au début du siècle sous le dallage de l’église de Santo Stefano et dans la zone du cimetière attenante à l’église, au cours des travaux de réfection. Grâce à cette dernière découverte qui se répète dans de nombreux autres centres de la Lunégiane, on a pu démontrer comment cette zone était densément peuplée, du moins à partir de l’âge du bronze.

Sorano, au cours des siècles, revêtit le rôle de chef-lieu de la haute vallée grâce à sa position au carrefour de trois importantes et très anciennes routes, parmi lesquelles la Via Aemelia Scauri construite en 109 A.C., qui sera remplacée au Moyen-âge par la Via Francigena.

Le village romain de Sorano s’étendait sur l’aire attenante à l’église mais la chute de l’empire, les invasions barbares et la malaria causée par l’avancée des marécages dans la plaine du fleuve Magra provoquèrent le lent, bien que pas encore définitif, abandon du site actuel de l’église, favorisant ainsi la localité plus élevée et plus sûre située sur la colline adjacente, c’est à dire Filattiera. Le témoignage évident de la décadence serait que, dans l’itinerarium de Sigéric, parmi les lieux mentionnés entre Luni et Monte Bardone, on ne parle absolument pas de Sorano.

Le premier témoignage de la plebs de Sorano est contenu dans la bulle du 11 novembre 1148 par laquelle Eugène III confirme à l’évêque de Luni la propriété de toutes les églises paroissiales de la diocèse comprises entre Filattiera, Mulazzo et Villafranca.

Parmi les chapelles de la Lunégiane, on trouve celle de Filattiera, représentée par l’oratoire de San Giorgio (l’une des églises parmi les plus anciennes de la vallée du Magra) qui revêtit une si grande importance que le site de Sorano ne regagnera plus le prestige perdu, mais se retrouvera sous la domination de Filattiera et de ses seigneurs.

La dernière mention de Sorano en tant que centre important séparé de Filattiera remonte à 1203 puis, seulement douze ans plus tard, l’église de Sorano est désormais unifiée à celle de Filattiera qui continuera au cours des siècles successifs à constituer le centre le plus important des deux villages mais elle sera définitivement abandonnée au début du XVIIIème siècle.

Le dualisme territorial entre Sorano et Filattiera commença probablement à l’époque de la dernière résistance des Byzantins contre l’avancée des Lombards tandis que Filattiera semble devenir le chef-lieu de la Lunégiane byzantine et aussi l’un des points forts de sa défense militaire.

C’est en effet à cette époque que l’ancien centre de Suranum, difficile à défendre en tant que situé dans la plaine, fut remplacé par l’ensemble de fortifications construit sur la colline qui constituait, selon la terminologie militaire byzantine un phylacterion, c’est à dire un poste de garde fortifié et la population qui cherchait un lieu sûr sur la colline déjà fortifiée commença à abandonner le vieux bourg situé au fond de la vallée.

L’église de Sorano est une structure grandiose dont la basilique présente un plan à trois absides et au style de tradition lombarde comme des suites d’arcades parcourues de modanatures à redents, des absides couronnées de niches en voûtes et des pilastres ornementaux de style pisan tels que oculus et losanges en relief.

De tous les événements qui se sont succédés dans cette zone et leur influence sur les destinées économiques et sociales de la Lunégiane il reste l’église qui a survécu aux luttes pour la suprématie des tribus, des évêques et des seigneurs locaux ; elle se dresse, solitaire, dans le silence du cimetière, loin des clameurs d’un village qui désormais n’existe plus.

La solide nudité du haut clocher qu’accompagne la sobre élégance des trois absides dont le mouvement est rythmé par les arcades aux pilastres et aux colonnes qui semblent prendre l’envol garde un grand pouvoir de suggestion. Suggestion qui naît de son rôle séculaire de centre religieux, ethnique et civique pour les innombrables générations qui à ces murs ont confié leurs craintes et leurs espérances que le temps à désormais effacées et qui semblent toutefois effleurer de ces vieilles murailles comme si elles n’avaient jamais abandonné cette église, comme la statue stèle qui, depuis des dizaines de siècles, attend de pouvoir dévoiler son mystère.

EGLISE PAROISSIALE DE VENDASO

L’église de Vendaso se dresse sur un lieu stratégique de l’ancien réseau routier romain reliant la zone de Lucques aux cols de l’Apennin. Son territoire s’étendait dans la partie supérieure de la vallée du Rosaro limitée au Nord par la montagne de Camporaghena, par le col du Cerreto et par le mont La Nuda, à l’Est par l’arrête qui du mont Casteglia grimpe jusqu’au mont Tondo, au Sud par l’église paroissiale de Soliera et à l’Ouest par le mont Tregagliana et par la chaîne qui sépare la vallée du Rosaro de celle du Tavarone

La tradition a conféré à l’église une telle autorité qu’elle lui a permis de garder son autonomie même à l’égard du grand centre médiéval, politique, militaire et commercial qui se trouvait plus bas, la Verrucola Bosorum. La Verrucola, vers l’an 300, fut avec Spinetta Malaspina le chef-lieu d’une vaste seigneurerie qui allait de la Lunégiane à la zone de Lucques et à la Ligurie orientale. On en déduit que l’importance acquise par l’église paroissiale était supérieure à celle qu’auraient pu lui donner les événements politiques du Moyen-Age. L’origine de cette tradition est sans doute à rechercher dans la position topographique de l’église qui avait un rôle fondamental pour le territoire qui la concernait. En effet, Vendaso se trouve au carrefour de routes qui se dirigent vers l’Est vers la vallée du Serchio; au Sud par le col de l’Ospedalaccio vers Parme; au Nord-Ouest à travers la vallée du Magra et par le col du Bratello vers Veleia et Piacenza. Un élément ultérieur nous est donné par la position de l’église au milieu des centres pastoraux tels que Mommio, Po et Sassalbo. Les itinéraires à longue portée de Lucques à Veleia furent déclassés à la chute de l’empire, tandis que ceux qui avaient leur base à Luni et qui conduisaient vers le limes de l’Apennin au cours des luttes Lombardo - byzantines gardèrent leur importance. La zone qui constitua la paroisse de San Paolo semble avoir été habitée dès l’antiquité. Dans les lieux de montagne au-dessus de Mommio ont été retrouvés de nombreux objets de type gravettien du paléolithique supérieur. On a également retrouvé à la Verrucola un mur d’époque romaine dont l’ampleur particulière le place hors du Moyen-Age de la Lunégiane; selon certains chercheurs, il s’agirait là d’une oeuvre remontant à une époque antécédante aux Malaspina, d’un élément décoratif exécuté par les Bosi ou les Dallo. Ce village qui représente la plus importante communauté pastorale de la vallée du Serchio, a gardé jusqu’à nos jours des us et coutumes qui, selon les habitants de la vallée, en font une unité ethnique distincte. Les caractères somatiques des habitants, de taille assez basse et aux cheveux crépus, ont été interprétés par la fantaisie populaire comme les signes d’une probable origine sarrasine. Parmi les habitudes, rappelons le rite funèbre qui est aujourd’hui encore l’expression d’une douleur chorale de toute la population. N’oublions pas non plus la technique de construction de certains édifices rustiques qui est identique aux constructions « en coupole » typiques de la zone méditerranéenne que l’on retrouve dans les « trulli » des Pouilles et dans les «Caselle » de la riviéra occidentale.

L’église de Vendaso, consacrée à Saint Paul, bien qu’ayant subi quelques réfections, nous est parvenue sous une forme de rare beauté. Malgré les nombreuses retouches de la période baroque, elle a été reportée à ses formes originales après le tremblement de terre de1920.

Elle se présente à trois nefs avec trois absides aux arcs suspendus et aux colonnes historiées. Les arcades intérieures sont soutenues par six colonnes couronnées de chapiteaux où l’on peut reconnaître le répertoire typique de l’art lombardo-carolingien. Dans l’abaque, on retrouve des ornements en tresse d’osier et des décorations floréales et racémifères. La feuille d’acanthe angulaire a été stylisée en lignes arrondies semblables à celles de l’église de Codiponte. Dans le triangle, on peut admirer des marguerites et des éléments zoomorphes, des Scylla à la queue bifourchue et des images naïves qui impriment toute la vigueur et la force de l’art primitif. L’intérieur, paré d’un bossage très régulier produit un effet d’intense suggestion.

Ici, comme à Codiponte, les magistri qui ont donné vie à ces sculptures s’exprimaient selon des schémas désuets depuis quelques siècles et il les réélaboraient à travers les touches d’un provincialisme très personnel et vigoureux. En effet, certains éléments semblent sortir du répertoire classique de l’art protoroman et se revêtent de messages qu’il n’est pas toujours facile d’interpréter. Dans son ensemble, l’église paroissiale remonte au XIIème siècle.

LE PIEVI – PARISH CHURCHES – L’ EGLISES PAROISSIALE

SORANO CODIPONTE CRESPIANO OFFIANO VENDASO